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Friday, March 25, 2022

GRICE E GALLUPPI: SEGNANTE E SEGNATO

 Quella  specie  di  deduzione  con  cui  da  una  causa ,  che  cade  sotto  i sensi , deduciamo  un  efletto  , che  sotto  i  sensi  non  cade  , o da  un  elTetto  , che  cade  sotto  i sensi , de-  duciamo una  causa  , che  sotto  i sensi  non  cade  , quando  la  connessione  fra  la  causa  e l' elTelto  non  si  presenta  a noi  come  necessaria  , è fondata  su  questa  verità  sperimentale,  le  carne  simUi  producono  o son  accompagnate  da  effetti  simili;  ed  ef-  fetti simili  suppongono  cause  simili.  Tutti  e due  questi  mo-  di di  dedurre  i fatti , che  immediatamente  non  si  sperimentano ,  costituiscono  r argomento  detto  di  analogia.  Si  argomenta  dunque  per  analogia  , quando  dairosservazionc  disoggetti  si-  mili si  deducono  qualità  simili,  e quando  da  cause  simili  si  de-  ducono efletti  simili , o da  elTetti  simili  si  deducono  cause  simili.   Ma  r esistenze  , che  si  deducono  , sono  di  due  maniere,  alcune  possono  essere  oggetto  di  esperie  tua  , altre  non  pos-  sono esserlo.  Sebbene  quando  vedo  l’acqua,  che  non  ho  an-  cora bevuto , e che  giudico  di  aver  essa  la  qualità  di  estin.  guermì  la  sete,  non  abbia  ancora  sperimentato  in  questo  ca-  so particolare  la  qualità  di  cui  parlo;  pure  è essa  un  ogget-  to di  esperienza  , poiché  posso  di  fatto  sperimentarla , be-  vendo l’acqua  che  ho  presente.  Sebbene  prima  di  vedere  la  liquefazione  della  neve , io  la  deduco  dalla  vicinanza  del  fuo-  co ; pure  questa  liquefazione  può  colpire  i mici  sensi,  ed  es-  sere un  oggetto  di  esperienza.   Ma  vi  sono  infiniti  casi  , in  cui  1’  esistenze  che  si  deduco-  no , non  possono  divenire  oggetto  di  esperienza.  Domandato  ad  un  uomo  perchè  egli  crede  un  fatto,  che  succede  in  luo-  ghi ove  non  è , per  esempio  , che  il  suo  amico  soggiorna  alla  campagna  , o viaggia  per  la  Francia , egli  vi  darà  per  ragione  un  altro  fatto  : allegherà  una  lettera  che  ha  da  lui  ricevuto  , alcune  risoluzioni  che  gli  vide  prendere  , alcune  promesse  che  gli  ha  sentito  fare.  Ora  in  tutte  queste  dedu-  zioni , si  suppone,  che  alcuni  dati  moti  dipendono  dalla  vo-  lontà dell’  amico  ; si  suppone  in  conseguenza  , che  il  suo  .  corpo  sia  animato  da  uno  spirito  simile  al  nostro.  Ora  lo  s[iiito  dell’ amico  , c le  modificazioni  inieinc  di  esso,  non    Digitized  by  Googlc    58   possono  giammai  divenire  un  oggetto  di  esperienza  : noi  non  possiamo  giammai  sortire  da  noi  stessi  , e sentire  1’  anima  sua  , e ciò  che  in  essa  acca(k  ; noi  dunque  qui  argomentia-  mo da  una  esistenza , che  è un  oggetto  sperimentale,  ad  un  altra  esistenza  , che  per  noi  non  può  giammai  divenire  un  oggetto  di  esperienza.  Quando  vedo  la  lettera,  di  cui  si  parla  io  giudico  , che  fu  l’ effetto  de’  moti  del  corpo  dell’  amico  ,  giudico  inoltre  , che  questi  moti  furono  1’  effetto  della  sua  volontà.  Ora  questa  volontà  io  non  la  posso  sentire  giammai,  risalgo  dunque  qui  da  un  effetto  che  colpisce  i sensi  miei  ad  una  causa  , che  non  può  giammai  divenire  un  oggetto  di  es-  perienza. Similmente  se  vedo  piangere  un  uomo  giudico  che  egli  è afflitto  , ora  T afflizione  di  lui  non  può  giammai  dive-  nire un  oggetto  di  esperienza  per  n>e;  io  dunque  deduco  qui  da  ciò  che  sperimento  una  causa,  che  non  posso  sperimenta-  re. Ora  si  domanda  : una  tal  deduzione  è esM  legittima  ?   Allora  che  vedo  un  uomo,  io  vedo  un  corpo  simile  al  mio:  se  lo  vedo  camminare  vedo  questo  corpo  eseguire  certi  moti  simili  a quelli , che  io  fo  quando  voglio  camminare , da  ciò  concludo  , che  i moti  del  corpo  che  vedo  suppongono  una  causa  simile  a quella,  che  ho  sperimentato,  vale  a dire  uno  spirito  , che  vuole  tali  moti.  Pare  dunque , che  questo  caso  possa  ridursi  alla  stessa  spezie  di  quello  di  sopra  , cioè  alla  deduzione  di  una  causa  simile  da  un  effetto  simile.   Ma  vi  ha  qui  una  differenza,  di  cui  bisogna  tener  conto.  Quando  dal  vedere  un  orologio  deduco  1’  esistenza  di  un  ar-  '  tc6ce,  io  ho  osservato  non  solo  gli  effetti  simili,  ma  anche  le  cause  simili , vale  a diro  , ho  veduta  molti  orologi  fra  i  quali  ho  trovato  della  similitudine,  ed  Ito  veduto  ancora  molti  artefici  di  orologi,  fra  i quali  ho  trovato  ancora  della  simi-  litudine. Ciò  non  accade , quando  da’  moti  del  corpo  di  un  uomo  deduco  l’ esistenza  di  uno  spirito  simile  al  mio,  da  cui  questo  corpo  è animato.  Io  non  ho  giammai  sperimentato  un  altro  spirito  , all’  infuori  del  mio  , quindi  non  lio  giammai  sperimentato  la  similitudine  delle  cause  , da  cui  derivano  gli  effelti  de'  quali  si  parla,  io  dunque  esco  qui  fuori  deirespc-    \    Digitized  by  Google    59   nenia  : se  avessi  ^erimontato  piìi  volte  che  alcuni  moti  di  altri  corpi  simili  al  mio  derivano  da  spiriti  simili  al  mib  ,  allora  la  mia  deduzione  avrebbe  lo  stesso  fondamento  dell’  ana-  logia , la  quale  mi  autorizza  a dedurre  da  effetti  che  speri-  mento , simili  a quelli  che  ho  sperimentato  , cause  simili  a quelle  che  ho  sperimentato.  Ma  qui  siamo  in  un  caso  di-  verso; io  sono  racchiuso  nella  sola  osservazione  di  una  cau-  sa sola:  ho  sperimentato  in  me  solo  che  alcuni  dati  moti  pro-  cedono da  un  atto  di  volontà.  Ma  non  1’  ho  sp^imentato  in  altri , nè  posso  giammai  sperimentarlo;  or  chi  mi  autorizza  a concludere  da  un  caso  solo  una  legge  costante,  ed  univer-  sale della  natura?  Nell'  argomento  di  analogia  si  conclude  per  un  caso  ciò  che  abbiamo  sperimentato  costantemente  in  tutti  gli  altri  , che  ci  son  occorsi  : ho  sperimentato  mólte  volte,  che  il  fuoco  posto  in  vicinanza  della  neve  la  liquefa , nè  mi  è occorso  alcun  caso,  in  cui  non  abbia  ciò  sperimentato:  ve-  dendo del  fuoco  posto  in  vicinanza  della  neve  concludo,  per  questo  caso  particolare,  ciò  che  ho  sperimentato  costante-  m«ite  nella  moltitudine  degli  altri  casi.  Ma  quando  al  veder  muovere  gli  altri  uomini  giudico , che  sono  animati  da  uno  spirito  simile  al  mio , procedo  tutto  al  rovescio  dell’  analo-  gia , poiché  da  un  solo  caso , vale  a dire  da  ciò  che  speri-  mento in  me , giudico  tutti  gli  altri.   Questa  obbiezione  merita  di  esser  esaminata,  poiché  l’ ana-  lisi dei  motivi  de’  nostri  giudizi  è 1’  oggetto  della  logica.  Io  ho  camminato  un  numero  incalcolabile  di  volte  , per  varie  direzioni,  ed  in  vari  luoghi:  ho  sperimentato  questo  fatto  co-  stantemente unito  al  mio  volere:  ho  sperimentato  fra  il  cammi-  no di  una  volta  e quello  di  un  altra  una  similitudine,  ed  una  similitudine  fra  l’  atto  di  volere  di  una  volta  e quello  di  un  altra  : ho  dunqiK  qui  sperimentato,  che  effetti  simili  procedono  da  cause  simili,  vale  a dire,  che  il  camminare  consiste  in  moti  volontari  ; quando  dunque  veggo  camminare  un  altro  uomo  io  concludo  per  questo  caso  particolare  quello  che  ho  sperimentato  nella  moltitudine  de’casi  particolari  occorsi  in  me  stesso;  non  esco  dunqtic  dell’aualogia,  con  cui  si  concludeda  molli  ad  uno.    Digitized  by  Google    60   È nondimeno  incontrastabile  , che  l' illazione  non  può  giam-  mai divenire  sperimentale,  poiché  1’esistenza  della  volontà  in  un  altro  uomo',  che  io  deduco  dal' vederlo  camminare,  non  può  giammai  divenire  per  me  un  oggetto  di  esperiaiza  come  può  divenirlo  questa  illazione  : il  fuoco  che  vedo  liquefarà  la  neve  a cui  è vicino:  Ma  ciò  mi  sembra  , che  non  tolga  al-  cuna forza  alla  deduzione,  che  esaminiamo.   Quando  dal  vedere  il  fuoco  posto  in  vicinanza  della  neve  deduco  la  liquefazione  di  questa  , io  giudico  prima  dell'es-  perienza ; r essere  perciò  l’ illazione  di  natura  a poter  dive-  nire un  giudizio  sperimentale  , non  influisce  nella  deduzione  :  r illazione  è vera  per  me  per  la  sua  connessione  colle  pre-  messe ; non  già  perchè  è un  giudizio  , il  quale  può  confer-  marsi coll’esperienza.  Sinnlmcntc  l’illazione  di  analogia,  con  cui  giudico  che  gli  altri  corpi  umani  , fuori  del  mio  , sono  animati  da  uno  spirito  simile  al  mio  , è vera  in  forza  della  sua  connessione  colle  premes.se , e l’ impossibilità  che  ha  questo  giudizio  di  divenire  immediatamente  sperimentale;,  non  toglie  mica  il  valore  della  deduzione.   §,  28.  Ma  qui  conviene  aggiugnere  qualche  cosa  molto  im-  portante. Che  i moti  chiamati  volontari , e che  scorgo  ne’  cor-  pi umani , non  dipendano  da  una  causa  meccanica  , ma  da  una  causa  intelligente  , mi  sembra  una  verità  necessaria  della  stessa  natura  delle  verità  necessarie , che  esprimono  le  leggi  del  moto,  di  cui  abbiamo  di  sopra  parlato.  Se  io  sono  ric-  co o potate,  e deadcro  d'innalzare  un  edifìzio , mille  braccia  agiscono , e la  mia  volontà  ha  il  suo  effetto.  La  mia  voce  non  .ha  fatto  impressione  sul  corpo  de’  travagliatori , se  non  die  per  mezzo  dell’  aria , e no  n ha  prodotto  nell’  atmosfera  on’  agitazione  suflìciente  a muovere  de’  corpi  molto  piìi  pic-  coli di  quelli  , che  eseguono  gli  ordini  miei  ; la  mia  voce  dun-  que non  produce  1’  elfetto  come  causa  meccanica  ; bisogna  perciò  che  un  principio  diverso  dall’  agitazione  dell'  aria  , o  dalla  mia  parola  abbia  prodotto  questo  moto  ne’ corpi , e che  la  mia  parola  abbia  detcrniiiiato  questo  princijiio  a produrre  i  moti , che  chiamiamo  voloiitai  l.  Non  si  può  riguardar  la  mia    Digitized  by  Google    61   parola  , se  non  che  o come  un  molo  eccitato  nell’  aria  , o  come  r espressione  della  mia  volontà  ; la  mia  parola  non  ha  potuto  come  causa  meccanica  produrre  i moti , de’  quali  par-  liamo , perchè  ciò  come  abbiamo  veduto  , è contrario  alla  le^e  del  moto , che  un  piccolo  moto  ne  produca  uno  mag-  giore ; al  che  si  aggiunga  , che  la  mia  parola  non  avrebbe  prodotto  moto  alcuno  nell’Ottentotto , o in  un  altro  individuo  che  parla  un  linguaggio  diverso  dal  mio:  per  la  sola  espres-  sione della  mia  volontà  ha  dunque  potuto  la  mia  parola  de-  terminare ad  agire  il  principio  del  moto  de’  corpi  die  mi  hanno  ubbidito.  Questo  principio  è perciò  un’  intelligenza  ,  poiché  ha  conosciuta  la  mia  volontà  nelle  mie  parole.  i   La  proposizione  dunque  : vi  tono  alcuni  moti  ne’  corpi  u-  mani  dieerti  dcU  mio  corpo,  i quali  ^ hanno  per  cauta  una  cauta  intelligente  , mi  sembra  di  verità  necessaria.  La  pro-  posizione poi:  vi  sono  alcuni  moti  ne"  corpi  umani  dècer  si  dal  mio  corpo  i quali  hanno  per  causa  la  volontà  di  uno  spirito  simile  al  mio , e per  conseguenza  tali  corpi  tono  animati  co-  me il  mio  , è di  verità  contingente  , e poggiata  sull’analogia.  Concludiamo  nell’  argomento  di  analogia  si  deducono  spes-  so cause , (M  non  possono  divenir  giammai  un  oggetto  di  es-  perienza , sebbene  sieno  simili  ad  altre  cause  , che  si  speri-  mentano. 2.°  Vi  tono  nondimeno  alcune  deduzioni  di  esistenze ,  che  non  possono  divenire  sperimentali,  le  quali  deduzioni  danno  verità  necessarie  in  risultamento.   Questa  seconda  parte , della  conclusione  enunciata , si  con-  ferma da  quello  che  abbiamo  detto  nell’  Ideologia  circa  resisten-  za dell’  assoluto.  Questo  non  può  certamente  divenire  un  og-  getto di  esperienza  , intanto  la  sua  esistenza  è il  risultamento  di  un  raziocinio  legittimo,  in  cui  una  delle  premesse  è una  verità  sperimentale.  