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Tuesday, April 19, 2022

GRICE E COCCONATO: AMORE E MORTE

 [H] Desideri:  fenomenologia degenerativa e strategie di controllo     1. I/epithymia nella fenomenologia degenerativa   Il processo degenerativo che dal nobile desiderio per il sa-  pere del filosofo giunge infine alla liberazione e soddisfazione  dei più feroci desideri attuata dal tiranno è innescato, da una  prospettiva psicodinamica, dall'adozione di particolari moda-  lità repressive. Queste, e più in generale le strategie paradig-  matiche di controllo del desiderio, sono il nostro oggetto d'in-  dagine privilegiato. La loro analisi ci condurrà direttamente al-  la disamina delle molteplici specie di desideri, alla caratterolo-  gia e alle derive psicopatologiche tracciate da Platone nel libro  Vili, nonché alla dinamica dei processi onirici e alla mania di-  segnate nel IX. Da ultimo ci soffermeremo sulla contrapposi-  zione strutturale tra repressione e canalizzazione, parimenti  inerente a epithymiai ed eros, che attraversa il grande dialogo.   A monte, Yepithymia platonica è un moto psichico volto a  riempire, soddisfare, generando piacere, una mancanza di ori-  gine somatica come di matrice intellettuale; 1 essa viene così a  convergere con l'ampio spettro semantico dischiuso dal termi-   1 Cfr. 585a-b, 437b sgg., 439d8, 571a7; sull'intera questione cfr. qui voi.  Ili, [H], pp. 251 sgg.; sulla "interiorizzazione" della sfera del desiderio cfr. M.  VEGETTI, L'io, l'anima, il soggetto, in S. SETTIS (a cura di), I Greci, voi. I, Noi e  i Greci, Torino 1996; pp. 431-67 (p. 441); sul rapporto complessivo psyche-so-  ma, cfr. T.M. ROBINSON, Plato 's Psychology, Toronto 1995 2 , pp. 50-54.     472 ' PLATONE, LA REPUBBLICA   ne "desiderio". 2 Tale estensione, uno dei cardini metapsicolo-  gici della fenomenologia degenerativa del libro Vili, fa tutt'u-  no con la diretta attribuzione ad ogni istanza di una sfera "pro-  pria" di desideri esplicitata nel libro IX: «siccome tre sono le  parti della psyche, triplici mi sembrano anche i piaceri, ognuno  proprio di ciascuna parte; e similmente i desideri e il loro ruolo  di comando» (580d6-7). Con ciò la statica tripartizione deli-  neata nel libro IV (436a7 sgg.) viene calata, retroattivamente,  all'interno della dinamica psico-politica e quindi delle forme  caratteriali disegnata nell'VIII.   Più da vicino, l'attribuzione rende conto del legame tra il  governo del logistikon e il desiderio di sapere del filosofo, il go-  verno dello thymoeide s e il desiderio di onori e gloria del carat-  tere timocratico, e le tre forme caratteriali dischiuse dal gover-  no del polimorfo epithymetikon, contenente tre specie di desi-  deri e piaceri: 1) i «necessari», dei quali «non ci si può libera-  re», quali fame, sete ed eros riproduttivo, il cui appagamento è  utile e salutare; 2) i «non necessari», che possono essere «al-  lontanati», la cui soddisfazione non frutta alcun bene, talvolta  anzi un male (558d8-559c7); 3) i paranomoi, fuorilegge, per-  versi e malvagi, sottospecie dei non necessari, anch'essi allonta-  nabili (571a7 sgg.). Partizione metapsicologica sulla quale pog-  gia la fenomenologia caratteriale: l'avaro uomo oligarchico, do-  minato dai desideri necessari, nel quale il legittimo desiderio  per il denaro degenera in ossessione; il disinvolto carattere de-  mocratico, assediato dalla cangiante moltitudine dei desideri  non necessari; le inquietanti e parzialmente convergenti figure   2 La convergenza con il nostro "desiderio" è già attestata in Marsilio Fici-  no, Sopra il Convito di Platone, ove Amore è sempre "desiderio di bellezza";  soluzione che venne a sciogliere, indirettamente, le tensioni tra concupiscentia,  appetitus e desiderium derivate dalle letture scolastiche della metapsicologia  aristotelica: cfr., per es., TOMMASO d'Aquino, Summa theologiae, 30, 1-4; sul-  la revisione dell'impianto platonico dell'ultimo Aristotele cfr. per es. A.  GRAESER, Probleme der platonischen Seelenteilungslehre, Mùnchen 1969, pp.  22-24.     COMMENTO AI LIBRI Vm E IX, [H] 473   deYL'erottkos e del tirannico, invasi e pervasi dai desideri para-  nomoi?   Questa diairesi delle specie del desiderio, tassonomica-  mente inerente d& epithymetikon, eccede euristicamente la ca-  talogazione tipologica su due fronti. Su un versante viene con-   3 Sulla convergenza tra la tripartizione delle specie dei desideri e il poli-  morfo epithymetikon, cfr., per es., D. HELLWIG, Adikia in Platons 'Politela'.  Interpretationen zu den Bùchern Vili undlX, Amsterdam 1980, pp. 47-50. Ha  sostenuto la forte «discrepanza» e «aperta contraddizione» tra la tripartizione  psichica e r«improwisata» diairesi dell' 'epithymetikon, N. BlÓéNER, Dia-  logform und Argument. Studien zu Platons 'Politeia', Stuttgart 1997, soprat-  tutto pp. 61-62, 237-40, -appellandosi alla possibilità che le forme costituzio-  nali e caratteriali potrebbero essere più numerose, e che la partizione psichica  sia forzatamente modellata su quella politica. Sebbene sia vero che rimangano  delle tensioni nel testo - soprattutto rispetto al desiderio necessario del carat-  tere oligarchico: l'ossessione per il denaro potrebbe a rigore esser interpretata  quale elemento appartenente al regno del non necessario - tuttavia Y epithy-  metikon stesso, in ragione della sua natura polimorfa, supporta perfettamente  i tre tipi caratteriali degenerati, come anche eventuali altre forme "interme-  die". Sul rapporto complessivo tra la tripartizione psichica e le cinque forme  politiche cfr. TJ. Andersson, Polis and Psyche. A motifin Plato's 'Republic',  Goteborg 1971, pp. 155-92. G.R.F. Ferrari, City andSoulin Plato's 'Repu-  blic', Sankt Augustin 2003, ha ultimamente sostenuto, di contro a Andersson,  il carattere meramente «analogico», «non causale» dell'isomorfismo, cfr. so-  prattutto pp. 50-53, 60, 65-66. Tale tesi implica però l'esclusione della kallipo-  lis e della tirannia (p: 53 e pp. 85 sgg.) nonché, di fatto, della timocrazia (p.  69); vi è poi una tendenza a caricare eccessivamente alcune tensioni del testo  (cfr. per es. p. 71) e a trascurare la dimensione dialettica e temporale della di-  namica degenerativa. Inoltre, Ferrari è costretto a eludere interi brani, come  544d, e nello specifico la dimensione sociale nella quale è calata la degenera-  zione caratteriale come a p. 67 ove non considera che il giovane timocratico  «esce di casa» etc. (550a), e che la figura paterna risulta infine «sconfitta» per-  ché è collocata in un contesto etico-politico che osteggia il suo modello psico-  caratteriale (549c, 550b); analoga la questione rispetto al carattere oligarchico  (pp. 71-71) ove Ferrari elude 553a-d, e rispetto al carattere democratico (p.  74) ove tace su 557b, 563d e 564a, nonché 559d sgg. In breve ritengo, di con-  tro a Ferrari, che i due piani, psicologico e politico, siano in una relazione di  corrispondenza biunivoca circolare che garantisce ad ognuno un'autonomia  semi-ontologica dal punto di vista descrittivo, statico, ma che preserva nel     474 PLATONE, LA REPUBBLICA   templata la possibilità che i desideri possano essere allontanati  o meno, approccio che mostra come la materia epithymetica  sia analizzata ad iniziare dalle strategie di controllo adottabili  nei suoi confronti. E questa la prospettiva all'interno della qua-  le si articola la catalogazione, non viceversa. Sull'altro fronte,  anche qui sorvolando al di sopra dei contenuti specifici veico-  lati dalle singole epithymiai, viene rimarcato il peso che la loro  soddisfazione gioca rispetto al benessere o al malessere psicofi-  sico complessivo del soggetto. Questi due fattori, modalità di  gestione tese al contenimento e allontanamento del materiale  epithymetico più pericoloso, insidie e derive psicopatologiche  ad esse correlate, sono i primi due assi sui quali corre la dege-  nerazione che conduce infine alla mania. Essi trovano la loro  unità nel concetto di repressione, dal quale cominceremo, ri-  percorrendola a ritroso, la nostra ricostruzione della degenera-  zione.   