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Monday, August 31, 2020

Grice e Dalmasso

Gianfranco Dalmasso Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Abbozzo Questa voce sull'argomento filosofi italiani è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Gianfranco Dalmasso (Milano, 1943) è un filosofo italiano. Professore ordinario di Filosofia Teoretica presso l'Università degli Studi di Bergamo e presidente onorario della Società Italiana di Filosofia Teoretica.  Laureatosi all'Università Cattolica di Milano, ha svolto i suoi studi di perfezionamento a Parigi, all'École Normale Supérieure e all'École des hautes études en sciences sociales. Allievo di Jacques Derrida, ha introdotto il pensiero di questo autore in Italia con le traduzioni di La voix et le phénomène (Jaca Book 1968; ult. rist. 2010) e di De la grammatologie (Jaca Book 1969, ult. rist. 2012).  Dai problemi del soggetto del discorso e della genesi del significato nel dibattito sul nichilismo i suoi interessi si sono rivolti alla questione della struttura della razionalità in rapporto all'etica nel pensiero greco ed agostiniano e, più recentemente, nel pensiero di Hegel.  Ha insegnato nelle Università della Calabria e Università degli Studi di Roma "Tor Vergata". È membro del Collegio docenti del Dottorato di ricerca in Filosofia della Scuola Normale Superiore di Pisa e del Dottorato di ricerca in Studi Umanistici Interculturali presso l'Università degli Studi di Bergamo. È autore di vari saggi e membro del Comitato scientifico di Phasis. European Journal of Philosophy, Oltrecorrente, di Magazzino di Filosofia e della Rivista Internazionale di teologia e cultura Communio.  Opere Hegel, probabilmente. Il movimento del vero, Milano: Jaca Book, 2015 Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Gianfranco Dalmasso Collegamenti esterni Gianfranco Dalmasso su Università degli Studi di Bergamo, su unibg.it. URL consultato il 13 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016). Gianfranco Dalmasso – Hegel e l'Aufhebung del segno, su mondodomani.org. Recensione di Chi dice io. Razionalità e nichilismo, Jaca Book, Milano 2005 [collegamento interrotto], su prologos.it. Intervista a Gianfranco Dalmasso su Chi dice io. Razionalità e nichilismo, su inschibboleth.org. Controllo di autorità VIAF (EN) 89637100 · ISNI (EN) 0000 0000 7821 3429 · LCCN (EN) n82161389 · WorldCat Identities (EN) lccn-n82161389 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloNati nel 1943Nati a Milano[altre]

Grice e Dandolo

Tullio Dandolo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Tullio Dandolo (Varese, 2 settembre 1801 – Urbino, 16 aprile 1870) è stato uno scrittore, storico, filosofo e patriota italiano aderente al movimento del neoguelfismo.   Indice 1 Biografia 2 Attività letteraria 3 Opere 4 Note 5 Altri progetti 6 Collegamenti esterni Biografia Dandolo nacque a Varese il 2 settembre 1801 da Mariana Grossi e dallo scienziato e patriota Vincenzo Dandolo (1758-1819). Questi, nel 1797, era esponente della Municipalità provvisoria di Venezia, ma dopo il trattato di Campoformio, con il quale si sancì la fine della Repubblica, dovette esulare in Francia. Venne in seguito nominato da Napoleone senatore del Regno italico e conte. Dal 1806 al 1809 fu anche governatore civile della Dalmazia. Il piccolo Tullio passò quindi un'infanzia assai agitata; fu cresciuto da una "cameriera disattenta"[1] e poi sballottato per vari collegi. A 19 anni si laureò all'Università degli Studi di Pavia in Diritto civile e canonico (utroque iure).  Dopo la morte del padre nel 1819, passò alcuni anni (dal 1821 al '23) girando per l'Europa e conducendo una vita mondana. In questo periodo venne a contatto con illustri personalità culturali politiche dell'epoca. Venne sospettato dal governo austriaco di aver partecipato alle congiure degli anni precedenti, e per questo fatto rientrare in modo coatto in Italia (senza tuttavia essere perseguitato). In Italia, dopo essersi dedicato ampiamente a studi letterari e storici, sposò Giulietta, sorella di Gaetano Bargnani; uno dei futuri cospiratori mazziniani. Dalla moglie ebbe due figli, Enrico ed Emilio. Nel 1835 rimase vedovo e affidò ad un amico di famiglia i figli, pur intervenendo continuamente nella loro formazione.  Nel 1844 si sposò in seconde nozze con la contessa Ermellina Maselli, da cui ebbe altri due figli, Maria (1848-1871) e Enrico II (1850-1904). I primi due, Enrico ed Emilio presero parte alle Cinque giornate e ad altre operazioni belliche e lo stesso Tullio fu nel '48 uno dei principali autori della rivoluzione[2] e capo della rivolta varesina di marzo (scoppiata in concomitanza con quella di Milano), ma nel '49 a Roma, durante la difesa della repubblica di Mazzini, Enrico morì ed Emilio rimase gravemente ferito. Questo evento toccò molto Tullio che tuttavia, pur dovendosi prendere cure molto onerose del superstite, avrebbe continuato comunque i suoi studi letterari. Sui due figli (di cui il secondo morì poco più tardi), raccolse un gran numero di documenti, memorie e storie per poi pubblicarle nel libro Lo spirito della imitazione di Gesù Cristo esposto e raccomandato da un padre ai suoi figli adolescenti (corrisp. di lettere famigliari). Ricordi biografici dell'adolescenza d'Enrico e d'Emilio Dandolo, Milano 1862.  Morì ad Urbino il 16 aprile 1870.  Attività letteraria Dandolo venne sempre ignorato dai letterati, all'epoca come oggi, tanto da non apparire nel Dizionario del Risorgimento[3] di Michele Rosi e neanche nella dura critica di Benedetto Croce agli "sviati della scuola cattolico liberale" ossia i neoguelfi di cui faceva parte. Un letterato che fece delle critiche alla sua attività fu Niccolò Tommaseo, ma risultò essere piuttosto duro ed aspro, tanto da scrivere: "Tullio ... fin da giovane scarabocchiò librettucci compilati o piuttosto arruffati: né di quelli che scrisse dal venticinque al cinquantacinque sapresti quale sia il più decrepito e il più puerile. Ma fece due opere buone, un figliolo che morì valentemente in Roma assediata da Galli vendicatori delle oche; e un altro che scrisse la storia, e direi quasi la vita della Legione Lombarda capitanata da Luciano Manara, libro di senno virile e d'affetto pio...".[4]  I suoi scritti trattano gli argomenti più vari: dalla pedagogia all'autobiografia, da quelli di carattere storico a quelli religiosi. Molti di essi sono schizzi letterari e filosofici o riguardano descrizioni di viaggi, città e munomenti. Inoltre, scrisse molto intorno alla storia antica, alla nascita del Cristianesimo, al Medioevo e al Rinascimento, pubblicando anche molti discorsi e documenti inediti. Più che ad un contributo critico, mirava a dare un'informazione non faziosa per una migliore conoscenza del passato. Questi suoi scritti storici sono molto diversi fra di loro: in alcuni predilige uno stile aulico, mentre in altri un tono popolare e facile; trattando ora gli argomenti con approssimazione ed ora dando al racconto la coinvolgenza di un romanzo.  Opere Tra le molte opere si segnalano:  Lettere su Roma e Napoli, Milano 1826; Lettere su Firenze, ibid. 1827 e Torino 1830; Saggio di lettere sulla Svizzera. Il Cantone de' Grigioni, Milano 1829; Prospetto della Svizzera, ossia ragionamenti da servire d'introduzione alle lettere sulla Svizzera, ibid. 1832, voll. 2; La Svizzera considerata nelle sue vaghezze pittoresche, nella storia, nelle leggi e ne' costumi. Lettere, ibid. 1829-1834, voll. 10; Lettere su Venezia, 2 edizioni, ibid. 1834; Studii sul secolo di Pericle, ibid. 1836, voll. 2; Schizzi di costumi, ibid. 1836; Studii sul secolo d'Augusto, ibid. 1837; Semplicità o rapidi cenni sulla letteratura e sulle arti, in Album storico poetico morale, compilato per cura di V. de Castro, Padova 1837, I, pp. 1–15; Reminiscenze e fantasie. Schizzi letterari, Peregrinazioni. Schizzi artistici e filosofici, Torino 1841, voll. 3; Roma e l'Impero sino a Marco Aurelio. Studi, Milano 1842-1843, voll. 6; Firenze sino alla caduta della Repubblica, ibid. 1843; Il Medio Evo elvetico (secc. XIV e XV). Racconti e leggende, ibid. 1844; La Svizzera pittoresca, o corse per le Alpi e pel Jura a commentario del Medio Evo elvetico, ibid. 1846; I secoli dei due sommi italiani Dante e Colombo, ibid. 1852; Il Settentrione dell'Europa e dell'America nel secolo passato sin 1789, ibid. 1853, voll. 2; L'Italia nel secolo passato sin 1789, ibid. 1853; Il Cristianesimo nascente, ibid. 1854; La Signora di Monza. Le streghe del Tirolo. Processi famosi del secolo decimosettimo per la prima volta cavati dalle filze originali, ibid. 1855 (rist. anast., Milano 1967); Il pensiero pagano ai giorni dell'Impero. Studii, ibid. 1855, voll. 2; Il pensiero cristiano ai giorni dell'Impero. Studii, ibid. 1855; Il pensiero pagano e cristiano ai giorni dell'Impero. Studii, ibid. 1855, vol. 3; Monachesimo e leggende. Saggi storici, ibid. 1856, voll. 2; Roma e i papi. Studi storici, filosofici, letterari ed artistici, ibid. 1857, voll. 5; Il secolo di Leone Decimo. Studii, ibid. 1861, voll. 4; Lo spirito della imitazione di Gesù Cristo esposto e raccomandato da un padre ai suoi figli adolescenti (corrisp. di lettere famigliari). Ricordi biografici dell'adolescenza d'Enrico e d'Emilio Dandolo, Milano 1862; La Francia nel secolo passato, ibid. 1862, voll. 2; Corse estive nel Golfo della Spezia, ibid. 1863; Il secolo decimosettimo, ibid. 1864, voll. 4; Ragionamenti preliminari ed indici ragionati degli studi del conte Tullio Dandolo su Roma pagana e Roma cristiana pubblicati ad annunzio e prospetto dell'opera, Assisi 1865 (estr. da Stella dell'Umbria, s. d.); Ricordi di Tullio Dandolo, secondo periodo. 1521-23. Lettera a D. Sensi. Indice della materia, Assisi 1867; Ricordi, primo e secondo periodo. 1801-23, ibid. 1868, voll. 2; Ricordi inediti di G. Morone gran cancelliere dell'ultimo duca di Milano..., 1520-30, a cura del D., Milano 1855 (2 ed., ibid. 1859); Alcuni brani delle storie patrie di Giuseppe Ripamonti per la prima volta tradotti dall'originale latino dal conte T. Dandolo, ibid. 1856; Il potere politico cristiano. Discorsi pronunciati dal Ventura di Raulica P. R. P., a cura del Dandolo, Milano 1858; Vicende memorabili dal 1659 al 1501 narrate da Alessandro Verri precedute da una vita del medesimo di G. A. Maggi, a cura del D., ibid. 1858; [A. F.] Roselly de Lorgues. Note ^ Ricordi, primo e secondo periodo, 1801/1823 , 2 voll., Assisi 1868 ^ La Fama, 3 apr. 1848 ^ Il Dizionario Rosi Archiviato il 23 agosto 2013 in Internet Archive., di Roberto Guerri, direttore delle Civiche raccolte storiche di Milano. ^ Colloqui col Manzoni, a cura di T. Lodi, Firenze 1929 Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Tullio Dandolo Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Tullio Dandolo Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tullio Dandolo Collegamenti esterni Tullio Dandolo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Tullio Dandolo, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata (IT, DE, FR) Tullio Dandolo, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Modifica su Wikidata Tullio Dandolo, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Tullio Dandolo, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Tullio Dandolo / Tullio Dandolo (altra versione), su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Controllo di autorità VIAF (EN) 64345901 · ISNI (EN) 0000 0000 8144 1924 · LCCN (EN) n86095722 · GND (DE) 104382006X · BNF (FR) cb12494285q (data) · NLA (EN) 49449061 · BAV (EN) 495/143964 · CERL cnp01439276 · WorldCat Identities (EN) lccn-n86095722 Biografie Portale Biografie Letteratura Portale Letteratura Storia Portale Storia Categorie: Scrittori italiani del XIX secoloStorici italiani del XIX secoloFilosofi italiani del XIX secoloNati nel 1801Morti nel 1870Nati il 2 settembreMorti il 16 aprileNati a VareseMorti a UrbinoStudenti dell'Università degli Studi di Pavia[altre]

