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Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

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Wednesday, October 20, 2021

GRICE ITALICVS IX/X

 

 

MAZZEI. (Poggio a Caiano). Filosofo.  Grice: “Not every philosopher has a city, ‘Colle,’ named after him!” -- Grice: “I like Mazzei; he is hardly a philosopher, but the Italians consider among the ‘filosofi italiani,’ – there is a good wine, “Mazzei,” since Mazzei, when travelling to the Americas, transplanted a grape from his paese – the descendants still grow it! In oltre, he was influential in the ‘risorgimento’!” -- essential Italian philosopher.Massone e cadetto di una nobile famiglia toscana di viticoltori, probabilmente risalente all'XI secolo e ancora esistente nel XXI secolo, fu personaggio energico ed eclettico, illuminista, promulgatore delle libertà individuali, dei diritti civili e della tolleranza religiosa. Visse una vita avventurosa e movimentata, con alterne fortune economiche.  Sebbene sia sconosciuto al grande pubblico, partecipò attivamente alla guerra d'indipendenza americana come agente mediatore all'acquisto di armi per la Virginia, ed è ritenuto dagli storici uno dei padri della Dichiarazione d'Indipendenza americana, in quanto intimo amico dei primi cinque presidenti statunitensi: George Washington, John Adams, James Madison, James Monroe e soprattutto Thomas Jefferson, di cui fu ispiratore, vicino di casa, socio in affari e con cui rimase in contatto epistolare fino alla morte.  Iniziato alla Massoneria, fu poi spettatore privilegiato della rivoluzione francese.  La sua figura storica è riemersa alla fine Professoregrazie all'infittirsi degli studi accademici in occasione del bicentenario della rivoluzione americana, fino ad essere onorato in occasione del 250º anniversario della sua nascita nel 1980 con un'emissione filatelica congiunta speciale delle poste italiane e statunitensi.   Dopo gli studi compiuti tra Prato e Firenze, nel 1752, in seguito a dissapori con il fratello maggiore Jacopo sulla gestione del patrimonio familiare, si stabilì a Pisa e poi a Livorno, intraprendendo con successo l'attività di medico. Dopo solo due anni lasciò la città e si trasferì a Smirne (Turchia) come chirurgo a seguito di un medico locale. Gunse a Londra dove, dopo un iniziale periodo irto di difficoltà economiche che lo vide arrangiarsi con l'insegnamento dell'italiano, riuscì nel corso dei tre lustri successivi ad arricchirsi con il commercio dei prodotti mediterranei, principalmente del vino, inserendosi lentamente nei salotti dell'alta borghesia londinese.  Una breve parentesi italiana si concluse con un precipitoso ritorno in Inghilterra, a seguito di una denuncia al tribunale dell’Inquisizione per “importazione di libri proibiti”. L'illuminismo e le idee di libertà religiosa che animavano il Mazzei, ben tollerate nella Londra di fine XVIII secolo, erano ancora tabù nella realtà italiana.  La Rivoluzione americana In questi circoli londinesi Filippo Mazzei conobbe Benjamin Franklin e Thomas Adams, che da lì a pochi anni sarebbero stati tra i protagonisti della rivoluzione americana.  Le colonie americane si autogovernavano, perlomeno sulle questioni locali, tramite assemblee di delegati liberamente eletti dai capifamiglia, e l'ordinamento giuridico era ispirato al meglio della legislazione inglese, che pure in quegli anni era probabilmente la più avanzata, garantista e liberale che esistesse.  Invitato dagli amici d'oltreoceano, spinto sia dalla curiosità dell'inedita forma di governo, ma soprattutto dalla disponibilità di terre e quindi dalla prospettiva di impiantare nel nuovo mondo coltivazioni mediterranee, Mazzei si trasferì in Virginia, con al seguito un gruppo di agricoltori toscani. A lui si unirono anche una vedova Maria Martin, che egli sposò nel 1778, e l'amico Carlo Bellini che tra il 1779 e il 1803 sarebbe divenuto il primo insegnante di italiano in un'università americana, il College of William and Mary in Virginia.  Inizialmente diretto in altro sito, Mazzei si fermò presso la tenuta di Monticello per incontrare Thomas Jefferson, con il quale già intratteneva rapporti epistolari e vantava amicizie comuni, e fu da lui convinto a trattenersi in loco, arrivando a cedere circa 0,75 km² della sua tenuta in favore dell'italiano. Da questa cessione nacque la tenuta di Colle (il nome deriva da Colle di Val d'Elsa, perché il Mazzei aveva preso ad esempio la campagna attorno alla città toscana), successivamente ampliata. Lo univa a Jefferson un sodalizio commerciale, con il primo impianto di una vigna nella colonia della Virginia, ma soprattutto un sodalizio intellettuale, frutto di una comune visione politica e di ideali condivisi, che si sarebbe protratto per oltre 40 anni.  Il livello delle frequentazioni americane trascinò velocemente Mazzei, arrivato con mere intenzioni imprenditoriali, nella vita politica della ribollente colonia della Virginia. Fu autore di veementi libelli contro l'opprimente dominazione inglese, inneggianti alla libertà ed all'uguaglianza. Alcuni di questi scritti furono tradotti in inglese dallo stesso Jefferson, che rimase influenzato da tali ideali, tanto da ritrovare successivamente alcune frasi di Mazzei trasposte nella Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America.  Eletto speaker dell'assemblea parrocchiale dopo solo sei mesi dal suo arrivo in Virginia, ebbe modo di esporre le sue idee sulla libertà religiosa e politica a un vasto oratorio, composto anche di persone umili e ignoranti, che lo ascoltavano assorte. Un suo scritto, Instructions of the Freeholders of Albemarle County to their Delegates in Convention, redatto come istruzioni per i delegati della contea di Albemarle alla convenzione autoconvocatasi dopo lo scioglimento forzato dell'assemblea della Virginia imposto dal governatore inglese, fu utilizzato da Jefferson come bozza per il primo tentativo di scrittura della costituzione dello Stato della Virginia.  La sua affermazione politica seguiva di pari passo i rovesci economici, perché il clima e il terreno della Virginia non si erano dimostrati particolarmente graditi a vite e olivo, e nel 1774 un'eccezionale gelata aveva distrutto buona parte delle stentate coltivazioni impiantate con tanta fatica.  Naturalizzato cittadino della Virginia, volontario delle prime ore nella guerra d'indipendenza americana, nel 1778 fu inviato in Europa da Jefferson e Madison per cercare prestiti, acquistareo meglio, contrabbandarearmi e ottenere informazioni politiche e militari utili alla nascente nazione.  In questo periodo scrisse articoli, fece interventi pubblici e cercò di avviare rapporti commerciali e politici tra gli Stati europei e la Virginia. Per tali servizi fu ufficialmente retribuito dallo Stato dell Virginia.  Rientrato in Virginia nel 1783, con suo grande disappunto non fu nominato console. Ricevette I'incarico di amministratore della contea di Albemarle, ma solo due anni dopo nel 1785 lasciò per l'ultima volta il suolo americano, mantenendo comunque contatti epistolari con molti di quelli che sono definiti “padri della patria” statunitensi e in particolare con Jefferson, che ebbe modo di reincontrare successivamente a Parigi. Sua moglie rimase fino alla sua morte alla tenuta del Colle, che Mazzei nel 1783 aveva donato alla figliastra, Margherita Maria Martini e al di lei marito, il francese Justin Pierre Plumard, Comte De Rieux.  La Rivoluzione francese e le vicende europee  Targa a Pisa, sulla casa in cui morì Filippo Mazzei A Parigi, nel 1788 pubblicò una voluminosa opera in quattro volumi Recherches historiques et politiques sur les États-Unis de l'Amérique Septentrionale. Si trattava della prima storia della rivoluzione americana pubblicata in francese. L'opera è tuttora una preziosa fonte di informazioni sul movimento che innescò la rivoluzione americana.  Il successo del libro e la notorietà delle sue idee, uniti alla costante attività di propaganda a favore dei neonati Stati Uniti d'America, lo fece venire in contatto con re Stanislao Augusto di Polonia, illuminato sovrano liberale, di cui divenne prima consigliere e poi rappresentante a Parigi.  Da questa posizione privilegiata poté seguire la rivoluzione francese, di cui condannò la deriva giacobina. Preso atto della rovina economica, nel 1791 si trasferì a Varsavia, assumendo la cittadinanza polacca e contribuendo alla stesura della costituzione.  Dopo un anno passato a Varsavia, a seguito della spartizione della Polonia nel 1792 rientrò definitivamente in Toscana, stabilendosi a Pisa. Lì nel 1796 sposò Antonina Tonini, da cui ebbe una figlia, Elisabetta, nel 1798.  Il disincantato Mazzei, nel 1799 oramai settantenne, fu testimone dell'arrivo delle truppe repubblicane francesi a Pisa e poi della loro cacciata, e fu coinvolto pur senza danni nei successivi processi intentati dal bargello ai liberali pisani che si riunivano durante la breve occupazione al Caffè dell'Ussero sul lungarno.  Ultimi anni Mazzei visse quietamente altri 17 anni, dedicandosi ai propri studi di orticoltura e limitandosi a frequentare una ristretta cerchia di salotti praticati da giovani liberali, di cui era ispiratore. Nel 1802, in conseguenza del dissolvimento della Polonia operata da Russia e Prussia nel 1795, lo zar Alessandro I si accollò i debiti della corte polacca e Mazzei poté fruire di un vitalizio. Mazzei rimase sempre nostalgico della Virginia e dei suoi amici americani, che ne auspicavano il ritorno e con i quali mai interruppe il contatto epistolare. Nonostante i ripetuti progetti di un viaggio in America, Mazzei non fu mai capace di affrontare questa nuova avventura. Ebbe modo di assistere all'ascesa e alla caduta di Napoleone Bonaparte e scrisse le proprie memorie, pubblicate nel 1848, oltre trent'anni dopo la sua morte a Pisa. Opere: “Stanislao Re di Polonia,” Roma: Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea, “Ricerche storiche  sull’America,” Firenze, Ponte alle Grazie, “Memorie” Gino Capponi, Lugano, Tip. della Svizzera Italiana, “Del commercio della seta fatto in Inghilterra dalla Compagnia delle Indie Orientali” Silvano Gelli, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, “Le istruzioni per i delegati alla convenzione maggio-settembre” Firenze, Morgana, Opere di suor Margherita Marchione “Scelta di scritti e lettere,”“Agente di Virginia durante la rivoluzione Americana”“Agente del Re di Polonia durante la Rivoluzione Francese”“La vita avventurosa di Filippo Mazzei, Cassa di Risparmi e Depositi, Prato. Marchione Margherita: The Adventurous Life of Philip MazzeiLa vita avventurosa di Filippo Mazzei (bilingue ingleseitaliano), University Press of America, Lanham, MD, 1995, 235 Marchione Margherita:The Constitutional Society of Marchione Margherita, Philip Mazzei: World Citizen (Jefferson's "Zealous Whig"), University Press of America, Lanham, MD, 1994, 158 Curiosità Broom icon.svg Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare. Contribuisci a migliorarla integrando se possibile le informazioni all'interno dei paragrafi della voce e rimuovendo quelle inappropriate.  A inizio degli anni 2000, fra alcuni intellettuali toscani appassionati della figura di Mazzei, è circolata la speculazione che Mazzei potrebbe aver ispirato persino la bandiera statunitense, adottata dal Congresso  un anno dopo la Dichiarazione d'Indipendenza. La suggestione nasce dall'importanza che l'alternanza dei colori rosso e bianco ha nell'araldica toscana e non solo e di cui un esempio famoso è l'insegna di Ugo di Toscana. Mazzei potrebbe forse aver discusso anche di araldica con gli altri patrioti americani, ma le radici storiche della bandiera americana sono, in realtà, nella Grand Union Flag.  In ricordo di Mazzei è stato istituito il premio The Bridge. La cerimonia è stata istituita dall'American University of Rome, per celebrare un toscano che insieme ai padri costituenti degli Stati Uniti d'America diede vita alla stesura della dichiarazione d'indipendenza. Sua era la frase: «Tutti gli uomini sono per natura liberi ed indipendenti».  Note  Paolo Russo, Nasce a Firenze un museo che racconta la massoneria, in La Repubblica, Firenze, 27 febbraio . 28 novembre  (archiviato il 3 marzo )., Riferito al primo museo dedicato alla storia della Massoneria in Italia.  Washington D.C. Italian Genealogy Club, su geocities.com 1º gennaio 2008).  Thomas Jefferson Encyclopedia  Premio Filippo Mazzei.  In lingua italiana , Dalla Toscana all'America: il contributo di Filippo Mazzei, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, 2004. Becattini Massimo, Filippo Mazzei mercante italiano a Londra, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, 1Bolognesi Andrea, Corsetti Luigi, Di Stadio Luigi: Filippo Mazzei mostra di cimeli e scritti, catalogo della mostra a cura di, Poggio a Caiano, palazzo Comunale, Comune di Poggio a Caiano, 1996. Camajani Guelfo Guelfi, Filippo Mazzei: un illustre toscano del Settecento: medico, agricoltore, scrittore, giornalista, diplomatico, Firenze, Associazione Internazionale Toscani nel Mondo, 1976. Ciampini Raffaele, Lettere di Filippo Mazzei alla corte di Polonia (1788-1792), Bologna: N. Zanichelli, 1937. Corsetti Luigi, Gradi Renzo:  su Filippo Mazzei Avventuriero della Libertà a cura di, con scritti di Margherita Marchione e Edoardo Tortarolo, Poggio a Caiano, C.I.C. Filippo MazzeiAssociazione Culturale "Ardengo Soffici", 1993. Di Stadio Luigi, Filippo Mazzei tra pubblico e privato. Raccolta di documenti inediti, a cura di, Poggio a Caiano, Biblioteca Comunale di Poggio a Caiano, 1996. Fazzini Gianni, "Il gentiluomo dei tre mondi", Roma: Gaffi, 2008. Gerosa Guido, Il fiorentino che fece l'America. Vita e avventure di Filippo Mazzei 1730-1916, Milano, SugarCo Edizioni, 1990. Gradi Renzo, Un bastimento carico di Roba bestie e uomini in un manoscritto inedito di Filippo Mazzei, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, 1991. Gradi Renzo, Parigi: Scritti e memorie del fiorentino Filippo Mazzei, Comune di Poggio a Caiano, 1989. Gullace Giovanni, Figure dimenticate dell'indipendenza americana, Filippo Mazzei e Francesco Vigo, Roma: Il Veltro Editrice, 1977. Masini Giancarlo, Gori Iacopo, L'America fu concepita a Firenze, Firenze: Bonechi, 1998 Tognetti Burigana Sara, Tra riformismo illuminato e dispotismo napoleonico; esperienze del "cittadino americano" Filippo Mazzei, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 1965. Tortarolo Edoardo, Illuminismo e Rivoluzioni. Biografia politica di Filippo Mazzei, Milano, Angeli, Witold Łukaszewicz, Filippo Mazzei, Giuseppe Mazzini; saggi sui rapporti italo-polacchi Abolizionismo Rivoluzione americana Rivoluzione francese Benjamin Franklin Patrick Henry Thomas Jefferson George Mason James Monroe William Paca Stanisław August Poniatowski Padri fondatori degli Stati Uniti d'America Italoamericani Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Filippo Mazzei, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Filippo Mazzei, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Filippo Mazzei, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Filippo Mazzei, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Filippo Mazzei, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Filippo Mazzei, .   Pubblicazioni di Filippo Mazzei, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Thomas Jefferson, Filippo Mazzei e Francis Vigo (video), su youtube.com. Thomas Jefferson Encyclopedia, su monticello.org. Il circolo Filippo Mazzei Pisa, su circolofilippomazzei.net. FMazzei, chi era costui?, su mltoscana.blogspot.com. Clan Libertario Toscano Filippo Mazzei, su mltoscana.blogspot.com. Il circolo Filippo Mazzei, su geocities.com. Carteggio Thomas JeffersonMazzei, su princeton.edu. 25 giugno 2007 22 aprile ). I processi contro Filippo Mazzei ed i liberali pisani, su idr.unipi. 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MAZZINI. (Genova). Filosofo.  Grice: “Of course it is difficult for an Italian philosopher to approach the philosophy of Mazzini cooly; it would be like me approaching the philosophy of Horatio Nelson!” – Grice: “I’ve found ‘Il pensiero filosofico di Giuseppe Mazzini’ quite helpful – the equivalent would be the pretentious sounding, “The philosophical thought of Sir Winston Churchill,’ say!” --  Grice: “Luigi Speranza loves to cherish the fact that an old street in Woolwich, of all places, is named after him, in a way ‘Speranza,’ just because Garibaldi visited!” Grice: “Luigi Speranza also cherishes the fact that Lady Wilde preferred ‘Speranza’ just to defend Mazzini!” Esponente di punta del patriottismo risorgimentale, le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano; le condanne subite in diversi tribunali d'Italia lo costrinsero però alla latitanza fino alla morte. Le teorie mazziniane furono di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato.Mazzini nacque a Genova, allora capoluogo dell'omonimo dipartimento francese costituito il 13 giugno del 1805 da parte del regime di Napoleone Bonaparte, il 22 giugno del 1805, terzogenito dei quattro figli (tre femmine ed un maschio). Il padre, Giacomo Mazzini (1767-1848), fu medico e docente universitario d'anatomia originario di Chiavari, una cittadina del Tigullio (all'epoca capoluogo del dipartimento francese degli Appennini, successivamente parte della provincia di Genova), figura politicamente attiva nella scena pubblica locale, sia durante l'epoca della precedente Repubblica Ligure, sia, in tempi successivi, dell'Impero napoleonico. Alla madre, Maria Drago (1774-1852), una fervente giansenista originaria di Pegli (un comune autonomo, accorpato nel comune di Genova nel 1926), Mazzini fu molto legato per tutta la vita. Affettuosamente chiamato "Pippo" dalla famiglia, una volta terminati gli studi superiori presso il cittadino Liceo classico Cristoforo Colombo, a 18 anni si iscrisse alla facoltà di medicina dell'Università degli Studi di Genova, come voleva suo padre, mastando a un racconto della madrevi rinunciò dopo essere svenuto al primo esperimento di necroscopia.   La casa di Giuseppe Mazzini a Genova in cui oggi si trovano l'Istituto Mazziniano e il museo del Risorgimento Si iscrisse allora a giurisprudenza, dove si segnalò per la sua ribellione ai regolamenti di stampo religioso che imponevano di andare a messa e di confessarsi; a 25 anni fu arrestato perché, proprio in chiesa, si rifiutò di lasciare il posto ai cadetti del Collegio Reale d'Austria. Lo appassionava la letteratura: si innamorò delle letture di Goethe, Shakespeare e Ugo Foscolo (pur senza condividerne la filosofia materialista), restando così colpito dalle Ultime lettere di Jacopo Ortis da volersi vestire sempre di nero, in segno di lutto per la patria oppressa.  La passione per la letteratura, insieme a quella per la musica (era un abile suonatore di chitarra), la ebbe per tutta la vita: oltre agli autori citati, lesse Dante, Schiller, Alfieri, i grandi poeti romantici come Lord Byron, Percy Bysshe Shelley, Keats, Wordsworth, Coleridge e i narratori come Alexandre Dumas padre e le sorelle Brontë. Nel 1821 ebbe il suo trauma rivelatore: al passaggio a Genova dei Federati piemontesi reduci dal loro tentativo di rivolta, nel giovane Mazzini si affacciò per la prima volta il pensiero «che si poteva, e quindi si doveva, lottare per la libertà della Patria».  Cominciò ad esercitare la professione nello studio di un avvocato, ma l'attività che lo impegnava era quella di giornalista presso l'Indicatore genovese, sul quale Mazzini iniziò a pubblicare recensioni di libri patriottici; la censura lasciò fare per un po', ma poi soppresse il giornale. Nel 1826 scrisse il primo saggio letterario, Dell'amor patrio di Dante, pubblicato poi nel 1837. Il 6 aprile del 1827 ottenne la laurea in diritto civile e in diritto canonico (in utroque iure). Nello stesso anno entrò nella carboneria, della quale divenne segretario in Valtellina.  Attività cospirativa «Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini.»  (Klemens von Metternich, Memorie ed. Bonacci, 1991)  La casa di Mazzini in Laystall Street a Londra, dove abitò per molto tempo Per la sua attività cospirativa fu arrestato su ordine di Carlo Felice di Savoia e detenuto a Savona nella Fortezza del Priamar per un breve periodo, tra il novembre 1830 e il gennaio 1831. Durante la detenzione ideò e formulò il programma di un nuovo movimento politico chiamato Giovine Italia che, dopo essere stato liberato per mancanza di prove, presentò e organizzò nel 1831 a Marsiglia in Francia dove fu costretto a rifugiarsi in esilio.  I motti dell'associazione erano Dio e popolo e Unione, Forza e Libertà e il suo scopo era l'unione degli stati italiani in un'unica repubblica con un governo centrale quale sola condizione possibile per la liberazione del popolo italiano dagli invasori stranieri. Il progetto federalista infatti, secondo Mazzini, poiché senza unità non c'è forza, avrebbe fatto dell'Italia una nazione debole, naturalmente destinata a essere soggetta ai potenti stati unitari a lei vicini; il federalismo inoltre avrebbe reso inefficace il progetto risorgimentale, facendo rinascere quelle rivalità municipali, ancora vive, che avevano caratterizzato la peggiore storia dell'Italia medioevale.   La sentenza di condanna a morte del 1833 L'obiettivo repubblicano e unitario avrebbe dovuto essere raggiunto con un'insurrezione popolare condotta attraverso una guerra per bande. Durante l'esilio in Francia, Mazzini ebbe una relazione con la nobildonna mazziniana e repubblicana Giuditta Bellerio Sidoli, vedova di Giovanni Sidoli, giovane e ricco patriota di Montecchio Emilia che aveva sposato all'età di 16 anni. Giuditta aveva condiviso con il marito la fede politica che, portandolo a cospirare contro la corte estense, aveva costretto la coppia a esiliare in Svizzera. Nel 1829 Giovanni, colpito da una grave malattia polmonare, morì a Montpellier.  Poiché la vedova non aveva ricevuto alcuna condanna, ritornò a Reggio Emilia presso la famiglia del marito con i suoi quattro figli: Maria, Elvira, Corinna e Achille. Dopo il fallimento dei moti del 1831 Giuditta dovette fuggire in Francia dove conobbe Mazzini a cui si legò sentimentalmente. Nel 1832 nacque Joseph Démosthène Adolphe Aristide Bellerio Sidoli detto Adolphe (secondo Bruno Gatta, quasi sicuramente figlio di Mazzini) che, lasciato dalla madre in affidamento, morì a soli tre anni nel 1835.  Dopo il vano tentativo del 1831 di portare dalla parte liberale il nuovo re Carlo Alberto di Savoia con la celebre lettera firmata "un italiano", il 26 ottobre 1833, insieme a Pasquale Berghini e Domenico Barberis, Mazzini fu condannato in contumacia a "morte ignominiosa" dal Consiglio Divisionario di Guerra, presieduto dal maggior generale Saluzzo Lamanta. La condanna venne poi revocata nel 1848, quando Carlo Alberto decise di concedere un'amnistia generale.   Notizia dell'arresto di Giuseppe Mazzini, Gazzetta piemontese del 16 agosto 1870 Rifugiatosi nel 1834 nella cittadina svizzera di Grenchen, nel canton Soletta, vi rimase sino a quando fu arrestato dalla polizia cantonale che gli ingiunse di lasciare la Confederazione entro 24 ore. Per impedirne l'allontanamento l'assemblea dei cittadini di Grenchen conferì al giovane profugo la cittadinanza con 122 voti a favore e 22 contrari, invalidata però dal governo cantonale. Mazzini, nascostosi nel frattempo, fu scoperto e dovette lasciare la Svizzera assieme ad altri esuli, tra i quali Agostino e Giovanni Ruffini.  Nel 1837 cominciò il lungo soggiorno a Londra (che, con alcune interruzioni, come nel 1849, durò fino al 1868), dove Mazzini raccolse attorno a sé esuli italiani e persone favorevoli al repubblicanesimo in Italia, dedicandosi, per vivere, all'attività di insegnante dei figli degli italiani; qui conobbe e frequentò anche diverse personalità inglesi, tra cui Mary Shelley (vedova del poeta P.B. Shelley), Anne Isabella Milbanke (vedova di Lord Byron, idolo di gioventù di Mazzini), il filosofo ed economista John Stuart Mill, Thomas Carlyle e sua moglie Jane Welsh, lo scrittore Charles Dickens, che finanziò la sua scuola. Il poeta decadente Algernon Swinburne gli dedicò Ode a Mazzini. Nello stesso quartiere di Mazzini visse anche Karl Marx.  Durante il soggiorno londinese Mazzini ebbe una lunga relazione di amicizia con la famiglia Craufurd, documentata da copiosa corrispondenza epistolare dal 1850 al 1872. Sempre a Londra ebbe rapporti con la famiglia di William Henry Ashurst e con il genero di questi, il politico britannico James Stansfeld, la cui consorte Caroline Ashurst Stansfeld era sostenitrice della società "Society of the Friends of Italy". Per la causa dell'unificazione italiana Mazzini collaborò anche con il secolarista George Holyoake.  Fondò poi altri movimenti politici per la liberazione e l'unificazione di vari stati europei: la Giovine Germania, la Giovine Polonia e infine la Giovine Europa. Quest'ultima, fondata nell'aprile 1834 a Berna in accordo con altri rivoluzionari stranieri, aveva tra i suoi principi ispiratori la costituzione degli Stati Uniti d'Europa. In questa occasione Mazzini estese dunque il desiderio di libertà del popolo italiano (che si sarebbe attuato con la repubblica) a tutte le nazioni europee. L'associazione rivoluzionaria europea aveva come scopo specifico l'agire dal basso in modo comune e, usando strumenti insurrezionali e democratici, realizzare nei singoli stati una coscienza nazionale e rivoluzionaria. Sulla scia della Giovine Europa Mazzini nel 1866 fonda anche l'Alleanza Repubblicana Universale.  Il movimento della Giovine Europa ebbe anche un forte ruolo di promozione dei diritti della donna, come testimonia l'opera di numerose mazziniane, tra cui la citata Bellerio Sidoli, ma anche Cristina Trivulzio di Belgiojoso e Giorgina Saffi, la moglie di Aurelio Saffi, uno dei più stretti collaboratori di Mazzini e suo erede per quanto riguarda il mazzinianesimo politico. Mazzini continuò a perseguire il suo obiettivo dall'esilio e tra le avversità con inflessibile costanza, convinto che questo fosse il destino dell'Italia e che nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Tuttavia, nonostante la sua perseveranza, l'importanza delle sue azioni fu più ideologica che pratica.  Dopo il fallimento dei moti del 1848, durante i quali Mazzini era stato a capo della breve Repubblica Romana insieme ad Aurelio Saffi e Carlo Armellini, i nazionalisti italiani cominciarono a vedere nel re del Regno di Sardegna e nel suo Primo Ministro Camillo Benso conte di Cavour le guide del movimento di riunificazione. Ciò volle dire separare l'unificazione dell'Italia dalla riforma sociale e politica invocata da Mazzini. Cavour fu abile nello stringere un'alleanza con la Francia e nel condurre una serie di guerre che portarono alla nascita dello stato italiano tra il 1859 e il 1861, ma la natura politica della nuova compagine statale era ben lontana dalla repubblica mazziniana.  A Londra, nel 1850, per reagire alla caduta della Repubblica Romana e in continuità con essa, Mazzini fondò il Comitato Centrale Democratico Europeo e il Comitato Nazionale Italiano, lanciando il Prestito Nazionale Italiano, le cui cartelle portavano appunto lo stemma della Repubblica romana del 1849 e l'intitolazione del prestito «diretto unicamente ad affrettare l'indipendenza e l'unità d'Italia». A garanzia del prestito le cartelle recavano la firma degli ex triumviri Mazzini, Saffi e, in assenza dell'irreperibile Armellini, Mattia Montecchi. La diffusione delle cartelle nel Lombardo-Veneto ebbe come immediata conseguenza la ripresa dell'attività cospirativa e rivoluzionaria, soprattutto a Mantova..  Dopo l'Unità e ultimi anni Il 25 febbraio 1866 Messina fu chiamata al voto per eleggere i suoi deputati al nuovo parlamento di Firenze. Mazzini era candidato, nel secondo collegio, ma non poté fare campagna elettorale perché esule a Londra. Pendevano sul suo capo due condanne a morte: una inflitta dal tribunale di Genova per i moti del 1857 (il 19 novembre 1857, in primo grado, il 20 marzo 1858 in appello); un'analoga condanna a morte era stata inflitta dal tribunale di Parigi per complicità in un attentato contro Napoleone III. Inaspettatamente, Mazzini vinse con larga messe di voti (446). Il 24 marzo, dopo due giorni di discussione, la Camera annullava l'elezione in virtù delle condanne precedenti.   Il letto di morte di Mazzini, distrutto dagli aerei degli Stati Uniti durante il bombardamento di Pisa del 1943  Maschera mortuaria di Mazzini, gesso, Domus Mazziniana, Pisa Due mesi dopo gli elettori del secondo collegio di Messina tornarono alle urne: vinse di nuovo Mazzini. La Camera, dopo una nuova discussione, il 18 giugno riannullò l'elezione. Il 18 novembre Mazzini viene rieletto una terza volta; dalla Camera, questa volta, arrivò la convalida. Mazzini, tuttavia, anche nel caso fosse giunta un'amnistia o una grazia, decise di rifiutare la carica per non dover giurare fedeltà allo Statuto Albertino, la costituzione dei monarchi sabaudi. Egli infatti non accettò mai la monarchia e continuò a lottare per gli ideali repubblicani.  Nel 1868 lasciò Londra e si stabilì in Svizzera, a Lugano. Due anni dopo furono amnistiate le due condanne a morte inflitte al tempo del Regno di Sardegna: Mazzini quindi poté rientrare in Italia e, una volta tornato, si dedicò subito all'organizzazione di moti popolari in appoggio alla conquista dello Stato Pontificio. L'11 agosto partì in nave per la Sicilia, ma il 14, all'arrivo nel porto di Palermo, fu tratto in arresto (la quarta volta nella sua vita) e recluso nel carcere militare di Gaeta.  Nel febbraio 1871, partito da Basilea e in viaggio nel passo del San Gottardo, conobbe in una carrozza Friedrich Nietzsche, allora poco conosciuto filologo e docente. Questo incontro sarà testimoniato dallo stesso Nietzsche anni dopo.  Costretto di nuovo all'esilio, riuscì a rientrare in Italia sotto il falso nome di Giorgio Brown (forse un riferimento a John Brown[25]) a Pisa, il 7 febbraio del 1872. Qui, malato già da tempo, visse nascosto nell'abitazione di Pellegrino Rosselli, antenato dei fratelli Rosselli e zio della moglie di Ernesto Nathan, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 10 marzo dello stesso anno, quando la polizia stava ormai per arrestarlo nuovamente.  Traversie della salma  Mazzini morente, Silvestro Lega La notizia della sua morte si diffuse rapidamente, commuovendo l'Italia; il suo corpo fu imbalsamato dallo scienziato Paolo Gorini, appositamente fatto accorrere da Lodi su incarico di Agostino Bertani: Gorini disinfettò la salma per permettere l'esposizione. Una folla immensa partecipò ai funerali, svoltisi nella città toscana il pomeriggio del 14 marzo, accompagnando il feretro al treno in partenza per Genova, dove venne sepolto al Cimitero monumentale di Staglieno.  Le esequie furono accompagnate dalla musica della storica Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo. Successivamente Gorini ricominciò a lavorare sul corpo di Mazzini, onde pietrificarlo secondo la sua tecnica di mummificazione; terminò il lavoro qualche anno dopo. Nel 1946 avvenne la ricognizione della mummia, che fu sistemata ed esposta al pubblico in occasione della nascita della Repubblica Italiana[26]: da allora riposa nuovamente nel sarcofago del mausoleo.  Mausoleo Benché sia incerta l'affiliazione di Mazzini alla Massoneria fu l'associazione stessa a commissionare il mausoleo all'architetto mazziniano Gaetano Vittorino Grasso che lo realizzò in stile neoclassico adornandolo con alcuni simboli massonici.  Il sepolcro reca all'esterno la scritta "Giuseppe Mazzini" e all'interno sono presenti numerose bandiere tricolori repubblicane e iscrizioni lasciate da gruppi mazziniani o da personalità come Carducci,[27]. Sulla lapide è scolpita la scritta "Giuseppe Mazzini. Un Italiano"[28], che era la firma da lui apposta nella lettera a Carlo Alberto, e l'epitaffio: «Il corpo a Genova, il nome ai secoli, l'anima all'umanità»  Affiliazione massonica Testimonianze di alcuni personaggi storici e una corrispondenza dello stesso Mazzini, citati nell'opera dello studioso Luigi Polo Friz[29] fanno ritenere che verosimilmente Mazzini, a differenza di altri celebri personaggi dell'epoca, come Garibaldi, non sia mai stato affiliato alla massoneria, anche se questa ha ripreso molti degli ideali mazziniani, simili ai suoi.  La principale obbedienza italiana, l'unica attiva all'epoca di Mazzini in Italia, il Grande Oriente d'Italia, afferma l'impossibilità di provare l'appartenenza di Mazzini, che pure ebbe influenza nella società, anche se non partecipò mai alla vita dell'associazione, occupato com'era nella causa della "sua" società segreta, la Giovine Italia. In effetti Mazzini fu carbonaro, ma la Carboneria fu presto distinta dalla massoneria.[30]  Indro Montanelli afferma invece che probabilmente Mazzini fu massone[31]. Dello stesso parere è Massimo Della Campa, che in una "Nota su Mazzini" fa riferimento al libro dell'ex-Gran Maestro del grande Oriente d'Italia Giordano Gamberini, Mille volti di massoni (Ed. Erasmo, Roma, 1976), che a119 scrive a proposito di Mazzini: «Iniziato nel 1834 a Genova , secondo G. Fazzari e F. Borsari (Luce e concordia, 1° giugno 1886, dispense 3 e 4, pag. 23, colonna III). Ricevette dal Fr. Passano il 32° grado del R.S.A.A., necessario per corrispondere in Carboneria al livello di Vendita Suprema, nelle carceri di Savona. Con decreto del S. C. di Palermo il 18 giugno 1866 ricevette l'aumento di luce al 33° grado e la qualifica di membro onorario del medesimo Supremo Consiglio. Fu membro onorario delle LL. Lincoln di Lodi e Stella d'Italia di Genova. Scrivendo a Logge, Corpi rituali e Fratelli usò sempre i segni massonici. [...] Nessun contemporaneo mise mai in dubbio l'appartenenza di Mazzini alla Massoneria.»  Mazzini stesso sembrerebbe però smentire la sua partecipazione all'associazione in una lettera del 12 giugno 1867 al massone Federico Campanella, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato di Palermo, in cui, restituendogli le carte che questi gli aveva fatto recapitare scriveva:  «La Massoneria accettando da anni e anni ogni uomo, senza dichiarazioni d'opinioni politiche, s'è fatta assolutamente inutile a ogni scopo nazionale. Per farne qualche cosa bisognerebbe prima una misura d'eliminazione ed una di revisione delle file, poi una formula nazionale o politica per l'iniziazione... Chi vuol intendere intenda[32].»Pensiero politico «La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo»  (Giuseppe Mazzini, Ai giovani d'Italia) Per comprendere a pieno la dottrina politica di Mazzini bisogna rifarsi al pensiero religioso che ispira il periodo della Restaurazione seguito alla caduta dell'impero napoleonico.[33]  Idee diffuse in Europa all'epoca di Mazzini Nuova concezione romantica della storia  Foto di Giuseppe Mazzini dal Fondo Comandini, Biblioteca Malatestiana Nasceva allora una nuova concezione della storia[34] che smentiva quella degli illuministi basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la ragione. Le vicende della Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del Terrore e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che, mirando alla realizzazione di un'Europa al di sopra delle singole nazioni, aveva determinato invece la ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di nazionalità.  Secondo questa visione romantica dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia; esisterebbe dunque una Provvidenza divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.[35] Da questa concezione romantica della storia, intesa come opera della volontà divina si promanano due visioni contrapposte: una è la prospettiva reazionaria che vede nell'intervento di Dio nella storia una sorta di avvento di un'apocalisse che metta fine alla storia degli uomini.  Napoleone I è stato, con le sue continue guerre, l'Anticristo di questa apocalisse: Dio segnerà la fine della storia malvagia e falsamente progressiva e allora agli uomini non rimarrà che volgersi al passato per preservare e conservare quanto di buono era stato realizzato. Si cercherà dunque in ogni modo di cancellare tutto ciò che è accaduto dalla Rivoluzione a Napoleone restaurando il passato.  La concezione reazionaria contro cui Mazzini combatté strenuamente assume un aspetto politico-religioso che troviamo nel pensiero di François-René de Chateaubriand che nel Génie du christianisme (Genio del Cristianesimo) attaccava le dottrine illuministiche prendendo le difese del cristianesimo e soprattutto nell'ideologia mistica teocratica di Joseph de Maistre, che arriva nell'opera Du pape (Il papa)  al punto di auspicare un ritorno dell'alleanza tra il trono e l'altare riproponendo il modello delle comunità medioevali protette dalla religione tradizionale contro le insidie del liberalismo e del razionalismo.[36]  Un'altra prospettiva, che nasce paradossalmente dalla stessa concezione della storia guidata dalla divinità, è quella che potremo definire liberale che vede nell'azione divina una volontà diretta, nonostante tutto, al bene degli uomini escludendo che nei tempi nuovi ci sia una sorta di vendetta di Dio che voglia far espiare agli uomini la loro presunzione di creatori di storia. È questa una visione provvidenziale, dinamica della storia che troviamo in Saint Simon con la concezione di un nuovo cristianesimo per una nuova società o in Lamennais che vede nel cattolicesimo una forza rigeneratrice della vita sociale. Una concezione progressiva quindi che è presente in Italia nell'opera letteraria di Alessandro Manzoni e nel pensiero politico di Gioberti con il progetto neoguelfo e nell'ideologia mazziniana.  Concezione mazziniana «Costituire [...] l'Italia in Nazione Una, Indipendente, Libera, Repubblicana»  (G. Mazzini, Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia) Magnifying glass icon mgx2.svgMazzinianesimo. Dio e popolo «Noi cademmo come partito politico. Dobbiamo risorgere come partito religioso. L'elemento religioso è universale, immortale: universalizza e collega. Ogni grande rivoluzione ne serba impronta, e lo rivela nella propria origine o nel fine che si propone. Per esso si fonda l'associazione. Iniziatori d'un nuovo mondo, noi dobbiamo fondare l'unità morale, il cattolicismo Umanitario[37][38]»   Monumento a Giuseppe Mazzini sull'Aventino a Roma Il pensiero politico mazziniano deve dunque essere collocato in questa temperie di romanticismo politico-religioso che dominò in Europa dopo la rivoluzione del 1830 ma che era già presente nei contrasti al Congresso di Vienna tra gli ideologi che proponevano un puro e semplice ritorno al passato prerivoluzionario e i cosiddetti politici che pensavano che bisognasse operare un compromesso con l'età trascorsa.  Alcuni storici hanno fatto risalire la concezione religiosa di Mazzini all'educazione ricevuta dalla madre fervente giansenista (almeno fino agli anni '40 fa spesso riferimenti biblici ed evangelici) o ad una vicinanza ideale col protestantesimo e le chiese riformate ma, secondo altri, la visione religiosa di Mazzini non coinciderebbe con quella di nessuna religione rivelata.[39]  Il personale concetto mazziniano di Dio, che per alcuni tratti è avvicinabile al deismo settecentesco, con evidenti influssi della religiosità civica e preromantica di Rousseau, per altri versi al Dio panteistico degli stoici, è alla base di una religiosità che tuttavia esige la laicità dello Stato (questo nonostante la dichiarata contraddizione poiché se, come egli crede, politica e religione coincidono, non avrebbe senso separare la sua concezione teologica da quella politica)[40] e l'assenza di intermediari tra Dio e il popolo: per ciò e per il ruolo avuto nella storia umana e italiana, Mazzini definì il Papato "la base d'ogni autorità tirannica".[41]  Un altro influsso sulla concezione religiosa mazziniana è stato visto nella considerazione che egli ebbe per la religione civile di ispirazione romana e per l'ammirazione verso la "Prima Roma", antica e pagana, che passando per la Seconda (cristiana e medievale), avrebbe preparato il campo alla Terza Roma futura; un mito questo, romantico-neoclassico, che sarà fatto proprio da Carducci e poi dal fascismo, con il filosofo Berto Ricci), e dalla massoneria con l'esoterista Arturo Reghini e avvicina il mazzinianesimo anche al culto massonico del Grande Architetto dell'Universo.  In realtà Mazzini rifiuta non solo l'ateismo (è questa una delle divisioni ideologico-teoriche che egli ebbe con altri repubblicani come Pisacane[45]) e il materialismo («...L'ateismo, il materialismo non hanno, sopprimendo Dio, una legge morale superiore per tutti e sorgente del Dovere per tutti...»[46]), ma anche il trascendente, in favore dell'immanente: egli crede nella reincarnazione[47], per poter migliorare di continuo il mondo e migliorare sé stessi. Una concezione questa tratta probabilmente da Platone o dalle religioni orientali come l'induismo e il buddismo, religioni alle quali Mazzini si era interessato.[48]  Giuseppe Mazzini e Gioacchino da Fiore Come altri patrioti, letterati[49], rivoluzionari delle società segrete francesi, inglesi e italiane Mazzini vide nell'abate calabrese Gioacchino da Fiore (circa 1130-1202), l'autore di una profezia riguardante l'avvento della Terza Età o Età dello Spirito Santo quando sarebbe sorta la Terza Italia che sarebbe rinata, libera dalle dominazioni straniere[50], come la nazione che avrebbe esercitato un primato sulle altre per la presenza della Chiesa cattolica: tema questo poi ripreso da Vincenzo Gioberti nel suo Primato morale e civile degli Italiani.  Mazzini ebbe grande interesse per Gioacchino tanto da volergli dedicare un trattato rimasto inedito Joachino, appunti per uno studio storico sull'abate Gioacchino], che considerava un suo precursore per gli ideali sociali e politici da realizzare tramite un'unità spirituale e storica.  Religione civile La sua è stata anche definita una religione civile dove la politica svolgeva il ruolo della fede[52] e dove la divinità si incarna in modo panteista nell'Universo e nell'Umanità stessa, che attua la Legge che nel Progresso si rivela. Egli afferma di credere «che Dio è Dio, e l'Umanità è il suo Profeta»[40], che «il Popolo» è «immagine di Dio sulla terra»[40] e vi è «un Dio solo, autore di quanto esiste, Pensiero vivente, assoluto, del quale il nostro mondo è raggio e l'Universo una incarnazione».[38] Per lui non conta che la sua intima credenza sia razionale o no, come il Dio di Voltaire e Newton che è invocato come la causa prima dell'ordine naturale, poiché «Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo, ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo, follia. Dio esiste, perché noi esistiamo» anche se, specifica, «l'universo lo manifesta con l'ordine, con l'armonia, con l'intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi».[40]  Mazzini era altresì convinto che fosse ormai presente nella storia un nuovo ordinamento divino nel quale la lotta per raggiungere l'unità nazionale assumeva un significato provvidenziale. «Operare nel mondo significava per il Mazzini collaborare all'azione che Dio svolgeva, riconoscere ed accettare la missione che uomini e popoli ricevono da Dio».[53] Per questo bisogna «mettere al centro della propria vita il dovere, senza speranza di premio, senza calcoli di utilità».[53] Quello di Mazzini era un progetto politico, ma mosso da un imperativo religioso che nessuna sconfitta, nessuna avversità avrebbe potuto indebolire. «Raggiunta questa tensione di fede, l'ordine logico e comune degli avvenimenti veniva capovolto; la disfatta non provocava l'abbattimento, il successo degli avversari non si consolidava in ordine stabile.».[53]  La storia dell'umanità dunque sarebbe una progressiva rivelazione della Provvidenza divina che, di tappa in tappa, si dirige verso la meta predisposta da Dio.  Esaurito il compito del Cristianesimo, chiusasi l'era della Rivoluzione francese ora occorreva che i popoli prendessero l'iniziativa per «procedere concordi verso la meta fissata al progresso umano». Ogni singolo individuo, come la collettività, tutti devono attuare la missione che Dio ha loro affidato e che attraverso la formazione ed educazione del popolo stesso, reso consapevole della sua missione, si realizzerà attraverso due fasi: Patria e Umanità.  Patria e umanità  Targa in onore di Mazzini sulla casa londinese Senza una patria libera nessun popolo può realizzarsi né compiere la missione che Dio gli ha affidato; il secondo obiettivo sarà l'Umanità che si realizzerà nell'associazione dei liberi popoli sulla base della comune civiltà europea attraverso quello che Mazzini chiama il banchetto delle Nazioni sorelle. Un obiettivo dunque ben diverso da quella confederazione europea immaginata da Napoleone dove la Francia avrebbe esercitato il suo primato egemonico di Grande Nation.  La futura unità europea non si realizzerà attraverso una gara di nazionalismi ma attraverso una nobile emulazione dei liberi popoli per costruire una nuova libertà. Il processo di costruzione europea, secondo Mazzini, doveva svolgersi prima di tutto attraverso l'affermazione delle nazionalità oppresse, come quelle facenti parte dell'Impero asburgico, e poi anche di quelle che non avevano ancora raggiunto la loro unità nazionale.  Iniziativa italiana In questo processo unitario europeo spetta all'Italia un'alta missione: quella di riaprire, conquistando la sua libertà, la via al processo evolutivo dell'Umanità: la redenzione nazionale italiana apparirà improvvisa come una creazione divina al di fuori di ogni inutile e inefficace metodo graduale politico diplomatico di tipo cavouriano. L'iniziativa italiana che avverrà sulla base della fraternità tra i popoli e non rivendicando alcuna egemonia, come aveva fatto la Francia, consisterà quindi nel dare l'esempio per una lotta che porterà alla sconfitta delle due colonne portanti della reazione, di quella politica dell'Impero Asburgico e di quella spirituale della Chiesa cattolica. Raggiunti gli obiettivi primari dell'unità e della Repubblica attraverso l'educazione e l'insurrezione del popolo, espressi dalla formula di Pensiero ed azione, l'Italia darà quindi il via a questo processo di unificazione sempre più vasta per la creazione di una terza civiltà formata dall'associazione di liberi popoli.  Funzione della politica  Il mausoleo di Giuseppe Mazzini nel cimitero monumentale di Staglieno, realizzato dall'architetto mazziniano Gaetano Vittorino Grasso (1849-1899) La politica è scontro tra libertà e dispotismo e tra queste due forze non è possibile trovare un compromesso: si sta svolgendo una guerra di principi che non ammette transazioni; Mazzini esorta la popolazione a non accontentarsi delle riforme che erano degli accomodamenti gestiti dall'alto: non radicavano, cioè, nello spirito del tempo quella libertà e quell'uguaglianza di cui il popolo aveva bisogno.  La logica della politica è logica di democrazia e libertà, non accettabili dalle forze reazionarie; contro di esse è necessaria una brusca rottura rivoluzionaria: alla testa del popolo vi dovrà essere la classe colta (che non può più sopportare il giogo dell'oppressione) e i giovani (che non possono più accettare le anticaglie dell'antico regime). Questa rivoluzione deve portare alla Repubblica, la quale garantirà l'istruzione popolare.  La rivoluzione, che è anche pedagogico strumento di formazione di virtù personali e collettive, deve iniziare per ondate, accendendo focolai di rivolta che incitino il popolo inconsapevole a prendere le armi. Una volta scoppiata la rivoluzione si dovrà costituire un potere dittatoriale (inteso come potere straordinario alla maniera dell'Antica Roma, non come tirannide) che gestisca temporaneamente la fase post-rivoluzionaria. Il governo verrà restituito al popolo non appena il fine della rivoluzione verrà raggiunto, il prima possibile.  La Giovane Italia deve educare alla gestione della cosa pubblica, ad essere buoni cittadini, non è, perciò, esclusivamente uno strumento di organizzazione rivoluzionaria. Il popolo deve avere diritti e doveri, mentre la Rivoluzione Francese si è concentrata esclusivamente sui diritti individuali: fermandosi ai diritti dell'individuo aveva dato vita ad una società egoista; l'utile per una società non va mai considerato secondo il bene di un singolo soggetto ma secondo il bene collettivo.[54] Mazzini non crede nell'eguaglianza predicata dal marxismo e al sogno della proprietà comune sostituisce il principio dell'associazionismo, che è comunque un superamento dell'egoismo individuale.Questione sociale Mazzini affrontò la questione sociale negli scritti più tardi, ad esempio nei Doveri dell'uomo (1860). Egli rifiuta il marxismo, convinto com'è che per spingere il popolo alla rivoluzione sia prioritario indicargli l'obiettivo dell'unità, della repubblica e della democrazia. Mazzini fu tra i primi a considerare la grave questione sociale presente che era soprattutto in Italia la questione contadina, come gli indicava Carlo Pisacane,[55] ma egli pensava che questa dovesse essere affrontata e risolta solo dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e non attraverso lo scontro delle classi, ma con una loro collaborazione (interclassismo), da raggiungersi però organizzando l'associazionismo e il mutualismo fra gli operai, il soggetto più debole.   Foto di Mazzini Un programma il suo di solidarietà nazionale che se non contemplava l'autonomia culturale e politica del proletariato non si rivolse solo al ceto medio cittadino, agli intellettuali, agli studenti, fra i quali raccolse i consensi più ampi, ma anche agli artigiani e ai settori più consapevoli dei propri diritti fra gli operai.  Mazzini criticò il marxismo e fu da Karl Marx biasimato per gli aspetti dottrinali idealistici e per gli atteggiamenti profetici che egli assumeva nel suo ruolo di educatore religioso e politico del popolo. Marx, risentito per gli attacchi di Mazzini al comunismo, da lui definito col termine inglese «dictatorship» (cioè «dittatura»), lo definì in alcuni articoli «teopompo» (cioè «inviato di Dio») e «papa della chiesa democratica», dandogli anche sprezzantemente del «vecchio somaro» e paragonandolo a Pietro l'Eremita. Forte sarà il contrasto tra Marx e l'inviato personale di Mazzini (oltre che con Garibaldi che ne prese le difese) alla Prima Internazionale.[56][57]  Mazzini criticava i socialisti per il proclamato internazionalismo dei loro tempi, venato di anarchismo e di forte negazionismo, per l'attenzione da essi rivolta verso gli interessi di una sola classe: il proletariato. Inoltre egli definiva arbitrario e impossibile a pretendere l'abolizione della proprietà privata: così si sarebbe dato un colpo mortale all'economia che non avrebbe premiato più i migliori. La critica maggiore era rivolta contro il rischio che le ideologie socialiste estremistiche portassero a un totalitarismo: egli previde con lungimiranza quello che avverrà con la Rivoluzione d'ottobre del 1917 in Russia, cioè la formazione di una nuova classe di padroni politici e lo schiacciamento dell'individuo nella macchina industriale del socialismo reale.[58]  Da queste critiche ne venne la valutazione negativa di Mazzini sulla rivolta che portò alla Comune di Parigi del 1871. Mentre per Marx e Michail Bakunin quello della Comune era stato un primo tentativo di distruggere lo stato accentratore borghese realizzando dal basso un nuovo tipo di stato, Mazzini, legato al concetto di Stato-nazione romantico, invece criticò la Comune vedendo in essa la fine della nazione, la minaccia di uno smembramento della Francia. Per salvaguardare l'economia e allo stesso tempo per tutelare i più poveri, Mazzini punta su una forma di lavoro cooperativo: l'operaio dovrà guardare oltre una lotta basata solo sul salario ma promuovere spazi via via crescenti di economia sociale con elementi di «piena responsabilità e proprietà sull'impresa».  Mazzini puntava sul superamento in senso sociale e democratico del capitalismo imprenditoriale classico, anticipando in questo sia le teorie distribuzioniste sia le teorie che esaltano il valore dell'associazione fra i produttori. In Doveri dell'uomo scrisse: «Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla. Bisogna richiamarla al principio che la renda legittima, facendo sì che solo il lavoro possa produrla.[59]»  La sua influenza sulla prima fase del movimento operaio fu per questo molto importante e anche il fascismo, in particolare la sua corrente repubblicana e socializzatrice, si ispirerà al pensiero economico mazziniano come terza via corporativa tra il modello capitalista e quello marxista.  Cospirazioni e fallimento dei moti mazziniani  Mazzini in una fotografia con autografo scattata da Domenico Lama I moti mazziniani, ispirati ad un'ideologia repubblicana e antimonarchica furono considerati sovversivi e quindi perseguiti da tutte le monarchie italiane dell'epoca. Per i governi costituiti i mazziniani altro non erano che terroristi e come tali furono sempre condannati.  «Trovai tutti persuasi che la Giovine Italia era pazzia; pazzia le sette, pazzie il cospirare, pazzie le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda»  (Massimo d'Azeglio, Degli ultimi casi di Romagna) Giovine Italia (1831) «Su queste classi [...] così fortemente interessate al mantenimento dell'ordine sociale le dottrine sovversive della Giovine Italia non hanno presa. Perciò ad eccezione dei giovani presso i quali l'esperienza non ha ancora modificate le dottrine assorbite nell'atmosfera eccitante della scuola, si può affermare che non esiste in Italia se non un piccolissimo numero di persone seriamente disposte a mettere in pratica i principi esaltati di una setta inasprita dalla sventura.»  (Camillo Benso conte di Cavour[60]) Magnifying glass icon mgx2.svg Giovine Italia.  Busto di Mazzini a Central Park a New York Nel 1831 Mazzini si trovava a Marsiglia in esilio dopo l'arresto e il processo subito l'anno prima in Piemonte a causa della sua affiliazione alla Carboneria. Non potendosi provare la sua colpevolezza infatti la polizia sabauda lo costrinse a scegliere tra il confino in un paesino del Piemonte e l'esilio. Mazzini preferì affrontare l'esilio e nel febbraio del 1831 passò in Svizzera, da qui a Lione e infine a Marsiglia. Qui entrò in contatto con i gruppi di Filippo Buonarroti e col movimento sainsimoniano allora diffuso in Francia.  Con questi si avviò un'analisi del fallimento dei moti nei ducati e nelle Legazioni pontificie del 1831. Si concordò sul fatto che le sette carbonare avevano fallito innanzitutto per la contraddittorietà dei loro programmi e per l'eterogeneità delle classi che ne facevano parte. Non si era riusciti poi a mettere in atto un collegamento più ampio delle insurrezioni per le ristrettezze provinciali dei progetti politici, com'era accaduto nei moti di Torino del 1821 quand'era fallito ogni tentativo di collegamento con i fratelli lombardi. Infine bisognava desistere, come nel 1821, dal ricercare l'appoggio dei principi e, come nei moti del '30-31, dei francesi.  Con la fondazione della Giovine Italia nel 1831 il movimento insurrezionale andava organizzato su precisi obiettivi politici: indipendenza, unità, libertà. Occorreva poi una grande mobilitazione popolare poiché la liberazione italiana non si poteva conseguire attraverso l'azione di pochi settari ma con la partecipazione delle masse. Rinunciare infine ad ogni concorso esterno per la rivoluzione: «La Giovine Italia è decisa a giovarsi degli eventi stranieri, ma non a farne dipendere l'ora e il carattere dell'insurrezione».[61]   La bandiera della Giovine Italia Gli strumenti per raggiungere queste mete erano l'educazione e l'insurrezione. Quindi bisognava che la Giovane Italia perdesse il più possibile il carattere di segretezza, conservando quanto necessario a difendersi dalle polizie, ma acquistasse quello di società di propaganda, un'«associazione tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno»[62]anche attraverso il giornale La Giovine Italia, fondato nel 1832del messaggio politico della indipendenza, dell'unità e della repubblica.  Negli anni 1833 e 1834, durante il periodo dei processi in Piemonte e il fallimento della spedizione di Savoia, l'associazione scomparve per quattro anni, ricomparendo solo nel 1838 in Inghilterra. Dieci anni dopo, il 5 maggio 1848, l'associazione fu definitivamente sciolta da Mazzini, che fondò al suo posto l'Associazione Nazionale Italiana.  Fallimento del moto in Savoia (1833) Entusiastiche adesioni al programma della Giovane Italia si ebbero soprattutto tra i giovani in Liguria, in Piemonte, in Emilia e in Toscana che si misero subito alla prova organizzando negli anni 1833 e 1834 una serie di insurrezioni che si conclusero tutte con arresti, carcere e condanne a morte. Nel 1833 organizza il suo primo tentativo insurrezionale che aveva come focolai rivoluzionari Chambéry, Torino, Alessandria e Genova dove contava vaste adesioni nell'ambiente militare.  Prima ancora che l'insurrezione iniziasse la polizia sabauda a causa di una rissa avvenuta fra i soldati in Savoia, scoprì e arrestò molti dei congiurati, che furono duramente perseguiti poiché appartenenti a quell'esercito sulla cui fedeltà Carlo Alberto aveva fondato la sicurezza del suo potere. Fra i condannati figuravano i fratelli Giovanni e Jacopo Ruffini, amico personale di Mazzini e capo della Giovine Italia di Genova, l'avvocato Andrea Vochieri e l'abate torinese Vincenzo Gioberti. Tutti subirono un processo dal tribunale militare, e dodici furono condan morte, fra questi anche il Vochieri, mentre Jacopo Ruffini pur di non tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono a salvarsi con la fuga.  Tentativo d'invasione della Savoia e moto di Genova (1834) Magnifying glass icon mgx2.svgInvasione della Savoia del 3 febbraio 1834.  L'incontro di Mazzini con Giuseppe Garibaldi nella sede della Giovine Italia Il fallimento del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno e che il popolo lo avrebbe seguito. Si trovava a Ginevra, quando assieme ad altri italiani e alcuni polacchi, organizzava un'azione militare contro lo stato dei Savoia. A capo della rivolta aveva messo il generale Gerolamo Ramorino, che aveva già preso parte ai moti del 1821, questa scelta però si rivelò un fallimento, perché il Ramorino si era giocato i soldi raccolti per l'insurrezione e di conseguenza rimandava continuamente la spedizione, tanto che quando il 2 febbraio 1834, si decise a passare con le sue truppe il confine con la Savoia, la polizia, ormai allertata da tempo, disperse i volontari con molta facilità.  Nello stesso tempo doveva scoppiare una rivolta a Genova, sotto la guida di Giuseppe Garibaldi, che si era arruolato nella marina da guerra sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli equipaggi. Quando giunse sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l'insurrezione però, non trovò nessuno, e così rimasto solo, dovette fuggire. Fece appena in tempo a salvarsi dalla condanna a morte emanata contro di lui, salendo su una nave in partenza per l'America del Sud dove continuerà a combattere per la libertà dei popoli.  Mazzini, invece, poiché aveva personalmente preso parte alla spedizione con Ramorino, fu espulso dalla Svizzera e dovette cercare rifugio in Inghilterra. Lì continuò la propria azione politica attraverso discorsi pubblici, lettere e scritti su giornali e riviste, aiutando a distanza gli italiani a mantenere il desiderio di unità e indipendenza. Anche se l'insuccesso dei moti fu assoluto, dopo questi eventi la linea politica di Carlo Alberto mutò, temendo che reazioni eccessive potessero diventare pericolose per la monarchia.  Tempesta del dubbio (1836) «La vita mi pesa, ma credo sia debito di ciascun uomo di non gettarla, se non virilmente o in modo che rechi testimonianza della propria credenza.»  (Giuseppe Mazzini, lettera di risposta ad Angelo Usiglio, Londra, 1837) Altri tentativi pure falliti si ebbero a Palermo, in Abruzzo, nella Lombardia austriaca, in Toscana. Il fallimento di tanti generosi sforzi e l'altissimo prezzo di sangue pagato fecero attraversare a Mazzini quella che egli chiamò la tempesta del dubbio, una fase di depressione, in cui, come in gioventù, come ricorda nelle Note autobiografiche, pensò anche al suicidio, da cui uscì religiosamente convinto ancora una volta della validità dei propri ideali politici e morali. Dall'esilio di Londra,  dopo essere stato espulso dalla Svizzera, riprese quindi il suo apostolato insurrezionale. Nello stesso periodo esce il saggio La filosofia della musica sulla rivista L'italiano pubblicata a Parigi.Fratelli Bandiera (1844) Magnifying glass icon mgx2.svgFratelli Bandiera.  Esecuzione dei fratelli Bandiera a Cosenza Nobili, figli dell'ammiraglio Francesco Bandiera e, a loro volta, ufficiali della Marina da guerra austriaca, aderirono alle idee mazziniane e fondarono una loro società segreta, l'Esperia[63] e con essa tentarono di effettuare una sollevazione popolare nel Sud Italia.  Il 13 giugno 1844, i fratelli Emilio e Attilio Bandiera partirono da Corfù (dove avevano una base allestita con l'ausilio del barese Vito Infante) alla volta della Calabria seguiti da 17 compagni, dal brigante calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro Boccheciampe. Il 15 marzo dello stesso anno era loro giunta infatti la notizia dello scoppio di una rivolta a Cosenza che essi credevano condotta nel nome di Mazzini. In realtà non solo la ribellione non aveva alcuna motivazione patriottica ma era già stata domata dall'esercito borbonico.  Il 16 giugno 1844 quando sbarcarono alla foce del fiume Neto, vicino a Crotone, appresero che la rivolta era già stata repressa nel sangue e al momento non era in corso alcuna ribellione all'autorità del re. Il Boccheciampe, appresa la notizia che non c'era alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al posto di polizia di Crotone per denunciare i compagni. I due fratelli vollero lo stesso continuare l'impresa e partirono per la Sila.  Subito iniziarono le ricerche dei rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche, aiutate da comuni cittadini che credevano i mazziniani dei briganti; dopo alcuni scontri a fuoco, vennero catturati (meno il brigante Giuseppe Meluso, buon conoscitore dei luoghi, che riuscì a sfuggire alla cattura) e portati a Cosenza, dove i fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati nel Vallone di Rovito il 25 luglio 1844.  Il re Ferdinando II ringraziò la popolazione locale per il grande attaccamento dimostrato alla Corona e la premiò concedendo medaglie d'oro e d'argento e pensioni generose. «Mazzini, colpito da tanta fermezza e da tanta sventura, restò commosso da quell'efferata barbarie e celebrò la memoria di quei martiri in un opuscolo uscito a Parigi nel 1845».[64] Mazzini vedendo nel loro sacrificio la realizzazione dei propri ideali così scriveva in un opuscolo a loro dedicato: «Il martirio non è sterile mai. Il martirio per un'Idea è la più alta formula che l'Io umano possa raggiungere per esprimere la propria missione; e quando un giusto sorge di mezzo a' suoi fratelli giacenti ed esclamaecco: questo è il vero, e io, morendo, l'adorouno spirito di nuova vita si trasfonde per tutta l'umanità. I sagrificati di Cosenza hanno insegnato a noi tutti che l'uomo deve vivere e morire per le proprie credenze: hanno provato al mondo che gl'Italiani sanno morire: hanno convalidato per tutta l'Europa l'opinione che una Italia sarà. [...] Voi potete uccidere pochi uomini, ma non l'Idea. l'Idea è immortale]»  Repubblica Romana (1849) Magnifying glass icon mgx2.svgRepubblica Romana (1849).  Bandiera della Repubblica Romana Dopo i moti del 1848-49, Mazzini fu a capo, con Aurelio Saffi e Carlo Armellini della Repubblica Romana, soppressa dalla reazione francese nel 1849. Fu l'ultima rivolta a cui Mazzini prese parte direttamente.  Moto di Milano (1853) e sollevazione in Valtellina (1854) Magnifying glass icon mgx2.svgRivolta di Milano (1853). Ispirato al mazzinianesimo e alle ideologie socialiste fu il moto di Milano del 1853, a cui tuttavia Mazzini non prese parte, e che fallì; analoga sorte ebbe la rivolta in Valtellina dell'anno seguente. Nel moto milanese si mise in luce Felice Orsini, che di lì a poco avrebbe rotto con Mazzini e organizzato l'attentato a Napoleone III, fermamente condannato dal genovese poiché risoltosi in una strage di cittadini innocenti.  Spedizione di Sapri (1857) Magnifying glass icon mgx2.svgSpedizione di Sapri.  Carlo Pisacane Il piano originale, secondo il metodo insurrezionale mazziniano, prevedeva di accendere un focolaio di rivolta in Sicilia dove era molto diffuso il malcontento contro i Borboni, e da lì estenderla a tutto il Mezzogiorno d'Italia. Successivamente invece si pensò più opportuno partendo dal porto di Genova di sbarcare a Ponza per liberare alcuni prigionieri politici lì rinchiusi, per rinforzare le file della spedizione e infine dirigersi a Sapri, che posta al confine tra Campania e Basilicata, era ritenuta un punto strategico ideale per attendere dei rinforzi e marciare su Napoli.  Il 25 giugno 1857 Carlo Pisacane s'imbarcò con altri ventiquattro sovversivi, tra cui Giovanni Nicotera e Giovan Battista Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari, della Società Rubattino, diretto a Tunisi. Il 26 giugno sbarcò a Ponza dove, sventolando il tricolore, riuscì agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali per reati politici per il resto delinquenti comuni, aggregandoli quasi tutti alla spedizione. Il 28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle armi sottratte al presidio borbonico. La sera i congiurati sbarcarono a Sapri, ma non trovarono ad accoglierli quelle masse rivoltose che si attendevano. Anzi furono affrontati dalle falci dei contadini ai quali le autorità borboniche avevano per tempo annunziato lo sbarco di una banda di ergastolani evasi dall'isola di Ponza.  Il 1º luglio, a Padula vennero circondati e 25 di loro furono massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero catturati e consegi gendarmi. Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi superstiti, riuscirono a fuggire a Sanza dove furono ancora aggrediti dalla popolazione: perirono in 83; Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro pistole, mentre quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio del 1858. Condan morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in ergastolo.  Senso dell'impresa Pur essendo quella di Sapri un'impresa tipicamente mazziniana, condotta «senza speranza di premio», in effetti essa rispondeva alle idee politiche di Pisacane che si era allontanato dalla dottrina del Maestro per accostarsi a un socialismo libertario espresso dalla formula "Libertà e associazione". Contrariamente a Mazzini che riguardo alla questione sociale proponeva una soluzione interclassista solo dopo aver risolto il problema unitario, Pisacane pensava infatti che per arrivare ad una rivoluzione patriottica unitaria e nazionale occorresse prima risolvere la questione contadina che era quella della riforma agraria. Come lasciò scritto nel suo testamento politico in appendice al Saggio sulla rivoluzione, «profonda mia convinzione di essere la propaganda dell'idea una chimera e l'istruzione popolare un'assurdità. Le idee nascono dai fatti e non questi da quelle, ed il popolo non sarà libero perché sarà istrutto, ma sarà ben tosto istrutto quando sarà libero».  Vicino agli ideali mazziniani era Pisacane invece quando aggiungeva nello stesso scritto che quand'anche la rivolta fallisse «ogni mia ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza e nell'animo di questi cari e generosi amici... che se il nostro sacrificio non apporta alcun bene all'Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto figli che vollero immolarsi al suo avvenire»[66]. La spedizione fallita ebbe in effetti il merito di riproporre all'opinione pubblica italiana la questione napoletana, la liberazione cioè del Mezzogiorno italiano dal malgoverno borbonico che il politico inglese William Ewart Gladstone definiva «negazione di Dio eretta a sistema di governo». Infine il tentativo di Pisacane sembrava riproporre la possibilità di un'alternativa democratico-popolare come soluzione al problema italiano: era un segnale d'allarme che costituì per il governo di Vittorio Emanuele II uno stimolo ad affrettare i tempi dell'azione per realizzare la soluzione diplomatico militare dell'unità italiana.  Appoggio a Garibaldi e ultimi tentativi Mazzini appoggiò moralmente la spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, che egli considerava una valida opposizione a Cavour. Dopo l'Unità riprese la lotta repubblicana, ma le persecuzioni della polizia sabauda e le condizioni di salute limitarono i suoi ultimi tentativi.  Controversie  Stampa raffigurante Mazzini con l'epitaffio della tomba a Staglieno Conflitto con Cavour Giuseppe Mazzini, che dopo la sua attività cospirativa fu esiliato dal governo piemontese a Ginevra, fu uno strenuo oppositore della guerra di Crimea, che costò un'ingente perdita di soldati al regno sardo. Egli rivolse un appello ai militari in partenza per il conflitto: «Quindicimila tra voi stanno per essere deportati in Crimea. Non uno forse tra voi rivedrà la propria famiglia. Voi non avrete onore di battaglie. Morrete, senza gloria, senza aureola, di splendidi fatti da tramandarsi per voi, conforto ultimo ai vostri cari. Morrete per colpa di governi e capi stranieri. Per servire un falso disegno straniero, l'ossa vostre biancheggeranno calpestate dal cavallo del cosacco, su terre lontane, né alcuno dei vostri potrà raccoglierle e piangervi sopra. Per questo io vi chiamo, col dolore dell'anima, "deportati".»  (Giuseppe Mazzini[67]) Quando nel 1858, Napoleone III scampò all'attentato teso da Felice Orsini e Giovanni Andrea Pieri, il governo di Torino incolpò Mazzini (Cavour lo avrebbe definito "il capo di un'orda di fanatici assassini"[68] oltreché "un nemico pericoloso quanto l'Austria"),[69] poiché i due attentatori avevano militato nel suo Partito d'Azione. Secondo Denis Mack Smith, Cavour aveva in passato finanziato i due rivoluzionari a causa della loro rottura con Mazzini e, dopo l'attentato a Napoleone III e la conseguente condanna dei due, alla vedova di Orsini fu assicurata una pensione. Cavour al riguardo fece anche pressioni politiche sulla magistratura per far giudicare e condannare la stampa radicale.[71] Egli, inoltre, favorì l'agenzia Stefani con fondi segreti sebbene lo Statuto vietasse privilegi e monopoli ai privati.[72] Così l'agenzia Stefani, forte delle solide relazioni con Cavour divenne, secondo il saggista Gigi Di Fiore, un fondamentale strumento governativo per il controllo mediatico nel Regno di Sardegna.[73] Mazzini, intanto, oltre ad aver condannato il gesto di Orsini e Pieri, espose un attacco nei confronti del primo ministro, pubblicato sul giornale Italia del popolo: «Voi avete inaugurato in Piemonte un fatale dualismo, avete corrotto la nostra gioventù, sostituendo una politica di menzogne e di artifici alla serena politica di colui che desidera risorgere. Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo l'Italia, voi la vecchia sospettosa ambizione monarchica. Noi desideriamo soprattutto l'unità nazionale, voi l'ingrandimento territoriale»  (Giuseppe Mazzini[74])Timori di Mazzini per la cessione della Sardegna  Estratto di articolo di giornale inglese Mazzini temeva che Cavour, dopo la cessione della Savoia e di Nizza, potesse cedere anche la Sardegna, una delle cosiddette “tre Irlande”,[75][76] sulla base di altri supposti accordi segreti di Cavour con la Francia, in cambio di una definitiva unificazione italiana, accordi che preoccupavano anche l’Inghilterra, la quale era intervenuta presso Cavour per avere rassicurazioni sul fatto che non sarebbe stato ceduto altro territorio italiano alla Francia: «Il 22 maggio 1860, Lord John Russell commentava a Sir James Hudson, in Torino, di dire al Conte di Cavour, che il Governo inglese, informato di un disegno per la cessione della Sardegna alla Francia, protestava e chiedeva promessa formale di non cedere territorio italiano. Il dispaccio era comunicato il 26 a Cavour.»  (da Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma]) Riguardo alla cessione della Sardegna alla Francia, Mazzini affermava anche: «[...] [L]'opposizione minacciosa dell’Inghilterra e la nostra, possono renderlo praticamente impossibile.»  (da Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma) Alcune affermazioni di Giovanni Battista Tuveri, esponente del cattolicesimo federalista, deputato per due volte al Parlamento Subalpino e amico di Mazzini, confermano la possibilità di accordi segreti relativi alla cessione della Sardegna alla Francia per una definitiva unificazione del resto della penisola: «Vicino a Mazzini ed a Cattaneo, ma con una propria originalità di pensiero, il Tuveri fu sempre fedele alle sue convinzioni federaliste o, in mancanza di meglio, autonomiste, né esitò ad impegnarsi nell'azione pratica quando nel 1860-61 circolò insistente la voce che Cavour, dopo Nizza e la Savoia, intendesse cedere alla Francia anche la Sardegna»  Anche il giornale britannico "The Illustrated London News" del 27 luglio 1861 citava l'inopportunità di cedere la Sardegna alla Francia, commento che aveva suscitato reazioni nella stampa francese e fatto suggerire altre ipotesi.[79]  Ruolo storico di Mazzini  Mazzini nel 1846 Mazzini suscitò «continuamente energie, affascinò per quarant'anni ogni ondata di gioventù [...] e intanto gli anziani gli sfuggivano».[80] Quasi tutti i grandi personaggi del Risorgimento aderirono al mazzinianesimo ma pochi vi restarono. Il contenuto religioso profetico del pensiero del Maestro, in un certo modo rivelatore di una nuova fede, imbrigliava l'azione politica. Mazzini infatti non aveva «la duttilità e la mutevolezza necessaria per dominare e imprigionare razionalmente le forze». Per questo occorreva una capacità di compromesso politico propria dell'uomo di governo come fu Cavour; «[i]l compito di Mazzini fu invece quello di creare l'"animus"». Quando sembrava che il problema italiano non avesse via d'uscita «ecco per opera sua la gioventù italiana sacrificarsi in una suprema protesta. I sacrifici parevano sterili», ma invece risvegliavano l'opinione pubblica italiana e europea. La tragedia della Giovine Italia «impose il problema italiano a una sempre più vasta sfera d'Italiani: che reagì sì con un programma più moderato ma infine entrò in azione e quegli stessi ex mazziniani che avevano rinnegato il Maestro aderendo al moderatismo riformista alla fine dovettero abbandonare ogni progetto federalista e acconsentire all'entusiasmo popolare suscitato dalle idee mazziniane di un riordinamento unitario italiano».[81]  Le idee politiche di Mazzini furono alla base della nascita del Partito Repubblicano Italiano nel 1895. Tramite la Costituzione della Repubblica Romana, ispirata al mazzinianesimo e considerata un modello per molto tempo, fu uno dei pensatori le cui idee furono alla base della Costituzione Italiana del 1948. Inoltre ebbe una grande influenza anche fuori dall'Italia: politici occidentali come Thomas Woodrow Wilson (con i suoi Quattordici Punti) e David Lloyd George e molti leader post-coloniali tra i quali Gandhi, Golda Meir, David Ben-Gurion, Nehru e Sun Yat-sen consideravano Mazzini il proprio maestro e il testo mazziniano Dei doveri dell'uomo come la propria "Bibbia" morale, etica e politica.[82]  Mazzini conteso tra fascismo e antifascismo  Mazzini sul letto di morte L'eredità ideale e politica del pensiero di Giuseppe Mazzini è stata a lungo oggetto di dibattito tra opposte interpretazioni, in particolare durante il Fascismo e la Resistenza. Già nel settembre 1922, prima dell'avvento del fascismo, il cinquantenario della sua morte fu celebrato con una serie di francobolli. In seguito, nel Ventennio fascista Mazzini fu oggetto di citazioni in libri, articoli, discorsi, fino al punto d'essere considerato una sorta di precursore del regime di Mussolini.[83]. Secondo un appunto diaristico (intitolato "Ripresa mazziniana") di Giuseppe Bottai, però, l'utilizzo che ne fece Mussolini fu sempre strumentale[84].  La popolarità di Mazzini durante il periodo fascista è dovuta anche ai numerosi repubblicani che confluirono nei Fasci di combattimento, iniziando il loro percorso di avvicinamento a Mussolini durante la battaglia interventista, soprattutto nelle aree dove maggiore era la presenza del PRI, cioè in Romagna e nelle Marche. Sulle pagine de L'Iniziativa, l'organo di stampa del PRI, si guardava a Mussolini come al «magnifico bardo del nostro interventismo».[85]  Particolare fu il caso di Bologna, città in cui i repubblicani Pietro Nenni, Guido e Mario Bergamo presero parte attivamente nel 1919 alla fondazione del primo Fascio di combattimento emiliano per poi abbandonarlo poco dopo diventando avversari del fascismo. Tra i più famosi repubblicani che aderirono al fascismo vi furono Italo Balbo (che si era laureato con una tesi su "Il pensiero economico e sociale di Mazzini" e del quale lo storico Claudio Segrè ha scritto: «Balbo, prima di aderire al Fascismo nel '21, esitò a lasciare i repubblicani fino all'ultimo momento e considerò la possibilità di mantenere la doppia iscrizione»[86]), Curzio Malaparte e Berto Ricci, che nel fascismo vedeva la perfetta sintesi fra «la Monarchia di Dante e il Concilio di Mazzini».[87]  L'intellettuale mazziniano Delio Cantimori, nella prima fase del suo percorso politico che lo portò prima ad aderire al fascismo poi al comunismo, considerava il fascismo «compimento della rivoluzione nazionale iniziatasi con il Risorgimento, che doveva riuscire dove il processo risorgimentale e il cinquantennio successivo avevano fallito: nell'inserimento e nell'integrazione delle masse nello stato nazionale, nella creazione di una più vera democrazia, ben diversa dal "parlamentarismo" e lontana dall'"affarismo", dal "particolarismo", dall'"inerzia" che avevano caratterizzato l'Italia liberale».[88]. Inizialmente la tesi delle origini risorgimentali del fascismo fu fatta propria anche dai comunisti: nel 1931 Palmiro Togliatti, polemizzando con il movimento Giustizia e Libertà e il suo fondatore Carlo Rosselli, in un articolo su Lo Stato operaio criticò il Risorgimento e indicò in Mazzini un precursore del fascismo[89]: «La tradizione del Risorgimento vive quindi nel fascismo, ed è stata da esso sviluppata fino all'estremo. Mazzini, se fosse vivo, plaudirebbe alle dottrine corporative, né ripudierebbe i discorsi di Mussolini su "la funzione dell'Italia nel mondo". La rivoluzione antifascista non potrà essere che una rivoluzione "contro il Risorgimento", contro la sua ideologia, contro la sua politica, contro la soluzione che esso ha dato al problema della unità dello Stato e a tutti i problemi della vita nazionale[90].»  La stessa posizione fu assunta nel 1933 da Giorgio Amendola, durante il confino a Ponza, nel primo di due corsi sul Risorgimento tenuti per i confinati, per poi rivedere tale impostazione nel secondo corso, dopo la svolta unitaria del 1934 (che segnò l'inizio della politica del fronte popolare con la conclusione di un "patto d'unità d'azione" con i socialisti), allorché insistette sulle origini risorgimentali del movimento operaio[91].  I fascisti, inoltre, rivendicavano una continuità con il pensiero mazziniano anche riguardo l'idea di patria, la concezione spirituale della vita, l'importanza dell'educazione di massa come strumento per creare un "uomo nuovo" e una dottrina economica ispirata alla collaborazione tra le classi sociali.[92] Lo storico Massimo Baioni scrive a proposito della contemporanea celebrazione nel 1932 del 50º anniversario della morte di Garibaldi e del decennale della Marcia su Roma: «Le principali manifestazioni del 1932 sembravano confermare il nesso tra il bisogno di presentare il fascismo come erede delle migliori tradizioni nazionali e la volontà non meno forte ad enfatizzarne le componenti moderne, che avrebbero dovuto distinguerlo come originale esperimento politico e sociale».[93]  Negli anni della Resistenza (1944-1945) la situazione si complica maggiormente: il fascismo della Repubblica Sociale Italiana "intensificò naturalmente i richiami a Mazzini: ad esempio la data del giuramento della Guardia nazionale repubblicana venne fissata il 9 febbraio, giorno della proclamazione, quasi un secolo prima, della Repubblica romana che aveva avuto alla sua testa il «triumviro» Mazzini",  ma anche gli antifascisti, in particolare i partigiani di Giustizia e Libertà di Carlo Rosselli, iniziano a richiamarsi sempre più apertamente al rivoluzionario genovese. Proprio Rosselli scrisse nel 1931 ad uno studioso inglese: «Agiamo nello spirito di Mazzini, e sentiamo profondamente la continuità ideale fra la lotta dei nostri antenati per la libertà e quella di oggi». A seguito della caduta del fascismo e dell'armistizio di Cassibile, a partire dal 1943 la lotta contro il nazifascismo vide la partecipazione dei repubblicani (il cui partito era stato sciolto dal Regime nel 1926) anche attraverso la formazione di proprie unità partigiane denominate Brigate Mazzini.[97] Anche un comandante partigiano, proposto per la medaglia d'oro al valor militare, Manrico Ducceschi, ispirò la sua azione all'ideologia mazziniana adottando in onore di Mazzini il nome di battaglia di "Pippo", lo stesso pseudonimo usato dal patriota genovese.[98]  Opere Atto di fratellanza della Giovane Europa (1834), in Giuseppe Mazzini, Edizione nazionale degli scritti., Imola, s.e., 1Dei doveri dell'uomo Fede ed avvenire Editore Mursia  Doveri dell'Uomo  Editori Riuniti university pressRoma  Pensieri sulla democrazia in Europa, trad. Salvo Mastellone, Feltrinelli, Milano, ,  978-88-07-82176-9 Andrea Tugnoli , La pittura moderna in Italia, Bologna, CLUEB, Antologia di scritti Dal Risorgimento all'Europa Mursia  Periodici diretti da Giuseppe Mazzini L'apostolato popolare Il nuovo conciliatore L'educatore Le Proscrit. Journal de la République Universelle Il tribunoNote  La Civiltà cattolica, Volume 2; Volume 18, La Civiltà Cattolica, 1901264.  «La politica acquista pathos religioso, e sempre più col procedere del secolo... la nazione diventa patria: e la patria la nuova divinità del mondo moderno. Nuova divinità e come tale sacra.» in F. Chabod, L'idea di nazione, Laterza, Bari 1967  Da Dei doveri dell'uomoFede e avvenire, Paolo Rossi, Mursia, Milano 1965-1984  L'uomo nuovo in Indro Montanelli, L'Italia giacobina e carbonara, Rizzoli, Milano, Susanne Schmid, Michael Rossington, The Reception of P.B. Shelley in Europe  Citato nell'Edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini a cura della Commissione per l'edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini, Cooperativa tipografico-editriceGaleati, 1926; per la citazione vedi anche: Memoriale Mazzini-Domus Mazziniana; Introduzione a Jessie White Mario, Vita di Giuseppe Mazzini su Castelvecchi Editore; Giuseppe Santonastaso, Edgar Quinet e la religione della libertà, pag. 156, edizioni Dedalo, 1968; Francesco Felis, Italia unità o disunità? Interrogativi sul federalismo, Armando editore, , pag. 7.  Comune di Savona  Liguria magazine Archiviato il 25 gennaio  in .  Gilles Pécout, Il lungo Risorgimento: la nascita dell'Italia contemporanea Pearson Italia S.p.a., 01  Patria, nazione e stato tra unità e federalismo. Mazzini, Cattaneo e Tuveri, CUEC, University Press-Ricerche storiche, La tesi del figlio sicuramente di Mazzini è sostenuta in Bruno Gatta, Mazzini una vita per un sogno, Guida Editori, Il dubbio invece che si trattasse veramente di un figlio di Mazzini è espresso in Luigi Ambrosoli (Giuseppe Mazzini: una vita per l'unità d'Italia, ed.Lacaita, 1993): «Ma proprio il ritardo con cui venne comunicata a Mazzini la notizia della morte di Adolphe fa sorgere qualche dubbio sulla supposizione, per le altre ragioni accennate ben fondata, che si trattasse di suo figlio». Dubbi simili vengono riportati in Salvo Mastellone, Mazzini e la "Giovine Italia", 1831-1834, Volume 2, Domus Mazziniana, 1960 («D'altra parte, è da aggiungere che nelle lettere inedite a Ollivier, che pubblichiamo, Mazzini, pur parlando di Giuditta come della propria amica, se accenna ad Adolphe come figlio di Giuditta, non allude al bambino come proprio figlio: ...»)  Domenico Barberis, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Mazzini a Londra  È l'autrice del romanzo gotico Frankenstein (Frankenstein: or, The Modern Prometheus), pubblicato nel 1818. Curò le edizioni delle poesie del marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e filosofo. Era figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin.  Susanne Schmid, Michael Rossington, The Reception of P.B. Shelley in Europe  Miranda Seymour, Mary Shelley, caGiuseppe Mazzini, il cospiratore senza segreti  Lettere di Mazzini ad Aurelio Saffi e alla famiglia CraufordGiuseppe MazzatintiSoc. Ed. Dante Alighieri1906  Politica e storiaFilippo Buonarroti e altri studidi Pia Onnis RosaEdizioni di storia e letteraturaRoma Mazzini «pavese» e l'Unità d'Europa  Quando Mazzini scatenò il patatrac sognando la Repubblica  MAZZINI, GIUSEPPE, su pbmstoria. Legnago a Giuseppe Mazzini, Grafiche Stella, S. Pietro di Legnago (Verona) 200551.  Giacomo Scarpelli, La scimmia, l'uomo e il superuomo. Nietzsche: evoluzioni e involuzioni  Pensiero di Mazzini, brigantaggio.net  1946: la Repubblica nasce nel nome di Mazzini, su pri.Carducci scrisse una famosa lirica intitolata Mazzini i cui versi finali sono rimasti nella storia: «E un popol morto dietro a lui si mise. / Esule antico, al ciel mite e severo / Leva ora il volto che giammai non rise, /Tu solpensandoo ideal, sei vero».  La stessa semplice scritta volle Giovanni Spadolini, politico e storico repubblicano, sulla propria tomba a Firenze  Luigi Polo Friz, La massoneria italiana nel decennio post unitario: Lodovico Frapolli, Franco Angeli, 1998 p.151 Storia della Massoneria in Italia. L'influenza di Giuseppe Mazzini nella Massoneria Italiana Archiviato il 7 gennaio  in .  La stanza di MontanelliL' unità d' Italia e la Massoneria  Giuseppe Mazzini massone?  A.Desideri, Storia e storiografia, IEd. D'Anna, Messina-Firenze 1997  «Gli sconvolgimenti operati dalla Rivoluzione francese avevano fatto dubitare a molti uomini della razionalità della storia, così altamente proclamata nel secolo precedente. L'unica alternativa allo scetticismo parve allora la fede in una forza arcana operante provvidenzialmente nella storia» in A. Desideri, Ibidem  «S'identificò la storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e il raziocino logico». Adolfo Omodeo, L'età del Risorgimento italiano, pag. 24, Napoli,  «Così il genere umano è in gran parte naturalmente servo e non può essere tolto da questo stato altro che soprannaturalmente... senza il cristianesimo, niente libertà generale. e senza il papa non si dà vero cristianesimo operoso, potente, convertitore, rigeneratore, conquistatore, perfezionante.» (cfr. J. De Maistre, Il Papa, trad. di T. Casini, Firenze 1926)  G. Mazzini, Fede e avvenire, G. Mazzini, Fede e avvenire  «Egli aveva una visione utopica, romantica e anche sincretistica della religione, che egli considerava come il contributo, in termini di princìpi universali, delle varie confessioni e fedi alla storia collettiva.» SenatoDoveri dell'uomo, II  G. Mazzini, Dei doveri dell'uomo  Fusatoshi Fujisawa, La terza Roma. Dal Risorgimento al Fascismo, Tokyo, 2001.  Mazzini il patriota scomodo  Arturo Reghini a metà strada tra fascismo e massoneria  «Noi dissentivamo su diversi punti: sulle idee religiose, ch'ei non guardava, errore comune al più, se non attraverso le credenze consunte e perciò tiranniche dell'oggi; sul cosiddetto socialismo, che riducevasi a una mera questione di parole dacché i sistemi esclusivi, assurdi, immorali delle sétte francesi erano ad uno ad uno da lui respinti e sulla vasta idea sociale fatta oggimai inseparabile in tutte le menti d'Europa dal moto politico io andava forse più in là di lui: sopra una o due cose delle minori spettanti all'ordinamento della futura milizia; e talora sul modo d'intendere l'obbligo che abbiamo tutti di serbar fede al Vero. Ma il differire di tempo in tempo sui modi d'antivedere l'avvenire non ci toglieva d'essere intesi sulle condizioni presenti e sulla scelta dei rimedi» (Giuseppe Mazzini su Carlo Pisacane)  Lettera a Ernesto Forte Londra 23 gennaio 1867  «Noi crediamo in una serie infinita di reincarnazioni dell'anima, di vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali rappresenta un miglioramento ulteriore…» (Mazzini, in E. Bratina, op. cit., pag. 70); «La vita d'un'anima è sacra, in ogni suo periodo: nel periodo terreno come negli altri che seguiranno; bensì, ogni periodo dev'esser preparazione all'altro, ogni sviluppo temporale deve giovare allo sviluppo continuo ascendente della vita immortale che Dio trasfuse in ciascuno di noi e nella umanità complessiva che cresce con l'opera di ciascuno di noi» (Dei doveri dell'uomo, II).  Leggeva Dumas e i testi buddisti Il volto inaspettato di Mazzini  Il Foscolo, che scriveva di aver visto da giovinetto a Venezia un "libercolo" attribuito a Gioacchino, in cui erano indicati i papi futuri, affermava che la fama dell'abate era "santissima" fin dalla fine del sec. XVI, tanto che il filosofo francese Montaigne, desiderava di poter vedere questa "meraviglia": «le livre de Joachim Abbé Calabrois, qui prédisait tous les papes futurs, leurs noms et formes»  G. da Fiore, Concordia Veteris et Novi testamenti, Bianca Rosa, Gli appunti manoscritti di Mazzini, Impronta, Torino, Roland Sarti, Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile, con postfazione di Sauro Mattarelli, Roma-Bari, Laterza,  A.Omodeo, Introduzione a G. Mazzini, Scritti scelti, Mondadori, Milano,  «L'Italia trionferà quando il contadino cambierà spontaneamente la marra con il fucile». in C. Pisacane, Saggio sulla rivoluzione, ed. Universale Economica, Milano 1956  Mazzini: comunismo vuol dire dittatura  Il "Manifesto" di Marx? Scritto contro Mazzini  Doveri dell'uomo, capitolo XI, punto 3°  G. Mazzini, Doveri dell'uomo, cap.XI (in Andrea Baravelli, L'Italia liberale, ArchetipoLibri,  A. Gacino-Canina, Economisti del Risorgimento, Torino, UTET, 1G. Mazzini, Istruzione generale per gli affiliati nella Giovine Italia in Scritti editi e inediti, II, Imola,G. Mazzini, op. cit.  Nome col quale i greci indicavano l'Italia antica  Luigi Stefanoni, Giuseppe Mazzini: notizie storiche ..., Presso L'Editore Carlo Barbini, Giuseppe Mazzini, Ricordi dei fratelli Bandiera e dei loro compagni di martirio in Cosenza  Documentati colla loro corrispondenza, Dai torchi della Signora Lacombe, C. Pisacane op. cit.  "Volantino pubblicato su "Italia del popolo", 25 febbraio 1855  Giancarlo De Cataldo, Chi ha paura di Mazzini?, in lastampa. Denis Mack Smith, Mazzini, Rizzoli, Milano, Denis Mack Smith, Denis Mack Smith, Gigi Di Fiore, Controstoria dell'unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento, Milano, Gigi Di Fiore, op. cit., pag. 62.  Alberto Cappa, Cavour, G. Laterza & figli,   definizione di Cavour riportata da The Morning Post  “We have three Irelands, in Sardinia, Genoa and Savoy  La terza IrlandaGli scritti sulla Sardegna di Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini, Carlo Cattaneo, Giuseppe Mazzini, Francesco Cheratzu, 8pagg. MazziniLa SardegnaTip. A. DebatteLivorno1896pagg. 5,6,7  Risorgimento Rassegna The Illustrated London News In Armando Saitta, Antologia di critica storica, Volume 3, Laterza, 1Le citazioni sono tratte da A. Omodeo, Introduzione a Giuseppe Mazzini, Scritti scelti, Mondatori, Milano,  Giuseppe Mazzini (Diego Fusaro)  Paolo Benedetti“Mazzini in Camicia nera”edito della Fondazione 'Ugo La Malfa'  Dal diario di Giuseppe Bottai alla data del 14 ottobre 1943: «Spesso, all'uscita dei cento e più volumi dell'edizione nazionale [degli scritti di Mazzini], ho trovato il Duce, a palazzo Venezia, immerso nelle folte pagine. O meglio, v'immergeva, a ferire di pugnale, il suo metallico tagliacarte: e ne tirava fuori brandelli di Mazzini. A quando a quando il brandello antifrancese, anti-illuminista, antinglese, antisocialista, etc. etc. Brandelli, mai tutt'intero, nella sua viva, molteplice e pur varia personalità» (p. VII)": Luzzatto, Sergio, Riprese mazziniane, Mestiere di storico: rivista della Società italiana per lo studio della storia contemporanea: I (Roma: Viella, ).  Paolo Benedetti"Mazzini nell'ideologia del fascismo"  Giovanni Belardelli, «Camerata Mazzini, presente!» Gentile, Balbo, Rocco, Bottai: tutti i fascisti tentarono di arruolarlo, Corriere della Sera, 11 luglio  "Manifesto realista" pubblicato sulla rivista L'Universale  Cromohs PerticiMazzinianesimo, fascismo, comunismo: l'itinerario politico di Delio Cantimori, Roberto Pertici, Mazzinianesimo, Fascismo, Comunismo: L'itinerario politico di Delio Cantimori Cromohs, La memoria e le interpretazioni del Risorgimento, Guerra e fascism  da 150anni.  Palmiro Togliatti, Sul movimento di «Giustizia e Libertà», in Lo Stato operaio, antologia F. Ferri, Roma, Editori Riuniti, 1964, IMichele Fatica, Amendola, Giorgio, in Dizionario biografico degli italiani,  34, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1988.  Paolo Mieli, "L'Italia impossibile di Giuseppe Mazzini unfallito di genio", Corriere della Sera, Massimo Baioni, Il Risorgimento in camicia nera, Carocci, Roma 2006.  Corriere della Sera in Arianna editrice  Mario RagionieriSalò e l'Italia nella guerra civile, Ibiskos Editrice, Paolo Mieli, art. cit.  Giuseppe Mazzini, in TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Associazione Nazionale Partigiani d'Italia  Giuseppe Mazzini, Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini, 20 voll., Aurelio Saffi e di Ernesto Nathan, Roma, Giuseppe Mazzini, Lettere di Giuseppe Mazzini ad Aurelio Saffi e alla famiglia Craufurd, Società Editrice Dante Alighieri di Albrighi, Segati & c., Roma, Giuseppe Mazzini, Pensieri sulla democrazia in Europa, trad. a curadi Salvo Mastellone, Feltrinelli, Milano, Vittore Marchi, Ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini, in Dio e Popolo, Stabilimento tipografico fratelli Marchi, Camerino Joseph de Maistre, Il Papa, Firenze, Adolfo Omodeo, Introduzione a G.Mazzini. Scritti scelti, Milano, Mondadori, 1934. Arturo Codignola, Mazzini (con sei tavole fuori testo), Torino, UTET, Adolfo Omodeo, L'età del Risorgimento italiano, Napoli, ESI, Federico Chabod, L'idea di nazione, Bari, Laterza, Giuseppe Monsagrati, Giuseppe Mazzini, Milano, Adelphi, Giorgio Batini, Album di Pisa, Firenze, La Nazione, 1972. Franco Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani: il partito d'azione,Milano, Feltrinelli, 1974,  469. Il processo ad Andrea Vochieri, Alessandria, Lions club, 1976,  131. Mario Albertini, Il Risorgimento e l'unità europea, Napoli, Guida, Denis Mack Smith, Mazzini, Milano, Rizzoli,Salvo Mastellone, Il progetto politico di Mazzini: Italia-Europa, Firenze, Olschki, 1994,  243. Antonio Desideri, Storia e storiografia, II, Messina-Firenze, Ed. D'Anna, 1997. Roland Sarti, Giuseppe Mazzini: la politica come religione civile, (Postfazione di Sauro Mattarelli), Roma-Bari, Laterza, Sauro Mattarelli, Dialogo sui doveri. Il pensiero di Giuseppe Mazzini, Venezia, Marsilio, 2005. Pietro Galletto, Mazzini, nella vita e nella storia, Giovanni Battagin Editore, 2005. Elvio Ciferri, Mazzini Giuseppe in «International Encyclopedia of Revolution and Protest», 5, Malden (MA), Wiley-Blakwell, 2009. Nunzio Dell'Erba, Giuseppe Mazzini. Unità nazionale e Critica storica, Vincenzo Grasso editore, Padova . N. Dell'Erba, Giuseppe Mazzini, in _Il Contributo italiano alla storia del pensieroOttava Appendice. Storia e politica_, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Giuseppe Mazzini, Dear Kate. Lettere inedite di Giuseppe Mazzini a Katherine Hill, Angelo Bezzi e altri italiani a Londra, Rubbettino editore. Saggi Giuseppe Mazzini, Saggio sulla rivoluzione, ed. Universale Economica, Milano, 1956. Giuseppe Mazzini, I sistemi e la democrazia. PensieriCon una Appendice su La religione di Mazziniscelta di pagine dall'Opuscolo Dal Concilio a Dio, Vincenzo Gueglio (note al testo, repertorio dei nomi e saggio introduttivo) Milano, Greco & Greco, Giuseppe Mazziniverifiche e incontriAtti del Convegno Nazionale di Studi, Genova, gennaio 2006, Gammarò editori  Tufarulo,G,M.- L'Iniziatore, l'iniziato, Dio e popolo. La tempesta mazziniana nella rivoluzione del pensiero ottocentesco. Cultura e Prospettive, , nº6. Filmografia Viva l'Italia di Roberto Rossellini. Film incentrato sulla spedizione dei Mille. Giuseppe Mazzini, sceneggiato RAI, regia di Pino Passalacqua, Il generale (miniserie televisiva), sceneggiato RAI, regia di Luigi Magni.  Mazzini è interpretato da Bucci. Noi credevamo di Mario Martone (). Mazzini è interpretato da Toni Servillo. Anita Garibaldi, miniserie di Rai 1 (); interpretato da Alessandro Lombardo. L'alba della libertà, cortometraggio, regia di Emanuela Morozzi, Associazione Mazziniana Italiana Domus Mazziniana Doveri dell'uomo Mazzinianesimo Monumento a Giuseppe Mazzini (Firenze) Museo del Risorgimento e istituto mazziniano Pensieri sulla democrazia in Europa Risorgimento.  Giuseppe Mazzini, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Mazzini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Mazzini, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Giuseppe Mazzini, su sapere, De Agostini.  (IT, DE, FR) Giuseppe Mazzini, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Giuseppe Mazzini, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Giuseppe Mazzini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Mazzini, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Giuseppe Mazzini, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Giuseppe Mazzini, su Find a Grave.  Opere di Giuseppe Mazzini, su Liber Liber.  Opere di Giuseppe Mazzini, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giuseppe Mazzini, . Opere di Giuseppe Mazzini, su Progetto Gutenberg.  Giuseppe Mazzini, su storia.camera, Camera dei deputati.  Istituto Mazziniano a Genova, su istitutomazziniano. Rai Tv: "La Storia siamo noi": Giuseppe Mazzini, una certa idea dell'Italia, su lastoriasiamonoi.rai. 3Mazzini e le frontiere d'Italia [collegamento interrotto], su viacialdini. Pagine mazziniane: "il pensiero e l'azione", dal sito della Biblioteca Nazionale di Napoli, su vecchiosito.bnnonline. Domus Mazziniana di Pisa, su domusmazziniana. Associazione Mazziniana Italiana, su associazionemazziniana. Scritti Prose politiche, Cenni e documenti intorno all'insurrezione lombarda e alla guerra regia, Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini. Celebrazioni mazziniane mazzini2005. PredecessoreTriumviro della Repubblica RomanaSuccessoreFlag of the Roman Republic (19th century).svg Aurelio Saliceti29 marzo 18491º luglio 1849Aurelio Saliceti.

 

MAZZONI. (Cesena). Filosofo. Grice: “Mazzoni is important on various fronts: he loves Dante, or Alighieri as Strawson calls him – his library in organised alphabetically; the other front I forget!” Compì i suoi studi di lettere a Bologna e quelli di filosofia a Padova. Membro dell'Accademia della Crusca, fu tra i preferiti del papa Gregorio XIII che lo avrebbe voluto prelato; Mazzoni preferì proseguire nella carriera universitaria. Dapprima fu all'Macerata, ed in seguito a Pisa, dove ebbe la cattedra di filosofia. Nella città della torre pendente, conobbe un giovane insegnante di matematica, Galilei, con il quale instaurò ottimi rapporti. Nel 1597 fu invitato ad insegnare all'Università La Sapienza di Roma. Benché avesse da poco preso questa cattedra, seguì il cardinale Pietro Aldobrandini nei suoi incarichi a Ferrara ed in seguito a Venezia. Ammalatosi sulla strada del ritorno, si recò nella sua Cesena, dove si spense. Opere: “Difesa della Commedia di Dante Grazie alla sua preparazione letteraria, giunse alla notorietà per il suo tomo Difesa della Commedia di Dante, pubblicato a Bologna inizialmente, sotto pseudonym e poi l'anno successivo sotto il suo vero nome, in cui criticò aspramente Leonardo Salviati. Nel testo egli risponde ad alcune contestazioni fatte alle sue elucubrazioni sul sommo poeta Dante Alighieri. Parimenti nel libro si occupa anche di argomentazioni pertinenti alla filosofia ed alla poetica”; “In universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia Interessato anche all'astronomia, Mazzoni espone le sue teorie in quello che risulta il suo testo più importante ovvero In universam Platonis et Aristotelis philosophiam preludia pubblicato nel 1597. In questo libro egli sostiene il sistema geocentrico aristotelico contro la sempre più diffusa e apprezzata teoria copernicana eliocentrica. Questo volume è divenuto molto noto poiché Galileo Galilei, dopo averlo letto, gli inviò una lettera, datata 30 maggio 1597, nella quale difendeva Copernico e le sue teorie. Questa missiva rappresenta la più antica testimonianza dell'adesione alla teoria eliocentrica di  Galilei. Mazzoni, Prefazione, in Mario Rossi , Discorso di Mazzoni in difesa della "Commedia" del divino poeta Dante, S. Lapi, Opere: “Discorso de' dittongi,” Cesena, appresso Bartolomeo Rauerio, “Discorso in difesa della Comedia del divino. poeta contro il discorso di Castravilla, Cesena, per Bartolomeo Rauerij, “De triplici hominum vita, activa nempè, contemplativa, et religiosa methodi tres, quaestionibus quinque millibus, centum et nonagintaseptem distinctae. In quibus omnes Platonis, et Aristotelis, multae vero aliorum Graecorum et Latinorum in universo scientiarum orbe discordiae componuntur, Caesenae, Rauerius, “Della difesa della Comedia di Dante. Distinta in sette libri, Cesena, appresso Bartolomeo Rauerij, Della difesa della Comedia di Dante. Distinta in sette libri,  Cesena, Verdoni, “Discorso intorno alla Risposta e alle Opposizioni fattegli dal sig. Patricio, pertenente alla storia del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo poeta della Pleiade, Cesena, B. Raverio. “Ragioni delle cose dette, e d'alcune autorità citate da Iacopo Mazzoni nel Discorso della storia del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo, Cesena, per Bartolomeo Rauerij, “In universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia, Venetiis, Guerilius. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Toffanin, Jacopo Mazzoni, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Jacopo Mazzoni, su sapere, De Agostini.  Davide Dalmas, Jacopo Mazzoni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Jacopo Mazzoni, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.  Opere di Jacopo Mazzoni, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Jacopo Mazzoni, .  Arnaldo Di Benedetto, Iacopo Mazzoni, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario Enciclopedico Brockhaus ed Efron, Маццони, Джакомо.

 

MEIS. (Bucchianico). Filosofo.  Grice: “I agree with Meis’s naturalism; he proposes a three-stage development: vegetal, animal, man – his naturalism has a Hegelian side to it, while man is more old fashioned, more Kantian!” Figlio di un medico aderente alla carboneria e di ideali mazziniani, nacque a Bucchianico, dove compì i primi studi: li proseguì presso il Regio collegio di Chieti e poi a Napoli, dove fu allievo dei letterati Basilio Puoti e Francesco De Sanctis, Spaventa e Ramaglia. Si laureò e nel 1841 divenne socio dell'Accademia degli Aspiranti naturalisti, di cui diventerà presidente nel 1848; fu poi medico aggiunto dell'Ospedale degli Incurabili e aprì una scuola privata di grande successo, dove insegnò anatomia, patologia, fisiologia e scienze naturali. Fu poi rettore del Collegio Medico di Napoli.  Dopo la promulgazione della costituzione nel Regno di Napoli, venne eletto deputato per la circoscrizione Abruzzo Citra: sostenne la protesta di Pasquale Stanislao Mancini contro la repressione operata dalle truppe borboniche contro i manifestanti e l'accusa di tradimento al re.  Fu quindi costretto all'esilio: dopo un soggiorno a Genova e a Torino, si stabilì a Parigi. Esercitò gratuitamente la professione di medico per gli esuli e gli emigrati italiani; insegnò antropologia all'università ed entrò in contatto con il mondo scientifico parigino, diventando assistente di  Bernard e ottenendo da Trousseau l'incarico di insegnare semeiotica. Strinse anche un proficuo rapporto con Cousin. Rientrò in Italia,  prima a Torino e poi a Modena, dove insegnò.  Tornò a Napoli e divenne assistente di De Sanctis, ministro dell'istruzione nel governo provvisorio, e venne eletto Membro straordinario del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione.  Fu deputato al Parlamento del Regno d'Italia sedendo tra i ministeriali.   Busto di Angelo Camillo De Meis al Pincio (Roma) Non si sa né dove né quando fu iniziato in Massoneria, è certo tuttavia che nfu membro della Loggia Felsinea di Bologna. Fu professore di Storia della medicina presso l'Bologna, dove morì.  Il suo naturalismo lo spinse a cercare un fondamento filosofico-spirituale alle scienze della natura, che egli trovò nell'idealismo di Hegel. Fu anche amico intimo e collega di Siciliani, del quale condivise in parte la speculazione intorno al positivismo.  Venne citato, di passaggio, nel romanzo di L. Pirandello Il fu Mattia Pascal.  Fu costruito il nuovo palazzo della Biblioteca provinciale di Chieti, in piazza Tempietti romani, dedicata a De Meis.  V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, De Meis Angelo Camillo, su treccani.  Il protagonista del romanzo infatti ascolta casualmente, durante un viaggio in treno, una conversazione fra due eruditi, e dato che è uscita la notizia della sua morte, sceglie come proprio nuovo cognome "Meis", traendolo da "De Meis". Il nome sarà "Adriano", udito dal fu Mattia nella stessa conversazione, che attribuiva a Camillo De Meis la tesi che due statue nella città di Peneade rappresentassero Cristo e la Veronica (colei che si sostiene abbia asciugato il viso di Gesù durante il calvario). In queste pagine del romanzo pirandelliano, Mattia Pascal prova uno straordinario senso di ebbrezza legato alla propria libertà.  F. Tessitore, «DE MEIS, Angelo Camillo» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 38, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1990. R. Colapietra, Angelo Camillo De Meis politico “militante”, Napoli, Guida Editori, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Angelo Camillo De Meis, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Angelo Camillo De Meis, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  openMLOL, Horizons storia.camera, Camera dei deputati.  Angelo Camillo De Meis di Giacomo de Crecchio, in Biblioteche dei filosofi, Scuola Normale Superiore di Pisa Cagliari. L'Unificazione, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

MELANDRI. (Genova). Filosofo. Grice: “One of the ten items he lists in his ‘Contro lo simbolico’ is ‘lo simbolico’ itself!” -- Grice: “Melandri takes analogy more seriously than I did – I do list ‘analogy’ as part of what I call ‘philosophical eschatology – the third branch of metaphysics, along with ontology and category study.” Grice: “Melandri focuses on the Graeco-Roman tradition of analogy, which he pairs with two other concepts: proportion, and symmetry – re-interpreting mainly Aquino’s reading of the Aristotelian tradition in a semiotic approach.” Grice: “Melandri also takes Kant seriously on this.” Grice: “If an Italian philosopher wrote ‘contro la comunicazione,’ another wrote ‘contro il simbolico’!” --  Grice: “He has studied Buehler; I like that!” --   Laureatosi a 'Bologna, è lettore a Kiel in Germania. Ha poi insegnato filosofia in diversi atenei italiani (Lecce, Trieste e Bologna). Parallelamente all'attività universitaria, ha collaborato a lungofin dalla fine degli anni cinquantacon la casa editrice Il Mulino e alla rivista omonima, per le quali ha svolto attività di consulenza, con traduzioni e curatele di alcuni volumi, pubblicando con essa alcuni dei suoi lavori più significativi. I suoi volumi più importanti vertono sulla fenomenologia di Husserl, sul concetto di analogia e sul principio di simmetria. Tra le sue curatele, anche presso altre case editrici (Cappelli, Faenza, Laterza, Ponte alle Grazie, Giuffrè, Pitagora ecc.), ci sono studi che vanno dalla scienza politica di Ritter e di Habermas, alla fenomenologia di  Schütz, dalla logica di Copilowski e dalla filosofia del linguaggio do Hoffmann o dai paradossi di Bolzano (e poi la storia della logica di Scholz), agli studi di metodologia scientifica di Pap, a quelli di psicologia della percezione di Meinong o di Ehrenfels, e dall'estetica di Trier alla «metaforologia» di Blumenberg ecc.  Ha istituito un gruppo interdisciplinare di studi su Leibniz, in seguito affiliato col nome di «Sodalitas Leibnitiana» alla Leibniz-Gesellschaft di Hannover. Ha anche collaborato attivamente alle attività del «Centro di studi per la filosofia mitteleuropea» (con sede a Trento); partecipando  alla realizzazione di «Topoi», rivista internazionale di filosofia. Sempre in quegli anni ha dato vita agli «Annali dell'Istituto di discipline filosofiche dell'Bologna», poi trasformatisia nella rivista semestrale «Discipline filosofiche», ancora attiva e di cui è stato il primo direttore.  Tra i suoi testi, spicca per centralità di pensiero “La linea e il circolo,” definito da Giorgio Agamben "un capolavoro della filosofia europea del Novecento".  Il filo conduttore di tutta la riflessione di Melandri è il rapporto tra pensiero logico e pensiero analogico. Mentre il primo tende a svilupparsi mediante un concetto d'identità elementare, legato alla "discontinuità" del principio di non contraddizione, il secondo si fonda invece sul principio di continuità, legato alla figura oppositiva della contrarietà, che ammette una transizione tra gli opposti. Ora, queste due forme di pensiero non sono affatto inconciliabili, ma complementari, in quanto fondate non su strutture assiomatiche, ma su una diversa direzione costitutiva dell'esperienza. Questa diversità prospettica si realizza, secondo Melandri, nella fenomenologia husserliana, di cui egli tende a evidenziare l'«empirismo radicale» connesso alle strutture costitutivo-trascendentali della soggettività e ben distinto, dunque, da quell'idealismo entro cui troppo spesso si è voluto rubricare l'atteggiamento fenomenologico. In ultima istanzacongiungendo istanze aristoteliche e husserlianeMelandri assume una concezione dell'essere fondamentalmente equivoca, nell'ambito della quale l'intenzionalità si presenta, al tempo stesso, come principio formale logico e funtore operativo analogico. Inoltre, Melandri espone questi contenuti filosofici attraverso un metodo d'indagine e d'insegnamento del tutto particolare, che viene così descritto dal suo  allievo, Stefano Besoli, filosofo a Bologna: «A lezione, si può dire che Melandri non parlasse, ma pensasse ad alta voce [...] dando l'illusione, quantomai benefica ed essenzialmente terapeutica, di pensare insieme con lui. Si aveva l'impressione di assistere, dunque, a un pensiero in corso d'opera, e più propriamente ciò che accadeva era un'esperienza di pensiero condivisa, giacché la condivisione era appunto la condizione stessa della buona riuscita di tale esperienza».  Opere: “I paradossi dell'infinito nell'orizzonte fenomenologico,” poi come introduzione aBolzano, I paradossi dell'infinito, Cappelli, Bologna. “Logica ed esperienza,” “La scienza come criterio storiografico,” “Alcune note in margine all'«Organon» aristotelico; “Considerazioni critiche sui «syncategorematica»,” in "Lingua e stile", “Esistenzialismo,” “Logica e Logistica”  Enciclopedia “Filosofia,” Giulio Preti, Feltrinelli, Milano. Lewin: la psicologia come scienza galileiana,  poi in Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali; “Foucault: l'epistemologia delle scienze umane", in «Lingua e stile». “E corretto l'uso dell'analogia nel diritto? ("Zoon Politikon. Bolk e l'antropogenesi", in «Che Fare»,  “La linea e il circol: studio logico-filosofico sull'analogia,” Bologna: il Mulino  rist. Macerata: Quodlibet, (prefazione diAgamben, appendice di  Besoli e Brigati,  Salvatore Limongi. Nota in margine all'«episteme» di Foucault» in "Lingua e stile", :La realtà e l'immagine,” (in Hans Barth, Verità e ideologia); Sulla crisi attuale della filosofia, in "Il Mulino",  L'analogia, la proporzione, la simmetria, Isedi, Milano. I generi letterari e la loro origine, in "Lingua e stile", ora Quodlibet, Macerata, “L'inconscio e la dialettica,” Bologna: Cappelli, rist. come "Freud: L'inconscio e la dialettica", in Id.,Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna: Pitagora;  rist. L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet . “Bühler. La crisi della psicologia come introduzione a una nuova teoria linguistica”, in “Anima ed esattezza. Letteratura e scienza nella cultura austriaca,” Marietti: Casale Monferrato, rist. in Id., Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna: Pitagora, Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Pitagora, Bologna Appendice. Matematica e logica in psicologia: applicazione propria (determinante) o impropria (analogico-riflettente), -- APPLICAZIONE DETERMINANTE vs. APPLICAZIONE ANALOGICO-RIFLETTENTE -(Claudio Muti). in Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Pitagora, Bologna, rist. in Id., L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet, "Per una filologia del sublime", in "Studi di estetica", (Grice: “I like that; surely there must be an ordinary unpompous way to say or mean ‘sublime’” – “Go thorugh the dictionary!” -- La novità degli ultimi tremila anni, in "Il Mulino", "Faenza" e Marisa Vescovo, L’oblio affligge la memoria; La comunicazione e la retorica, Contro il simbolico.Dieci lezioni di filosofia, -- Grice: “The ten ‘concepts’ he chooses are less important than the generic remarks he makes about the whole ten.” Grice: “While in his study on ‘analogia, proporzione, simmetria,’ he is semiotic, in this one he is thoroughly hermeneutic!” -- Quodlibet, Macerata, postfazione di Guidetti) Sul concetto di descrizione nella psicologia fenomenologica, in "Intersezioni", Su quel che è dato, (Grice: “A good analysis of a phrase I overuse, ‘datum,’ as per sense-datum’! in "Il Verri", Le «Ricerche logiche» di Husserl: introduzione e commento alla prima ricerca,  Il Mulino, Bologna,  "Su quel che c'è, e quel che immaginiamo che ci sia (o della principale equivocazione del termine 'rappresentazione')", in «Discipline filosofiche», "Il problema della comunicazione", in «Paradigmi», "Tempo e temporalità nell'orizzonte fenomenologico", in «Discipline filosofiche», . "La crisi dei grandi sistemi e l'avvento della filosofia esistenziale"  in “Questo nostro tempo. Studi e riflessioni sull'evolversi della nostra epoca, Bologna:  "Filosofia come critica della conoscenza e impegno interdisciplinare"  in "Tratti".  S. Besoli, Il percorso intellettuale di Melandri, in Studi su Melandri, Faenza, Agamben, Giorgio, "Archeologia di un'archeologia", in E. Melandri, La linea e il circolo. Studio logico-filosofico sull'analogia, Macerata: Quodlibet, Agamben, Giorgio, "Al di là dei generi letterari", in E. Melandri, I generi letterari e la loro origine, Macerata: Quodlibet ,  7–14. Ambrosetti, Massimo, Enzo Melandri sugli stoici, Roma: Aracne . Ambrosetti, Massimo, "Una lettura melandriana di Epitteto", in "dianoia", Besoli, Stefano, "Il percorso fenomenologico di Melandri", in Federica Buongiorno, Vincenzo Costa, Roberta Lanfredini (cur.), La fenomenologia in Italia. Autori, scuole, tradizioni, Roma: Inschibboleth , trad. en. "The Phenomenological Path of Enzo Melandri", in Federica Buongiorno, Vincenzo Costa, Roberta Lanfredini (eds), Phenomenology in Italy. Contributions to Phenomenology, Cham: Springer ,  Besoli, Stefano e Franco Paris (cur.), Studi su Enzo Melandri. Atti della giornata di studi. Faenza, 22 maggio 1996, Faenza: Polaris, Bonfanti, Angelo, Le forme dell'analogia. Studi sulla filosofia di Melandri, Roma: Aracne . Cimatti, Felice, "Postfazione: Psicoanalisi e rivoluzione", in E. Melandri, L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet  sinistrainrete.info/cultura felice-cimatti-psicanalisi-e-rivoluzione.html Lagna, Marco e Paulo Fernando Lévano, "Contro l’isomorfismo. Il rapporto soggetto-oggetto secondo Enzo Melandri, in «Philosophy Kitchen», VIMatteuzzi, Maurizio, "Prefazione", in Massimo Ambrosetti, Enzo Melandri sugli stoici, Roma: Aracne ,  Palombini, Lorenzo, "Dal chiasma ontologico al chiasma trascendentale. Forme di razionalità nel pensiero di Enzo Melandri", in «Philosophy Kitchen», Possati, Luca M., La ripetizione creatrice. Melandri, Derrida e lo spazio dell'analogia, Milano-Udine: Mimesis . Sini, Carlo, "Lo schematismo figurale", in Stefano Besoli e Franco Paris (cur.), Studi su  Melandri, Faenza: Polaris   Solerio, Alessia, "Melandri: Through the Looking-Glass", in Attilio Bruzzone e Paolo Vignola, Margini della filosofia contemporanea, Napoli-Salerno: Orthotes. Le opere di  Melandri edite da Quodlibet, che ne ha annunciato l'edizione completa. Discipline Filosofiche, rivista semestrale di filosofia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Melandri,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.

 

MELCHIORRE. (Chieti). Filosofo.  Grice: “I like Melchiorre; while I refer to bodily identity in my “Mind” essay, Melchiorre has dedicated a whole treatise to ‘the body’ – he has also explored semiotic aspects and come up with nice oxymora: ‘nome indicibile,’ ‘immaginazione simbolica,’ ‘essere e parola.’”. Grice: “Melchiorre’s first explorations on the concept of body is Strawsonian – corpore e persona -. What led Melchiorre to this reflection is what he calls a meta-critique of love – Socrates did his critique of love in the Symposium, and Phaedrus – Melchiorre analyses this from a body-theoretical perspective.” Dopo essere stato ammesso al Collegio Augustinianum, inizia a frequentare la Facoltà di Filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove si laurea.  Terminati gli studi, nel medesimo ateneo ha iniziato la carriera accademica come assistente volontario di Filosofia della storia, per poi insegnare a Venezia.  Richiamato a Milano, ha ricoperto  la cattedra di Filosofia morale, per poi insegnare Filosofia teoretica. Ha diretto, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica, la Scuola di specializzazione in Comunicazioni sociali. -- è stato nominato professore emerito. Opere: “Arte ed esistenza,” Firenze “Il metodo di Mounier,” Milano, “Il sapere storico,” Brescia, “La coscienza utopica,” Milano; “L'immaginazione simbolica,” Bologna, ”Metacritica dell'eros,” II ed. Milano, “Ideologia, utopia, religione,” Milano, “Essere e parola,” Milano, IV ed. “Corpo e persona,” Genova, “Studi su Kierkegaard,” II ed. Genova, “Analogia e analisi trascendentale: linee per una nuova lettura di Kant,” Milano, “Figure del sapere, Milano, “La via analogica,” Milano, “Creazione, creatività, ermeneutica,” Brescia, “I segni della storia,” Ghezzano La Fontina, “Al di là dell'ultimo,” Milano, “Sulla speranza,” Brescia, “Ethica,” Genova, “Dialettica del senso. Percorsi di fenomenologia ontologica,” Milano, “Qohelet, o la serenità del vivere,” Brescia, “Essere persona,” Milano, “Breviario di metafisica,” Brescia, “Il nome indicibile,” Milano, Profilo nel sito dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Recensione del volume Essere persona. Natura e struttura di Armando Rigobello, in Acta Philosophica, Rivista internazionale di filosofia. Unità e pluralità del vero: filosofie, religioni, culture. I diversi volti della verità Relazione del prof. Melchiorre al 65º Convegno del Centro Studi FilosoficiGallarate , video integrale nel sito CattedraRosmini.org. Virgilio Melchiorre, Rai EducationalEnciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche.

 

MELLI. (Roma). Filosofo. Grice: “I like Melli; you see, Italians feel that Marc’aurelio is theirs, so Melli puts his soul in his essay on Marc’aurelio, while his essay on Socrates is rather neutral! For us at Oxford, both Mar’Aurelio and ‘Socrate’ are just as furrin; Locke ain’t!” --Opere  La filosofia di Schopenauer, Felice Tocco, Firenze, Il professor Felice Tocco, Firenze,Commemorazione di Pasquale Villari, Firenze,  La filosofia greca da Epicuro ai Neoplatonici, Firenze, Socrate, Lanciano.

 

MERCURIALE. (Forli). Filosofo.  Grice: “At Corpus, as it had been at Clifton, cricket featured as my priority, -- philosophy came second!” -- Celebre per avere per primo teorizzato l'uso della ginnastica su base medica. Suoi sono anche il primo trattato sulle malattie cutanee e un'importante opera, forse la prima mai scritta, di pediatria.  Ritratto raffigurato in "De arte gymnastica.” Dopo aver studiato a Bologna ed aver conseguito la laurea a Padova, dove ebbe modo di conoscere Trincavella, seguì a Roma Farnese. A causa della sua fama, infatti, i forlivesi lo inviarono come legato presso Pio IV. Pare aver composto il suo celeberrimo trattato sulla ginnastica.  Fu poi professore in entrambe le università dove aveva studiato. A Padova, in particolare trascorse un periodo molto fecondo, in cui scrisse ben dodici libri, alcuni dei quali basati sugli appunti presi dagli studenti durante le lezioni. Si recò poi a Pisa, dove divenne tutore di Ferdinando I de' Medici e poté godere di una certa fama. Curò anche altre importanti personalità del suo tempo, tra cui Massimiliano II, che lo nominò cavaliere e conte palatino. Merita di essere citato un famoso episodio che lo vede convocato a Venezia insieme a molti altri medici illustri, consultati per decifrare una misteriosa epidemia che colpiva la città. Escluse fin dall'inizio un caso di peste, in quanto solo una minima percentuale della popolazione si era ammalata e il contagio restava comunque molto limitato. Dopo una settimana però la malattia ebbe un decorso impressionante, colpendo un terzo della popolazione veneziana tra cui anche alcuni familiari del medico stesso. Sorprendentemente però tale evento non ebbe gravi conseguenze sulla sua carriera che, anzi, durante lezioni che tenne a proposito della peste, continuò a difendere la sua posizione riguardo allo sfortunato caso veneziano. Fece restaurare una cappella dell'Abbazia di San Mercuriale di Forlì, trasformandola in cappella di famiglia, da allora nota come "cappella Mercuriali", dove egli stesso venne sepolto. Ai monaci di San Mercuriale, lasciò in eredità la sua biblioteca, purché essi si impegnassero a tenere tre lezioni settimanali di filosofia. Ricevuti i libri, i monaci, per custodirli e renderli fruibili a tutti, aprirono una biblioteca pubblica. A celebrazione ed a ricordo di Mercuriali, fu murata nella cappella una lapide, tuttora esistente, con le seguenti parole: “Questo marmo ricorda ai posteri che i c forlivesi commemorando presso la sua tomba  riaffermavano il connubio eterno nei secoli tra la scienza e la fede.  Opere: “De morbis muliebribus” Cultore dell'opera ippocratica (“Censura et dispositio operum Hippocratis,”-- in cui discusse in modo critico le opere del medico), fu autore di “De arte gymnastica,”  la prima opera moderna che consideri scientificamente il rapporto tra l'educazione fisica e la salute, ma anche un testo sulla storia dell'attività ginnica. Oltre a questo originale argomento scrisse opere di pediatria, di balneoterapia, di malattie della pelle, di tossicologia. Fra i suoi numerosi discepoli si segnala Bauhin.  Alcune altre sue opere sono: “De morbis cutaneis,” il primo trattato sulle malattie della pelle, “De morbis puerorum,” “De compositione medicamentorum,” De morbis muliebribus, Venezia, De venenis et morbis venenosis De decoratione De morbis ocularum et aurium Nomothelasmus seu ratio lactandi infantes Note  Roy Porter , Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum), Citato in M. Landi, Credere, dubitare, conoscere Geronimo Mercuriali, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, De Hieronymi Mercuriale vita et scriptis Victorius Ciarrocchi, Latinitas Opus Fundatum in Civitate Vaticana. Sito ufficiale della Santa Sede Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum), Roy Porter , The Wellcome Institute for the History of Medicine, London Dictionary of medical biography; Volume 4, M-R, W.F. Bynum and Helen Bynum, Greenwood press, London Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze – “De arte gymnastica” Pediatria Dermatologia, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Agostino Palmerini, Girolamo Mercuriale, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Ongaro, Girolamo Mercuriale, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Girolamo Mercuriale, su openMLOL H. P. Grice, “Me and the demijohns,” Luigi Speranza, “Ginnasia,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.

 

MERKER. (Trento). Filosofo. Grice: “My favourite of his books is ‘storia della filosofia ai fumetti.” -- Grice: “The fact that he found Italian words for all that Kant says in “Metafisica dei costume” is admirable!” -- Grice: “I love Merker, and for many reasons; he has philosophised on what makes me an Englishman: my blood, or the fact that I was born in Harrborne?” Grice: “I love Merker: he uses metaphors aptly like ‘il filo d’Arianna’ to refer to what I pompously call ‘the general theory of context.’ --Si laurea in Filosofia all'Messina. Trascorse un periodo di ricerche in Germania negli anni 1954-'55. Allievo di Galvano Della Volpe, diviene libero docente di Storia della Filosofia e docente incaricato di Storia delle dottrine politiche all'Messina. -- docente ordinario di Storia della Filosofia nello stesso ateneo. -- ordinario all'Università La Sapienza di Roma alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e poi alla facoltà di Filosofia.  Ha curato edizioni italiane di classici dell'età della Riforma, dell'Illuminismo e dell'idealismo tedeschi, nonché di Marx, Engels e dell'austromarxismo. Dopo essersi occupato dei problemi lasciati aperti dalla Seconda guerra mondiale, si è occupato dell'idea di nazione, dell'ideologia colonialista e infine del fenomeno populista. Da ricordare la sua opera di divulgazione della storia della filosofia. Inoltre egli ha scritto ben trenta voci per l'enciclopedia filosofica della Bompiani, fra cui le più importanti sono su Heine, Mann, Zweig.  Opere: “Le origini della logica” (Milano, Feltrinelli, “L'illuminismo,: Bari, Laterza, “Lessing e il suo tempo, con altri, Cremona, Libreria del Convegno, Marxismo e storia delle idee, Roma, Editori Riuniti,  Storia della filosofia, La filosofia moderna. Il Settecento, Milano, Vallardi, Alle origini dell'ideologia tedesca. Rivoluzione e utopia nel giacobinismo, Roma-Bari, Laterza, 1Storia della filosofia, Roma, Editori Riuniti, 1Storia delle filosofie, Firenze, Giunti Marzocco, Marx, Roma, Editori Riuniti, Johann Benjamin Erhard, in L'albero della Rivoluzione. Le interpretazioni della rivoluzione francese, Torino, Einaudi, La Germania. Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Editori Riuniti,  Introduzione a Lessing, Roma-Bari, Laterza, Il socialismo vietato. Miraggi e delusioni da Kautsky agli austromarxisti, Roma-Bari, Laterza, Storia della filosofia moderna e contemporanea, Roma, Editori Riuniti, “Il sangue e la terra. Due secoli di idee sulla nazione, Roma, Editori Riuniti, Atlante storico della filosofia, Roma, Editori Riuniti,  Europa oltre i mari. Il mito della missione di civiltà, Roma, Editori Riuniti, Filosofie del populismo, Roma-Bari, Laterza,  Marx. Vita e opere, Roma-Bari, Laterza, . Il nazionalsocialismo. Storia di un'ideologia, Roma, Carocci, .La guerra di Dio. Religione e nazionalismo nella Grande Guerra, Roma, Carocci, La Germania. Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Editori Riuniti,Hegel, Estetica, tMilano, Feltrinelli, Torino, Einaudi,  Kant, La metafisica dei costume (Grice: “My favourite Kant, by far!”), Bari, Laterza,  Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Rapporto dello scetticismo con la filosofia, Bari, Laterza, Paracelso, Scritti etico-politici, Bari, Laterza,. György Lukács, Scritti politici giovanili, Trad. Paolo Manganaro e Nicolao Merker, Bari, Laterza,  Johann Gottfried Herder, James Burnett, Lord Monboddo, Linguaggio e società, Nicolao Merker e L. Formigari, Roma-Bari, Laterza, Lessing, Religione, storia e società, Messina, La Libra, Immanuel Kant, Lo Stato di diritto, Roma, Editori Riuniti, Georg Forster, Rivoluzione borghese ed emancipazione umana, Roma, Editori Riuniti, Wilhelm von Humboldt, Stato, società e storia, Roma, Editori Riuniti, Karl Marx, Friedrich Engels, Opere, Mario Cingoli e Nicolao Merker, Roma, Editori Riuniti, Roma, Editori Riuniti Scritti economici di Marx. Roma, Editori Riuniti, Scritti economici di Marx. Roma, Editori Riuniti, Fichte, Lo Stato di tutto il popolo, Roma, Editori Riuniti, Hegel, Il dominio della politica, Roma, Editori Riuniti, Lia Formigari, La scimmia e le stelle, Roma, Editori Riuniti,  Maj, Il mestiere dell'intellettuale, Roma, Editori Riuniti, Kant, Stato di diritto e società civile, Roma, Editori Riuniti, Fichte, La missione del dotto, Roma, Editori Riuniti, Marx, un secolo, Roma, Editori Riuniti,Kant, Per la pace perpetua. Un progetto filosofico e altri scritti, Roma, Editori Riuniti, Hegel, Detti memorabili di un filosofo, Roma, Editori Riuniti,  Marx, Engels, La sacra famiglia, Roma, Editori Riuniti, Marx,  Engels, La concezione materialistica della storia, Roma, Editori Riuniti, Kant, Che cos'è l'illuminismo?, Roma, Editori Riuniti, Lessing, La religione dell'umanità, Roma-Bari, Laterza,, Forster, Viaggio intorno al mondo, Roma-Bari, Laterza,  Engels, Viandante socialista, Soveria Mannelli, Rubbettino, Hegel, Dizionario delle idee, Roma, Editori Riuniti, Osborne, Storia della filosofia a fumetti, Roma, Editori Riuniti, Bauer, La questione nazionale, Roma, Editori Riuniti.  La discreta classe delle idee. E’ morto Merker, asul sito di Rifondazione Comunista  Il contesto è il filo d'Arianna. Studi in onore di  Merker, Stefano Gensini, Raffaella Petrilli, Luigi Punzo, Pisa, ETS, Tommaso Valentini, “Ideologia della nazione” e “populismo etnico”. Le riflessioni storico-filosofiche di Nicolao Merker, in Raffaele Chiarelli , Il populismo tra storia, politica e diritto, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli , Curriculum vitae , su uniurb.

