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Tuesday, March 29, 2022

GRICE E FIORENTINO: I LIZII

 Invitato a curare una nuova edizione degli Ele-  menti di Filosofia di Francesco Fiorentino, accettai  volentieri l’ onorevole invito per due ragioni : una,  che può parere tutta personale : che cioè questo li-  bro m’ è caro , perchè è il primo libro di filosofia  che io ho letto ; e i dubbii , suscitati in me da a  lettura di esso, segnano nella mia vita il primo sve-  aliarmi consapevole alla ricerca filosofica. a -,  ohe cosi mi si prestava recessione di soddisfare im  antico desiderio mio e di molti Colleglli valorosi, di  rimettere in luce la prima edizione di questi Elementi, -  divenuta assai rara e quasi introvabile (1) , giudi-  cata da noi di gran, lunga superiore alla seconda; „  a quella cioè che è divulgata e ormai quasi sola  nota , per le tante ristampe stereotipe fattene dal  signor Domenico Morano et dal suo figliuolo Um-  berto, fino alla 23. a edizione (ossia alla 21 a ristampa  della seconda edizione) pubblicata nel 1901.   Ho detto che la prima ragione può parere mera-  mente personale; ma tale, in fondo, non è . gia.cc  la mia esperienza m’è stata sempre indizio evidente  d' un pregio intrinseco e sostanziale del libro , pur  nella 2 a edizione: un prègio che agli occhi miei ha  reso sempre preferibile questo del Fiorentino , con   (1) Napoli , Domenico Morano ; di pp- Ut) ^ ’ divisa   in 2 parti : la I di 33; la II di 25.     I    VI    i suoi difetti, a tutti gli altri manuali scolastici di  filosofia, che, prima o dopo di esso, sono stati pub-  blicati in Italia, pur pregevoli quale per uno e quale  per un altro rispetto. Questo m’è sembrato che fosse  atto , a differenza degli altri , se studiato come va  un testo di filosofia, a muovere l’intelligenza e a far  sentire il bisogno di una elaborazione di concetti  ulteriore, di una più salda logica, di una più chiara  e più alta coscienza; che è poi il fine a cui può e  deve mirare quella prima istituzione filosofica che  viene impartita ne’ licei. Ci sono testi più ordinati,'  più lindi , più semplici , più facili , più ricchi , e  magari più moderni . Ma alla prova,— prova fatta, pur  troppo da molti insegnanti subita da migliaia e  migliaia di giovani, — questi testi riescono o dannosi,  o, per lo meno, inutili. Parte, infatti, per la ricchezza  del contenuto (povera ricchezza !) in cui hanno voluto  condensare, e quasi comprimere, a forza di oscuri  riassunti , quelle che sono giudicate le principali  dottrine intorno a ciascuna materia, parendo ai com-  pilatori che sarebbe l acuna deplorevole nella cultura  liceale la mancanza di cotali notizie, sono riusciti  zibaldoni indigesti e indigeribili , che nello spirito)  dei giovani non hanno prodotto se non quello chel  potevano produrre; nausea e disgusto, non soltanto  verso quei libri e quegli autori, ma verso la stessa  filosofia, di cui non si dava loro a conoscere altri*  più degni rappresentanti. Parte , compilati con la  preoccupazione dell’ ordine , della chiarezza , della  semplicità , con la falsa convinzione che quello si  ami a imparare, che non costi nessuna fatica; tra-  lasciando ogni discussione , evitando ogni concetto  unjpo’ alto, che sia, o paia, in contrasto col senso    comune; togliendo, insomma, alla filosofia niente-  meno che la sua propria natura , hanno amman-  nite quello ohe potevano ammannire : una non-filo-  sofia; dando cosi a studiare quello che non avrebbe  fatto certo nè bene nè male; ma che perciò, forse,  era inutile studiare. Altro che soave licor negli orli  del vaso : nè anche goccia di succhi amari ! ,   L’esperimento d’un libro di questo genere ce l’ho  apch’io sulla coscienza; e ne fo questa pubblica con-  fessione nella speranza di sgravarmene in qualche  modo. Anch’io commisi un anno,— un anno solo,—  l’errore di adottare un testo di psicologia facile fa-  cile , appunto perchè facile facile , chè non aveva  altro pregio. E il risultato che ne ebbi fu questo :  che gli alunni capirono sempre bene, senza mia fa-  tica. e conferirono sempre meglio, senza loro fatica;  ma, infine, con mia vergogna non piccola, mi accorsi  che’ sapevano tutto, e pur non sapevano niente.   