Grice e Daniele

Francesco Daniele Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Francesco Daniele (San Clemente, 11 aprile 1740[1] – San Clemente, 14 novembre 1812[2]) è stato un filosofo, scrittore e letterato italiano.   Indice 1 Biografia 2 Opere 3 Note 4 Bibliografia 5 Altri progetti 6 Collegamenti esterni Biografia Era figlio di Domenico Daniele e Vittoria De Angelis. Studiò filosofia, oratoria, giurisprudenza a Napoli, dove frequentò gli intellettuali della città. Entrò in amicizia con vari studiosi tra cui Antonio Genovesi, Giuseppe Cirillo, Matteo Egizio. Nel 1762 curò un'edizione delle opere di Antonio Telesio (1482-1534), zio di Bernardino, lavoro che gli procurò l'interesse di intellettuali di giornali letterari dell'epoca. L'anno successivo curò la pubblicazione di alcuni lavori di Marco Mondo, che era stato il suo primo maestro[2].  Per un breve periodo esercitò la professione d'avvocato, ma dovette presto rientrare a San Clemente per curare le proprietà della famiglia. A San Clemente si dedicò agli studi della classicità acquisendo documentazioni e creando una collezione di oggetti antichi legati al territorio di San Clemente. Nel 1773 pubblicò, sotto il nome di Crescenzo Espersi, una critica ad alcuni studi sulle storia di Caserta: Crescenzo Espersi Sacerdote Casertano al Signor Gennaro Ignazio Simeoni, un ufficiale di artiglieria napoletano[2][3].  Il marchese Domenico Caracciolo lo fece richiamare a Napoli dove entrò nella segreteria di Stato. Riordinò la raccolta delle leggi e dei diplomi dell'imperatore Federico II. In seguito a questo lavoro fu nominato "regio istoriografo", carica che era stata di Vico e di Assemani. Alla carica era associato un sussidio economico. Nel periodo pubblicò Le Forche Caudine illustrate (Napoli 1778), lavoro che gli permise di entrare all'Accademia della Crusca[2].  Dal 1779 ricoprì nella Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere, creata nel 1778 da Ferdinando IV, la carica di censore per le memorie delle classi terza e quarta. Nel 1780 ricevette l'incarico di sistemare la biblioteca della Collezione Farnese, in seguito confluita nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Nel 1787 divenne uno dei 15 soci dell'Accademia Ercolanese, dove doveva di curare la pubblicazione degli studi su Ercolano e Pompei, ma i fatti del 1799 interruppero la sua attività. Suo malgrado anzi fu coinvolto, a causa della sua vicinanza con gli intellettuali vicini alla repubblica, nei fatti che successero dopo la caduta della Repubblica partenopea. Perse tutti gli incarichi e di conseguenza tornò agli amati studi. Nel 1802 pubblicò un saggio di numismatica, Monete antiche di Capua, con la descrizione delle monete capuane di cui sei inedite[2].  Nel 1806, sotto Giuseppe Bonaparte, riottenne le sue cariche e l'anno dopo divenne segretario perpetuo della nuova Accademia di storia e di antichità e fu nominato direttore della Stamperia Reale. Fu anche socio dell'accademia Cosentina, della Plautina di Napoli, e dell'Accademia Etrusca di Cortona. Fu membro straniero della Royal Society e, dal 19 maggio 1788, membro onorario dell'Accademia delle Scienze di San Pietroburgo[2].  Opere Antonii Thylesii Consentini Opera, Neapoli,1762 Crescenzo Esperti Sacerdote Casertano al Signor Gennaro Ignazio Simeoni, Napoli, 1773[4] Le Forche Caudine illustrate, Caserta, 1778 I Regali Sepolcri del duomo di Palermo riconosciuti et illustrati, Napoli, 1802 Monete antiche di Capua, Napoli, 1802 Cronologia della famiglia Caracciolo di Francesco de Pietri, Napoli, 1805 (curatela) Note ^ San Clemente è una frazione di Caserta  DBI. ^ Il libro su Google Books ^ Si tratta di due lettere pubblicate con il falso nome di Crescenzo Esperti. Bibliografia Francesco Daniele, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Даниэле, Франческо, in Dizionario Enciclopedico Brockhaus ed Efron: in 86 volumi (82 volumi e 4 supplementi), San Pietroburgo, 1890–1907. G. Tescione, Francesco Daniele epigrafista e l’epigrafe probabilmente sua per la Reggia di Caserta, «Archivio Storico di Terra di Lavoro», a. VII (1980-81), pp. 25-88. G. Guadagno, La collezione epigrafica del Daniele a Caserta, «Epigraphica», n. 46 (1984), pp. 185-194. V. Trombetta, Una pagina di storia dell’Anfiteatro Campano, «Capys», vol. XIX (1986), pp. 81-96. A. Tirelli, Francesco Daniele: un itinerario emblematico, in classica a Napoli nell’Ottocento, premessa di M. Gigante, vol. II, Napoli 1987, pp. 3-51. G. Daniele – P. Di Lorenzo, La famiglia Daniele e i suoi due palazzi in San Clemente di Caserta: note genealogiche ed araldiche, descrizione degli edifici superstiti e ipotesi e proposte per la loro corretta attribuzione, «Rivista di Terra di Lavoro», a. II, n. 3, ottobre 2007. A. Tirelli, Francesco Daniele e lo studio del mondo antico, in L’idea dell’antico nel Decennio francese, in Atti del III seminario di studi “Decennio francese (1806-, Napoli, Santa Maria Capua Vetere, 10-11-12 ottobre cura di R. Cioffi e A. Grimaldi, Napoli 2010, pp. 61-76. L. Russo, Ruolo di Francesco Daniele nel decennio francese attraverso alcune lettere a personaggi capuani, «Rivista di Terra di Lavoro», a. IX, n. 1, aprile 2015. L. Russo, Lettere di Francesco Daniele al principe di Torremuzza, «Rivista di Terra di Lavoro», a. X, n. 1, aprile 2016. L. Russo, Lettera di Francesco Daniele a Giovanni Paolo Schultesius (1809), «Rivista Terra di Lavoro», a. XII, n. 1, aprile 2017. L. Russo, Lettere di Francesco Daniele al dottor Giovanni Bianchi di Rimini, «Rivista Terra di Lavoro», a. XIII, n. 1, aprile 2018. Francesco Daniele un erudito versatile ed illuminato Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Francesco Daniele Collegamenti esterni Opere di Francesco Daniele, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Francesco Daniele, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Controllo di autorità VIAF (EN) 44288994 · ISNI (EN) 0000 0001 0780 4114 · SBN IT\ICCU\PALV\018460 · LCCN (EN) no2002068885 · GND (DE) 116023104 · BNF (FR) cb10466679g (data) · BAV (EN) 495/99916 · CERL cnp01075157 · WorldCat Identities (EN) lccn-no2002068885 Categorie: Filosofi italiani del XVIII secoloFilosofi italiani del XIX secoloScrittori italiani del XVIII secoloScrittori italiani del XIX secoloLetterati italianiNati nel 1740Morti nel 1812Nati l'11 aprileMorti il 14 novembreNati a CasertaMorti a CasertaAccademici della CruscaMembri della Royal SocietyMembri dell'Accademia EtruscaAccademia cosentina[altre]

Grice e Dati

Agostino Dati Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Abbozzo storici italiani Questa voce sugli argomenti storici italiani e retori è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia.  Prima pagina delle Elegantiae minores stampate a Basilea nel 1488 da Johann Amerbach. Biblioteca Nacional de España Agostino Dati, noto anche come Augustinus Datus o Dathus, (Siena, 1420[1] – 6 aprile 1478) è stato un oratore, storico e filosofo italiano. Agostino Dati è noto per il suo manuale di grammatica Elegantiolae. Nel 1489 Erasmo lodò Dati come uno dei maestri italiani di eloquenza[2].   Indice 1 Biografia 2 Lee Elegantiolae 3 Note 4 Bibliografia 5 Altri progetti 6 Collegamenti esterni Biografia Nato da una agiata famiglia senese, Agostino Dati passò la maggior parte della sua vita a Siena. Studiò con l'umanista Francesco Filelfo. Dopo aver insegnato per qualche tempo a Urbino, tornò in patria nel 1444 e insegnò retorica e teologia. Nel 1457 fu nominato segretario di Siena. Morì di peste nel 1478. Molte sue opere sono state pubblicate dal figlio Niccolò[2].  Lee Elegantiolae L'Isagogicus libellus pro conficiendis epistolis et orationibus fu stampato per la prima volta a Ferrara da Andrea Belfortis in 1471[2]. Il testo, le Elegantiolae, ristampato oltre 100 volte con cari titoli tra il 1470 e il 1501, era considerato "il manuale par excellence nella seconda metà del quindicesimo secolo"[3]. Servì da base per i Rudimenta grammatices di Niccolò Perotti  Note ^ Il battesimo è del 18 febbraio 1420DBI  Egmont Lee. ^ Van Der Laan. Bibliografia Paolo Viti, Agostino Dati, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1987. Modifica su Wikidata Agostino Dati, “Plumbinensis Historia”, cura di Marina Riccucci, Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2010 (Società internazionale per lo studio del Medioevo latino) Egmont Lee, Agostino Dati of Siena, in Peter Gerard Bietenholz; Thomas Brian Deutscher (a cura di), Contemporaries of Erasmus: A Biographical Register of the Renaissance and Reformation, Volumes 1-3, A-Z, University of Toronto Press, 2003, p. 378, ISBN 978-0-8020-8577-1. URL consultato il 9 maggio 2013. A. H. Van Der Laan, Antonius Liber Susatensis - Familiarum Epistolarum Compendium, in Humanistica Lovaniensia, vol. 44, Leuven University Press, 1995, p. 146, ISBN 978-90-6186-680-0. URL consultato il 10 maggio 2013. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Agostino Dati Collegamenti esterni Opere di Agostino Dati / Agostino Dati (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Agostino Dati, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Controllo di autorità VIAF (EN) 51842162 · ISNI (EN) 0000 0001 2149 612X · SBN IT\ICCU\RMLV\021199 · LCCN (EN) nr93002988 · GND (DE) 100849660 · BNF (FR) cb13484685r (data) · NLA (EN) 35348006 · BAV (EN) 495/10837 · CERL cnp01233700 · WorldCat Identities (EN) lccn-nr93002988 Biografie Portale Biografie Letteratura Portale Letteratura Categorie: Retori italianiStorici italiani del XV secoloFilosofi italiani del XV secoloNati nel 1420Morti nel 1478Morti il 6 aprileNati a Siena[altre]