Noi  diciamo  ; se  vi  è il  condizionale , et  dee  essere  l’  assoluto.  Questa  proposizione  esprime  un  giudizio  analitico  , e necessario  : vi  e il  condizionale  : questa  secon-  da proposizione  esprime  un  giudizio  sperimentale  ; vi  è dunque  r assoluto.  L’ illazione  è una  verità  necessaria.   L’  empirisnto  ci  riserra  nel  solo  circolo  dell’ esistenze,  im-    Digilized  by  Google    62   mediatamente  sporimetitali  ; nè  ci  permette  di  passare  da  ciò  , che  cade  immediatamente  sotto  1’  esperienza , a ciò  che  sotto  la  stessa  immediatamente  non  cade.  Io  vi  ho  fatto  ve-  dere il  contrario  ; vi  ho  dunque  dimostrato  la  falsità  dell’em-  pirismo.   L’  argomento  di  analogia  è fondato  sul  rapporto  d’ iden-  tità ; ma  T identità  può  fra  due  cose  essere  ma^^iore  o mi-  nore. L’  identità  fra  il  mio  corpo  ed  il  corpo  di  un  altro  individuo  , che  io  chiamo  uomo  , è maggiore  di  quella  che  passa  tra  il  mio  corpo  ed  il  corpo  di  un  cavallo.  Ora  si  do-  manda : tino  a qual  grado  d idetUilà  V analogìa  è un  argo~  mento  valevole  , cioè  «n  argomento  certo  ì È questo  un  pro-  blema di  difllcile  soluzione  : l’ esamineremo  in  altro  capitolo.   §.  29.  U analogia  ci  rivela  dunque  1'  esistenza  degli  altri  q)ìriti  simili  al  nostro.  L’  esperienza  c’  ins^a  , che  alcuni  moti  volontari  in  noi  nascono  , o sono  accompagnati  da  al-  cune affezioni  interne  del  nostro  spirito  ; vedendo  in  conse-  guenza moti  siniili  in  altri  corpi  umani , attribuiamo  agli  spi-  riti animatori  di  tali  corpi  affezioni  simili  a quelle  che  ab-  biamo sperimentato  in  noi.  Allora  che  sono  affetto  dal  sen-  timento della  sete , corro  a bevere  ad  una  fontana  , che  a  me  si  presenta.  Se  dunque  vedo  un  altro  nomo  camminare  verso  una  fontana  , e bevere  , giudico  , appoggiato  su  l’ana-  logia , che  egli  sia  modificato  dal  sentimento  della  sete  , e  che  voglia  bevere.   In  queste  deduzioni  analogiche  dovete  osservare  ciò  che  vi  ho  detto  nel  §.  16  circa  1'  aspettazione  del  futuro  simile  al  passato,  i^li  bisogna  distinguere  il  sentimento  della  deduzio-  ne meditativa.  La  dottrina  generale  che  ivi  vi  ho  spigato ,  può  applicarsi  all’  oggetto  che  ci  occupava.  Noi  supponiamo  ne’  nostri  simili  delle  anime  alla  nostra  simile  : noi  facciamo  tali  sup^izioni  in  forza  della  I^gc  della  nostra  immagina-  zione , non  già  in  forza  de’  raziocini , che  abbiamo  sviluppato.  Io  suppongo  r incontro  di  due  uomini  , privi  sino  a questo  momento  di  ogni  commercio  , ancora  cògli  animali  ; ridotti  per  conseguenza  al  circolo  stretto  de’  propri  sentimenti,  e delle    Digilized  by  Google    63   proprie  operazioni  : ciascuno  di  essi  vede  nell’  altro  un  essere  che  gli  rassomiglia  in  tutte  le  cose  , che  presenta  le  stesse  forme  , possiede  gli  stessi  organi  , ne  fa  un  simile  uso  ; egli  crede  dunque  il  corpo  che  lo  colpisce,  animato  da  uno  spirito.  Or  ecco,  secondo  la  mia  dottrina,  come  si  opera  questo  fatto  intellettuale.  Io  suppongo,  che  un  di  questi  uomini  vegga  I'  altro  camminare , questa  percezione  risveglia  i fantasmi  simili  del  proprio  corpo  camminante  in  varie  volte , e perciò  anche  i  fantasmi  del  ])roprio  me  affetto  in  tali  circostanze  da  tali  e  tali  modificazioni:  queste  riproduzioni  si  fanno  con  somma  ra-  pidità in  modo  che  non  posson  essere  fissate  dall'  attenzione,  esse  sono  perciò  obbliate  l' istante  appresso,  in  cui  si  s«n  avu-  te, intanto  la  percezione  del  corpo  simile  al  proprio  detemù-  na  r attenzione  non  solamente  ad  essa  sola , m’  ancora  alla  percezione  simultanea  del  proprio  me , e lascia  fu^ire  le  per-  cezioni successive  simili  del  proprio  corpo  camminante  in  varie  volte  ; la  piercezione  del  me  riprodotta  si  lega  perciò  a quella  del  corpo  presente  del  mio  simile , invece  di  legarsi  a quella  riprodotta  del  proprio  corpo  camminante  , che  si  è obbliata,  e questo  legame  costituisce  il  sentimento  interno  di  questa  specie  di  credenza.  L'  obblio  delle  percezioni  riprodotte  del  proprio  corpo  camminante  in  varie  volte,  neH’atto  che  rimane  quella  riprodotta  del  proprio  me , fa  si,  che  questa  ultima  si  associi  a quella  presente  del  corpo  simile.  La  .percezione  ri-  prodotta del  proprio  me  rimane,  perchè  la  percezione  del  cor-  po camminante  e quella  del  proprio  me  son  legati  naturalmente  in  una  comune  attenzione;  essendo  associate  dalla  natura  stessa;  qnella  riprodotta  del  corpo  camminante  si  ccclissa,  perchè  quel-  la del  corpo  simile  camminante  richiama  l’ attenzione.  Lo  spi-  rito trasporta  dunque  fuor  di  lui  col  pcnsiere  l’ idea  del  proprio  me  , che  egli  immagina , e che  stabilisce  nel  seno  di  quelle  forme,  che  colpiscono  i suoi  sguardi,  ed  a traverso  delle  quali  il  suo  sentimento  immediato  non  può  penetrare.  Egli  presta  dunque  il  suo  me  al  suo  simile  , 1’  anima  della  vita  che  re-  spira in  se  stesso,  e concepisce  1’  esistenza  di  un  altro  uomo.  Tale  mi  sembra  la  spiegazione  del  sentimento  della  credenza.    Digitized  by  Google    C4   che  esaminiamo. Risulta  dalla  stessa,  che  noi  concependo  ciò  che  |>ensano  gli  altri  uomini,  non  usciamo  mica  da  noi  stessi.  Nel'  le  nostre  proprie  idee  noi  vediamo  le  loro  maniere  di  essere,  la  loro  stessa  esistenza.  Da  ciò  avviene,  che  1’  uomo  misura  dal  proprio  spirito  quello  degli  altri,  dal  che  nascono  molti  orrori , come  a suo  luogo  diremo.   Noi  non  possiamo  accuratamente  determinare  lo  stato  dei  fanciulli  ; e conoscere  perciò  1’  epoca  in  cui  hanno  luògo  le  loro  abitudini  intellettuali.  Ma  egli  mi  sembra  incontrastabile,  che  queste  abitudini  si  formano  in  loro  mediante  la  rapiditll  di  talune  associazioni.  I fanciulli  percepiscono  negli  altri  nomi-  ni de’  corpi  simili  al  proprio:  &si  sperimentano  alcuni  moti  spontanei  del  loro  corpo  ed  altri  simili  ne  percepiscono  nei  corpi  degli  altri  nomini  ; queste  similitudini , ed  altre  , che  si  manifestano  piìi  tardi , determinano  le  associazioni  di  cui  ho  parlato.  Legete  il  capitolo  degli  abiti  nella  Psicolgia.   Ma  non  solamente  i moti  volontari  che  osserviamo  negli  altri , ci  menano  a supporre  nel  loro  spirito  alcune  medin-  cazioni  ; ma  ancora  certi  moti  e cambiamenti  necessari,  che  son  gli  stessi  elTetti  meccanici  i quali  accompagnano  i senti-  menti interni  dell'  anima , come  il  tremore  e la  pallidezza  nello  spavento  , le  grida , e le  lagrime  nel  dolore  , il  riso ,  e il  tripudio  nella  allegrezza.  Questi  si  manifestano  incontanen-  te da  se  medesimi , anche  ne’  fanciulli  appena  nati , princi-  palmente i gridi  ed  il  lamento,  che  accompagnano  il  dolóre.   Concludiamo  : noi  poniamo  per  mezzo  di  alcuni  cambiamen-  ti , che  osserviamo  ne'  corpi  altrui  pervenire  a conoscere  ciò  che  accade  nel  loro  spirilo.  Questa  eonoscenza  può  essere  mec-  canica o sia  il  risultamenlo  del  sentimento  prodotto  da  alcune  rapide  associazioni,  e può  essere  ancora  V illazione  di  un  ra-  ziocinio legittimo  di  analogìa.  Possiamo  dir  la  stessa  cosa  in  modo  breve;  questa  conoscenza  può  essere  o istintiva  o ragionata.   Da  ciò  si  vede,  che  non  è necessaria  una  prima  convenzione  fra  gli  uomini  acciò  s’  incomincino  a intendere  fra  loro.  La  natura  ha  reso  gli  uomini  tali , che  conversando  insieme  essi  s’iiit  elidono  naturalmente  anche  senza  l’istituzione  del  linguaggio.    Digilized  by  Coogle    «5   §.  30.  Seguiamo  la  supposizione  de’  due'solitari.  Sebbene  1'  uno  abbia  compreso  ciò  che  accade  nello  spirito  dell’  altro,  non  tì  è ancora  un  lii^uaggio  propriamente  detto  ; perchè  non  si  parla  , se  non  quando  si  cerca  di  farsi  intendere  ,ese  1’  uno  de’  due  individui  ha  penetrato  il  pensiero  dell’  altro  ciò  è accaduto  senza  che  questi  cercasse  a farglielo  conoscere.!  due  individui  di  cui  parliamo,  osservano,  eh’  eglino  sono  stati  compresi , ed  allora  cercano  di  farsi  comprendere  , e nascerà  cosi  il  primo  linguaggio.  Sviluppiamo  questa  dottrina.   Abbiamo  veduto,  che  il  corpo  degli  altri  uomini  ci  presenta  alcuni  avvenimenti,  la  percezione  de’  quali  ci  fa  conoscere  ciò  che  accade  nel  loro  spirito.  Ciò  la  cui  idea  eccita  l’ idea  di  un’  altra  cosa  chiamasi  segno.  Nel  corpo  di  un  altro  nomo  vi  sono  dunque  de’  segni  delle  interne  modificazioni  dello  spirito  animatore  di  questo  corpo.  Siccome  tali  segni  son  tali  per  la  costituzione  della  nostra  natura  , cosi  si  chiamano  segni  nor  turali.  Vi  sono  , in  conseguenza  , de’  segni  naturali  de’  pen-  sieri o modi  di  essere  delio  spirito  degli  altri  uomini.   Ma  non  solamente  vi  sono  di  questi  segni  naturali  de’  pen-  sieri altrui  ; ma  1’  uomo  può  conoscere  , che  vi  sono , cioè  può  conoscere  , che  con  alcuni  dati  mezzi  si  può  manifestare  altrui  ciò  che  si  sperimenta  internamente  nello  spirito  proprio.  Supponiamo,  che  uno  de’  due  nomini  supposti  pianga,  gridi,  si  lamenti,  senza  avere  l’ intenzione  dì  manifestare  all’  altro  il  dolore,  che  egli  sente;  intanto  1’  altro  sapendo,  che  questi  gridi,  e questi  lamenti  sono  soliti  ad  accompagnare  il  dolore,  conoscerà  da  questi  segni  il  dolor  dell’  altro , ed  accorrerà  al  soccorso  di  lui,  questi  perciò  comprenderà  da  tutto  questo,  che  egli  è stato  compreso  ; e se  avviene  altra  volta  , che  si  trovi  affetto  dal  dolore , ed  in  bisogno  del  soccorso  dell’  al-  tro, piangerà  e griderà  coll’  intenzione  di  manifestare  all’al-  tro il  proprio  dolore.  Così  gli  uomini  incominciano  dal  com-  prendersi scambievolmente  ; in  seguito  conoscono , che  sono  stati  compresi,  e finalmente  si  determinano  a farsi  compren-  dere. Cosi  si  osserva  in  tutt’i  fanciulli  comunemente.  A prin-  cipio essi  gridano  , e si  lamentano  costretti  unicamente  dalla  Gall.  Vol.  II.  8    Digitized  by  Coogle    C6   forza  del  dolore , senz’  aver  l’ intenzione  di  manifestarlo  con  questi  segni  agli  altri , anzi  senza  sapere  neppure , che  cosa  alcuna  si  possa  esprimere  col  pianto,  e colle  grida;  ma  ap>  presso  avendo  imparato , che  con  tali  s(^i  si  ottiene  1’  altrui  soccorso,  cominciano  a valersene  avvertitamente  per  manife-  stare il  loro  dolore,  e ricevere  il  soccorso  che  bramano.  Ciò  di  cui  gli  uomini  si  servono,  per  manifestare  agli  altri  i pro-  pri pensieri , chiamasi  ugno  artificiale.  1 segni  naturali  di-  vengono dunque  naturalmente  s^ni  artiGciali.   Qui  ha  termine  T educazione  della  natura  per  le  nostre  scam-  bievoli comunicazicmi.,  La  natura  ha  insegnato  all’ uomo,  che  egli  può  farsi  intendere  ; e l’ uomo  può  non  solamente  ser-  virsi de’  mezzi,  che  la  natura  gli  ha  mostrato  per  la  comu-  nicazione de’  propri  pensieri  ; ma  può  ancora  ritrovarne  de-  gli altri  simili.  Il  primo  e più  semplice  mezzo  di  comunica-  zione che  si  offre  allo  spirito,  si  è quello  di  ripetere  con  ri-  flessione ciò  eh’  egli  fece  dapprincipio,  senza  prevederne  le  con-  seguenze, cioè  di  riprodurre  quelle  azioni,  per  mezzo  delle  qua-  li ^li  si  è fatto  comprendere.  Così  si  formerà  un  primo  lin-  guaggio, che  può  chiamarsi  linguaggio  della  natura,  poiché  esso  non  si  compone  se  non  che  de’  s^i  naturali,  vale  a  dire  di  quei  s^ni  di  cui  la  natura  aveva  già  senza  di  noi  ri-  vestito i nostri  pensieri  spreti,  per  renderli  sensibili  agli  altri*   §.  31.  