 

MESSERE. (Torre Santa Susanna). Filosofo. Ricevuti i primi rudimenti del sapere dai chierici locali, i suoi genitori (Pietro Messere e Teodora Di Leo), sebbene non agiati, decisero di fargli frequentare il seminario di Oria, assecondando così il suo vivo desiderio di intraprendere la carriera ecclesiastica, qui dimostrò sin da subito una profonda passione per lo studio. Ordinato sacerdote per poi ritornare al paese natìo, dove divenne un maestro di grande dottrina. Da autodidatta si applicò allo studio della filosofia, della matematica, della storia ecclesiastica e civile, nonché anche alla musica e al canto. Incolpato dell'omicidio di un giovane chierico, fu messo in prigione nelle carceri del Vescovo di Oria, dove rimase rinchiuso per sette anni, tuttavia non si lasciò mai abbattere dallo sconforto; anzi, procuratosi alcuni libri, il Messere si applicò allo studio della lingua greca, per la quale già aveva dimostrato una forte predisposizione. Dopo un lungo e dibattuto processo, la sentenza finale lo dichiarò innocente e assolto da qualsiasi reato. Risentito con i suoi concittadini per averlo ingiustamente ritenuto reo, dichiarò che il suo paese mai più lo avrebbe rivisto. Fu così che Gregorio Messere partì per Napoli, dove rimase fino alla morte. Nella città partenopea ebbe modo di affinare e approfondire la sua cultura, divenendo un personaggio di rilievo nel mondo intellettuale napoletano del tempo. La grande conoscenza della lingua greca gli conferì grande notorietà nonché una cattedra di Lettura Greca, che mantenne fino all'anno della morte, presso l'Università degli studi di Napoli. Tale cattedra  era stata nuovamente istituita  a spese di Giuseppe Valletta, filosofo, letterato e giureconsulto dell'epoca ed amico del Messere. Valletta aveva una profonda stima per il Messere, il quale fu assiduo frequentatore della sua casa non solo quale insegnante dei suoi figli e nipoti, ma anche perché divenuta luogo di riunioni dei più eruditi intellettuali del tempo. Fra i suoi molti allievi che assistevano alle sue lezioni, ne ebbe alcuni divenuti celebri, si annoverano Andrea, Barra, Caloprese, Gravina, Valletta, Capasso, Cerreto, Egizio, Donzelli ed altri. Vico, noto filosofo suo amico, gli dedicò un breve madrigale dal titolo Ghirlanda di timo per Argeo Caraconasio.Il mondo culturale napoletano della seconda metà del '600 fu caratterizzato da importanti innovazioni a livello filosofico, scientifico, civile e politico. Tale fervore culturale aprì la strada alla nascita di un numero notevole di accademie, che divennero luoghi di discussione aperta e di diffusione di nuove idee filosofiche e scientifiche. A Napoli le principali accademie del tempo furono soprattutto quella degli Investiganti e quella di Medinaceli. Che il Messere sia stato membro autorevole di entrambe le accademie e frequentatore di circoli e salotti letterari napoletani è testimoniato da non pochi documenti, tra cui manoscritti e altri a stampa conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli; le sue lezioni ebbero un così folto seguito di giovani tanto da far suscitare invidie fra i letterati fanatici dell'erudizione i quali, a furia di schernirlo per la sua ellenofilia, diffusero in Napoli addirittura la moda letteraria della macchietta dello pseudogrecista, satireggiata pure da Vico nella terza Orazione inaugurale. Fu anche tra i primi membri dell'Arcadia fondata dal Crescimbeni e dal Gravina, ove gli fu attribuito il nome pastorale greco di “Argeo Coraconasio,” “dalle campagne dell'isola Coraconaso”. Fu fondata a Napoli la Colonia “Sebezia” dell'Arcadia e anche qui il Messere fu tra i primi iscritti.  L'aver ripristinato l'insegnamento della lingua greca in Napoli valse al Messere non solo il titolo di “ristoratore della greca erudizione”, ma contribuì alla ripresa dello studio di Omero, influenzandone il pensiero poetico e filosofico del tempo. Notevole fu l'influenza che egli ebbe sulla formazione del pensiero del Gravina. Essenziale nella vita culturale di Gregorio Messere fu anche l'amicizia con Giuseppe Valletta, suo allievo. La conoscenza che Gregorio Messere aveva della filosofia fu ugualmente vasta tanto che gli valse l'appellativo di “novello Socrate” e quando si riferivano a lui veniva anche chiamato il “Socrate dei nostri tempi”.  Non fu solo un insigne grecista, ma anche un poeta. Compose infatti circa 60 componimenti, tra distici, tetrastici, serenate, sonetti, madrigali ed epigrammi in italiano, utilizzando talvolta uno stile che il Lombardo definisce “stile mezzano e semplice”, di carattere pastorale. Un suo epigramma è contenuto in una lettera che Canale inviò al Magliabechi. Non mancò di scrivere componimenti di carattere burlesco e giocoso, in cui contrapponeva l'immediatezza della satira e del dialetto alla ricercatezza esasperata della poesia del Seicento. Si esercitò soprattutto nell'Accademia di Medinacoeli, dove era uso chiudere la seduta accademica con la recitazione di componimenti poetici. Compose finanche versi che celebravano importanti eventi del regno; tra i più salienti, si ricordano quelli contenuti nel volume scritto in occasione della recuperata salute di Carlo II. Da ricordare sono anche gli emblemata contenuti nel volume scritto per i funerali di D. Caterina d'Aragona, e a cui si ispirò Vico in occasione dei funerali di due uomini illustri  Tra le tante collaborazioni con letterati del suo tempo, degna di nota è quella che ebbe con Vico per la pubblicazione di un volume in occasione del genetliaco di Filippo V, tre sono i componimenti contenuti in esso. Fu anche collaboratore di una Miscellanea dal titolo Vari componimenti in lode dell'eccellentissimo signore d. Francesco Benavides conte di S. Stefano. Fatta eccezione per alcuni componimenti inseriti in Miscellanee poetico-celebrative, del Messere non esistono opere a stampa. E a ciò ne dà spiegazione il Lombardo quando afferma che egli fu uomo umile e schivo tutto dedito all'educazione dei giovani più che ai propri interessi personali, anzi la sua modestia fu tale che pensò bene di distruggere i propri scritti.  Le lezioni accademiche di cui si dispone sono quelle che  tenne nell'Accademia istituita a Palazzo Reale dal viceré duca di Medinaceli. I codici delle lezioni sono conservati attualmente presso la Biblioteca di Napoli. Due di queste lezioni trattano di poesia. Qui argomenta sulla funzione e natura della poesia, dei suoi rapporti con la storia nonché sul problema delle origini della poesia stessa. Tre altre lezioni sono di carattere storico, esattamente: due sulla vita di Nerva e una sulla vita di Decio. Il codice napoletano contiene anche un Discorso vario in cui sono presenti motivi autobiografici e una lezione sull'origine delle maschere. L'Accademia di Medinaceli non ebbe lunga vita e, nonostante la sua chiusura avvenuta a causa di rivolgimento politico, continuò ad essere personaggio illustre nel panorama intellettuale e culturale napoletano, come dimostra il fatto di essere annoverato tra i primi membri dell'Arcadia sotto la custodia Crescimbeni e successivamente della colonia napoletana “Sebezia”.  Note  Storia della litteratura italiana  Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli  Le vite degli Arcadi illustri scritte da diversi autori, e pubblicate d'ordine delle generale adunanza da  Crescimbeni, pRoma,  (biografia scritta da G. Lombardo). C. Cantillo, Filosofia, poesia e vita civile in Messere: un contributo alla storia del pensiero meridionale, Morano, Napoli, Angelo De Prezzo, Storia delle origini di Torre Santa Susanna, Tiemme, Manduria, . Imma Ascione, Seminarium doctrinarum: l'Napoli nei documenti,  Edizioni scientifiche italiane, Napoli, Fabrizio Lomonaco, Gregorio Messere, la poesia e l'impegno civile tra Gravina e Vico, in "Diritto e Cultura", VLezioni dell'Accademia di Palazzo del duca di Medinaceli: Napoli,  Michele Rak, Napoli, Istituto italiano per gli studi filosofici.

 

MICALORI. Roma). Filosofo.  Grice: “I took my ideas on longitude and latitude from Micalori” -- Grice: “By calling it ‘sfera,’ Micalori’s statement ENTAILS rather than implicates that the Romans were wrong.” Professore a Urbino.  Opere: “Della sfera mondiale” In Urbino, Marco Antonio Mazzantini, Giacomo Micalori, Antapocrisi, In Roma, Francesco Roma Cavalli, 1635.

 

MICCOLI (Roma). Filosofo. Grice: “Miccoli is a great philosopher – and surgeon – My favourites are his ‘Corpo dicibile,’ which trades on my idea of what it means to ‘say’ something; and his ‘Homo loquens,’ a play on Aristotle’s ‘zoon logikon,’ but which Aristotle would find otiose: man is the ‘vivente’ that speaks, or the ‘animal’ that speaks. To say that it is the ‘homo’ that speaks relies on Darwin’s classifications and phyla of homo sapiens sapiens and the rest!” -- Paolo Miccoli, filosofo. La divertente commedia umana Incipit Chi si accinge alla lettura dell' Elogio della follia di Erasmo farebbe bene a non dimenticare taluni antecedenti biografici dell'autore che spiegano meglio l'ironia bonaria dell'opuscolo. Li richiamiamo. Geer Geertsz, latinizzato secondo il costume degli umanisti in Desiderio Erasmo, nacque a Rotterdam (Olanda)  figlio di illegittimo coniugio. La famiglia paterna, in auge nella borghesia di Gouda, come apprendiamo dallo stesso Erasmo, si oppose alle nozze riparatrici del figlio, costringendolo, con inganno, a far intraprendere la carriera ecclesiastica al malcapitato giovanotto.  Citazioni Come umanista Erasmo si sente apparentato alla società dalla duttile forza della parola che ne saggia criticamente le valenze in termini di ironia, sarcasmo, gioco allusivo, bonarietà lungimirante, tolleranza magnanima, moralismo contenuto. Fin dalla dedica dell'opuscolo a Tommaso Moro si arguisce che l'autore non vuol propinare sapientia austera e compassata, ma buon senso brioso che permei di sé la vita quotidiana della gente, fosse anche dell'imperatore Marco Aurelio che sul letto di morte, lui filosofo, esclama, a un certo momento: «Sentenzio me cacavi! La sapienza dei dotti è tanto altezzosa quanto sterile, diversamente dal buon senso che cambia in meglio l'esistenza non sofisticata. (p. 8) Sotto la penna dell'insigne umanista olandese si fronteggiano al femminile Sapientia e Stultitia: la prima, per voler essere austera ad ogni costo, diventa stolta; la seconda, in quanto «forza vitale irrazionale e creatrice», si palesa veramente saggia alla resa dei conti.  L' Elogio della follia conserva un fascino di imperitura attualità. Lo si desume dall'analisi di Histoire de la Folie, dove Michel Foucault evidenzia il confine sfumato tra ragione e sragione in epoca di alta tecnologia, e altresì dalle invettive di Nietzsche contro lo smunto bibliotecario, lo stitico correttore di bozze, il pallido burocrate stipendiato, emblemi tutti del moderno «uomo alessandrino». (Explicit Erasmo conosce e cita perfino pagine della Bibbia a riprova della bontà dei doni che Follia concede ai mortali. Un modo questo, di prendere in giro anzitempo la presunzione dispotica delle società economicistiche che intendono mantenere sotto loro tutela il cittadino «minorenne» sempre bisognoso di dande e mordacchie. Gli autori classici sono, tra l'altro, spiriti lungimiranti. A tali società alienanti di oggi e di domani William Blake, con spirito erasmiano, potrebbe ripetere: «esuberanza è bellezza».   La divertente commedia umana, introduzione a Erasmo da Rotterdam, Elogio della Follia, TEN, Introduzione a "Vita di Gesù" Incipit Il contesto storico culturale della Vita di Gesù La recente edizione storico-critica delle Opere complete di Hegel consente di far chiarezza sulle discussioni e congetture che hanno tenuto a lungo il campo nella letteratura hegeliana a proposito dei cosiddetti «Scritti teologici giovanili», la cui indole cronologica vengono ora sancite su base filologica e critica più accorta. Più che ai titoli apposti da Herman Nohl ai vari frammenti e più che alle congetture sulla data probabile di tali scritti, è più fruttuoso rifarsi agli anni di formazione filosofica e teologica di Hegel nello Stift di Tubinga (1788-93) e reperire nel curriculum studiorum le ascendenze prossime che hanno influenzato maggiormente l'autore in una speculiare lettura dei quattro Evangelisti, da cui desume Das Leben Jesu (1795).  Citazioni Gli interessi culturali di Hegel, negli anni tubinghesi, sono prevalentemente filosofici, incentivati dalla lettura di Rousseau, Jacobi, Lessing, Kant, Fichte su temi sociopolitici ed etico-religiosi. (Hegel, studioso di filosofia, si sente chiamato a lumeggiare «spiritualmente» la situazione storica del suo tempo e a porre le premesse di carattere razionale per l'avvento di un «ordine uguale di tutti gli spiriti». Il lettore del Leben Jesu si accorge subito di trovarsi di fronte a una forma di scrittura audace, che desacralizza e sdivinizza la persona di Gesù, riducendolo a maestro di morale sublime.  [Paolo Miccoli, introduzione a Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Vita di Gesù (Das Leben Jesu), traduzione di Anselmo Aportone, TEN

 

MICCOLIS. (Corato). Filosofo. Grice: “Miccolis reminds me of G. Baker, who dedicated most of his life to Witters! Miccolis to Labriola.” sConsiderato uno dei massimi studiosi di Labriola.  Si trasferì a Perugia per gli studi universitari, laureandosi in filosofia a pieni voti con una tesi dal titolo «Il pensiero politico crociano e la genesi del liberalismo». Abilitatosi cum laude all'insegnamento di storia e filosofia, professore in vari licei della provincia, occupò una cattedra stabile presso l'Istituto tecnico per geometri a Perugia, accostando l'insegnamento di estetica all'Accademia di belle arti "Pietro Vannucci". Divenne responsabile del settore culturale del PCI per la regione Umbria; ma, preso dagli studî e dall'insegnamento, lasciò l'incarico, comunque seguendo sempre le vicende politiche con attenzione e passione. La sua è stata una formazione liberale: considerava suoi padri spirituali Labriola, Croce,Gobetti. Dalla fine degli anni Settanta la sua vita sarà rivolta allo studio del filosofo cassinese Labriola, da Miccolis ritenuto «un buon punto per capire la storia d'Italia». Nascerà quindi il Carteggio labrioliano, in cinque volumi, presentato da Cesa all'Accademia dei Lincei, edito per gli auspici e con il contributo dell'Istituto italiano per gli studi storici e dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" e favorito dalla consultazione, nel frattempo divenuta possibile, delle carte Labriola del Fondo Dal Pane, acquistato dalla Società napoletana di storia patria. Su tale monumentale lavoro è stato scritto: «un evento letterario, probabilmente l'acquisizione più importante tra le fonti della cultura italiana postunitaria; e, di più, senza esagerazione, si presenta come un capolavoro ecdotico, per accuratezza filologica ed esaustività del commento. Miccolis era certo divenuto col tempo l'esperto più sicuro della impervia grafia del suo autore, della quale conosceva ogni piega e ogni anomalia, dei contesti politici e culturali in cui Labriola si muoveva, […] della spezzettata, dispersa e contorta  labrioliana, difficile da padroneggiare: si era anche impadronito, in base a una sensibilità linguistica non comune, del "vocabolario" dell'Autore in tutte le sue sfumature, ed era perciò in grado di respingere o di dubitare di attribuzioni di testi, datazioni improbabili, letture sghembe». Miccolis scrisse inoltre sistematicamente per varie riviste (Rivista di storia della filosofia, il Giornale critico della filosofia italiana, Belfagor, Critica storica, Nuovi studi politici, etc.); numerosi sono i suoi saggi e notevoli gli ulteriori apporti documentari alla  labrioliana. Collaborò intensamente con l'Istituto italiano per gli studi storici e la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce: aveva il compito di revisionare i carteggi crociani, e sotto il suo controllo passavano i volumi dell'Edizione nazionale delle opere di Croce. È stato anche uno dei principali animatori dell'Edizione nazionale delle opere di Labriola, per la quale aveva contribuito a definire il piano editoriale, i criteri metodologici, e il problema del rapporto tra l'opera edita di Labriola e il fondo manoscritto della Società napoletana di storia patria.  Adnkronos, Filosofi, E' morto Miccolis, massimo studioso di Antonio Labriolia, Bari, Alessandro SAVORELLI, Rivista di storia della filosofia, , fasc. 2. Opere: “ Il carteggio di Antonio Labriola conservato nel Fondo Dal Pane” «Archivio storico per le provincie napoletane»,  «Con la Sua calligrafia che mi ricorda i papiri greci...». La filologia, la guerra, la Crusca nel carteggio di Croce con Pistelli e Teresa Lodi, a c. di S. Miccolis e A. Savorelli, in Gli archivi della memoria, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 1996,  91–126, (rist. in Gli archivi della memoria e il Carteggio Salvemini-Pistelli, a c. di R. Pintaudi, Firenze, Biblioteca Medicea Lauenziana, Polistampa, A. Labriola, La politica italiana Corrispondenze alle « Basler Nachrichten », S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, A. Labriola, Carteggio, S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, 2000-2006 S. Miccolis, Labriola, Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, A. Labriola, L'università e la libertà della scienza, S. Miccolis, Torino, Aragno, A. Labriola, Giordano Bruno. Scritti editi ed inediti S. Miccolis e A. Savorelli, Napoli, Bibliopolis, S. Miccolis, Antonio Labriola. Saggi per una biografia politica, A. Savorelli e Stefania Miccolis, Milano, UNICOPLI,  S. Miccolis, Gli scritti politici di Antonio Labriola editi da Stefano Miccolis, A. Savorelli e Stefania Miccolis, Napoli, Bibliopolis,   G. Bucci, Stefano Miccolis, il ricordo a un anno dalla morte, "Corato live", W. Gianinazzi, M. Prat, In memoriam "Mil neuf cent", n° 28, 201. A. Savorelli, Stefano Miccolis, «Rivista di storia della filosofia», fa A. Meschiari, Stefano Miccolis studioso di Antonio Labriola, «Rivista di storia della filosofia».

 

MIELI. (Milano). Filosofo. Grice: “Speranza has studied this; he calls it ‘Dorothea Oxoniensis,’ and indeed it is a joint endeavour with C. R. Stevenson – who *knows*!” -- «Spero che la lettura di questo libro favorisca la liberazione del desiderio gay presso coloro che lo reprimono e aiuti quegli omosessuali manifesti, che sono ancora schiavi del sentimento di colpevolezza indotto dalla persecuzione sociale, a liberarsi della falsa colpa»  (Elementi di critica omosessuale. M Attivista e scrittore italiano, teorico degli studi di genere. È considerato uno dei fondatori del movimento omosessuale italiano, nonché uno tra i massimi teorici del pensiero nell'attivismo omosessuale italiano. Legato al marxismo rivoluzionario, è noto soprattutto come eponimo del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e per il suo saggio Elementi di critica omosessuale pubblicato nella sua prima edizione da Einaudi nel 1977.  Mario Mieli nacque a Milano nel 1952, penultimo dei sette figli di Walter Mieli e di Liderica Salina. Il padre, ebreo e originario di Alessandria d'Egitto, viveva a Milano dalla metà degli anni venti e aveva fondato con successo un'azienda di filati, divenuta in seguito una delle più importanti nella torcitura e nella lavorazione della seta. La madre, milanese, era insegnante di lingue.  Sposati dal 1936, durante la seconda guerra mondiale i coniugi Mieli erano sfollati a Lora, frazione di Como. Mario crebbe in questa cittadina, pur mantenendo forti legami con Milano dove il padre continuava a lavorare e a risiedere.  Il giovane Mario si stabilì definitivamente nel capoluogo lombardo quando si iscrisse al liceo classico Giuseppe Parini, raggiunto due anni dopo dalla sorella minore Paola, alla quale fu sempre molto legato. Già in questi anni diede dimostrazione della sua viva intelligenza e dichiarò la propria omosessualità. Secondo quanto testimoniato dal compagno Milo De Angelis, nfondò un circolo di poesia che divenne anche un luogo di incontro per omosessuali. Fu pienamente coinvolto nella contestazione ed evocò questo periodo nel suo romanzo autobiografico Il risveglio dei faraoni.  A causa della sua miopia fu esonerato dal servizio militare alla fine del liceo, si trasferì a Londra per perfezionare l'inglese, come già avevano fatto altri suoi familiari. Qui frequentò il "Gay Liberation Front" venendo a contatto con l'attivismo omosessuale nella sua fase più intensa, subito dopo i moti di Stonewall. Tornato in Italia, fu, insieme ad Angelo Pezzana, tra i soci fondatori del celebre Fuori! a Torino, prima associazione italiana del movimento di liberazione omosessuale italiano.  Convinto assertore di una rivoluzione gay in chiave marxista, nel 1974 si allontanò dal Fuori! insieme a tutta la cellula milanese dell'associazione quando questa si legò al Partito Radicale.  Nello stesso anno fondò a Milano i Collettivi Omosessuali Milanesi e nel 1976 i Collettivi parteciparono al Festival del proletariato giovanile di Parco Lambro, dove Mieli lanciò dal palco lo slogan Lotta dura, Contronatura!. Si laureò in filosofia morale con una tesi, poi pubblicata con modifiche, da Einaudi con il titolo di Elementi di critica omosessuale e che divenne un fondamento delle teorie di genere in Italia e, in misura minore, all'estero, venendo tradotto e pubblicato in inglese nel 1980 con il titolo Homosexuality and liberation: elements of a gay critique ed in spagnolo con il titolo Elementos de crítica homosexual dall'editrice Anagrama. Elementi fu uno dei testi base dei collettivi autonomi gay.  Mieli fu uno dei primi a contestare apertamente le categorie di genere vestendosi quasi sempre con abiti femminili. Nel frattempo si dedicava al teatro, destando scandalo nella mentalità dell'epoca con opere come lo spettacolo La Traviata Norma. Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì! Dava volutamente scandalo anche per il modo in cui si presentava, utilizzò anche immagini e ruoli per portare avanti la propria battaglia dei diritti individuali inalienabili. Nel corso della sua esistenza, cercò di superare i limiti, fece uso di droghe e si dette a pratiche sempre più estreme, inclusa la coprofagia.  Durante un viaggio a Londra, Mieli, vicino già all'antipsichiatria, iniziò a interessarsi di psicoanalisi; ifu nuovamente arrestato, quando, semi-nudo e in preda a una crisi psichica, fu fermato nell'aeroporto di Heathrow, in cerca di un poliziotto con cui avere un rapporto sessuale. Prima venne incarcerato, poi messo nella sezione psichiatrica del Marlborough Day hospital, assistito dai familiari venuti dall'Italia in attesa del processo. Venne ricondotto a Milano, dopo la condanna a pagare una multa, e ricoverato in una clinica psichiatrica per un mese. Una volta dimesso, su consiglio del suo psicoanalista Giovanni Carlo Zapparoli, i genitori gli diedero un appartamento autonomo. L'anno seguente viaggiò ad Amsterdam e di nuovo a Londra e si laureò con lode in filosofia. Poco dopo lasciò l'appartamento che gli avevano trovato e interruppe la terapia psichiatrica.  Al V congresso del Fuori!, che sancì la sua rottura col movimento e con Angelo Pezzana, Mieli prese la parola, si dichiarò transessuale e parlò della sua esperienza di malattia mentale («sono stato definito uno schizofrenico paranoide, sono stato in ospedale, in manicomio per questo motivo») e di omosessualità. Dopo questo periodo si dedicò alla stesura degli Elementi di critica omosessuale.  Negli ultimi anni di vita si dedicò all'esoterismo e all'alchimia, abbastanza isolato dal resto del movimento omosessuale, e lavorando al romanzo Il risveglio dei faraoni. Morì suicida infilando la testa nel forno della sua abitazione di Milano dopo un lungo periodo di depressione. Tra i motivi del suo gesto estremo fu l'ostruzionismo che il padre, influente industriale milanese, aveva fatto per impedire la pubblicazione della sua ultima opera, Il risveglio dei faraoni, ritenendolo troppo autobiografico e lesivo dell'onore famigliare. A lui è intitolato il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli sorto a Roma nello stesso anno della morte.  Il pensiero Il transessualismo universale Il pensiero di Mario Mieli consiste nel ritenere che ogni persona è potenzialmente transessuale se non fosse condizionata, fin dall'infanzia, da un certo tipo di società che, attraverso quella che Mieli chiamava "educastrazione", costringe a considerare l'eterosessualità come "normalità" e tutto il resto come perversione. Per transessualità, non intende quello che si intende oggi nella comune accezione del termine, ma l'innata tendenza polimorfa e "perversa" dell'uomo, caratterizzata da una pluralità delle tendenze dell'Eros e da l'ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo.  La liberazione omosessuale in chiave marxista fu tra i primi studiosi ed attivisti del Movimento di Liberazione Omosessuale Italiano, accanto a Castellano,Consoli, Modugno e  Pezzana. Tutti partivano dalla certezza che la liberazione dall'ancestrale omofobia dovesse fondarsi sulla consapevolezza della propria identità, censurata fin dalla nascita dalla cultura dominante, da loro ritenuta antropologicamente sessuofoba e pervicacemente omofoba.  Da queste basi partivano per abbattere la discriminazione pluri-secolare nei confronti di chi non si identificava nella sessualità assiomaticamente definita come naturale e normale. Abbracciò immediatamente il marxismo, cercando di rimodularlo sulle istanze della lotta di liberazione ed emancipazione omosessuale e ritenendo la società capitalista intrinsecamente omofoba. Rilettura della psicanalisi Negli Elementi di critica omosessuale, volle rielaborare alcuni degli spunti teorici della teoria della sessualità di Freud, attraverso la lettura che, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ne aveva fatto  Marcuse. Marcuse, infatti, in opere come “Eros e civiltà e L'uomo a una dimensione (1964), aveva voluto fondere marxismo e psicanalisi. Fu proprio Freud, infatti, a sostenere che l'orientamento sessuale poteva prendere qualsiasi "direzione", riconducendo "eterosessualità" e "omosessualità" a semplici varianti della sessualità umana in senso lato. Una non escluderebbe l'altra, e anzi, in potenza, tutti saremmo pluri-sessuali, "polimorfi" o, più semplicemente, bi-sessuali.  In base a questa riflessione, riteneva che si dovesse denunciare come assurda e inconsistente l'opposizione ideologica "eterosessuale" vs "omosessuale", essendo viziato il principio stesso di "mono-sessualità". A questa prospettiva unilaterale, che riteneva incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica della dimensione sessuale, Mieli ha preferito opporre un principio di eros libero, molteplice e polimorfo. Per Mieli era tragicamente ridicola «la stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o da "donna.” Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra, tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in faccia».  Tim Dean, psicoanalista dell'Buffalo, che redasse l'appendice dell'edizione Feltrinelli di Elementi di critica omosessuale, afferma: «Nel processo politico di ristrutturazione della società, Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia» e «ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come riscoperta dei corpi (...) In questa comunicazione alla Bataille di forme materiali, la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi "i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose" annullando "democraticamente" ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie».  A questa rivoluzione sociale sono di ostacolo determinati elementi, ritenuti da Mieli come «pregiudizi di certa canaglia reazionaria» che, trasmessi con l'educazione, hanno la colpa di «trasformare troppo precocemente il bambino in adulto eterosessuale».  Il tema della pedofilia Da provocatore dei "benpensanti", quale è stato tutta la breve vita, facendo esplicitamente riferimento a Freud, Mieli affrontò a modo suo anche il tema della sessualità infantile, per questo andando incontro a forti critiche. I bambini, secondo il pensiero di Mieli, potevano "liberarsi" dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della loro "perversità poliforme" grazie ad adulti consapevoli di quanto sopra asserito: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata. Essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata verso il feto» (Francesco Ascoli)»  (Elementi di critica omosessuale). Nella nota 88 si legge:  «Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati come sinonimi» (Elementi di critica omosessuale). Il tema dell'alterazione psichica, della follia Mieli faceva uso di sostanze stupefacenti, attraverso le quali mirava a superare lo stato di normalità in cui riteneva le persone intrappolate. Riteneva che nevrosi, follia, paranoia, delirio e, soprattutto, la schizofrenia, al pari dell'omosessualità fossero caratteristiche latenti in tutti gli esseri umani e, con riferimento a Jung, che tali condizioni permettessero «la (ri)scoperta di quella parte di noi che Jung definirebbe “Anima” oppure “Animus”». In riferimento all'omosessualità, considerava che potesse essere una porta verso il lato inesplorato della personalità, in analogia con la follia: “La paura dell’omosessualità che distingue l’homo normalis è anche terrore della “follia” (terrore di se stesso, del proprio profondo). Così, la liberazione omosessuale si pone davvero come ponte verso una dimensione decisamente altra: i francesi, che chiamano folles le checche, non esagerano».  Opere: “Comune futura,” “Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Torino, Elementi di critica omosessuale, Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano,  Elementi di critica omosessuale, Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano, “Il risveglio dei faraoni,” preservato da Marc de' Pasquali e Umberto Pasti, Cooperativa Colibri, Milano, “Il risveglio dei faraoni,” Alfonso Sarrio Solidago, dR Edizioni, Milano,  “Oro, eros e armonia,” Gianpaolo Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce, Oro, eros e armonia, Gianpaolo Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce,  “E adesso,” Silvia De Laude, Edizioni Clichy,  Teatro La Traviata Norma. Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì!, Film “Gli anni amari, regia di Andrea Adriatico.. Note  Tommaso Giartosio, Perché non possiamo non dirci: letteratura, omosessualità, mondo, Feltrinelli Editore,  Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli Editore, L. Schettini, Mario Mieli, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .Mario Mieli, Ideologia. Progetto omosessuale rivoluzionario, in Elementi di critica omosessuale  MIELI, Mario di Laura SchettiniDizionario Biografico degli Italiani, in Treccani, Trascrizione del suo intervento in congresso nazionale del “Fuori!”, in Fuori! rancobuffoni/files/pdf/gp_leonardi_mieli.pdf  Mieli, artista contro la violenza, in La Stampa, 16 marzo  Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Mario Mieli. Elementi di critica omosessuale. Milano, Einaudi, Mario Mieli, estremo e dimenticato. Storia di un intellettuale provocatore., in Treccani Il tascabile, Mieli, Mario., Mieli, Paola. e Rossi Barilli, Gianni., Elementi di critica omosessuale Il risveglio dei Faraoni, in Alfonso Sarrio Solidago , PRIDE, Milano, dR Edizioni, Silvestri, Gianpaolo, L'ultimo Mario Mieli : Oro Eros Armonia : contributi di Ivan Cattaneo e Antonio Veneziani, 2 ed. riveduta e corretta, Libreria Croce, De Laude, Silvia,, Mario Mieli : e adesso,  Angelo Pezzana . La politica del corpo. Roma, Savelli, Elio Modugno. La mistificazione eterosessuale. Milano, Kaos. Stefano Casi. L'omosessualità e il suo doppio: il teatro di Mario Mieli. Rivista di sessuologia (numero speciale L'omosessualità fra identità e desiderio,Francesco Gnerre. L'eroe negato. Milano, Baldini e Castoldi, Marco Philopat, Lumi di punk: la scena italiana raccontata dai protagonisti, Milano, Agenzia, Concetta D'Angeli, Teatro Talento Tenacia... Mario Mieli, in "Atti&Sipari" Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli Fuori! Marc de' Pasquali Movimento di liberazione omosessuale Omosessualità Queer Storia dell'omosessualità in Italia Studi di genere Teoria queer Transessualismo Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Mario Mieli Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mario Mieli  Biografia, in italiano, su culturagay. Chi era Mario Mieli (articolo sul  gay.tv), su gay.tv Circolo di cultura omosessuale "Mario Mieli", su mariomieli.org. Refs. Luigi Speranza, “Grice e Mieli” – The Swimming-Pool Library.

 

MIRAGLIA. (Reggio). Filosofo. Grice: “Miraglia is the type of philosopher beloved by the Oxford hegelians; but then he is a Neapolitan Hegelian!” Grice: “I always found Kant easier, but there’s nothing like a ‘filosofia del diritto’ in Kant! And Hegel’s ethics itself, compared to Kant’s is mighty more complex – that’s why I taught Kant!” Si laureaall'Napoli, dopodiché insegnò filosofia del diritto nella stessa università, ed economia politica alla Scuola superiore di agricoltura di Portici.  Seguì una corrente di pensiero eclettica, ad esso contemporanea, che mirava all'integrazione di pratiche giuridiche ed ispirazioni filosofiche. Fu sindaco di Napoli. Pubblcazioni: Tra le più famose si ricordano: “Condizioni storiche e scientifiche del diritto di preda (Napoli); “I principî fondamentali dei diversi sistemi di filosofia del diritto e la dottrina etico-giuridica di Hegel (Napoli); “Filosofia del diritto,” Napoli. Nella sua biografia ufficiale per la Treccani è nato a Reggio nell'Emilia, mentre nella sua scheda storico-professionale sul sito del Senato si riporta a Reggio di Calabria  Giuseppe Erminio. Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, (latinista) Sindaci di Napoli Senatori della XXI legislatura del Regno d'Italia  Luigi Miraglia, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.

 

MISEFARI. (Palizzi). Filosofo. Fratello di Enzo (politico calabrese del P.C.I., storico e poeta), di Ottavio (calciatore reggino tra i più conosciuti nei primi anni del secolo; giocò nella Reggina e nel Messina) e di Florindo (biologo, attivista della Lega Sovversiva Studentesca e del gruppo "Bruno Filippi").  Dopo aver frequentato la scuola elementare del piccolo paese di nascita in provincia di Reggio Calabria, a undici anni si trasferì con lo zio proprio a Reggio Calabria. Già da adolescente, influenzato dalle frequentazioni di socialisti e anarchici in casa dello zio, partecipò attivamente alla fondazione e allo sviluppo di un circolo giovanile socialista (intitolato ad A. Babel, rivoluzionario tedesco dell'Ottocento). Iniziò a collaborare al giornale Il Lavoratore, organo della Camera del Lavoro di Reggio Calabria, firmando gli articoli come "Lo studente". Collaborò nello stesso periodo a Il Riscatto, periodico socialista-anarchico stampato a Messina; e con Il Libertario, stampato a La Spezia e diretto da Pasquale Binazzi. Il 5 marzo 1912, a causa della sua attività antimilitarista esercitata all'interno del Circolo contro la Guerra italo-turca, fu arrestato e condannato a due mesi e mezzo di carcere per «istigazione alla pubblica disobbedienza».  Fu nei due anni successivi che Bruno si convertì dal socialismo all'anarchia. Ciò avvenne soprattutto con la frequentazione da parte di Giuseppe Berti, suo professore di fisica presso l'"Istituto Tecnico Raffaele Piria".  Nel 1912 si trasferì a Napoli e si iscrisse al Politecnico, dopo avere studiato fisica e matematica alle superiori, e anche per non dispiacere al padre, proseguì tali studi. Pesò inoltre su questa decisione il fatto che in quegli anni, dopo la tragica distruzione della città di Reggio Calabria a causa del terremoto del 1908, il lavoro che garantiva le maggiori certezze era proprio quello dell'ingegnere. Nondimeno continuò per proprio conto gli studi a lui prediletti: politica, filosofia, letteratura, come aveva fatto fino ad allora. A Napoli si fece subito avanti nell'ambiente anarchico. Il movimento a Napoli contava allora di un centinaio di aderenti.  Nel 1915 si rifiutò di partecipare al corso allievi ufficiali a Benevento e fu condannato a quattro mesi di carcere militare. Diserterà una seconda volta il 28 settembre 1916, trovando rifugio nella campagna del beneventano in casa di un contadino. Tornato a Reggio Calabria, il 5 marzo 1916 interruppe una manifestazione interventista nella centrale Piazza Garibaldi, salendo sul palco e pronunciando un discorso antimilitarista. Venne per questo motivo arrestato e condotto presso il carcere militare di Acireale; sette mesi dopo venne trasferito presso quello di Benevento. Da lì riuscì ad evadere grazie alla complicità di un amico secondino. Fu tuttavia intercettato alla frontiera del confine svizzero; ancora incarcerato, riuscì nuovamente nella fuga nel giugno del 1917.  Il 19 giugno 1917 toccò il territorio svizzero, ma i gendarmi lo condussero al carcere di Lugano. Giunte dalla Calabria le informazioni su di lui, essendo un uomo politico, dopo quindici giorni fu lasciato libero con la facoltà di scegliere il luogo di residenza. Indicò subito Zurigo, dove sapeva di potere rintracciare Francesco Misiano, suo caro amico e noto esponente politico socialista, anche lui accusato di diserzione. A Zurigo trovò ospitalità presso la famiglia Zanolli, dove si innamorò della giovane Pia, che diventerà sua compagna di vita.  Durante il periodo di esilio in Svizzera, Bruno svolgeva attività politica tenendo i contatti con Luigi Bertoni e con altri gruppi anarchici elvetici, collaborando anche al giornale: Il Risveglio Comunista Anarchico. Svolse una serie di conferenze in varie città della Svizzera. Bruno si autoannunciava con un suo pseudonimo anagrammatico Furio Sbarnemi. A Zurigo frequenta la Cooperativa socialista di Militaerstrasse 36 e la libreria internazionale di Zwinglistrasse gestita dai disertori Giuseppe Monnanni, Francesco Ghezzi e Enrico Arrigoni; in questi ambienti conosce anche Angelica Balabanoff.  Il 16 maggio 1918 venne arrestato per un complotto inventato dalla polizia. Fu incolpato innocentemente con l'accusa di avere fomentato una rivolta nella città e di «aver fabbricato bombe a scopo rivoluzionario». Con lui furono arrestati diversi attivisti politici, tra i quali lo stesso Francesco Misiano (che fu poi rilasciato perché socialista e non anarchico). Rimase in carcere per sette mesi, e venne poi espulso dalla Svizzera nel luglio 1919. Grazie ad un regolare passaporto per la Germania, ottenuto per ragioni di studio, si recò a Stoccarda. Lì entrò in contatto con Clara Zetkin (che gli rilascia una lunga intervista sul movimento rivoluzionario in Germania) e Vincenzo Ferrer. Nell'ottobre nel 1919 poté rientrare in patria, in seguito all'amnistia promulgata dal governo Nitti. -- è a Napoli e poi a Reggio Calabria.  Anni ventiIl ritorno in Italia Il 1920 fu un periodo intenso per la vita militante di Bruno Misefari. A Napoli partecipò come oratore a molte manifestazioni, si prodigò a favore dei suoi compagni colpiti dalla repressione, denunciò le provocazioni della polizia; tenne numerose conferenze e comizi. Con il dentista anarchico Giuseppe Imondi, stampò alcuni numeri del giornale: L'Anarchia. In autunno fu chiamato a Taranto a svolgere il compito di segretario propagandista presso la locale Camera del Lavoro Sindacale. Tra la fine del 1920 e l'inizio del 1921 ebbe stretti contatti con Errico Malatesta, Camillo Berneri, Pasquale Binazzi, Armando Borghi, Giuseppe Di Vittorio e altri esponenti dell'anarchismo e del sovversivismo italiano. Nel 1921 si impegnò su più fronti per la campagna a favore degli anarchici Sacco e Vanzetti. Nello stesso periodo (1920-21) fu corrispondente di: Umanità Nova, settimanale anarchico diretto da Errico Malatesta e collaborò al periodico: L'Avvenire Anarchico di Pisa. Continuò i suoi studi a Napoli con qualche salto a Reggio Calabria con la sua compagna Pia Zanolli, che sposò. Si laureò a Napoli. Successivamente si iscrisse anche alla facoltà di filosofia.  Nonostante l'avvento del fascismo, fondò un giornale libertario, “L'Amico del popolo,” che però dopo il quarto numero fu soppresso dalle autorità. Nel primo numero del giornale,scrisse un editoriale dal titolo “Chi sono e cosa vogliono gli anarchici.” Lo scritto è l'espressione del suo pensiero libertario:  «L'anarchismo è una tendenza naturale, che si trova nella critica delle organizzazioni gerarchiche e delle concezioni autoritarie, e nel movimento progressivo dell'umanità e perciò non può essere una utopia.»  Da esperto di geologia, progettò per primo in Calabria l'industria del vetro e fondò a Villa S.Giovanni, la prima vetreria in Calabria (Società Vetraria Calabrese). In quegli stessi anni subì però persecuzioni continue da parte del regime. Fu cancellato dall'Albo di categoria e non poté più firmare progetti. Gli venne mossa l'accusa di avere «attentato ai poteri dello Stato, per il proposito di uccidere il re e Mussolini». Fu prosciolto dopo venticinque giorni di carcere. La polizia ravvisò in un discorso di commemorazione durante il funerale di un amico (tra l'altro un industriale fascista, Zagarella) un'ispirazione anarchica e pertanto lo propose per l'assegnazione al confino. Fu arrestato, in carcere si sposò con Pia Zanolli, fu inviato per il confino, prigioniero a Ponza. Tuttavia sembra che tale provvedimento fosse stato determinato da altri motivi. Misefari, che era ingegnere minerario, si era attivamente impegnato nello sfruttamento su larga scala di giacimenti di quarzo, materia prima per l'industria vetraria, che fino a quell'epoca dipendeva, in gran parte, dai silicati stranieri.  Assunto come direttore tecnico della Società Vetraria Calabrese (di cui era stato finanziatore e Presidente il succitato Zagarella) egli si era dovuto ben presto scontrare con l'assenteismo e l'inettitudine del consiglio di amministrazione che si schierò contro di lui con l'intenzione di eliminarlo in qualsiasi modo, ricorrendo anche ad espedienti politici. Giustizia e Libertà, in un articolo anonimo ddal titolo «Politica e affarismo. Il caso di un ingegnere libertario», attribuisce la causa del confino alle manovre dei suoi ex soci. Durante il confino stringe amicizia con Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, il quale lo affilia alla Massoneria.  L'amnistia del decennale del fascismo lo liberò dal confino dopo due anni. Ma tornato in Calabria vide il vuoto intorno a sé; scrive infatti a sua moglie: "Amnistiato sì, però a quale prezzo: la salute sconquassata, senza un soldo, senza prospettive per l'avvenire". Gli viene diagnosticata l'esistenza di un tumore alla testa. Va e viene con la moglie da Zurigo a Reggio Calabria. Riesce a trovare il capitale necessario per l'impianto di uno stabilimento per lo sfruttamento della silice a Davoli (in provincia di Catanzaro).  Le sue condizioni di salute peggiorano a causa del tumore. Perde conoscenza, viene ricoverato in stato gravissimo nella clinica romana del Senatore Giuseppe Bastianelli, e lì si spense la sera stessa. Ancora ragazzo, studente, cominciò a ribellarsi contro l'ingiustizia del mondo che lo circondava: Palizzi Superiore, un paese tra i monti dove il castello feudale dei signori locali dominava la valle, dove si ammucchiavano piccole e povere case desolate di contadini. E si ribellò a quel mondo, costruito secondo quell'immagine topografica che portava impresso nella memoria: sopra, chi comanda e non lavora, sotto, chi subisce e lavora. E ancora ragazzo cominciò a sognare un mondo in cui quella gerarchia fosse sovvertita prima, distrutta poi. Poteva scegliere di ispirarsi al socialismo marxistico o al socialismo libertario. Del primo apprezzava l'analisi dell'antagonismo tra le classi, ma mostrava perplessità circa i mezzi proposti dalla diagnosi marxistica per fronteggiare il pericolo di una rivincita dell'avversario di classe. Inclinò perciò verso il socialismo libertario.  «Nel comunismo libertario io sarò ancora anarchico? Certo. Ma non di meno sono oggi un amante del comunismo. L'anarchismo è la tendenza alla perfetta felicità umana. esso dunque è, e sarà sempre, ideale di rivolta, individuale o collettivo, oggi come domani.»  (Bruno MisefariTaccuino personale) La scelta della diserzione fu coerente con il suo obiettivo di combattere non la guerra degli stati, ma a fianco degli oppressi di tutto il mondo contro il loro nemico, tenendo alta la bandiera dell'internazionalismo. Pur sottoposto senza tregua alla persecuzione della polizia e all'inquisizione della magistratura, fu sempre al suo posto accanto a coloro che lavoravano e soffrivano. Come ogni rivoluzionario sincero e coerente, pagò col carcere e col confino la sua fede in un ideale.  Chi sono gli anarchici. SecondoMisefari, essere anarchici voleva dire per prima cosa proclamare, contro ogni violenza, l'inviolabilità della vita umana. Inoltre significava lottare per l'abolizione della proprietà privata e a favore della socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. Proprio per questo gli anarchici sono, di fondo, dei socialisti. A questo esperimento di vita sociale andava affiancata la lotta contro lo Stato, che ne impediva la realizzazione. E la lotta contro lo Stato non poteva essere vittoriosa se non con la rivoluzione. Dunque gli anarchici sono socialisti, antistatali e rivoluzionari. Elemento fondamentale della lotta, secondo Misefari, era l'allargamento di essa alla sfera internazionale. È comunque una lotta che non si fa violenta. Misefari è fortemente pacifista, contrario all'uso della forza e della violenza armata. L'anarchico è inoltre antireligioso: la religione infatti è considerata "fattore di abbrutimento per l'umanità".  Antimilitarismo Per Misefari la guerra è pura barbarie, speculazione capitalistica consumata in nome dello Stato.  «L'esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è arrivata la società umana. Quando della gente può fare l'apoteosi del militarismo e della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa, si può affermare con certezza assoluta che la società è sull'orlo della decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in veste umana.»  Religione La religione è considerata come un anestetico delle facoltà critiche della mente umana. Sarebbe proprio la religione a imprigionare le energie morali dell'uomo, a inebetire lo spirito critico e di riflessione. Perciò i popoli più religiosi sarebbero i meno progrediti e i più afflitti dalla tirannia, mentre, laddove la religione sparisce, lì è florida la libertà e il benessere.  «È il più solido puntello del capitalismo e dello Stato, i due tiranni del popolo. Ed è anche il più temibile alleato dell'ignoranza e del male.»  È forte nel pensiero di Misefari la volontà di sottolineare l'uguaglianza sociale tra uomo e donna. In anni difficili e lontani dalle battaglie del femminismo di metà Novecento, egli afferma che la donna nobilita e abbellisce la condizione di vita umana. È dovere della donna lottare per risollevarsi da una condizione di inferiorità, che è tale in virtù di un "delitto sociale" e non dovuta a leggi di natura.  «Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali!»  Misefari vive di sogni, di ideali. Nella sua concezione non esiste un artista, che sia poeta, filosofo, persino scienziato, che si sia mai messo al servizio della menzogna. Se tutti potevano essere vili, un artista non poteva.  «Un poeta o uno scrittore, che non abbia per scopo la ribellione, che lavori per conservare lo status quo della società, non è un artista: è un morto che parla in poesia o in prosa. L'arte deve rinnovare la vita e i popoli, perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria.»  Poesia composta da Misefari:  FALCO RIBELLE  «Un giovane falco che drizza il libero volo Ne l'alto, ove sono i fulgori di soli immortali Un giovane falco ribelle o piccoli, io sono. Mi spinge ne' campi ignorati, un acre desio Di sante ideali battaglie, di luce e di gloria. Mi splende nell'occhio la speme di certe vittoria, Mi parla nel core la voce sinfonica, dolce D'un caro sublime Pensiero, ch'è Bene ed Amore. Ho giovini l'ale e robuste, o venti, o cicloni, O fulmini immani feroci, vi lancio la sfida. Voi soli potete pugnare col giovine falco, Chè Luce, chè Forza, chè Vita multanime siete. Ma voi, piccoli, no. Coi vermi guazzate nel fango, Dal fango mirate del falco il libero volo.»  Frammenti «Prima di pensare di rivoluzionare le masse, bisogna essere sicuri di aver rivoluzionato noi stessi»  «Ogni uomo è figlio dell'educazione e della istruzione che riceve da fanciullo»  «Gli Anarchici non seguono le leggi fatte dagli uominiquelle non li riguardanoseguono invece le leggi della natura»  «Prima l'educazione del cuore, poi l'educazione della mente»  «Socialismo vuol dire uguaglianza, vuol dire libertà. Ma l'uguaglianza non può essere senza libertà; come la libertà non può essere senza l'uguaglianza: dunque socialismo e anarchia sono due termini dello stesso binomio, sono i due inseparabili fattori della redenzione proletaria.»  «Quando la giustizia non sarà la durda infame delle tirannidi, quando l'amore non sarà deriso, quando il ferro non sarà legge e l'oro non sarà dio, quando la libertà sarà religione e sola nobiltà il lavoro, allora, solo allora, il mio rifiuto della guerra sarà benedetto.»  «M'è questa notte eterna assai men grave del dì che mi mostrò viltà dei forti e pecorilità di plebi schiave. Lungi da quì il pianto: sto ben coi morti!»  (epitaffio) Opere complete Bruno Misefari, Schiaffi e carezze, Roma, Morara, 1969. Bruno Misefari, Diario di un disertore, La Nuova Italia, Entrambi i testi sono stati pubblicati postumi sotto lo pseudonimo Furio Sbarnemi.  Le schede biografiche di alcuni esponenti anarchici calabresi, A/Rivista Anarchica, Antonioli, Antonioli, E. Misefari.  Antonioli,  Pia Zanolli era nata a Belluno. Dopo il matrimonio con Misefari, fu iscritta nell'albo dei sovversivi pericolosi, venendo poi arrestata col marito a Domodossola (cfr.: A/Rivista Anarchica)  Chi sono e cosa vogliono gli anarchici, ed. settembre .  Antonioli, Pia Zanolli, L'Anarchico di Calabria, Roma, La Nuova Italia, Bruno Misefari, Utopia? No, Pia Zanolli, Roma, ALBA Centro Stampa, Enzo Misefari, Bruno, biografia di un fratello, Milano, Zero in condotta, 1Maurizio Antonioli, Gianpietro Berti, Santi Fedele, Pasquale Luso, Dizionario biografico degli anarchici italianiVolume 2, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, Bruno Misefari, Schiaffi, Carezze e altro, Pino Vermiglio, Laureana di Borrello, Ogginoi, Furio Sbarnemi, Diario di un disertore, Camerano (AN), Gwynplaine, ,Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Bruno Misefari, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Bruno Misefari, su Liber Liber.  openMLOL, Horizons Unlimited srl. Bruno Misefari presso l'International Institute of Social History di Amsterdam, su iisg.amsterdam,Fondo Bruno Misefari presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma, su fondazionebasso. 04-02-. Gli anarchici contro il fascismo, celebre articolo di Giorgio Sacchetti.

 

MODIO. (Santa Severina). Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher writes a treatise on a river – although the Isis would not be out of place for some Magdalenite!” – Grice: “His convito is a jewel!” – Seguace di Neri. Originario di Santa Severina, borgo collinare della Calabria Ulteriore, fu avviato agli studi di filosofia presso l'Archiginnasio di Napoli; in seguito passò a Roma, dove si avviò agli studi in medicina divenendo allievo di Fusconi.  Modio frequenta gli ambienti accademici, dove entrò in contatto con alcuni dei maggiori esponenti di spicco di quell'epoca come Molza e Tolomei.  Pubblicò la sua prima opera letteraria più famosa dal titolo Il convito, overo del peso della moglie, un dialogo diegetico ambientato a Roma durante il carnevale della città capitolina, in cui viene trattato il tema delle corna durante un convivio presieduto dall'allora vescovo di Piacenza Trivulzio e a cui parteciparono anche Gambara, Marmitta, Benci, Selvago, Raineri e Cesario.  Fu altresì grande estimatore degli scritti di Piccolomini.  Durante la stesura in lingua volgare di un Operetta de’ Sogni, si ammalò di febbre altissima; si spense dopo qualche giorno a Roma, nella tenuta di palazzo Ricci in via Giulia.  Opere:“Il convito,” Roma, per Valerio, e Luigi Dorici fratelli Bressani, “Il Tevere, dove si ragiona in generale della natura di tutte le acque, et in particolare di quella del fiume di Roma,” Roma, appresso a Vincenzo Luchini, “Origine del proverbio che si suol dire "anzi corna che croci", Roma, A. degli Antonii,” Jacopone da Todi, I Cantici del beato Iacopone da Todi, con diligenza ristampati, con la gionta di alcuni discorsi sopra di essi. Et con la vita sua nuovamente posta in luce, Giovanni Battista Modio, Roma, appresso Hi Salviano. Prospetto autore, su edit16.iccu.. 7 dicembre .  Modio, Il Tevere, cit., c. 45r  Anno di pubblicazione della medesima opera. Gennaro Cassiani, Giovanni Battista Modio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

MOISO. (Torino). Filosofo. Grice: “I like Moiso; I would think my two favourite of his treatises is one on the ‘filosofia della mitologia’ (think Beowulf!) --; the other is a consideration on Goethe on ‘nature and her forms’ – having built my career on the natural/non-natural distinction, it cannot but fascinate me!” Esperto di storia della filosofia e della scienza di fama internazionale, ha insegnato nelle Torino, Macerata e Milano. Le sue ricerche hanno riguardato la filosofia post-kantiana, con particolare attenzione al pensiero di Salomon Maimon, l'idealismo tedesco, con ricerche su Kant, Fichte, Schelling e Hegel, Goethe e l'età goethiana, Achim von Arnim, il concetto di esperienza ed esperimento nel Romanticismo, la filosofia di Nietzsche nel suo rapporto con le scienze, il pensiero di Ernst Mach e di Ortega y Gasset. È stato membro della Schelling Kommission per l'edizione critica delle opere di Friedrich Wilhelm Joseph Schelling. Ha partecipato alla Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche di Rai Educational con due interventi sulla La filosofia della natura tedesca e sulla "Scienza specialistica e visione della natura nell’età goethiana". Presso l'Udine è stato istituito il CIRM Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Morfologia “Francesco Moiso”. Opere: Fondamentali, tra le altre opere, per la ricerca filosofica e le oltre 100 pagine dedicate a “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana,” in “Il problema del vivente tra Settecento e Ottocento: aspetti filosofici, biologici e medici,” – Grice: “Interesting idea, ‘il vivente’ – we don’t have that thing in English, ‘a loose liver’ --. V Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. Caratteristica degli suoi studi è la connessione tra ricerca storico-filosofica e impianto teoretico, fatto particolarmente evidente nel volume su Schelling. “La filosofia di Salomone Maimon,” Milano, Mursia, “Natura e cultura,” Milano, Mursia, “Vita natura libertà,” Milano, Mursia, “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana, in II problema del vivente tra Settecento e Ottocento. Aspetti filosofici, biologici e medici, V Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,” Nietzsche e le scienze, Milano, Cuem, -- Grice: cf. ‘gaia scienza’ – “Tra arte e scienza,” Milano, Cuem, “La natura e le sue forme,” Cornelia Diekamp, Milano, Mimesis, “La filosofia della mitologia,” Matteo Vincenzo d'Alfonso, Milano, Mimesis. “Il nulla e l'assoluto” "Annuario Filosofico", “Teleologia dopo Kant,” In: Giudizio e interpretazione in Kant. atti del Convegno sulla Critica del Giudizio (Macerata, Genova, Idee in Schelling, in IDEA VI Colloquio, Roma, M. Fattori e M. Bianchi, Olschki ed, Firenze, Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F. Moiso e F, Viganò, Milano, Guerini e Associati, Introduzione. Le Ricerche: una svolta nel pensiero di Schelling?, in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe,  F. Moiso e F, Viganò, Milano, Guerini e Associati, “Dio come persona,” in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F. Moiso e F, Viganò, Milano, Guerini e Associati,  I paradossi dell'infinito, in: "Romanticismo e modernità", Torino, La scoperta dell’osso intermascellare e la questione del tipo osteologico, in G. Giorello, A. Grieco, Goethe scienziato,  Torino, Einaudi, Schelling: il romano antico nella filosofia dell'arte, in "Rivista di estetica", Torino, Ortega y Gasset pensatore e narratore dell'Europa, Milano, Gargnano del Garda, Milano: Cisalpino (Acme / Quaderni) E ho visto le idee addirittura con gli occhi, in: Goethe: la natura e le sue forme (Atti del Convegno Arte, scienza e natura in Goethe; Torino), Milano, Mimesis, Cornelia Diekamp,  Experientia/experimentum nel Romanticismo, in M. VenezianiExperientia, Firenze: Olschki, L'albero della malattia. Motivi della medicina in età romantica, in Atti della sofferenza. Atti del seminario di studi. Udine,C. Casale e G. Garelli, Itinerari,  La percezione del fenomeno originario e la sua descrizione, in: Arte, scienza e natura in Goethe. Torino, R. Pettoello, Francesco Moiso, In memoriam, "Acme",D'Alfonso, Matteo V., In guisa di introduzione. L'interpretazione moisiana della "filosofia della luce" di Fichte, in "Rivista di storia della filosofia,” M. Ivaldo, La fichtiana dottrina della scienza e l'interpretazione di Moiso, In memoria di  Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", Paul Ziche, "Un terzo più alto, la loro sintesi comune". Teorie della mediazione in Schelling, In memoria di  Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico",   Stefano Poggi, Dopo Schelling, dopo Goethe. Francesco Moiso lettore di Mach, in In memoria di Francesco Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", Federico Vercellone, Da Goethe a Nietzsche. Moiso tra morfologia ed ermeneutica, in In memoria di Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", Giordanetti, "Moiso interprete di Kant", in Rivista di storia della filosofia, Gian Franco Frigo, Natura della forma e storicità della sua comprensione, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino,  La responsabilità dell'uomo per la natura nel pensiero degli scienziati romantici inMoiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, Flavio Cuniberto, Corpo e mistero, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, Matteo Vincenzo d'Alfonso, I corsi di Francesco Moiso: una lezione di ricerca, in Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, Piero Giordanetti, Moiso e il kantismo di Nietzsche, in Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, Luca Guzzardi, Tra filosofia della natura e morfologia dei saperi: un ruolo per l'enciclopedismo, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben,  Federica Viganò, Morfologia e filosofia: la filosofia della natura come "tropica" del reale, in Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  81-94 Andrea Potestio (Tesi di laurea su Lo Schelling di Heidegger), in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, Alessandro Mainardi (Tesi di laurea su L'estetica pittorica di Friedrich), in Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  99-102. Alessio Cazzaniga (Tesi di laurea su La filosofia dell'evoluzione di Miguel de Unamuno), in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, La natura osservata e compresa: saggi in memoria di Moiso, Federica Viganò, Milano, Guerini,  N. Moro, In ricordo di Francesco Moiso, in "Rivista di Storia della Filosofia",  Joerg Jantzen, In memoriam: Francesco Moiso verstorben In ricordo di Francesco Moiso. Università degli Studi di Milano, Sala Crociera Alta, 16 novembre   Francesco Moiso, La rivoluzione di Lavoisier, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Moiso, Goethe e la natura, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Francesco Moiso, Goethe poeta e scienziato, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Moiso, La riculturalizzazione della scienza, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche, Scheda biografica sul sito delle edizioni Mimesis Citazioni di opere di   Moiso su Google Scholar Citazioni di Francesco Moiso su Google Citazioni di Francesco Moiso sul sito della Bayerische Akademie der WissenschaftenSchellingEdition und Archiv.

 

MONDIN. (Monte di Malo). Filosofo. Grice:“Trust an Aquino to provide a systematic philosophy! Mind, I’ve been called a systematic philosopher, too!” Grice: “At Oxford, we are very familiar with angels – but only Mondin takes angeologia seriously! Trust an Italian! Ponte Sant’Angelo comes to mind!” Dottore di Filosofia e Religione a Harvard. È stato decano della Facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Mondin membro della Congregazione dei Missionari Saveriani. Nei suoi studi, le principali figure di riferimento sono state Tommaso d'Aquino e Paul Tillich, da cui ha tratto l'ideale di un accordo e di un mutuo sostegno tra filosofia e teologia.  Opere: Etica, Etica e politica, Filosofia, Antropologia filosofica, Manuale di filosofia sistematica, La Metafisica di Aquino e i suoi interpreti,” “Storia dell'antropologia filosofica” Antropologia filosofica e filosofia della cultura e dell'educazione Epistemologia e cosmologia Logica, semantica e gnoseologia Ontologia e metafisica Storia della metafisica, Storia della metafisica, Storia della metafisica, “Ermeneutica, metafisica, analogia in Aquino; History of mediaeval philosophy, Storia della filosofia medievale Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale Il sistema filosofico di Aquino Corso di storia della filosofia, Corso di storia della filosofia, Corso di storia della filosofia, L'uomo: chi è? Introduzione alla filosofia. Problemi, sistemi, filosofi La filosofia dell'essere di Aquino Teologia Maria madre della Chiesa. Piccolo trattato di mariologia “Il ritorno degli angeli” -- trattato di angelologia, Roma, Pro Sanctitate, Ospitato su archive.is. Dizionario storico e teologico delle missioni Dizionario enciclopedico del pensiero di Aquino,  Essere cristiani oggi. Guida al cristianesimo Il problema di Dio. Filosofia della religione e teologia filosofica La cristologia di Aquino. Origine, dottrine principali, attualità Storia della teologia Storia della teologia Storia della teologia Storia della teologia, Gli abitanti del cielo Gesù Cristo salvatore dell'uomo La chiesa sacramento d'amore La trinità mistero d'amore Dizionario dei teologi Introduzione alla teologia Dio: chi è? Elementi di teologia filosofica Scienze umane e teologia Cultura, marxismo e cristianesimo I teologi della liberazione, “Il problema del linguaggio teologico dalle origini ad oggi” Filosofia e cristianesimo I teologi della speranza I grandi teologi Professore  I grandi teologi Professore  I teologi della morte di Dio Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale. Software Filosofia della cultura e dei valori Le realtà ultime e la speranza cristiana Religione Nuovo dizionario enciclopedico dei papi. Storia e insegnamenti Commento al Corpus Paulinum (expositio et lectura super epistolas Pauli apostoli) La chiesa primizia del regno. Trattato di ecclesiologia Mito e religioni. Introduzione alla mitologia religiosa e alle nuove religioni L'uomo secondo il disegno di Dio. Trattato di antropologia teologica Preesistenza, sopravvivenza, reincarnazione Teologie della prassi L'eresia del nostro secolo Società Storia dell'antropologia filosofica Antropologia filosofica. L'uomo: un progetto impossibile? Philosophical anthropology Una nuova cultura per una nuova società. In ricordo di Mondin.  Un tomista ed "oltre" del XX secolo: Battista Mondin di Pierino Montini, Congresso tomista internazionale, Roma,  nel sito "E- Aquinas" Studium thomisticum.

 

 

 

MONTANARI. (Roma). Filosofo. Massino Montanari.

 

MONTANI (Teramo). Flosofo. Allievo di Emilio Garroni, è Professore di Estetica alla Sapienza Roma, è stato Directeur d'Études Associé presso all'EHESS di Parigi e ha insegnato Estetica al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. La sua ricerca si concentra oggi principalmente sui temi di filosofia della tecnica.  Allievo di Emilio Garroni, per Montani l'estetica non va considerata come filosofia dell'arte, ma come una teoria della sensibilità umana, che ha la peculiarità di essere aperta agli stimoli del mondo esterno. La riflessione di Montani si snoda in diversi passaggi e attraverso il confronto con alcuni dei protagonisti della filosofia, della linguistica, della semiotica e della teoria del cinema del Novecento, avendo sempre come punto di riferimento la filosofia critica di Kant.  Pensiero Ermeneutica e filosofia critica. Pubblica Il debito del linguaggio, in cui, partendo dal confronto con le teorie strutturaliste, in particolare quelle di Jakobson e JMukarovsky, mostra come la questione del significato del testo poetico non possa essere risolta mediante l'individuazione del codice linguistico o semiotico di riferimento, ma rimandi ad una condizione estetica della significazione. Questo tema viene ulteriormente approfondito in Estetica ed ermeneutica. Prendendo le mosse dalla filosofia critica kantiana, propone di ripensare la verità nel senso heideggeriano dell’ “a-letheia”, del “dis-velamento” dell'essere come una situazione ermeneutica strettamente legata all'effettiva esperienza del soggetto, seguendo la rilettura della filosofia di Heidegger proposta da Gadamer.La formazione e il pensiero di Montani sono stati segnati dal suo interesse per il cinema e in particolare per Vertov e Ėjzenštejn. Di entrambi ha curato l'edizione  degli scritti.  Nel testo “L'immaginazione narrative” (Guerini) coniuga l'interesse per il cinema con quello più strettamente filosofico per il tema dell'immaginazione. Propone di considerare l'immaginazione nei termini in cui, in Tempo e racconto, Ricœur parla della narrazione, ovvero come di un processo di “rifigurazione” dell'esperienza del tempo da parte dell'uomo. Per Ricoeur la narrazione ha il potere di far fare al lettore esperienza di un tempo propriamente umano. Montani fa propria la tesi di Ricoeur, applicandola però, all'ambito della narrazione cinematografica. Montani ritiene che il territorio dell'immaginazione in cui lavora il cinema sia quello dell'intreccio tra finzione e testimonianza, tra la costruzione dell'intreccio narrativo e la documentazione del reale. La trasformazione dell'esperienza del tempo avviene, così, ad un livello più profondo e creativo.  Tecnica ed estetica Con Bioestetica si inaugura la fase più recente del pensiero di Montani, dedicata all'approfondimento del rapporto tra tecnica e estetica. Attraverso il paradigma della bioestetica Montani propone di leggere i fenomeni di biopotere che caratterizzano l'epoca contemporanea a partire dalla loro natura innanzitutto tecnica ed estetica, cioè a partire dal fatto che la sensibilità dell'essere umano viene sempre più orientata ed organizzata tecnicamente. Il biopotere consiste proprio nella capacità di canalizzare la sensibilità umana. In L'immaginazione intermediale Montani prende in analisi i modi in cui il cinema risponde alle forme di anestetizzazione. Prendendo le mosse dalla spettacolarizzazione della politica emersa in seguito all'attentato delle Torri Gemelle, Montani introduce il concetto di "autenticazione dell'immagine", che non consiste nell'accertamento del referente fattuale dell'immagine (il vero, il reale) ma nella rigenerazione di un orizzonte di senso condiviso, la capacità di riferimento dell'esperienza e del linguaggio, in un'epoca caratterizzata da crescenti fenomeni di “indifferenza referenziale” La riflessione sul rapporto tra estetica e tecnica continua in “Tecnologie della sensibilità”, in cui viene teorizzata l'esistenza di una terza funzione dell'immaginazione: accanto a quella produttiva e riproduttiva vi è una funzione inter-attiva. L'immaginazione inter-attiva diventa il paradigma attraverso cui leggere l'epoca contemporanea, attraversata profondamente da fenomeni dell'inter-attività digitale e dalla proliferazione di ambienti virtuali. Opere: “Il debito del linguaggio: il problema dell'auto-riflessività nel segno, nel testo e nel discorso,” – Grice: “There is the ‘debito’ and there is the ‘credito’ or ‘price’ of semiosis, too!” -- Marsilio, Venezia; -- Grice: “Actually, Montani uses ‘aesthetic self-reflection,’ using ‘aesthetic’ etymologically, as per what he calls ‘ermeneutica sensibile’ --  Fuori campo: studi sul cinema e l'estetica, Quattroventi, Urbino; Estetica ed ermeneutica: senso, contingenza, verità, Laterza, Roma-Bari;  L'immaginazione narrativa: il racconto del cinema oltre i confini dello spazio letterario, Guerini e associati, Milano; Arte e verità dall'antichità alla filosofia contemporanea: un'introduzione all'estetica, Laterza, Roma-Bari; L'estetica contemporanea: il destino delle arti nella tarda modernià,  Carocci, Roma; Lo stato dell'arte: l'esperienza estetica nell'era della tecnica, M. Carboni eMontani, Laterza, Roma-Bari; Bioestetica: senso comune, tecnica e arte nell'età della globalizzazione, Carocci, Roma; L'immaginazione intermediale: perlustrare, rifigurare, testimoniare il mondo visibile, Laterza, Roma-Bari;  Tecnologie della sensibilità. Estetica e immaginazione interattiva, Cortina, Milano. -- Note Montani, Il senso, Rai Scuola, su raiscuola.rai.  I percorsi dell'immaginazione. Studi in onore di Pietro Montani., Pellegrini, .  Rinaldo Censi, Cine-occhi e cine-pugni: due modi di intendere il cinema, su Nazione Indiana,  L'immaginazione estatica. Estetica, tecnica e biopolitica, su giornaledifilosofia.net. 2 lAlessandra Campo, Biopolitica come an-estetizzazione. Il significato estetico della biopolitica, su sintesidialettica. Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, ,  7-9. Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, ,  21-24.  Anna Li Vigni, Gli occhiali per immaginare, Il Sole 24 Ore. La vita immersa nell’estetica del virtuale, su ilmanifesto.

 

MONTINARI. (Lucca). Filosofo. Grice: “If I were asked to identify the main difference between the Italian philosopher and the Oxonian philosopher is that the Italian philosopher takes Nietzsche seriously! But then he lived at Torino!”  «Nelle istituzioni esistenti, sostenute da immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e mercificata ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni tentativo di lasciare la «nave dei folli». Se il metodo di Nietzsche può ancora aiutarci, allora l'unica forza che ci è rimasta è quella della cultura, della ragione.»  Considerato uno dei massimi editori e interpreti di Nietzsche. Ha definitivamente dimostrato che Nietzsche non ha mai scritto un'opera dal titolo “La volontà di Potenza” e che le cinque diverse compilazioni che la sorella del filosofo e altri editori dilettanti hanno pubblicato sotto questo titolo sono testi del tutto inaffidabili per comprendere il pensiero di Nietzsche. Si era formato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all'Pisa, presso la quale si laureò con una tesi, “I movimenti ereticali a Lucca.” Caduto il fascismo, divenne un attivista del Partito comunista, presso il quale si occupava della traduzione di scritti dal tedesco. Mentre visitava la Germani a Est per motivi di ricerca, fu testimone della rivolta del '53. Successivamente, in seguito alla repressione della Rivoluzione ungherese del 1956, si allontanò dall'ortodossia marxista e dalla carriera nel partito. Mantenne tuttavia la sua iscrizione al PCI, e rimase fedele agli ideali del socialismo. Collaborò con le Edizioni Rinascita, e per un anno fu direttore dell'omonima libreria in Roma. Dopo averne rivisto la raccolta di opere e manoscritti in Weimar, Colli e Montinari decisero di iniziarne una nuova edizione critica. Essa divenne lo standard per gli studiosi, e fu pubblicata in da Adelphi. Per questo lavoro fu preziosa la sia abilità nel decifrare la scrittura a mano (praticamente incomprensibile) di Nietzsche, fino a quel momento trascritta solo da "Gast“ (Köselitz).  Fonda la rivista Nietzsche-di cui fu coeditore. Attraverso le sue traduzioni ed i suoi commenti di Nietzsche, diede un contributo fondamentale alla ricerca storica e filosofica, inserendo Nietzsche nel contesto del proprio tempo.  Opere : “Che cosa ha veramente detto Nietzsche”  Roma, Ubaldini, ripubblicato come  “Che cosa ha detto Nietzsche,” [Grice: “I convinced Montinari that ‘veramente’ is a trouser word and should be avoided!” -- Giuliano Campioni, Milano, Adelphi. Su Nietzsche, Roma, Editori Riuniti,  Curatele: edizioni critiche Teoria della Natura, Torino, Boringhieri, Milano, SE,  F Nietzsche, Lettere a Rohde, M. Montinari, Torino, Boringhieri, Nietzsche, Opere, (Milano, Adelphi,  Nietzsche, Il caso Wagner: Crepuscolo degli idoli; L'anticristo; Scelta di frammenti postumi, S. Giametta, Ferruccio Masini, M. Montinari, Giorgio Colli, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1975 Friedrich Nietzsche, Ecce homo; Ditirambi di Dioniso; Nietzsche contra Wagner; Poesie e scelta di frammenti postumi, Roberto Calasso e M. Montinari, Giorgio Colli, Milano, A. Mondadori, Nietzsche, Schopenhauer come educatore,Milano, Adelphi, Epistolario di Nietzsche, María Ludovica Pampaloni Fama, Milano, Adelphi,  Nietzsche, Scritti giovanili,  Giorgio Colli, Mario Carpitella, M. Montinari, trad. di Mario Carpitella, Milano, Adelphi, Arthur Schopenhauer, La vista e i colori Carteggio con Goethe, M. Montinari, Abscondita,  Nota introduttiva a Genealogia della morale (di  Nietzsche),  Mazzino Montinari,Nietzsche e Van Gogh, due cardini del pensiero occidentale moderno di  Bettozzi (Liberaldemocaratici), su liberal democratici..  «Tant qu'il ne fut pas possible aux chercheurs les plus sérieux d'accéder à l'ensemble des manuscrits de Nietzsche, on savait seulement de façon vague que La Volonté de puissance n'existait pas comme telle (...) Nous souhaitons que le jour nouveau, apporté par les inédits, soit celui du retour à Nietzsche.» (Gilles Deleuze)  Aveva infatti ottenuto una borsa di studio della Scuola Normale Superiore a Francoforte sul Meno.  Rinascita OnLine  Che era stato il suo maestro. Giuliano Campioni, Dizionario Biografico degli Italiani stituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Giuliano Campioni, Giuliano Campioni,B Giuliana Lanata, Esercizi di memoria, Bari, Levante Editori, (notizie su M. M. nell'articolo su Colli anche a proposito dell'Enciclopedia di autori classici, Editore Boringhieri, progettata e diretta da Colli e a cui M. M .collaborò). Paolo D’Iorio , L'arte di leggere Nietzsche, Firenze, Ponte alle grazie,Giuliano Campioni, Leggere Nietzsche. Alle origini dell'edizione critica Colli-Montinari. Con lettere e testi inediti, Pisa, Mazzino Montinari: l'arte di leggere Nietzsche Paolo D'Iorio, Pubblicato da Ponte alle grazie, Studi germanici — Di Istituto italiano di studi germanici — Pubblicato da Edizioni dell'Ateneo, Originale disponibile presso la l'Università della Virginia — "Mazzino Montinari, Nietzsche", di Francesca Tuca Giuliano Campioni, Da Lucca a Weimar: Mazzino Montinari e Nietzsche in Nietzsche. Edizioni e interpretazioni, Maria Cristina Fornari, ETS, Pisa, Die "ideelle Bibliothek Nietzsches". Von Charles Andler Montinari Pensiero di Schopenhauer Roberto Roscani Torino#Filosofi Giuliano Campioni, Mazzino Montinari, in Dizionario biografico degli italiani,  stituto dell'Enciclopedia Italiana, . Opere di Mazzino Montinari, Centro interdipartimentale di studi Colli-Montinari su Nietzsche e la Cultura Europea — Pisa, Lecce, Padova e Firenze (Centronietzsche.net), su centronietzsche.net. Grice:: “Montinari is right that ‘la volonta di potenza’ ‘n’existe pas’ – vacuous name. Mazzino Montinari. Refs. Luigi Speranza, “Grice e Montinari: l’implicatura di Nietzsche” --.

 

MORAMARCO. (Reggio nell’Emilia). Filosofo. Grice: “Unlike Moramarco, what most people know about massoneria is via “Il flauto magico”!” Grice: “Moramarco analyses massoneria aa a philosophical cult, talking about ‘brotherly link’ ‘vincolo fraterno’ – he has unearthed a few fascinating details about massoneria in Italy. Esponente della Massoneria te assertore di una sintesi religiosa tra Mazdeismo e Cristianesimo. Discende da un'antica famiglia di Altamura, di ascendenze latino-germaniche, cresciuta e ramificatasi durante il dominio dei Farnese. Studioso di Massoneria, ha scritto la Nuova Enciclopedia Massonica in tre volumi (1989-1995, seconda ed. 1997), importante testo di ricerca massonologica. Un suo precedente volume, La Massoneria ieri e oggi fu tra i primi, sull'argomento, pubblicati in Russia dopo il crollo del regime sovietico, che aveva proscritto le Logge.  Iniziato nel Grande Oriente d'Italia il 10 dicembre 1975, divenne Maestro Venerabile della Loggia Intelletto e Amore n. 723, e nel 1986 ricevette la decorazione all'Ordine di Giordano Bruno, conferita a quanti si distinguono nello studio e nella diffusione degli ideali massonici. Coordinatore scientifico del Convegno Internazionale 250 anni di Massoneria in Italia, al quale parteciparono studiosi quali Paolo Ungari, Alessandro Bausani, Aldo A. Mola, Alberto Basso, Fabio Roversi Monaco, Paolo Ricca. Il convegno fiorentino costituì la prima risposta pubblica, da parte della Comunione massonica di Palazzo Giustiniani, alle degenerazioni della P2.  Nello stesso anno, in qualità di Garante d'Amicizia tra il Grande Oriente d'Italia e la Grand Lodge of South Africa, richiese, d'accordo con il Gran Maestro Armando Corona, che tutte le Logge sudafricane, peraltro già avviate in tale direzione  (quando un gruppo di Liberi Muratori della Massoneria Prince Hall era stato ammesso nella Loggia "De Goede Hoop" di Cape Town), abrogassero l'apartheid, scelta che esse fecero, qualificandosi tra le prime associazioni bianche a superare la segregazione razziale.  Nel 1992 uscì dal Grande Oriente d'Italia, rigettandone il laicismo, per ravvivare i nuclei massonici di impronta cristiana e spiritualista, che assunsero la denominazione Real Ordine degli Antichi Liberi e Accettati Muratori (A.D. 926). Su tale concezione della Massoneria ha scritto La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e cristiano (), un testo dal quale emerge, fra l'altro, l'importanza della devozione alla Vergine Maria, come madre del Cristo ed espressione umana della divina Sophia, nella genesi della spiritualità massonica.  Ha ricostruito le vicende della Gran Loggia d'Italia, l'altra associazione maggioritaria di Liberi Muratori in Italia, nel volume Piazza del Gesù . Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana, contribuendo in seguito alla realizzazione di programmi tematici per varie emittenti televisive, tra le quali Rossija 24 (), Reteconomy () e È TV Rete7.  Ha conseguito il 33º grado del Rito scozzese antico ed accettato e il VII del Rito filosofico italiano, che nel secondo decennio del Novecento vide tra le sue fila i neopitagorici Arturo Reghini e Amedeo Rocco Armentano. Fonda in Italia l'Antico Rito Noachita su patente ricevuta presso il British Museum dall'ex Maestro Venerabile della Loggia "Heliopolis" di Londra.  Ha realizzato una colonna sonora per i rituali massonici, dal titolo Masonic Ritual Rhapsody. presso la Loggia "Gottfried Keller" di Zurigo, è stato ricevuto come membro nell'Independent Order of Odd Fellows.  Già attivo con Joseph L. Gentili,  editore del newsletter Brooklyn Universalist Christian, in un progetto di restaurazione della Chiesa Universalista d'America, contro la deriva liberal di quel movimento, ha ricevuto il navjote zoroastriano . Nel volume Il Mazdeismo Universale propone una visione eclettica di tale religione, collegando ad essa elementi del misticismo ebraico, del dualismo platonico e cristiano, del buddhismo Mahāyāna, e riconoscendo in Gesù il saoshyant (divino soccorritore, messia) profetizzato dall'antica religione iranica, in una prospettiva teologica di tipo mazdeo-cristiano, intorno alla quale si è formata una Fraternità Mazdea Cristiana.  Si è avvicinato alle correnti latitudinaria e mistica dell'Anglicanesimo e al percorso religioso di Loyson, confluendo in una comunità religiosa di orientamento eclettico , ove ha potuto conservare la doppia appartenenza, cristiana e zoroastriana. Entro tale gruppo, che nel gennaio  ha assunto la denominazione Reformed Cloister of the Holy SpiritUnione Riformata Universalista, è un oblato di San Pellegrino delle Alpi, secondo la Regola che, ispirandosi alle tradizioni fiorite intorno alla vita di quell'eremita del Cristianesimo celtico, contempla almeno un atto quotidiano "di giustizia, o di soccorso fraterno" anche nei riguardi di animali e piante.  Laureatosi cum laude in Filosofia presso l'Bologna,, con una tesi sul pensatore indiano Sri Aurobindo (relatore il noto indologo e sanscritista Giorgio Renato Franci), nella seconda metà degli anni Ottanta si è formato in Training autogeno e Psicoterapia con la procedura immaginativa sotto la guida di Luigi Peresson.  Ha trattato dei nessi tra Zoroastrismo e Cristianesimo nei libri La celeste dottrina noachita ( e I Magi eterni, di fenomenologia del sacro ne L'ultima tappa di Henry Corbin e di tanatologia in Psicologia del morire. Ha scritto sulle esperienze di autogestione dei lavoratori nel mondo e sui rapporti tra socialismo e religione per Azione nonviolenta, la rivista fondata da Aldo Capitini. Con il saggio Per una rifondazione del Socialismo partecipò al simposio "Marxismo e nonviolenza" (Firenze) nel quale intervennero, tra gli altri, Norberto Bobbio e Roger Garaudy. -- è un sostenitore della lingua ausiliaria internazionale Esperanto. Ha aderito al gruppo esperantista bolognese "Achille Tellini 1912".  In ambito narrativo, ha scritto Diario californiano e Torbida dea. Si è occupato di storia dello spettacolo, scrivendo I mitici Gufi (2001), sul celebre quartetto di cabaret degli anni sessanta, e partecipando all'allestimento del programma Gufologia per Rai Sat; con l'ex "Gufo" Roberto Brivio ha collaborato sia nella riproposta del repertorio del gruppo in teatri e circoli culturali, sia nella realizzazione di un laboratorio teatrale e musicale che vide attivamente coinvolti numerosi alunni portatori di disabilità, presso l'Istituto medio superiore in cui insegnò psicologia.  Ha inciso quattro CD, Allucinazioni amorose (meno due), Gesbitando, Come al crepuscolo l'acacia e Existenz, che contengono sue canzoni e brevi suites strumentali, ricevendo il plauso, tra gli altri, di critici come Maurizio Becker, Mario Bonanno (Musica & Parole) e Salvatore Esposito (Blogfoolk), di autori come Bruno Lauzi, Ernesto Bassignano, Giorgio Conte e dei jazzisti Giulio Stracciati e Shinobu Ito.  Nel dicembre  è stato chiamato da Luisa Melis, figlia e continuatrice dell'opera di Ennio Melis, il patron della RCA Italiana, a far parte della giuria del Premio De André. Opere:“La Massoneria” (De Vecchi, Milano), “La Massoneria: cronaca, realtà, idee (De Vecchi, Milano), “Per una rifondazione del socialismo, in : Marxismo e nonviolenza (Lanterna, Genova), “La Libera Muratoria” (SugarCo, Milano). Masonstvo v proshlom i nashtoiashchem (Progress, Moskva 1990), “La Massoneria. Il vincolo fraterno che gioca con la storia” (seconda ed., Giunti, Firenze) Diario californiano (Bastogi, Foggia) Grande Dizionario Enciclopedico UTET (quarta ed., Torino) (voci: Antroposofia, Besant, Cagliostro, Radiestesia, ecc.) L'ultima tappa di Henry Corbin, in Contributi alla storia dell'Orientalismo, G.R. Franci (Clueb, Bologna) “250 anni di Massoneria in Italia” (Bastogi, Foggia) Nuova Enciclopedia Massonica (Ce.S.A.S., Reggio E.; seconda ed.: Bastogi, Foggia) Psicologia del morire, in  I nuovi ultimi (Francisci, Abano Terme) Piazza del Gesù. “Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana” (Ce.SA.S. Reggio Emllia) Sette Lodi Massoniche alla Beata Vergine Maria (Real Ordine A.L.A.M., Reggio Emilia 1992) La celeste dottrina noachita (Ce.S.A.S, Reggio E.) I mitici Gufi (Edishow, Reggio Emilia 2001) Torbida dea. Psicostoria d'amore, fantomi & zelosia (Bastogi, Foggia) Il Mazdeismo Universale. Una chiave esoterica alla dottrina di Zarathushtra (Bastogi, Foggia ) I Magi eterni. Tra Zarathushtra e Gesù (con Graziano Moramarco) (Om Edizioni, Bologna ) La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e cristiano (Om Edizioni, Bologna ) Massoneria. Simboli, cultura, storia (consulenza scientifica di M.M.) (Atlanti del Mistero/Giunti-De Vecchi, Firenze ) Introduzione alla Libera Muratoria (Il Settenario, Bologna ) Musica Allucinazioni amorose (meno due) (cd) (Bastogi Music Italia) Masonic Ritual Rhapsody (cd) (Bastogi Music Italia) Gesbitando (cd, con Andrea Ascolini) (Bastogi Music Italia ) Come al crepuscolo l'acacia (cd) (Heristal Entertainment, Roma ) Existenz (cd) (Heristal Entertainment, Roma ). Note  Aplogruppo Mola, Un valido impulso per una Massoneria "à parts entières", in 250 anni di Massoneria in Italia, F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) v. )  Una breve rassegna di testi fondamentali sulla Massoneria si trova sul sito del Cesnur diretto da Massimo Introvigne. Vedi anche le recensioni di E. Albertoni ne Il Sole 24 Ore, p.1 inserto domenicale, e di G. Caprile ne La Civiltà Cattolica, 6Il volume fu pubblicato nel 1990, anno della dissoluzione dell'URSS, dalla casa editrice Progress, V. Brunelli, Massoneria: è finito con la condanna della P2 il tempo delle logge e dei "fratelli" coperti, in Corriere della sera, Il Corriere della Sera dedicò un lungo articolo allo "scisma" (v. ). Del Real Ordine A.L.A.M. si è occupato anche il centro di ricerca Cesnur, diretto dal noto storico e sociologo delle religioni Massimo Introvigne, v.//cesnur.org/religioni_italia/a/ appendice_02.htm. Il termine Real non aveva alcun riferimento alla storia italiana, ma si richiamava alla leggenda, contenuta negli Antichi doveri, secondo cui l'Ordine Massonico ricevé le sue proto-costituzioni dal re Atelstano d'Inghilterra (Æðelstan); recentemente il Real Ordine ha assunto la denominazione di Unione Cristiana dei Liberi Muratori  Rito filosofico italiano  Antico Rito Noachita  Masonic Ritual Rhapsody, Bastogi Music Italia, youtube.com/watch?v=rSs0 4kpA36U. A questa esperienza è collegata la sua iscrizione alla SIAE come autore musicale  Del percorso che lo ha condotto verso la visione di Zoroastro (Zarathushtra) si è occupata la rivista parsi di Bombay, Parsiana, così come il quotidiano torinese La Stampa v. mazdeanchristian.wordpress.com/  latitudinarismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  v. riformati universalisti.wordpress.com// In questa comunità si ritrovano, su vari temi, idee tratte dal Manicheismo, dall'Arianesimo, dal Quaccherismo, dall'Unitarianismo, dal Giurisdavidismo e dall'universalismo hindu-cristiano del movimento Navavidhan fondato da Keshab Chandra Sen (1838-1884). Frequenti e significativi sono altresì i riferimenti al pensiero di aint-Martin e alla "religione aperta"o della "compresenza dei morti e dei viventi"elaborata da Capitini, Stracciati  Ito  E. Albertoni, Tante fedi, nessun dogma (recensione della Nuova Enciclopedia Massonica, Il Sole 24 Ore,I, inserto culturale domenicale) M. Chierici, Nasce la Lega dei Venerabili (Corriere della Sera) S. Esposito , Dalle radici del Mazdeismo all'Alleanza Mazdea CristianaIntervista con Michele Moramarco (in Secreta Magazine n°3/4 marzo-Aprile ,  21–29) S. Esposito , Gesbitando: intervista con Michele Moramarco (Blogfoolk, 4, ) F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) (Bastogi, Foggi8) S. Semeraro, Tra la via Emilia e l'Est. Così parlò Zoroastro (La Stampa, Torino) S. Sari, Unico e plurimo al contempo, Dio secondo gli Zoroastriani [intervista a M.M.](Libero) G. Giovacchini, Cultura e spiritualità della Massoneria italiana nella seconda metà del '900 [prefazione di Michele Moramarco] (Tiphereth, Acireale-Roma )  Zoroastrismo Universalismo Massoneria Rosacroce michelemoramarco.  blog del Real Ordine A.L.A.M., su realordine.wordpress.com. Pagina sul sito di Heristal Entertainment, su heristal.eu. blog degli anglicani latitudinari, su riformatiepiscopali.wordpress.com.

 

MORAVIA. (Bologna). Filosofo. Grice: “I like Moravia: he has philosophised on what makes us ‘human,’ (“il pungolo dell’umano”) – his analysis of ‘il ragazzo selvaggio’ is sublime – and he has played with ‘reason,’ hidden and strutturata – and the universi di senso with which I cannot but agree! – provided we don’t multiply them ad infinitum!” --  Grice: “I like Moravia’s idea of ‘la ragione nascosta’ – you have indeed to seek and thou shalt find!” -- “Il Nietzsche che prediligo è il Nietzsche terreno, umano, presente nel tempo. È il Nietzsche intrepido esploratore del sottosuolo dell'uomo e dei disagi della civiltà. È il Nietzsche che fertilmente e sofferentemente (non narcisisticamente) vive e pensa il nichilismo: ma per andare oltre il nichilismo. È soprattutto il Nietzsche cheneo-illuminista forse malgrado luivuole conoscere, capire, dare un (nuovo) senso alle cose.” Professore a Firenze.  Allievo diGarin, si è formato in ambiente fiorentino conseguendovi la laurea in filosofia nel 1962 con tesi su Gian Domenico Romagnosi. Professore incaricato dal 1969, è poi diventato, nel 1975, ordinario di Storia della Filosofia all'Firenze.  Nel corso della sua carriera, si è interessato particolarmente dell'illuminismo francese e del pensiero del Novecento, della storia e dell'epistemologia delle scienze umane, con particolare attenzione all'antropologia, la filosofia della mente e l'esistenzialismo. I suoi studi e le sue ricerche hanno aperto nuove prospettive interdisciplinari fra pensiero filosofico e scienze umane.  Attualmente, le sue attenzioni sono rivolte verso l'opera e il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche del quale, nel 1976, pubblicò già una celebre antologia dal titolo La distruzione delle certezze e, nel 1985, una raccolta di saggi intitolata Itinerario nietzscheano. Proprio un nuovo modo di avvicinarsi e concepire il pensiero del filosofo tedesco lo hanno reso uno dei suoi interpreti più originali e più discussi.  Grazie ai suoi studi e contributi filosofici, è stato visiting professor presso l'Università della California a Berkeley, l'Università del Connecticut a Storrs e il Center for the Humanities della Wesleyan University.  Conferenziere presso altre sedi universitarie americane (fra le quali, Harvard, UCLA, Boston) ed europee (Francia, Belgio, Germania), è cofondatore della “Società italiana degli studi sul XVIII secolo”, nonché membro del Comitato direttivo delle Riviste filosofiche “Iride” e “Paradigmi”. Collabora ai giornali Corriere della Sera, Quotidiano nazionale, La Repubblica.  Opere:“Il tramonto dell'Illuminismo. Filosofia e politica” (Laterza, Roma-Bari); “La ragione nascosta” (Sansoni, Firenze, La scienza dell'uomo nel Settecento, Laterza, Roma-Bari, L’antropologia strutturale, G.C. Sansoni, Firenze, Sartre, Laterza, Roma-Bari, La teoria critica della società, G.C. Sansoni, Firenze, Il pensiero degli idéologues. Scienza e filosofia, La Nuova Italia, Firenze, “La distruzione delle certezze. Raccolta antologica di scritti nietzschiani, La Nuova Italia, Firenze, “Linguaggio, scuola e società not ‘storia’! -- Guaraldi, Firenze,  Filosofia e scienze umane nell'età dei Lumi, G.C. Sansoni, Firenze, Pensiero e civiltà, Le Monnier, Firenze, “Il ragazzo selvaggio dell'Aveyron.” Pedagogia e psichiatria nei testi di Itard, Pinel e dell'anonimo della "Décade", Laterza, Roma-Bari , Itinerario nietzscheano, Guida, Napoli, Educazione e pensiero, Le Monnier, Firenze, Filosofia: storia e testi, Le Monnier, Firenze, “L'enigma della mente” Laterza, Roma-Bari, Compendio di filosofia,  Le Monnier, Firenze, L'enigma dell'esistenza. Soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto, Feltrinelli, Milano, L'esistenza ferita. Modi d'essere, sofferenze, terapie dell'uomo nell'inquietudine del mondo, Feltrinelli, Milano, Filosofia dialettico-negativa e teoria critica della società, Mimesis Edizioni, Milano; “Ragione strutturale e universi di senso” (Le Lettere, Firenze, “La Massoneria. La storia, gli uomini, le idee, Mondadori, Milano, Firenze e il Neo-Umanesimo. Arte, cultura, comunicazione multimediale all'alba del Terzo Millennio, Le Lettere, Firenze, Lo strutturalismo, Le Lettere, Firenze,  Freud. Filosofia e psicoanalisi, raccolta antologica di scritti freudiani, UTET, Torino. "Il pensiero", in: L'universo del corpo, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma,  "Filosofia della mente e realtà psichica", in: C. Genovese , La realtà psichica, Edizioni Borla, Roma, "L'esistenza e il male", in:  "Mysterium iniquitatis", Gregoriana Editrice, Padova, Linterpretazione personologico-esistenziale dell'uomo", in:  La questione del soggetto tra filosofia e scienze umane, Le Monnier, Firenze, "Lettura Magistrale" al Convegno Nazionale Dalla riabilitazione psicosociale alla promozione della salute mentale (Montecatini), "S.I.R.F. News", "Mente, soggetto, esperienza nel mondo", in Firrao , La filosofia italiana in discussione (Atti del Convegno). La filosofia italiana in discussione, Società Filosofica Italiana, Firenze), Bruno Mondadori, Milano, "Crisi della cultura e relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", in:  Giovani e adulti: prove di ascolto (Atti del Convegno omonimo), Sansepolcro (AR), "La filosofia degli idéologues. Scienza dell'uomo e riflessione epistemologica tra Sette e Ottocento", in: G. Santato , Letteratura italiana e cultura europea tra illuminismo e romanticismo, Atti dell'omonimo Convegno Internazionale di Studi, Dipartimento di Italianistica, Padova,  Droz, Genève CH), "Libertà, finitudine, impegno. Genesi e significato della responsabilità nel mondo moderno", in: V. Malagola Anziani , Giustizia e responsabilità (Atti del Convegno omonimo, Firenze), Dott. A. Giuffré Editore, Milano,  "Dal soggetto alla relazione", Maieutica, V"Demitizzazione e devalorizzazione. La crisi della 'forma famiglia' nella società contemporanea", in: Interazioni, "Illuminismo e modernità", Hiram, "Prove d'ascolto. Crisi della cultura e relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", Studi sulla formazione, "Considerazioni sulla guerra giusta", Hiram,  "La filosofia, la conoscenza dell'umano, il dialogo col pensiero religioso", Hiram, "Esistenza e felicità", Hiram, "L'Occidente e la pace. Luci e ombre all'alba del terzo millennio", Hiram,"La filosofia e il suo 'altro'. La riflessione metafilosofica di Adorno in 'Dialettica negativa'", Iride,  "L'uomo: una storia infinita", in:  Per una scienza dell'umano, Arezzo,  "L’'interpretazione personologico-esistenziale dell'uomo", in: L. Lenzi , Neurofisiologia e teorie della mente, Vita & Pensiero, Milano, "La scoperta settecentesca dell'inconscio, l'ambiguità del freudismo e il lavoro della psicoanalisi sull'«animale malato»", Atti del Convegno "Metapsicologia oggi", tenutosi a Napoli e pubblicati in Metapsicologia oggi, La Biblioteca Edizioni, Bari, "Un mondo negato. L'assolutizzazione del corpo nella psico-umanologia contemporanea", Hermeneutica, Corpo e persona, "Complessità, pluralità, confini", in: Dal coordinatore al coordinamento, Atti del III Seminario sui Coordinatori pedagogici in Emilia-Romagna, Assessorato Servizi Sociali Provincia Bologna, Bologna, Bruno Maiorca, Filosofi italiani contemporanei. Parlano i protagonisti, Bari, Nuova biblioteca Dedalo,  su sapere, De Agostini.   Pubblicazioni di Sergio Moravia, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Registrazioni  su RadioRadicale, Radio Radicale.  Registrazione video intervista effettuata durante la Gran Loggia del GOI dal titolo "Tu sei mio fratello"  su youtube.com. Registrazione video della Lectio Magistralis "Al di qua del bene e del maleNietzsche esploratore dell'umano" all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia su tv.unimore. Registrazione audio della tavola rotonda del GOI "Pedagogia delle libertàLibertà civili" su radioradicale. Registrazione video del convegno del GOI "La scienza non sia ostacolata dall'ideologia, dalla politica e dalla religione" dsu radioradicale. Registrazione audio della tavola rotonda della Comunità Oasi "Significato e funzione della pena, della punizione e della penitenza nella promozione umana e sociale" del 14 giugno 1998, su radioradicale. Registrazione video dell'intervento "Catturati dall'effimero?" all'interno del Convegno Giovanile alla Cittadella di Assisi" del 29 dicembre 1987, su arcoiris.

 

MORDACCI. (Milano). Filosofo. Grice: “I like Mordacci – in a way, like I did with J. L. Mackie, Mordacci opposes both ‘assolutismo’ and ‘relativismo’ – and tries to ‘construct’ an ‘inter-personal’ reason out of a full-fledged personal reason. Whereas it would seem that we enjoin the principle of conversational helpfulness out of altruism, there is this balance between conversational self-love and conversational other-love; and we only ‘respect’ the other that respects us as ‘pesonal;’ against Apel, the logic of the inter-personal reduces, in a complex way, to the logic of the personal; without it, we would be annihilating the autonomy of the will.” Grice: “I like Mordacci’s emphasis on reason for normativity – interpersonal reason, as he calls it!” È preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele dove è Professore di Filosofia Morale.  È Direttore del Centro Internazionale di Ricerca per la Cultura e la Politica Europea.  Laurea in filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Dottorato in bioetica presso l'Università degli Studi di Genova. Ha svolto attività di ricerca e insegnamento presso la Scuola di Medicina e Scienze Umane dell'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele. Insegnato presso l'Università Vita-Salute San Raffaele, prima presso la Facoltà di Psicologia e dal 2002 presso la Facoltà di Filosofia che ha contribuito a fondare insieme con Massimo Cacciari, Edoardo Boncinelli, Michele Di Francesco, Andrea Moro. Ha contribuito a progetti di ricerca ed è stato membro del Consiglio d'Europa per l'insegnamento della bioetica. Dal  è preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, essendo stato rieletto nel giugno  per il secondo mandato.  Membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze per la Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri.  Dal  al  è stato membro del Comitato Scientifico per EXPO  come delegato del Rettore dell'Università Vita-Salute San Raffele.  Dal  è membro della Commissione per l'Etica della Ricerca e la Bioetica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e del Consiglio Direttiva della Società Italiana di Filosofia Morale (SIFM).  Nel  ha fondato l'International Research Centre for European Culture and Politics (IRCECP) del quale è Direttore.  Temi di ricerca Si è dedicato in particolar modo dei temi: "Etica e ragioni morali", "Etica pubblica e rispetto", "Neuroetica". Attraverso l'indagine delle "ragioni morali" e dell'"identità personale" e ispirandosi alla filosofia kantiana, propone una forma di "personalismo critico" in base alla quale il fondamento dell'esperienza morale viene individuato nella ricerca, che ognuno compie, delle "buone ragioni" che danno forma alla propria individualità personale attraverso l'agire. Riconoscere ogni persona come autrice della propria identità fonda un'etica del rispetto delle persone in quanto a ogni individuo viene riconosciuto il diritto e il dovere di esprimere le proprie abilità e costruire la propria personalità.  Si è inoltre occupato di bioetica essendo anche stato coordinatore del progetto Bioetica della genetica: questioni morali e giuridiche negli impieghi clinici, biomedici e sociali della genetica umana del Miur (FIRB, Tra i suoi interessi più recenti, la disciplina della Film and Philosophy: la riflessione su come i film possono fare filosofia e se possono argomentare vere e proprie tesi filosofiche. In questo contesto ha dato vita al Laboratorio di Filosofia e Cinema presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, conduce il sabato pomeriggio la rubrica "Al cinema col Filosofo" su TgCom24 (stagioni - e -) e la rubrica "Imparare ad amare i film" all'interno di Cinematografo Estate () su Rai 1.  Riviste È membro del comitato scientifico dell'Annuario di Etica (ed. Vita e Pensiero), dell'Annuario di Filosofia (ed. Mimesis) e della rivista online Etica & Politica.  Dalla sua fondazione è membro del Comitato Scientifico della rivista scientifica The Future of Science and Ethics, a cura del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi.  Attività teatrale Romeo e Giulietta: nascita e tragedia dell'io moderno, Eloisa e Abelardo: passione e negazione, Occidente, o identità fragile: Paul Auster e le Follie di Brooklyn, analisi filosofiche con letture sceniche, ciclo "Aperitivi con Sophia", Teatro Franco Parenti,La violenza e l'ingiustiziaGorgia, ciclo "Filosofi a teatro" Roberto Mordacci, Teatro Franco Parenti, L'individuo, la libertà e il perdono. Hegel legge Dostoevskij, lettura scenica di Roberto Mordacci e Jean Sorel, ciclo l'Intelligenza e la Fantasia, Teatro Strehler,L'isola della verità. Divagazioni fotografiche e filosofiche, lettura scenica di Roberto Mordacci, Anna Traini e Maria Grazia Stepparava, Cluster Isole, Mare e Cibo, Padiglione P03-Expo Milano  (Rho-Fiera), Kant e il mare, lettura scenica di Roberto Mordacci e Francesca Ria, agosto  Opere:“Bio-etica della sperimentazione,” FrancoAngeli, Milano; “Salute e bioetica,” Einaudi, Milano; con G. de Wert, R. ter Meulen e M. Tallacchini. “Una introduzione alle teorie morali,” Feltrinelli, Milano,  La vita etica e le buone ragioni, Bruno Mondadori, Milano, “Ragioni personali, ragione inter-personali: Saggio sulla normatività morale,” Carocci, Milano, Elogio dell'Immoralista, Bruno Mondadori, Milano; Rispetto, Raffaello Cortina, Milano . Bioetica, Bruno Mondadori, Milano . L'etica è per le persone, San Paolo, Cinisello Balsamo . Al cinema con il filosofo. Imparare ad amare i film, Mondadori, Milano . La condizione neomoderna, Einaudi, Torino, . Ritorno a utopia, Laterza, Bari, . Note  Università Vita-Salute San Raffaele, su unisr. Governo/bioetica , su governo.  Roberto Mordacci, su Le Università per Expo,Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, su cnr.  Organi della società | SIFM, su sifm. Intervista a L'accento di Socrate, su laccentodisocrate.  Rai 1, Cinematografo estate, su rai.tv.  Scienza e etica: in uscita la nuova rivista della Fondazione Veronesi, su Fondazione Umberto Veronesi.  Chi siamo  su scienceandethics.fondazioneveronesi. Feeding the Mind: Expo-Bicocca Conversation Hour, su unimib. Lettura scenica de "I Sensi del Mare", su//elbareport. 1 PearsonImparare sempre [collegamento interrotto], su pearson. 1º agosto .  BioeticaMordacci RobertoeBookMondadori BrunoSai cos'è?FilosofiaePubIBS, su ibs.  UNIVERSO FILOSOFIA L'etica è per le personeEdizioni San Paolo, su edizionisanpaolo. AL CINEMA CON IL FILOSOFO.  Riflessioni sul senso della vita intervista di Ivo Nardi, sito "Riflessioni", settembre . Ci vuole più rispetto intervista a Roberto Mordacci, Famiglia Cristiana. Ma l'etica non è un'intrusa, intervista a Roberto Mordacci, Avvenire, Ora smettiamola di parlare inglese, intervista a Roberto Mordacci, Il Giornale.

 

MICHELSTÄDTER. (Gorizia). Filosofo. Grice: “It’s difficult to grasp Michelsteadter’s implicature: his study on ‘persuasion’ is brilliant – he was a close reader of Plato, and he uses figurative language, as ‘il giovane divino.’ My favourite is his account of the persuasive rhetoric of Cicero.” Grice: “Michelsteadter plays with the etymology of persuasion, which is cognate with ‘suave,’ as it should – sweet talk, we should say – which I could make into a maxim which would not be strictly ‘conversational’ unless under the category of modus – ‘be sweet’ –But the sweetness applies in general to my framework: the emissor aims to be sweet if he is going to try to influence the other, and will be influenced by a sweeter co-emissor.”  essential Italian philosopher. Ultimo di quattro figli, da un'agiata famiglia di origini ebraiche. Il padre, Alberto, dirige l'ufficio goriziano delle Assicurazioni Generali ed è presidente del Gabinetto di Lettura goriziano. È un uomo colto, autore di scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle usanze tradizionali ebraiche, ma solo formalmente, per rispetto borghese: egli è, anzi, un laico, un «tipico rappresentante della mentalità materialistica dell'Ottocento». L'ebraismo non sembra quindi incidere molto sulla formazione culturale di Carlo, che scoprirà solo più tardi e con non poca meraviglia di avere un antenato cabalista. Tra gli altri membri della famiglia è da ricordare Carolina Luzzatto, prima donna italiana ad aver diretto un quotidiano.  Iscritto al severo Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida Bildung asburgica. Con le traduzioni dal greco e dal latino il giovane Michelstaedter ha i primi approcci con la speculazione filosofica. A iniziarlo sono il suo professore di filosofia, Richard von Schubert-Soldern, fautore del solipsismo gnoseologico, secondo il quale tutto il sapere va ricondotto alla sfera del soggetto; e l'amico Enrico Mreule, ex compagno di classe, che gli fa conoscere Il mondo come volontà e rappresentazione, di cui resterà traccia soprattutto ne La Persuasione e la Rettorica. Nella soffitta di Nino Paternolli, oltre a Schopenhauer, leggerà e discuterà, con gli amici Nino e Rico, i tragici e i presocratici, Platone, il Vangelo e le Upanishad; e poi ancora Petrarca, Leopardi, Tolstoj, e l'amatissimo Ibsen.  Conclusi nel 1905 gli studi ginnasiali, Carlo progetta di iscriversi a giurisprudenza; in seguito abbandona l'idea e si iscrive alla facoltà di matematica dell'Vienna. Ma l'anima è giàper dirla con Leopardi«nel primo giovanil tumulto» verso un altrove ch'egli non riesce a riconoscere nella ferrea logica matematica. Si iscrive al corso di Lettere dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, città in cui vivrà per quasi quattro anni e dove conoscerà, fra gli altri, Gaetano Chiavacci, futuro curatore delle sue Opere, e Vladimiro Arangio-Ruiz, in seguito noto filosofo accademico. Continua a ritrarre, fra tratto espressionistico e schizzo caricaturale, la varia umanità in cui s'imbatte, sia nei mesi di studio che nei periodi di vacanza al mare e in montagna. Scrive moltissimo, in modo quasi ossessivo, dalle lettere ai familiari (in particolare alla sorella Paula) alle recensioni di drammi teatrali. Nel 1909 un evento luttuoso segna la sua vita: la morte, per suicidio, del fratello Gino (di dieci anni più vecchio), emigrato a New York. Due anni prima si era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia Baraden. Nell'ottobre dello stesso anno l'amico Enrico Mreule parte per l'Argentina. Questa partenza è segnata da un evento significativo, una sorta di passaggio del testimone: Carlo si fa consegnare da Rico la pistola che portava sempre con sé.  Tra il 1909 e il 1910, completati gli esami, ritorna a Gorizia e inizia la stesura della tesi di laurea, assegnatagli dal docente di letteratura greca, Girolamo Vitelli, concernente i concetti di persuasione e di retorica in Platone e Aristotele. La sua attività è febbrile: oltre alla Persuasione scrive anche la maggior parte delle Poesie e alcuni dialoghi, tra cui spicca il Dialogo della salute. Il suo isolamento diventa pressoché totale, mangia pochissimo e dorme per terra, come un asceta; vede solo la sorella e il cugino Emilio. Comunica al padre che dopo la tesi «non avrebbe fatto il professore, ma che appena laureato sarebbe andato al mare», forse a Pirano o a Grado. Dopo un diverbio con la madre, impugna la pistola lasciatagli da Enrico Mreule e si toglie la vita. Sul frontespizio della tesi aveva disegnato una "fiorentina", una lampada ad olio, e aggiunto in greco: apesbésthen, «io mi spensi».  Amici e parenti pubblicarono le sue opere e raccolsero i suoi scritti, ora alla Biblioteca Civica di Gorizia.  Michelstaedter è sepolto nel cimitero ebraico di Valdirose (Rožna Dolina), oggi nel comune sloveno di Nova Gorica, a poche centinaia di metri dal confine con l'Italia.  Pensiero  Una foto di Carlo Michelstaedter Magnifying glass icon mgx2.svgLa Persuasione e la Rettorica. La breve vita di Michelstaedter scorrecome risulta dall'Epistolarioall'insegna di una volontà di vivere continuamente illuminata dal desiderio di un altrimenti e di un altrove metafisico che fa di lui, già in giovane età, un impulsivo, un irrequieto esploratore di linguaggi e di mezzi espressivi, capace di spaziare dalla pittura alla poesia passando per le ripide vette della filosofia. Nell'apologo dell'aerostato incluso ne La Persuasione e la Rettorica, l'essenza del pensiero occidentale, la rettorica, viene fatta risalire da Michelstaedter a un "parricidio": quello di Aristotele nei confronti di Platone. Questi, nella metafora costruita da Michelstaedter, escogita un mechánema, una macchina volante per abbandonare il "peso" del mondo e giungere all'Assoluto. Maestro e discepoli riescono a librarsi negli alti spazi del cielo, ma restano a metà strada, fra una mera contemplazione dell'essere e del tempo e la nostalgia della terra e delle cure mondane. A riportarli sulla terra ci pensa allora un discepolo più scaltro e intraprendente degli altri, Aristotele, il quale, tradendo il maestro, fa scendere il mechánema restituendo così a tutti «la gioia d'aver la terra sicura sotto i piedi» (La persuasione e la rettorica115). Questa nostalgia del mondo intelligibile platonico fa quindi di Michelstaedter un discepolo di Schopenhauer, più che di Nietzsche.  La costituzione della metafisica è per lui una storia di "rettorici" tradimenti, la vicenda di una verità dai grandi "persuasi" tanto proclamata agli uomini quanto da questi disattesa e inascoltata. «Quanto io dico», scrive Michelstaedter ne La persuasione e la rettorica, «è stato detto tante volte e con tale forza che pare impossibile che il mondo abbia ancor continuato ogni volta dopo che erano suonate quelle parole. Lo dissero ai Greci Parmenide, Eraclito, Empedocle, ma Aristotele li trattò da naturalisti inesperti; lo disse Socrate, ma ci fabbricarono su 4 sistemi... lo disse Cristo, e ci fabbricarono su la Chiesa». La persuasione è la visione propria di chi ha compreso la tragicità della finitezza e ad essa vuol tener fermo, senza ricorrere a quegli «empiastri»i kallopísmata órphnes, gli «ornamenti dell'oscurità»che possano lenire il dolore scatenato da tale consapevolezza. L'essere è finitezza che si rivela solo nella dimensione tragica di una presenza abbacinante, ma gli uomini rigettano questa tragica consapevolezza ottundendosi, pascalianamente, nel divertissement. Persuaso è chi ha la vita in sé, chi non la cerca alienandosi nelle cose o nei luoghi comuni della società perdendo l'irrinunciabile hic et nunc del proprio esserci, ma riesce «a consistere nell'ultimo presente», abbandonando quelle illusioni di sicurezza e di conforto che avviluppano chi vive abbagliato dalle illusioni create dal potere, dalla cultura, dalle dottrine filosofiche, politiche, sociali, religiose. È questa «la via preparata» dalla quale a tutti fa comodo non discostarsi troppo; è questo restare perennemente attaccati alla vitala philopsychìaa far sì che la "rettorica" trionfi sempre. La vita, soffocata dalla ricerca dei piaceri, della potenza, finanche dalla presunzione filosofica di possedere la via e quindi la vita stessa, non vive, perché in ogni istante ciascuno rimane avvolto dalle cure per ciò che non è ancora o dal rimpianto per ciò che non è più, mancando sempre l'attimo decisivo, quello che i greci chiamavano kairós, il tempo propizio. Perciò nella vita facciamo esperienza della morte, di quella «morte nella vita» cantataquasi una danse macabrenel Canto delle crisalidi: «Noi col filo / col filo della vita / nostra sorte / filammo a questa morte».  Il pensiero di Michelstaedter procede di conseguenza, per liberare il potenziale di tragicità dell'esistenza, attraverso violente contrapposizioni concettuali (persuasione-rettorica, vita-morte, piacere-dolore), senza alcun tentativo di mediazione dialettica. Michelstaedter respinge, con un gesto iniziatico, l'idea di costruire una dottrina sistematica della persuasione e della salute, in quanto «la via della persuasione non è corsa da 'omnibus', non ha segni, indicazioni che si possano comunicare, studiare, ripetere. Ma ognuno ha in sé il bisogno di trovarla e nel proprio dolore l'indice, ognuno deve nuovamente aprirsi da sé la via, poiché ognuno è solo e non può sperar aiuto che da sé: la via della persuasione non ha che questa indicazione: non adattarti alla sufficienza di ciò che t'è dato». La salvezza individuale è possibile solo in una singolarità irripetibile, irriducibile, concentrata in sé.  Il solipsismo di Michelstaedter è perciò radicale: non ci sono vie, non ci sono cammini, c'è solo il viandante che nel deserto dell'esistenza è «il primo e l'ultimo», crocefisso al legno della propria sufficienza e schiacciato dalla croce di falsi bisogni. Poiché il mondo è negatività assoluta, al pensiero non resta che negare questa stessa negatività rifiutando i dati dell'immanenza: «Solo quando non chiederai più la conoscenza conoscerai, poiché il tuo chiedere ottenebra la tua vita». Si tratta di una sentenza di sapore quasi buddistico: non a caso Mreule enfatizzerà la figura dell'amico descrivendolo come «il Buddha dell'occidente».  Produzione artistica La produzione poetica e quella pittorica di Michelstaedter possono essere considerate un prolungamento e un completamento di questo sentimento tragico e mistico. Come nel verso poetico egli tenta di esprimere l'inesprimibile, di dire con parole ciò che sfugge al sistema di segni codificato e perciò già da sempre istituito retoricamente, così nel segno pittorico, nello schizzo rapido e scherzoso come nel ritratto composto e meditato, traluce l'impossibilità di giungere a quella che Parmenide chiamava «la ben rotonda verità»: non siamo giocati solo dalle parole, ma anche dalle immagini di una realtà fatta di colori e di forme che ci sfuggono nella loro immediatezza e alterità, «come chi vuol veder sul muro l'ombra del proprio profilo, in ciò appunto la distrugge». Anche l'arte e la poesia, come la retorica filosofica, si rivelano infine per quello che sono: fragili orpelli di cui si orna l'oscurità dell'essere e che ogni linguaggio escogitato dall'uomo sarà sempre impotente a esprimere.  Opere Opere, G. Chiavacci, Sansoni, Firenze, Scritti scolastici, Sergio Campailla, Gorizia, Opera grafica e pittorica, Sergio Campailla, Gorizia, Il dialogo della salute e altri dialoghi, Sergio Campailla, Adelphi, Milano Poesie, Sergio Campailla, Adelphi, Milano, La Persuasione e la Rettorica, Vladimiro Arangio-Ruiz, Formiggini, Genova, edizione critica Sergio Campailla, Adelphi, Milano poi, con le Appendici critiche, ivi,). Epistolario, Sergio Campailla, Adelphi, Milano nuova edizione riveduta e ampliata, ivi,  Parmenide ed Eraclito. Empedocle, SE, Milano, L'anima ignuda nell'isola dei beati. Scritti su Platone, David Micheletti, Diabasis, Reggio Emilia,  Dialogo della salute. E altri scritti sul senso dell'esistenza, a cura e con un saggio introduttivo di G. Brianese, Mimesis, Milano, La melodia del giovane divino, Sergio Campailla, Adelphi, Milano  La persuasione e la rettorica, edizione critica, A. Comincini, Joker, . Note Michelstaedter-Winteler, Appunti per una biografia di Carlo Michelstaedter  Michelstaedter si riferisce, nell'Epistolario, al bonno Isacco Samuele Reggio, 1784-1855, confondendolo con il padre di questo, Abram Vita Reggio  S.Campailla, Il segreto di Nadia B., Marsilio, . Da articoli di cronaca americani dell'epoca, si apprende che il suicidio avvenne con un colpo di pistola alla tempia destra.  La persuasione e la rettorica35  La persuasione e la rettorica89  Poesie54  La persuasione e la rettorica104  Opere781  C. Magris, Un altro mare95  Il dialogo della salute,  63-64  Biografie e studi critici Acciani Antonia, Il maestro del deserto. Carlo Michelstaedter, Progedit, Bari 2005. Arbo Alessandro, Carlo Michelstaedter, Studio Tesi, Pordenone 1996 (Civiltà della memoria 20). 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Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Michelstaedter: retorica e persuasione," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