Grice e Delfico

Melchiorre Delfico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search «Il cavaliere Melchiorre Delfico [è] giustamente ritenuto il Nestore della letteratura napoletana … Questo illustre autore di molte opere di storia e di una varietà di soggetti interessanti, unisce ad una vasta istruzione una accuratissima e profondissima conoscenza di ogni aspetto che interessa la sua terra; e possiede, ad un'età così avanzata, l'ancor più raro merito di saper comunicare le preziose esperienze acquisite con una amenità di maniere, una facilità e semplicità di espressione che le rendono più apprezzate a quelli che le ricevono»  (Keppel Richard Craven, Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples, 2 volumi, Londra, 1837.)  Ritratto di Melchiorre Delfico Melchiorre Delfico (Montorio al Vomano, 1º agosto 1744 – Teramo, 22 giugno 1835) è stato un filosofo, economista, numismatico e politico italiano.   Indice 1 Biografia 1.1 Gli anni della formazione 1.2 Il rientro a Teramo 1.3 L'impegno politico 2 Pensiero 3 Intitolazioni 4 Massoneria 5 Opere principali 6 Opere inedite, archivio e carteggi 7 Note 8 Bibliografia 9 Voci correlate 10 Altri progetti 11 Collegamenti esterni Biografia Nacque nel castello feudale di Leognano, in provincia di Teramo,[1] da Berardo Delfico (1705-1774) e da Margherita Civico. Le origini della sua famiglia risalivano almeno al secolo XVI quando Pir (o Pyr) Giovanni di Ser Marco, generalmente riconosciuto come il capostipite della famiglia, cambiò il proprio cognome in Delfico e adottò il motto eat in posteros Delphica Laurus; secondo alcuni, e tra questi Luigi Savorini, il cognome originario era “de Civitella”. All'interno della sua famiglia va individuato come Melchiorre III, per distinguerlo da Melchiorre I (m. 1689) e Melchiorre II (1694-1738), che fu vescovo di Muro Lucano, in Basilicata.  Gli anni della formazione  Il giurista e filosofo Gaetano Filangeri Rimasto ben presto orfano di madre,[1] fu dapprima affidato ad ecclesiastici ed in seguito inviato a Napoli, assieme ai fratelli Gianfilippo e Giamberardino, per il completamento degli studi. Nella capitale del regno ebbe maestri insigni quali Antonio Genovesi per le materie filosofiche per l'economia, Gennaro Rossi per le materie letterarie, Pietro Ferrigno per il diritto e Alessio Simmaco Mazzocchi per l'archeologia.  Nella città partenopea si laureò in utroque iure sotto la direzione di Gaetano Filangieri e redasse subito diverse memorie per il governo. Aveva già indossato l'abito ecclesiastico, ma se ne spogliò subito per motivi di salute.  Nella prima parte della vita si dedicò in particolare allo studio della giurisprudenza e dell'economia politica, scrivendo numerosi trattati che esercitarono un grande influsso nel miglioramento e l'abolizione di molti abusi.  Il rientro a Teramo Con il ritorno in patria di Melchiorre Delfico e dei suoi fratelli Gianfilippo e Gianberardino ha inizio un periodo fondamentale per la storia della città e dell'intero regno di Napoli. Intorno a loro si riunisce un importante gruppo di intellettuali che crea le premesse per un profondo rinnovamento sociale, politico ed economico del territorio in cui agiscono. Tra questi troviamo scienziati, letterati, agronomi, imprenditori: Michelangelo Cicconi, Vincenzo Comi, Fulgenzio Lattanzi, Gianfrancesco Nardi sr, Berardo Quartapelle, Alessio Tulli, Antonio Nolli come pure Orazio Delfico, il figlio di Giamberardino, che fu allievo di Volta e Spallanzani, e l'altro nipote, Eugenio Michitelli, che fu architetto noto in tutto l'Abruzzo.  Parallelamente agli inizi degli anni '80 del 1700 si appassionò al collezionismo, in particolare di libri antichi e monete di epoca romana e preromana.[2]  L'impegno politico  Giuseppe Bonaparte, re di Napoli dal 1806 al 1808 Nel 1799 fu nominato presidente del Consiglio Supremo di Pescara e poco dopo membro del governo provvisorio della Repubblica Partenopea.  Caduta la Repubblica Partenopea andò in esilio per sette anni nella Repubblica di San Marino che nel 1802 gli riconobbe la cittadinanza. Melchiorre Delfico scrisse il libro Memorie storiche della Repubblica di San Marino, prima storia organica dell'antica repubblica. Nel 1935 la Repubblica del Titano ha emesso una serie di 12 francobolli e nel 2006 ha coniato una moneta d'argento dal valore nominale di 5 euro per commemorare il filosofo abruzzese e ricordarne la permanenza sul proprio territorio.  Sotto Giuseppe Bonaparte, nominato re di Napoli, Delfico entrò a far parte del Consiglio di Stato, nel 1806, ricoprendo varie cariche ministeriali.  Restaurato il governo borbonico nel 1815 Delfico fu nominato presidente della commissione degli archivi e successivamente Presidente della Reale Accademia delle Scienze.  Nel 1820 venne eletto deputato al Parlamento napoletano e fu chiamato alla presidenza della Giunta provvisoria di governo. Ebbe in questo periodo l'incarico di tradurre il testo della Costituzione spagnola del 1812. Dal 1823 si stabilì definitivamente a Teramo, dove morì nel 1835. La famiglia di Melchiorre Delfico si estingue con Marina, sua pronipote, sposata al conte Gregorio De Filippis di Longano, napoletano, imparentato con i Filangeri di Candida dando origine all'attuale famiglia dei conti De Filippis marchesi Delfico (vedi la voce De Filippis Delfico).  Pensiero  John Locke, filosofo e fisico britannico Il pensiero dello studioso teramano si forgiò nel fermento culturale del Secolo dei Lumi e del diritto naturale, le cui idee giusnaturalistiche furono compiutamente esposte da un lato nell'opera di John Locke, dall'altro in quella di Jean-Jacques Rousseau, nelle quali i principi del diritto naturale erano rappresentati dalle idee di libertà e di eguaglianza di tutti gli uomini. I fermenti culturali del periodo assunsero una valenza rivoluzionaria e contribuirono all'abbattimento di una struttura sociale logora ed invecchiata, che si reggeva ancora ai capricci bizantini dell'autorità invadente.  Proprio tali tesi giusnaturalistiche furono gli strumenti a cui si richiamò l'opera del Delfico, permeata dall'anticurialismo, dalla compressione della feudalità, dall'antifiscalismo e soprattutto dall'abbattimento del monopolio forense, ritenuto il baluardo principale del regime. Ciò che caratterizza la visione politica del Dèlfico è una nuova concezione dello Stato, non più ispirato al predominio politico e svincolato dalle regole della morale corrente.  Come politico e come giurista, il Dèlfico fu eminentemente pratico, così da poter essere ricordato come uno dei più illuminati riformatori del suo tempo.  Intitolazioni Al nome di Melchiorre Delfico sono intitolati a Teramo il Convitto nazionale, il Liceo Classico e la Biblioteca provinciale che dal 3 aprile del 2004 ha la propria sede nel settecentesco palazzo Delfico.  Numerosi i comuni che hanno intitolato strade all'illuminista abruzzese; oltre a Teramo, sua patria, e alla frazione di San Nicolò (nello stesso comune teramano), si segnalano Sant'Egidio alla Vibrata, Penna Sant'Andrea e Roseto degli Abruzzi in provincia di Teramo; Montesilvano, Pescara e Milano.  Massoneria  Squadra e compasso, simboli della Massoneria È noto che esistono Logge massoniche intestate a Melchiorre Delfico, ma ci si chiedeva se lui stesso fosse stato massone.  Questo interrogativo è stato posto da parecchi storici ma non esisteva una risposta documentale. Esistono invece molte prove indiziarie relative alla sua appartenenza alla Massoneria, per le quali rimandiamo all'appendice del volume di Franco Eugeni, Carlo Forti (1766-1845), allievo di N. Fergola, ingegnere sul campo, citato in bibliografia. I principali indizi si possono così riassumere:  I maestri ed amici napoletani del Delfico come Antonio Genovesi, Mario Pagano, Gaetano Filangeri, furono tutti noti massoni;  In un diario del curato Crocetti di Mosciano appaiono notizie di una Loggia massonica esistente a Teramo dal 1775; Il Delfico, assieme all'abate Berardo Quartapelle, subisce, alla fine del settecento, due processi per miscredenza; Delfico promuove un movimento culturale detto '’La Rinascenza'’ di chiaro stampo illuminista; Nella rinascenza militano tutti i cervelli illuministi del tempo: i Tulli, i Quartapelle, Vincenzo Comi, Francesco Pradowski ed altri; La poesia di Pradowski sembra proprio la descrizione di una Loggia; Manda il nipote Orazio Delfico, futuro Gran Maestro della Carboneria teramana, a studiare a Pavia da Lazzaro Spallanzani, Alessandro Volta e Lorenzo Mascheroni, tre noti massoni del tempo.  Nel 2006, lo storico Nico Perrone, pubblicando un libro basato sulla corrispondenza del massone danese Friederich Münter con noti massoni napoletani lo dà come sicuramente massone, anche se "il suo nome non s'incontra nelle logge razionaliste"[3].  Opere principali Saggio filosofico sul matrimonio, s.n.tip. ma Teramo, Consorti e Felcini, (1774), (non firmato), ora in Opere complete, III, pp. 83–146; Memoria sul Tribunal della Grascia e sulle leggi economiche nelle provincie confinanti del regno, Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli, (1785), ora in Opere complete, III, pp. 265–326; Riflessioni su la vendita de' Feudi, Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli, (1790), ora in Opere complete, III, pp. 401–434; Ricerche sul vero carattere della giurisprudenza Romana e de' suoi cultori, Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli, (1791), e successive edizioni, Firenze, 1796, Napoli, 1815, ora in Opere complete, III, pp. 91–238; Pensieri sulla Istoria e su l'incertezza ed inutilità della medesima, Forlì, dai torchi dipartimentali Roveri, (1806), e successive edizioni 1808, 1809, 1814, ora in Opere complete, II, pp. 7–180; Nuove ricerche sul bello, Napoli, presso Agnello Nobile, 1818, ora in Opere complete, II, pp. 183–296; Della antica numismatica della città di Atri nel Piceno con un discorso preliminare su le origini italiche, Teramo, Angeletti, 1824; nuova edizione 1826 e ristampa anastatica Teramo, Edigrafital, 1996; Opere complete, nuova edizione curata da Giacinto Pannella e Luigi Savorini, 4 voll., Teramo, Giovanni Fabbri editore, 1901-1904; leggi il sommario dei quattro volumi;[4] Carlo Forti (1766-1845), allievo di N. Fergola, ingegnere sul campo a cura di Franco Eugeni. Opere inedite, archivio e carteggi Le carte del filosofo e quanto resta dell'archivio di famiglia sono frazionate in numerose collezioni pubbliche e private. Le raccolte più cospicue sono conservate a Teramo presso il locale Archivio di Stato e presso la Biblioteca provinciale Melchiorre Dèlfico di Teramo. Numerose carte sono conservate anche presso la Biblioteca e l'Archivio governativi della Repubblica di San Marino.  Note  Melchiorre Delfico, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata ^ Il Palazzo Dèlfico, Edigrafital, p. 111. ^ Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo, Sellerio, 2006, p. 202-209. ^ Sommario delle Opere complete di Melchiorre Delfico, su www.defilippis-delfico.it. URL consultato il 23 maggio 2018. Bibliografia Giacinto Cantalamessa Carboni, Sulla vita e sugli scritti del commendatore Malchiorre de' Marchesi Delfico, in Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti, vol. 65, 1835, pp. 156-187. Raffaele Liberatore, Melchiorre Delfico. Necrologia, in Annali civili del Regno delle Due Sicilie, vol. 7, 1835, pp. 121-135. Ristampato come Delfico (Melchiorre), in: De Tipaldo (ed.), Biografia degli Italiani illustri, Venezia, 1835, vol .2. Ferdinando Mozzetti, Degli studii, delle opere e delle virtù di Melchiorre Delfico, Teramo, Angeletti, 1835. Gregorio De Filippis-Delfico, Della vita e delle opere di Melchiorre Delfico. Libri due, Teramo, Angeletti, 1836. Raffaele Aurini, Delfico Melchiorre, in: Dizionario bibliografico della gente d'Abruzzo, vol. III, Teramo, Ars et Labor, 1958; ora in Nuova edizione, Colledara (Teramo), Andromeda editrice, 2002, vol. 2. Vincenzo Clemente, Rinascenza teramana e riformismo napoletano, 1777-1798, l'attività di Melchiorre Delfico presso il Consiglio delle finanze, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1981. Vincenzo Clemente, Delfico, Melchiorre, in: Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1988, vol. 36, pp. 527–540. Donatella Striglioni ne' Tori, L'inventario del Fondo Delfico. Archivio di Stato di Teramo, Teramo, Centro abruzzese di ricerche storiche, 1994. Gabriele Carletti, Melchiorre Delfico. Riforme politiche e riflessione teorica di un moderato meridionale, Pisa, Edizioni ETS, 1996. Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione, Palermo, Sellerio, 2006 ISBN 88-389-2141-5 Voci correlate Biblioteca provinciale Melchiorre Dèlfico Delfico Orazio Delfico De Filippis Delfico Gregorio De Filippis Delfico Melchiorre De Filippis Delfico Troiano De Filippis Delfico Carlo Forti Friederich Münter Francesco Saverio Petroni Giuseppe de Thomasis Antonio Nolli Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Melchiorre Delfico Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Melchiorre Delfico Collegamenti esterni Notizie e ritratti sono reperibili anche sul sito internet della famiglia, curato da Massimo De Filippis Delfico, all'indirizzo www.defilippis-delfico.it. Sul sito è consultabile anche l'Indice dei quattro volumi delle Opere Complete di Melchiorre Delfico. Melchiorre Delfico, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata V · D · M Illuministi italiani Controllo di autorità VIAF (EN) 32006592 · ISNI (EN) 0000 0001 1023 6701 · SBN IT\ICCU\CFIV\012479 · LCCN (EN) n82133633 · GND (DE) 119504154 · BNF (FR) cb120035236 (data) · BAV (EN) 495/91426 · CERL cnp00905983 · WorldCat Identities (EN) lccn-n82133633 Biografie Portale Biografie Numismatica Portale Numismatica Politica Portale Politica Categorie: Filosofi italiani del XVIII secoloFilosofi italiani del XIX secoloEconomisti italianiNumismatici italiani del XVIII secoloNumismatici italiani del XIX secoloNati nel 1744Morti nel 1835Nati il 1º agostoMorti il 22 giugnoNati a Montorio al VomanoMorti a TeramoSammarinesiMinistri del Regno delle Due SicilieNumismatici italianiIlluministiMassoniPersonalità della Repubblica Napoletana (1799)[altre]