2. Repressione ed esilio   Kolazomenai: i desideri possono essere e talvolta vengono  repressi:   Fra i piaceri e i desideri non necessari, alcuni mi sembrano essere  contrari alle leggi. Essi probabilmente nascono in ognuno, ma se ven-  gono repressi (kolazomenai) dalle leggi e dai desideri migliori con  l'aiuto della ragione, nel caso di alcuni uomini si allontanano del tutto  oppure restano pochi e deboli, in altri (restano) più forti e numerosi  (571b4-cl).   La repressione dei desideri non necessari, ed in particolare  di quelli paranomoi, genera una dislocazione topica, bipartita  rispetto alla modalità funzionale, tripartita quanto alle catego-  rie caratterologiche.     contempo la relazione causale circolare dal punto di vista dinamico-tempora-  le, dialettico.     COMMENTO AI LIBRI VITI E IX, [H] 475   a) L'allontanamento: 1) nel primo caso i desideri repressi «si al-  lontanano del tutto» (pantapasin apallattesthai). Stesso esito  viene ascritto, più in generale, alla repressione giovanile dei de-  sideri genericamente non necessari: «si potrebbero allontanare  (apallaxeien) , se ci si prendesse cura di farlo fin da giovani»  (559a3). Ancora: se il desiderio non necessario «è represso ed  educato {kolazomene kai paideuomené) fin da giovani, può es-  sere tenuto lontano {apallattesthai) dalla maggior parte degli  uomini» (559b9-10).   b) La permanenza: i desideri repressi permangono esplicita-  mente (leipesthai) . Esito a sua volta ramificato: 2) in un caso  permangono «pochi e deboli» desideri; condizione che non  viene però contrapposta al loro intero allontanamento: le due  forme riguardano la stessa categoria di persone. 3) Nel terzo  caso permangono desideri «più forti e numerosi»» sì che viene  delineata una seconda categoria di persone. 4   Per comprendere la dinamica, la forma, la topica e le con-  seguenze che comporta l'adozione delle suddette strategie re-  pressive fornisce un contributo essenziale il brano sulla transi-  zione dal carattere oligarchico a quello democratico.   Analizzando l'aspro conflitto intrapsichico che lacera il  giovane democratico, 5 Platone traccia anzitutto una esplicita  distinzione inerente alle strategie di repressione e contenimen-  to del desiderio: alcuni desideri (non necessari) vengono di-  strutti {diephtharesan), altri banditi {exepeson) (560a4-7). Ab-  bandonati i desideri banditi al proprio destino, Platone si con-   4 Analoga la ricostruzione, che coniuga le modalità che permettono di  «abwenden» i desideri non necessari e il «fortdauern» dei paranomoi attestata  dall'analisi dei processi onirici, di H.P. VoiGTLÀNDER, Die Lust und das Gute  bei Platon, Wurzburg I960, pp. 113-15.   5 Cfr. 559e4-560a2: il conflitto vede ivi schierati su un fronte la specie dei  desideri necessari, "alleati" alla figura paterna, rappresentanti della parte oli-  garchica, e la specie dei desideri non necessari, fomentati dalle cattive compa-  gnie, rappresentanti della parte democratica.     I     476 PLATONE, LA REPUBBLICA   centra quindi sull'analisi di «altri desideri affini a quelli che so-  no stati messi al bando», dei quali scrive, in un passaggio ne-  vralgico, che, in talune occasioni, «cresciuti di nascosto» (hypo-  trephomenai) , diventano infine «molti e vigorosi» (560a9-b2).   Hypotrephomenai: le epithymiai crescono di nascosto, in-  sensibilmente; carattere subito rimarcato da Platone: esse  «unendosi di nascosto [tra loro] ne partoriscono una folla»  (560b4-5). Essendo tale proliferazione «nascosta», «segreta»,  «furtiva» {lathra), 6 siamo di fronte ad una crescita effettiva-  mente «inconsapevole»: ciò alle spalle di cui crescono, ciò da  cui si nascondono non può essere se non ciò che noi usualmen-  te indichiamo con l'espressione «coscienza». In breve, sfuggo-  no alla presa di coscienza. La proliferazione dei desideri non  necessari è dunque in questo caso collocata in un luogo intra-  psichico oscuro, nascosto, tenebroso, al di fuori della sfera co-  sciente. Tale sito è quasi certamente lo stesso dei desideri para-  nomoi repressi nel caso in cui restano «forti e numerosi».   L'individuazione e concettualizzazione di processi psichici  pacificamente definibili come «inconsapevoli» è del resto atte-  stata in diversi altri brani della Repubblica. Ad esempio ove  leggiamo che si deve evitare che i giovani, frequentando perso-  ne viziose, ammassino «senza accorgersene {lanthanosin) un'u-  nica grande mole di vizio nelle loro psychai» e che, al contrario,  devono crescere tra «opere belle» così che la loro «aura», «fin  da bambini, inconsapevolmente {lanthane)», li conduca «al-  l'armonico accordo con la bella ragione» (401cl-d3). 7 Ed an-     6 Anche D. HELLWIG, op. cit. (n. 3), pp. 121-22, 130, sottolinea come le  «Begierden gewaltsam unterdriicken» rompano la Harmonie psichica e pos-  sano poi rafforzarsi «in heimlichem».   7 W. Jaeger, Paideia (1944), trad. it. Firenze 1954, voi. II, pp. 601, 395  parla a questo proposito di «inconscio», così come J. Lear, La psicoanalisi e i  suoi nemici (1998), trad. it. Milano 1999, pp. 183, XVIII; il termine «incon-  scio» però, in questo caso specifico, non può essere inteso nel senso classico e  ristretto (dinamico) di Freud, poiché slegato da processi riconducibili alla ri-  mozione.     1     COMMENTO AI LIBRI Vili E IX, [H]     477     cora ove leggiamo che in certi casi «un'opinione esce dalla  mente» «in modo involontario» (412el0-413al), come accade  in «coloro che vengono indotti a mutare le loro convinzioni e  che se le dimenticano, perché agli uni il tempo, agli altri il ra-  gionamento, le portano via di nascosto {exairoumenos lantha-  nei)» (413M-7).   Ora, i suddetti processi repressivi sono collocati da Plato-  ne all'interno di una ben precisa topica metapsicologica: i desi-  deri repressi, una volta rinvigoritisi e cresciuti di nascosto,  «hanno infine conquistato l'acropoli della psyche» (560b7-8).  L'acropoli raffigura il centro direttivo della psyche-polis, il luo-  go nel quale si controlla l'azione, dal quale ognuna delle tre  istanze e le particolari sfere di desideri ad esse pertinenti pos-  sono governare l'individuo. I conflitti, lo scontro tra sfere di  desideri alternativi che segnano intimamente la psyche hanno  quindi un obbiettivo ultimo: conquistare la «regale fortezza»,  penetrare attraverso i «portali» che conducono al cuore del  soggetto, al sé (553b7-d7).   La repressione che si limita ad allontanare, ma forse anche  a bandire, e comunque esclusivamente a dislocare topicamente  il desiderio senza distruggerlo, si lascia allora intendere quale  espulsione dall'acropoli e attività di continua difesa, resistenza  e opposizione al loro rientro in essa. Dinamica raffigurata nel  mettere «guardie e sentinelle» ai suoi portali, che altro non so-  no che discorsi, opinioni, convinzioni che sbarrano l'accesso  alla pressione del materiale pulsionale (560b-e). Anche qui la  politicizzazione platonica della psyche mostra di non esser solo  metafora, ma descrizione, non anatomica o fisiologica, dei pro-  cessi psicologici di per se stessi, che divengono intelligibili, di-  rettamente, in questa dimensione concettuale.   