MIGLIO. (Como). Filosofo. Grice: “Berlin, who thought was a philosopher, ended up lecturing on the history of ideas, i. .e. ideology – Miglio defines ideology so simply that would put Berlin to shame: an ideology is what politicians propagate to reach or buy consensus!” --  essential Italian philosopher. Sostenitore della trasformazione dello Stato italiano in senso federale o, addirittura, confederale, fra gli anni ottanta e i novanta è considerato l'ideologo della Lega Lombarda, in rappresentanza della quale fu anche senatore, prima di "rompere" con Umberto Bossi dando vita alla breve stagione del Partito Federalista.   Polo scolastico "Gianfranco Miglio" ad Adro. Costituzionalista e scienziato della politica, fu senatore della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.  Ha insegnato presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ove fu preside della Facoltà di Scienze politiche dal 1959 al 1989. È stato allievo di Alessandro Passerin d'Entrèves e Giorgio Balladore Pallieri, sotto la cui docenza si è formato sui classici del pensiero giuridico e politologico.  Colpito da ictus nel 2000, non si riprese e morì ottantatreenne nella sua stessa città natale, Como, circa un anno dopo. Il funerale si tenne a Domaso, sul Lago di Como, comune d'origine del padre e sede di una villa nella quale il professore si rifugiava spesso; in seguito Miglio è stato tumulato nel locale cimitero, a fianco dei membri della sua famiglia.   Laureatosi in Giurisprudenza all'Università Cattolica nel 1940 con la tesi, “Origini e i primi sviluppi delle dottrine giuridiche internazionali pubbliche nell'età moderna”, evitò l'arruolamento per la Seconda guerra mondiale a causa di un difetto uditivo congenito, e poté divenire assistente volontario alla cattedra di Storia delle dottrine politiche, che d'Entreves tenne sino alla fine degli anni quaranta nella medesima università.  Libero docente, si dedicò negli anni cinquanta allo studio delle opere di storici e giuristi, soprattutto tedeschi: dai quattro volumi del Deutsche Genossenschaftsrecht di Otto Von Gierke, ai saggi di storia amministrativa di Otto Hintze, alcuni dei quali, negli anni seguenti, vennero tradotti in italiano dal suo allievo e ferrato germanista  Schiera (O. Hintze, Stato e società, Zanichelli).  Fu di quegli anni l'incontro di Miglio con l'immensa produzione scientifica di Weber: il professore comasco fu uno dei primi ad aver studiato a fondo “Economia e Società”, l'opera più importante del sociologo tedesco che era stata completamente trascurata in Italia.  Sviluppo del lavoro scientifico Miglio storico dell'amministrazione Alla fine degli anni cinquanta, Miglio fondò con il giurista Feliciano Benvenuti l'ISAP Milano (Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica), ente pubblico partecipato da Comune e Provincia di Milano, di cui ricopri per alcuni anni la carica di vicedirettore. In un saggio memorabile intitolato Le origini della scienza dell'amministrazione (1957), il professore comasco descriveva con elegante chiarezza le radici storiche della disciplina. L'interesse per il campo dell'amministrazione era dovuto in quegli anni alle politiche pianificatrici che gli stati andavano conducendo per l'incremento della crescita economica.  La Fondazione italiana per la storia amministrativa Ben presto Miglio sentì tuttavia l'esigenza di studiare in modo più sistematico la storia dei poteri pubblici europei e, negli anni sessanta, costituì la Fondazione italiana per la storia amministrativa: un istituto le cui ricerche vennero condotte con rigoroso metodo scientifico. A tal proposito, il professore aveva appositamente preparato per i collaboratori della fondazione uno schema di istruzioni divenuto famoso per chiarezza e organicità. In realtà, fondando la F.I.S.A. Miglio si era posto l'ambizioso obiettivo di scrivere una storia costituzionale che prendesse in esame le amministrazioni pubbliche esistite in luoghi e tempi diversi: in tal modo egli sarebbe riuscito a tracciare una vera e propria tipologia delle istituzioni dal medioevo all'età contemporanea, al cui interno sarebbero stati indicati i tratti distintivi o, viceversa, gli elementi comuni di ogni potere pubblico. Ma v'era un'altra ragione che aveva indotto Miglio a studiare i poteri pubblici in un'ottica, come scriveva lui stesso, analogico-comparativa. Servendosi di un metodo scientifico che Hintze aveva parzialmente seguito nella prima metà del Novecento, il professore comasco intendeva definire l'evoluzione storica dello stato moderno, storicizzando in tal modo le stesse istituzioni contemporanee.  Gli Acta italica La fondazione pubblicava tre collezioni: gli Acta italica, l'Archivio (diviso in due collane: la prima riguardante ricerche e opere strumentali, la seconda dedicata alle opere dei maggiori storici dell'amministrazione) e gli Annali. Tra i più autorevoli lavori storici pubblicati nell'Archivio, si ricordano il volume sui comuni italiani di Goetz e il famoso saggio di Vaccari sulla territorialità del contado medievale. Nella prima serie alcuni giovani studiosi poterono invece pubblicare le loro ricerche di storia delle istituzioni: Gabriella Rossetti, allieva dello storico Cinzio Violante, vi diede alle stampe un approfondito studio sulla società e sulle istituzioni nella Cologno Monzese dell'Alto Medioevo; Adriana Petracchi pubblicò la prima parte di un'interessante ricerca sullo sviluppo storico dell'istituto dell'intendente nella Francia dell'ancien régime; occorre inoltre ricordare il poderoso volume di Pierangelo Schiera sul cameralismo tedesco e sull'assolutismo nei maggiori stati germanici. Su tutt'altro piano si poneva invece la collezione della F.I.S.A. denominata Acta italica: al suo interno dovevano essere pubblicati i documenti relativi all'amministrazione pubblica degli stati italiani preunitari: è probabile che l'ispirazione per quest'ultima serie fosse venuta a Miglio dallo studio delle opere di Hintze: verso la fine del XIX secolo, lo storico tedesco aveva infatti scritto alcuni saggi sull'amministrazione prussiana pubblicandoli negli Acta borussica, un'autorevole collana che raccoglieva le fonti storiche dello stato degli Hohenzollern.  L'edizione dei lavori della commissione Giulini Tra i volumi degli Acta italica, occorre ricordare l'edizione dei lavori della Commissione Giulini curata da Nicola Raponi nel 1962, uno studio cui Miglio tenne molto e di cui si servì, molti anni dopo, per la stesura del celebre saggio su “Vocazione e destino dei lombardi” (in  La Lombardia moderna, Electa, ripubblicato in Miglio, Io, Bossi e la Lega, Mondadori). La commissionei cui lavori avevano avuto luogo a Torino sotto la presidenza del nobile milanese Cesare Giulini della Portaaveva il compito di elaborare progetti di legge che sarebbero entrati in vigore in Lombardia nel periodo immediatamente successivo alla guerra. Cavour, che in quegli anni ricopriva la carica di primo ministro, voleva che il governo, nel sancire l'annessione dei nuovi territori al Piemonte di Vittorio Emanuele, mantenesse separati gli ordinamenti amministrativi delle due regioni, lasciando che in Lombardia continuassero a sussistere una parte delle istituzioni austriache esistenti.  Il saggio Le contraddizioni dello stato unitario Nel saggio magistrale Le contraddizioni dello stato unitario (1969) scritto in occasione del convegno per il centenario delle leggi di unificazione, Miglio prese in esame gli effetti devastanti che l'accentramento amministrativo aveva provocato nel sistema politico italiano. La classe politica italiana non fu capace di elaborare un ordinamento amministrativo che consentisse allo stato di governare adeguatamente un territorio esteso dalle Alpi alla Sicilia. Ricorrendo a una felice similitudine, il professore scrisse che la scelta di estendere le norme piemontesi a tutta Italia fu come "far indossare a un gigante il vestito di un nano". Secondo Miglio, i nostri "padri della patria", spaventati dalle annessioni a cascata e dalle circostanze fortunose in cui era avvenuta l'unificazione, preferirono conservare ottusamente gli istituti piemontesi, costringendo la stragrande maggioranza degli italiani ad essere governati da istituzioni che, oltre ad essere percepite come "straniere", si rivelarono palesemente inefficienti.  Nel saggio, Miglio aveva però messo in luce un altro dato fondamentale; il professore scrisse che il paese, quantunque fosse stato formalmente unito dalle norme piemontesi, continuò nei fatti a restare diviso ancora per molti anni: le leggi, che il Parlamento emanava dalle Alpi alla Sicilia, venivano infatti interpretate in cento modi diversi nelle regioni storiche in cui il Paese continuava, nonostante tutto, ad essere naturalmente articolato. Era il federalismo che, negato alla radice dalla classe politica liberal-nazionale in nome dell'unità, si prendeva ora la rivincita traducendosi in forme evidenti di "criptofederalismo".[senza fonte]  Miglio e Otto Brunner Furono inoltre fondamentali, nella formazione del professor Miglio, i lavori dello storico austriaco Otto Brunner: di questo eminente studioso di storia medievale Miglio non solo fece tradurre svariati saggi (O.Brunner, Per una nuova storia costituzionale e sociale, Vita e Pensiero 1970), ma promosse anche la pubblicazione dell'opera monumentale Land und Herrschaft: in questo lavorouscito per la prima volta nel 1939Brunner aveva preso in esame la costituzione materiale degli ordinamenti medievali, ponendo in evidenza i numerosi elementi di diversità tra la civiltà dell'età di mezzo e quella moderna, soprattutto nel modo di concepire il diritto.  La traduzione di Land und Herrschaft, affidata inizialmente alle cure di Emilio Bussi, sarebbe dovuta comparire nell'elegante collana della F.I.S.A. già negli anni sessanta. Interrotto negli anni seguenti, il lavoro venne invece portato a compimento solo nei primi anni ottanta dagli allievi Pierangelo Schiera e Giuliana Nobili. Pubblicato da Giuffré con il titolo di "Terra e potere", il capolavoro di Brunner apparve negli Arcana imperii, la collana di scienza della politica di cui Miglio era divenuto direttore nei primi anni Ottanta. Il professore comasco si occupò inoltre dei contributi recati alla scienza dell'amministrazione da parte di altri due storici e giuristi tedeschi: Lorenz Von Stein e Rudolf Gneist.  La chiusura della FISA Negli anni Settanta la F.I.S.A. dovette chiudere i battenti per mancanza di fondi. Il professor Miglio, ricordando a distanza di tempo la fine di quell'autorevole collana di storia delle istituzioni, ne espose le ragioni con un breve commento: "Malgrado la sua efficienza, la F.I.S.A. ebbe vita breve: gli enti che provvedevano al suo finanziamento, non scorgendo l'utilità "politica" immediata della sua attività, strinsero i cordoni della borsa".  Miglio scienziato della politica e costituzionalista Negli anni ottanta, il degenerarsi del clima politico in Italia indusse il professor Miglio ad occuparsi di riforme istituzionali; egli intendeva contribuire in tal modo alla modernizzazione del paese. Fu così che, nel 1983, raggruppando un gruppo di esperti di diritto costituzionale e amministrativo stese un organico progetto di riforma limitato alla seconda parte della costituzione. Ne uscirono due volumi che, pubblicati nella collana Arcana imperii, vennero completamente trascurati dalla classe politica democristiana e socialista. Tra le proposte più interessanti avanzate dal "Gruppo di Milano"così venne definito il pool di professori coordinati da Migliov'era il rafforzamento del governo guidato da un primo ministro dotato di maggiori poteri, la fine del bicameralismo perfetto con l'istituzione di un senato delle regioni sul modello del Bundesrat tedesco, ed infine l'elezione diretta del primo ministro da tenersi contemporaneamente a quella per la camera dei deputati.  Secondo il gruppo di Milano, queste e numerose altre riforme avrebbero garantito all'Italia una maggiore stabilità politica, cancellando lo strapotere dei partiti e salvaguardando la separazione dei poteri propria di uno stato di diritto. Diversamente dalla F.I.S.A., la collana Arcana imperii era incentrata esclusivamente sullo studio scientifico dei comportamenti politici. Il citato volume di Brunner costituì pertanto un'eccezione perché, come si è avuto modo di accennare, esso doveva essere pubblicato negli eleganti volumi della F.I.S.A. già negli anni sessanta. All'interno della collana Arcana imperii vennero invece inseriti saggi e contributi di psicologia politica, di etologia, di teoria politica, di economia, di sociologia e di storia.  Miglio intendeva costituire un vero e proprio laboratorio dove lo scienziato della politica, servendosi dei risultati portati alla disciplina dalle diverse scienze sperimentali, fosse in grado di conseguire una formazione scientifica che si ponesse all'avanguardia; dal 1983 al 1995 vi vennero pubblicati più di trenta volumi. Si ricordano, tra gli altri: lo studio di Lorenzo Ornaghi sulla dottrina della corporazione nel ventennio fascista, l'edizione degli scritti schmittiani su  Hobbes, la pubblicazioneinterrottadi alcune opere di Lorenz Von Stein, il trattato di diritto costituzionale del tedesco Rudolph Smend. Degni di nota anche gli scritti degli economisti Ludwig Von Mises e Friedrich Von Hayek. I volumi, di squisita fattura, non poterono tuttavia eguagliare l'elegante veste tipografica di quelli pubblicati dalla F.I.S.A., ed un identico destino parve accomunare le due collane: anche in questo caso, Miglio fu infatti costretto a sospendere le pubblicazioni.  Miglio e Lorenz Von Stein Alla formazione del pensiero politico di Gianfranco Miglio contribuirono le opere sociologiche di Lorenz Von Stein e i saggi di Carl Schmitt sulle categorie del politico. Secondo Stein, in ogni comunità sono presenti due realtà irriducibili: lo stato e la società. La società è il terreno della libera iniziativa, ove gli uomini forti vincono sui deboli e tentano di stabilizzare le loro posizioni attraverso l'ordinamento giuridico; lo stato è invece il luogo ove regna il principio di uguaglianza. Per Stein esso non può che identificarsi con la monarchia: il re è infatti l'unica autorità in grado di intervenire a sostegno dei più deboli. Già a partire dalla seconda metà del Settecento i monarchi, attraverso il potere di ordinanza, erano stati in grado di modificare le costituzioni giuridiche cetuali all'interno dei loro territori, una politica ch'essi avevano potuto condurre in porto non senza grosse difficoltà, a vantaggio del bene comune: questo era accaduto soprattutto in Austria, in Prussia e in Sassonia, ma anche nella Lombardia austriaca e nel Granducato di Toscana.  È probabile che Stein, quando sosteneva che il ruolo dello stato dovesse controbilanciare quello della società, avesse in mente il riformismo illuminato delle grandi monarchie assolute di fine Settecento (la Prussia di Federico II, l'Austria di Giuseppe II). In realtà, le sue dottrine sociologiche si ponevano all'interno dello stato liberale e partivano dal presupposto che la monarchia, lungi dall'essere un potere assoluto, dovesse comunque fare i conti con il potere della società attestato nei parlamenti. Secondo Stein ogni comunità prospera solo quando stato e società sono in equilibrio, ugualmente vitali ed operanti. Anche il professor Miglio credeva che ogni comunità fosse dominata da due realtà irriducibili ma, a differenza di Lorenz Von Stein, egli non le identificava nello stato e nella società: Non lo stato, perché è una realtà storica inserita nel tempo e, come tutte le creature e specie viventi, destinata a decadere,a scomparire ed essere sostituita da altre forme di aggregazione politica; non la società perché Stein la considerava in un'ottica esclusivamente economico-giuridica e l'aveva tenuta artificiosamente separata dall'altra realtà, lo stato.  Miglio e Carl Schmitt Tornando alla formazione di Miglio, fu senza dubbio decisivo l'incontro con l'eminente giurista tedesco Carl Schmitt, le cui opere erano state in gran parte trascurate dagli intellettuali italiani. L'aiuto che Schmitt aveva finito per prestare al regime hitleriano, in particolare nel sostenere la legalità delle leggi razziali in un sistema di diritto internazionale, furono più che sufficienti per oscurare in Italia la sua imponente produzione scientifica. In realtà, i rapporti di Schmitt con il nazismo furono di breve durata: nella seconda metà degli anni trenta, il giurista di Plettenberg aveva preso definitivamente le distanze da Hitler.[senza fonte] Di Schmitt il professor Miglio apprezzò gli studi di scienza politica e di diritto internazionale: nel 1972 curò assieme a Schiera l'edizione italiana di alcuni saggi pubblicati dal Mulino con il titolo Le categorie del politico. Nella prefazione al volume, il professore si soffermò sui decisivi contributi portati da Schmitt alla scienza politologica.  L'antologia destò scalpore nel mondo accademico. Norberto Bobbio sostenne che, con quegli scritti, Miglio aveva "destabilizzato la sinistra italiana". È dall'incontro con la grande produzione scientifica di Carl Schmitt che Miglio riuscì quindi a "fabbricarsi" gli strumenti per costruire una parte importante del suo modello sociologico. Nel Begriff des Politischen, Schmitt aveva infatti scoperto che l'essenza del politico è fondata sul conflitto tra amico e nemico: è uno scontro all'ultimo sangue perché la guerra politica porta normalmente all'eliminazione fisica dell'avversario. Non a caso il giurista tedesco sostenne che l'esempio più emblematico di scontro politico fosse la guerra civile (Bürgerkrieg) tra fazioni partigiane: qui il tasso di conflittualità tra amico e nemico è sempre stato altissimo. Chi ha gli stessi amici non può che avere gli stessi nemici del proprio compagno di lotta. Si crea in altre parole un clima di solidarietà tra i membri del gruppo che è decisivo nella guerra contro i nemici. Il rapporto politico è sempre esclusivo, volto a marcare l'identità del gruppo in opposizione a quella degli altri.  Schmitt aveva inoltre scoperto che l'avvento dello stato moderno aveva portato a due risultati di eccezionale portata storica. Primo: la fine delle guerre civili all'interno del territorio (le faide e le guerre confessionali del XVI-XVII secolo) con l'annientamento del ruolo politico detenuto sino a quel momento dalle fazioni in lotta (dai partiti confessionali ai ceti). Da quel momento i sovrani furono i supremi garanti dell'ordine all'interno degli stati, territori sempre più estesi ch'essi governarono servendosi di un apparato amministrativo regolato dal diritto. Il secondo grande risultato fu per certi versi una conseguenza del primo: l'avvento dello stato moderno portò nello stesso periodo all'erezione di un sistema di diritto internazionale (ius publicum europeum) assolutamente vincolante per i paesi che vi aderirono. Anche in questo caso, il tasso di politicità (cioè l'aggressività delle parti in lotta, gli stati) venne fortemente limitato: le guerre legittime, intraprese solo dagli stati, vennero condotte da quel momento in base alle regole dello ius publicum europaeum. Si trattava quindi di conflitti a basso tasso di politicità, non foss'altro perché la vittoria di una delle parti in lotta non poteva portare in alcun modo all'annientamento dell'avversario, il cui diritto di esistenza era tutelato dal diritto e accettato da tutti gli stati.  La crisi dello ius publicum europaeum, divenuta palese alla fine della Prima guerra mondiale e acuitasi ulteriormente con lo scoppio delle guerre partigiane nei decenni successivi, resero palese a Schmitt la fine della regle de droit su cui si era fondato l'universo giuridico occidentale nei rapporti internazionali tra stati sovrani. La guerra civile e, in modo particolare, l'estrema politicizzazione avvenuta durante le guerre mondiali con la criminalizzazione degli avversari persuasero Schmitt che la fine dello ius publicum europaeum era ormai compiuta. In questo, il giurista tedesco vide soprattutto il fallimento della civiltà giuridica occidentale nel suo supremo tentativo di fondare i rapporti umani unicamente sulle basi del diritto.  Anche Miglio prese atto della fine dello ius publicum europaeum ma, a differenza di Schmitt, non credette che tale processo segnasse la fine del diritto e la vittoria definitiva delle leggi aggressive della politica. Fondando il suo originale modello sociologico, egli sostenne che tutte le comunità umane si sono sempre rette su due tipi di rapporti: l'obbligazione politica e il contratto-scambio. Ai suoi occhi, lo stato (moderno) era stato un autentico capolavoro perché, apportando un contributo decisivo alla sua costituzione, i giuristi dell'età moderna erano riusciti a regolare la politica inserendola in un compiuto sistema di norme fondato sulla razionalità del diritto, sull'impersonalità del comando e sui concetti di contratto e rappresentanza: tutti elementi appartenenti alla sfera del contratto/scambio.  Secondo il professore, il crollo dello ius publicum europeum aveva però messo in crisi la stessa impalcatura su cui si reggeva lo stato, che ora dimostrava tutta la sua storicità. Diversamente da Schmitt, che era rimasto legato all'idea dell'organizzazione statale, Miglio sosteneva che la civiltà occidentale, soprattutto dopo il 1989, stesse attraversando una fase di transizione al termine della quale lo stato verrà probabilmente sostituito da altre forme di comunità ove obbligazione politica e contratto/scambio si reggeranno in un nuovo equilibrio.  La fine dello stato e il ritorno al medioevo Con il crollo del muro di Berlino, ritenne che lo stato moderno fosse giunto al capolinea. Il progresso tecnologico e, in modo particolare, il più alto livello di ricchezza cui erano giunti i paesi occidentali lo convinsero che negli anni successivi sarebbero avvenuti cambiamenti di portata radicale, tali da coinvolgere anche la costituzione (Verfassung) degli ordinamenti politici. Secondo Miglio, lo stato avrà in futuro crescenti difficoltà nel garantire servizi efficienti alla popolazione. Ciascun cittadino, vedendo accresciuto il proprio tenore di vita in forza dell'economia di mercato, sarà infatti portato ad avere sempre meno fiducia nei lenti meccanismi della burocrazia pubblica, ch'egli riterrà inadeguata a soddisfare i suoi standard di vita.  L'elevata produttività dei paesi avanzati e la vittoria definitiva dell'economia di mercato su quella pubblica porterà in altri termini a nuove forme di aggregazione politica al cui interno i cittadini saranno desti contare in misura molto maggiore rispetto a quanto non lo siano oggi nei vasti stati in cui si trovano inseriti. Secondo il professore gli stati democratici, ancora fondati su istituti rappresentativi risalenti all'Ottocento, non riusciranno più a provvedere agli interessi della civiltà tecnologica del secolo XXI. Con il crollo del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, si creano in altri termini le premesse perché la politica cessi di ricoprire un ruolo primario nelle comunità umane e venga invece subordinata agli interessi concreti dei cittadini, legati alla logica di mercato.  La fine degli stati moderni porterà secondo Miglio alla costituzione di comunità neofederali dominate non più dal rapporto politico di comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del contratto e della mediazione continua tra centri di potere diversi: sono i nuovi gruppi in cui sarà articolato il mondo di domani, corporazioni dotate di potere politico ed economico al cui interno saranno inseriti gruppi di cittadini accomunati dagli stessi interessi. Secondo il professore, il mondo sarà costituito da una società pluricentrica, ove le associazioni territoriali e categoriali vedranno riconosciuto giuridicamente il loro peso politico non diversamente da quanto avveniva nel medioevo. Di qui l'appello a riscoprire i sistemi politici anteriori allo stato, a riscoprire quel variegato mosaico medievale costituito dai diritti dei ceti, delle corporazioni e, in particolar modo, delle libere città germaniche.  Il professore studiò a fondo gli antichi sistemi federali esistiti tra il medioevo e l'età moderna: le repubbliche urbane dell'Europa germanica tra il XII e il XIII secolo, gli ordinamenti elvetici d'antico regime, la Repubblica delle Province Unite e, da ultimo, gli Stati Uniti. Ai suoi occhi, il punto di forza risiedeva precisamente nel ruolo che quei poteri pubblici avevano saputo riconoscere alla società nelle sue articolazioni corporative e territoriali. Miglio dedicò i suoi ultimi anni allo studio approfondito di questi temi, progettando di scrivere un volume intitolato l'Europa degli Stati contro l'Europa delle città. Il libro è rimasto incompiuto per la morte del professore.  L'impegno politico diretto e il federalism. S iscrisse alla neonata Democrazia Cristiana, che lasciò nel 1959, quando divenne preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Miglio rimase comunque legato culturalmente alla DC fnell'immediato domani della Liberazione, fu tra i fondatori, a Como, del movimento federalista “Il Cisalpino”, con altri docenti dell'Università Cattolica di Milano. Ispirato alle idee di Carlo Cattaneo, il programma del “Cisalpino” prevedeva la suddivisione del territorio italiano su base cantonale, secondo il modello svizzero, con la costituzione di tre grandi macroregioni (Nord, Centro e Sud).  Il suo nome venne proposto per il conferimento del titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ma una volta informato del fatto rifiutò di accettare l'onorificenza, che venne annullata con un successivo Decreto presidenziale l'anno seguente. Si avvicinò alla Lega Nord. Eletto al Senato della Repubblica come indipendente nelle liste della Lega Nord-Lega Lombarda (da allora a Miglio fu attribuito l'appellativo lombardo di Profesùr), per quattro anni (dal 1990 al 1994) lavorò per il partito con l'intento di farne un'autentica forza di cambiamento.  In questo periodo elaborò un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale e a quella delle macroregioni o cantoni (del Nord o Padania, del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea, oltre alle cinque regioni a statuto speciale). Questa architettura costituzionale prevedeva l'elezione di un governo direttoriale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l'unità del paese.  I puntisalienti del progetto, esposti nel Decalogo di Assago del 1993, vennero fatti propri dalla Lega Nord solo marginalmente: il segretario federale, Umberto Bossi, preferì infatti seguire una politica di contrattazione con lo stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali. Il dissenso di Miglio, iniziato al congresso leghista di Assago, si acuì dopo le elezioni politiche, dove fu rieletto al Senato, quando il professore si disse non d'accordo sia ad allearsi con Forza Italia, sia a entrare nel primo governo Berlusconi. Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro delle Riforme istituzionali fosse stato scelto Francesco Speroni al suo posto.  Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po' irritato perché non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la sua candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c'era la pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per le Riforme istituzionali a lui non lo davano. (Se Miglio vorrà lasciare la strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla Lega nel '90 e che, a quell'epoca, il movimento aveva già raggranellato un sacco di consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, Miglio «pare che ponga solo un problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione di poltrone». Il giorno dopo, 16 maggio 1994, in aperto dissidio con Umberto Bossi, Miglio lascia la Lega Nord dicendo di Bossi: «Spero proprio di non rivederlo più. Per Bossi il federalismo è stato strumentale alla conquista e al mantenimento del potere. L'ultimo suo exploit è stato di essere riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornerò solo nel giorno in cui Bossi non sarà più segretario».  Nonostante ciò, moltissimi militanti e sostenitori leghisti continuarono a provare grande simpatia e ammirazione per il professore e per le sue teorie. Alcuni dirigenti della Lega tennero comunque vivo il dialogo con Miglio, in particolar modo Giancarlo Pagliarini, Francesco Speroni e il presidente della Libera compagnia padana Gilberto Oneto, al quale il professore era particolarmente legato. In particolare Miglio fu in stretti rapporti con l'ex deputato leghista Luigi Negri, col quale fondò il Partito Federalista. Eletto ancora una volta al Senato, nel collegio di Como per il Polo per le Libertà, iscrivendosi al gruppo misto.  Negli anni in cui la Lega si spostò su posizioni indipendentiste, il professore si riavvicinò alla linea del partito, sostenendo a più riprese la piena legittimità del diritto di secessione della Padania dall'Italia come sottospecie del più antico diritto di resistenza medievale.  Miglio e la mafia Nella sua originale riflessione sul contrasto tra i regimi giuridici "freddi" e "caldi" Miglio sostenne la necessità di sviluppare, all'interno delle diverse società e culture, ordini giuridici in grado di rispondere alle specifiche esigenze. In maniera provocatoria, egli giunse a dichiararsi favorevole al «mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos'è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un'assurdità. C'è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate». La sua riflessione puntava a cogliere quali fossero le ragioni profonde alla base di mafia, camorra e 'ndrangheta (insieme a ciò che genera il consenso attorno a queste organizzazioni criminali), perché solo istituzioni che sono in sintonia con la comunitànel caso specifico, che non dimentichino la centralità del rapporto personale piuttosto che impersonale nella società meridionalepossono creare una vera alternativa al presente.  Opere: “La controversia sui limiti del commercio neutrale: ricerche sulla genesi dell'indirizzo positivo nella scienza del diritto delle genti,” Milano, Ispi, “La crisi dell'universalismo politico medioevale e la formazione ideologica del particolarismo statuale moderno,” in: "Pubbl. Fac. giurispr. Univ. Padova", “La struttura ideologica della monarchia greca arcaica ed il concetto "patrimoniale" dello Stato nell'eta antica, in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “Le origini della scienza dell'amministrazione, Milano, Giuffrè,  “L'unità fondamentale di svolgimento dell'esperienza politica occidentale, in: "Rivista internazionale di scienze sociali", “I cattolici di fronte all'unità d'Italia, in: "Vita e pensiero", “L'amministrazione nella dinamica storica, in: Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica, Storia Amministrazione Costituzione, Bologna, Il Mulino, Le trasformazioni dell'attuale regime politico, in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “ Il ruolo del partito nella trasformazione del tipo di ordinamento politico vigente. Il punto di vista della scienza della politica, Milano, La nuova Europa editrice, L'unificazione amministrativa e i suoi protagonisti, Vicenza, Neri Pozza, La trasformazione delle università e l'iniziativa privata, in: Atti del I Convegno su: Università: problemi e proposte, promosso dal Rotary Club di Milano-Centro Una Costituzione in "corto circuito", in: "Prospettive nel mondo", Ricominciare dalla montagna. Tre rapporti sul governo dell'area alpina nell'avanzata eta industriale, Milano, Giuffrè,  La Valtellina. Un modello possibile di integrazione economica e sociale, Sondrio, Banca Piccolo Credito Valtellinese, Utopia e realtà della Costituzione, in "Prospettive del mondo", Posizione del problema. Ciclo storico e innovazione scientifico-tecnologica. Il caso della tarda antichità, in Tecnologia, economia e società nel mondo romano. Atti del Convegno di Como, Como, Genesi e trasformazioni del termine-concetto Stato, in Stato e senso dello Stato oggi in Italia. Atti del Corso di aggiornamento culturale dell'Università cattolica, Pescara, Milano, Vita e pensiero, Guerra, pace, diritto. Una ipotesi generale sulle regolarità del ciclo politico, in: Umberto Curi , Della guerra, Venezia, Arsenale, Una repubblica migliore per gli italiani. Verso una nuova costituzione, Milano, Giuffrè,  Le contraddizioni interne del sistema parlamentare-integrale, in: "Rivista italiana di Scienza Politica", Considerazioni sulle responsabilità, in: "Synesis, periodico dell'Associazione italiana centri culturali", Le regolarità della politica. Scritti scelti raccolti e pubblicati dagli allievi, Milano, Giuffrè,  Il nerbo e le briglie del potere. Scritti brevi di critica politica, Milano, Edizioni del Sole 24 ore, Una Costituzione per i prossimi trent'anni. Intervista sulla terza Repubblica, Roma-Bari, Laterza, Per un'Italia federale, Milano, Il Sole 24 ore, Come cambiare. Le mie riforme, Milano, A. Mondadori, Italia 1996. Così è andata a finire, con "Il Gruppo del lunedì", Collezione Frecce, Milano, A. Mondadori, ed. Oscar Saggi, Disobbedienza civile,  Milano, A. Mondadori, Io, Bossi e la Lega. Diario segreto dei miei quattro anni sul Carroccio, Milano, A. Mondadori, Come cambiare. Le mie riforme per la nuova Italia, Milano, A. Mondadori, Modello di Costituzione Federale per gli italiani, Milano, Fondazione per un'Italia Federale, Federalismi falsi e degenerati, Milano, Sperling & Kupfer, Federalismo e secessione. Un dialogo, con Augusto Antonio Barbera, Milano, A. Mondadori, Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai esistito?, con Marcello Veneziani, Firenze, Le Lettere, Le barche a remi del Lario. Da trasporto, da guerra, da pesca, e da diporto, con Massimo Gozzi e Gian Alberto Zanoletti, Milano, Leonardo arte,  L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, Vicenza, Neri Pozza, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino. Nuova edizione, pref. di Roberto Formigoni, postf. di Sergio Romano, Varese, Edizioni Lativa, Gianfranco Miglio: un uomo libero, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, Un Miglio alla libertà, audiolibro, coll. Laissez Parler, Treviglio, La Libera Compagnia PadanaLeonardo Facco Editore, 2005. , Gianfranco Miglio: gli articoli, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara,Gianfranco le interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara,  L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, pref. di Roberto Formigoni, coll. I libri di LiberoMiglio n. 1, Firenze, Editoriale Libero, Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai esistito?, con Marcello Veneziani, intr. di Marco Ferrazzoli, coll. I libri di LiberoMiglio n. 2, Firenze, Editoriale Libero, Federalismo e secessione. Un dialogo, con Augusto Antonio Barbera, coll. I libri di LiberoMiglio n. 4, Firenze, Editoriale Libero, Disobbedienza civile, coll. I libri di Libero Miglio n. 5, Firenze, Editoriale Libero, La controversia sui limiti del commercio neutrale fra Giovanni Maria Lampredi e Ferdinando Galiani, pref. di Lorenzo Ornaghi, Torino, Aragno,  Gianfranco Miglio: scritti brevi, interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, Lezioni di politica. Storia delle dottrine politiche. Scienza della politica, Bologna, Il Mulino, Davide G. Bianchi e Alessandro Vitale, Bologna, Il Mulino,Discorsi parlamentari, con un saggio di Claudio Bonvecchio, Senato della Repubblica, Archivio storico, Bologna, Il Mulino,  L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, Stefano Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati, . Considerazioni retrospettive e altri scritti, coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, Stefano Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati,  Lo scienziato della politica, coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, a cura e con intr. di Stefano Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati, .Guerra, pace, diritto, con un saggio di Massimo Cacciari, La Nuova Guerra, [S.l.Milano], Editrice La Scuola, 1 Scritti politici, Luigi Marco Bassani, pref. di Giuseppe Valditara, coll. I libri del Federalismo, Roma, Pagine, Modello di Costituzione Federale per gli italiani, pref. di Lorenzo Ornaghi, Andrea Spallino, Torino, G. Giappichelli Editore, La Padania e le grandi regioni, in: Innocenzo Gasparini, L'unità economico-sociale della Padania. In appendice: Guido Fanti, Gianfranco Miglio, con intr. e Stefano Bruno Galli, Fano, Associazione Gilberto OnetoIl Cerchio, .Carl Schmitt. Saggi, Damiano Palano, Brescia, ScholéEditrice Morcelliana, .Le origini e i primi sviluppi delle dottrine giuridiche internazionali pubbliche nell'età moderna, pref. di Lorenzo Ornaghi, intr. di Damiano Palano, Torino, Aragno, Vocazione e destino dei Lombardi, a cura e con pref. di Stefano Bruno Galli, [S.l.Milano], Regione Lombardia, Prefazioni Gilberto Oneto, Bandiere di libertà: Simboli e vessilli dei Popoli dell'Italia settentrionale. In appendice le bandiere dei popoli europei in lotta per l'autonomia, intr. di Gianfranco Miglio, Effedieffe, Milano, Gianfranco Morra, Breve storia del pensiero federalista, pref. di Gianfranco Miglio, Milano, Oscar Mondadori, Governo Provvisorio della Padania, Manuale di resistenza fiscale, pref. di Gianfranco Miglio, Gallarate, Gilberto Oneto, Croci draghi aquile e leoni. Simboli e bandiere dei popoli padano-alpini, pref. alla prima edizione di Gianfranco Miglio, Roberto Chiaramonte EditoreLa Libera Compagnia Padana, Collegno (TO). Opere su Gianfranco Miglio Alberto Sensini, Prima o seconda Repubblica? A colloquio con Aldo Bozzi e Gianfranco Miglio, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Lorenzo Ornaghi e Alessandro Vitale , Multiformità e unità della politica. Atti del Convegno tenuto in occasione del 70º compleanno di Gianfranco Miglio, Milano, Giuffrè, Giorgio Ferrari, Gianfranco Miglio. Storia di un giacobino nordista, Milano, Liber internazionale, Mario Bevilacqua, Insidia mito e follia nel razzismo di Gianfranco Miglio, in "Il rinnovamento", Alessandro Campi, Schmitt, Freund, Miglio. Figure e temi del realismo politico europeo, Firenze, Akropolis/La Roccia di Erec, Giovanni Di Capua, Gianfranco Miglio, scienziato impolitico, pref. di Giancarlo Galli, Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino, Alessandro Vitale, La costituzione e il cambiamento internazionale. Il mito della costituente, l'obsolescenza della costituzione e la lezione dimenticata di Gianfranco Miglio, Torino, CIDAS, Luca Romano , Il pensiero federalista di Gianfranco Miglio: una lezione da ricordare. Atti del Convegno di studi, Venezia, Sala del Piovego di Palazzo Ducale, Venezia, Consiglio regionale del Veneto-Caselle di Sommacampagna, Cierre, Fulco Lanchester, Miglio costituzionalista, Rivista di politica: trimestrale di studi, analisi e commenti,  Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino. Damiano Palano, Il cristallo dell'obbligazione politica in ID., Geometrie del potere. Materiali per la storia della scienza politica italiana, Milano, Vita e Pensiero. Maroni: voglio riprendere l'eredità di Gianfranco MiglioMiglioVerde, su miglioverde.eu. Bossi a sorpresa al convegno su Miglio a Domaso:"Un grande"Ciao Como, su CiaoComo, la Repubblica/politica: È morto Gianfranco Miglio, su repubblica. Ticinonline COMO: Lunedì a Domaso i funerali di Gianfranco Miglio. Riletture: Gianfranco Miglio su ariannaeditrice.  MIGLIO | il ricordo a 15 anni dalla scomparsa | Terre di Lombardia, su terredilombardia.info. Francesco D'Alessandro, Cristianesimo e cultura politica: l'eredità di otto illustri testimoni, Paoline, Gianfranco Morra, [Miglio] La vita e le opere, La Voce di Romagna, 8 agosto 5.  Il silenzio di Miglio fa paura alla Lega  Bossi: Miglio pensa solo alla poltrona  Miglio: "con Bossi è un amore finito"  Miglio torna nell'arena: è l'occasione buona  Gianfranco Miglio, Una repubblica mediterranea?, in  Un'altra Repubblica? Perché, come, quando, Laterza, Roma-Bari, Umberto Rosso, Miglio l'antropologo. 'Diverso l'uomo del Sud', in la Repubblica,  «Non mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica»TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Gianfranco Miglio, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Gianfranco Miglio, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Miglio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su senato, Senato della Repubblica.  Gianfranco Miglio, su Openpolis, Associazione Openpolis.  Registrazioni di Gianfranco Miglio, su RadioRadicale, Radio Radicale.  Istituto per la scienza dell'amministrazione pubblica, su isapistituto. Interviste Intervista sulla Secessione della Padania, 1996, su prov-varese.leganord.org. 3 novembre 2006 9 luglio 2006). Commemorazione di Miglio nel 1º anniversario della scomparsa di Alessandro Campi, su giovanipadani.leganord.org 14 maggio 2006). «Non mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica», Il Giornale, 1999, su newrassegna.camera. Interviste a Miglio sui "Quaderni della Libera Compagnia Padana" su laliberacompagnia.org. Documenti politici Sezione di approfondimento sul pensiero di Gianfranco Miglio Archiviato il 20 novembre 2009 in ., dal sito ufficiale della Lega Nord. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Miglio," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Speranza “Saturdays and Mondays”

 

mondolfo: Grice: “Mondolfo is one of the few who have focused on ‘gli eleati’ as involving a locus – pretty much as I do when I talk of Oxonian dialectic.” Grice: “Mondolfo’s study of the politics of Risorgimento is good; especially since every Englishman seemed to endorse it!” -- essential Italian philosopher. Like Grice, Mondolfo believed seriously in the longitudinal unity of philosophy and made original research on the historiography of philosophy, especially during the Eleatic, Agrigento, and later Roman periods. Rodolfo Mondolfo   Rodolfo Mondolfo. Rodolfo Mondolfo (Senigallia), filosofo. Nacque in provincia di Ancona, ultimogenito di Vito Mondolfo e Gismonda Padovani, una famiglia benestante di commercianti di origine ebraica. Suo fratello maggiore Ugo Guido (18751958) fu uno storico, membro del Partito Socialista Italiano sin dalla sua fondazione e stretto collaboratore di Filippo Turati alla rivista "Critica sociale". Anche Rodolfo aderisce alle idee marxiste e socialiste.  Tra il 1895 ed il 1899 compie gli studi universitari a Firenze, dove raggiunge il fratello, anch'egli studente dell'ateneo fiorentino, e si laurea in Lettere e Filosofia con Felice Tocco, discutendo una tesi su Condillac dal titolo: "Contributo alla storia della teoria dell'associazione", un lavoro da cui saranno poi tratti alcuni dei suoi primi saggi di storia della filosofia.  Insieme i due fratelli frequentavano un gruppo di giovani socialisti, di cui facevano parte Gaetano Salvemini, Cesare Battisti ed Ernesta Bittanti.  Fino al 1904 Mondolfo si dedica all'insegnamento nei licei nelle città di Potenza, Ferrara e Mantova.  Nel 1904 inizia la carriera universitaria con un incarico all'Padova, in sostituzione di Roberto Ardigò.  Nel 1910 si trasferisce ad insegnare Storia della filosofia all'Torino, dove rimarrà sino al 1914, anno in cui ottiene la stessa cattedra all'Bologna. Nell'immediato primo dopoguerra, a Senigallia, viene eletto consigliere comunale nelle file del Partito Socialista Italiano, al quale anch'egli aveva aderito sin dagli anni universitari, ma questo sarà l'unico incarico ufficiale ricoperto da Mondolfo nel partito. Gli anni che vanno dall'inizio del secolo al 1926 sono forse quelli in cui è più intensa e fervida l'attività letteraria e politica di Mondolfo: nel 1903 inizia infatti la sua collaborazione con la rivista "Critica Sociale", protrattasi fino al 1926, anno in cui la rivista viene soppressa dal regime fascista.  In questo stesso periodo pubblica alcune delle sue opere più importanti come i "Saggi per la storia della morale utilitaria" di Hobbes (1903) ed Helvetius (1904), "Tra il diritto di natura e il comunismo", (1909), "Rousseau nella formazione della coscienza moderna" (1912), "Il materialismo storico in F. Engels" (1912), "Sulle orme di Marx" (1919). Nel 1925 Mondolfo è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Dopo il 1926, per la soppressione della rivista a cui collabora più attivamente, e per l'inasprirsi dei controlli e delle censure poste dal regime fascista, nell'evidente impossibilità di proseguire i suoi studi sulla dottrina marxista, si dedica allo studio del pensiero filosofico greco. Ciò nonostante, pur in questo periodo, grazie alla politica di Giovanni Gentile che volle coinvolgere studiosi di diverso orientamento nell'impresa, collabora con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e scrive la voce Socialismo pubblicata nella prima edizione dell'Enciclopedia Treccani (Volume XXXI, 1936).  Nel maggio 1939, in seguito alle leggi razziali fasciste che vietavano agli ebrei di ricoprire cariche pubbliche, Mondolfo scrisse il proprio curriculum di benemerenze e vi inserì lo stesso Gentile come testimone il quale "nel 1937 ebbe a propormi per il Premio Reale di filosofia presso la R. Accademia dei Lincei". Gentile autorizzò Mondolfo a citarlo tra i testimoni e tentò inutilmente di farlo rientrare tra gli esclusi dalle leggi razziali. Costretto a lasciare l'Italia Gentile scrisse al filosofo Coriolano Alberini e lo aiutò a trovare lavoro in Argentina dove intendeva trasferirsi insieme con la moglie e i figli. Qui, nel 1940, dopo un breve periodo di incertezze, riesce ad ottenere un incarico presso l'Córdoba per un seminario di filosofia ed una cattedra di greco antico. Mondolfo scrisse in seguito a Gentile ringraziandolo per l'"amicizia fraterna".  Nel 1946 ha inizio in Argentina il periodo del regime peronista, che si protrarrà sino al 1955, e di lì a poco sarà seguito dalla dittatura militare argentina. Sono anni questi che fanno rivivere a Mondolfo molte delle spiacevoli esperienze passate in Italia durante il fascismo. Anche se in Argentina non si dedica attivamente alla vita politica, è proprio per contrasti di tipo politico con l'ambiente universitario di Córdoba che nel 1948 preferisce trasferirsi all'Tucumán, in cui ottiene la cattedra di Storia della filosofia antica che mantiene fino al 1952, anno in cui si trasferisce a Buenos Aires dove muore il 16 luglio del 1976. Il suo archivio personale è depositato in parte a Firenze presso la Fondazione di Studi Storici Filippo Turati ed in parte presso la Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano.  Opere: “Il materialismo storico in Engels,” Formiggimi, La Nuova Italia, La Nuova Italia,  “Sulle orme di Marx,” – Grice: “Whitehead used to say that metaphysics has been but footnotes to Plato; and Strawson used to say that to rob peter to pay paul you must show first that pragmatics is but footnotes to Grice!” --  Grice: “But of course a footnote is not a footprint – only similar!” – Grice: “While ‘footprint’ involves Roman pressum, ‘orma’ obviates that!” --  Cappelli, “L'infinito nel pensiero dei Greci, Felice Le Monnier, La Nuova Italia, “Problemi e metodi di ricerca nella storia della filosofia, Zanichelli, La Nuova Italia, Firenze, Milano, Bompiani, “Gli albori della filosofia in Grecia,” «La Nuova Italia», Editrice Petite Plaisance, Pistoia, . La comprensione del soggetto umano nella cultura antica, La Nuova Italia (Milano, Bompiani ). Alle origini della filosofia della cultura, Il Mulino, “Il pensiero politico nel Risorgimento italiano,” Nuova accademia, Cesare Beccaria, Nuova Accademia Editrice,. “Moralisti greci: la coscienza morale da Omero a Epicuro,” Ricciardi, “Da Ardigò a Gramsci,” Nuova Accademia, “Il concetto dell'uomo in Marx,” Città di Senigallia, “Momenti del pensiero greco e cristiano,” Morano, “Umanismo di Marx. Studi filosofici, Einaudi, “Il contributo di Spinoza alla concezione storicistica, Lacaita, Polis, lavoro e tecnica, Feltrinelli, Educazione e socialismo, Lacaita, “Gli eleati,” Bompiani, . Note  Vedi Paolo Favilli, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Fu una delle prime donne italiane a conseguire la laurea (cfr. Le donne nell'Firenze). Il 7 agosto 1899 sposò civilmente a Firenze in Palazzo Vecchio Cesare Battisti. La sorella di Ernesta, Irene, sposerà Giovanni Battista Trener, per anni collaboratore di Cesare.  Amedeo Benedetti, L'Enciclopedia Italiana Treccani e la sua biblioteca, "Biblioteche Oggi", Milano, n. 8, ottobre 200540.  Enciclopedia Treccani, vedi alla voce futuro di Cesare Medail, Corriere della Sera, 11 ottobre 200035, Archivio storico.  Rodolfo Mondolfo, «SOCIALISMO» la voce nella Enciclopedia Italiana, Volume XXXI, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936.  Paolo Simoncelli41.  Paolo Simoncelli42.  Paolo Simoncelli43.  Vedi Fabio Frosini, Il contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, riferimenti in .  Archivio Rodolfo Mondolfo. Inventari Stefano Vitali e Piero Giordanetti. Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici.  Archivio Rodolfo Mondolfo. Inventari, Stefano Vitali e Piero Giordanetti, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici, 1997. Paolo Simoncelli "Non credo neanch'io alla razza" Gentile e i colleghi ebrei, Le Lettere, Firenze,  L. Vernetti, R. Mondolfo e la filosofia della prassi, Morano,  E. Bassi, Rodolfo Mondolfo nella vita e nel pensiero socialista, Tamari, 1968. A. Santucci , Pensiero antico e pensiero moderno in Rodolfo Mondolfo, Cappelli, Bologna 1979. N. Bobbio, Umanesimo di Rodolfo Mondolfo, in Maestri e compagni, Passigli Editore, Firenze 1984. M. Pasquini, Del Vecchio, il kantismo giuridico e la sua incidenza nell'elaborazione di Rodolfo Mondolfo (1906-1909), Alfagrafica, Città di Castello, 1999. C. Calabrò, Il socialismo mite. Rodolfo Mondolfo tra marxismo e democrazia, Polistampa, Firenze 2007. E. Amalfitano, Dalla parte dell'essere umano. Il socialismo di Rodolfo Mondolfo, L'asino d'oro, Roma. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabio Frosini, MONDOLFO, Rodolfo, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Vita opere e pensiero Diego Fusaro, sito "filosofico.net". Fondo Rodolfo Mondolfo Università degli Studi di Milano. Biblioteca di Filosofia. Fondo Rodolfo Mondolfo Fondazione di Studi Storici Filippo Turati. V D M Vincitori del Premio Marzotto Filosofia Università  Università Filosofo Professore1877 1976 20 agosto 16 luglio Senigallia Buenos Aires  -- Italiani emigrati in Argentina -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Mondolfo, e la filosofia greco-romana," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

MONFERRATO. (Casale Monferrato). Filosofo. Autore di opere di teologia e scienza e legato pontificio. Entrò nell'ordine francescano nella provincia genovese. Fu docente presso lo studio francescano di Assisi dal 1335 al 1340.  Circa nel 1346 scrisse il trattato Quaestio de velocitate motus alterationis, ispirato alle dottrine di Richard Swineshead e di Nicola d'Oresme, e successivamente pubblicato a Venezia nel 1505. In esso presentò un'analisi grafica del movimento dei corpi uniformemente accelerati. La sua attività di insegnamento in fisica matematica influenzò gli studiosi che operarono all'Padova e, si crede, possa aver infine influenzato il pensiero scientifico di Galileo Galilei che ripropose idee simili più di due secoli dopo.  Note  ‘Giovanni da Casale’, Enciclopedie on line, Treccani. Filosofia Filosofo del XIV secoloTeologi italiani Casale MonferratoStoria della scienza

 

MONTE. (Pesaro). Filosofo. Grice: “I like to illustrate a ‘scientific revolution’ with Del Monte’s refutation on the equilibrium controversy, since it involves a lot of analyticity that only a philosopher can digest!” -- essential Italian philosopher. Il marchese Guidubaldo Bourbon Del Monte (Pesaro), filosoMecanicorum liber, Suo padre, Ranieri, originario da un famiglia benestante di Urbino, discendente dalla schiatta dei Bourbon del Monte Santa Maria, fu notato per il suo ruolo bellico e fu autore di due libri sull'architettura militare. Il duca di Urbino, Guidobaldo II della Rovere, gli attribuì, per meriti, il titolo di Marchese del Monte, dunque la famiglia divenne nobile solo un generazione prima di Guidobaldo. Alla morte del padre, ottenne il titolo di Marchese.  Guidobaldo studiò matematica a Padova. Mentre era lì, strinse una grande amicizia con Tasso. Guidobaldo poi combatté nel conflitto in Ungheria, tra l'impero degli Asburgo e l'Impero Ottomano. Al termine della guerra, tornò nella sua tenuta a Mombaroccio, vicino Urbino, dove passava i giorni studiando matematica, meccanica, astronomia e ottica. Studiò matematica con l'aiuto di Commandino.  Divenne amico di Baldi, che fu anch'esso studente di Commandino. Ispettore delle fortificazioni del Granducato di Toscana, pur continuando a risiedere nel Ducato di Urbino.  In quegli anni, Del Monte corrispondeva con numerosi matematici inclusio Contarini,  Barozzi e Galilei  e con alcuni di loro si dice abbia avuto anche relazioni più che professionali.  L'invenzione per la costruzione di poligoni regolari e per dividere in un numero determinato di segmento qualsiasi linea fu incorporata come caratteristica del compasso geometrico e militare di Galileo. Proprio fu fondamentale nell'aiutare Galilei nella sua carriera universitaria, che a 26 anni era un promessa ma disoccupato. Del Monte raccomandò il toscano al suo fratello Cardinale, che a sua volta parlò con il potente Duca di Toscana, Ferdinando I de' Medici. Sotto la sua protezione, Galileo ebbe una cattedra di matematica all'Pisa. Guidobaldo divenne un amico fidato di Galileo e lo aiutò nuovamente quando dovette necessariamente fare domanda per poter insegnare matematica all'Padova, a causa dell'odio e della macchinazione di Giovanni de' Medici, un figlio di Cosimo de' Medici, contro Galileo. Nonostante la loro amicizia, Guidobaldo fu un critico di alcune teorie di Galileo, come quella relativa alla legge dell'isocronismo delle oscillazioni.  Guidobaldo scrisse un importante libro sulla prospettiva, intitolato Perspectivae Libri VI, pubblicato a Pesaro nche avrà ampia diffusione nel corso del XVII. Fu sicuramente, anche secondo il parere di Galileo, uno dei massimi studiosi di meccanica e matematica del Cinquecento.   Mechanicorum liber, Pisauri. Opere: “Mechanicorum liber,” Pisauri, Girolamo Concordia, “Planisphaeriorum universalium theorica, Pisauri, Girolamo Concordia, “De ecclesiastici calendarii restitutione, Pisauri, Girolamo Concordia, “Perspectivae libri sex,” Pisauri, Girolamo Concordia, “Problematum astronomicorum libri septem,” Venetiis, Bernardo Giunta, Giovanni Battista & C Ciotti, “De cochlea,” Venetiis, Evangelista Deuchino, “Mecanicorum liber,” Venetiis, Evangelista Deuchino. Opere su Del Monte  Le mechaniche dell'illustriss. sig. Guido Vbaldo de' marchesi Del Monte: tradotte in volgare dal sig. Filippo Pigafetta, Venetia, Le mechaniche dell'illustriss. sig. Guido Vbaldo de' marchesi Del Monte: tradotte in volgare dal sig. Filippo Pigafetta nelle quali si contiene la vera dottrina di tutti gli istrumenti principali da mouer pesi grandissimi con picciola forza, in Venetia, appresso Francesco di Franceschi senese, Due lettere inedite di Guidobaldo del Monte a Giacomo Contarini, pubblicate ed illustrate da Antonio Favaronota, Venezia, I sei libri della prospettiva di Guidobaldo dei marchesi Del Monte dal latino tradotti interpretati e commentati da Rocco Sinisgalli, presentazione di Gaspare De Fiore, Roma,  La teoria sui planisferi universali di Guidobaldo Del Monte, Rocco Sinisgalli, Salvatore Vastola, Firenze,  Galileo (che nel frattempo era stato molto probabilmente anche suo ospite) poteva occupare la cattedra di Padova, grazie anche all’intervento del D., che nell’ambiente veneto poteva contare, oltre che sull’amicizia di un Contarini e di un Pinelli, sull’autorità e l’influenza di Giambattista Del Monte, generale delle fanterie della Repubblica": fondazionecardinalefrancescomariadelmonte/guidobaldo-del-monte/.  Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), Galilei, Le opere, t. VI, Società editrice fiorentina, Firenze. Lives of Eminent Persons, Baldwin and Cradock, A. Giostra, La stella o cometa nelle lettere di Guidobaldo dal Monte a pier Matteo Giordani, Giornale di Astronomia,  A. BecchiD. Bertoloni MeliE. Gamba (eds): Guidobaldo del Monte. Theory and Practice of the Mathematical Disciplines from Urbino to Europe, Edition Open Access, Berlin,  Galilei Guidobaldo II della Rovere Mombaroccio. Guidobaldo Del Monte, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Guidobaldo Del Monte, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Biografia di Guidobaldo Del Monte sul sito del comune di Mombaroccio, su mombaroccio.eu. The Galileo Project, su galileo.rice.edu. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Monte," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

MONTI (Urbino). Filosofo.  Studia ad Ancona e pBologna, dove si è iscritto a filosofia. Si laurea a Firenze, con Garin, con il quale  ha conseguito anche il diploma di perfezionamento. Insegna storia e filosofia al Liceo Classico "Plinio il Giovane" di Città di Castello (PG). Dal 1950 al 1959 è stato assistente di Antonio Banfi all'Università degli Studi di Milano. Fra il 1950 e il 1955 ha lavorato all'Enciclopedia dei ragazzi presso la casa editrice Mondadori.  Dal 1955 ha insegnato storia della filosofia, prima all'Università degli Studi di Milano, poi a Cagliari (1961-1962) e Bologna.  Nel 1962 è stato adottato dalla zia materna Elena Monti. Di conseguenza il suo cognome e quello dei suoi figli è diventato Rossi Monti nei documenti ufficiali. Tuttavia, poiché all'epoca il filosofo aveva già pubblicato tre libri e diversi saggi con il cognome Rossi, ha deciso per chiarezza di continuare ad utilizzare, nell'attività culturale, il solo cognome Rossi.  Dal 1966 si è definitivamente stabilito a Firenze, dove ha tenuto fino al 1999 la cattedra di storia della filosofia presso la facoltà di lettere dell'Università. professore emerito dall'Firenze.  Fra i suoi figli, Mario Rossi Monti, psichiatra, è ordinario di psicologia all'Urbino.  Attività pubblicistica Paolo Rossi si è sempre occupato di storia della filosofia e della scienza, con particolare riguardo al Cinquecento e al Seicento, pubblicando centinaia di saggi e articoli su riviste italiane e straniere. Ha curato edizioni di diversi autori, tra i quali Cattaneo (Mondadori), Bacone (UTET), Vico (Rizzoli), Diderot (Feltrinelli), Rousseau (Sansoni), e diretto diverse collane scientifiche e filosofiche per le case editrici Feltrinelli, Sansoni e La Nuova Italia. Ha diretto la collana "Storia della scienza" dell'editore Olschki insieme con il filosofo Walter Bernardi.  Ha partecipato alla direzione di varie riviste, tra le quali la Rivista di filosofia, e ai comitati di consulenza di numerose altre, tra le quali European Journal of Philosophy, Révue internationale d'histoire et méthodologie de la psychiatrie, Science in Context, Time and Society. Le collaborazioni con giornali italiani vanno dalla rubrica "Scienza e filosofia" sul settimanale Panorama alla rubrica "Storia delle idee" per il supplemento culturale La Domenica del quotidiano Il Sole 24 ore (dal 1999 alla morte).  Nel 1988 è stato eletto presidente del comitato scientifico del centro di studi filosofici "Antonio Banfi" di Reggio Emilia. È stato membro dell'Accademia Europea dal 1989 e membro onorario della Società Italiana di Psicopatologia. Nel 1997 è stato nominato presidente della «Società italiana per lo studio dei rapporti tra scienza e letteratura».  È stato uno dei promotori del "Festival della Filosofia della Scienza di Città di Castello", del quale è stato direttore scientifico negli anni 2008, 2009 e .  Pensiero Ha dedicato studi particolarmente approfonditi a Francesco Bacone(che per primo fece conoscere al pubblico italiano), ma il campo nel quale ha dato il contributo più innovativo è quello della cosiddetta "rivoluzione scientifica" del Seicento. Rossi sostiene che la scienza, a cavallo tra XVI e XVII secolo, ha vissuto un vero e proprio mutamento di paradigma. Il carattere rivoluzionario dei mutamenti nel modo di fare scienza avvenuti all'epoca di Bacone e Galileo grazie a una serie di fattori: la nuova visione della natura, non più divisa tra corpi naturali e "artificiali", la dimensione continentale (e, in prospettiva, mondiale) della nuova cultura scientifica, l'autonomia dal pensiero religioso, la pubblicità dei risultati. Un'altra importante novità fu costituita, secondo Rossi, dal formarsi di un'autonoma comunità scientifica internazionale, "una sorta di autonoma Repubblica della Scienza dove non esiste l'ipse dixit".  Si è dedicato per oltre trent'anni al tema della memoria, in chiave filosofica e storica, al quale ha dedicato nel 1991 il saggio Il passato, la memoria, l'oblio con il quale ha vinto il Premio Viareggio.  Nei suoi ultimi anni ha analizzato e denunciato l'esistenza di diverse forme di "ostilità alla scienza" (il "primitivismo" e l'"antiscienza") che, come forma di reazione allo sviluppo tecnologico e industriale, propugnano come soluzione di tutti i mali il ritorno a un mondo premoderno idealizzato e il rifiuto della razionalità. Membro del "Comitato 08" del Consiglio Nazionale delle Ricerche. È stato presidente sia della Società Filosofica Italiana sia della Società Italiana di Storia della Scienza. È stato socio corrispondente dell'Accademia Pontaniana di Napoli dal 1981, socio corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei  e socio nazionale della stessa. Riceve  la Medaglia Sarton per la storia della scienza dalla «American History of Science Society» (USA) e successivamente la Medaglia Pictet dalla «Société de Physique et d'Histoire Naturelle de Genève». Gli è stato conferito il Premio Balzan per la storia delle scienze "per i suoi decisivi contributi allo studio dei fondamenti intellettuali della scienza dal Rinascimento all'Illuminismo". La Società Psicoanalitica Italiana lo ha insignito del Premio Musatti. L'archivio e la biblioteca Paolo Rossi ha lasciato la propria collezione privata di libri e documenti alla biblioteca del Museo Galileo, che nel giugno  ne ha ricevuta una prima tranche.  Il materiale archivistico raccoglie scritti e appunti a tema storico-filosofico e storico-scientifico, relazioni tenute a convegni e conferenze, minute, bozze di stampa e materiali preparatori per pubblicazioni, documenti attinenti all'attività di docenza e divulgazione, nonché un'ampia selezione di ritagli e articoli di argomento vario tratti dalle maggiori testate italiane e una raccolta di documenti di Antonio Banfi.  Nella biblioteca privata, invece, ai numerosi testi di storia della filosofia e storia della scienza, si affiancano volumi di argomento diverso, che rispecchiano i molteplici interessi di chi li ha raccolti, così come si sono evoluti nel corso di una vita: politica, sociologia, religione, in una ricca raccolta di monografie, miscellanee e periodici.  Opere: “Giacomo Aconcio,” Milano, F.lli Bocca, “L'interpretazione baconiana delle favole antiche,” Milano, F.lli Bocca, “Francesco Bacone: dalla magia alla scienza,” Bari, Laterza, “Clavis Universalis: arti della memoria e logica combinatoria da Lullo a Leibniz,” Milano, Napoli, R. Ricciardi, “I filosofi e le machine,” Milano, Feltrinelli, Galilei, Roma-Milano, CEI-Compagnia Edizioni Internazionali, “Il pensiero di Galilei: una antologia dagli scritti, Torino, Loescher Editore, “Le sterminate antichità: studi vichiani,” Pisa, Nistri-Lischi, Storia e filosofia: saggi sulla storiografia filosofica, Torino, Einaudi, Aspetti della rivoluzione scientifica, Napoli, A. Morano, La rivoluzione scientifica: da Copernico a Newton, Torino, Loescher, Pisa, Edizioni ETS,  “Immagini della scienza,” Roma, Editori Riuniti, “I segni del tempo: storia della Terra e storia delle nazioni da Hooke a Vico,” Milano, Feltrinelli,  “I ragni e le formiche: un'apologia della storia della scienza,” Bologna, Il Mulino, “Storia della scienza moderna e contemporanea,” Torino, Utet, “La scienza e la filosofia dei moderni: aspetti della rivoluzione scientifica,” Torino, Bollati Boringhieri, “Paragone degli ingegni moderni e postmoderni,”Bologna, Il Mulino, “Il passato, la memoria, l'oblio: sei saggi di storia delle idee, Bologna, Il Mulino (Premio Viareggio) “La filosofia,” Torino, Utet, “Naufragi senza spettatore: l'idea di progresso,” Bologna, Il Mulino, “La nascita della scienza moderna in Europa,” Roma, Laterza, “Le sterminate antichità e nuovi saggi vichiani,” Scandicci, La Nuova Italia, “Un altro presente: saggi sulla storia della filosofia,” Bologna, Il Mulino, Bambini, sogni, furori: tre lezioni di storia delle idee, Milano, Feltrinelli, Il tempo dei maghi: Rinascimento e modernità, Milano, R. Cortina, Speranze, Bologna, Il Mulino, Mangiare, Bologna, Il Mulino,  Un breve viaggio e altre storie: le guerre, gli uomini, la memoria, Milano, R. Cortina. Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci. Vincitori del Premio Musatti  su Spi WebSocietà Psicoanalitica Italiana. 15 gennaio .  Inventario del Fondo archivistico , su opac.museogalileo.  Fondo librario: le monografie moderne , su opac.museogalileo.  Fondo librario: le miscellanee , su opac.museogalileo.  Fondo librario: i periodici , su opac.museogalileo.  Storia della filosofia, Storia della scienza: saggi in onore di Paolo Rossi, Antonello La Vergata e Alessandro Pagnini, Nuova Italia, Firenze, Segni e percorsi della modernità: saggi in onore di Paolo Rossi, Ferdinando Abbri e Marco Segala, Dipartimento di Studi Filosofici dell'Siena, Antonio Rainone, «Rossi Monti, Paolo» in Enciclopedia ItalianaVI Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, John L. Heilbron , Advancements of learning: essays in honour of Paolo Rossi, Firenze, L.S. Olschki, Ferdinando Abbri, Paolo Rossi, in Nuncius, «Rossi (propr. Rossi Monti), Paolo» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Paolo Rossi, un maestro, Pisa, Edizioni della Normale, Pietro Rossi, Tra Banfi e Garin: la formazione filosofica di Paolo Rossi, in Rivista di filosofia, TreccaniEnciclopedie,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Paolo Rossi Monti, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Paolo Rossi Monti, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Paolo Rossi Monti, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Registrazioni di Paolo Rossi Monti, su RadioRadicale, Radio Radicale.  Sito ufficiale Paolo Rossi, su paolorossimonti.altervista.org. Biografia dell'enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche, su emsf.rai. Rassegna stampa del sito web italiano per la filosofia, su lgxserver.uniba. Per una scienza libera, intervista a Paolo Rossi. Opere di Paolo Rossi su StoriaModerna, su stmoderna. intervista, Società Psicoanalitica Italiana, videointervista, Paolo Rossi: memoria e reminiscenza, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai. Il Fondo Rossi nella biblioteca del Museo Galileo, su museogalileo. Keywords: Vico – Refs. Luigi Speranza, “Grice e Monti: l’implicatura di Vico” – The Swimming-Pool Library.

 

MORELLI. (Milano). Filosofo. Grice: ‘I once told Austin, I don’t give a hoot what the dictionary says;’ ‘And that’s where you make your big mistake,’ his crass response was!” -- Grice: “I once told Ackrill, ‘should there be a manual of philosophy, must we follow it?’ He replied, “One thing is to know the manual, another is to know how to abide by it!”  Si laurea a Pavia  e l'anno dopo assolve all'obbligo di leva a Trieste dove presta attenzione alle problematiche relazionali dei militari nello svolgimento delle proprie mansioni; si è poi specializzato in Psichiatria presso l'Università degli Studi di Milano nel 1977.  Dal 1979 è direttore dell'Istituto Riza, gruppo di ricerca che pubblica la rivista Riza Psicosomatica ed altre pubblicazioni specializzate, con lo scopo di "studiare l'uomo come espressione della simultaneità psicofisica riconducendo a questa concezione l'interpretazione della malattia, della sua diagnosi e della sua cura". Inoltre è direttore delle riviste Dimagrire e Salute Naturale.  Dall'attività dell'Istituto Riza è sorta anche la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad indirizzo psicosomatico, riconosciuta ufficialmente dal Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica nell'ottobre del 1994.  Raffaele Morelli è anche vicepresidente della SIMP (Società Italiana di Medicina Psicosomatica).  Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive sia per la RAI sia per Mediaset (Maurizio Costanzo Show, Tutte le mattine, Matrix, ecc.) e per la radio.  Nelle sue opere ci sono molti riferimenti alle dottrine orientali.[senza fonte]  Opere Verso la concezione di un sé psicosomatico. Il corpo è come un grande sogno della mente, con Diego Frigoli e Gianlorenzo Masaraki, Milano, UNICOPLI, Milano, Edizioni Libreria Cortina, La dimensione respiratoria. Studio psicosomatico del respiro, con Gianlorenzo Masaraki, Milano, Masson Italia, Dove va la medicina psicosomatica, a cura di, Milano-Roma, Riza libri, Endas, 1982. Il sacro. Antropoanalisi, psicosomatica, comunicazione, con Erminio Gius e Carlo Tosetti, Milano, Riza-Endas, Convegno internazionale Mente-corpo: il momento unificante. Milano, Atti, e con Piero Parietti, Milano, UNICOPLI, Riza, I sogni dell'infinito, e con Franco Sabbadini, Milano, Riza, Autostima. Le regole pratiche, Milano, a cura dell'Istituto Riza di medicina psicosomatica, Il talento. Come scoprire e realizzare la tua vera natura, Milano, Riza, Ansia, con testi di Piero Parietti e Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Insonnia, con testi di Piero Parietti e Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Cefalea, con testi di Piero Parietti e Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Lo psichiatra e l'alchimista. Romanzo, Milano, Riza, Le nuove vie dell'autostima. Se piaci a te stesso ogni miracolo è possibile, Milano, Riza, Conosci davvero tuo figlio? Sconosciuto in casa. Dal delitto di Novi Ligure al disagio di una generazione, con Gianna Schelotto, Milano, Riza, Come essere felici, Milano, A. Mondadori, Cosa dire e non dire nella coppia, Milano, A. Mondadori, Come mantenere il cervello giovane, Milano, A. Mondadori, Come affrontare lo stress, Milano, A. Mondadori, Come amare ed essere amati, Milano, A. Mondadori, Come dimagrire senza soffrire, Milano, A. Mondadori, Come risvegliare l'eros, Milano, A. Mondadori, Come star bene al lavoro, Milano, A. Mondadori, Come essere single e felici, Milano, A. Mondadori,  Cosa dire o non dire ai nostri figli, Milano, A. Mondadori, La rinascita interiore, Milano, Riza, Volersi bene. Tutto ciò che conta è già dentro di noi, Milano, Riza, L'amore giusto. C'è una persona che aspetta solo te, Milano, Riza, Vincere i disagi. Puoi farcela da solo perché li hai creati tu, Milano, Riza, 2004. Felici sul lavoro. Come ritrovare il benessere in ufficio, Milano, Riza, I figli felici. Aiutiamoli a diventare se stessi, Milano, Riza, La gioia di vivere. Scorre spontaneamente dentro di noi, Milano, Riza, Essere se stessi. L'unica via per incontrare il benessere, Milano, Riza, Accendi la passione. È la scintilla che risveglia l'energia vitale, Milano, Riza, Alle radici della felicità. Editoriali dpubblicati su Riza psicosomatica, rivista mensile delle Edizioni Riza, Milano, Riza, Ciascuno è perfetto. L'arte di star bene con se stessi, Milano, Mondadori, Il segreto di vivere. Aforismi, Milano, Riza, Realizzare se stessi, Milano, Riza, Vincere la solitudine, Milano, Riza, Dimagrire senza fatica, Milano, Riza, Amare senza soffrire, Milano, Riza, Guarire con la psiche, Milano, Riza, Superare il tradimento, Milano, Riza, Dizionario della felicità, 6 voll, Milano, Riza, Non siamo nati per soffrire, Milano, Mondadori,L'autostima. Le cinque regole. Vivere la vita. Adesso, Milano, Riza, Conoscersi. L'arte di valorizzare se stessi. Via le zavorre dalla mente, Milano, Riza,  I figli difficili sono i figli migliori, Milano, Riza, Il matrimonio è in crisi... che fortuna!, Milano, Riza, Autostima, I consigli di Raffaele Morelli per un anno di felicità, Milano, Riza, Le parole che curano, Milano, Riza, Perché le donne non ne possono più... degli uomini, Milano, Riza, Le piccole cose che cambiano la vita, Milano, Mondadori, Come trovare l'armonia in se stessi, Milano, Oscar Mondadori,  Ama e non pensare, Milano, Mondadori, Curare il panico. Gli attacchi vengono per farci esprimere le parti migliori di noi stessi, con Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Non dipende da te. Affidati alla vita così realizzi i tuoi desideri, Milano, Mondadori, L'alchimia. L'arte di trasformare se stessi, Milano, Riza, Il sesso è amore. Vivere l'eros senza sensi di colpa, Milano, Mondadori, Puoi fidarti di te, Milano, Mondadori, La felicità è dentro di te, Milano, Mondadori,L'unica cosa che conta, Milano, Mondadori, La felicità è qui. Domande e risposte sulla vita, l'amore, l'eternità, con Luciano Falsiroli, Milano, Mondadori, Guarire senza medicine. La vera cura è dentro di te, Milano, Mondadori, Lezioni di autostima. Come imparare a stare beni con se stessi e con gli altri, Milano, Mondadori, .Il segreto dell'amore felice, Milano, Mondadori, La saggezza dell'anima. Quello che ci rende unici, Milano, Mondadori, .Pensa magro. Le 6 mosse psicologiche per dimagrire senza dieta, Milano, Mondadori, Vincere il panico. [Le parole per capirlo, i consigli per affrontarlo, cosa fare per guarirlo], con Vittorio Caprioglio, Milano, Mondadori, Nessuna ferita è per sempre. Come superare i dolori del passato, Milano, Mondadori, Solo la mente può bruciare i grassi. Come attivare l'energia dimagrante che è dentro di noi, Milano, Mondadori, .Breve corso di felicità. Le antiregole che ti danno la gioia di vivere, Milano, Mondadori, La vera cura sei tu, Milano, Mondadori, . Il meglio deve ancora arrivare. Come attivare l'energia che ringiovanisce, Milano, Mondadori, Il potere curativo del digiuno. La pratica che rigenera corpo e mente, con Michael Morelli, Milano, Mondadori,  Segui il tuo destino. Come riconoscere se sei sulla strada giusta, Milano, Mondadori, .Il manuale della felicità. Le dieci regole pratiche che ti miglioreranno la vita, Milano, Mondadori, .Pronto soccorso per le emozioni. Le parole da dirsi nei momenti difficili, Milano, Mondadori, .Sito Mondadori  SIMPDirettivo, simpitalia.com. 4rizaSito ufficiale dell'istituto Riza, su riza. su Internet Movie Database, IMDb.com. Grice: “Should there be a ‘dizionario della felicita,’ I would perhaps follow Austin’s advice and go through it!” –.

 

MORETTI. (Roma). Filosofo. Grice: “I like Moretti – he uses a good metaphor, ‘the wounded poet,’ unless we mean Owen, but he was more than wounded, even if that implicature is cancellable --.” Grice: “I like Moretti also because he wrote on ‘ermeneutica sensibile,’ which is exactly what I do.” Grice: “I like Moretti also because he uses ‘segnatura’ etymologically, when he writes of the ‘la segnatura romantica’ – talk of tokens!” Nasce nel borghese quartiere Trieste, primo di due fratelli. Ottiene il diploma di maturità classica presso il Liceo Giulio Cesare. Successivamente consegue una prima laurea in Giurisprudenza, con una tesi in filosofia del diritto, e, nel una seconda in filosofia, con una tesi in filosofia morale, entrambe presso l'Roma La Sapienza. È poi borsista presso l'Friburgo in Brisgovia, dove imposta un progetto di ricerca che, partendo dall'interpretazione di Heidegger, mira ad un'analisi critica delle categorie filosofico-estetiche del “romantico” in Germania, con particolare attenzione alle opere di autori del romanticismo di Heidelberg, quali Creuzer, Görres, i Fratelli Grimm e Bachofen, che contribuisce a tradurre e a far conoscere in Italia. Al suo rientro insegna dapprima materie letterarie nelle scuole medie e, in seguito, filosofia presso la Scuola germanica di Roma.  La sua ricerca si amplia poi al pensiero estetico di Novalis, di cui cura la prima edizione completa in lingua italiana della Opera filosofica; durante questo periodo consegue il dottorato di ricerca in Estetica presso l'Bologna. Vince la cattedra di professore associato di Estetica all'Bari; Professore a Napoli L’Orientale.  Redattore di Itinerari e Studi Filosofici, collabora con varie altre riviste filosofiche (Agalma, Rivista di Estetica, Studi di Estetica, aut aut, Nuovi Argomenti, Filosofia e Società, Filosofia Oggi, Estetica) e ha spesso partecipato a trasmissioni RAI su temi filosofici e a numerosi convegni .  Opere:”Heidelberg romantica. Studio sui rapporti poesia-mito-storia e arte-natura nel pre-romanticismo e in J. Görres, F. Creuzer, J. e W. Grimm, J. J. Bachofen, Itinerari, Lanciano, “Anima e immagine. Sul «poetico» in L. Klages, Aesthetica pre-print, Palermo, Nichilismo e romanticismo. Estetica e filosofia della storia fra Ottocento e Novecento, Cadmo, Roma, Hestia. Interpretazione del romanticism, Ianua, Roma, L'estetica di Novalis. Analogia e principio poetico nella profezia romantica, Rosenberg & Sellier, Torino); “La segnatura romantica. Filosofia e sentimento” (Hestia, Cernusco L.); “Il genio, il Mulino, Bologna, “Il poeta ferito.” Hölderlin, Heidegger e la storia dell'essere, Editrice La Mandragora, Imola, “Anima e immagine.” Studi su  Klages, Mimesis, Milano, Heidelberg romantica. Romanticismo tedesco e nichilismo europeo, Guida Editori, Napoli, Introduzione all'estetica del Romanticismo, Nuova Cultura, Roma,  Il genio, Morcelliana, Brescia. Per immagini. Esercizi di ermeneutica sensibile, Moretti & Vitali, Bergamo,  Heidelberg romantica. Romanticismo tedesco e nichilismo europeo, Morcelliana, Brescia, Novalis. Pensiero, poesia, romanzo Morcelliana, Brescia, Romano Guardini, Hölderlin, Giampiero Moretti, Morcelliana, Brescia. Novalis, Scritti filosofici, Fabrizio Desideri e Giampiero Moretti, Morcelliana, Brescia. J. J. Bachofen, Il matriarcato, scelta antologica con introduzione e note di Moretti, Christian Marinotti Editore, Milano, Novalis, Opera filosofica,  I, Einaudi, Torino, Un video con una trasmissione RAI del prof. Moretti  Un video con un intervento di Moretti.

 

MORI. (Cremona).  Filosofo. Grice: “I like Mori; he wrote a treatise on Stephen, better known as Virginia Woolf’s father; which reminded me of Bergmann who once called me an English futilitarian!” -- Professore a Torino e presidente della Consulta di Bioetica Onlus, un'associazione di volontariato culturale per la promozione della bioetica laica. L’etica e la bioetica con le varie problematiche connesse sono le tematiche al centro dei suoi interessi filosofici e teorici.  Mori ha studiato all’Università degli Studi di Milano, dove ha conseguito la laurea (con Andrea Bonomi e Claudio Pizzi) e il dottorato sotto la guida di Uberto Scarpelli e Mario Jori. Ha studiato due semestri all’Helsinki con G.H. von Wright, e ha un M.A. in Philosophy dalla University of Arizona, dove ha studiato con Joel Feinberg, Allen Buchanan e Jules Coleman. In Italia ha insegnato all’Università del Piemonte Orientale (Alessandria) e all’Pisa, prima di essere chiamato a Torino.  Temi di ricerca Mori ha studiato i temi della metaetica e della logica dell’etica con le problematiche della teoria etica. Ha tradotto in italiano i Metodi dell’etica di Henry Sidgwick e Etica di W.K. Frankena. È stato tra i primi in Italia a occuparsi di bioetica, nella quale ha dato contributi in tutti i principali settori, con particolare attenzione all’aborto e alla fecondazione assistita. Sollecitato dai casi Welby e Englaro ha dato contributi anche sul fine-vita a difesa dell’autonomia individuale. Per primo ha teorizzato la contrapposizione paradigmatica tra bioetica laica e bioetica cattolica, derivante dal fatto che quest’ultima propone un’etica della sacralità della vita caratterizzata da divieti assoluti, mentre l’altra avanza un’etica della qualità della vita senza assoluti e soli divieti prima facie. Infine, sin dalla fine degli anni ’70 ha prestato grande attenzione al problema della liberazione animale.  Riviste Nel 1993 Mori ha fondato Bioetica. Rivista interdisciplinare (Ananke Lab, Torino), e da allora ne è il direttore. È membro di numerosi comitati, tra cui il comitato scientifico di Notizie di Politeia, di Iride del Journal of Medicine and Philosophy e altre. Opere: “Manuale di bioetica: verso una civiltà bio-medica secolarizzata”, Le Lettere, Firenze, . Introduzione alla bioetica. temi per capire e discutere, Daniela Piazza Editore, Torino, . Il caso Eluana Englaro. La “Porta Pia” del vitalismo ippocratico ovvero perché è moralmente giusto sospendere ogni intervento, Pendragon, Bologna, Aborto e morale. Per capire un nuovo diritto, Einaudi, Torino, La fecondazione artificiale. Una nuova forma di riproduzione umana, Laterza, Roma-Bari, La fecondazione artificiale: questioni morali nell'esperienza giuridica, Giuffrè, Milano, Utilitarismo e morale razionale. Per una teoria etica obiettivista, Giuffrè, Milano, La legge sulla procreazione medicalmente assistita. Paradigmi a confronto, Net, Milano, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto, Le Lettere, Firenze, .La fecondazione assistita dopo 10 anni di legge 40. Meglio ricominciare da capo!, Ananke editore, Torino, Questa è la scienza, bellezze! La fecondazione assistita come novo modo di costruire le famiglie, Ananke Lab, Torino.

 

MORIGGI. (Milano). Filosofo. Grice: “I like it when Moriggi does substantial metaphysics; he has edited a collection on ‘why is there something rather than nothing?” – hardly rhetoric – and the subtitle is fascinating: the vacuum, the zero, and nothingness! All in Italian, to offend Heidegger!” Specializza in teoria e modelli della razionalità, fondamenti della probabilità e di pragmatism. Docente a Brescia, Parma, Milano e presso la European School of Molecular Medicine è conosciuto al grande pubblico attraverso la trasmissione TV E se domani di Rai 3 e per alcuni interventi ad altre trasmissioni. Pubblicazioni Le tre bocche di Cerbero, con E. Sindoni (Bompiani. Perché esiste qualcosa anziché nulla? Vuoto, Nulla, Zero, con P.Giaretta e G.Federspil (Itaca) Perché la tecnologia ci rende umani, con G. Nicoletti (Sironi) Connessi. Beati quelli che sapranno pensare con le macchine (San Paolo) School Rocks! La scuola spacca, con A. Incorvaia (San Paolo, ), con prefazione rap di Frankie Hi-nrg Note //wired/attualita//04/18/connessi-pensare-la- macchina-pensare-con-le-macchine/ //smau/ speakers/stefano.moriggi/  unimib.academia.edu/StefanoMoriggi  scholar. google/scholar?hl=it&q=stefano+moriggi&btnG=&lr=  Sito ufficiale, su stefanomoriggi.  Blog ufficiale, su stefanomoriggi.  Opere di Stefano Moriggi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. 

 

MOSCA. (Palermo). Filosofo. Grice: “When Austin was defending the ‘man in the street,’ he was thinking Mosca!” -- Grice: “I like Mosca; he speaks of elites – Gellner speaks of elites, too!” -- Grice: “Do Italians consider Mosca a philosopher?” – Opere: “Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare,  Appunti sulla libertà di stampa, Questioni costituzionali, Le Costituzioni modern; Elementi di scienza politica, Che cosa è la mafia, Appunti di diritto Costituzionale, Italia, Stato liberale e stato sindacale, Il problema sindacale,  Saggi di storia delle dottrine politiche, Crisi e rimedi del regime parlamentare, Storia delle dottrine politiche, Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare, Ciò che la storia potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica (Milano), Il tramonto dello Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania) Scritti sui sindacati (a cura di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi parlamentari (con un saggio di A. Panebianco, Bologna 2003). Refs.: H. P. Grice: “Mosca’s liberalism;” Luigi Speranza, "Grice e Mosca," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

MOTTA. (Vercelli). Filosofo. Grice: “If Mill’s claim to fame is to some his examination of Mill, Motta’s claim to fame is his examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della Motta. Nacque dal conte Ignazio della Motta e da Ifigenia Avogadro di Casanova, entrambi appartenenti a nobili famiglie di vassalli e visconti, i cui antenati risalgono a poco oltre il mille. Tra gli Avogadro vi fu anche Amedeo, inventore della legge sui fluidi. Il ramo degli Avogadro della Motta si estinguerà nel 1944, con la morte di Emiliano II, suo nipote.  Emiliano frequentò con profitto gli studi e si laureò in utroque iure, ma proseguì lo studio in diverse aree della teologia e della filosofia, trasformando le dimore familiari in “piccole accademie” dove giuristi, filosofi, studiosi di diritto canonico e vescovi si riunivano, per discutere vari argomenti ed approfondire la filosofia moderna e i diversi aspetti del nascente socialismo.  Il 13 agosto 1833 ricevette l'incarico, che già fu del padre e che manterrà fino al 1847, di riformatore degli studi del Vercellese e in un'epoca in cui si guardava ancora con diffidenza all'istruzione delle classi popolari, egli visitava ciclicamente le scuole d'ogni ordine, scegliendone accuratamente gli insegnanti, convinto che l'istruzione e l'educazione fossero un diritto di tutti e dovessero procedere simultaneamente.  Nel 1837 assunse la carica di Consigliere di Formigliana e continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della natia Vercelli, ove fondò la Società di Storia Patria, per incrementare gli studi sul glorioso passato della città. Nel 1843 divenne membro del Consiglio Generale del Debito Pubblico e più tardi sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua Maestà per il pubblico insegnamento”.  Nel 1852 la sua notorietà varcò i confini del Piemonte, allorché ricevette l'eccezionale invito di partecipazione alla fase preparatoria della definizione del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni ebbero un seguito fra alcuni importanti gesuiti, come il direttore de La Civiltà Cattolica, che fece dono a papa Pio IX del Saggio intorno al socialismo. Luigi Taparelli d'Azeglio, richiamandosi ad Avogadro, espresse la propria preferenza per una condanna esplicita di tali errori, da includere nella bolla di definizione del dogma, ma l'autore sollecitò apertamente la distinzione di due argomenti (definizione del dogma e condanna degli errori) dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX incaricò la Commissione, che aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di esaminare gli errori moderni e di preparare il materiale necessario per la bolla e chiese al cardinale Fornari di invitare formalmente alcuni laici a collaborare. Avogadro fu l'unico laico italiano ad essere interpellato e inviò a Roma una risposta singolare e ricca di argomentazioni. Ben presto la Commissione incaricata abbandonò la trattazione univoca dei due argomenti e la solenne definizione su Maria sarà fatta da Pio IX l'8 dicembre 1854, mentre l'esame degli errori si trascinerà per altri dieci anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico l'idea di una severa condanna.  Attività parlamentare Dall'8 dicembre 1853 al 1859 diventò membro attivo nella vita politica, quale deputato eletto nel collegio di Avigliana e operò nelle file dello stesso schieramento politico della Destra. La proposta avanzata in Parlamento di ridurre il numero delle feste, indusse Avogadro a scrivere un apposito opuscolo, per difendere la dignità dell'uomo che, in quanto essere intelligente e creativo, «senza tempo libero non vive da uomo, e mal lo conoscono gli economisti che altro non sanno procacciargli se non “lavoro e pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola, come il 17 gennaio 1857, contro il progetto di legge che prevedeva l'obbligo del servizio militare e criticò la cessione di Nizza e Savoia alla Francia, smascherando le reali intenzioni che sull'Italia nutriva l'ambiguo Napoleone III.  Riceve la decorazione della Croce di Ufficiale dei Santi Maurizio e Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a collaborare con l'Armonia, l'Unità cattolica, l'Apologista, il Conservatore, rivista quest'ultima stampata a Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e collaboratori. Morì in Torino”, come annotano diversi giornali e riviste, non ultima La Civiltà Cattolica, che gli dedicò un sentito necrologio.  Opere: “Saggio intorno al Socialismo e alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino, Zecchi e Bona); “Sul valore scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico di Rosmini” (Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra moltiforme cui soggiace per Emiliano Avogadro conte della Motta già Riformatore delle R. Scuole provinciali degli Stati Sardi, a spese della Societa Editrice Speirani e Tortone, Teorica dell'istituzione del matrimonio Parte II che tratta della guerra moltiforme cui soggiace, per E. Avogadro conte della Motta già deputato al Parlamento Subalpino, Torino, Edizione Speirani e Figli, Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, Parte III che tratta delle difese e dei rimedi, con una Appendice intorno alla ricerca del principio teorico morale generatore degli uffizi e dei doveri coniugali,” Torino, Edizione Speirani e Tortone, per Emiliano Avogadro conte della Motta deputato al Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia Speirani e Tortone, “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, Parte IV Documenti per E. Avogadro conte della Motta già deputato al parlamento nazionale, Torino, Edizione Speirani e Tortone, “Gesù Cristo nel secolo XIX, Studi religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata Concezione, “La filosofia di  Rosmini esaminata da Emiliano Avogadro-conte Della Motta, Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini, “La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi, Torino, Marietti, 1Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino, Marietti, Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi Apostoli nel mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e Paolo, Torino, Marietti, 1863. Il mese di dicembre in adorazione al Verbo Incarnato Gesu nascente e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti, Opuscoli di carattere storico-giuridico Rivista retrospettiva di un fatto seguito in Vercelli con osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De Gaudenzi, Delle feste sacre e loro variazioni nel Regno subalpino, Torino, Marietti, Quistioni di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro persone e proprietà, in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento torinese per la soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti,  Cenni sulla Congregazione degli Oblati dei SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica di S. Andrea in Vercelli e sulla proposta sua soppressione. Per un elettore Vercellese, Torino, Marietti. Parole di conciliazione sulla questione della circolare di S. E. Arcivescovo di Torino,  Del diritto di petizione e delle petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino, 1Lo statuto condanna la Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari stabilimenti religiosi, Torino, Speirani e Tortone, Alcuni schiarimenti intorno alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà religiosa, ed alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di sussistenza della Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione della legge sulle Corporazioni religiose, Torino, Speirani e Tortone, Considerazioni sugli affari dell'Italia e del Papa, Torino, Speirani e Tortone, Una quistione preliminare al Parlamento Torinese, Torino, Speirani e Tortone, Il progetto di revisione del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino, Speirani e Figli, La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive, Torino, Speirani, L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Famiglia Avogadro di Collobiano e della Motta, Angelo Ballestreri, segretario della Famiglia, presso l'Archivio Storico di Torino. Avogadro della Motta, in Enciclopedia storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti,  I, Milano, Avogadro di Vigliano F., Pagine di storia Vercellese e Biellese, in Antologia, M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi Biellesi degli Avogadro di San Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e di Motta Alciata), Estratto dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per le nozze del Conte Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro, Cremona, Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed arti, parte IV, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti,  I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie biografiche dei vercellesi illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato Subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti,  I, Firenze,  I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F., Torino, Bocca, Bonvegna G., Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel pensiero di un legittimista italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali Italiani. Rivista di studi storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione in Avogadro della Motta, in Sensus Communis,  Valentino V., E. Avogadro della Motta, un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del Papa, in Divinitas, rivista internazionale di ricerca e di critica teologica, Volumi e tesi sull'autore Bonvegna G., Emiliano Avogadro della Motta. Il pensiero filosofico-politico e la critica al socialismo, Tesi di laurea in Filosofia. Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L., Ultima parola su di una pretesa ritrattazione del Conte Emiliano Avogadro della Motta, Mortara, Cortellezzi, De Gaudenzi L., Un'asserzione delFr. Paoli D.I.D.C. riguardante il Conte Emiliano Avogadro-della Motta, tolta ad esame, Mortara, Cortellezzi,  De GaudenziG., Istruzione del vescovo di Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano, Spargella, Manacorda G., Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., E. Avogadro in Enciclopedia Cattolica,  II, Roma, Omodeo A., L'opera politica del conte di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi delL. Taparelli d'Azeglio,  XIV di Biblioteca di Storia Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede,  XXIV, Napoli Spadolini G., L'opposizione cattolica da porta Pia, Firenze, Storia del Parlamento Italiano, diretta da N. Rodolico,  IV, Palermo Traniello F., Cattolicesimo conciliarista. Religione e cultura nella tradizione Rosminiana Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino V., Il matrimonio e la vita coniugale nel pensiero di Emiliano Avogadro, Tesi di licenza in teologia presso la Facoltà teologica dell'Italia Centrale, Valentino V., Il conte Emiliano Avogadro 1798-1865. Un'introduzione alla vita e alle opere, Vercelli, Saviolo, Valentino V., Un laico tra i teologi, Vercelli, Valentino V., E. Avogadro della Motta, Il pensiero di V. Gioberti, Genova, Verucci G., E. Avogadro in Dizionario Biografico Italiano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  IV, Roma. Guido Verucci, Emiliano Avogadro della Motta, in Dizionario biografico degli italiani,  4, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Opere di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta (Avogadro), su storia.camera, Camera dei deputati. 

 

MOTTERLINI. (Milano). Filosofo. Grice: “I like Motterlini – he has written, echoing Kant, a critique of economic reason, which Stalnaker should read before saying I’m Kantian rather than Futilitarian!”  Specializzato in filosofia della scienza, economia comportamentale e neuroeconomia.  È noto per i suoi lavori in ambito psicoeconomico su processi decisionali, emozioni e razionalità umana; e per le sue ricerche in ambito epistemologico sulla razionalità della scienza e il metodo scientifico, con particolare riferimento ai contributi di Imre Lakatos e Paul Feyerabend. Attualmente è E.ON Professor in Behavior Change. Environment, Heath and Education all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milanodove è Professore di Logica e Filosofia della Scienza.  È stato Consigliere per le Scienze Sociali e Comportamentali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Laureatosi in filosofia all'Milano, dove ha portato a termine il proprio dottorato in filosofia della scienza, ha conseguito il Master of Science in Logic and Scientific Method e ottenuto il Graduate Diploma in Economics alla London School of Economics and Political Science. È stato ricercatore di economia politica e professore associato di filosofia della scienza presso l'Trento; Visiting Associate Professor al Department of Social and Decision Sciences della Carnegie Mellon di Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology della UCLA. Professore di filosofia della scienza presso l'Università Vita-Salute San Raffaele.  Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il Corriere Economia, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato per anni il blog Controvento. È stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C. Milan, fondatore e direttore di Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca di finanza comportamentale e Scientific advisor di MarketPsychData, Ls Angeles.  È direttore del CRESA (Centro di ricerca in epistemologia sperimentale e applicata), da lui fondato a Milano nel 2007 presso la facoltà di filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele. I progetti di ricerca del centro si concentrano su vari aspetti della cognizione umana, dal linguaggio al rapporto tra mente e cervello, dall'economia comportamentale alle neuroscienze cognitive della decisione, con particolare attenzione all'indagine sperimentale multidisciplinare e alle sue ricadute pratiche e applicative (per esempio nell'ambito del policy making e dell'evidence-based policy).  A inizio , ha avviato il progetto di finanza comportamentale per Schroder Italia, dal quale è nato Investimente, un test psicofinanziario al servizio di risparmiatori, promotori finanziari e private banker, per raccogliere e quindi analizzare i dati riguardanti le decisioni di investimento e i bias cognitivi nell'ambito della gestione del risparmio.  Attualmente è direttore dell'E.ON Customer Behavior Lab e Chief Behavior Officer di E.ON Italia; stesso incarico che ricopre per il Gruppo Ospedaliero San Donato.  Studi e ricerche Pro e contro il metodo I suoi primi lavori analizzano la proposta falsificazionista di Popper, rivelando le difficoltà in cui si imbatte il progetto demarcazionista e anti-induttivista. Affrontano quindi il modo in cui Imre Lakatos ha preteso superare alcune di queste difficoltà, e insieme raccogliere la ‘sfida di Duhem' circa il carattere olistico del controllo empirico, tenendo conto delle immagini che scienziati e matematici hanno avuto della loro stessa pratica e riferendosi a particolari casi storici come termine di confronto. La sua ricostruzione del progetto filosofico di Lakatos si avvale di un'originale analisi del materiale dell'Archivio Lakatos. Una selezione del quale, accompagnata da un importante apparato critico, è pubblicata in italiano Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel suo Reconstructing Lakatos (Studies in the History and Philosophy of Science) e nella monografia Imre Lakatos. Scienza, matematica e storia avanza una nuova interpretazione del progetto razionalista di Lakatos come il prodotto di una peculiare combinazione delle idee di Popper e di Hegel. Ciò è motivo della straordinaria fecondità del pensiero lakatosiano, ma anche di una inesauribile tensione al suo interno. Una tensione che viene illustrata affrontando la relazione tra filosofia della scienza e storia della scienza in riferimento alla questione della valutazione di una data metodologia in base alle 'ricostruzioni razionali' a cui essa conduce. Nell'idea che le varie metodologie vadano confrontate con la storia della scienza è contenuto il germe di una logica della scoperta in cui i canoni non siano fissati una volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi non necessariamente uguali a quelli delle teorie scientifiche.  Metodo e cognizione in economia In una fase successiva i suoi studi si sono focalizzati su questioni di metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare che combina riflessione epistemologica, scienze cognitive, ed economia sperimentale con aspetti più tecnici di teoria della scelta e della decisione individuale in condizioni d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano criticamente lo status delle assunzioni della teoria della scelta razionale, valutando l'impatto delle violazioni comportamentali sistematiche alle restrizioni assiomatiche imposte dai modelli normativi di razionalità. Avanzano quindi ragioni epistemologiche per la composizione della frattura economia e psicologia cognitiva in ambito della teoria della decisione; e suggeriscono di guardare ai recenti risultati dell'economia cognitiva in prospettiva di una nuova sintesi 'quasi-razionale' in cui i modelli neoclassici, integrati da teorie psicologiche che tengano conto dei limiti cognitivi dei soggetti decisionali, rafforzano le previsioni del comportamento economico degli esseri umani.  Neuroeconomia e evidence-based policy Le sue ricerche indagano le basi neurobiologiche della razionalità umana attraverso lo studio dei correlati neurali dei processi decisionali in contesti economico-finanziari, con particolare attenzione al ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e dall'apprendimento sociale.  Parallelamente progetta ed esperimenta i modi in cui i risultati dell'economia comportamentale e della neuroeconomia possono informare politiche pubbliche più efficaci e basate sull'evidenza.  Queste ricerche sono oggetto dei corsi di Filosofia della scienza e di Economia cognitiva e neuroeconomia che insegna all'università San Raffaele, e hanno altresì trovato diffusione attraverso numerosi articoli divulgativi e due libri, Economia emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo libro è Psicoeconomia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice. Opere: “Sull'orlo della scienza,” – Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial word, wish Popper knew it!” -- Imre Lakatos, Paul K. Feyerabend: Pro e contro il metodo, Cortina, Milano.  Popper, Il Saggiatore-Flammarion, Milano, Imre Lakatos. Scienza, matematica e storia, Il Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un approccio cognitive, Raffaello Cortina, Milano. Critica della ragione economica. Tre saggi: Mc Fadden, Kahneman, Smith, Il Saggiatore, Milano, Economia cognitiva & sperimentale, Università Bocconi Editore, Milano La dimensione cognitiva dell'errore in medicina, Fondazione Smith Kline, Franco Angeli, Milano  Economia emotiva (Emotional Economics), Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente, Mercati, Decisioni. Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea, Milano  Psicoeconomia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli scientifici, Lakatos between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In Kampis, G., Kvasz, L., Stoeltzner, M. Appraising Lakatos, Mathematics, Methodology, and the Man. Vienna Circle Institute Library, Dordrecht: Kluwer, Reconstructing Lakatos. A reassessment of Lakatos' philosophical project in light of the Lakatos Archive , Studies in the History and Philosophy of Science , Considerazioni epistemologiche e mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia, Sistemi intelligenti, Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia. Dall'apriorismo a Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, con Nicola Canessa, Cinzia Di Dio, Daniela Perani, Paola Scifo, Stefano F. Cappa, Giacomo Rizzolatti, PlosONE', Vai in laboratorio e capirai il mercato (con Francesco Guala) Prefazione a Vernon Smith, La razionalità in economia. Tra teoria e analisi sperimentale, IBL, Milano. . Neuroeconomia e Teoria del prospetto, voci Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente. Test dell'investitore consapevole  Recensione di Ian Hacking sulla The London Review of Books  IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J ASito personale, su matteomotterlini. Sito CRESA, su cresa.eu.

 

MUSATTI. (Dolo). Filosofo.  Grice: “Musatti reminds me of Malcolm, “Tonight I had a dream,”” – Grice: “Musatti has explored the implicatures of ‘who’s afraid of the big bad wolf?’, which comes strictly from Grimm – this is a rhetorical question – and Grimm is implicating that nobody should!” -- Ccesare luigi eugenio musatti. Tra i primi che posero le basi della psicoanalisi, in Italia . Nacque in località Casello 12 a Dolo, sulla riviera del Brenta, nella casa di campagna del nonno paterno in cui i parenti erano soliti trascorrere la villeggiatura.  Figlio di Elia Musatti, ebreo veneziano e deputato socialista amico di Giacomo Matteotti, e della napoletana Emma Leanza, cattolica non praticante, Cesare non fu né circonciso, né battezzato (durante le persecuzioni razziali si era procurato un falso certificato di battesimo dalla parrocchia di Santa Maria in Transpontina di Roma) e non professò mai alcun credo religioso.  Frequentò il liceo Foscarini di Venezia, poi si iscrisse dapprima alla facoltà di Scienze dell'Padova per il corso di Ingegneria, e immediatamente dopo alla facoltà di Lettere e Filosofia, dove si laureò in filosofia il 3 novembre 1921 con 110 e lode. Dopo la laurea, si iscrisse per due anni al corso di Matematica della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di Padova, ma non sostenne esame alcuno.  Giovinezza A diciannove anni fu chiamato a Roma per il servizio di leva. Dopo un periodo di addestramento a Torino, nel 1917 fu mandato al fronte come ufficiale, con impegni marginali. Finita la guerra tornò a Padova per terminare gli studi. Sulla cattedra di Psicologia Sperimentale c'era Vittorio Benussi, allora chiamato per chiara fama nel 1919 a insegnare a Padova dall'Graz.  Musatti si laureò in filosofia nel 1921 e l'anno successivo divenne assistente volontario del Laboratorio di psicologia sperimentale. Nel 1927 Benussi si uccise con il cianuro a causa di una grave forma di disturbo bipolare, lasciando tutto nelle mani di Musatti e di Silvia De Marchi, anch'essa assistente volontaria, che poi divenne sua moglie. Il suicidio di Benussi fu scoperto da Musatti, il quale però lo nascose per paura di ripercussioni negative sulla psicologia italiana in una situazione di fragilità e precarietà accademica, sottoposta a pressioni da parte sia del regime fascista, con le sue istanze gentiliane, che della Chiesa Cattolica. Negli anni ottanta Musatti rivelò che Benussi s'era suicidato, non era morto a causa di un malore.  Nel 1928 Musatti divenne direttore del Laboratorio di Psicologia dell'Padova. Portò in Italia la Psicologia della Forma con importanti lavori di livello internazionale. Dopo aver diffuso in Italia la psicologia della Gestalt, divenne il primo studioso italiano di psicoanalisi.  Studiando la psicologia della suggestione e dell'ipnosi, introdotta in Italia da Vittorio Benussi, approdò alla psicoanalisi, sulla quale tenne il primo corso universitario italiano. Il corso si tenne presso l'Padova nell'anno accademico 1933-34. Musatti divenne allora uno dei primi e più importanti rappresentanti italiani della psicoanalisi. Nell'Italia degli anni '30 le teorie di Freud non erano state accolte bene né dalle Università, né dalla Chiesa cattolica, a causa dell'ideologia culturale gentiliana assunta dal fascismo. La Società psicoanalitica italiana, fondata nel 1925, venne limitata anche dalle leggi razziali fasciste (1938), che colpirono i membri ebrei della Società. Benché non fosse ebreo (poiché figlio di madre cattolica), Musatti fu allontanato dall'insegnamento universitario che svolgeva presso l'Università degli Studi di Urbino e declassato ad insegnante di liceo.  Maturità Nel 1940 fu nominato professore di Filosofia al Liceo Parini di Milano.  Nel 1943 Musatti si ritrovò con Lelio Basso, Ferrazzutto e altri vecchi socialisti con l'intento di creare un partito erede del Partito Socialista Italiano; ebbe l'incarico di trovare denaro per una prima organizzazione e di allacciare rapporti col Partito Comunista clandestino. Musatti lavorò anche durante la guerra. Nel 1944, nel periodo dell'occupazione nazista, fu tratto in salvo dall'avvocato Paolo Toffanin (1890-1971), fratello di Giuseppe Toffanin, che lo aiutò a trasferirsi a Ivrea, ospite dell'amico Adriano Olivetti. Con il suo sostegno fondò un centro di psicologia del lavoro. Ricoprì anche l'incarico di direttore della Scuola Allievi Meccanici, scuola aperta per formare operai meccanici specializzati. Successivamente fu richiamato dall'Esercito per andare sul fronte francese.  Ottenne all'Università degli Studi di Milano la prima cattedra di Psicologia costituita nel dopoguerra in Italia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Vi insegnò per venti anni. A Milano ebbe il periodo più florido della sua ricerca scientifica: gli studenti affollavano le sue lezioni. Musatti fu il leader del movimento psicoanalitico italiano nei primi anni del dopoguerra. A quel periodo risale il suo “Trattato di Psicoanalisi”, pubblicato da Einaudi nel 1949. Nel 1955 divenne direttore della “Rivista di psicoanalisi”. Nel 1963 è presidente del Centro Milanese di Psicoanalisi fondato da Franco Ciprandi, Renato Sigurtà e Pietro Veltri, che gli verrà intitolato dopo la sua morte. Nel 1976 è diventato curatore della edizione italiana delle Opere di Sigmund Freud, della Casa Editrice Bollati Boringhieri di Torino..  Vecchiaia  La località a lui dedicata Musatti scrisse anche libri di letteratura, tra cui Il pronipote di Giulio Cesare, che nel 1980 gli fece vincere il Premio Viareggio. Fu eletto per due volte consigliere comunale di Milano nella lista del PSIUP e fu anche consulente del Tribunale dei Minori del capoluogo lombardo. Sostenne sempre la pace, il progresso dei lavoratori, l'emancipazione femminile ed i diritti civili.  Cesare Musatti era ateo, come ebbe a dichiarare in più occasioni, l'ultima delle quali in uno dei "martedì letterari" del Casinò di Sanremo. Morì nella sua abitazione di via Sabbatini a Milano il 21 marzo 1989; l'indomani dopo una cerimonia laica di commiato celebrata in forma strettamente privata, la sua salma venne cremata a Lambrate. Le sue ceneri sono tumulate, secondo le sue ultime volontà, nel cimitero comunale di Brinzio (VA), località in cui era solito trascorrere i periodi di vacanza.  L'archivio di Cesare Musatti è conservato presso l'AspiArchivio Storico della Psicologia Italiana dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.  Il comune di Dolo ha ribattezzato la sua località natale Casello 12 località Cesare Musatti e gli ha intitolato il locale istituto professionale.  Musatti e il suicidio di Benussi Anche dopo la rivelazione che si era trattato di un suicidio, Musatti non parlò mai volentieri della morte del maestro. Nel generale silenzio dello studioso di Dolo emerge un'intervista uscita sul quotidiano El País del 21 ottobre 1985. Nell'intervista Musatti confessa di sognare a volte che in una caserma dei carabinieri in cui viene tradotto, il commissario lo interroga sulla morte di tre sue mogli (si sposò quattro volte), decedute tragicamente, e di Vittorio Benussi. A fine colloquio il militare intima a Musatti di confessare di aver ucciso il maestro per prendere la cattedra di psicologia. «Io gli rispondoprosegue Musatti, da buon psicoanalistache sicuramente nel mio subconscio mi sono sentito responsabile per questa e per altre morti. Il commissario, che non capiva nulla di subconscio, decide: “Mi spiace professore, ma devo arrestarla”. Io allora gli rispondo: ”Non è possibile commissario, perché si tratta di delitti commessi più di cinquant'anni fa, e quindi sono prescritti!”».  Note  Il nome Cesare è un riferimento al prozio Cesare Musatti, medico pediatra (uno dei primi in Italia) che aveva visitato il piccolo, nato settimino; Luigi era il nome del bonno materno (Luigi Leanza, morto in carcere, partecipò alla rivolta antiborbonica del 1848); Eugenio era il nome di un altro prozio paterno, lo storico Eugenio Musatti; cfr. MusattiIX-XIII  "Forse la psicoanalisi in Italia è nata e morta con Cesare Musatti" (Umberto Galimberti, Idee: il catalogo è questo, Milano, Feltrinelli)  Il nome allude alla fermata della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina che il nonno, presidente della Società Veneta Lagunare, odierna ACTV, aveva fatto aprire per raggiungere più agevolmente Venezia.  Musatti IX-XIII.  Archivio dell'Università degli Studi di Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di Lettere e filosofia, reg. 2, pag. 174  Archivio dell'Università degli Studi di Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, Opuscolo del Centro Milanese di Psicoanalisi, a cura del Comitato Direttivo, redatto da L. AmbrosianoCapazziGammaro Moroni, L.Reatto, L.Schwartz, M.Sforza, M.Stufflesser, p Milano  Per una storia del Centro Milanese di PsicoanalisiChiari, Seminario tenuto il 15 gennaio 2009 presso il Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti, Milano  Freud, Opere, Cesare Musatti. Torino, Bollati Boringhieri, Silvia Giacomoni, Cerimonia privata per Cesare Musatti, la Repubblica, Musatti è consultabile sul  dell'Aspi, all'indirizzo web AspiArchivio storico della psicologia italiana, Università degli studi di Milano-Bicocca. 7 settembre  (archiviato D. Mont D'Arpizio, Vittorio Benussi, Padre della psicologia padovana[collegamento interrotto], in La Difesa del popolo, Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze,  Cesare Musatti, Mia sorella gemella la psicoanalisi, 1ª ed., Pordenone, Edizioni Studio Tesi,Luciano Mecacci, Cesare L. Musatti, voce dell'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Il contributo italiano alla storia del pensiero. Ottava appendice, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,. Opere: “Analisi del concetto di realtà empirica,” Il Solco, Città di Castello, “Forma e assimilazione,” in: Archivio italiano di psicologia, “Elementi di psicologia della testimonianza, Biblioteca Universale Rizzoli, Forma e movimento, Officine grafiche C. Ferrari, Venezia, da: Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Gli elementi della psicologia della forma, Gruppo Universitario Fascista, Padova, Trattato di psicoanalisi, Paolo Boringhieri, Torino 1961: Super io individuale e Super io collettivo, Leo S. Olschki Firenze,  Condizioni dell'esperienza e fondazione della psicologia, Editrice Universitaria, Firenze, Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e incursioni nel mondo delle immagini, Paolo Boringhieri, Torino, Svevo e la psicoanalisi, Leo S. Olschki, Firenze, I rapporti personali Freud-Jung attraverso il carteggio, Leo S. Olschki, Firenze, Commemorazione accademica, Leo S. Olschki, Firenze Nino Valeri, Leo S. Olschki Firenze, Il pronipote di Giulio Cesare, Mondadori Milano A ciascuno la sua morte, Leo S. Olschki, Firenze ,  Hanno cancellato Livorno, Leo S. Olschki, Firenze, Mia sorella gemella la psicoanalisi, Editori Riuniti, Roma, na famiglia diversa ed un analista di campagna, Leo S. Olschki, Firenze,  Questa notte ho fatto un sogno, Editori Riuniti, Roma, Chi ha paura del lupo cattivo?, Editori Riuniti, Roma, Psicoanalisti e pazienti a teatro, a teatro, Mondadori, Milano, Leggere Freud, Bollati Boringhieri, Torino, Curar nevrotici con la propria autoanalisi, Mondadori, Milano : Geometrie non-euclidee e problema della conoscenza, Aurelio Molaro, prefazione di Mauro Antonelli, Mimesis, Milano,TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cesare Musatti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  italiana di Cesare Musatti, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.

 

MUSTè. (Roma). Flosofo. Laurea in filosofia con la tesi, “Marx,” borsista dell'Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, dove ha svolto attività didattica e di ricerca, collaborando con Gennaro Sasso. Dal 1985 al 1987 è stato redattore della “nuova serie” della “Rivista trimestrale”. Nel 1991 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca alla Sapienza. Dal 1997 al 2005 ha lavorato alla "Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici" dell'Università "La Sapienza" in qualità di “Segretario e Curatore dell'archivio e della biblioteca di Gentile”. È stato professore a contratto di Storia della filosofia dal 2001 al 2007. Attualmente è professore di filosofia teoretica all'Università La Sapienza di Roma.  È membro del Consiglio scientifico della Fondazione Gramsci e della Commissione scientifica per la Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Ha collaborato con l'Enciclopedia Italiana, in particolare ai volumi: Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia (ottava appendice), Enciclopedia machiavelliana e Croce e Gentile. La cultura italiana e l'Europa. Ha diretto la rivista "Novecento" dal 1991 al 1999. Fa parte del Comitato scientifico di alcune riviste, tra cui: "Giornale critico della filosofia italiana", "Annali della Fondazione Gramsci", “La Cultura”, “Filosofia italiana”. Scrive su diverse riviste scientifiche, tra le quali, con maggiore continuità: "Giornale critico della filosofia italiana", "La Cultura", "Studi storici", "Filosofia italiana". Nel  è stato nominato dal Ministero dei beni culturali Segretario del "Comitato nazionale per il bicentenario della nascita di Bertrando Spaventa". Dal  al  ha insegnato Ermeneutica filosofica, in qualità di Visiting Professor, alla Pontificia Università Antonianum.  Ricerche Le sue ricerche si sono rivolte alla storia della filosofia italiana, con contributi dedicati all'idealismo e al marxismo. Per quanto riguarda l'idealismo italiano, ha indagato i momenti e le figure fondamentali (sino al profilo complessivo pubblicato nel 2008) e le premesse nella filosofia dell'Ottocento, specie in relazione al pensiero di Vincenzo Gioberti (soprattutto con il libro del 2000 su La scienza ideale). Di particolare interesse gli studi su Bertrando Spaventa e le monografie su Adolfo Omodeo e Benedetto Croce. Ha dedicato saggi e ricerche al pensiero di Antonio Gramsci e ad altri momenti del pensiero marxista italiano: del  è la monografia su Marxismo e filosofia della praxis, che ricostruisce la storia del marxismo italiano da Labriola a Gramsci. Sono noti i suoi studi sul pensiero politico nell'Italia contemporanea, con particolare riguardo alle figure di Franco Rodano, Felice Balbo, Augusto Del Noce.  Ha approfondito lo studio dell'opera di Marx e in generale la storia della filosofia tedesca tra Hegel e Nietzsche.  Particolare attenzione ha poi rivolto (con il libro  su La storia e con altri scritti, tra cui quelli sull'evento e sulla teoria delle fonti) alle questioni specifiche della teoria della storiografia.  Metodi Conduce l’indagine teoretica in stretta relazione con gli studi di storia della filosofia e di storia della storiografia, in generale nell’ambito della storia delle idee, adottando un metodo storico-critico che spesso privilegia l’uso di fonti archivistiche e di documentazione inedita. Il suo metodo cerca di coniugare l'analisi strutturale delle opere filosofiche con la ricerca filologica sulle fonti e sulla tradizione dei testi, con particolare riguardo ai processi di lungo periodo della filosofia italiana moderna e contemporanea.  Opere: “Storiografia” (Il Mulino, Bologna); Benedetto Croce, Morano, Napoli  Franco Rodano. Critica delle ideologie e ricerca della laicità, Il Mulino, Bologna; Carteggio Croce-Antoni, Il Mulino, Bologna Politica e storia in Bloch, Aracne, Roma La scienza ideale. Filosofia e politica, Rubbettino, Soveria Mannelli, Franco Rodano. Laicità, democrazia, società del superfluo, Studium, Roma Grice: “’superfluo’ is possibly one of the most unsuperfluous words in the Italian philosophical dictionary – cf. “I was in New York, which was black out.” -- Gioberti, Il governo federativo, Gangemi Editore, Roma (Curatela) Franco Rodano, Cristianesimo e società opulenta, Edizioni di storia e letteratura, Roma, Il giudizio sul nazismo. Le interpretazioni -- La storia: teoria e metodi, Carocci, Roma, La filosofia dell'idealismo italiano, -- Grice: “filosofia” is superfluous here, seeing that idealism already ENTAILS philosophy!” -- Carocci, Roma, Croce, Carocci, Roma Tra filosofia e storiografia. Hegel, Croce e altri studi, Aracne, Roma); “La prassi e il valore. La filosofia dell'essere” Aracne, Roma “Filosofia della praxis” Viella, Roma  (Con Giuseppe Vacca) In cammino con Gramsci, Viella, Roma. L'ermeneutica, in «Rivista trimestrale», Il problema del mondo nel «Tractatus» di Wittgenstein, in «Rivista trimestrale», Le fonti del giudizio marxiano sulla Rivoluzione francese  in «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», L' «orizzonte liberale» di Dahrendorf, in «Critica marxista», Sturzo e il popolarismo nel giudizio, in Sturzo e la democrazia europea, Laterza, Roma-Bari, Croce e il problema del diritto, in «Novecento», Metodo storico e senso della libertà” “La storiografia crociana, in «La Cultura», Omodeo. Il pensiero politico, in «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», Libertà e storicismo assoluto: per un'interpretazione del liberalismo di Croce, in Croce e Gentile fra tradizione nazionale e filosofia europea, Editori Riuniti, Roma, “La società civile democratica, in «Novecento»,  Sul giudizio politico, in «Novecento», Il marxismo politico nell'interpretazione di Noce, in «Poietica», Gioberti e Cartesio, in Bibliopolis, Napoli,Comunismo e democrazia, in La democrazia nel pensiero politico del Novecento, Aracne, Roma, Guido Calogero, in «Belfagor»,Gioberti e Leopardi, in «La Cultura», Verità e storia, in «Storiografia», “La morale”, Rosmini e Gioberti. G. Beschin e L. Cristellon, Morcelliana, Brescia, Il destino dell'evento nella “nuova storia” francese, in «La Cultura», Carattere e svolgimento delle prime teorie estetiche di Croce,  «La Cultura», Liberalismo etico e liberismo economico, in Croce filosofo liberale, -- cf. Grice, “Do not multiply liberalisms beyond necessity: ‘liberalismo semiotico’” – Grice: “Muste is very witty in distinguishing between liberalism and liberrism!” -- M. Reale, LUISS University Press, Roma, La teoria della storia in Croce, in «Giornale critico della filosofia italiana», L'idea di “Risorgimento” in Gioberti, in «Quaderni della Fondazione Centro Studi Noce», Il significato delle fonti storiche, in «La Cultura»,  La storia: teoria e metodi, in «History and Theory», Il passaggio all'anti-fascismo di Croce, in Anni di svolta. Crisi e trasformazione nel pensiero politico della prima età contemporanea, F.M. Di Sciullo, Rubbettino, Soveria Mannelli, Alterità e principio del dialogo in Guido Calogero, in L'idea e la differenza. Noi e gli altri, ipotesi di inclusione nel dibattito contemporaneo, M.P. Paternò, Rubbettino, Soveria Mannelli Il principio del nous nella filosofia di Calogero, in «La Cultura», La filosofia come sapere storico, in Il Novecento di Eugenio Garin. Atti del Convegno di studi, G. Vacca e S. Ricci, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Gioberti, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma , Lo storicismo italiano nel secondo dopoguerra, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Il problema della libertà nella filosofia di Scaravelli, in «La Cultura», La libertà del volere nella filosofia di Croce, in Filosofia e politica. G. Cesarale, M. Mustè, S. Petrucciani, Mimesis, Milano, Il senso della dialettica nella filosofia di Spaventa, in "Filosofia italiana", apr.  Storia, metodo, verità, in «La Cultura», , Gentile e Marx, «Giornale critico della filosofia italiana», Togliatti e De Luca, «Studi storici», Gentile e Socrate, (Grice: cf. caricature of Gentile as Aristotele in ‘La scuola d’Atene”) -- in La bandiera di Socrate. Momenti di storiografia filosofica italiana nel Novecento, E. Spinelli e F. Trabattoni, Sapienza Università Editrice, Roma, Gentile e Gioberti, «La Cultura», Gramsci, Croce e il canto decimo dell’Inferno di Dante, «Giornale critico della filosofia italiana», , fBertrando Spaventa e Gioberti, «Studi storici», , La presenza di Gramsci nella storiografia filosofica e nella storia della cultura, «Filosofia italiana», Dialettica e società civile. Gramsci “interprete” di Hegel, «Pólemos. Materiali di filosofia e critica sociale», Marx e i marxismi italiani, «Giornale critico della filosofia italiana»,  La “via alla storia” di Carlo Ginzburg, in Streghe, sciamani, visionari. In margine a “Storia notturna” di Carlo Ginzburg, Cora Presezzi, Viella, Roma , Filosofia e storia della filosofia nella riflessione di Sasso, «Filosofia italiana», Opere Sapienza Roma. Dipartimento di studi filosofici ed epistemologici, su lettere.uniroma1. Intervista sulla storia della "Rivista trimestrale" Intervista di Mustè su  Croce del //diacritica/letture-critiche/lo-storicismo-di-croce-e-la-morte-della-metafisica-intervista-a-marcello-muste html

 

NANNINI. (Siena). Filosofo. Grice: “Nannini has intuitions in Italian.” Grice: “I agree with Nannini about the naturalism: the ‘anima’ is there to ‘explain’ ‘spiegare’ the action, ‘l’azione’ – He is the Italian Muybridge!” – Grice: “The Nannini series is the equivalent of the Muybridge series” Studia a Firenze con Luporini e Landucci e, inizialmente, con Cesare Luporini. Ha accompagnato la sua attività di ricerca in campo filosofico ed i suoi impegni accademici con una intensa attività politica a Siena come militante del Partito Comunista Italiano. È stato Professore di Filosofia Morale all'Urbino (1986-1992) e di Filosofia Teoretica all’Università Siena (1992-), dove ha insegnato per alcuni anni anche filosofia della mente ed è stato principale cofondatore e direttore di una scuola di dottorato interdisciplinare in Scienze Cognitive. È stato inoltre più volte, dal 1989 al , visiting professor presso le Osnabrück, North London, Bremen e Oldenburg. Attualmente in pensione, è ancora pro tempore Docente Senior presso l’Siena e dal  è direttore di Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia (RiFP).  I suoi studi giovanili si sono incentrati sulla filosofia delle scienze sociali, lo strutturalismo francese e la storia del pensiero antropologico. Successivamente, rivoltosi alla filosofia analitica ed in particolare alla teoria dell’azione, ha cercato di sviluppare il “naturalismo metodologico” criticando il ritorno di neo-wittgesteiniani come G.H. von Wright alla distinzione storicistica tra scienze della natura e scienze dello spirito. Sempre muovendosi entro la filosofia analitica, ma rivolgendo il proprio interesse alla filosofia pratica, ha difeso il non cognitivismo in meta-etica. A partire dagli anni Novanta Professoresi è infine spostato dalla teoria dell’azione alla filosofia della mente. In una prima fase si è occupato soprattutto della storia del concetto di mente , per approdare dopo il 2000 ad una forma di naturalismo cognitivo basata su una soluzione fisicalistico-eliminativistica del problema mente-corpo.  Opere: “Il pensiero simbolico” (Bologna, Il Mulino); “Cause e ragioni” -- Modelli di spiegazione delle azioni” umane nella filosofia analitica” (Roma, Editori Riuniti. “Il Fanatico e l'Arcangelo” -- Saggi di filosofia analitica pratica, Siena, Protagon. “L'anima e il corpo” --  Una introduzione storica alla filosofia della mente, RomaBari, Laterza; 10ª e “Naturalismo” cognitivo: Per una “teoria materialistica” della mente, Macerata, Quodlibet, “La Nottola di Minerva” -- Storie e dialoghi fantastici sulla filosofia della mente, Milano, Mimesis. “Educazione, individuo e società” Torino, Loescher.  ), La mente può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena), SeB Editori. Saggi, Freud e l'antropologia, in «La Cultura. Rivista di Filosofia, Letteratura e Storia»,“ Il materialismo “primario”, in , Il pensiero di Luporini, Milano, Feltrinelli,  L'anomalia del mentale «Rivista di filosofia»,  Mente e corpo nel dibattito contemporaneo, in A.Vv., L’anima, Milano, Mondadori, TMente, corpo e società nel naturalismo forte, in «Nuova Civiltà delle Macchine», Realismo scientifico e ontologia materialistica, in «Giornale di metafisica»,  Nicolaci G., Perone U., Ontologia e metafisica, Il concetto di verità in una prospettiva naturalistica, in Amoretti M.C., Marsonet M. , Conoscenza e verità, Milano, Giuffré, L’Io come Direttore Assente, in Cardella V., Bruni D. , Cervello, linguaggio, società: Atti del Convegno del Coordinamento dei Dottorati Italiani di Scienze Cognitive, Roma, CORISCO, Orologi, menti e cervelli: Riflessioni preliminari su tempo reale e tempo fenomenico tra fisica teorica e filosofia della mente, in Amoretti M.C. , Natura umana, natura artificiale, Milano, Angeli, La naturalizzazione delle rappresentazioni mentali, in «Sistemi intelligenti», Kant e le scienze cognitive sulla natura dell’Io, in Amoroso L., Ferrarin A., La Rocca C. , Critica della ragione e forme dell'esperienza: Studi in onore di Massimo Barale, Pisa, Edizioni ETS, Realismo scientifico e naturalismo cognitivo, La coscienza può essere naturalizzata?, in Nannini S., Zeppi A. , La mente può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena), SeB Editori,  Inconscio, coscienza e intenzionalità nel naturalismo cognitivo, in «Sistemi intelligenti», La seconda svolta cognitiva in filosofia della mente, in «Reti, saperi, linguaggi: Naturalismo cognitivo: Per una teoria materialistica della mente, Quodlibet,  Sandro Nannini, La Nottola di Minerva: Storie e dialoghi fantastici sulla filosofia della mente, Mimesis. Luigi Speranza: “Grice e Nannini: il santo, l’eroe, il fanatico, l’arcangelo.”

 

NARDI. (Spianate di Altopascio). Filosofo. Grice: “The Italians are fortunate: with Alighieri they can philosophise about him!” Primogenito di una famiglia benestante, composta di nove figli, viene avviato sin dalla tenera età alla carriera ecclesiastica. Nel 1896 entra nel collegio dei frati francescani a Buggiano e nel 1900, a sedici anni, diventa chierico, assumendo il nome di frate Angelo. Nel 1901 uscì dal convento di Buggiano perché non aveva intenzione di continuare nella vita religiosa, avendone perduta la vocazione. Proseguì gli studi di filosofia e teologia frequentando il convento di Sant'Agostino di Nicosia in provincia di Pisa. Volendo proseguire gli studi, i genitori gli indicarono un'unica strada, quella di entrare in seminario e diventare prete. Nel 1902 Nardi venne ammesso al seminario di Pescia e il 4 marzo 1907 diventò sacerdote. Qui si avvicinò fugacemente al movimento Modernista, condannato da papa Pio X con l'Enciclica Pascendi.  Nel 1908 Nardi sostenne l'esame di concorso per una borsa di studio triennale conferita dall'opera Pia Galeotti di Pescia al fine di frequentare un corso di perfezionamento filosofico presso l'Università Cattolica di Lovanio (Belgio). Nel 1909 Nardi aveva da poco iniziato a frequentare l'Università Cattolica di Lovanio che già decise l'argomento della sua tesi di laurea Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Dante, che venne discussa nel 1911 con Maurice De Wulf. La lettura dell'opera di Pierre Mandonnet, nella parte dedicata a Sigieri, non persuadeva Nardi sulla soluzione data al problema della presenza di questo averroista nel Paradiso dantesco. Due pregiudizi la inficiavano: il primo “consisteva in un'inesatta visione storica di quello che nel Medio Evo e nel Rinascimento era stato l'averroismo. Il secondo pregiudizio del Mandonnet era quello di ritenere il pensiero filosofico di Dante conforme in tutto e per tutto a quello di San Tommaso." Nel momento in cui Nardi entrava a Lovanio abbandonò il modernismo teologico, ma non abbracciò la filosofia neo-scolastica che quella Università belga stava elaborando. Non aveva senso per lui ripetere, sul finire dell'Ottocento, nell'epoca del positivismo, l'operazione culturale di San Tommaso che prevedeva l'unificazione di fede e ragione.  Il metodo di lavoro che Nardi seguì nel corso della sua vicenda di studioso e ricercatore, rimase sempre improntato al massimo rigore filosofico, risentendo come una traccia indelebile dell'esperienza di Lovanio, dove dovette affrontare studi scientifici. Per Nardi l'interpretazione del testo coincide con la libertà, ma tale atto libero non può attivarsi senza uno scrupoloso lavoro di scavo e ricerca del materiale documentario, l'esatta interpretazione filosofica dei testi.  Ottenuta un'ulteriore borsa di studio dall'Opera Pia di Pescia per l'anno scolastico 1911-12, il giovane sacerdote frequentò corsi di filosofia a Vienna, Berlino, Bonn. Oltre alla pubblicazione negli anni 1911-12 della propria tesi su Sigieri nella “Rivista di filosofia neo-scolastica”, Nardi vi pubblicò altri interventi spesso critici con la linea editoriale del periodico. scritto ai corsi dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze perché voleva riconoscere in Italia la sua laurea in filosofia conseguita a Lovanio. A Firenze discuterà la tesi di laurea in filosofia dedicata alla figura del medico e filosofo padovano Pietro d'Abano. Nel 1912-13 Nardi collaborava alla “Voce”, rivista fondata da Giuseppe Prezzolini con il quale mantenne per lunghi anni una fitta corrispondenza.  Nell'autunno 1914 Nardi volle abbandonare il sacerdozio. In una successiva lettera del 1941 indirizzata al vescovo Angelo Simonetti, spiegava che era stato l'ambiente familiare a spingerlo nel 1907 a chiedere la sacra ordinazione, con preghiere e minacce. Nel 1916 si trasferì a Mantova per insegnare filosofia presso il liceo classico Virgilio, dove vi restò fino al 1934, anno in cui si trasferì a Milano. A Mantova Nardi conobbe Giulietta Bertoldi che sposò nel 1921. Dal matrimonio nacquero due figli: Tilde e Franco.  Bruno Nardi nel 1938 ebbe da Giovanni Gentile un incarico per l'insegnamento della filosofia medievale presso la facoltà di lettere dell'Roma. Tuttavia non ottenne la cattedra universitaria (se non dopo molti anni), a causa dell'art. 5 del Concordato del 1929 in base al quale la curia romana escludeva i sacerdoti secolarizzati dall’insegnamento.  Nel 1960 gli fu assegnata la “Penna D’Oro” dal presidente del Consiglio Fernando Tambroni. Nel 1962 gli fu conferita la laurea honoris causa da parte dell’Padova e nel 1964 da parte di quella di Oxford.  Le opere e gli studi su Dante Bruno Nardi si è dedicato instancabilmente per di più in mezzo secolo allo studio del pensiero di Dante, anche quando si occupava di Virgilio, di Sigieri di Brabante, di Pietro Pomponazzi. Nardi ha saputo mettere in discussione schemi consolidati, ha aperto strade nuove, ha formulato proposte inedite che ci permettono di avere una più esatta comprensione dei testi danteschi. Una costante di Nardi è di aver conservato sempre una propria autonomia, se non un vero e proprio distacco, rispetto agli ambienti culturali in cui si era trovato ad agire, fossero Lovanio, Firenze o Roma. Il coraggio con cui seppe polemicamente ribaltare tesi consolidate negli ambienti accademici, gli fruttarono ingiustamente isolamento e non adeguata considerazione rispetto alle sue acquisizioni veramente anticipatrici. Basti pensare alle sue tesi sull'averroismo latino, all'importanza data alla figura di Avicenna, di Alberto Magno, al rifiuto del preteso tomismo di Dante. E se di Gentile parlava come di un "vero e grande maestro", dandogli ragione nella sua polemica con il De Wulf (relatore della sua tesi a Lovanio), Nardi pur tuttavia non aderirà al Neoidealismo, ma vi trarrà soltanto spunti e stimoli per le sue ricerche.  L'incontro con Dante costituisce per Nardi l'episodio decisivo della sua vita intellettuale e morale. Scriverà nel 1956: "in Dante trovai il vero e primo maestro, quello a cui debbo la maggior gratitudine". Il senso della sua ricerca è stato interrogare il "miracolo" della Divina Commedia, questo "singolare poema sbocciato all'improvviso contro tutte le buone regole dell'arte e del dittare". Secondo Nardi nella commedia è custodita la Verità, che si è manifestata ad un poeta ispirato da una profetica visione. La lunga fatica del Nardi è giunta a concludere che la filosofia di Dante non si riduce a nessun sistema codificato; è una sintesi complessa tendente a superare le antinomie e che mantiene intera la sua spiccata originalità, il suo personalissimo pensiero. Per arrivare a coglierlo occorre da una parte ristabilire il preciso significato delle parole in rapporto alla terminologia filosofica e scientifica del Medioevo, e ricostruire dall'altra l'ambiente culturale e l'atmosfera spirituale nelle quali Dante si muoveva per arrivare a determinare la fonte, il libro letto da Dante.  Nardi ha gettato luce su molti elementi e suggestioni che Dante derivava dalla filosofia araba e neoplatonica. Essenziali per comprendere Dante sono per Nardi Alberto Magno e Sigieri più di Tommaso; così come il neoplatonismo e la cultura araba più dello scolasticismo aristotelico. A Nardi interessava particolarmente affrontare il tema della "visione dantesca", esperienza profetica che seppe tradurre come nessun altro nel linguaggio della Divina Commedia. La visione di Dante non è finzione letteraria, è rivelazione reale dell'aldilà, concessa da Dio in virtù di un supremo privilegio. Dante visse il rapimento mistico ed estatico al terzo cielo come esperienza reale. Dante credette di essere sceso veramente nell'Inferno, salito veramente al Purgatorio e al Paradiso. Per Nardi la Commedia si distacca dagli altri scritti di Dante, perché ne è il loro compimento. Tale culmine si realizza attraverso un'esperienza eccezionale, di origine mistico-religiosa a lui soltanto riservata, una rivelazione che ha il potere di trasformare e rendere nuove tutte le altre opere precedenti.  L'opera dantesca, secondo Nardi, si deve suddividere in tre fasi: la prima fase, che termina a venticinque anni, è sotto l'influsso di Guinizzelli, assente del tutto la filosofia. La seconda fase, quella filosofico-politico, coincide con le rime allegoriche, il Convivio, il De vulgari eloquentia e la Monarchia. La terza fase, quella della poesia profetica, coincide con la Divina Commedia, poema che segna il ritorno all'unità della filosofia cristiana. Dante vi compare come profeta che deve annunciare al mondo l'avvento di un inviato di Dio per la redenzione umana. La Commedia è "poema sacro", la sua è poesia religiosa. Nardi vede in questa terza fase finalmente riconciliarsi la speranza cristiana spezzatasi con l'aristotelismo e l'avverroismo. Per Nardi l'aristotelismo è inconciliabile con il cristianesimo, e il tomismo pertanto è "il più strano paradosso del pensiero umano". La Commedia testimonia della riunificazione della filosofia con la rivelazione di Dio. Dante visse una visione profetica, esperienza che mancò ad Aristotele. L’'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per la Filosofia.  Opere:  “Flosofia dantesca” (Bari, Laterza); “Critica dantesca” (Milano-Napoli, Ricciardi); “Filosofia dantesca” (di Alighieri) (Firenze, La Nuova Italia); “La filosofia medievale” (Roma, Ed. di storia e letteratura, “Alighieri” (Roma-Bari, Laterza).  Paolo Falzone, Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, ."Giornale Critico della Filosofia Italiana",  Premi Feltrinelli, su lincei.  Medioevo e Rinascimento,” Firenze, Sansoni, Alberto Asor Rosa, Dizionario della letteratura italiana del Novecento, ad vocem Sigieri di Brabante e Alessandro Achillini, (check). Di un nuovo commento alla canzone del Cavalcanti sull'amore, “Cultura neolatina”, Noterella poetica sull'averroismo di Guido Cavalcanti, Rassegna filosofica, Sigieri di Brabante e le fonti della filosofia di Dante, in “Rivista di filosofia neoclassica” Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Dante, Spianate, La teoria dell'anima e la generazione delle forme secondo Pietro d'Abano, “Rivista di filosofia neoscolastica”, Vittorino da Feltre al paese natale di Virgilio, in “Atti del IV Congresso nazionale di Studi Romani”, Roma, Lyhomo (note al “Baldus” di T. Folengo), “Giornale critico della filosofia italiana”, “Nel mondo di Dante, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); “Sigieri di Brabante nel pensiero del rinascimento italiano” (Edizioni italiane, Roma); “Dante profeta, in Dante e la cultura medioevale. Nuovi saggi di filosofia dantesca, Bari, Laterza); “La mistica averroistica e Pico”; “L' aristotelismo padovano dal XIV al XVI secolo, Firenze, Sansoni; già edita in “Archivio di filosofia, Umanesimo e Machiavellismo”, Padova); “Il naturalismo del Rinascimento, Corso di storia della filosofia. Anno accademico, T. Gregory, Roma, Edizioni Universitarie; “L'alessandrinismo nel Rinascimento, Corso di Storia della filosofia. Anno accademico,  I. Borzi e C. R. Crotti, Roma, “La Goliardica” La fine dell'averroismo, Gli scritti del Pomponazzi. “Giornale critico della filosofia italiana”, Le opere inedite del pomponazzi. Il fragmento marciano del commento al “De Anima” e il maestro del pomponazzi, Pietro Trapolino, Il problema della verità, soggetto e oggetto dell'conoscere nella filosofia antica e medioevale, Editrice Universale di Roma, Roma, La crisi del Rinascimento e il dubbio cartesiano, Corso di storia della filosofia. Anno accademico, T. Gregory, “La Goliardica” Il commento di Simplicio al “De Anima” nelle controversie della fine del sec. XV e del sec. XVI, “Archivio di filosofia”, Padova, La miscredenza e il carattere morale di Nicoletto Vernia, Giornale critico della filosofia italiana, Le opere inedite del Pomponazzi, “Giornale critico della filosofia italiana” Le meditazioni di Cartesio, Lezioni di storia della filosofia. Anno accademico, “La Goliardica”, Roma, Pomponazzi… e la cicogna dell'intelletto, “Giornale critico della filosofia italiana” Il dualismo cartesiano, Corso di storia della filosofia. Anno accademico T. Gregory, “La Goliardica”, Roma, 1953. Il dualismo cartesiano degli Occasionalisti a Leibniz, Corso di storia della filosofia. Anno accademico T. Gregory, “La Goliardica”, Roma, Ancora qualche notizia e aneddoto su Nicoletto Vernia, Giornale critico della filosofia italiana, Marcantonio e Teofilo Zimara: due filosofi galatinesi del Cinquecento, “Archivio storico Pugliese” Un'importante notizia su scritti di Sigieri a Bologna e a Padova alla fine del sec. XV , “Giornale critico della filosofia italiana”, Contributo alla biografia di Vittorino da Feltre, “Bollettino del Museo civico di Padova”, Letteratura e cultura del Quattrocento, in “La civiltà veneziana del Quattrocento”, Firenze, Sansoni, Appunti intorno al medico e filosofo padovano Pietro Trapolin, In Miscellanea in onore di Roberto Cessi, Edizioni di Storia e letteratura, Roma, Copernico studente a Padova, in Mélanges offerts à Etienne Gilson, de l'Accadémie Française, Toronto-Paris Studi e problemi di critica testuale. Convegno di studi di filologia italiana nel centenario della Commissione per i Testi di Lingua, Bologna, L'aristotelismo della Scolastica e i Francescani, in Studi di Filosofia Medioevale, Edizioni di Storia e letteratura, Roma, Pietro Pomponazzi e la teoria di Avicenna intorno alla generazione spontanea dell'uomo Mantuanitas vergilana, Edizioni dell'Ateneo, Roma, La scuola di Rialto e l'Umanesimo veneziano, in Umanesimo Europeo e Umanesimo veneziano, Sansoni, Firenze, Studi su Pietro Pomponazzi, Le Monnier, Firenze, Saggi sull'Aristotelismo Padovano dal secolo XIV al XVI, Le Monnier, Corsi manoscritti di lezioni e ritratto di Pietro Pomponazzi, in Atti del VI Convegno internazionale di studi sul Rinascimento, Sansoni, Firenze, Studi su Pietro Pomponazzi, Le Monnier, Firenze, Saggi e note di critica dantesca, Ricciardi, Filosofia e teologia ai tempi di Dante in rapporto al pensiero del poeta, in Saggi e note di critica dantesca, Ricciardi, Milano, Napoli, Saggi e note sulla cultura veneta del Quattro e CinquecentoMazzantini, Editrice Antenore, Padova,  Saggi sulla cultura veneta del Quattro e del CinquecentoMazzantini, Antenore, Padova, Divina Commedia, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Opere di Bruno Nardi, .Pubblicazioni di Bruno Nardi, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Tullio Gregory, Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Un profilo biografico nel sito "dante online", Consulenza scientifica Società Dantesca Italiana. Refs.: H. P. Grice, “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate,” The Swimming-Pool Library. – Luigi Speranza, “Grice e Nardi: il paradiso filosofico” --.