Grice e Delfino

Federico Delfino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Abbozzo Questa voce sull'argomento Astronomi italiani è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Federico Delfino, o Dolfin, (in latino: Federicus Dolphinus o Delphinus) (Padova, 1477 – Padova, 7 febbraio 1547), è stato un astronomo, filosofo e matematico italiano.   Indice 1 Biografia 2 Opere 3 Note 4 Altri progetti 5 Collegamenti esterni Biografia Erudito dalle multiformi attività, Federico Delfino fu attivo a Padova nel filone dell'aristotelismo padovano rinascimentale: sicuramente studioso di logica e matematica, ebbe chiara fama di matematico e di astronomo e, dal 1520, fu titolare della cattedra di matematica presso la prestigiosa Università di Padova.  Fu professore di discepoli illustrissimi, fra i quali è opportuno nominare Bernardino Telesio, Luca Girolamo Contarini, Giovan Battista Amico, Felice Accoramboni, Daniele Barbaro e Alessandro Piccolomini.[1]  Opere  De fluxu et refluxu aquae maris (1559) (LA) Federicus Delphinus, De fluxu et refluxu aquae maris, Padova, In Accademia Veneta - Paulus Manutius, 1559. URL consultato il 16 febbraio 2014. (LA) Federicus Delphinus, De holometri fabrica et usu in instrumento geometrico, olim ab Abele Fullonio invento: Acc. Frederici Delphini Disputatio de aestu maris & motu octava sphaera, Johann Niklaus Stupanus, Abel Foullon, Padova, In Accademia Veneta - Paulus Manutius, 1577. URL consultato il 16 febbraio 2014. Note ^ DELFINO (Dolfin), Federico, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 17 febbraio 2014. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Federico Delfino Collegamenti esterni Federico Delfino, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Federico Delfino, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Federico Delfino, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Controllo di autorità VIAF (EN) 17577378 · ISNI (EN) 0000 0000 6131 0329 · SBN IT\ICCU\CNCV\001070 · GND (DE) 119652730 · BAV (EN) 495/26036 · CERL cnp01119414 · WorldCat Identities (EN) viaf-17577378 Astronomia Portale Astronomia Padova Portale Padova Rinascimento Portale Rinascimento Categorie: Astronomi italianiFilosofi italiani del XVI secoloMatematici italiani del XVI secoloNati nel 1477Morti nel 1547Morti il 7 febbraioNati a PadovaMorti a Padova[altre]