Il libro di testo per l’insegnamento filosofico non  è detto che debba essere facile , nè moderno , nè  completo. La facilito , certo , è gran bella dote di  un libro ; ma quando questo libro - si vuol leggere  in viaggio , per scacciar la noia, o a letto, per pi-  gliar sonno. La modern ità, è un altro pregio tutt’ al-  tro che trascurabile; ma quando non ci stia a sca-  pito della verità e dell’efficacia. La completezza,—  che è ciò che più si desidera da taluni insegnanti  nel manuale del Fiorentino,^ una preoccupazione  senza fondamento : sia'perchè non ci può essere mai  se non una completezza relativa; e al libro del Fio-  rentino, così com’è disegnato, non manca nulla per  potersi dire completo ; sia perchè, nel nostro caso,  li libro è d estinato a una propedeu tica, filosofica,    e dev’essere strumento di cultura, pungolo dell'ina  telligenza, e quasi direi , pietra di paragone della  riflessione speculativa. E in ciò la quantità delle .  cognizioni da comunicare non ci ha proprio nulla I  da vedere. Giacché, se si vuole che l’ insegnamene  filosofico nei licei produca buoni frutti, bisogna che  noi insegnanti ce lo chiaviamo bene nel sommo della  testa : non importa niente che gli alunni abbiano    questa o quella cognizione, e sia modernissima quan-  to si voglia; sì importa, che imparino a pensare ;  ma a pensare per davvero, riflettendo sul pensiero,  e sforzandosi di farne un sistema logicamente coe-  rente.   E questo è l’effetto che li ottiene dal. libro del  Fiorentino ; del quale non sfuggono neppure a me  i punti non ben saldi , che non son pochi , nelle  dottrine : ma che è il solo libro scolastico nostro,  scritto con un unico spirit o, co n uno sfor zo costante j-)  di organizzare la Serie delle dottrine , quali che  siano; discutendo sempre, e lasciando intravvedere    cosi una luce lontana , maggiore di quella che vi  splende per entro ; il solo libro 1 , per continuare a  parlare con tutta franchezza, che qbitu i a. pensai /(  Meglio però vi abitua nella prima edizione,' da  me ora riprodotta; segnatamente nella parte che,  ìiguaida la Psicologia. Non è questo il luogo da i n-  dagare i motivi che indussero il Fiorentino a rimu-  tare nella seconda edizione, fatta intorno al 1880 ,  quasi tutti i primi undici capitoli del libro : nè di  indicare a uno a uno i mutamenti dottrinali che y’in-  trodusse. Certo è che per tali modificazioni il libro    venne profondamente trasformato: l’idealista cedette  all empirismo che saliva in auge; il kantiano stimò    IX    che la psicologia genetica, come allora la chiama-  vano in Germania, potesse p dovesse rendere ragio-  ne delT a priori ; che Darwin potesse compiere e  correggere Kant. « L’a priori kantiano, — giunse a  scrivere, — è una semplice fermata, che -si traduce  in queste parole : in noi c'è un’ attività 'già preformata  a compiere certe funzioni , senza di cui la sperienza  non si farebbe . La filosofìa moderna accetta la tesi  kantiana, e domanda: come si è preformata ? E cerca  di trovare la risposta in due fattori: rassp cjazjpne  e la ; la prima che accumula , la seconda   che trasmette. Per loro mezzo, Va priori dell’ indi-  viduo sarebbe ciò eh’ è a posteriori per la specie »  (p. 31 n.). Proprio quello che si. dimostrava assur-  do nel c&p. Ili della l. a edizione (IV della presente)!   