 

NATOLI. (Patti). Filosofo. Grice: “I like Natoli. He philosophises on the ‘uomo tragico’ at the source of western civilisation, and also the experience of ‘pain’ at the source of it.” Si laurea a Milano, dove ha trascorso gli anni nel Collegio Augustinianum. Insegna a Venezia e Filosofia della politica alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano.  Attualmente è Professore di Filosofia teoretica presso la Facoltà di scienze della formazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.  Attività accademica In particolare, Salvatore Natoli è il propugnatore di un'etica neopagana che, riprendendo elementi del pensiero greco (in particolare, il senso del tragico), riesca a fondare una felicità terrena, nella consapevolezza dei limiti dell'uomo e del suo essere necessariamente un ente finito, in contrapposizione con la tradizione cristiana.  Filosofia del dolore Una particolare e approfondita analisi sul tema del dolore è stata condotta da Natoli in diverse sue opere.  Il dolore è parte essenziale della vita e per gli antichi filosofi greci era l'altra faccia della felicità:  «I greci si sentono parte e momento della più grande e generale natura, crudele e insieme divina, si sentono momento di quest'eterno e irrefrenabile fluire, ove non vi è differenza tra bene e male allo stesso modo in cui il dolore si volge nella gioia e la gioia nel dolore»  La natura infatti dava la vita e nello stesso tempo crudelmente la toglieva. Il dolore in realtà fa parte della vita ma non la nega: il dolore può essere vissuto e reso sopportabile se chi soffre percepisce non la pietà dell'altro ma che la sua sofferenza è importante per chi entra in rapporto con lui e con la sua sofferenza. Se chi soffre si sente importante per qualcuno, anche se soffre ha motivo di vivere. Se non è importante per nessuno può lasciarsi prendere dalla morte.  Secondo Natoli l'esperienza del dolore ha due aspetti: uno oggettivo, il danno («Nel momento in cui la sofferenza è motivata attraverso la colpa, colui che soffre non solo patisce il danno, ma ne diviene anche il responsabile»); e uno soggettivo, cioè come viene vissuta e motivata la sofferenza. La stessa sofferenza è interpretata in modo differente da diverse culture: per alcune il dolore fa parte della contingenza del mondo fenomenico, dell'apparenza per altre invece, è vissuto intensamente come ad esempio nel cristianesimo dove al dolore viene associata la redenzione. Vi è una circolarità tra il dolore e il senso che fa sì che, pur essendo il dolore universale, ad ognuno appartenga un dolore diverso.  Vi è dunque un senso del dolore e un non senso che il dolore causa. Il dolore infatti contraddice la ragione che non sa darsi spiegazione del perché il dolore abbia colpito proprio quell'individuo e per quali colpe quello abbia commesso e, infine, perché il dolore travagli il mondo. Il tentativo di rispondere a queste fondamentali domande fa sì che l'individuo scopra nuove forze in lui che generino un vittorioso uomo nuovo che, partendo dall'esperienza del dolore, s'interroghi sul senso dell'esistere, tenendo sempre presente però, che il dolore può segnare anche una definitiva sconfitta.  Nel dolore l'uomo può scoprire le sue possibilità di crescita ma questo non vuol dire disprezzare il piacere, sostenendo che questo, invece, ottunde gli animi. Il piacere invece affina la sensibilità come accade per chi ascolta frequentemente una buona musica. Il piacere invece è negativo quando diventa «monomaniaco, eccessivo, quando, anziché sviluppare la sensibilità, la fossilizza in un punto di eccessiva stimolazione. E l'eccessivo stimolo distrugge l'organo.» A differenza del piacere, dell'amore che è dialogo tra due, che è espansivo e affabulatorio anche quando è silenzioso, l'esperienza del dolore chiude il singolo nella sua individualità e incomunicabilità, poiché «il corpo sano sente il mondo, il corpo malato sente il corpo. E quindi il corpo diventa una barriera tra il proprio desiderio, l'universo delle possibilità, e la realizzabilità delle medesime possibilità.»  Sebbene il dolore sia "insensato" si cerca di spiegarlo con le parole spesso inutili ed allora si cerca dapprima la parola "efficace" che offre la tecnica o la parola "efficace" della preghiera, della fede, che non annulla il dolore, ma dà una speranza nel miracolo. L'efficace uso della parola per spiegare il dolore fa sì che gli uomini trovino conforto nella comune sofferenza, in quella universalità del dolore dove però ognuno rimane nella sua singolarità di senso. La parola efficace della tecnica per un verso ha alleviato il dolore ma per un altro può creare delle condizioni di vita tali per cui la stessa tecnica controlla il dolore senza togliere la malattia, creando così un'esistenza prolungata senza futuro sotto la continua incombenza della morte:  «A partire dal Settecento, ma ancor più nel corso dell’Ottocento, la tecnica è stata sempre di più associata alle filosofie del progresso: infatti ha emancipato gli uomini dai vincoli naturali, ha ridotto il peso della fatica, ha attenuato il dolore, ha accresciuto il benessere, ha conteso lo spazio alla morte differendola sempre di più… ma la tecnica, oggi, è nelle condizioni di interferire in modo profondo nei processi naturali modificandone i cicli…»  Una soluzione all'inevitabilità del dolore può essere l'adesione a un nuovo paganesimo secondo l'antica visione greca dell'accettazione dell'esistenza del finito e della morte dell'uomo.  «Il cristianesimo ha alterato l'anima pagana. Nel momento in cui il sogno di un mondo senza dolore è apparso, non ci si adatta più a questo dolore anche se si crede che un mondo senza dolore non esisterà mai. La coscienza è stata visitata da un sogno che non si cancella più, e anche se lo crede inverosimile tuttavia vuole che ci sia.»  Anche il cristianesimo infatti teorizza l'uomo finito, ma non essere naturale destinato alla morte, ma come creatura di Dio. Per il cristiano la vita finita condotta secondo il dovere porta all'accettazione della morte come passaggio a Dio. Per il neopaganesimo la vita finita è degna di essere vissuta senza speranza di infinitezza ma vivendola secondo un ethos, che non è dovere di obbedire a un comando morale con la speranza di un premio eterno, ma buona e spontanea abitudine di una condotta consapevole dell'universale fragilità umana.  Opere: “Soggetto e fondamento” -- studi su Aristotele e Cartesio (Padova, Antenore); “La ccritica del linguaggio” (Venezia, Marsilio); “Ermeneutica e genealogia: Filosofia e metodo” (Milano, Feltrinelli); “L'esperienza del dolore. Le forme del patire” (Milano, Feltrinelli); “Gentile” (Torino, Bollati Boringhieri); “Vita buona vita felice. Scritti di etica e politica” (Milano, Feltrinelli); “Teatro filosofico. Gli scenari del sapere tra linguaggio e storia” (Milano, Feltrinelli); “L'incessante meraviglia. Filosofia, espressione, verità, Milano, Lanfranchi); “La felicità. Saggio di teoria degli affetti” (Milano, Feltrinelli); “I nuovi pagani, Milano, Il Saggiatore); “Dizionario dei vizi e delle virtù” (Milano, Feltrinelli); “La politica e il dolore” Roma, EL); “Soggetto e fondamento. Il sapere dell'origine e la scientificità della filosofia” (Milano, Bruno Mondadori); “Delle cose ultime e penultime” (Milano, Mondadori); “Natura, poesia, filosofia” (Milano, Bruno Mondadori); “Progresso e catastrofe: dinamiche della modernità” (Milano, Marinotti); “Dio e il divino. Confronto con il cristianesimo, Brescia, Morcelliana); “La politica e la virtù” (Roma, Lavoro); “La felicità di questa vita. Esperienza del mondo e stagioni dell'esistenza, Milano, Mondadori); “L'attimo fuggente o della felicità” (Roma, Edup); “Stare al mondo. Escursioni nel tempo presente, Milano, Feltrinelli,  Il cristianesimo di un non credente, Magnano, Qiqajon); “Libertà e destino nella tragedia greca” (Brescia, Morcelliana, Stare al mondo. Escursioni nel tempo presente, Milano, Feltrinelli, “Parole della filosofia o dell’arte di meditare, Milano, Feltrinelli, “La verità in gioco” (Milano, Feltrinelli, Guida alla formazione del carattere, Brescia, Morcelliana, Sul male assoluto. Nichilismo e idoli nel Novecento, Brescia, Morcelliana ,I dilemmi della speranza, Molfetta, La meridiana, La salvezza senza fede, Milano, Feltrinelli,  La mia filosofia: Forme del mondo e saggezza del vivere, Pisa, Ets,  L'attimo fuggente e la stabilità del bene, (contiene la Lettera a Meneceo sulla felicità di Epicuro), Roma, Edup, Edipo e Giobbe. Contraddizione e paradosso, Brescia, Morcelliana, Dialogo sui novissimi (con Francesco Brancato), Troina, Città Aperta,  Il crollo del mondo. Apocalisse ed escatologia, Brescia, Morcelliana,” L'edificazione di sé. Istruzioni sulla vita interiore, Roma-Bari, Laterza,  “Il buon uso del mondo. Agire nell'età del rischio, Milano, Mondadori, Figure d'Occidente. Platone, Nietzsche e Heidegger (con Massimo Donà e Carlo Sini, introduzione di Erasmo Silvio Storace), Milano, AlboVersorio,  Eros e Philia, Milano, AlboVersorio, “Nietzsche e il teatro della filosofia” (Milano, Feltrinelli); “Le parole ultime. Dialogo sui problemi del «fine vita» (con Ivan Cavicchi, Piero Coda e altri), Bari, Dedalo, I comandamenti. Non ti farai idolo né immagine, Bologna, Il mulino); “Le verità del corpo” (Milano, AlboVersorio, Sperare oggi (con Franco Mosconi), Trento, Il margine. Le virtù dei Giusti e l'identità dell'Europa  Enciclopedia Italiana Treccani alla voce corrispondente  La salvezza senza fede, Feltrinelli Ove non indicato diversamente, le informazioni contenute nel paragrafo "Filosofia del dolore" hanno come fonte Enciclopedia multimediale delle Scienze Filosofiche Salvatore Natoli Il senso del dolore.  in .  L'esperienza del dolore.  L'esperienza del dolore nell'età della tecnica. Siamo "finiti". E anche la tecnica lo è, da Europa,  I Nuovi pagani, Il saggiatore, Milano, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere dopenMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Registrazioni  su RadioRadicale, Radio Radicale.  Intervista per Il Rasoio di Occam, di Carlo Crosato. Video intervista su Asia, su asia. Dov'è la vittoria? “l'Italia civile che resta minoranza” intervista di Paolo Barbie, Il Fatto Quotidiano.

 

NICOLETTI. (Udine). Filosofo. – Grice: “His diagramme for ‘arbor porphyriana’ is also brilliant – ending with “Plato,” “Socrates.”” -- Grice: “I especially like his squaring the square of opposition!” -- Grice: “A veritable genius, this Nicoletti.” -- Not under ‘Venezia’! -- paolo di venezia: philosopher, the son of Andrea Nicola, of Venice He was born in Fliuli Venezia Giulia, a hermit of Saint Augustine O.E.S.A., he spent three years as a student at St. John’s, where the order of St. Augustine had a ‘studium generale,’ at Oxford and taught at Padova, where he became a doctor of arts. Paolo also held appointments at the universities of Parma, Siena, and Bologna. Paolo is active in the administration of his order, holding various high offices. He composed ommentaries on several logical, ethical, and physical works of Aristotle. His name is connected especially with his best-selling “Logica parva.” Over 150 manuscripts survive, and more than forty printed editions of it were made,  His huge sequel, “Logica magna,” was a flop. These Oxford-influenced tracts contributed to the favorable climate enjoyed by Oxonian semantics in northern Italian universities. Grice: “My favourite of Paul’s tracts is his “Sophismata aurea”how peaceful for a philosopher to die while commentingon Aristotle’s “De anima.”!” His nom de plum is “Paulus Venetus.”— Paolo da Venezia  Nota disambigua.svg Disambiguazione"Paolo Veneto" rimanda qui. Se stai cercando lo scrittore e vescovo nato a Venezia intorno al 1270, vedi Paolino Minorita.  Paolo da Venezia in una stampa ProfessorePaolo da Venezia, o Paolo Veneto, vero nome Paolo Nicoletti (Udine), filosofo. Eremitano, fu studente all'Oxford e docente all'Padova dal 1408 ove ebbe tra gli allievi Paolo Della Pergola. Divenne ambasciatore veneto presso la corte polacca. Per le sue idee teologiche, nel 1426, fu esiliato a Ravenna ma, due anni dopo, gli fu consentito di tornare a Padova.  Fu seguace di Guglielmo di Ockham e Sigieri di Brabante e autore di vari trattati, tra cui alcuni commenti ad Aristotele . Il suo trattato Logica magna fu utilizzato come testo di insegnamento della logica all'Padova e può essere considerato la maggiore opera di logica formale prodotta dal Medioevo.  Opere: “Logica,” “Commenti alle opere di Aristotele” “Expositio in libros Posteriorum Aristotelis,” “Expositio super VIII libros Physicorum necnon super Commento Averrois,” “Expositio super libros De generatione et corruptione” “Lectura super librum De Anima” “Conclusiones Ethicorum” “Conclusiones Politicorum” “Expositio super Praedicabilia et Praedicamenta.” “Scritti sulla logica: Logica Parva or Tractatus Summularum, “Logica Magna”; “Quadratura”; “Sophismata Aurea. Altre opere: “Super Primum Sententiarum Johannis de Ripa Lecturae Abbreviatio,” “Summa philosophiae naturalis,” “De compositione mundi. Quaestiones adversus Judaeos. Sermones. N Dizionario di Filosofia Treccani, riferimenti in .  Vedi «Paolo Della Pergola» in Dizionario di Filosofia Treccani.  Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, terza ed., Edizione CDE su licenza della Giulio Einaudi editore, Milano, «Paolo Veneto», in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, «Paolo Veneto», in Dizionario di Filosofia Treccani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Alessandro D. Conti, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Alessandro D. Conti: Esistenza e verità: forme e strutture del reale in Paolo Veneto e nel pensiero filosofico del tardo medioevo. Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, Nuovi studi storici, A. R. Perreiah: "A Biographical Introduction to Paul of Venice". In: Augustiniana.  Paolo Veneto, Logica, Venetiis, Bartolomeo Imperatore, Francesco Imperatore,  Enrico Gori, dal sito Filosofico.net (Alessandro Conti, Paul of Venice, in E. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information,  Stanford.Filosofia  Refs.: H. P. Grice, “Paolo da  Harborne, and Paolo da Venezia,” lecture for the Club Griceiano Anglo-Italiano, Bordighera. Luigi Speranza, “Grice e Nicoletti: quadratura ed implicatura” --.

 

NEGRI. (Padova). Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher philosophises on Pinocchio!” -- Grice: “I like his idea of a new ‘grammar of politics,’ even if he uses the extravagant metaphor, delightful though, ‘fabbrica di porcellana’. He has a gift for metaphor, sure!” – Grice: “’la lenta ginestra’ to qualify Leopardi’s ontology is genial!” -- Grice: “Negri reminds me of ‘pinko Oxford’!” Tra gli anni sessanta e gli anni settanta, fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista. Dagli anni ottanta in poi, si dedicò invece allo studio del pensiero politico di Baruch Spinoza, contribuendo, insieme a Louis Althusser e Gilles Deleuze, alla sua riscoperta teorica. In collaborazione poi con Michael Hardt, ha scritto libri molto influenti nella Teoria politica contemporanea.  Accanto alla sua attività teorica, ha svolto una intensa attività di militanza politica, come co-fondatore e teorico militante delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare Potere Operaio e Autonomia Operaia. A causa della sua attività politica è stato incarcerato e processato, all'interno del processo 7 aprile, con l'accusa di aver partecipato ad atti terroristici e d'insurrezione armata. Venne, tuttavia, assolto da queste imputazioni, per poi venire condannato a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale nella rapina di Argelato. Opere: “Stato e diritto in Hegel. Studio sulla genesi illuministica della filosofia giuridica e politica” (Padova, Cedam); “Lo storicismo” (Milano, Feltrinelli, “Alle origini del formalismo giuridico: studio sul problema della forma in Kant e nei giuristi kantiani” (Padova, Cedam, Curatela di Hegel, Scritti di filosofia del diritto, Bari, Laterza, Alcune riflessioni sullo stato dei partiti” (Padova, Tip. poligrafica moderna); “Crisi dello Stato-piano. Comunismo e organizzazione rivoluzionaria” (Milano, Feltrinelli); “Ideali e realizzazioni d'integrazione” (Milano, Giuffrè); “Studi su Weber, in Annuario bibliografico di filosofia del diritto, I, Milano, Giuffrè); “Problemi di storia dello Stato moderno.  in "Rivista critica di storia della filosofia",  “La teoria capitalistica dello stato nel '29, John M. Keynes, in "Contropiano", Marx sul ciclo e la crisi. Note, in "Contropiano", “Descartes politico o della ragionevole ideologia” (Milano, Feltrinelli); “Rileggendo Hegel” -- filosofo del diritto, in Incidenza di Hegel. Napoli, Morano, Enciclopedia Feltrinelli Fischer, Scienze politiche, (Stato e politica), Milano, Feltrinelli, Crisi e organizzazione operaia” (Milano, Feltrinelli); Partito operaio contro il lavoro, in Sergio Bologna, Paolo Carpignano, Negri, “Crisi e organizzazione operaia” (Milano, Feltrinelli,  Proletari e Stato. Per una discussione su autonomia operaia e compromesso storico, Milano, Feltrinelli); “La fabbrica della strategia” 33 lezioni su Lenin, Padova, “Cooperativa libraria editrice degli studenti di Padova-Collettivo editoriale librirossi, La forma Stato. Per la critica dell'economia politica della Costituzione” (Milano, Feltrinelli); Materiale sul problema dello stato e sul rapporto fra democrazia e socialismo, con Riccardo Guastini, Ugo Rescigno, Emilio Agazzi, Milano, Unicopli-Cuem, “Il dominio e il sabotaggio: sul metodo marxista della trasformazione sociale,” Milano, Feltrinelli,  “Manifattura, società borghese, ideologia: Una famosa polemica sul rapporto struttura-sovrastruttura,” con Franz Borkenau e Henryk Grossmann, Roma, Savelli, Marx oltre Marx [Grice, “Grice oltre Grice”]. Quaderno di lavoro sui Grundrisse, Milano, Feltrinelli, “ Dall'operaio massa all'operaio sociale. Intervista sull'operaismo, a cura di Paolo Pozzi e Roberta Tommasini, Milano, Multhipla, “Il comunismo e la guerra,” Milano, Feltrinelli, Politica di classe: il motore e la forma. Le cinque campagne oggi. Milano, Machina Libri, “Otto Dix,” Milano, Studio d'arte Grafica, “L'anomalia selvaggia. Saggio su potere e potenza in Spinoza” (Milano, Feltrinelli);“Macchina tempo. Rompicapi, liberazione, costituzione,” Milano, Feltrinelli, Pipe-line. Lettere da Rebibbia, Torino, Einaudi,  Italie rouge et noire. Journal, traduzione di Yann Moulier Boutang, prefazione di Bernard-Henri Lévy, Paris, Hachette, Diario di un'evasione, Cremona, Pizzoni, Les nouveaux espaces de liberté, con Félix Guattari, Gourdon, Bedou, Le verità nomadi: per nuovi spazi di libertà, con Félix Guattari, Roma, Pellicani, “Fabbriche del soggetto: profili, protesi, transiti, macchine, paradossi, passaggi, sovversione, sistemi, potenze: appunti per un dispositivo ontologico, in "XXI secolo. Bimestrale di politica e cultura", “Lenta ginestra: saggio sull'ontologia di Leopardi, Milano, SugarCo, “Fine secolo. Un manifesto per l'operaio sociale. Milano, SugarCo,” “Arte e multitudo. Sette lettere,” Milano, Politi, “Il lavoro di Giobbe. Il famoso testo biblico come parabola del lavoro umano, Milano, SugarCo, “Il potere costituente. Saggio sulle alternative del moderno, Carnago, SugarCo, Spinoza sovversivo. Variazioni (in)attuali, introduzione di Emilia Giancotti, Roma, Pellicani, “Il lavoro di Dioniso. Per la critica dello Stato postmoderno, con Michael Hardt, Roma, Manifestolibri, “ L'inverno è finito. Scritti sulla trasformazione negata, a cura di Giuseppe Caccia, Roma, Castelvecchi, “Le bassin de travail immateriel (BTI) dans la metropole parisienne, con Antonella Corsani e Maurizio Lazzarato, Paris, l'Harmattan, I libri del rogo, Roma, Castelvecchi, Contiene: Crisi dello Stato-piano; Partito operaio contro il lavoro; Proletari e Stato; Per la critica della costituzione materiale; Il dominio e il sabotaggio, La costituzione del tempo. Prolegomeni. Orologi del capitale e liberazione comunista, Roma, Manifestolibri, Spinoza, introduzioni di Gilles Deleuze, Pierre Macherey e Alexandre Matheron, Roma, DeriveApprodi, Contiene: L'anomalia selvaggia; Spinoza sovversivo; Democrazia ed eternità in Spinoza, Sogni Incubi Visioni. Politica e conflitti nella crisi della società del lavoro, con Michael Hardt e Damiano Palano, Milano, Lineacoop, La sovversione. Colloquio di Annamaria Guadagni con Toni Negri, Roma, Liberal, Kairòs, alma venus, multitudo. Nove lezioni impartite a me stesso, Roma, Manifestolibri, Desiderio del mostro. Dal circo al laboratorio alla politica, a cura di e con Ubaldo Fadini e Charles T. Wolfe, Roma, Il manifesto, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, con Michael Hardt, Milano, Rizzoli,  Europa politica. [Ragioni di una necessità], a cura di e con Heidrun Friese e Peter Wagner, Roma, Manifestolibri, Luciano Ferrari Bravo ritratto di un cattivo maestro. Con alcuni cenni sulla sua epoca, Roma, Manifestolibri, L'Europa e l'impero. Riflessioni su un processo costituente, Roma, Manifestolibri, Cinque lezioni di metodo su moltitudine e impero, Soveria Mannelli, Rubbettino, Il ritorno. Quasi un'autobiografia, conversazione con Anne Dufourmantelle, Milano, Rizzoli, Guide. Cinque lezioni su impero e dintorni, con contributi di Michael Hardt e Danilo Zolo, Milano, Cortina, Moltitudine. Guerra e democrazia nel nuovo ordine imperiale, con Michael Hardt, Milano, Rizzoli, La differenza italiana, Roma, Nottetempo, Movimenti nell'impero. Passaggi e paesaggi, Milano, Cortina, Global. Biopotere e lotte in America Latina, con Giuseppe Cocco, Roma, Manifestolibri, Goodbye Mr Socialism, a cura di Raf Valvola Scelsi, Milano, Feltrinelli, Settanta, con Raffaella Battaglini, Roma, DeriveApprodi, Fabbrica di porcellana. Per una nuova grammatica politica, Milano, Feltrinelli, Dalla fabbrica alla metropoli. Saggi politici, Roma, Datanews,  Il lavoro nella Costituzione e una conversazione con Adelino Zanini, Verona, Ombre Corte, Dentro/contro il diritto sovrano. Dallo Stato dei partiti ai movimenti della governance, a cura di Giuseppe Allegri, Verona, Ombre Corte,  Comune. Oltre il privato ed il pubblico, (Grice: “Cf. Grice on ‘common language’ and ‘private language’”) con Michael Hardt, Milano, Rizzoli,  Inventare il comune, Roma, DeriveApprodi, Il comune in rivolta. Sul potere costituente delle lotte, Verona, Ombre Corte, Questo non è un Manifesto, con Michael Hardt, Milano, Feltrinelli, 2Spinoza e noi, Milano-Udine, Mimesis, Fabbriche del soggetto. Archivio  e una conversazione con Mimmo Sersante, Verona, Ombre corte, Arte e multitudo (a cura di Nicolas Martino), Roma, DeriveApprodi, Storia di un comunista, a cura di Girolamo De Michele, Milano, Ponte alle Grazie, Galera ed esilio. Storia di un comunista, a cura di Girolamo De Michele, Milano, Ponte alle Grazie, Assemblea, con Michael Hardt, Milano, Ponte alle Grazie, Da Genova a domani. Storia di un comunista, a cura di Girolamo De Michele, Milano, Ponte alle Grazie. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Negri," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

NERI. (Milano). Filosofo. Grice: “Neri is an interesting philosopher – he speaks of the aporia of the realization, which is intriguing, and considers that ‘objectivism’ started with Galileo, which is realistic!” Professore a Verona. Allievo di Banfi e Paci, rappresenta una delle ultime sintesi della Scuola di Milano, di cui riprende alcuni dei temi portanti: ricerca fenomenologica, analisi storico-politica, studi estetici. Rispetto ai suoi maestri, del cui pensiero è stato uno dei maggiori interpreti, sviluppa un percorso di ricerca originale, caratterizzato da una critica delle ideologie del Novecento e dei loro fallimenti, e da una lettura non dogmatica della storia contemporanea, volta a metterne in luce discontinuità e aporie. Forte di un'indole scettica e fedele al principio dell'epoché fenomenologica, Neri ha ripercorso le vicende della dialettica marxista, focalizzando in particolare la sua attenzione sull'Europa centro-orientale, e sulle varie forme di controcondotta e dissenso che, a partire dagli anni sessanta, sono andati germinando in quel contesto storico. I suoi autori di riferimentoHusserl e Merleau-Ponty, Bloch e Lukács, Kosík e Kołakowskirivelano la tensione intellettuale tra ricerca teoretica e storica che ha caratterizzato il lavoro di Neri, dalle principali monografie, ai saggi su aut aut e Il filo rosso, fino al materiale inedito conservato presso l'Archivio Neri, da pochi anni istituito presso l'Università degli Studi di Milano.  Durante gli anni universitari, trascorsi tra Pavia e Milano, Neri ha l'occasione di frequentare gli ultimi corsi di Antonio Banfi, ormai lontano dalla fenomenologia e intento a perfezionare (e radicalizzare) il suo umanesimo di stampo marxista, e dell'ancor giovane Enzo Paci che, in quegli stessi anni di dopoguerra, intraprende un confronto innovativo con gli esiti della ricerca husserliana, e in particolare con i contenuti della Crisi delle scienze europee, oggetto di numerosi corsi. Proprio questo "apprendistato fenomenologico", secondo l'espressione di Luciano Fausti, ha consentito a Neri di acquisire un metodo di ricerca che lo ha accompagnato, non solo nei suoi studi delle opere di Husserl, Merleau-Ponty, Patočka (dei quali traduce e cura varie pubblicazioni), ma, più in generale, nell'analisi del pensiero storico e politico novecentesco. A questi interessi va ad aggiungersi quello per l'arte e l'estetica, decisivo in questi primi anni, e dovuto in particolare agli insegnamenti di Dino Formaggio, con cui Neri si laureò. Neri continuerà a interessarsi a questi temi anche negli anni successivi, dedicando diversi scritti a Panofsky (della cui Prospettiva come forma simbolica cura nell'edizione) e a Caravaggio, e interrogandosi sul rapporto tra fenomenologia ed estetica.  Agli anni di studio, segue una fase di ricerca che lo porterà nei primi anni sessanta a Praga, ospite dell'Accademia delle Scienze della Cecoslovacchia e, in seguito, negli Stati Uniti d'America, dove è visiting scholar a Pennsylvania. A Praga, Neri entra in contatto con la giovane generazione di intellettuali cechi che, in questi anni cruciali, portano avanti l'idea di riformare il socialismo dal suo interno, a partire da una profonda reinterpretazione del materialismo e della prassi marxiana. È grazie a Neri che in Italia si diffondono le opere di Karel Kosík e di Jan Patočka che, pur così profondamente diversi, condividono con Neri l'interesse per la fenomenologia e la politica. Durante la sua esperienza americana, Neri dedica a Marx una serie di lezioni e conferenze, i cui testi inediti, facenti parte del Fondo Neri, sono conservati presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. Analizzando il pensiero di Marx, Neri si rifà in particolar modo, oltre che all'insegnamento di Kosík, agli scritti di Gajo Petrović e alla scuola jugoslava legata alla rivista Praxis. Tornato in Italia, inizia un lungo periodo di insegnamento a Verona, durante il quale incentra i suoi corsi sulla fenomenologia post-husserliana, su Bloch, sull'idea filosofica di Europa e la sua eredità, a seguito del fallimento dei principali progetti politici novecenteschi. Escono in questi anni le sue opere più note: “Aporie della realizzazione”, sulla filosofia e l'ideologia dei paesi del socialismo realizzato, e “Crisi e costruzione della storia”, dedicato, ancora una volta, al maestro Banfi.  In più occasioni, manifesta il suo debito nei confronti dei suoi maestri milanesi, per averlo iniziato allo studio della fenomenologia. In tal senso, il passaggio dall'insegnamento di Banfi a quello di Paci è decisivo. «Al centro non era piùscrive Neri poco prima di morire, ricordando quegli anniil "disperato razionalismo" del fondatore della fenomenologia: il fuoco della rilettura era diventato il "mondo della vita" e la critica dell'obbiettivismo moderno». Un pensiero che ben si presta a una generazione di giovani studiosi che, durante gli anni sessanta, si raccolgono intorno a Paci, desiderosi di affinare un pensiero che consenta di riguadagnare un sguardo disincantato, ma non indifferente, sulla realtà sociale e culturale circostante, contro «l'asfissiante razionalismo» di Banfi e, più in generale, contro l'impronta culturale del PCI.  Neri rientra in questa nuova leva di studiosi e in questi termini si possono interpretare anche i suoi studi fenomenologici. «Con il tema del mondo della vitaribadisce Neri, in un altro tra i suoi scritti più tardila fenomenologia mostrava di saper affrontare i problemi posti dalle scienze storiche e sociali, dall'antropologia culturale e infine anche dal pensiero marxista». L'esempio di Paci, tuttavia, che cercò a tutti gli effetti di coniugare metodo fenomenologico e dialettica marxista, è seguito dall'allievo solo parzialmente, lasciando la sua impronta più visibile nel volumePrassi e conoscenza, una cui parte è dedicata ai critici marxisti della fenomenologia. Col passare del tempo, tuttavia, Neri adotta una posizione di sempre più evidente rottura, prediligendo a qualsiasi tentativo conciliatorio una critica fenomenologica del socialismo realizzato e delle sue distorsioni. A tal proposito, il confronto con Kosík e il dissenso, all'interno del socialismo reale, giocano un ruolo di primo piano.  Come si evince dalla sua “Aporie della realizzazione,” distingue due fasi e due generazioni di filosofi, all'interno della complessa crisi del socialismo in costruzione. Da una parte, la prima generazione è rappresentata da György Lukács e da Ernst Bloch. Proprio al pensiero di quest'ultimo, alle sue concezioni di storia e di utopia e ai suoi numerosi ripensamenti, Neri dedica una lunga analisi, che tornerà periodicamente anche negli anni successivi, come testimoniano i programmi dei suoi corsi universitari. A Bloch è ispirato, d'altronde, il titolo del libro, che Neri ricava da una pagina di Principio speranza. È all'interno della dialettica tra realtà e realizzazione, tra condizione presente e speranza futura, che Neri individua l'andatura del socialismo reale, della sua filosofia e della sua ideologia. Solo con la seconda generazione di filosofi, tuttavia, le aporie della realizzazione socialista vengono veramente al pettine; la malinconia di Bloch cede infatti il passo allo sguardo scettico di Kołakowski e al tentativo di Kosík di rileggere la dialettica marxista in termini concreti, al di là di ogni deriva ideologica. Dello stesso tenore è anche il libro su Banfi, Crisi e costruzione della storia, di pochi anni successivo, in cui Neri si confronta con lo stesso tema della realizzazione, inteso stavolta nei termini del tentativo banfiano di costruire un percorso storico su basi razionali, oltre la crisi della civiltà moderna, verso una nuova prospettiva umanistica. Alla luce del ritratto offertoci da Neri, che si concentra in particolare sugli anni trenta, intesi come momento cruciale per lo sviluppo della teoria banfiana, emerge un'immagine di Banfi particolarmente complessa, nella quale la svolta ideologica e l'adesione al comunismo non offuscano il perdurare di uno spirito critico e di una prospettiva europea, che si sviluppa al di là dei particolarismi delle filosofie nazionali.  L'Archivio Guido Davide Neri -- è stato creato presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano l'Archivio Guido Davide Neri. In tale archivio è raccolta un'imponente quantità di materiali inediti, che comprendono riflessioni, appunti per corsi e seminari, annotazioni di viaggio, corrispondenze. Sono considerati di particolare rilievo, in vista di futuri studi sul pensiero filosofico di Neri, i 149 quaderni, contenenti le riflessioni del filosofo, dalla metà degli anni cinquanta, fino alla sua morte. Attraverso la lettura di questi scritti, ora completamente consultabili e in corso di digitalizzazione, è possibile chiarire il rapporto e gli scambi di Neri con altri rappresentanti della filosofia milanese: da Banfi a Paci, da Dal Pra a Preti. Grande importanza rivestono anche i commenti in presa diretta su alcuni tra i più rilevanti avvenimenti storici del Novecento: dall'invasione sovietica dell'Ungheria, alla Primavera di Praga, fino al crollo del socialismo reale. A ciò si aggiungono le riflessioni sul ruolo della filosofia nella società, sul modo e l'opportunità di insegnarla, e sulla sua tenuta, di fronte alle scosse della storia.  Opere: “Prassi e conoscenza,” con una sezione dedicata ai critici marxisti della fenomenologia (Milano, Feltrinelli); “Aporie della realizzazione: filosofia e ideologia nel socialismo reale” (Milano, Feltrinelli); “Crisi e costruzione della storia” (Napoli, Bibliopolis); “Il sensibile, la storia, l'arte” (Verona, Ombre Corte, Francesco Tava, su Open Commons of Phenomenology. G. Scaramuzza, Presentazione, in Atti della Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la Fondazione Corrente, Milano, Materiali di Estetica, nArchivio Guido Davide Neri, su sba.unimi. degli scritti di Neri, in aut aut, n. Atti della Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la Fondazione Corrente, Milano, in Materiali di Estetica,  Quando tra noi muore un filosofo. Ricordo di Guido D. Neri, amici, colleghi e studenti, Pizzighettone, Viciguerra, Luciano Fausti, Guido Davide Neri tra scepsi e storia. Un percorso filosofico, Milano, UNICOPLI, . Laura Frigerio e Elena Mazzolani, Il Fondo Guido Davide Neri, in Sistema Università,  Amedeo Vigorelli, Fenomenologia e storia. A partire da Patocka: itinerario filosofico di Guido Davide Neri, in Leussein,  Francesco Tava, Open Commons of Phenomenology. sba.unimi. Fondo librario Guido Davide Neri, su sba.unimi. F

 

NESI. (Firenze). Filosofo. Grice: “I once had a fight with Nowell-Smith; he was saying that a philosopher should not be a moralist; I told him that by that token Nesi wasn’t one!” – “De moribus” Figlio di Francesco di Giovanni e di Nera di Giovanni Spinelli, si dedicò interamente agli studi filosofici. Strinse stretti rapporti con i principali umanisti fiorentini dell'epoca, tra cui Acciaiuoli e Ficino. Influenzato dall'operato di Savonarola, ricoprì anche diverse cariche politiche.  Opere: Ioannis Nesii adulescentuli oratiuncula, Orazione del Corpo di Cristo, Orazione de Eucharestia, Orazione sull'umiltà ,Sulla carità, De moribus, De charitate, Oraculum de novo saeculo, Canzoniere, Poema. TreccaniEnciclopedie oIstituto dell'Enciclopedia Italiana. E. Tortelli, Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

NIFO (Sessa Aurunca). Filosofo. Grice: “I like Nifo; first, because he wrote a treatise he called ‘ludicrous rhetoric;’ second, because he tried to refute Pomponazzi against the mortality of the soul – surely the soul is ‘mortal’ is a category mistake --.” Alla corte di Carlo V (Luigi Toro, 1876, Municipio di Sessa Aurunca). Durante i propri studi, Nifo frequentò Padova, dove studiò filosofia e divenne allievo di Vernia.  Fu professore a Padova e in seguito insegnò anche a Napoli, Roma e Pisa, guadagnando una fama tale da essere incaricato daLeone X di difendere la dottrina cattolica sull'immortalità contro gli attacchi di Pomponazzi e degli alessandristi. Fu ricompensato con la nomina a conte palatino con il diritto di assumere il cognome del Papa, Medici. Busto esposto nel Liceo classico "di Sessa Aurunca. La sua prima filosofia si ispirava ad Averroè, modificò poi la propria visione giungendo a posizioni più vicine all'ortodossia cattolica. Pubblicò un'edizione delle opere di Averroè corredate di un commento compatibile con la sua nuova posizione.  Nella grande controversia con gli alessandristi si oppose alla tesi del Pomponazzi per il quale l'anima razionale è inseparabile dal corpo materiale e, dunque, la morte di questo porta con sé anche la scomparsa dell'anima. Sostenne, invece, che l'anima individuale, quale parte dell'intelletto assoluto, è indistruttibile e alla morte del corpo si fonde in un'unità eterna.  Tra i suoi allievi, presso l'Salerno, tra gli altri, ricordiamo, Rosselli, filosofo calabrese autore di un testo molto controverso, Apologeticus adversos cucullatos (Parma), in cui cerca di affermare le sue dottrine che tendono a discostarsi da quello del suo maestro.  Lo si ritiene protagonista di un curioso episodio: pubblicò il trattato De regnandi peritia, che alcuni ritengono essere un plagio del più noto Il Principe di Machiavelli del cui manoscritto sarebbe venuto in possesso.  Gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Napoli ed iessa fu estesa ai figli ed agli eredi in perpetuo. A lui è dedicato il Convitto Nazionale di Sessa Aurunca, della quale fu anche sindaco. Opere: “Liber de intellectu”; “De immortalitate animi”; “De infinitate primi motoris quaestio”; “Opuscula moralia et politica”; Dialectica ludicra,” “De regnandi peritia.” Furono poi più volte ripubblicati, in quanto ampiamente diffusi, i suoi numerosi commentari su Aristotele, di cui i più importanti sono: :Aristotelis de generatione & corruptione liber Augustino Nipho philosopho Suessano interprete & expositore”; “Expositiones in libros de sophisticos elenchis Aristotelis”; “Expositiones in omnes libros de Historia animalim, de partibus animalium et earum causis ac de Generatione animalium, In libris Aristotelis meteorologicis commentaria, Venetiis, Ottaviano Scoto, Physicorum auscultationum Aristotelis libri octo, Super Libros Priorum Aristotelis, Commentarium in tres libros Aristotelis De anima, Dilucidarium metaphysicarum disputationum in Aristotelis Deum et quatuor libros metaphysicarum. L'edizione più nota fu quella stampata a Parigi. Dialectica ludicra, frontespizio; conservato nella biblioteca del Convitto Agostino Nifo di Sessa Aurunca. Dialectica ludicra (disegno interno   Dialectica ludicra, colophon     In libris Aristotelis meteorologicis commentaria   In libros Aristotelis De generatione & corruptione interpretationes & commentaria, frontespizio; conservato anch'esso nella biblioteca del Convitto Nifo di Sessa Aurunca. In libros Aristotelis De generatione & corruptione interpretationes & commentaria, colophon  Genealogia. Una sua breve genealogia è questa:  1. ... Nifo 1.1. Domizio Nifo (Barone di Joppolo, cavaliere) @(Sessa Aurunca) . Jacopo/Giacomo Nifo (*Tropea +Sessa Aurunca giureconsulto, ciambellano, commerciante di tessuti) @(Sessa Aurunca) Francesca Galeoni Agostino Nifo (*Sessa Aurunca Sessa Aurunca 18 gennaio 1538filosofo) @(Sessa Aurunca) Angela Landi (nobile) 1Domizio Nifo (+Sessa Aurunca) 1Livia Nifo @1 Filippo Toraldo, @2 Col'Antonio di Transo  Nifo @ Isabella Vaccaro  Paolo Nifo @ Livia Transo Agostino juniore Nifo @ Diana di Paulo Paolo Nifo Giacomo Nifo  maschio Nifo maschio  Isabella Nifo @ Marc'Antonio Giove della Vega  Girolama Nifo @ Scipione Cirasol Domizio Nifo Clarice Nifo  Diana Nifo @ Cesare Conso 1.1.1.1.3.5. Quintia Nifo @ Vincenzo Gattola X. altri Vincenzo Nifo 1.2. Giovanni Nifo (*Tropea +Romacavaliere, Vicario e Agente Generale del Duca di Sessa). Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Gabrieli, "Raccolta Storica dei Comuni", Istituto di Studi Atellani, Sant'Arpino (CE), lCarlo De Lellis, Discorsi delle Famiglie Nobili del Regno di Napoli, Napoli, Giovanni Francesco Paci, Giampiero Di Marco, I sindaci della città di Sessa, Sessa Aurunca, Zano Editore, 38.  Edizioni e traduzioni Agostino Nifo, La filosofia nella corte. Monografia introduttiva, testo latino a fronte, traduzione, note e apparati di E. De Bellis. Collana “Il pensiero occidentale”, Milano, Bompiani, . Studi , «Nifo, Agostino», in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Giampiero Di Marco, Giuseppe Parolino, Incunaboli e cinquecentine nelle biblioteche di Sessa, Minturno, Caramanica Editore, M. Palumbo,  Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Ennio De Bellis, Il pensiero logico, Galatina, Congedo, Ennio De Bellis, Nicoletto Vernia e Agostino Nifo. Aspetti storiografici e metodologici, Galatina, Congedo, Ennio De Bellis,  di Agostino Nifo, Collana Quaderni di “Rinascimento”. Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Firenze, Olschki, Angelico Poppi, Introduzione all'aristotelismo padovano, Antenore, Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Agostino Nifo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. ALCUIN, Ratisbona.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.Hugh Chisholm , Nifo, Agostino, in Enciclopedia Britannica, XI, Cambridge University Press. Keywords: ludicra – Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nifo: la dialettica ludrica” --.

 

NIZOLIO. (Brescello). Filosofo. Grice: “I read Nizolio and it’s like reading myself!” – Insegnò a Brescia e pubblicò il lessico “Observationes in M. Tullium Ciceronem,” o “Thesaurus Ciceronianus.” Ebbe una lunga polemica con Maioragio per una critica portata da quest'ultimo a Cicerone che, iniziata con la Epistola ad M. A. Majoragium, proseguì con l'Antapologia e si concluse con i De veris principiis et vera ratione philosophandi contra pseudophilosophos libri IV, pubblicati a Parma, dove insegnava, che interessarono Leibniz al punto che questi li fece ristampare premettendogli il titolo “Antibarbarus Philosophicus, sive Philosophia Scholasticorum impugnata libris IV.” Fu chiamato da Gonzaga a Sabbioneta. Contemporaneamente alle critiche di  Ramo alla logica aristotelica, anche per Nizolio occorre sostituire all'astrattezza di quella logica un pensiero che sia concretamente legato alla realtà e a questo scopo la strada maestra sta nel ritrovare i processi del pensiero direttamente nella struttura grammaticale della lingua. Egli individua cinque principi per fare della buona filosofia. Il primo principio generale della verità e della buona filosofia consiste nella conoscenza dellaa lingua romana,  in cui sono espressi quei testi filosofici. Il secondo principio è la conoscenza di quei precetti e documenti che si trovano nella grammatica e nella retorica, sostituendo la grammatica e la retorica alla metafisica, dal momento che i metafisici si sono preoccupati solo di ricercare la verità, senza occuparsi della utilità, necessità e pertinenza delle cose trattate. Il terzo principio consiste nel leggere i filosofi classici e nello sforzarsi di comprendere il modo con il quale il popolo romano si esprime, essendoci verità in quella schiettezza – Grice: ‘slightness” -- di linguaggio. Il quarto principio generale della verità è la libertà e la vera licenza delle opinioni e del giudizio su qualunque argomento, come richiede la verità e la natura. Non devono essere dunque Cicerone o Aurelio nostril maestri, ma i cinque sensi, l'intelligenza, il pensiero, la memoria, l'uso e l'esperienza delle cose.  Il quinto principio afferma che, oltre a esporre ogni tesi con la chiarezza della lingua comune senza introdurre nel discorso oscurità o sottigliezze, occorre non trattare problemi che non hanno realtà. Esempi di invenzioni filosofichi prive di oggettività sono la idea platonica e la tesi della realtà degli universali. Infatti, la realtà è costituita soltanto da oggetti singoli e individuali e questi devono essere indagati non attraverso la loro natura propria e privata, ma attraverso la loro comune e continua successione. Si fa filosofia e scienza non astraendo, ossia togliendo da una singola realtà quel quid che viene poi analizzato come se esso fosse reale, ma comprendendo, ossia considerando insieme le singole realtà. L'universale è una vana e finta astrazione che deriva invece dalla comprensione di tutti i singolari di ogni genere, accolti insieme con un atto solo, senza astrazioni intellettive, ma con il solo ausilio di un'intelligenza che comprende i singolari. In sostanza, noi non possiamo realmente distaccare, con un'operazione dell'intelletto, un universale da ogni singola cosa, ma semmai passare dall'individuale al collettivo.  L'operazione consiste nel sostituire alla dialettica la retorica e alla logica la grammatica ma, pur mettendo in rilievo i difetti della logica classica, egli non riesce a fondare una nuova logica realmente efficace e persuasiva.  Opere: “Observationes in M. Tullium Ciceronem,” Brixiae (Brescia), in-folio, opera ripubblicata con aggiunte a Venezia nol titolo “Thesaurus ciceronianus,” e  “Lexicon ciceronianum” con aggiunte di Facciolati,  “De veris principiis et vera ratione philosophandi contra pseudo-philosophos, scritto contro gli scolatici,”Parma, “Leibniz ne ha curato una nuova edizione con una prefazione ed una lettera a Thomasius sulla dottrina di Aristotele, Francofurti (Roma, Bocca). Garin, Rossi, Vasoli, Testi umanistici su la retorica. Testi editi e inediti su retorica e dialettica di Nizolio, Patrizi e Ramo, Milano, Bocca  “Marii Nizolii Brixellensis in M.T. Ciceronem observationes Caelii Secundi Curionis labore & industria secundò atque iterum locupletatae, perpolitae, & restitutae. Ejusdem M. Nizolii libellus, in quo vulgaria quaedam verba, & parum Latina, ad purissimam Ciceronis consuetudinem emendantur, ab eodem Caelio, s.c. limatus & auctus” (BU Clermont Auvergne) Note  Margherita Palumbo nel Dizionario Biografico degli Italiani. È quindi probabile chei abbia preferito fare ritorno volontariamente a Brescello, dove la morte lo close. Ballestri, Massimiliano. Nizolio, Milano, Cosmo editore, R. Battistella, Nizolio, umanista e filosofo, Treviso, L. Zoppelli, Nizzoli, Alberto. Nizolio e il rinnovamento scientifico moderno, Como, Meroni,Rossi,  “La celebrazione della rettorica e la polemica antimetafisica del "De Principiis" del Nizolio, in La crisi dell'uso dogmatico della ragione, Antonio Banfi, Milano, Bocca, Thieme, Klaus, Marius Nizolius aus Bersello: Vier Bücher über die wahren Prinzipien und die wahre philosophische Methode. Gegen die Pseudophilosophen [monografia sui "principi" con traduzione in tedesco], Monaco, Wilhelm Fink, 1980.  Logica aristotelica Universale Idea. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. G. Calogero,  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. EEncyclopædia Britannica, Inc.  M. Palumbo, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere, Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Keywords: Cicerone – Refs.: Luigi Speranza: Grice e Nizolio: il thesaurus ciceronianus”

 

NOCE. (Pistoia). Filosofo. Grice: “Only in Italy, philosophy and history are so connected; it would be as if we at Oxford after the war would be only concerned with understanding Churchill!” Grice: “For us, to do linguistic philosophy was to get away from post-tramautic stress disorder acquired during what Winthrop stupidly called the ‘phoney’ war!” – Grice: “It’s not difficult to understand why Noce’s notes on Gentile were only published posthumously!” -- essential Italian philosopher. «Certo i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta anche da certi scrittori laici.»  (Risposte alla scristianità, da Il Sabato). Ttitolare della cattedra di "Storia delle dottrine politiche" all'Università La Sapienza di Roma.  Studioso del razionalismo cartesiano e del pensiero moderno (Hegel, Marx), analizzò le radici filosofiche e teologiche della crisi della modernità, ricostruendo con cura le contraddizioni interne dell'immanentismo.  Argomentò l'incompatibilità tra marxismo, umanesimo, ed altri sistemi di pensiero che propugnavano la liberazione secolare dell'uomo e la dottrina cristiana (affermò: "solo il Redentore può emancipare"). Sostenne tenacemente, per tali motivi, l'impossibilità del dialogo tra cattolici e comunisti e previde il "suicidio della rivoluzione" (1978). Studioso del fascismo, sostenne che tale ideologia fosse peraltro in continuità con il comunismo e fosse anch'esso un momento della secolarizzazione della modernità. Sostenne, inoltre, l'esistenza di molti punti di contatto tra il fascismo e il pensiero dei sessantottini.  Filosofo della politica, preconizzò la crisi del socialismo reale, mentre esso viveva la sua massima espansione a livello mondiale. Argomentò che tale sistema, da una parte applicava coerentemente la filosofia di Marx, ma dall'altra negava le premesse del marxismo: ciò in quantomostrava Del Nocelo stesso sistema di Marx si basava sulla contraddizione tra dialettica e materialismo storico. Ribadiva infine la necessità dei valori di verità e di moralità.  Figlio di un ufficiale dell'esercito e di Rosalia Pratis, savonese discendente di una famiglia nobile savoiarda, Augusto Del Noce nasce a Pistoia nel 1910. L'anno dopo la madre si trasferisce con il figlio a Savona e, allo scoppio della guerra mondiale, a Torino, presso una zia materna. A Torino, Augusto svolge tutta la sua carriera di studi: dapprima al noto liceo D'Azeglio, frequentato da alcuni dei futuri protagonisti della vita politica e culturale della città e della nazione (Norberto Bobbio, Massimo Mila, Gian Carlo Pajetta, Cesare Pavese, Felice Balbo e altri), poi all'Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, allievo di Adolfo Faggi, Erminio Juvalta e Carlo Mazzantini con il quale si laurea nel 1932 con una tesi su Malebranche. Inizia quindi a insegnare presso istituti superiori (Novi Ligure, Assisi, Mondovì), mentre sviluppa la sua attività di studio anche con soggiorni all'estero.  Nel 1936 legge con entusiasmo Umanesimo integrale di Jacques Maritain, che rafforza in lui, tra l'altro, una sempre più convinta opposizione al fascismo. Cerca invano di farsi trasferire a Torino e di accedere qui alla carriera universitaria. Nel 1941 si trasferisce a Roma per un distacco propostogli dall'amico Enrico Castelli. A Roma frequenta Franco Rodano che, con Felice Balbo e altri, anima l'esperienza di «Sinistra Cristiana», un tentativo di conciliazione di comunismo e Cristianesimo da quale Del Noce resta per breve tempo affascinato. Nel 1944 viene accolta la sua richiesta di trasferimento presso un istituto superiore di Torino, dove torna a risiedere. Accompagna all'insegnamento un'intensa attività di studio e di collaborazione a diversi periodici, tra cui Cronache Sociali che gli dà occasione di incontrare Giuseppe Dossetti.  Nel 1946 scrive e pubblica il saggio La non filosofia di Marx, che ripubblicherà vent'anni dopo nella sua opera maggiore (Il problema dell'ateismo) e nel quale fissa i termini complessivi della sua interpretazione del marxismo. Nello stesso anno cura l'edizione italiana di Concupiscentia irresistibilis di Lev Isaakovič Šestov. Nel 1948, nasce suo figlio Fabrizio Del Noce. Nel 1954 inizia la collaborazione alla Enciclopedia filosofica del Centro Studi Filosofici Cristiani di Gallarate, diretta da Luigi Pareyson. Dal 1957 al 1961 è distaccato a Bologna presso il centro di documentazione diretto da Giuseppe Dossetti. Nel capoluogo emiliano frequenta Nicola Matteucci e collabora stabilmente al neonato periodico «Il Mulino». Scrive su Ordine Civile, rivista animata da Gianni Baget Bozzo, e altri alcuni saggi, uno dei quali, «Idee per l'interpretazione del fascismo», sarà all'origine delle future revisioni storiografiche di De Felice e Nolte. Nel 1959 partecipa al convegno organizzato dalla Democrazia Cristiana a Santa Margherita Ligure con una relazione intitolata L'incidenza della cultura sulla politica nella presente situazione italiana: sugli stessi temi Del Noce intratterrà per anni un rapporto difficile con il partito cattolico (altri interventi nei convegni di San Pellegrino del 1963 e di Lucca nel 1967).  Nel 1963 partecipa a un concorso a cattedra a Trieste, ma non ottiene il posto; nel 1964 pubblica Il problema dell'ateismo e l'anno successivo Riforma cattolica e filosofia moderna, Volume I, Cartesio. Il 30 aprile del 1966 partecipa alla «Giornata rensiana» con una relazione intitolata Giuseppe Rensi fra Leopardi e Pascal. Ovvero l'autocritica dell'ateismo negativo in Giuseppe Rensi, nella quale espone la sua fondamentale fenomenologia del pessimismo come pensiero religioso. Nello stesso anno vince il concorso per una cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea all'Università degli Studi di Trieste, dove diventerà Professore e rimarrà a insegnare fino al 1970. In quell'anno esce L'epoca della secolarizzazione, che raccoglie molti dei saggi e degli interventi degli anni sessanta. Sempre nel 1970 si realizza il tanto atteso trasferimento a Roma, dove, all'Università "La Sapienza", insegna prima Storia delle dottrine politiche e poidal 1974Filosofia della politica.  Si infittisce la sua collaborazione a riviste e periodici, sui quali interviene anche riguardo all'attualità politica e culturale. Diresse la collana «Documenti di cultura moderna», dell'editore torinese Borla (poi passata alla Rusconi) proponendo al pubblico italiano autori come Marcel de Corte, Titus Burkhardt, Manuel García Pelayo, Hans Sedlmayr ed Eric Voegelin. Partecipa vivacemente al dibattito sul divorzio. Dopo la metà degli anni settanta inizia il rapporto con gli universitari di Comunione e Liberazione partecipando a convegni e incontri promossi dal Movimento Popolare. Nel 1978 pubblica il saggio Il suicidio della rivoluzione, dedicato al compimento e alla dissoluzione del marxismo. Nel 1981 con Il cattolico comunista chiude i conti con l'esperienza di Rodano (che nel frattempo ha lasciato la DC per il PCI) e dei teorici della conciliazione tra Cattolicesimo e marxismo. Dal 1978 inizia anche la collaborazione continuativa con il settimanale «Il Sabato» e nel 1983 contribuisce alla creazione della rivista «30 giorni», di cui rimarrà stabile collaboratore. Nello stesso anno viene candidato come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana per il Senato: primo dei non eletti, entrerà in Senato l'anno successivo (1984) a seguito della morte di un collega.  Nel 1986 viene insignito del «Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica». Nel 1989 riceve il «Premio Nazionale di Cultura nel Giornalismo: la penna d'oro»; nell'agosto dello stesso anno viene premiato dal Meeting di Rimini. Muore nella notte tra il 29 e il 30 dicembre a Roma. È tumulato nel Famedio del cimitero di Savigliano. Nel 1990 esce Giovanni Gentile, volume che raccoglie diversi saggi sul padre dell'attualismo, sul fascismo e sul suo significato nella storia contemporanea, frutto di decenni di studi e rielaborazioni di Del Noce. L'archivio del filosofo e la sua biblioteca sono custoditi a Savigliano dalla «Fondazione Centro Studi Augusto Del Noce», sorta nei primi anni novanta, diretta prima da Guido Ramacciotti, poi da Francesco Mercadante, da Giuseppe Riconda, e attualmente da Enzo Randone.  Il pensiero Il problema dell'ateismo Nella sua più celebre opera Il problema dell'ateismo (del 1964) Del Noce inizia l'analisi della storia della filosofia moderna invertendo il paradigma storicistico e positivistico che nel progressismo aveva la sua cifra comune. Il filosofo afferma infatti che tale paradigma di illuministica origine ha come prima condizione d'esistenza la postulazione dell'ateismo come necessità del progredire dei sistemi filosofici e delle scienze a prescindere dalla teologia cristiana, cioè a prescindere dalla Scolastica, anzi in più o meno esplicita opposizione alla Scolastica.  La tesi che Del Noce intende dimostrare in questa sua opera è -come evidenzia appunto il titolo- la considerazione dell'ateismo non più come «necessità» bensì come «problema» della modernità, il cui ultimo, coerente e necessario sbocco è appunto il nichilismo post-nietzscheano distaccato ormai da qualsiasi riflessione filosofica e sfociato in una pura forma di vita, in puro way of life di distruzione e auto-distruzione dell'uomo. Del Noce pone quindi innanzitutto una distinzione fra tre diverse forme di ateismo, ovvero fra l'ateismo positivo o politico («diurno»), i cui esempi perfetti sono stati l'illuminismo di un Diderot o l'umanesimo di un Feuerbach, l'ateismo negativo o nichilistico («notturno»), esemplificato invece dalla filosofia di Schopenhauer, e infine l'ateismo tragico, detto anche «follia filosofica», cioè la forma più rara e particolare di ateismo che Del Noce trova solo in due casi in tutta la storia della filosofia, ovvero in Nietzsche e in Jules Lequier.  Posta questa propedeutica distinzione, Del Noce inizia l'anamnesi del pensiero filosofico moderno per rintracciare la genesi di ogni forma di ateismo, impossibile da pensarsi per la filosofia antica come dimostra il fatto che anche la filosofia epicurea -considerata comunemente come ateistica- ammetteva in realtà l'esistenza degli dèi. Per Del Noce appare evidente che la crisi della Scolastica medievale non ha costituito un processo necessario per il semplice fatto che proprio colui che aveva intenzione di riformarla -cioè Cartesio- fu invece colui che in realtà la tradì e se ne allontanò: è nelle celeberrime Meditazioni metafisiche che il filosofo francese -allievo dei Gesuiti- tentò di riproporre una nuova prova dell'esistenza di Dio da opporre al naturalismo libertinista del Seicento, che predicava relativismo etico e che sostituiva il Dio-Logos con la Natura impersonale e senza ordine.  In realtà però Cartesio, nel suo sforzo apologetico, compì il definitivo tradimento della filosofia cristiana riattingendo ad un agostinismo privato di platonismo e considerando così le idee dei semplici «contenuti della mente». In altre parole se l'idea di Dio, quantunque logicamente necessaria, non è il riflesso intellettivo di una realtà ontologica esterna al soggetto ma è una semplice struttura logica, allora vale realmente la critica kantiana della prova ontologica di Sant'Anselmo secondo la quale non è lecito aggiungere il predicato dell'esistenza alla perfezione dell'idea se non per un paralogismo.  Del Noce in sintesi ha mostrato come il tradimento e la perdita della Scolastica, attuata innanzitutto da Cartesio, ha come punto centrale l'idea di Idea, che è passata ad essere da struttura del reale a struttura del razionale, passando quindi dal dominio dell'ontologia a quello della psicologia. Per questo non vi è alcuna spiegazione se non il rifiuto pregiudiziale di riconoscere uno statuto ontologico all'idea, cosicché non vi sarebbe appunto alcuna necessità di trapasso della Scolastica né tantomeno alcuna necessità di genesi del razionalismo; in tal senso la famosa critica di Kant varrebbe quindi solo contro Cartesio e non contro Sant'Anselmo, il cui platonismo gli permetteva ancora di inferire necessariamente la «perfezione» dell'esistenza dall'idea dell'Essere con ogni perfezione, cioè dall'idea di Dio.  Del Noce prosegue la sua analisi mostrando quindi come in Cartesio, che pur nelle sue intenzioni voleva essere un defensor Fidei, già sussisteva in nuce ogni forma di illuminismo che avrebbe poi dominato nel Settecento, per questo egli parla di un pre-illuminismo cartesiano e aggiunge inoltre che proprio Cartesio, fiero avversario del libertinismo dilagante nel suo tempo, fu colui che tradusse l'ateismo libertinistico e irrazionalistico nella sua forma razionalizzata, cioè nell'illuminismo, che sarebbe stato appunto un libertinismo razionalistico. Si noti che Del Noce non pone giudizi sulla persona di Renato Cartesio, e anzi sottolinea come al suo tempo egli si poteva davvero credere il grande condottiero vincitore della battaglia culturale del Cristianesimo contro il libertinismo, ma ciò perché non era riuscito a prevedere una forma di ateismo non-irrazionalistico e non-relativistico quale fu appunto l'illuminismo settecentesco, che non si limitò più ad opporsi alla Scolastica ma che formò una propria dogmatica visione della storia in cui il Cristianesimo, rappresentato dalle leggende nere del Medioevo, era stato solo un ostacolo per lo «sviluppo» e l'«emancipazione» dell'umanità (si tenga presenta la definizione kantiana di «illuminismo»).  Da Cartesio in poi -secondo Del Noce- sono comunque due i percorsi filosofici che partono e che sviluppano i due aspetti compresenti in Cartesio, ovvero l'illuminismo e lo spiritualismo: da una parte infatti Condillac, Kant, Condorcet, fino a Hegel e Marx riceveranno il lascito propriamente razionalistico e sensu lato materialistico di Cartesio, dall'altra invece Pascal, Malebranche, Vico e infine Rosmini saranno gli eredi del suo patrimonio spiritualistico, inteso questo come filosofia di accordo fra ragione naturale e fede cristiana, posta la distanza epistemologica dalla Scolastica; famosa ed illuminante è a questo proposito la teoria della «visione in Dio» di Malebranche, nonché la distinzione pascaliana fra «Dio dei filosofi» e «Dio di Gesù Cristo». Andando comunque alla radice del problema del tradimento della metafisica cristiana (Tomismo) da parte di Cartesio e del conseguente illuminismo, Del Noce individua come unica possibile condizione per tale tradimento il rifiuto del peccato originale come male metafisico e quindi il rifiuto dello «status naturae lapsae» di cui proprio il Cristo sarebbe il redentore: senza alcuna natura umana da redimere, cioè senzanecessità di alcun redentore, il razionalismo ha sostituito il peccato con l'ignoranza e Dio con la ragion critica, rifacendosi così ad un pelagianesimo laicizzato che da solo rende possibile una qualsiasi forma di ateismo. Egli nota, infine, che avendo rifiutato la radice metafisica del male se ne è dovuta cercare quella fisica o psicofisica, secondo gli schemi ideologici che nel Novecento avrebbero reso la psicanalisi e la psicologia gli elementi complementari allo scientismo per una completa e non riduttiva visione del mondo senza Dio, e per una definitiva «ateologizzazione» della ragione.  Compimento e dissoluzione del marxismo Riguardo al marxismo e alla sua interpretazione Del Noce scrisse due opere, ovvero Il cattolico comunista e Il suicidio della rivoluzione, che costituiscono la continuazione de Il problema dell'ateismo in quanto in esse il filosofo analizza più dettagliatamente solo una delle linee filosofiche originate da Cartesio, quella razionalistica, cioè quella che nella storia moderna fu vincente nella sua estensione politica, nel tentativo di trovare e di dimostrare la continuità necessaria fra razionalismo, materialismo, marxismo e infine nichilismo, quest'ultimo inteso come cifra problematica della civiltà postmoderna.  La giustificazione epistemologica di questa analisi è data dal fatto incontestabile che la storia del Novecento inizia da un fatto filosofico, ovvero dal passaggio della filosofia marxiana in azione politica, ovvero dalla coerentizzazione di quella che Del Noce definisce la «non-filosofia di Marx»: da ciò appare non solo giustificato ma anche necessario portarsi sul piano storico della filosofia per comprenderne il suo portato teoretico, e così disinnescarne il suo sostrato ideologico. Del Noce si affianca a diversi studiosi stranieri, quali ad esempio Voegelin, per rintracciare l'inizio della cosiddetta secolarizzazione, il cui compimento sarebbe stato appunto il marxismo e poi il nichilismo, nel sequestro della nozione di «progresso» da parte di filosofie laiche dalla teologia di Gioacchino da Fiore, o meglio dall'interpretazione di tale teologia: ben nota è infatti la distinzione gioachimita nelle tre età della storia, l'Età di Dio-Padre (Ebraismo), l'Età di Dio-Figlio (Cristianesimo) e infine l'Età di Dio-Spirito che avrebbe dovuto superare i «limiti» del Cristianesimo ed estendere l'elezione e la salvezza in modo universale.  Di tale teologia mistica e profetica si appropriò lo gnosticismo sviluppatosi in seno al Cristianesimo stesso ed estesosi pian piano oltre i confini delle filosofie razionalistiche del Settecento e soprattutto dell'Ottocento. Del Noce nota infatti una sorta di dialettica nata all'interno dell'illuminismo settecentesco non tanto fra atei e deisti bensì fra rivoluzionari e conservatori, ovvero fra il puro giacobinismo ghigliottinatore dell'«ancien Régime» e il progressismo che caratterizzò invece la fase dell'illuminismo dopo la degenerazione della rivoluzione francese in Terrore, ovvero la fase dei cosiddetti ideologues, fra i quali Cabanis e Condorcet. Il punto attorno a cui si sviluppava tale dialettica fu appunto la differente filosofia della storia che aveva caratterizzato l'illuminismo pre-rivoluzionario e l'illuminismo post-rivoluzionario, in quanto il primo aveva escluso una qualsiasi evoluzione storica e necessaria dell'umanità e aveva anzi condannato il Medioevo con la storiografia della leggenda nera, mentre il secondo aveva invece rivalutato l'intera storia pre-illuministica (sia pagana che cristiana) considerandola come momento dialettico necessario pur se negativo della storia universale.  In questo senso Del Noce ha potuto mettere in parallelo l'opposizione fra illuminismo giacobino e spiritualismo in Francia e quella fra kantismo e hegelismo in Germania, ove spiritualismo e hegelismo sono state filosofie vincenti in quanto hanno assorbito in sé il momento rivoluzionario e negativo dell'illuminismo per poi superarlo nella formazione di quella filosofia della storia che ebbe certo in Hegel il suo culmine. Riguardo al binomio illuminismo-spiritualismo la critica vincente del secondo sul primo è stata quella di un estremo e insostenibile riduzionismo rappresentato dal sensismo di Condillac, in altre parole è stata la critica di ridurre la comprensione del mondo al pari di ciò che lo stesso illuminismo aveva accusato la religione di aver fatto. In questo contesto è la nascita della visione sociologica del mondo a rappresentare il tentativo di superare questa aporia illuministica senza tuttavia dover ritornare alla metafisica tradizionale: Del Noce insomma sostiene il trapasso dell'illuminismo in socialismo, non a caso nato in Francia, intesa questa come dottrina che dell'illuminismo mantiene il carattere utopistico (socialismo utopistico) e quindi anti-tradizionalistico, ma ne sconfessa invece il deprecabile riduzionismo che ancora non permetteva un'adeguata analisi della società ai fini della rivoluzione politica.  In Germania invece la dialettica fra kantismo e hegelismo, con netta vittoria dell'hegelismo, ha come punto di svolta la riconsiderazione hegeliana della storia come storia dell'Assoluto («storia di Dio»), secondo il ben noto schema gioachimita che vedeva in ogni momento storico un grado dimanifestazione dell'Assoluto, e quindi «necessario» pur nella sua negatività. In questo senso Hegel è colui che diede forma alla corrente tradizionalistica dell'illuminismo, ove la tradizione non è più peròcome per Tommaso d'Aquinol'insieme delle verità eterne e immutabili che solcano trasversalmente la dimensione temporale mediante il passaggio delle generazioni, ma è bensì la struttura dialettica eterna che necessita l'evoluzione delle verità, e quindi la sua temporalizzazione.  Per questo Del Noce afferma che l'idealismo hegeliano ebbe nei confronti del kantismo la medesima funzione che in Francia ebbe il positivismo comtiano nei confronti del socialismo utopistico: egli ricorda la critica di Comte nei confronti dell'illuminismo settecentesco, la sua rivalutazione della tradizione (in senso dialettico), nonché la celeberrima teoria degli stadi che costituisceancora una voltauna forma secolarizzata della teologia gioachimita. È dopo questa dettagliata analisi che Del Noce innesta il discorso sul marxismo, il quale appunto si configuròper stessa ammissione di Marxcome ripresa critica di Hegel attraverso la filtrazione di Feuerbach e della sinistra hegeliana (celebri sono le marxiane Tesi su Feuerbach) e come fusione fra la dialettica hegeliana e la politica del socialismo utopistico: alla base del cosiddetto socialismo scientifico rimane ancora il desiderio di palingenesi politica propria di Saint-Simon o di Fourier, ma onde evitare il risibile utopismo di questi ultimi ad esso Marx applicò la dialettica hegeliana con cui solamente si sarebbe potuto analizzare il capitalismo e prevederne così il «necessario» fallimento.  A tal punto però l'analisi marxiana di come potrà nascere la società comunista introduce l'elemento di distacco non solo dall'idealismo hegeliano ma anche dalla filosofia stessa, ovvero la necessità di tradurre il pensiero analitico in azione politica e di affidare alla storia invece che alla ragione il compito di dimostrare la verità delle tesi marxiane. In questo Del Noce si riallaccia a una lunga storiografia socialista, uno dei cui esponenti più noti è per esempio Lukács, che afferma la stretta e necessaria continuità fra filosofia di Marx e di Engels, politica di Lenin e politica di Stalin, senza concedere alcuna differenza né alcuna opposizione fra socialismo reale e socialismo ideale (quasi a guisa di giustificazione storica). Il fattore fondamentale di continuità fra Marx e Lenin è infatti quella struttura tipicamente gnostica che equalizza il male all'ignoranza e il bene alla conoscenza e quindi divide il genere umano fra la massa degli ignoranti e la ristretta cerchia degli «illuminati», che nella riflessione leniniana erano gli intellettuali borghesi che per una non spiegata differenza dal resto della borghesia avrebbero potuto e dovuto guidare la rivoluzione; in questo senso la politica leniniana, poi proseguita coerentemente nella politica staliniana, sarebbe stata l'incarnazione perfetta nonché l'unica incarnazione possibile della filosofia marxiana, e non invece -come è tesi di una certa apologetica socialista- un tradimento di Marx.  Ancora una volta Del Noce si rifà a una lunga storiografia critica nel considerare il marxismo non come una filosofia ma come una religione, ma a ciò egli aggiunge la dimostrazione non del suo carattere di religione civile bensì di religione gnostica: in tal modo il marxismo leninista sarebbe davvero il compimento del razionalismo ove quest'ultimo è inteso come gnosticismo laico, religione non di Dio ma dell'Idea/ideale che non ha bisogno dell'Incarnazione di un Dio-Uomo in quanto l'uomo stesso avrebbe potuto e dovuto far incarnare tale Idea nel mondo attraverso la sua azione. Questo è il senso dell'appellativo delnociano di «non-filosofia» per il marxismo, giacché la contemplazione metafisica in esso viene interamente assorbita dall'azione politica, in quanto per Marx la politica è la vera metafisica al pari di come per Nietzsche lo è la morale.  Eppure è proprio questo punto a costituire secondo Del Noce la contraddizione fondamentale interna al marxismo e quindi la causa prima del suo fallimento storico: se infatti la «riconciliazione con la realtà» iniziata da Hegel, proseguita da Feurbach a portata a compimento da Marx deve rivoltare l'intera comprensione del mondo in trasformazione del mondo, cioè in rivoluzione, allora in ciò non rimane giustificato il riferimento ideologico all'avvenire come sede immaginifica della società comunista, ovvero non rimane giustificato il carattere ancora religioso del marxismo per cui esso ha sostituito il futuro all'eternità e il lavoro dell'uomo alla Redenzione del Dio-Uomo.  Il fallimento storico del comunismo, quindi, sarebbe stato non solo la dimostrazione sperimentale della falsità delle teorie marxiane ma anche il coerente compimento del marxismo come auto-distruggersi nella sua forma di religione. Con ciò si spiegherebbe per Del Noce l'attivismo comunista dopo il 1945 nonché la graduale decadenza del socialismo nel mondo fino alla sua profetizzata fine, simboleggiata dalla caduta del Muro di Berlino. È propria di Del Noce infatti la teoria secondo cui il compimento e la dissoluzione del marxismo non siano due momenti separati o addirittura opposti, ma siano bensì il medesimo momento dispiegato coerentemente nel tempo.  L'interpretazione del fascismo Sul fascismo e sulla sua interpretazione in stretta relazione al marxismo Del Noce ha dedicato gran parte dei suoi studi e delle sue opere, partendo appunto dalle opinioni comuni e molte volte ideologiche degli storici nei confronti del fascismo e delineando una struttura paradigmatica tanto controversa quanto precisa e fondata. È a partire dalla definizione data dallo storico tedesco Ernst Nolte di ogni movimento fascista come «resistenza contro la trascendenza», intesa come trascendenza storica e non metafisica, che Del Noce sottolinea la continuità fra questo serio giudizio e la communis opinio del fascismo come movimento reazionario, per questo tradizionalista e nazionalista, e per converso di ogni forma di tradizionalismo e di nazionalismo come rimando implicito e forse inconscio al fascismo.  Di questo Del Noce fa una critica serrata, facendo notare innanzitutto le origini culturali dei due fondatori del fascismo, cioè Gentile e Mussolini, come antitetiche rispetto a ogni forma di politica reazionaria, tradizionalista e nazionalista e come invece affini rispetto al socialismo, del quale Mussolini in particolare fu un esponente. Si noti che l'obiettivo che Del Noce intende colpire e abbattere è quella generale concezione del fascismo come momento singolare e controcorrente rispetto all'intera storia moderna, dalla rivoluzione francese in poi, mentre ciò che intende mostrare è la continuità quasi necessaria che è posta fra l'hegelismo, il marxismo e il fascismo come tre momenti dell'unico processo di secolarizzazione. Il filosofo inizia quindi dall'analisi della figura storica di Mussolini e della sua formazione culturale, notando il suo giovanile anticlericalismo, il suo spontaneo confluire nel socialismo, e il seguente superamento di quest'ultimo per l'evoluzione fascista del suo pensiero. È in particolare sul concetto di «rivoluzione» che Del Noce pone l'accento, essendo questo un concetto base del marxismo che però, attraverso l'incontro mussoliniano con la tedesca «filosofia dello Spirito» risorgente in Italia, dovette radicalmente trasformarsi e portarsi dal livello sociale della «classe» a quello personale del «soggetto».  È insomma -per Del Noce- l'incontro intellettuale di Mussolini con la filosofia di Giovanni Gentile ad aver reso necessaria la trasformazione della rivoluzione in un senso non più finalistico o escatologico (come era nel marxismo puro, il cui fine è appunto la società comunista) ma in un senso propriamente attivistico e lato sensu solipsistico, in termini gentiliani cioè attualistico. Con ciò Del Noce può connettere la psicologia di Mussolini con il vero e proprio formalismo pratico del fascismo, il quale non aveva in realtà alcun contenuto definito, ma proclamava bensì una forma di azione tanto vaga e generale da poter attrarre a sé ogni sorta di ceto sociale (anche il proletariato) e di frangia ideologica, in alcuni momenti persino quella marxistica.  Il concetto di «rivoluzione» infatti contiene in sé già un termine finale ben preciso verso cui lo stato attuale del mondo andrebbe rivoluzionato, mentre nella politica fascista il termine rivoluzione deve necessariamente essere sostituito dal termine «riforma» (si pensi appunto alla riforma Gentile) in senso non più tradizionale, cioè come ri-formare ciò che è stato de-formato, bensì in senso creazionale, cioè come dare una nuova forma (indefinita) alle antiche cose, perciò rimane un concetto molto affine a quello di marxistico di rivoluzione, e permette l'affiancamento ideale dell'attualismo gentiliano al modernismo teologico fiorente a quel tempo e condannato come eresia dalla Chiesa cattolica.  Opere: “Senso comune e teologia della storia nel pensiero di Castelli” (Torino, Edizioni di filosofia); “La solitudine di Faggi” (Torino, Edizioni di filosofia); “L'incidenza della cultura sulla politica nella presente situazione italiana” in Cultura e libertà, Roma, Edizioni 5 lune, “Il problema dell'ateismo: Il concetto di ateismo e la storia della filosofia come problema,” Bologna, Il Mulino, Bologna, “Riforma cattolica e filosofia moderna,” Bologna, Il Mulino, Brescia, Morcelliana, “Il problema ideologico nella politica dei cattolici italiani,” Torino, Bottega d'Erasmo, “Il problema politico dei cattolici,” Roma-Milano, UIPC, “Weil, interprete del mondo di oggi, in L'amore di Dio, Torino, Borla, “L'epoca della secolarizzazione,” Milano, Giuffrè, “L'Euro-comunismo e l'Italia,” Roma, Editrice Europea Informazioni, “Il suicidio della rivoluzione,” Milano, Rusconi, Premio Nazionale Rhegium Julii per la Saggistica, “Il cattolico comunista,” Milano, Rusconi, “L'interpretazione trans-politica della storia contemporanea,” Napoli, Guida, “Secolarizzazione e crisi della modernità,” Napoli, Istituto Suor Orsola Benincasa-Edizioni scientifiche italiane, “Gentile: per una interpretazione filosofica della storia contemporanea,” Bologna, Il Mulino, “Da Cartesio a Rosmini. Scritti vari di filosofia,” Milano, Giuffrè, “Filosofi dell'esistenza e della libertà.” Spir, Chestov, Lequier, Renouvier, Benda, Weil, Vidari, Faggi, Martinetti, Rensi, Juvalta, Mazzantini, Castelli, Capograssi, Milano, Giuffrè, “Rivoluzione, Risorgimento, Tradizione: scritti su l'Europa e altri, Milano, Giuffrè, “I cattolici e il progressismo,”  Milano, Leonardo, “Fascismo e anti-fascismo: errori della cultura,” Milano, Leonardo, Cristianità e laicità. Scritti su Il sabato (e vari, anche inediti), Milano, Giuffrè,  Pensiero della Chiesa e filosofia contemporanea. Leone XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Roma, Edizioni Studium, “Verità e ragione nella storia. Antologia di scritti, “ lberto Mina, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli); “Modernità. Interpretazione transpolitica della storia contemporanea” (Morcelliana, Brescia.). Del Noce insegnò nel capoluogo piemontese. Gianni Baget Bozzo. Del Noce, il filosofo della libertà politica).  Augusto Del Noce, «Idee per l'interpretazione del fascismo», Ordine Civile, 15 aprile 1960.  Del Noce fu tra i componenti del comitato promotore del referendum abrogativo antidivorzista del 12 maggio 1974) e più tardi sull'aborto.  premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.wordpress.com. 3 novembre .  Paolo Armellini, Razionalità e storia in Augusto Del Noce, in Il pensiero politico, Roma, Aracne editrice, Massimo Borghesi, Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno. Marietti 1820, Genova-Milano .[collegamento interrotto] Luca Del Pozzo, Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce, Pagine, I libri del Borghese, Roma, Sergio Fumagalli, Gnosi moderna e secolarizzazione nell'analisi di Emanuele Samek Lodovici ed Augusto Del Noce, PUSC, (scaricabile in PDF dal sito sergiofumagalli) Gian Franco Lami, La tradizione in Augusto Del Noce, Franco Angeli, Milano 2009, Marietti 1820, Genova-Milano . Antonio Rainone, «DEL NOCE, Augusto» in Enciclopedia ItalianaV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Pietro Ratto, Ipotesi sul fondamento dell'essenza dissolutiva del marxismo e del fascismo, in Boscoceduo. La rivoluzione comincia dal principio, Sanremo, EBK Edizioni Leudoteca, Ambrogio Riili, Augusto Del Noce interprete del Marxismo. L'ateismo, la gnosi, il "dialogo" con Galvano Della Volpe e con Lucien Goldmann, in iCentotalleri, Saonara (PD), il prato, Francesco Tibursi, Il pensiero di Augusto del Noce come Teoria sociale, in Andrea Millefiorini , Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione sociologica italiana, Societas, Roma, Nuova Cultura, Xavier Tilliette, Omaggi. Filosofi italiani del nostro tempo, traduzione di G. Sansonetti, Brescia, Morcelliana, Natascia Villani, Marxismo ateismo secolarizzazione. Dialogo aperto con Augusto del Noce, in Pensiero giurdico. Saggi, Napoli, Editoriale Scientifica,  Augusto Del Noce, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Repertori Bibliografici, su centenariodelnoce). La metafisica civile di Augusto Del Noce: ontologismo e liberalismo dalla rivista telematica di filosofia Dialeghesthai. Pietro Ratto, Laicità e Democrazia: da Del Noce a Giotto, su BoscoCeduo, 15 maggio 2007. Democrazia e modernità in Augusto Del Noce, articolo dal mensile 30Giorni. L'inseparabilità dei Tre. La modernità, di Andrea Fiamma Centro Culturale,//centrodelnoce. Fondazione //fondazioneaugustodelnoce.net. centenariodelnoce. Articoli di Del Noce «Il dialogo tra la Chiesa e la cultura moderna» da Studi Cattolici. «L'errore di Mounier» da Il Tempo. «Risposte alla scristianità» da Il Sabato. «La sconfitta del modernismo» da Il Tempo. «La morale comune dell'Ottocento e la morale di oggi», tratto da Il problema della morale oggi. «Rivoluzione gramsciana», tratto da Il suicidio della rivoluzione. «Origini dell'indifferenza morale» da Il Tempo. «Le origini dell'indifferenza religiosa» da Il Tempo. «Religione civile e secolarizzazione» da Il Tempo. «Un dramma europeo: il dissenso cattolico» da Corriere della Sera. «Questi poveri cattolici minacciati dal suicidio»[collegamento interrotto] da Il Sabato «In stato di porno-assedio»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «La più grande vergogna del nostro secolo» da Il Sabato. «Fu vera gloria? La resistenza 40 anni dopo»[collegamento interrotto], tratto da Litterae Communionis. «Una colomba, non un santo (caso Bukarin)» da Il Sabato. «Intensità d'una gran illusione (Dossetti e dossettismo)»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «L'antifascismo di comodo» da Corriere della Sera. «Togliatti? Un perfetto gramsciano. Polemica su Gramsci»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Il nazi contagio»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «La morale catto-comunista»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Abbasso Mazzini» da Il Sabato. «I lumi sull'Italia»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Recensione del romanzo di Benson "Il Padrone del mondo"» dal mensile 30Giorni. «Filo rosso da Mosca a Berlino (Hitler-Stalin)»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Le connessioni tra filosofia e politica»[collegamento interrotto] da Il Tempo. «Pci, l'impossibile conversione»[collegamento interrotto] tratto da Prospettive nel mondo. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Noce," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

NOLA. (Crotone). Filosofo. Gice: “At Oxford, we are proud of our philosophy, at Bologna, and in Italy in general, they are proud of their physicians, as they call them – students of nature!” Stemma della famiglia Nola Molise Coat of arms of the House of Nola MoliseBlasonatura Un campo d’argento con una sbarra torchina, dentro la quale sono tre scudi d’arme di color d’oro. Di origini napoletane e zio di Molisi, insegnò per lungo tempo a Napoli. Discepolo di Altomare, divenne noto per sua opera, “Quod sedimentum sanorum, aegrorumque corporum non sit eiusdem speciei aduersus Ferdinandum Cassanum & alios contrarium sentientes.” Opere: “Quod sedimentum sanorum, aegrorumque corporum non sit eiusdem speciei aduersus Ferdinandum Cassanum & alios contrarium sentientes. Giustino Marruncelli, Elementi dell'arte di ragionare in medicina, Napoli, Gabinetto Bibliografico e Tipografico, Salvatore de Renzi, Storia della medicina Italiana, Napoli, Tipografia del Filiatre-Sebezio, National Library of Medicine, Catalog: Washington, Library of Congress, Adalberto Pazzini, La Calabria nella storia della medicina, Roma,  Lynn Thorndike, A History of Magic and Experimental Science: The sixteenth century, Londra, Macmillan,  Lavoro critico, Bari, Dedalo Libri, 1975.  Giovanni Andrea de Nola, Google Books. 19 maggio . La Famiglia dei Nola Molise, Archivio storico di Crotone.

 

NORCIA. (Norcia). Filosofo. Grice: “By focusing on ‘desire,’ Norcia focuses on Thales who famously, for fixing on the stars, de-fixed from the ground!” --  Grice: “If I had to chose one philosophical word I adore is ‘desideratum,’ and Norcia tells it right – while Short and Lewis doubt it, to desire is like to consider – and the ‘sidus’ is involved!” agostino da Norcia, filosofo. Originario dell'Umbria. Scrisse, a quanto risulta da fonti indirette, un libello intitolato  “De Amore Fundamenta Mundis ac Ethicae..” Di lui non si sa molto e il poco che si sa è incerto. Della sua esistenza infatti si è appreso attraverso i riferimenti nei testi di alcuni autori, i più famosi dei quali sono Bruno e Mersenne, che lo nominano e citano. Alcuni filolofi sostengono, peraltro, che il nome “Agostino” sarebbe in realtà uno pseudonimo, dietro il quale potrebbe nascondersi un autore, probabilmente ben più famoso e conosciuto, che si servì di tale nome d'arte per evitare censure e guai con la Chiesa. Secondo alcune ricostruzioni visse in Italia, prevalentemente fra la Toscana e l'Umbria. Stando a quanto racconta Mersenne in una lettera al fratello morì nel Lazio.Il nucleo centrale del suo pensiero consiste nell'unione dell'idea di Dio come “amore” con uno spunto, totalmente riadattato, di derivazione neo-platonica, secondo cui la realtà è emanazione, a partire da livelli di purezza e deità più elevati. Facendo dell'amore la caratteristica principale di dio, arrivava a dire che la realtà coincide con l'amore, in forme più o meno degradate. Da questo concetto fa derivare una forte istanza di svelamento.Nonostante l'apparente neutralità emotiva del reale, il vero fondamento divino, e quindi dell'universo, è l'amore. La verità si consegue quindi applicando questo principio all'apparenza fenomenica degli oggetti, in modo da svelarne il vero essere, cioè il principio di amore – Grice: “Not to be confused with my principle of conversational self-love!” -- Il suo passo più celebre, tuttavia, riguarda l'etimologia della parola “desiderium”, che Agostino collega all'espressione “de sidera”: come le stelle, infatti, sono qualcosa che percepiamo con i sensi, ma senza potere esperire direttamente l'amore che da loro scaturisce, così il “de-siderio” è in realtà mera apparenza sotto la quale si cela un bisogno. Il “de-siderio,” questo tendere all'apparenza, scompare completamente solo una volta compreso fino in fondo il fondamento dell'essere, nella “mystica copulation” raggiungibile attraverso la filosofia. Il suo pensiero, quindi, sembra unire una forte istanza metafisica a un'altrettanto forte istanza etica, cercando nella realtà una fondamentale armonicità di senso che è compito di ogni uomo, scopertala, riprodurre e preservare.  “De l'infinito, universo e mondi,” Londra, “Praxis descensus seu applicatio entis,” Marburg, Cantimori, Delio, Prospettive di storia ereticale italiana del Cinquecento, G. Laterza, Bolgiani, Franco, Ortodossia ed eresia: il problema storiografico nella storia del cristianesimo e la situazione ortodossia-eresia agli inizi della storia cristiana,CELID.

 

NOTO. (Pollina). Filosofo. Grice: “Italian philosophers, must be for St. Peter, who DIED there – are obsessed with God – Noto wrote his thesis on that, evidence and lack thereof for God – the part concerining the refutation for those who deny evidence is fascinating! And typically of an Italian philosopher, he narrows down his research to ‘secolo XIII,’ where we at England and Oxford hardly existed!” -Fece gli studi ginnasiali al Convento di Giaccherino e al Convento del Bosco ai Frati. Vestì il saio francescano a Fucecchio e professò. Studia filosofia a Lucca, Bosco ai Frati, il Convento di San Vivaldo, Fiesole, Siena e il Convento di Sargiano. Emise i voti a Fiesole e fu ordinato sacerdote a Siena. Andò a Parigi e frequentò l’Istituto Cattolico, la Sorbona e il Collège de France. Conseguì il Dottorato in filosofia e il Diploma di studi superiori alla Sorbona. Essendo andato a Londra per alcuni mesi ebbe il Diploma di lingua inglese che in seguito perfezionò tornando ogni anno a Londra nel periodo estivo. Pubblicò la tesi di laurea “L’evidenza di Dio nella filosofia del sec.XIII" (Ed. CEDAM, Padova). Si imbarcò per l’Egitto e si stabilì a Ghiza dove insegnò. Lì ricoprì gli incarichi di Guardiano e Maestro dei Chierici. Tornò in Italia e fu per un anno Direttore di un grande hotel di Montecatini Terme. Si trasferì a Figline Valdarno per l’insegnamento all’Istituto “Marsilio Ficino”. Si iscrisse alla Università Cattolica dove conseguì il Dottorato in Filosofia valido in Italia. Aveva iniziato l’insegnamento della lingua inglese alla scuola per infermieri dell’ospedale di Figline e un corso serale per adulti. Stava creando un laboratorio linguistico per facilitare e perfezionare l’apprendimento delle lingue. Deceduto nell’Ospedale di Figline Valdarno  per edemapolmonare acuto da miocardite in diabetico. Affetto da grave forma di diabete, si era sentito male nella notte dell’11 novembre, ma dopo aver prolungato il riposo mattutino aveva tenuto lezione fino a mezzogiorno. Prese allora poco cibo e tornò a riposarsi. Alle 18 andò alla preghiera comune e alle 18.30 tenne il corso di lingua inglese per adulti. Alle 20 mentre era a tavola fu chiamato il medico cardiologo che ordinò il ricovero urgente in ospedale. Qui alle 2.25 la sua vita è stata stroncata da un complesso attacco cardiaco polmonare.  Ai funerali, presieduti dal Padre Provinciale nella Chiesa di San Francesco in Figline erano presenti tanti religiosi e sacerdoti, i parenti, molte suore oltre che un grande pubblico di studenti e popolo che riempiva la Chiesa. È stato sepolto nel cimitero di Montemurlo. Convento di Giaccherino Convento del Bosco ai Frati Convento di San Vivaldo Convento di Sargiano Montemurlo  L'evidenza di Dio nella filosofia del secolo XIII.

 

NOVARO. (Diano Maria). Filosofo. Grice: “Novaro comes from my favourite area in Italy, “La riviera ligure”!” Grice: “Novaro wrote a nice little treatise on the nature of the infinite – a concept which fascinates me!” --Fratello di Novaro, nacque da famiglia economicamente agiata e dopo aver condotto brillantemente gli studi liceali, ottenendo la laurea a Torino. Si stabilì a Oneglia dove fu assessore comunale per il partito socialista. Dopo avere per breve tempo insegnato nel locale liceo, con i fratelli si occupò dell'industria olearia intestata alla madre Paolina Sasso.  Pur dedito all'attività imprenditoriale fece parte attiva della vita letteraria dei primo anni del Novecento e fondò la rivista “La Riviera Ligure,” da lui diretta fino alla sua cessazione. Ospitò nel suo giornale filosofi come Pascoli, Roccatagliata, Jahier, Boine e Sbarbaro.  Scrisse saggi di carattere filosofico e raccolse tutte le sue poesie, che hanno come tema principale il bellissimo paesaggio ligure, in un volume intitolato Murmuri ed echi che vide le stampe. Fu anche il curatore dell'edizione delle opere di Boine che sentiva affine negli interessi soprattutto di carattere etico. Opere: “Malebranche,” “ Il concetto di infinito e il problema cosmologico” (Roma, Balbi), “Malebranche,” Lanciano, Carraba, Murmuri ed echi, Napoli, Ricciardi, Ristampato più volte, edizioni recenti: edizione definitiva Giuseppe Cassinelli, premessa di Pino Boero e Maria Novaro, Milano, All'insegna del pesce d'oro, edizione critica Veronica Pesce, prefazione di Giorgio Ficara, Genova, Fondazione Giorgio e Lilli Devoto, Enciclopedia Italiana III Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. Cardinale, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La Riviera Ligure Nicolas Malebranche. Tra Diano Marina e Oneglia: i luoghi dei fratelli Novaro, su parchiculturali. Fondazione Mario Novaro, Genova, su fondazionenovaro. Scheda biografica nel sito della Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro. Keywords: ‘la riviera ligure’ – Luigi Speranza, “Grice e Novaro”

 

OCONE. (Benevento). Filosofo. Grice: “Ocone has selected Croce as the quintessential Italian liberal! That should please Oxonians like Collingwood!” -- Grice: “I like Ocone’s idea of a liberalism without a theory – ‘liberalismo senza teoria’ – that should please J. M. Jack!” --  Grice: “Speranza has  noted that if Bennett speaks of meaning-nominalism, we could well speak of meaning-liberalism.” Grice: “While meaning-liberalism requires that the limit of one’s liberty to make a sign stand for an idea is your co-conversationalist, meaning-anarchism is Humpty Dumpty (‘I didn’t know that!’ ‘Of course you don’t’) and meaning-conventionalism is the idea that there is a repertoire on which conversationalists rely!” Si occupa soprattutto di temi concernenti il neoidealismo italiano e la teoria del liberalismo. Allievo di Franchini, è borsista dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli negli anni 1993-1994. Qui ha l'opportunità di lavorare direttamente nella biblioteca personale di Benedetto Croce e con l'aiuto di Alda Croce, figlia del filosofo, raccoglie e analizza il materiale scritto nel mondo su di lui. Un frutto parziale e selezionato del suo lavoro vede la luce nel 1993 nel volume  ragionata degli studi su Benedetto Croce pubblicata dalla ESI (Edizioni Scientifiche Italiane) di Napoli, che vince l'anno successivo la prima edizione del "Premio nazionale di saggistica Benedetto Croce", istituito dall'Istituto Nazionale Studi Crociani.  È stato direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Roma, dalla quale è stato successivamente allontanato per le sue posizioni nazionaliste. Successivamente è entrato a far parte della Fondazione Giuseppe Tatarella ed è diventato Direttore Scientifico di Nazione Futura.  È anche membro del Comitato Scientifico della Fondazione Cortese di Napoli, del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Bettino Craxi, del Comitato Scientifico dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain e del Comitato Scientifico della Fondazione Farefuturo.  Attività e pensiero Nel 1995 fonda a Napoli, con un piccolo gruppo di laureati e laureandi della Federico II, cittadini sanniti e napoletani, il trimestrale "CroceVia" edito dalla ESI (Edizioni Scientifiche Italiane), che si propone di rinnovare il messaggio crociano e che entra in poco tempo nel dibattito culturale nazionale. Nel 2008 i suoi studi crociani prendono corpo nel volume Benedetto Croce, Il liberalismo come concezione della vita, pubblicato dall'editore Rubbettino nella collana “Maestri liberali” della Fondazione Luigi Einaudi di Roma. Il volume, presentando l'immagine originale di un Croce partecipe del processo europeo di distruzione delle categorie epistemiche, ha numerose recensioni. A partire dalla sua interpretazione di Croce, Ocone elabora la prospettiva di un liberalismo senza teoria, cioè storicistico e non fondazionistico. Il suo progetto filosofico può essere così formulato: riconquistare il liberalismo alla filosofia; ritornare in filosofia all'idealismo; ricongiungere il liberalismo con l'idealismo (si vedano, a tal proposito, gli interventi di Ocone nella polemica fra neorealisti e postmodernisti). In quest'ordine di discorso, Ocone ritiene che la critica rivolta a Croce di essere un liberale anomalo, in quanto nel suo pensiero il concetto di individuo sarebbe sacrificato, vada ribaltato: l'individualismo non è affatto consustanziale al liberalismo, ma si è legato ad esso solo in una sua prima fase di sviluppo (all'inizio della modernità). Quello di Ocone è un liberalismo che non prescinde né dal senso storico né dal realismo politico. Successivamente il pensiero di Ocone ha assunto molti caratteri propri dello scetticismo politico di Michael Oakeshott, in particolare della sua critica del razionalismo, del perfezionismo e del paternalismo. Egli ha pertanto insistito sul carattere “anticonformistico” e “eretico” del liberalismo, sulla priorità in esso del momento “negativo” o della contraddizione. La critica delle ideologie, e in particolare del “politicamente corretto”, diviene in quest'ottica il correlato pratico degli approdi antimetafisici della filosofia contemporanea. E filosofia e liberalismo finiscono per coincidere  Da ultimo, la sua riflessione ha messo a tema il significato teorico e storico dell’affermarsi dei cosiddetti “populismi” e “sovranismi”. Essi, prima di essere ostracizzati, vanno per Ocone capiti: pur in modo confuso e contraddittorio, lungi dall'essere un “incidente di percorso” incorso al processo di globalizzazione in atto, essi ne segnalano la definitiva crisi dell’ideologia portante: il globalismo. Questa ideologia può essere considerata una radicalizzazione coerente della mentalità illuministica e progressista, cioè da una parte del processo di secolarizzazione e razionalizzazione e dall'altra dello speculare e connesso relativismo e nichilismo. I “populismi” sono perciò per Ocone movimenti di reazione ai meccanismi di spoliticizzazione (e connesso “disciplinamento” in senso foucaultiano) propri della globalizzazione, che aveva definito la sua ideologia all’incrocio fra le idee di due “deviazioni” dell’autentico liberalismo: il neoliberismo, sul versante economico, e la cultura liberal sul versante di un diritto globale fortemente eticizzato.  Ocone ha scritto su diverse riviste scientifiche e culturali e sui maggiori organi di stampa nazionali. Attualmente è nella redazione della rivista “LeSfide”, edita dalla Fondazione Craxi, e nel Comitato editoriale dell quotidiano online “L’Occidentale”. Collaboratore de “Il Giornale” e de “Il Riformista”, è opinionista politico di “formiche.net”, “Huffpost” e “nicolaporro”. Molto seguita è la sua rubrica domenicale di riflessione politico-culturale “Ocone’s Corner” sulla rivista online “startmagazine”.  Un estratto di un suo articolo (Intervista a Remo Bodei, in Corrado Ocone, Prendiamola con filosofia, Il Mattino, è stato utilizzato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca come documento per la stesura della traccia della prova scritta di Italiano negli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore a.s. (Tipologia BRedazione di un saggio breve o di un articolo di giornale2. Ambito socio-economicoArgomento: La riscoperta della necessità di «pensare»).  Nella sezione Dal dopoguerra ai giorni nostri, Percorso 9f Il dibattito delle ideeDall'“impegno” al postmoderno, Dal periodo tra le due guerre ai giorni nostri) dell'antologia "Il piacere dei testi", editore Paravia, è contenuto il suo saggio "Né neorealisti né postmodernisti" da "qdR". Opere: “Coronavirus. Fine della globalizzazione” Il Giornale, Milano  La chiave del secolo. Interpretazioni del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli, Europa. L'Unione che ha fallito, Historica, Cesena, “La cultura liberale. Breviario per il nuovo secolo” Giubilei Regnani, Roma-Cesena. “Attualità di Benedetto Croce” Castelvecchi, Roma,  “Il liberalismo nel Novecento: da Croce a Berlin” Rubbettino, Soveria Mannelli[,  (curatore) Il liberale che non c'è. Manifesto per l'Italia che vorremmo, Castelvecchi, Roma  (con altri autori) I grandi maestri del pensiero laico, Claudiana, Torino  (curatore) Robin George Collingwood, Autobiografia, Castelvecchi, Roma   (con Donatella Di Cesare e Simone Regazzoni) Il nuovo realismo è un populismo, Il Nuovo Melangolo, Genova,  (Pietro Reichlin e Aldo Rustichini) Pensare la sinistra. Tra equità e libertà, Laterza, Roma-Bari, Liberalismo senza teoria, Rubbettino, Soveria Mannelli  (con Dario Antiseri), “Liberali d'Italia” Rubbettino, Soveria Mannelli  (con altri autori) “Le parole del tempo. Lessico del mondo che cambia” Pierfranco Pellizzetti, Manifesto libri, Roma’ Spettri di Derrida, Carola Barbero, Simone Regazzoni e Amelia Voltolina, Annali della Fondazione europea del Disegno (Fondation Adami),  Il Nuovo Melangolo, Genova, Profili riformisti. 15 pensatori liberal per le nostre sfide, con prefazione di Emanuele Macaluso, Rubbettino, Soveria Mannelli, Marx visto daOcone, con prefazione di Paolo Savona, Luiss  (Collana "Momenti d'oro dell'economia"), Roma (curatore con Nadia Urbinati), La libertà e i suoi limiti. Antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio, Laterza, Roma-Bari,  Croce. Il liberalismo come concezione della vita Rubbettino, Soveria Mannelli  (curatore), Bobbio ad uso di amici e nemici, con postfazione di Giuliano Amato, I libri di Reset, Marsilio Editori, Venezia (curatore con Enzo Marzo), Manifesto laico, Laterza, Roma-Bari, (coautore, Maurizio Viroli), Lessico repubblicano, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, ragionata degli scritti su Benedetto Croce; prefazione di Vittorio Stella, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli. Cfr. Archivio borsisti in Istituto Italiano per gli Studi Storici  Premio Benedetto Croce, su mediamuseum. Comitato Scientifico, su fondazioneluigieinaudi.  Riccardo Ficara, La Fondazione Einaudi allontana Ocone perché "filo-sovranista", su Secolo Trentino, La Fondazione, su Fondazione Giuseppe tatarella.  Organigramma, su nazionefutura.  Fondazione Cortese di Napoli in//fondazionecortese/  Fondazione Craxi, su fondazionecraxi.org. Comitato Scientifico dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain, su istituto.maritain.net.  Comitato Scientifico e di indirizzo, su fare futuro fondazione.  Copia archiviata , su rubbettino.  Gianni VattimoPubblicazioniLa recensione, Caffe' Europa, su caffeeuropa.  Duccio Trombadori, Questo don Benedetto somiglia a Nietzsche, su ilGiornale, Il blog di GIANNI VATTIMO: Corrado Ocone e la filosofia classica tedesca, su giannivattimo.blogspot.com.  La filosofia politica è una pseudo-scienza. Parola di filosofo. E che filosofo!, su reset.  Corrado Ocone, Attualità di Benedetto Croce su opac.,  Europa : l'Unione che ha fallito / Corrado Ocone ; prefazione di Francesco Giubilei, su opac., La natura del potere svelata dal coronavirus, su ilGiornale, CORONAVIRUS: FINE DELLA GLOBALIZZAZIONEDI MARCO GERVASONI E CORRADO OCONEStore ilGiornale, su store.ilgiornale.  N°7: FINE DI UNA STORIA. IL RITORNO DELLA POLITICA?, su leSfide.  Chi Siamo, su loccidentale.  MIUR Traccia della prova scritta di Italiano per gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superioreanno scolastico su archivio.pubblica.istruzione.  Il piacere dei testi  QDR MagazineQualcosa da Raccontare, su QDR Magazine.  Corrado Ocone, La chiave del secolo : interpretazioni del Novecento / Corrado Ocone, su opac., La cultura liberale : breviario per il nuovo secolo / Corrado Ocone, su opac., Attualità di Benedetto Croce / Corrado Ocone, su opac., Il liberalismo nel Novecento : da Croce a Berlin /su opac., Il liberale che non c'è : manifesto per l'Italia che vorremmo su opac., I grandi maestri del pensiero laico ntroduzione di Massimo L. Salvatori, su opac., Robin George Collingwood, Autobiografia / R. G. Collingwood ; prefazione di Corrado Ocone, su opac., Il nuovo realismo è un populismo / Donatella Di Cesare, Simone Regazzoni, su opac., Pietro Reichlin, Pensare la sinistra : tra equità e libertà / Pietro Reichlin, Aldo Rustichini, su opac., Liberalismo senza teoria / Corrado Ocone, su opac., Liberali d'Italia Dario Antiseri ; prefazione di Giulio Giorello, su opac., Le parole del tempo / M. Barberis...[et al.] ; Pierfranco Pellizzetti, su opac., Spettri di Derrida / Carola Barbero, Simone Regazzoni, Amelia Valtolina, su opac., Corrado Ocone, Profili riformisti : 15 pensatori liberal per le nostre sfide / Corrado Ocone ; prefazione di Emanuele Macaluso, su opac., Karl Marx : teoria del capitale / [visto da Corrado Ocone], su opac., La liberta e i suoi limiti : antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio / Corrado Ocone e Nadia Urbinati, su opac., Benedetto Croce : il liberalismo come concezione della vita / prefazione di Valerio Zanone, su opac., Bobbio ad uso di amici e nemici / a cura della redazione di Reset e di Corrado Ocone ; postfazione di Giuliano Amato, su opac., Manifesto laico / Enzo Marzo ; contributi di Sergio Lariccia ... \et al.! ; con un intervento di Norberto Bobbio, su opac., 22 giugno .  Lessico repubblicano : Torino, Maurizio Viroli, su opac.,  ragionata degli scritti su Benedetto Croce / Corrado Ocone ; prefazione di Vittorio Stella, su opac., La genialità di Marx agli occhi dei liberisti,  riconosce i pregi dell'analisi... in archiviostorico.corriere Premio al Premio nazionale Benedetto Croce di saggistica, in premiflaiano Sito internet, su corradoocone.com. Keywords: liberalismo – Refs.: Luigi Speranza: “Grice ed Ocone”

 

ODDI. (Padova). Filosofo. Figlio del medico Oddo degli Oddi, che era stato convinto sostenitore della scuola galenica, fu professore per incarico del Senato veneziano assieme a Bottoni a Padova, dove insegnò e introdusse senza ricevere emolumenti l'insegnamento della pratica clinica nell'Ospedale di San Francesco Grande, precedendo così tutte le altre scuole europee. Commentari dell'Ateneo di Brescia  Giuseppe Vedova, Biografia degli scrittori padovani, coi tipi della Minerva, Òddi, Marco degli, in Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marco degli Oddi, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere.

 

OFFREDI (Cremona). Filosofo. Gli era tributata grande autorità negli ambienti filosofici. Fu lettore nello studio di Pavia e di Piacenza ed era in buoni rapporti con Eugenio IV, Visconti e Sforza.  Opere “De primo et ultimo instanti in defensionem communis opinionis adversus Petrum Mantuanum,” S.l., Bonus Gallus,  Giambattista Fantonetti, Effemeridi delle scienze, compilate da Giovambattista Fantonetti, Paolo-Andrea Molina, Rinascimento, Istituto nazionale di studi sul Rinascimento, Giuseppe Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, raccolte da G. Robolini, pavese, Giambattista Fantonetti, Effemeridi delle scienze mediche, compilate da Giovambattista Fantonetti, Paolo-Andrea Molina. Vide: Luigi Speranza, “Grice ed Offredi,” The Swimming-Pool Library.

 

OLGIATI. (Busto Arsizio). Filosofo. Grice: “I’m impressed that Olgiati dedicated a whole tract to the idea of ‘soul’ in Aquino!” Figlio di Giuseppe Olgiati e Teresa Ferrario, si formò presso Seminari milanesi. Collaborò con Gemelli e Necchi alla Rivista di filosofia neo-scolastica e fondò con loro il periodico Vita e Pensiero. Fu insignito da Pio XI del titolo di Cameriere Segreto e da Pio XII di Protonotario Apostolico. Inoltre fu, assieme ad Gemelli, uno dei fondatori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Presso tale ateneo insegnò nelle facoltà di Lettere, di Magistero e di Giurisprudenza. Fu condirettore della Rivista del Clero Italiano insieme a Gemelli. Fu autore di innumerevoli scritti relativi alla religione e all'istruzione. I suoi allievi più illustri furono Melchiorre e Giovanni Reale. Tomba di Agostino Gemelli mons. Olgiati. Il libro Le lettere di Berlicche, scritto da C.S.Lewis, oltre ad essere dedicato a J.R.R. Tolkien, è dedicato anche a Olgiati.  Onorificenze Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte — Università Cattolica del Sacro CuoreLa storia: Le origini, su unicattolica.  Opere: “Religione e vita” (Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano; “Schemi di conferenze, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano); “I fondamenti della filosofia classica, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano); “Il sillabario della Teologia, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano); “Il concetto di giuridicità in Aquino” Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano, “Marx” Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano, Il sillabario della morale cristiana, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano, Il sillabario del Cristianesimo, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano  biografias y vidas. I nuovi soci onorari della Famiglia BustoccaMons. Francesco Olgiati, in Almanacco della Famiglia Bustocca per l'anno 1956, Busto Arsizio, La Famiglia Bustocca, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Keywords: ius, Aquino – Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Olgiati” --.

 

OLIVETTI. (Roma). Filosofo. Grice: “Olivetti deals with some topics dear to me and Strawson, like subject, transcendental subject, and the rest – he also uses ‘analogy,’ which is a pet concept of mine – I have been compared to Apel, so the fact that Olivetti in his ‘conversational’ approach relies on him, helps!” - Professore a Roma -- preside della Facoltà di filosofia. Formatosi nella Facoltà di Filosofia di Roma negli anni sessanta, confrontandosi con i temi del rapporto fede e ragione nell'ambito di un collegio di docenti orientato sul versante marxista, storicista, postidealista, trovò in Zubiena il suo maestro. Con lui iniziò una collaborazione intellettuale che lo portò a studiare i temi della filosofia della religione, partecipando ai colloqui romani inaugurati dal filosofo piemontese, dapprima come segretario e poi, dopo la morte di Zubiena come organizzatore. Dopo iniziali studi di estetica religiosa e di filosofia classica tedesca, si dedicò alla ricerca di un approccio neo-trascendentale al tema della religione, insegnando filosofia morale a Bari e poi sostitundo Zubiena nella cattedra romana di filosofia della religione. Giunse dopo l'incontro decisivo col pensiero di Lévinas, ad elaborare una concezione di questa disciplina come antropologia filosofica e etica in quanto «filosofia prima anzi anteriore» su base storica, nata dalla dissoluzione in età tardo settecentesca, soprattutto ad opera di Kant e Hegel, della onto-teologia. Molta rilevanza aveva nel suo insegnamento lo studio dei classici tedeschi, in chiave storica, e da ultimo il confronto sia con la fenomenologia, specie con Lévinas e Marion, sia con la filosofia analitica. In Analogia del soggetto, la sua opera maggiore, l'autore elabora una teoria analogica del soggetto, riprendendo suggestioni di Husserl, Apel e Lévinas, confrontandosi con Heidegger e suggerendo una teoria dell'"umanesimo dell'altro uomo" su base staurologica ed etico-interinale («espropriarsi del caritatevole nell'interim interlocutivo» ibidem).  La tesi è che non esiste un'essenza dell'essere umano. Tale essenza è immaginata, e senza siffatta immaginazione l'essere e l'umano non si coapparterrebbero. Così si dice, in un certo senso la fine dell'etica. Tuttavia così si dice anche che l'etica, e non l'ontologia, è la filosofia prima, anzi anteriore. Di seguito l'autore prospetta un ripensamento del soggetto trascendentale, con un differimento dell'ergo rispetto al cogito cartesiano, partendo dal “loquor,” ovvero «dall'origine analogica di ogni logica, in modo da scomporre la presenza trascendentale in sum-prae-es-abest. Si perverrebbe così all'abbozzo di un «ripensamento dell'appercezione trascendentale, in modo tale da reimmettere il pensiero rappresentativo nella giusta traccia della rappresentazione. Attività accademica e influenza Direttore dell'Istituto degli Studi Filosofici Enrico Castelli e poi dell'"Archivio di Filosofia", si fece promotore di colloqui e convegni nei quali conveniva, a Roma, ogni due anni, nei primi giorni di gennaio, l'élite della filosofia della religione europea e mondiale (Paul Ricœur, Jean-Luc Marion, Vittorio Mathieu, Sergio Quinzio, Virgilio Melchiorre, Emmanuel Lévinas, Luigi Lombardi Vallauri, Bruno Forte, Bernard Casper, Ingolf Dalferth, Jean Greisch, Philippe Capelle, Jean François Courtine, Emmanuel Falque, Piergiorgio Grassi, Paul Gilbert S.J. Stéphane Mosès, Paul Mendes-Flor, Pietro Prini, Adriaan Peperzak, Richard Swinburne, Gabriel Vahanian, Marcel Hénaff, Vincenzo Vitiello, Xavier Tilliette, Michel Henry, James Taylor, tra gli altri). Nelle sue prolusioni e nei suoi contributi introduttivi si prospettava lo sfondo su cui si sarebbero esercitati i contributi e le discussioni del Colloquio, di seguito pubblicati in numeri monografici della Rivista "Archivio di Filosofia". I temi trattati erano spesso centrali nell'elaborazione di una filosofia della religione come filosofia tout court e abbracciavano, negli anni ottanta e novanta del Novecento, temi centrali come "Teodicea oggi?", l'argomento ontologico, l'Intersoggettività, il Dono, la Filosofia della Rivelazione,il Sacrificio, il Terzo. La sua personalità riservata entro l'ambito strettamente scientifico e il rigore speculativo dei suoi scritti non ne hanno favorito una conoscenza pubblica al di là dei circuiti accademici, e il suo insegnamento ha lasciato un traccia significativa costituendo una vera e propria scuola di filosofia della religione.  Opere: “Il tempio simbolo cosmico” (Cedam, Padova); “L'esito teologico della filosofia del linguaggio” in Jacobi, Cedam, Padova, Filosofia della religione come problema storico, Cedam, Padova); “Da Leibniz a Bayle: alle radici degli Spinoza briefe, “Archivio di filosofia”; “Analogia del soggetto, Laterza, Roma-Bari "Filosofia della religione" in La filosofia, Le filosofie speciali, Utet, Torino Avant-propos, in Le Tiers, Archivio di FilosofiaArchives of Philosophy, Considerazioni introduttive sul tema: Postmodernità senza Dio?, in «Humanitas» [Postmodernità senza Dio?, a.c. di F.Ciglia eDe Vitiis Traduzioni e curatele:  Kant I., La religione entro i limiti della sola ragione, M.M. Olivetti, Roma-Bari, Laterza (Introduzione del Curatore). La religione nei limiti della sola ragione, con introduzione M.M.O, I.Kant, Laterza, Roma-Bari 1980. Saggio di una critica di ogni rivelazione, con introduzione M.M.O, J.G. Fichte, Laterza, Roma-Bari 1998.  Pierluigi Valenza, «OLIVETTI, Marco Maria» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Francesco Valerio Tommasi, Nota biografica su  « Archivio di filosofia », 7Francesco Valerio Tommasi, Le persone, infiniti fini in sé. Un ricordo di Marco Maria Olivetti lettore di Kant, « Studi Kantiani », Filosofia della religione Fenomenologia Ontologia Teologia Fede Ragione  Bruno Forte_Del sacrificio e dell'amore_In memoria di M.M. Olivetti , su webdiocesi.chiesacattolica. Tributo dell'Roma 2  [collegamento interrotto], su ast.uniroma1. Istituzioni collegate, su filosofia.uniroma1.  Emanuela Giacca : un filosofo della religione", Giornale di filosofia, su giornaledifilosofia.net. Archivio di filosofia, su libraweb.net. Keyword: “philosophy of language.” Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Olivetti” --

 

Olivi Enrico Palladio degli Olivi (Udine). medico e storico italiano.

 

OPOCHER. (Treviso). Filosofo. Grice: “There are two points that connect me with Opocher: ‘individuality’ in Fichte, since I love the problem of the in-dividuum, perhaps influenced by my tutee Strawson (“Individuals!”) – and Opocher’s ‘analisi’ as he calls it, of the ‘idea’, as he calls it, of ‘giustizia’, particularly in Thrasymachus, for which I propose an eschatological study!” -- Enrico Giuseppe Opocher (Treviso), filosofo. Con Adolfo Ravà e Giuseppe Capograssi è considerato uno dei maggiori filosofi del diritto italiani del Novecento[senza fonte].  Nacque da Enrico Giovanni, ginecologo di fama, e da Ida Cini. Durante la Grande Guerra la famiglia, timorosa dei bombardamenti, si trasferì dapprima nella periferia di Treviso, quindi a Pistoia presso una parente. Gli anni successivi riportarono un clima di serenità e agiatezza, nel quale Enrico crebbe, dividendosi tra la città natale e Vittorio Veneto, meta delle sue vacanze estive.  Dopo il liceo fu avviato, secondo il volere del padre, agli studi giuridici, benché fosse decisamente più inclinato verso la filosofia. Nel 1931 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Padova, ma continuò a coltivare i propri interessi personali seguendo le lezioni di filosofia del diritto tenute da Adolfo Ravà. Sotto la guida di quest'ultimo stilò una tesi su La proprietà nella filosofia del diritto di G. A. Fichte, con la quale si laureò brillantemente. Ottenuta la libera docenza, vinse il concorso per la cattedra di filosofia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell'Padova, succedendo a Bobbio che in Veneto era divenuto segretario regionale del Partito d'Azione. Nell'ateneo padovano insegnò ininterrottamente per quarant'anni, tenendo lezioni per i corsi di filosofia del diritto, di storia delle dottrine politiche e di dottrina dello stato Italiano.  È ricordato in maniera particolare per i suoi studi sull'idea di giustizia, e sul rapporto tra diritto e valori, nonché per la redazione di un celebre manuale, Lezioni di filosofia del diritto, prima edizione 1949, usato da generazioni di allievi.  Fu magnifico rettore dell'Università. È stato Presidente della Società Italiana di Filosofia Giuridica e Politica. Influenzato dall'amicizia con il cattolico Capograssi e col laico Bobbio, fu azionista con Bobbio e Trentin, condividendo (a Palazzo del Bo) le attività cospirative della Resistenza locale. Nel dopoguerra rimase amico stretto di Trentin e di Visentini, divenendo a sua volta il maestro di Toni Negri.  Opere:“Il problema dell'individualità” (Padova, CEDAM); “L’esperienza,” Treviso, Tipografia Crivellari, “Giustizia e materialismo storico, Milano, Bocca, Estr. da "Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto", Filosofia del diritto. Raccolte ad uso degli studenti dall'assistente Luigi Caiani, Padova, CEDAM,  “Giurisprudenza, Padova, CEDAM, “Analisi dell'idea della giustizia” (Milano, Giuffrè,Dario Ippolito, Dizionario biografico degli italiani,  79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fulvio Cortese, Liberare e federare: L'eredità intellettuale di Silvio Trentin, Firenze University Press, 2citando D. Fiorot, La filosofia politica e civile di E. Opocher, in Scritti in onore di E. Opocher, G. Netto, Ateneo di Treviso, Treviso, Vedi G. Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del Pensiero, riferimenti in .  Padova, I rettori Unipd | Padova, su unipd. 15 aprile .  Denominazione attuale: Società Italiana di Filosofia del Diritto, vedi .  Giuseppe Zaccaria, Il Rettore della tolleranza, in La Tribuna di Treviso, Toni Negri: «Un uomo davvero libero nell'università chiusa degli anni '60», in [Il Mattino di Padova] Giuseppe Zaccaria , Ricordo  Omaggio ad un maestro, Padova, CEDAM, 2Giuseppe Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del PensieroDiritto, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Dario Ippolito, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Società Italiana di Filosofia del Diritto, su sifd. Keywords: fairness. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Opocher: giustizia del neo-Trasimaco.”

 

ORDINE. (Diamante). Filosofo. Professore a Calabria. Rriconosciuto come uno dei massimi studiosi del Rinascimento e Bruno.  Di lui iHadot ha scritto: Ordine, ben noto ai lettori per i suoi eccellenti lavori su Bruno, è anche uno dei migliori conoscitori attuali del milieu sociale, artistico, letterario e spirituale dell'età del Rinascimento e degli inizi dell'Età moderna».   Attività Fellow dell'Harvard University Centre for Italian Renaissance Studies e della Alexander von Humboldt Stiftung, ha insegnato in numerose università prestigiose quali Yale, New York University, Ecole Normale Supérieure Paris, Paris IV: Paris-Sorbonne, Paris III Sorbonne Nouvelle, CESR of Tours, Institut Universitaire de France, Paris VIII: Vincennes, Institut des Études Avancées de Paris, Warburg Institute e all'Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt. È Membro d’Onore dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze e Membro dell’Académie Royale de Belgique. Ha ricevuto 5 dottorati honoris causa e il Sigillo d’Ateneo dell’Urbino. È Presidente del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani e membro del Comitato scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani. Collabora, inoltre, alle pagine culturali del Corriere della Sera e El País . I suoi saggi (in particolare il best seller, “L' utilità dell'inutile,”) sono molto popolari. Dirige collane di classici in Italia (“Classici della letteratura”, Bompiani) e due collane presso Les Belles Lettres le Opere complete di Bruno e la «Bibliotheque Italienne»; in Romania, e 2 collane presso l’editore Humanitas di Bucarest; in Brasile, c1 collana presso l’editore Educs di Caxias do Sul; in Bulgaria,  1 collana presso l'editore Iztok Zapad di Sofia; in Russia 1 collana presso l'editore Saint Petersburg University Press di San Pietroburgo. È membro del Board della collana «Boston Studies in the Philosophy of Science» (Springer).  Opere: “La cabala dell'asino. Asinità e conoscenza in Bruno, Collana Teorie & oggetti, Napoli, Liguori, Collana I fari, Milano, La Nave di Teseo, “La soglia dell'ombra. Letteratura, filosofia e pittura in Bruno” (Collana Biblioteca, Venezia, Marsilio); “Contro il Vangelo armato: Bruno, Ronsard e la religione” (Collana Scienze e idee, Milano, Raffaello Cortina, “Teoria della novella e teoria del riso” (Collana Teorie e oggetti della letteratura, Napoli, Liguori, “L'utilità dell'inutile: manifesto” (Milano, Bompiani, Premio Nazionale Rhegium Julii Saggistica Tre corone per un re. L'impresa di Enrico III e i suoi misteri, Collana Saggi, Milano, Bompiani,  Classici per la vita. Una piccola biblioteca ideale, Collana Le onde, Milano, La Nave di Teseo, (editorial.uv.cl/portfolio-item/una-escuela-para-la-vida/). Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere, Collana Le onde, Milano, La Nave di Teseo, Grande Ufficiale dell'ordine al Merito della Repubblica italiana. Commendatore dell'Ordine delle Palme accademiche, Parigi (Francia), .  Cavaliere della Legion d'Onore (Francia)nastrino per uniforme ordinariaCavaliere della Legion d'Onore (Francia) —a Parigi Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademiche (Francia)nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademiche (Francia) — a Parigi Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiananastrino per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana —  a Roma Dottorato Honoris Causa de la Université catholique de Louvain,  Sigillo d'Ateneo de la Universidad de Urbino,  Laurea Honoris Causa de la Universidad de Valparaíso,  Laurea Honoris Causa de la Universidade Federal de Ciências de Saúde de Porto Alegre,  Laurea Honoris Causa de la Universidade de Caxias do Sul,  Laurea Honoris Causa all'Università federale del Rio Grande do Sul. Membro del comitato scientifico Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani,  Membro d'Onore dell'Istituto di Filosofia dell'Accademia russa delle scienze. Albo vincitori premi Rhegium Julii , su rhegiumjulii. 1Conferimento della Legion d'Honneur, su unical. 12-12-. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Nuccio Ordine  Nuccio Ordine, in TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nuccio Ordine, opere in Google Libri Nuccio Ordine[collegamento interrotto], scheda nel sito dell'Università della Calabria Per la citazione di Pierre Habot, si veda l'introduzione de La Soglia dell'ombra,Venezia. Keywords: futilitarianism. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ordine: l’inutilita dell’utilitarismo di Geremia Bentham” --.

 

ORESTANO. (Alia). Filosofo. Grice: “There is something pompous about Italian philosophers and their isms – Orestano’s ism is the superrealism!”  Grice: “When I was invited to deliver my lectures on the conception of value, I was hoping it was a first, but Orestano had written two big volumes on it!” -- Si laura a Palermo. Insegna a Roma e a Palermo.  Collabora con Marinetti nella concezione del futurismo, e lavorando ad alcune pubblicazioni comuni. Fu inoltre vicino alle idee politiche, collaborando tra l'altro con la rivista “Gerarchia.” Invitato da Balbo nella Libia italiana, difese gli ideali e gli intenti italiani in contrapposizione al nazionalismo. Fu eticista, fenomenologo e promulgatore d'un'idea filosofica positivista ispirata anche a Herbart, che egli stesso denominò “super-realismo.” Si ritirò a vita privata nel su palazzo di Roma per dedicarsi alla sua opera principale “Nuovi Principi.” Tuttavia in seguito riprese l'insegnamento universitario a Pavia. Divenne membro dell’Accademia d'Italia e presidente della Società filosofica italiana".Autore di noti aforismi, a lui sono intitolate una via di Roma e una scuola primaria di Palermo. Tutta la sua produzione, edita e inedita, composta da circa 80 pubblicazioni, è stata pubblicata dalla casa editrice CEDAM, in un'Opera omnia. Opere Comenio, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della scuola”, Angiulli, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della scuola”, A proposito di un libro: principi di pedagogia e didattica, di Barth, Città di Castello, Ed. Dante Alighieri); “Un'aristocrazia di popoli: saggio di una valutazione aristocratica delle nazionalità” (Milano, Fratelli Treves); “Nuovi principi” (Roma, Edizioni Optima, Verità dimostrate, Napoli, Casa Editrice Rondinella, Opera letteraria di Benedetta, Roma, Edizioni Futuriste di Poesia, Esame critico di Marinetti e del Futurismo, Roma, Estratto dalla "Rassegna Nazionale", Civiltà europea e civiltà americana, Roma, M. Danesi, Nuove vedute logiche, Milano, F.lli Bocca,  Nuovi principi, Milano, Bocca); “Il nuovo realismo” (Milano, F.lli Bocca); “Verità dimostrate, Milano, F.lli Bocca); “Idee e concetti” (Milano, F.lli Bocca, Celebrazioni I, Milano, Fratelli Bocca Editori, Celebrazioni, 2 , Padova, CEDAM, “Filosofia del diritto, Milano, F.lli Bocca, Gravia levia, Milano, F.lli Bocca, Saggi giuridici, Milano, F.lli Bocca, Verso la nuova Europa, Milano, F.lli Bocca, Prolegomeni alla scienza del bene e del male, Milano, F. lli Bocca, Leonardo, Galilei, Tasso, Milano, F.lli Bocca, La conflagrazione spirituale e altri Saggi filosofici, Milano, F.lli Bocca, Opera omnia, Padova, CEDAM, Comprende: 1. Opere teoretiche, Opere morali, Opere giuridico-politiche 1: Filosofia del diritto ; Saggi giuridici,  Verso la nuova Europa; La conflagrazione spirituale e altri saggi filosofici, Opere varie 1: Celebrazioni 1. ; Celebrazioni 2. ; Gravia levia, 1961 2: Pensieri, un libro per tutti ; Leonardo, Galilei, Tasso. Opere inedite: Studi di storia della filosofia : Kant, Rosmini, Nietzsche, Contributi vari,  Studi pedagogici, Studi danteschi e saggi di estetica e letteratura; conversazioni di varia filosofia; corsi, ricerche e conferenze, Studi sulla Sicilia, Filosofia della moda e questioni sociali, A. Tarquini, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti, Municipio VIII, istituzione: Vedi SITO Sistema informativo toponomastica di Roma Capitale  Eugenio Guccione, L'idea di Europa in  Federalisti siciliani tra XIX e XX secolo, A.R.S.Intergruppo Federalista Europeo, Palermo, Eugenio Guccione, Da un diario una nuova pagina di storia, in  La politica tra storia e diritto, Scritti in memoria di L. Gambino, G. Giunta, Franco Angeli, Milano, A. Tarquini, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere dsu Liber Liber.  Opere di Francesco Orestano, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere , .  Quando i vincitori scrivono la storia della filosofia: il caso di Francesco Lamendola, Arianna Editrice, Ornella Castellana, IL RAPPORTO TRA STATO E CHIESA NEL PENSIERO POLITICO, I.S.S.P.E. ISTITUTO SICILIANO DI STUDI POLITICI ED ECONOMICI. Keywords: Alighieri. Luigi Speranza, “Grice ed Orestano” --.

 

ORIOLI (Vallerano). Filosofo. Grice: “Only in Italy, a philosopher, rather than a cricketer, is supposed to take part in a revolution and write a book about his shire!” -- Fondatori della Repubblica Romana. “De' paragrandini metallici” (1825 (Milano, Fondazione Mansutti). Il padre, medico, lo condusse a Roma, dove si laureò brillantemente. La professione non lo attraeva molto: lo troviamo, infatti, professore di filosofia nei seminari e nei licei dell'Urbe. Da Roma si trasferì a Perugia, dove si laureò. Insegnò a Bologna. Partecipò con gli allievi all'insurrezione delle Romagne; successivamente fu eletto membro del governo provvisorio di Bologna, che fu sciolto in seguito all'intervento militare dell'Austria. Tentando di mettersi in salvo,salpò da Ancona diretto in Francia con un altro centinaio di rivoluzionari; ma il brigantino Isotta sul quale viaggiava venne catturato dall'allora capitano di vascello della marina austriaca Francesco Bandiera (padre dei due famosi fratelli Attilio ed Emilio) e tutti i rivoluzionari furono arrestati. Venne incarcerato a Venezia. Poco dopo venne liberato, forse per mancanza di risultanze gravi sul suo conto.  Iniziò così l'errare, costretto a fuggire da terra in terra, inneggiando sempre all'Italia unita. Fu professore di archeologia alla Sorbona. A Bruxelles insegnò. Soggiornò anche a Corfù, dove tenne un corso dnell'università della città.  Quando Pio IX concesse l'amnistia, poté tornare a Roma, dove tenne la cattedra di archeologia. Le sue attitudini per il giornalismo non attesero molto per farsi notare, e così fondò un periodico politico che ebbe però vita breve, La Bilancia.  Fu eletto deputato al parlamento della Repubblica Romana. Quando il governo pontificio fu restaurato, in riconoscimenti dei suoi meriti, fu nominato Consigliere di Stato. Pubblicò molti scritti di filosofia. Tra i più famosi sono da menzionare “Dei sette re di Roma e del cominciamento del consolato” (Firenze), “Intorno le epigrafi italiane e l'arte di comporle” (Roma). Prese parte alla polemica sui sistemi di prevenzione contro i fulmini e la grandine, che coinvolse anche Bellani, Beltrami, Demongeri,  Lapostolle, Normand, Majocchi, Contessi, Molossi, Nazari, Richardot, Scaramelli, Tholard e Volta. Le compagnie assicurative usarono questi studi per valutare rischi e premi per i campi agricoli.  Riconoscimenti Il comune di Vallerano (VT) lo ha onoratocon l'intitolazione di una delle vie principali del borgo antico, quella del Teatro comunale, e con l'apposizione di una lapide commemorativa sulla facciata della casa in cui lo scienziato nacque. A Viterbo un Istituto Statale di Istruzione Superiore -che comprende il Liceo Artistico e diversi indirizzi di Istituto Professionale- è intestato a web.archive.org/web/0223061740/http://orioli.gov/. A. M. Ghisalberti, nella voce della Enciclopedia Italiana, vedi , riporta queste date di nascita e morte, Alberto Maria Ghisalberti, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fondazione Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, G.  Polizzi, Alla ricerca dello «specioso» e dell’«insolito». Francesco Orioli e Giacomo Leopardi, «Lettere Italiane», Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere.