Grice e Delogu

Antonio Delogu Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search  Antonio Delogu Antonio Delogu (Nuoro, 19 gennaio 1942) è un filosofo italiano.   Indice 1 Biografia 1.1 Carriera universitaria 2 Riconoscimenti 3 Pubblicazioni 4 Note 5 Altri progetti 6 Collegamenti esterni Biografia Carriera universitaria Ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'Università di Sassari nel 1965 e, come vincitore di una borsa di studio regionale di perfezionamento in Dottrina dello Stato, ha collaborato all’attività didattica e di ricerca con Antonio Pigliaru.  È stato redattore del periodico del seminario di Dottrina dello Stato Il Trasimaco, fondato e diretto, negli anni 1966-69, da Antonio Pigliaru.  Come vincitore di concorso ha insegnato Filosofia e Storia nei licei dal 1972 al 1982.  Nel 1982 ha preso servizio presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Sassari in qualità di ricercatore.  Nel 1987, come vincitore di concorso ordinario, è prof. associato e dal 2000 prof. ordinario di Filosofia morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Sassari. Ha cofondato i Quaderni sardi di filosofia e scienze umane. Ha fondato e diretto i Quaderni sardi di filosofia letteratura e scienze umane.  Fa parte del comitato scientifico della rivista Segni e comprensione dell’Università di Lecce.  È stato direttore del Centro studi fenomenologici dell’Università di Sassari, ha fondato e diretto per diversi anni la sezione sassarese della Società Filosofica Italiana.  È stato direttore dal 2001 sino al 2009 della Scuola di specializzazione per la formazione degli insegnanti dell’Università di Sassari. Nel 1999 gli è stato conferito il Premio Sardegna-Cultura e nel 2006 il Premio Giuseppe Capograssi, dalla giuria presieduta da Giovanni Conso, presidente dell’Accademia dei Lincei.  Ha organizzato numerosi convegni, tenutisi in Sardegna, generalmente presso l’Università di Sassari. Tra questi: Realtà impegno progetto in Antonio Pigliaru (1978), Libertà e liberazione nel pensiero contemporaneo (1980); Etica e politica in Giuseppe Capograssi; G. B. Tuveri filosofo e politico (1984), Giov. Maria Dettori filosofo e teologo (1987), Esperienza religiosa e cultura contemporanea (1992), Le nuove frontiere della medicina tra etica e scienza (1996), Il pensiero filosofico di A. Vasa (1990); Nella scrittura di Salvatore Satta, in collaborazione con A. M. Morace (2003); Filosofia e letteratura in Karol Wojtyla in collaborazione con A. M. Morace (2005); Attualità del pensiero di Augusto Del Noce (2011); Scrittura e memoria della Grande Guerra (2015) in collaborazione con A. M. Morace.  Ha partecipato in qualità di relatore ai convegni sul pensiero di Merleau-Ponty (Università di Lecce), E. Mounier (centro E. Mounier Reggio Emilia), J. P. Sartre (Università di Bari, Università Roma TRE, La Sorbona di Parigi), Antonio Gramsci (Università di Cagliari), Intellettuali e società in Sardegna nell’Ottocento (Università di Cagliari), Capograssi (Università La Sapienza, Roma), Augusto Del Noce (Università La Sapienza, Roma); G.B.Tuveri (Cagliari), Salvatore Satta, (Trieste); su Corpo e psiche: l’invecchiamento (Chiavari), su I vissuti: tempo e spazio (Chiavari); è stato relatore al Corso di formazione su Fenomenologia e psicopatologia promosso dal Dipartimento di salute mentale di Massa Carrara.  Ha tenuto lezioni seminariali sul pensiero fenomenologico di K. Wojtyla nell’Università Cattolica di Lublino; sul pensiero di Giuseppe Capograssi nell’Università Complutense di Madrid, sul Diritto penale internazionale nell’Università di Ginevra, sul pensiero filosofico politico nella Sardegna dell’Ottocento nell’Università di Zurigo.  È stato responsabile del gruppo di ricerca dell’Ateneo sassarese su L’etica nella filosofia italiana e francese contemporanea, PRIN 2005-.  Ha collaborato alle riviste Annuario filosofico, Rivista internazionale di Filosofia del diritto, Nouvelle Revue théologique; al Dizionario storico del movimento cattolico in Italia (1860-80, 3/2), alla Enciclopedia Filosofica edita da Bompiani. Ha diretto il Master Mundis per la Dirigenza Scolastica promosso dall’Università di Sassari in collaborazione con la conferenza nazionale dei Rettori.  Riconoscimenti Premio "Sardegna-Cultura" (1999) Premio "Giuseppe Capograssi" (2006) Pubblicazioni Filosofia e insegnamento della filosofia nella scuola secondaria, Tipografia editoriale moderna, Sassari, 1973. La critica di Merleau-Ponty alla concezione tomista dell’uomo e della libertà in S. Tommaso nella storia del pensiero, Vol. 2, 1974. Teoria e prassi in A. Pigliaru, Quaderni sardi di filosofia e scienze umane, 1, 1977. La Filosofia Cattolica in Italia, Quaderni Sardi di filosofia e scienze Umane, 2-3,1978. Pluralismo culturale ed educazione in Colloquio interideologico,“ Orientamenti Pedagogici", 6, 1978. La Filosofia dell’educazione in A. Pigliaru; in Quaderni Sardi di filosofia e scienze umane, 4-5, 1980. Se la corrente calda… Un itinerario filosofico: Péguy, Sorel, Mounier, Sartre, Quaderni Sardi di filosofia e scienze umane, 7-10, 1981. M. Ponty, Esistenzialismo, Marxismo, Cristianesimo, (a cura di), Editrice La Scuola, Brescia, 1982. Né rivolta né rassegnazione - Saggio Su Merleau-Ponty, Ets, Pisa, 1982. Corpo e cosmo nell’esperienza morale, Quaderni Sardi di filosofia e scienze umane, 11-12, 1983. Non vi è terza (né altra via) nell’ “Esprit” di E. Mounier; in Quaderno Filosofico, 8, 1983. Temporalità e prassi in S. Weil, Progetto, 19-20, 1984. Temporalità e prassi in J.P. Sartre in J. P. Sartre, teoria scrittura impegno, a cura di V. Carofiglio e G. Semerari, Ed. Dedalo, Bari, 1985. Una filosofia disarmata: M. Merleau- Ponty in Esistenza impegno progetto in Merleau-Ponty, a cura di G. Invitto, Guida, Napoli, 1985. Storia e prassi in Emmanuel Mounier; in La ragione della democrazia, Ed. Dell'oleandro, Roma 1986. Giuseppe Capograssi e la cultura filosofico-giuridica in Sardegna, Quaderni sardi di filosofia e scienze umane, 15-16,1987. Note per una fenomenologia della esperienza religiosa; in Aa. Vv., Chi è Dio. Università Lateranense, Herder, Roma, 1988. Storia della cultura filosofico-giuridica, Enciclopedia della Sardegna, 1988. La Filosofia etico-politica di Giov. M. Dettori e la cultura sardo-piemontese tra Settecento e Ottocento, Quaderni Sardi di Filosofia e Scienze Umane, 17-18, 1989. Il «nucleo di vita e di luce del Rousseau capograssiano in Due convegni su Giuseppe Capograssi, a cura di F. Mercadante, Giuffè, Milano, 1990. Filosofia e società in Sardegna tra Settecento e Ottocento in La Sardegna e la rivoluzione francese, a cura di M. Pinna, Editore, 1990. La Filosofia giuridica e etico-politica negli intellettuali sardi della prima metà dell’Ottocento: D. A. Azuni, D. Fois, P. Tola, G. Manno in Intellettuali e società in Sardegna tra Restaurazione e Unità d’Italia, Editore, 1990. Le Radici fenomenologico-capograssiane di S. Satta giurista-scrittore; in Salvatore Satta giurista-scrittore, a cura di U. Collu, Edizioni, Nuoro, 1990. Soggetto debole, etica forte: da S. Weil a E. Levinas; in Le Rivoluzioni di S. Weil, a cura di G. Invitto, Capone Editore, Lecce, 1990. Pigliaru e Gramsci in Socialismo e democrazia, Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico, 38-40, 1992. Tracce del postmoderno in Simone Weil, in Moderno e postmoderno nella filosofia italiana oggi, a cura di U. Collu, Consorzio per la pubblica lettura S. Satta, Nuoro, 1992. Società e filosofia in Sardegna - Giov. Battista Tuveri (1815-1887), FrancoAngeli, Milano, 1992. Cultura barbaricina e banditismo in A.Pigliaru e M.Pira in L’Europa delle diversità, FrancoAngeli, Milano, 1993. Prospettive fenomenologiche nella cultura contemporanea; in Quaderni sardi di filosofia letteratura e scienze umane, Vol., 1994. Asproni e i filosofi sardi contemporanei in Giorgio Asproni e il suo ‘Diario Politico’, Cuec, Cagliari, 1994. Domenico Alberto Azuni, Elogio della pace, a cura di, Assessorato Regionale alla Pubblica Istruzione, Cagliari, 1994. Multidimensionalità della esistenza, in Quaderni sardi di filosofia, letteratura e scienze umane, 2-3,1995. D.A. Azuni filosofo della pace, in Francia e Italia negli anni della rivoluzione, Laterza, Bari, 1995. La Preghiera in J. P. Sartre in Esperienza religiosa e cultura contemporanea, a cura di, Diabasis, Reggio Emilia, 1995. Note su etica comunitaria e etica planetaria, in Quaderni sardi di filosofia, letteratura e scienze umane, 4-5, 1996. Temporalità esistenza sofferenza, in Esistenza e i vissuti «Tempo» e «Spazio», a cura di A. Dentone, Bastogi, Foggia, 1996. Le Relazioni Intermediterranee e il pensiero di D.A. Azuni, in Il regionalismo internazionale mediterraneo nel 50º Anniversario delle Nazioni Unite, Consiglio Regionale della Sardegna, Cagliari, 1997. La Festa e la via: una lettura fenomenologica, in Quaderni sardi di filosofia, letteratura e scienze umane, 6-7, 1998. Corpo e psiche: l’invecchiamento in Minkoswski, in Corpo e psiche, a cura di A. Dentone, L’invecchiamento, Bastogi, Foggia, 1998. Cosmopolitismo e federalismo nel pensiero politico sardo dell’Ottocento, in Il federalismo tra filosofia e politica. Edizioni, 1998 Questioni Morali - La prospettiva fenomenologica, Istituto Italiano Di Bioetica, Macroedizioni, Cesena, 1998. L’etica della mediazione, in Il problema della pena minorile, FrancoAngeli, Milano, 1999. La filosofia in Sardegna (1750-1915), Etica Diritto Politica, Condaghes, Cagliari, 1999. Antonio Pigliaru, La lezione di Capograssi, a cura di, Edizioni Spes, Roma, 2000. Note su Del Noce e il nichilismo; in Quaderni sardi di filosofia, letteratura e scienze umane, 8, 2001. Repubblica e civiche virtù, in Lezioni per la repubblica. La festa è tornata in città, Diabasis, Reggio Emilia, 2001. K. Wojtyla, L’uomo nel campo della responsabilità, a cura di, Bompiani, Milano, 2002. Federalismo e progettualità politico-sociale in Carlo Cattaneo e Giovanni Battista Tuveri, in Quaderni sardi di filosofia, letteratura e scienze umane, 11, 2003. Cattaneo e G.B. Tuveri in Carlo Cattaneo temi e interpretazioni, a cura di M. Corrias Corona, Centro Editoriale Toscano, Firenze, 2003. Al confine ed oltre. La sofferenza tra normalità e patologia, Edizioni Universitarie, Roma, 2003. J. P. Sartre, Barionà o il figlio del tuono, a cura di, Marinotti, Milano, 2003. Due Filosofi militanti: Carlo Cattaneo e Giovanni Battista Tuveri in Cattaneo e Garibaldi. Federalismo e Mezzogiorno, a cura di A. Trova, G. Zichi, Carocci, Roma, 2004. Esperienza e pena in Salvatore Satta in Nella scrittura di Salvatore Satta, Magnum, Sassari, 2004. Note Introduttive alla filosofia di Wojtyla, Orientamenti Sociali Sardi, X, 2005. Note sul cristianesimo di Antonio Pigliaru, Orientamenti Sociali Sardi, Nov-Dic., 2006. Etica e santità in Simone Weil; in Etica contemporanea e santità, Edizioni Rosminiane, Stresa, 2006. Legge morale e legge civile in Natura umana, evoluzione ed etica. Annuario di Filosofia, Guerini e Associati, Milano, 2007. V. Jankélévitch, Corso di filosofia morale, a cura di, Raffaello Cortina, Milano, 2007. Filosofia e letteratura in Karol Wojtyla, Urbaniana University Press, Roma 2007. La phénoménologie de l’agir moral selon Karol Wojtyla, in Nouvelle Revue Theologique, Vol. 130. Prefazione all’analisi dell’esperienza comune in Giuseppe Capograssi, in La vita etica, a cura di F. Mercadante, Bompiani Milano 2008. La noia in Vladimir Jankélévich, in In Dialogo con Vladimir Jankélévich., a cura di Lisciani Petrini, Mimesis, Milano, 2009. La filosofia di Giuseppe Capograssi in Esperienza e verità- Giusse Capograssi filosofo oltre il nostro tempo, (a cura di), Il Mulino, Bologna 2009. L’eredità di Giuseppe Capograssi nel pensiero di Antonio Pigliaru, in Antonio Pigliaru. Saggi Capograssiani, a cura di, Edizioni Spes, Roma, 2011. La actualidad del uso Capograssiano de la razon, in Liberar la razon. El conocimiento Universitario y el sentido religioso en confrontacion, Editorial Fragua, Madrid 2011. Ragione e mistero, in Orientamenti Sociali Sardi, XV, 2011. Il pensiero di Augusto Del Noce sul Magistero della Chiesa, in Attualità del pensiero di Augusto Del Noce, (a cura di), Cantagalli, Siena, 2012. Contro lo scientismo. Una esperienza di vita, in Gesù Di Nazareth all’Università, a cura di P. Azzaro, Libreria Editrice Vaticana, Roma, 2012. Libertà di coscienza e religione, in Martha C. Nussbaum, in Nel mondo della coscienza – verità, libertà, santità, Centro Internazionale di Studi Rosminiani, Stresa, 2013. Individuo Stato e comunità nel pensiero di Antonio Pigliaru, in Le radici del pensiero sociologico – giuridico, a cura di A. Febbrajo, Giuffré, Milano, 2013. La pace e la guerra nel pensiero di Eduardo Cimbali e Giorgio Del Vecchio docenti nell’Università di Sassari (1904-1912) in Scrittura e memoria della Grande Guerra, a cura di A. Delogu e A.M. Morace, Pisa, ETS, 2017 Questioni di senso-Breviario filosofico, Donzelli, Roma, 2017. La vita e il diritto nell’opera di Salvatore Satta, Nuoro, 2017. Note  Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio Delogu Collegamenti esterni Lezione di commiato di Antonio Delogu, La Nuova Sardegna, 02 marzo 2013, su lanuovasardegna.gelocal.it. Remo Bodei - Antonio Delogu, su youtube.com. Festival di filosofia. 1º DIALOGO: Remo Bodei, Antonio Delogu (completo), su youtube.com. Controllo di autorità VIAF (EN) 2352828 · ISNI (EN) 0000 0000 5435 1966 · LCCN (EN) nr94031851 · BNF (FR) cb126835456 (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-nr94031851 Categorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloNati nel 1942Nati il 19 gennaioNati a Nuoro[altre]