Un ultimo elemento chiave inerente alle strategie repressi-  ve, sempre di matrice psico-politica, è la schiavitù cui sono  soggetti i desideri repressi. Una prima chiara indicazione in tal  senso ci è data nella discussione del carattere oligarchico che  letteralmente «rende schiavi», «mette in schiavitù» i desideri     478     PLATONE, LA REPUBBLICA     non necessari (554a7: doulomenos). Modalità che riemerge, in  generale, anche ove leggiamo che «bisogna reprimere e mette-  re in schiavitù» i «desideri malvagi» (561c2-3: kolazein te kai  doulousthai). Vedremo meglio come anche nell'analisi dei pro-  cessi onirici la «schiavitù» (574d7: douleia), cui sono soggette  le opinioni che sorreggono i desideri paranomoi, svolga un ruo-  lo cruciale. Il punto che ora ci preme sottolineare è che la re-  pressione in taluni casi si configura come un processo seguito  da una forma di controllo radicale, di incatenamento.   In conclusione, la repressione dei desideri, paranomoi ma  più in generale non necessari, è un processo tale per cui essi  vengono allontanati, non distrutti; in alcuni casi essa comporta  la loro esplicita permanenza, in catene, al di fuori della co-  scienza, dell'acropoli; dimensione dalla quale, rinvigorendosi  di nascosto, inconsapevolmente, possono, in un secondo mo-  mento, tentare un attacco alle sue porte.   3. Il ritomo onirico del represso   I desideri paranomoi repressi, scrive Platone all'inizio del  libro IX, «sono quelli che si risvegliano nel sonno» (571c3),  inaugurando così l'analisi dei processi onirici. Disamina che ci  offre un contributo tanto stringato quanto sorprendente per la  sua modernità, essenziale nell'architettura metapsicologica  complessiva delle strategie di controllo deH'epithymia nonché  ai fini della definizione della specie dei desideri paranomoi e  della deriva psicopatologica complessiva della fenomenologia  degenerativa.   II «risveglio» avviene   quando il resto della psyche - il logistikon e ciò che è socievole e adat-  to al comando - riposa, mentre la parte ferina e selvaggia, piena di ci-  bo o di vino, si sfrena nella sua danza e, scacciando il sonno, cerca di  aprirsi la via per dare sfogo ai suoi abituali costumi (571c3-7).   Vi è, dunque, una condizione positiva: Yepithymetikon, sti-  molato fisiologicamente (cibo e vino), si sfrena e respinge via il     COMMENTO AI LIBRI Vili E IX, [H]     479     sonno; ciò comporta il sincronico «risveglio» dei suoi desideri;  ed una condizione negativa: il logistikon dorme, perciò non  può dominare la parte desiderante. E associato ad esso anche  ciò che è «socievole», 8 probabilmente lo thymoeides.   Il proseguo del brano fa luce su tale stato psicologico: «Sai  bene che in un simile stato essa osa fare di tutto, come sciolta e  liberata da ogni freno di vergogna e di ragionevolezza» (571c7-  9). H sonno del logistikon, l'istanza cui va ascritta la phronesis,  e verosimilmente dello thymoeides, al quale possiamo attribui-  re, quando è sotto l'egida della ragione, Yaischyne, viene quindi  a rappresentare la mancanza di quell'attività di resistenza che  impedisce la manifestazione dei desideri repressi. Il fattore  quantitativo e la struttura dinamica delle due precondizioni so-  no perfettamente convergenti: al «risveglio» indotto dall'ecci-  tazione della parte desiderante, quindi ad una rinnovata pres-  sione dei desideri, segue la loro emersione e soddisfazione per-  messa dall'inattività delle forze razionali, morali.   Date tali condizioni,   tentare di accoppiarsi con la madre (così s'immagina) non la imbaraz-  za affatto, o con chiunque altro fra uomini, dèi, animali, e commette-  re qualsiasi assassinio, e non astenersi da alcun cibo (571c9-d3).   Quadro «edipico», 9 perversione, aggressività omicida.  Questo l'inquietante scenario che si apre dinanzi agli occhi  dell'impotente sognatore.   Posto che l'attività onirica rappresenta la «soddisfazione»  «immaginaria» o «visionaria» di desideri repressi (571dl;  572a9-bl), riprendendo la topica dell'acropoli la loro appari-   8 Su hemeron e thymoeides cfr. W. JAEGER, A New Greek Word in Plato's  'Republic' (1946), in Scripta Minora, 2 voli., Roma 1960, voi. II, pp. 314-16.   ' Hanno richiamato al riguardo l'edipo freudiano, tra gli altri, K.R. POP-  PER, La società aperta e i suoi nemici (1966 5 ), 2 voli., trad. it. Milano 1996, voi.  I, p. 421; C.H. Kahn, Plato's Tbeory of Desire, «Review of Metaphysics»,  XLI/1 (1987) pp. 77-103 (p. 83); O. GlGON, Erlàuterungen, in Plato. Der  Staat, Munchen 1991, p. 506.     480     PLATONE, LA REPUBBLICA     zione e sincronico appagamento potrebbero essere interpretati  come se essi vi penetrassero nottetempo, superando la vigilan-  za di sentinelle assopite. 10 Trattandosi di una soddisfazione, an-  che se solo immaginaria, è difatti lecito raffigurarsela nell'uni-  co sito nel quale essa sembra poter realizzarsi. Nel sonno l'a-  cropoli si verrebbe così a configurare come sfera della coscien-  za, come teatro dell'immaginazione nel quale i desideri impon-  gono la visione della loro drammatica rappresentazione, diven-  tando coscienti e trovando soddisfazione senza però attivare le  funzioni psico-motorie. La ricostruzione di quest'immagine,  priva di riferimenti diretti, mira soltanto a rendere in termini  spaziali il fatto che, come emerge senza incertezze dal testo, il  sogno rappresenta il momento privilegiato grazie al quale è  possibile prendere coscienza di quei desideri repressi e tenuti  in schiavitù che nella veglia sfuggono al suo sguardo. 11   Platone ha così dischiuso e percorso la «via regia per l'in-  conscio» tracciata nel Novecento da Sigmund Freud. A monte,  la repressione platonica si lascia intendere alla luce della rimo-  zione {Verdràngung), o viceversa, anzitutto perché quest'ultima,  che è una forma particolare di repressione {Unterdrùcken), 12     10 Cfr. anche E. VEGLEEIS, Platone e il sogno della notte (1982), trad. it. in  G. GuiDOKIZZI (a cura di), Il sogno in Grecia, Roma-Bari 1988, pp. 103-20 (p.  109). La più articolata trattazione platonica di ciò che noi indichiamo con le  espressioni «coscienza» e «autocoscienza» è probabilmente quella di Filebo  33b-42c. Ivi, utilizzando la metafora del pittore, Platone scrive che un indivi-  duo «vede in qualche modo in se stesso le immagini delle cose dette o opina-  te» (39b-c), poi che egli «scorge in sé anche se stesso» (40a). Il passo della Re-  pubblica, limitato alla percezione di immagini prodotte psichicamente, pare  presupporre una concezione della «coscienza» simile.   u Parlano di desideri allo stato di «latenza» C.H. Kahn, op. cit. (n. 9), p.  82, e J. LEAR, op. cit. (n. 7), p. 142.   12 «Ci sono nella vita psichica desideri rimossi [...]. Ci sono non è inteso  storicamente, nel senso che simili desideri sono esistiti e poi sono stati distrut-  ti; per la teoria della rimozione [...] simili desideri rimossi esistono ancora,  ma contemporaneamente esiste un'inibizione che pesa su di essi. Il linguaggio     COMMENTO Al LIBRI Vm E LX, [H]     481     dal carattere «morale», 13 tesa a contrastare una sfera di deside-  ri «immorali, incestuosi e perversi, o di voglie omicide, sadi-  che», 14 anziché condurre ad «una completa distruzione» 15 dei  desideri, si limita al loro «allontanamento» (Entfernung) dalla  coscienza. 16 Questi perciò «permangono» (Fortbesteben) al  di là dei confini della sfera cosciente. 17 In una sola parola, il  rimosso è vogelfrei, 18 ovvero "bandito", "proscritto", "fuori-  legge".   La rimozione rappresenta, dunque, un'arma a doppio ta-  glio. Su un fronte, al rimosso viene normalmente impedito di  «scaricarsi nell'azione reale», 19 gli viene metaforicamente nega-  to l'accesso alla Festung freudiana, la «fortezza» dalla quale si     colpisce nel giusto quando parla della "repressione" (Unterdrucken) di tali  impulsi. L'organizzazione psichica, che permette a codesti desideri repressi di  realizzarsi, rimane intatta e utilizzabile» (S. Freud, L 'interpretazione dei sogni,  in Opere complete, 12 voli., trad. it. Torino 1967-80, voi. Ili, p. 220; originale:  Die Traumdeutung, in Gesammelte Werke, 18 voli., rist. Frankfurt a. M. 1999,  voi. Il/in, p. 241; d'ora in poi, tutti i richiami a Freud si riferiscono a queste  edizioni).   