 

ORNATO. (Carmagna Piemonte). Filosofo. “Visse vita ritirata, modesta e schiva d'onori e ricchezza intesa soltanto allo studio.” “Coltivò le scienze fisiche e matematiche, la filologia, la poesia, la musica e con singolare amore le discipline metafisiche»  (Provana). Sii trasferisce a Torino dove frequenta alcuni esponenti dell'aristocrazia sabauda. Tra le sue amicizie più importanti Santarosa, Sabbione ed i fratelli Balbo. -- è tra i fondatori dell'Accademia dei Concordi è insegnante di matematica nel collegio dei paggi imperiali, impiegato nella segreteria dell'Accademia delle Scienze di Torino e successivamente professore presso la Reale Accademia Militare. 1in seguito ai moti rivoluzionari viene nominato da Santarosa Ministro della Guerra della giunta rivoluzionaria. Si rifugia in esilio a Parigi. Nnella capitale francese stringe amicizia con ilCousin e la sua casa è frequentata da numerosi patrioti italiani. Ottiene di poter rientrare in italia e si ritira a Caramagna dove riceve le visite dei patrioti Pellico, Provana, Gioberti e Balbo. Si trasferisce a Torino dove morirà e verrà sepolto nel cimitero monumentale Opere: traduzione di Ode a Roma di Erinna, traduzione dei “Ricordi di Marco Aurelio, Picchioni, Vita, studii e lettere inediti di Leone Ottolenghi, E. Loescher. Biografiche e risultati di ricercheo, Oreste Becchio  Guido Calogero, Enciclopedia Italiana,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Vladimiro Sperber,Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Ulteriori approfondimenti  possono essere reperiti nei seguenti siti:  Comune di Caramagna Piemonte, su comune.caramagnapiemonte.cn. Associazione Culturale "L'Albero Grande", su alberogrande. .    ¥    Digilized by Google     Digitized by Google    NOTE:    Pag. 29, ]. 12.   (1) Due difetti, 0 cattivi abiti, nota  q^ui e contrappone Antonino: l’uno, del  lasciarci guidare unicamente dalle im-  pressioni che fan su di noi gli oggetti  esterni, divagando da questo a quello  secondo che quello ci attrae più forte-  mente che questo: l’altro del lasciarci  guidare unicamente dai pensieri o idee  che ci vengono in mente a caso, seguendo  quelli che eccitano più la nostra atten-  zione: due stati passivi, dove l’uomo   «   non esercita punto la volontà, nè l’in-  telletto, ma segue ciecamente, nel primo,  il caso esterno, o nel secondo, il caso   M.irco Altri lio. 28    Digitized by Google     RICORDI.    854   eh’ io chiamerò interno, cioè quella che  è stata nomata di poi legge di asso-  ciazione delle idee : due stati quindi  dove Tuomo non ha scopo; il primo  de’ quali ha luogo nella vita puramente  animale, e il secondo nel sogno: quello,  proprio del giovane troppo dedito al  senso; questo, del vecchio rimbambito.  E quindi, dopo avere esortato sè stesso  a fuggire il difetto del giovane, si esorta  a fuggire quello del vecchio. Il carattere  che fa riconoscere il vecchio per rim-  bambito è il vaneggiare, cioè il parlar  senza costrutto, ripetendo il già detto.  Ma Antonino avverte sè stesso che  l’uomo può essere rimbambito già an-  che quando non parla ancora senza co-  sti itto, non vaneggia ancora in parole,  se egli fa delle azioni senza costrutto,  o vaneggia nelle azioni: il che ha luogo  ogni volta che esse azioni non sono  collegate tra sè, non hanno unità, cioè  non sono riferite tutte ad uno stesso  ed unico scopo. Vedi XI, 21. 0.    Digitized by Googlc    NOTK.    355    Pag. 84, 1. 14.   ( 2 ) Questo lodare la compassione (e  Antonino sarà più esplicito in altri luo-  ghi), senza aggiungere con Epittcto che  ella debba essere puramente esteriore  e non di cuore, è certamente una con-  tradizione al principio stoico: la com-  passione essere^ come tutti gli altri affetti;  un moto irragionevole delV anima, e con-  trario alla natura, il saggio non essei'c  accessibile alla compassione; una con-  tradizione a ciò che è detto in questo  medesimo §, dovere il saggio mantenere  il suo genio interno netto da passione;  ma è una di quelle contradizioni ma-  gnanime per le quali il cuore corregge  talvolta gli errori dell’intelletto. Sul  punto particolarmente della compas-  sione, come su quello dell’aifezione versò  gli amici e i congiunti e verso tutti gli  uomini (vedi I, 13, 14; VI, 39; X, 36)  era Antonino uno stoico poco fedele ai  principii della sua scuola, e seguiva  piuttosto Platone e Aristotele, i quali    Digitized by Google     RICORDI.    356   insegnavano il sentimento della pietà  essere il carattere distintivo delle belle  e grandi anime; e quel detto di Fo-  cione, conservatoci dallo Stobeo: non  togliete nè Voltare dal tempio y nè dalla  natura umana la compasnione. F< in questa  deviazione, almeno in pratica, dal ri-  gore dell’antica dottrina del Portico,  Antonino era stato preceduto da altri  stoici illustri così greci come romani:  il che non potea non avvenire, perchè  secondo un antico senario greco, il cuore  soltanto del malvagio non è capace di  essere ammollito. E però il severissimo  Catone, già deliberato in quanto a sè  di morire, pianse, come narra Plutarco,  per pietà di tutti quelli amici e con-  cittadini suoi che eransi pur dianzi  affidati ad un maro procelloso per non  lasciarsi cogliere in Utica da Cesare  vincitore, come avea pur pianto alcuni  anni innanzi per un fratello amatissimo,  quando trovandosi esso Catone al co-  mando di una legione in Macedonia, alla  novella che il detto fratello era mo-    Digilized by Google    NOTE.    357   reute in Enos città della Tracia, salpò  immantinente con piccolo e fragil legno  da Tessalonica, contro l’avviso di tutti  i nocchieri, per un mare tempestosis-  simo, e giunto in Enos trovò il fratello  già spento (Plut., vita di Catone, XI).  E pianse certamente Cornelio Tacito,  benché stoico anch’egli, quando, dopo  aver narrato come era vissuto e morto,  non senza sospetto di veleno, Giulio  Agricola suo suocero, aggiungeva queste  patetiche parole: « Beato te. Agricola,  che vivesti sì chiaro e moristi sì a  tempo : abbracciasti la morte con forte  cuore e lieto ; quanto a te, quasi scol-  pandone il principe. Ma a me e alla  figliuola tua, oltre all’acerbezza dell’ a-  ver perduto un tanto padre, scoppia il  cuore che non ci sia toccato ad assi-  stere nella tua malattia, aiutarti man-  cante, saziarci di abbracciare, baciare,  affissarci nel tuo volto; avremmo pure  raccolti precetti e detti da stamparli nei  nostri animi. Questo è il dolore, il col-  tello al nostro cuore. — Senza dubbio.    Digitized by Googlc     RICORDI.    358   0 ottimo padre, per la presenza della  moglie tua amatissima, ti soverchiarono  tutte le cose al farti onore; ma tu se*  stato riposto con queste meno lagrime,  e pure alcuna cosa desiderasti vedere  al chiudere degli occhi tuoi. » (Tradu-  zione del Davanzati). P.   ' Pag. 50, 1. 19.   (3) Fra le varie divisioni dei beni  appo gli stoici, l’una è questa, che dei  beni altri sono finali, altri efficienti,  altri e finali insieme ed efficienti. I  beni finali sono parte della felicità e  la costituiscono : gli efficienti solo la  procurano : i finali ed efficienti insieme  e la procurano e sono parte di quella.  Del primo genere sono la letizia, la li-  bertà deir animo, la tranquillità, ecc.  Del secondo, l’uom prudente ed amico;  del terzo, tutte le virtù. L’uom pru-  dente ed amico è un bene efficiente,  perchè muove con la sua diapoaizion  razionale la tua diapoaizion razionale  (lib. V. 28), cioè è occasione a te di    Digitized by Googl    NOTE. 859   buone azioni. E nello stesso modo è un  bene di quel secondo genere ogni cosa,  o sia pensiero o altro, che è occasione  a te per camminare verso la perfezione.  Di questo bene parla ora Antonino. Il  quale, per lo esser solo efficiente, e non  finale, cioè pel non essere accompagnato  ancora da quel sentimento intimo di  gioia perfetta che costituisce la felicità,  non attrae invincibilmente il tuo volere;  ed è necessario quindi, perchè operi ve-  ramente sull’ uomo,* che questi si sot-  tragga da tutte le altre cose che ne  lo possono sviare (conferisci quello che  ne insegna la teologia intorno alla gra-  zia). E quando Antonino chiama questo  bene razionale (che è attributo generale  del bene appo gli stoici), il fa per op-  posizione al preteso bene degli Epicurei,  che è sensibile. Seneca, epistola ultima :  « Chi riguarda il piacere come sommo  bene, giudica che il bene sia sensibile :  noi il giudichiamo intelligibile. » E più  sotto: « Non è bene dove non è ra-  gione. » Tutte queste cose era neceà-    Digitized by Google     BICORDI.    360   sa rio notare per ìscliiarimento e con-  formazione del testo, dove la maggior  parte dei cementatori ed interpreti ha  voluto cangiare la parola efficiente in  civile 0 vuoi sociale^ con manifesto danno  del senso e del pensiero di Antonino. 0.   Pag. 73, 1. 4.   X   (4) Dispensazione^ in greco economia^  vale generalmente governo della casa,  amministrazione. E perchè molte cose  si fanno pel governo della casa, le quali  da per sè sole non si farebbero (come  per esempio il risparmiare certe spese  perchè le sostanze famigliar! sopperi-  scano al mantenimento di quella), quindi  è stata applicata questa voce ad ogni  cosa che si faccia con fine provviden-  ziale, benché sia di nessun pregio in  sè od anche noiosa; come p. e. il ga-  stigare i rei. È usata sovente in questo  senso dagli scrittori greci e latini di  tarda età, e stoici ed altri, e massima-  niente dai padri della Chiesa. È tra noi  disusata perchè è disusato il concetto    Dìgilized Ijy Google    NOTE. 361   eh’ ella esprime. Ma per provare la sua  antica cittadinanza in Italia allegherò  il passo seguente del Cavalca, l’ultimo  dei citati sotto essa voce nel V. della  Crusca (Medicina del cuore): Per di-   vina dispensazione avviene che, per li  pessimi vizi e gravi, grave e lunga tri-  bolazione ed infermitade arda e salvi  r anima. » 0.   Pag. 100 , 1 . 6 .   (5) Da una nota dell’ Ornato credo  che, quando la scrisse, inclinava^ per  l’ interpretazione di questo luogo, a dar  ragione allo Xilandro contro i posteriori.  Se non mutò poi di parere, il senso di  questa espressione con libertà di parole^  dovrebbe essere liberalmente^ cioè con  liberalità di parole, o generosamente ^ poi-  ché così anche lo Xilandro intende lo  £À6u0£.'iu)5 del testo. E con questo racco-  mandare la generosità nelle preghiere,  Antonino intenderebbe, come osserva il  Gataker, di biasimare le preghiere che  non mirano che all’interesse proprio di    9    Dìgitized by Googic     362 RICORDI,   chi lo fa. E però loda quella preghiera  degli Ateniesi, i quali, al dire di Pau-  sania, solevano pregare non solo per  tutta l’Attica, ma anche per tutta la  Grecia. P.    ^ Pag. 131, 1. 9.   (6) AUto^ nel senso peripatetico e  scolastico, è V affezione costante deWente:  e per quel carattere di costanza si di-  stingue dalla disposizione^ che è varia-  bile. Appo gli stoici è la forza o virtù  che mantien l’ente in quella affezione  costante; o, siccome essi favellano, < è  14 ) spirito (intendi aria) che mantiene U  corpo e il contiene: » perchè l’ente ò  corpo appo loro. « La mente dell’ uni-  verso, diceva Zenone, penetra per tutte  le cose particolari e le mantiene e go-  verna : ma non tutte nel medesimo modo:  perchè nelle une si manifesta come abito  (pietre, legni); nelle altre come natura  (intendi principio organico mero: piante,  alberi); nelle altre come anima (prin-  cipio animrle mero: bruti); nelle altre    Digilized by Googl    9    NOTB.    368   ancora come mente e ragione (anima  ragionevole universale e sociale appo  Antonino; uomini). » — Le cose gover-  nate dair abito sono adunque i corpi  dove non è altro principio costituente  che il generale di corpo : dove per con-  seguenza non è altro carattere distin-  tivo che quella affezione (modo d’es-  sere) costante por cui sono il tal corpo  anziché il tal altro. Sono la classe in-  fima e generalissima di corpi , che noi  chiamiamo inorganica. Nelle cose go-  vernate dalla natura, oltre al carattere  generale di corpo v’ ha già il carattere  d’organizzazione. Nelle cose governato  dall’anima, oltre al carattere di cor-  poreità e di organizzazione, v’ha di più  quello di animalità ecc. Le classi si van  cosi ristrignendo e innalzando sino al-  r ultima, che ha per carattere la razio-  nalità. 0.    Pag. 164, 1. 7.   (7) In questo § il testo è. in più d’un  luogo corrotto, e verìsimilmente havvi    Digitized by Google     RICORDI.    364   anche qualche lacuna. Non potrei dire  precisamente quali sieno le emendazioni  seguite 0 fatte dall’ Ornato, perchè una  sua lunghissima nota sulle difficoltà di  questo paragrafo, oltre che è piena di  cancellature e in gran parte non intel-  ligibile, è anche manchevole, essendone  stato lacerato via, non so da chi (forse  dall’ Ornato. medesimo per aver mutato  parere), un mezzo foglio. Nel voltare  in italiano io mi sono discostato il meno  possibile dalle parole stesse dell’ Ornato,  e ho serbato inalterato il senso della  sua interpretazione. P.   Pag. 168 , 1 . 9 .   (8) Questo paragrafo, essendo corrotto  in più luoghi, dei quali l’ emendazione fu  inutilmente tentata finora, è diversa-  mente inteso dagli interpreti. L’ Ornato  lasciò scritto al principio di una lunga  nota: «di questo veramente corrotto  paragrafo non so che partito trarre. »   La sua interpretazione che io seguii  nel volgarizzamento vuol dunque essere    Digllized by Google    NOTE. 365   accettata con quella medesima riserva  con che egli la propose. La parte che segue di questo para-  grafo è assai guasta, e fors’ anche muti-  lata. L’Ornato non la tradusse in alcun  modo, riserbandosi di farlo quando avesse  trovato una correzione che gli piacesse :  intorno a che lasciò molte note. Nel  mio volgarizzamento ho letto il testo  come fu letto dallo Schiiltz, non perchè  egli approvasse in tutto quella lezione,  ina perchè non seppe trovarne una migliore. Il testo di questo paragrafo è cor-  rotto, e chi corregge in un modo e chi in  un altro, e chi ancora difendo la vulgata.  Io ho seguito quella fra le molte e varie  emendazioni, dalla quale parvemi almeno  di poter trarre un senso chiaro. Poi sensori tutto  il paragrafo conf. anche V, 33, e Seneca  epist. 65; « More quid est? aut finis,  aut transitus. > P.   Pag. 192, 1. 15.   (11) Tutti gli interpreti che io co-  nosco finora, compreso anche il Gata-  kero, il quale nondimeno si scosta dal  vero meno che gli altri, pigliano qui il  granchio (fan pietà il Dacier o il Joly  che seguono ciecamente il Gasauhono,  come fa pure il Barberini: il Milano poi  è la stessa pecora sempre, il tedesco  Hoffmann erra men grossamente col Ga-  takero), confondendo insieme, siccome  fossero una sola cosa, la toù 3Xou (fùaiv  e il ToO xóojjiou ’hys.uQvixdv ; quando anzi  nella distinzione di queste duo cose è fon-  dato il senso di tutto il paragrafo. La toO  SXou qjvlcjis è la potenza creatrice o faci-  trice primitiva; lo •óyepwvixòv toO xóopiou  è la potenza governatrice, dipendente da  quella prima, generata, o formata da quel-  la prima: siccome la natura dell’ uomo    Digitized by Google     NOTB. 367   forma l’nomo, cioè la mente dell’nomo non  meno che il corpo ; e la mente deH’uomo  poi gOTema il corpo. Il senso adunque  di tutto il paragrafo è questo : La natura  dell’universo decretò, determinò con de-  liberazione ragionevole il mondo, dan-  dogli, per così dire, un corpo ed una  mente. Ora, o questa mente, a cui è  affidato il governo del mondo, segue la  ragione (perchè la mente nel senso dello  ^ìf£|jiovixbv può anche talora essere sra-  gionevole); e allora tutte le cose che  ella fa, sono quali le ha determinate  generalmente dà principio la natura  formatrice del tutto, sono involute in  quella prima determinazione, sono con-  seguenza necessaria di quella prima de-  terminazione, ecc. ; ovvero essa mente  non segue sempre la ragione, e allora  essendo essa soggetta a capriccio, dovrà  accadere che non solamente le cose di  minor conto che ella fa, ma anche le  cose principali sieno sragionevoli. Ma  noi non veggiamo mai che nelle cose  principali ella sia sragionevole; dunque    Digitized by Google     RICORDI.    368   non può essere sragionevole nè anche  in quelle di minor conto; dunque tutte  le cose vanno secondo ragione. 0.   Godo di aver potuto deeiferare nel  manuscritto dell’Ornato e quindi trarre  in luce la precedente nota (la cui reda-  zione sarebbe certo migliore se l’ autore  avesse potuto ripulire e pubblicare egli  stesso il suo lavoro); perchè l’inter-  pretazione e illustrazione contenuta in  essa è ingegnosissima, naturalissima e  confermata da tutto quello che cono-  sciamo della fisica degli stoici. La na-  tura universale (n toù óXov (pdcjts), la  potenza facitricc 0 creatrice, come dice  l’Ornato, è il Dio puro, il quale trae  l’universo dalla sua propria sostanza, è  l’unità assoluta senza distinzioni e di-  versità di parti, è la natura naturane;  la potenza governatrice, la mente che go-  verna il mondo (TÓrìysixovixóv toù xó^jxou),  generata da quella prima, è all’incontro,  nell’attuale diversità delle cose,' nella  nauìra naturata, nel mondo propriamente  detto e composto di anima e di corpo,    Digitized by Googl    NOTE.    369    è, dico, la provvidenza, l’anima di esso  corpo (vedi la nota al § 7 del lib. X).  — Al novero degli interpreti che fran-  tesero questo § è ora da aggiungersi  Mr. Alexis Pierron, che pubblicò la sua  traduzione dei Ricordi un anno dopo  la morte dell’ Ornato. Ed è tanto più  da stupire che il sig. Pierron abbia egli  pure sì mal compreso, in quanto che,  avendo egli già prima tradotto la Me-  tafisica di Aristotele, dovea essere suf-  ficientemente versato nelle dottrine filo-  sofiche delle principali scuole della  Grecia. P.   Pag. 203, 1. 22.   (12) Quasi tutti i traduttori hanno  franteso questo luogo, pigliando l’iwoia  per intelletto^ ragione^ e traducendo quin-  di: vide ne intellectus hoc feraf.... il senso  letterale, aggiungendo ciò che è sottin-  teso, è: vedi se la nozione (che tu hai di te  stesso come uomo) soffre cotesto, soifre  cioè che tu dica esser nato a goder dei  piaceri. 0.   Marco .Parelio. ìk    Digllized by Google     RICORDI.    370   M. Alexis Pierron, seguendo l’ esempio  di tutti i suoi predecessori, pigliò an-  ch’egli Vhvo'.a per intelletto tradu-  cendo: vota a' il y a du bon aena à le  prétendre. P.   Pag. 209, 1. 21.   (13) Colia bontà delle singole azioni  vuotai procacciare di ben comporre la vita.  Il testo c brevissimo : l’ Ornato talvolta  troppo fedele alla lettera e studioso di  conservare tutta la brevità dell’ origi-  nale, avea tradotto: ai vuol comporre  la vita mettendo inaieme le azioni ad una  ad una; poi comporre inaieme la vita  accozzando le azioni ad una ad una;  poi allogando le azioni ad una ad^ una.  Non credo che so avesse potuto ripu-  lire e terminare egli stesso il suo la-  voro, si sarebbe contentato di alcuno  di questi tre modi, che tutti peccano  di oscurità e di ambiguità. A costo dì  essere men breve, io ho creduto di dover  essere piò chiaro non solo in questa  frase, ma in tutto questo paragrafo,    Digilized by Google     NOTE.    371   svolgendo un poco il concetto dell’au-  tore siccome io l’intendo. Conferisci  IV, 1; V, 20; Vili, 32. P.   Pag. 212, 1. 19.   (14) Quasi tutti gli interpreti fran-  tendono. 0.   Nel novero degli interpreti che fran-  tesero questo luogo comprendi ora an-  che Mr. Al. Pierron, che sdgue docil-  mente- jl Gataker e lo Schultz. L’errore  sta nel legare Io i^’oioy ctv xoti up^rìae  col ófUTw che precede ; laddove si   riferisce all’azione alla quale l’animale  ragionevole tendea e nella quale è stato  impedito. E ciò pare che abbia poi ca-  pito lo Schultz nella sua seconda edi-  zione del testo greco, avendo egli posto  una virgola dopo il óutù. P.   Pag. 216, 1. 7.   (15) Se tu vo/eafi ftema la debita ri-  tterva . . , che da lei etesaa; cioè a dire:  se tu volesti assolutamente e non a   - condizione soltanto che la cosa fosse    f    Digitieed by Coogle     872 ftICORDL   r   t)Ossibile; questo atto della tua volontà  fu veramente un male, perchè, come è  detto altrove (IV, 1; VI, 50), l’ animai  ragionevole non dee voler nulla che non  sìa in poter suo, ed anche il bene re-  lativo, non dee volerlo se non se con-  dizionalmente, cioè in quanto sia pos-  sibile; rimpossibilità essendo per gli  stoici sinonimo di non voluto dalla na-  tura e dal destino, al quale il savio  non dee ripugnare. Che se poi la cosa  voluta da te fu una di quelle che non  sono pur buone in senso relativo, e  quindi il volerla fu un appetito, pren-  dendo il vocabolo volere nel significato  volgare, cioè un moto del senso, piut-  tosto che della volontà ragionevole; tu  non ricevesti nocumento nè impedimento  veruno: perchè tu non sei «erwo, ma  bensì mento, ragione o volontà razio-  nale, (V. la nota al § 26 del lib. X),  e come tale, in quanto operi secondo  la tua propria natura non puoi essere  impedito da nissuna forza esteriore. —  Così intendo questo luogo, così certa-:    Digitized By Cooglt    NOTE.    373   mente è stato inteso dall’ Ornato (assai  diversamente dagli altri interpreti che  io conosco, il Gataker, lo Schultz e ul-  timamente il Pierron), e questo senso  ho procurato, di esprimere traducendo.  L’Ornato lasciò una breve nota a questo  luogo, ma in essa non fa che avver-  tire le difficoltà del tradurlo, stante la  povertà dell’italiano ,comparativameute  al greco, e scusare l’ oscurità e l’ ambi-  guità della traduzione tentata da lui. P.   Pag. 226, 1. 2.   (16) Di tutto questo paragrafo l’Ornato  avea fatto quattro tentativi diversi di  traduzione, tutti laboriosissimi, come  appare dalle molte cancellature e corre-  zioni. In margine alla quarta od ultima  prova scrisse: Sta qui fermo, perche  farai peggio se cangi. Non fu quindi  senza molto bilanciare che mi risolsi a  fare io, come feci, una quinta prova,  essendomi sembrato che il miglior par-  tito fosse qui di tradurre letteralmente,  e spiegare i sensi del testo nelle note.    Digitized by Coogle     RICORDI.    374   Ad illustrazione del senso stoico di  tutto il paragrafo ricordiamoci priiniera-  inente che secondo gli stoici: c Dio, con-  siderato dal lato fisico, è la forza motrice  della materia, è la natura generale, e  r anima vivificante del mondo; conside-  rato dal lato morale, è la ragione eterna  che governa e penetra l’universo, è la  provvidenza benefica, è il principio della  legge naturale che comanda il bone e  proibisce il male. » Ricordiamoci ancora  che l’aria, come uno dei due elementi  attivi e parte essa stessa della sostanza  divina, ò dagli stoici considerata come  il principio della vita sensitiva. Dice  adunque Antonino : non contentarti ora-  mai di essere unito con Dio a quel  modo solamente che sono uniti con lui  gli esseri solamente sensitivi, cioè per  mezzo della respirazione ; ma fa’ ancora  di unirti con lui a quel modo che si  appartiene agli esseri intellettivi, cioè  con cognizione e accettazione libera  dello scopo che Iddio ha proposto al-  r accettazione libera di quelli. E però,    «    Digitized by Googl    NOTE.    375   siccome tu traggi dall’aria ambiento  gli elementi della tua vita sensitiva,  traggi ancora dalla ragione ambiente  gli elementi della tua vita intelletti-  va. P.    Pag. 243, 1. 20.   (H) esistenza delle' cose . . . dissol-  vendotù (Tràvxa èv [xerai^oX-^. K«ì ocùrCg  cù év ^'.r,v£xet à^.Xoicoasi, \at xaxa ti (JiOo-  p^). Qui mi pare che fosse il caso  di dovere assolutamente abbandonare  la lettera e contentarci di esprimere il  senso del testo, piuttosto che cercar  di tradurne le parole, che non sono tra-  ducibili in italiano. L’Ornato avea detto:  tutte le, cose vanno soggette a mutazione.  E tu stesso ti alteri continuamente, e  peì'^isci, per cosi dire. Ma egli non era  contento, come appare dall’usato segno.  E in vero che significa quel tutte le cose  vanno soggette a mutazione f Significa, e  non può significare di più, che tutte le  cose possono essere mutate e lo saranno  effettivamente quando che sia; ma ciò    Digitized by Google     376 RICORDI.   liou esprime quella condizione delle cose,  per cui non hanno stato, o modo di es-  sere che perduri pure un istante senza  mutamento, che è la vera condizione  delle cose secondo il pensiero di Anto-  nino e voluta esprimere da lui. Chi do-  vesse tradurre questo luogo in tedesco,  lo potrebbe fare, parmi, benissimo di-  cendo : Alle (Unge aind in unaufhorlichem  anclera-werden ; come si dice in werden  non solo dai filosofi, ma anche nel lin-  guaggio famigliare, quando di una cosa  che non è ancora, ma si sta incomin-  ciando 0 si va facendo, si suol dire:  Die Saehc iat noch ini werden. Ma la  nostra lingua non ha tutta la flessibi-  lità del tedesco, uè sarebbe chiaro, uè  permesso il dire in italiano : tutte le coae  sano in un continuo mutarai. P,   Pag. 253, 1. 15.   (18) È una singolare coutradizione  di Marco nostro e di, altri stoici poate-  riori il venir cosi spesso parlando con  tanto dispregio della materia che aottoatà    Digitized by    NOTE.    377   alle cose ( tt ,? ii7:oy.e'.[xi\rng uXin?, — A"edi  anche YI, 13, e altrove). Il mondo è tut-  tavia per essi un animale perfetto e  bellissimo, il cui corpo è la materia, e  l’anima, Dio (vedi i Ricordi passim, e  specialmente X, 1). Le rughe sul volto  del vegliardo, le screpolature delle ulive  e del fico vicini ad infradiciare, la bava  del cignale ed altre sì fatte cose hanno  pure una certa grazia e venustà (III, 2),  perchè il mondo è perfetto, e nulla è  nelle suo parti che non conferisca alla  bellezza del tutto. Perchè dunque ora  tanto dispregio non solo per tale o tale  altra parte, ma universalmente per tutta  , la materia che sottosta, quando questa  materia, che non è poi altro per gli  stoici se non se il suhstratum indeter-  minato di tutto il contingente sensibile,  è essa pure sostanza divina secondo la  scuola? P.   Pag. 265, 1. 20,   (19) Intendi: « o tu voglia dire che  il mondo sia stato formato di atomi.    Digitized by Coogle    378 BICORDI,   ed abbia quindi origine dal caso; o che  sia stato formato di nature (essenze,  entelechie, monadi), ed abbia quindi  per origino l’ intelligenza, o la natura,  che qui è sinonimo di intelligenza ; que-  sta cosa pongo io certa anzi tutto, come  tratta dalla mia osservazione immediata,  che io sono attualmente parte di un tutto  governato da una natura. » Con altre  parole: « o tu faccia venire il mondo  dalla pluralità, o tu lo faccia venire  dall’unità, ella è cosa di fatto che io  ci ravviso attualmente una pluralità  governata da una unità. » Il qual me-  todo di filosofare, per cui, lasciata stare  la disputa intorno all’origine delle cose,  si viene ad esaminare la realtà attua-  le di esse; lasciato stare il lontano e  mediato, si viene ad osservare l’ imme-  diato e prossimo; lasciata stare la co-  gnizione dedotta, si viene a far capo  alla cognizione di fatto acquistata per  osservazione; è solenne ad Antonino.  Vedi il passo quassù, IV, 27 ; vedi an-  che XII, 14 ecc. 0. P.    Digilized bv '1^-    NOTE.    379    Pag. 268, 1. 4.   (20) Ricordi il lettore che appo  stoici mondo, tutto, natura, Dio sono   V   sostanzialmente la stessa cosa, e però  quelle che poco innanzi furono chiamate  parti del tutto, qui sono dette della  natura. Dìo, natura, mondo, tutto sono  espressioni diverse che corrispondono a  modi diversi di considerare una stessa  cosa, e questa diversità è relativa alla  mente finita dell’uomo che non può si-  multaneamente contemplare gli aspetti  e momenti diversi delle cose, e non alla  realtà obbiettiva. Quindi ò che le espres-  sioni soprascritte sono non di rado usate  runa per l’altra, poiché sostanzialmente  significano la medesima cosa. Il mondo  KÓrfixog), dice il Laerzio (VII, 70), era  dagli stoici considerato: 1® come causa  0 pbtenza informatrice di tutte le cose  che sono {natura nuturans, i; t£-   Xvtxfi, -ij ToO òlo\j q>0ai<é ), la quale, come  artefice e informatrice di sé medesima,  trae da sé stessa e informa tutte le coso    Digilized by Google     RICOUDI.    380   con suprema saviezza e divina necessità,  cioè secondo le sue leggi che sono quelle  della ragione ; 2" come la totalità delle  cose informate e ordinate dalla potenza  informatrice immanente in esse e go-  vernatrice di esse (dotta allora  xòv Toù xd^fjLou) e quindi come l’opera  vivente, il vivente organismo, o corpo  organato da quella {natura naturata) ;   finalmente come l’unità dei due, cioè  dell’ organismo vivente e della forza or-  ganatrice e governatrice, in quanto l’uno  non si distingue dall’altra se non se  per la contemplazione della mente finita  deU'uomo. Vedi i Prolog» nell’edizione  di Torino. P.   Pag. 270, 1. 9.   (21) Fa che tu vi sottoponga col pen^  siero ... di che io ragiono. Ho conser-  vato tutte le parole della interpreta-  zione dell’ Ornato, perchè non avrei  saputo quali altre più chiare sostituir  loro ; atteso che io non son sicuro di  intendere qui nè che cosa abbia voluto    Digitized by Google     NOTE.    881   dire r Ornato, nò che cosa Antonino.  L’Ornato volea faro a questo luogo una  nota ; ma non la fece, e non trovo altro,,  che si riferisca a questo luogo, ne’suoi  manoscritti, se non se un cenno pel  quale è indicato che egli lesse qui ò, ti  risolutamente^ ove tutti gli altri, che io  conosca, lessero &ti; e che egli intese  r Ù7TÓ0OU diversamente da tutti gli altri  interpreti. Il Gatakcr, e lo Schultz  che lo segue da vicino, non sono più  chiari. P.    Pag. ‘273, 1. 13.   (22) Le quali tu apprendi»,, conside-  razione del tutto. Così l’Ornato svolse ed  illustrò il pensiero di Antonino espres-  so brevissimamente e, parmì anche, poco  chiaramente nel tosto. Non ho mutato  quasi nulla alla versione di questo para-  grafo lasciata dall’ Ornato, sia perchè ho  motivo di credere che ne fosse già poco  meno che contento egli stesso, trovando  io questo paragrafo nettamente ricopiato; ^  sia perchè non avrei voluto correr peri-    Digitized by Google     382 RICORDI,   colo (li alterarne benché minimamente il  senso, trattandosi di un luogo che egli  intese assai diversamente da tutti gli  altri interpreti. Conferisci il senso di  tutto questo paragrafo con quello del  § 2, lib. VII. P.   Pag. 274, 1. 6.   {23) Vuol dire che non bastano le  impressioni buone che noi riceviamo per  mezzo della sensibilità, le quali possono  e sogliono venir cancellate da impres-  sioni contrarie, ma ci vuole anche il la-  voro deir intelletto che riduca quelle ad  unità e le fermi cosi nel nostro spirito,  formandone come un corpo di scienza.  Non basta l’osservazione, l’applicazio-  ne dello spirito alle cose di circostanza,  ma ci vuole ancora la contemplazione,  l’ applicazione dello spirito alle cose  permanenti , al generale immutabile.  Solo col ridurre ad unità il moltiplice,  a generalità il particolare, si possono  radicare le cognizioni nell’ anima, la  quale si compiace dell’unità, e quindi    Digilized by Cìoogl    NOTE.    383   della scienza: compiacenza cui la sem-  plicità del cuore dee far rimanere se-  creta naturalmente nel cuore, ma non  artatamente celata; ed allora è l’ani-  ma veramente grave e soda e come chi  dicesse, veneranda. Sul fine del para-  grafo fa la enumerazione delle diverse  categorie alle quali si dee riferire l’og-  getto osservato. 0.   Questa nota dell’ Ornato che per le  troppe citazioni del testo greco non  può qui darsi che in parte, trovasi in-  tera nell’edizione di Torino. P.   Pag. 280, 1. 3.   (24) Grecismo, per suole accadere. Non  era possibile il tradurre altrimenti.   Del resto vada a rilento chi per la  sola ragione del non potersi tradurre  sempre colla stessa voce una stessa  parola del testo, accusa Antonino qui  ed altrove di arguzia. Gli stoici crede-  vano che, là dove è una stessa parola,  debbe essere anche una stessa idea. Ed  anche Platone (vedi il Cratilo) il cre-    Digitized by Google     384 RICORDI. j   dette; e il credette il Vico: e tanti j  altri il credettero: e noi il crediamo. ,  Se quella idea generalissima che l’an- !  tichità avea attaccata al :p:?.eìv non si '  trova più annessa al nostro amare, ciò j  non prova altro se non che il greco e  l’italiano sono due lingue diverse. E  sap evadicelo. 0.   Pag. 280, 1. 19.   (25) Il passo di Platone è nel Tee-  teto, pag. 174, dove parlando dell’ uo-  mo filosofo liberalmente educato, dice:   « udendo egli lodare e magnificare un  tiranno od un re, gli par di udire lodato  e magnificato un pastore, perchè egli  munga di molto latte; e l’animale cui  pasce e munge il re, gli pare anche più  ritroso e più infido di quello cui pasce  e munge il pastore; nè men rozzo nè  meno ineducato stima egli l’uno che  l’altro, mancando ad amhidue il tempo  per badare a sè, e vivendo il primo fra  le mura della reggia a quello stesso  modo che l’altro nella capanna sul mon-    j   i    Digitizc-<; Coogk'     NOTE.    385   te. » Del resto , il senso generale di tutto  questo paragrafo, non bene inteso, se-  condo me, dagli interpreti, mi pare che  sia: Tu dèi farti capace sempre pih cho  tu puoi vivere da filosofo in questa tua  corte come faresti in. quella tua villa  .che agogni. Non incontri tu ad ogni  •passo esempi di quel che dice Platone:  uomini che vivono nei palagi come fa-  rebbe un rozzo pastore in sul monte:  ingolfati cioè quelli e questo nelle cure  materiali del governo dell’armen-toV E  sottintende: se per costoro il palagio  non è altrimenti che una capanna, non  può ella con più ragiono essere la reg-  gia per te come un ritiro filosofico ? 0.   Conferisci V, 16. P.   Paò. 282, 1. 14.   (26) Gran ragione ha qui Antonino  • di raccomandare a sè medesimo anche  ' questo genere di contemplazione, cioè  a dire lo studio dei fenomeni, e delle  maraviglie, come egli dice sapientemente,  “ dell’organismo corporeo degli animali e   Marco Aurelio. ' SS    Digitized by Google     RICORDI.    386   deir uomo massimamente: perchè non è  altro studio il quale possa per via più  compendiosa e sicura condurre alla co-  gnizione della infinita sapienza, e prov-  videnza infinita della causa reggitrice  del mondo. Nè l’uorao può presumere  di conoscere sè medesimo, sé non co-  nosce almeno un poco di queste mara-  viglie, cioè come si formi, cresca, si  conservi, si rinnovi e deperisca il suo  corpo, quale sia la natura e il modo  di operare della causa o principio a  cui dehbonsi riferire questi fenomeni,  quali le relazioni di questa vita orga-  nica del suo corpo con quella del prin-  cipio che in lui sente, vuole, e pensa,  e come possano questo due vite modi-  ficarsi fra loro scambievolmente. In vero  chi aspira a conoscere sè medesimo,  per quanto sia dato all* uomo di pur  conoscere sè stesso, e non cura di co-  noscere un po’intimamente anche que-  sta delle due parti di che si compone  Tesser suo, porta gran pericolo di er-  rare nel vano, e di prendere astrazioni    Digilized bv Co(    NOTE.    387   por realtà, il che avvenne appunto agli  stoici, ignorantissimi di anatomia o  quindi più ancora di fisiologia. Perchè  uno appunto degli errori fondamentali  della loro filosofia, quello por cui mu-  tilavano la natura umana escludendo  da essa la sensibilità che riferivano al  corpo come a cosa straniera all’ uomo  propriamente, il quale per essi non era  altro che ragione e volontà; questo er-  rore, dico, è in gran parte da attribuire  alla imperfezione delle loro cognizioni,  ai loro errori circa la costituzione fisi-  ca deH’uomo e le relazioni in che ella  si trova colla sua costituzione morale  e intellettuale; o per dire più vera-  mente, alla loro totale ignoranza dello  leggi che governano i fenomeni dell’or-  ganismo corporeo dell’uomo, delle rela-  zioni intimissime della vita di esso or-  ganismo corporeo con quella della mente,  e della natura egualmente spirituale di  ambidue. (Vedi nell’Appendice ai Ricordi  nell’edizione di Torino la dissertazione  del Burdach). P.    Digitized by Googlc     388    RICORDI.    Pag. 290, 1. 8.‘   (27) Questi versi sono di Omero e  sono dei più famosi nell’antichità, dei  più spesso citati e ripetuti, imitati dai  poeti posteriori; o però Antonino non  li scrisse per intero, ma solo quei brani  che sono stampati in corsivo, bastando  quelli a richiamare alla memoria i versi  interi, alle diverse sentenze contenuto  in essi alludendo egli poi nella parte se-  guente del paragrafo. Con questi versi,  nel VI deir Iliade,. Glauco (dopo aver  detto magnanimo Tidide a che mi chiedi  il mio lignaggio?) incomincia la sua ri-  sposta a Diomede, il quale, prima di  accettare il combattimento con lui,  aveagli chiesto qual fosse la sua stirpe.  Io li ho tradotti letteralmente, giovan-  domi in parte della traduzione del Monti,  la. quale, come nota a tutti i lettori,  avrei volentieri dato qui inalterata, se  in essa fosse più fedelmente espresso,  e nell’ ultimo verso non interamente  guasto il senso delle parole di Omero.    Digilized by Googk     NOTE. . 389   Il qual verso, voglio dire il 149\ è tra-  dotto dal Monti come segue: CosxVuom  • nasce e così muor: il che fa fare un falso  sillogismo a Glauco, il quale secondo  la traduzione del Monti, concludendo,  affermerebbe dell’wo/Ho ciò che dovea  affermare delle schiatte umane, mutando,  come direbbero i loici, nella conclusione  il piccolo termine, che nella premessa  minore- non era uomo ma schiatta^ o  stirpe, come disse il Monti. E pure- il  verso di Omero ò chiarissimo. Questo  strafalcione il Monti non avrebbe fatto  se, come quasi ignorante del greco, con  tante altre traduzioni avesse saputo •  consultare quella mirabilissima, non  solo per eleganza di stile ma ancora  per fedeltà, precisione e chiarezza, del  Voss, il quale in cinque bellissimi esa-  metri tedeschi traduce letteralmente i  cinque esametri greci. Anche il Pope,  sebbene i suoi lavori sui poemi di Omero,  tutto die pregevolissimi per altri rispet-  ti, non meritino il nome di traduzione,  non fece qui lo sproposito del Monti.    Digitized by Google     RICORDI.    390   Ed altri ancora potrei nominare dei  nostri che con nobilissimo intendimento  si diedero all’ardua impresa di recare  nella nostra lingua chi l’una e chi l’altra  di quelle poche reliquie che ci riman-  gono della greca poesia (dico poche  rispetto a ciò che fu divorato dal tem-  po); i quali avrebbero meglio inteso e  meglio tradotti moltissimi luoghi se  avessero potuto consultare, se non tutti  gli interpreti, cementatori ed espositori,  almeno i traduttori tedeschi. Ma basterà  che io nomini il più valente, a parer  mio, di tutti, il Belletti, al quale, tranne  forse una più intima notizia del greco,  nulla mancava, non valor d’arte, non  felicità d’ ingegno, a poter fare una tra-  duzione perfetta, o prossima alla per-  fezione, dei tragici greci. E in vero,  leggendo io le traduzioni del Bcllotti e  riscontrandolo diligentemente cogli ori-  ginali, ebbi in moltissimi luoghi ad am-  mirarne la eccellenza, anzi direi quasi  in tutti quei luoghi dov’egli capì ab-  bastanza intimamente il suo testo e    Digilized by    NOTK.    391    non erano difficoltà insuperabili a qual-  sivoglia traduttore. Ma anche in molti  altri luoghi io ebbi a lamentare che  egli pure non abbia saputo o potuto  giovarsi delle eccellenti traduzioni fatte  da* suoi predecessori alemanni. Nel solo  Agamennone, che anche considerato in  sè stesso e non come parte di una  grande e sublime trilogia, è forse il  più bel monumento della scena antica,  e certamente il più grande di tutti per  sublimità tragica, recondita filosofia,  splendore di immagini e copia di alti  e forti pensieri, quanti errori avrebbe  evitati il Belletti, quante meno scem-  piaggini avrebbe fatto dire a quella  grande anima e colossale ingegno di  Eschilo, so egli avesse solo potuto pro-  fittare della traduzione e dei Prolego-  meni di Guglielmo Humboldt? Non dirò  del libro di Federico Welcker sulla Tri-  logia di Eschilo^ che forse non era an-  cora pubblicato quando il Bellotti tra-  ducea l’ Agamennone. Ed è tanto più da  lamentare che al Bellotti siano mancati    Digitized by Gopgle     RICORDI.    392   questi sussidi, quanto è meno da sperare  che sia presto per sorgere un altro in-  gegno italiano, il quale possa fare quello  che avrebbe potuto il Bellotti.   Ritornando al paragrafo di Antonino  e al luogo citato di Omero, è da notare  come siffatti pensieri intorno al poco o  niun valore della vita considerata in sè,  e di tutte le cose umane e dell’ uomo  stesso, così frequenti nei poeti ebraici;  frequentissimi in questo scritto di An-  tonino e divenuti quasi abituali nei  cristiani dei primi secoli, si trovino  pure non di rado anche nei poeti greci  più antichi, voglio dire in quelli delle  prime e più splendide epoche della greca  letteratura, sebbene i Greci fossero un  popolo di allegra immaginazione. Forse  non dispiacerà al lettore il vederne  qui raccolti alcuni esempi : nell’ Odis-  sea, XVIII, 130 : — la terra non nutre nulla  di più infermo che Vuomo. Nell’ottava  delle Pitie di Pindaro, vers. 135: — Che  siatn noi dunque o che non siamo f Leg-  giero veder d* ombra che sogna. Letteralmente la seconda parte. L’uomo è l’ombra di un  sogno. Nel Prometeo di Eschilo  e non vedevi V imbecille natura a  vano sogno eguale ond* è impedito il cieco  umano gregge? (traduzione del Belletti).  Nell’ Aiace di Sofoclé, — perocché veggo  non essere noi, quanti viviamo, altro che  larve ed ombra vana. Nel Filottete del  . medesimo Sofocle, vers. 946. Filottete  chiama sè medesimo: — ombra di un  fumo. Nella Medea di Euripide -- non ora soltanto incomincio a stimare  tutte le cose umane come un' ombra, E  vuoisi notare come appo i tragici ed  anche appo i) lepidissimo Aristofane la  parola effimeri, cioè quelli che durano  un giorno, è spessissimo usata come  sinonimo di uomini. A queste, o ad al-  tre simili sentenze d’ antichi ed illu-  stri poeti, le quali erano nella me-  moria di tutti gli eruditi del suo tempo,  ♦ alludeva evidentemente Antonino con  quelle sue parole: il più breve detto,  anche di quelli che sono i più noti ecc., accennava poi per esempio quelli di  Omero.   [Questa nota fu scritta in tempo che  io, quasi appona ripatriato dopo trent’an-  ni di assenza, e mandato a stare in  un cantuccio al tutto vacuo di studi e  di lettere (prendendo i vocaboli in un  senso un po’ alto), e ridottomi a passare  nella solitudine i pochi momenti d’ozio  che r esercizio di un pubblico ufficio mi  lasciava, avea potuto, non saprei diro  perchè, immaginarmi che il valentis-  simo sig. Bellotti fosse già del numero  di quei felici che più non vivono altri-  menti sulla terra che per la memoria  di opere egregie che vi lasciarono. Av-  vertito ora (nel 1853), del mio errore, non  cangio nulla a quello che ho scritto di  lui; ma aggiungo V espressione di un voto,  che deve esser quello di tutti gli amatori  delle buone lettere desiderosi di vedere  vie più chiara e più grande la rino-  manza di un nobilissimo ingegno: ed '  è che l’esimio sig. Bellotti, come sta  ora, da quanto mi dissero, rivedendo o    Digitized by Google     note;    395   migliorando il suo Yolgarizzamento di  Sofocle, così possa egli poi rivedere ed  emeudare quello ancora di Eschilo, il  quale, a parer mio, ne ha maggiore bi-  sogno; perchè quello, tranne forse al-  cune eccezioni, non pecca gravemente  che nella parte lirica; laddove in questo  trovai, 0 parvemi certamente trovare,  molti luoghi da dover essere emendati  non solo nella parte lirica troppo spesso  non traducibile in italiano (come è in-  traducibile Pindaro, secondo che fu sen-  tenziato anche da Giacomo Leopardi  non ismentito dal tentativo più audace  che felice di Giuseppe Borghi) ; ma  eziandio nel dialogo. Ella comjyie nondimeno..», si avea  proposto. Mi sono scostato, anche nel  senso, interamente dall’ Ornato, il quale  avea tradotto: ella rende intero e com-  piuto quanto ella avea fatto fino allora;  primieramente perchè il senso voluto  esprimere dall’ Ornato non mi sembrava  abbastanza chiaro ; e poi, e principal-  mente perchè mi parve troppo grande  licenza il tradurre per quanto avea fatto  fino allora, il tò irpoTcOiv, il quale mi  sembra qui usato nel senso il più ovvio  del verbo 7rp.oT{6T)|ju, che è quello di  proporre, e così l’ intende anche lo  Schultz contrariamente al’Gataker se-  guito dall’ Ornato. Veggo bene le ra-  gioni che possono avere indotto l’Or-  nato a interpretare a quel modo; ma  non mi persuadono. Il pensiero di An-  tonino mi sembra chiaramente: « l’a--  nima razionale, la quale non si propone  altro che di operare sempre secondo  ciò che richiede il momento presente,  e di aver caro tutto ciò che le inter-  viene, come cosa voluta dalla natura,  in qualunque istante le* sopravvenga la  morte, compie sempre interamente il  compito che ella si avea proposto, e  in modo soddisfacente a sè stessa; ella  ha tutto ciò che potea desiderare, ha  totalmente esaurita la sua parte come  attrice sulla scena del mondo ; e appunto il morire quando la natura lo  vuole, è la conclusione, il compimento  della parte a lei assegnata e da lei li-  beramente accettata nel gran dramma  della vita universale. Bone avverte qui il Gataker aver già  Socrate usato il medesimo argomento  per indurre Alcibiade a disprezzare la  moltitudine, alla* quale peritavasi di  farsi innanzi a concionare: qual è, dis-  s’egli, di costoro quegli che ti impau-  risce? forse Micillo il ciabattieref Trigaió  il conciatore f Trochilo il ferravecchio?  ora non sono costoro quelli dei quali si  compone V adunanza del popolo? Che se  non temi di favellare a ciascuno di essi  separatamente, che è dò .che ti fa timido  a parlar loro riuniti insieme? Il ragio-  namento di Socrate era giustissimo ap- >  plicato ad una moltitudine di popolo  riunito, e avrebbe anche potuto ricor-  dare ad Alcibiade l’antico detto di Solone ai:li Ateniesi conservatoci da Plu-  tarco: preni ad uno ad uno »iete tante  volpi ; riuniti insieme siete tanti allocchi.  Ma il medesimo ragionamento applicato  allo cose di cui parla Marco nostro non  ò molto concludente. E una melodia,  per es., come qui avverte opportuna-  mente il Pierron, è qualche cosa di più  che una semplice successione di suoni,  e Antonino dimentica di considerare  ciò appunto per cui le note musicali  hanno potenza da commovere T anima  sì intimamente. Avverta il lettore che idea tra-  gica fondamentale ai poeti greci era la  lotta infelice della volontà e liberta  morale dell’ uomo contro l’ inflessibile  necessità ; o per dir più veramente,  quella fatale retribuzione di giustizia  che risulta inevitabilmente alla vita  umana dalle leggi necessarie dell’ordine morale. Perchè quella necessità che non era punto upa cosa cieca secondo gli stoici, apjio i quali il /«<o  non era altro che la concatenazione  delle cause secondo le leggi della na-  tura, cioè della ragione e quindi della  giustizia; quella necessità, dico, non  era punto una cosa cieca neppure nella  mente dei poeti: sendo che a Nemesi  figlia appunto di essa necessità e particolarmente incaricata di vendicare i  delitti e rovesciare le troppo grandi e-  immeritate prospérità, a Nemesi^ dico,  e alla Giustizia (5“tx-ri), che erano i due  concetti più puri fra tutte le divinità  immaginate dall’ antico politeismo, il  semplice, ma sublime buon senso dei  Greci riferiva tutto ciò che risguarda  il supremo governo del mondo. L’idea  dunque della giustizia era congiunta  con quella della necessità^ sebbene in  modo diverso, anche nella mento dei  poeti, come in quella degli stoici. Cho  se Antonino non fa qui esplicitamente  alcuna allusione a quella retribuzione  di giustizia, che era l’elemento morale  della tragedia greca, ma solo allude alla inutilità della lotta contro alla necessità, e sembra così impicciolire l’i-  dea nobilissima dell’antica tragedia;  egli è perchè questa inutilità intendeano  gli stoici e i poeti allo stesso modo, e  quasi esprimevano colle medesime pa-  role; laddove intendeano in modo di-  verso quella retribuzione: e non erano  forse i poeti quelli clie la intendeano  in modo men vicino al vero. Benissimo il Gataker ricorda qui  alcuni detti memorabili di Pocione, conservatici da Plutarco, ai quali alludea  probabilmente Antonino in questo luogo.  Già condannato a morte per giudizio  iniquo de’ suoi cittadini, in proposito .  di uno che non ristava dal dirgli vil-  lanie, disse Focione: non sarà alcuno  che faccia costui cessare dal disonorar  «è medesimo ? E già vicino a morire,  questa sola ingiunzione fece al figliuolo:  dimenticasse il fatto ingiusto degli Ateniesi. Quanto alle parole che seguono  di Marco nostro : mpposto che non e in-  fingenac, non debbono esser prese come ,  espressione di nn sospetto nel caso  particolare di Focione, ma bensì in un  senso generale, quasi dicesse Antonino  con istoica riserva, non bastar sempre  le parole a dar certo fondamento a un  giudizio sulle disposizioni interne del-  l’animo altrui, nè doversi mai fingere,  neppur quando il fingere potesse gio-  vare a bene edificare gli uomini. Da stólto (à|*vu/jiov). L’Ornato avea  trodotto inìquo, seguendo lo Schultz  che tradusse iniquum. Ma l’Ornato non  era ben risoluto di aver bene interpre-  tato quello ayvofxov, come appare dal  consueto segno. E veramente non parmi  che lo ayvcofjLov possa esser preso in  questo senso, sebbene abbia quello  ingrato, disleale, disamorato. Il senso  più ovvio di questo aggettivo è privo  di senno, stolto, inavveduto, e parmi che  41 1 reo Aurelio questo senso quadri benissimo in questo  , luogo, meglio che non faccia quello di  inìquo. Dopo aver detto Antonino es-  sere da pazzoy cioè a dire da stolto, il  volere che ì malvagi non pecchino; aggiunge che lo ammettere in tesi gene-  rale ed assoluta, poiché non si può fare  altrimenti, che essi debbano di neces-  sità peccare, e il volere ad un tempo  che essi facciano una eccezione a favor  tuo, è cosa non solo às. stolto^ ma an-  che da tiranno: da stolto perchè l’ec-  cezione, anche di un solo caso non è  possibile ai malvagi ; .da tiranno perchè  vuoi esser distinto e che ti si abbia  maggior rispetto che agli altri uomini.  Anche il Gataker intende 1’ àyvwi^ov  così; il Pierron segue lo Schultz. Parole di Epitteto (dissert. Ili,  24) malissimo interpretate da Al. Pier-  ron, che riferisce l’àiroOavTi al padre,  quando deve essere riferito al figliuolo,  corno fece l’Ornato, seguendo il Gataker e lo Schultz. La medesima sentenza  si trova anche nel Manuale del mede-  simo Epitteto con parole poco diverse, e fu benissimo tradotta dal Leopardi. Se tu hacer<fi per avventura un tuo Ji-  gliolino o la^moglie, dirai teco stesso:  io bacio un mortale. Manuale, Tutto è opinione. Il lettore com-  prenderà facilmente come il senso stoico  di questa frase, tante volte ripetuta  da Marco nostro, è al tutto alieno da  quello della famosa sentenza del sofista  Protagora: V uomo è misura di tutte le  cose. La sentenza del sofista si riferiva  ad ogni cosa, alla verità obbiettiva, alla  moralità come alla sensibilità, e tendea  quindi a distruggere la possibilità' di  ogni cognizione teorica, la morale come  la religione. La sentenza di Antonino al  contrario, il quale, per un errore direi  quasi magnanimo, riduceva, seguendo gli  stoici anteriori, tutta l’essenza dell’ uo-  mo alla ragione e alla volontà ragionevele, non si riforisce ad altro che alla  sensibilità, cioè ai piaceri e ai dolori  di cui essa sensibilità è soggetto. Intendi raziocinio nel senso proprio dei loici, cioè facoltà del sillogizzare, operazione propria dell’intelletto;  e nota qui il carattere esclusivo del  Portico, il quale considerava e stimava  un nulla, non che la sensibilità ma l’in-  telletto stesso, a paragone dei buon  uso della volontà, cioè della moralità  della ragione. Traducendo ho usato il vo-  cabolo raziocinio piuttosto che intelletto,  perchè in italiano il senso della parola  intelletto può essere troppo facilmente  confuso con quello di ragione, la differenza fra i due non essendo così ben determinata nella nostra lingua, come è fra i  due corrispondenti tedeschi Verstandnis e  Vernunft.

 

ORSI. (Palma di Montechiaro). Filosofo. Grice: “Orsi uses ‘psicologia speculativa’ where I would use ‘psicologia filosofica,’ since speculativa opposes to prattica, rather!” --Allievo di Ottaviano, ha insegnato per tutta la sua carriera a Catania.  Ha pubblicato nella sua attività di ricerca scritti minori di autori italiani  e il volume “Gli hegeliani di Napoli.” Ha curato l'edizione dell'opera di Ottaviano su Campailla Ha inoltre condotto il progetto di pubblicazione delle opere psicologiche  di Spaventa. -- è stato nella segreteria della rivista Sophia, fondata da Ottaviano, insieme a Mazzarella e Romano.  Opere principali: “Lo spirito come atto puro,” “La filosofia moderna,” “L'uomo al bivio: immanentismo o cristianesimo? Saggio di realismo esistenziale, “Gli hegeliani di Napoli,” Campailla di Ottaviano: “Opere psicologiche di Spaventa”; “Lezioni di antropologia”; “Psiche e metafisica” “Elementi di psicologia speculative” “Sulle psicopatie in generale”

 

ORTES. (Venezia). Filosofo. Grice: “Being English, I was often confronted with that very ‘silly’ song by Cleese and Idle, but then they were never the first! Which is good, since they are Cambridge and Ortes is Oxonian! Viva La Fenice!” --   Considerato uno dei più dotati tra i filosofi veneti settecenteschi, precursore nell'analizzare dal punto di vista della produzione complessiva alcuni aspetti come popolazione e consumo. La sua impostazione filosofica si fonda su un rigoroso razionalismo. Nel mercantilismo vide far gran confusione fra moneta e ricchezza. Fu un sostenitore del libero scambio pur con alcune restrizioni della proprietà che interessavano il clero, anche se appartenevano al passato ed è considerato per questo un anticipatore di Malthus, ma con qualche contraddizione. Malthus prevedeva l'aumento della popolazione, in trenta anni, in modo esponenziale, quindi molto di più dell'aumento delle sussistenze. Opere: “Grandi, abate camaldolese, matematico dello Studio Pisano, Venezia, Giambatista Pasquali, “ Dell'economia nazionale” (Venezia); “Sulla religione e sul governo dei popoli” (Venezia); “Saggio della filosofia degli antichi” -- esposto in versi per musica (Venezia); Dei fedecommessi a famiglie e chiese,” Venezia, “Riflessioni sulla popolazione delle nazioni per rapporto all'economia nazionale: errori popolari intorno all'economia nazionale e al governo delle nazioni,” Milano, Ricciardi, Consultabile su Google libri.  Edizione moderna, Riccardo Donati, Genova, San Marco dei Giustiniani. Catalano, Ortes, Gianmaria, in Dizionario Letterario Bompiani. Autori, III, Milano, Bompiani, 1Citazionio su Treccani L'Enciclopedia Italiana.

 

OTRANTO. (Otranto). Filosofo. Grice: “Otranto wrote a tractatus ‘de arte laxeuterii,’ which is an art of ‘divination,’ as when we say that smoke divinates fire!” -- Grice: “Had Otranto not written ‘scritti filosofici’ we wouldn’t call him a philosopher!” – Nicola. Filosofo. Sull'infanzia e sulla formazione dpoco è noto. Si ipotizza sia nato ad Otranto. Non si sa dove abbia soggiornato e studiato, né chi siano stati i suoi maestri. La sua produzione, però, lascia immaginare una formazione filosofica molto solida. Fu insegnante a Casole. Tradusse la liturgia di Basilio ed altri testi liturgici per volontà del vescovo. Le sue competenze linguistiche gli valsero inoltre degli incarichi diplomatici: fu interprete al seguito dei legati papali Benedetto, cardinale di Santa Susanna, e Galvani, nei loro viaggi. Fu inoltre a Nicea al seguito di  Federico di Svevia. Fu autore di scritti filosofici . Si conservano di lui:  “L'arte dello scalpello”: una raccolta di testi geomantici ed astrologici; le traduzioni di testi liturgici; “Dialogo contro i giudei”; Tre monografie (syntagmata) “Contro i Latini” -- su questioni dottrinali significative nella polemica fra cattolici ed ortodossi (quali la processione dello Spirito Santo o il pane azzimo); un'appendice ai tre Syntagmata; due lettere complete e frammenti di altre lettere;.  J.M. Hoeck-R.J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios von Otranto Abt von Casole. Beiträge zur Geschichte der ost-westlichen Beziehungen unter Innozenz III. und Friedrich II., Ettal. Michael Chronz: Νεκταρίου, ηγουμένου μονής Κασούλων (Νικολάου Υδρουντινού): « Διάλεξις κατά Ιουδαίων». Κριτική έκδοση. Athena,  Lars Martin Hoffmann: Der antijüdische Dialog Kata Iudaion des Nikolaos-Nektarios von Otranto. Universitätsbibliothek Mainz  (Mainz, Univ., Diss., Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

OTTAVIANO. (Modica). Filosofo. Grice: “Perhaps with Holllinghurst, and Hogarth, of course, Ottaviano is one of the few who have cherished in the analysis of ‘la curva’ or ‘la linea’ – and it has revived a debate which should fascinate a few!” Diplomatosi a Modica, si laureò a Milano. Straordinario di Storia della Filosofia a Cagliari, poi a Napoli, ottenne la cattedra, conseguendovi la libera docenza ne passò poi a Catania, dove fondò e diresse l'Istituto di Magistero, insegnandovi. Fondò la rivista internazionale di filosofia Sophia. Grande conoscitore della filosofia del periodo medievale, di cui peraltro ritrovò e studiò molte opere inedite, elaborò una propria teoria.  Delle due opere, “Critica dell'Idealismo” (Napoli,) e “Metafisica dell'essere parziale” (Padova), la prima ma fu ben presto censurata e poi bruciata pubblicamente a causa della sua dura critica all'Idealismo di Gentile. Questa sua opposizione a Gentile, nonché le sue critiche a Croce, gli valsero dure vessazioni accademiche.  Pubblicò inoltre un ampio e comprensivo Manuale di storia della filosofia (Napoli). Membro dell'Accademia d'Italia, si occupò, per primo, del pensiero di Gioacchino da Fiore, esaltato da Dante nel suo Paradiso, pubblicandone il primo saggio. Pubblicò il codice di Oxford “Joachimi Abbatis Liber contra Lombardum,” che attribuì a qualche seguace della scuola di Fiore. Mentre celebrava, a Novara, Pietro Lombardo, riprese a parlare di Fiore, presentandolo come un romantico "ante litteram" e un fautore della nazione italiana. Segnalò pure due ignorati codici gioachimiti della biblioteca Casanatense di Roma, occupandosi altresì della condanna di Gioacchino da parte del Concilio Lateranense ed evidenziandone lo sgomento suscitato. Inoltre, nella rivista Sophia, diretta da lui ed allora edita dalla CEDAM di Padova, diede spazio a vari studiosi gioachimiti. Sempre sull'argomento, ritenne dapprima Gioacchino un triteista, ma, dopo aver visionato le tavole del Liber figurarum, scoperto da Leone Tondelli propese invece per un'ortodossia trinitaria. Fondò e diresse un partito nazionale d'impronta social-liberale, che però non ebbe seguito. Opere principali: Pietro Abelardo. La vita, le opere, il pensiero, Tipografia Poliglotta, Roma,  Il "Tractatus super quatuor evangelia" di Fiore, Archivio di filosofia, Padova, Testi medioevali inediti. Alcuino, Avendanth, Raterio, Anselmo, Abelardo, Incertus auctor. Olschki, Firenze, Joachimi abbatis Liber contra Lombardum (Scuola di Gioacchino da Fiore), Reale Accademia d'Italia Studi e documenti, Roma, Un documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore, Rondinella, Napoli, Pier Lombardo, in Celebrazioni piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro, Urbino,  “Critica dell'Idealismo” (Rondinella, Napoli); “Metafisica dell'essere parziale, CEDAM, Padova); “La tragicità del reale, ovvero la malinconia delle cose. Saggio sulla mia filosofia” CEDAM, Padova, Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note Domenico D'Orsi, CEDAM, Padova, E. Scarcella, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Domenico D'Orsi, Il filosofo della quarta età: ricordo di Ottaviano, quotidiano “La Sicilia”, Catania, del Domenico D'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni fa moriva, quotidiano “La Sicilia”, Catania, . E. Scarcella,  Dizionario Biografico degli Italiani, stituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma,. Gioacchino da Fiore  Massimiliano Pace,Info Magazine.

 

PACE. (Berga). Filosofo. Grice: “I love the fact that Pace, like me, is a Protestant, and married one! This should deduce the defeasibility of non-monotonicity: ‘all Italians are Catholic;’ he surely wasn’t --- and neither is Speranza, or Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!”  Grice: “I love Pace – in a way he reminds me of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A good thing about Pace is that he stopped saying that he was commenting on Aristotle – his Casaubon edition is still very readable – and tried to compose his own ‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made Pace a logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher. Studia a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione riformata e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si rifugiò a Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore. Tradusse Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius analyticus.” A Ginevra sposò Isabella Venturina, protestante originaria di Lucca.  Ottenne la cattedra  a Heidelberg. Pronuncia una famosa prolusione, “De iuris civilis difficultate ac docendi method”. Fu coinvolto in una polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di Istituzioni alla quale aspirava, accusò Pace di averlo boicottato e gli rivolse delle offese in un componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo denunciò davanti al Senato accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg per Altdorf. Ebbe anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg per le sue simpatie per il Ramismo  Insegnò a Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence. Rese pubblica la sua abiuria al protestantesimo; quell'anno ebbe la cattedra a Padova e scrisse “De Dominio maris Adriatici”, un'opera a favore della Repubblica di Venezia che gli valse anche il cavalierato. La sua edizione dell'Organon di Aristotele, fu inclusa in un'edizione  delle opere di Aristotele edita da Casaubon ed ebbe ampia diffusione. Pubblicò a Sedan le “Institutiones logicae” e a Francoforte il suo importante commento In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum, Commentarius Analyticus.  Opere: “De dominio maris Hadriatici” (Imp. Caes. “Iustiniani Institutionum libri IV, Adnotationibus ac notis doctiss. scriptorum illustrati & adaucti. Quibus adiunximus appendicis loco, leges XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX adnotatos. Caii libros II Institut. Studio & opera Ioannis Crispini At. In ac postrema editione accesserunt” Ginevra: apud Eustathium Vignon). Ἐναντιόφαν. seu Legum conciliatarum centuriae III, Spirae: typis Bernardi Albini, De rebus creditis, seu De obligationibus qua re contrahuntur, et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis, Commentarius; accesserunt tres indices, Spirae Nemetum: apud Bernardinum Albinum, “Tractatus de contractibus et rebus creditis, seu de obligationibus quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius. Accesserunt tres indices, vnus titulorum, eo quo explicantur ordine descriptorum, alter eorundem titulorum ordine alphabetico, tertius rerum & verborum in toto opere memorabilium, Parisiis: apud Franciscum Lepreus, Isagogica in Institutiones imperiales,  1, Lyon, Barthélemy Vincent, Oeconomia iuris utriusque, tam civilis quam canonici,  Lyon, Barthélemy Vincent, Methodicorum ad iustinianeum Codicem libri,  3, Lyon, Barthélemy Vincent, Analysis Codicis, Lyon, Barthélemy Vincent, Artis Lullianae emendatae libri IV Quibus docetur methodus, ad inueniendum sermonem de quacumque re, Valentiae: apud Petrum Pinellum, De dominio maris Hadriatici, Lyon, Barthélemy Vincent. Benedictis, «Gentili, Scipione». In: Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza, dimostrazione e metodo in un maestro aristotelico dell'età di Galileo: Giulio Pace da Beriga, logico e giurista, in Id., Profezia e ragione. Studi sulla cultura del Cinquecento e del Seicento, Napoli, Morano Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Operum Aristotelis, Ginevra, ma con la falsa indicazione: "Lyon, chez l’imprimeur Guillaume de Laimarie"  Ristampa anastatica: Hildesheim, Georg Olms.  Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Guido Acquaviva e Tullio Scovazzi , Il dominio di Venezia sul mare Adriatico nelle opere di Paolo Sarpi e Giulio Pace, Milano: Giuffrè  (Google libri) Antonio Franceschini, Giulio Pace da Beriga e la giurisprudenza dei suoi tempi, Venezia: Officine Grafiche di Carlo Ferrari,  Philippe Tamizey de Larroque, Jules Pacius de Beriga: compte-rendu du mémoire de M. Ch. Revillout avec documents inédits, Paris: V. Palmé,  Marine Bohar, « Giulio Pace da Beriga et sa De iuris civilis difficultate ac docendi methodo oratio. Présentation et traduction », Revue d'Histoire des Facultés de Droit. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere. Keywords: dialettica, Aristotele, Porfirio, Boezio, categoria, praedicamentum.

 

PACI. (Monterado). Filosofo. Grice: “Paci’s essay on Vico by far exceeds anything that Hampshire wrote about him – magnificent title, too, “ingens sylva.” -- “There are many things I love about Paci: first, he adored Jabberwocky, as he states in his “Il senso delle parole.” Second, he loved Russell’s theory of relations, as he states it in “Relazione e significati.” Third, he agrees with me that Heidegger is the greatest philosopher of all time, as he states in his masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say, with a smile, that it was ironic that he was born in Monterado and that he had written an essay on ‘Il nulla,’ seeing that “Monterado is, today, well, il nulla.”” Italian essential philosopher «Avevo ben presto compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente con chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.»  (Carlo Sini). Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e dell'esistenzialismo in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona), intraprese gli studi elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse al corso di filosofia dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo soprattutto le lezioni di Adolfo Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi alla rivista Orpheus. Si trasferì dopo due anni all'Università degli Studi di Milano dove divenne allievo di Antonio Banfi, con il quale si laureò nel novembre del 1934 discutendo una tesi dal titolo Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone. Collabora alla rivista Il Cantiere.  Nel 1935 iniziò il servizio militare nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene congedato. Richiamato nel 1943 come ufficiale allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne catturato in Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il campo di prigionia di Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di Wietzendorf, qui ebbe modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in quella sede a leggere Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica di Edmund Husserl e a costruire un rapporto di amicizia.  Incominciò la sua carriera di docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia, mentre, a partire dall'anno accademico 1957-1958, successe a Giovanni Emanuele Barié all'Università Statale di Milano.  Dopo aver inizialmente collaborato con la rivista Filosofia, nel 1951 fondò la rivista aut aut, che diresse fino al 1976; il periodico costituisce una testimonianza dei suoi variegati interessi letterari e culturali. Il nome della rivista richiama dei testi più famosi del filosofo danese Søren Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo nel suo proposito di accogliere l'irriducibile paradossalità dell'esistenza e l'ostacolo che questa impone al sapere.  Tra i suoi allievi più famosi ricordiamo Giovanni Piana, Carlo Sini, Salvatore Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario Vegetti, Guido Davide Neri.  Pensiero Carlo Sini individua l'inizio dell'intera speculazione filosofica di Paci già a partire dalla sua tesi di laurea: in alcune frasi della breve Prefazione vediamo il filosofo marchigiano, ancora ventitreenne, esprimere una specifica interpretazione della filosofia dell'esistenza, dimostrando già un grado elevato di comprensione del proprio tempo e delle proprie inclinazioni.  L'esistenzialismo Paci giunge perciò all'esistenzialismo attraverso lo studio di Platone. Base dell'esistenzialismo di Paci è la relazione, intesa come condizione di esistenza di tutti gli avvenimenti che costituiscono il mondo. Evento è anche l'io, che si conosce come esistenza finita ed empirica in rapporto ad altre esistenze. Dalla pura condizione esistenziale del fatto, attraverso la conoscenza, Paci definisce la condizione dell'uomo come personalità morale.  L'io conoscente è la chiara forma della legge morale che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto singolo come soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di irreversibilitàche, insieme al principio di indeterminazione (impossibilità che il conoscente si conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente), è uno dei punti di riferimento del sistema di Pacila forma non è mai definitiva, e al contempo ogni questione risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il realizzarsi dell'esistente "uomo" nella forma significa un continuo progresso che va dal passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente, verso il futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso e arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il male.  Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di Paci parte dalla consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra "singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa "mancanza" eterna, questo limite, è nello stesso tempo una risorsa: il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto confrontato con un altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e identità al nostro io, e questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a stringere "relazioni".  Da qui si possono capire le due definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello stesso filosofo che definiva il suo pensiero come relazionismo, e l'altra invece di Nicola Abbagnano, che lo definì "esistenzialismo positivo": positivo proprio perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base dell'esistenza in una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità. La vita umana per Paci si fonda infatti su un bisogno (bisogno di senso nel tempo, bisogno di altro); questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale, che implica un consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una possibilità, una possibilità di "salvarsi" dall'insensatezza (o di provarci, quantomeno), e tale possibilità si trova nel lavoro. Il lavoro esistenziale (inteso come l'impegno che si investe nel condurre la propria vita) può infatti essere orientato dalla consapevolezza e dal continuo impegno intellettuale di ricerca di senso anche e soprattutto mediante la relazione. Questa ricerca di senso si traduce, alla base, nell'esercizio dell'epoché.  L'epoché Termine fondamentale della filosofia di Husserl, filosofo che Paci ebbe come punto di riferimento per tutta la vita, l'epoché si traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone un abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad utilizzare. In questo senso è emblematico l'episodio che Paci stesso racconta riguardo al suo approccio all'epoché. Studente di filosofia, si recò nell'ufficio di Antonio Banfi (il suo "maestro" per eccellenza) per chiedere spiegazioni sul concetto di epoché. Banfi gli chiese di descrivere un vaso che si trovava lì vicino a loro. Tuttavia, qualunque definizione Paci provasse a dare (colore, forma geometrica, uso) cadeva in una categoria di giudizio posteriore all'oggetto stesso, o comunque soggettiva (il colore dipende dalla luce, la forma geometrica si rifà a categorie astratte che l'uomo ha inventato, l'uso è indipendente dall'oggetto stesso).  L'epoché, quindi, si costituisce come ricerca di una visione "originaria". Compito difficilissimo (Husserl lo definiva impossibile ed inevitabile), l'esercizio dell'epoché non si deve tradurre in un'impossibilità di giudizio, ma nella consapevolezza che qualunque giudizio è parziale, soggettivo. Se applicata alla vita, all'esistenza, l'epoché si traduce in una continua ricerca dell'originario, della verità, di una verità ulteriore che si annida nel mondo, negli altri, negli oggetti, nei luoghi, in tutto ciò che forgia la nostra esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e che si annida nel percorso stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella capacità di creare relazioni autentiche. In Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Paci individua nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando la ridotta disamina del concetto da parte di Martin Heidegger ed Emmanuel Lévinas, che lo considerarono come se si trattasse di un metodo puramente gnoseologico.  Relazione e riflessione La relazione è per Paci qualcosa di fondamentale e ulteriore dotato di un profondo significato esistenziale. Paci scriveva che la relazione prescinde i due soggetti che la intrecciano: è un concetto "nuovo", "terzo", che è tanto più significativo quanto più i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e dal lavoro di riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata, resa e mantenuta continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione infine, come salvezza dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il passato per ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro di un progetto. Epoché, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il lavoro esistenziale di ricerca di senso.  La filosofia di Paci si traduce dunque in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa capovolgere la situazione tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno. In questo Paci si distanzia da Jean-Paul Sartre e dalle conclusioni del filosofo francese, che Paci ammirava e considerava uno stimolo continuo per la sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente nell'investigazione filosofica di Paci (ancor di più nell'ultima parte della sua vita), rimane punto essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una verità ulteriore.  Opere: “Il Parmenide di Platone” (Milano_ (cf. L. Speranza, “Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone”).  Principato, “Principii di una filosofia dell'essere” (Modena, Guanda); “Pensiero, esistenza e valore” (Milano-Messina, Principato); “L'esistenzialismo” (Padova, CEDAM); “Esistenza ed immagine” (Milano, Tarantola); “Socialità,” Firenze, Le Monnier, “Ingens Sylva: saggio sulla filosofia di Vico,” Milano, Mondadori, “Filosofia antica”, Torino, Paravia, “ Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, “L'esistenzialismo,” in Luigi Rognoni e Enzo Paci , L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in Andrea Biraghi , “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, “Tempo e verità nella fenomenologia,” Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano, Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier Aldo Rovatti, Milano, Bompiani,. Note  Sini22.  Civita.  Sini.  Pecora356.  Storia, aut aut. 5 luglio .  Vigorelli.  Paci.  Alfredo Civita,  degli scritti di Enzo Paci , Firenze, La Nuova Italia, Andrea Di Miele, La cifra nel tappeto: note su Paci interprete di Vico, in Bollettino del Centro di studi vichiani. Anno XXXVII, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2007. Paolo Ercolani, Enzo Paci, il caldo romanzo di una prassi teorica, in Il manifesto, Costantino Esposito, Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi dell'idealismo e l'arrivo dell'esistenzialismo in Italia, in Il contributo italiano alla storia del Pensier oFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tempo e verità nella fenomenologia di Edmund Husserl, Bari, Laterza, M. Pecora, La cultura filosofica italiana attraverso le riviste, in Rivista di storia della filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di Enzo Paci, in L'Unità,Giuseppe Semerari, L'opera e il pensiero, in Rivista Critica di Storia della Filosofia, C. Sini, Enzo Paci. Il filosofo e la vita, Milano, Feltrinelli, C. Sini,  Enciclopedia ItalianaIV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Vigorelli, L'esistenzialismo positivo Milano, Franco Angeli, 1987. Amedeo Vigorelli, La fenomenologia husserliana Milano, Franco Angeli, aut aut Edmund Husserl Esistenzialismo Scuola di Milano Enzo Paci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Paci: i principi metafisici di Vico” --. Luigi Speranza, “Grice e Paci: significato e significati” – The Swimming-Pool Library.

 

Biraghi, andrea – “Dizionario di filosofia,” Milano.

 

PADOVANI. (Ancona). Filosofo. Grice: “I like Padovani, especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’ (‘metafisica classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi (convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra) con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche sull'opera di Schopenhauer. Si laureò con una tesi su Spinoza eproseguendo poi la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, Padovani iniziò a collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui divenne ben presto uno dei principali rappresentanti.  Venne nominato professore di filosofia della religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare sintonia.  Sempre affiancato da Gemelli, anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria casa di Milano diversi intellettuali cattolici avversi al fascismo (noti col nome di "Gruppo di Casa Padovani") come Dossetti eFanfani. Si avvicinò durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto "Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando Sciacca fondò il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo redattore.  Venne accolto come professore di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova.  Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era stata la sua scelta di non sposarsi.  Il pensiero filosofico  La tomba di Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio Padovani e figura ispiratrice del suo pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito di Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività filosofica fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il problema fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari. Saggio sul pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera” (Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da altri panorami filosofici e religiosi. Pubblicò il testo più importante del suo pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita” (riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica classica.  Con la pubblicazione del suo Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia, il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la filosofia) di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente dalla teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli aveva sempre avuto un forte legame.  Altre opere:  – Grice: “Cf. Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in Italia,”Milano,  “La storia della filosofia con particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,” Como, “Aquino nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto della morale” (Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di storia della filosofia,” Roma, P. Faggiotto,Padova A. Cova, Storia dell’Università cattolica del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. And then there’s Pagani: essential Italian philosopher  difficult  to find. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Padovani,” The Swimming-Pool Library.

 

PAGANINI. (Lucca). Filosofo. Grice: “Paganin must be the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia philosophically!” --  Grice: “Strawson never read Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed as he was with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget Shropshire’s proof of the immortality of the human soul – He told me he basically drew it from an obscure tract by Paganini, as inspired by the death of Patroclus – Paganini’s tract actually features one of my pet words. He speaks of the ‘domma’ of the ‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential Italian philosopher.Lucca stava passando dalla reggenza austriaca seguita al collasso napoleonico al diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì l'intero corso dei suoi studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole secondarie, alla filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari lucchesi. Prtecipò alla prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra, col l'annessione del Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu nominato docente nell'ateneo lucchese. In questo ufficio fu difensore della dottrina rosminiana e nonostante venisse sorvegliato dalla polizia il governo decise poi di offrirgli una cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso. Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati da due avvenimenti; la espulsione dai seminari ecclesiastici di discepoli a lui carissimi, perché rei di professare le dottrine del Rosmini e la condanna di certe proposizioni tolte ad arbitrio e senza critica dalle molte opere del filosofo di Rovereto. Morì a Pisa. Annuario della R. Pisa per l’anno accademico . sba.unipi/it/risorse/archivio-fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano Opere.

 

PAGANO. (Brienza). Filosofo. Essential Italian philosopher. Fu uno dei maggiori esponenti dell'Illuminismo ed un precursor edel positivismo, oltre ad essere considerato da Pessina l'iniziatore della scuola storica napoletana del diritto. Personaggio di spicco della Repubblica Partenopea, le sue arringhe contornate di citazioni filosofiche gli valsero il soprannome di "Platone di Napoli". Nato a Brienza, piccolo centro del Principato Citra ( in Basilicata), da una famiglia di notai,  si trasferì a Napoli dopo la morte del padre, stabilendosi presso lo zio Nicola. Ultimò gli studi classici sotto l'egida di Angelis, da cui apprese anche gli insegnamenti di latino, greco, ebraico e frequentò i corsi universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum universae Romanorum nomothesiae examen,” dedicato a Leopoldo di Toscana ed all'amico grecista Glinni di Acerenza. Fu, inoltre, allievo di Genovesi, il cui insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri con cui condivise l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,” loggia della quale fu maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di avvocato criminale gli consentirono di acquistare un terreno all'Arenella, dove costituì una sorta di accademia, alla quale partecipava, tra gli altri, Cirillo.  Ebbe la cattedra di etica, poi quella di diritto criminale a Napoli, distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui diventò poi giudice) nella difesa dei congiurati anti-borbonici della Società Patriottica Napoletana Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte. Fu incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato condannato per corruzione che lo aveva accusato di cospirare contro la monarchia ma venne liberato per mancanza di prove. Scarcerato riparò clandestinamente a Roma, dove venne accolto positivamente dai membri della Repubblica Romana, dove ricevette la cattedra di Diritto nel Collegio Romano, accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo indispensabile per vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il  rivoluzionario Galdi.  La libertà è la facoltà dell'Uomo di valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli piace, colla sola limitazione di non impedir agli altri di far lo stesso -- Costituzione Napoletana. Il Giudice Speciale lo schernisce dopo avergli letto la sentenza di morte. Ritratto di Giacomo Di Chirico. Lasciata Roma, si spostò per un breve periodo a Milano e, dopo la fuga di Ferdinando IV a Palermo, fece ritorno a Napoli, divenendo uno dei principali artefici della Repubblica Napoletana, quando il generale  Championnet lo nominò tra quelli che dovevano presiedere il governo provvisorio. La vita della repubblica fu corta e molto difficile. Mancava l'appoggio del popolo, alcune province erano ancora estranee all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie erano sempre limitate a causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di tempo, ebbe tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti. Importanti in questo periodo furono le sue proposte sulla legge feudale, in cui si mantiene su posizioni piuttosto moderate e il progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana. Essa per la prima volta stabiliva la giurisdizione esclusiva dello Stato sui diritti civili e, tra le altre cose, prevedeva il decentramento amministrativo della città. La carta elaborata da Pagano prevedeva inoltre l'istituzione dell'eforato, precursore dell'odierna Corte Costituzionale. Il suo progetto rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione borbonica. Pagano si distinse sostenendo altre leggi di capitale importanza come quella sull'abolizione dei fedecommessi (10 febbraio), sull'abolizione delle servitù feudali (5 marzo), del testatico, della tortura.  Con la caduta della Repubblica,  dopo aver imbracciato le armi che difesero strenuamente gli ultimi fortilizi della città assediati dalle truppe borboniche, venne arrestato e rinchiuso nella "fossa del coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. Venne in seguito trasferito nel carcere della Vicaria e ai primi di agosto nel Castel Sant'Elmo. Giudicato con un processo sbrigativo e approssimato, venne condannato a morte per impiccagione. A nulla era valso l'appello di clemenza da parte dei regnanti europei, tra cui lo zar Paolo I, che scrisse al re Ferdinando: «Io ti ho mandato i miei battaglioni, ma tu non ammazzare il fiore della cultura europea; non ammazzare Mario Pagano, il più grande giurista dei nostri tempi». Fu giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri repubblicani come Domenico Cirillo, Giorgio Pigliacelli e Ignazio Ciaia. Secondo Giuseppe Poerio, Pagano, salendo sul patibolo, pronunciò la seguente frase:  «Due generazioni di vittime e di carnefici si succederanno, ma l'Italia, o signori, si farà.»  Pensiero  Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione di Mario Pagano, Colletta, Il pensiero di Pagano, giurista, filosofo, letterato, esponente fra i più rilevanti dell'Illuminismo meridionale, merita di essere preso in esame dalla nostra prospettiva per la visione consegnata ai Saggi politici, un'opera a carattere a un tempo filosofico, politico, storico e di filosofia della storia, che può definirsi di ‘filosofia civile' per l'ispirazione complessiva e il disegno di fondo in cui i diversi elementi della sua multiforme natura sono orientati verso un unico obiettivo. E anche per la filosofia politica, che emerge in tutta la sua peculiarità da un lavoro pur dai caratteri tecnici obbligati come il Progetto di Costituzione della Repubblica napoletana, da lui personalmente redatto.  Opere: “FBurgentini Politicum universae Romanorum nomothesiae examen libro singulari in treis parteis diviso comprehensum” (Neapoli, Josephus Raymundus jure legitimeque excudebat); “Oratio ad comitem Alexium Orlow virum immortalem victrici moschorum classi in expeditione in mediterraneum mare summo cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani. Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato Totaro, reo dell'omicidio di D. Giuseppe Gensani in grado di nullità aringo” (Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone monodramma-lirico” (Napoli, presso i Fratelli Raimondi); “Considerazioni sul processo criminale (Napoli, Stamperia Raimondiana); “Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in Napoli. Diretto al Regio Tribunale dell'Ammiragliato e Consolato di Mare” (Napoli); “Corradino tragedia” (Napoli, presso Filippo Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli, a spese di Filippo Raimondi); “L' Emilia. Commedia” (Napoli, presso Filippo Raimondi); “Saggi politici de' principii, progressi e decadenza della società” (Napoli); “Discorso recitato nella Società di Agricoltura, Arti e Commercio di Roma nella pubblica seduta del di 4 complementario anno 6° della libertà, Roma, presso il cittadino V. Poggioli. “Considerazionisul processo criminale, Milano, nella Tipografia Milanese di Tosi e Nobile contrada nuova); “Principj del codice penale e logica de' probabili per servire di teoria alle pruove nei giudizj criminali”; “principj del codice di polizia, Napoli, dalla tipografia di Raffaele Di Napoli, Le opere teatrali  non furono mai rappresentate in pubblico, mentre sembra che l'autore soleva metterle in scena privatamente nella sua casa dell'Arenella. Sono caratterizzate da temi prevalentemente sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse erano presenti, con funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo.  Intitolazioni e dediche  Statua di Mario Pagano a Brienza (PZ) Al giurista lucano sono state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano in sei trattenimenti a forma di dialoghi di Francesco Astore e Mario Pagano, ovvero, della immortalità di Terenzio Mamiani. Nella Corte d'Assise di Potenza fu collocato un busto marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne dedicato il Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto firmato da Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a suo nome, come quella di Lecce, nata nel 1864, e di Potenza, sorta nel 1886. Nel Venne inaugurato un busto in marmo ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da Giuseppe Guastalla. Il suo personaggio apparve nel film Il resto di niente di Antonietta De Lillo, interpretato da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la scienza penalistica del secolo XIX, Giannini, Fulvio Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida, Petronilla Reina Gorini, Ricordanze di trenta illustri italiani, Minerva, Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo, Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi pratici della laicità agli inizi del secolo Wolters Kluwer Italia, Mario D'Addio, Le Costituzioni italiane:Colombo, Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana, Guida, Saverio Cilibrizzi, I grandi Lucani nella storia della nuova Italia, Conte, Alessandro Luzio, La massoneria e il Risorgimento italiano: saggio storico-critico, Volume 1, Forni, Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria in Basilicata, FrancoAngeli, Carlo Colletta , Proclami e sanzioni della repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione di Mario Pagano, Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario Ippolito, Pagano: il pensiero giuspolitico di un illuminista, Torino, Giappichelli Editore, Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione, Palermo, Sellerio, Franco Venturi , Illuministi italiani, tomo V, Riformatori napoletani, Milano-Napoli, Ricciardi,Repubblica Napoletana Repubblicani napoletani giustiziati  Emanuele De Deo. Francesco Mario Pagano, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Mario Pagano, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Mario Pagano, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Francesco Mario Pagano, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Francesco Mario Pagano, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Considerazioni sul processo criminale, su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana, su repubblicanapoletana. Principii del codice penale, su trani-ius. Relazione al Convegno di Brienza su Mario Pagano, del 25-27 ottobre 1999, su trani-ius.

 

PAGGI. (Siena). Filosofo. Grice: “C. of E. folks are all over the place – but how many of them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian philosopher.Angelo Paggi, nato Mordecai Paggi (Siena), filosofo. Insegnò a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolse per diversi anni l'attività di mercante nella sua città natale. Abbandonò il commercio ed aprì un istituto.. Fu insegnante ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un metodo logico, facile ed ameno insieme. Cambiò nome da Mordecai ad Angelo.  La Comunione israelita lo volle a Firenze, dove Paggi si trasferì con la moglie e i cinque figli. Insegnò nelle Pie Scuole fiorentine, mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una casa editrice. Tra i testi pubblicati vi furono anche le opere del padre, apparse nella collana «Biblioteca Scolastica». Scrisse inoltre una grammatica e un lessico ebraici per i suoi figli. Per opera della moglie Benvenuta Bemporad, sorse a Firenze un istituto, diretto dalle figlie Olimpia ed Ottavia. G. Bedarida, Ebrei d'Italia, Livorno, Società editrice Tirrena, Maria Jole Minicucci, Una libreria fiorentina del Risorgimento, Firenze, Cartografica Sergio Ciulli e F.lli s.n.c.,  Jewish Encyclopedia.

 

PAGLIARO. (Mistretta). Filosofo. Essential Italian philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della scuola di romana. Fra i padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul pensiero linguistico. Dopo il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si iscrisse al corso di laurea a Palermo, dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari, Pitrè, Gentile e Guastella. Si trasferì poi a Firenze dove subì l'influenza di Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipò volontario come sottotenente del Corpo degli arditi, e fu insignito della medaglia d'argento al valor militare. Si iscrisse all'Associazione Nazionalista Italiana e  prese parte all'Impresa di Fiume al seguito di D'Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e  Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare, per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e dottrina del fascismo"  e "Mistica fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli intellettuali di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della cultura, che ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo capo redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando non entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non figura tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento.  Fu voluto da Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico". Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta del Regime fascista, fu sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nnella cattedra, insegnò Filosofia del linguaggio a Roma. Fu presidente della sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Fu presidente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la Fabbri Editori, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con larghissimi consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dove rimase fino al 1969. Fu nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi politici ed economici. Fu promotore e direttore della rivista Ricerche linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Fu candidato alla Camera per il Partito Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale  e al Senato nel collegio Roma IV , ma non fu eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Fu membro della giuria del premio Marzotto. Lasciò anticipatamente l'insegnamento universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria, il “Pagliaro”.  Ha esplorato soprattutto l'antico e medio persiano, la lingua della Grecia classica, quindi il latino classico e medievale, nonché l'italiano dei tempi di Dante cui ha dedicato varie operee della scuola siciliana. Come critico letterario e glottologo, diede nuove, originali interpretazioni di Vico, D'Annunzio e Pirandello.  In ambito linguistico, già nel suo Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le lezioni dei suoi corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove idee, delinea una nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie questioni linguistiche la quale viene condotta parallelamente ad un confronto storico-critico con l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla filosofia classica tedesca. Al contempo, Pagliaro abbozzava in esso prime idee sulla natura del linguaggio inteso fondamentalmente come tecnica espressiva, allontanandosi così dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al positivismo, ed analizzando in modo approfondito, ma al contempo trasversalmente alle varie discipline, la natura e la struttura dell'atto linguistico fra due inter-locutori basandosi sia sull'indagine semantica (mediante un metodo che egli chiama "critica semantica") che sull'interpretazione storico-critica, fino a considerare il linguaggio come una forma di inter-azione semiotica condizionata storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel simbolismo linguistico (soprattutto fonetico) poi, afferma Pagliaro ne” Il segno vivente” riecheggiano non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore ma anche la storia dell'intera umanità a cui egli appartiene come "soggetto storico".  In estrema sintesi, si può dire che la sua teoria linguistica è una posizione unificata tra lo strutturalismo saussuriano e l'idealismo hegeliano. Opere: “Epica e romanzo nel Medioevo Persiano,” G.C. Sansoni, Firenze, “Sommario di linguistica ario-europea,” Libreria di Scienze e Lettere Dott. G. Bardi, Roma, “Il fascismo: commento alla dottrina,” Libreria di Scienze e Lettere Dott. G. Bardi, Roma, “La lingua dei Siculi,” Tip. Enrico Ariani, Firenze, “Il fascismo contro il comunismo,” F. Le Monnier, Firenze,  “La scuola fascista,” A. Mondadori, Milano, “Dizionario di Politica,” Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma, “Insegne e miti: teoria dei valori politici,” F. Ciuni Editore, Palermo, “Il fascismo nel solco della storia, Società Editrice del Libro Italiano, Roma, Le Iscrizioni Pahlaviche della Sinagoga di Dura-Europo, Pubblicazioni della R. Accademia d'Italia, Roma,.”Storia e Dottrina del fascismo,” Tip. R. Pioda, Roma, “Teoria dei valori politici,” F. Ciuni Editore, Palermo, “Logica e grammatica, Tipografia del Senato del Dott. G. Bardi, Roma, Il canto V dell'"Inferno", C. Signorelli, Milano, “Il segno vivente,” Edizioni ERI-RAI, Torino, “Saggi di critica semantica,” G. D'Anna, Messina-Firenze, Il contrasto di Cielo d'Alcamo e poesia popolare, Tip. G. Mori & figli, Palermo,  Linguistica della "parola", G. D'Anna, Messina-Firenze, “Nuovi saggi di critica semantica,” G. D'Anna, Messina-Firenze, “I primordi della lirica popolare in Sicilia,” G.C. Sansoni, Firenze, “La Barunissa di Carini: stile e struttura, G.C. Sansoni, Firenze, “Filosofia del linguaggio,” Edizioni dell'Ateneo, Roma, “La parola e l'immagine,” Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli,  Poesia giullaresca e poesia popolare, G. Laterza & figli, Bari, “La dottrina linguistica di Vico,” Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei (Memorie della Classe di Scienze morali, storiche e filosofiche), Roma, Storia della letteratura persiana, La Nuova Italia, Firenze, Il Canto XIX dell'Inferno, F. Le Monnier, Firenze, “Altri saggi di critica semantica,” G. D'Anna, Messina-Firenze,  Linee di storia linguistica dell'Europa,” Edizioni dell'Ateneo, Roma, “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Edizioni dell'Ateneo, Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia,  G. D'Anna, Messina-Firenze, “Forma e Tradizione,” Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento Editore, Palermo. Commento incompiuto all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Casa Editrice Herder, Roma,, F. Le Monnier, Firenze, F. Le Monnier, Firenze, Romanzi Ceneri sull'olimpo, G.C. Sansoni, Firenze,Alessandro Magno, Edizioni ERI-RAI, Torino, Ironia e verità, Rizzoli, Milano (raccolta di elzeviri). Medaglia d'argento al valor militare nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'argento al valor militare «Sottotenente di complemento, 32º reggimento di fanteria Aiutante maggiore in 2a in un battaglione di riserva, vista ripiegare una nostra colonna d'attacco, riordinava i ripiegandi e li guidava al contrattacco, respingeva il nemico che già aveva occupato un tratto della nostra linea. In un successivo attacco, sotto un intenso bombardamento e il fuoco di mitragliatrici avversarie, dava mirabile esempio di coraggio e di fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi nei punti più minacciati e facilitando così la conquista di ben munite e contrastate posizioni.» — Monte Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini , Saussure e la scuola linguistica romana: da Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma, .  La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia d’Italia, Viella, Roma,  Cfr. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, Cit.  Cfr. Riunioni Del Secolo XX  Cfr. Riunioni Accademia Nazionale dei Lincei  Centro di studi filologici e linguistici siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno Camera  Mininterno Senato //opar.unior/386/1/Filologia_dantesca_di_Pagliaro.pdf  Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina. Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura Comparata,  Cfr. pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj, maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili. Rivista semestrale di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Editori Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del diavolo  Istituto Nastro Azzurro   Studia classica et orientalia. Oblate, Casa Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini , Saussure e la scuola linguistica romana. Da Pagliaro a  Mauro, Carocci Editore, Roma, A. Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino Pagliaro", in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter Belardi: studi latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni del Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo Vallone, Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma, M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Giuliano Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, Walter Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del Novecento, Casa Editrice Il Calamo, Roma,  D.  Di Cesare , Storia della filosofia del linguaggio, Carocci Editore, Roma, Tullio De Mauro, Lia Formigari (Eds.), Italian Studies in Linguistic Historiography. Proceedings of the International Conference in Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista, prefazione di A. Lyttelton, Unicopli, Milano, A. Tarquini, Il Gentile dei fascisti: gentiliani e antigentiliani nel regime fascista, Società editrice il Mulino, Bologna, A.  Battistini, Gli studi vichiani di  Pagliaro, Guida Editori, Napoli, Tullio De Mauro,  Dizionario biografico degli italiani, Roma, , su treccani.  Enciclopedia Italiana Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere dLa Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma1.

 

Palazzani essential Italian philosopher female?

 

PANELLA. (Benevento). Filosofo. Grice: “Panella’s conceptual analysis of the sublime poses the implicatural question: “x is ‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of ‘pulcher’ which complicates things!” Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo urbano,’ to which I’ll add “l’incubo suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential Italian philosopher. Si laurea a Pisa, dove è stato insegnante . Si è occupato di filosofia politica e storia del pensiero politico, ha insegnato Estetica nella stessa università.  È stato presidente della giuria del premio letterario "Hermann Geiger" e membro della giuria del premio letterario "ArtediParole" riservato a studenti delle scuole medie. Si è distinto anche come poeta pubblicando otto volumi di poesia, da ricordare Il terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a Firenze con Editore Polistampa. In collaborazione con David Ballerini ha girato due documentari d'arte, La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso da Rai2 n e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato. Ha vinto il Fiorino d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio concesso annualmente dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e artistiche particolarmente rilevanti.  Nel 2009 ha ricevuto il premio "Sergio Leone" per la sua attività in ambito cinematografico.  Ha collaborato con l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi nella presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze Ha fatto parte del comitato tecnico del Premio letterario Chianti, coordinato da lui stesso e composto da Paolo Codazzi, Lorella Rotondi ed altri.  Opere” Monografie Robert Michels, Socialismo e fascismo, Milano, Giuffré, Lettera sugli spettacoli di Rousseau, Aesthetica Edizioni, Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, Milano Saggi, Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica Preprints 23, Palermo. Pubblicazioni: “Del sublime, Frosinone, DismisuraTesti, Il sublime e la prosa. Nove proposte di analisi letteraria, Firenze, Clinamen, Zola: scrittore sperimentale. Per la ricostruzione di una poetica della modernità, Chieti, Solfanelli, Pier Paolo Pasolini. Il cinema come forma della letteratura, Firenze, Clinamen,  Il sosia, il doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria, Bologna, Elara Edizioni, I piaceri dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la società dello spettacolo, Firenze, Pagnini, Il mantello dell'eretico. La pratica dell'eresia come modello culturale, Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), “ L'incubo urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello spettacolo in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, F. Bazzani, R. Lanfredini e S. Vitale, Firenze, Clinamen,  Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella letteratura americana del Novecento (in collaborazione con Riccardo Gramantieri), Chieti, Solfanelli,  Il secolo che verrà. Epistemologia, letteratura, etica in Gilles Deleuze (in collaborazione con Silverio Zanobetti), Firenze, Clinamen,  Storia del sublime. Dallo Pseudo-Longino alle poetiche della modernità, Firenze, Clinamen,  La scrittura memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita, Grottaminarda, Delta,  Edizioni,  (libro vincitore del Premio "De SanctisL'inedito" per la critica letteraria) Alberto Arbasino e la "vita bassa". Indagine sull'Italia degli Ottanta in cinque mosse, in Cahiers d'études italienneLes années quatre-vingt et le cas italien, Prove di sublime. Letteratura e cinema in prospettiva estetica, Firenze, Clinamen,  Curzio Malaparte autore teatrale e regista cinematografico, Roma, Fermenti Editore,  Introduzione al pensiero di Vittorio Vettori. Civiltà filosofica, poetica "etrusca" e culto di Dante, Firenze, Edizioni Polistampa,  Le immagini delle parole. La scrittura alla prova della sua rappresentazione, Firenze, Clinamen,  La polifonia assoluta. Poesia, romanzo, letteratura di viaggio di Vettori, Firenze, Edizioni della Regione Toscana,  L'estetica dello choc. La scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia, Firenze, Clinamen,  e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica dell'eccesso, Firenze, Clinamen,  Le maschere del doppio: tra mitologia e letteratura Editore libri di Emil,  G. Panella, Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen. Premio Chianti, ecco i cinque finalisti, su premioletterariochianti.  Libri. Incontro con su met.provincia.fi.

 

PANUNZIO. (Molfetta). Filosofo. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio – Italian philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario, in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in seguito uno dei massimi teorici del fascismo.  Nacque a Molfetta da Vito e Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città: «un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali».  Il periodo socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.  Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra "riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schierò tra i cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Arturo Labriola, quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli. Durante i suoi studi universitari il contatto con docenti come Francesco Saverio Nitti, Napoleone Colajanni, Igino Petrone e Giuseppe Salvioli contribuì alla formazione del suo pensiero socialista. Il suo percorso intellettuale fu altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco Saverio Merlino, i quali avevano già da tempo incominciato un processo di revisione del marxismo.  Nel 1907 pubblica il suo primo studio, intitolato Il socialismo giuridico, in cui teorizza l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista da parte del sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente la società. Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un "diritto sindacale operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema socialista" fondato non su una base economica, bensì su una base etica, solidaristica:  «Il socialismo giuridico non sarebbe dunque che l'applicazione del principio di solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel campo del diritto e della morale: in se stesso non è una idea astratta balzata ex abrupto dal cervello di pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale di tutta la materia sociale che vive e freme attorno a noi»  (Sergio Panunzio) Nel 1908 si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi su L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come relatore Giorgio Arcoleo. Nel 1911 consegue presso lo stesso ateneo la laurea in filosofia. In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica altresì il proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo rivoluzionario, collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il Divenire Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Angelo Oliviero Olivetti e con «Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle.  Il sindacato ed il diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e fonte di diritto — non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico della produzione — fu approfondita nel 1909, allorché vide la luce la sua seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica volontaristica». Panunzio prendeva quindi le mosse affrontando il problema del rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto) che, negata dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo:  «Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il sindacalismo non è dunque antiautoritario»  (Sergio Panunzio) In sostanza, Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non "statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale».  Nel 1910, fu poi dato alle stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al sindacalismo operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio paradigmatico di autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai sindacati contemporanei.  Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi familiari ma anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, nel 1912, grazie all'interessamento di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per mantenere la famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi compagni di partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia scuola normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Il 1912 è un anno per lui importante anche perché, con la fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta "nazionale" del suo pensiero.  Dopo aver insegnato per un anno a Casale Monferrato e un altro a Urbino, nel 1914 passò alla Regia scuola normale "Giosuè Carducci" di Ferrara, ove insegnò sino al 1924, conseguendo al contempo la libera docenza presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita nell'ateneo bolognese). È di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra — l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con Benito Mussolini, direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed "eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista:  «Io sono fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità astratte! (...). Alle guerre esterne dovranno succedere le interne, le prime devono preparare le seconde, e tutte insieme la grande luminosa giornata del socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione ideale di queste giornate livide e paurose, macchiate di misfatti e di infamie»  (Sergio Panunzio) Quest'articolo di Panunzio, apparso sul quotidiano ufficiale del Partito Socialista, suscitò una grave polemica, sicché Mussolini dovette rispondere sul numero del giorno dopo. Tuttavia la replica di Mussolini, il quale si stava convincendo dell'opportunità dell'intervento, fu «debole, sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla all'altezza del miglior Mussolini polemista». Infatti,  «al momento di questa polemica, Mussolini era psicologicamente già fuori del socialismo ufficiale ed è indubbio che le argomentazioni di Panunzio, sia per il loro spessore teorico sia perché provenienti da un uomo di cui egli aveva grande considerazione intellettuale, furono probabilmente l'elemento decisivo che lo spinse a compiere il grande passo, il «voltafaccia» dal neutralismo assoluto all'interventismo»  (Francesco Perfetti) La Grande Guerra All'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale, si arruolò volontario come quasi tutti gli interventisti "di sinistra" (come Filippo Corridoni e Mussolini); tuttavia, in quanto emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché dovette concentrarsi sulla lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto sulle colonne del «Popolo d'Italia» (i cui articoli erano sovente concordati con lo stesso Mussolini), in favore della guerra italiana, ritenuta dal Panunzio una guerra non «di difesa e conservazione, ma di acquisto e di conquista; non una guerra ma una rivoluzione». Una guerra anche popolare, come avevano dimostrato le grandi mobilitazioni del «maggio radioso», in contrapposizione alle posizioni conservatrici di Antonio Salandra e della classe dirigente liberale. Anche da un punto di vista più propriamente militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di membro del direttivo del neonato fascio nazionale di Ferrara (marzo 1916), il quale diede vita altresì al giornale «Il Fascio».  Oltre all'analisi politica e all'impegno giornalistico, Panunzio lavorò anche a una sistematizzazione filosofico-giuridica delle sue idee riguardo al conflitto, con le opere Il concetto della guerra giusta (1917), Principio e diritto di nazionalità (dello stesso anno ma pubblicato solo nel 1933 in Popolo, Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione alla Società delle Nazioni (del 1918, ma pubblicati entrambi nel 1920). Nel primo saggio, egli sosteneva l'utilità e la legittimità di una guerra anche offensiva, purché essa fosse il mezzo per il conseguimento di un fine più grande, ossia la giustizia e la creazione di nuovi equilibri più giusti ed equanimi. Nella seconda, invece, individuava nel principio di nazionalità la nuova idea-forza della società che sarebbe scaturita dalla guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre la terza opera (La Lega delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la prima volta il concetto di «sindacalismo nazionale»:  «La Nazione deve circoscriversi, determinarsi, articolarsi, vivere nelle classi, e nelle corporazioni distinte, e risultare «organicamente» dalle concrete organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa esige, dove le nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non ancora funzionino storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e aggruppamenti di classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni trovino, a loro volta, la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà nella Nazione. Ecco la «reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e la sintesi organica tra Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo Nazionale»  (Sergio Panunzio) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma Terminata la guerra, Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla sinistra interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento», quindicinale recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto più importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve il 15 marzo 1919: in questo, Panunzio sosteneva l'organizzazione di tutta la popolazione in classi produttive, le quali dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni, a cui doveva essere demandata l'amministrazione degli interessi sociali; affermava altresì la necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da affiancare al Parlamento politico. In tale testo programmatico era chiaramente abbozzato il futuro corporativismo fascista, tanto che l'amico Mussolini, nel discorso pronunciato a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè del fascismo), riprese le tesi di Panunzio per il programma dei Fasci Italiani di Combattimento:  «L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare; vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, perché io, come cittadino, posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter votare secondo le mie qualità professionali. Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di costituire dei Consigli di categoria che integrino la rappresentanza sinceramente politica»  (Benito Mussolini[25]) A Ferrara, Panunzio assisté alla nascita del fascismo locale (e delle squadre d'azione), intrattenendo rapporti di amicizia con Italo Balbo (che sarebbero durati per tutta la vita) e Dino Grandi (che era stato suo allievo), pur non aderendo ufficialmente al movimento, a causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui ambigui — con gli agrari. Risale a quel periodo, infatti, la pubblicazione delle due opere Diritto, forza e violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo, riprendendo la tesi delle Réflexions sur la violence di Georges Sorel, l'autore precisava il suo discorso distinguendo una violenza "morale", "razionale", "rivoluzionaria", la quale doveva essere il mezzo per l'affermazione di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius condendum), da una violenza invece gratuita e immorale[26]. Nel secondo volume, Panunzio criticava — da un punto di vista neokantiano — il concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere tuttavia margini di sviluppo per una visione totalitaria dello Stato[27].  A seguito dell'uscita dei fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali per opera di Edmondo Rossoni, Panunzio collaborò con il settimanale ufficiale della Confederazione, cioè «Il Lavoro d'Italia»[28], vergando un importante articolo sul primo numero, nel quale ribadiva le sue tesi sul sindacalismo nazionale[29].  Dopo essersi speso invano, con l'aiuto di Balbo, per una conciliazione tra Mussolini e Gabriele D'Annunzio[30], appoggiò la politica pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra» del PNF (cioè per un ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò — con la caduta del primo Governo Facta — la costituzione di un governo di "pacificazione" che riunisse fascisti, socialisti e popolari (prospettiva ritenuta possibile da Mussolini stesso[31]), scrivendo un importante articolo che individuava nel capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare e pacificare il Paese:  «Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici, checché si dica in contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti adulatori. L'uomo non è ancora bene conosciuto. Chi scrive (...) può affermare con piena sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è legata al nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B. Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio, episodio. (...) Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è vero o non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente, ascoltato. La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che delitto è sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due parti in lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di necessità e di sincerità»  (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il reincarico di Facta e il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto dall'Alleanza del Lavoro (il cosiddetto «sciopero legalitario»), il 4 agosto Panunzio scrisse a Mussolini mostrando la sua delusione nei confronti dei socialisti confederali, ritenendo quindi impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando ormai sempre più necessaria una svolta a destra:  «Anch'io pensavo unirci con i confederali che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato politico, viene proprio ora»  (Sergio Panunzio[33]) Di lì a breve, il fascismo salì al potere.  L'impegno politico e culturale durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista, Panunzio strinse legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano, ottenendo la tessera del PNF (su iniziativa dell'amico Italo Balbo) il 5 giugno 1923, e venendo eletto deputato nel 1924. Nello stesso anno divenne membro del Direttorio nazionale provvisorio del PNF, che lasciò dopo neanche un mese in quanto chiamato alla carica di sottosegretario del neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al tempo da Costanzo Ciano).  In questo periodo, inizia a interrogarsi — assieme ai massimi teorici fascisti — sulla vera natura ed essenza del fascismo, per il quale coniò la definizione di «conservazione rivoluzionaria», che sosterrà per tutta la sua vita:  «Il Fascismo non è unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione, ma è nello stesso tempo — beninteso sotto due aspetti differenti — una cosa e l'altra. Se mi è lecito servirmi d'una frase che non è una frase vuota di senso, ma una concezione dialettica, io dirò che il Fascismo è una grande «conservazione rivoluzionaria». (...) Quel che costituisce la superba originalità della «rivoluzione italiana», ciò che la fa grandemente superiore alla rivoluzione francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e approfittando degli insegnamenti di Vico, di Burke, di Cuoco e di tutta la critica storica della Rivoluzione dell'89, essa ha conservato il passato, realizzato il presente e orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari, giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica, che si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato, vale a dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato parlamentare»»  (Sergio Panunzio[34]) Partecipò inoltre attivamente al dibattito incentrato sull'edificazione dello «Stato nuovo», fornendo importanti spunti, alcuni dei quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il "sindacato unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità giuridica (istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una Magistratura del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra capitale e lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato sindacale (poi corporativo):  «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e del Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo»  (Sergio Panunzio[35]) È di questi tempi altresì l'evoluzione del pensiero panunziano riguardo a una concezione organicistica dello Stato, attraverso una critica serrata dello Stato democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico, livellatore, astratto» (sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e cioè il suffragio universale»), che doveva portare a uno «Stato organico, gerarchico», fondato su un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è organizzato pesa, chi non è organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve essere considerata, infatti, la definizione panunziana del fascismo quale «concezione totale della vita»[37].  Tutta la riflessione teorica politico-giuridica di questo periodo fu riassunta e sistematizzata nel suo volume, pubblicato nel 1925, Lo Stato fascista, il quale accese grandi dibattiti in ambiente fascista, tanto che l'autore ebbe modo di confrontarsi su questi temi — spesso polemicamente — con importanti personalità intellettuali come Carlo Costamagna, Giovanni Gentile e Carlo Curcio[38].  In virtù di queste premesse teoriche e operative, appoggiò Mussolini durante la crisi causata dal delitto Matteotti, al fine di incrementare il processo di riforma statuale avviato dal fascismo, che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle leggi fascistissime volute da Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563 del 3 aprile 1926, che istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il documento fondamentale della politica economica e sociale fascista.  Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto nel 1921 il concorso per un posto da professore straordinario in filosofia del diritto presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne ordinario e si trasferì, nel 1925, all'Università degli Studi di Perugia, di cui fu Rettore nell'anno accademico 1926-1927. L'anno seguente fu invece chiamato a insegnare dottrina dello Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Roma, cattedra che detenne sino alla morte. Non appena insediatosi nell'ateneo romano, fu incaricato dal Duce di organizzare, in qualità di Commissario del Governo, la neonata Facoltà Fascista di Scienze Politiche di Perugia, che doveva essere la «Oxford italiana» e «fascista»[40]. In tale veste, chiamò a insegnare a Perugia docenti quali Paolo Orano, Robert Michels, Angelo Oliviero Olivetti, Maurizio Maraviglia e Francesco Coppola. Fu ancora deputato nel 1929 e nel 1934.  Malgrado gli impegni accademici, Panunzio continuò a sostenere l'edificazione dell'ordinamento sindacale corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i suoi articoli giornalistici, partecipando agli intensi dibattiti degli anni trenta sulla legislazione corporativa. Più precisamente, egli si situava in quell'ala sindacalista del fascismo che, nella nuova struttura statuale, perorava un potenziamento dei sindacati all'interno del sistema corporativo, affinché essi potessero intervenire più decisamente nella direzione economica del Paese[41].  In questo periodo, grazie a opere teoriche fondamentali[42], Panunzio sistematizzò e definì organicamente il suo pensiero. In sostanza, lo Stato fascista, che è sindacale e corporativo, si contrappone allo «Stato atomistico ed individualistico del liberismo»[43]. Inoltre lo Stato fascista è caratterizzato dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come «unione di anime»[44], al contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente, ateo e agnostico»[43]. Il giurista molfettese introdusse anche il concetto di funzione corporativa in quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre canoniche: esecutiva, legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il necessario fondamento giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la creazione dello Stato corporativo[45]. Lo Stato fascista, infine, si configura come uno Stato totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una rivoluzione ed essendo formalmente uno "Stato rivoluzionario"»[46].  Con l'istituzione delle corporazioni (attraverso la Legge n. 164 del 5 febbraio 1934) e la creazione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni (Legge n. 129 del 19 gennaio 1939), Panunzio redasse la Teoria Generale dello Stato Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di ordinamento sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva e propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle corporazioni[47]; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la quale all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata — «ordinata, subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo Stato, in quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche sono un momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico dello Stato»[48].  Nel 1937, partecipò, con notevole peso specifico, alla riforma del Codice di procedura civile e del Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare, il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse posta a base del codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne enfatizzava la "funzione sociale"[49]. Nel 1939 divenne consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50].  Morì a Roma, in piena guerra, l'8 ottobre 1944.  L'archivio di Sergio Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente disponibile alla ricerca presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in Roma[51]  Opere: Il socialismo giuridico, Libreria Moderna, Genova. La Persistenza del Diritto (Discutendo di Sindacalismo e di Anarchismo), Editrice Abruzzese, Pescara Sindacalismo e Medio Evo, Partenopea, Napoli Il diritto e l'autorità: contributo alla concezione filosofica del diritto, UTET, Torino Il concetto della guerra giusta, Colitti, Campobasso La lega delle nazioni, Taddei, Ferrara Introduzione alla Società delle Nazioni, Taddei, Ferrara Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza, con prefazione di R. Mondolfo, Cappelli, Bologna  Lo stato di diritto, Taddei, Ferrara  Italo Balbo, Imperia Ed., Milano Stato nazionale e sindacati, Imperia Ed., Milano 1924. Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano Seconda edizione Libreria Europa . Lo Stato fascista, Cappelli, Bologna Il sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma  Il concetto della dittatura rivoluzionaria, Forlì Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena Leggi costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma  Popolo, Nazione, Stato (esame giuridico), La Nuova Italia, Firenze I sindacati e l'organizzazione economica dell'impero, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma Sulla natura giuridica dell'Impero italiano d'Etiopia, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma  L'organizzazione sindacale e l'economia dell'Impero, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma La Camera dei fasci e delle corporazioni, Stabilimento arti grafiche Trinacria, Roma Teoria generale dello Stato fascista, 2ª ed. ampliata ed aggiornata, CEDAM, Padova Spagna nazionalsindacalista, Bietti, Milano 1942. Seconda edizione Libreria Europa . Motivi e metodo della codificazione fascista, Giuffrè, Milano. Francesco Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», febbraio 1986.  A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma, «Non c'è dubbio che tra i molti scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo italiano Sergio Panunzio deve essere considerato uno dei più competenti e intellettualmente influenti».  Per Herbert Matthews era l'unico teorico fascista che potesse eguagliare il livello e l'influenza di Giovanni Gentile: H. L. Matthews, I frutti del fascismo, Laterza, Bari 1945. Secondo Jay Clarke, egli «fornisce con le sue teorie una patina di legittimità rivoluzionaria alla dittatura fascista»: Jay Clarke, Fascism and Bolshevism, in History of Modern Italy. Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista (1989), tr. it., Baldini e Castoldi, Milano 1993,  47-48: «Sergio Panunzio [è] il teorico più importante del fascismo degli anni Venti, poi eclissato dall'avvento di Gentile».  Perfetti, 19877.  Il socialismo giuridico, Libreria Moderna, Genova, Sindacalismo e Medio Evo, Partenopea, Napoli 1910.  Giovanna Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica in «Schema», fasc. 1, 1985.  Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di Sergio Panunzio, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Benito Mussolini, Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le «inversioni» del sovversivismo guerrafondaio, in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in  Ver sacrum, Taddei, Ferrara 1915,  81-89.  Sergio Panunzio, I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo d'Italia», 26 febbraio 1916.  Perfetti, La Lega delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento», Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza, Cappelli, Bologna  Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara, Il settimanale era diretto dallo stesso Rossoni e annoverava, tra i collaboratori più attivi e competenti, Armando Casalini.  Sergio Panunzio, Il sindacalismo nazionale, in «Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice, Mussolini il fascista,  I: La conquista del potere, Einaudi, Torino 1966,  268 ss.  L'ora di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», 29 luglio 1922. L'articolo fu ripreso, lo stesso giorno, sul «Popolo d'Italia» per espressa volontà di Mussolini.  Lettera citata in Perfetti, 198782.  Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel problema elettorale, in «Il Resto del Carlino», 7 dicembre 1922.  Sergio Panunzio, Idee sul Fascismo, in «Critica fascista», Loreto Di Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia: origini e sviluppo, in Continuità e fratture nella storia delle università italiane dalle origini all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche Perugia, Perugia 2006.  Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci, Roma,  Renzo De Felice, Mussolini il Duce,  I: Gli anni del consenso (1929-1936), Einaudi, Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma 1929; Il concetto della dittatura rivoluzionaria, Forlì 1930; Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena 1931; Leggi costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma,  Perfetti,  XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico  Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.  Giovanna Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in “Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi, Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista , Il Mulino, Bologna, Laterza, Roma-Bari 1975). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma 1978; nuova edizione ampliata, Lulu.com, . Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, 44 voll., La Fenice, Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di Sergio Panunzio, Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra fascista: storia di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna 2000. Giuseppe Parlato, Il sindacalismo fascista,  II: Dalla grande crisi alla caduta del regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Il sindacalismo fascista,  I: Dalle origini alla vigilia dello Stato corporativo, Bonacci, Roma 1988. Francesco Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», febbraio 1986. Francesco Perfetti, Introduzione, in Sergio Panunzio, Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere, Firenze . Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano 1993.  Fascismo Sindacalismo rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio, .  Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei deputati.  Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, 3-4, 1974-75, Giuffrè Editore Milano. Sito dell'Università degli Studi di Firenze

 

PANUNZIO. (Ferrara). Filosofo. Grice: “I like his ‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is going to contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. Ligato alle correnti conservatrici e controrivoluzionarie italiane, figlio del più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo rivoluzionario Sergio Panunzio. Laureatosi nel 1941 in Scienze Politiche, lavora complessivamente 12 anni all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", prima come Assistente Volontario presso la cattedra di Storia delle Dottrine Politiche di Filosofia del Diritto e in seguito sia come Assistente Incaricato di Diritto Costituzionale interno e comparato, sia come Professore Incaricato per la Filosofia del Diritto ed Etica del Lavoro.  L’ostilità dell’ambiente universitario motivata dagli stretti legami storici e politici della sua famiglia con il fascismo, gli impedisce di ottenere una cattedra universitaria costringendolo a ripiegare sull'insegnamento nei licei.  Nel 1940 si arruola nella Regia Marina, partecipa ad operazioni di guerra nel Mediterraneo e viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Nel giugno del 1944, dopo quella che definirà "l'onta dell’8 settembre", non volendo partecipare a uno scontro fratricida, per protesta si autocongeda con il grado di "sottotenente di vascello".  Nel 1946 rifonda insieme al fratello Vito la storica rivista politico-culturale di Angelo Oliviero Olivetti Pagine Libere che si avvale della collaborazione di redattori di grande livello tra i quali spiccano: Nino Tripodi, Giuseppe Chiarelli, Gioacchino Volpe, Alberto Asquini, Walter Prosperetti, Luigi Ventura, Eros Vicari, Eugenio Zolli, Roberto Cantalupo, Ernesto De Marzio, Emilio Betti e molti altri. Il gruppo di Pagine Libere diretto dai fratelli Panunzio viene a volte liquidato come neofascista, ma in realtà esso rimase sempre sostanzialmente estraneo e indipendente rispetto alle tradizionali destre politiche italiane del dopoguerra, compreso il MSI, com'è noto fortemente condizionate dall'esperienza della RSI alla quale i firmatari del manifesto di Pagine Libere non avevano mai aderito, non condividendone le finalità politiche.  Suoi scritti appaiono anche su L'Ultima di Adolfo Oxilia e di Papini, Carattere e su riviste specializzate in studi filosofico-giuridici. Conclusa l'esperienza dell'Ultima, i collaboratori della rivista intraprendono strade differenti; Panunzio (come Attilio Mordini) si muove orasecondo il teologo Sergio Quinzio«nella direzione di un simbolismo esoterico pieno di sacrali e regali nostalgie».  Dopo un decennio passato a insegnare materie letterarie, storiche e filosofiche nei licei, viene chiamato a Roma dal Governo in carica presieduto da Moro, con la mansione di addetto alla Stampa Estera presso la Presidenza del Consiglio e contemporaneamente nominato addetto stampa al Comune di Roma. Incarichi che ricoprirà per circa un decennio.  Fonda a Roma la rivista di studi tradizionali Metapolitica, tra le più longeve nel panorama della pubblicistica del settore, durata ben 34 anni e nello stesso torno di tempo comincia a pubblicare i suoi libri in una collana a cui darà il nome di "Dottrina dello Spirito" e di cui usciranno dodici volumi. A partire dal 1968, il concetto di metapolitica è al centro del dibattito sulle radici europee da parte degli esponenti della Nuova Destra: i seguaci dell'opera di Panunzio sostengono una visione cristiana, in opposizione al neopaganesimo di de Benoist.  Considerato uno dei più acuti interpreti del metafisico francese René Guénon, Silvano Panunzio, cercò di ricondurne l'orientamento tradizionale, iniziatico, e simbolico nell'alveo del pensiero cristiano. Insieme ad Attilio Mordini di cui fu amico e sodale, può essere considerato come uno dei massimi esponenti italiani del tradizionalismo novecentesco. La sua imponente biblioteca personale e paterna è stata donata alla Fondazione Ugo Spirito che ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia.   Collana di “Dottrina dello Spirito”  Contemplazione e Simbolo, “Summa iniziatica orientale-occidentale”, Volpe, Roma Simmetria, Roma  Metapolitica, “La Roma eterna e la Nuova Gerusalemme”, Edizioni Babuino, Roma Cristianesimo Giovannèo, “Luci di Ierosofia”,  Volpe, I Classici Cristiani, Cantagalli, Siena La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma politico del Novecento alla svolta Metapolitica del Duemila”,  Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia, Simbolismo, Sapienza, nel Poema Sacro,  Ed. Metapolitica, Roma  nuova edizione ampliata Terra e Cielo, “Dal nostro Mondo ai Piani Superiori”,  99, Cantagalli, Siena Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” (Venti Biografie eroiche),  Cantagalli, Siena, Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” (Venti Biografie eroiche), Siena, Cantagalli, 2Silvano Panunzio, Metafisica del Vangelo Eterno, Roma, Simmetria, La Coralità celeste superdivina, Ed. Metapolitica, Roma  Alleanza Trascendente Michele Arcangelo, ATMA. Princípi. Appello. Storia ed Eségesi Breve. Precedenti Storici e Agiografici del Cinquantenario, Roma, nuova edizione Scritti remoti  Il misticismo di S. Francesco e il francescanesimo dell’anima italiana, Sophia, Roma,  Difesa dell’Aristocrazia: Il cristianesimo come Aristocrazia sociale, Pagine Libere, Roma 1948, Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e Mazzini nel pensiero italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico, Fratelli Bocca Editori, Milano 1950 Tradizione, Oriente e Sacre Scritture, L’Ultima, Firenze Il reincontro Cristianità-Islàm (due eredi dell’impero mediterraneo), Roma, Firenze, Un pontificato simbolico e universale: dal “Defensor Civitatis” al “Pastor Angelicus”, Conte Editore, Roma, Cattolici svegli (Tempi di ApocalisseOriente e OccidenteEscatologia ed Ecumenismol’Ora di Giovanni), Firenze, Verona, Cosmologia degli Antichi, Dialoghi, Roma,  Ispirazione e Tradizione (Città tradizionali e Città ispiratrici), Carattere, Verona  Lo spiritualismo storico di Luigi Sturzo (Per una rettificazione metafisica della Sociologia), Conte, Napoli Scritti recenti  Discorsi sul monachesimo e sull’oblazione benedettina, S. Benedetto, Parma  Il profetismo di Savonarola, La Pianura, Ferrara, Prefazione alla “Beatrice di Dante” (di Gabriele Rossetti), Atanor, Roma Approfondimenti crono-escatologici sul “Die Kirche in der Endzeit-Apocalypse” del padre Dlustusch, Roma, Il gioannismo di Santa Caterina da Siena e il vero volto di Giovanni, Quaderni Cateriniani, Cantagalli, SienaLe divine negazioni dell’Orso forte (saggio critico introduttivo e traduzione del “Saint Bernard” di René Guénon), Il Cinabro, Catania, Solo, nel mistero di Dio. “Sinossi ascetico-mistica da tutti gli Scritti del Padre Pio” (Proemio, Compilazione, CommentiPresentazione del Vicepostulatore, padre Gerardo Di Flùmeri), I Classici Cristiani, Cantagalli, Siena, Il Simbolismo di Rita, Disegno inedito della mistica rosa di Roccaporena, Thule, Palermo Le frontiere dell’aldilà nel poema di Dante e negli aneliti di Padre Pio (Relazione al Convegno di Spiritualità di San Giovanni Rotondo), Atti, Il mistero metafisico di Maria “vera Dea e vera Donna”, Thule, Palermo, Laus fidei (Prefazione a “La luce del Graal”, poema di Pietro Mirabile), Thule, Palermo, Cavalleria terrestre e celeste di S. Antonio Taumaturgo, Cantagalli, Siena, Matilde! Vita, morte e trasfigurazione di una Sposa Cristiana, Cantagalli, Siena, La Croce e l’Ulivo, Canti Lirici (StelleRaggi di SoleTra Mare e CieloUltimo Quarto) Composizione artistica; Schena Editore, Fasano,  Ristampe e nuove antologie  Difesa dell’Aristocrazia (Il cristianesimo come aristocrazia sociale), I Quaderni di Metapolitica, n. 1, Roma  Scritti su René Guénon, I Quaderni di Metapolitica, Roma  Vecchie e nuove cosmologie (Avviamento alla “Scienza dei Magi”), I Quaderni di Metapolitica, n. 3, Roma  Per una rettificazione metafisica della sociologia (Lo spiritualismo storico di Luigi Sturzo), I Quaderni di Metapolitica, Roma  Le frontiere dell’Aldilà nel poema di Dante e negli aneliti di Padre Pio, I Quaderni di Metapolitica, nRoma  Scritti in collaborazione  Archivio Storico di “Metapolitica, Rivista del Regno Universale, Roma “Nuovi Cieli e Nuova Terra”, Roma. Complessivamente  volumi in corso di stampa. Pagine Libere (Storica Rivista Internazionale fondata a Lugano6), Nuova Serie, Roma, L’Vltima (Rivista di Escatologia e di Ecumenismo), Firenze, Scritti sulla stampa estera  Bibel und Cosmologie, Kairòs, Zeitschrift für Religionswis-senschaft und Theologie, Salzburg Christus und Indien, Jesus und wir, Kairòs, Salzburg, Referate, Bibliographie zür Symbolik, Ikonographie und Mythologie, Baden-Baden, Politik-Kriptopolitik-Metapolitik, Zeitschrift für Ganzeisfor-schung (Philosophie, Gasellschaft, Wirtschaft), Wien 1981 Traditio et Renovatio, idem, Wien.  , MetapoliticaHistoria cultural, Enciclopèdia Luso-Brasileira de Cultura,   Ècriture et peinture, Contrelittérature, Paris  Sull'autore:  Testimone dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”, (Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla metafisica alla metapolitica: omaggio a Silvano Panunzio in occasione del centenario della nascita, Ed. Simmetria, Roma .  Inediti:  Corona di Rose (Luci d’oltrevita del fiore del Carmelo). In corso di stampa Note  Olinto Dini, Percorsi di libertà, Firenze, Polistampa, Giambattista Scirè, La democrazia alla prova, Roma, Carocci, 200525.  Silvano Panunzio fu allievo di Eugenio Zolli, cfr. Claudio C. Belinfanti, Lo strano caso di Israel Eugenio Zolli, .  Secondo Giovanni Pallanti, Panunzio sulle pagine de L'Ultima avrebbe proposto «un'intesa teologica e politica tra il cattolicesimo e l'islam. [...] Panunzio, combattente nella Seconda guerra mondiale rimase chiaramente,  un teorico di un fascismo mistico con lo sguardo rivolto a Oriente». Giovanni Pallanti, "L'Ultima": scrittori, artisti e teologi tra cattocomunismo e fascismo, Firenze, Società editrice fiorentina, VIII.  Francesco Carnelutti, Tempo perso, Firenze, Sansoni, Sergio Quinzio, "L'Ultima" ovvero l'ultimo sogno dello scrittore, in Prospettive libri, In Metapolítica y filosofía, il filosofo argentino Alberto Buela Lamas afferma che Panunzio fosse il massimo rappresentante della corrente metapolitica. AMetapolítica y filosofía: estudio preliminar de H. Aguer, Buenos Aires, Ediciones Theoría, Bruno Bosteels, Badiou and Politics, Durham, NC, Duke University Press. Per una sintesi del pensiero di Panunzio: Sergio Sotgiu, Una vita contro il cattocomunismo, in Il Giornale, Tradizionalismo (filosofia) Opere Excursus sul termine "Metapolitica"  filosofia.org.