Grice e Demaria

Tommaso Demaria Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search  Tommaso Demaria (Vezza d'Alba, 21 novembre 1908 – Torino, 12 luglio 1996) è stato un teologo, accademico e filosofo italiano. Tommaso Demaria (Vezza d'Alba, 21 novembre 1908 – Torino, 12 luglio 1996) è stato un teologo, accademico e filosofo italiano, famoso per numerosi studi sulla tomistica.   Indice 1 Biografia 2 Il pensiero 2.1 Il realismo tomista 2.2 Il cambio d’epoca 2.3 Il realismo dinamico ontologico 2.4 La Società 2.5 La Prassi, L’Ideoprassi ed il Nuovo Tipo e Modello di Sviluppo 2.6 Dalla Persona Libera e Sovrana alla Persona Cellula 2.7 L’Economia 2.8 La Chiesa e il Corpo Mistico di Cristo 2.9 La Dottrina Sociale della Chiesa e L’Ideoprassi Dinontorganica 3 Opere 4 Letteratura su Tommaso Demaria 5 Note 6 Voci correlate 7 Collegamenti esterni Biografia Frequentato il seminario di Alba, entrò come aspirante presso i salesiani di Penango Monferrato (Asti). Dal 1926 continuò gli studi nel liceo di Valsalice (Torino) Dal 1931 al 1935 compì studi teologici presso l’Università Gregoriana di Roma. L'ordinazione a sacerdote fu il 28 ottobre 1934. Continuò gli studi presso l’Istituto Missionario Scientifico della Pontificia Università Urbaniana (1935-1940). Fu insegnante dal 1940 al 1979 presso la Facoltà di Teologia del Pontificio Ateneo Salesiano a Torino e a Roma. Nel corso della sua carriera fu docente di: Storia delle religioni, Missionologia, Filosofia dell’educazione, Teologia Fondamentale, Teologia Dogmatica, Dottrina sociale della Chiesa, Sociologia dell’Educazione[1].  Negli anni cinquanta avviò una feconda condivisione spirituale, teologica[2] e filosofica con don Paolo Arnaboldi, fondatore del Fraterno Aiuto Cristiano FAC con l'attivo incoraggiamento di San Giovanni Calabria[3]. Frequentò assiduamente le sedi del FAC sia a Vezza D'Alba sia a Roma. Strutturò la sua metafisica realistico organico dinamica.  Negli anni sessanta fondò con Giacomino Costa il Movimento Ideoprassico Dinontorganico M.I.D., oggi divenuto l'associazione Nuova Costruttività. Insieme con Paolo Arnaboldi fecero opera di formazione e divulgazione del realismo organico dinamico presso ambienti imprenditoriali collegati all'U.C.I.D.[4]. Giacomino Costa nel 1963 strutturò volutamente la grande e innovativa[5] impresa dell'Interporto di Rivalta Scrivia ( il così detto "porto secco" di Genova) come applicazione dell'"organico dinamico" differenziandola dalle imprese tipicamente liberiste[6].  Negli anni settanta fu il referente culturale delle "Libere Acli"[7] movimento dei lavoratori cattolici fuoriusciti dalle Acli a seguito della "ipotesi socialista" che portò nel 1971 alla "sconfessione di Paolo VI" e alla frattura del movimento. Continuò nell'ambiente dei lavoratori cattolici con la formazione e la diffusione della "ideoprassi" (modello di sviluppo) "organico dinamica", una vera ideologia cristiana alternativa[8] a quella liberal capitalista e a quella marxista comunista.   Tommaso Demaria tiene un seminario sul realismo Dinamico a Verona presso il Centro Toniolo nel 1980. Negli anni ottanta fu intensamente attivo nella formazione alla nuova cultura cristiana organico dinamica a Torino, Verona, Vicenza, Roma con corsi, seminari e numerose pubblicazioni. Tra tutti i corsi tenuti merita una specifica menzione per la testimonianza documentale completa tramite registrazione video, quello del 1980 presso il Centro Toniolo di Verona su invito di don Gino Oliosi.  Morì a Torino il 12 luglio 1996.  Il pensiero Tommaso Demaria proseguì il lavoro di san Tommaso d'Aquino e affermava l'incompletezza del tomismo, incapace di cogliere l'organismo come categoria ontologica a sé stante. L'integrazione della metafisica realista con l'organismo alla metafisica realistica integrale, strumento di straordinaria importanza per la vita quotidiana. Lo studio dell'organismo in quanto tale, in particolare nella sua dimensione di "struttura organica funzionale", si rivelerà infatti importantissimo per lo studio e lo sviluppo della società in generale ma in particolare per quella prassi economica nota col nome di "Sistemi di Qualità" che fa appunto dell'organicità il proprio fondamento. La possibilità di percepire l'organismo in quanto tale entità diversa dall'organismo fisico, specifica Demaria, passa attraverso la percezione dell'ente dinamico. Grande importanza assume l'organicità nella gestione del sociale perché esso consente di definire con precisione il bisogno di razionalità dell'umanità che supera le possibilità dell'essenza della persona. Questa necessaria unità dell'agire della persona nell'umanità che ne perpetua la presenza, in campo politico/ideoprassico egli stesso la definisce come comunitarismo all'interno del suo testo "La società alternativa".  L'indagine sui dinamismi profondi della società industriale e l'osservazione con metodo realistico oggettivo della realtà storica globale nella sua consistenza ontologica portano Demaria a sviluppare una metafisica per molti aspetti nuova ed originale[9].  Il realismo tomista Aderisce al tomismo e conferma la validità del realismo di San Tommaso per tutto ciò che è in “rerum naturae” quindi per gli enti che esistono già in natura. Coglie la necessità di innestare sul realismo tomista nuovi strumenti metafisici per comprendere la realtà degli enti che non esistono in natura perché costruiti o generati dall'uomo, le trasformazioni dell’essenza della persona operata dalla liberà delle sue scelte, la natura profonda degli enti interumani (famiglia, azienda, stato, …), l'interpretazione della realtà storica e il suo indirizzamento.  Il cambio d’epoca Individua un cambiamento d’epoca con valore ontologico (che cambia l’essere, la forma della società) nella rivoluzione industriale che con l’apporto della energia meccanica a integrazione e sostituzione del lavoro umano dinamizza la società oltre una soglia mai varcata prima nella storia. La società dinamizzata dalla rivoluzione industriale giunge a una radicale trasformazione da “statico sacrale” a “dinamico secolare”. Si tratta di una trasformazione qualitativa e non solo quantitativa dei cambiamenti sociali che coinvolge l’”essere” della società. La differenza fondamentale sta in questo: la società preindustriale (statico sacrale) era dominata dalla natura e in questo modo ripeteva sempre sé stessa nonostante i cambiamenti fenomenici (la vita di un romano non era così diversa da quella di un medievale), la società industriale invece si è in larga parte sganciata dal condizionamento della natura ed è obbligata a progettare e costruire continuamente il proprio futuro…. Ma con quali criteri? È a questo livello che interviene l’indagine metafisica della realtà storica il cui scopo è proprio scoprire l’essenza profonda della realtà storica appunto.  Il realismo dinamico ontologico Riconosce nel tomismo e nella metafisica di San Tommaso la validità nel contesto “statico sacrale” ma limiti nella interpretazione della nuova realtà storica “dinamico secolare”. Osserva che l’interpretazione data alla storia da Hegel prima e da Marx dopo, sono entrambe errate e ne critica il fondamento soggettivista e la natura ateo materialista.  Integra quindi il tomismo tradizionale inaugurando la nuova metafisica dinamica ontologica organica fondata sulla scoperta dell’ente dinamico o anche ente di secondo grado.  Dalla osservazione di ciò che nasce dalle relazioni umane scopre che oltre agli “enti di primo grado”, gli enti la cui essenza già è (tutti quelli che già sono in natura), esistono altri “enti di secondo grado” gli enti la cui essenza non è, ma si fa attivisticamente nello spazio e nel tempo. la cui nascita, vita e morte sono costituite dalla esistenza di relazioni tra le persone (ad esempio la famiglia, l’azienda sono enti interumani). Sono “enti dinamici” il cui comportamento è simile a quello di un organismo, non fisico, ma costituito dall’insieme di cose e di persone, ugualmente animato da un principio vitale, in cui le parti e il tutto sono in reciproco equilibrio che ne genera e ne conserva la vitalità. Quando viene meno questo reciproco equilibrio tra l’organismo tutto e le sue parti (le membra, gli organi, le cellule) l’organismo perde la sua vitalità, si ammala e può arrivare alla morte (e così avviene per la famiglia, l’azienda, la comunità).  Indaga osservando la realtà con metodo metafisico, realistico, oggettivo sulle “regole”, sulla “razionalità” che sottende la vita e la vitalità degli “enti dinamici” individuando cinque (5) “trascendentali dinamici” che sono le 5 caratteristiche necessarie e sufficienti in un “ente dinamico” per restare vivo e vitalmente operante.  Sul fronte della interpretazione della “storia” osserva che la sua complessità non può essere indagata con metodi analitici partendo dalla suddivisione del tutto. Serve il metodo della “sintesi” e quindi dalla sommatoria, aggregazione, integrazione dei singoli “enti dinamici” in realtà e altri organismi via via più complessi e ampi, giunge al tutto che definisce come “Ente Universale Dinamico Concreto” EDUC senza il quale il singolo ente dinamico non avrebbe né senso né valore metafisico. Del resto è abbastanza intuitivo comprendere che nessun ente storico può esistere fuori dal contesto che l’ha generato. Per esempio una semplice azienda di scarpe non può esistere nel deserto separata da tutte le vie di comunicazione, dagli operai, dai clienti, dalle fonti di energia eccetera.  Raccoglie e coordina le sue scoperte nella nuova Metafisica Realistico Dinamica che aggregata alla Metafisica Realistica “Statica” di San Tommaso costituisce nell’insieme delle due componenti, la statica e la dinamica, la Metafisica Realistica Integrale.[10]  La Società Con il nuovo strumento metafisico (la Metafisica Realistica Integrale), individua la giusta forma della società che definisce Organico Dinamica (“Dinontorganica”) come vera alternativa alle due forme di società “false”, la capitalista e la marxista[11] di cui stende una dettagliata critica[12].  La Prassi, L’Ideoprassi ed il Nuovo Tipo e Modello di Sviluppo Demaria comprende che la nuova società “dinamica secolare” avviatasi per l’effetto della rivoluzione industriale, è costruita in vero dalla “ideoprassi” ossia dalla ideologia come prassi razionalizzata. Una definizione corrente che sia avvicina al concetto di “ideoprassi” di Tommaso Demaria è “modello di sviluppo” intendendo con questo la necessità di un cambio di paradigma strutturale nella costruzione della società. Demaria precisa meglio questa terminologia chiarendo che il TIPO DI SVILUPPO riguarda il cambiamento di essenza profonda di una società mentre invece il MODELLO riguarda le innumerevoli e forse infinite varianti all’interno del medesimo tipo che si devono calare nei concreti ambiti temporali e geografici.  Le “ideoprassi”, cioè i tipi di società, riconosciute da Tommaso Demaria sono tre (3): capitalista, marxista, “dinontorganica” e queste sono costruite secondo i rispettivi modelli. Perciò all’interno della società di tipo capitalista avremo molteplici modelli anche molto diversi tra loro dal punto di vista fenomenico ma identici dal punto di vista dell’assoluto di riferimento (cioè del tipo), in questo caso il denaro con la relativa competitività necessaria per conquistarlo. Analogamente avviene per le altre due ideoprassi: la ideoprassi o società di tipo marxista, con l’assoluto della dialettica oppresso/oppressore (la vecchia lotta di classe) e la ideoprassi o società di tipo dinontorganico con il proprio assoluto costruttivo radicato nella dialettica della sintesi in funzione della vita.[13]  Dalla Persona Libera e Sovrana alla Persona Cellula Secondo il Demaria nella società “dinamica secolare”, che è laica e profana, la religione non è più accettata come fondamento. Così anche la persona libera e sovrana che aveva il suo posto nella società “statico sacrale” non può esistere in quanto nella società “dinamica secolare” fin dalla nascita la persona umana viene continuamente “rimanipolata” dalla ideoprassi corrente (capitalista o marxista).La persona umana trova la sua giusta collocazione nella società se riconosce la sua nuova natura di persona “cellula”, componente libera in un organismo sociale più grande. Come persona cellula rimane sempre persona umana libera ma al contempo svincolata dalle logiche servo/padrone, oppresso/oppressore del marxismo.  L’Economia E’un tema ampiamente trattato dal Demaria che individua tre tipi di economia: la capitalista, la marxista/comunista, la dinontorganica.  Dopo aver profondamente analizzato e criticato le prime descrive in dettaglio i fondamenti della economia dinontorganica. Per brevità riportiamo qui la differenza del concetto di impresa capitalista ed impresa dinontorganica secondo Demaria.  L’impresa capitalista è un'attività economica professionalmente organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi. Si avvale di un complesso di beni strumentali, il mezzo concreto (l’azienda): immobili, sedi, attrezzature, impianti, personale, metodi, procedure, risorse. Si tratta di “cose” e tra queste anche il personale /forza lavoro. Anima suprema dell’impresa capitalista è il profitto e secondariamente la creatività imprenditoriale a servizio del profitto. La socialità dell’impresa diviene un fatto ambientale ed incidentale innegabile ma secondario. Quindi l’impresa (con la relativa azienda) capitalista secondo Demaria è una “cosa” ridotta a capitale e lavoro.  L’impresa dinontorganica (la vera natura profonda dell’impresa secondo Demaria) è organismo dinamico economico di base dell’attuale società industriale (o postindustriale). E’un vero organismo dinamico, una realtà complessa, non fisica ma prodotta dall'uomo, costituita dalla sintesi di cose e di persone autonome e cellule dell’organismo impresa, animata da un proprio principio vitale e perciò capace di vivere ed agire a titolo proprio. E’quindi impresa umanissima, affrancata dal materialismo capitalista. Anima dell’impresa è la costruttività nel suo triplice aspetto economico, sociale e “ideoprassico”, che eleva la creatività al di sopra del solo profitto e che soddisfa ad un tempo la le esigenze della società globale e della impresa (quali il profitto, comunque necessario ma non sufficiente).  La Chiesa e il Corpo Mistico di Cristo In ambito ecclesiologico le scoperte di Demaria , come da sua frequente dichiarazione , si collocano nel solco del Magistero della Chiesa Romana Cattolica. Cinque delle sue pubblicazioni, che contengono nell’insieme il corpo della sua opera, portano impresso l’imprimatur che attesta l’assenza di errori in ambito di fede e morale cattolica[14][15][16][17].  La scoperta dell’“ente di secondo grado” (ente generati dalle relazioni tra le persone) e della persona “cellula” (individuo libero che riconosce di essere parte di un organismo più grande) sono in analogia scaturite dalla riflessione sull’ “essere” della Chiesa (l’insieme dei cristiani) in comunione con il “Corpo Mistico di Cristo”. Il cristiano con il battesimo cambia il suo essere e diviene “uomo nuovo”. Quindi la persona umana (in questo caso il cristiano) è contemporaneamente “ente di primo grado (“in rerum naturae”) che “ente di secondo grado “(ente dinamico) come membro della Chiesa che costituisce il “Corpo Mistico di Cristo “. La Chiesa così concepita è il primo ente dinamico sacro della storia. Mentre il primo ente dinamico laico e profano dell’epoca “dinamico secolare” post rivoluzione industriale è l’azienda industriale.  Pur accogliendo nella sua “metafisica realistica integrale” (la metafisica realistica “statica” più la “dinamica”) il tomismo in toto, il suo pensiero generò dispute con i tomisti “classici” del tempo che non riconoscono alla Chiesa ( e nemmeno alla azienda industriale ) la natura di “ente di secondo grado” ma unicamente la caratteristica di “ente di relazione” che per Demaria è insufficiente per interpretare la complessità della realtà storica industriale e la relativa mobilitazione[18].  La Dottrina Sociale della Chiesa e L’Ideoprassi Dinontorganica Alla Dottrina Sociale Della Chiesa Tommaso Demaria riconosce ogni validità. Ne segnala tuttavia la incompletezza in quanto costituita da norme etiche e morali rivolte principalmente alla persona libera e sovrana ed atte ad incidere sul suo comportamento come singolo per migliorare in senso cristiano la società. Ma il Demaria nella sua opera ha rilevato che la società non è più solo costruita dalle norme morali di persone libere e sovrane ma anche e soprattutto dalla “ideoprassi” (ideologia come prassi razionalizzata sintesi di persone e strutture) corrente, dal suo dinamismo e dalle sue razionalità interne autocostruttive proprie della società “dinamica secolare”. Pertanto per incidere sulla società contemporanea che è “dinamica secolare “, laica e profana, serve una vera e propria nuova e completa “ideoprassi”, certamente laica e profana ma compatibile con i valori cristiani cardinali. All'interno di questa nuova “ideoprassi” il Demaria vede inseriti tutti gli insegnamenti della Dottrina Sociale Cristiana. Da soli e senza una propria “ideoprassi” tali insegnamenti tendono a generare delle “paraideologie” che hanno effetti locali e temporanei. Per ottenere effetti di trasformazione duraturi ed è necessario avviare azioni che contengano la giusta razionalità e caratteristiche (i 5 trascendentali dinamici) capaci di innescare cicli autocostruttivi.  Opere Catechismo missionario, Torino, SEI, 1943 La Religione, Colle Don Bosco, Elledici, 1945. Il fiume senza ritorno. Dramma missionario, Colle Don Bosco, Elledici, 1946. La pedagogia come scienza dell'azione, Salesianum, anno XI, numero 2,1949. Sintesi sociale cristiana. Metafisica della realtà sociale (presentazione di Aldo Ellena), Torino, Pontificio Ateneo Salesiano, 1957. Senso cristiano della rivoluzione industriale, Torino, CESP - Centro Studi don Minzoni, 1958 ca. Strumento ideologico e rapporto fede-politica nella civiltà industriale, Torino, CESP - Centro Studi don Minzoni, 1958 ca. 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La realtà storica come ente dinamico, Bologna, Costruire, 1975. La realtà storica come superorganismo dinamico: dinontorganismo e dinontorganicismo, Bologna, Costruire, 1975. L'edizione Realismo dinamico, Bologna, Costruire, 1977, 3 voll., riunisce i tre testi precedenti. L'ideologia cristiana, Bologna, Costruire, 1975. Sintesi sociale cristiana. Riflessioni sulla realtà sociale, Bologna, Costruire, 1975. La questione democristiana, Bologna, Costruire, 1975. Il Marxismo, Verona, Nuova Presenza cristiana, 1976. Ideologia come prassi razionalizzata, Arbizzano, Il Segno, 1980. Per una nuova cultura, Verona, Nuova Presenza cristiana, 1982. La società alternativa, Verona, Nuova Presenza cristiana, 1982. Verso il duemila: per una mobilitazione giovanile religiosa e ideologica, Verona, Nuova Presenza cristiana, 1982. Un tema complesso sullo sfondo dell'ideologia come strumento ideologico, Verona, Nuova Presenza cristiana, 1984. Confronto sinottico delle tre ideologie. 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Voci correlate Realismo dinamico Giacomino Costa Realismo Tomismo Neotomismo Comunitarismo Collegamenti esterni Vita, opere e bibliografia ragionata di Tommaso Demaria a cura dell'Associazione Nuova Costruttività., su dinontorganico.it. Controllo di autorità VIAF (EN) 52500958 · ISNI (EN) 0000 0000 5524 5567 · LCCN (EN) no2003008538 · GND (DE) 119515938 · BNF (FR) cb159814383 (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-no2003008538 Biografie Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie Categorie: Teologi italianiAccademici italiani del XX secoloFilosofi italiani del XX secoloNati nel 1908Morti nel 1996Nati il 21 novembreMorti il 12 luglioMorti a TorinoSalesiani[altre]