13 S. Freud, L'Io e l'Es, voi. LX, p. 498; cfr. anche Lo., Breve compendio di  psicoanalisi, voi. IX, p. 592.   14 S. FREUD, Alcune aggiunte d'insieme alla 'Interpretazione dei sogni', voi.  X, p. 158.   15 S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni), voi. XI,  p. 201 [S. FREUD, Neue Volge der Vorlesungen zur Einfiihrung in die Psychoa-  nalyse, voi. XV, p. 98: «eine vollstandige Zerstòrung»]; il richiamo successivo  è certamente a Id., Il tramonto del complesso edipico, voi. X, p. 3 1; cfr. anche  S. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, voi. X, p. 290.   16 S. FREUD, Metapsicologia, voi. Vili, p. 40, e ivi p. 37: «la sua essenza  consiste semplicemente nelPespellere e nel tener lontano qualcosa dalla co-  scienza» [Die Verdràngung, voi. X, pp. 252 250]; cfr. anche Lo., L'Io e l'Es, voi.  IX, p. 480.   17 S. FREUD, Metapsicologia, voi. Vili, p. 39 [Die Verdràngung, voi X, p.  251].   18 S. FREUD, Inibizione, sintomo e angoscia, voi. X, p. 300 [Hemmung,  Symptom undAngst, voi. XIV, p. 185].   19 S. FREUD, Al di là del principio di piacere, voi. IX, p. 205.     482 PLATONE, LA REPUBBLICA   «domina la motilità». 20 Sull'altro però esso «sopravvive al di  fuori» della coscienza godendo del «privilegio della Exterrito-  rialùàt»: 21 una volta estromesso dal dominio cosciente può  «sviluppare derivati e annodare connessioni», «prolifera per  così dire nell'oscurità», im Dunkeln. 22 Proliferazione che rap-  presenta la possibilità del suo sempre possibile «ritorno». 23 Da  qui la necessità di una costante attività di «resistenza» alle so-  glie della coscienza. 24 In termini spaziali: espulso un ospite in-  desiderato si deve «poi far sorvegliare perennemente la porta  da un guardiano giacché altrimenti l'individuo respinto la for-  zerebbe». 25   Poste queste premesse, Freud, ricalcando ancora le orme  platoniche, 26 individua nel sogno la via regia per l'inconscio  perché in esso i desideri repressi, approfittando del cedimento  della sorveglianza deU'«Io dormiente», 27 e godendo del casuale     20 S. Freud, L 'interpretazione dei sogni, voi. Ili, p. 517 [Die Traumdeu-  tung, voi. II/III, p. 573]. Riprende questa stessa immagine, accostandola ai  conflitti della psyche platonica, M. Stella: cfr. qui voi. III, [J], p. 317.   21 S. FREUD, Inibizione, sintomo e angoscia, voi. X, pp. 247-48 [Hem-  mung, Symptom und Angst, voi. XIV, p. 125]; cfr. anche Id., Il problema del-  l'analisi condotta da non medici, cit, voi. IX, p. 370.   22 S. Freud, Metapsicologia, voi. VIII, p. 39 [Die Verdrdngung, voi. X, p.  251].   23 Sui meccanismi di difesa cfr., per es., S. Freud, Metapsicologia, voi.  VILT, p. 44.   24 Sul dispendio psichico della resistenza cfr. per es. S. Freud, Metapsico-  logia, voi. Vili, p. 41; Id., Inibizione, sintomo e angoscia, voi. X, p. 303. Sulla  distinzione tra derivati e rimosso originario, e tra rimozione originaria e post-  rimozione, cfr. Id., Metapsicologia, voi. Vili, pp. 38 sgg.   25 S. Freud, Metapsicologia, voi. Vili, p. 43 e nota; cfr. anche Id., Cinque  conferenze sulla psicoanalisi, voi. VI, pp. 143 sgg.; Id., Introduzione alla psicoa-  nalisi, voi. Vili, pp. 454 sgg.   26 Cfr. in questo senso anche A. KENNY, The Anatomy of the Soul,  Oxford 1973, p. 12.   27 S. FREUD, Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni), voi. XI,  p. 134.     COMMENTO AI LIBRI Vili E IX, [H] 483   rinvestimento energetico pre-notturno, 28 riescono talvolta a  farsi breccia nelle «porte custodite da resistenze» della co-  scienza. 29 Non dunque nella Festung, la cui «porta che condu-  ce alla motilità» durante il sonno viene «chiusa» dal «guardia-  no», 30 il sogno rappresenta infatti la «soddisfazione allucinato-  ria», non certo reale, del desiderio. 31 Al di là dei meccanismi  peculiari del sogno 32 e delle possibilità con le quali la censura  inconscia può deformare i pensieri onirici latenti, anche per  Freud accade talvolta, sebbene «raramente», che si formino  sogni che «significano proprio quello che dicono, e non hanno  subito alcuna deformazione dalla censura», 33 «come quello cui  allude Giocasta nell'Edipo re». 34   Infine, considerato che il concetto di inconscio in senso  stretto (dinamico e non descrittivobè direttamente «ricavato»  dalla dottrina della rimozione, nel senso che il rimosso «è per     28 Cfr. S. FREUD, Inibizione, sintomo e angoscia, voi. X, p. 304; Id., Intro-  duzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni), voi. XI, p. 134; Id., Metapsico-  logia, voi. Vili, pp. 40-42; in Id., Analisi terminabile e interminabile, voi. XI,  p. 509, viene ribadito «l'irresistibile potere del fattore quantitativo» nei pro-  cessi di rimozione; sulla diversità dei vari stimoli cfr. per es. Id., L 'interpreta-  zione dei sogni, voi. Ili, cap. I, § C.   29 S. Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'Io, voi. IX, pp. 317-18;  cfr. anche Id., Autobiografia, voi. X, p. 111.   30 S. Freud, Il interpretazione dei sogni, voi. HI, pp. 517-18; al limite ci si  può rifare all'immagine delle «guardie alle porte dell'intelletto», ivi, pp. 104-  05.   31 Ivi, p. 125. Cfr. anche S. FREUD, Introduzione alla psicoanalisi, voi.  VTII, p. 265; Id., Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni), voi. XI,  pp. 134, 142.   32 Cfr., per es., S. FREUD, Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di le-  zioni), voi. XI, pp. 135 sgg.   33 S. FREUD, Alcune aggiunte d'insieme alla 'Interpretazione dei sogni' ,  voi. X, p. 158.   34 Ibidem. Freud allude qui al passo dell'Expo re in cui Giocasta dice:  «Tu non temere le nozze con tua madre: già molti mortali si giacquero in so-  gno con la propria madre» (980-82; trad. it. di R. Cantarella).     484     PLATONE, LA REPUBBLICA     noi il modello dell'inconscio», ove l'elemento essenziale è dato  dal fatto che i desideri confinati «non possono divenire co-  scienti perché una certa forza vi si oppone», 35 esattamente co-  me accade per i desideri repressi platonici tenuti in schiavitù,  possiamo concludere affermando che, di fronte alle analogie  tra le due concezioni complessive, questi ultimi possono essere  considerati alla stregua di desideri rimossi, dunque inconsci in  senso stretto (dinamico). 36   4. Difese pre-oniriche   La difesa approntata da Platone per prevenire l'emersione  onirica dei desideri repressi o se si vuole «rimossi» è così deli-  neata: ci si deve «accostare al sonno dopo aver tenuto ben de-  sto il logistikon», facendo nel contempo «rimanere assopito Ye-  pithymetikon» - conducendolo cioè in una condizione tale per  cui non resti né «affamato» né sia «troppo riempito» - ed infi-   55 S. Freud, L'Io e l'Es, voi. IX, pp. 477-78.   36 Cfr. nello stesso senso W. JAEGER, op. cit. (n. 7), voi. II, pp. 599, 602; T.  GOULD, Platonic Love, London 1963, pp. 175, 108; J. Lear, op. cit. (n. 7), pp.  XIX, 34, 140-42; A. HOBBS, Platon and the Hero. Courage, Manliness and the  Impersonai Good, Cambridge 2000, p. 57; O. GlGON, op. cit. (n. 9), p. 506; L.  MONTONERI, Platone: l'eros, il piacere, la bellezza, in Id. (a cura di), I filosofi  greci e il piacere, Roma-Bari 1994, p. 103; G. REALE, Corpo, anima e salute,  Milano 1999, pp. 281, 308-09. Nello stesso senso, ma un po' più cauti, cfr.  