Il  lingua^io  della  natura  è insnlHc^te  per  mani-  festare agli  altri  tutt’i  nostri  pensieri.  Noi  abbiamo  al  pre-  sente il  linguaggio  de’suoni  articolari  : i filosofi  disputano  su  l’ origiiK  di  esso  : la  quistione  si  versa  su  l’ esistenza,  e su  la  possibilità,  cioè  si  cerca  ; gli  uomini  hanno  esH  da  se  stes-  si istituito  il  linguaggio  1 Questa  ricerca  suppone  quest’  altra-*  gli  uomini  abbandonati  a u stusi  potevano  istituire  il  linguag-  gio’l  \ nostri  sacri  libri  c’  insegnano,  che  Adamo,  ed  Èva  fu-  rono creati  da  Dio  in  uno  stato  adulto  con  delle  conoscenze  in  istato  di  riflettere,  e di  comunicarsi  i loro  pensieri.  Iddio  ù maqiiestò  all’  uomo  innocente  ne’  primi  istanti  della  crea-  zione. Iddio  è dunque  l’ autore  primitivo  del  lingm^io.  Ma  io  suppongo',  dice  Condillac,  che  qualche  tempo  dopo  il  di-    Digitized  by  Google    67   luvio  due  bambini  dell’  uno,  e dell’  altro  sesso  siensi  trariati  ne’  deserti,  avanti  che  conoscessero  1’  aso  de’  vocaboli.  A fare  questa  supposizione,  egli  dice,  io  sono  spinto  dal  fatto  del  giovane  di  Chartres  rapportato  nelle  memorie  dell’  accademia  delle  scienze,  anno  1703.  Era  questi  dell’età  di  23  a 24  anni  sordo  c muto  di  nascita  : cominciò  con  gran  sorpresa  di  tutta  la  città  tutto  ad  un  colpo  a parlare.  Si  seppe  da  lui;  che  tre  o quattro  mesi  prima  egli  aveva  udito  il  suono  delle  campane,  ed  era  stato  estremamente  sorpreso  da  questa  sen-  sazione novella  ed  incognita.  In  seguito  gli  era  sortita  una  spe-  cie di  acqua  dell’  orecchia  sinistra,  cd  aveva  acquistato  l’udi-  to in  tutte  e due  le  orecchie.  Egli  impiegò  tre  o quattro  mesi  ad  ascoltare  senza  nulla  dire,  assuefacendosi  a ripetere  sotto  voce  le  parole,  ch’ali  udiva,  ed  esercitandosi  nella  pronun-  ciazione,  e nelle  idee  legate  a’  vocaboli.   Io  non  so  come  questo  fatto  possa  autorizzare  il  filosofa  francese,  a fare  la  supposizione  di  cui  parla,  se  non  perché  ciò  mena  a poter  supporre  , che  due  giovani  di  sesso  diverso  sordi  c muti  di  nascita,  possono  traviarsi  ne’  deserti  o ne’  bo-  schi, indi  incontrarsi,  e dopo  l’ incontro  ricever  tutti  e due  r udito.  Questa  supposizione  non  ha  niente  di  assurdo  ; ed  è  perciò  lecito  al  filosofo  di  cercare , se  in  una  tale  supposi-  zione questi  due  giovani  possano  istituire  una  società,  ed  un  linguaggio.  A ciò  si  può  aggiungere,  che  si  rapporta,  esser-  si in  vari  tempi  vari  fanciulli  trovati  ne’  boschi  ; uno  ne  fu  sorpreso  nell’  Asia  l’ anno  1334  in  compagnia  de’  lupi,  un  al-  tro dell’età  di  circa  12  anni  in  Weteravia,  un  altro  di  16  fu  scontrato  fra  una  torma  di  pecore  selvatiche  nell’  Irlanda ,  verso  alla  metà  del  passato  secolo,  un  altro  di  nove  fra  gli  orsi  nelle  selve  della  Lituania  nel  1662  : in  questo  secolo  me-  desimo uno  ne  fu  scoperto  presso  ad  Hamelen  nella  Sasso-  nia, una  fanciulla  presso  a Lwlla  nella  provincia  di  Utrecht,  ed  un’altra  fu  arrotata  presso  Chalons  nel  1731.  Io  per  al-  tro non  comprendo,  come  questi  fanciulli  abbiano  potuto  vi-  vere, se  sono  stati  abbandonati,  o perduti  prima  di  potersi  alimentar  da  se  stessi,  ed  m conseguenza  prima  di  avere  una    Digitized  by  Google    68   lingua.  Si  potrebbe  supporre,  che  avevano  principiato  a par*  lare,  quando  si  smarrirono  ; ma  che  poi  nella  solitudine  ave*  vano  interamente  obliato  quanto  avevano  imparato.   Or  si  domanda  : se  due  di  questi  di  sesso  diverso,  si  fos-  sero per  avventura  incontrati  nella  stessa  foresta , che  sareb-  be egli  avvenuto  ? E per  limitarci  all’  ometto  delle  nostre  ricerche  , domandasi  : avrebbero  essi  istituito  una  lingua  7  Tralitsciando  dunque  , su  l’origine  del  linguaggio,  la  quistio*  ne  di  fatto  , è egli  lecito  di  esaminare  quella  della  possibili-  tà , o di  cercare  se  gli  nomini  abbandonati  a loro  stessi  avreb-  bero potuto  istituire  una  lingua  ? L’  esame  di  una  tal  qui-  stione  è molto  utile,  per  ben  conoscere,  e misurare  le  for-  ze dello  spirito  umano,  e queste  ricerche  ipotetiche  ci  menano  ancora  a risultamenti , che  hanno  luogo  nel  fatto  reale.   Io  aggiungo  dippiìi , che  alcuni  autori  anche  su  l’autorità  de’  nostri  libri  divini , hanno  creduto  , che  le  lingue  attuali  sieno  state  istituite  dagli  uomini  coll’uso  delle  loro  forze  na-  turali : ecco  come  può  essere  accaduta  la  cosa.  Nel  famoso  avvenimento  della  costruzione  della  torre  di  Babele,  per  for-  za miracolosa,  fu  cancellata  dalla  mente  degli  uomini  la  me-  moria intera  del  primitivo  linguaggio:  in  seguito  di  un  tale  miracolo  , gli  uomini  si  divisero  a torme  secondo  i rapporti  di  parentela  e di  amicizia , e si  stabilirono  hi  diverse  parti  della -terra  : furono  dunque  abbandonati  a se  stessi,  per  isti-  tuirsi un  linguaggio  ; e così  perduto  interamente  il  linguag.  gio  primitivo  , dì  cui  era*  stato  autore  Iddio  stesso  , le  nuo-  ve lingue , che  nacquero  su  la  terra  , furono  un  prodotto  dello  spirito  umano.  In  questo  modo  si  spiega  come  gli  uo-  mini perduto,  per  forza  del  miracolo,  il  primitivo  linguag-  gio , non  si  sieno  più  scambievolmente  intesi  ne’  linguaggi  •rispettivi.  Questa  opinione  ammette  un  solo  miracolo,  quale  è quello  della  memoria  perduta  del  linguaggio  primitivo , lad-  dove nell’opinione  contraria  bisogna  supporre  una  gran  mol-  titudine di  miracoli,  l’uno  in  forza  del  quale  gli  uomini  ab-  biano perduto  la  memoria  del  lingua^io  primitivo,  e gli  al-  tri con  cui  Iddio  abbia  istituito  i diversi  linguaggi  , che  eb-    DigiliZL  by  Google    69   bero  luogo  dopo  dell’  avvenimento  ; ora  si  potrebbe  dire  ,  non  e^r  verisimile , che  Iddio  moltiplicasse  inutilmente  i  miracoli.   Checché  ne  sia  di  tale  opinione  , noi  esamineremo  qui  la  quistione  della  possibilifb.  11  rispetto  che  il  filosofo . debbe  alla  religione  divina , che  c’  illumina , mi  ha  condotto  a que-  sta digressione.   §.  32.  Per  esaminar  la  quistione  proposta  continuiamo  la  supposizione  di  sopra , e partiamo  dal  punto  ove  siam  ri-  masti. Abbiamo  veduto  l.°che  gli  uomini  per  natura  si  com-  prendono scambievolmente , 2.°  che  conoscono  di  essere  stati  compresi  ; 3.°  che  con  ciò  si  fanno  naturalmente  un  linguag-  gio artificiale  , che  è il  linguaggio  della  natura.  Vale  a dire  che  fanno  uso  de’  segni  naturali  , per  manifestare  agli  altri  i propri  pensieri.  .Ma  il  bisogno  non  potrebbe  spingere  gli  uomini , a migliorare  , cioè  ad  acrescere  questo  linguaggio  della  natura  , ritrovando  de’  segni  analoghi  ?   n pianto  ed  i gemiti  manifestano  agli  altri  il  dolore  da  cui  un  individuo  è affetto  ; ma  non  manifestano  lyica  la  causa  del  dolore.  Ora  gli  uomini  hanno  spesso  bisogno , per  essere  soccorsi , dì  manifestare  agli  altri  la  causa  del  loro  dolore  :  per  tale  oggetto  alcune  volte  bastano  le  circostanze  : uno  de’  due  suppposti  solitari  cade  in  una  fos.«a  : egli  non  può  senza  l’al-  trui soccorso  cavarsene  fuora  : egli  grida  --  1’  altro  accorre  ,  e si  avvede  della  causa  del  dolore  del  suo  simile.  Parimente  se  uno  de’  due  è inseguito  da  una  bestia  feroce  , e grida  :  l’  altro  conosce  dalla  circostanza  la  causa  del  dolore  del  com-  pagno. Spesso  nondimeno  la  causa  del  dolore  non  apparisce  dalle  circostanze.  Tutti  generalmente  acquistiamo  l’abito , al-  lorché ci  sentiamo  in  alcuna  parte  addolorati,  di  recare  colà  la  mano.  Se  dunque  uno  de’  due  supposti  solitari  sentirà  do-  lore in  qualche  parte  ; egli  griderà , c la  mano  correrà  na-  turalmente alla  parte  addolorata  : l'altro  accorrendo  alle  grida ,  e spingendo  per  avventura  lo  sguardo  là  , dove  è corsa  la  mano  dell’  altro  conoscerà  il  luogo  del  dolore  c se  la  causa  del  dolore  fosse  una  ferita  , o una  contusione , o qualche  al-    Digitized  by  Google    70   tra  cosa  visibile  ; allora  conoscerà  chiaramente  questa  causa.  Qualora  l’ uno  vorrà  porgere  all’  altro  alcuna  cosa,  amendue  stenderanno  la  mano  T uno  per  darla , e l’ altro  per  prenderla .  Questi  moti  della  mano  potranno  da  s^i  naturali  divenire  segni  artificiali  , così  si  potrà  indicare  la  causa  del  dolore  re-  cando la  mano  su  la  parte  addolorata  ; e si  potrà  da  uno  de’  due  individui  volendo  dire  all’ altro  che  non  è vicino  qual-  che cosa  ; e non  volendo  o non  potendo  muoversi , stendere  la  mano  con  entro  la  cosa  che  gli  vuol  porgere.  L’altro  si^  milmente  se  cosa  alcuna  bramerà  aver  dal  compagno , por-  gerà la  mano  vòta  per  prendere  ciò  che  desidera.   Fin  qui  non  si  esce  ancora  dal  linguaggio  della  natura;  ma  già  siamo  al  termine  di  un  altro  linguaggio,  a cui  il  primo  ci  mena..  Vi  sono  due  specie  di  cose,  di  cui  gli  nomini  han-  no bisogno  di  eccitare  le  idee  negli  altri:  alcune  possono  nel  momento  stesso  colpire  i sensi  tanto  di  colui  che  vuol  par*  lare , quanto  di  colui  a cui  si  vuol  parlare;  altre  sono  lon-  tane o almeno  invisibili , e non  esistono  nel  momento,  se  non  che  nello  spirito  di  colui  che  vuol  farsi  comprendere:  riguar-  do alle  prime  basta  , che  colui  che  vuol  parlare,  cioè  che  vuol  farsi  comprendere  ecciti  T attenzione  del  suo  compa-  gno , e la  diriga  su  1’  oggetto  che  gli  vuol  mostrare.  Ab-  biamo veduto  , che  il  gesto  può  esser  naturale  e divenire  un  segno  artificiale  ; ma  alcune  volte  non  è cosi  : supponiamo ,  che  uno  de’  due  solitari  voglia  mostrare  all’  altro  un  ogget-  to lontano  ma  che  può  esser  veduto  ; egli  avvertirà  il  suo  compagno  per  un  grido , ed  allora  che  questi  volgerà  a lui  gli  sguardi , il  primo  dirigerà  Io  sguardo  su  l' oggetto , che  vuole  mostrare  all’altro , e farà  uso  del 'dito  , per  meglio  mostrargli  la  direzione , che  prende  Io  sguardo  suo  : l’ altro  r imiterà,  e la  sua  curiosità  lo  porterà  ad  osservare  ciò  che  occupa  il  suo  compagno.  Questi  gridi,  questi  gesti , formano  una  prima  spezie  di  segni  istituiti,  che  si  possono  chiamare  ugni  indicatori.  Osservate  , che  i segni , di  cui  parlo , non  sono  segni  naturali,  perchè  il  grido  è naturale  nel  dolore  e  nel  piacere:  esso  diviene  da  naturale  artificiale  per  denota-    Digitized  by  Coogle    71   re  il  dolore  , o il  piacere.  Ma  l’ uno  de’  due  solitari  aven-  do osservato  , che  1’  altro  , quando  egli  manda  fuori  il  grido  , diriga  a lui  il  proprio  sguardo , fa  uso  del  grido  per  obbligare  il  compagno  a fissare  su  di  lui  lo  sgiiardo:  cos)  il  grido  si  estende  a denotare  ciò  che  denota  ({uesta  proposizione  : volgiti  a me:  inoltre  lo  stendere  il  dita  verso  1’  oggetto  che  si  vuol  mostrare  non  è un  segno  naturale,  ma  un  segno  analogico,  poiché  vi  ha  Una  similitudine  fra  il  mo-  to che  fa  il  dito , ed  il  moto  che  far  dovrebbe  il  proprio  corpo  per  ginngerc  all’  oggetto , che  si  vuol  mostrare;  que-  sti due  moti  avendo  la  stessa  direzione,  o pure , la  direzio-  ne del  dito  è - identica  colla  direzione,  che  prende  lo  sguardo.  Per  tal  ragione  io  credo  , che  il  gesto , di  cui  parlo  , do-  vrebbe riguardarsi  piuttosto  come  un  segno  mitalko,  poiché  il  moto  del  dito  imita  nella  direzione  il  moto  che  far  dovreb-  be il  proprio  corpo  per  giungere  pel  cammino  più  corto  al-  1’  oggetto , che  si  vuol  mostrare , o pure  imita  la  direzione  dello  sguardo  ; ma  servendo  tal  gesto  ad  indicare  un  (^et-  to, che  può  nello  stesso  momento  colpire  i sensi  de'  due  so-  litari, gli  si  pùò  dare  il  nome  di  segno  indicatore.  