Il libro, insomma, fu, diciamolo pure, guastato dal-  Tautore stesso. E non soltanto dal lato della dottrina.  Perchè, tormentato in questi primi capitoli fonda-  mentali, e qua e là, in tutti i punti più importanti,  nello sforzo di rammodernarsi e transigere, quasi,  con le più recenti dottrine, esso perdette lajr esch ez-  za del primo getto, la stringatezza e solidità della  primitiva costruzione, raniijaa, onde era stata origi-  nariamente concepito. Rabberciato alla meglio , si  arruffò, e divenne* aspro e difficile, di quella diffi-  coltà che non è allettativa dell’ingegno,- ma durezza  invincibile e disperante. Perchè ciò che è logica-,  mente ragionato , sebbene astruso , attrae e ferma   10 spirito, e lo costringe a pensare per assaporare   11 gusto forte che dà la vittoria sulle difficoltà; ma  ciò , che non fu organicamente pensato, stanca ed  opprime, ed allontana da sè.   Pure il manuale del Fiorentino, cosi guastato, s ; è    ■-*   K    X    V    continuato a ristampare ogni anno, e a studiar© n e }  licei del Mezzogiórno, pel buono che sempre conte-  neva , per la serietà onde appariva scritto. Oggi  che torna nelle sembianze primitive dovrebbe in-  contrare miglior fortuna. La Psicologia , com’è in  questa rinnovata edizione , è un' esposizione vera-  mente lucida, benché elementare, dei gradi princi-  pali dell’attività costruttiva dello spirito teoretico;  e, quando non avesse altro merito, questo solo do-  vrebbe bastare a farlo sostituire a quei compendi!  di psicologia empirica e descrittiva , che ora cor-  rono per le nostre scuole.   Giacché, come vedranno da sé i signori Colleghi,  la Psicologia del Fiorentini è ijutt’ altra cosa da,  queirempirica descrizione e classificazione dei fatti  di coscienza , che tiene ordinariamente il campo  dell’insegnamento liceale. Quella descrizione e 'Clas-  sificazione c'è pure ; ma in piccola proporzione e in  seconda linea, laddove la trattazione mira alla com-  prensione filosofica dell' attività dello spirito nella  sua progressiva produzione del mondo teoretico, del  mondo della scienza. Ora, che giovi più. richiamare  l’attenzione dei giovani su quest'attività, anzi che  sulla minuta e grossolanamente sistematica conoscen-  za dei fenomeni psichici, non credo che alcuno, a ben  rifletterci , vorrà mettere in dubbio. Siffatta cono-  scenza gioverà sempre ben poco, se pur mai gioverà:  e la sua utilità non potrà essere altra dall’ utilità  propria di ogni speciale contenuto mentale. Invece  è risaputo e convenuto,— é già s’è detto, — che fine  , della cultura del liceo non è d i ri empire, m a di for -  1 ma. re il e.er-vello. Come essenz ialmente formativa ed ‘  in sommo grado educatrice è appunto la coscienza, -t—.    t    quale può aversi a principio, e quale con l’aiuto di  questo libro può ottenersi, — della posizione dello spi-  rito umano nel mondo, doye non è spettatore, ma  attore e creatore — almeno del suo mondo. Questa  bqscienza è elemento necessario della cultura vera;   ed è gran ventura per la scuola media italiana pos-  sedere questo libro atto a promuoverla.   — Ma il Fiorentino non accenna questo. Ma il  Fiorentino non parla di, quest’altro, che pur si ri-  chiede dagli alunni della l. a classe liceale.   Non si richiede, veramente, nè questo, nè que-  st’altro. I programmi liceali, gli ultimi che si siano  prescritti dal Ministero, non parlano se non diElementi  di Psicologia, lasciando alla coscienza scientifica de-  gl’insegnanti d’intendere la Psicologia secondo i pro-  prii convincimenti . e di darli q uindi il conte nuto  corrispettivo. D’altra parteè: proprio possibile, dato  l’orario presente deH’insegnamento filosofico, fare  studiare come si conviene, in un solo anno, a gio-  vinetti appena giunti dal ginnasio, una trattazione di  Psicologia più estesa di questa del Fiorentino (che,  si badi, sorpassa nella presente edizione di 40 pa-  gine quella dell’edizione precedente) ?   