 

PAOLINO. (Napoli). Filosofo. Grice: “In England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In Italy, small a country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli, Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia compiuta dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi nella sua Storia della letteratura italiana), che quello studio non fu veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai Normanni, benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore.  Opere * Giangiuseppe Origlia, Istoria dello studio di Napoli,  Torino, Giovanni Di Simone, Girolamo Tiraboschi.

 

PAPI. Grice: “Papi’s ‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is, “Apriti Sesamo” is Two words, and they charm, they are not charmed! “Abracadabra” may be different!” -- essential Italian philosopher. Fulvio Papi (Trieste), filosofo. Compie gli studi a Milano, a Stresa sul Lago Maggiore  per poi tornare a  Milano fino alla laurea. Politicamente attivo nella corrente lombardiana del PSI, segue un percorso che lo vedrà varcare le porte del Parlamento ed assumere la vice-direzione e poi la direzione dell'Avanti! Sospettando un aumento del tenore affaristico nella politica così come lui stesso dichiara in un'intervista abbandona bruscamente tutto e si dedica all'insegnamento. È insignito nello stesso anno del titolo di Professore Emerito a  Pavia e dell'Ambrogino d'oro quale cittadino benemerito di Milano.Fonda inoltre la rivista di filosofia Oltrecorrente, che tuttora dirige.  Con Vegetti, Alessio e Fabietti, ha curato inoltre, per l'editore Zanichelli, il manuale di filosofia per i licei, iFilosofie e società. KARL MARX RISPONDE A SALVATORE VECA, PRENDE LE DISTANZE DA ENGELS E RENDE OMAGGIO A FULVIO PAPI., “La parola incantaa.” Biografia e  di Papi Archiviato il 13 dicembre  in . nel sito "Fondazionecorrente.org  Biografia su dicom.uninsubria. Scuola di Milano Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Profilo autobiografico in Rivista di filosofia Oltrecorrente.

 

PAREYSON. (Piasco). Filosofo. Linceo. Nato da genitori entrambi originari della Valle d'Aosta, si laureò a Torino con una tesi dal titolo “Esistenza” – su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore Loffredo di Napoli. Compì spesso viaggi di studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si fece notare dai più importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo di  Solari e Guzzo, dopo aver seguito in Germania i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso di Cavour di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri esponenti della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu arrestato per alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza, insieme con Bobbio, Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare anonimamente articoli.  Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari atenei tra cui Pavia e Torino dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut international de philosophie, oltre che direttore della Rivista di estetica, succedendo a Stefanini che la fondò  a Padova. Ebbe molti allievi, fra cui Eco, Vattimo,  Tomatis, Perniola, Givone, Riconda, Marconi,  Massimino, Ravera, Perone, Ciancio, Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i maggiori filosofi  del XX secolo, assieme a Abbagnano fu tra i primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo principalmente ad Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La filosofia dell'esistenza e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo. Si dedicò anche a dare una nuova interpretazione dell'idealismo  non più in chiave hegeliana (Fichte), individuando in Schelling un precursore a cui l'esistenzialismo doveva la propria ascendenza, sostenendo che «gli esistenzialisti autentici, i soli veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers e Marcel, si sono richiamati a Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo anda ripreso in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma come interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili rispettivamente a  Kierkegaard e a Feuerbach, e che sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel marxismo.  Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente tre fasi:  una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un esistenzialismo personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come la comprensione di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con l'Altro; una seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling, ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica, bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica, negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità del male e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica – cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda sul lemma "Pareyson", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, "Pareyson” iDizionario Biografico degli Italiani, come anche labiografia presente in centrostu di pareyson Home.html  Luciano Regolo, A Torino Gadamer ricorda Pareyson, Repubblica, Cfr. Schelling, in «Grande antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia della libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf. Grice, “ill-will” --. Roma, Editrice Pontificia Università Gregoriana, F. Tomatis Opere: “La filosofia dell'esistenza e Karl Jaspers, Napoli, Loffredo Editore  (nuova ed., Karl Jaspers, Casale Monferrato (AL), Marietti, Studi sull'esistenzialismo, Firenze, G.C. Sansoni, Esistenza e persona, Torino, Edizioni Taylor, (IV ed., Genova, Il Melangolo,  L'estetica dell'idealismo, Torino, Edizioni di «Filosofia»,  Fichte, Torino, Edizioni di «Filosofia»,  (nuova ed., Milano, Mursia, , Estetica. Teoria della formatività, Torino, Edizioni di «Filosofia»,  (nuova ed., Milano, Bompiani). Teoria dell'arte, Milano, Marzorati, I problemi dell'estetica, Milano, Marzorati, Conversazioni di estetica, Milano, Mursia, Il pensiero etico di Dostoevskij, Torino, Einaudi, Verità e interpretazione, Milano, Mursia, L'esperienza artistica, Milano, Marzorati,  Schelling, in Grande antologia filosofica, Milano, Marzorati, Dostoevskij: filosofia, romanzo ed esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La filosofia e il problema del male, in Annuario filosofico, Filosofia dell'interpretazione, Torino, Rosenberg & Sellier, Kierkegaard e Pascal, Sergio Givone, Milano, Mursia Editore,  Filosofia della libertà, Genova, Il Melangolo, Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le "Opere complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson", Edizioni Mursia, Milano.  Interviste principali Se muore il Dio della filosofia, Ciro Sbailò, “Il Sabato”, anno Io, filosofo della libertà, Roberto Righetto, “Avvenire” Mario Perniola, "Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di Estetica, Alberto Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla teoria dell'interpretazione di Luigi Pareyson, Milano, Vita e Pensiero, Francesco Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di Luigi Pareyson, Roma, A. Armando Editore, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara, L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma, Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice, Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis,  pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste & Musumeci Éditeur, Ermenegildo Conti, La verità nell'interpretazione. L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni,  Pareyson. Vita, filosofia, , Brescia, Editrice Morcelliana,  Musaio, Interpretare la persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo Diego Bubbio, Piero Coda , L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Gianpaolo Bartoli, Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità della relazione, Roma, Nuova Cultura, Santi Lo Giudice, "Verità e interpretazione,” Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" Pubblicazioni e  critica Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito "filosofico.net".

 

PARINETTO. (Brescia). Filosofo. Grice: “Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le streghe?” Grice: “The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian allows for “lo strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua opera convergono tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del Tao Te Ching di Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come (Eraclito, Nietzsche e Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale, quali Deleuze e Guattari. È considerato uno degli interpreti eterodossi del marxismo. Particolarmente importanti sono state le sue analisi sulle persecuzioni dei movimenti ereticali e sulla stregoneria, nella cui repressione legge il tentativo di annichilimento di qualsiasi diversità sociale da parte del potere (non solo religioso ma anche economico e culturale). Ha contribuito, spesso, con queste sue analisi, alla comprensione dell'emarginazione di tutte le istanze sociali e culturali minoritarie, non solo del passato ma anche contemporanee. Altro tema centrale dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere contrapposto alla scienza moderna e volto alla trasformazione dell'umano anziché del sociale. Ha anche una profonda cultura musicale, tanto da essere stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come recensionista. Fu anche collaboratore del periodico La Verità (organo della federazione bresciana del PCI).  È in via di costruzione, presso la biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che raccoglie la sua vasta produzione. Opere: “Alchimia e utopia, Pellicani” (Mimesis); “Corpo e rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx, Pellicani, Mimesis, Gettare Heidegger, Mimesis, I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx: sulla religione, La nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo, Mimesis,” La rivolta del diavolo: Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi, La traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia e ragione” La Nuova Italia,  Marx diverso perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale, Ed. Contemporanea, “Nostra signora dialettica” Pellicani,  Processo e morte di Bruno: i documenti, con un saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile. Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Giordano Bruno, La magia e le ligature, Mimesis, Niccolò Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Emily Dickinson, Dietro la porta, 237 liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti i frammenti,  Mimesis,  Ludwig Feuerbach, Rime sulla morte, Mimesis, Friedrich Hegel e Friedrich Hölderlin, Eleusis, carteggio, Mimesis, Gotthold Ephraim Lessing, Il teatro della verità. Massoneria, Utopia, Verità, Mimesis, Angelus Silesius, L'altro io di dio, Mimesis,  Lao Tzu, La via in cammino: Tao Te Ching, Edizioni La vita Felice, Milano, Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa Alternativa, Vedi per esempioUna polemica sulle streghe in Italia, riferimenti in .  Vedi per esempio la recensione a I Lumi e le streghe  Vedi di Renzo Baldo  Cfr. Fondazione Luigi Micheletti Catalogo Emeroteca , su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia da nicolettapoidimani  su nicolettapoidimani. Biografia da mimesisedizioni, su mimesisedizioni. Biografia da zam, su zam. Una polemica sulle streghe in Italia --  nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e Insegnamento di Filosofia e Storia.

 

parmenide: Grice: “”A = A,” Parmenides says,” “Le donne sono le donne,” “La guerra è la guerra.” Enough to irritate an Italian neo-non-parmenideian“One of the most important Italian philosophers, if only because Plato dedicated a dialogue to him!”Grice. a Grecian philosopher, the most influential of the pre-socratics, active in Elea Roman and modern Velia, an Ionian Grecian colony in southern Italy. He was the first Grecian thinker who can properly be called an ontologist or metaphysician. Plato refers to him as “venerable and awesome,” as “having magnificent depth” Theaetetus 183e 184a, and presents him in the dialogue Parmenides as a searching critic  in a fictional and dialectical transposition  of Plato’s own theory of Forms. Nearly 150 lines of a didactic poem by Parmenides have been preserved, assembled into about twenty fragments. The first part, “Truth,” provides the earliest specimen in Grecian intellectual history of a sustained deductive argument. Drawing on intuitions concerning thinking, knowing, and language, Parmenides argues that “the real” or “what-is” or “being” to eon must be ungenerable and imperishable, indivisible, and unchanging. According to a Plato-inspired tradition, Parmenides held that “all is one.” But the phrase does not occur in the fragments; Parmenides does not even speak of “the One”; and it is possible that either a holistic One or a plurality of absolute monads might conform to Parmenides’ deduction. Nonetheless, it is difficult to resist the impression that the argument converges on a unique entity, which may indifferently be referred to as Being, or the All, or the One. Parmenides embraces fully the paradoxical consequence that the world of ordinary experience fails to qualify as “what-is.” Nonetheless, in “Opinions,” the second part of the poem, he expounds a dualist cosmology. It is unclear whether this is intended as candid phenomenology  a doctrine of appearances  or as an ironic foil to “Truth.” It is noteworthy that Parmenides was probably a physician by profession. Ancient reports to this effect are borne out by fragments from “Opinions” with embryological themes, as well as by archaeological findings at Velia that link the memory of Parmenides with Romanperiod remains of a medical school at that site. Parmenides’ own attitude notwithstanding, “Opinions” recorded four major scientific breakthroughs, some of which, doubtless, were Parmenides’ own discoveries: that the earth is a sphere; that the two tropics and the Arctic and Antarctic circles divide the earth into five zones; that the moon gets its light from the sun; and that the morning star and the evening star are the same planet. The term Eleatic School is misleading when it is used to suggest a common doctrine supposedly held by Parmenides, Zeno of Elea, Melissus of Samos, and anticipating Parmenides Xenophanes of Colophon. The fact is, many philosophical groups and movements, from the middle of the fifth century onward, were influenced, in different ways, by Parmenides, including the “pluralists,” Empedocles, Anaxagoras, and Democritus. Parmenides’ deductions, transformed by Zeno into a repertoire of full-blown paradoxes, provided the model both for the eristic of the Sophists and for Socrates’ elenchus. Moreover, the Parmenidean criteria for “whatis” lie unmistakably in the background not only of Plato’s theory of Forms but also of salient features of Aristotle’s system, notably, the priority of actuality over potentiality, the unmoved mover, and the man-begets-man principle. Indeed, all philosophical and scientific systems that posit principles of conservation of substance, of matter, of matter-energy are inalienably the heirs to Parmenides’ deduction. Refs.: H. P. Grice, “Negation and privation,” “Lectures on negation,” Wiggins, “Grice and Parmenides;”  Luigi Speranza, “Il parmenideismo italiano,” Luigi Speranza, "Grice e Parmenide," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

PARISIO. (Figline Vegliaturo). Filosofo.: Grice: “I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher should!” Come molti umanisti ebbe una vita errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a Corfù, ritornò in patria dove aprì una scuola. Si trasferì a Napoli dove ottenne cariche e favori dal re di Napoli Ferrandino. Risiedette per qualche tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposò la figlia del filosofo Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e Venezia, tornò a Cosenza, dove fondò l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma, invitato da papa Leone X, vi insegnò sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che latino nell'Archiginnasio. Rimase a Roma fino alla morte di Leone X,  dopo di che ritornò definitivamente a Cosenza.  Opere:” Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis, A. Iani Parrhasii”’ “Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae Glareani adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano,  Q. Horatii Flacci Omnia poemata cum ratione carminum, & argumentis vbique insertis, interpretibus Acrone, Porphyrione, Iano Parrhasio, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei Bonfinis, &Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea annotationes doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli Vtinensis, atque Henrici Glareani apprime vtiles addidimus. Nicolai Perotti Sipontini libellus de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino. Quae omnia longe politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem prodeunt. Index copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere animaduersione digna visa sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli, Claudius Claudianus, Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia nuper impressus: in quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum utilitatem: addita sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia: Albertino da Lessona, Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis ex epistolis excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae: plenae frugis: & ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. A. Ianus Parrhasius & recensuit & approbauit, Vicentiae: per Henricum & Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii Maximi Priscorum exemplorum libri nouem: diligenti castigatione emendati: aptissimisque figuris exculti: cum laudatis Oliuerii ac Theophili commentariis: Hermolai Barbari: Georgii Merulae: Mar. Antonii Sabellici: Iani Parrhasii: Raphaelis Rhegii: multorumque praeterea nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem literarum: ad inueniendas historias nuper excogitato: alteroque in usum grammaticorum ad uocabula rerumque cognitionem, Impressum Venetiis: per Bartholomeum de Zanis de Portesio, Habes in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera nuper per Ianum Parrhasium accuratissime castigata: graeco integro adiuncto: ... Eiusdem Epitome. Carmen de Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam Ioan. Chry. de Eucha. quandam expositionem & in eandem materiam Lau. Vall. sermonem. habes Phi. adhorationem ad Theodo. & aduersus gentes Tertul. Apologeticum, Venetiis: arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum,  Retoricae breviarium ab optimis utriusque linguae auctoribus excerptum, Iani Parrhasii Liber de rebus per epistolam quaesitis. Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus poetas illustrauit libris ... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana, Ginevra: excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri typographus, Davide Andreotti, Storia dei cosentini,  II, Napoli: Stabilimento Tipografico di Salvatore Marchese (Google books) Ugo Lepore, «Per la biografia’ Biblion, Giuseppina Maria Perna Mugavero, Aulo Giano Parrasio, Treviso: SIT,  Francesco D'Episcopo, Fondatore dell'Accademia Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi sui suoi natali, in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata e diretta da Luigi Pellegrini, Accademia Cosentina TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Italica,su italica.rai.

 

PARRINI. (Castel’Azzara). Filosofo. Grice: “Italians are supposed to be non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves they shouldn’t!” Professore a Firenze, membro di svariate istituzioni scientifiche internazionali e del comitato scientifico di alcune riviste filosofiche italiane e straniere e condirettore della collana "Epistemologica" pubblicata dall'editore Guerini e associati, fu segretario nazionale del Comitato dei dottorati di ricerca in Filosofia, nonché Presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi europei, in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento in Epistemologia generale e applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze. Si occupò di filosofia analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di vari aspetti del pensiero scientifico e epistemologico del XIX e del XX secolo, della filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una nuova interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale sviluppò le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto epistemologico della logica e la natura della verità. Lasciò più di un centinaio di pubblicazioni. Opere: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica” (La Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza dogma: materiali per un bilancio dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a dogma; Strawson and I loved them!” -- il Mulino, Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,”” Franco Angeli, Milano); “Conoscenza e realtà: positivism” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni della filosofia. Filosofia in età antica, Mondadori Università, Milano); “L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del Novecento. Figure, correnti, battaglie, Guerini e associati, Milano, Fare filosofia, oggi, Carocci, Roma, . Note  "lanazione",  Scheda docente presso il Dipartimento di filosofia dell'Università degli Studi di Firenze, su philos.unifi. Paolo Parrini in SWIFSito web italiano per la filosofia, su lgxserver.uniba.

 

pascoli, alessandro. Fisologia. Grice: “An excellent philosopher. He philosophised on the will, on the soul, and on a functionalist approach.”

 

PASCOLI. (San Mauro di Romagna). Filosofo.. Considerato il maggior filosofo decadente italiano, nonostante la sua formazione principalmente positivistica.  Dal Fanciullino, articolo programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia.  Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè Carducci, e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo poetico e artistico.  Giovanni Pascoli da bambino (ultimo a destra), con il padre Ruggero e i fratelli Giacomo e Luigi Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre del 1855 a San Mauro (oggi San Mauro Pascoli in suo onore) in provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci figlidue dei quali morti molto piccolidi Ruggero Pascoli, amministratore della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamavano affettuosamente "Zvanì". Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva undici anni, il padre fu assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a casa da Cesena.  Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti di lavoro, non furono mai chiarite e i responsabili rimasero ignoti; nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia avesse forti sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente nella poesia La cavalla storna: il probabile mandante fu infatti un delinquente, Pietro Cacciaguerra (al quale Pascoli fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano), possidente ed esperto fattore da bestiame, che divenne successivamente agente per conto del principe, coadiuvando l'amministratore Achille Petri, subentrato a Ruggero Pascoli dopo il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, furono Luigi Pagliarani detto Bigéca (fervente repubblicano), e Michele Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da Pascoli venne scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del padre, X agosto, la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il padre.  Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato il volume di Rosita Boschetti Omicidio Pascoli. Il complotto frutto di ricerche negli archivi locali e che, oltre a pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi di uncomplotto perpetrato ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lasciò segni profondi nel poeta. La famiglia cominciò a perdere gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la sorella Margherita di tifo, e la madre per un attacco cardiaco (di "crepacuore", si disse), nel 1871 il fratello Luigi, colpito da meningite, e nel 1876 il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi anche il fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato. Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale e pare conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul delitto da essere minacciati di morte.  Le due sorelle Ida e Maria andarono a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera, chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio, sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente umanitari.  I primi studi Nel 1871, all'età di quindici anni e dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite il 19 ottobre dello stesso anno, Giovanni Pascoli dovette lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino; si trasferì a Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Giovanni giunse a Rimini assieme ai suoi cinque fratelli: Giacomo (19 anni), Raffaele , Alessandro Giuseppe, (12), Ida (8), Maria (6, chiamata affettuosamente Mariù). «L'appartamento, già scelto da Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa delle materie scientifiche.  L'università e l'impegno politico  Giovanni Pascoli nel 1882 Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) Pascoli si iscrisse all'Bologna, dove ebbe come docenti il poeta Giosuè Carducci e il latinista Giovanni Battista Gandino, e diventò amico del poeta e critico Severino Ferrari. Conosciuto Andrea Costa e avvicinatosi al movimento anarco-socialista, cominciò, nel 1877, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico lucano Giovanni Passannante ai danni del re Umberto I, il giovane poeta lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera».  La paternità del componimento fuoggetto di controversie: sia la sorella Maria sia lo studioso Piero Bianconi negarono che egli avesse scritto tale ode (Bianconi la definì «la più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana»). Benché non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, Gian Battista Lolli, vecchio segretario della federazione socialista di Bologna e amico del Pascoli, dichiarò di aver assistito alla lettura e attribuì al poeta la realizzazione della lirica. Pascoli fu arrestato il 7 settembre 1879, per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante. Durante il loro processo, il poeta urlò: «Se questi sono i malfattori, evviva i malfattori!»  Dopo poco più di cento giorni, esclusa la maggiore gravità del reato, con sentenza del 18 novembre 1879, la Corte d'Appello rinviò gli imputatiPascoli e Ugo Corradinidavanti al Tribunale: il processo, in cui Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ebbe luogo il 22 dicembre, chiamato a testimone anche il maestro Giosuè Carducci che inviò una sua dichiarazione: "Il Pascoli non ha capacità a delinquere in relazione ai fatti denunciati". Viene assolto ma attraversa un periodo difficile, medita il suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come dirà nella poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con impegno.  Nonostante le simpatie verso il movimento anarco-socialista in età giovanile, nel 1900, quando Umberto I venne ucciso da un altro anarchico, Gaetano Bresci, Pascoli rimase amareggiato dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la militanza politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse l'impegno verso i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di alcune liriche:  «Pace, fratelli! e fate che le braccia / ch'ora o poi tenderete ai più vicini, / non sappiano la lotta e la minaccia.»  (I due fanciulli) La docenza Dopo la laurea, conseguita nel 1882 con una tesi su Alceo, Pascoli intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Dopo le vicissitudini e i lutti, il poeta aveva finalmente ritrovato la gioia di vivere e di credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della laurea da Argenta:  "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio destino".  Su richiesta delle sorelle Ida e Maria, fino al 1882 nel convento di Sogliano, Pascoli riformulò il proprio progetto di vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle negli anni universitari. Ecco a tale proposito una lettera di Giovanni scritta da Argenta il 3 luglio 1882, il quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così risponde:  "Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera, io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!."  E ancora da Matera il poeta scrive nell'ottobre del 1882:  "Amate voi me, che ero lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro [...] Amate voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie e consolatrici dei vostri dolori?".  Iniziato alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un simbolo massonico), è stato rinvenuto nel 2002. Dal 1887 al 1895 insegnò a Livorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno. Intanto iniziò la collaborazione con la rivista Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a rinnovarsi in cinque edizioni fino al 1900.   Pascoli con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col poemetto Veianus e coi successivi Carmina. Nel 1894 fu chiamato a Roma per collaborare con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza di Adolfo de Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista Convito (dove sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel volume Poemi conviviali), e di Gabriele D'Annunzio, il quale lo stimava, anche se il rapporto tra i due poeti fu sempre complesso.  Giuliano Di Bernardo, a capo del Grande Oriente d'Italia dal '90 al '93, nel  ha esplicitamente dichiarato l'appartenenza di Pascoli e Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge.  Il "nido" di Castelvecchio «La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera»  (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio) Divenuto professore universitario nel 1895 e costretto dalla sua professione a lavorare in più città (Bologna, Messina e Pisa), egli non si radicò mai in esse, preoccupandosi sempre di garantirsi una "via di fuga" verso il proprio mondo di origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Nel 1895 infatti si trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.   Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.   Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.   Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo i dieci anni di sacrifici e dedizione alle sorelle, a causa delle qualia causa delle quali il poeta aveva di fatto più volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.   Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo mostra dedicata agli "Amori di Zvanì" e allestita dal Museo Casa Pascoli nel , getta luce sulle vicende amorose inedite di Pascoli, chiarendo finalmente il suo desiderio più volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti particolari della vita personale, emersi dalle lettere private, furono taciuti dalla celebre biografia scritta da Maria Pascoli, poiché giudicati da lei sconvenienti o non conosciuti.  Il fidanzamento con la cugina Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato all'insaputa di Mariù, dimostra infatti il reale intento del poeta. Di fronte alla disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, né l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, Pascoli ancora una volta rinuncerà al proposito di vita coniugale.  Si può affermare che la vita moderna della città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica, nella poesia pascoliana: egli, in un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì, in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di microcosmo chiuso su sé stesso, come se il poeta avesse bisogno di difenderlo da un minacciosodisordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul tormentato rapporto con le sorelleil "nido" familiare che ben presto divenne "tutto il mondo" della poesia di Pascoliha scritto parole di estrema chiarezza il poeta Mario Luzi: «Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle quali Ida è connivente solo in parte. Per il Pascoli si tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In pratica il Pascoli difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto il resto: non è solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.»  ([M. Luzi, Giovanni Pascoli]) In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle osterie, e con il marito di Ida, il quale nel 1910, dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da Giovanni, partì per l'America lasciando in Italia la moglie e le tre figlie.  Gli ultimi anni  Giovanni Pascoli fotografato nella casa di campagna a Castelvecchio di Barga Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea, gettarono progressivamente Pascoli, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo condussero in una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo: il poeta abusava di vino e cognac, come riferisce anche nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo "nido di Castelvecchio", dopo la perdita della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di agnosticismo mistico, come testimonia una missiva al cappellano militare padre Giovanni Semeria: «Io penso molto all'oscuro problema che resta... oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande Morte! Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse».  Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove aveva accettato l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva oscura (1898), Sotto il velame (1900) e La Mirabile Visione (1902). Nel 1906 assunse la cattedra di letteratura italiana all'Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati poi celebri, tra cui Aldo Garzanti. Presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino Inno a Roma in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come un'anticipazione della bandiera tricolore.  Scoppiata la guerra italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche. Il 31 dicembre 1911 compie 56 anni; sarà il suo ultimo compleanno: poco tempo dopo le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la cirrosi epatica per l'abuso di alcool[26]; nellememorie della sorella viene invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato.  Il certificato di morte riporta come causa un tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La malattia lo porta infatti alla morte il 6 aprile 1912, un Sabato Santo vigilia di Pasqua, nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2; la vera causa del decesso fu probabilmente la cirrosi epatica. Pascoli venne sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice delle opere postume.   L'ultima dimora di Giovanni Pascoli, dove morì, a Bologna in via dell'Osservanza n. 2: sul cancello si può  brevi parentesi politiche della sua vita. Nel 1879 venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere; l'ulteriore senso di ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del maestro Carducci e al compimento degli studi con una tesi sul poeta greco Alceo.  A margine degli studi veri e propri, egli, comunque, condusse una vasta esplorazione del mondo letterario e anche scientifico straniero, attraverso le riviste francesi specializzate come la Revue des deux Mondes, che lo misero in contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura dei testi scientifico-naturalistici di Jules Michelet, Jean-Henri Fabre e Maurice Maeterlinck. Tali testi utilizzavano la descrizione naturalisticala vita degli insetti soprattutto, per quell'attrazione per il microcosmo così caratteristica del Romanticismo decadente di fine Ottocentoin chiave poetica; l'osservazione era aggiornata sulle più recenti acquisizioni scientifiche dovute al perfezionamento del microscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata letterariamente attraverso uno stile lirico in cui dominava il senso della meraviglia e della fantasia. Era un atteggiamento positivista "romanticheggiante" che tendeva a vedere nella natura l'aspetto pre-cosciente del mondo umano.  Coerentemente con questi interessi, vi fu anche quello per la cosiddetta "filosofia dell'inconscio" del tedesco Karl Robert Eduard von Hartmann, l'opera che aprì quella linea di interpretazione della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi freudiana. È evidente in queste letturecome in quella successiva dell'opera dell'inglese James Sully sulla "psicologia dei bambini"un'attrazione di Pascoli verso il "mondo piccolo" dei fenomeni naturali e psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizzò tutta la sua poesia. E non solo la sua. Per tutto l'Ottocento la cultura europea aveva coltivato un particolare culto per il mondo dell'infanzia, dapprima, in un senso pedagogico e culturale più generico, poi, verso la fine del secolo, con un più accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di Giambattista Vico e di Rousseau, avevano paragonato l'infanzia allo stato primordiale "di natura" dell'umanità, inteso come una sorta di età dell'oro.  Verso gli anni Ottanta si cominciò, invece, ad analizzare in modo più realistico e scientifico la psicologia dell'infanzia, portando l'attenzione sul bambino come individuo in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La letteratura per l'infanzia aveva prodotto in meno di un secolo una quantità considerevole di libri che costituirono la vera letteratura di massa fino alla fine dell'Ottocento. Parliamo dei libri per i bambini, come le innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm  di H.C. Andersen (1872), di Ruskin,  Wilde, Maurice Maeterlinck; o come il capolavoro di Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie. Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi di Jules Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. libri sull'infanzia, dall'intento moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot (1878), Il piccolo Lord di F.H. Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio” di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la teoria pascoliana della poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del Fanciullino, ai riflessi di un vasto ambiente culturale europeo che era assolutamente maturo per accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui egli seppe cogliere un gusto diffuso e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia mancava dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, Pascoli ricerca una sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo il modello dei poeti maledetti Paul Verlaine e Stéphane Mallarmé.  La poesia come "nido" che protegge dal mondo Per Pascoli la poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere alla verità di ogni cosa; il poeta deveessere un poeta-fanciullo che arriva a questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la ragione e, di conseguenza, rifiuta il Positivismo, che era l'esaltazione della ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po' forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione, che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali del “nido”.   Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna appare sempre più come il "paradiso perduto" dei valori morali e culturali, la città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I "luoghi" poetici della"terra", del "borgo", dell'"umile popolo" che ricorrono fino agli anni del primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del tutto.  Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899 scrisse al pittore De Witt: «C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo; ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura, specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a liberarci dall'immutabile destino».[30]  In questa contrapposizione tra l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza familiare (e agreste) si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della mortedella poesia pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta dai boschi della Media Valle del Serchio, Pascoli non "uscì" più (psicologicamente parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso lavoro di pubblicazioni poetiche e saggistiche, e accettando nel 1905 di succedere a Carducci sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo una visione univocamente ristretta attorno ad un "centro", rappresentato dal mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte.  Fu come se, sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse trovato nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo per costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben delimitato, al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali relazioni umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con straordinario impegno creativo, costruendo una raccolta di versi e di forme che la letteratura italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi di Chiabrera.[senza fonte] La ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella sua eleganza, delle strutture metriche scelte da Pascolimescolanza di novenari, quinari e quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata come un paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma poetica attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti francesi e le altre avanguardie artistiche del primo Novecento proclamavano nei confronti della spontaneità espressiva.   Frontespizio di un'edizione del discorso socialista e nazionalista di Pascoli La Grande Proletaria si è mossa, in favore della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni del 1906, comprendenti gli inni Ad Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni, Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi italici del 1911; Poemi del Risorgimento, postumi; nonché il celebre discorso La grande Proletaria si è mossa, tenuto nel 1911 in occasione di una manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio (1903), nei quali il poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla ("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il "mondo" di Pascoli è tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come ricordo dei lutti privati. «Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle Avemarie. Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane madre queste myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali.»  (Dalla Prefazione di Pascoli ai Canti di Castelvecchio) Il poeta e il fanciullino «Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del maestro Giosuè Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra [...]»  (Da Il fanciullino) Uno dei tratti salienti per i quali Pascoli è passato alla storia della letteratura è la cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco nel 1897. In tale scritto Pascoli, influenzato dal manuale di psicologia infantile di James Sully e da La filosofia dell'inconscio di Eduard von Hartmann, dà una definizione assolutamente compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia (dichiarazione poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo:  dei margini di purezza e candore, che sopravvivono nell'uomo adulto; della poesia e delle potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano. Caratteristiche del fanciullino:  "Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma intuisce". "Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose". "Riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione), trasformandolo in simbolo".  Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso cantati da Giovanni Pascoli Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica poetica, ma:  Possiede una sensibilità speciale, che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni; Comunica verità latenti agli uomini: è "Adamo", che mette nome atutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che tuttavia ha portata universale). Deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire); Percepisce l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica. La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed è vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtà ontologica. Ha scarso rilievo per Pascoli la dimensionestorica (egli trova suoi interlocutori in Omero, Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo): la poesia vive fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica (il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà ontologica (il mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà circostante senza cheil proprio punto di vista personale e preciso interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso, tranne in poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI de "Il fanciullino", Pascoli dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il poeta Pascoli rifiuta:  il Classicismo, che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia, così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite della poesia del Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito maggiore attribuibile al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di far uscire la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del Carducci e del Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre parole, fu in grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia d'Oltralpe e di respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente innovativa: essa perde il proprio tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con brevi frasi, musicali e suggestive.  La poesia cosmica  L'ammasso aperto delle Pleiadi (M45), nella costellazione del Toro. Pascoli lo cita col nome dialettale di "Chioccetta" ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa produzione pascoliana liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide: "E la terra sentii nell'Universo. / Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella. / E mi vidi quaggiù piccolo e sperso / errare, tra le stelle, in una stella". Si tratta di componimenti permeati di spiritualismo e di panteismo ( La Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di certo; lo spazio aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento cosmico. Scrive il critico Giovanni Getto: " È questo il modo nuovo, autenticamente pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo praticamente ancora operante nell'emozione fantastica, nonostante la chiara nozione copernicana sul piano intellettuale, del Leopardi, il Pascoli sostituisce una visione eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio ancora, una visione in cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva saputo consegnare alla poesia". La lingua pascoliana Pascoli disintegra la forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale comporta "il concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di silenzio. "[33] Pascoli ha rotto la frontiera tra grammaticalità e evocatività della lingua. E non solo ha infranto la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche annullato "il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido corrente, continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In una parola egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato". Pascoli e il mondo degli animali In un'epoca storica in cui il mondo degli animali rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti, quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al lavoro, soprattutto agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e squarcia un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale mondo di relazioni. Come scrive Maria Cristina Solfanelli, «Giovanni Pascoli si avvede assai presto che il suo amore per la natura gli permette di vivere le esperienze più appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui vede negli animali delle creature perfette da rispettare, da amare e da accudire al pari degli esseri umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla di loro e, spesso, prega affinché possano avere un'anima per poterli rivedere un giorno». Opere: “Myricae” (Livorno, Giusti); “Lyra romana. Ad uso delle scuole classiche” (Livorno, Giusti, -- antologia di scritti latini per la scuola superiore – “Pensieri sull'arte poetica, ne Il Marzocco  (meglio noto come Il fanciullino) Iugurtha. Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io. Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno, Giusti); (antologia di autori latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti); “Intorno alla Minerva oscura” (Napoli, Pierro & Veraldi,); “Sull’imitare. Poesie e prose per la scuola italiana (Milano-Palermo, Sandron). (antologia di poesie e prose per la scuola), “Sotto il velame. Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori” Milano-Palermo, Sandron,  (antologia di prose e poesie italiane per le scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia” (Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi conviviali, Bologna, Zanichelli,  Odi e Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi poemetti, Bologna, Zanichelli, “Canzoni di re Enzio La canzone del Carroccio, Bologna, Zanichelli, La canzone del Paradiso, Bologna, Zanichelli, La canzone dell'Olifante, Bologna, Zanichelli,  Poemi italici, Bologna, Zanichelli,  La grande proletaria si è mossa. Discorso tenuto a Barga per i nostri morti e feriti, Bologna, Zanichelli, 1 (Già pubbl. in La tribuna) Poesie varie, Bologna, Zanichelli, Poemi del Risorgimento, Bologna, Zanichelli; “Patria e umanità. Raccolta di scritti e discorsi” (Bologna, Zanichelli);Carmina, Bononiae, Zanichelli,  (poesie latine) Nell'anno Mille. Dramma, Bologna, Zanichelli, (dramma incompiuto) Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi, Bologna, Zanichelli, “Antico sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino” (Bologna, Zanichelli); Il libro Myricae è la prima vera e propria raccolta di poesie del Pascoli, nonché una delle più amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico poiché "non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone "quadretti" di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari, colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Il libro crebbe per il numero delle poesie in esso raccolte. Nel 1891, data della sua prima edizione, il libro raccoglieva soltanto 22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva comprendeva 156 liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili tamerici, diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano riflessioni profonde.  La descrizione realistica cela un significato più ampio così che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale. La rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è solo all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa da scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. Pascoli ha dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero Pascoli, mio padre"). La poesia-pensiero del profondo, in Pascoli, attinge all'inconscio e tocca all'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso da tutti.  La produzione latina Giovanni Pascoli fu anche autore di poesie in lingua latina e con esse vinse per ben tredici volte il Certamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso di poesia latina che annualmente si teneva ad Amsterdam. La produzione latina accompagnò il poeta per tutta la sua vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del collegio degli Scolopi di Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul letto di morte nel 1912. In particolare, l'anno 1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto Veianus e l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi è anche il carme alcaico Corda Fratres, composto nel 1898, pubblicato nel 1902, inno ufficiale della Fédération internationale des étudiants, una confraternita studentesca meglio nota come Corda Fratres[38]. Pascoli amava molto il latino, che può essere considerato la sua lingua del cuore: il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di morte Pascoli parlò in latino, anche se la notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta. Il Pascoli in quegli anni non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia latina (Giuseppe Giacoletti, un insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato dal Pascoli, vinse l'edizione del Certamen del 1863 con un poemetto sulle locomotive a vapore[39]); ma Pascoli lo fece in maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici, sorprendenti. L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta in due volumi curata da Ermenegildo Pistelli col saggio di Adolfo Gandiglio. Esistono delle traduzioni in lingua italiana delle poesie latine di Pascoli quali quella curata da Manara Valgimigli o le traduzioni di Enzo Mandruzzato. Tuttavia la produzione latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la poetica del Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica della memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce dalle memorie, dolci e tristi, della sua infanzia: "Ditelo voi [...], se la poesia non è solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui rivive ciò che è morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è morto, attingendo non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la propria esperienza, descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più vicino ad una sorta di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie? Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi che giravano  la macina al buio, affamati, con la museruola?". Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle epocheil poeta si appella alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte. "L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino.  Qui interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose. "Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza, ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente, parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento: il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo, e anche prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in latino per un moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore di esprimere una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici, senza apportare alcuna novità alla letteratura latina.  Pascoli invece reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una sensibilità moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino di Pascoli. (cfr. Alfonso Traina, Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali: Poemata Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano essere i temi favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che Pascoli sentiva come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro figlio (cfr. Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano, privando invece le madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa chiama il bambino). I Poemata Christiana sono da considerarsi il suo capolavoro in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari poemetti, tutti in esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal ritorno a Roma del centurione che assistette alla morte di Cristo sul Golgota (Centurio), alla penetrazione del Cristianesimo nella società romana, dapprima attraverso gli strati sociali di condizione servile (Thallusa), poi attraverso la nobiltà romana (Pomponia Graecina), fino al tramonto del paganesimo (Fanum Apollinis).  Biblioteca e archivio personali La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella Biblioteca statale di Lucca[44].  A San Mauro Pascoli la sua casa natale, oggi proprietà del Comune di San Mauro Pascoli, è sede di un museo dedicato alla memoria del poeta. La casa natale di Giovanni Pascoli a San Mauro Pascoli viene dichiarata Monumento nazionale. Nel , in occasione del centenario della morte del poeta, gli vengono dedicate importanti iniziative in tutta la Penisola.[47] Nel  viene coniata una moneta celebrativa da due euro con l'effige del Poeta.  Il delitto Ruggero Pascoli  Omicidio Pascoli. Il complotto, (Mimesis )  F. Biondolillo, La poesia di Giovanni Pascoli, 1956, p.5  Maria Pascoli, Autografo Memorie, Alice Cencetti, Giovanni Pascoli: una biografia critica, Le Lettere, G. Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi? Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli suoi... Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è giusto!   Ma non si potrebbe trovare il modo di punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che in parte s'è disviata in pro' di lui! (...) Non essere così ragionevole, o Giustizia. Perdona più che puoi.—Più che posso?—Ella dice di non potere affatto. Se gli uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da sentire veramente quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare che il delitto fosse pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di morte o mortificazione. Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore al delitto gli uomini lo mostrano appunto già assai, quando abominano, in palese o nel cuore, il delitto anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più tollerabile?»  La storia dell'I.I.S. Raffaello, su iisraffaello.gov. 30 ottobre  20 dicembre ).  Domenico Bulferetti, Giovanni Pascoli. L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice Milanese,  Piero Bianconi, Pascoli, Morcelliana, Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto Alfassio Grimaldi, Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli anni giovanili del Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il giovane Pascoli. Attraverso le ombre della giovinezza", 2007, realizzato in occasione della mostra omonima allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli  Per approfondire gli anni di ricostruzione del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle, senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti, Gianfranco Miro Gori, Umberto Sereni "Giovanni Pascoli. Vita immagini ritratti", Parma, Grafiche Step .  Il rinvenimento è opera di Gian Luigi Ruggio, Conservatore di casa Pascoli a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal Grande Oriente d'Italia nel giugno 2006 ad un'asta di manoscritti storici della casa Bloomsbury, e la notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne Il Corriere della Sera,  Filmato audio Sandro Ruotolo e Giuliano Di Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro: "Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage (archiviato il 29 marzo )., al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si disse: «evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica nelle logge, almeno per evitare un fastidio»  Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca e latina.  Le date sulle docenze universitarie sono prese da Maurizio Perugi, "Nota biografica", in G. Pasocli, Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro : catalogo, San Mauro Pascoli, Comune, .  Cfr. sempre Rosita Boschetti, op. cit, pag. 28; Pascoli scrive da Matera a Raffaele la lista delle sue spese: «65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al casino (necessità), 15 in libri (più che necessità)».  Fondazione Pascoli: la vita,  Gian Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta  Vittorino Andreoli, I segreti di casa Pascoli, recensione qui  Testo dell'"Inno a Roma"  Testo di "Al corbezzolo"  Fondazione Pascoli: la vita,  Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli  Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il decadentista Archiviato il 7 aprile  in .  Vittorino Andreoli, op. cit  Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, Milano, Mondadori, Giovanni Getto, Giovanni Pascoli poeta astrale, in "Studi per il centenario della nascita di G. Pascoli". Commissione per i testi di lingua, Bologna, Fondazione Giovanni PascoliNuovi poemetti,  A. Schiaffini, G. Pascoli disintegratore della forma poetica tradizionale, in "Omaggio a Pascoli",  G. Contini, Il linguaggio di Pascoli, in "Studi pascoliani", Lega, Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Pascoli e gli animali da cortile, Chieti, Tabula fati, .  Vegliante.  Alberto Fraccacreta, Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi.  Luigi Del Santo, Cammei Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei carmi latini e greci minori di Giovanni Pascoli, Giuseppe Giacoletti, De lebetis materie et forma eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum, Amstelodami: C. G. Van Der Post, 1863  Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror; edidit H. Pistelli ; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli, 1930  Giovanni Pascoli, Poesie latine; Manara Valgimigli, Milano : A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi cristiani; introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo Mandruzzato, Milano: Biblioteca universale Rizzoli, Carte pascoliane della Biblioteca Statale di Lucca, su//pascoli.archivi.beniculturali/. 1º giugno .  Museo di Casa Pascoli, su polomusealeemiliaromagna.beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Guido De Franceschi, Giovanni Pascoli : cento anni fa moriva il massimo autore latino dell'età moderna, in Il Sole 24 ORE, 5Giuseppe Saverio Gargano, Poeti viventi italiani: Giovanni Pascoli, in "Vita Nuova", Gargano, Saggi di ermeneutica. Del Simbolo (Sul "Vischio" di Giovanni Pascoli), in "Il Marzocco" Gargano, Poesia italiana contemporanea, in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I "Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I "Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I "Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", Emilio Cecchi, La poesia di Giovanni Pascoli, Napoli, Ricciardi, Benedetto Croce, Giovanni Pascoli. Studio critico, Bari, Laterza, Giacomo Debenedetti, Statura di poeta, in  Omaggio a Giovanni Pascoli nel centenario della nascita, Milano, Mondadori, Walter Binni, Pascoli e il decadentismo, in  Omaggio a Giovanni Pascoli nel centenario della nascita, Mondadori, Antonio Piromalli, La poesia di Giovanni Pascoli, Pisa, Nistri Lischi, Gianfranco Contini, Il linguaggio di Pascoli, in Studi pascoliani, Faenza, Lega  (poi in Id., Varianti e altra linguistica, Torino, Einaudi,  Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, Milano, Mondadori, 1961 Giuseppe Fatini, Il D'Annunzio e il Pascoli e altri amici, Pisa, Nistri Lischi, Ottaviano Giannangeli, Le fonti spaziali del Pascoli, in "Dimensioni", Ottaviano Giannangeli, La metrica pascoliana, in "Dimensioni", Luigi Baldacci, "Introduzione", in G. 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Le carte di Giovanni e Maria Pascoli a Castelvecchio, in Raffaella Castagnola , Archivi letterari del '900, Firenze, Franco Cesati, Mario Martelli, Pascoli, tra rima e sciolto, Firenze, Società Editrice Fiorentina,  Pietro Montorfani e Federica Alziati , Giovanni Pascoli, Bologna, Massimiliano Boni Editore,  Massimo Rossi, Giovanni Pascoli traduttore dei poeti latini, in "Critica Letteraria", Mario Buonofiglio, Lampi e cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il lampo" di Giovanni Pascoli, in "Il Segnale",  ora disponibile in Academia Andrea Galgano, Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli tra memoria e nido, Roma, Aracne editrice,  Massimo Colella, "Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere canore". Pascoli, Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista Pascoliana", Jean-Charles Vegliante, Giovanni Pascoli, L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto San Giovanni, Mimésis, .  Accademia Pascoliana Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli Socialismo utopico Thallusa. Giovanni Pascoli, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Pascoli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Pascoli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Giovanni Pascoli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Pascoli, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Giovanni Pascoli, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere di Giovanni Pascoli, su Liber Liber.  Opere di Giovanni Pascoli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. 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PASINI. (Vicenza). Filosofo. Figlio di Pietro, discendente di una famiglia originaria della val Sabbia, trasferitasi in un primo momento a Schio e poi a Vicenza, dov'era ascritta al Consiglio Nobile della città. A metà del Seicentopiù o meno all'epoca della morte di Pacealcuni Pasini di Vicenza figurano tra i mercanti di seta e panni grossi.  Dopo i primi studi di grammatica a Vicenza, Pace continuò a Padova applicandosi agli studi giuridici, che ben presto trascurò per interessarsi della nuova scienzafu in contatto con Galileo Galilei e con Giovanni Kepleroe soprattutto della filosofia, seguendo assiduamente le lezioni di Cesare Cremonini, impegnato nel commento 'mortalista' della Fisica e del De coelo di Aristotele e seguace dell'aristotelismo critico e razionalistico di Pietro Pomponazzi, che metteva in discussione il principio dell'immortalità dell'anima e alcuni dogmi cattolici.  Fece parte dell'Accademia degli Incogniti, una delle Accademie più attive e vivaci del Seicento veneziano e una delle più libere della penisola. A tale adesione alcuni biografi settecenteschi attribuiscono le accuse di eresia nei suoi confronti. Come invece dimostra una serie di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, fu un fatto di sangue a determinare il provvedimento giudiziario che lo condannò all'esilio: per un futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini), insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari, il 9 luglio 1623 nella villa Pavaran, ora frazione di Campiglia dei Berici, Pace uccise l'avvocato Roberto Malo e ne ferì gravemente il fratello. Nel marzo del 1624 fu condannato a cinque anni di esilio a Zara, poi ridotti di circa la metà (fu assolto e liberat. Reintegrato nella società vicentina, fu dvicario a Barbarano e a Orgiano, dove era già stato agli inizi della carrier. La sua vita dovette scorrere come quella di tanti nobili di provincia, tra affari privati, responsabilità amministrative, passione letteraria e interessi culturali, sempre presente l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e composizioni sono spesso dirette a podestà, capitani e dogi. Negli ultimi anni si registrano un più stretto legame con l'Accademia degli Incogniti e una maggiore produzione letteraria, sia sotto l'aspetto quantitativo che qualitativo. Fece parte della corrente poetica del marinismo, che aveva in Giovan Battista Marino il proprio modello.  Pace Pasini morì a Padova.  Opere””Rime varie, et gli increduli, ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto illustre Giacomo Godi” (Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici componimenti in metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo Campo Martio ouero Le bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino, dell'illustriss. sig. Marco, componimento di quasi 900 versi settenari ed endecasillabi sciolti, uscito nel a Vicenza presso Francesco Grossi e dedicato a un membro dell'illustre famiglia Molino Rime di Pace Pasini diuise in errori, honori, dolori, verita, & miscugli, Vicenza, 1642 Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato all'illustrissimo signor Dominico Molino, Vicenza, di carattere politico-encomiastico, racconta allegoricamente come il Sogno trasporti il podestà attraverso i cieli sino alla via Lattea, dove trova gli eroi che hanno illustrato la sua famiglia Rime Marinistiche, raccolta complessiva delle sue Rime fu stampata a Vicenza; fanno rientrare l'autore nel filone marinista dell'epoca. La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato de' passaggi dall'vna metafora all'altra, et de gl'innesti dell'istesse nel quale si discorre secondo l'opinione, e l'vso de'migliori, se senza commetter diffetto, si possano vsare da' poeti, et da gli oratori. Dedicato all'illustrissimo, et eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo eroticocavalleresco che indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni feudali di provincia. La sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione del romanzo barocco veneto e dei narratori Incogniti, secondo una linea che intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -- è da questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I Promessi Sposi.” Giambattista Giarolli, Vicenza nella sua toponomastica stradale, Vicenza. Quinto Marini, Copia archiviata, su gianniroghi. Pace Pasini ne "Le Garzantine", Letteratura  Giovanni Mantese, Il Manzoni a Vicenza. Il Cavalier perduto del vicentino Pace Pasini e i Promessi Sposi, Firenze, Olschki editore, Quinto Marini, Pace Pasini, in Dizionario biografico degli italiani,  81, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .

 

PASSAVANTI. (Terni). Filosofo.  Fu podestà della città di Terni nonché storico locale. È stato uno dei due soli italiani ad essere decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare sia nella Prima che nella Seconda guerra mondiale. Ai suoi buoni auspici presso il governo viene fatta risalire l'istituzione della Provincia di Terni. Partecipò volontario alla Prima guerra mondiale come soldato semplice poi promosso sergente nel 4º reggimento Genova cavalleria, in cui fu protagonista di incredibili atti di eroismo e ferito gravemente due volte. Fu a Fiume per partecipare alla occupazione para-militare della città tra i legionari di Gabriele d'Annunzio.  Glii venne consegnata la medaglia d'oro al valore militare in seguito ai suoi eroismi durante il primo conflitto mondiale. Venne eletto deputato; in seguito si laureò in giurisprudenza, lettere, scienze politiche e scrisse alcuni importanti volumi circa la storia della sua città. Durante la seconda guerra mondiale fu decorato con la seconda medaglia d'oro al valore militare, in Albania. Fedele alla monarchia prese parte alla Guerra di liberazione arruolandosi nell'Esercito Cobelligerante Italiano. Ottenne la nomina a consigliere della Corte dei Conti per meriti scientifici, ricoprendo la carica. Fondò poi la Ternana Opera Educatrice, ovvero una fondazione con lo scopo di premiare laureati meritevoli e lavoratori distintisi nella professione. Fu a lungo presidente dell'associazione nazionale arma di cavalleria. Al momento di morire decise di donare tutto il suo fornitissimo archivio documentale alla biblioteca di Terni.  Medaglia d'oro al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro al valor militare «Da soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante esempio, trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo strazio della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla lotta; sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo fra i primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In critica situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando, alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano, alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito, sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra. Hermada, sGrappa, Medaglia d'oro al valor militarenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al valor militare «Mutilato e superdecorato, volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per la maggiore grandezza della Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di eroico soldato. A capo della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare che più che le parole valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio e combatté con i fanti nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entrò per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di combattente, animato da indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo del valore personale, della continuità dello spirito di sacrificio e della più pura fede nei destini della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave, del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia» Medaglia d'argento al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'argento al valor militare «Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto spirito militare e di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. Altipiano Carsico6.» Medaglia d'argento al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'argento al valor militare — San Giovanni di Duino, Croce al merito di guerranastrino per uniforme ordinariaCroce al merito di guerra — Pozzuolo del Friuli, oCroce al merito di guerranastrino per uniforme ordinariaCroce al merito di guerra — Monte Grappa, Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca nastrino per uniforme ordinariaMedaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca Medaglia commemorativa della spedizione di Fiumenastrino per uniforme ordinariaMedaglia commemorativa della spedizione di Fiume Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia Grande ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro nastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere dell'Ordine coloniale della Stella d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaGrande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Decreto del Presidente della Repubblica Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana nastrino per uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana, Decreto del Presidente della Repubblica. Annotazioni Fonti  Copia archiviata, su corteconti. SIUSA Fondazione ternana opera educatrice di Terni legislature. Camera dati/leg02/ lavori/ stenografici/ sed0719 Terni,,  in .  foto di Elia Rossi Passavanti in divisa, Santini L., Guida di Terni e del Ternano, Luigi Romersa, Uomini della Seconda Guerra Mondiale, Murisa, Vincenzo Pirro, Elia Rossi Passavanti nell'Italia del Novecento, Atti del Convegno di studi (Terni). Arrone: Edizioni Thyrus,  Elia Rossi Passavanti, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Elia Rossi Passavanti, su storia.camera, Camera dei deputati. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

Passavanti, jacobo – libro dei sogni.

 

PASSERI. (Padova). Filosofo. Grice: “He was Zabarella’s uncle – mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s amazing how much a little book like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced those Renaissance and pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned about the immortality or other of the soul!” -- genua: essential Italian philosopher. Appartenente all'Averroismo attivo nel periodo del Rinascimento. Figlio di Niccolò Passeri, professore a Padova. Fu egli stesso professore nell'università patavina. Autore di commentarii ad alcune opere di Aristotele, in particolare al De Anima e alla Fisica, tentò di dimostrare la perfetta convergenza fra le idee di Averroè e di Simplicio sulla dottrina dell'unità dell'intelletto.Fu insegnante e zio di Zabarella.  Opere: “Aristotelis De anima libri tres, cum Auerrois commentariis et antiqua tralatione suae integritati restituta. His accessit eorundem librorum Aristotelis noua traslatio, ad Graeci exemplaris veritatem, et scholarum usum accomodata, Michaele Sophiano interprete. Adiecimus etiam Marci Antonii Passeri Ianuae disputationem ex eius lectionibus excerptam, in qua cum de' horum de Anima li brorum ordine, tum reliquorum naturalium serie pertractatur. Venetiis: apud Iunctas); “Disputatio de intellectus humani immortalitate, ex disertationibus Marci Antonii Genuae Patauini peripatetici insignis, In Monte Regali: excudebat Leonardus Torrentinus); “Marcii Antonii Passeri, cognomento Genuae, Patauini philosophi, sua tempestate facile principis, et in Academia Patauina philosophiae publici professoris In tres libros Aristo. de anima exactissimi commentarij Iacobi Pratellii Monteflorensis medici, et Ioannis Caroli Saraceni diligentia recogniti, et repurgati. Necnon locupletissimo indice, propter maiorem legentium facilitatem, vtilitatemque, ab eodem Ioanne Carolo Saraceno amplificati. Venetijs: apud Gratiosum Perchacinum & socios, A. Paladini, “La scienza animastica di Marco Antonio Genua”, Università degli Studi di Lecce, Galatina, Congedo, Averroismo Aristotele Treccani.i tEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Passini

 

Pasqualini difficult to find. M. Pasqualini, C. Pasqualini.

 

PASQUALOTTO. (Vicenza). Filosofo. Grice: “I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously as Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” – But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””Frequenta il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro Faggin. Sotto la guida di Formaggio, si laurea in filosofia aPadova, con una tesi sull'estetica tecnologica di Bense. Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è maestro nel suo stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora attivamente ad alcune importanti riviste di filosofia come Angelus Novus, Contropiano, Il Centauro. -- è professore a Venezia; a 'Padova; è stato cofondatore dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Nel 1996 ha contribuito alla nascita della rivista di filosofia orientale e comparata “Simplègadi”, animata da un gruppo di giovani studenti universitari. Nel 1999, con Adone Brandalise, è stato tra i promotori del Master in Studi Interculturali dell'Padova, presso il quale ha insegnato Filosofia delle Culture. È stato direttore scientifico della Scuola Superiore di Filosofia orientale e comparativa di Rimini dal 2006 al 2009.  Contributo teorico Nel saggio Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale, Pasqualotto descrive la sua avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una prima fase si è formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte, e in questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era la morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta; Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita ( 247-250).  Un'insoddisfazione di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca continua di nuove possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire lo studioiniziato già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a quella occidentale. Il buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno ampio di indagine e di confronto con diversi temi o autori della cultura europea; ma anche il pensiero taoista e l'esperienza della filosofia indiana hanno rappresentato nel corso degli anni un importante ambito di riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta fase del suo viaggio intellettuale, Pasqualotto si è rivolto all’estetica orientale come meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile superamento della scissione tra esperienza e riflessione ( 250-259). In una quinta fase, Pasqualotto si è avvicinato all’estetica di Emilio Garroni come uso critico del pensiero, quale comprensione dell’esperienza in genere all’interno dell’esperienza: in un certo senso, quindi, l’estetica andava coincidendo con la filosofia. Valutando la riflessione di Garroni prossima a quella orientale, Pasqualotto arrivò a considerare l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai quali, come l’assenza di pensiero non può essere pensata senza idee, così non si possono pensare idee senza pensiero, come era stato già pensato da Eihei Dōgen ( 259-262).  Nella sua sesta ed ultima fase, la riflessione di Pasqualotto ha guardato l’estetica vista con gli occhi della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale, quindi come un ampliamento dell’orizzonte particolare dell’estetica verso una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza. Pasqualotto, infatti, è stato il primo pensatore italiano a elaborare la valenza teoretica di una filosofia come comparazione, teorizzata con rigore in Filosofia come comparazione, distinguendola da un mero esercizio comparativo di pensieri appartenenti ad ambiti geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato echi e possibilità di dialogo con filosofi italiani, come Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cognetti, Giovanni Leghissa, e stranieri come Raul Fornet-Betancourt, Heinz Kimmerle, François Jullien, Ram A. Mall, Ryōsuke Ōhashi, Raimon Panikkar, Georg Stenger, Franz Wimmer.  Tra la fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila ha contribuito all'introduzione in Italia della Filosofia giapponese contemporanea e in particolare allo studio del pensiero di Nishida Kitarō e della Scuola di Kyoto, a cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi con gli altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali della filosofia , accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori, si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e metodi per una filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale.  Riassumendo gli elementi chiave del pensiero di Pasqualotto, potremmo individuare due componenti fondamentali: il concetto di Ermenuetica interminabile e quello di Dialogo interculturale Il concetto di Ermenuetica interminabile prevede come elementi: 1. il pensiero come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come 'ambito problematico sempre aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità stabile, ma sempre problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di ricerca; 3. il concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di 'anatta') come struttura relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale tutto ciò che è, è un ‘nodo’ di relazioni in continua trasformazione ed evoluzione processuale. Il concetto di Dialogo interculturale prevede come elementi: 1. la 'meditazione' come ‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel senso critico del pensiero radicato nel presente; 2. l'aperturaconseguente alla compresenza degli elementi precedentidell’orizzonte di una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale. Pasqualotto precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che viene attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a tre variabili interdipendenti':  <L’orizzonte di una filosofia interculturale dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno spazio illimitato pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali che sono gli esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare le conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive multiculturali, sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e la funzione della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare nell’orizzonte della filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può essere definita 'a tre variabili interdipendenti': due sono costituite da pensieri o ambiti di pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un soggetto (individuale o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di questa modalità di rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste autonomamente, prima, dopo o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è importante evidenziare che il soggetto risulta sempre e necessariamente implicato nella pratica della comparazione, al punto che tale pratica lo forma e lo trasforma: il suo sguardo è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio viene condizionato e prodotto da una serievirtualmente infinitadi osservazioni comparative.>  Fra i temi affrontati più di frequente dalla riflessione di Pasqualotto, ricordiamo: 1. il tema dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; 2. il tema del soggetto che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici relazioni, nel suo ricercare il senso del realtà del mondo, non è un osservatore disincarnato e disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel rilevamento di quel senso nella trasformazione di sé e della realtà; 3. il tema del corpo, in base al quale esso è la mente e, insieme, la condizione prima della conoscibilità del mondo; in questo senso il tragitto di Pasqualotto ha sicure relazioni al tema odierno della ‘cognizione incorporata’ e della Filosofia del corpo; 4. il tema del concetto di ‘processo’, in base al quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è, in quanto 'nodo' potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente, concezione che deriva a Pasqualotto direttamente dalle filosofie orientali, in particolare dal buddhismo; 5. il tema dell’illuminismo in base al quale i limiti della ragione possono venir posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già perfettamente considerato dalla Dialettica dell'illuminismo di Horkheimer e Adorno ; 6. il tema delle pratiche filosofiche e della pratica artigianale; 7. il tema dei diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al suo pensiero; su questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai temi della ‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno della globalizzazione  unisce una profonda preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito Pasqualotto pare essere abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti, nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise parole:  <È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata, della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno del dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano, almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle discipline accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni interdisciplinari ed interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di mettere in comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo luogoma, dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener presenti le ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da vicino con germi xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi e con rigurgiti di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo l’Europa. Ci sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche e ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più stretto e più cupo.>  Al fondo delle intenzioni di Pasqualotto, c’è un atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita psicologica occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la preoccupazione e l’impegno sociale e politico, forse considerando la marginalità dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma insieme sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza.  Principali pubblicazioni Avanguardia e tecnologia. Walter Benjamin, Max Bense e i problemi dell'estetica tecnologica, Roma, Officina; Teoria come utopia. Studi sulla Scuola di Francoforte (Marcuse, Adorno, Horkheimer), Verona, Bertani, Storia e critica dell'ideologia, Padova, CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist. dell'Enciclopedia Italiana, Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli, Guida, Saggi di critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Il Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente, Parma, Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio,  Illuminismo e illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma, Donzelli, 1997; Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova, Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, 2003; Il Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, 2007; Oltre la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza, Colla; Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia interculturale , Milano, Mimesis Edizioni, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente: interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale (Davide De Pretto), Milano, Mimesis Edizioni, ; Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis Edizioni, ; Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio Edizioni, . Note  G. Pasqualotto, Dall’estetica tecnologica all’estetica interculturale, in Studi di estetica, Filosofia come comparazione in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra Occidente e Oriente, G. Pasqualotto, Padova, Esedra Cfr. Maraldo, John C., Nishida Kitarō. Cfr. Davis, Bret W.,.) Nishida Kitaro, L’io e il tu, Renato Andolfato, trad. it. Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo, Postfazione,  Nishida Kitaro, Uno studio sul bene, Enrico Fongaro, trad. it. Torino, Boringhieri, Introduzione al pensiero di Nishida Kitarō,  INishida Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia: conferenze per la Società filosofica di Shinano, Enrico Fongaro, trad. it. Venezia, Marsilio e G. Pasqualotto, ivi, Buddhismo e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente. Interviste sull’intercultura ed il pensiero orientale, D. De Pretto, Milano, Mimesis,  Nietzsche o dell'ermeneutica interminabile, in , Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Intercultura e globalizzazione, in , Incontri di sguardi. Saperi e pratiche dell’intercultura, A. Miltenburg, Padova, Unipress, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio,  G. Pasqualotto, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East & West, Venezia, Marsilio,  East & West, Venezia, Marsilio,  Interessante può essere, sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta, trad. it. Milano, Cortina,  La riforma di pensiero, G. Pasqualotto, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio, , voce Corpo.  G. Pasqualotto, Illuminismo e illuminazione, Roma, Donzelli, G. Pasqualotto, Saggezze d'Oriente e d'Occidente (come forme di vita), in Id., Oltre la filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere, sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di R. Sennet, nel suo L’uomo artigiano, trad. it. Milano, Feltrinelli,  G. Pasqualotto, Diritti umani e valori in Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio, , voce Libertà.  G. Pasqualotto, Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, .  G. Pasqualotto, Il tao della filosofia, Milano, Luni, , Premessa.  I termini 'ecologico' e 'agnostico' non sono propri dei testi di Pasqualotto, ma depositati nel suo insegnamento 'orale', nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e conseguenze della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente by Giangiorgio Pasqualotto, Revue Bibliographique de Sinologie, M. Ghilardi, E. Magno , Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente. Scritti in onore dei sessant'anni di Giangiorgio Pasqualotto, Milano-Udine, Mimesis, 2006. E. Fongaro, M. Ghilardi, Filosofia come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi, E. Magno, Mimesis, A. Crisma, Dao, ossia cammino. Note in margine al percorso di riflessione di Giangiorgio Pasqualotto, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi, E. Magno, Mimesis, M. Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale fra filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, M. Donzelli, Napoli, Liguori, G. Marramao, Pensare Babele. L'universale, il multiplo, la differenza, in Iride, M. Pagano, Un contributo ermeneutico per la filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, M. Ghilardi, E. Magno , La filosofia e l'altrove: Festschrift per Giangiorgio Pasqualotto, Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko (ed), New York: Bloomsbury Academic, F. La Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico, "Left" Scheda, su emsf.rai. Scheda biografica sul sito di Aracne editrice Lettura del Daodejing, di G. Pasqualotto su youtube.com. Lettura della Mandukya Upanishad, di G. Pasqualotto su youtube.com. Mimesis Festival: Che cos’è la filosofia? di G. Pasqualotto su youtube.com. Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G. Pasqualotto su youtube.com. Pensiero buddhista e filosofie occidentali, di G. Pasqualotto su youtube.com. Il pensiero di Panikkar e la questione dei diritti umani, di G. Pasqualotto su youtube.com. La compassione intelligente nella tradizione buddhista, di G. Pasqualotto su youtube.com. Nirvana e Samsara, di G. Pasqualotto su youtube.com. Intervista su Covid-19 e Libertà, di G. Pasqualotto su youtube.com. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, di G. Pasqualotto su books.google. Anteprima di Per una filosofia interculturale, G. Pasqualotto su books.google. Anteprima di Taccuino Giapponese, di G. Pasqualotto su books.google. Anteprima di Alfabeto Filosofico, di G. Pasqualotto su books.google. Anteprima di Dieci Lezioni sul Buddhismo, di G. Pasqualotto su books.google. Materiali su Interculturalità e Oriente di G. Pasqualotto su archive.org. Materiali su Interculturalità e Oriente di G. Pasqualotto su padua@research. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

PASTORE. (Orbassano). Filosofo. Grice: “A proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by nationality, and he has a few for Italians; he does not distinguish between Welsh Russell and English Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent section on the ‘alleged’ imperfections of ordinary language, to which I refer to in my reference to the common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore lists six imperfections of ordinary language, for which he notes how confusing the allegations are.” “He ends by noting the moral of the formalist: “not everything that is explicated is implicated, and not everything that is implicated is explicated!” – Grice: “The Italian philosophers he mentions make an interesting list.” Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,” which is charming.” Laureato a Torino con Graf e D'Ercole, fu insegnante di liceo e ottenne una cattedra a Torino. Fondò e diresse il “Laboratorio di logica sperimentale” a Torino. Fu collaboratore della Rivista di filosofia.  I suoi manoscritti sono conservati nell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di Firenze. La salma del filosofo riposa nel Cimitero di Bruino. Opere: “Logica formale dedotta dalla considerazione dei modelli meccanici,” “Del nuovo spirito della scienza e della filosofia,” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e del conoscere,” “Il pensiero puro,” “Il problema della causalità, con particolare riguardo alla teoria del metodo sperimentale,” “Il solipsismo,”  “La logica del potenziamento,” “Logica sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La volontà dell'assurdo. Storia e crisi dell'esistenzialismo” ( Logicalia, Dioniso, “Introduzione alla metafisica della poesia,” F. Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La Colombaria, Firenze, Leo S. Olschki,  M. Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della fisica-matematica” Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore,  R. Laz., Enciclopedia ItalianaII Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, , «Pastore, Valentino Annibale» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Filippo Selvaggi, Un filosofo triste: Annibale Pastore in Scienza e metodologia. Saggi di epistemologia, Roma, Università Gregoriana, Google Libri. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.

 

PEANO. (Spinetta di Cuneo). Filosofo. Grice: “As I reduce “the” to “every,” I am of course following Peano, who predates Russell!” -- important Italian philosopher. Linceo. Peano’s postulates, also called Peano axioms, a list of assumptions from which the integers can be defined from some initial integer, equality, and successorship, and usually seen as defining progressions. The Peano postulates for arithmetic were produced by G. Peano in 9. He took the set N of integers with a first term 1 and an equality relation between them, and assumed these nine axioms: 1 belongs to N; N has more than one member; equality is reflexive, symmetric, and associative, and closed over N; the successor of any integer in N also belongs to N, and is unique; and a principle of mathematical induction applying across the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N and so does the successor of any of its members, then in fact M % N. In some ways Peano’s formulation was not clear. He had no explicit rules of inference, nor any guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind established shortly before him. Further, the four properties attached to equality were seen to belong to the underlying “logic” rather than to arithmetic itself; they are now detached. It was realized by Peano himself that the postulates specified progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8, . . . , would satisfy them, with suitable interpretations of the properties. But his work was significant in the axiomatization of arithmetic; still deeper foundations would lead with Russell and others to a major role for general set theory in the foundations of mathematics. In addition, with O. Veblen, T. Skolem, and others, this insight led in the early twentieth century to “non-standard” models of the postulates being developed in set theory and mathematical analysis; one could go beyond the ‘. . .’ in the sequence above and admit “further” objects, to produce valuable alternative models of the postulates. These procedures were of great significance also to model theory, in highlighting the property of the non-categoricity of an axiom system. A notable case was the “non-standard analysis” of A. Robinson, where infinitesimals were defined as arithmetical inverses of transfinite numbers without incurring the usual perils of rigor associated with them. Fu l'ideatore del latino sine flexione, una lingua ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del latino classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto Galant" presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo Peano e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore Michele e successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati chilometri prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino, divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire dal 1890.  Vittima della sua stessa eccentricità, che lo portava ad insegnare logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte allontanato dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché "più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di presentarsi alle sessioni di esame".  Ricordi del grande matematico (e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano, scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri di Torino guidata dal socialista  Lerda.  Morì nella sua casa di campagna a Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella notte.  Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Giovanni Vailati, Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca, Mario Pieri e Tommaso Boggio . Peano precisò la definizione del limite superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie (la cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di frattale), mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora vigente non fosse conforme a quanto intuitivamente si intende per curva.  Da questo lavoro partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da Jordan (curva secondo Jordan).  Fu anche uno dei padri del calcolo vettoriale insieme a Tullio Levi-Civita. Dimostrò importanti proprietà delle equazioni differenziali ordinarie e ideò un metodo di integrazione per successive approssimazioni.  Sviluppò il Formulario mathematico, scritto dapprima in francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiamava il suo latino sine flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior parte dimostrate.  Come logico dette un eccezionale contributo alla logica delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Diede una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi "assiomi di Peano" che vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia Mathematica per sviluppare la teoria dei tipi.  I contributi di Giuseppe Peano sulla logica furono osservati con molta attenzione da Russell, mentre i contributi di aritmetica e di teoria dei numeri furono osservati con molta attenzione da Giovanni Vailati, il quale sintetizzava in Italia il passaggio tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione di metodiche di analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e matematici, e anche specificava gli interessi di storia della scienza, allargando la prospettiva anche agli studi sociali. Per questo Peano ebbe dei contatti molto stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Guglielmo Rinzivillo, Giuseppe Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Guglielmo Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia, Roma Nuova Cultura. Ebbe ampi riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle implicazioni critiche della nuova logica formale. Era affascinato dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppò il "latino sine flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai congressi internazionali di Londra e Toronto.  Tale lingua fu concepita per semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari, applicandola a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra quelli principalmente di origine latina e greca rimasti in uso nelle lingue moderne. Uno dei grandi meriti dell'opera di Peano sta nella ricerca della chiarezza e della semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la definizione di notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per esempio, il simbolo di appartenenza (es: x A) o il quantificatore esistenziale "".  Tutta l'opera di Peano verte sulla ricerca della semplificazione, dello sviluppo di una notazione sintetica, base del progetto del già citato Formulario, fino alla definizione del Latino sine flexione. La ricerca del rigore e della semplicità portarono Peano ad acquistare una macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di persona i tipi per la Rivista di Matematica (da lui diretta) e per le altre pubblicazioni. Peano raccolse una serie di note per le tipografie relative alla stampa di testi di matematica, uno per tutti il suo consiglio di stampare le formule su righe isolate, cosa che ora viene data per scontata, ma che non lo era ai suoi tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della Corona Commendatore della corona L'asteroide  Peano è stato battezzato così in suo onore.  Il dipartimento di Matematica di Torino è a lui dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Opere: “Aritmetica generale e algebra elementare” (Torino, G.B. Paravia,); “Formulario mathematico” (Torino, Fratelli Bocca); “Calcolo differenziale e principii di calcolo integrale” (Torino: Fratelli Bocca); “Lezioni di analisi infinitesimal” (G. Candeletti); “Applicazioni geometriche del calcolo infinitesimale” (Torino: Fratelli Bocca), “I principii di geometria logicamente esposti” (Torino: Fratelli Bocca)”; “Arithmetices principia, nova methodo exposita” (Torino, Paravia); “Giochi di aritmetica e problemi interessanti” (Paravia, Torino). Dissero di lui «Provai una grande ammirazione per Peano quando lo incontrai per la prima volta al Congresso di Filosofia, che fu dominato dall'esattezza della sua mente. Russell. D'Amico, Storia e storie della scuola italiana. Dalle origini ai giorni nostri, Zanichelli, Bologna, Celebrazioni di Peano, E. Luciano e C. Roero Torino,, Peanostoria di un matematico. Boringhieri.  Peanostoria di un matematico. Boringhieri, Dipartimento di Matematica "Giuseppe Peano": Home  Il Giorno, Festa e lacrime: "Addio Peano" Il Liceo chiude i battenti, su Il Giorno.Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze. “Peano: storia di un matematico” (Boringhieri); Lalla Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino, Einaudi, Racconta episodi del rapporto con il prozio Giuseppe.  Assiomi di Peano, Glottoteta, Lingua artificiale, Matematica, Latino sine flexion, Ugo Cassina Calcolatori ternari Maria Gramegna  Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su Liber Liber.  openMLOL, Horizons Unlimited srl. Progetto Gutenberg.  E Peano stregò  Russell -- Piergiorgio Odifreddi, SWIFSito Web Italiano per la Filosofia. Presentazione e Documentazione del Comune di Cuneo . Refs.: Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo definito,” -- Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’operatore ‘iota’” --  H. P. Grice, “Definite descriptions in Peano and in the vernacular,” Luigi Speranza, "Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

PECORARO. (Salerno). Filosofo. Grice: “He must be the only philosopher who philosophised about ecstasis!”Grice: “Many don’t consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal degree without (not within) Italy!” -- Dopo studi giuridici presso la Facoltà di Scienze Politiche, Pecoraro si laurea in Filosofia presso l´Salerno con una tesi sul pensiero del filosofo franco-romeno Emil Cioran. Dall´inizio degli anni novanta collabora con il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Giornale di Napoli come cronista di nera e di giudiziaria. In questi anni si avvicina ad alcuni artisti contemporanei che gravitano intorno all´Accademia di belle arti di Brera organizzando due Mostre a Ravello e dedicandosi al coordinamento editoriale dei rispettivi cataloghi. Tra i partecipanti: Domenico Paladino, Vettor Pisani (artista), Omar Galliani, Jan Knap, Giordano Montorsi, Iler Melioli, Xante Battaglia. Un'esperienza che sarà importante in seguito, quando i tratti metafisici e di rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno riscoperti in chiave nichilista.  Lascia l´Italia e, dopo aver visitato alcuni paesi europei, giunge a Rio de Janeiro a bordo di un mercantile. Dopo il Master, conclude il Dottorato di Ricerca in Filosofia Contemporanea  a Rio di Janeiro e il Post-Dottorato (-) grazie ad una Borsa di Studio della CAPES/PNPD. Dal  è docente effettivo a Rio di Janeiro (UNIRIO), fondatore e direttore di "Quadranti"Rivista internazionale di filosofia contemporanea e direttore del Laboratorio di filosofia politica e morale, finanziato dal CNPq (il CNR brasiliano, dedicato a Gerardo Marotta, fondatore e presidente dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli.  Il percorso intellettuale Nonostante la giovane età è possibile dividere il percorso di studi e di pensiero di Pecoraro in due momenti distinti.  Il primo, definito "attivismo filosofico", comprende tutte le attività e le iniziative tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e filosofico in Brasile tra la fine degli anni novanta del secolo scorso e gli anni 10 di questo secolo: la realizzazione di varie decine di convegni e festival filosofici in diverse città del Paese; la fondazione di 4 riviste scientifiche (Analógos, Alter, Forum Krisis, Quadranti); la divulgazione di temi e autori poco studiati (Analitici e Continentali, Filosofia della tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del suicidio, Metafisica e Teatro, Derrida, Vattimo, Nancy, Esposito, Zizek, Agamben); l´impegno istituzionale e editoriale; i contatti personali o epistolari, e le sue ripercussioni nel dibattito carioca, con alcuni dei più importanti pensatori della contemporaneità (da Vattimo a Esposito, da Rorty a Bodei; da Givone a Volpi, da Mattei a Ferraris; da Honneth a Larmore), ecc.  Il secondo, si snoda su due assi portanti: la transizione italo-carioca, che gira intorno a temi como nichilismo, suicidio e filosofia negativa e il pensiero più maturo degli ultimi anni, che si muove intorno a problemi di filosofia politica e morale. La Filosofia negativa e l'agire dell'Io tragico-nichilista La prima fase del suo pensiero è dedicata all´elaborazione di una filosofia disperata e negativa, assolutamente slegata da prospettive etico-politiche (che però diventeranno centrali nella seconda fase della sua riflessione). Si tratta di una filosofia fondata sul nichilismo di Nietzsche e su una tradizione di autori maledetti della filosofia e della letteratura moderna, riletti a partire dal prisma pessimista di Emil Cioran e della sua filosofia del voyeur "esteticamente salvifica" di un datato phatos esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi filosofica del suicidio, della psicanalisi contemporanea e dei lacci concettuali e storici tra nichilismo, nullae negazione.  Il risultato è una teoria anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una soggettività pessimista e malincolica, che nega qualsiasi teoria etica, sociale e politica estremizzando così l´accusa nietzschiana-cioraniana contro l´umanità e tutte le sue costruzioni sociali, storiche e morali. In questo orizzonte di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale, maniera di ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello alla responsabilità e all´azione di un Io "tragico-nichilista".  Filosofia del presente, critica della servitù volontaria in democrazia e lotta per la trasformazione della sinistra Negli anni 2006-2007 è possibile intravedere un cambiamento teorico e personale. Insoddisfatto, Pecoraro dà inizio alla ricerca di un orizzonte di senso diverso e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi precedenti fili conduttori. Interessi, letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in intensità e chiarezza. È soltanto con il ritorno a Rio di Janeiro, dopo alcuni anni trascorsi nel Nord-Est brasiliano, la regione più povera e meno sviluppata del Paese, il rinnovato dialogo/scontro con “lo stile carioca di vivere” sia universitario-filosofico sia sociale e in virtù degli avvenimenti del giugno (le proteste di piazza contro il Governo), che il pensiero di Pecoraro si arricchisce di nuove forme e di una prospettiva di ricerca più latinoamericana.  Decisive, in questa fase, sono le questioni etico-politiche, la critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno filosofico. In primo luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono, i due Seminari tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli nel  (dedicato all´"Analitica del Biopotere") e nel  (su "Nietzsche e la Biopolitica"). Nel primo, Pecoraro riformula il concetto di Biopotere criticando la lettura di Michel Foucault usando come chiave interpretativa il "Bios" di Roberto Esposito; nel secondo discute e mette alla prova la sua lettura radicalmente “sistematica” dell´opera nietzschiana fondata sull´unità di volontà di potenza, avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del nichilismo. Oltre a questi due temi, il rigetto delle tesi relativiste/postmoderne; lo studio delle relazioni tra massa e potere nell´era digitale; l´affermazione di una visione essenzialista dell´essere umano nell´epoca della tecnica[30]; la riscoperta della psicanalisi, del movimento Modernista brasiliano e lo studio di autori come Leopoldo Zea, Slavoj Žižek, Badiou, Spinoza, Étienne de La Boétiespingono Pecoraro all´elaborazione di un percorso teorico che, fondandosi sulla necessità di “pensare il presente” (e non il futuro) e di una “filosofia dell´attualità” e sulla convinzione che le categorie filosofiche post-maggio ’68 sono obsolete e dannose per spiegare e trasformare il nostro tempo, si concentra in due diversi ambiti di ricerca in una complessa e non risolta tensione tra aspirazioni teoretiche universalistiche e l´impegno filosofico nella realtà e nella cultura brasiliana e latinoamericana[32].  Il primoetico-moralesi occupa delle condizioni di possibilità di nuove forme di soggettività nell´epoca dei "diritti di tutte le cose del mondo" e dell´attuale "reazione alla crisi di fondamenti" dichiarata dal pensiero del secolo XX, delineando quindi le basi di una "filosofia del dovere" di stampo postilluminista.  Il secondopolitico-sociale– attraverso la critica del politicamente corretto e della “retorica democratica”, la decostruzione del concetto di democrazia attraverso la ripresa dell´idea di La Boétie di servitù volontaria, la lotta contro il “fascismo sociale di sinistra” (e della sinistra), tende a ripensare il concetto di Democrazia e le pratiche "democratiche" nei sistemi di potere contemporanei e, più specificamente, si dedica all´esame delle possibilità di una trasformazione radicale del pensiero filosofico di sinistra (e della sinistra) e di una concezione del “Politico” in senso non tecnicista e non "sinistroide-reazionario".  Opere La filosofia del voyeur, Salerno-Napoli, Il Sapere, Metafisica e poesia nel pensiero di Maria Zambrano, in Atti del Convegno Metafisica, Roma. Giacomo Leopardi e María Zambrano, in Latinidade da América Latinaenfoques filosóficos e culturais, São Paulo, Hucitec, 2Cosa resta della Filosofia Contemporanea?, in QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia Contemporanea,  in Ética e política contemporânea (Atti Encontro ANPOF),  ANPOF, Filosofia della storia (latinoamericana)?, in QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia Contemporanea,  3, Salerno-Roma, Da justiça e da moral. Ou da resistência contemporânea diante do Tribunal dos Direitos, in Atti del PPG-FIL, Porto Alegre, FI, O discurso filosófico-libertário do inadequado Dr. H, in Filosofia e LiteraturaEncontros contemporâneos, Porto Alegre, Gradiva, Caterina Coluccio , Dal sacro al Profano, Ravello, CED, 2 ed.1996.  Caterina Coluccio , Xante Battaglia. Dall´Arcaico al Frammento, Ravello, CED, QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia Contemporanea, su rivistaquadranti.eu. Tra i Membri del Comitato Scientifico della Rivista Quadranti, fin dalla sua fondazione, ricordiamo Axel Honneth, Gianni Vattimo, Roberto Esposito, Charles Larmore, Maurizio Ferraris, Remo Bodei, Michel Wieviorka, Arnold Davidson, Ann Stoler, Giacomo Marramao.  WOLFGANG KALTENBACHER, Un laboratorio di filosofia intitolato a Gerardo Marotta, in La Repubblica, Sandson Rotterdan-Flávio Senra, Non-religious Christianity of Gianni Vattimo: considerations for the contemporary religious sense, in Religare., Luigi Ferrarese, Filosofia para iniciantes, in Portal PUC-Rio, 27 aprile 2009. 17 dicembre  20 dicembre ).  Paula Araújo, Livro enfrenta o nosso tempo e busca novos sentidos, in Portal PUC, Mauro Baladi, Um pensador para o nosso tempo, in Prosa e Verso (O Globo),  Intervista alla Casa Editrice "Zahar", in//zahar.com.br/blog/post/entrevista-rossano-pecoraro.  João Batista Farias Júnior, CONSIDERAÇÕES ACERCA DA RELAÇÃO ENTRE NIILISMO, MODERNIDADE E TÉCNICA NA ÉTICA JONASIANA, in Polemos,  Ricardo Timm de Souza, Cioran, a filosofia em chamas, in Portal Cioran. 17 dicembre  20 dicembre ).  Cioran e  francese, su tuttocioran.com.  Rédaction, Article Emil Michel Cioran, in SetekiC´était qui?. Josè Fernandes Pires Júnior, Suicídio: o adeus para (in) transcendência, in Rivista Filosofia,  51 21 dicembre ).  Franklin Ferreira Silva, O Niilismo, in Cadernos do Pet-Filosofia,  3/.  Paulo Jonas de Lima Piva, Cioran: uma mente desconcertante, in Discutindo Filosofia, Flavio Pereira Senra, “Amanhã nunca mais!”: o niilismo e o heavy metal no contexto pós-moderno, in Via Litterae  Intervista alla Casa Editrice Loyola/PUC, in//editora.vrc.puc-rio.br/cgi/Rossano Pecoraro, Vi spiego la "rivoluzione brasiliana", in Corriere onlineItalians, 26 giugno .  Rossano Pecoraro, Brasile: dopo le proteste di massa il "jeitinho", in Corriere onlineItalians, Lucas Villa, Niilismo Ativo e Direito na Pós-Modernidade, in Persona,  6Daniel Mariano Leiro, Ontología del Declinar, Madrid/Buenos Aires, Editorial Biblos, Redazione IISF, Analitica del Biopotere , in Seminari dell´IISF/ -.  Redazione IISF, Nietzsche e la Biopolitica, in Seminari dell´IISF/ -.  Juliana Sant’Ana Campos, Levantado do Chão de José Saramago e Nenhum Olhar de José Luís Peixoto: uma leitura do espaço narrativo. , San Paulo, PUCSP (Tesi di Master) Leonardo Campos, O Homem que não estava lá, in Plano Crítico, 23 aprile .  Redazione Ordine degli avvocati del Brasile, Bernuz e Pecoraro dialogam sobre "As Transformações do Estado Contemporâneo", in JusBrasil.  Compreender a atualidade através de Agamben. Entrevista especial com Rossano Pecoraro (Intervista all´IHU), in//ihu.unisinos.br/entrevistas/20360-compreender-a-atualidade-atraves-de-agamben-entrevista-especial-com-rossano-pecoraro.

 

PELACANI. Grice: “At Oxford, Strawson used to confuse Pelacani with Pelacani!” -- Antonio Pelacani (Parma), filosofo. Fu lettore (Grice: “reader or lecturer?”) Bologna, divenne consigliere Visconti.  In questa veste si trovò più volte coinvolto in processi per eresia montati da  Giovanni XXII per gettare nella polvere il Visconti.  Fu grande commentatore di Avicenna e Galeno. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

PELACANI (Costamezzana). Filosofo.  “Dottore diabolico.” Parente di Antonio Pelacani. Della sua medesima casata un altro filosofo: Francesco Pelacani  Nato a Costamezzana, a pochi chilometri da Parma, nulla si sa della sua vita  sino a quando frequenta la facoltà artium philosophie et medicine a Pavia dove come titolare della cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma in arti un certo Bossi. Ottenne una cattedra a Bologna. Sii spostò a Padova. Fu riassunto a Pavia, ma un processo per eresia lo costrinse a spostarsi a Padova, dove mantenne l'insegnamento. Contestò molte regole della meccanica aristotelica e sostenne l'applicazione di nuovi strumenti matematici per sostituire le regole obsolete. In particolare condusse nuovi studi sull'ottica nell'opera “Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus de ponderibus” si occupò di statica ed elaborò nelle “Quaestiones de proportionibus” una teoria matematica del vuoto che si contrapponeva alle tesi del continuo dei fisici aristotelici. Si occupò anche del moto dei pianeti in “Theorica planetarum” e mise in discussione la cosmologia di Aristotele negando che si potesse sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teologica dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire di Dio. Negò quindi la possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima individuale. Pelacani concepisce la natura o l'universo come un ente ANIMATO (‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire”), un grande eterno animale in continuo movimento dove gli esseri nascono per generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale egli è convinto che l'uomo debba conformarsi alla virtù per sua libera scelta e non per fini religiosi trascendenti.  Per il materialismo delle sue dottrine Pelacani, doctor diabolicus, com'era soprannominato , fu accusato d'eresia e condannato ma ciò non gli impedì di essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel duomo di Parma.  Gli si attribuiscono dei Commenti a Witelo per una corretta interpretazione della prospettiva  e a Bradwardine nell'opera Questiones super tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini. G. Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie degli scrittori e letterati Parmigiani raccolte dal Padre Ireneo Affò, Stamperia reale [Bodoni]. Citato anche per la sua avarizia in Bartolomeo Veratti, De' matematici italiani anteriori all'invenzione della stampa. Commentario storico  Rodolfo Majocchi, Codice diplomatico dell'Pavia,  Enciclopedia Garzanti di filosofia, Filippo Camerota, Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva, Giunti Editore, La scuola francescana di Oxford Opere Le Quaestiones de anima, Firenze, Olschki, Questiones super tractatus logice magistri Petri Hispani, Parigi, Vrin, Quaestiones circa tractatum proportionum magistri Thome Braduardini, Parigi, Vrin, “Questiones super perspectiva communi,” Parigi, Vrin, “Quaestiones de anima: alle origini del libertinismo,” V. Sorge, Napoli, Morano, Firenze, SISMEL, Edizioni del Galluzzo. The Medieval Science of Weights = (scientia de ponderibus). Treatises ascribed to Euclid, Archimedes, Thabit ibn Qurra, Jordanus de Nemore and Blasius of Parma, editi con Introduzione, traduzione e note da E.t A. Moodye Marshall Clagett, Madison, The University of Wisconsin Press  (Tractatus de ponderibus). TreccaniEnciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani, Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire, literally.’”

 

PELLEGRINI. (Sonnino). Filosofo. Grice: “I like Pellegrini: he found Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica Nichomaechaea is intended for!” -- Fu, secondo Tiraboschi, uomo che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più pontefici pareva destinato a' più grandi onori; ma che non giunse che ad ottenere alcuni beneficii ecclesiastici». Tenne la cattedra di filosofia a Roma. Pubblicò  il “De affectionibus animi noscendi et emendandis commentaries” e un'edizione della traduzione in latino di Lambin dell' Etica Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri decem -- corredandola di un riassunto e di commenti, nei quali altera il testo di Aristotele di cui lamenta la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele sconsigli lo studio dell'etica ai giovani, ancora immaturi per una retta comprensione dei principi morali, al contrario, ritiene che lo studio dell'etica debba essere impartito prima ancora di quello della filosofia della natura, in modo che i giovani possano affrontare gli studi scientifici con animo libero dalle passioni. Fu più oratore che flosofo, non pensò ad inovar cosa alcuna, e seguì costantemente insegnando i precetti del filosofo stagirita. Altre opera: “Oratio habita in almo Urbis Gymnasio de utilitate moralis philosophiae, cum Ethicorum Aristotelis explicationem aggederetur” (Romae); “De Christi ad coelos ascensu” (Romae); “Oratio in obitum Torquati Tassi poetae atque philosophi clarissimi” (Romae); G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla "Sapienza" di Roma nel Seicento. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma. Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,  Milano, Società tipografica de' classici italiani. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma, Roma, Pagliarini rist. anast. Bologna, Forni. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla "Sapienza" di Roma nel Seicento. Le cattedre e i maestri, Firenze, Leo S. Olschki. Keywords: H. P. Grice, “Il Tasso di Pellegrini” --  Refs.: Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,” The Swimming-Pool Library.

 

PENNISI. (Catania). Filosofo. Grice: “I like Pennisi’s irreverent tone – typically Italian! – to evolution – and especially evolution of language. By obsessing with linguistic tokens, we have lost our capacity to mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor of ‘the price of lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a Griceian at heart in that in his study of both schizo ad paranoic (both psychotic) systems of communication, he focus on what he and I call the ‘adequazione pragmatica,’ i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky, to implicate!” Ha diretto il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagoche e degli Studi Culturali dell'Messina, presso cui è titolare della cattedra di filosofia del linguaggio. I suoi interessi riguardano prevalentemente la psicopatologia del linguaggio e, più in generale, la relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione umana. Consegue la laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a Catania  con una tesi dal titolo “I presupposti ideologici della teoria della storia linguistica di B. Terracini,” sotto la guida di  Piparo. Vince il concorso libero per ricercatore e  svolge la carica presso l'Istituto di Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina. Diventa professore associato di filosofia del linguaggio nella Facoltà di Magistero di Messina. Vince la procedura di valutazione per l'ordinariato--  è direttore del Dipartimento di Scienze cognitive e della formazione della Facoltà di Scienze della Formazione e preside presso la stessa Facoltà. -- è coordinatore del Collegio di Dottorato in Scienze cognitive dell'Messina.  Aree di ricerca Psicopatologia del linguaggio. L'ipotesi di base per l'analisi del linguaggio psicopatologico parte da un confronto sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due declinazioni più significativequella schizofrenica e quella paranoica con il linguaggio tipico delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei soggetti normali. La tesi di Pennisi è che i soggetti psicotici, a differenza di quelli con deficit cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di vista dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare, la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La cognitività linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le regole stesse dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di essere i dominatori naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che beffardamente ci avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente estinzione. In continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto di bio-politica, in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In particolare, propone di investigare i fenomeni sociali e politici mediante la comprensione delle dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è, nel sistema di idee proposto da Pennisi, l'idea di poter ingegnerizzare la società e di poterme controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale illusione è data dal linguaggio e dalla razionalità linguistica che contraddistingue Homo sapiens. Accadimenti come le crisi economicheal pari di altri fenomeni socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i fenomeni naturali che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi migratori e la riproduzione.  Opere: The Extended Theory of Cognitive Creativity. Interdisciplinary Approaches to Performativity, Switzerland AG, Springer-Verlag, .Darwinian Biolinguistics. Theory and History of a Naturalistic Philosophy of Language and Pragmatics, Switzerland AG, Springer-Verlag, . L'errore di Platone, Bologna, Società editrice il Mulino. “Il prezzo del linguaggio,” Bologna, Società editrice il Mulino, “L’isola timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia,” Roma, Squilibri. Le scienze cognitive del linguaggio, Bologna, Società editrice il Mulino,  Scienze cognitive e patologie del linguaggio, Bologna, Società editrice il Mulino, Segni di luce, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore,. Psicopatologia del linguaggio: storia, analisi, filosofie della mente, Roma, Carocci editore, Le lingue mutole: le patologie del linguaggio fra teoria e storia, Roma, NIS-Nuova Italia Scientifica, //unime/it/persona/antonio-pennisi/curriculum  Psicopatologia del linguaggio, Roma, Carocci, La tecnologia del linguaggio tra passato e presente, in Blityri, Pisa, ETS,  Telmo Pievani, Linguaggio, proprio tu, ci tradirai, in Il prezzo del linguaggio, Bologna, il Mulino, L'errore di Platone. Biopolitica, linguaggio e diritti civili in tempo di crisi, Bologna, il Mulino, Ruggero Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il pensiero del potere in Stanley Kubricke oltre, in Le ragioni della natura, Messina, Corisco, Franco Lo Piparo Tullio De Mauro Umberto Eco  Dip. Scienze cognitive, psic., ped. (unime), su unime.

 

PERA. (Lucca). Filosofo. Important Italian philosopher. Senatore per Forza Italia e Popolo della Libertà e Presidente del Senato nella XIV Legislatura. Il 12 novembre  è stato nominato presidente del Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Diplomatosi in ragioneria all'Istituto "F. Carrara" di Lucca nel 1962, lavora prima alla Banca Toscana e poi alla Camera di Commercio di Lucca. Quindi decide di studiare filosofia. Si laurea a Pisa. Incoraggiato dal suo maestro Barone, inizia la carriera accademica come incaricato di Filosofia della scienza a Pisa. In seguito diventa professore straordinario  e ordinario di Filosofia della scienza a Pisa. Viene presentato da Colletti al direttore editoriale della casa editrice Laterza, Mistretta, iniziando subito una intensa attività di consulenza editoriale per la filosofia della scienza. Con questa Casa editrice pubblica anche i suoi primi importanti libri scientifici, allontanandosi dalle posizioni ideologiche dell'estrema sinistra per accostarsi insieme a Lucio Colletti al dibattito culturale allora presente nel Partito Socialista Italiano.  Iniziato alla politica dallo stesso Lucio Colletti, trasmigra con lui e altri intellettuali nel neonato partito di Forza Italia fondato da Silvio Berlusconi. Comincia qui una nuova fase, in cui si è distinto come saggista per l'attività a favore di un avvicinamento della politica alla religione cattolica. Convinto che le libertà civili e politiche, lungi dall'essere fondate sulla relatività delle nostre conoscenze, debbano ricondursi invece alla dignità intrinseca della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di ciascuno, ha più volte rilevato come sia sbagliato fare del relativismo culturale il fondamento della società liberale. Questa, secondo Pera, ha potuto sorgere piuttosto grazie a quel terreno fertile rappresentato dai principi della religione cristiana. Al tempo, Pera si dichiarava ateo e non credente, venendo pertanto annoverato tra gli atei devoti. Eletto in Parlamento tra le file di Forza Italia, ascese alla seconda carica dello Stato, la presidenza del Senato, che ha ricoperto fino alla fine della legislatura. Pera è stato collaboratore dei quotidiani “Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “La Stampa” e dei settimanali “L'Espresso” e “Panorama”.  Studi di Filosofia della scienza  Karl Popper insieme a Melitta Mew e Marcello Pera a Kenley (Regno Unito), nel 1986. Il filosofo Marcello Pera ha svolto un'intensa attività di ricerca nel campo della filosofia della scienza a livello internazionale. Il suo primo saggio filosofico di rilievo riguarda il metodo scientifico e l'induzione. Pera ha poi concentrato i suoi studi filosofici su Popper. Corrispondente del filosofo teorico della "società aperta", Pera è uno dei suoi massimi studiosi. Su di lui ha scritto “La scienza su palafitte.” Prima di scrivere il libro, pubblicò alcuni articoli divulgativi, inserendosi in un vasto movimento critico, su "L'Espresso", dedicati ai filosofi che avevano tentato di confutare Marx, il primo dei quali fu dedicato a Popper. Ulteriori studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai metodi induttivi e scientifici del Settecento: npubblicò i due saggi "Hume, Kant e l'induzione" e "Apologia del metodo". Sviluppò ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da Galvani. Il testo fondamentale di Pera "La scienza su palafitte"contiene un'analisi dettagliata delle posizioni di numerosi filosofi sul rapporto tra scienza e filosofia, in particolare di Bacone, Hume, Kant, Popper, Kuhn, Lakatos ed altri studiosi. Il significato del termine "scienza su palafitte" è un ironico riferimento al fatto che, come le palafitte dell'uomo preistorico, la scienza contemporanea (in particolare la teoria della relatività e la fisica atomica) non sono fondate su basi solide come la roccia, ma sono soggette a frequenti modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle, di nuovi fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle precedenti della fisica classica.  Il saggio  inizia con una celebre citazione di Popper sull'evoluzione delle teorie scientifiche, secondo la quale la scienza non poggerebbe su fondamenti immutabili, ma su principi che possono essere oggetto di ulteriori analisi ed approfondimenti.. Come Popper, anche Pera ritiene che le teorie scientifiche abbiano una validità limitata a un determinato contesto: secondo questo orientamento le teorie scientifiche sono parzialmente modificabili nel tempo. Fra le revisioni di sistemi scientifici studiate da Pera vi è la rivoluzione scientifica, convenzionalmente iniziata con Niccolò Copernico e conclusasi con l'opera di Isaac Newton, che ha reso obsolete la fisica aristotelica e tolemaica. Sono poi analizzate le teorie elettromagnetiche, a partire dalle prime formulazioni empiriche di Alessandro Volta e Luigi Galvani fino alle teorie fisico-matematiche di James Clerk Maxwell. Infine, nel corso del Novecento si sono avuti rinnovamenti significativi della fisica classica, che hanno portato alla fisica moderna con le teorie della relatività (ristretta e generale) di Einstein e la meccanica quantistica. Pera analizza l'evoluzione di queste teorie scientifiche in relazione a quella del metodo scientifico, basato su procedimenti razionali ed induttivi.  Metodo scientifico ed induzione Marcello Pera ha sostenuto una posizione intermedia fra il pensiero di Karl Popper che non accetta l'induzione, e quella di altri filosofi che convalidano il metodo scientifico basato sull'induzione, definito da David Hume, uno dei maggiori esponenti dell'empirismo nel settecento. Pera condivide il contributo di Popper e degli altri esponenti del Circolo di Vienna alla filosofia della scienza del XX secolo, pur cercando di superare certe loro posizioni che considera troppo radicali, rivalutando così un certo ruolo dell'induzione nella ricerca scientifica. Sulle differenze fra la posizione di Pera e di Popper riguardo al metodo induttivo, si veda.  Altri saggi sui metodi scientifici ha dedicato numerosi articoli su riviste specializzate a temi di Filosofia della scienza e sul Metodo scientifico, tra cui:  "Induzione, scandalo dell'empirismo", in "Introduzione a Feigl",  "La scoperta scientifica: congetture selvagge o argomentazioni induttive?", in "Medicina nei secoli",  "È scientifico il programma scientifico di Marx?", in "Studium", "Principi a priori e canoni di razionalità scientifica", in "Physis",   "Le teorie come metafore e l'induzione", in "Physis",  "Inductive Method and Scientific Discovery", in collaborazione con Grmek, Cohen, Cimino, Sulla storia della scienza ha pubblicato:   "La rana ambigua: la controversia sull'elettricità animale tra Galvani e Volta", il Mulino, Princeton University Press, "Scienza e retorica", Laterza, "The Discourses of Science", The University of Chicago Press. Attività politica Attività politica nel PSI Negli anni ottanta e nei primi anni novanta, Marcello Pera fa parte del Partito Socialista Italiano.  A ricordo del suo periodo di vicinanza al Partito Socialista, nel 2004 Pera si è recato ad Hammamet in visita alla tomba di Bettino Craxi, che ha definito un "patrimonio della Repubblica", che appartiene alla "storia della sinistra italiana". Durante la stagione di Mani Pulite, Marcello Pera si impegnò sulla questione morale con impeto giustizialista; espresse severe critiche alla corruzione della politica, schierandosi senza riserve dalla parte dei magistrati di Milano.  Pera si impegnò anche nell'area laica, nel movimento referendario di Massimo Severo Giannini con la lista Sì Referendum. Viene inoltre ingaggiato come commentatore dal quotidiano La Stampa, per il quale tra 1992 e 1993 formula diverse critiche alla corruzione politica in Italia e si esprime nei seguenti termini:  «Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuova Resistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione. Il processo è già cominciato e per buona parte dell'opinione pubblica già chiuso con una condanna» (La Stampa, 19 luglio 1992) «I partiti devono retrocedere e alzare le mani [...] subito e senza le furbizie che accompagnano i rantoli della loro agonia. Questo sì sarebbe un golpe contro la democrazia: cercare di resistere contro la volontà popolare» (1º febbraio 1993) «Il garantismo, come ogni ideologia preconcetta, è pernicioso» (29 marzo 1993). «I giudici devono andare avanti. Nessuno chiede che gli inquisiti eccellenti abbiano un trattamento diverso dagli altri inquisiti» (5 marzo 1993) «No e poi no, onorevole Bossi. Lei deve chiedere scusa... I giudici fanno il loro dovere... Molti magistrati sono già stati assassinati per aver fatto rispettare la legge... Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello Stato di diritto» (24 settembre 1993) *«la rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti»  «Quei politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno» Con Luigi Manconi nel 1995 firmò un appello per l'uso delle droghe leggere.  Ancora nel 1994 Pera dichiarò: "Berlusconi è a metà strada tra un cabarettista azzimato e un venditore televisivo di stoviglie, una roba che avrebbe ispirato e angosciato il povero Fellini".  Senatore di Forza Italia  Pera. Pera cambia radicalmente schieramento e aderisce a Forza Italia di cui diventa coordinatore nazionale della Convenzione per la riforma liberale. Pera, in questo periodo, si allontana dalle precedenti posizioni giustizialiste temperandole in senso garantista.  Pera iniziò a criticare gli "eccessi" del pool di Milano e Palermo, che arrivò a definire golpisti e invitò D'Alema a «fermare i giudici», indicando nel garantismo una posizione intermedia fra giustizialismo e corruzione, e proponendo la separazione delle carriere e l'obbligatorietà dell'azione penale. Pera polemizzò inoltre con i magistrati di Milano per una vicenda che vedeva coinvolto Paolo Berlusconi nel caso Simec, la società di gestione della discarica di Cerro Maggiore.  Alle elezioni politiche italiane Pera viene candidato al Senato per Forza Italia nella sua Lucca, ma viene sconfitto all'uninominale dal senatore locale, Patrizio Petrucci dei DS. Viene poi ripescato in quota proporzionale tramite il sistema dei resti ed eletto nel gruppo Forza Italia al Senato, ed è nominato  vicepresidente del Gruppo di Forza Italia al Senato.  Assieme a Marco Boato fonda la "Convenzione per la giustizia", un movimento politico "virtuale" che consente il finanziamento pubblico de Il Foglio di Giuliano Ferrara. In Parlamento, Pera si occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in Italia: è stato ispiratore della riforma costituzionale sul "giusto processo", approvata nella XIII Legislatura, che ha modificato l'articolo 111 della Costituzione.  La Presidenza del Senato  Il Presidente del Senato Marcello Pera e il Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini accolgono papa Giovanni Paolo II al Parlamento italiano, 14 novembre 2002. Nelle elezioni politiche vince nel collegio uninominale di Lucca, l'unico della Toscana andato al centro-destra. Viene eletto al primo scrutinio Presidente del Senato della Repubblica, seconda carica dello Stato, che manterrà fino al 2006. Nel suo "Discorso di insediamento al Senato della Repubblica" del 30 marzo 2001 Marcello Pera ha dichiarato:  «Questo è il nucleo della democrazia... Non è soltanto il governo del popolo, la democrazia; non è neppure soltanto il governo delle regole o della legge: è qualcosa di più difficile, ma anche di più esaltante. La democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Per questo la democrazia o lo strumento della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere»  In quegli anni è Presidente onorario della "Fondazione Magna Carta".  Senatore con Forza Italia e con il Popolo della Libertà.  Lasciata la presidenza del Senato, alle elezioni politiche italiane del 2006 è rieletto senatore nella lista di Forza Italia nel collegio della Emilia Romagna e vice-capogruppo di Forza Italia al Senato.  Al seguito della caduta del governo Prodi e delle elezioni politiche italiane del 2008, è stato confermato al Senato come capolista della circoscrizione Lazio per il Popolo della Libertà.  Politica locale in Toscana Marcello Pera ha partecipato anche ad alcuni temi di politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca. Inoltre ha svolto un ruolo attivo nell'ambito della Camera di Commercio di Lucca negli anni sessanta e settanta e poi soprattutto nelle istituzioni dell'Pisa negli anni ottanta e novanta. Nel 2005 Marcello Pera ha espresso alcune critiche ai rapporti fra il Comune di Lucca e la Azienda Municipalizzata del Gas; Pera viene quindi accusato in Consiglio comunale dall'allora sindaco Pietro Fazzi (sostenuto da una maggioranza di centrodestra) di essersi intromesso nella gestione amministrativa del Comune. La vicenda verteva su supposte pressioni del senatore per la cessione di quote societarie di Gesam gas, azienda municipalizzata per la somministrazione del gas, ad Enel gas spa. La polemica ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Lucca e alle dimissioni del sindaco Pietro Fazzi, successivamente espulso dal suo partito.  Della vicenda si è interessata anche la Procura di Lucca, che nel 2007 ha archiviato il caso. A settembre  Marcello Pera insieme a Giuliano Urbani ha fondato il Comitato "Liberi Sì" per il Referendum . Questo comitato era molto vicino alle posizioni di Scelta Civica e Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, e raccoglieva al suo interno alcune personalità del centrodestra come Giuliano Urbani ed Enzo Ghigo.  In dicembre  il suo nome era tra i papabili come possibile Ministro nel nuovo Governo Gentiloni.  L'avvicinamento al mondo cattolico In passato Marcello Pera si era definito un "non credente"; Pera si è poi avvicinato al pensiero cristiano, accogliendo l'invito di papa Benedetto XVI a vivere "come se Dio esistesse". Dice infatti Pera in Perché dobbiamo dirci cristiani (2008): "Io suggerisco di accettare l'esortazione che il Papa ha fatto ai non credenti: seguire la vecchia formula di Pascal e Kant di vivere ‘come se Dio esistesse’ (velut si Deus daretur)". La frase citata e commentata da Pera è tratta da: Immanuel Kant, Critica della ragion pratica, trad. it. di F. Capra, riveduta da E. Garin, Roma-Bari, Laterza. Ritiene che sia una soluzione saggia, perché rende tutti moralmente più responsabili: "Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via...". Vedi in proposito il libro di Pera Perché dobbiamo dirci cristiani (2008), al capitolo "Come se Dio esistesse", pagine 54-58, in cui Pera indica due modi di avvicinarsi al cristianesimo: quello della persona fermamente credente e quello della persona che ammira i valori del cristianesimo (come Kant e Pascal) e che si avvicina al messaggio cristiano vivendolo dal punto di vista etico.  Per le posizioni su questa tematica Pera è considerato un esponente del movimento neoconservatore italiano e risulta essere attualmente il più autorevole esponente Teocon in Italia. Nel periodo di presidenza del Senato nasce un legame intellettuale tra Pera e il cardinale Joseph Ratzinger, il futuro pontefice Benedetto XVI: i due si trovano in sintonia sull'analisi dei problemi dell'Europa e manifestano comuni preoccupazioni per una civiltà occidentale minata al suo interno dal relativismo e dal multiculturalismo.  Dopo il 2000 Pera ha dedicato diversi articoli e saggi al rapporto fra la cultura storica europea e il cattolicesimo. In generale Marcello Pera sostiene che il denominatore culturale comune dei diversi stati europei non deve ravvisarsi nel rinascimento o nell'illuminismo, ma nel Cristianesimo. Pera in alcuni saggi e interviste ha indicato l'esigenza di ricercare l'identità culturale del continente europeo nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli. In particolare Pera ha sostenuto che le Lettere di S.Paolo e i racconti evangelici esprimono i concetti di eguaglianza fra gli uomini e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base delle Costituzioni delle nazioni moderne e della stessa Comunità Europea.  Nel 2004 Pera è autore con l'allora cardinale Joseph Ratzinger del libro “Senza radici”, sulla questione delle radici cristiane dell'Europa. Nel libro, che contiene le due relazioni di Pera e Ratzinger sull'argomento e uno scambio epistolare tra i due, denuncia il decadimento morale dell'Europa a suo dire impoverita dal rifiuto delle sue radici cristiane e minacciata dal terrorismo islamista. Nel libro Pera scrive: «Soffia sull'Europa un brutto vento. Si tratta dell'idea che basta aspettare e i guai spariranno da soli, o che si può essere accondiscendenti anche con chi ci minaccia e potremo cavarcela. È lo stesso soffio del vento di Monaco nel 1938». In un'intervista rilasciata alla Stampa dopo il no irlandese al trattato europeo, Pera identifica il Papa, sulla scia di De Maistre, come unico riferimento possibile per il Vecchio Continente.  Nel saggio Perché dobbiamo dirci cristiani (2008) Pera condanna il relativismo e l'incertezza culturale della società contemporanea e sviluppa il tema della vera identità dell'Europa da ricercarsi nella forza etica e sociale del cristianesimo. Secondo Pera, la religione cattolica non può essere una convinzione privata o tradizionale: l'impegno del cattolico deve essere presente nella coerenza del suo comportamento etico. Secondo Pera, il cristiano si deve impegnare in tutte le sfere della vita civile e istituzionale, prestando la sua attenzione ai problemi di tutti i cittadini e alla solidarietà sociale. Sul piano politico e culturale, Marcello Pera si definisce un "conservatore liberale". Più precisamente “conservatore sui valori da mantenere e liberale sulle riforme da fare”. Secondo Pera “si tratta di una grande dottrina, una grande scuola, una grande tradizione politica. Si basa soprattutto su due pilastri: attenzione e difesa della nostra tradizione europea e occidentale, che è il riferimento da mantenere (da ciò il conservatorismo); e custodia della nostra autonomia individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da ciò il nostro liberalismo)”. Opere: “Induzione e metodo scientifico, Pisa, Editrice Tecnico Scientifica, La scienza su palafitte, Roma-Bari, Laterza, L’induzione, Bologna, Il Mulino, Apologia del metodo, Roma-Bari, Laterza,  I modi del progresso. Teorie e episodi della razionalita scientifica, e con Joseph Pitt, Milano, Il Saggiatore, 1985. La rana ambigua. La controversia sull'elettricità animale tra Galvani e Volta, Torino, Einaudi, Scienza e retorica, Roma-Bari, Laterza, L'arte della persuasione scientifica, e con William R. Shea, Milano, Guerini, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, La Martinella.  Soveria Mannelli, Rubbettino, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam, con Joseph Ratzinger, Milano, Mondadori, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, Libertà e laicità, a cura di, Siena, Cantagalli, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica, Milano, Mondadori, Alle origini del liberalismo. A proposito di Pannunzio e Tocqueville, Torino, Centro Pannunzio, 2 Onorificenze Gran Decorazione d'Onore in Oro con Fascia dell'Ordine al Merito della Repubblica Austriaca (Austria)nastrino per uniforme ordinariaGran Decorazione d'Onore in Oro con Fascia dell'Ordine al Merito della Repubblica Austriaca (Austria) Grand'Ufficiale dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia)nastrino per uniforme ordinariaGrand'Ufficiale dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia) Compagno d'Onore Onorario dell'Ordine Nazionale al Merito (Malta)nastrino per uniforme ordinariaCompagno d'Onore Onorario dell'Ordine Nazionale al Merito (Malta) Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia (Polonia)nastrino per uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia (Polonia). Gran Croce dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique (Portogallo)nastrino per uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique (Portogallo) Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano (Santa Sede)nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano (Santa Sede) — Roma, Gran CroceClasse Specialedell'Ordine pro Merito Melitensi (SMOM)nastrino per uniforme ordinariaGran CroceClasse Specialed ell'Ordine pro Merito Melitensi (SMOM) Roma. Vedi i due saggi di Marcello Pera "Senza Radici" e "Perché dobbiamo dirci cristiani: il liberalismo, l'Europa, l'etica" del 2008  Marcello Veneziani su Libero, da MarcelloPera  Visiting Fellow: Center for Philosophy of Science, University of Pittsburgh, 1984; Visiting Fellow: The Van Leer Foundation, Gerusalemme, 1Visiting Fellow: Department of Linguistics and Philosophy, MIT, Cambridge in Massachusetts, 1990; Visiting Fellow: Centre for the Philosophy of Natural and Social Sciences, London School of Economics)  vedi la prefazione del saggio di Pera "Popper e la scienza su palafitte", Laterza 1982, pag IX, in cui Pera indica: "Sono molto grato a Sir Karl Popper per avermi privatamente precisato alcuni punti sui quali permangono divergenze di opinione. Per altri punti ho motivi di gratitudine verso amici e colleghi italiani e stranieri"  cfr. il saggio La rana ambigua: la controversia sull'elettricità animale fra Galvani e Volta, La scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura. (Karl Popper); in Pera M., "Popper e la scienza su palafitte", Introduzione "Una epistemologia di frontiera tra positivismo logico e anarchismo metodologico",Popper e la scienza su palafitte, Pera sulla tomba di Craxi "Un patrimonio della Repubblica", La Repubblica,  "Campioni d'Italia", di Gianni Barbacetto, Marco Tropea editore  Pera, il ragioniere che diventò presidente Un carattere d'acciaio per il filosofo dalle mille e mille contraddizioni, Il Tirreno, 28 dicembre 2001  Citato in Michele De Lucia, Siamo alla frutta, Kaos Società civile  (Principi del giusto processo legge costituzionale G.U. n. 300 del 23 dicembre 1999)  Lettera al presidente del Senato Marcello Pera in occasione del convegno di Norcia  senatoScheda di attività di Marcello PERAXV Legislatura  vedi la fonte giornalistica "Ha offeso Pera": Forza Italia espelle il sindaco  La procura chiede l'archiviazione vedi il libro scritto in collaborazione fra M. Pera e J. Ratzinger Senza radici: Europa, Relativismo, Cristianesimo, Islam, Milano, Mondadori,  e anche il successivo saggio di Pera "Introduzione a Ratzinger", vedi in particolare il libro scritto in collaborazione fra M. Pera ed il cardinale J. Ratzinger, Senza radici: Europa, Relativismo, Cristianesimo, Islam, Milano, Mondadori, e il successivo libro di M. Pera, Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica, Milano, Mondadori,   "Visto? Non sta in piedi un'Unione senza Dio"[collegamento interrotto]  il rapporto di vicinanza fra i movimenti politici liberali europei e il cattolicesimo è sviluppato da Pera nel saggio Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica, Milano, Mondadori, Acta Apostolicae Sedis. Commentarium officiale, Città del Vaticano,Dal sito web del Sovrano Militare Ordine di Malta. Archiviato l'8 dicembre  in .  Marcello Pera viene insignito da Fra' Andrew Bertie Campioni d'Italia. G. Barbacetto, Marco Tropea Editore, Siamo alla frutta. Ritratto di Marcello Pera. M. De Lucia, Kaos Edizioni, "Tolleranza e radici cristiane secondo Marcello Pera". F. Coniglione, in Iride. Filosofia e discussione pubblica, "La forza dell'Occidente. Pera, Ratzinger e il relativismo della 'Vecchia Europa'”. F. Coniglione, in Il Protagora, "Il sorriso di Crizia. Il relativismo elitario di  Pera". F. Coniglione, in La filosofia generosa. Studi in onore di Anna Escher Di Stefano, Bonanno, Acireale-Roma, Sito ufficiale, su marcellopera.  TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Senato della Repubblica.  Marcello Pera, su Openpolis, Associazione Openpolis.  Registrazioni di Marcello Pera, su RadioRadicale, Radio Radicale.  PredecessorePresidente del Senato della RepubblicaSuccessoreLogo del Senato della Repubblica Italiana.svg Nicola Mancino. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

PEREGALLI. (Roma). Filosofo. I luoghi e la polvere Incipit All'inizio della Genesi (3,4) il serpente convince Eva a mangiare con Adamo il frutto dell'albero della conoscenza. Così "i loro occhi si apriranno" e vedranno per la prima volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia della conoscenza e del desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo, il suo scorrere nelle nostre vene, diventa dominante. Lo splendore dell'attimo, la sua rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo corrode la vita e la esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche l'amore per la fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano.  Citazioni Se si vuole vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i costi, se si vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto poco la conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la differenza. Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della conoscenza, sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio, l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa", sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso e, quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia, colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la "carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare, dirigere, comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri tortuosi, o spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento) può ancora trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca, sigillato, perché non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque non deve essere imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre guardato indietro. Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo che in quest'epoca falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare la morte e la fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti, superfici nitide e sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un sentiero possibile sia quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte dall'uomo una crepa, una rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo che teorizza le guerre "intelligenti" e gli obiettivi "mirati" la barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle costruzioni. Il decadimento fa parte dell'essere. Tutto decade, crolla, si disfa. Ma questo decadimento è un frammento di noi. Il concetto di incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto è contaminato dal tempo e dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue radici in un luogo lascia un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle città, nei paesi, nelle campagne, "rovine semplici"...Cascine abbandonate, un muro senza aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non dicono nulla di più della loro solitudine e del loro abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni non si legge più tra le pieghe dell'architettura. Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro origine. Troviamo queste rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di eternità. L'idea che tutto debba tornare a risplendere com'era. [...] È un'epoca, questa, in cui da una parte si desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa per la fragilità delle persone e dei luoghi. Pensare che un luogo possa cristallizzarsi in un'eternità senza tempo è una chimera che denota, mascherato di umiltà, un senso di presunzione infinito. La nostra vita è la nostra memoria. Attraverso il passato guardiamo il futuro. Se lo distruggiamo e lo ricostruiamo in modo fittizio non resterà più niente. La bellezza di un oggetto deriva in buona misura dalla sua patina. Più che la frattura tra antico e moderno, ciò che dà consistenza alla nostra vita e la rende accettabile è la patina del tempo. La certezza che le cose e i luoghi deperiscono serenamente. È questa una "decrescita" estetica, un principio che vede nella caducità la traccia della loro bellezza. Una volta le cose erano fatte per durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata la loro deperibilità per farle diventare sempre più belle. Oggi le cose si producono per essere effimere, e al tempo stesso si proteggono con vernici e altre sostanze, perché sembrino eterne. Una città per avere un'anima non deve essere perfettamente pulita. Devono rimanere le tracce di quello che accade. Così i resti della nostra vita possono affiorare, come i ricordi dagli angoli delle strade, dai cespugli, dai muri. La materia di cui sono fatte le cose deve plasmarsi sull'aria che si respira, deve ricevere l'ombra. La durata delle cose nel tempo non si può comperare. Il corpo va amato per quello che è. La sua fossilizzazione, invece, rischia di tradirne l'essenza, la cui forza è la caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita, ci tiene con il fiato sospeso in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo odore, la sua superficie, il suo colore, è la sua consistenza che muta negli anni e si adatta a noi e al mondo. Parole come design e lifting hanno un suono sinistro. Dicono lo stesso. La plastificazione degli oggetti e dei corpi, il loro luccicare senza vita, come i pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo un mondo che dovremmo indossare come una muta per aderirvi perfettamente e in cui però i nostri movimenti diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano che toglie il respiro. Corpi rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto rimodellati. Il museo deve introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le opere dei morti dialogano con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e fecondo. I musei, che sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti edifici-scultura. Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati del momento, che inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di sapere a cosa serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni o le opere presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono un riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza. L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi [i luoghi diroccati e abbandonati] immagina il loro passato, sente attraverso la pelle consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati, attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il calore riarso del sole.  Roberto Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani.