Questi  due  segni  indicatori  , di  cui  parliamo,  equivalgono;  a queste  diK  proposizioni  : volgiti  a me  e guarda  là.   Vi  ha  inoltre  de'  segni  imitativi , i quali  servono  a deno-  tare alcune  cose  future,  od  altre  cose  che  nel  momento  non  possono  colpire  i sensi  di  tutti  e due  i solitari.  Supponiamo,  che  uno  di  questi  sia  in  A , 1'  altro  sia  icmtano  ma  a vista  del  primo  in  B,  che  1’  oggetto  lontano  ma  a vista  di  tutti  e  due  sia  in  C ; inoltre  cl»  il  primo  non  potendo  muoversi  per  andare  io  C voglia  manifestare  all’  altro  che  vada  in  C,  e che  prendendo  I’  oggetto  bramato  ivi  posto,  lo  rechi  a lui  in  A ; ecco  come  io  immagino , che  la  cosa  potrà  farsi  : il  primo  con  un  grido  ecciterà  1'  attenzione  del  compagno:  indi  stenderà  il  dito  nella  direzione  della  linea  fra  A e B:  poi  la  muoverà  nella  direzione  di  una  linea  parallela  a quella 'fra  B e C:  con  questo  moto  egH  dirà  al  compagno  che  vada  da  B in  C,  c questo  moto  sarà  un  sogno  imitativo  del  moto  che    Digitized  by  Google    72   il  compagno  dee  fare  , per  secondare  il  desiderio  dell’  altro  ' io  A : questo  moto,  che  H compagno  dee  fare , è una  cosa  futura,  che  non  pnò  nel  momento  colpire  i sensi  de’ due  so-  litari : ecco  dunque  come  con  de’  segni  imitativi  si  possono  denotare  gli  oggetti  assenti.  Supponiamo  inoltre,  che  l' indi-  viduo posto  in  B si  conduca  in  C:  l’ altro  che  si  trova  in  A  stenderà  il  suo  braccio  da  A verso  C in  posizione  orizzonta-  le, indi  farà  un  moto  col  braccio,  imitativo  di  quello  che  dee  fare  il  compagno  per  prendere  T oggetto  posto  in  C : dopo  di  ciò  ritornando  a mettere  il  braccio  nella  stessa  posizione  orizzontale,  lo  ritrarrà  a se  con  un  moto  contrario  a qfuello,  con  cui  r ha  steso  , e che  sarà  imitativo  di  quello , che  dee.  fare  il  compagno  per  venire  da  C in  A.  Con  i s^ni  imitati-  vi dunque  si  pò^no  denotare  le  cose  invisibili  nel  momen-  to. Questi  s^i  imitativi  si  possono  eseguire  in  vari  modi  :  così  per  denotare  una  serpe  si  può  su  l’arena  designare  la  sua  forma,  o il  suo  moto  tortuoso.   §.  33.  Abbiamo  veduto,  che  vi  sono  de’  s^i  naturali  delle  nostre  interne  modificazioni , e che  questi  segni  possono  di-  venire artificiali , e così  costituire  un  primo  linguaggio,  che  abbiamo  chimato  linguaggio  della  natura.  Abbiamo  detto  inol-  tre nel  §.  antecedente , che  1’  uomo  può  con  altri  s^ni  ac-  crescere questo  linguaggio  della  natura;  ed  abbiamo  chiamato  i s^i,  che  accrescono  il  linguaggio  della  natura,  segni  in-  dicatori , e segni  imitativi.  Ora  qual  principio  può  guidare  r uomo  a ritrovare  le  ultiqie  specie  di  segni  ?   Nella  logica  pura  vi  ho  detto  , che  lo  spirito  è naenato  nel  passare  analiticamente  da  una  proposizione  ad  un’  altra,  ad  una  certa  similitudine  che  passa  fra  1’  una  e 1’  altra;  il  prin-  cìpio della  similitudine  è dunque  un  principio  d’ invenzione,  e questo  principio  ha  condotto  gli  uomini  , partendo  dal  lin-  guaggio della  natura,  a ritrovare  i segni  indicatori,  ed  i se-  gni imitativi,  queste  due  specie  di  segni  possono  perciò  chia-  marsi segni  analogici.  Difatto  fra  il  moto  del  miodito  , con  cui  mostro  l’ oggetto  lontano,  ed  il  moto  che  dovrei  fare  col  mio  corpo  , per  arrivare , pel  cammino  più  breve  , all’  og-    Digitized  by  Google    73    getto,  vi  si  osserva  una  similitudine:  una  certa  similitudine  si  os-  serva eziandio  trai  segni  imitativi  e ciò  di  cui  sono  l'imitazione.   X>e  interne  modìGcazioni  dello  spirito  possono  manifestarsi  per  mezzo  de’  moti  del  corpo.  Il  desiderio  , il  rifiuto,  l’ av-  versione, il  disostosi  esprimono  per  mezzo  de’moti  del  braccio,-  della  testa,  e per  mezzo  di  quelli  del  corpo  intero,  moti  piò  o meno  vivi,  secondo  la  vivacità,  con  cui  ci  portiamo  verso  di  un  (^getto,  o ce  ne  allontaniamo.  Tutti  i sentimenti  del-  1’  anima  possono  esser  espressi  dalle  posizioni  del  corpo.  Esse  dipingono  di  una  maniera  sensibile  l’ indifferenza,  l’ incertezza,  r attenzione  , e le  altre  affezioni  interne.  Ora  se  ripetendo  queste  azioni,  e posizioni  del  corpo,  si  denota  insieme,  che  esse  non  si  riferiscono  ad  affezioni  presenti  , allora  denoteranno  le  modificazioni , da  cui  siamo  stati  affetti.   L’  analògia  acquista  spesso  una  grande  estensione.  Cosi ,  per  esempio , quando  voglio  attendere  ad  un  oggetto  , die  colpisce  i miei  occhi,  dirigo  lo  sguardo  verso  di  esso:  questa  direzione  è segno  dell’  attenzione  dello  spirito  ; ma  io  posso  ancora  rivolgere  la  mia  attenzione  ad  oggetti  invisibili  : se  dunque  per  denotare  questa  ultima  attenzione,  mi  servo  della  -  direzione  dello  sguardo  ; questo  segno  si  estende  al  di  là  di  ciò,  che  naturalmente  denota.  Allora  che  io  peso  un  corpo,  lo  paragono  ad  un  altro  ; pesare  è dunque  paragonare  ; ma  paragonare  non  è sempre  pesare;  perciò  quando  per  esprimere  l’azione  intellettuale  che  paragona,  io  prendo  nelle  due  mani  de’  corpi , come  fo  quando  viglio  pesarli , questa  azione  è  trasportata  a denotare  più  di  quello  che  denotava  in  origine.  Questa  terza  specie  di  segni,  che  l’analogìa  somministra  agli  nomini , si  possono  chiamare  segni  figurali.   L’  unione  de<  segni  indicatori  , imitativi , o figurati  costi-  tuisce il  linguaggio  analogico.  Cosi  i segni  naturali , divenendo  artificiali , costitoiscono  il  linguaggio  della  natura  : gli  uomini  guidati  dal  principio  della  similitudine,  partendo  dal  principio  della  natura , inventano  il  linguaggio  analogico.   §.  34.  Ma  fa  d’uopo  considerare  l’ultimo  linguaggio,  di  cui  abbìam  parlato  , in  colui  che  per  parlarlo  lo  trova:  ed    Digilized  by  Google    74   in  colui  che  l’intende.  Nel  primo,  il  principio  della  simili-  tudine guida  la  meditazione  a produrre  nuove  idee  ; nel  se-  condo il  principio  della  similitudine  riproduce  alcune  idee  si-  mili a quelle  , che  modiBcano  attualmente  lo  spirito.  Quando  .  colui  che  vuol  parlare  fa  uso  il  primo  di  alcuni  gesti , per  denotare  alcuni  dati  pensieri,  ^li, guidato  dall’analogia,  in-  venta questi  segni , e qu^ti  s^ni , e questa  invenzione  è un  prodotto  della  meditazione  ; ma  colui  che  ascolta  intende  questi .  s^ni  in  forza  del  principio  meccanico  deH’associazione  dellé  idee.   Fra  i principi  particolari  compresi  sotto  questo  principio  generale,  si  contiene  come  abbiamo  detto  nella  Psicologia,  il  principio  della  similitudine  : in  forza  di  questo  principio  il  moto  del  dito  riproduce  l' idea  del  moto  simile  del  corpo  in-  tero , e questa  riproduce  quella  delle  modificazioni  interne  dello  spirito  legate  col  moto  del  corpo  intero.  Colui  che  istituisce  il  linguaggio  per  farsi  intendere  è attivo  : quegli  che  intende  il  linguaggio  btituito  è passivo.  I gesti  , i moti  del  vbo,  ed  i suoni  inarticolati  costitubeono  il  linguaggio  chia-  mato da  CondxUac  linguaggio  di  aziona.  Su  di  esso  debba  fare  ancora  due  osservazioni.  1..°  un  tal  linguaggio  esiste  ancora*.  esso  accompagna  quello  de’  suoni  articolati  ; un  oratore  parla  eziandio  coi  gesti  , colla  posizione  del  corpo  , co’  moti  del  vbo  , e principalmente  co’ moti  degli  occhi.  Ciò  che  si  chbma  mimica  consiste  appunto  nell’  arte  di  far  concordare  il  lin-  guaggio di  azione  con  quello  de’ suoni  articolati  : 2.°  col  solo  linguaggio  di  azione , anche  dopo  T istituzione  di  quello  de’  suoni  articolati, alcune  nazioni  incivilite  esprimevano  de’  lunghi  discorsi.  Presso i Romani  i pantomimi  rappresentavano  de’ pezzi  interi,  senza  proferire  una  parola,  ^li  bisognava  dunque , che  i pan-  tomimi , partendo  dal  linguaggio  della  natura  prendessero  l’  analogb  per  guida , e così  poterono  pervenire  a farsi  in-  tendere. La  scrittura  santa  ci  somministra  ne’  profeti  molti  esempi  di  questo  linguaggio  analogico  di  azione.  Così  , per  darne  un  esempio , ad  (^getto  di  denotare  che  la  Giudea  ch’era  imita  con  Dio , sarebbe  poi  stata  da  Dio  rigettata  c dispersa  per  la  sua  superbia  ed  idolatria  , il  profeta  Geremia  *,  per    ■0:-    Digitized  by  Google    73   ordine  di  Dio  , si  cinge  con  una  cintura  di  lino  i lombi , indi  si  toglie  questa  cintura  , e presso  T Eufrate  in  un  forame  di  una  pietra  la  nasconde  : dopo  molti  giorni  ritorna  a prendere  la  nascosta  cintura  , e la  trova  infracidita  in  modo  , cf)’  era  inutile  per  qualunque  uso.  Nella  profezia  di  Geremia  si  possotm  trovare  molti  esempi  di  questo  linguaggio  analogico  di  azione.   §.  35.  Se  i moti  del  nostro  corpo  da  segni  naturali  diven*  gono  segni  artificiali  , e se  questo  linguaggio  può  essere  ac-  cresciuto dall’analogia,  quello  de’ suoni  che  da  naturali  sono  ancora  divenuti  s^ni  artificiali,  non  potrà  similmente  essere  accrescinto  dall’  analogia  stessa  7 Se  il  selvaggio , per  deno-  tare il  moto  che  dee  fare  , secondo  il  suo  desiderio , il  suo  compagno  , può  servirsi  del  moto  simile  del  suo  dito , per-  chè per  denotare  il  muggito  del  bove  , il  belare  delle  peco-  re , il  rumore  del  tuono , non  potrà  egli  adoperare  un  suo-  no simile  7 L'  analogia  che  1’  ha  menato  all’  invenzione  dei  primi  segni , dee  menarlo  ancora  all’  invenzione  de’  secondi.  Il  bisogno  di  denotare  questi  suoni  degli  oggetti  sonori,  me-  na il  sdvaggio  a produrre  fuori  de’  suoni  imitativi  , e così  nascono  le  -prime  voci  radicali  del  linguaggio  de’  suoni  arti-  colati. Questi  suoni  non  poterono  essere  dapprincipio  se  non  che  monosillabi , come  lo  prova  l’ esempio  de’  fanciulli.  Ma  l’analogia  non  fu  il  solo  principio  del  linguaggio  de’ suoni  alticolati,  poiché  non  sempre  si  debbono  denotare  suoni,  o  cose  sonore.  Per  denotare  dunque  le  cose  che  non  mandano  suono , l' analogia  fece  però  conoscere  agli  uomini , che  po-  tevano servirà  de’  suoni  articolati , per  farà  comprendere.  Ciò  posto  se  il  selvaggio  si  trovò  nel  bisogno  di  farsi  com-  prendere , se  non  trovò  altro  mezzo  per  ottenere  il  suo  fi-  ne , se  non  quello  dei  suoni , perchè  non  potè  egli  produr-  re un  suono  arbitrario , il  quale  poi  compreso  dall’altro  di-  venne un  segno  comune  7   Per  rendere  sensibile  ciò  che  dico , supponiamo  , che  ì  due  solitari  immaginati  siensi  perduti  di  f bta  , e che  l’ uno  voglia  ritrovar  1’  altro  , egli  conoscerà  certamente , che  non  potrà  far  comprendere  all’  altro  questa  sua  volontà  , se  non    Digitized  by  Coogle    76   che  per  mezzo  di  un  suono.  Egli  manderà  dunque  fuori  un  grido  ; questo  grido  da  principio  non  sarà , come  ognun  ve-  de, se  non  che  un  puro  effetto  naturale.  Se  il  dolore  è na-  tiiralinente  sonito  da  un  suono  inarticolato  , dal  pianto  e  dal  gemito  ; perchè  il  bisogno  di  spiegarsi , e di  mandar  fuori  un  suono  , non  potrà  esser  seguito  da  un  suono  quale  che  siasi  ? Noi  non  poliamo  determinar  la  ragione  , per  cui  il, selvaggio  manda  fuori  un  tal  suono  piuttosto  che  un  altro  , come  volendo  camminare  non  possiamo  conoscere  la  ragione  , perchè  abbiamo  mosso  il  piede  diritto  anzi  che  il  sinistro , o questo  anzi  che  quello.  Questa  ragione  può  consistere  , almeno  in  parte , nella  varia  posizióne  meccr-  nica  del  nostro  cervello  , e generalmente  di  tutto  il  no-  stro corpo.  