E.R. DODDS, Plato and the Irrational Soul, «The Journal of Hellenic Studies»,  LXV (1945) pp. 16-25 (p. 22); A. KENNY, op. cit. (n. 26), p. 11. Di diversa opi-  nione G.RF. FERRARI, 'Akrasia' as Neurosis in Plato's 'Protagoras' , in Procee-  dings of the Boston Area Colloquium in Ancient Philosophy, VI (1990), pp.  115-140, rispetto a Repubblica cfr. soprattutto pp. 116-18, 135; egli rimanda  però alla messa in schiavitù del logistikon da parte déH'epithymetikon (589c6-  590c6), che abbiamo visto essere di natura diversa, in quanto tesa allo "sfrut-  tamento" e non all'allontanamento (cfr. n. 42), dalla messa in schiavitù dei de-  sideri paranomoi etc. Ho cercato di affrontare l'intera questione in M. SOLI-  NAS, Unterdrùckung, Traum und Unbewusstes in Platons 'Politeia' und bei  Freud, «Philosophisches Jahrbuch», CXI/1 (2004) pp. 90-112.     COMMENTO AI LIBRI Vili E IX, [H]     485     ne «ammansendo lo thymoeides»; in questo caso «le visioni  fantasticate nei sogni sono le meno contrarie alle leggi»  (571d6-572bl). 37   Rispetto all'emersione" onirica lo thymoeides presenta un  carattere asimmetrico: la sua inattività sembra agevolare l'e-  mersione del materiale represso, il suo risveglio rappresenta  però un pericolo. Ciò è verosimilmente dovuto alla sua costitu-  tiva ambivalenza: privo della guida del logistikon mostra la sua  natura bestiale, aggressiva (cfr. 441a sgg., 590b); caratteristica  che potrebbe suggerire che esso possa contribuire alla manife-  stazione stessa dei desideri paranomoi nel loro carattere marca-  tamente omicida, e che renderebbe conto del legame tra il logi-  stikon ed un vago «ciò che è socievole».   Quanto all' epithymetikon, il rimarcare la pericolosità del  lasciarlo «affamato» può esser inteso sia come un richiamo alla  concezione del desiderio quale soddisfazione di una mancanza  (cfr. 43 9a), sia alla formazione di sogni non appaganti, avvalo-  rata dal fatto che l'attività onirica dell' 'epithymetikon è detta  comprendere oltre alle sue «gioie» anche i suoi «dolori»  (572al: %aipov r\ À.imo'unevov). Richiamo all'incubo che trova  un puntello già nel libro I: l'uomo ingiusto «spesso si risveglia  dal sonno, come i bambini, in preda al terrore» (330e6-7).   Anche rispetto al logistikon, ora nutrito da «buoni discorsi  e ricerche» (571d7), emerge un'asimmetria funzionale: il sonno  rappresenta l'inattività delle sue funzioni di controllo e resi-  stenza, il suo risveglio non comporta però la capacità di svolge-  re alcuna attività inibente, è limitata allo svolgimento di funzio-  ni intellettuali interne: «solo in se stesso nella sua purezza» po-  trà «venire in contatto con la verità» (572al-3). 38 Attività che   37 Anche in Timeo 45e-46a emerge uno stretto legame tra tranquillità e  qualità dei sogni, e in 71c-d tra condizioni pre-notturna e sogno.   38 Cfr. nello stesso senso anche E. VEGLERIS, op. cit. (n. 10), p. 108.  Profondamente diversa è la concezione del Timeo ove<è il fegato a fornire una  conoscenza non razionale (cfr. 71d sgg.) che la ragione deve «interpretare con     486     PLATONE, LA REPUBBLICA     non ha, quindi, niente a che fare con l'emersione dei desideri  repressi. (Rispetto a Freud si potrebbe pensare alla netta di-  stinzione tra il lavoro intellettuale preconscio svolto nel sonno  dall'Io e l'emersione onirica del rimosso). 39   Platone non afferma del resto mai la possibilità di un inter-  vento diretto (notturno) del logistikon teso a calmare o sedare  o compiere una qualsiasi operazione tesa ad arginare eventuali  intemperanze delle altre istanze. Il loro assopimento, come vie-  ne ribadito due volte nel proseguo del passo, deve essere per-  seguito e raggiunto prima di abbandonarsi al sonno; soltanto  dopo aver assolto questo compito ci si può finalmente conce-  dere il riposo (572a7). La non-emersione dei desideri è, dun-  que, garantita univocamente da un intervento consapevole,  pre-notturno. Le possibilità di interrelazioni nei processi oniri-  ci paiono perciò significativamente ridotte rispetto a quelle  della veglia, tanto da non contemplare casi di vero e proprio  conflitto. Tutt'al più la parte razionale può essere «turbata»  dalle gioie o dai dolori dell' epithymetikon (571e2), accenno  che sembra indicare che essa si limiti a percepire passivamente,  ad assistere impotente alle sue turbolente manifestazioni.   In conclusione, il quadro dei processi onirici è così artico-  lato: o il logistikon è desto e le altri parti dormono, ed allora  «le visioni fantasticate nei sogni sono le meno contrarie alle   il ragionamento» (72a) dopo il risveglio. Sempre diversi da quelli di Repubbli-  ca sono i sogni quali appaiono in Fedone 60e, Critone 44b, Leg. 909e-910a,  Epinomide 985c, poiché veicolano messaggi di origine extra-psichica: cfr. al  riguardo E.R. Dodds, I Greci e l'irrazionale (1951), trad. it. Firenze 1997 2 , pp.  122-31.   39 Cfr., per es., S. FREUD, Lio e l'Es, voi. IX, p. 489: «un lavoro intellet-  tuale sottile e difficile, che normalmente richiede una rigorosa meditazione,  può essere effettuato in modo preconscio senza pervenire alla coscienza. Non  vi sono dubbi su casi del genere: essi si verificano ad esempio nel sonno», e  Id., Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni), voi. XI, p. 136: la  funzione preconscia svolta dall'Io può ben accadere «durante la notte» ma  «non ha nulla a che fare con il lavoro onirico».     COMMENTO AI LIBRI Vili E IX, [H]     487     leggi», ed esso può attivare le sue funzioni intellettuali; oppure  V epithymetikon e verosimilmente lo thymoeides son desti e il  logistikon dorme, ed allora emergono i desideri repressi. Es-  sendo l'esito univocamente determinato da un intervento indi-  retto e consapevole, tale concezione non ha niente a che fare  con la «difesa» di Freud, incentrata sulla censura onirica, di-  retta ed inconscia. 40   In Platone, nel sogno, i desideri repressi o non compaiono  affatto o dilagano senza indossare maschera alcuna.   5. Strategie di controllo e caratteri universali   Ora, poiché leggiamo che proprio chi «si trovi in una con-  dizione di sanità e moderazione» deve ottemperare alle sud-  dette misure preventive prima di concedersi il riposo, sì da evi-  tare la manifestazione delle empie visioni, è necessario che sia  presente, anzi incombente il pericolo della loro comparsa. La  ragione metapsicologica fondamentale della precarietà di ogni  forma di difesa nei confronti dei desideri paranomoi, anche ri-  spetto ai moderati, ci è data nel brano che chiude l'analisi dei  processi onirici:   Però parlando di queste cose siamo andati troppo lontano. Ma ciò  che vogliamo capire è questo: in ognuno - anche in quei pochi di noi  che sembrano essere del tutto moderati - è senza dubbio presente  una forma di desideri terribile, selvaggia e illegale, che si manifesta  chiaramente appunto nel sonno (572b2-8).   Il sogno rappresenta, dunque, lo smascheramento delle ap-  parenze, il riconoscimento che «in ognuno», anche in coloro  che più sembrano moderati, nonostante ciò possa parere inam-   40 Cfr. per es. S. FREUD, Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di le-  zioni), voi. XI, p. 130; sulla metafora politica del sogno come «conquista» e  sulla «resistenza delle popolazioni soggiogate» cfr. Id., Compendio di psicoa-  nalisi, voi. XI, p. 594.     488     PLATONE, LA REPUBBLICA     missibile, ebbene anche in loro, anzi in «noi» - Platone qui  sembrerebbe includere anche se stesso - questa specie di desi-  deri esiste: essa «si manifesta appunto nel sonno».   Poiché il moderato è sicuramente colui che ha operato la  migliore repressione, i desideri paranomoi in lui debbono esse-  re stati «interamente allontanati» (57 lb), non sono perciò né  pochi né deboli né schiavi. Ciò nonostante tale operazione la-  scia aperta la via alla possibilità del loro ritorno. Lo stesso peri-  colo affiorava del resto nel brano sull'acropoli, ove Platone  scriveva che gli uomini «cari agli dèi», in altri termini i mode-  rati, predispongono la «guardia» alle porte dell'acropoli  (560bl0).   