 

PERNIOLA. (Asti). Filosofo. Studia filosofia con Pareyson a Torino, dove si è laureate.. Mentre stava leggendo filosofia a Torino, ha incontrato Vattimo ed Eco , che si è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di Pareyson; è stato collegato alla all'avanguardia Internazionale Situazionista movimento fondato da Guy Debord con il quale continuava a rapporti amichevoli. Divenne Professore a Salerno e poi si è trasferito alla Roma.  E 'stato visiting professor invitato a università e centri di ricerca, come ad esempio l' Stanford, l' Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (Parigi), Alberta (Canada), Kyoto (Giappone),  Sydney , Melbourne (Australia) e la National University of Singapore . Perniola ha scritto molti libri. Ha inoltre diretto il riviste agaragar, Clinamen, Estetica Notizie. Ha fondato Agalma. Rivista di Studi Culturali e di Estetica , una rivista di studi ed estetica culturali, pubblicato due volte l'anno. L'ampiezza, l'intuizione e molti-affrontato i contributi del pensiero di Perniola gli ha fatto guadagnare la reputazione di essere una delle figure più importanti del panorama filosofico contemporaneo. Il suo libro Miracoli e traumi della Comunicazione. Miracoli e traumi della comunicazione ) ha guadagnato numerosi riconoscimenti tra cui il prestigioso Premio De Sanctis. Le sue attività ad ampio raggio coinvolti formulare teorie filosofiche innovative, scrivere libri, l'estetica di insegnamento, e conferenze in tutto il mondo. Ha dedicato il resto del suo tempo ai suoi amici affini e numerosi, passando tra il suo appartamento-studio di Roma e la sua casa di vacanza in una pittoresca cittadina dei Colli Albani, a sud est di Roma. Il periodo iniziale della carriera di Perniola si concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nella sua prima opera principale, Il metaromanzo ( Il metaromanzo, che è la sua tesi di dottorato, Perniola sostiene che il romanzo moderno da Henry James a Samuel Beckett ha un carattere autoreferenziale. Inoltre, si afferma che il romanzo è soltanto su se stesso. L'obiettivo di Perniola era quello di dimostrare la dignità filosofica di queste opere letterarie e cercare di recuperare un grave espressione culturale. L'italiano Premio Nobel per la letteratura Eugenio Montale lodato Perniola per questa critica originale di romanzi.  Controcultura Perniola, però, non solo hanno un'anima accademica ma anche un anti-accademico. Quest'ultimo è esemplificato dalla sua attenzione alle espressioni culturali alternative e trasgressive. Il suo primo lavoro importante appartenente a questa parte anti-accademico è L'alienazione artistica ( Alienazione artistico 1971), in cui egli attinge pensiero marxista che lo ha ispirato in quel momento. Perniola sostiene che l'alienazione non è un fallimento di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa dell'arte come categoria distintiva dell'attività umana. Il suo secondo libro I situazionisti ( I situazionisti 1972; ripubblicato con lo stesso titolo da Castelvecchi, Roma, 1998) esemplificato il suo interesse per l'avanguardia e il lavoro di Guy Debord . Perniola dà conto della Internazionale Situazionista movimento e post-situazionista che durò e nel quale è stato personalmente coinvolto Ha evidenzia anche le caratteristiche contrastanti che hanno caratterizzato i membri del movimento. La rivista agaragar (pubblicata tra il 1971 e il 1972) continua la critica post-situazionista della società capitalistica e della borghesia. Perniola poi pubblicato il suo libro sullo scrittore francese George Bataille ( George Bataille e il negativo , Milano: Feltrinelli, 1977; George Bataille e il negativo ). Il negativo qui è concepito come il motore della storia.  Steepto  Post-strutturalismo. Perniola offre alcuni dei suoi contributi più penetranti alla filosofia continentale. In DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura ( dopo Heidegger. Filosofia e organizzazioni culturali sulla base di Martin Heidegger e Antonio Gramsci , Perniola include un discorso teorico sulla organizzazione sociale. Egli, infatti, sostiene la possibilità di stabilire un nuovo rapporto tra cultura e la società nella civiltà occidentale. Come l'ex interrelazioni tra la metafisica e la chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e professione sono state decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un modo per superare il nichilismo e il populismo che caratterizzano la società di oggi. Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo, è un volume composito in inglese che contiene sezioni di due opere pubblicate, vale a dire La Società dei simulacri e Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso ( Transiti. Come andare dalla stessa per lo stesso 1985). Teoria dei simulacri di Perniola si occupa con la logica della seduzione che è stato perseguito anche da Jean Baudrillard . Anche se la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto. Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono. “Le immagini sono simulazioni in che seducono e ancora fuori loro vuoto hanno effetti”. Perniola poi illustra il ruolo di tali immagini in una vasta gamma di contesti culturali, estetiche e sociali. La nozione di transito sembra essere più adatto per catturare gli aspetti culturali della tecnologia che hanno alterato society.Transit di oggivale a dire che vanno dallo stesso allo stessoevita di cadere nella contrapposizione della dialettica “che avrebbe precipitare pensare nella mistificazione della metafisica ”.  Posthuman Nel 1990 Perniola include nuovi territori nella sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- l'autore indaga nuovi modi di sentire che non hanno nulla a che vedere con i precedenti che hanno caratterizzato l'estetica moderna dal 17 al 20 ° secolo. Perniola sostiene che sensology ha assunto. Ciò richiede un universo emozionale impersonale, caratterizzato dall'esperienza anonimo, in cui tutto si rende come già sentita. L'unica alternativa è quella di tornare indietro al mondo classico e, in particolare, alla Grecia antica. Nel volume Il sex appeal dell'inorganico, Perniola riunisce la filosofia e la sessualità. Sensibilità contemporanea ha trasformato i rapporti tra le cose e gli esseri umani. Sex si estende oltre l'atto e il corpo. Un tipo organico di sessualità viene sostituita da una sessualità neutra, inorganico e artificiale indifferente alla bellezza, età o forma. Il lavoro di Perniola esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità in esperienza odierna del estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una linea di pensiero che apre nuove prospettive sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più sorprendente è la capacità di Perniola di coniugare una rigorosa re-interpretazione della tradizione filosofica con una meditazione sul “sexy”. Si rivolge aspetti perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo, apice o qualsiasi rilascio di tensioni. Si occupa di orifizi e organi, e le forme di auto-abbandoni che vanno contro un modello comune di reciprocità. Tuttavia, attingendo alla tradizione kantiana, Perniola sostiene anche che i coniugi sono cose, perché “in costanza di matrimonio ogni affida il suo / la sua intera persona all'altra al fine di acquisire pieni diritti su tutta la persona dell'altro”. In L'arte e la SUA ombra  (Art e la sua ombra , Londra-New York, Continuum), Perniola propone un'interpretazione alternativa dell'ombra che ha avuto una lunga storia nella filosofia. Nell'analisi dell'arte contemporanea e del cinema, Perniola esplora come l'arte continua a sopravvivere nonostante il mondo della comunicazione di massa e la riproduzione. Egli sostiene che il senso dell'arte è da ricercarsi in ombra creato, che è stato lasciato fuori dallo  stabilimento arte, comunicazione di massa, mercato e mass media.  Estetica Il lavoro di Perniola copre anche la storia di estetica e teoria estetica. Ha pubblicato Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte , ( Enigmi. Il momento egiziana nella società e Art), in cui analizza le altre forme di sensibilità che si svolgono tra l'uomo e le cose. Perniola sostiene che la nostra società sta vivendo un “momento egiziana”, caratterizzata da un processo di reificazione. Come prodotti di alta tecnologia assumono sempre proprietà organiche, umanità si trasforma in una cosa, nel senso che essa si vede deliberatamente come oggetto. Il volume L'estetica del Novecento ( Novecento Estetica) fornisce un resoconto originale e la critica alle principali teorie estetiche che hanno caratterizzato il secolo precedente. Egli traccia sei tendenze principali che sono l'estetica della vita, la forma, la conoscenza, azione, sentimento e cultura. In Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale ( la sensazione di Cattolica. La forma culturale di una religione universale), Perniola sottolinea l'identità culturale del cattolicesimo , piuttosto che il suo uno moralitstic e dogmatico. Egli propone “Cattolicesimo senza l'ortodossia” e “una fede senza dogma”, che consente il cattolicesimo ad essere percepita come un senso universale di sentimento culturale. “Strategie Del Bello”;  “Quarant'anni di estetica italiana;” “Strategie di bellezza. Quarant'anni di Estetica italiana  analizza le principali teorie estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Il volume di Perniola mette in luce il rapporto tra i tratti storici, politici e antropologici radicati nella società italiana e il discorso critico sorto intorno a loro. Inoltre, egli sostiene che la conoscenza e la cultura dovrebbero continuare ad essere concessa una posizione privilegiata nelle nostre società, e dovrebbero sfidare l'arroganza degli stabilimenti, l'insolenza degli editori, la volgarità dei mass media, e il roguery plutocratica.  La filosofia dei media Ampia gamma di interessi teorici di Perniola includono la filosofia dei media . In Contro la Comunicazione ( Contro Comunicazione 2004) analizza le origini, meccanismi, dinamiche della comunicazione mass-media e dei suoi effetti degenerativi. Il volume Miracoli e traumi della Comunicazione ( Miracoli e traumi della comunicazione) si occupa degli effetti inquietanti della comunicazione dal 1960 concentrandosi su quattro “eventi generative”. Queste sono le rivolte degli studenti nel 1968, la rivoluzione iraniana del 1979, la caduta del muro di Berlino nel 1989,  World Trade Center attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti trattati con sullo sfondo degli effetti miracolosi e traumatici in cui la comunicazione mass-media hanno offuscato le differenze tra il reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il declino delle professioni, il successo del populismo, il ruolo delle dipendenze, le ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma non meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. finzione Perniola è l'autore del romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia , che è stato trasformato in una donna. Il suo ultimo libro di narrativa è del Terrorismo Come una delle belle arti ( al terrorismo come una delle Belle Arti s, )  Le opere selezionate in italiano: “Il metaromanzo,” Milano, Silva, Tiresia , Milano, Silva, L'alienazione artistica , Milano, Mursia, Bataille e il negativo , Milano, Feltrinelli, Philosophia sexualis. Scritti Georges Bataille , Verona, Ombre Corte, La Società dei simulacri , Bologna, Cappelli, DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura , Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso , Bologna, Cappelli,  Introduzione alla 2  edizione a cura dell'Autore, Presa diretta. Estetica e politica . Venezia, Cluva, Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte , Genova, Costa & Nolan, Del Sentire , Torino, Einaudi, 1 Più che sacro, Più che profano , Milano, Mimesis, Il sex appeal dell'inorganico , Torino, Einaudi L'estetica del Novecento , Bologna, Il Mulino, Disgusti. Nuove Tendenze estetiche , Milano, Costa & Nolan, I situazionisti , Roma, Castelvecchi,  L'arte e la SUA ombra , Torino, Einaudi, Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale , Bologna, Il Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses a stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli e traumi della Comunicazione , Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello. Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di estetica, Strategie Del Bello. Quarant'anni di estetica italiana, Milano, Mimesis ,  Estetica contemporanea. Una visione globale , Bologna, . La Società dei simulacri Nuova Edizione, Milano, Mimesis, Berlusconi o il '68 Realizzato , Milano, Mimesis, . Presa diretta. Estetica e politica. Nuova Edizione , Milano, Mimesis, .Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi , Milano, Mimesis, .L'avventura situazionista. Storia critica dell'ultima avanguardia Professore, Milano, Mimesis, .L'arte espansa , Torino, Einaudi, . 1 milioni . Del Terrorismo Come una delle belle arti , Milano, Mimesis, .Estetica Italiana Contemporanea , Milano, Bompiani, , Le opere selezionate in inglese Libri Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte , tradotto da Christopher Woodall, prefazione all'edizione inglese dall'autore, Londra-New York, Verso, Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo , prefazione di Hugh J. Silverman, introduzione e traduzione di Massimo Verdicchio, con l'introduzione dell'autore, Amherst (USA), l'umanità Libri, 1-Arte e la sua ombra , prefazione di Hugh J.Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, Londra-New York, Continuum, The Sex-appeal dell'inorganico , tradotto da Massimo Verdicchio, Londra-New York, Continuum, 20th Century Estetica: Verso una teoria di sentimento , tradotto da Massimo Verdicchio, London-New Delhi- NEW YORK Sydney, Bloomsbury, Di volta in volta”, Artforum ,  “La differenza del Filosofica Cultura italiana”, Laurea Facoltà di Filosofia Journal , New School for Social Research, New York,  “Logica della Seduzione”, NMA , n 3, RIVISTA,  “Mimetic Art”, Krisis , (Houston),“Stili di post-politici”, differenziazione , “Venusiano Charme”, “decoro e abito da sera”. Giovanna Borradori, ed., Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana , Evanston: Northwestern University Press, “Tra Abbigliamento e nudità”, Zona  “Al di là di postmodernità”, Differentia “La bellezza è come un fulmine”, Walter De Maria , Stoccolma, Moderna Museet, “Riflessioni critiche”, Artforum ,. “Enigmi di temperamento italiano”, Differentia ,. “Primordiale Graffiti”, Differentia ,. “Urban, più di urbana”, Topographie , Wien, ed in Strata, Helsinki, “Emozione”, Frederikborgmuseet,. “Rituals in Mostra”, Haim Steinbach . Catalogo a cura della Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano, Charta,  “Verso visiva filosofia”, la 6a Settimana Video International , Genève “Burri ed Estetica”, Burri , Milano, Electa  “Stile, narrativa e post-storia” (con Arthur Danto e Demetrio Paparoni), Tema celeste ,  “Sex appeal dell'inorganico”, Journal of Psychoanalysis europea ,“Un estetico del Grand Style: Guy Debord”, Sostanza “Cultural Turns all'art. Arte tra il parassitismo e l'ammirazione”, RES ,. “Feeling the Difference”, James Swearingen, Johanne Cutting-Gray, ed., Sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte . New York-London, Continuum,  “La svolta culturale e sentimento Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana , Berlino,  Ripubblicato come “La svolta culturale nel cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione e Reasonabless (Riccardo Dottori ed.), Münster, Lit Verlag, Henning Laugerud & Laura Katrine Skinnebach, eds., Strumenti di devozione. Le pratiche e gli oggetti di Religiois Pietà dal tardo Medioevo al 20 ° secolo , Aarhhus. “Ricordando Derrida”, sostanza , (Univ. Of California) “La giustapposizione giapponese”, Rivista Europea .”, Celant, G., & Dennison, L.,Cinquanta anni di arte, architettura, cinema, performance, fotografia e video , Milano, Skira, “Cultural Turns in Estetica e Anti-Estetica”, Filozofski Vestnik (ed. Aleš Erjacev), Guarda anche Estetica Anti-art Internazionale Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento filosofia italiana La filosofia del sesso filosofia occidentale. Le note //agalmaweb.org  Hugh J. Silverman, “Prefazione”,  La sessualità, la morte, Mondo . New York: l'umanità Books, Questo volume contenente “Premessa” di Hugh Silverman e il saggio di Massimo Verdicchio “Lettura Perniola Reading”  è il più utile e punto di partenza per lo studio del pensiero di Perniola disponibile in inglese. //Fondazione desanctis/index.php?option=com_content&view=article&id=80&Itemid=84  Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di Hugh J. Silverman, New York: Humanity Books, Eugenio Montale, “Entra in scena il metaromanzo”. Il Corriere della Sera , Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo . Bredin "L'alienazione artistica" di Mario Perniola,Inverno  Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo . Con una prefazione di Hugh J. Silverman, New York: Humanity Books,  //notbored.org/ debord  a.html  I situazionisti , Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo  “Pensare rituale. La sessualità, la morte” (Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Sulla influenza della nozione di simulacri vedere Robert Burch. “Il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la metafisica?”. Sentire la differenza, Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte . James Swearingen & Johanne Cutting-Gray, Ed. New York-London: Continuum, Robert Lumley. Stati di emergenza. Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori interpretazioni del concetto di transito vedere Hayden White, "la differenza italiana e la politica della cultura", in Laurea Facoltà di Filosofia Journal, Giovanna Borradori. Ricodifica  METAFISICA. La filosofia Nuova italiana . Evanston: Northwestern University Press, Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera del Libro  Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo . Con una prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, New York: Humanity Books, Hugh Silverman, catalogo IAPL, Siracusa. Steven Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/?p=440  Perniola, il sex appeal del inorganica , Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della teoria di Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh, Recensione di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della Inorganica”, in e Critica d'arte, Stella Sandford, “il sex appeal della inorganica: Filosofie del desiderio nel mondo contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra),  Anna Camaiti Hostert sexy cose ,//altx.com/ebr/ebr6/6cam.htm ; intervista tra Sergio Contardi e Mario Perniola//psychomedia/jep/number3-4/contpern.htm  Prefazione di Hugh Silverman, Arte e la sua ombra. Per l'influenza di arte e la sua ombra vedere Farris Wahbeh, Recensione di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della inorganica”, The Journal of Aesthetics e Critica d'arte ,  Robert Sinnerbrink, “Cinema e la sua ombra: di Mario Perniola arte e la sua ombra”, Filosofia Film , film-philosophy /sinnerbrink.pdf  Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo . Con una prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, New York: Humanity Books, Sulla ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte vedere Gary Aylesworth “Retorica postmoderno ed Estetica” in “Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of Philosophy (Winter Edition 2005), Edward N. Zalta (ed.),//plato.stanford.edu / archives / win 2005 / voci / post modernismo  Perniola, M., “La svolta culturale del cattolicesimo”. Laugerud, Henning, Skinnebach, Laura Katrine. Gli strumenti di devozione. Le pratiche e oggetti di pietà religiosa dal tardo Medioevo al 20 ° secolo . Aarhus ulteriore lettura Giovanna Borradori , ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana, Robert Burch, il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la metafisica? , Nel sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte, New York-London, Continuum, Alessandro Carrera, revisione a Disgusti , in Canada Rassegna di letteratura comparata , Stella Sandford, il sex appeal della inorganica: Filosofie del desiderio nel mondo moderno , in Filosofia Radical, Robert Lumley, stati di emergenza: Culture di rivolta in Italia, Londra-New York, Verso, 1994. Mark Sink, Rassegna di Enigmi. Il momento egiziana nella società e arte , nel New Statesman & Society , Hayden White, la differenza italiana e la politica della cultura , in Laurea Facoltà di Filosofia Journal , New School for Social Research, New York, 1984, n. 1. Hugh Bredin, recensione di L'alienazione artistica di Mario Perniola, nel British Journal of Aesthetics , Inverno 1972. Farris Wahbeh, Rassegna di Arte e la sua ombra e il sex appeal della Inorganica , in The Journal of Aesthetics e Critica d'arte, O' Brian, L'arte è sempre scivoloso, in Art World (USA),Paolo Bartoloni, il valore dei valori sospensione , in Neohelicon , Christian Descamps, Mario Perniola et les riti contemporains , in Le Monde, 4. Civiltà , Paris, La Découverte, Dell'Arti GiorgioParrini Massimo, Catalogo dei viventi italiani Notevoli , Venezia, Marsilio Nils Roller, simulazione in Joachin Ritter. link esterno Sito web personale La lettera di Debord a Perniola Gary Aylesworth su Perniola Blog di Stephen Shaviro. Recensione Il sex appeal della inorganica: una conversazione tra Sergio Contardi e Mario Perniola (//psychomedia/ jep/number3-4/contpern.htm )  Recensione di “La sessualità, la morte, World” ( web.archive.org/web/ 20051230194426/http:// sirreadalot.org/religion/ religion/ritualR.htm )  Recensione di Sinnerbrink di “arte e la sua ombra” di (//film-philosophy.com/ ,il rilascio n.2 Il corpo dell'immagine (//italiaoggi.com.br/not12/ ital_not20001205c.htm ) Agalma . Journal of Cultural Studies ed Estetica  (//agalmaweb.org/ ) Blog su “Feeling Thing” (in italiano) (//cosachesente.splinder.com/ ). Keywords: ‘seduzione’ ‘le strategie del bello’ ‘altre il desiderio e il piacere’ – Luigi Speranza, “Grice e Perniola” – The Swimming-Pool Library.

 

PERONE. (Torino). Filosofo. Grice: “While Perone can be a pessimist, I think the party is NEVER over!” Grice: “I especially appreciate two things in the philosophy of Perone: his emphasis on the the intersection between modality and temporality: ‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a theme in my “Personal identity” and also the implicature: what is actual is also possible” – AND his idea of an ‘interruption,’ which I take it to the rational flow of conversation!” Speranza, “The feast of conversational reason,” “The feast of reason and the bowl of soul” -- important Italian philosopher.Perone, già allievo di Luigi Pareyson, ha completato gli studi di filosofia a Torino nel 1967 con una tesi su "La filosofia della libertà in Charles Secrétan". Per il suo lavoro ha ricevuto il Premio Luisa Guzzo per la migliore dissertazione filosofica dell'anno accademico.  A questo è seguita una borsa di ricerca quadriennale presso l'Università di Torino, e successivamente un posto di assistente. All'Università di Torino, Ugo Perone è stato poi nominato professore di Filosofia della religione -- Ordinario di filosofia teoretica nell'Università Tor Vergata di Roma è stato successivamente chiamato alla cattedra di filosofia morale nell'Università del Piemonte Orientale, dove è stato anche Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dal 2005 al 2011 e dal 2005 al 2008 delegato del Rettore per gli affari internazionali.  -- titolare presso la Humboldt Universität di Berlino della cattedra Guardini di Filosofia della religione e della visione del mondo cattolica. La cattedra, che faceva capo alla locale Facoltà di Teologia, è stata trasferita dall’ottobre 2019 all’Istituto Centrale di Teologia Cattolica dell'Università con il nome di cattedra di Filosofia della religione e di storia delle idee teologiche.  Parallelamente alla carriera accademica, Ugo Perone è stato Assessore alla Cultura del Comune di Torino dal 1993 al 2001 e dal 2001 al 2003 è stato Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Berlino (nomina di chiara fama). -- è stato altresì Assessore alla cultura e al turismo della Provincia di Torino.  Ugo Perone è Senior Fellow del Collegium Budapest. -- è Presidente della Società Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia e membro del comitato direttivo della rivista Filosofia e Teologia e dell’Archivio filosofico. È anche membro del comitato scientifico delle riviste Giornale di metafisica e Spazio Filosofico e del Centro Studi Filosofico-religiosi Luigi Pareyson. È fondatore e direttore della Scuola di Alta Formazione Filosofica (SdAFF). È infine membro di diversi comitati nazionali e internazionali nel campo della filosofia e della teologia.  Pensiero Le opere più recenti sono dedicate ad approfondire la possibile dimensione politica di una filosofia ermeneutica (la politica è l’invenzione di un nuovo ordine che contempera il „per me“ e il „per tutti“); la riscoperta di una morale creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una normatività più inclusiva; le tematiche della filosofia della religione con una ridiscussione del significato della secolarizzazione; la ricchezza e la complessità della verità che non si lascia ridurre a semplice corrispondenza, ma include anche la responsabilità per il reale.  Una metafora ha ispirato l'intero percorso di pensiero di Perone[1], quella della lotta di Giacobbe con l'Angelo, raccontata nel libro della Genesi. Nella notte del deserto, uno straniero interrompe la solitudine di Giacobbe e combatte con lui in una battaglia che non avrà né vincitori né vinti. Solo all'alba Giacobbe scopre di essere stato ferito dall'Angelo. Ma questa ferita significa anche la benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con Dio e non è stato ucciso, d'ora innanzi si chiamerà Israele. Il racconto è la cifra dell'estrema tensione che sussiste, secondo Perone, tra il finito e l'infinito, tra il penultimo e l'ultimo[3], tra i singoli significati e il senso complessivo”. La filosofia ha un'obbligazione morale di fedeltà al finito che la conduce a non rinnegare mai le condizioni storiche del pensiero, ma anche a non rinunciare alla sua vocazione a trascenderle con l'ascolto del non immediato, il lavoro e la fatica. Riconosciuta la modernità come condizione, il pensiero non può illudersi di potersi semplicemente installare nell'essere o nel senso, come se tra finito e infinito non si fosse consumata una cesura[5]. E tuttavia, ugualmente inopportuno sarebbe un appiattimento sui semplici significati storici, dimentico dell'appello dell'essere. La necessaria protezione della finitezza (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti)[7] non deve significare l'eliminazione di nessuno dei due contendenti. Sulla soglia  tra finito e infinito, tra storia e ontologia, si realizza una mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma la sua conservazione. Al fine di preservare la «doppia eccedenza»  del finito sull'infinito e di questo su quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi, sia trasformandola in identità, sia indebolendola fino a un punto d'indifferenza.  Così, è vero, per esempio, che la memoria non conserva che frammenti, né può pretendere di ricordare direttamente l'intero; ma è altrettanto vero che questi frammenti non vanno abbandonati a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una vita, di una storia…) a dover essere ricordato.La filosofia resta ossessionata dal tutto, ma questo tutto «non ha l'estensione della totalità, ma l'intensità del frammento in cui ne va dell'intero» Si comprende quindi perché i primi libri di Perone abbiano titoli doppi: Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta di dire sempre insieme due cose, secondo una dialettica dell'et-et, dell'indugio e dell'anticipazione.Se i libri successivi individuano invece, fin dal titolo, un unico tema (Le passioni del finito; Nonostante il soggetto; Il presente possibile; La verità del sentimento), questo significa che il finito, il soggetto, il presente, il sentimento vengono analizzati come soglie, come luoghi che non possono nemmeno essere concepiti, per non dire vissuti, senza la memoria dell'altro. Come nel caso di Giacobbe, sono luoghi che portano la ferita inferta loro dall'altro come una benedizione.  Metodo di lavoro Perone elabora la propria filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio in profondità – spesso svolto controcorrente rispetto alle mode culturali del momento – della storia della filosofia e di singoli autori classici e contemporanei, come Cartesio, Schiller, Feuerbach, Secrétan, Benjamin, in aggiunta ad altri filosofi (in particolare, Platone, Aristotele, Hegel, Schelling, Kierkegaard, Husserl, Heidegger, Merleau-Ponty e Lévinas), i cui nomi costellano i suoi numerosi lavori. Parte integrante della ricerca filosofica di Perone è altresì un confronto continuo con la teologia, soprattutto quella di Barth, Bonhoeffer, Bultmann e Guardini, che negli anni recenti si è esteso alla considerazione della poesia (specialmente quella di Paul Celan), della narrativa e del teatro, intesi come aree capaci di offrire contributi filosofici cruciali. La sua capacità di essere maestro e di indirizzare i giovani nella ricerca filosofica è indisgiungibile dal suo modo di praticare la filosofia.  Opere:”Teologia ed esperienza religiosa”  Mursia, Milano, “Storia e ontologia,” Studium, Roma “La totalità interrotta”  Mursia, Milano, “Modernità e memoria,” Sei, Torino “In lotta con l'angelo,” SEI, Torino (in collaborazione con G. Ferretti, A. Pastore Perone, C. Ciancio, Maurizio Pagano); “Feuerbach,” Mursia, Milano, “Le passioni del finito,” EDB, Bologna, “Un dialogo sulla modernità,” Rosenberg & Sellier, Torino (con C. Ciancio); “Nonostante il soggetto,” Rosenberg & Sellier, Torino, “Il presente possibile,” Guida, Napoli, “La verità del sentimento,” Napoli, Guida, “Filosofia e spazio pubblico,” Il Mulino, “Ripensare il sentimento,” Cittadella Editrice, Assisi,  Le passioni del finite.” “L’essenza della religione, gdt, 376, Queriniana, Brescia Il racconto della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia. Un tema che è diventato predominante nella produzione più recente è la riflessione etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si ricordano:  Filosofia e spazio pubblico, a cura di U. Perone, Il Mulino, Bologna, Das Christentum nach der Säkularisation, in Europa ohne Gott? Auf der Suche nach unserer Identität, a cura di Simon e Hahn, Hänssler, Holzgerlingen,  Lo spazio pubblico e le sue metafore, in Identità, differenze, conflitti, a cura di L. Ruggiu e F. Mora, Mimesis, Milano  (trad. inglese Space and its Metaphors, in “Symposium”, vLa secolarizzazione: un bilancio, in “Annuario filosofico“, Mursia, Milano, Givone, I sentieri della filosofia, Rosenberg & Sellier, Torino. Una cospicua parte della produzione di Perone si concentra sul tema della finitezza e sul rapporto tra filosofia e narrazione. Tra i numerosi articoli, vanno ricordati almeno quelli dedicati al pensiero di Benjamin:  Benjamin e il tempo della memoria, in «Annuario Filosofico», Mursia, Milano 1 Memoria, tempo e storia in Walter Benjamin, in G. Ferretti, a cura di, Il tempo della memoria, Marietti, Genova, Walter Benjamin, in Enciclopedia Filosofica, Centro Studi Filosofici di Gallarate, vol. II, Bompiani, Milano Il rischio del presente: Benjamin, Bonhoeffer, Celan, in L'acuto del presente. Poesia e poetiche a metà del Novecento, a cura di C. Sandrin, Edizioni dell'Orso, Alessandria, Per l’Enciclopedia Filosofica, Bompiani, Milano, ha curato le seguenti voci: Ateismo, Benjamin, Futuro, Memoria, Passato, Pensiero, Presente, Riflessione, Secrétan, Silenzio, Tempo.  Ha curato e introdotto presso Rosenberg & Sellier l'edizione dei testi degli autori della Scuola di Alta Formazione Filosofica: Marion, Dialogo con l'amore,; D. Henrich, Metafisica e modernità, C. Larmore, Dare ragioni,  J. Searle, Coscienza, linguaggio, società, A. Heller, Per un'antropologia della modernità,  E. Severino, Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente,  B. Waldenfels, Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia responsiva, Intorno a Jean-Luc Nancy, H. Joas, Valori, società, religione. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè l'infinito, ma più in generale l'oggetto, il mondo – non è un «limite» che il soggetto pone a se stesso, ma «una barriera che gli è posta» e che, dunque, «non si lascia ultimamente inglobare» dal soggetto, per quanto potente egli sia. «Ai limiti estremi della propria estensione e della propria potenza», il soggetto incontra la «resistenza testarda del mondo», e misura così la propria «impotenza di infinito». Questa lotta/scontro con la barriera lascia nel soggetto «una ferita che appartiene per sempre all'identità della coscienza» (Nonostante il soggetto). L'Angelo può quindi essere definito «quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta» (Nonostante il soggetto).  Il tema della tensione tra cielo e terra è centrale per Perone fin dal libro su Bonhoeffer: «Come dimenticare che [...] la teologia bonhoefferiana è forse l'unica che ha osato vedere nella tensione tra cielo e terra non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo quanto per la terra?» (Storia e Ontologia).  In Perone è attiva un'originalissima interpretazione del rapporto tra senso e significati: «Con significati intendo il cristallizzarsi storico di scelte determinate, aventi in sé una ragione sufficiente. Con senso intendo una direzione capace di unificare una molteplicità in sé dispersa di significati, in modo da costituirli come un progetto e un'interpretazione della realtà» (Modernità e Memoria).  La definizione della modernità come tempo della cesura risale in Perone perlomeno alla monografia su Schiller: La totalità interrotta. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e Memoria, dove Perone individua nella modernità l'epoca della «cesura» (Modernità e Memoria,5): la modernità è dunque chiamata a essere il tempo della memoria, perché «la memoria è sempre memoria della cesura» (Modernità e Memoria,). Perone eredita da Bonhoeffer l'«uso teologico della categoria dell'illuminismo (Storia e ontologia), e tuttavia non simpatizza per quelle letture della modernità, dimentiche della tensione, che semplicemente pongono «l'uomo in luogo di Dio come fonte di legittimazione», puntando tutto sulla «continuità», anziché sulla discontinuità della storia (Modernità e memoria,47). Per un approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo contemporaneo, resta fondamentale la monografia su Feuerbach: Teologia ed esperienza religiosa in Feuerbach.  «Contro l'Essere, ciò che è forte, è lecito essere forti, perché la minaccia non lo vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua maestà e incommensurabile grandezza» (Nonostante il soggetto,108).  Per una trattazione sistematica del concetto di "soglia”, che Perone svolge con particolare riferimento a Walter Benjamin, cfr. Il presente possibile,  («Il presente come soglia»).  Nonostante il soggetto. Se la totalità è interrotta, non possiamo ricordare se non frammenti, e quasi "istantanee” del tempo. Tuttavia, «se la memoria afferra brandelli e frammenti, è perché in essi vi legge il tutto, perché li pensa capaci di dar senso e di riscattare, perché in essi vi scorge l'essenziale. Essa sa che non tutto può essere salvato, ma osa credere che nella memoria salvata vi possa essere un senso anche per ciò che è andato perduto» (Modernità e Memoria).  La verità del sentimento, Nel rivalutare la funzione filosofica dell'indugio, con riferimento ai racconti di Shahrazàd, Perone osserva che perlopiù la filosofia non ha seguito la medesima strategia: «In generale, essa non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio», puntando invece sulla «funzione anticipativa» (Nonostante il soggetto) Particolare rilievo riveste a questo proposito la distinzione che Perone traccia tra «spazio pubblico» e «spazio comune. Perone individua anzi come «rischio immanente della democrazia» «il riassorbimento della sfera pubblica entro le semplici logiche della sfera comune». Nella nostra attuale democrazia incompiuta, «lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello spazio comune» (Filosofia e spazio pubblico). E. Guglielminetti, ed., Interruzioni. Note sulla filosofia di Ugo Perone, il melangolo, Genovam v. “Annuario filosofico 2015“, Mursia Milano, articoli di C. Ciancio, G. Ferretti, N. Sclenczka, W. Gräb. https://www.theologie.hu-berlin.de/de/guardini/mitarbeiter/li, su theologie.hu-berlin.de.vips/ugo.perone, su sdaff. http://www.lett.unipmn/docenti/perone/, su lett.unipmn. http://www.spaziofilosofico/numero-08/3250/oportet-idealismus/#more-3250, su spaziofilosofico. http://www.spaziofilosofico/numero-05/2052/il-pudore/#more-2052, su spaziofilosofico. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

PERSIO. (Matera). Filosofo. Figlio dello scultore Altobello Persio e fratello di Ascanio Persio, linguista, Domizio e Giulio, rispettivamente pittore e scultore, compì i primi studi a Matera dove prese gli ordini minori.  Trasferitosi a Napoli dove divenne sacerdote, conobbe Telesio di cui diventò discepolo, e scrisse diverse opere a difesa e chiarimento del pensiero del suo maestro. Dopo la morte dello stesso Telesio, fece pubblicare alcuni suoi scritti minori intitolandoli Varii de rebus naturalibus libelli.  Si trasferì a Venezia, e diventò parroco a Padova e pubblicò il Trattato dell'ingegno dell'huomo, in cui riprendeva la teoria telesiana dello spiritus, principio spirituale, movimento, vita, intelligenza.  Si trasferì a Roma. Qui conobbe anche Tommaso Campanella e Galileo Galilei e pubblicò un trattato di carattere medico, “Del bever caldo,” in cui riprendeva diverse idee già trattate in precedenza riguardo allo spirito e ai consigli per la sua conservazione.  Opere: “Digestum vetus seu Pandectarum iuris civilis: commentarijs Accursii ... praecipue autem Antonii Persii philosophiae ... illustratus, Venezia,  Franceschi, Bindoni, Bevilacqua, Zenaro, Trattato dell'ingegno dell'huomo, Venezia, Aldo Manuzio, Liber nouarum positionum, in Rhetoricis Dialecticis Ethicis Iure ciuili Iure pontificio Physicis, Venezia, Iacopo Simbeni, Digestum vetus, seu Pandectarum iuris civilis tomus primus: cum pandectis florentini, Venezia,Franceschi; Bindoni; Bevilacqua, Zenaro. Disputationes libri novarum positionum Antonii Persii, triduo habitae Venetiis Edidit Andreas Alethinus, Firenze, Marescotti, Del bever caldo, costumato da gli antichi Romani , Venezia, Ciotti,  B. Telesio, Varii de naturalibus rebus libelli ab Antonio Persio editi, Venezia, Felice Valgrisio, Varii de naturalibus rebus libelli Note  "Antonius Persius vixi annis LXIX. mensibus VIII. diebus V. Ad plures abij anno salutis XI kalendas Februarias", Index capitum librorum Abbatis Antonii Persii lyncei De ratione recte philosophandi et de natura ignis, et caloris, Romae, apud I. Mascardum Scheda «Trattato dell'ingegno dell'huomo» Libraweb.net  Antonio Persio, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Antonio Persio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.

 

PESSINA. (Napoli). Filosofo. Linceo. Fu senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura.  Compì all'Napoli sia studi giuridici che filosofici. Fu allievo di Galluppi, di cui curò l'edizione della "Storia della filosofia.” Di idee liberali, fu oppositore dei Borboni, prendendo parte ai moti.. Pubblicò il suo Manuale di diritto costituzionale che gli procurò la persecuzione della polizia e poi il carcere. Sposò Giulia Settembrini, figlia di Luigi Settembrini, all'epoca del matrimonio recluso nell’Isola di Santo Stefano. Fuggì dal Regno e risiedette a Livorno, per essere nominato professore a Bologna.  Con la caduta dei Borboni, tornò a Napoli dove fu sostituto procuratore generale. Deputato e poi Senatore del Regno d'Italia, fu ministro dell'agricoltura, industria e commercio nel Governo Cairoli I  e ministro di grazia e giustizia e culti nel Governo Depretis VI. Fondò la rivista giuridica Il Filangieri con Persico. Dvenne socio dell'Accademia dei Lincei.  Morì nella sua casa in via del Museo Nazionale, strada che prese in seguito il suo nome: Anche il palazzo dove visse e morì è da allora ricordato col suo nome.  Intitolazioni Presso la sede storica dell'Università Federico II di Napoli c'è un'aula a lui intitolata.  A lui è dedicato uno dei 229 busti di italiani illustri che ornano la passeggiata del Pincio a Roma.  Opere: “Elementi di procedura penale,” Fra le numerose sue opere, si ricordano: “ Manuale del diritto pubblico costituzionale, Napoli: Stabilimento poligrafico, Elementi di procedura penale, Napoli, Nicola Jovene, Il Naturalismo e le scienze giuridiche, discorso inaugurale letto nella Regia Napol, Napoli: Tipografia dell'Accademia Reale delle Scienze, Elementi di diritto penale,  1, Napoli, Riccardo Marghieri, Elementi di diritto penale,  2, Napoli, Riccardo Marghieri, Elementi di diritto penale,  3, Napoli, Riccardo Marghieri, Manuale del diritto penale italiano, Napoli: Eugenio Margheri, Manuale del diritto pubblico costituzionale, con prefazione di Giorgio Arcoleo e introduzione di Ignazio Tambaro, Napoli: G. Priore, La voce dell'Enciclopedia Italiana Emilio Albertario (vedi ) i Enrico Pessina , Storia della filosofia di Pasquale Galluppi. A cui si aggiunge l'elogio funebre, Milano : Gio. Silvestri, Emilio Albertario, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enrico Pessina, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. storia.camera, Camera dei deputati.  Enrico Pessina, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.  Biografia  Luciano Malusa, in La storiografia filosofica in Italia nell'Ottocento, sito del Dipartimento di Filosofia dell'Genova. Scheda sul sito del Senato., su notes9.senato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library.

 

PETRARCA. (Arezzo). Filosofo. Grice: “There are a few studies on Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,” etc. – but his most important contribution is via implicatura, as when I deal with Blake or Shakespeare.” Considerato il precursore dell'umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il Canzoniere, patrocinato quale modello di eccellenza stilistica da Pietro Bembo nei primi del Cinquecento.  Uomo moderno, slegato ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo, Petrarca rilanciò, in ambito filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla scolastica e operò una rivalutazione storico-filologica dei classici latini. Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropocentrico (e non più in chiave assolutamente teocentrica), Petrarca (che ottenne la laurea poetica a Roma nel 1341) spese l'intera sua vita nella riproposta culturale della poetica e filosofia antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici, offrendo un'immagine di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. La storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e in quest'ottica si deve valutare anche l'opera latina del Secretum.  Le tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino.Francesco Petrarca nacque il 20 luglio del 1304 ad Arezzo e da ser Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani (o Canigiani), entrambi fiorentini. Petracco, originario di Incisa, apparteneva alla fazione dei guelfi bianchi e fu amico di Dante Alighieri, esiliato da Firenze nel 1302 per l'arrivo di Carlo di Valois, apparentemente entrato nella città toscana quale paciere di papa Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i guelfi neri contro quelli bianchi. La sentenza del 10 marzo 1302 emanata da Cante Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze, esiliava tutti i guelfi bianchi, compreso ser Petracco che, oltre all'oltraggio dell'esilio, fu condannato al taglio della mano destra. Dopo Francesco, nacque prima un figlio naturale di ser Petracco di nome Giovanni, del quale Petrarca tacerà sempre nei suoi scritti e che diverrà monaco olivetano e morirà nel 1384; poi, nel 1307, l'amato fratello Gherardo, futuro monaco certosino.  L'infanzia raminga e l'incontro con Dante A causa dell'esilio paterno, il giovane Francesco trascorse l'infanzia in diversi luoghi della Toscanaprima ad Arezzo (dove la famiglia si era rifugiata in un primo tempo), poi a Incisa e Pisadove il padre era solito spostarsi per ragioni politico-economiche. In questa città il padre, che non aveva perso la speranza di rientrare in patria, si era riunito ai guelfi bianchi e ai ghibellini nel 1311 per accogliere l'imperatore Arrigo VII. Secondo quanto affermato dallo stesso Petrarca nella Familiares, XXI, 15 indirizzata all'amico Boccaccio, in questa città avvenne, probabilmente, il suo unico e fugace incontro con l'amico del padre, Dante[N 1].  Tra Francia e Italia Il soggiorno a Carpentras Tuttavia, già nel 1312 la famiglia si trasferì a Carpentras, vicino Avignone (Francia), dove Petracco ottenne incarichi presso la Corte pontificia grazie all'intercessione del cardinale Niccolò da Prato. Nel frattempo, il piccolo Francesco studiò a Carpentras sotto la guida del letterato Convenevole da Prato, amico del padre che verrà ricordato dal Petrarca con toni d'affetto nella Seniles, XVI, 1. Alla scuola di Convenevole, presso la quale studiò dal 1312 al 1316, conobbe uno dei suoi più cari amici, Guido Sette, arcivescovo di Genova dal 1358, al quale Petrarca indirizzò la Seniles, X, 2[N 2].   Anonimo, Laura e il Poeta, Casa di Francesco Petrarca, Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico realizzato nel corso del Cinquecento mentre era proprietario Pietro Paolo Valdezocco. Gli studi giuridici a Montpellier e a Bologna L'idillio di Carpentras durò fino all'autunno del 1316, allorché Francesco, il fratello Gherardo e l'amico Guido Sette furono inviati dalle rispettive famiglie a studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al fastidio provati nei confronti della giurisprudenza[N 3], il soggiorno a Montpellier fu funestato dal primo dei vari lutti che Petrarca dovette affrontare nel corso della sua vita: la morte, a soli 38 anni, della madre Eletta nel 1318 o 1319. Il figlio, ancora adolescente, compose il Breve pangerycum defuncte matris (poi rielaborato nell'epistola metrica 1, 7), in cui vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola latina electa.  Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decise di cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli, nel 1320, nella ben più prestigiosa Bologna, anche questa volta accompagnati da Guido Sette e da un precettore che seguisse la vita quotidiana dei figli. In questi anni Petrarca, sempre più insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli letterari felsinei, divenendo studente e amico dei latinisti Giovanni del Virgilio e Bartolino Benincasa, coltivando così i primi studi letterari e iniziando quella bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita. Gli anni bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in Provenza, non furono tranquilli: nel 1321 scoppiarono violenti tumulti in seno allo Studium in seguito alla decapitazione di uno studente, fatto che spinse Francesco, Gherardo e Guido a ritornare momentaneamente ad Avignone. I tre rientrarono a Bologna per riprendervi gli studi dal 1322 al 1325, anno in cui Petrarca ritornò ad Avignone per «prendere a prestito una grossa somma di denaro», vale a dire 200 lire bolognesi spese presso il libraio bolognese Bonfigliolo Zambeccari.Nel 1326 ser Petracco morì, permettendo a Petrarca di lasciare finalmente la facoltà di diritto a Bologna e di dedicarsi agli studi classici che sempre più lo appassionavano. Per dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione doveva trovare una fonte di sostentamento che gli permettesse di ottenere un qualche guadagno remunerativo: lo trovò quale membro del seguito prima di Giacomo Colonna, arcivescovo di Lombez; poi del fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni, dal 1330. L'essere entrato a far parte della famiglia, tra le più influenti e potenti dell'aristocrazia romana, permise a Francesco di ottenere non soltanto quella sicurezza di cui aveva bisogno per iniziare i propri studi, ma anche di estendere le sue conoscenze in seno all'élite culturale e politica europea.  Difatti, in veste di rappresentante degli interessi dei Colonna, Petrarca compì, tra la primavera e l'estate del 1333, un lungo viaggio nell'Europa del Nord, spinto dall'irrequieto e risorgente desiderio di conoscenza umana e culturale che contrassegnò l'intera sua agitata biografia: fu a Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana, Colonia, Lione. Particolarmente importante fu la primavera/estate del 1330 allorché, nella città di Lombez, Petrarca conobbe Angelo Tosetti e il musico e cantore fiammingo Ludwig Van Kempen, il Socrate cui verrà dedicata la raccolta epistolare delle Familiares.  Poco dopo essere entrato a far parte del seguito del vescovo Giovanni, Petrarca prese gli ordini sacri, divenendo canonico, col fine di ottenere i benefici connessi all'ente ecclesiastico di cui era investito[N 4]. Nonostante la sua condizione di religioso (è attestato che dal 1330 il Petrarca è nella condizione di chierico[25]), ebbe comunque dei figli nati con donne ignote, figli tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta, Giovanni (nato nel 1337), e Francesca (nata nel 1343)[26].   Ritratto di Laura, in un disegno conservato presso la Biblioteca Medicea Laurenziana[27]. L'incontro con Laura Secondo quanto afferma nel Secretum, Petrarca incontrò per la prima volta, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, il 6 aprile del 1327 (che cadde di lunedì. Pasqua fu il 12 aprile, e il Venerdì santo il 10 aprile in quell'anno), Laura, la donna che sarà l'amore della sua vita e che sarà immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura ha suscitato, da parte dei critici letterari, le opinioni più diverse: identificata da alcuni con una Laura de Noves coniugata de Sade[N 5] (morta nel 1348 a causa della peste, come la stessa Laura petrarchesca), altri invece tendono a vedere in tale figura un senhal dietro cui nascondere la figura dell'alloro poetico (pianta che, per gioco etimologico, si associa al nome femminile), suprema ambizione del letterato Petrarca[28].  L'attività filologica La scoperta dei classici e la spiritualità patristica Come accennato prima, Petrarca manifestò già durante il soggiorno bolognese una spiccata sensibilità letteraria, professando una grandissima ammirazione per l'antichità classica. Oltre agli incontri con Giovanni del Virgilio e Cino da Pistoia, importante per la nascita della sensibilità letteraria del poeta fu il padre stesso, fervente ammiratore di Cicerone e della letteratura latina. Difatti ser Petracco, come racconta Petrarca nella Seniles, XVI, 1, donò al figlio un manoscritto contenente le opere di Virgilio e la Rethorica di Cicerone e, nel 1325, un codice delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia e uno contenente le lettere di san Paolo[29].  In quello stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la Patristica, il giovane Francesco comprò un codice del De Civitate Dei di Agostino d'Ippona e, verso il 1333, conobbe e cominciò a frequentare l'agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro, dotto monaco agostiniano e professore di teologia alla Sorbona[31]. Dionigi regalò al giovane Petrarca un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumentò ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica agostiniana[32]. Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna, Petrarca si buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a visionare i codici della Biblioteca Apostolica (ove scoprì la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio[33]) e, nel corso del viaggio nel Nord Europa compiuto nel 1333, Petrarca scoprì e ricopiò il codice del Pro Archia poeta di Cicerone e dell'apocrifa Ad equites romanos, conservati nella Biblioteca Capitolare di Liegi[34].Oltre alla dimensione di explorator, Petrarca cominciò a sviluppare, tra gli anni Venti e Trenta, le basi per la nascita del metodo filologico moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle varianti (e quindi sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagli errori dei monaci amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti per congettura). Sulla base di queste premesse metodologiche, Petrarca lavorò alla ricostruzione, da un lato, dell'Ab Urbe condita dello storico latino Tito Livio; dall'altro, della composizione del grande codice contenente le opere di Virgilio e che, per la sua attuale locazione, è chiamato Virgilio ambrosiano[N 7].  Da Roma a Valchiusa: l'Africa e il De viris illustribus  Marie Alexandre Valentin Sellier, La farandole de Pétrarque (La farandola di Petrarca), olio su tela, 1900. Sullo sfondo si può notare il Castello di Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui Petrarca trascorse gran parte della sua vita fino al 1351, anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre portava avanti questi progetti filologici, Petrarca cominciò a intrattenere con papa Benedetto XII (1334-1342) un rapporto epistolare (Epistolae metricae I, 2 e 5) con cui esortava il nuovo pontefice a ritornare a Romae continuò il suo servizio presso il cardinale Giovanni Colonna, su concessione del quale poté intraprendere un viaggio a Roma, dietro richiesta di Giacomo Colonna che desiderava averlo con sé[36]. Giuntovi sul finire di gennaio del 1337[37], nella Città Eterna Petrarca poté toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica capitale dell'Impero Romano, rimanendone estasiato[38]. Rientrato in Provenza, Petrarca comprò una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue[39], nel tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che lentamente cominciò a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in cui era caduto il Papato[N 8]. Valchiusa (che durante le assenze del giovane poeta era affidata al fattore Raymond Monet di Chermont[40]) fu anche il luogo ove Petrarca poté concentrarsi nella sua attività letteraria e accogliere quel piccolo cenacolo di amici eletti (a cui si aggiunse il vescovo di Cavaillon, Philippe de Cabassolle[41]) con cui trascorrere giornate all'insegna del dialogo colto e della spiritualità.  «Più o meno in quello stesso periodo, illustrando a Giacomo Colonna la vita condotta a Valchiusa nel primo anno della sua dimora lì, Petrarca delinea uno di quegli autoritratti manierati che diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza: passeggiate campestri, amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se non quella del quieto vivere  (Pacca,  34-35) Fu in questo periodo appartato che Petrarca, forte della sua esperienza filologico-letteraria, incominciò a stendere le due opere che sarebbero dovute diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il De viris illustribus. La prima, opera in versi intesa a ricalcare le orme virgiliane, narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica, incentrata sulle figure di Scipione l'Africano, modello etico insuperabile della virtù civile della Repubblica romana. La seconda, invece, è un me Gli anni successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi tra il 1341 e il 1348, furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita  daglione di 36 vite di uomini illustri improntata sul modello liviano e quello floriano[42]. La scelta di comporre un'opera in versi e un'opera in prosa, ricalcanti i modelli sommi dell'antichità nei due rispettivi generi letterari e intesi a recuperare, oltre alla veste stilistica, anche quella spirituale degli antichi, diffusero presto il nome di Petrarca al di là dei confini provenzali, giungendo in Italia.  Tra l'Italia e la Provenza (1341-1353)  Giusto di Gand, Francesco Petrarca, pittura, XV secolo, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino. L'alloro con cui Petrarca fu incoronato rivitalizzò il mito del poeta laureato, figura che diventerà un'istituzione pubblica in Paesi quali il Regno Unito[43]. L'incoronazione poetica Il nome di Petrarca quale uomo eccezionalmente colto e grande letterato fu diffuso grazie all'influenza della famiglia Colonna e dell'agostiniano Dionigi[44]. Se i primi avevano influenza presso gli ambienti ecclesiastici e gli enti a essi collegati (quali le Università europee, tra le quali spiccava la Sorbona), padre Dionigi fece conoscere il nome dell'Aretino presso la corte del re di Napoli Roberto d'Angiò, presso il quale fu chiamato in virtù della sua erudizione[45].  Petrarca, approfittando della rete di conoscenze e di protettori di cui disponeva, pensò di ottenere un riconoscimento ufficiale per la sua attività letteraria innovatrice a favore dell'antichità, patrocinando così la sua incoronazione poetica[46]. Difatti, nella Familiares, II, 4, Petrarca confidò al padre agostiniano la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino per realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi[47].  Nel contempo, il 1º settembre del 1340, la Sorbona fece sapere al Nostro l'offerta di una incoronazione poetica a Parigi; proposta che, nel pomeriggio dello stesso giorno, giunse analoga dal Senato di Roma[48]. Su consiglio di Giovanni Colonna, Petrarca, che desiderava essere incoronato nell'antica capitale dell'Impero romano, accettò la seconda offerta[49], accogliendo poi l'invito di re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare a Roma per ottenere la sospirata incoronazione.  Le fasi di preparazione per il fatidico incontro con il sovrano angioino durarono tra l'ottobre 1340 e i primi giorni del 1341 se il 16 febbraio Petrarca, accompagnato dal signore di Parma Azzo da Correggio, si mise in viaggio per Napoli col fine di ottenere l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto nella città partenopea a fine febbraio, fu esaminato per tre giorni da re Roberto che, dopo averne constatato la cultura e la preparazione poetica, acconsentì all'incoronazione a poeta in Campidoglio per mano del senatore Orso dell'Anguillara[50]. Se conosciamo da un lato sia il contenuto del discorso di Petrarca (la Collatio laureationis), sia la certificazione dell'attestato di laurea da parte del Senato romano (il Privilegium lauree domini Francisci Petrarche, che gli conferiva anche l'autorità per insegnare e la cittadinanza romana)[51], la data dell'incoronazione è incerta: tra quanto affermato da Petrarca e quanto poi testimoniato da Boccaccio, la cerimonia d'incoronazione avvenne in un arco temporale tra l'8 e il 17 di aprile[52]. In seguito all'incoronazione incominciò a comporre l'Africa e il De viris illustribus.[53]Gli anni successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi tra il 1341 e il 1348, furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la corruzione avignonese[55]. Subito dopo l'incoronazione poetica, mentre Petrarca sostava a Parma, seppe della prematura scomparsa dell'amico Giacomo Colonna (avvenuta nel settembre del 1341), notizia che lo turbò profondamente[N 9]. Gli anni successivi non recarono conforto al poeta laureato: da un lato le morti prima di Dionigi (31 marzo 1342[57]) e, poi, di re Roberto (19 gennaio 1343[58]) ne accentuarono lo stato di sconforto; dall'altro, la scelta da parte del fratello Gherardo di abbandonare la vita mondana per diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero Petrarca a riflettere sulla caducità del mondo[59].  Nell'autunno del 1342[60], mentre Petrarca soggiornava ad Avignone, conobbe il futuro tribuno Cola di Rienzo (giunto in Provenza quale ambasciatore del regime democratico instauratosi a Roma), col quale condivideva la necessità di ridare a Roma l'antico status di grandezza politica che, come capitale dell'antica Roma e sede del papato, le spettava di diritto[61]. Nel 1346 Petrarca fu nominato canonico del Capitolo della cattedrale di Parma, mentre nel 1348 fu nominato arcidiacono.[62] La caduta politica di Cola nel 1347, favorita specialmente dalla famiglia Colonna, sarà la spinta decisiva da parte di Petrarca per abbandonare i suoi antichi protettori: fu infatti in quell'anno che lasciò, ufficialmente, l'entourage del cardinale Giovanni[63].  A fianco di queste esperienze private, il cammino dell'intellettuale Petrarca fu invece caratterizzato da una scoperta importantissima. Nel 1345, dopo essersi rifugiato a Verona in seguito all'assedio di Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Azzo da Correggio (dicembre 1344)[64], Petrarca scoprì nella biblioteca capitolare le epistole ciceroniane ad Brutum, ad Atticum e ad Quintum fratrem, fino ad allora sconosciute[N 10]. L'importanza della scoperta consistette nel modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a distanza con gli amici, l'uso del tu al posto del voi proprio dell'epistolografia medievale ed, infine, lo stile fluido e ipotattico indussero l'Aretino a comporre anch'egli delle raccolte di lettere sul modello ciceroniano e senecano, determinando la nascita delle Familiares prima, e delle Seniles poi[65]. A questo periodo di tempo risalgono anche i Rerum memorandarum libri (lasciati incompiuti), l'avvio del De otio religioso e del De vita solitaria tra il 1346 e il 1347 che furono rimaneggiati negli anni successivi[64]. Sempre a Verona, Petrarca ebbe modo di conoscere Pietro Alighieri, figlio di Dante, con cui intrattenne rapporti cordiali[66].  La peste nera (1348-1349) «La vita, come suol dirsi, ci sfuggì dalle mani: le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Il 1348 fu l'anno che ci rese miseri e soli.»  (Delle cose familiari, prefazione, A Socrate [Ludwig van Kempen], traduzione di G. Fracassetti, 1239) Dopo essersi slegato dai Colonna, Petrarca cominciò a cercare nuovi patroni presso cui ottenere protezione. Pertanto, lasciata Avignone insieme al figlio Giovanni, giunse il 25 gennaio del 1348 a Verona, località dove si era rifugiato l'amico Azzo da Correggio dopo essere stato scacciato dai suoi domini[67], per poi giungere a Parma nel mese di marzo, dove strinse legami con il nuovo signore della città, il signore di Milano Luchino Visconti[68]. Fu, però, in questo periodo che iniziò a diffondersi per l'Europa la terribile peste nera, morbo che causò la morte di molti amici del Petrarca: i fiorentini Sennuccio del Bene, Bruno Casini[69] e Franceschino degli Albizzi; il cardinale Giovanni Colonna e il padre di lui, Stefano il Vecchio[70]; e quella dell'amata Laura, di cui ebbe la notizia (avvenuta l'8 di aprile) soltanto il 19 maggio[71].  Nonostante il dilagare del contagio e la prostrazione psicologica in cui cadde a causa della morte di molti suoi amici, Petrarca continuò le sue peregrinazioni, alla perenne ricerca di un protettore. Lo trovò in Jacopo II da Carrara, suo estimatore che nel 1349 lo nominò canonico del duomo di Padova. Il signore di Padova intese in tal modo trattenere in città il poeta il quale, oltre alla confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne una rendita annua di 200 ducati d'oro, ma per alcuni anni Petrarca avrebbe utilizzato questa abitazione solo occasionalmente. Difatti, costantemente in preda al desiderio di viaggiare, nel 1349 fu a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove conobbe il doge Andrea Dandolo[74].L'incontro con Giovanni Boccaccio e gli amici fiorentini (1350) Magnifying glass icon mgx2.svgGiovanni Boccaccio § Boccaccio e Petrarca. Nel 1350 prese la decisione di recarsi a Roma per lucrare l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decise di incontrarsi con loro. L’occasione fu di fondamentale importanza non tanto per Petrarca, quanto per colui che diventerà il suo principale interlocutore durante gli ultimi vent'anni di vita, Giovanni Boccaccio. Il novelliere, sotto la sua guida, incominciò una lenta e progressiva conversione verso una mentalità ed un approccio più umanistico alla letteratura, collaborando spesso con il suo venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra questi ricordiamo la riscoperta del greco antico e la scoperta di antichi codici classici[75].  L'ultimo soggiorno in Provenza. Tra il 1350 e il 1351, Petrarca risiedette prevalentemente a Padova, presso Francesco I da Carrara[74]. Qui, oltre a portare avanti i progetti letterari delle Familiares e le opere spirituali iniziate prima del 1348, ricevette anche la visita di Giovanni Boccaccio (marzo 1351) in veste di ambasciatore del Comune fiorentino perché accettasse un posto di docente presso il nuovo Studium fiorentino[76]. Poco dopo, Petrarca fu spinto a rientrare ad Avignone in seguito all'incontro con i Cardinali Eli de Talleyrand e Guy de Boulogne, latori della volontà di papa Clemente VI che intendeva affidargli l'incarico di segretario apostolico. Nonostante l'allettante offerta del pontefice, l'antico disprezzo verso Avignone e gli scontri con gli ambienti della corte pontificia (i medici del pontefice[64] e, dopo la morte di Clemente, l'antipatia del nuovo papa Innocenzo VI[78]) indussero Petrarca a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prese la decisione definitiva di stabilirsi in Italia.  Il periodo italiano. A Milano: la figura dell'intellettuale umanista  Targa commemorativa del soggiorno meneghino di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla basilica di Sant'Ambrogio. Petrarca iniziò il viaggio verso la patria italiana,  accogliendo l'ospitale offerta di Giovanni Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano. Malgrado le critiche degli amici fiorentini (tra le quali si ricorda quella risentita del Boccaccio[N 11]), che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al servizio dell'acerrimo nemico di Firenze. Petrarca collaborò con missioni e ambascerie (a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a Mantova e a Praga) all'intraprendente politica viscontea[79].  Sulla scelta di risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo cosmopolita proprio del Petrarca[80]. Cresciuto ramingo e lontano dalla sua patria, Petrarca non risente più dell'attaccamento medievale verso la propria patria d'origine, ma valuta gli inviti fattigli in base alle convenienze economiche e politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un signore potente e ricco come Giovanni Visconti prima e, dopo la morte di lui nel 1354, del successore Galeazzo II[81], che si rallegrerebbero di avere a corte un intellettuale celebre come Petrarca. Nonostante tale scelta discutibile agli occhi degli amici fiorentini, i rapporti tra il praeceptor e i suoi discipuli si ricucirono: la ripresa del rapporto epistolare tra Petrarca e Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo a Milano nella casa di Petrarca situata nei pressi di Sant'Ambrogio poi, sono le prove della concordia ristabilita.  Nonostante le incombenze diplomatiche, nel capoluogo lombardo Petrarca maturò e portò a compimento quel processo di maturazione intellettuale e spirituale iniziato pochi anni prima, passando dalla ricerca erudita e filologica alla produzione di una letteratura filosofica fondata da un lato sull'insoddisfazione per la cultura contemporanea, dall'altra sulla necessità di una produzione che potesse guidare l'umanità verso i principi etico-morali filtrati attraverso il neoplatonismo agostiniano e lo stoicismo cristianeggiante[84]. Con questa convinzione interiore, Petrarca portò avanti gli scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum e il De otio religioso; la composizione di opere volte a fissare presso i posteri l'immagine di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati anche nella vita quotidiana (le raccolte delle Familiares e, dal 1361, l'avviamento delle Seniles)[86] le raccolte poetiche latine (Epistolae Metricae) e quelle volgari (i Triumphi e i Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere). Durante il soggiorno meneghino Petrarca iniziò soltanto una nuova opera, il dialogo intitolato De remediis utriusque fortune (sui rimedi della cattiva e della buona sorte), in cui si affrontano problematiche morali concernenti il denaro, la politica, le relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Nel giugno del 1361, per sfuggire alla peste, Petrarca abbandonò Milano  per Padova, città da cui nel 1362 fuggì per lo stesso motivo. Nonostante la fuga da Milano, i rapporti con Galeazzo II Visconti rimasero sempre molto buoni, tanto che trascorse l'estate del 1369 nel castello visconteo di Pavia in occasione di trattative diplomatiche. A Pavia seppellì il piccolo nipote di due anni, figlio della figlia Francesca, nella chiesa di San Zeno e per lui compose un'epigrafe ancor oggi conservata nei Musei Civici[90]. Nel 1362, quindi, Petrarca si recò a Venezia, città dove si trovava il caro amico Donato degli Albanzani[91] e dove la Repubblica gli concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri (sulla Riva degli Schiavoni) n cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua biblioteca, che era allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa: si tratta della prima testimonianza di un progetto di "bibliotheca publica"[93].  La casa veneziana fu molto amata dal poeta, che ne parla indirettamente nella Seniles, IV, 4 quando descrive, al destinatario Pietro da Bologna, le sue abitudini quotidiane (la lettera è datata intorno al 1364/65)[94]. Vi risiedette stabilmente fino al 1368 (tranne alcuni periodi a Pavia e Padova) e vi ospitò Giovanni Boccaccio e Leonzio Pilato. Durante il soggiorno veneziano, trascorso in compagnia degli amici più intimi[95], della figlia naturale Francesca (sposatasi nel 1361 con il milanese Francescuolo da Brossano[96]), Petrarca decise di affidare al copista Giovanni Malpaghini la trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere[N 14]. La tranquillità di quegli anni fu turbata, nel 1367, dall'attacco maldestro e violento mosso alla cultura, all'opera e alla figura sua da quattro filosofi averroisti che lo accusarono di ignoranza.  L'episodio fu l'occasione per la stesura del trattato De sui ipsius et multorum ignorantia, in cui Petrarca difende la propria "ignoranza" in campo aristotelico a favore della filosofia neoplatonica-cristiana, più incentrata sui problemi della natura umana rispetto alla prima, intesa a indagare la natura sulla base dei dogmi del filosofo di Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani davanti alle accuse rivoltegli, Petrarca decise di abbandonare la città lagunare e annullare così la donazione della sua biblioteca alla Serenissima.  L'epilogo padovano e la morte.  La casa di Petrarca ad Arquà Petrarca, località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove l'ormai anziano poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Della dimora Petrarca parla nella Seniles, XV, 5. Petrarca, dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito dell'amico ed estimatore Francesco I da Carrara di stabilirsi a Padova nella primavera.. È ancora visibile, in Via Dietro Duomo 26/28 a Padova, la casa canonicale di Francesco Petrarca, che fu assegnata al poeta in seguito al conferimento del canonicato. Il signore di Padova donò poi, nel 1369, una casa situata nella località di Arquà, un tranquillo paese sui colli Euganei, dove poter vivere[98]. Lo stato della casa, però, era abbastanza dissestato e ci vollero alcuni mesi prima che potesse avvenire il definitivo trasferimento nella nuova dimora, avvenuta nel marzo del 1370[99]. La vita dell'anziano Petrarca, che fu raggiunto dalla famiglia della figlia Francesca nel 1371[100], si alternò prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e quella vicina al Duomo di Padova,  allietato spesso dalle visite dei suoi vecchi amici ed estimatori, oltre a quelli nuovi conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda Lombardo della Seta, che dal 1367 aveva sostituito Giovanni Malpaghini quale copista e segretario del poeta laureato[102]. In quegli anni Petrarca si mosse dal padovano soltanto una volta quando, nell'ottobre del 1373, fu a Venezia quale paciere per il trattato di pace tra i veneziani e Francesco da Carrara[103]: per il resto del tempo si dedicò alla revisione delle sue opere e, in special modo, del Canzoniere, attività che portò avanti fino agli ultimi giorni di vita[79].  Colpito da una sincope, morì ad Arquà nella notte fra il 18 e il 19 luglio del 1374, esattamente alla vigilia del suo settantesimo compleanno e, secondo la leggenda, mentre esaminava un testo di Virgilio, come auspicato in una lettera al Boccaccio[104]. Il frate dell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino Bonaventura Badoer Peraga fu scelto per tenere l'orazione funebre in occasione dei funerali, che si svolsero il 24 luglio nella chiesa di Santa Maria Assunta alla presenza di Francesco da Carrara e di molte altre personalità laiche ed ecclesiastiche[105]. Per volontà testamentaria le spoglie di Petrarca furono sepolte nella chiesa parrocchiale del paese[105], per poi essere collocate dal genero, nel 1380, in un'arca marmorea accanto alla chiesa[106]. Le vicende dei resti del Petrarca, come quelli di Dante, non furono tranquille. Come racconta Giovanni Canestrini in un suo volume scritto in occasione del 500º anniversario della morte del Petrarca  «Nel 1630, e precisamente dopo la mezzanotte del 27 maggio, questa tomba fu spezzata all'angolo di mezzodì [quindi a sud, n.d.a], e vennero rapite alcune ossa del braccio destro. Autore del furto fu un certo Tommaso Martinelli, frate da Portogruaro, il quale, a quanto dice un'antica pergamena dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito in quel luogo dai fiorentini, con ordine di riportare seco qualche parte dello scheletro del Petrarca. La veneta repubblica fece riattare l'urna, suggellando con arpioni le fenditure del marmo, e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca del misfatto.»  (Canestrini2) I resti trafugati non furono mai recuperati. Nel 1843 la tomba, che versava in stato pessimo, venne sottoposta a restauro del quale venne incaricato lo storico patavino Pier Carlo Leoni, impietosito dallo stato pessimo in cui il sepolcro versava. Il Leoni, però, a seguito di complicazioni burocratiche e di conflitti di competenza e questioni anche politiche, fu addirittura processato con l'accusa di "violata sepoltura".[108]  Il dilemma dei resti Il 5 aprile 2004 vennero resi noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella tomba del poeta ad Arquà Petrarca: il teschio presente, peraltro ridotto in frammenti, una volta ricostruito, è stato riconosciuto come femminile e quindi non pertinente. Un frammento di pochi grammi del cranio, inviato a Tucson in Arizona ed esaminato con il metodo del radiocarbonio, ha inoltre consentito di accertare che il cranio femminile ritrovato nel sepolcro risale al 1207 circa. A chi sia appartenuto e perché si trovasse nella tomba del Petrarca è ancora un mistero, come un mistero è dove sia finito il vero cranio del poeta. Lo scheletro è stato invece riconosciuto come autentico: esso riporta alcune costole fratturate; Petrarca fu infatti ferito da una cavalla con un calcio al costato. Pensiero e poetica  Anonimo, Francesco Petrarca nello studium, affresco murale, ultimo quarto del secolo XIV, Reggia Carrarese, Sala dei Giganti, Padova. Il messaggio petrarchesco Il concetto di humanitas Petrarca, fin dalla giovinezza, manifestò sempre un'insofferenza innata nei confronti della cultura a lui coeva. Come già ricordato nella sezione biografica, la sua passione per l'agostinismo da un lato, e per i classici latini "liberati" dalle interpretazioni allegoriche medievali dall'altro, pongono Petrarca come l'iniziatore dell'umanesimo che, nel corso del XV secolo, si svilupperà prima in Italia, e poi nel resto d'Europa. Nel De remediis utriusque fortune, ciò che interessa maggiormente a Petrarca è l'humanitas, cioè l'insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più umani della vita, con un'ansia di meditazione e di ricerca tra erudita ed esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue sfaccettature. Di conseguenza, Petrarca pone al centro della sua riflessione intellettuale l'essere umano, spostando l'attenzione dall'assoluto teocentrismo (tipico della cultura medievale) all'antropocentrismo moderno.  Petrarca e i classici Fondamentale, nel pensiero petrarchesco, è la riscoperta dei classici. Già conosciuti nel Medioevo, erano stati oggetto però di una rivisitazione in chiave cristiana, che non teneva quindi conto del contesto storico-culturale in cui le opere erano state scritte. Per esempio, la figura di Virgilio fu vista come quella di un mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle Bucoliche, la nascita di Cristo, anziché quella di Asinio Gallo, figlio del politico romano Asinio Pollione: un'ottica che Dante accolse pienamente nel Virgilio della Commedia. Petrarca, rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il travisamento dei classici operato fino a quel momento, ridando loro quella patina di storicità e di inquadramento culturale necessaria per stabilire con essi un colloquio costante, come fece nel libro XXIV delle Familiares. «Scrivere a Cicerone o a Seneca, celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza mancanze e contraddizioni, era per lui un modo letterariamente tangibile (e per noi assai significativo simbolicamente) di mostrare quanto a loro dovesse, quanto li sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei.»  (Guglielmino-Grosser182) Oltre alle epistole, all'Africa e al De viris illustribus, Petrarca operò tale riscoperta attraverso il metodo filologico da lui ideato tra il 1325 e il 1337 e la ricostruzione dell'opera liviana e la composizione del Virgilio ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo innovativo approccio alle fonti e alle testimonianze storico-letterarie si avverte, anche, nell'ambito della numismatica, della quale Petrarca è ritenuto il precursore[116].Per quanto riguarda la prima opera, Petrarca decise di riunire le varie decadi (cioè i libri di cui l'opera è composta) allora conosciute (I, III e IV decade) in un unico codice, l'attuale codice Harleiano 2193, conservato ora al British Museum di Londra.  Il giovane Petrarca si dedicò a quest'opera di collazione per cinque anni, dal 1325 al 1330, grazie ad un lavoro di ricerca e di enorme pazienza. Nel 1326, Petrarca prese la terza decade (tramandata da un manoscritto risalente al XIII secolo[119]), correggendola e integrandola ora con un manoscritto veronese del X secolo vergato dal dotto vescovo Raterio[119], ora con una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Chartres[120], il Parigino Latino 5690 acquistato dal vecchio canonico Landolfo Colonna[121], contenente anche la quarta decade. Quest'ultima fu poi corretta su di un codice risalente al secolo precedente e appartenuto al preumanista padovano Lovato Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la prima decade, Petrarca poté procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero nel 1330[122].  Il Virgilio Ambrosiano L'impresa riguardante la costruzione del Virgilio ambrosiano è invece molto più complessa. Iniziato già quand'era in vita il padre Petracco, il lavoro di collazione portò alla nascita di un codice composto di 300 fogli manoscritti che conteneva l'omnia virgiliana (Bucoliche, Georgiche ed Eneide commentati dal grammatico Servio del VI secolo), al quale furono aggiunte quattro Odi di Orazio e l'Achilleide di Stazio. Le vicende di tale manoscritto sono assai travagliate. Sottrattogli nel 1326 dagli esecutori testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano verrà recuperato solo nel 1338, data in cui Petrarca commissionò al celebre pittore Simone Martini una serie di miniature che lo abbellirono esteticamente. Alla morte del Petrarca il manoscritto finì nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia, nel 1388, Gian Galeazzo Visconti conquistò Padova ed il codice fu inviato, insieme ad altri manoscritti del Petrarca, a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca situata nel castello di Pavia. Nel 1471 Galeazzo Maria Sforza ordinò al castellano di Pavia di prestare, per 20 giorni, il manoscritto allo zio Alessandro signore di Pesaro, poi il Virgilio Ambrosiano tornò a Pavia. Nel 1499, Luigi XII conquistò il Ducato di Milano e la biblioteca Visconteo-Sforzesca venne trasferita in Francia, dove ancora si conservano, nella Bibliothèque nationale de France, circa 400 manoscritti provenienti da Pavia. Tuttavia il Virgilio Ambrosiano fu sottratto al saccheggio francese da un certo Antonio di Pirro. Sappiamo che a fine Cinquecento si trovava a Roma, ed era di proprietà del cardinal Agostino Cusani, fu poi acquistato da Federico Borromeo per l'Ambrosiana.  L'umanesimo cristiano Magnifying glass icon mgx2.svgUmanesimo cristiano. La religiosità petrarchesca Il messaggio petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana, non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti, il legame con l'agostinismo e la tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi costanti all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto, però, alla tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata da tre nuove accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra l'anima e Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della verità divina[127]; la seconda, la rivalutazione della tradizione morale e filosofica classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e non più in chiave di contrasto o di mera subordinazione[128]; infine, il rapporto "esclusivo" tra Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione collettiva propria della Commedia dantesca[129].  Comunanza tra valori classici e cristiani La lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca: l'humanitas di Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della conoscenza[130]. Sul legame spirituale tra gli antichi e i cristiani è significativo il celebre passo della morte di Magone, fratello di Annibale che, nell'Africa  ormai morente, pronuncia un discorso sulla vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano[132], anche se tale discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del lamento di Magone:   Edizione dell'Africa stampata nel 1501 a Venezia, nella stamperia di Aldo Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del poema.  «Heu qualis fortunae terminus alte est! / Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum / praecipiti gaudere loco; status iste procellis / subjacet innumeris, et finis ad alta levatis / est ruere. Heu tremulum magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria fictis / illita blanditiis! Heu vita incerta labori / dedita perpetuo, semperque heu certa, nec unquam / Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae / natus homo in terris!» «O qual è il traguardo dell'alta sorte! / Quanto l'anima (è) cieca davanti alle fauste imprese! Ecco la follia dei potenti, godere delle altezze vertiginose; questo stato è esposto ad infinite tempeste, ed è destinato a cadere chi si è innalzato a quelle vette. O tremante sommità dei grandi onori, fallace speranza degli uomini, vana gloria adornata da finti piaceri! O vita incerta, dedita ad una fatica incessante, come certo è il giorno di morte, né mai previsto abbastanza! O che sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!»  (Africa, vv. 889-898) L'agostinismo del Secretum e dell'Ascesa al Monte Ventoso  Vista del Mont Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel pensiero di sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura teologica, visto come alieno dalla cura dell'anima umana[134]. A tal proposito, il filosofo Giovanni Reale delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la cultura contemporanea:  «La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che distragga pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la sapienza necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del singolo uomo.»  (Reale16) L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo Petrarca è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da un lato, in cui il vescovo d'Ippona interloquisce con Petrarca spingendolo ad un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il celebre episodio dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1, inviata (seppur in modo fittizio[N 16]) a Dionigi da Borgo San Sepolcro[135].La forte vena morale che percorre tutte le opere petrarchesche, sia latine che volgari, tende a trasmettere un messaggio di perfezione morale: il Secretum, il De remediis, le raccolte epistolari e lo stesso Canzoniere sono impregnati di questa tensione etica volta a risanare le deviazioni dell'anima attraverso la via della virtù[136]. Tale applicazione etica negli scritti (l'oratio), però, deve corrispondere alla vita quotidiana (la vita, appunto) se l'umanista vuole trasmettere un'etica credibile ai destinatari. Prova di questo binomio essenziale è, per esempio, la Familiares, XXIV, 3 indirizzata a Marco Tullio Cicerone.  In essa il poeta esprime, in un tono di amarezza e di rabbia al contempo, la scelta dell'oratore romano di essersi allontanato dall'otium letterario di Tuscolo per addentrarsi nuovamente nell'agone politico dopo la morte di Cesare e schierarsi a fianco del giovane Ottaviano contro Marco Antonio, tradendo così i principi etici esposti nei suoi trattati filosofici:  «Ma qual furore a danno di Antonio ti mosse? Risponderai per avventura l'amore alla Repubblica, che dicevi caduta in fondo. Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone (come di sì grand'uomo stimare si converrebbe), ond'è che tanto fosti amico di Augusto? [... ] Io ti compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. [...] Oh! quanto era meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu dici, non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar tranquilla vecchiezza”. (Delle cose familiari, XXIV, 3, A M.T. Cicerone, traduzione di G. Fracassetti, 5, 141) L'impegno "civile" del letterato La declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea una vocazione "civile" del letterato. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno nella vita politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione prettamente sociale, quale impegno del letterato nell'aiutare gli uomini contemporanei a migliorarsi costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei confronti del prossimo. Oltre ai trattati morali, scritti per questo fine, si deve però anche registrare che cosa significasse per Petrarca, nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio presso i potenti di turno (i Colonna, i Da Correggio, i Visconti e poi i Da Carrara) spinse gli amici di Petrarca ad avvertirlo della minaccia che tali regnanti avrebbero potuto costituire per la sua indipendenza intellettuale; egli, però, nella famosa Epistola posteritati (Epistola ai posteri), ribadì la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte:   Altichiero, Ritratto di Francesco Petrarca, dal ms. lat. 6069 f della Bibliotèque Nationale de France (Parigi), contenente il De viris illustribus[138]. «I più grandi monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi a loro, né so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere favoriti della mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che dall'alto loro grado io molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi ritratto. Tanto peraltro in me fu forte l'amore della mia libertà, che da chiunque di loro avesse nome di avversarla mi tenni studiosamente lontano.»  (Ai posteri, traduzione di G. Fracassetti, 1203) Nonostante l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola, Petrarca rimarca il fatto che i potenti vollero averlo di fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì che il poeta finisse «per non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese di posizioni». Il legame con le corti signorili, scelte per motivazioni economiche e di protezione, gettò pertanto le basi per la figura dell'intellettuale cortigiano, modello per gli uomini di cultura nei secoli successivi[128]. Se Dante, costretto a vagare per le corti dell'Italia centro-settentrionale, soffrì sempre per la lontananza da Firenze[139], Petrarca fondò, con la sua scelta di vita, il modello dell'intellettuale cosmopolita, segnando così il tramonto dell'ideologia comunale che era stata fondamento della sensibilità dantesca prima, e che in parte fu propria del contemporaneo Boccaccio[140].  L'otium letterario Altra caratteristica propria dell'intellettuale petrarchesco è l'otium, vale a dire il riposo. Parola latina indicante, in generale, il riposo dei patrizi romani dalle attività proprie del negotium[N 18], Petrarca la riprende rivestendola però di un significato diverso: non più riposo assoluto, ma attività intellettuale nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario ove potersi concentrare e portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da questo ritiro. Questo ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita solitaria e del De otio religioso, è vicino, per sensibilità del Petrarca, ai ritiri ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come l'attività letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica religiosa. Petrarca, con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e il Canzoniere, scrisse esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi romani di cui voleva riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli credeva di raggiungere il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua fama è legata alle opere in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto affidare la sua memoria ai posteri con la Commedia, Petrarca decise di eternare il suo nome riallacciandosi ai grandi dell'antichità:  «Il Petrarca (a parte una letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare, anche privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e della normale comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira il Petrarca, si carica di valori ideali.»  (Guglielmino-Grosser182) Petrarca preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel Canzoniere, esse valgono quali nugae[N 19], cioè quale «elegante divertimento dello scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria»[142]. Il volgare petrarchesco, al contrario di quello dantesco, è caratterizzato però da un'accurata selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie (da qui la limatio petrarchesca) per la definizione di una poesia «aristocratica»[143], elemento che spingerà il critico letterario Gianfranco Contini a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo dantesco. Dante e Petrarca Magnifying glass icon mgx2.svg Influenza culturale di Dante Alighieri § Petrarca e Boccaccio. Dalle considerazioni fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra Petrarca e Dante: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici "depurati" dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente appostavi dai commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul sentimento che Petrarca nutrì per l'Alighieri è la Familiares, XXI, 15, scritta in risposta all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui Petrarca odiasse Dante. In tale lettera, Petrarca afferma che non può odiare qualcuno che egli conobbe appena e che affrontò con onore e sopportazione l'esilio, ma prende le distanze dall'ideologia dantesca, esprimendo il timore di essere "influenzato" da un così grande esempio poetico se avesse deciso di scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo storpiamento da parte del volgo[145].  Opere Opere latine in versi L'Africa Magnifying glass icon mgx2.svgAfrica (Petrarca).  Altichiero, Ritratto di Francesco Petrarca (in primo piano) e di Lombardo della Seta, particolare tratto dall'affresco rappresentante l'episodio di San Giorgio battezza re Servio di Cirene, Oratorio di San Giorgio, 1376, Padova[146]. Scritto fra il 1339 e il 1342 e in seguito corretto e ritoccato, Africa è un poema epico che tratta della seconda guerra punica e in particolare delle gesta di Scipione. Rimasto incompiuto, è formato da nove libri, mentre avrebbe dovuto essere composto di 12 libri, secondo il modello dell'Eneide virgiliana[147].Il Bucolicum carmen Magnifying glass icon mgx2.svgBucolicum carmen. Composto fra il 1346 e il 1358 e costituito da dodici egloghe, gli argomenti spaziano fra amore, politica e morale. Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal titolo, che richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle Bucoliche. Attualmente, la lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice Vaticano lat. Le Epistolae metricae Magnifying glass icon mgx2.svg Epistolae metricae. Scritte fra il 1333 e il 1361 e dedicate all'amico Barbato da Sulmona, sono 66 lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre per la maggior parte si occupano di politica, morale o di materie letterarie[149].  I Psalmi penitentiales Scritti nel 1347, Petrarca ne accenna nella Seniles, X, 1 a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei salmi davidici della Bibbia, in cui Petrarca chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono della Misericordia divina[150].  Opere latine in prosa  Petrarca, De viris illustribus, codice autografo custodito alla Bibliothèque Nationale de France di Parigi, classificato come MS. De viris illustribus Magnifying glass icon mgx2.svg De viris illustribus (Petrarca). Il De viris illustribus è una raccolta di 36 biografie di uomini illustri in prosa latina, redatta a partire dal 1338 e dedicata a Francesco I da Carrara signore di Padova nel 1358. Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita di personaggi della storia di Roma da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a Nerone. In seguito Petrarca aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta e fu continuata dall'amico e discepolo padovano di Petrarca, Lombardo della Seta, fino alla vita di Traiano[151].  I Rerum memorandarum libri Magnifying glass icon mgx2.svg Rerum memorandarum libri. I Rerum memorandarum libri (Libri delle gesta memorabili) sono una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa latina, basati sui Factorum et dictorum memorabilium libri dello scrittore latino Valerio Massimo[152]. Iniziati verso il 1343 in Provenza, furono continuati fino al 1345, allorché Petrarca scoprì le orazioni ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares. Difatti, furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i primi 4 libri e alcuni frammenti del quinto libro[153].  Il Secretum Magnifying glass icon mgx2.svgSecretum.  Petrarca, Secretum, Grootseminaire (Bruges), tratto dal MS 113/78 fol. Ir., realizzato nel 1470 per Jan Crabble. Il Secretum o De secreto conflictu curarum mearum è una delle opere più celebri di Petrarca e fu composta tra il 1347 e il 1353, anche se in seguito fu riveduta. Articolato come un dialogo immaginario in tre libri tra il poeta stesso (che si fa chiamare semplicemente Francesco) e sant'Agostino, alla presenza di una donna muta che simboleggia la Verità, il Secretum consiste in una sorta di esame di coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e l'amore carnale per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la vita del Petrarca[154].  Il De vita solitaria Magnifying glass icon mgx2.svg De vita solitaria. Il De vita Solitaria ("La vita solitaria") è un trattato di carattere religioso e morale. Fu elaborato nel 1346, ma venne successivamente ampliato nel 1353 e nel 1366. L'autore vi esalta la solitudine, tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che favorisce la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal mondo che Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i valori spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei libri, soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli. Da questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo cristiano" di Petrarca.  Il De otio religioso Magnifying glass icon mgx2.svg De otio religioso. Redatto all'incirca tra il 1347 e il 1356/57, il De otio religioso è un'esaltazione della vita monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al De vita solitaria, esalta però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi, definita come la migliore condizione di vita possibile. .Il De remediis utriusque fortunae Magnifying glass icon mgx2.svgDe remediis utriusque fortunae. Il De remediis è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina, redatta all'incirca tra il 1356 e il 1366, anno in cui fu diffusa. Basata sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano composto nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il "Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa. Il De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua:   «Ut ad plenum auctorum constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non scriptores.» «Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti.»  Invectivarum contra medicum quendam libri IV Magnifying glass icon mgx2.sv  Invectivarum contra medicum quendam libri IV. L'occasione per la scrittura di questa serie di accuse nei confronti dei medici fu la malattia che colpì papa Clemente VI nel 1352. Nella Familiares, V, 19, Petrarca consigliava al pontefice di non fidarsi dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu inviata poi al Boccaccio. De sui ipsius et multorum ignorantia Magnifying glass icon mgx2.svg De sui ipsius et multorum ignorantia.  Scuola fiorentina, Il Trionfo della Morte tratta da I Trionfi di Petrarca, XV secolo, miniatura, ms. Palat.192, f.22r, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze. L'opera, come ricordato prima nella sezione biografica relativa al periodo veneziano, fu scritta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro giovani aristotelici rivolsero a Petrarca, in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali. In quest'apologia del pensiero umanistico, Petrarca rispose come lui fosse interessato alle scienze che interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e dogmatiche proprie del nominalismo della tarda scolastica[88].  Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli calumnia Magnifying glass icon mgx2.svgInvectiva contra cuiusdam anonimi Galli calumnia. Opera di carattere politico scritta nel 1373, l'invettiva era rivolta ad un monaco e teologo francese, Jean de Hesdin, sostenitore della necessità che la sede del Papato rimanesse ad Avignone. Per tutta risposta Petrarca sostenne la necessità che il papa ritornasse a Roma, sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana[64].  Epistolae Magnifying glass icon mgx2.svgEpistole. Di grande importanza sono le epistole latine in prosa, in quanto contribuiscono a costruire l'immagine autobiografica idealizzata che il poeta stesso ha voluto offrire di sé e quindi la sua eternizzazione. Basate sul modello ciceroniano-senecano, ricavato dalla scoperta delle Epistulae ad Atticum compiuta da Petrarca a Verona del 1345[65], le lettere sono disposte in ordine cronologico e raggruppate in quattro raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus familiaribus libri), 350 epistole in 24 libri, dedicate a Ludwig van Kempen, sotto lo pseudonimo di Socrate; le Seniles, 126 epistole in 17 libri, e dedicate a Francesco Nelli, sotto lo pseudonimo di Simonide; le Sine nomine (cioè "senza nome del destinatario"), 19 epistole politiche in un libro; e le Variae, 76 epistole, queste ultime non raggruppate dall'autore, ma dopo la sua morte dagli amici.[158] È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte l'epistola Posteritati (Ai posteri). Le lettere spaziano dagli anni bolognesi sino alla fine della vita del Petrarca[159] e sono indirizzate a vari personaggi suoi contemporanei, ma, nel caso del XXIV libro delle Familiares, sono rivolte fittiziamente a personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares è celebre l'epistola IV, 1 incentrata sull'ascesa al Monte Ventoso.Opere in volgare  Francesco Petrarca, Rime, codice membranaceo ms. I 12, c. 1r. conservato al Museo Petrarchesco Piccolomineo, Trieste, risalente ai secoli fine XV, inizio XVI. Il particolare riporta il primo sonetto del Canzoniere. Il Canzoniere Magnifying glass icon mgx2.svg Canzoniere (Petrarca). «Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io nudriva ’l core / in sul mio primo giovenile errore / quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono...»  (Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, prima quartina della lirica d'apertura del Canzoniere) Il Canzoniere, il cui titolo originale è Francisci Petrarchae laureati poetae Rerum vulgarium fragmenta, è la storia poetica della vita interiore del Petrarca vicina, per introspezione e tematiche, al Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno introduttivo: "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono"): 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali, divisi tra rime in vita e rime in morte di Madonna Laura [N 20], celebrata quale donna superiore, senza però raggiungere il livello della donna angelo della Beatrice dantesca. Difatti, Laura invecchia, subisce il corso del tempo, e non è portatrice di alcun attributo divino nel senso teologico stilnovista-dantesco[160]. Anzi, la storia del Canzoniere, più che la celebrazione di un amore, è il percorso di una progressiva conversione dell'anima: si passa, infatti, dal giovanil errore (l'amore terreno per Laura) ricordato nel sonetto introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse, alla canzone Vergine bella, che di sol vestita in cui Petrarca affida la sua anima alla protezione di Maria perché trovi finalmente pietà e riposo[N 21].  L'opera, che richiese a Petrarca quasi quarant'anni di continue rivisitazioni stilistiche (da qui la cosiddetta limatio petrarchesca]), prima di trovare la forma definitiva subì, secondo gli studi compiuti da Wilkins, ben nove fasi di redazioni, di cui la prima risale al 1336-38, e l'ultima al 1373-74, che è quella contenuta nel codice Vaticano Latino, I Trionfi Magnifying glass icon mgx2.svgI Trionfi. I "Trionfi" (la titolazione originale è in latino, Triumphi) sono un poemetto allegorico in volgare toscano, in terzine dantesche, incominciato da Petrarca nel 1351, durante il periodo milanese, e mai portato a termine.  Il poema è ambientato in una dimensione onirica e irreale (strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con la Comedia): Petrarca viene visitato da Amore, che gli mostra tutti gli uomini illustri che hanno ceduto alle passioni del cuore (Triumphus Cupidinis). Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla stessa Laura, apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova.  La Fama poi sconfigge la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus Eternitatis).  Fortuna e critica letteraria  Ritratto di Leonardo Bruni. L'età dell'umanesimo Magnifying glass icon mgx2.svgUmanesimo. Già quand'era in vita Petrarca fu riconosciuto immediatamente quale maestro e guida per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle discipline umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò il seme del suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in particolar modo a Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa dell'umanesimo Giovanni Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini Francisci Petracchi de Florentia[162]), Petrarca trasmise la sua passione a Coluccio Salutati, dal 1375 cancelliere della Repubblica di Firenze e vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei principali umanisti del '400: Poggio Bracciolini, il più grande scopritore di codici latini del secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Leonardo Bruni, il più notevole rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro Salutati. Fu il Bruni a consolidare la fama di Petrarca, allorché nel 1436 redasse una Vita di Petrarca[164], seguita da quelle di Filippo Villani, Giannozzo Manetti, Sicco Polenton e Pier Paolo Vergerio[162].  Oltre a Firenze, i soggiorni del poeta in Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali locali desti declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze della classe politica locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di Pier Candido Decembrio e di Francesco Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a diventare il prototipo per tutte le corti principesche italiane[165]; a Venezia si diffuse, invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe dirigente della Serenissima, grazie all'attività di Leonardo Giustinian e di Francesco Barbaro prima, e di Ermolao il Vecchio e dell'omonimo detto il Giovane poi[165].Pietro Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e cardinale veneziano Pietro Bembo divenne anche il modello del cosiddetto classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava progressivamente già delineando nella lirica italiana[N 23]. Difatti Bembo, nel dialogo Prose della volgar lingua del 1525, sostenne la necessità di prendere come modelli stilistici e linguistici Petrarca per la lirica, Boccaccio invece per la prosa, scartando Dante per il suo plurilinguismo che lo rendeva difficilmente accessibile: «Requisito necessario per la nobilitazione del volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità. Ecco perché Bembo non accettava integralmente il modello della Commedia di Dante, di cui non apprezzava le discese verso il basso nelle quali noi moderni riconosciamo un accattivante mistilinguismo. Da questo punto di vista, il modello del Canzoniere di Petrarca non presentava difetti, per la sua assoluta selezione linguistico-lessicale.»  (Marazzini265)  Gianfranco Contini, grande estimatore di Francesco Petrarca e suo commentatore nel XX secolo. La proposta bembiana risultò, nelle diatribe relative alla questione della lingua, quella vincente. Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle Prose, si diffuse presso i circoli poetici italiani una passione per le tematiche e lo stile della poesia petrarchesca (stimolata anche dal commento al Canzoniere di Alessandro Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche dalla diffusione dei petrarchini, cioè edizioni tascabili del Canzoniere[167].  Dal Seicento ai giorni nostri A fianco del petrarchismo, però, si sviluppò anche un movimento avverso alla canonizzazione poetica operata dal Bembo: prima nel corso del Cinquecento, allorché letterati come Francesco Berni e Pietro Aretino svilupparono polemicamente il fenomeno dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento, la temperie barocca, ostile all'idea di classicismo in nome della libertà formale, declassò il valore dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente nel corso del Settecento da Ludovico Antonio Muratori, Petrarca ritornò pienamente in auge in seno alla temperie romantica, quando Ugo Foscolo prima e Francesco De Sanctis poi, nelle loro lezioni universitarie di letteratura tenute dal primo a Pavia, e dal secondo a Napoli e a Zurigo, furono in grado di operare un'analisi complessiva della produzione petrarchesca e ritrovarne l'originalità. Dopo gli studi compiuti da Giosuè Carducci e dagli altri membri della Scuola storica compiuti tra fine '800 e inizi '900, il secolo scorso vide, per l'area italiana, Gianfranco Contini e Giuseppe Billanovich tra i maggiori studiosi del Petrarca.  Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying glass icon mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che studia i documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro caratteristiche estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Jean Mabillon nel 1681, nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei precursori che, inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno analizzato e dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di studio da parte della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti umanisti e anche il loro precursore e fondatore, Francesco Petrarca. Nel 1361, infatti, l'imperatore Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei documenti imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero stati stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che dichiaravano tali terre indipendenti dall'Impero[169]. Petrarca rispose con la Seniles, XVI, 5[170] in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il tono (il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della data cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo diploma.  Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea poetica — Roma, 8 aprile 1341 A Petrarca è intitolato il cratere Petrarca su Mercurio[171].Note Esplicative  L'epistola, scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli chiedeva se fosse vera l'invidia che Petrarca nutriva per Dante, contiene l'accenno all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E primieramente si noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo, che solo una volta negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.»  (Delle cose familiari, XXI, 15, traduzione italiana di G. Fracassetti, 4392) La critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o ad altre località, è divisa: Ariani23 e Ferroni82, nota 6 propendono per la città toscana, mentre Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova sul finire del 1311, quando la famiglia di ser Petracco si stava dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti, 19879.  Si legga il brano dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli ancora impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione per imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia, quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete, qual silenzio ne' campi!»  (Lettere Senili, X, 2, traduzione di G. Fracassetti, 287)  Petrarca mostrò, nei confronti di tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella Familiares, XX, 4, in cui il futuro autore del Canzoniere scrive a Marco Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.»  (Delle cose familiari, XX, 4, traduzione di G. Fracassetti, 4261)  Come però ricorda Wilkins16, la scelta di Petrarca di entrare a far parte della Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i proventi necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per la cura delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa.  A sviluppare la tesi dell'identificazione di Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, II, 9, traduzione di G. Fracassetti). Più precisamente, nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere la vita della presunta amata del Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di Noves nobile famiglia di Avignone nacque del 1307, o in su quel torno, una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Ai 16 gennaio del 1325 fa fatta per man di notaio la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo Avignonese. Due anni più tardi, a' 6 di aprile del 1327 nella chiesa di S. Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che chiamavano prima, il Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la vide»   Si legga l'episodio di come fossero stati dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che suscitò il pianto nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così affranto «d'una mano porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone: "tieni, sorridendo mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara volta la mente, e quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle leggi".»  (Lettere Senili, XVI, 1, traduzione di G. Fracassetti, 2458)  Il codice, dopo la morte di Petrarca (1374), passò nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando questa città verrà conquistata, agli inizi del '400, da Gian Galeazzo Visconti, anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei duchi milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore, il cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano (1595-1631). Si veda: Cappelli,  42-43.  Da questo momento in avanti, Petrarca non esitò a chiamare Avignone la novella Babilonia di apocalittica memoria, come testimoniato dai celebri sonetti avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre a motivazioni di carattere morale, ci fu anche la profonda delusione che suscitò la decisione di Benedetto XII di non recarsi a prendere possesso ufficialmente della sua sede vescovile e ristabilire così pace in Italia (Ariani,  33-34). Petrarca scrisse, riguardo alla morte del vecchio amico e protettore, due lettere commoventi: la prima, al fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni (Delle cose familiari, IV, 12, traduzione di G. Fracassetti, 1,  537-549); la seconda, all'amico Angelo Tosetti, soprannominato Lelius (Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti). Nella Nota alla prima a548, Fracassetti ricorda come Petrarca, nella Familiares, V, 7, avesse avuto, in sogno, il presagio della morte del Vescovo di Lombez venticinque giorni prima della sua effettiva scomparsa.  Cappelli55. Significativa la ricostruzione storico-letteraria compiuta da Amaturo,  ove si rievocano le figure di intellettuali che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese (Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane citate; il Liber catulliano).  Boccaccio esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X Archiviato l'11 giugno  in ., indirizzata a Francesco Petrarca, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come Silvano (il nome letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato) avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores». Inoltre, bisogna ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno schiaffo alla proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come docente nello Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in possesso dei beni paterni sequestrati nel 1301.  L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la politica espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze dell'Italia centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità tra Milano e Firenze perdureranno fino a metà '400, quando salì al potere come duca dello Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di alleanza con Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de' Medici.  Durante l'epidemia di peste milanese, morì il figlio Giovanni (Pacca219), nato nel 1337 da una relazione extraconiugale. I rapporti con il figlio, al contrario di quanto avvenne con la secondogenita Francesca, furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle di Giovanni (Dotti, 1987319 accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi fossero serpenti»). Come ricordato nella Familiares, XXII, 7 del 1359: «Nel 1357 si separò dal figlio Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non precisati dissapori (Familiares); tre anni dopo sarebbe tornato a Milano.»  (Rico-Marcozzi)  Il ravennate Giovanni Malpaghini fu presentato, nel 1364, da Donato degli Albanzani a Petrarca che, rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta intelligenza, lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i due uomini, durata appunto dal 1364 al 1367, si interruppe il 21 aprile di quell'anno, quando il Malpaghini decise di lasciare l'incarico presso l'Aretino. Per maggiori informazioni biografiche, si veda la biografia di Signorini.  Petrarca, nella Seniles, XV, 5, informa il fratello Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova dimora sui colli Euganei, dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non dilungarmi di troppo della mia chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano che dieci miglia da Padova mi fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta da un oliveto e da una vigna che dan quanto basta a una non numerosa e modesta famiglia. E qui, sebbene infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente tranquillo lungi dai tumulti, dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e scrivendo [...].»  (Lettere Senili, XV, 5, traduzione di G. Fracassetti, 2413)  La lettera, datata 26 aprile 1335, non può essere considerata "reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal Petrarca. Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato in contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più "mitica" l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich, Petrarca e il Ventoso, in Italia medioevale e umanistica,  9, Roma, Antenore,  Il ventiquattresimo libro delle Familiares è composto da lettere indirizzate a vari personaggi dell'antichità classica. Per Petrarca, infatti, gli antichi non sono lontani e irraggiungibili: la costante lettura delle loro opere fa sì che Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano attraverso queste ultime, rendendo i rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati scrittori classici vicini per la comunanza di sentimento.  L'Otium degli antichi romani non consisteva unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani, indicati sotto il sostantivo di negotium. Per Cicerone, l'otium non era soltanto il riposo dalle attività forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro nella propria intimità domestica col fine di dedicarsi alla letteratura (De officiis, III, 1). In questo caso, il modello petrarchesco è affine a quello stoicheggiante dell'oratore romano. Si veda il riassunto operato da Laidlaw,  42-52 che ripercorre la concezione all'interno della letteratura latina. Per Cicerone, nello specifico si vedano le pagine Laidlaw,  44-47.  Termine di origine catulliana, Petrarca lo prende in prestito per descrivere le liriche come "diversivo, passatempo". La questione delle nugae volgari e, più in generale, delle opere latine, è esposta nella Familiares, I, 1 (Delle cose familiari, I, 1, traduzione di G. Fracassetti, 1,  239-253).  Guglielmino-Grosser184. I testi sono raccolti nel codice Vaticano Latino 3195, come ricordato da Santagata,  120-121. Bisogna ricordare che Il Canzoniere non raccoglie tutti i componimenti poetici del Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura: altre rime (dette extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri manoscritti (cfr. Ferroni8).  L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi, dal contrasto tra l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura) e l'aspirazione all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della religione cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser186.  Petrarca mantenne, nell'ambito della lirica volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come ricorda Marazzini,  220-221: «Si delinea una tendenza del linguaggio lirico al 'vago', inteso nel senso di una genericità antirealistica (al contrario di quanto accade nel corposo realismo della Commedia), testimoniato anche dalla polivalenza di certi termini, i quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un numero molto grande di combinazioni diverse [...] Eppure la lingua di Petrarca, selezionata e ridotta nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di varianti canonizzando un polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana, quella latineggiante, quella siciliana o provenzale...»   Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur in forma minore, era presente nel mondo letterario italiano del '400 anche un'ammirazione verso il Petrarca volgare, come testimoniato dalle edizioni a stampa del Canzoniere e dei Trionfi uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani Bartolomeo Valdezocco e Martino "de Septem Arboribus" (cfr. Ente Nazionale Francesco Petrarca, Culto petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici  la notte tra il 18 e il 19 luglio  Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana, 13 dicembre . 12 febbraio .  Wilkins,  5-6.  Ariani21. Più specificamente Bettarini: «Il 20 ottobre [1304], dopo essere stato accusato di aver falsificato un istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000 lire e al taglio della mano destra».  Dotti, 19879.  Bettarini e Pacca4.  Per informazioni biografiche, si veda la voce Pasquini.  Il ricordo di Petrarca al riguardo è riportato in Lettere Senili, XVI, 1, traduzione di G. Fracassetti, 2,  465-467.  Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si colloca indubbiamente fra il 1312 e il '16».  La Casa del Petrarca, su arquapetrarca.com. 19 febbraio  20 febbraio ).  Pacca7.  Si legga il brano della Lettere Senili, X, 2 nella traduzione di G. Fracassetti, 286. Il brano è ricordato anche da Wilkins11.  Ariani25.  Wilkins11.  Rico-Marcozzi: «Nell'autunno 1320 si recò a studiare a Bologna, seguito da un maestro privato...»; e Wilkins13, in cui si ritiene che questo maestro avesse «l'incarico, almeno per Francesco e Gherardo, di fungere in loco parentis».  Ariani26.  Ariani,  27-28.  Wilkins12.  Dotti, 198721.  Bettarini.  Cappelli32.  Pacca16.  Rico-Marcozzi; Ferroni4; Wilkins17.  Wilkins,  16-17; Rico-Marcozzi: «Nel marzo 1330, Giacomo Colonna reclutò Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che Petrarca battezzò in seguito, rispettivamente, Socrate e Lelio.»   Ferroni4.  Pacca18.  ..: Alinari :.., su alinariarchives. 18 febbraio .  La distinzione tra le due scuole di pensiero emerge in Ferroni,  20-21. Ariani31 ricorda che il primo sostenitore del filone allegorico-letterario fu il giovane Giovanni Boccaccio nel suo De vita et moribus domini Francisci Petrarche.  Ariani28. Dotti, 198721 specifica che questo san Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva da Napoli.  Ariani35.  Per maggiori approfondimenti biografici, si veda la biografia di Moschella.  Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da parte di D[ionigi], di una copia delle Confessiones di s. Agostino...»  Billanovich166.  Billanovich,  207-208, nota 2.  Wilkins,  18-19 e Pacca142.  Wilkins20.  Wilkins21.  Rico-Marcozzi: «Nel frattempo aveva raggiunto Roma (nel gennaio o febbraio 1337), accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un avventuroso viaggio, e dove nella sua prima lettera (II 14, 15 marzo), contemplando dal Campidoglio le rovine dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza e maestosità, dando forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al rimpianto per la sua decadenza che divennero i cardini etici, estetici e politici dell’Umanesimo.»   Pacca33.  Dotti, 198750.  Dotti, 198751.  Mauro Sarnelli, Petrarca e gli uomini illustri, Treccani. 22 febbraio  12 marzo ). Poet Laureate, The Royal Household. 22 febbraio .  Ariani,  39-40: «Certo il privilegio toccava, del tutto straordinariamente, a un poeta che ancora non aveva pubblicato molto per meritarselo: ma la protezione dei potenti Colonna e la rete di estimatori che aveva saputo intessere per tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al massimo le epistole metriche, la fama dell'Africa...e del De viris, le rime volgari già note...»  Dello stesso avviso anche Pacca74 e Santagata19.  Moschella: «Tra il 1337 e il 1338” D[ionigi] fece ritorno in Italia; dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr. Petrarca, Familiares, IV, 2), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per l'agostiniano nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi per l'astrologia giudiziaria e per i classici latini.»   Wilkins34: «La conoscenza dell'antica tradizione e delle due o tre incoronazioni celebrate da singole città in tempi moderni, insieme all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in Petrarca il desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò dapprima il suo pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e ne venne a conoscenza anche qualche persona che aveva legami con l'Parigi.»   Si legga il brano della lettera dove inizia la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano: «E chi dico io, e lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa più grande di re Roberto?»  (Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G. Fracassetti, 1494)  Wilkins35.  Rico-Marcozzi: «Sulla base dei contraddittori racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello stesso giorno (il 1º settembre 1340) questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna (IV 4), decidendo di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle ceneri degli alti poeti che ivi dimorano".»  Difatti Petrarca riteneva che l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella del poeta Stazio (I secolo d.C) e che quindi, se vi fosse stato incoronato, sarebbe stato direttamente un successore degli antichi poeti classici da lui tanto amati (Pacca73).  Cfr., ad esempio, Rico-Marcozzi; Wilkins,  37-38; Ariani40  Pacca74.  Rico-Marcozzi: «L'8 e il 13 aprile sono le date fornite da Petrarca ([Familiares], IV 6, 8), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data del 9.»   Lacultur, biografia di Francesco Petrarca, su lacultur.altervista.org.  Wilkins,  90-91.  Dotti, 198731: «In Avignone egli vedeva simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di Pietro.»  Paravicini Bagliani.  Moschella.  Petrucci.  Wilkins,  48-49.  Così Ariani41; Wilkins48 sostiene invece che Cola sia giunto ad Avignone agli inizi del 1343.  Wilkins48: «Cola si intrattenne parecchi mesi e in quel periodo strinse amicizia con Petrarca. Cola era ancor giovane e poco noto; ma i due uomini avevano in comune un grande entusiasmo per la Roma antica e cristiana, una grande preoccupazione per lo stato presente della città e una grande speranza per la restaurazione dell'antica potenza e dell'antico splendore.»   Il Mondo di Petrarca, su internetculturale. 14 dicembre  (archiviato dall'url originale l'11 novembre ).  Ariani,  45-46, il quale ricorda, a testimonianza della rottura coi Colonna, Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr. Bucolicum carmen,  223-225). Santagata16 ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come con il fratello di lui Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus.»  Rico-Marcozzi.  Pacca135 e Cappelli50.  Dotti, 1987,  134-135.  Wilkins93.  Ariani46.  Troncarelli.  Waley.  Pacca118.  Francesco Petrarca a Padova, su padovanet.  Rico-Marcozzi: «Giacomo II da Carrara, signore di Padova, che a inizio 1349 gli fece ottenere un ulteriore e ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa nei pressi della cattedrale».  Ariani49.  Una prospettiva generale del rapporto tra Petrarca e Boccaccio è esposto in Rico,  Branca87.  Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares, XIII, 5) che gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un vescovado».  Ariani50.  Ferroni6.  Domenico Ferraro, Petrarca a Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento : LV, 225, Firenze : L.S. Olschki, .  Viscónti, Galeazzo II, su treccani. 24 febbraio .  Pacca180; Amaturo87: «Ma è fuor di dubbio che tra il poeta e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di mutuo interesse: da un lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio che gli offriva l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente a essere adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né discordanti con i suoi ideali civili.»   Ariani52.  Cappelli36: «La riflessione petrarchesca si indirizza sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua circostanza concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera capace di delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se stesso e la cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su tutti i terreni.»   Rico-Marcozzi: «il Secretum...composto nel 1342-43 (o, secondo studî recenti, in tre fasi successive tra il 1347 e il 1353)».  Ferroni11.  Ariani,  52-53.  Cappelli38.  Wilkins256.  Vicini59.  Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo amico sia di Petrarca che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il primo si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune egloghe del Bucolicum Carmen, in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena. Si veda la voce biografica Martellotti.  Ugo Dotti, Petrarca civile: alle origini dell'intellettuale moderno, Donzelli Editore, Wilkins,  220-223 espone dettagliatamente le trattative tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il verbale del Maggior Consiglio con cui si procedette all'approvazione della proposta petrarchesca. Per ulteriori informazioni, si veda Gargan,  165-168.  Lettere Senili, IV, 4, traduzione di G. Fracassetti, 1,  237-239.  Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio nell'estate del 1367, quando però Petrarca si era recato momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante l'assenza dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte di Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città lagunare (Cfr. Wilkins,  250-252).  Rico-Marcozzi: «...all'inizio del 1366 fece ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia Francesca maritata nel 1361 al milanese Francescuolo da Brossano.»  Pacca,  232-233: «Ma...bisogna dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella vigorosa affermazione della filosofia morale sulla scienza naturale [...] Ed è questo il motivo della sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone, Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita morale dell'uomo...»   Casa del Petrarca, Arquà.  Wilkins264.  Ariani58.  Wilkins265.  Billanovich 194767: «[Petrarca] aveva designato con indicazioni esplicite anche per noi remoti quale loro custode un letterato padovano, Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina, ma cliente premuroso del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi anni aveva lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i desideri. Così...era promosso subito a buon segretario...»   Ariani60.  Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, Dal testo alla storia, dalla storia al testo, Paravia, settembre 20013,  88-395-3058-4.  Wilkins297.  La tomba del Petrarca.  Canestrini5 e Dotti, 1987439.  Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in Dizionario biografico degli italiani,  64, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005.  Si veda Analisi Genetica dei resti scheletrici attribuiti a Petrarca.  Si veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian del 6 aprile 2004, sulla riesumazione dei resti di Petrarca.  Ricchissima la  al proposito: si ricordino i libri citati in , tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da Petrarca a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua più importante, Billanovich, 1947, Petrarca letterato), uno dei maggiori studiosi del Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins.  Pacca189 e Cappelli38  Garin21.  Si veda il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone anche la chiave di lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale.  Dotti, 1987430.  Magdi A. M. Nassar, Numismatica e Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro Paese., Milano, Numismatici Italiani Professionisti, ,  47-49.  Billanovich 1953313.  Per la datazione cronologica, cfr. Billanovich 1953325: «Il Petrarca formò tra i venti e i venticinque anni il Livio Harleiano»; e Ivi330: «Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe condita eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone press'a poco tra il 1325 e il 1330...»  Cappelli42.  Billanovich 1953,  Billanovich Un riassunto veloce è esposto anche da Ariani63.  Cappelli42 e Ariani62.  Cappelli,  Albertini Ottolenghi,  35-37.  Albertini Ottolenghi37.  Significativo il titolo del settimo capitolo di Ariani,  113-131, Lo scavo introspettivo.  Ferroni10.  Ferroni,  10-11.  Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178.  Petrarca, Africa,  246-247.  Cappelli45 e Guglielmino-Grosser177.  Dotti,: «I versi vennero infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che di uno pagano.»   Santagata27: «...il gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e l'interiorità della coscienza...»   Delle cose familiari, IV, 1, traduzione di G. Fracassetti, 1,  481-492.  Guglielmino-Grosser172, confrontando Dante, il quale non ha trasmesso ai posteri dati biografici della propria vita, e Petrarca, afferma che quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di informazioni dettagliate sulla sua vita quotidiana, vere o false che siano, mira a trasmettere di sé un'immagine concreta».  Dotti532, sulla base della Familiares, I, 9, delinea il senso del messaggio umanistico lanciato da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve: bisogna affaticarsi ad ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di coloro con i quali viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le nostre parole possiamo giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum adiuvari posse non ambigitur (Familiares, I, 9, 4). Il colloquio umano è dunque lo strumento dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si congiungono gli spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e l'indagine costante e irreversibile sono la molla di un processo che non può aver fine se non con la morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio e la cultura ne sono il filo conduttore.»   Viaggi nel TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale. 27 febbraio  24 giugno ).  Si ricordino i celebri versi di Pd XVII, 58-60, in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere e 'l salir per l'altrui scale  Guglielmino-Grosser175.  Guglielmino-Grosser177.  Marazzini220.  Santagata34: «La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole' duecentesche...»   Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo Gianfranco Contini.  Delle cose familiari, XXI, 15, traduzione di G. Fracassetti, 4,  390-411; Pulsoni,  155-208  Giuseppe Pizzimentig.pizzimenti@glauco, FONDAZIONE ZERI | CATALOGO : Opera : Altichiero , San Giorgio battezza Servio re di Cirene, su catalogo.fondazionezeri.unibo. 29 febbraio  5 marzo ).  Si veda, per maggiori informazioni, Pacca,  Per maggior informazioni, si veda il saggio di Fenzi.  Si veda il saggio di Dotti sulle Epistolae metricae.  Pacca,  131-132.  Pacca,  36-45.  Ferroni14.  Amaturo,  117-119.  Cappelli49.  Ferroni,  14-15.  Pacca,  Santagata45.  Amaturo,   Le epistolae retrodatate al 1345 furono, secondo Santagata45, probabilmente scritte ex novo perché fossero aderenti al progetto culturale-esistenziale idealizzato dal Petrarca.  Guglielmino-Grosser185.  Ferroni19.  Ariani358.  Dionisotti: «[Salutati] fu per trent'anni, dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.»  Dionisotti, 1970: «Dopo lungo intervallo, probabilmente nel 1436, il B[occaccio] compose in volgare una succinta vita di D[ante], cui fece seguire un'assai più succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti.»  Cappelli,  Di Benedetto174.  Si veda la voce enciclopedica curata da Praz e Di Benedetto177.  Ariani,  362-364.  Pacca, Petrarca e Bresslau,   Lettere Senili, XVI, 5, traduzione di G. Fracassetti, 2,  400-407. Petrarch, su Gazetteer of Planetary Nomenclature. 23 dicembre . Maria Grazia Albertini Ottolenghi, Note sulla biblioteca dei Visconti e degli Sforza nel Castello di Pavia, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria,  Raffaele Amaturo, Petrarca, con due capitoli introduttivi al Trecento di Carlo Muscetta e Francesco Tateo, 3ª ed., Roma-Bari, Editori Laterza,  Marco Ariani, Petrarca, Roma, Salerno Editrice, Francesco Bettarini, Petrarca, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani,  82, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Giuseppe Billanovich, Petrarca letterato. Lo scrittoio del Petrarca,  1, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura,Giuseppe Billanovich, Gli inizi della fortuna di Francesco Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Giuseppe Billanovich, Il Boccaccio, il Petrarca e le più antiche traduzioni in italiano delle Decadi di Tito Livio, in Giornale Storico della Letteratura Italiana,  Vittore Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, Firenze, Sansoni, 1977,  IT\ICCU\SBL\0148727. Harry Bresslau, Manuale di diplomatica per la Germania e per l'Italia, Annamaria Voci-Roth,  1, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali-Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Giovanni Canestrini, Le ossa di Francesco Petrarca: studio antropologico, Padova, Reale Stab. di Pietro Prosperini, Guido Cappelli, L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci editore, Gianfranco Contini, Letteratura italiana delle origini, 3ª ed., Firenze, Sansoni Editore, Arnaldo Di Benedetto, Un'introduzione al petrarchismo cinquecentesco, in Italica,  Carlo Dionisotti, Bruni, Leonardo, in Umberto Bosco , Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Carlo Dionisotti, Salutati, Coluccio, in Umberto Bosco , Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Ugo Dotti, La formazione dell'umanesimo nel Petrarca (Le "Epistole metriche"), in Belfagor,  23, Firenze, Leo Olschki, Ugo Dotti, Vita del Petrarca, Roma-Bari, Laterza, 1987,  88-420-2885-1. Enrico Fenzi, Sull’ordine di tempi e vicende nel Bucolicum carmen di Petrarca, in PER LEGGERE. I generi della lettura, n. 29, Firenze, Pensa Multimedia Editore, Giulio Ferroni, Andrea Cortellessa e Italo Pantani, L'alba dell'umanesimo: Petrarca e Boccaccio, in Giulio Ferroni , Storia della letteratura italiana,  3, Milano, Mondadori, Lucio Gargan, Gli umanisti e la biblioteca pubblica, in Guglielmo Cavallo , Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Roma-Bari, Laterza, Salvatore Guglielmino e Hermann Grosser, Dal Duecento al Cinquecento, in Il sistema letterario, 1. Storia, Milano, Principato, W. A. Laidlaw, Otium, in Greece & Rome,  Claudio Marazzini, La lingua italiana. Profilo storico, 3ª ed., Bologna, Il Mulino, Guido Martellotti, Albanzani, Donato, in Dizionario biografico degli italiani,  1, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960. Maurizio Moschella, DIONIGI da Borgo San Sepolcro, in Dizionario Biografico degli Italiani,  40, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vinicio Pacca, Petrarca, Roma-Bari, Laterza, Agostino Paravicini Bagliani, COLONNA, GIacomo, in Dizionario Biografico degli Italiani,  27, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1982,  IT\ICCU\RAV\0018948. 22 febbraio . Emilio Pasquini, CONVENEVOLE da Prato, in Dizionario Biografico degli Italiani,  28, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rime, Bari, Laterza, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  1, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  2, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  3, Firenze, Le Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  4, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro; Lettere varie libro unico, Giuseppe Fracassetti,  5, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca, Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti,  1, Firenze, Le Monnier,  IT\ICCU\MOD\0336029. 24 febbraio . Francesco Petrarca, Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti,  2, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca, Il Bucolicum carmen e i suoi commenti inediti, Antonio Avena, Padova, Società Cooperativa Tipografica, Francesco Petrarca, Africa, Léonce Pinguad, Parigi, Ernest Thorin,  Enzo Petrucci, Roberto d'Angio, in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Mario Praz, Petrarchismo, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Carlo Pulsoni, Il Dante di Francesco Petrarca: Vaticano latino in Studi petrarcheschi,  10, Padova, Antenore, Francisco Rico e Luca Marcozzi, PETRARCA, Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani,  82, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, , Francisco Rico, La "conversione" del Boccaccio, in Sergio Luzzato e Gabriele Pedullà , Atlante della letteratura italiana,  1, Torino, Einaudi, Remigio Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, Firenze, Sansoni, Marco Santagata, I frammenti dell'anima. Storia e racconto nel Canzoniere di Petrarca, Bologna, Il Mulino,  Maddalena Signorini, MALPAGHINI, Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani,  68, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fabio Troncarelli, Casini, Bruno, in Dizionario biografico degli italiani,  21, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Daniel Waley, Colonna, Stefano, il Vecchio, in Dizionario biografico degli italiani,  27, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1987. Ernest Hatch Wilkins, Vita del Petrarca, Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani, Milano, Feltrinelli,  edito per la prima volta negli Stati Uniti col titoloLife of Petrarch, Chicago, University of Chicago Press,  Donata Vicini , Musei civici di Pavia, Milano, Skira,  Petrarchismo Preumanesimo Umanesimo Canzoniere Petrarchino Biblioteca di Petrarca Incoronazione poetica Casa del Petrarca. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Petrarca, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Petrarca, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Francesco Petrarca, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Francesco Petrarca, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Francesco Petrarca, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Francesco Petrarca, su Find a Grave.  Opere di Francesco Petrarca, su Liber Liber.  Opere di Francesco Petrarca / Francesco Petrarca (altra versione) / Francesco Petrarca (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Francesco Petrarca, . Opere di Francesco Petrarca, su Progetto Gutenberg. Audiolibri di Francesco Petrarca, su LibriVox. Francesco Petrarca, su Goodreads.    su Francesco Petrarca, su Les Archives de littérature du Moyen Âge. Francesco Petrarca, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Spartiti o libretti di Francesco Petrarca, su International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC. Francesco Petrarca, su Discogs, Zink Media. Francesco Petrarca, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation. Francesco Petrarca, su WhoSampled.  Ente Nazionale Francesco Petrarca, su petrarca. 4 marzo ., ente ufficiale per gli studi petrarcheschi in Italia Giovanni Boccaccio, Epistole e lettere (XML)[collegamento interrotto], Biblioteca Italiana, Francesco Lamendola, Il culto di Virgilio nel medioevo, Centro Studi La Runa, 2 aprile . 26 febbraio . Romano Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo Gianfranco Contini, Thinktag Smart, 6 marzo . 28 febbraio  4 marzo ). Vinicio Pacca, Austria, Internet Culturale. 16 gennaio . Francesco Petrarca, Catalogo dei Compositori e delle Opere Musicali sulle rime di Francesco Petrarca, su Artemida. V D M Francesco Petrarca V D M FlorenceCoA.svg Le tre corone fiorentine della lingua italiana Italia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico – Platone, Cicerone, Petrarca e Grice.”

 

PETRONE. (Limosano). Filosofo. Grice: “I like some phrases by Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’” Grice: “Some of his philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as ‘la nostra guerra’.” Veduta di Limosano. Linceo. Nato a Limosano, piccolo centro dell'odierna provincia di Campobasso, dopo aver insegnato a Modena, fu chiamato all'Ateneo napoletano. Cercò di conciliare l'oggettivismo aristotelico con il soggettivismo kantiano.  Socio corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, collaborò con la rivista Cultura Sociale politica letteraria, fondata da Murri, influenzando con i suoi scritti il nascente movimento democratico cristiano, e nella rivista Il Rinnovamento si espresse criticamente sull'enciclica di Pio X Pascendi Dominici gregis che aveva duramente condannato il modernismo. I suoi scritti provocarono le critiche della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica. Morì  a San Giorgio a Cremano nei pressi di Napoli. Sono intitolati al suo nome: l'Istituto Comprensivo "Igino Petrone" di Campobasso, una via di Roma nella zona XLV Castel di Guido, (XII Municipio, ex XVI). Nella natia Limosano viene ricordato da una via del centro storico e da un monumento in una piazza cittadina.  Opere: “La fase recentissima della filosofia: analisi critica poggiata sulla teoria della conoscenza, Pisa, E. Spoerri, “Il valore ed i limiti di una psicogenesi della morale,” Roma, Tip. di G. Balbi, “I limiti del determinismo,” Saggio del dott. Igino Petrone, Modena, G. T. Vincenzi e nipoti,  Nuova ed. Urbino, Quattro venti,  F. Nietzsche e L. Tolstoi: idee morali del tempo. Conferenze lette alla Società "Pro Cultura", Napoli, L. Pierro,  Lo stato mercantile chiuso di G. Am. Fichte e la premessa teorica del comunismo, Napoli, A. Tessitore & Figlio, Problemi del mondo morale meditati da un idealista, Milano-Palermo-Napoli, Remo Sandron Editore, Il diritto nel mondo dello spirito. Saggio filosofico, Milano, Libreria Editrice Milanese, A proposito della guerra nostra, Napoli, R. Ricciardi, Etica, a cura e con prefazione di Guido Mancini, Palermo, Remo Sandron Editore, Ascetica, Guido Mancini, Palermo, Remo Sandron editore. F. Battaglia, Enciclopedia Italiana, riferimenti in ."Treccani L'Enciclopedia Italiana".  Murri, La vita nova, Cecchini, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Al Rinnovamento, periodico di studi religiosi di orientamento cattolico-liberale, fondato a Milano e pubblicato, collaborarono alcune tra le voci più importanti del modernismo italiano, quali Buonaiuti e Murri, il filosofo e studioso di storia del cristianesimo Tlgher, amico e collaboratore di Buonaiuti, e Tyrrell. (cf. A. M. G. – “Tyrrell and Tyrrell”). Cfr. la voce «Rinnovamento, Il» in Enciclopedie"Treccani L'Enciclopedia Italiana".  «Avevamo già corretto le stampe di questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del Rinnovamento di Milano (settembreottobre) pieno di tutto fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda pienamente col programma dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella irriverenza del linguaggio lo passa di molto; e trascende con Igino Petrone (L'Enciclica di Pio X) a stravolgimenti indegni dello spirito e del senso dell'enciclica» in La Civiltà Cattolica,Ed ancora sullo stesso periodico: «Ma peggio ancora spropositò su questo punto Petrone nel Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del modernismo e dell'enciclica che lo condanna.», Scheda dell'Istituto Igino Petrone. Anagrafe scuole statali. Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Fonte: SITOSistema informativo toponomastica di Roma Capitale.  Felice Battaglia, Enciclopedia Italiana,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Jonathan Salina, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Igino Petrone, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Associazione turistico culturale "Pro Limosano".

 

PEZZAROSSA. (Mantova). Filosofo. Grice: “He wrote a LOT! Including a study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it) on the spirit (spirito) of Italian philosophy, which reminded me of Warnock, the irishman, and his search for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa – Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Docente di Retorica ed Eloquenza del Seminario vescovile mantovano, fu coinvolto nella repressione austriaca che portò al martirio di Belfiore.Nacque a Formigosa, frazione del comune di Mantova. Orfano di entrambi i genitori, studiò presso il seminario dove, ordinato sacerdote nel 1834, sarà insegnante contemporaneamente a Don Enrico Tazzoli con il quale condivideva idee tendenzialmente liberali e le preoccupazioni sulle condizioni sociali disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che pure ai loro occhi rappresentava un'occasione di progresso.  La pubblicazione dei Saggi di filosofia cristiana gli procurò guai con la Congregazione dell'Indice, all'epoca guidata dal cardinale Angelo Mai. Partecipò attivamente ai moti. L'autorità austriaca lo condannò al carcere. Dopo la scarcerazione fu allontanato dall'insegnamento e da allora non pubblicò più. Le strade di Pezzarossa e Tazzoli si divisero quando Tazzoli fu tra i leader della cospirazione anti-austriaca mentre Pezza-Rossa non vi aderì seppure partecipò alla prima riunione costitutiva del comitato rivoluzionario.  Opere” Critica della filosofia morale, Milano, Stamperia Reale; Spirito della filosofia italiana. Ragionamento, Mantova, Elmucci; Saggi di filosofia cristiana sulle tracce de' SS. padri e dottori della Chiesa, Mantova, Tip. Caranenti. Cipolla, elenca in ordine alfabetico i venti partecipanti: Acerbi, Borchetta,, Borelli, Castellazzo, Chiassi, Ferrari, Giacometti, Marchi, Mori Attilio, Pezzarossa, Poma, Quintavalle, Rossettii, Sacchi, Siliprandi, Suzzara, Tassoni, Tazzoli Enrico, Vettori, Zanucchi. Costantino Cipolla, BelfioreI comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova, Milano, FrancoAngeli, Renato Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa in una prospettiva filosofica, in Costantino Cipolla e Stefano Siliberti , Don Enrico Tazzoli e il cattolicesimo sociale lombardo: Studi, Milano, FrancoAngeli

 

PEZZELLA. (Napoli). Grice: “I like Pezzella – His “La memoria del possibile” would make Benjamin think twice! – and I do not mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una tesi sul pensiero di Benjamin. Presso la Scuola Normale Superiore diviene ricercatore di ruolo, e lo rimane fino al , anno in cui dà le sue dimissioni anticipate. Ha collaborato a un seminario di Derrida a Parigi. Ha conseguito con la tutela di Marin il Doctorat a Parigi (Grice: “a reason why which few consider him Italian!” ) e il DEA in Réalisation cinématographique seguendo i corsi diretti dal documentarista Rouch a Nanterre. Ha insegnato Estetica ed Estetica del cinema, con affidamenti annuali provvisori, in diverse università.. Ha tenuto, su invito, un seminario a Parigi, in collaborazione con Michaud. È redattore della rivista Altraparola e collabora col Centro per la riforma dello Stato nella sede di Firenze. Il pensiero di Benjamin e quello dDebord sono punti di riferimento costanti del suo lavoro. Inizialmente ha studiato la persistenza delle forme del mito all’interno della modernità (e in tal senso si è occupato di Bachofen, iintroducendo Il simbolismo funerario degli antichi, col sostegno del Warburg Institut di Londra). L’intersezione tra mondo mitico e modernità estrema lo porta a interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin e della Scuola di Francoforte. Vicino alla tradizione del pensiero dialettico, apprezza soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia degli anni Trenta e Quaranta, dopo i seminari di Kojève su Hegel; di Benjamin considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica, che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per Pezzella lo spettacolo –nella formulazione teorica che ne ha dato Debord- è la forma di vita dominante del capitalismo attuale, in particolare della sua industria culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel libro estetica del cinema, distingue gli stereotipi spettacolari dalle forme critiche-espressive. Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo attuale, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale (cfr. il libro La voce minima). Ha tintrodotto in Italia il pensiero politico di Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione Micheletti di Brescia.  Opere: “L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “La concezione tragica di Hölderlin” (Il Mulino, Bologna); “Il narcisismo e la società dello spettacolo” (manifestolibri, Roma); “Il volto di Marilyn” (manifestolibri, Roma); “La memoria del possibile” (Jaca Book, Milano); “Estetica del cinema” Il Mulino, Bologna. Insorgenze, Jaca Book, Milano, “Le nubi di Bor” (Zona, Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (manifestolibri, Roma); “Altrenapoli” (Rosemberg & Sellier (collana "La critica sociale"), Torino. “-I fantasmi del moderno. Temi e figure del cinema noir” (Cattedrale, Ancona); “Il Volto dell’Altro. Gli intellettuali ebrei e la cultura europea, numero speciale); “L’ospite ingrato, Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere. Il cinema di Aleksandr Sokurov, Jaca Book, Milano);  “La Repubblica dei beni comuni (Il Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il tempo del possibile. Attualità della Comune di Parigi, supplemento monografico al n. 3/ de Il Ponte (con Francesco Biagi e Massimo Cappitti) Utopia e insorgenze. Per Abensour, volume monografico della rivista Altraparola, Edizioni Fondazione Micheletti, Brescia,  (con il gruppo di redazione di Altraparola) Alle frontiere del capitale. Comunismo eretico e pensiero critico, Jaca Book, Milano  (con Massimo Cappitti e Pier Paolo Poggio). Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del possibile,” Villa Grice.

 

FILOLAO. Italian philosopher from Crotone in southern Italy, the first Pythagorean to write a book. The surviving fragments of it are the earliest primary texts for Pythagoreanism, but numerous spurious fragments have also been preserved. Philolaus’s book begins with a cosmogony and includes astronomical, medical, and psychological doctrines. His major innovation was to argue that the cosmos and everything in it is a combination not just of unlimiteds what is structured and ordered, e.g. material elements but also of limiters structural and ordering elements, e.g. shapes. These elements are held together in a harmonia fitting together, which comes to be in accord with perspicuous mathematical relationships, such as the whole number ratios that correspond to the harmonic intervals e.g. octave % phenotext Philolaus 1 : 2. He argued that secure knowledge is possible insofar as we grasp the number in accordance with which things are put together. His astronomical system is famous as the first to make the earth a planet. Along with the sun, moon, fixed stars, five planets, and counter-earth thus making the perfect number ten, the earth circles the central fire a combination of the limiter “center” and the unlimited “fire”. Philolaus’s influence is seen in Plato’s Philebus; he is the primary source for Aristotle’s account of Pythagoreanism.  H. P. Grice, “Pythagoras: the written and the unwritten doctrines,” Luigi Speranza, “Grice a Crotone, ovvero, Filolao,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

PIANA. (Casale Monferrato). Filosofo. Grice: “I never cease to get moved when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do philosophy of music – the Italianate warmth so strange to the coldness of Scruton!” Ha insegnato filosofia a Milano. Si è trasferito a Pietrabianca di Sangineto in Calabria, dove ha continuato a scrivere e pubblicare.  È stato allievo diPaci, con il quale scrisse la sua dissertazione sulle opere inedite di Husserl.  La sua posizione filosofica è caratterizzata dal concetto di fenomenologia, ("strutturalismo fenomenologico") influenzato particolarmente da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune indicazioni sullo strutturalismo fenomenologico sono contenute nell'articolo online in italiano e in tedesco L'idea di uno strutturalismo fenomenologico.  Il suo pensiero è orientato verso la filosofia della conoscenza, la filosofia della musica e i campi della percezione e immaginazione. Allievi di Piana sono stati, in particolare, Paola Basso, Alfredo Civita, Vincenzo Costa, Elio Franzini, Carlo Serra, Paolo Spinicci.  È stato definito da Remo Bodei "uno dei più acuti e originali filosofi italiani" (in l'Unità) e da Sergio Moravia "uno dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia, dell'indirizzo fenomenologico"(in Paese Sera). Secondo Stefano Cardini, Giovanni Piana deve essere annoverato "tra i più lucidi, originali e fecondi fenomenologi italiani" (in "L'idea di Europa e le responsabilità della filosofia"). Fulvio Papi ha scritto di lui: "Piana ha vissuto, nel confine tra anni Cinquanta e anni Sessanta, l'esperienza della fenomenologia di Husserl che costituì il centro d'interesse di un grande Maestro come Enzo Paci. Non è il caso qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato sostenere che Piana, in quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico, si è preso quella del fenomenologo più prossimo ai temi 'duri' di Husserl, agli obbiettivi che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero" (in L'Unità). Per Marcello La Matina, Giovanni Piana va considerato come "il più illustre filosofo della musica del nostro tempo" (in "Il significato della musica", relazione al convegno 'Approcci semiotico-testologici ai testi multimediali', Macerata. In un intervento letto durante un convegno tenuto all'Macerata. Elio Franzini ha dichiarato "Piana è a mio parere uno dei pensatori maggiori del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre originale e innovativo, come dimostrano i suoi essenziali contributi alla filosofia della musica. In sintesi un maestro in cui si ritrovano sempre momenti di autentico pensiero". Nelle elogi seguiti alla sua morte, Roberta De Monticelli ha descritto Giovanni Piana come "fino a oggi il più grande e vivo maestro della fenomenologia italiana" , mentre Stefano Cardini, nel ripercorrere le tappe che hanno portato a Phenomenology Lab,  scrive: "lo stile filosofico di Piana rappresentava il centro di gravità attorno al quale tendevamo a condensare gran parte di quello che di eccellente la fenomenologia italiana aveva fatto, convinti che i suoi meriti, in Italia e all'estero, non fossero stati ancora adeguatamente riconosciuti".  Citazioni «La vera filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre oltre, indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo soprassedere.In certo senso si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero facilmente dimenticare. Giovanni Piana, Numero e figura, CUEM, Milano) «La filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche qualcosa di profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di una scienza che deve in qualche modo «liberarsi» dalla filosofia. È come liberarsi dai ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Numero e figura, CUEM, Milano,  filosofia.unimi,//filosofia.unimi/piana/index.php/filosofiadellesperienza/99-lidea-di-uno-strutturalismo-fenomenologico.  web.archive.org, web.archive.org /webhttp://filosofia. unimi/~piana/struttur /hmstrukt.htm.  phenomenologylab.eu, phenomenologylab.eu/ index.php/ 03 husserl- crisi- scienze- europee- giovanni-piana.  Intervento di Elio Franzini al Convegno di Macerata , su filosofia.unimi.  ilmanifesto/giovanni-piana-la-filosofia-tende-allelementare-e-non-ha-fretta/.  L’importanza filosofica di arrivare ultimi. Ripensando a Giovanni Piana, Phenomenology Lab, su phenomenologylab.eu.  Libri Esistenza e storia negli inediti di Husserl, Lampugnani Nigri, Milano,  English translation by A. Roda, History and Existence in Husserl's Manuscripts, in "Telos",  I problemi della fenomenologia, Mondadori, Milano,  Interpretazione del "Tractatus" di Wittgenstein, Il Saggiatore. Elementi di una dottrina dell'esperienza, Il Saggiatore, Milano,  La notte dei lampi. Quattro saggi sulla filosofia dell'immaginazione, Guerini e Associati, Milano, Filosofia della musica, Guerini e Associati, Milano, Mondrian e la musica, Milano, Guerini e Associati, Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica di Schopenhauer, Guerini e Associati, Milano, Numero e figura. Idee per una epistemologia della ripetizione. Cuem, Milano, Album per la teoria greca della musica, . Frammenti epistemologici, Lulu.com, . Le sue Opere complete, in ventinove volumi, sono racchiuse nei seguenti volumi, disponibili via Amazon:  IElementi di una dottrina dell’esperienza  IIStrutturalismo fenomenologico e psicologia della forma. La notte dei lampi. La notte dei lampi. Le regole dell’immaginazione  Filosofia della musica  VIIIntervallo e cromatismo nella teoria della musica  Alle origini della teoria della tonalità  IX Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica di Schopenhauer  X Mondrian e la musica  XISaggi di filosofia della musica  Problemi di teoria e di estetica musicale Introduzione alla filosofia  IInterpretazione del “Mondo come volontà e rappresentazione” di Schopenhauer Immagini per Schopenhauer  IInterpretazione del “Tractatus” di Wittgenstein Commenti a Wittgenstein  Commenti a Hume  Pproblemi della fenomenologia, Fenomenologia, esistenzialismo, marxismo, Saggi su Husserl e sulla fenomenologia Stralci di vita  Conversazioni sulla “Crisi delle scienze europee” di Husserl Fenomenologia delle sintesi passive Numero e figura Frammenti epistemologici  Barlumi per una filosofia della musica Album per la teoria greca della musica. Album per la teoria greca della musica. Parte seconda Archivi Internet Archivio di Giovanni Piana, incluse le Opere complete liberamente scaricabili, su filosofia.unimi. De Musica , rivista co-fondata da Giovanni Piana  tuttora attiva., su riviste.unimi. Spazio Filosofico , collana co-fondata da Giovanni Piana, Elio Franzini, Paolo Spinicci, Carlo Serra., su spaziofilosofico.filosofia.unimi. Saggi (selezione) "La fenomenologia come metodo filosofico", Introduzione al volumeSpinicci, La visione e il linguaggio, Guerini e Associati, Milano, English version: Phenomenology as philosophical method, disponibile qui. "Immaginazione e poetica dello spazio", in: Metafora Mimesi Morfogenesi Progetto, E. D'Alfonso e E. Franzini, Guerin e Associati, Milano "Considerazioni inattuali su T. W. Adorno", "Musica/Realtà",  "Figurazione e movimento nella problematica musicale del continuo", in: , La percezione musicale, Guerini e Associati, Milano, "Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni. Riflessioni sull'arte del comporre", in: Il canto di Seikilos, Scritti per Dino Formaggio nell'ottantesimo compleanno, Guerini e Associati, Milano  I compiti di una filosofia della musica brevemente esposti, html, De Musica,  Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica, La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica Immagini per Schopenhauer,  Il canto del merlo, Versione PDF completa dei suoni. “Occorre riflettervi ancora”. Considerazioni in margine a Fantasia e immagine di Edmund Husserl (). PDF Leggere i poeti. Note in margine a Giovanni Pascoli ()articolo per De Musica Traduzioni G. Lukács, Scritti di sociologia della letteratura (Milano) H M. Enzensberger, Questioni di dettaglio (Milano) G. Lukács, Storia e coscienza di classe (Milano) E. Husserl, Ricerche logiche (Milano) E. Husserl, Storia critica delle idee (Milano, 1989) Siti che parlano del lavoro di Piana  sull’estetica fenomenologica italiana,  su swif.uniba. Fenomenologia, coscienza del tempo e analisi musicale  [collegamento interrotto], su springerlink.com. Le variazioni antropologico-culturali dei significati simbolici dei colori , su ledonline. Burnout e risorse in Musicoterapia , su atelierdimusica. Nel suo Album per la teoria greca della musica, Giovanni Piana va alle radici fenomenologiche del Cosmo antico di Stefano Cardini, LA DISPUTA SUI COLORI di Valter Binaghi , su valterbinaghi.wordpress.com Aldo Scimone, Lezioni sui Fondamenti della Matematica , su math.unipa.  Saggio di Stefano Cardini. Giornate di studio e Call for papers Università degli studi di Milano, Sala Crociera alta di Giurisprudenza. Milano, 7 giugno  La scienza della felicità Una giornata in ricordo di Giovanni Piana Paolo Spinicci: La fenomenologia dell’esperienza in Giovanni PianaConferenza concerto a Brescia Phenomenological Reviews: Call for Papers (in inglese e altre lingue) per la Special issue in memory of Giovanni Piana  Scuola di Milano.