Ma  saniamo  lo  sviluppa  della  nostih  ipotesi.  L’  altro  selvaggio  sentendo  il  grido  , di  cui  si  parla , ac-  corre a ritrovare  il  suo  compagno,  e come  amendue  avran-  no osservato,  che  un  tal  grido  ha  la  forza  di  fs^r  che  l’uno  ritorni  all’  altro  , i due  solitari  se  ne  serviranno  appostata-  mente.  lu  tal  caso  la  voce  di  cui  parliamo  ha  lo  stesso  si-  gnificato del  verbo  vieni.  Può  dunque  1'  uomo  ritrovare  dei  suoni  articolati  non  imitativi , per  denotare  agli  altri  le  sue  interne  modificazioni.  Egli  può  trovarsi  nel  bisr^no  di  farsi  comprendere  dal  suo  simile  con  un  suono  : da  un  tal  biso-  gno nasce  la  volontà  di  mandar  fuori  un  suono:  questa  vo-  lontà avrà  il  suo  effetto  , ed  un  suono  sarà  da  lui  mandato  fuori;  questo  suono  sarà  tale  e non  altro,  perchè  tale  e non  ^Itro  è lo  stato  fisico  del  corpo  , che  produce  il  suono  , e  lo  stato  morale  ancora  dello  spirito  animatore  di  questo  cor-  * po.  Ecco  spigata  la  nascita  de’  suoni  arbitrari.  Ciò  che  ho  detto  è provato  coll’  esempio  de’  fanciulli:  eglino  innanzi  che  abbiano  appreso  a parlare,  quando  bramano  alcuna  cosa  ar-  dentemente, nell’atto  che  si  sforzano  di  acceimarla  co’gesti ,  e co’  movimenti  del  corpo , per  lo  più  proferiscono  insieme  una  qualche  voce  ; poiché  lo  spirito  quando,  si  trova  in  qual-  che grave  bisogno  mette  ad  un  tempo  tutte  le  sue  facoltà  in  azione.  Questo  è comune  alle  bestie  ancora.  Anzi  i sordi  muti    Digilized  by  Google    77   medesimi,  benché  nemmeno  sappiano  di  aver  voce,  ciò  non  ostante  per  non  so  qnal  movimento  meccanico,  mentre  s'im-  pegnano di  spiegarsi  co’lorogesti,  principalmràtc  quando  si  trat-  ta di  cose  , che  molto  l’ interessano  , e che  non  possono  fa-  cilmente farsi  comprendere  , mandano  anch’essi  quando  una,  e quando  un’  altra  voce.   §.  36.  Gli  uomini  possono  dunque  istituire  de’  suoni  arti-  colati analogici,  e possono  istituire  ancora  de’  suoni  articola-  ti arbitrari.  Io  li  chiamo  arbitrari,  non  già  perchè  son  pro-  dotti senza  una  ragion  sufficiente;  ma  perchè  non  sono  imi-  tativi, o analogici.  Qiìal  similitudine,  per  esempio,  può  mai  trovarsi  fra  questo  suono  Cielo,  ed  il  complesso  delle  sensa-  zioni visuali  , che  ci  desta  in  una  notte  tranquilla  il  firma-  mento 7 £ perchè  la  costituzione  fisica  e morale , in  cui  si  son  trovati  gl’  inventori  delle  lingue  , allora  che  furono  ndl  bisogno,  di  denotare  con  un  suono  uno  stesso  oggetto,  è sta-  ta varia  non  solamente  per  la  natura  , e per  gli  abiti  con-  tratti , ma  eziandio  per  i climi,  ed  i siti  ; perciò  in  diversi  luoghi  di  questo  globo  terraqueo  nacquero  diversi  suoni  pri-  mitivi , come  è provato  per  le  radici  di  tutte  le  lingue  co-  gnite. V .   §.  37.  n fatto  de’  fanciulli  prova  senza  replica  , che  gli  uomini  possono  arrivare  a comprendere  il  linguaggio  arbitra-  rio. E meditando  attentamente  su  di  questo  fatto  st  può  in-  tendere come  ciò  possa  avvenire.  Supponiamo  che  un  fanciul-  lo' abbia  appreso  il  significato  del  vocabolo  gallina  , il  che  può  accadere  unendosi  da  alcuno  alla  prouunciazionc  del  vo-  cabolo gallina  l’ indicazione  del  volatile  dal  vocabolo  deno-  tato : supponiamo  inoltre,  che  il  fanciullo  abbia  veduto  una  gallina  morta  e che  il  giorno  seguente  ascolti  da  uno  della  famiglia  questa  proposizione:  la  gallina  jeri  morì,  si  accor-  gerà che  si  vuole  denotare  1’ avvenimento,  del  la  morte  della  gallina , accaduto,  il  giorno  innanzi.  Supponiamo  ancora  che  la  proposizione:  la  gallina  jeri  mori  siasi  udita  più  volte  dal  fanciullo  in  modo  che  egli  1'  abbia  impressa  nella  sua  me-  moria ; « che  avendo  veduto  ima  cagna  partorita  il  giorno    Digitized  by  Coogle    78   avanti , c sapendo  il  signifìcato  del  vocabolo  tagm  , ascolti  la  seguente  proposizione  : la  cagna  jeri  partorì',  ecco  la  se-  rie de’  fatti  intellettuali  che  in  tal  caso  avranno  luogo  nello  spirito  del  fanciullo:  l.°  egli  intenderà  che  colla  proposizone,  la  cagna  jeri  partorì,  si  denota  il  parto  della  cagna  da  lui  il  giorno  antecedente  osservato:  2.*  la  pronunciazione  del  vo-  cabolo jeri,  per  la  le^  dell’associazione  delle  idee,  riprodur-  rà nel  suo  spirito  l’altra  proposizione  , la  gallina  jeri  mor\\  3.°  volendo  intendere  il  significato  di  ciascun  vocabolo  delle  due  proposizioni,  il  fanciullo  dirigerà  la  meditazione  su  le  stes-  'se;  4.”  paragonando  le  due  proposizioni  fra  di  esse  , e coi  fatti  dalle  stesse  denotate,  non  meno  che  i fatti  stessi  fra  di  loro  , il  fanciullo  vede  che  le  due  proposizioni  sono  identi-  che nel  vocabolo  jeri]  e che  i due  fatti  significati  sono  iden-  tici nella  circostanza  del  tempo  in  cui  sono  accaduti;  essen-  do tutti  e due  accaduti  nel  giorno  precedente  a quello  in  cui  si  parla:  5.°  con  questi  paragoni  il  lànciullo  intenderà  il  significa-  to del  vocabolo  jeri  isolatamente  considerato,  6.°  dopo  di  ciò  comprenderà  eziandio  il  significato  isolato  de’  vocaboli  mori  « partorì  ; poiché  avendo  compreso  il  significato  in  confuso  delle  due  proposizioni,  ed  indi  il  significato  distinto  del  vo-  cabolo jeri,  e sapendo  dall’  altra  parte  il  significato  distinto  de’  vocaboli^  gallina,  e cagna,  conoscerà , che  i vocaboli  mo-  ri e partorì  sono  destinati  a denotare  i due  avvenimenti,  e ne  apprenderà  perciò  il  loro  distinto  significato.   Questo  esempio  fa  vedere  che  i fanciulli  meditano  prima  di  apprendere  il  linguaggio  più  di  quello  che  comunemente  si  crede  ; e che  le  nozioni  soggettive  d’ identità  , e dì  diversità  sono  antecedenti  alla  conoscenza  della  propria  lìngua,  e ser-  vono ai  fanciulli  per  farla  loro  apprendere.   §.  38.  Nell’  Ideologia  vi  ho  detto , che  i vocaboli  o de-  notano gli  oggetti.de’  nostri  pensieri , o l’ azione  dello  spirito  su  di  questi  oggetti  : Pietro  è con  Paolo  , i vocaboli  Pietro  e Paolo  denotano  gli  oggetti  de' nostri  pensieri  ; i vocaboli  ^ ,  con  denotano  I’  azione  dello  spirito  su  dì  questi  (ggetti.  Ma  ciò  richiede  ancora  una  ma^iore  spiegazione.  Il  vocabolo  4    Digitized  by  Google    79   significa  r azione  dello  spirito  , che  attribuisce  a Paolo  il  rap-  porto di  compagnia  con  Pietro.  Ma  acciocché  lo  spirito  avesse  la  nozione  soggettiva  di  tal  rapporto , è necessaria  la  com-  parazione di  Pietro  con  Paolo'  riguardo  alla  loro  esistenza  in  un  certo  tempo , ed  in  un  certo  spazio  ; questa  comparazione  aggiunge  all'  idea  assoluta  di  Paolo  il  rapporto  di  compagnia  con  Pietro  : la  voce  con  esprime  un  tal  rapporto , e per  questa  ragione  un  tal  vocabolo  può  riguardarsi  eziandio  come  segno  dell’  azione  dello  spirito  che  compara.  Pur  tuttavia  essendo  il  rapporto  uq  prodotto  della*  comparazione  preliminare  all’  atto  del  giudizio , pare  che  sia  ma^ior  esattezza  il  di^nguere  i  vocaboli  , che  denotano  1’  azione  dello  ^irito , in  vocaboli  di  giudizio  ed  in  vocaboli  di  rapporto.  £ questa  distinzione  si  trova  in  un  opuscolo  di  Mariano  Gigli,  ìatÀUAato-Metafùica  del  linguaggio. Secondo  questa  osservazione  i vocaboli  si  distinguono  in  vocabbli  di  cosa,  in  vocaboli  di  giudizio  ed  in  vocaboli  di  rapporto.  Così  nella  proposizione:  Pietro  è con  Paolo , i vo-  caboli Pietro,  c Paolo  son  vocaboli  di  cosa,  il  vocabolo  i,  espri-  mendo l’atto  del  giudizio,  è vocabolo  di  giudizio,  ed  il  vo-  cabolo con  è vocabolo  di  rapporto  : esso  denota  insime  l’azione  comparativa,  ed  il  rapporto  di  questa  azione.   Secondo  la  grammatica  generale  e ragionata  di  Portoreale,  ■  ■ vocaboli  si  distii^cno  in  due  classi,  alcuni  significano  gli  oggetti  de’  nostri  pensieri , altri  significano  la  forma  , e la  maniera  de’ nostri  pensieri  di  cui  la  principale  è il  giudizio.  Questa  distinzione  mi  sembra  giusta , cd  in  seguito  di  ciò  che  abbiamo  detto  è chiara.   I vocaboli  materialmoite  considerati  sono  o radicali , o de~  rioati , 0 toHituiti.  Radicali  , o primitivi  son  quelli , che  non  nasc<mo  da  altra  voce  conosciuta  ed  usata  nella  medesima  lin-  gua , come  tote  , dolce  , fuggire  ec.  Derivati  son  quelli,  che  provengono  da  voci  conosciute , ed  usate , nella  medesima  lin-  gua , come  talare,  dolcezza,  fuggitivo ee.  Sostituiti  son  quelli,  che  per  maggiore  chiarezza  , e per  brevità  si  pongono  in  luo-  go di  altre  voci  conosciute  , ed  usate  nella  medesima  lingua,  come  mio  pensante  ec.  per  di  me,  che  pensa  ec.    Digitized  by  Google    80   È facile  a eomprendei  si  , che  ritrovati  i vocaboli  radicali  r analogia  ha  menato  gli  uomini  a ritrovare  i vocal>oti  deri-  vati, e sostituiti,  e cosi  ad  accrescere  notabilmente  il  linguaggio.  Difatti  quanti  nomi  sostantivi  non  si  possono  trarre  dagli  aggettivi,  quanti  aggettivi  da'  sostantivi,  quanti  nomi  da'verbi,  quanti  verbi  da'  nomi  ? I sostantivi  nerezza , bianchezza  ,  lunghezza  ec.  tutti  vengono  da  nero,  bianco,  lungo;  gli  ag-  gettivi celeste,  terrestre,  marmo  ec.  derivano  da  cielo,  terra,  mare;  i nomi  speranza  , amore , dolore,  volontà  ec.  derivano  dai  verbi  sperare,  amare,  dolere*  volere.  1 wirbi  velare,  ve-  stire ec.  nascono  da  velo,  veste.  Inoltre  quante  parole  formar  non  si  possono  dall’  unione  di  due  o più  altre?  I latini  unen-  » do  il  verbo  esse  a varie  proposizioni,  ne  facevano  adesse,  ab-   esse , obesse  ,*  inesse  , processe  , prodesse  , subesse;  superesse,  interesse.  Dall’  unione  poi  di  un  nome  e di  un  verbo,  quanti  altri  composti  facessero  i greci  e gli  ebrei,  e quanti  ne  faccia-  no i cinesi,  e tutti  gli  orientali,  è abbastanza  noto  agli  eru-  diti. Tutte  le  lingue  originali,  che  diconsi  lingue  madri,  han-  no pochissime  radici  primitive , per  mezzo  delle  varie  com-  binazioni di  queste  compongono  un  gran  numero  di  vocaboli.   §.  39.  Gli  uomini  dunque  , per  manifestare  agli  altri  i  propri  pensieri,  hanno  potuto  istituire  il  linguaggio  dei  suo-  ni articolati.  Questa  invenzione  è la  causa  principale,  che  ha  condotto  il  geqere  umano  a quel  grado  di  coltura  e di  per-  fezione , in  cui  oggi  lo  vediamo.  Nell'  Ideologia  vi  ho  fatto  conoscere  come  il  lir^uaggio  faccia  1'  analisi  del  pensiere , e  come  sia  un  valevole  soccorso  per  la  meditazione.  Ma  indi-  pendentemente dalla  influenza  che  ha  pel  progresso  delle  nò-  stre conoscenze,  considerato  riguardo  all’  individuo  che  se  ne  serve,  ne  ha  una  notabilissima  considerato  riguardo  alla  so-  cietà , e relativamente  all’  individuo,  che  ascolta  e riceve  le  altrui  conoscenze.  Il  linguaggio  può  essere  considerato  come  un  mezzo  , che  fa  progredire  lo  spirito  nella  propria  medi-  tazione ; ed  ancora  come  un  mezzo  di  comunicazione  scam-  bievole de’  pensieri  degli  uomini:  nel  primo  caso  serve  d’ is-  trumento  all’  azione  meditativa , per  ritrovare  la  verità;  nel    Digilized  by  Google    81   secondo  presenta  allo  spirito  de’  nuovi  materiali  per  le  sue  conoscenze.  Nell’  Ideologia  1’  abbiamo  considerato  sotto  il  pri-  mo aspetto;  qui  fa  d’ uopo  considerarlo  sotto  il  secondo.   Gli  uomini  non  potendo  esistere  in  tutti  i luoghi  > nè  in  tutti  i tempi  ; segue  che  non  tutti  possono  osservare  tutti  i  fatti  ; un  Uomo  può  perciò  aver  osservato  de’  fatti , che  un  altro  non  ha  osservato.  