Che, se dall’annunziata riforma della scuola media  il nostro insegnamento, — com’è giustamente nei voti  di parecchi insegnanti , — verrà concentrato, con  orario maggiore, negli ultimi due anni del liceo (ca-  ni’ era, quando questo libro fu scritto), allora 1’ e-  stensione delle due parti principali , in cui il libro  è diviso, risponderà puntualmente al programma dei  due anni.   Coteste due parti, per comodo delle scuole in cui  se ne volesse adottare una sola, s’è pensato di pub-    XII    blicarle questa volta in due volumetti separati. Nel  primo dei quali per motivi didattici ho creduto op.  portuno dividere la Psicologia dalla Logica. Vero  è che anche nella parte n si torna poi a trattare  di Psicologia. Ma è questione di parole, ove s'in-  tenda col Fiorentino per Psicologia quella parte  d ella Filo sofia de llo spirit o che studiaTe forme feno-  menologiche del sapere.   Per gli stessi motivi didattici ho spezzato nella  stampa il, discorso tutto seguito dall’autore, che,  scrivendo, non prendeva mai flato : e si vantava di  non esser uso a scrivere con le seste e rileggere  quello che avesse una; volta scritto. E ho diviso  ogni capitolo in tanti paragrafi oon speciali titoli,  quanti sono i singoli argomenti speciali che vi sono  toccati ; come, sempre per gli stessi motivi, ho messo  in corsivo termini tecnici, definizioni ed esempii.   Altre modificazioni non ho introdotte, salvo lievi  mutatnenti nei titoli dei capitoli, dove, non mi sem-  bravano esattamente corrispondenti al contenuto di  questi ; e qua e là ho corretto alcuni pochi errori  di fatto, incorsi nel libro per disavvertenza, e che  l’autore, avvertito, avrebbe corretti da sè. Della  forma non mi son permesso mutar altro che, in ra-  rissimi casi, alcuna espressione non abbastanza chia-  ra ; come ho tolto via, poiché si tratta di libro sco-  lastico, q ualche arcaismo , che potesse parere affet-  tato, e certe ripetizioni fastidiose di parole, a cui  l'autore, quasi per vezzo, non badava.   Note non ho voluto apporne se non di rado, e sem-  pre tra parentesi quadre, a chiarimento di espres-  sioni oscure. Ma ne ho voluto mettere sempre, bre-  vissime, ai nomi dei filosofi citati dal Fiorentino, per      1   — XIII —   indicarne la patria, l’epoca e le opere più celebri  o più notevoli. Potrà forse parere che ciò sia troppo  poco per alcuni, e troppo, e superfluo per altri. Ma  la pratica della scuola e degli esami mi ha indotto  a fare come ho fatto. Note lunghe non sarebbero  state lette, o avrebbero distratto; oltre che sareb-  bero entrate in particolari storici fuor di luogo.  Questi brevissimi cenni potranno bastare a non far  parere un Cameade ogni filosofo che Fautore ri-  corda, e a rendere forse impossibili casi simili a  quello che m'accadde nell’esame di un candidato  esterno di licenza liceale-; che mi dava Kant per con-  temporaneo di Aristotile. E siamo giusti: vedendo  sempre appaiati Aristotile e Kant, come fare a so-  spettare che l'uno era morto da venti secoli quando  nacque l’altro ?   Avvertirò infine che, riproducendo l’edizione del  1877 , ho creduto tuttavia di riferire dalla edi-  zione posteriore il capitolo sulle Sensazioni in parti-  colare, che nella prima mancava ; perchè contiene  notizie elementari, che è bene non sieno ignorate.  E avvertirò pure che, eccetto differenze di poco  conto, notate ai loro luoghi, nella Logica e nell’E-  tica, le due edizioni coincidono. Solo fu tolto nella  seconda un capitolo sul Piacere e il dolore (2° della  parte II), che da me, s’intende, è riprodotto. 

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