Ta hautou ethe: nel sogno V epithymetikon soddisfa «i suoi  abituali costumi» o «i propri caratteri» (571c7). In questa defi-  nizione sta la chiave che spiega l'incombenza del pericolo: sia-  mo di fronte ad una «specie di desideri tremenda, selvaggia e  illegale» che costituisce un elemento strutturale dell' 'epithyme-  tikon (572b4-5). Trattandosi di un'istanza costitutiva e origina-  ria della psyche, la specie epithymetica ad essa connaturata non  può che essere presente in ogni uomo. E universale. Con ciò  Platone sembra fugare ogni dubbio rispetto al fatto che i desi-  deri paranomoi «probabilmente nascono in ognuno» C571b5-  6). Del resto i desideri non necessari bussano alle porte dell'a-  cropoli fin dalla giovane età, come mostrano i molteplici ri-  chiami ad operare una loro repressione ed educazione «fin da  giovani» (559al sgg.).   Certo, il fatto che i desideri paranomoi repressi e allontana-  ti «esistano» anche nei moderati non significa che il loro status  sia lo stesso di quelli repressi e tenuti in schiavitù nei non-mo-  derati. Con ciò veniamo all'intreccio tra i vari tipi di repressio-  ne i cui fili è giunto il momento di provare a dipanare.   Bipartiamo dal carattere oligarchico. Egli «rende schiavi» i  desideri non necessari (554a7), in altri termini essi «vengono  tenuti sotto controllo con la forza» (554cl: katechomenas bia);  spiega ancor meglio Platone:     COMMENTO AI LIBRI Vili E EX, [H]     489     [il carattere oligarchico] con una sorta di apprezzabile violenza su di  sé tiene a freno gli altri cattivi desideri interni che pure lo abitano,  non perché li convinca che non vanno nella direzione migliore, né li  ammansisca con un discorso razionale, ma con il peso della necessità  e della paura (554cl2-d3: èrcieiKeì xivi èonnou pm Karéicei [...] oì>  TteiOcov [...] ot>8' finepcòv A,óy(p).   La capacità di convinzione e persuasione {peithó) della sfe-  ra razionale è qui direttamente contrapposta alla forza o vio-  lenza (bia) di una repressione che, sebbene nei suoi intenti sia  apprezzabile, lodevole (epieikei), con le catene della schiavitù  non risolve il problema. Siamo di fronte a due modelli di ge-  stione del desiderio alternativi: l'uno repressivo, negativo, l'al-  tro persuasivo, positivo. 41   Di contro, è anche vero che Platone discutendo del carat-  tere democratico scrive:   se accade che qualcuno gli dica che alcuni piaceri sono relativi ai desi-  deri belli e buoni, altri a quelli malvagi, e che bisogna praticare e ono-  rare i primi, reprimere e mettere in schiavitù i secondi, in tutte queste  occasioni scuote la testa e afferma che essi sono tutti uguali e di pari  rispetto (561b8-c4).   Poiché qui la messa in schiavitù assume un valore positivo,  sembra emergere una contraddizione. In verità però come il  processo di repressione svolto dall'oligarchico è «apprezzabi-  le» nelle intenzioni, è comunque meglio di niente per un indi-  viduo degenerato, così nel «discorso vero» che deve esser fatto  passare nella psyche del giovane carattere democratico, che è  ancora più avanti nel processo di degenerazione, tanto da non   41 Anche D. Hellwig, op. cit. (n. 3), soprattutto pp. 147-54, insiste su  «die Alternative bia-peitho», ovvero tra l'atteggiamento che «mit Gewalt un-  terdriickt» e quello «durch Peitho», non solo rispetto al carattere ed alla co-  stituzione oligarchica ma nei confronti dell'intera fenomenologia degenerati-  va; la Hellwig inoltre riferisce tale alternativa, ai paradigmi naturalistici di fon-  do adottati da Platone.     490     PLATONE, LA REPUBBLICA     preoccuparsi ormai di controllare alcun desiderio, sarebbe già  sufficiente se egli comprendesse che deve tentare di contrasta-  re perlomeno i suoi desideri peggiori. Includendo a tal fine l'a-  dozione della strategia più drastica: la loro repressione e messa  in schiavitù. Del resto, tale strategia dovrebbe essere l'unica a  disposizione dei degenerati caratteri oligarchico e democratico  (e anche del timocratico), nei quali il logistikon, l'unico in gra-  do di gestire i conflitti in modo «armonico», è ormai «asservi-  to» 42 all' ' epithymetikon (o allo thymoeides: 553dl-7) 43   Stringente il parallelismo semantico e concettuale che si  pone a livello politico nell'oligarchia. Ivi la degenerazione poli-  tica e sociale permette la nascita e proliferazione di «ladri, ta-  gliaborse e saccheggiatori» «nascosti» negli angoli della polis  che «le autorità provvedono a tenere sotto controllo con la for-  za» (552d3-e3: . . . ove, èni\i£teiq pUa KoaéxoDow ai àp%ou). Il  circolo della degenerazione, a livello sia psichico che politico, si  avvita su stesso: conflitto e disarmonia generano elementi con-  turbanti, laceranti, patogeni, annidati negli anfratti di psyche e  polis, di fronte ai quali l'unica arma, ormai, è quella inefficace e  patogena, ancorché lodevole, della repressione violenta. 44     42 In questo caso la «schiavitù» va intesa nel senso dell'asservimento, del-  lo sfruttamento positivo: «l'una calcolando e studiando il modo di aumentare  le ricchezze, l'altro onorando le ricchezze»; viceversa la schiavitù dei desideri  ha carattere esclusivamente negativo: di incatenamento, espulsione, allonta-  namento.   43 Sull'armonia psichica instaurata dal logistikon nel filosofo, e sulla sua  contrapposizione con la scissione psichica dei caratteri degenerati cfr. R.  KRAUT, Plato's Comparison of Just and Unjust Lives, in O. Hòffe (Hrsg.), Pla-  ton. Politela, Berlin 1997, pp. 271-90 (pp. 277 sgg.).   44 Diversa la questione che si pone rispetto alla kallipolis in 590c2 sgg.,  ove Platone, rimarcando il suo elitarismo e pessimismo antropologico, difen-  de la necessità di «asservire» ai filosofi, ovvero di «imporre dall'esterno le di-  rettive corrette» agli individui ed alle classi sociali da lui considerate non pie-  namente educabili. Se in entrambi i casi si tratta di una extrema ratio, nell'uno  si fa fronte a differenze antropologiche costitutive, tali per cui l'auspicata ar-  monia sociale trova agli occhi di Platone dei limiti invalicabili; nell'altro inve-     COMMENTO AI LIBRI Vili E IX, [H]     491     Riprendendo i fili delle diverse strategie di controllo dei  desideri non necessari emergono allora quattro modelli para-  digmatici (escludendo la loro soddisfazione): due repressivi,  uno misto, uno persuasivo: 1) quello per cui essi vengono «di-  strutti»; 2) quello che li «reprime e mette in schiavitù»; 3) quel-  lo in cui il desiderio «represso ed educato» viene «allontana-  to»; 4) quello in cui il desiderio, anziché esser «controllato con  la forza», è «convinto» e «ammansito». 45   Ciò considerato, l'indeterminata «repressione» dei deside-  ri paranomoi che conduce al loro intero allontanamento od alla  loro esplicita permanenza in condizione di schiavitù non è  esattamente una medesima operazione repressiva come l'ab-  biamo interpretata inizialmente, ma rimanda a due strategie af-  fini ma distinte. La prima rientra nel modello che «reprime e  mette in schiavitù» ed ha l'esito univoco di spostare e incatena-  re il desiderio. La seconda rientra nel modello per cui il deside-  rio «represso ed educato [...] viene allontanato». Qui la com-  presenza di repressione e educazione, sì che il desiderio «allon-  tanato» non è né pienamente persuaso né brutalmente incate-  nato, designa un approccio misto, e spiega l'unificazione in  un'unica categoria di persone, i moderati, di coloro che hanno  interamente allontanato i desideri paranomoi o nei quali per-  mangono ma sono «pochi e deboli». Modalità nella quale po-  tremmo forse inserire anche quei desideri «banditi» che Plato-  ne abbandonava al proprio destino: in tutti e tre i casi i deside-  ri vengono repressi, non distrutti, ma si tratta di una repressio-  ne per così dire morbida, tendente perlomeno in parte alla loro  «educazione», sì che essi non permangono, in massa, alle porte  dell'acropoli. Viceversa, la strategia puramente repressiva, di   ce viene criticata una modalità di controllo metapsicologica che adotta, a  priori ed unilateralmente, un approccio brutalmente repressivo, lacerante.   