Se  dunque  il  primo  comunica  al  se-  condo le  sue  osservazioni,  questi  conoscerà  de’  fatti  che  non  ha  osservato  ; e questa  conoscenza  avrà  per  motivo  1’  altrui  testimonianza,  e costituisce  ciò  che  si  chiama  certezza  morale^  Domandate,  per  esempio,  ad  un  napolitano,  il  quale  non  sia  mai  uscito  di  questa  città  , perche  egli  creda  l’  esistenza  di  tante  altre  città  , di  Roma  , di  Milano,  di  Parigi,  di  Madrid  di  Londra  ec.;  vi  addurrà  per  motivo  la  testimonianza  di  al-  tri uomini,  che  hanno  veduto  le  città  nominate,  ed  egli  sa-  rà tanto  certo  dell’  esistenza  di  queste,  quanto  lo  sarebbe,  se  le  vedes»  co’ propri  occhi.   Non  basta,  che  un  uomo  conosca  un  fatto,  che  un  altro  ignora,  è necessario  che  abbia  la  volontà  di  narrare  il  vero,  afllnchè  l’altro  non  fosse  dalla  testimonianza  del  primo  in-  gannato. Per  disgrazia  dell’  umanità  la  volontà  d’ ingannare  i  propri  simili  si  trova  non  poche  volte  negli  uomini  ; e non  poche  volte  ancora  accade,  che  gli  uomini  ingannino  non  già  perchè  vogliono  ingannare;  ma  perchè  o non  hanno  conosciuta  esattamente  il  vero,  o sono  stati  da  altri  ingannati.  Da. ciò  lo  scetticismo  ha  preso  il  motivo  di  combattere  la  certezza  mo-  rale. Ma  dicano  quello  che  vogliono  gli  scettici,  l’esperien-  za ci  manifesta  queste  due  verità,  l,°un  uomo  può  aver  co-  nosciuto de’  fatti,  che  un  altro,  o non  ha  potuto  conoscere,  o non  ha  conosciuto;  2.°  vi  sono  alcuni  fatti  di  tal  natura,  su  de’  quali  non  si  trova  giammai  concordemente  fallace  la  te-  stimonianza di  coloro,  che  gli  hanno  osservati.  Non  si  è tro-  vata giammai  fallace  la  testimonianza  di  coloro  che  sono  stati  in  Napoli , nello  assicurarmi  dell’  esistenza  di  questa  città  ;  r esperienza  stessa  me  ne  ha  assicurato  , poiché  essendo  io  stato  in  Napoli,  ho  ammirato  io  stesso  co’ miei  occhi  questa  Call.  Vob,  IL  6    Digilized  by  Google    82   magnifica  città  , ed  ho  così  trovata  verace  l’ altrui  testimo-  nianza: la  stessa  esperienza  ho  ripetuto  circa  molti  altrifat-  ti. È dunque  una  verità  di  esperienza  quella  che  stabilisce  ,  essere  la  concorde  testimonianza  di  altri  nomini,  circa  alcu-  ni fatti , un  motivo  leggittimo  dei  nostri  giudizi  Vi  sono , è vero , degli  uomini  che  narrano  de'  fatti , de’  quali  non  sono  stati  testimoni  oculari,  e su  de’ quali  sono  stati  da  altri  ingannati  ; e vi  sono  ancora  di  quelli , che  volontaria-  mente mentiscono.  Ma  vi  sono  eziandìo  de’  testimoni  non  so-  lamente oculari  di  alcuni  fatti  ; ma  testimoni  tali  che  non  somministrano  alcun  motivo  di  dubitare  della  loro  veracità.  È questa  una  verità  che  la  propria  giornaliera  esperienza  ci  manifesta.  Chiunque  non  ha  veduto  Napoleone  Bonaparte,è  sicuro  nulla  dì  meno , per  la  testimonianza  di  altri , che  vi  sia  stato  un  uomo  così  chiamato , il  quale  ha  esercitato  il  som-  mo potere  nella  Francia , ha  perduto  poi  il  trono , ed  è morto  prigioniero  nell’  Isola  di  S.  Siena.  A suo  luogo  parleremo  de’  limiti  della  certezza  morale  : qui  mi  son  ristretto  a stabi-  lire la  sua  esistenza  : per  istabilirla  ho  stimato  di  salire  a’suoi  pri-  mi princìpi.  Ho  fatto  vedere , che  un  uomo , può  intendere  un  altro  , che  l’ nomo  può  voler  essere  inteso  ; e che  da  ciò  nasce  il  primo  linguaggio  chiamato  linguaggio  della  natura  ;  che  r analogia  può  accrescere  un  tale  linguaggio  , e far  na-  scere ancora  alcuni  vocaboli  radicali  analogici  ; che  il  biso-  gno può  menare  poi  gli  uomini  a stabilire  altri  vocaboli  ra-  dicali arbitrari  ; e che  così  ha  potuto  nascere  il  linguaggio ,  de’  suoni  articolati.  L’esperioiza  m’insegna , che  vi  sono  delle  cose  circa  le  quali  altri  non  s’ ingannano  , nè  si  propongono  d’ ingannarmi.  Da  ciò  concludo,  che  l’altrui  testimonianza  ,  cioè  il  linguaggio  volontario  degli  altri  nomini , può  in  molti  casi,  circa  ì fatti , essere  un  motivo  legittimo  de’ nostri  giu-  dizi. Io  non  posso  coesistere  a tutte  le  generazioni , ed  a  tutti  i luoghi.  La  mia  durata  è breve  : il  mio  luogo  è quasi  un  punto  nello  spazio.  Intanto  vi  sono  moltissime  cose , die  m’ importa  di  conoscere , e che  sono  accadute  prima  della  mìa  nascita , o che  accadono  in  luoghi  più  o meno  lontani  da  quello    Digitized  by  Coogle    83   ove  io  mi  trovo.  La  testimonianza  altrui  mi  è dunque  neces*  saria  per  1’  acquisto  di  tali  conoscenze.   §.  M.  Il  linguaggio  de’  suoni  è un  linguaggio  passeggierò  e limitato  ad  alcuni  luoghi.  Un  uomo  , che  per  mezzo  delle  parole  comunica  agli  altri  i suoi  pensieri , non  può  farlo , se  non  che  nel  tempo  in  cui  egli  parla , e ne’  luoghi  ne’  quali  può  estendersi  il  suono  delle  sue  parole.  Un  gran  problema  presentai  al  genere  umano  : il  problema  consiste  a trovare  il  mezzo  di  estendere  a tutti  i tempi , ed  a tutti  i luoghi , il  lingua^io  limitato  della  parola.  Voi  già  comprendete  l' im-  portanza del  problema  enunciato , e che  la  soluzione  di  esso  dee  formare  la  seconda  epoca,  del  progresso  delle  umane  co-  noscenze ponendo  la  prima  nella  nascita  del  linguaggio  parlato.  I fatti  ovvi  e ripetuti  incessantemente  sogliono  destar  poco  r attenzione  del  volgo  degli  uomini  , e perciò  non  gli  recano  sorpresa  . Vi  ho  fatto  sopra  osservare  quale  studio  fanno  i  fanciulli  per  apprendere  , sin  da’  loro  primi  anni , il  linguag-  gio della  parola  ; intanto  si  crede  forse , che  essi  non  me-  ditino affatto  ; appunto  perchè  comunemente  iiiuno  cerca  di  conoscere  come  i fanciulli  apprendano  tal-  linguaggio.  Vi  ho  detto  nel  secondo  capitolo  della  logica  pura , essere  un  errore  il  credere  , che  le  cose  sieno  state  in  tutti  i tempi , come  sono  in  un  certo  tempo;  e qui  è il  luogo  di  fare  uso  di  questa  importante  osservazione.   La  nostra  educazione  letteraria  incomincia  , dal  fare  ap-  prendere a’  fanciulli  le  lettere  dell’  alfabeto;  ma  v’ingannereste  credendo , che  la  scrittura , vale  a dire  , l’arte  di  dipingere  la  parola  e di  parlare  agli  occhi  , sia  stata  conosciuta  nella  prima  fanciullezza  del  genere  umano  : ^no  scorsi  de’  secoli  prima  che  siensi  trovate  le  lettere  dell'  alfabeto  : la  scrittura  non  è stata  conosciuta  che  molto  tardi.  Siccome  questa  ci  somministra  un  motivo  molto  fecondo  di  conoscenze  , cosi  è  necessario , dopo  di  aver  cercato  l’origine  del  linguaggio  parlato ,  di  cercar  quella  del  linguaggio  scritto.   §.  41.  Qual  mezzo  si  può<  presentare  agli  uomini  , per  perpotuafc  la  memoria  de’  fatti  accaduti  ? In  primo  luogo  si    Digitized  by  Google    81   può  osservare  un  tal  mezzo  nello  stesso  linguaggio  parlato.  La  propagazione  del  genere  umano  si  fa  in  modo,  che  gl’indi'  vidui  di  una  età  vivono  insieme  per  qualche  tempo  coi  loro  antenati , e coi  loro  discendenti.  Un  uomo  può  dunque  nar-  rare alla  sua  fìgliuolanza  tanto  quello  che  egli  stesso  ha  ve-  duto , quanto  quello  che  c^Ii  ha  udito  da  suo  padre,  da  suo  avo,  e da  tutti  coloro,  che  sono  stati  testimoni  oculari  de’fatti  accaduti  prima  della  sua  nascita,  e del  tempo  in  cui  egli  aves.se  potuto  osservarli*,  questo  uomo  essendo  il  primo  testimone  di  udito,  costituisce  il  secondo  anello  della  testimonianza;  gli  altri  che  ascoltano  il  fatto  da  lui  narrato  ne  costituiscono  il  terzo,  il  quarto  ec.  Così  si  forma  una  serie  non  interrotta  di  testimoni  oculari,  e costituisce  ciò  che  chiamasi  tradizione  orale.   La  maniera  più  generalmente  adoprata  ne’  primi  tempi ,  per  osservare  la  tradizione  orale , era  quella  di  comporre  una  specie  di  ode  o di  cantico.  Cotesta  sorte  di  poesia  racchiudeva  le  principali  circostanze  degli  avvenimenti , che  volevano  alla  posterità  tramandarsi.  Vedasi  questo  uso  stabilito  ne’  secoli  più  remoti  appo  tutte  le  nazioni,  tanto  dell’  antico,  che  del  nuovo  continente.  Dopo  la  sommersione  dell’  esercito  di  Faraone  nel  mare  rosso,  Moisè,  e gli  Istraditi  composero  un  cantico  di  lode,  e di  ringraziamento  al  Signore,  nel  quale  cantico  era  espres-  so questo  memorabile  avvenimento,  come  si  legge -nel  capo  XV.  dell’  esodo.   Al  mezzo  della  tradizione  orale  , per  conservare  la  memo-  ria degli  avvenimenti  passati , si  è aggiunto  quello  di  alcuni  grossolani  monumenti.  L’ uso  dei  primi  secoli  era  di  piantare  un  bosco  , d’ innalzare  im  altare  , o un  monte  di  pietre  , di  stabilue  delle  feste  , e di  comporre  de’  cantici  in  occasione  di  avvenimenti  riguardevoli.  Quasi  sempre  davasi  a’  luoghi  ove  erano  accaduti  de’  fatti  memorabili , un  nome  relativo  ai  fatti  ed  alle  circostanze.  L’ istoria  di  tutte  le  nazioni  somministra  molte  prove  , ed  esempi  di  queste  antiche  costumanze.  Si  vedono  i patriarchi  innalzare  un  altare  nei  luoghi , ove  era  loro  apparso  il  Signore , piantare  de’  boschi  , fare  dei  monti    Digitized  by  Google    85   di  pietra  in  memoria  de’  principali  ancnimenti  della  loro  vita  c dare  a’  luoghi , ove  erano  accaduti  de’  nomi  che  ne  ri-  chiamassero la  memoria.  Se  si  consultano  gli  scrittori  pro-  fani , questi  attestano  lo  stesso.  Ne’  contorni  di  Cadice  vede-  vansi  in  altri  tempi  delle  pietre  ammassate,  le  quali  si  dicevano  essere  i monumenti  delia  spedizione  di  Ercole  nella  Spagna.   Tutte  queste  diiTerenti  pratiche  hanno  servito  a rinfrescare  la  memoria  de’  fatti  memorabili , e a perpetuare  le  scoperte  importanti.  La  tradizione  suppliva  allora  alla  mancanza  della  scrittura  ; i padri  spiegavano  a’  loro  figliuoli  l’ origine  di  que-  sti monumenti , e gl’  istruivano  de’  fatti , i quali  ne  erano  stati  la  cagione.  Io  chiamo  tradizione  tanto  la  tradizione  orale  ,  quanto  1’  unione  della  tradizione  orale  coi  monumenti.   §.  42.  Fra  lo  spezie  de!  monumenti  composti  dagli  uomini,  ad  oggetto  di  perpetuare  la  memoria  de’-  fatti  passati , untt.  delle  principali,  che  siasi  presentata  al  loro  spirito,  è stata  la  rappresentazione  degli  oggetti  corporali.  I primi  uomini  pen-  sarono naturalmente,  d’ impiegar  questo  mezzo,  per  rendere  i loro  pensieri  sensibili  alla  vista,  e cominciarono  dal  presen-  tare agli  occhi  il  ritratto  degli  oggetti , dei  quali  volevano  parlare.  Per  fare  conoscere , per  cagione  di-esempio,  che  un  uomo  aveva  ucciso  un  altro , eglino  disegnavano  una  figura  umana  stesa  per  terra,  ed.  una  altra  in  faccia  di  quella  dritta  con  un’  arma  alla  mano.  Per  fare  intendere,  che  alcuno  era  abbordato  per  mare  in  un  paese,  rappresentavano  un  uomo  assiso  sopra  una  barca  , e così  del  resto.   Da  quello , che  degli  antichi  monumenti  è rimasto  , puà  assicurarsi,  che  in  prima  origine  I’  arte  dello  scrivere  consi-r  steva  ili  una  rappresentazione  informe  e grossolana  degli  og-  getti. corporali.   L’ uomo  di  sua  natura  imita  facilmente,  ed  in  ogni  nazione  vedesi  la  gente  portata  a ricopiare  gli  oggetti  che  le  si  presen-  tano. Le  nazioni  più  selvagge,  o quello  le  quali  hanno  minor  relazione  e commercio  con  i popoli  colti,  possiedono  con  tutto  ciò  una  certa  idea  dell’  arto  del  disegnare,  vale  a dire  di  rap-  presentare, beiichò  rozzamente,  gli  oggetti  della  natura.  L’ onir    Digitized  by  Google    8«   bra  che  produce  ogni  corpo  sopra  una  superficie  che  gli  sia  opposta,  quando  il  corpo  si  oppone  al  passaggio  della  Ince,  ha  somministrate  le  prime  idee  del  disegno.  