Grice e Desideri

Fabrizio Desideri Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Abbozzo Questa voce sull'argomento filosofi italiani è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Fabrizio Desideri (Empoli, 1953) è un filosofo e accademico italiano.   Indice 1 Biografia 2 Opere principali 3 Altri progetti 4 Collegamenti esterni Biografia Docente di Estetica all'Università di Firenze, ha curato edizioni di Nietzsche, Kant, Benjamin, Kafka, per editori quali Editori riuniti, Marietti, Newton Compton, Einaudi, Mimesis.  Opere principali Walter Benjamin: il tempo e le forme, Roma, Editori riuniti, 1980 Quartetto per la fine del tempo; una costellazione kantiana, Genova, Marietti, 1990 La porta della giustizia: saggi su Walter Benjamin, Bologna, Pendragon, 1995 Il velo di Iside: coscienza, messianismo e natura nel pensiero romantico, Bologna, Pendragon, 1997 L'ascolto della coscienza: una ricerca filosofica, Milano, Feltrinelli, 1998 Il fantasma dell'opera: Benjamin, Adorno e le aporie dell'arte contemporanea, Genova, Il melangolo, 2002 Il passaggio estetico: saggi kantiani, Genova, Il melangolo, 2003 Forme dell'estetica: dall'esperienza del bello al problema dell'arte, Roma-Bari, Laterza, 2004 La percezione riflessa: estetica e filosofia della mente, Milano, Raffaello Cortina, 2011 La misura del sentire: per una riconfigurazione dell'estetica, Milano-Udine, Mimesis, 2013 Origine dell'estetico: dalle emozioni al giudizio, Roma, Carocci, 2018 Walter Benjamin e la percezione dell'arte: estetica, storia, teologia, Brescia, Morcelliana, 2018 Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Fabrizio Desideri Collegamenti esterni Curriculum sul sito dell'Università di Firenze Categorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani del XXI secoloNati nel 1953Nati a Empoli[altre]