45 Cfr. rispettivamente: 1) 560a5: diepbtbaresan; 2) 561c2-3: kolazein te  hai doulousthai; anche 554a7: douloumenos; 3) 559b9-10 kolazomene kaipai-  deuomene [...] apallattesthai; anche 559a3: apallaxeien; 4) 554cl2-d3: bia ka-  techei [...] oupeitho [...] oud'henieron logo.     492     PLATONE, LA REPUBBLICA     messa in schiavitù, lascia intonso il potenziale energetico dei  desideri; è questa la via che conduce prima al democratico, poi'  alla mania del tiranno.   In conclusione, l'eventualità che anche nei moderati emer-  gano oniricamente i desideri paranomoi si lascia intendere co-  me se, piuttosto che singoli desideri incatenati che premono  ininterrottamente alle porte dell'acropoli, siano gli ethe origina-  ri e costitutivi dell' ' epithymetikon a riuscire talvolta ad approfit-  tare di una certa eccitazione pre-notturna e del sonno del logi-  stikon per mostrare le strutture universali, esse stesse «incon-  sce», 46 che generano e sospingono in avanti i singoli desideri  paranomoi - come sarà poi per l'Es, non solo per i singoli desi-  deri rimossi, di Freud -, 47 Al di là di ogni modalità di controllo  adottata e adottabile, siano pure le più persuasive, il sogno mo-  stra che è impossibile sradicare definitivamente la «specie» dei  desideri paranomoi in quanto tale, parte propria di quella «be-  stia policefala», tremenda e selvaggia, che abita ogni uomo, e fa  sentire, di tanto in tanto, la sua minacciosa presenza, «anche in  quei pochi di noi che sembrano essere del tutto moderati». 48   46 W. Jaeger, op. cit. (n. 7), voi. II, p. 600, scrive che siamo di fronte alle  «regioni istintive subcoscienti dell'anima»; cfr. nello stesso senso A. Kenny,  op. cit. (n. 26), p. 11; E. Vegleris, op. cit. (n. 10), p. 108; W. Janke, AAH0E-  LTATH TPAmiMA, «Archiv fiir Geschichte der Philosophie», XLVII/3  (1965) pp. 251-60 (pp. 257-59). Anche Freud opera del resto una distinzione  tra singolo desiderio rimosso e strutture «istintuali», «innate» ed «inconsce»  dell'Es, cfr. S. Freud, Compendio di psicoanalisi, cit., voi. XI, pp. 572 e 590;  Id., Luomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi, voi. XI, pp. 417-18; Id.,  Metapsicologia, voi. Vili, pp. 78-79; sulla differenza tra individuo e specie cfr.  Id., Dalla storia di una nevrosi infantile, voi. VII, p. 591.   47 Cfr., per es., S. FREUD, Introduzione alla psicoanalisi, voi. VIII, p. 495:  «tutti gli uomini hanno questi sogni perversi, incestuosi e omicidi», e Id., Al-  cune aggiunte d'insieme alla Interpretazione dei sogni', voi. X, p. 159; Id., I  miei rapporti con Popper-Lynkeus, voi. XI, pp. 311-12; T. GoULD, op. cit. (n.  36), p. 175.   48 Sostengono apertamente l'universalità dei desideri paranomoi, tra gli  altri, W.K.C. Guthrie, A History ofGreek Philosophy, IV: Plato, Cambridge     COMMENTO AI LIBRI VITI E IX, [H]     493     6. Dal sogno alla realtà: derive psicopatologiche   Se ritorniamo alla degenerazione caratteriale, è facile ora  riconoscere come rispetto alle modalità intrapsichiche di con-  tenimento del desiderio l'approccio univocamente repressivo  alle epithymiai sia il principale responsabile della deriva psico-  patologica.   La rottura dell'armonia intrapsichica, condizione necessa-  ria dell'integrità, salute e euàaimonia individuale assicurata dal  governo del logistikon, ha inizio con il carattere timocratico,  che colloca sul trono dell'acropoli lo thymoeides (cfr. 550b4  sgg.; 553b7c2). 49 Se egli non rappresenta ancora una figura pa-  tologica in senso stretto le conseguenze del defenestramento si  fanno però sentire nella figura immediatamente successiva: il  carattere oligarchico, dominato ormai dai desideri necessari  dell 1 ' epithymetikon, non trova altra strada che reprimere e met-  tere in schiavitù gli altri desideri. Così facendo egli però non ri-  solve ma acuisce la scissione e la lacerazione intrapsichica: «un  simile uomo non potrà dunque esser libero da conflitti interio-  ri, e non sarà uno ma in un certo senso doppio» (554d9-10). In  negativo: «la vera virtù, quella della psyche concorde a armo-  niosa, fuggirà via lontano da lui» (554e4-5).   La stessa strategia repressiva è adottata dal giovane figlio  democratico: «Anche lui, dunque, si impegnerà a governare  con la forza quei piaceri che vi insorgono [...] chiamati non   1975, p. 534; A. BlRAL, Platone e la conoscenza di sé, Roma-Bari 1997, p. 150;  C.H. KAHN, op. cit. (n. 9), p. 83; G. Klosko, The "Rule" ofReason in Plato s  Psychòlogy, «History of Philosophy Quarterly», V/4 (1988) pp. 341-56 (p.  347); H.D. VoiGTLÀNDER, op. cit. (n. 4), pp. 114-55; J. Lear, op. cit. (n. 7), p.  142, con linguaggio freudiano scrive che «anche nel migliore dei casi nella  psiche vi saranno sempre desideri paranomoi da rendere inoffensivi o da ri-  muovere».   49 L'approccio duramente repressivo mostra in questo caso la sua nefasta  presenza nell'interazione psyche-polis: i timocrati sono «educati non con la  persuasione ma con la forza» (548b7-8).     494     PLATONE, LA REPUBBLICA     necessari» (558d4-6: Bice Sri kou oinoc, ap^cov xcòv év anta»  èSovcòv), In questo modo però, se talvolta alcuni desideri ven-  gono distrutti, talaltra invece proliferano «inconsciamente»,  rafforzandosi fino alla conquista dell'acropoli. Saranno allora  «i discorsi cialtroni» di cui si fanno scudo a «chiudere le porte  della regale fortezza» a più miti consigli e ad «esiliare il pudo-  re» (560c2 sgg.). 30 Solitamente, tuttavia, superata la lacerante  fase adolescenziale, l'uomo democratico riequilibra parzial-  mente i suoi desideri e richiama a sé alcuni degli elementi in  passato sconsideratamente «esiliati» (561a6-b5).   Il passo che porta alla mania tirannica, nell'arbitrario de-  terminismo degenerativo disegnato da Platone, è però ormai  cortissimo: l'Eros tyrannos, che raccoglie intorno a sé l'intero  sciame dei desideri paranomoi, facendosene «capo» e «guida»  (573 a-b), e quelle opinioni che gli fanno da «scorta», si libera-  no definitivamente «dalla schiavitù», mentre prima, quando  egli «si autogovernava in modo democratico, esse [le opinioni]  si liberavano solo in sogno, nel sonno» (574d5 sgg.). 51 Le cate-  ne della schiavitù sono state spezzate:   Ma sotto la tirannide di Eros, divenuto in ogni momento della sua vi-  ta da desto quello che raramente gli capitava di essere in sogno, non  si asterrà da alcun tremendo assassinio né da alcun cibo né azione  (574e2-4).   L'uomo tirannico è «colui che da sveglio è proprio come  l'avevamo descritto nei suoi sogni» (576b4-5). Dal punto di vi-  sta della fenomenologia degenerativa questa figura è dunque  dovuta, a livello psicodinamico, al «ritorno» di un represso che  scavalca le barriere oniriche: si transita dall'appagamento oni-   50 Cfr. anche J. Lear, op. cit. (n. 7), p. 193: «La comparsa dell'uomo de-  mocratico è, in linea di principio, il ritorno del represso nella generazione  successiva»; sull'oligarchico cfr. ivi p. 182.   51 Se sono le opinioni che si liberano dalla schiavitù, è però l'Eros con i  suoi desideri a riempire di contenuti sia le manifestazioni oniriche sia le azioni  dissolute del tiranno.     COMMENTO AI LIBRI Vili E IX, [H]     495     rico a quello reale dei desideri repressi, dall'estemporanea rap-  presentazione della loro soddisfazione nel teatro dell'immagi-  nazione alla conquista permanente dell'acropoli.   