Tirando  su  i li-  miti dell’  ombra  alcune  linee  , allora  che  1’  ombra  sparisce,  la  figura  descritta  con  queste  linee  sarà  simile  alla  figura  del  corpo  che  getta  I’  mnbra.  Dopo  le  prime  esperienze  i primi  popoli  avranno  tentato  di  rappresentare,  e di  copiare  gli  oggetti  senza  I’  ajuto  della  loro  ombra.  Avranno  a poco  a poco  av-  vezzata la  mano  a lasciarsi  guidare  dall’  occhi  o,  ed  a seguire  le  proporzioni  suggeritele  dalla  vista.  Il  disegno  nella  sua  ori-  gine consisteva  solamente  nella  circoscrizione  del  contorno  es-  teriore degli  oggetti.  Si  tentò  dopo  di  esprimere  le  parti  in-  teriori , che  T ombra  non  disegnava  , come  per  cagione  di  esempio  una  testa , gli  occhi , il  naso  ec.   Il  carbone,  la  creta  ec.  avranno  potuto  somministrare  a’  pri-  mi uomini  la  maniera  di  disegnare  sopra  il  legno,  sopra  la  pie-  tra ec.  come  ancora  si  saranno  eglino  esercitati  in  ciò  su  la  sabbia,  su  la  terra  molle  ec.  Avranno  in  seguito  con  l’ ajuto  dei  sassi,  e di  altri  strumenti  taglienti  procurato  d’ imprimere  de’s^i  sopra  le  materie  solide.   La  forma  che  prendono  i corpi  molli  insinuati  ne’  corpi  duri,  e l’ impronta  che  lasciano  i corpi  duri  applicati  a’  corpi  molli , avranno  su^rito  a’  primi  uomini  I’  arte  del  model-  lare. Questa  avrà  a poco  a poco  prodotta  quella  dell’  intagliare  nel  1(^0.  nella  pietra , e nel  marmo.  In  questa  maniera  il  dis^o,  la  scoltura,  l’intaglio  avranno  avuto  la  loro  origine;  questo  arti,  a mio  credere,  hanno  preceduto  la  pittura.  Hanno  queste  rappresentazioni  degli  oggetti  corporali  servito  per  molto  tempo  invece  della  scrittura  propriamente  detta.  Io  chiamo  la  rappresentazione  degli  oggetti  corporali  , della  quale  ho  parlato , scrittura  figurativa.   Questa  maniera  di  scrivere  richiedeva  molto  tempo;  si  pensò  perciò  di  renderla  più  semplice , ed  invece  di  dis^nare  per  intero  a cagion  d’  esempio,  un  uomo,  un  albero,  un  cavallo,  si  disegnavano  le  parti  principali  che  li  facevano  conoscere;  come  per  esempio  la  testa,  la  mano  ec.    D^itized  by  Google    87   §.  43.  Ma  questa  scrittura  fìgurativa  non  poteva  essere  suf>  fìcieute  per  esprimere  tutti  i pensieri  degli  uomini.  Vi  sono  molte  cose,  che  non  si  possono  dipingere,  come  sono  lo  spirito,  le  sue  facoltà,  le  sue  modificazioni.  È impossibile  di  |>arlare  delle  cose  materiali,  senza  unirvi  delle  idee  die  non  sono  capa-  ci d’ immagini  ; come  per  esempio , descrivere  l’ immagine  dell’  affermazione,  e della  negazione?  Fa  d’  uopo  dunque  in-  ventare i segni  di  queste  idee  intellettuali  e 1’  analogia  guidò  gli  uomini  a trovarli.   Si  concepì  una  certa  similitudine  fra  alcune  qualità,  che  si  osservano  negli  uomini,  e quelle  che  si  osservano  negli  animali,  e per  esprimere,  che  un  uomo  è in  queste  qualità  simile  ad  un  certo  animale,  si  disse  più  brevemente,  che  il  tale  uomo  è un  tale  animale  ; cosi  per  dire  di  un  uomo  , che  ^li  è  prudente,  che  ^li  è astuto,  che  è fiero  e crudele , si  dice ,  che  è un  serpente,  una  volpe,  una  tigre;  disegnando  dunque  l’immagine  di  questi  tali  animali  si  disegnano  mediatamente  le  im-  magini delle  qualità  spirituali,  di  cui  si  tratta.  Una  tale  rap-  presentazione costituisce  ciò  che  chiamasi  geroglifico.   I Cinesi  per  cagion  di  esempio  , per  denotare  che  FoAt ,  primo  fondatore  del  loro  impero,  era  dotato  di  prudenza,  e  di  sagace  ingegno,  lo  disegnano  col  capo  umano  unito  ad  un  corpo  di  serpente.  Il  successore  di  FoA»  di  nome  Xino  , ad  oggetto  di  denotare,  che  egli  si  applicò  all’  agricoltura  , ed  in-  cominciò a porre  i bovi  sotto  il  giogo  , lo  disegnano  col  capo  di  bove  unito  al  corpo  umano.   Gli  antichi  denotarono  la  giustizia,  dipingendo  una  vergine  cogli  occhi  bendati  , tenendo  in  una  delle  mani  una  bilancia,  ed  in  un'  altra  una  spada.  La  vergine  figura  la  giustizia  ; la  bilancia  denota  che  la  giustizia  consiste  a dare  a ciascuno  il  suo  dritto,  la  spada  significa,  che  la  giustizia  dee  infligger  la  paia  do-  vuta a’delinguenti,  gli  occhi  bendati  finalmente  denotano,  che  la  giustizia  non  dee  avere  alcun  riguardo  alle  persone,  ma  deve  agire  conformemente  alla  legge,  senza  esser  mossa  da  motivi  estrinseci.  Si  vede  qui  che  la  similitudine  concepita  fra  alcuni  modi  de’  corpi ,  e le  qualità  dello  spirito,  dettò  questo  geroglifico.  La  giusti-    Digitized  by  Google    88   lia  è una  nozione  astratta  , e le  nozioni  astratte  sussistono  sole  nello  spirito  ; passa  perciò  nna  certa  similitudine  fra  T as-'  trazione  eia  personiGcazione,  una  vergine  non  è macchiata  da  alcuna  impurità  corporale  , e ia  giustizia  dee  esser  monda  da  qualunque  difetto.  Quando  per  dare  ad  un  altro  una  quan-  tità di  merce  , questa  si  pesa  , ciò  si  fa  per  dargli  ciò  che  gli  appartiene.  Le  similitudini  fra  alcune  modificazioni  del  cor-  po , e quelle  dell’  animo  si  deducono  da  ciò , che  le  prime  sono  i segni  naturali  delle  seconde.  Denotando  le  prime  si  denotano  mediatamente  le  seconde  ; e siccome  le  prime  son  capaci  d’ immagini  corporali;  così  lo  sono  mediatamente  anche  le  seconde  ; e questa  rappresentazione  mediata  costituisce  il  geroglifico.  Da  ciò  si  vede,  che  la  scrittura  geroglifica  si  è  unita  alle  volte  alla  scrittura  figurativa,  come  si  vede  ne’  due  esempi  di  Fohi , e di  Xino.  Alle  volte  è stata  impiegata  solq  come  nell’  esempio  recato  della  giustizia.   Si  vede  inoltre,  come  questo  modo  di  scrivere  fa  le  veci  delle  proposizioni  verbali.  Cosi,  per  cagion  di  esempio,  i ge-  roglifici rapportati  valgono  pel  significato  quanto  queste  pro-  posizioni verbali  : F(M  fu  dotalo  di  sagacità.  Xino  pronwtse  ¥ agricoltura , e pose  « bovi  sotto  il  giogo  , fa  giustizia  dà  a ciascuno  U tuo  dritto,  infligge  la  pena  dovuta  a'delinguenti,  né  si  lascia  muovere  da  molivi  estrinseci.   Osservate  , che  ne’  geroglifici  enunciati  si  trovano  i segni  relativi  al  soletto , al  predicato , ed  al  verbo  delle  propo-  sizioni rapportate.  Così  il  capo  di  forma  umajia  nel  primo  geroglifico  donata  il  soggetto  delia  proposizione  cioè  Fohi , i{  corpo  serpentino  denota  il  predicato,  cioè  la  segacità,  e l’ unio-  ne del  capo  umano  al  corpo  serpentino  denota  l’ unione  del  predicato  al  soggetto  significato  dal  verbo  fà.  Nel  secondo  ge-  roglifico , il  corpo  di  figura  umana  denota  il  soggetto  della  proposizione  cioè  Xino  , il  capo  bovino  denota  il  predicato  cioè  l’aver  promosso  l’agricoltura,  e l’aver  posto  i bovi  sotto  il  gio-  go; l’unione  poi  del  capo  bovino  alla  forma  umana  denota  l’u-  nione del  predicato  al  soggetto,  espressa  dal  verbo  promosse.   Nel  terzo  geroglifico  , il  soggetto  della  proposizione  è sw    Digitized  by  Google    89   gnificato  dalla  vergine  ; la  bilancia  , la  spada,  la  benda  de>  notano  i predicati  della  proposizione  , e T anione  di  queste  cose  al  corpo  della  vergine  denota  T unione  de^  predicati  al  soggetto.   Da  ciò  segue,  che  un  geroglifico  può  esprimere  diverse  pro>  posizioni,  0 sia  una  proposizione  composta.  Ciò  si  vede  chia-  ramente nel  geroglifico  recato  della  giustizia.  Wolfio  riferisce  che  un  certo  Comenio  , volendo  formare  il  geroglifico  del-  r anima , dispose  de'  punti  in  modo  da  formare  una  figura  simile  a quella , che  presenta  1’  ombra , prodotta  dal  corpo  umano  su  di  un  piano  perpendicolare  all'  orizzonte, ed  opposto  direttamente  al  corpo  umano,  ed  al  lume.  I punti,  secondo  i  geometri,  essendo  privi  di  estensione,  denotano  la  semplicità  dell’  anima.  La  figura  del  corpo  umano  costruendosi,  per  mez-  zo de'  soli  punti,  senza  l' intervento  di  alcuna  linea,  denota  la  sostanzialità  dell’  anima  umana,  la  quale  sussiste  indipen-  dentemente dal  corpo.  I punti,  essendo  disposti  in  modo,  che  necessariamente  formano  la  figura  del  corpo  umano,  denotano  l’  unione  dell'  anima  col  corpo,  la  quale  unione  si  forma  dal-  r autore  della  natura , indipendentemente  dalla  volontà  del-  r anima.  Finalmente  questi  punti , essendo  dispersi  in  tutta  la  figura  del  corpo  umano , denotano  la  dottrina  degli  sco-  lastici, cioè  che  r anima  è tutta  in  tutto  il  corpo  e tutta  in  ciascuna  parte.   ir  geroglifico  comcniano  equivale  perciò  alle  scienti  pro-  posizioni : l.°  l’anima  è semplice:  2.°  l’anima  è una  so-  stanza: S.**  1’  anima,  indipendentemente  dalla  sua  volontà,  è  unita  al  corpo  : 4.”  1'  anima  esiste  tutta  in  tutto  il  corpo,  e  tutta  in  ciascuna  parte.   §.  44.  Dopo  r invenzione  della  scrittura  geroglifica  por-  tata al  più  alto  grado  di  perfezione,  di  cui  era  capace,  restava  .  ancora  àgli  uomini  di  farp  1’  ultimo  sforzo  per  ritrovare  i  caratteri  alfabetici,  che  sono  i segni  del  suono  non  già  d(^li  oggetti.  Vi  sono  stati  in  ogni  tempo  degli  spiriti  sublimi , i  quali  colle  loro  invenzioni  hanno  ampliato  notabilmente  la  sfe-  ra delle  umane  cognizioni,  ed  hanno  spinto  velocemente  il    Digitized  by  Google    90    genere  umano  verso  quel  grado  di  coltura , in  cui  (^gi  te  vediamo.   Un  vocabolo  è un  suono  o composto,  o semplice:  per  ren-  dere durevole  questo  segno  basta  dunque  stabilire  de’  segni  permanenti  de’  suoni  semplici , che  compongono  i vocaboli  ;  e per  tale  oggetto  basta  stabilire  per  segni  de’  suoni  semplici  alcune  Ggnre , e la  scrittura  alfabetica  è trovata.   Ma  (pianto  tempo  è egli  trascorso,  priachè  una  verità  cotanto  semplice  si  presentasse  allo  spirito  de’  padri  nostrii  Si  voleva  render  permanente  il  lingua^io  passaggiero  della  parola  ; e  non  si  pensò  di  decomporre  i suoni  articolari,  e di  stabilire  de’  segni  permanenti  de’  suoni  semplici  che  compongono  i vo-  caboli. Lo  spirito  intraprese  de’  cammini  lunghi  e tortuosi ,  per  tramandare  alla  posterità  la  somma  delle  sue  conoscenze.  La  scrittura  fu  prima  figurativa  perfetta  indi  figurativa  im-  perfetta. poiché  si  designarono  prima  gli  oggetti  interi , indi  le  loro  parti  principali  : in  seguito  divenne  geroglifica , indi  tiUabica , e finalmente  alfabetica,  lo  dico  prima  sillabica  , e  ' poi  alfabetica  , poiché  penso  coll’  illustre  Goguel  autore  del-  r opera  su  1’  origine  delle  leggi,  delle  arti,  e delle  scienze,  che  dopo  la  scrittura  geroglifica  furono  trovati  i segni  de’  suo-  ni delle  sillabe  de’  vocaboli  , prima  che  si  trovassero  i segni  de’  suoni  semplici  che  compongono  i suoni  delle  sillabe.  In  questa  maniera  di  scrivere  , la  quale  chiamasi  scrittura  sU-  labica  non  s’ impiega  se  non  che  un  solo  carattere  per  iscri-  vere ciascuna  sillaba,  di  cui  vien  composta  una  parola.  Non  si  esprimono  allora  né  vacaboli,  né  consonanti.  Noi,  per  esem.  pio,  per  iscrivere  la  voce  pane  impieghiamo  quattro  lettere;  nella  scrittura  sillabica  non  vi  bisognano  se  non  che  due  caratteri.   Ora  supponiamo  che  la  pronuuciazione  del  vocabolo  pane  risvegli  r idea  del  suono  cane,  e questo  quella  del  suono  sa-  ne , e che  lo  spirito  mediti , e paragoni  fra  di  essi  questi  suoni  : egli  li  decompone  in  sillabe  , e trova  , che  la  silla-  ba ne  è la  stessa  in  tutti  e tre  questi  suoni , il  che  gli  vie-  ne ancora  insegnato  dalla  stessa  scrittura  sillabica  , poiché    Digilized  by  Google    91   Io  stesso  carattere  indica  il  suono  della  sillaba  ne  in  tutti  e  tre  i vocaboli  enunciati.  