Grice e Diano

Carlo Diano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Niente fonti! Questa voce o sezione sull'argomento filosofi italiani non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti.  Carlo Alberto Diano Carlo Alberto Diano (Vibo Valentia, 16 febbraio 1902 – Padova, 12 dicembre 1974) è stato un grecista, filologo classico e filosofo italiano, storico e traduttore sia di classici greci sia di poeti svedesi e tedeschi.   Indice 1 Biografia 2 Opere 2.1 Curatele 3 Voci correlate 4 Altri progetti 5 Collegamenti esterni Biografia Compie gli studi classici al Liceo Filangeri di Vibo Valentia, allora Monteleone Calabro. Rimane orfano di padre all'età di 8 anni e questo fu un evento che segnò la sua vita e molte delle sue scelte giovanili.  Nel 1919 si trasferisce a Roma, dove si iscrive alla Facoltà di Lettere della Sapienza ove segue le lezioni di Nicola Festa e Vittorio Rossi. Il suo progetto è di laurearsi con una tesi in Letteratura greca, ma la necessità di iniziare a lavorare lo spinge a scegliere una via più breve e nel novembre del 1923 si laurea con 110 e lode con una tesi su Giacomo Leopardi, un poeta che amò subito e che lo accompagnò nel corso di tutta la sua vita.  Immediatamente inizia a insegnare letteratura latina e greca, dapprima come supplente e poi, dall'ottobre del 1924, di ruolo come vincitore di concorso a cattedra. La sua prima nomina è a Vibo Valentia, cui segue un periodo di alcuni anni a Viterbo e una breve parentesi al Liceo Vittorio Emanuele II di Napoli. Nella città partenopea frequenta la casa di Benedetto Croce, ma in seguito il giovane Carlo Diano si allontanerà decisamente dal gruppo dei crociani. Dal novembre del 1931 è trasferito a Roma, dove insegna prima al Liceo Torquato Tasso e in seguito al Liceo Terenzio Mamiani. Sempre a Roma, nel 1935, consegue la libera docenza in lingua e letteratura greca. È fatto oggetto di inchieste ministeriali e pressioni per il suo rifiuto di iscriversi al Partito fascista, come chiedeva il suo ruolo di dipendente pubblico. Né mai si iscrisse.  Nel settembre del 1933, su incarico del Ministero degli Esteri, è lettore di lingua italiana presso le università di Lund, Copenaghen e Göteborg, incarichi che ricoprì fino al 1940. Gli anni in Svezia e Danimarca non furono solo utili per apprendere alla perfezione lo svedese e il danese, ma segnarono un profondo cambiamento. Il contatto con l'ambiente scandinavo gli spalancò la visione della grande cultura liberale nord europea e l'amicizia di poeti, letterati e studiosi scandinavi, tra cui lo storico delle religioni Martin Persson Nilsson e lo scrittore ed esploratore Sven Hedin, dei quali traduce anche alcune opere.  Al suo ritorno in Italia ricopre un incarico presso la Soprintendenza bibliografica di Roma e dal gennaio del 1944 all'aprile del 1945 è a Padova in qualità di Ispettore dell'istruzione classica presso il Ministero dell'Educazione Nazionale della Repubblica Sociale Italiana. Grazie a questo ruolo e obbedendo alla propria coscienza, all'insaputa di tutti, aiuta molte persone a mettersi in salvo dalla persecuzione fascista e nazista.  Dal dicembre del 1946 ricopre gli incarichi di Papirologia, Grammatica greca e latina, Storia della filosofia antica, Letteratura greca e Storia antica presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Bari. Nel 1950 vince il concorso alla cattedra di Letteratura greca ed è chiamato a Padova a ricoprire, presso la Facoltà di Lettere dell'Università, la cattedra che era stata di Manara Valgimigli. A Padova rimarrà ininterrottamente fino alla sua morte. Più volte Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, fondò e diresse il Centro per la tradizione aristotelica nel Veneto.  Molte delle sue traduzioni dei tragici greci sono state messe in scena dalla Fondazione del Dramma Antico a Siracusa, al Teatro Olimpico di Vicenza, a Padova, portate in giro nei teatri italiani, interpretate da noti attori quali Elena Zareschi, Arnaldo Ninchi, Ugo Pagliai. Grandi le sue traduzioni, per la ricerca filologica, la lettura rivoluzionaria e la bellezza dello stile in versi, fra le altre, dell'Alcesti, dell'Ippolito, dell'Elena, dei Sette a Tebe, dell'Edipo Re, del Dyskolos di Menandro.  Curò, fra le altre cose, l'edizione di tutto il teatro greco per Sansoni e la traduzione dei Frammenti di Eraclito, volume della Fondazione Lorenzo Valla.  Insignito di numerose onorificenze (Valentia Aurea, Premio Nazionale dei Lincei, Medaglia d'oro della Città di Padova ecc.) e membro di numerosissime accademie in Italia, in Europa e in USA, ebbe profonde e durature amicizie tra gli altri con Salvatore Quasimodo, Sergio Bettini, Mircea Eliade, Walter F. Otto, Ugo Spirito, Giulio Carlo Argan, Bernard Berenson, Rocco Montano, Santo Mazzarino, Carlo Bo, Károly Kerényi, Martin Persson Nilsson, Renato Caccioppoli e molti altri fra i maggiori protagonisti della vita culturale e artistica del 900.  Tra i suoi allievi più noti troviamo il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari.  Per i suoi amplissimi studi e i suoi contributi originali su Epicuro è da tempo riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori e più autorevoli studiosi del filosofo di Samo.  Nei suoi scritti teorici, principalmente in Forma ed Evento e in Linee per una fenomenologia dell'arte, Carlo Diano fonda un vero e proprio sistema filosofico in cui filologia, studi storici, filosofici, sociali, storia dell'arte e la storia delle religioni si integrano a creare un nuovo metodo di indagine. Fondamentale, a tale scopo, è la creazione delle due categorie fenomenologiche di "forma" ed "evento", che gli permettono non solo di esplorare l'intera civiltà greca, ma possono divenire strumento di analisi generale di una cultura.  Opere Nella seguente Bibliografia, che non vuole essere esaustiva, si riportano solo le opere principali:  Commento a Leopardi. Tesi di Laurea. 1923. Commemorazione virgiliana. Dall'Idillio all'Epos. Boll. Municip. Viterbo, 1930. Il titolo De Finibus Bonorum et Malorum. GFI, 1933. L'acqua del tempo (poesie). Roma, Dante Alighieri, 1933. Note epicuree, SIFC, 1935. Questioni epicuree, RAL, 1936. La psicologia di Epicuro, GFI, 1939. Epicuri Ethica (edidit adnotationibus instr. C.D. Florentiae, in aedibus Sansonianis, 1946. Lettere di Epicuro e dei suoi nuovamente o per la prima volta edite da C.D., Firenze, Sansoni 1946. Aristotele Metafisica, Libro XII. Bari, 1949. La psicologia d'Epicuro e la teoria delle passioni, Firenze, Sansoni, 1942. Lettere di Epicuro agli amici di Lampsaco, a Pitocle e a Mitre, SIFC, 1948. Voce Aristotele in Enciclopedia Cattolica, Voll. I 1949. Edipo figlio della Tyche. Commento ai vv.1075-1085 dell'Edipo Re di Sofocle, Dioniso, 1952. Forma ed evento: principi per un'interpretazione del mondo greco, Venezia, Neri Pozza, 1952. Il mito dell'eterno ritorno, L'Approdo, 1953. Il concetto della storia nella filosofia dei greci, in: Grande antologia filosofica, v. 2, Milano, Marzorati, 1954. La data della Syngraphé di Anassagora. Scritti in onore di Carlo Anti, Firenze 1954. Linee per una fenomenologia dell'arte, Venezia, Neri Pozza, 1956. La poetica dei Feaci. Memorie dell'Accademia Patavina, 1957. Pagine dell'Iliade, Delta, 1957. Note in margine al Dyskolos di Menandro. Padova, Antenore, 1959. Menandro, Dyskolos ovvero Il Selvatico, testo e traduzione, Padova, Antenore, 1960. Martin P.Nilsson, Religiosità greca, (traduzione) Firenze, Sansoni, 1961 (I ed. 1949). Eurìpide auteur de la catharsis tragique, Numen, 1961 (ripubblicato in italiano in Saggezza e poetica degli antichi, 1968). Orazio e l'epicureismo, Atti Istituto Veneto, 1961. La poetica di Epicuro, Rivista di Estetica, 7, pp.321-67. 1962. La filosofia del piacere e la società degli amici, Boll. del Lions Club di Padova, 1962. D'Annunzio e l'Ellade, in L'arte di Gabriele D'Annunzio, Atti del Convegno Int. di Studio, 1963. L'uomo e l'evento nella tragedia attica, Siracusa, Dioniso, 1965. Il contributo siceliota alla storia del pensiero greco, Palermo, Kokalos, 1965. Euripide, Ippolito (traduzione e cura). Firenze, Sansoni, 1965. Eschilo, I Sette a Tebe, Firenze, Sansoni, 1966. Menandro, Dyskolos ovvero il Selvatico, Sansoni, 1966 Meleagro, Epigrammi traduzione di C.D. (con una tavola di Tono Zancanaro) Vicenza, Neri Pozza, 1966. Epikur und die Dichter: ein Dialog zur Poetik Epikurs, Bonn, Bouvier, 1967. Saggezza e poetiche degli antichi, Venezia, Neri Pozza, 1968. Gotthold Ephraim Lessing, Emilia Galotti, (traduzione) Milano, Scheiwiller, 1968. Euripide, Alcesti (traduzione e cura) Milano, Neri Pozza, 1968. Euripide, Elettra, (traduzione e cura), Urbino, Argalia Editore, 1968. Voci Eoicurus e Epicureanism per Enciclopedia Britannica, 1968. Il teatro greco. Tutte le tragedie, a cura di C.D. Firenze, Sansoni, 1970 (di C.D. Saggio introduttivo. Traduzioni: Eschilo, I Sette a Tebe; Euripide, Alcesti, Ippolito, Eracle, Elettra, Elena, Le Fenicie, Oreste, Le Baccanti). Epicuro, Scritti morali, Trad. a cura di C. Diano, Padova, CLEUP, 1970. Euripide, Medea, (traduzione e nota di C.D.) Padova, Liviana, 1972. Aristofane, Lisistrata (traduzione e cura) Padova, Liviana, 1972. Anassagora padre dell'umanesimo e la melete thanatou in L'Umanesimo e il problema della morte, Simposio Padova - Bressanone, 1972. Studi e saggi di filosofia antica, Padova, Antenore, 1973. Scritti epicurei, Firenze, Leo Olschki, 1974. La tragedia greca oggi, Nuova Antologia, 1974. Limite azzurro, Milano, Scheiwiller, 1975. Eraclito, Frammenti e testimonianze, (traduzione e cura) Milano, Fondazione Lorenzo Valla, 1980. Epicuro, Scritti morali, Milano, BUR, 1983. Forme et evenement: principes pour une interpretation du monde grec, Editions de l'Eclat, 1994. μορφή και τύχη , Indiktos, Atene, 2006 (Traduzione in neogreco di Forma ed Evento). Platone, Il Simposio (traduzione e cura), Venezia, Marsilio, 1994. Forma y evento, Madrid, Visor, 2000. Il pensiero greco da Anassimandro agli stoici, Torino, Bollati Boringhieri, 2007. Introduzione di Massimo Cacciari. Form and Event, Fordham University Press, 2020. Traduzione. di Timothy C. Campbell e Lia Turtas. Introduzione Jacques Lezra. Curatele Platone, Ione, Roma, Dante Alighieri, 1929. M.T.Cicerone, De finibus bonorum et malorum, GFI, 1933. Omero, Iliade. Libro I, Firenze Bemporad, 1934. Platone, Dialoghi - Convito, Fedro, Alcibiade I e II, Ipparco, Amanti, Teage, Carmide, Lachete, Liside, Bari, Laterza, 1934 (II ed. 1945). Carlo Diano (a cura di), Il teatro greco: tutte le tragedie, Firenze, Sansoni, 1970 1ª ed.. Carlo Diano e Giuseppe Serra (a cura di), Eraclito, I frammenti e le testimonianze, Milano, Fondazione Lorenzo Valla, Arnoldo Mondadori Editore, 1980 1ª ed.. Voci correlate Epicuro Giovanni Gentile Tragedia greca Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Carlo Diano Collegamenti esterni Carlo Diano, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Carlo Diano, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Carlo Diano, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Carlo Diano Forma y evento, Madrid, Circulos Bellas Artes (estratto traduz. spagnola) (EN) Brian Duignan, Carlo Diano, Epicureanism, in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Carlo Diano, nel sito "Il Ramo di Corallo", di Francesca Diano. Controllo di autorità VIAF (EN) 27106541 · ISNI (EN) 0000 0001 1023 0924 · SBN IT\ICCU\CFIV\043194 · LCCN (EN) n85356687 · GND (DE) 116095881 · BNF (FR) cb12164820n (data) · BNE (ES) XX1178751 (data) · BAV (EN) 495/70468 · WorldCat Identities (EN) lccn-n85356687 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Linguistica Portale Linguistica Categorie: Grecisti italianiFilologi classici italianiFilosofi italiani del XX secoloNati nel 1902Morti nel 1974Nati il 16 febbraioMorti il 12 dicembreNati a Vibo ValentiaMorti a PadovaTraduttori dallo svedeseTraduttori dal tedescoTraduttori dal greco all'italianoAntifascisti italiani[altre]

Grice e Dionigi

Roberto Dionigi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Niente fonti! Questa voce o sezione sull'argomento filosofi italiani non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti.   Roberto Dionigi Roberto Dionigi (Barletta, 1941 – Bologna, marzo 1998) è stato un filosofo e accademico italiano. Docente di Filosofia Teoretica all'Università di Bologna, si è occupato principalmente di Nietzsche e Wittgenstein.   Indice 1 Biografia 2 Opere 3 Note 4 Collegamenti esterni Biografia Dopo la laurea conseguita nel 1964, tra il '67 e il '70 soggiornò a più riprese a Parigi, partecipando al maggio francese. Frutto del suo incontro con Althusser è il suo primo libro, Gaston Bachelard. La "filosofia" come ostacolo epistemologico (1973).  Tornato in Italia, iniziò ad insegnare filosofia all'Università di Bologna. Centrale, nella sua riflessione, fu il pensiero di Nietzsche (Il doppio cervello di Nietzsche, 1982), analizzato sia in chiave ermeneutica che logico-filosofica.  Degli anni '80 sono anche due articoli su Bataille e un lucido bilancio del comunismo di Marx ("L'uomo e l'architetto", 1981). Il processo di ripensamento della sinistra italiana, alla fine degli anni '80, lo vide di nuovo impegnarsi in prima persona. Si accostò poi alla filosofia analitica e alla svolta "linguistica", vista come approfondimento della critica della metafisica. Gli scritti dell'ultimo decennio si concentrano sull'ermeneutica ("Nichilismo ermeneutico", 1991), sulla semantica antica (Nomi Forme Cose. Intorno al Cratilo di Platone, 1994) e soprattutto sul pensiero di Wittgenstein (La fatica di descrivere. Itinerario di Wittgenstein nel linguaggio della filosofia, 1998), del quale condivideva pienamente l'esigenza di ripensare il linguaggio come la "cosa stessa" della filosofia.  Nel 2006 la regista Luisa Grosso ha diretto Cocktail Dionigi, documentario contenente testimonianze di alcuni dei maggiori pensatori italiani su Dionigi, tra i quali Franco Berardi, Stefano Bonaga, Eva Picardi, Umberto Eco, Massimo Cacciari, Giacomo Marramao.[1]  Opere Gaston Bachelard. La "filosofia" come ostacolo epistemologico (1973) Il doppio cervello di Nietzsche, Bologna, Cappelli Editore, 1982 Nomi Forme Cose. Intorno al Cratilo di Platone, 1994 La fatica di descrivere. Itinerario di Wittgenstein nel linguaggio della filosofia, 1998 Note ^ Un filosofo tra Platone e il bar, su ricerca.repubblica.it, 16 febbraio 2007. URL consultato il 1º giugno 2019. Collegamenti esterni Cocktail Dionigi Controllo di autorità VIAF (EN) 19893843 · WorldCat Identities (EN) lccn-n83013037 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloAccademici italiani del XX secoloNati nel 1941Morti nel 1998Nati a BarlettaMorti a Bologna[altre]