L'Eros «spadroneggia» ora incontrastato, «governa ogni  settore della psyche abitandovi come un tiranno» (577d; 329c-  d; 573 d; 575a). I rapporti di forza della psyche-polis vengono  nuovamente ribaltati: è l'Eros a «sopprimere e scacciare fuori  di sé i desideri e le opinioni oneste» (573a3-b7). Tirannia che  genera una profonda lacerazione, un'espropriazione della «vo-  lontà» (577e). 52 Il soggetto è in balìa dei suoi desideri più sel-  vaggi, rafforzatisi al grado estremo, ne ha perso ormai comple-  tamente il controllo e, messo all'angolo dalla loro inappagabile  ed ininterrotta pressione, «ogni giorno e ogni notte», ne cade  preda. 53 Siamo alla mania: l'uomo tirannico è «reso folle dai  suoi desideri e amori». 54   Riepilogando, dal punto di vista intrapsichico il processo  di degenerazione avviato dal defenestramento dell'armonico  ed armonizzante logistikon e concludentesi con la tirannia del-  l'Eros si configura, perlomeno nelle sue ultime tre fasi, quale  risultato di un approccio brutalmente repressivo del materiale  epithymetico. La repressione permette difatti la permanenza e  il rafforzamento «inconscio», accertato grazie all'analisi dei  processi onirici, dei desideri repressi, i quali, una volta rinvigo-  ritisi, riescono a penetrare nell'acropoli, generando stati psico-  patologici di lacerazione, frammentazione, dispersione ed  espropriazione maniacale. Dalla nostra prospettiva psicodina-  mica è dunque a tale strategia di controllo che deve essere at-  tribuita la più grave responsabilità della fenomenologia dege-  nerativa.     52 Sul doppio livello psico-politico della «schiavitù» e sulla metameleia,  cfr. O. GlGON, Die Unseligkeit des Tyrannen in Platons Staat (577c-588a),  «Museum Helveticum», XLV/3 (1988) pp. 129-53 (pp. 135-42).   53 Cfr. 573d-574a, 579d-578a.   54 578all: navvo|iévcp imo èniQv\ii&v te k<xì épcÓTCOV.     496   7. L 'altra via: la canalizzazione     PLATONE, LA REPUBBLICA     La strategia antitetica alla repressione è quella della per-  suasione e educazione del desiderio. L'architrave metapsicolo-  gico sotto il quale si dispiega tale modalità è rappresentato dal-  l'adozione di un modello pulsionale "idraulico" che assicura  all' epithy mia, e all'eroi-, una intrinseca malleabilità.   Uepithymia, anzi le epithymiai dal punto di vista dinamico  si delineano quale forza fluida, canalizzabile, come emerge lim-  pidamente nei libri VI e V: «Sappiamo che quando le epithy-  miai di una persona si concentrano con forza in una sola dire-  zione, esse ne risultano indebolite nei riguardi di tutto il resto,  come una corrente lì incanalata». 55 Così, prosegue Platone, «in  quella persona in cui esse (le epithymiai) sono rivolte agli studi  e a ogni attività simile, esse riguarderanno, credo, il piacere  della psyche per se stessa e trascureranno i piaceri del corpo»,  come accade nel philosophos (VI 485dl0-12). Se, allora, si con-  sidera non Yepithymia nella sua fenomenica e contingente sin-  golarità, si tratti di specifici desideri necessari, non necessari  e/o paranomoi, ma le epithymiai nella loro plurale unitarietà,  esse risultano essere una forza energetico-pulsionale unitaria,  canalizzabile verso mete diverse, anche opposte, secondo un  modello economico. Anche da qui l'insistere di Platone, a  monte, piuttosto che sui contenuti specifici, sulle strategie di  gestione del materiale epithymetico.   Questa è la ragione, dalla nostra prospettiva psicodinami-  ca, con la quale si spiega perché l'estensione metapsicologica  della tripartizione del libro IX poteva coniugare esplicitamen-  te, in modo simultaneo e complementare, piaceri, desideri e  governi: ogni parte, in conformità con la sua natura intrinseca,  «ha» dei desideri specifici, ma essi possono essere preservati,  rinforzati e quindi soddisfatti soltanto in virtù dell'egemonia  intrapsichica raggiunta dalla singola istanza anche perché le     Resp. VI 485d6-8: lóonep pev\ia éiceìae àjicoxexE'Uiiévov.     COMMENTO AI LIBRI VHI E IX, [H]     497     epithymiai sono una risorsa unitaria e limitata. 56 Modello  rafforzato, descrittivamente, da una sorta di estremizzazione  erotico-caratteriale operata da Platone: si tratti del filosofo o  meno, chi «ama» veramente una cosa la «ama in tutta la sua  forma» (V 474d8-10), come chi «desidera qualcosa la desidera  in tutta la sua forma» (V 475b4-6). Estremismo che conforta la  tipologia caratteriale del libro Vili.   L'integrazione tra queste due dimensioni, psicodinamica e  caratterologica, è, infine, rinsaldata dall'eros: unità di misura  comune à tutti i tipi, dal filosofo, letteralmente erastes della ve-  rità, 57 aìl'erotikos e al tirannico. La stessa contrapposizione  strutturale tra repressione e canalizzazione risulta così radica-  lizzarsi nel nome dell'eros. Ai due estremi: su un versante scor-  re il fiume impetuoso dell'eros tyrannos, ove confluiscono i ter-  ribili desideri paranomoi, che trascina il soggetto verso il mare  .aperto deìl'adikia; sul versante opposto si distende l'intensa ma  benefica corrente epithymetica dell'eros filosofico, la sola forza  psichica che in virtù della sua potenza può supportare la lunga  navigazione che permette infine di approdare nel porto sicuro  della dikaiosyne. 38   In conclusione, posta la permanenza di specie di desideri  stabili, indissolubilmente legate alle tre istanze di riferimento,  come quella dei desideri paranomoi, dalle quali non si può mai  svincolarsi del tutto, una parte cospicua del materiale epithy-  metico, decisivo rispetto agli equilibri o squilibri dei rapporti   56 Cfr. in questo senso anche J. ANNAS, An Introduction to Plato's 'Repu-  blic', Oxford 1981, pp. 137-46.   57 501d2; cfr. anche 485al0 sgg., 490bl sgg.   58 Sulla centralità psicologica, etica e politica dell'eros e la possibilità di  una sua «canalizzazione» o «sublimazione» nella Repubblica ma anche nel  Simposio e nel Fedro cfr. M. VEGETTI, Quindici lezioni su Platone, Torino  2003, soprattutto pp. 136-40. Rimarca la necessità di non confinare l'eros nel-  la dimensione subconscia L.H. CRAIG, The War Lover. A Study of Plato's 'Re-  public', Toronto 1994, p. 271: «a psychology that confines eros to the sub-ra-  tional parts of the soul most definitely falls short of the truth».     498     PLATONE, LA REPUBBLICA     di forza intrapsichici complessivi, è intrinsecamente trasforma-  bile, manipolabile. E questa l'energia pulsionale, in gran parte  riconducibile all'universo dell'eros, che non è solo possibile ma  doveroso utilizzare, canalizzandola verso nobili mete, anziché  tentare, inutilmente ed invero assai pericolosamente, di an-  nientarne il potenziale con strategie brutalmente repressive. E  questo lo snodo cruciale di fronte al quale vediamo divaricarsi  i due approcci fondamentali, le due strategie basilari di con-  trollo del desiderio adottate da Platone: repressione versus ca-  nalizzazione, violenza versus persuasione, schiavizzazione ver-  sus educazione. È questo il bivio dal quale si può imboccare la  via che conduce all'armonia, alla salute, all' 'eudaimonia e alla  giustizia del filosofo, o invece il cammino psicopatologico che  sbocca, da ultimo, nella mania del tiranno. L'uomo massima-  mente ingiusto, infelice, malato, espropriato, travolto da una  massa di epithymiai feroci, incontrollabili, ormai liberatesi dal-  le catene di quella schiavitù che le relegava al di là dei confini  della coscienza, sottraendole ad ogni controllo diretto e per-  mettendo così il rafforzamento fino al massimo grado, e quindi  l'esplosione finale del loro devastante potenziale. 

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