Questa  identità  conosciuta  mena  lo  spirito  a notare  la  diversità  de’  suoni  pa,  ea,  sa,  che  sono  le  prime  sillabe  di  questi  vocaboli  ; ma  in  questa  diversità  lo  spirito  trova  ancora  una  identità  nella  desinenza  : tutte  e  tre  queste  sillabe  cadono  nel  suono  a : ciò  conduce  lo  spi-  rito a separare  nelle  sillabe  pa,  ca,  sa,  il  suono  a dagli  al-  tri suoni  che  vi  si  uniscono;  e siccome  egli  ha  trovato  i ca-  ratteri de’  suoni  pa,  ea,  sa,  così  troverà  il  carattere  del  suo-  no a,  e quelli  de’  suoni  p,  c,  s,  e la  scrittura  alfabetica  è  già  trovata.   Ecco  dunque  i passi , che  ha  dovuto  fare  lo  spirito  per  ritrovare  la  scrittura  alfabetica  , l.°  egli  ha  conosciuto  che  la  maggior  parte  de'  vocaboli  erano  de’  suoni  composti,  e che  potevano  perciò  decomporsi  in  altri  snoni  ; 2.°  egli  ha  co-  nosciuto, che  poteva  stabilire  segni  di  segni,  e segni  perma-  nenti di  segni  passaggieri;  3.°  egli  ha  stabilito  de'  caratteri,  che  fossero  segni  permanenti  del  suono  delle  diverse  sillabe,  e così  nacque  la  scrittura  sillabica  : 4.°  ^li  ha  conosciuto  che  la  maggior  parte  delle  sillabe  erano  de’  suoni  composti  ancora,  e siccome  ha  trovato  de’  caratteri,  che  fossero  segni  delle  sillabe,  ha  trovato  ugualmente  de'  caratteri,  che  fossero  segni  de’  suoni  semplici;  c così  è nata  la  scrittura  alfabetica.   Alcuni  eruditi,  frai  quali  il  citato  Goguet,  pretendono  che  i caratteri  alfabetici  sieno  derivati  da'  segni  geroglìGci,  e che  questi  ultimi  abbiano  a poco  a poco  introdotto  il  metodo  brè-  ve delle  lettere  alfabetiche.  Questa  opinione  è falsa  sotto  un  certo  riguardo,  sebbene  possa  esser  vera  sotto  di  un  altro.  Per  presentacela  quistione  sotto  un  aspetto  filosofico,  può  cercarsi:  l.°:  Lo  spirito  umano  poteva,  senza  passare  per  la  scrittu-  ra figurativa,  e geroglifica,  passare  immediatamente  dal  lin-  guaggio della  parola  al  linguaggio  permanente  della  scrittu-  ■  ra  alfabetica  ? È certo,  che  poteva  , poiché  fra  i passi , che  egli  doveva  fare,  partendo  dalla  considerazione  della  parola,  per  giungere  alla  scrittura  alfabetica,  e che  abbiamo  di  so-  pra sviluppato  , non  vi  sono  certamente  quelli  della  scrittu-    Digitized  by  Google    92   ra  figurativa  e geroglifica.  Si  può  cercare  S.'':  La  scrittura  figurativa  e geroglifica  doveva  condurre  naturalmente  lo  spi-  rito alla  serittura  alfabeticaì  La  scrittura  figurativa  e ge.ro-  glifica  non  hanno  relazione  alcuna  con  le  lettere  dell’  alfabeto,  e per  tal  ragione  non  hanno  potuto  condurre  lo  spirito  a ri-  trovare la  scrittura  alfabetica.  Ma  hanno  sotto  un  altro  ri-  guardo potuto  influire  a questa  invenzione;  queste  due  scrit-  ture , come  or  ora  vedremo , sono  imperfette  assai,  e com-  plicate; lo  spirito  accorgendosi  della  loro  imperfezione  e dif-  ficoltà, ha  potato  da  ciò  rivolgere  la  meditazione  a rendere  più  semplice,  c facile  il  sistema  de’  segni  permanenti.  Si  può  cercare  3.°  La  figura  de’  segni  geroglifici  Jta  potuto  servir  allo  spirilo,  per  concepir  la  figura  de'  primi  caratteri  alfa-  beticil  Le  ragioni  addotte  da  Goguet  provano,  che  lo  ha  po-  tuto. Paragonando  , egli  dice  , con  attenzione  quello,  che  a  noi  rimane  dei  caratteri  ^iziani  , con  le  figure  geroglifiche  intagliate  sopra  gli  obelischi,  e gli  altri  monumenti,  si  rica-  va che  le  lettere  egiziane  tirano  da’  geroglifici  la  loro  origi-  ne. Nell’  alfabeto  degli  etiopi  , e nelle  lettere  majus  cole  de-  gli armeni  si  trovano  i vestigi  assai  chiari  della  scrittura  an-  tica geroglifica.   A queste  ragioni  se  ne  può  aggiungere  un’altra.  Col  pro-  gresso del  tempo  il  rapporto  di  similitudine  tra  il  geroglifico  e la  idea  da  esso  significata , non  si  è piu  ravvisato.  Ciò  è  accaduto  per^due  ragioni  l.°  alcuni  rapporti  di  similitudine  erano  troppo  lontani  ; si  esprimeva  , per  esempio  , l’ impu-  denza per  una  mosca  , la  scienza  per  una  formica  : 2.°  al-  lorché furono  moltiplicati  i volumi,  si  cercò  il  modo  di  ab-  breviare , e perciò  invece  del  geroglifico  primitivo  si  fece  uso  di  un  altro  carattere,  che  noi  possiamo  chiamare  la  scrittu-  ra corrente  de’  geroglifici  : esso  rassomigliava  a’  caratteri  ci-  nesi ; dopo  d’essere  stato  da  principio  formato  dal  solo  con-  torno della  figura  , divenne  in  stanilo  una  sorta  di  nota,  hi  questo  stato  il  geroglifico  poteva  riguardarsi  come  il  segno  del  vocabolo.  Tosto  che  si  ebbero  da’segni  permanenti  de’vo-  caboli , poteva  pensarsi  di  dare  de’ segni  permanenti  alle  sil-    Digitized  by  Coogli    93   )àb«  , ed  indi  a’  suoni  semplici  di  cui  è composto  il  snono  delle  sillabe.   §.  45.  L’  essenza  de’caratteri  alfabetici  si  è l’ essere  iso-  latamente considerati , segni  solamente  di  suoni , non  già  di  idee  : i caratteri  , per  esempio  ,a,e,i,o,  u,b,c,  ec.  , isolatamente  considerati  nuli’  altro  significano  , se  non  che  alcuni  suoni.  I caratteri  poi  della  scrittura  fìgurativa,  e  geroglifica  , non  denotano  suoni  ma  idee,  l’ immagine  di  un  serpente  denota  l’idea  del  serpente,  quella  della  prudenza  ec.   Le  nostre  cifre  arabe  ,1,2,  3,  4,  5,  6,  7,  8,  9,   0 , sono  ugualmente  segni  d’ idee,  non  di  suoni:  essi  si  leg-  gono diversamente  presso  le  diverse  nazioni,  sebbene  sieno  ì  segni  delle  stesse  idee.   Questa  differenza  è della  massima  importanza.  Colla  divci^  sa  combinazione  di  un  piccol  numero  di  caratteri,  si  possono  scrivere  tutti  i vocaboli  di  una  lingua  parlata.  Ma  quando  i  segni  della  scrittura  sono  segni  d’ idee  non  già  di  suoni , il  ^  numero  di  questi  segni  dee  corrispondere  al  numero  de’  vo-  caboli ; il  che  rende  il  numero  de’  caratteri  molto  grande  ,  e perciò  esige  uno  studio  lungo  , e difficile,  per  apprendere  a l^gere  , e scrivere , come  è provato  per  l’esempio  de’Ci-  nesi.  È questo  un  grande  ostacolo  al  progresso  della  cono-  scenza : ,Ia  gente  di  studio  è obbligata  a sottrarre  il  tempo  necessario , per  apprendere  le  scienze  , ed  impiegarlo  a sa.  per  leggere  e scrivere.  L’ arte  di  leggere  e scrivere  essendo  di  molto  poche  persone  , il  resto  della  nazione  dee  restare  nella  ignoranza.  Dello  stesso  inconveniente  partecipa  anche  in  parte  la  scrittura  sillabica  , poiché  il  numero  de’  caratte-  ri , per  signiGcare  ciascuna  sillaba  è di  gran  lunga  maggio-  re di  quello  , che  è necessario  per  denotare  i suoni  sempli-  ci, di  cui  il  suono  di  ciascuna  sillaba  è composto.  Così  ,  per  cagion  di  esempio  con  questi  tre  caratteri  alfabetici,  a,  b , c , si  possono  scrivere  le  seguenti  sìllabe , ab  , ba  , ac,  ca,  bac,  cab.  In  questo  esempio  il  numero  dei  caratteri  sil-  labaci è doppio  del  numero  de’  caratteri  alfabetici.  Se  sup-  '  ponete  quattro  caratteri  ahabetici  , a , b , c , e , il  nume-    Digilized  by  Google    94   ro  ddle  combinazioni  di  questi  caratteri,  presi  due  a due,  è  maggiore  del  doppio,  cosi  avremo,  ab,  ba,  ac,ca,  ae,eb,be,  ec.   Uno  de’  vantaggi  dunque  della  scrittura  alfabetica  su  le  al-  tre scritture  si  è il  piccol  numero  de’  segni , di  cui  ha  bi-  sogno la  prima  scrittura.   È vero , che  le  nostre  cifre  arabe  sono  per  tale  oggetto  perfettissime , mentre  con  dieci  caratteri  possono  scriversi  tutti  i numeri  possibili , ma  un  tal  vantaggio  lo  debbono  alla  formazione  delle  idee  da  queste  cifre  designate  ; poiché  que-  ste idee  si  formano  tutte  colla  ripetizione  della  stessa  idea  che  è quella  dell’  unità.   Un  altro  inconveniente  della  scrittura  geroglifica  si  è l’ inr  certezza  del  significato.  Uno  stesso  geroglifico  può  denotare  co-  se molto  diverse  fra  di  esse.  Cosi  la  immagine  del  serpente  dinota  questo  animale,  la  prudenza  , e ^’universo:  l’imma-  gine del  lepre  dinota  questo  animale,  il  candore,  e la  timidità.   §.  46.  L’ invenzione  del  linguaggio  della  parola , e l’ in-  venzione della  scrittura  alfabetica , che  rende  permanente  il  primo  linguaggio  di  sua  natura  passeggierò  , fanno  che  l’ uo-  mo possa  gettare  il  suo  sguardo  in  tutf  i luoghi , ed  in  tut-  ti i tempi.  L’ esperienza  c’  ins^a , che  gli  uomini  possono ,  per  mezzo  della  scrittura  trasmetterci  dei  fatti  che  son  veri  e che  la  concorde  testimonianza  degli  scrittori  circa  alcuni  fatti  non  si  è giammai  trovata  fallace.  Tutte  le  gazzette  del-  r Europa  all’  epoca  , in  cui  Napoleone  Bonaparte  scese  al  trono  della  Francia  annunciarono  questo  avvenimento.  Tutte  le  gazzette  ugualmente  hanno  annunciato  la  morte  del  som-  mo Pontefice  Pio  VII.  L’ esperienza  dei  propri  occhi  avreb-  bo  potuto  assicurare  colui  , che  avesse  dubitato  , della  veri-  tà di  tali  fatti.   I fatti  consegnati  negli  scritti  possono  colla  conservazione  degli  scritti,  che  li  contengono,  trasmettersi  alle  future  ge-  nerazioni. È questa  eziandio  una  verità  di  esperienza.  Vi  so-  no dunque  de’ fatti  accaduti  in  tempi  lontani,  de’ quali  fatti  noi  possiamo  conoscere  la  verità.  Il  linguaggio  passaggiero  della  parola  ; quello  permanente  della  scrittura  alfabetica  , e.    Digilized  by  Google    95   quello  dei  monumenti  , possono  dunque  circa  alcuni  fatti  ,  essere  motivi  legittimi  dei  nostri  giudizi.  Tutti  questi  motivi  concorrono  a stabilire  la  certezza  morale.   Credo  utile  di  addurvi  un  altro  esempio  , in  conferma  di  ciò  che  vi  ho  detto.  Nel  giorno  cinque  di  Febbraro  1783  un  terribile  tremuoto  , poi  seguito  da  altri  , cagionò  dei  danni  notabili  alle  Calabrie,  ed  ancora  alla  città  di Messina.  Gliabitan-  ti  dei  paesi  danneggiati  furon  obbligati  di  uscire  fuori  dalle  loro  abitazioni  , e dì  costruirsi  delle  baracche  per  abitarvi  ;  alcuni  le  hanno  costruite  in  lontananza  dei  paesi  diruti  ^ ■  quali  rimasero  perciò  deserti.  Cosi  accadde  , per  esempio  ,  a Briatico , che  fu  costruito  di  nuovo  vicino  al  mare , e  Briatico  antico  presenta  allo  spettatore  i segni  delle  sue  mi-  ne: altri  hanno  costruite  le  nuove  abitazioni  in  un  suolo  con-  tiguo all'  antico  abitato.  Cosi  accadde  a Tropea,  le  cui  nuore  abitazioni  furono  costruite  lungo  ed  all'  intorno  della  strada  detta  dell’  Annunciata.  Molti , che  sono  stati  testimoni  oculari  dell’ avvenimento  , vivono  ancora  •*  molti  altri  appartengono  alle  seguenti  generazioni  : i primi  narrano  ai  secondi  l’orì-  gine delle  mine  che  colpiscono  i loro  occhi , non  meno  che  l’orìgine  delle  nuove  abitazioni,  ciascuno  testimone  oculare  è  istruito  dalla  esperienza, che  tantoegli,che  gli  altri  testimoni  ocu-  lari narrano  il  vero,eche  coloro  i qualinarrano  il  fatto  ad  altri,  per  averlo  eglino  inteso  narrare  da’  testimoni  oculari , nar-  rano il  vero.  L' esperienza  dunque  c’  insegna  , die  vi  sono  dei  testimoni  di  udito,  la  di  cui  testimonianza  è verace,  e che  la  tradizione  orale  unita  ai  monumenti  può  trasmettere  alle  generazioni  future  i &tti  accaduti  ne’  tempi  da  queste  gene-  razioni lontani.   La  memoria  di  questa  tremuoto  si  trova  depositata  in  una  moltitudine  di  scritti , i quali  ancora  rimangono  , ed  i cui  autori  più  non  sono.   La  propria  esperienza  istruisce  dunque  cisscun  testimone  oculare  di  questa  importante  verità:  che  per  mezzo  de’ mo-  numenti , della  tradizione  orale  e della  scrittura  alfabetica ,  si  può  conservare  la  conoscenza  di  alcuni  fatti  passati. 

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