 

PICCOLOMINI. (Siena). Filosofo. Grice: “What Piccolomini is trying to do, but knowing, is providing what I do in from the bizarre to the banal – a good functionalist interpretation of the rather poor functionalist explanation by Aristotle of what the Italians call the ‘anima,’ because it ‘animates’ the body (corpore). Filomato -- Nato dai senesi Niccolò, dottore in diritto civile e canonico, ed Emilia Saracini, si laureò a Siena, sviluppando un crescente interesse per la filosofia. Intraprese la carriera accademica insegnando per tre anni all'Siena, poi a Macerata, e all'ateneo di Perugia, Trasferitosi a Padova, gli venne assegnata la prima cattedra straordinaria di filosofia naturale, poi ordinaria. A Padova entrò in concorrenza con il collega Pendasio, e i due si resero partecipi di un'aspra disputa filosofica circa l'interpretazione del terzo libro del De anima di Aristoteleche terminò solamente con il trasferimento di Pendasio a Bologna.  Fu professore stimato e richiesto dagli studenti, che affollavano le sue lezioni: ebbe con essi sempre ottimi rapporti, spesso aiutandoli nella stesura di scritti filosofici o scrivendo di proprio pugno testi da pubblicare a loro nome (è il caso dei Peripateticarum de anima disputationum libri septem di Pietro Duodo  e degli Academicarum contemplationum libri decem di Stefano Tiepolo, Tasso, che fu suo studente, ricorda le appassionate lezioni nel dialogo Il Costante overo de la clemenza, Lo stipendio di Piccolomini raggiunse nel 1589 i 1 400 fiorini annui, cifra di gran lunga superiore ai propri colleghi.  Abbandonata la professione universitaria, rientrò a Siena e si dedicò completamente alla stesura di testi filosofici, concentrando i propri sforzi nella formulazione di una teoria sincretica tra aristotelismo e platonismo, atta a tentare una conciliazione tra Aristotele e Platone in ambito etico-politico.  Sposato con la nobildonna senese Fulvia Placidi, ebbe quattro figli: Niccolò, Alessandro, Caterina e Aurelia. IRicevette un premio dall'Accademia dei Filomati, di cui era membro con il nome di Unico. Fu sepolto nella chiesa di San Francesco.  Opere: “Universa philosophia de moribus,” Venezia, tip. Francesco De Franceschi, Comes politicus, pro recta ordinis ratione propugnator, Venezia, tip. Francesco De Franceschi,  Libri ad scientiam de natura attinentes, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, Librorum Aristotelis de ortu et interitu lucidissima expositio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi  In tres libros de anima lucidissima expositio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, Instituzione del principe, Compendio della scienza civile, Octavi libri naturalium auscultationum perspicua interpretatio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, In libros de coelo lucidissima expositio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, postuma. La. Carotti, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Torino, Einaudi, Antonio Malmignati, Il Tasso a Padova, Padova,  Redatto in forma manoscritta (Firenze, Biblioteca Riccardiana è stato stampato a Roma dai tipi di Sante Pieralisi. Redatto in forma manoscritta (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli  è stato stampato a Roma dai tipi di Sante Pieralisi, Francesco Piccolomini, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Laura Carotti, Francesco Piccolomini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Francesco Piccolomini, su open MLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Francesco Piccolomini, .  Ferdinando Cavalli, La scienza politica in Italia, Venezia, Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Torino, Einaudi.

 

Pico. (Mirandola). Filosofo. Grice: “I liked to say: some like Pico, but Pico’s my man! Since I always preferred his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote a series of 900 theses which he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of these theses are criticized by a papal commission. When Pico defends himself in his “Apologia,” the pope condemns all 900 theses. Pico flees to France, but is imprisoned. On his escape, he returns to Florence and devotes himself to private study at the swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of Plato and Aristotle, but the only part he was able to complete was “On Being and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and unity. Mirandola is often described as a syncretist, but in fact he made it clear that the truth of Christianity has priority over the prisca theologia or ancient wisdom found in the hermetic corpus and the cabala. Though he was interested in magic and astrology, Mirandola adopts a guarded attitude toward them in his “Heptaplus,” which contains a mystical interpretation of Genesis; and in his Disputations Against Astrology, he rejects them both. The treatise is largely technical, and the question of human freedom is set aside as not directly relevant. This fact casts some doubt on the popular thesis that Pico’s philosophy is a celebration of man’s freedom and dignity. Great weight has been placed on Pico’s “On the Dignity of Man.” This is a short oration intended as an introduction to the disputation of his 900 thesesall condemned by the evil pope --, and the title was suggested by his wife (“She actually suggested, “On the dignity of woman,” but I found that otiose.””). Mirandola has been interpreted as saying that man (or woman) is set apart from the rest of creation, and is completely free to form his (or her) own nature. In fact, as The Heptaplus shows, Pico sees man as a microcosm containing elements of the angelic, celestial, and elemental worlds. Man (if not woman) is thus firmly within the hierarchy of nature, and is a bond and link between the worlds. In the oration, the emphasis on freedom is a moral one: man is free to choose between good and evil. Grice: “This irritated Nietzsche so much that he wrote ‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P. Grice, “Goodwill and illwillmust we have both?” Giovanni Pico della Mirandola  Heraldic Crown of Spanish Count.svg Giovanni Pico della Mirandola Pico1 Giovanni Pico della Mirandola, Galleria degli Uffizi Conte di Mirandola e di Concordia Stemma NascitaMirandola, MorteFirenze, 1494 SepolturaConvento di San Marco, Firenze DinastiaPico PadreGianFrancesco I, Signore di Mirandola e Conte della Concordia MadreGiulia Boiardo, Contessa di Scandiano Religionecattolicesimo Giovanni Pico dei conti della Mirandola e della Concordia, noto come Pico della Mirandola (Mirandola) filosofo. È l'esponente più conosciuto della dinastia dei Pico, signori di Mirandola. L'infanzia di Pico della Mirandola, di Paul Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes (Francia) Giovanni nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della Concordia  e sua moglie Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia aveva a lungo abitato il castello di Mirandola, città che si era resa indipendente nel XIV secolo e aveva ricevuto  dall'imperatore Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governarono come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della Mirandola erano strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. Durante la sua vita Giovanni soggiornò in molte dimore. Tra queste, quando visse a Ferrara, quella che si trovava in via del Turco gli permetteva di essere vicino agli Strozzi ed ai Boiardo.   Epigrafe che ricorda Pico della Mirandola in via del Turco a Ferrara Gli studi e l'attività Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze; mostrò grandi doti nel campo della matematica e imparò molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il francese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Lorenzo il Magnifico, Angelo Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi, Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. A Firenze in particolare entrò a far parte della nuova Accademia Platonica. Si recò a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro internazionale di studi teologici, dove conobbe alcuni uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges Hermonyme. Ben presto divenne celebre in tutta Europa e si diceva che avesse una memoria talmente fuori dal comune che conosceva l'intera Divina Commedia a memoria. Fu a Roma dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo. Subì infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fuggì in Francia dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione di papa Alessandro VI, il quale vedeva di buon occhio la volontà di Pico di dimostrare la divinità di Cristo attraverso la magia e la cabala, nonché godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì quindi definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. La morte Morì per avvelenamento da arsenico mentre Firenze veniva occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII durante la Guerra d'Italia. Fu sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da padre Chiaroni  accanto a quelle di Angelo Poliziano e dell'amico Girolamo Benivieni.  «Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro, non nelle scuole dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere, ma sui principî delle cose umane e divine.»  (Pico della Mirandola) Nel novembre del , più di 500 anni dopo, uno studio coordinato del dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri di Parma e di studiosi spagnoli, britannici e tedeschi, ha dimostrato che Pico della Mirandola fu avvelenato con l'arsenico.  Fama postuma  Il volto di Giovanni Pico ricostruito con le moderne tecniche forensi Di Pico della Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria: si dice conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere.  Tutt'oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima memoria.  Secondo una popolare diceria, Pico della Mirandola avrebbe avuto una amante o una concubina segreta; tuttavia, si è sostenuto che potrebbe aver avuto un rapporto amoroso con l'umanista Girolamo Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo aveva dedicato a Pico, e di alcune allusioni poco chiare di Savonarola. Pico era comunque un seguace dell'ideale dell'amor socratico, privo cioè di contenuti erotici e passionali; anche la figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico. Ascendenza GenitoriNonniBonni Giovanni I PicoFrancesco II Pico Gianfrancesco I Pico Caterina Bevilacqua Guglielmo BevilacquaTaddea Tarlati Giovanni PicoFeltrino Boiardo Matteo BoiardoBernardina Lambertini.Giulia BoiardoGuiduccia da Correggio Gherardo VI da CorreggioDottrina  Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano, ritratti da Cosimo Rosselli nella Cappella del Miracolo del Sacramento a Firenze Il pensiero di Pico della Mirandola si riallaccia al pensiero neoplatonico di Marsilio Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario, egli cerca di riconciliare aristotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali e religiosi, come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della cabala.  All'interno del testo delle Conclusiones Pico si scaglia duramente contro Ficino, considerando inefficace la sua magia naturale perché carente di un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica.  L'ideale di una filosofia universale Il proposito di Pico, esplicitamente dichiarato ad esempio nel De ente et uno, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dall'antichità, accomunate dall'aspirazione al divino e alla sapienza, e culminanti nel messaggio della Rivelazione cristiana. In questo suo ecumenismo filosofico, oltre che religioso, vengono accolti non solo i teologi cristiani ed esoterici insieme a Platone, Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere gnostico ed ermetico proprio della filosofia greca, ma anche il pensiero islamico, quello ebraico e appunto cabbalistico, nonché dei mistici di ogni tempo e luogo.  Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale "pace filosofica" avrebbe dovuto inserirsi proprio in questo progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione, Pico si accorse che il suo ideale era difficilmente perseguibile; ad esso, a poco a poco, si sostituirà nella sua mente il proposito riformatore di Girolamo Savonarola, rivolto al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasformerà così nell'aspirazione religiosa ad una santità e una moralità meno generica e più attinente al suo particolare momento storico. A differenza di Ficino, nel Pico emergono dunque nei suoi ultimi anni un maggiore senso di irrequietezza e una visione più cupa ed esistenziale della vita.  La dignità dell'uomo  Ritratto di Pico della Mirandola eseguito da un anonimo del XVII secolo: xilografia dal libro Della celestiale fisionomia, PadovaAl centro del suo ideale di concordia universale risalta fortemente il tema della dignità e della libertà umana. L'uomo infatti, dice Pico, è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata, poiché:  «Già il Sommo Padre, Dio Creatore, aveva foggiato,  questa dimora del mondo quale ci appare. Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità.  Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi.»  (Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate, 1486) Dunque, per Pico, l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o basso), bensì:  «Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parlò: -non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. (Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate) Pico della Mirandola afferma, in sostanza, che Dio ha posto nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole.  Pico aggiunge poi. “Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio, (Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate) Giovanni Pico, quindi, sostiene che è l'uomo a «forgiare il proprio destino», secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la «coltivazione» di alcuni tra i «semi d'ogni sorta» che vi sono in lui. Questa visione verrà, seppur solo in parte, ripresa nel 1600 dallo scienziato e filosofo Blaise Pascal, che afferma che l'uomo non è né «angelo né bestia», e che la sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però, per Pico non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà (o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo, per Pico, è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può scegliere che creatura essere. La sapienza della Cabala  Raffigurazione della Cabala con l'albero della vita Il secondo grande interesse di Pico è rivolto alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di sapienza a cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità. «Nulla est scientia quae nos magis certificat de divinitate Christi, quam Magia et Cabala.» «Non esiste alcuna scienza che possa attestare meglio la divinità di Cristo che la magia e la cabala.»  (Giovanni Pico della Mirandola, Novecento tesi) Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia: infatti, il mago, per Pico, opererebbe attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta che è oltre il visibile, e dunque, partendo dalla natura, può giungere a conoscere tale sfera invisibile (ossia metafisica) attraverso la conoscenza della struttura matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.  Critica dell'astrologia Se la magia è giudicata positivamente da Pico della Mirandola, per quanto riguarda invece l'astrologia egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo portò a distinguere nettamente tra «astrologia matematica o speculativa», cioè l'astronomia, e l'«astrologia giudiziale o divinatrice»; mentre la prima ci consente di conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la seconda crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo, che può scegliere cosa essere, Pico muove una forte critica a questo secondo tipo di credenze e di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio della dignità e della libertà umane.  Secondo Pico, questa scienza astrologica attribuisce erroneamente ai corpi celesti il potere di influire sulle vicende umane (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e togliendo agli uomini la libertà di scegliere. Egli non nega che un certo influsso vi possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza astrale). Le vicende dell'esistenza umana sono tanto intrecciate e complesse che non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio dell'uomo.   Opera quae exstant omnia di Pico della Mirandola stampata nel 1601 Il suo Disputationes adversus astrologiam divinatricem (tale è il titolo dell'opera a cui Pico si dedicò nell'ultimo periodo della sua vita) rimase incompiuto e come tale fu pubblicato postumo, con il commento di Giovanni Manardo; tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da Girolamo Savonarola nel suo Trattato contra li astrologi.  Opere Ad Hermolaum de genere dicendi philosophorum, (Lettera a Ermolao Barbaro sul modo di parlare dei filosofi), Commento sopra una canzone d'amore di Benivieni, “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi su tutte le cose conoscibili o Novecento conclusioni filosofiche, cabalistiche e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia, Heptaplus: de septiformi sex dierum Geneseos enarratione, (Heptaplus: della settemplice interpretazione dei sei giorni della Genesi), Expositiones in Psalmos,  “L'essere e l'uno”; “Dispute contro l'astrologia divinatrice”. Altre opera: “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “(Le dodici regole” “Le dodici armi della battaglia spirituale”; “Le dodici condizioni di un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. Secondo alcuni studi, a Pico della Mirandola sarebbe da attribuire anche la paternità dell’Hypnerotomachia Poliphili (Amoroso combattimento onirico di Polifilo). Note: Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia  Miroslav Marek, Genealogy.eu, su Pico family, Fu in particolare il cardinale spagnolo Pedro Grazias, dopo essere intervenuto presso i reali di Spagna Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da papa Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.  Pico della Mirandola "fu avvelenato", caso risolto 500 anni dopo, in Gazzetta di Modena, G. Gallello et al. Già all'epoca della morte si vociferò che Pico fosse stato avvelenato (cfr. Simon Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti).  Recenti indagini condotte a Ravenna dall'équipe del professor Giorgio Gruppioni dell'Bologna avrebbero riscontrato elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa prelevati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua morte (cfr. Delitti e misteri del passato, L. Garofano, S. Vinceti, G. Gruppioni, Rizzoli, Milano. Secondo lo storico dell'arte Silvano Vicenti, il presunto avvelenamento di Pico della Mirandola, la cui morte finora si riteneva fosse stata causata dalla sifilide, sarebbe avvenuto ad opera della stessa mano che due mesi prima avrebbe ucciso Angelo Poliziano, legato a Pico da grande amicizia (Rainews: Pico della Mirandola e Poliziano assassinati con l'arsenico)  Risolto il giallo della morte di Pico della Mirandola, Pisa, La Memoria Straordinaria di Pico della Mirandola, articolo su Notizie.  Enciclopedia Treccani alla voce omonima. Girolamo Benivieni fece porre anche una lapide sulle spoglie di Pico della Mirandola tumulate nella chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso: «Qui giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse perfino gli Antipodi. Girolamo Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore, dispose d'essere sepolto nella terra qui sotto.  Sul retro invece, in posizione poco visibile, è riportato l'epitaffio: «Girolamo Benivieni per Giovanni Pico della Mirandola e se stesso pose nell'anno Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con le sacr'ossa sue qui iace»   Eugenio Garin, Giovanni Pico della Mirandola: vita e dottrina, Le Monnier, Kurt Zeller, Pico della Mirandola e l'aristolelismo rinascimentale, edizioni Luria, Frances Yates Giordano Bruno e la tradizione ermetica Laterza U. Perone, C. Ciancio, Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino Edizione Eugenio Garin, Vallecchi, Sul richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal, Colloquio con il Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal, Pensieri, Paolo Serini, Einaudi, Torino, François Secret, I cabbalisti cristiani del Rinascimento, trad. it., Arkeios, Roma, Conclusiones nongentae. Le novecento tesi. Albano Biondi, Studi pichiani,  1, FIrenze Olschki "Conclusiones Magicae numero XXVI, secundum opinione propria", Fra le tesi redatte in vista del congresso filosofico di Roma, Pico ad esempio scriveva: «Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla divinità del Cristo della magia e della cabala» (cit. da F. Secret, ibidem, e in Zenit studi. Pico della Mirandola e la cabala cristiana).  «Per Pico, la natura è una correlazione misteriosa di forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia e controllare tramite la magia. Pico distingue due tipi di astrologiamatematica e divinatricee naga il valore della seconda» (G. Granata, Filosofia, Alpha Test, Milano. Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato «in corroborazione delle refutazione astrologice del Signor conte Joan Pico della Mirandola» (cit. in Romeo De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento, Guida editori, Napoli).  Indizi e prove: Giovanni Pico della Mirandola e Alberto Pio da Carpi nella genesi dell’Hypnerotomachia Poliphili.  Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Opere: Opere,  Mazzali, Giovanni Pico della Mirandola, Opere. 1, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Giovanni Pico della Mirandola, Opere. Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri Ioannis Pici Mirandulae, Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, Officina S. Bernardini, Giovanni Pico della Mirandola, Apologia. L'autodifesa di Pico di fronte al Tribunale dell'Inquisizione, Paolo Edoardo Fornaciari, SISMEL (Società internazionale per lo studio del Medioevo latino) Edizioni del Galluzzo, Firenze  Giuseppe Barone, Antologia Giovanni Pico della Mirandola, Virgilio Editore, Milano, Studi Dario Bellini, La profezia di Pico della Mirandola. Oltre la cinquantesima porta, Sometti editore, Giulio Busi, Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico, conte della Mirandola, Aragno,  Ernst Cassirer, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, trad. it., La Nuova Italia, Firenze. Henri-Marie de Lubac, Pic de la Mirandole. Études et discussions, Aubier Montaigne, Parigi rad. it. di Giuseppe Colombo, Pico della Mirandola. L'alba incompiuta del Rinascimento, Jaca Book, Milano, Vincenzo Di Giovanni, Giovanni Pico della Mirandola nella storia del Rinascimento e della filosofia in Italia, Palermo, Boccone del Povero, Fabrizio Frigerio, "Il commento di Pico della Mirandola alla Canzona d'Amore di Gerolamo Benivieni" , Conoscenza Religiosa, Firenze, Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Pico della Mirandola, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, Eugenio Garin, L'Umanesimo italiano, Laterza, Bari, Thomas Gilbhard, Paralipomena pichiana: a propos einer Pico–Bibliographie, in «Accademia. Revue de la Société Marsile Ficin», Salvatore Puledda, Interpretazioni dell'Umanesimo, Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi, Pichiana.  delle edizioni e degli studi, in "Studi pichiani", Olschki, Firenze, Alberto Sartori, Giovanni Pico Della Mirandola, Filosofia, teologia, concordia, Edizioni Messaggero Padova,  Zambelli, L'apprendista stregone. Astrologia, cabala e arte lulliana in Pico della Mirandola e seguaci, Saggi Marsilio, Venezia Le fonti cabalistiche di PicoThe Great Parchment. Flavius Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version, Giulio Busi, Maria Simonetta Bondoni Pastorio, Saverio Campanini, appartenente alla collana "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", 1, Nino Aragno Editore, Torino; and an English Version, Saverio Campanini, in "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", 2, Nino Aragno Editore, Torino Giulio Busi, "Chi non ammirerà il nostro camaleonte?" La biblioteca cabbalistica di Giovanni Pico della Mirandola, in G. Busi, L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Nino Aragno Editore, Torino Saverio Campanini, Guglielmo Raimondo Moncada (alias Flavio Mitridate) traduttore di opere cabbalistiche, in Mauro Perani , Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano, Officina di Studi Medievali, Palermo Flavius Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version, Susanne Jurgan e Saverio Campanini, con un testo di Giulio Busi, in "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", Nino Aragno Editore, Torino Saverio CampaniniFour Short Kabbalistic Treatises, "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola" Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio, Castiglione delle Stiviere .  Cabala cristiana Marsilio Ficino Filosofia rinascimentale Mirandola Umanesimo Prisca theologia. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Pico della Mirandola, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Pico della Mirandola, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Giovanni Pico della Mirandola, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Pico della Mirandola, su ALCUIN, Ratisbona.  openMLOL, Horizons Unlimited  Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della Mirandola, su picodellamirandola. Pico della Mirandola e l'Umanesimo, su web.tiscalinet. Pico della Mirandola e la cabala cristiana, su vrijmetselaarsgilde.eu. Pico della Mirandola nel progetto biblioteche dei filosofi, su picus.unica. The Pico Project, su brown.edu. progetto dell'Bologna e della Brown University per rendere completo, accessibile e leggibile il Discorso sulla dignità dell'uomo Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org.  I "Carmina" e l'"Oratio de hominis dignitate", su thelatinlibrary.com.The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola, su pico-kabbalah.eu. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pico: the dignity of man," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

PICO. (Mirandola). Filosofo. Entry to be simplified. Grice: “It is very likely that Cartesio took the idea of the malignant daemon from Pico, who was obsessed with him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill suggested that I should translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman ‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’ succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very well aware when he allowed the burning of a few male witches at Mirandola. On the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice: “Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered – by his successor to the county!” “A very sad thing is that he was murdered along with his son Alberto.”Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” ---  Important if unjustly neglected, murdered, Italian philosopher. Giovanni Francesco Pico della Mirandola, italian nobile e il filosofo , il nipote di Giovanni Pico della Mirandola . Il suo nome è in genere troncato come Gianfrancesco Pico della Mirandola . Figlio di Galeotto I Pico , signore di Mirandola , e Bianca Maria d'Este , figlia di Niccolò III d'Este. Come lo zio, Pico, Pico si dedica principalmente alla filosofia, ma ha reso soggetto alla Bibbia, anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et humanæ sapientiæ e in particolare nei sei libri intitolati examen doctrinæ vanitatis gentium , si deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti Aristotele. Ha scritto una biografia dettagliata di suo zio  e un altro di Savonarola , di cui era un seguace. Avendo osservato i pericoli a cui la società è stata esposta, al momento, ha lanciato un avvertimento in occasione del Concilio Lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense de reformandis Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a Willibald Pirckheimer). Morì a Mirandola, assassinato dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio più giovane, Alessandro. L'altro figlio Giantommaso è stato ambasciatore aClemente VII. Mentre Pico aveva spesso sostenuto che tutte le filosofie e le religioni hanno raggiunto una parte della verità, Pico ha detto, in effetti, che tutte le religioni e tutte le filosofie, salva la religione Cristiana, da solisono semplici raccolte di falsità confusi e internamente incoerenti. In possesso di un tale punto di vista, si schiera non solo con Savonarola, ma con alcuni dei padri e con i riformatori pure. Su questo punto, era insistente. Il cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare dalla filosofia, le scienze e le arti. Questa tesi centrale si diffonde attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Opere: “De studio di Divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from ‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De Providentia Dei,” “De rerum praenotione,” “Quaestio de falsitate Astrologiae,” “Examen Vanitatis gentium doctrinae, et veritatis Christianae disciplinae, “Libro Detto strega o delle illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes isn’t!” – “Opera Omnia,” fonti Wikisource-logo.svg Herbermann, Charles, ed. " Giovanni Francesco Pico della Mirandola ". Enciclopedia Cattolica New York: Robert Appleton Company. Burke, Peter.. "Stregoneria e Magia in Italia del Rinascimento: Gianfrancesco Pico e la sua Strix, " di Sydney Anglod, ed. The Damned Art: Saggi in letteratura di Magia,  Londra. Herzig, T.  "La reazione dei demoni alla sodomia: Magia e omosessualità in Strix di Gianfrancesco Pico della Mirandola." Il Cinquecento Journal , Kors, Alan Charles e Edward Peters.  La stregoneria in Europa, Una storia Documentario. Philadelphia: University of Pennsylvania Press (Estratti dal Pico Strix ., Schmitt, ,CB, Pico e la sua critica di Aristotele. The Hague: Martinus Nijhoff. Pappalardo, L.”Fede, Immaginazione e scetticismo" (Nutrix), Turnhout: Brepols Publishers. Opere Progetto Gutenberg panoramica biografica presso il Centro Internazionale di Cultura "Pico e le sua critica di Aristotele | Charles B. Schmitt | Springer .Giovanni Francesco. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pico”.  Pico. II Pico della Mirandola. nobile, filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e conte di Concordia in tre periodi differenti: , poi nuovamente per pochi mesi ed infine, ma stavolta privato di Concordia, dal infine verrà assassinato dal nipote Galeotto II Pico, suo successore definitivo.  Era figlio di Galeotto I Pico e di Bianca Maria d'Este, figlia di Niccolò III d'Este. Succedette al padre nel governo dei feudi, ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. Ifratelli, non contenti, assediarono e bombardarono la Mirandola e imprigionarono Pico, che fu rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini. Liberato, si ritirò a Roma. Contrastò la cultura classica a favore del Cristianesimo. Scrisse una biografia dello zio  Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta contro l'astrologia. Seguace di Savonarola, si batté inutilmente per la sua assoluzione, e ne scrisse dopo la morte una biografia. Sostenne da un lato la necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro l'incompatibiltà della filosofia antica col cattolicesimo. Scrisse il “De reformandis moribus,” che inviò a Papa Leone X, l'”Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis christianae disciplinae,” nel quale attaccò la filosofia arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” sulle possessioni demoniache.  L'Examen non attacca soltanto la filosofia arcaica, ma si scaglia ugualmente contro Aristotele ed Aquino.  Dei due pensatori, Pico contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero con la forza dell'intelletto di intuire le verità ultime. Al contrario, al pari della dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia (Pico nutre una profonda sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la possibilità di giungere a conclusioni arbitrarie. Riprendendo alcune tesi tipiche dello scetticismo di Pirrone e Sesto Empirico, Pico nega la validità dei sillogismi e dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è conoscibile, mentre la fede può fondarsi solo su una rivelazione.[Morì assassinato dal nipote Galeotto II assieme all'ultimogenito Alberto. Opere; “De imaginatione”; “De providentia Dei”; “De rerum praenotione”; “De studio divinae et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”; “Examen vanitatis doctrinae gentium, et ueritatis Christianae disciplinae,” Ioannis Pici Mirandulae Vita, “Strix, sive de ludificatione daemonum,” Opera Omnia, “Quaestio de falsitate astrologiae ,” Discendenza Gianfrancesco. Sosò Giovanna Carafa, signora di Roddi, figlia di Giovanni Tommaso Carafa, conte di Maddaloni, e di Giulia Sanseverino. Insieme ebbero I seguenti figli:[ Gian Tommaso Pico,  signore di Roddi --  sposò Carlotta Orsini, figlia di Gian Giordano Orsini, signore di Bracciano, e di Felice Della Rovere, figlia illegittima del cardinale Giuliano Della Rovere (Giulio II.  Ebbe discendenza: Girolamo Pico, signore di Roddi. Sposò Francesca Malaspina, figlia di Cesare Malaspina, marchese di Malgrate; Virginio Pico Giovanni Antonio Pico  Maddalena Pico, sposò Agostino Tizzone, conte di Desana. Beatrice Pico, sposò Paolo Torelli, conte di Montechiarugolo, ed ebbero discendenza; Anna Pico, a Genova nelsposò Antoniotto II Adorno, doge di Genova, signore di Ovada e Sale; Galeotto Pico, Caterina Pico, Cecilia Pico, monaca clarissa con il nome di suor Maria Cornelia al monastero di Santa Cecilia di Firenze;[1] Alberto Pico, assassinato insieme al padre da Galeotto II Pico; Giulia Pico, a Mirandola sposò Sigismondo II Malatesta, co-signore di Rimini; Maria Pico, Paolo Pico, co-signore di Roddi. Sposò in prime nozze Caterina, figlia di Galeotto Ceva della Bosia di Garessio, signore di Bossolasco;[ poi sposò in seconde nozze Costanza del Carretto, figlia di Ottaviano del Carretto, marchese di Millesimo e conte di Cengio, e di Nicoletta Della Rovere, figlia di Stefano Vigerio Della Rovere, patrizio di Savona. Ebbe i seguenti figli: dalla 1ª moglie: Giovanna Pico nel posò Michele Antonio del Carretto di Lesegno, marchese di Cravanzana; dalla 2ª moglie: Eleonora Pico,  signora di Roddi e poi contessa di Roddi, Sposò a Mantova in prime nozze Ascanio Andreasi, conte di Rivalta; poi sposò in seconde nozze Enrico Biandrate di San Giorgio, conte di Foglizzo; illegittimo: Marzio Pico sposò Caterina Trona, figlia di Antonio Trona, signore di Torrone e Clarafond. Ebbe i seguenti figli: Tommaso Pico, co-signore di Roddi;illegittimo: Paolo Pico, monaco benedettino all'Abbazia di Lucedio. Miroslav Marek, Genealogy.eu, su Pico family, Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Pico della Mirandola, Torino, J. Delumeau, Il peccato e la paura, Bologna, il Mulino. Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Pico della Mirandola, Torino, Pappalardo, L. "Gianfrancesco Pico della Mirandola: fede, immaginazione e scetticismo". Turnhout: Brepols Publishers (= Nutrix:Voci correlate Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di papa Giulio II Caccia alle streghe nella Signoria della Mirandola Sovrani di Mirandola e Concordia. Schizzo biografico a cura de Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della Mirandola, «Pico della Mirandola, Giovanni Francesco II»,  Enciclopedie  "Treccani L'Enciclopedia italiana". «Pico della Mirandola, Giovanni Francesco II», Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs: Luigi Speranza: “Grice, Acrkill, Pico and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e Pico," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia -- Gianfranco Pico della Mirandola.

 

PIERALISI. (Jesi). Filosofo.  Fece parte dei Minori Riformati di Jesi. Nei suoi scritti, esaltò il valore della pace fra gli uomini e fra tutte le creature.  Scrisse che l'anima è presente non solo negli esseri umani, ma anche negli animali, ai quali appunto l'anima conferiscecome agli uominiun'esistenza eterna al di là della morte.  Per tali motivi sottolinea la necessità etica di trattare gli animali con rispetto ed amore, vincendo la mancanza di sensibilità e l'indifferenza che tradizionalmente la religione cristiana mostra verso di essi. De anima belluarum: sopravvivenza? Una domanda, S. Rocco, Venezia. Della filosofia razionale speculativa parte soggettiva ossia la logica, Tipografia della Pace, Roma, La filosofia razionale pratica ovvero dei doveri naturali, Tipografia della Pace, Roma, Sui vizi capitali dell'insegnamento scientifico: riflessioni, Pesar.

 

PIEVANI. (Gazzaniga). Filosofo. Grice: “Only in Italy, Dietelmo becomes Telmo –“ Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when everyone attacks him! Talk about rallying to the defense of the under-dogma!” -Dopo la laurea in Filosofia conseguita a  Milano, ha condotto ricerchein Biologia evolutiva e Filosofia della biologia, sotto la supervisione di Niles Eldredge e di Ian Tattersall presso l'American Museum of Natural History di New York.  Grice: “Some Italians would not consider him an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree without (i. e., not within) Italy!” -- Dal 2005 al  è stato professore associato di Filosofia della scienza presso la facoltà di Scienze dell'educazione e della formazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ha ricoperto gli insegnamenti di Epistemologia e di Epistemologia evolutiva.--  è stato vicedirettore del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” e vicepresidente del corso di laurea in Scienze dell'educazione.  Dal  è Professore presso il Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Padova, dove ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle scienze biologiche. Presso lo stesso Dipartimento è anche titolare degli insegnamenti di Bioetica e di Divulgazione naturalistica. Dal  è Delegato del Rettore per la Comunicazione Istituzionale dell’Università degli Studi di Padova. Dal  è Presidente della SIBESocietà Italiana di Biologia Evoluzionistica. È socio effettivo dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, per la classe di Scienze, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino per la classe di Scienze, socio non residente dell’Accademia Olimpica di Vicenza, per la classe di Scienza e Tecnica.  È autore di più di 230 pubblicazioni scientifiche nei campi della biologia evoluzionistica, dell'evoluzione umana, della filosofia della biologia e della filosofia della scienza generale.  Comunicazione della scienza Impegnato in diversi progetti internazionali di comunicazione della scienza, dal  fa parte del Comitato Scientifico di BergamoScienza, è stato segretario del consiglio scientifico e coordinatore del Festival della scienza di Genova, divenuta la più importante manifestazione europea del settore. Insieme a Vittorio Bo, è stato direttore scientifico del "Festival delle scienze di Roma" in Auditorium Parco della Musica.  Fa parte del comitato editoriale di riviste scientifiche internazionali come Evolutionary Biology, Evolution: Education and Outreach e Rendiconti Lincei per le Scienze Fisiche e Naturali. Insieme a Niles Eldredge, è direttore scientifico del progetto enciclopedico “Il futuro del pianeta” di UTET Grandi Opere. Inoltre insieme ancora a Niles Eldredge ed a Ian Tattersall, è stato il curatore scientifico dell'edizione italiana della mostra internazionale "Darwin 1809-2009".  Insieme a Luigi Luca Cavalli-Sforza è stato curatore del progetto espositivo internazionale “Homo sapiens": la grande storia della diversità umana” (Roma, Palazzo delle Esposizioni, -; Trento, -, Novara ).  Telmo Pievani è direttore di Pikaia, il  italiano dell'evoluzione, ed è stato coordinatore scientifico del Darwin Day di Milano. Fa parte del Comitato Etico e del Comitato Scientifico della Fondazione Umberto Veronesi per il progresso delle scienze.  Fa parte del Consiglio Scientifico Internazionale del Museo delle Scienze (MUSE) di Trento.  -- è stato per  Padova coordinatore scientifico dell’allestimento museale del Giardino della Biodiversità presso l'Orto Botanico di Padova, oltre che curatore della sezione “Le piante e l’uomo”.  Dal  collabora ai progetti scientifici e di comunicazione del Parco Natura Viva di Bussolengo.  È stato il Curatore Scientifico, insieme ai Fantini, Rufo e Pimpinelli, della mostra internazionale "DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica” (Palazzo delle Esposizioni, Roma). Dal punto di vista editoriale, è membro del comitato editoriale de L'Indice dei libri. -- è componente del Comitato Scientifico Internazionale della rivista Le Scienze, edizione italiana di Scientific American, alla quale collabora.  Scrive regolarmente per la rivista Micromega. Dal  è firma delle pagine culturali del Corriere della Sera. Dal  è direttore del magazine di Padova, Il Bo LIVE.  Due volte finalista del Premio Galileo a Padova, nel  ha ricevuto la menzione speciale della giuria del Premio Scienza e letteratura-Merck Serono, per il saggio La vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto (Cortina). Premio Adriano Vitelli Laico dell’Anno, , Torino; Premio Internazionale di Ecologia Umana  (Abbazia di Spineto, Sarteano); Premio Capo d'Orlando  per la comunicazione multimediale (Vico Equense).  Insieme a Federico Taddia e alla Banda Osiris, è autore di progetti teatrali e musicali a tema scientifico, come “Finalmente il Finimondo!” e “Il maschio inutile” ispirato all’omonimo libro.  Opere: “Il management dell'unicità, Guerini e associati, Milano, “Homo sapiens e altre catastrofi,” Meltemi, Roma); Immagini del tempo nel cinema d'oggi, Meltemi, Roma, “Sotto il velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e idee, Milano, Cortina, Ospitato su archive.is. “Introduzione alla filosofia della biologia” (Laterza, Roma-Bari); La teoria dell'evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica, Il Mulino, Bologna,T. Pievani-E. Capanna-C.A. Redi, Chi ha paura di Darwin?, IBIS Edizioni, Como-Pavia, Creazione senza Dio, Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo all'italiana” (Milano, Bompiani, T. Pievani-Carla Castellucci); “Perdere la libertà per Sante ragioni. Dal nascere al morire: la mano della Chiesa sulla nostra vita, Milano, Chiarelettere, T. Pievani-Vittorio Girotto-Giorgio Vallortigara, Nati per Credere, Codice Edizioni, Torino, 2008-. La vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto, Raffaello Cortina Editore, Milano,  Introduzione a Darwin, Roma-Bari, Laterza,  La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Il Mulino,  Homo sapiens. Il cammino dell'umanità, Atlante dell'Istituto Geografico De Agostini,  “Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica di Darwin” (Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin spiega proprio tutto, Torino, Einaudi,  T. Pievani-Federico Taddia, Il maschio è inutile. Un saggio quasi filosofico, Milano, Rizzoli, Leggere l’Origine delle specie di Darwin, IBIS Edizioni, Como-Pavia,  Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, con Valerio Calzolaio, Einaudi, Torino,  T. Pievani-Vittorio Marchis, Lectures , Giappichelli, Come saremo. Storie di umanità tecnologicamente modificata, con L. De Biase, Codice, Edizioni, Torino, "Homo SapiensLe nuove storie dell'evoluzione umana", Libreria Geografica,  Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione umana, Libreria Geografica, Imperfezione. Una storia naturale, Milano, Raffaello Cortina, Libri per ragazzi Perché siamo parenti delle galline? E tante altre domande sull’evoluzione, con F. Taddia, Editoriale Scienza, Trieste, ; Sulle tracce degli antenati. L’avventurosa storia dell’umanità, Editoriale Scienza, Trieste, . Introduzioni a opere di altri autori Telmo Pievani ha curato l'edizione italiana di opere di Richard Dawkins, di Niles Eldredge, di Stuart Kauffman, di Ian Tattersall, di Susan Oyama, di Kim Sterelny, di Edward Osborne Wilson, di Sean B. Carroll, di Henri Gee e di altri filosofi della biologia ed evoluzionisti. È inoltre il curatore dell'edizione italiana del testamento scientifico di Stephen Jay Gould (La struttura della teoria dell'evoluzione) e dell'ottavo volume (intitolato Storia della scienza e della tecnologia) della Storia della Cultura Italiana diretta da Luigi Luca Cavalli-Sforza. Ha curato l'edizione italiana di una parte dei Taccuini della Trasmutazione darwiniani, pubblicati da Laterza con il titolo di: Charles Darwin. Taccuino Rosso, Taccuino B, Taccuino E.  Note  Dietelmo PIEVANI, su accademiadellescienze.  PIEVANI DIETELMO, su didattica.unipd. Filosofia si insegna a Biologia La prima cattedra a Pievani, Il mattino di Padova, su mattinopadova.gelocal.  Bergamoscienza, su bergamoscienza Evolution: Education and Outreach Editorial board, su springer.com.  Homo SapiensLa grande storia della diversità umana La grande storia della diversità umana  I vincitori del premio «Scienza e letteratura», Corriere della Sera, 11 giugno. Scheda libraria di "Evoluti e abbandonati", su einaudi. Evoluzione Charles Darwin Stephen Jay Gould Darwin Day Padova Orto Botanico di Padova Sito ufficiale, su telmopievani.com.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Pubblicazioni di Telmo Pievani, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Il web magazine cross-mediale dell'Padova, su ilbolive.unipd. Pikaia, il  italiano dell'evoluzione, su pikaia.eu. Il sito ufficiale della mostra DARWIN  su Darwin.

 

PIGLIARU. (Orune). Filosofo. Grice: “Pigliaru’s study of the modal code is unique – we don’t have that kind of thing at Oxford, unless it’s from a tutee from Sardinia!” --Tra le molteplici tematiche del suo impegno intellettuale una è di particolare interesse: la sua interpretazione dei problemi socio-economici delle zone interne della Sardegna, che inquadrò e tentò di spiegare nell'ambito della propria visione etico-politica   Nacque a Orune, in provincia di Nuoro, ultimo di cinque figli; i genitori, Pietro e Maria Murgia, sono due maestri elementari, accomunati dunque dalla stessa formazione culturale e dal lavoro, ma di provenienza sociale diversa. La famiglia di Pietro è di origine contadina, attività marginale rispetto alla pastorizia prevalentemente praticata in paese; nonostante le scarse disponibilità economiche, dopo le elementari continua negli studi. Maria, la cui madre è maestra, proviene da Sassari: ha vissuto in una realtà più aperta e si reca ad Orune, dopo il diploma, per insegnarvi. Si sposano. Finite le elementari Antonio, che nel frattempo ha perso il padre, lascia il paese, al quale rimase comunque sempre profondamente legato, e si trasferisce a Sassari, presso i nonni materni, per completare gli studi ginnasiali e liceali nel Convitto Canopoleno.  Adderì al Gruppo Universitario, dove fece le sue prime esperienze culturali, collaborando al giornale dell'organizzazione, scrivendo soprattutto di teatro. Coltiva le sue aspettative nella "rivoluzione fascista", come tanti giovani della sua generazione, rifiutandone però le degenerazioni che il regime sta subendo. Frequenta dCagliari nella Facoltà di lettere e filosofia -- viene arrestato, accusato insieme ad altri, di gravi reati: spionaggio, guerra civile, cospirazione politica. Condannato a 7 anni dal Tribunale militare di Oristano, sconta 17 mesi di carcere, durante i quali contrae la malattia che lo porterà prematuramente alla morte, per essere poi liberato in seguito all'Amnistia Togliatti.  Ripresi gli studi, in pochi mesi supera tutti gli esami e si laurea a Cagliari con una tesi sull'esistenzialismo in Giacomo Leopardi -- assistente volontario alla cattedra di Filosofia del diritto dell'Sassari, diventando assistente ordinario un anno dopo; consegue la libera docenza nella stessa disciplina e nel 1967, vinto il concorso, è Professore di Dottrina dello Stato. Nasce la rivista "Ichnusa", di cui fu animatore ed ispiratore. La rivista uscì, con diverse sospensioni. Decide di darle un nuovo ruolo, meno generalista ma più attento e teso a dar voce soprattutto alla "questione sarda": gli editoriali, da lui redatti, vengono sempre più spesso dedicati ai problemi della regione e la rivista si propone come laboratorio di discussione, chiamando a raccolta un'intera generazione di giovani intellettuali isolani impegnati per la rinascita dell'isola e per i quali Pigliaru, in contatto con numerosi studiosi delle due università sarde di Sassari e di Cagliari, diventa un vero e proprio maestro e ideologo. Muore a Sassari il 27 marzo 1969 durante una seduta di emodialisi, terapia alla quale si sottoponeva regolarmente per curare la grave insufficienza renale che lo accompagnò per gran parte della sua vita.  Nel  per i festeggiamenti dei 450 anni dell'Sassari, la sua immagine è stata apposta all'esterno del Dipartimento di Scienze Politiche, Scienze della Comunicazione e Ingegneria dell'Informazione dell'Ateneo. Era il padre dell'ex presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru.  Attività Fu autore di numerosi saggi di grande spessore, considerati ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile per il dibattito sulla cultura sarda. Inediti continuano ad apparire ancora adesso. Dopo un iniziale approdo alla filosofia di Giovanni Gentile, soprattutto nelle prime, importanti opere, Considerazioni critiche su alcuni aspetti del personalismo comunitario e Persona umana ed ordinamento giuridico si avvicinò al personalismo storicista di Giuseppe Capograssi, di cui accolse anche, con un'interpretazione originale, la teoria della pluralità degli ordinamenti giuridici di Santi Romano, (specie nel suo capolavoro di antropologia giuridica La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico). Successivamente sviluppò questioni del marxismo gramsciano, in particolare in Struttura, soprastruttura e lotta per il diritto, Gramsci e la cultura sarda e nell'incompiuto saggio su L'estinzione dello Stato. Tra i suoi numerosi contributi sono anche da ricordare: Meditazioni sul regime penitenziario italiano; La piazza e lo Stato; Promemoria sull'obiezione di coscienza. È considerato uno dei più importanti antropologi giuridici italiani e uno dei maggiori studiosi della Sardegna (Scuola antropologica di Cagliari). A l'attività scientifica accompagnò un'intensa attività di "didattica popolare", organizzando ad esempio numerosi corsi di educazione per adulti e lavoratori in vari luoghi dell'isola. La sua vocazione pedagogica emerge anche in "Scuola", periodico con molti collaboratori, che esce nel 1954 e si rivolge ai maestri che si preparano al concorso magistrale. Venne eletto nel Comitato regionale della Sezione sarda dell'Associazione Italiana Biblioteche e confermato. Alla sua memoria sono intitolate la Biblioteca di scienze sociali dell'Sassari (già denominata Biblioteca interfacoltà per le scienze giuridiche, politiche ed economiche) e le Biblioteche comunali di Orune e di Porto Torres.  Opere: “Considerazioni critiche su alcuni aspetti del personalismo comunitario” (Sassari); “Persona umana ed ordinamento giuridico” (Milano); “Meditazioni sul regime penitenziario italiano” (Sassari); “La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico’ (Milano (ora Nuoro); “La piazza e lo Stato” (Sassari); “Sardegna, una civiltà di pietraRoma); “Struttura, soprastruttura e lotta per il dirittoPadova,  "Promemoria" sull'obiezione di coscienzaSassari); Gramsci e la cultura sarda Roma; Il banditismo in Sardegna (Milano, e successive edizioni Antonio Pigliaru: politica e cultura, antologia degli scritti pubblicati sulla rivista IchnusaSassari  (Brigaglia, Mannuzzu, Melis Bassu; con scritti di: Gigi Ghirotti ... et al.) Il rispetto dell'uomoSassari (con una nota di Antonio Delogu) Scritti sul fascismoSassari, La lezione di CapograssiRoma) Saggi capograssianiRoma,  (con introduzione di Antonio Delogu) Per un primo giorno di scuola: lettera a una professoressaSassari, “Le parole e le cose: alfabeto della democrazia” (Sassari. Bruno Migliorini et al., scheda sul lemma Pigliaru, in Dizionario italiano multimediale e multilingue d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, ://dizionario.rai/poplemma.aspx?lid Vedi anche qui: Accento dei cognomi.  Giuseppe Capograssi, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Giulio Angioni, Fare, dire, sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Il Maestrale, Giorgio Baratta et al., Il soldino dell'anima. Antonio Pigliaru interroga Antonio Gramsci, CUEC   Francesco Casula, Letteratura e civiltà della Sardegna, I, Dolianova, Grafica del Parteolla Editore, Sito ufficiale dedicato ad Antonio Pigliaru, su pigliaru. "Visti da fuoriAntonio Pigliaru", Documentario RAI, su sardegnadigitallibrary. Biblioteca di Scienze sociali "A. Pigliaru", Sassari, su sba.uniss. 1Biblioteca comunalePorto Torres, su comune.porto-torres.ss.  di Antonio Pigliaru, su pigliaru.

 

PIGLIUCCI. (Monrovia). Filosofo. Important Italian philosopher. Grice: “I would hardly consider him an Italian philosopher! His degree in Italy is in genetics, and then he went to the colonies!” -- Co-conduttore di “Parlando razionalmente” e redattore capo della rivista online Scientia Salon. Pigliucci è un deciso critico della pseudoscienza e del creazionismo ed un sostenitore del secolarismo e della educazione scientifica.   Pigliucci è nato a Monrovia, Liberia, ma è cresciuto a Roma. Ha conseguito il dottorato in genetica all'Università degli Studi di Ferrara, Italia. Pigliucci è stato professore di ecologia e evoluzione all'Stony Brook compiendo ricerche sulla plasticità fenotipica, le interazioni genotipo-ambiente, la selezione naturale e i vincoli imposti sulla selezione naturale da parte del corredo genetico e dello sviluppo degli organismi. Nel 1997, ha ricevuto il premio Theodosius Dobzhansky, conferito annualmente dalla Society for the Study of Evolution (Associazione per lo studio dell'evoluzione). Come filosofo, si è interessato alla struttura e ai fondamenti della teoria dell'evoluzione, alla relazione tra scienza e filosofia e alla relazione tra la scienza e la religione ed è un sostenitore della sintesi evolutiva estesa.  Pigliucci scrive regolarmente sullo Skeptical Inquirer sui temi di negazionismo o scetticismo del cambiamento climatico, disegno intelligente, pseudoscienza e filosofia. Ha scritto per Philosophy Now e ha un blog intitolato "Rationally Speaking (Parlando razionalmente)". Ha contrastato "i negazionisti dell'evoluzione" (creazionismo della Terra Giovane e sostenitori del disegno intelligente), tra cui i creazionisti della terra giovane Duane Gish e Kent Hovind, i sostenitori del disegno intelligente William Dembski e Jonathan Wells, in molte occasioni.  Pensiero critico e scetticismo scientifico  Michael Shermer, Julia Galef e Massimo Pigliucci durante una registrazione dal vivo a Northeast Conference on Science and Skepticism (Conferenza del nord-est sulla scienza e sullo scetticismo),  Pur essendo ateo, Pigliucci non crede che la scienza richieda di essere atei, se si ammettono due distinzioni: la distinzione tra naturalismo metodologico e naturalismo filosofico e la distinzione tra giudizi di valore e le questioni di fatto. Crede che molti scienziati ed insegnanti di scienze non apprezzino tali differenze. Pigliucci ha criticato gli scrittori Nuovi Atei per aver sostenuto quello che lui considera scientismo (sebbene escluda il filosofo Daniel Dennett da questa accusa). In una discussione del suo libro Answers for Aristotle: How science and philosophy can lead us to a more meaningful life (Risposte per Aristotele: come la scienza e la filosofia possono condurci ad una vita più ricca di significato), Pigliucci ha detto al conduttore del podcast Skepticality, Derek Colanduno, “Aristotele era il primo pensatore antico a prendere sul serio l'idea che hai bisogno di fatti empirici, e che hai bisogno di un approccio basato sull'evidenza nel mondo, e che devi essere in grado di riflettere sul significato di quei fatti....Se vuoi delle risposte a delle domande morali, non chiedi al neurobiologo, non chiedi al biologo dell'evoluzione, chiedi al filosofo.”  Pigliucci descrive la missione degli scettici, facendo riferimento al libro di Carl Sagan Il mondo infestato dai demoni: La scienza e il nuovo oscurantismo dicendo “Ciò che fanno gli scettici è tenere accesa quella candela e cercare di diffonderla il più possibile.” Pigliucci fa parte del consiglio di NYC Skpetics e fa parte del comitato consultivo di Secular Coalition for America (Coalizione secolare per l'America).  Nel 2001, ha preso parte a un dibattito sull'esistenza di Dio con William Lane Craig.  Massimo Pigliucci ha criticato l'articolo di giornale di Papa Francesco intitolato Un dialogo aperto con i non-credenti (An open dialogue with non-believers). Secondo Pigliucci l'articolo assomigliava più ad un monologo che ad un dialogo, e ha indirizzato una risposta personale a Papa Francesco nella quale ha scritto che il papa ha solo offerto ai non-credenti "una riaffermazione di fantasie senza fondamento riguardo a Dio e a suo Figlio...seguite da affermazioni confuse tra il concetto d'amore e di verità, il tutto condito da una significativa dose di revisionismo storico e negazione degli aspetti più brutti della tua Chiesa (noterai che non ho nemmeno menzionato la pedofilia!).”  Rationally Speaking Nell'agosto 2000 Pigliucci ha iniziato una rubrica su internet intitolata Rationally Speaking (Parlando razionalmente). Nell'agosto 2005, la rubrica è diventata un blog, dove ha scritto fino a marzo .Dal 1º febbraio  Pigliucci co-conduce il podcast bi-settimanale Rationally Speaking con Juilia Galef, che ha conosciuto al Northeast Conference on Science and Skepticism (Conferenza del nord-est sulla scienza e sullo scetticismo), Il podcast è prodotto da New York City skeptics (Scettici della città di New York). Il programma vede la partecipazione di ricercatori, divulgatori scientifici ed insegnanti per presentare libri o discutere di temi di attualità su temi di filosofia e scienza. In una puntata del , Neil deGrasse Tyson descrisse la necessità di finanziare con denaro pubblico i programmi spaziali. La trascrizione della puntata venne poi pubblicata nel libro Space Chronicles (Cronache Spaziali).[28] In un altro episodio Tyson spiegò la propria opinione sul significato di essere ateo, poi commentata in una trasmissione di NPR.[29] Pigliucci ha poi lasciato il podcast per dedicarsi ad altri interessi. Phenotypic evolution : a reaction norm perspective, Sunderland, Mass., Sinauer,Tales of the Rational : Skeptical Essays About Nature and Science, Freethought Press, Phenotypic Plasticity: Beyond Nature and Nurture , Johns Hopkins University Press, 2Denying Evolution: Creationism, Scientism, and the Nature of Science, Sinauer, .Phenotypic Integration: Studying the Ecology and Evolution of Complex Phenotypes, Oxford University Press, Making Sense of Evolution: The Conceptual Foundations of Evolutionary Biology , University of Chicago Press,  Evolution: The Extended Synthesis, Nonsense on Stilts: How to Tell Science from Bunk, University of Chicago Press, Answers for Aristotle: How Science and Philosophy Can Lead Us to a More Meaningful Life, Basic Books,  Philosophy of Pseudoscience: Reconsidering the Demarcation Problem, University of Chicago Press, Is evolutionary psychology a pseudoscience?, in Skeptical Inquirer, Science and fundamentalism, in EMBO reports, The power and perils of metaphors in science, in Skeptical Inquirer,  What is philosophy of science good for?, in Philosophy Now,  The alleged fallacies of evolutionary theory, in Philosophy Now,  Altri articoli si possono trovare sui siti web personali (vedere "" sotto).  NCurriculum Vitae , su lehman.edu. 24 ccny.cuny.edu, ccny.cuny.edu/profiles Rationally Speaking Podcast, su rationallyspeakingpodcast.org. Scientia Salon, su scientiasalon.wordpress.com. Philosophy of Pseudoscience: Reconsidering the Demarcation Problem, University of Chicago Press, The Dangers of Pseudoscience, in The New York Times, Denying evolution: Creationism, scientism, and the nature of science, Sunderland, MA, Sinauer Associates,  Secular Coalition for America Advisory Board Biography, su secular.org. Science and fundamentalism, in EMBO reports, Short Bio , su lehman.edu. Massimo Pigliucci — Selected Papers, su lehman.edu. 28 novembre  5 agosto ). Society for the Study of Evolution — Description of Awards, su evolutionsociety.org. 28 novembre  25 ottobre ). Wade, Michael J., The Neo-Modern Synthesis: The Confluence of New Data and Explanatory Concepts, in BioScience, Pigliucci, Committee for Skeptical Inquiry. Denying evolution: creationism, scientism, and the nature of science, Sunderland, Mass., Sinauer Associates, Evolution Debate — Pigliucci vs Hovind, Richard Dawkins Foundation for Reason and Science, CV of William Dembski, su designinference.com. Evolution and Intelligent Design: Pigliucci vs Wells, Uncommon Knowledge, Excommunicated by the Atheists!, su rationallyspeaking.blogspot.com. New Atheism and the Scientistic Turn in the Atheism Movement , in Midwest Studies In Philosophy, Derek Colanduno, Should You Answer Aristotle?, Skeptic Magazine, Richard Saunders, The Skeptic Zone #101, su//skepticzone.tv/,  Moreland, J.P. (). Debating Christian Theism. USA: Oxford University Press.  Dear Pope, su Rationally Speaking, 20 settembre .Welcome, everyone!, su rationallyspeaking.blogspot.nl, Massimo Pigliucci, So long, and thanks for all the fish, su rationallyspeaking.blogspot.nl, 20 marzo .  Todd Stiefel e Amanda K. Metskas, Julia Galef, The Humanist, 22 maggio . Jennifer Culp, Neil DeGrasse Tyson, Great Science Writers Series, The Rosen Publishing Group, 7Tania Lombrozo, What If Atheists Were Defined By Their Actions?, NPR Anniversary Live Show, su Rationally Speaking, New York City Skeptics, 27Committee for Skeptical Inquiry APlato's Footnot ePagina web di Pigliucci Rationally Speaking blog sullo scetticismo scientifico skepticism e sull'umanismo. Pigliucci's Rationally Speaking Podcast Massimo Pigliucci su Secular Web Philosophy & Theory in Biology(Filosofia e Teoria in Biologia), su philosophyandtheoryinbiology.org. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pigliucci," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia

 

PIOVANI. (Napoli). Filosofo. Grice: “Like Austin, and then again like me, Piovani could invent lingo. The whole point of ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical language,’ and there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary philosophical language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” -- Si laureò a Napoli dove conobbe il suo maestro Capograssi. Insegnò a Trieste, Firenze e Roma), e successivamente occupò via via le cattedre di Storia delle dottrine politiche, Storia della filosofia morale e di Filosofia morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Napoli Federico II, dove rimase fino alla propria morte, avvenuta nel 1980. Insignito di numerosi riconoscimenti accademici, Socio Linceo. Figlio di due maestri elementari, educato al senso dell'appartenenza nazionale e cresciuto fino ai vent'anni sotto il fascismo, Piovani si formò a Napoli, dove, nella prima giovinezza (come invero molte altre future figure di spicco della vita culturale e civile italiana), prese anche parte alle attività del GUF cittadino e scrisse su alcuni fogli del regime. La sua originale ricerca filosofica ebbe avvio all'indomani immediato della tragica conclusione della seconda guerra mondiale e di ciò portò i segni anche nell'elaborazione della propria caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni del liberalismo democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito volontaristico dell'attualismo, la necessità di ripensare il "modello" idealistico della "nuova Italia" lo indusse ad un'intensa riflessione sul significato e sul valore dell'individuo nel suo farsi persona, che lo impegnò per tutta la vita, troncata dalla malattia a soli 58 anni. Autore di molti volumi (se ne conteranno più di venti al termine della sua carriera di scrittore), che spaziano dalla filosofia del diritto al pensiero filosofico italiano, soprattutto a quello meridionale, ricoprì incarichi nelle più importanti accademie italiane; fu direttore, insieme a Eustachio Paolo Lamanna, della "Collana di Filosofia" delle Edizioni Morano di Napoli, e fondatore, presso il Cnr, del Centro di Studi Vichiani. Al suo pensiero e alla sua "scuola" sono dedicati numerosi scritti. La "FondazionePiovani per gli studi vichiani" ne custodisce la biblioteca e gli archivi.  Pensiero filosofico Il pensiero di Pietro Piovani è stato definito da uno dei suoi più importanti allievi, Fulvio Tessitore, «una fenomenologia dell'individuale». Per il pensatore napoletano l'individuo non è concepito come un'entità chiusa ed egoistica tendente all'assolutizzazione ma, al contrario, accettando egli la sua natura di vivente limitato, afferma sé stesso nella responsabilità della propria azione. Nella formazione del pensiero di Piovani concorrono elementi esistenzialistici (con particolare simpatia per Jaspers), coniugati con motivi rosminiani, a loro volta filtrati attraverso Capograssi, il quale pose Piovani di fronte al grande tema dell’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è documento la prima monografia Normatività e società; che utilizza anche temi della prima Azione blondeliana. La necessità di fondare la persona grazie a un criterio o norma, che è la ragione dell’agire e del pensare (la logica della vita morale), fa scoprire il tema di fondo della più matura filosofia morale piovaniana: il soggetto è un «volente non volutosi», vale a dire che il soggetto, per quanto approfondisca il proprio essere che è il suo esistere, deve arrestarsi dinanzi alla constatazione di essere dato, di non essersi voluto. L’«alternativa esistenziale» dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di essere a fronte della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria datità. Ma questa accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita morale, rifiuta ogni «ostinazione singolaristica» e comporta che la vita è vita di relazione, dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del soggetto che si accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria alterità rispetto a se stesso. L’essenziale «instaurazione personalitaria» consente la fondazione del diritto e della morale: entrambe formazioni storiche, fondate dinamicamente in quanto capaci di comprendere ogni forma in cui si sostanzi l’attivo desiderio dell’uomo di soddisfare l’insaziabile bisogno di valori, anch'essi costruiti dalla scelta esistenziale dei soggetti storici. In base a tale considerazione Piovani sostiene che l'essere umano non possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento poiché, essendo un essere limitato e storico, è di fatto costretto a fondare continuamente i suoi punti di riferimento. A questo proposito assumono appunto un ruolo primario i valori, considerati non come assoluti ed eterni bensì prodotto della specificità individuale. Del resto proprio i valori esaltano la responsabilità dell'azione degli individui, che, altrimenti, verrebbe mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di assoluto. Si può dunque parlare, in Piovani, di un pluralismo etico che non significa relativismo ma relatività e, dunque, rispetto. Una posizione quest'ultima che sembra chiaramente riprendere il pensiero di Kant e, in particolare, il tema dell'agonismo etico. Per il ricorrere di questi temi, l’originale filosofia di Piovani può riassumersi nella formula tra «esistenzialismo ripensato e storicismo rinnovato».  Note  Tra questi, un numero della rivista Gerarchia, su cuidiciannovennescriveva nel settembre del 1942, riferendosi alla partecipazione emotiva degli italiani al conflitto con la Grecia: "Questo modo di sentire e di interpretare gli eventi deve essere posto in luce perché esso indica che un ventennio di regime fascista è riuscito a dare agli Italiani almeno quel senso di preoccupazione della tutela e della difesa dei propri interessi, che è il presupposto indispensabile per la formazione di una autentica e completa coscienza imperiale":Piovani, Roma e Tirana, in Gerarchia, Piovani, Evoluzione liberale, in Biblioteca della libertà, Piovani, Principi di una filosofia della morale, cap. I. Piovani, Principi di una filosofia della morale, cap. II. Piovani “Principi di una filosofia della morale,” F. Tessitore, PIOVANI, Pietro, in Enciclopedia filosofica di Gallarate, Bompiani, Milano. Opere: “Normatività e società” (Napoli, Jovene); “Il significato del principio di effettività” (Milano, Giuffre); “Morte e trasfigurazione  dell'Università” (Napoli, Guida, (II ed. Napoli, Guida, La teodicea sociale di Rosmini, Padova, Cedam, II ed. Brescia, Morcelliana,  Linee di una filosofia del diritto, Padova, CEDAM, “Giusnaturalismo ed etica moderna” Bari, Laterza); “Filosofia e storia delle idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica e coscienza morale” (Napoli, Morano); “Principi di una filosofia della morale” (Napoli, Morano); Oggettivazione etica e assenzialismo, F. Tessitore, Napoli, Morano); “La filosofia nuova di Vico” (F. Tessitore (Napoli, Morano); “ Per una filosofia della morale, F. Tessitore, Milano, Bompiani (Il pensiero Occidentale), Critica Fulvio Tessitore, Tra esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale di Pietro Piovani, Napoli, Morano, Fulvio Tessitore, Pietro Piovani, Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, Domenico Jervolino, Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Piovani, Napoli, Morano, Giuseppe Acocella, Idee per un'etica sociale. Note in margine al pensiero di Pietro Piovani, Soveria Mannelli, Rubbettino, Paolo Amodio ,  degli scritti su Pietro Piovani, Napoli, Liguori, Giuseppe Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica in Pietro Piovani, Napoli, Giannini, Anna Maria Nieddu, Normatività soggettività storicità: saggio sulla filosofia della morale di Pietro Piovani, Napoli, Loffredo, Anna Maria Nieddu , Incontri blondellani. Volontà, norma, azione in Maurice Blondel e in Pietro Piovani, Cagliari, Editore, Adamo Perrucci, L'etica della responsabilità. Saggio su Pietro Piovani, Napoli, Liguori, Giovanni Morrone, La scuola napoletana di Pietro Piovani: lettura critica e informazione bibliografica, Roma : Edizioni di Storia e Letteratura,  (Sussidi eruditi)  Marco M. Olivetti, «PIOVANI, Pietro» in Enciclopedia ItalianaIV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La voce «Etica» compilata da Pietro Piovani, in Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977. Sito web del Centro di Studi Vichiani del Cnr di Napoli. La lezione etica più che mai attuale di Pietro Piovani, di Fulvio Tessitore, Il Messaggero, Pietro Piovani, di Fulvio Tessitore, Napoli, 1982. Sito web della FondazionePiovani per gli studi vichiani. Ebook dello Invito a Vico diPiovani, edizioni Ispf-Cnr, , in accesso libero. Keywords: “i principi metafisici di Vico” – Luigi Speranza, “Grice e Piovani: I principi metafisici di Vico” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

PIRANDELLO. (Girgenti). Filosofo. Grice: “Pirandello would say he is no philosopher, but then I’m a cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi, l'ultimo dei quali incompleto.   Firma di Luigi Pirandello MENU0:00 Voce di Pirandello mentre legge un suo prologo a Sei personaggi in cerca d'autore (1926)  Biografia «Io son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco "Kaos".»  (Luigi Pirandello)  Stefano Pirandello, padre di Luigi, in divisa garibaldina La famiglia Magnifying glass icon mgx2.svg Biografia del figlio cambiato. Luigi Pirandello, figlio di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto, appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle tradizioni risorgimentali, nacque nel 1867 in contrada Càvusu a Girgenti, nome di origine araba con cui era nota, fino al 1927, la città siciliana di Agrigento .Nell'imminenza del parto che doveva avvenire a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il padre Stefano aveva deciso di trasferire la famiglia in un'isolata tenuta di campagna per evitare il contatto con la pestilenza. Porto Empedocle, prima di chiamarsi così, era una borgata (Borgata Molo) di Girgenti (l'odierna Agrigento).  Quando nel 1853 si decise che la borgata divenisse comune autonomo «La linea di confine fra i due comuni venne fissata all'altezza della foce di un fiume essiccato che tagliava in due la contrada chiamata "u Càvuso" o "u Càusu" (pantalone) [...] Questo Càvuso apparteneva metà al nuovo comune di Porto Empedocle e l'altra metà al Comune di Girgenti [...] A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe parve che non era cosa [che si scrivesse che qualcuno fosse nato in un paio di pantaloni] e cangiò quel volgare "Càusu" in "Caos»  Il padre, Stefano Pirandello, aveva partecipato tra il 1860 e il 1862 alle imprese garibaldine; aveva sposato nel 1863 Caterina, sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci Gramitto.  Il nonno materno di Luigi, Giovanni Battista Ricci Gramitto, era stato tra gli esponenti di spicco della rivoluzione siciliana del 1848-49 e, escluso dall'amnistia al ritorno del Borbone, era fuggito in esilio a Malta dove era morto un anno dopo, nel 1850, a soli 46 anni.  Il bonno paterno, Andrea Pirandello, era stato un armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere di Genova. La famiglia di Pirandello viveva in una situazione economica agiata, grazie al commercio e all'estrazione dello zolfo.  I primi anni  La casa natale di Pirandello, in località Caos L'infanzia di Pirandello fu serena ma, come lui stesso avrebbe raccontato nel 1935, fu caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi genitori, in modo particolare con il padre. Questo lo stimolò ad affinare le sue capacità espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per cercare di corrispondervi al meglio.  Fin da ragazzo soffriva d'insonnia e dormiva abitualmente solo tre ore per notte.   Luigi adolescente (Agrigento, 1884) Il giovane Luigi era molto devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una domestica di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma inculcandogli anche credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa presenza degli spiriti. La chiesa e i riti della confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad un'esperienza di misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua esistenza.  Si allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento apparentemente di poco conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per far vincere un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal comportamento inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere a che fare con la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da quella ortodossa.  Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente, nel 1878 fu iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante un’estate preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In seguito a un dissesto economico, la famiglia si trasferì a Palermo, dove il quattordicenne Luigi frequentò il regio ginnasio Vittorio Emanuele II e dove rimase anche dopo il rientro dei suoi, nel 1885, a Porto Empedocle. Qui si appassionò subito alla letteratura. A soli undici anni scrisse la sua prima opera, "Barbaro", andata perduta. Per un breve periodo, nel 1886, aiutò il padre nel commercio dello zolfo, e poté conoscere direttamente il mondo degli operai nelle miniere e quello dei facchini delle banchine del porto mercantile.  Iniziò i suoi studi universitari a Palermo nel 1886, per recarsi in seguito a Roma, dove continuò i suoi studi di filologia romanza che poi, anche a causa di un insanabile conflitto con il rettore dell'ateneo capitolino, dovette completare, su consiglio del suo maestro Ernesto Monaci, a Bonn (1889).  A Bonn, importante centro culturale di quei tempi, Pirandello seguì i corsi di filologia romanza ed ebbe l'opportunità di conoscere grandi maestri come Franz Bücheler, Hermann Usener e Richard Förster. Si laureò nel 1891 con una tesi sulla parlata agrigentina "Foni ed evoluzione fonetica del dialetto di Girgenti" (Laute und Lautentwicklung der Mundart von Girgenti), in cui descrisse il dialetto della sua città e quelli dell'intera provincia, che suddivise in diverse aree linguistiche. Il tipo di studi gli fu probabilmente di fondamentale aiuto nella stesura delle sue opere, dato il raro grado di purezza della lingua italiana utilizzata.  Nella città tedesca alla fine di gennaio del 1890 conobbe a una festa in maschera la giovane Jenny Schulz-Lander, della quale si innamorò e con cui andò ad abitare nella pensione tenuta dalla madre della ragazza. A lei dedicherà i versi di Pasqua di Gea dove la descriveva come «lucifera fanciulla, tu che il mio tutto sei e pur, forse, sei nulla» e la ricorderà anche nei versi di Fuori di chiave: «Fuori la neve eterna fiocca; / piano l'uscio s'apre e, un dito in bocca, / entra scalza Jenny...» Quarant'anni dopo, Pirandello ormai famoso, durante un soggiorno a New York ricevette un biglietto, a cui non rispose, da Jenny, che nel frattempo era diventata scrittrice.  Il matrimonio Nel 1892 Pirandello si trasferì a Roma, dove poté mantenersi grazie agli assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe Luigi Capuana che lo aiutò molto a farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e critici. A Girgenti, Pirandello sposò Maria Antonietta Portulano (18711959), figlia di un ricco socio del padre. Questo matrimonio concordato soddisfaceva anche gli interessi economici della famiglia di Pirandello. Nonostante ciò tra i due coniugi nacque veramente l'amore e la passione. Grazie alla dote della moglie, la coppia godeva di una situazione molto agiata, che permise ai due di trasferirsi a Roma.  Nel 1895, a completare l'amore tra gli sposi, nacque il primo figlio: Stefano (1895–1972), a cui seguirono due anni dopo, Rosalia Caterina (Lietta) (1897-1971) e nel 1899 Fausto Calogero (1899–1975). Maria Antonietta Portulano Il crollo finanziario e la malattia della moglie Nel 1903, un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di proprietà del padre, nella quale era stata investita parte della dote di Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole sostentamento, li ridusse sul lastrico.  Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella era sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia, a causa delle quali o lei rientrava dai genitori in Sicilia, o Pirandello era costretto a lasciare la casa. La malattia prese la forma di una gelosia delirante e paranoica, che la portava a scagliarsi contro tutte le donne che parlassero col marito, o che lei pensava che volessero avere un qualche tipo di rapporto con lui; perfino la figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa del comportamento della madre tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La chiamata alle armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua situazione mentale.  Solo diversi anni dopo, nel 1919, egli, ormai disperato, acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico. Antonietta Portulano morirà in una clinica per malattie mentali di Roma, sulla via Nomentana, nel 1959 a 88 anni di età. La malattia della moglie portò lo scrittore ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicoanalisi di Sigmund Freud, lo studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei confronti della malattia mentale.  Spinto dalle ristrettezze economiche e dallo scarso successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico impiego fisso la cattedra di stilistica all'Istituto superiore di magistero femminile (che tenne dal 1897 al 1922), lo scrittore dovette impartire lezioni private di italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario. Dal 1909 iniziò anche una collaborazione con il Corriere della Sera.  Il primo grande successo  Luigi Pirandello (1920) Il suo primo grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti di veglia alla moglie paralizzata alle gambe. Il libro fu pubblicato nel 1904 e subito tradotto in diverse lingue. La critica non diede subito al romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre opere di Pirandello.  Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette aspettare il 1922, quando si dedicò totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico Nino Martoglio gli chiese di mandare in scena nel suo Teatro Minimo presso il Teatro Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo, un atto unico scritto nel 1892. Pirandello acconsentì e la rappresentazione il 9 dicembre del 1910 dei due atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i buoni uffici del suo amico Martoglio anche Angelo Musco volle cimentarsi con il teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di Sicilia, rappresentato con grande successo al Teatro Pacini di Catania il 1º luglio 1915.  Cominciò da questa data la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà nel novembre del 1916 al teatro Argentina diRoma: «Gravi dissensi» di cui Pirandello scriveva nel 1917 al figlio Stefano.  Dalla Grande Guerra al Nobel: il successo internazionale Magnifying glass icon mgx2.svgTeatro d'Arte di Roma. La guerra fu un'esperienza dura per Pirandello; il figlio Stefano venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta rilasciato, ritornò in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita. Durante la guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono al punto da rendere inevitabile il ricovero in manicomio (1919) dove rimase, come detto, fino alla morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico, dedicandosi soprattutto al teatro. Nel 1925 fondò la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway.  Nel giro di un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo, come testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto nel 1934, "per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale". Degno di nota fu lo stretto rapporto con la giovane Abba, sua musa ispiratrice, della quale Pirandello, secondo molti biografi e conoscenti, era innamorato forse solamente in maniera platonica.  Molte delle opere pirandelliane cominciavano intanto ad essere trasposte al cinema: Pirandello andava spesso ad assistere alla lavorazione dei film; andò anche negli Stati Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di Hollywood, come Greta Garbo, interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di questi viaggi (1935) andò a trovare, su invito, Albert Einstein a Princeton. In una conferenza stampa Pirandello difese con veemenza la politica estera del fascismo, con la guerra d'Etiopia, accusando i giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il colonialismo contro i nativi americani.[25]  Pirandello e la politica: l'adesione al fascismo Pirandello non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne l'ammirazione per il patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in un'epoca di crisi. L'idea politica di fondo di Pirandello era legata principalmente a questo patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa nel 1915 sul Giornale di Sicilia testimonia gli ideali patriottici della famiglia, proprio nei primi mesi dallo scoppio della Grande Guerra durante la quale il figlio Stefano fu fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per la maggior parte della prigionia, nel campo di concentramento di Pian di Boemia, presso Mauthausen. Pirandello non riuscì a far liberare il figlio malato neppure con l'intervento del papa Benedetto XV. Nella sua vita condivise alcune delle idee dei giovani Fasci siciliani e del socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota come l'idea politica di Pirandello era stata oscurata dalla riflessione "umoristica". Per Pirandello, i siciliani avevano subìto le peggiori ingiustizie dai vari governi italiani: è questa l'unica idea forte che ci presenta.  Nella prima guerra mondiale, come detto, fu un interventista, anche se avrebbe preferito che il figlio non partecipasse in prima linea alla guerra, cosa che invece Stefano farà, arruolandosi volontario immediatamente e rimanendo ferito e prigioniero degli austriaci, situazione che sarà estremamente angosciosa per lo scrittore. Nel primo dopoguerra non aderì subito ai Fasci di combattimento, tuttavia pochi anni dopo espliciterà l'adesione al fascismo, ormai istituzionalizzato. Il 28 ottobre 1923 fu ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi. Il 17 settembre 1924 Pirandello chiese l'iscrizione al PNF inviando un telegramma a Mussolini, pubblicato subito dall'agenzia Stefani:  «Eccellenza, sento che questo è per me il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se l'E.V. mi stima degno di entrare nel Partito Nazionale Fascista, pregerò come massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con devozione intera.]»  Il telegramma arrivava in un momento di grande difficoltà per il presidente del Consiglio dopo il ritrovamento il 16 agosto del corpo dell'on. Giacomo Matteotti.[28][30]  Per la sua adesione al fascismo, Pirandello fu duramente attaccato da alcuni intellettuali e politici italiani fra cui il deputato liberale Giovanni Amendola che in un articolo arrivò a dargli dell'"accattone" che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pirandello, pur non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che riteneva persone troppo rozze e volgari,  oltre che poco interessati alla vera arte[33], non rinnegò mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una profonda sfiducia nei regimi socialdemocratici (così come non si interessò mai del marxismo, solo ne I vecchi e i giovani mostra un leggero interesse per il socialismo), regimi nei quali sin da inizio Novecento si andavano trasformando le democrazie liberali, che riteneva a loro volta corrotte, portando ad esempio gli scandali dell'età giolittiana e il trasformismo; provava inoltre un deciso disprezzo per la classe politica del tempo[31][34], che avrebbe voluto vedere, nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e una forte sfiducia verso la «massa» caotica del popolo, che andava, secondo lui, istruita e guidata da una sorta di "monarca illuminato". Pirandello al «Théâtre Edouard VII» per i Sei personaggi in cerca d'autore (Parigi, 1925) Nel 1925 Pirandello fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile. L'adesione di Pirandello al Fascismo fu per molti imprevista e sorprese anche i suoi più stretti amici; sostanzialmente egli, per un certo conservatorismo che comunque aveva, guardava al Duce come riorganizzatore di una società in disfacimento e ormai completamente disordinata.  Un'altra motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il fascismo lo riconduceva a quegli ideali patriottici e risorgimentali di cui Pirandello era convinto sostenitore, anche per le radici garibaldine del padre. Pirandello vedeva, secondo questa tesi, nel Fascismo la prima idea originale post-risorgimentale, che doveva rappresentare la "forma" nuova dell'Italia destinata a divenire modello per l'Europa. Potrebbe apparire un punto di contatto tra Pirandello e il fascism il sostenuto relativismo filosofico di entrambi. In realtà ben diverso è il relativismo morale fascista fondato sull'attivismo soreliano[38][39] e il relativismo esistenziale pirandelliano che si richiama all'originario movimento scettico-razionale europeo della fine Professoree l'inizio del XX. Pirandello nel 1932 «Pirandello si fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato, negatore di ogni certezza, del tutto incompatibile con l'ansia attivistica o relativisticapositivadel nostro tempo[40]»  Sempre nel solco di Amendola e dei critici antifascisti vi è anche un commento più pragmatico alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale avrebbe avuto origine nel suo ricercare finanziamenti per la creazione della sua nuova compagnia teatrale, che avrebbe così avuto il sostegno del regime e le relative sovvenzioni, anche se il governo, perfino dopo il Nobel, gli preferì sempre Gabriele D'Annunzio e Grazia Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati ideali del regime, mentre Pirandello ebbe molta difficoltà a reperire i fondi statali, che Mussolini spesso non voleva concedergli. In ogni caso, come detto, non furono infrequenti suoi scontri violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di apoliticità: «Sono apolitico: mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco; se vuole potrei aggiungere casto...». Clamoroso fu il gesto del 1927, narrato da Corrado Alvaro[41], in cui Pirandello a Roma strappò la sua tessera del partito davanti agli occhi esterrefatti del Segretario Nazionale.[42] Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non si onsumerà mai. Si concluse senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro d'Arte cominciata quattro anni prima; dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, Pirandello si ritirò per qualche mese a Berlino insieme a Marta Abba, primadonna della compagnia. Forse a parziale compensazione di questo mancato sostegno, nel 1929 Pirandello fu uno dei primi 30 accademici, nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia d'Italia.  Nel 1935, in nome dei suoi ideali patriottici, partecipò alla raccolta dell'"oro per la patria" donando la medaglia del premio Nobel ricevuto l'anno prima[43], cosa fatta, tra gli altri, anche dall'antifascista Benedetto Croce, che donò la medaglia da senatore.  Questa scelta di adesione al regime è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla critica, poiché sostanzialmente l'ideologia fascista non ebbe mai parte nella vita e nell'opera pirandelliana, abbastanza avulse della realtà politica, così che egli non fu in grado di vedere e giudicare le violenze fasciste; tuttavia il contenuto idealmente anarchico, corrosivo, pessimista e quasi sempre anti-sistema delle sue opere era guardato con sospetto da molti intellettuali e uomini politici del PNF, che non lo consideravano una vera "arte fascista". La critica fascista difatti non sempre esaltava le opere di Pirandello, spesso considerandole non conformi agli ideali fascisti: vi si vedeva una certa insistenza e considerazione di quella borghesia altolocata (che pure Pirandello non amava particolarmente) che il fascismo formalmente condannava come corrotta e decadente. Gli arzigogoli filosofici dei personaggi dei drammi borghesi pirandelliani erano considerati quanto di più lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel parecchi lavori furono accusati dalla stampa di regime di disfattismo tanto che anche Pirandello finì tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Negli ultimi anni viaggerà difatti molto, andrà in Francia e negli Stati Uniti, quasi in un volontario esilio dal clima culturale italiano di quegli anni.[35] Nonostante i suoi elogi al capo del governo, il Duce farà sequestrare l'opera La favola del figlio cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche (a Pirandello verrà imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio).  Le volontà testamentarie di Pirandello, infine, che negavano ogni funerale e celebrazione dopo la morte dello scrittore, metteranno in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordinò così alla stampa che non ci fossero troppe celebrazioni postume sui quotidiani, ma che ne fosse data solo la notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino Luigi Pirandello amava trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino (VT) un'amena e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte Cimino. In particolare Pirandello rimase affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato nella località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare un'omonima poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in tale località.  Pirandello ambientò a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto vivo ancora oggi il ricordo di Pirandello a cui sono dedicati monumenti, lapidi e strade.  Luigi Pirandello frequentò anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i periodi estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri in piazza Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova nella definizione che egli stesso diede ad Arsoli chiamandola "La piccola Parigi".  La morte e il testamento Appassionato di cinematografia, mentre assisteva a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu Mattia Pascal, nel novembre 1936 si ammalò di polmonite.[47] Pirandello aveva 69 anni, e aveva già subito due attacchi di cuore; il suo corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopportò oltre. Al medico che tentava di curarlo, disse: «Non abbia tanta paura delle parole, professore, questo si chiama morire»; dopo 15 giorni, la malattia si aggravò e il 10 dicembre 1936 Pirandello morì, lasciando incompiuto l'ultimo lavoro teatrale, I giganti della montagna, opera a sfondo mitologico. Il terzo atto venne ideato e illustrato al figlio Stefano nell'ultima notte di vita, che lo scrisse poi sotto forma narrativa, tentandone anche una ricostruzione, onde integrare la sceneggiatura del dramma che solitamente è però rappresentato nella forma incompiuta, in due atti.[48]  Magnifying glass icon mgx2.svgLe ceneri di Pirandello. Per Pirandello il regime fascista avrebbe voluto esequie di Stato. Vennero invece rispettate le sue volontà espresse nel testamento: «Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni, né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi». Per sua volontà il corpo, senza alcuna cerimonia, fu cremato, per evitare postume consacrazioni cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri furono deposte in una preziosa anfora greca già di sua proprietà e tumulate nel cimitero del Verano. Successivamente, nel 1947, Andrea Camilleri e altri quattro studenti dettero il via a un lento e travagliato adempimento delle sue ultime volontà (in caso non fosse stato possibile lo spargimento): far seppellire le ceneri nel giardino della villa di contrada "Caos", dove era nato. Il giurista e politico Gaspare Ambrosini, dopo il rifiuto di un pilota statunitense di volare da Roma a Palermo con a bordo le ceneri di un morto, trasportò l'anfora in treno, chiusa in una cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però bloccato dal vescovo di Agrigento Giovanni Battista Peruzzo, contrario a un corteo con un defunto cremato. Camilleri si recò dal vescovo, che rimase inamovibile; il futuro scrittore propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una bara, che venne appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi e poi a bordo di una littorina, giunse ad Agrigento.[49] Dopo una cerimonia religiosa, l'anfora con le ceneri venne estratta dalla bara e riposta nel Museo Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel giardino della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, nel 1962, realizzata una scultura monolitica di Renato Marino Mazzacurati, artista vincitore del concorso indetto, costituita principalmente da una grossa pietra non lavorata, le ceneri vennero portate nel giardino e versate in un cilindro di rame inserito nel terreno, che venne chiuso da una pietra sigillata con del cemento.  Una parte rimanente delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai lati interni dell'anfora, non essendo più contenibile nel cilindro ricolmo e riaperto per l'occasione, venne dispersa, rispettando il desiderio originario di Pirandello stesso. Il pensiero  Pirandello nel 1924 «... davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico.»  (L. Pirandello, dai Foglietti[51]) Pirandello si occupò di questioni teoriche fin da giovane nonostante fosse convinto che qualunque filosofia sarebbe fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui prevale la "bestia", l'aspetto animalesco e irrazionale.  Si avvicinò alle teorie dello psicologo Alfred Binet sulla pluralità dell'io. Pubblicò nel 1908 i saggi Arte e Scienza e L'umorismo caratterizzati da un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso filosofico. Le due opere sono espressione di un'unica maturazione artistica ed esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano all'inizio del Novecento e che vede come centrale proprio la poetica dell'umorismo.L'umorismo  L'Umorismo, la prima edizione del 1908 Nel 1908 Pirandello scrive L'umorismo, un saggio dove confluiscono idee, brani di scritti e appunti precedenti: ad esempio sue varie chiose e annotazioni a L'indole e il riso di Luigi Pulci di Attilio Momigliano e parti dell'articolo Alberto Cantoni, che era apparso già nella «Nuova Antologia» del 16 marzo 1905. Come ha osservato Daniela Marcheschi, L'umorismo di Pirandello si inserisce «in un rigoglioso e più che secolare campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e ai primi del Novecento rappresenta, nel nostro paese, il momento riepilogativo probabilmente più soddisfacente, per l'epoca, di una serie di acquisizioni teoriche che la cultura internazionale aveva chiare e consolidate da tempo. Bisognerà infatti aspettare l'importante studio di Alberto Piccoli Genovese, Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria del Riso come Introduzione all’Estetica, pubblicato nel 1926 presso la casa editrice Fratelli Bocca, a Torino, per avere un saggio di ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculativopur nell'ispirazione idealistica d'ascendenza crociana da cui prende le mosse: tecnicamente persuasivo, insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche. Peraltro, in un panorama di non rara fossilizzazione culturale come quello dell'Italia contemporanea, va detto che l'opera di Piccoli Genovese è stata appaiata forse soltanto dal coraggioso volume, e di molti anni posteriore, Homo ridens. Estetica, Filologia, Psicologia, Storia del Comico, che Paolo Santarcangeli ha dato alle stampe nel 1989 a Firenze, con l'editore Olsckhi»[52].  Nel succitato saggio Pirandello distingue il comico dall'umoristico[53] Il primo, definito come "avvertimento del contrario"[54], nasce dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Nel saggio Pirandello ce ne fornisce un esempio: «Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del contrario"»  (L. Pirandello, L'umorismo, Parte seconda[55]) L'umorismo, il "sentimento del contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della situazione:  «Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico»  (L. Pirandello, L'umorismo, Parte seconda[55]) Quindi, mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la situazione evidentemente contraria a quella che dovrebbe normalmente essere, l'umorismo nasce da una più ponderata riflessione che genera una sorta di compassione da cui si origina un sorriso di comprensione. Nell'umorismo c'è il senso di un comune sentimento della fragilità umana da cui nasce un compatimento per le debolezze altrui che sono anche le proprie. L'umorismo è meno spietato del comico che giudica in maniera immediata.  «non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà tutt'al più sorridere.»  (Luigi Pirandello) La poetica dell'Umorismo Pirandelliana, in realtà nasce già quando, nel 1904, pubblica le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi a Il Copernico di Leopardi del 1827 nelle Operette morali riprende l'ironia letteraria di Leopardi che attribuiva la scoperta copernicana dell'eliocentrismo alla pigrizia del Sole stanco di girare attorno ai pianeti. Il richiamo a Copernico si ritrova poi nel saggio su L'umorismo (cap. 5 della seconda parte), dove Pirandello vede una notazione umoristica nella contrapposizione di due sentimenti opposti per i quali dopo la scoperta copernicana l'uomo scopre di essere una parte infinitesimale dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di compenetrarsene.  La crisi dell'io L'analisi dell'identità condotta da Pirandello lo portò a formulare la teoria della crisi dell'io. In un articolo del 1900 scrisse:  «Il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale, ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. [...] Talché veramente può dirsi che due persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre, costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza, con propria intelligenza, vivi e in atto.»  Paradossalmente, il solo modo per recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale Pirandello inserisce addirittura una ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle convenzioni sociali. Questo comportamento porterà presto all'isolamento da parte della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia.  Abbandonando le convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se stesso e gli altri senza dover creare un personaggio, è semplicemente persona. Esemplare di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno, nessuno e centomila.  La "lanterninosofia" Ancora sulla crisi dell'identità del singolo impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo circonda, Pirandello, all'inizio del XIII capitolo del romanzo Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del "lanternino", tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio di "sentirsi vivere".  «[Il lanternino] che proietta tutto intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione?»  (Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia verso la fede religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio vuoto spirituale, che cercò di riempire, come il citato personaggio del Paleari, con l'interesse personale verso l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo, che tuttavia non gli daranno la serenità esistenziale.[57]  Il contrasto tra vita e forma Luigi Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Influenzato dalla filosofia irrazionalistica di fine secolo, in particolare di Bergson, Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia dominata da una mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di questo flusso dominato dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta, inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il "folle", che pure è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta delle sue opere teatrali).[58]  Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre sempre lo stesso schema di lettura.[58]   Luigi Pirandello (1930) Il relativismo psicologico o conoscitivo «La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora FrolaAh!E la seconda moglie del signor PonzaOh! E come?Sì; e per me nessuna! nessuna!Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra!Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede. (...) Ed ecco, o signori, come parla la verità.»  (Dialogo finale di Così è (se vi pare)) Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel rapporto interpersonale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha con se stessa.  Gli uomini nascono liberi ma il Caso interviene nella loro vita precludendo ogni loro scelta: l'uomo nasce in una società precostituita dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve comportarsi.  Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso: solo per l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro, come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal.  L'uomo dunque non può capire né gli altri né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portandoconsapevolmente o, più spesso, inconsapevolmenteuna maschera dietro la quale si agita una moltitudine di personalità diverse e inconoscibili.  Queste riflessioni trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e centomila:  Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari; Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci giudicano; Nessuno perché, paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo vero "io". L'incomunicabilità Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa il pensiero di Pirandello si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra gli uomini: poiché ogni persona ha un proprio modo di vedere la realtà, non esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono le persone che credono di possederla e dunque ognuno ha una propria "verità".  L'incomunicabilità produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e persino da se stessi, poiché proprio la crisi e frammentazione dell'io interiore crea diversi io discordanti. Il nostro spirito consiste di frammenti che ci fanno scoprire di essere "uno, nessuno, centomila".  I personaggi dei drammi pirandelliani, come il Vitangelo Moscarda del romanzo Uno, nessuno e centomila e i protagonisti della commedia Sei personaggi in cerca di autore, di conseguenza avvertono un sentimento di estraneità dalla vita che li fanno sentire «forestieri della vita»[, nonostante la continua ricerca di un senso dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al cospetto della società o delle persone più vicine.  La reazione al relativismo Reazione passiva L'uomo accetta la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gli altri tendono a identificarlo. Ha provato sommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere ma, incapace di ribellarsi o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova maschera, si rassegna. Vive nell'infelicità, con la coscienza della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che gli altri gli fanno vivere per come essi lo vedono. Accetta alla fine passivamente il ruolo da recitare che gli si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la reazione tipica delle persone più deboli come si può vedere nel romanzo Il fu Mattia Pascal.  Reazione ironicoumoristica  Primo piano di Luigi Pirandello Il soggetto non si rassegna alla sua maschera però accetta il suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno esempio varie opere di Pirandello come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La patente. Il personaggio principale di quest'ultima opera, Rosario Chiàrchiaro, è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti ed è rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gli altri gli hanno attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In questo modo avrà un nuovo lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane ma almeno se ne ricava un vantaggio.  Reazione drammatica L'uomo, accortosi del relativismo, si renderà conto che l'immagine che aveva sempre avuto di sé non corrisponde in realtà a quella che gli altri avevano di lui e cercherà in ogni modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io.  Vuole togliersi la maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli sarà quello che gli altri credono di vedere in lui e non si fermerà nel mantenere questo suo atteggiamento sino alle ultime e drammatiche conseguenze. Si chiuderà in una solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nascerà la voluta follia. La follia è infatti in Pirandello lo strumento di contestazione per eccellenza delle forme fasulle della vita sociale, l'arma che fa esplodere convenzioni e rituali, riducendoli all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza.  Solo e unico modo per vivere, per trovare il proprio io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma solo centomila frammenti (e quindi di non essere "uno" ma "nessuno"), accettare l'alienazione completa da se stessi. Tuttavia la società non accetta il relativismo, e chi lo fa viene ritenuto pazzo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila.  Teatro  Busto di Pirandello in un parco di Palermo, il "Giardino Inglese". Il busto si trova vicino all'ingresso di via Libertà. Pirandello divenne famoso proprio grazie al teatro che chiama teatro dello specchio, perché in esso viene raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scriverà moltissime opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono divise in base alla fase di maturazione dell'autore:  Prima faseIl teatro siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza faseIl teatro nel teatro (metateatro) Quarta faseIl teatro dei miti Generalmente si attribuisce l'interesse di Pirandello per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione: in gioventù, infatti, Pirandello compose alcuni lavori teatrali, andati perduti poiché da lui stesso bruciati (tra gli altri, il copione de Gli uccelli dell'alto). In una lettera del 4 dicembre 1887, indirizzata alla famiglia, si legge:  «Oh, il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva emozione, senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà della rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato dai fantasmi della mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non ancora fermato, uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi accade di non vedere e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi ammattire dietro uno scoppio di fischi!»  (Luigi Pirandello, da una lettera ai familiari del 4 dicembre 1887) È in questa dimensione che si parla di "teatro mentale"[63]: lo spettacolo non è subito passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li cerchi).  In un'altra missiva, spedita da Roma e datata 7 gennaio 1888, Pirandello sostiene che la scena italiana gli appare decaduta:  «Vado spesso in teatro, e mi diverto e me la rido in veder la scena italiana caduta tanto in basso, e fatta sgualdrinella isterica e noiosa»  (Luigi Pirandello, da una lettera ai familiari del 7 gennaio 1888[64]) La delusione per non essere riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.  Nel 1907 pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla dimensione adultera dell'eco.”  È in questo momento che Pirandello si distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero" oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle cose per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con il sentimento del contrario).  Il 6 ottobre 1924 fondò la compagnia del Teatro d'Arte di Roma con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di altri artisti: il figlio Stefano Pirandello, Orio Vergani, Claudio Argentieri, Antonio Beltramelli, Giovani Cavicchioli, Maria Letizia Celli, Pasquale Cantarella, Lamberto Picasso, Renzo Rendi, Massimo Bontempelli e Giuseppe Prezzolini[66]: tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta Abba, Lamberto Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il cui primo allestimento risale al 2 aprile 1925 con Sagra del signore della nave dello stesso Pirandello e Gli dei della montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i gravosi costi degli allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli introiti del teatro semivuoto[67] costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla nascita, a rinunciare alla sede del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli allestimenti la compagnia si produsse prima in numerose tournée estere, poi fu costretta allo scioglimento definitivo, avvenuto a Viareggio nell'agosto del 1928. Prima faseTeatro Siciliano Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha ancora molto da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie caratteristiche di rilievo; alcuni testi sono stati scritti interamente in lingua siciliana perché considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace di esprimere maggiore aderenza alla realtà.  La morsa e Lumìe di Sicilia Roma, Teatro Metastasio, 9 dicembre 1910; [68] Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, 20 giugno 1913; La ragione degli altri, Milano, Teatro Manzoni, 19 aprile 1915; Cecè, Roma, Teatro Orfeo, 14 dicembre 1915; Pensaci, Giacomino, Roma, Teatro Nazionale, 10 luglio 1916; Liolà, Roma, Teatro Argentina, 4 novembre 1916; Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco  Pirandello e Marta Abba Mano a mano che l'autore si distacca da verismo e naturalismo, avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio della seconda fase con il teatro umoristico. Pirandello presenta personaggi che incrinano le certezze del mondo borghese: introducendo la versione relativistica della realtà, rovesciando i modelli consueti di comportamento, intende esprimere la dimensione autentica della vita al di là della maschera.  Così è (se vi pare), Milano, Teatro Olimpia, 18 giugno 1917; Il berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, 27 giugno 1917; La giara, Roma, Teatro Nazionale, 9 luglio 1917; Il piacere dell'onestà, Torino, Teatro Carignano, 27 novembre 1917; La patente, Torino, Teatro Alfieri, 23 marzo 1918 Ma non è una cosa seria, Livorno, Teatro Rossini, 22 novembre 1918; Il giuoco delle parti, Roma, Teatro Quirino, 6 dicembre 1918; L'innesto, Milano, Teatro Manzoni, 29 gennaio 1919; L'uomo, la bestia e la virtù, Milano, Teatro Olimpia, 2 maggio 1919; Tutto per bene, Roma, Teatro Quirino, 2 marzo 1920; Come prima, meglio di prima, Venezia, Teatro Goldoni, 24 marzo 1920; La signora Morli, una e due, Roma, Teatro Argentina, 12 novembre 1920; Terza faseIl teatro nel teatro Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano radicalmente, per Pirandello il teatro deve parlare anche agli occhi non solo alle orecchie, a tal scopo ripristinerà una tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico multiplo, in cui vi può per esempio essere una casa divisa in cui si vedono varie scene fatte in varie stanze contemporaneamente; inoltre il teatro nel teatro fa sì che si assista al mondo che si trasforma sul palcoscenico.  Pirandello abolisce anche il concetto della quarta parete, cioè la parete trasparente che sta tra attori e pubblico: in questa fase, infatti, Pirandello tende a coinvolgere il pubblico che non è più passivo ma che rispecchia la propria vita in quella agita dagli attori sulla scena.  In questo periodo Pirandello ebbe un decisivo incontro con un grande autore teatrale italiano del XX secolo: Eduardo De Filippo. Conseguenza, oltre alla nascita di un'amicizia che durò tre anni, fu che l'autore napoletano sentì, come accadde in passato per quello siciliano, il bisogno di allontanarsi dal "regionalismo" dell'arte verista pur conservandone però le tradizioni e le influenze.   Pirandello incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo (1933) Sei personaggi in cerca d'autore, Roma, Teatro Valle, 10 maggio 1921; Enrico IV, Milano, Teatro Manzoni, 24 febbraio 1922; All'uscita, Roma, Teatro Argentina, 29 settembre 1922; L'imbecille, Roma, Teatro Quirino, 10 ottobre 1922; Vestire gli ignudi, Roma, Teatro Quirino, 14 novembre 1922; L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Teatro degli Indipendenti, 21 febbraio 1923; La vita che ti diedi, Roma, Teatro Quirino, 12 ottobre 1923; L'altro figlio, Roma, Teatro Nazionale, 23 novembre 1923; Ciascuno a suo modo, Milano, Teatro dei Filodrammatici, 22 maggio 1924; Sagra del signore della nave, Roma, Teatro Odescalchi, 4 aprile 1925; Diana e la Tuda, Milano, Teatro Eden, 14 gennaio 1927; L'amica delle mogli, Roma, Teatro Argentina, 28 aprile 1927; Bellavita, Milano, Teatro Eden, 27 maggio 1927; O di uno o di nessuno, Torino, Teatro di Torino, 4 novembre 1929; Come tu mi vuoi, Milano, Teatro dei Filodrammatici; 18 febbraio 1930; Questa sera si recita a soggetto, Torino, Teatro di Torino, 14 aprile 1930; Trovarsi, Napoli, Teatro dei Fiorentini, 4 novembre 1932; Quando si è qualcuno, Buenos Aires, Teatro Odeón, 20 settembre 1933 (in spagnolo); La favola del figlio cambiato, Roma, Teatro Reale dell'Opera, 24 marzo 1934; Non si sa come, Roma, Teatro Argentina, 13 dicembre 1935; Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro Nacional, 22 settembre 1931. Quarta faseIl teatro dei miti A questa fase si assegnano solo tre opere della produzione pirandelliana.  La nuova colonia Lazzaro I giganti della montagna Romanzi  Copertina de Il turno, Edizioni Madella Pirandello scrisse sette romanzi:  1901L'esclusa, pubblicato a puntate su La Tribuna; in volume: Milano, Fratelli Treves, Il turno, Catania, Niccolò Giannotta, Editore. l fu Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. 1911Suo marito, Firenze, Edizioni Quattrini. (poi Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, (1941) 1913I vecchi e i giovani, 2 volumi, Milano, Fratelli Treves. 1925Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, R. Bemporad & figlio. 1926Uno, nessuno e centomila, Firenze, R. Bemporad & figlio. Novelle Le novelle erano considerate le opere più durature, ma i critici moderni hanno cambiato tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di essere ricordate. Fare distinzione tra i contenuti delle novelle (o i romanzi) e le opere teatrali è difficile, in quanto molte novelle sono state messe in opera a teatro ad esempio: Ciascuno a suo modo deriva dalla novella Si gira...; Liolà ha il tema preso da un capitolo de Il fu Mattia Pascal; La nuova colonia viene già presentata in Suo marito.  Analizzando le novelle possiamo renderci conto che ciò che manca veramente è una delineazione tematica, una cornice, infatti sono presenti un crogiolo di personaggi ed eventi.  Il tempo in cui le novelle sono ambientate non è definito, infatti alcune si svolgono nell'epoca umbertina, poi giolittiana e del dopo-giolitti; diversamente accade nelle novelle cosiddette siciliane, nelle quali il tempo non è fissato, ma è un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e che è rimasta ferma.  I paesaggi delle novelle sono vari; per quelle dette siciliane si ha spesso il tipico paesaggio rurale[69], anche se in alcune troviamo il tema sociale del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità d'Italia. Altro ambiente delle novelle pirandelliane è la Roma umbertina o giolittiana.  I protagonisti sono sempre alla presa con il male di vivere, con il caso e con la morte[70]. Non troviamo mai rappresentanti dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini della porta accanto: sarte, balie, professori, piccoli proprietari di negozi che hanno una vita sconvolta dalla sorte e da drammi familiari. I personaggi ci vengono presentati così come appaiono, è difficile trovare un'approfondita analisi psicologica. Le fisionomie sono spesso eccentriche, per il sentimento del contrario, hanno un carattere opposto a come si presentano. I personaggi parlano e ragionano nel presentarsi per come essi sentono di essere, ma alla fine saranno sempre preda del caso, che li farà apparire diversi e cambiati.  Novelle per un anno Pirandello è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte dapprima nell'opera Amori senza amore. In seguito l'autore si dedicò maggiormente per tutta la sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno, così intitolata perché il suo intento era quello di scrivere 365 novelle, una per ogni giorno dell'anno. Arriverà a 241 nel 1922, solo postume ne usciranno ancora 15.  Novelle per un anno, 15 voll., Firenze, Bemporad, 1922-1928; Milano, Mondadori, 1934-1937. I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, 1 La vita nuda, Firenze, Bemporad, 1922. III, La rallegrata, Firenze, Bemporad, 1922. IV, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, 1923. VI, In silenzio, Firenze, Bemporad, VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX, Donna Mimma, Firenze, Bemporad, 1925. X, Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad,  La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, 1928. XIII, Candelora, Firenze, Bemporad, 1928. XIV, Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, 1934. XV, Una giornata, Milano, Mondadori, 1937. Poesia Dal 1883 al 1912 si svolge la produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande pubblico, quella delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale, non esprimono alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono piuttosto le forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non rimandando a nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello scrittore.  Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo nel 1889, ma la cui prima lirica risale al 1880, quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la serena classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma[71].  Le raccolte di poesie sono:  Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel, 1889. Pasqua di Gea, Milano, Libreria editrice Galli, 1891 (dedicata a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamorò a Bonn, con una chiara influenza della poesia di Carducci). Pier Gudrò, 1Roma, Voghera, 1894. Elegie renane, 1889-90, Roma, Unione Cooperativa Editrice, 1895 (il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane, traduzione di Johann Wolfgang von Goethe, Livorno, Giusti, 1896. Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 1901. Scamandro, Roma, Tipografia Roma, 1909. Fuori di chiave, Genova, Formiggini, 1912.Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non amava molto il cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò lentamente, negli anni: «Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo, conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione per immagini, che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere il romanzo Si gira, pubblicato una prima volta nel 1916 e poi ripubblicato nel 1925 con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo è spietato sia quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a vedere su uno schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica e fredda, sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica popolato di personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per soddisfare il palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello stesso tempo la struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da Pirandello stesso formulata, di trarne un film prefigurano un'idea di linguaggio cinematografico di grande modernità: il film nel film. Momento cruciale per la storia del cinema, nei primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento del sonoro. Anche in questo caso ad un iniziale rifiuto seguì una svolta significativa. In una lettera a Marta Abba, Pirandello scrisse: "L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte: il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" [72].»   Pirandello sul set de Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra casa di Ugo Gracci (1918) Il crollo di Mario Gargiulo (1919) Lo scaldino di Augusto Genina (1920) Ma non è una cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di Gennaro Righelli (1921) Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier  La canzone dell'amore 1930 di Gennaro Righelli, primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi (As You Desire Me) (1932) di George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio (1933) di Walter Ruttmann, soggetto originale di Luigi Pirandello Il fu Mattia Pascal di Pierre Chenal , Questa è la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il ventaglino, La patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima (1956) (Never say goodbye) di Jerry Hopper Liolà (1963) di Alessandro Blasetti Il viaggio (1974) di Vittorio De Sica Enrico IV (1984) di Marco Bellocchio Kaos (1984) di Paolo e Vittorio Taviani (adattamento da Novelle per un anno) Le due vite di Mattia Pascal di Monicelli Tu ridi (1998) di Paolo e Vittorio Taviani (adattamento da Novelle per un anno) La balia (1999) di Bellocchio (adattamento da Novelle per un anno) Pirandello nell'opera lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, 1934 Liolà di Giuseppe Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra del Signore della Nave di Michele Lizzi, 12 marzo 1971 Sogno (ma forse no) di Luciano Chailly, 1975 Opere Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel, 1889. A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e Filosini, 1890. Pasqua di Gea, Milano, Libreria editrice Galli, 1891. Amori senza amore, Roma, Bontempelli, 1894. Pier Gudrò, 1809-1892, Roma, Voghera, Elegie renane, 1889-90, Roma, Unione Cooperativa Editrice, 1895. Traduzione di Johann Wolfgang von Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, 1896. Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Beffe della morte e della vita, Firenze, Lumachi, 1902. Lontano. Novella, in "Nuova Antologia", 1-16 gennaio 1902. Quand'ero matto.... Novelle, Torino, Streglio, 1902. Il turno, Catania, Giannotta, 1902. Beffe della morte e della vita. Seconda serie, Firenze, Lumachi, 1903. Notizia letteraria, in "Nuova Antologia", 16 gennaio 1904. Dante. Poema lirico di G. A. Costanzo, in "Nuova Antologia", 1904. Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio, 1904. Il fu Mattia Pascal, Roma, Nuova Antologia, 1904. Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves, 1906. Prefazione a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, 1906. Studio preliminare a Alberto Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, 1906. Arte e scienza. Saggi, Roma, Modes, 1908. L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano, Carabba, 1908. Scamandro, Roma, Tipografia Roma, La vita nuda. Novelle, Milano, Treves, 1910. Suo marito, Firenze, Quattrini, Fuori di chiave, Genova, Formiggini, 1912. Terzetti, Milano, Treves, 1912. I vecchi e i giovani, 2 volumi, Milano, Treves, 1913. Cecè. Commedia in un atto, in "La lettura",  Le due maschere, Firenze, Quattrini, Erba del nostro orto, Milano, Studio editoriale Lombardo, La trappola. Novelle, Milano, Treves, 1915. Se non così.... Commedia in tre atti, in "Nuova Antologia", 1º gennaio 1916. Si gira.... Romanzo, Milano, Treves, 1916. E domani, lunedì.... Novelle, Milano, Treves, 1917. Liolà. Commedia campestre in tre atti, Roma, Formiggini, 1917. Se non così. Commedia in tre atti. Con una lettera alla protagonista, Milano, Treves, 1917. Un cavallo nella luna. Novelle, Milano, Treves, 1918. Maschere nude,  Milano, Treves, Pensaci, Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves, 1918. II, Il giuoco delle parti. In tre atti, Ma non è una cosa seria. Commedia in tre atti, Milano, Treves, Lumie di Sicilia. Commedia in un atto, Il berretto a sonagli. Commedia in due atti, La patente. Commedia in un atto, Milano, Treves, L'innesto. Commedia in tre atti, La ragione degli altri (ex Se non così). Commedia in tre atti, Milano, Treves,  Berecche e la guerra, Milano, Facchi, 1919. Il carnevale dei morti. Novelle, Firenze, Battistelli, Tu ridi. Novelle, Milano, Treves, 1920. Pena di vivere così, Roma, Nuova libreria nazionale,  Maschere nude, 31 voll., Firenze, Bemporad, Milano, Mondadori, Tutto per bene. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, 1920. II, Come prima meglio di prima. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Sei personaggi in cerca d'autore. Ccommedia da fare, Firenze, Bemporad, Enrico IV. Tragedia in tre atti, Firenze, Bemporad, 1922. V, L'uomo, la bestia e la virtù. Apologo in tre atti, Firenze, Bemporad, 1922. VI, La signora Morli, una e due. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, La vita che ti diedi. Tragedia in tre atti , Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo. Commedia in due o tre atti con intermezzi corali, Firenze, Bemporad, 1924. X, Pensaci, Giacomino! Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Così è (se vi pare). Parabola in tre atti, Firenze, Bemporad, 1925. XII, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La giara. Commedie in un atto, Firenze, Bemporad, 1 Il piacere dell'onestà. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad,  Il berretto a sonagli. commedia in due atti, Firenze, Bemporad,  Il giuoco delle parti. in tre atti, Firenze, Bemporad, Ma non è una cosa seria. commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, L'innesto. commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, La ragione degli altri. commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La patente. commedie in un atto, Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere del medico. Un atto, La morsa. Epilogo in un atto, L'uomo dal fiore in bocca. Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda. Tragedia in tre atti, Firenze, Bemporad,  L'amica delle mogli. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, La nuova colonia. Mito. Prologo e tre atti, Firenze, Bemporad, Liolà. Commedia campestre in tre atti, Firenze, Bemporad, O di uno o di nessuno. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Lazzaro. Mito in tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Questa sera si recita a soggetto, Milano-Roma, Mondadori, Come tu mi vuoi. Tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Trovarsi. Tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Quando si è qualcuno. Rappresentazione in tre atti, Milano, Mondadori, 1933. XXXI, Non si sa come. Dramma in tre atti, Milano, Mondadori, 1935. Novelle per un anno, 15 voll., Firenze, Bemporad, Milano, Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, V, La mosca, Firenze, Bemporad, 1923. VI, In silenzio, Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad, 1925. X, Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, 1928. XIII, Candelora, Firenze, Bemporad,  Berecche e la guerra, Milano, Mondadori,  Una giornata, Milano, Mondadori, 1937. Teatro dialettale siciliano, VII, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con Nino Martoglio, Catania, Giannotta, 1922. Prefazione a Nino Martoglio, Centona. Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925. Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, 1926. Prefazione a Ezio Levi, Lope de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, 1935. Introduzione a Silvio D'Amico , Storia del teatro italiano, Milano, Bompiani, 1936. In un momento come questo, in "Nuova Antologia", 1º gennaio 1936. Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, Tutti i romanzi, 2 voll., Milano, A. Mondadori, 1973. Novelle per un anno, 3 voll., 6 tomi, Milano, A. Mondadori, 1985. Maschere nude, 4 voll., Milano, A. Mondadori, 1986. Lettere a Marta Abba, Milano, A. Mondadori, 1Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori, Oltre al Nobel ricevette diverse onorificenze:  Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemmenastrino per uniforme ordinariaCavaliere di Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese — Canicattì Intitolazioni A Luigi Pirandello è stato dedicato l'asteroide Pirandello. Enciclopedia Italiana Treccani alla voce "Girgenti"  In Andrea Camilleri. Biografia del figlio cambiato, Milano, Luigi Pirandello, Lettere da Palermo e da Roma, Bulzoni, Roma, nell'introduzione Il risorgimento familiare di Luigi Pirandello. intrasformazione.com, //intrasformazione.com/index.php /intrasformazione/article/download/21/pdf.  In siti web Medicina e Insonnia. in .. Riferimenti autobiografici a questo problema che affliggeva Pirandello si trovano in numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia Pascal, L'uomo solo, La trappola, La giara  G. Bonghi, Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici italiani  A. Camilleri, op.cit.  In effetti, Luigi Pirandello affermava in un lettera ai familiari da Roma del 27 novembre 1887: «I professori di questa università, nella facoltà mia, sono d’una ignoranza nauseante» (in Lettere giovanili da Palermo e da Roma Bulzoni, Roma, Pirandello difese pubblicamente durante una lezione un suo compagno rimproverato ingiustamente dal rettore.  Marco Manotta, Luigi Pirandello, Pearson Italia S.p.a.,  Da Album Pirandello, I Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del figlio cambiato, BU  «La storia di Luigi e Antonietta ... è infatti quella di un matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per interesse, da parte di due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e diventa "un matrimonio d'amore con la moglie ideale".» (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e Sciascia, Avagliano Editore, Salvatore Guglielmino, Hermann Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Storia 3.  Giancarlo Mazzacurati , Introduzione e biografia di Pirandello, dalla Prefazione a Il fu Mattia Pascal, Einaudi tascabili  Vita di Luigi Pirandello  Pirandello e la moglie Antonietta  Gaspare Giudice, Luigi Pirandello,Unione Tipografico-Editrice Torinese, Marco Manotta, Luigi Pirandello, Ed. Pearson Paravia Bruno Mondadori, Luigi Pirandello, Stefano Pirandello, Andrea Pirandello, Il figlio prigioniero: carteggio tra Luigi e Stefano Pirandello durante la guerra Mondadori,  Motivazione del Premio Nobel per la Letteratura 1934  Tutti i no di Mussolini a Pirandello. L'arcifascista non piaceva al Duce[collegamento interrotto]  Gaetano Afeltra, "Mia cara Marta". L'amore platonico di Pirandello  Tra Pirandello e Marta Abba ottocento lettere di emozioni  Einstein e l'invito a Pirandello. Lo scontro che nessuno vide  Luciano Lucignani, Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale Archiviato il 24 marzo  in .  Pirandello chiede di entrare nei Fasci, in "La Stampa",Francesco Sinigaglia, I volti della violenza a teatro, Lucca, Argot edizioni67  In realtà Pirandello non fu l'unico importante intellettuale italiano che si iscrisse al Partito Nazionale Fascista nel pieno della vicenda Matteotti. Giuseppe Ungaretti, ad esempio, si iscrisse al PNF appena nove giorni dopo il funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La Sapienza" di Roma, Ufficio storico, fasc. AS 2770, Ungaretti Giuseppe).  Documenti:Pirandello e l'adesione al fascismo  Gaspare Giudice, Luigi Pirandello, UTET Torino 1963  Pirandello e la politica, su atuttascuola. Gina Lagorio «Troppi idioti» E Pirandello partì  Pirandello, nudità e fascismo  Pirandello. Gli anni del fascismo Archiviato il 24 marzo  in .  Benito Mussolini, Nel solco delle grandi filosofie. Relativismo e fascismo, in Il popolo d'Italia, «Le idee di Mazzini e di Sorel influenzarono profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile...» (Simonetta Falasca Zamponi, Lo spettacolo del fascismo, Rubbettino Editore,   «...Sorel è veramente il notre maître» (B.Mussolini, Il Popolo in Opera Omnia II p.126)  Luigi Pirandello, Interviste a Pirandello: parole da dire, uomo, agli altri uomini, Rubbettino Editore, 2002nota 3316  riportato da G. Giudice nel suo saggio  Prefazione alle Novelle per un anno, Milano 1956  Storie dalla storia / L'oro alla PatriaIl Sole 24 ORE  Marta Sambugar, Letteratura italiana per moduli, 2 Incontro con l'autore: Luigi Pirandello  Robert S. Dombroski, L'esistenza ubbidiente. Letterati italiani sotto il fascismo, Guida Editori, 1984  L'Ovra a Cinecittà di Natalia ed Emanuele V. Marino, Bollati Boringhieri, Il Post, 8 novembre   I giganti della montagna, taote.  l'8 novembre .  «Così, in una bara in affitto, riportammo ad Agrigento le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del prefetto, e infine del vescovo.» In Camilleri e lo strano caso delle ceneri di Pirandello, su PirandelloWeb, 1º ottobre . 2 gennaio .  Nino Borsellino, Il dio di Pirandello: creazione e sperimentazione, Sellerio, 2004,  159e Roberto Alajmo, Le ceneri di Pirandello, ed. Drago, 2008  in Saggi poesie, scritti varii Mondadori, Milano  "I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie e davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico".  Daniela Marcheschi, Introduzione a Luigi Pirandello, "L'umorismo", Milano, Oscar Mondadori, X.  Nel marzo del 2009, la professoressa e critico letterario Daniela Marcheschi ha rivelato che Pirandello aveva copiato intere pagine del saggio da opere precedenti di Léon Dumont, poi di Alfred Binet, Gabriel Séailles, Gaetano Negri, Giovanni Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di Tullo Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in Caro Pirandello, ti ho beccato a copiare.  Luigi Pirandello, L'umorismo e altri saggi, Giunti Editore, 1994, p.116  Salvatore Guglielmino, Hermann Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Testi 8.  Claudia Sebastiana Nobili, Pirandello: guida al Fu Mattia Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una scelta spiritista  Sambugar, Il pensiero pirandelliano s'inserisce in un contesto culturale in cui è presente il concetto di "relativismo": la teoria della relatività di Einstein, il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria quantistica di Max Planck, la filosofia del sociologo Georg Simmel che fonda il suo relativismo sulla convinzione che non esistono leggi storiche obiettivamente valide (http://treccani/enciclopedia/georg-simmel_(Dizionario-di-filosofia). E nelle arti figurative il relativismo è ripreso dal cubismo caratterizzato da una rappresentazione dell'oggetto considerato simultaneamente da diversi punti di vista.  Salvatore Guglielmino, Hermann Grosser, Il sistema letterario 2000, Milano, Principato, Luigi Pirandello, Maschere nude, Italo Zorzi e Maria Argenziano, Newton Compton Editori, 2007  Elio Providenti , Luigi Pirandello. Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio Providenti , Luigi Pirandello. Epistolario familiare giovanile (18861898), Quaderni della Nuova Antologia XXIV, Le Monnier, Firenze, 1985, pag. 26.  Umberto Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Laterza, RomaBari, Luigi Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria.  l'8 novembre .  Claudio Vicentini, Pirandello il disagio del teatro, Saggi Marsilio, Venezia,  La prima rappresentazione della commedia La morsa si ebbe a Roma, al Teatro Metastasio, il 9 dicembre 1910, ad opera della Compagnia del "Teatro minimo" diretta da Nino Martoglio che la mise in scena assieme all'atto unico Lumie di Sicilia. Pirandello cedendo alle insistenze di Martoglio acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia fossero rappresentate nella stessa serata. I due atti unici ebbero diverso esito presso il pubblico, che accolse con favore La morsa, mentre non gradì Lumie di Sicilia (in Interviste a Pirandello: "parole da dire, uomo, agli altri uomini" di Ivan Pupo, editore Rubettino,  Legato a ricordi della fanciullezza di Pirandello.  Davide Savio, Il carnevale dei morti. Sconciature e danze macabre nella narrativa di Luigi Pirandello, Novara, Interlinea, .  «Il mio primo libro fu una raccolta di versi, Mal giocondo, pubblicata prima della mia partenza per la Germania. Lo noto, perché han voluto dire che il mio umorismo è provenuto dal mio soggiorno in Germania; e non è vero; in quella prima raccolta di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non sapevo neppure che cosa fosse l'umorismo». (Da una sintetica autobiografia, scritta da Pirandello probabilmente fra il 1912 e il 1913, per il periodico romano "Le lettere", del 15 ottobre 1924)  Pirandello e il cinema di Amedeo Fago Pirandello NASA. Luigi Pirandello, Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio,  Luigi Pirandello, Esclusa, Milano, Fratelli Treves,Luigi Pirandello, Fu Mattia Pascal, Milano, Fratelli Treves, I Pirandello. La famiglia e l'epoca per immagini, Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla, Catania, la Cantinella, Roberto Alonge, Luigi Pirandello, Roma-Bari, Laterza, Umberto Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Bari, Laterza, Renato Barilli, La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, Ettore Bonora, Sulle novelle per un anno in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, Nino Borsellino, Ritratto e immagini di Pirandello, Roma-Bari, Laterza, Nino Borsellino e Walter Pedullà (diretta da), Storia generale della letteratura italiana, XI, Il Novecento, La nascita del Moderno, 1, Milano, Motta, Fausto De Michele e Michael Rössner , Pirandello e l'identità europea. Atti del Convegno internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De Castris, Storia di Pirandello, Bari, Laterza, Arnaldo Di Benedetto, Verga, D'Annunzio, Pirandello, Torino, Fògola, 1994. Lucio Lugnani, L'infanzia felice e altri saggi su Pirandello, Napoli, Liguori, 1986.  88-207-1477-9. Giovanni Macchia, Pirandello o la stanza della tortura, Milano, Mondadori, 1Mirella Maugeri Salerno, Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, Francesco Medici, Il dramma di Lazzaro. Kahlil Gibran e Luigi Pirandello, in «Asprenas», Antonino Pagliaro,  U ciclopu, dramma satiresco di Euripide ridotto in siciliano da Luigi Pirandello, Firenze, Le Monnier, Giuditta Podestà, Kafka e Pirandello, in "Humanitas", Filippo Puglisi, L'arte di Luigi Pirandello, Messina-Firenze, D'Anna, Filippo Puglisi, Pirandello e la sua lingua, Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, Luigi Pirandello, Milano, Mondadori, Filippo Puglisi, Pirandello e la sua opera innovatrice, Catania, Bonanno, 1970. Carlo Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano. D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello, Milano, Feltrinelli, Antonio Sichera, «Ecce Homo!» Nomi, cifre e figure di Pirandello, Firenze, Olschki, Riccardo Scrivano, La vocazione contesa. Note su Pirandello e il teatro, Roma, Bulzoni, Giorgio Taffon, Luigi Pirandello nel gran teatro del mondo d'oggi, in Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900. Tecniche, forme, invenzioni, Roma-Bari, Editori Laterza, Gian Franco Venè, Pirandello fascista. La coscienza borghese tra ribellione e rivoluzione, Venezia, Marsilio, 1981. Matteo Veronesi, Pirandello, Napoli, Liguori, Claudio Vicentini, Pirandello. Il disagio del teatro, Venezia, Marsilio, Rossano Vittori, Il trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi', testo inedito di Luigi Pirandello, Firenze, Liberoscambio, Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla , Pirandello e il teatro siciliano, Catania, Maimone, Sarah Zappulla Muscarà , Narratori siciliani del secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di Pirandello Diego Fabbri Lanterninosofia Sito ufficiale, su pirandelloweb.com.TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Luigi Pirandello, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Luigi Pirandello, su sapere, De Agostini. Luigi Pirandello, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Luigi Pirandello, su The Encyclopedia of Science Fiction.  Luigi Pirandello, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Luigi Pirandello, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Luigi Pirandello, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Luigi Pirandello, su nobelprize.org, Nobel Media AB. Luigi Pirandello, su Find a Grave.  Opere di Luigi Pirandello, su Liber Liber.  Opere di Luigi Pirandello, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Luigi Pirandello, . Opere di Luigi Pirandello, su Progetto Gutenberg. Audiolibri di Luigi Pirandello, su LibriVox.  di Luigi Pirandello, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Luigi Pirandello (autore), su Goodreads. Luigi Pirandello (personaggio), su Goodreads.   italiana di Luigi Pirandello, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. Luigi Pirandello, su Internet Movie Database, IMDb.com. 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PIRRO (San Severo). Filosofo. Docente a Palermo. Ancora studente universitario, inizia ad insegnare presso l'Istituto Roosevelt di Palermo, che vide tra l'altro nello stesso periodo la presenza di Don Pino Puglisi. Allievo di Spirito alla "Sapienza" di Roma, si laureò con una tesi sul pensiero estetico di Allmayer, di cui fu relatore Plebe. Professore, ha insegnato a Perugia accanto ad Negri. Successivamente ha insegnato snei licei, accompagnando all'insegnamento sempre una intensa attività di ricerca. Fu studioso di Gentile, e pubblicò il suo primo volume, L'attualismo di G. Gentile e la religione presso l'editore Sansoni. Fra i suoi lavori si ricordano anche Filosofia e politica in Benedetto Croce, pubblicato presso l'editore Bulzoni. Si interessò successivamente anche alla ricerca storiografica e svolse numerosi studi di storia locale sulla città di Terni. Esponente di spicco della vita culturale della città umbra, ne ha studiato gli aspetti poco indagati di quella che fino ad allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto la Giunta di Gianfranco Ciaurro, coordina il progetto per la realizzazione del nuovo museo archeologico della città di Terni da realizzarsi nel convento di San Pietro, il progetto ebbe la supervisione dell'archeologo Renato Peroni.  Vincenzo Pirro nei suoi studi di storia contemporanea ha ricostruito, prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa, episodi della guerra civile nell'Umbria meridionale, tra cui l'assassinio del sindacalista Maceo Carloni e del dirigente d'azienda Alessandro Corradi.  Nel 1989 fonda con altri studiosi locali il "Centro Studi Storici", un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata la rivista scientifica Memoria Storica. L'obiettivo della rivista, uscita a detta di Pirro è quello di porre fine "all'amnesia organizzata", facendo conoscere a tutti le vicende di una città figlia non solo dell'industrializzazione. Accanto ad un nuovo sguardo per le vicende passate la rivista inaugura una stagione di storiografia libera da condizionamenti ideologici e basata sull'assoluta scientificità nell'utilizzo delle fonti.  Ha suscitato critiche per la ricostruzione di alcuni episodi di violenza avvenuti durante la resistenza antifascista nel centro Italia, critiche che si sono particolarmente concentrate all'indomani della sua scomparsa ad opera di storici locali, che lo hanno accusato di "revisionismo". In realtà il lavoro effettuato da Pirro, come anche affermato da Parlato nella prefazione di Regnum hominis, è sempre stato suffragato dalla presenza della fonte documentale. Inoltre le vicende ricostruite, come ad esempio quella dell'uccisione di Corradi o Urbani, ad opera dei partigiani non erano mai state trattate dalla storiografia cosiddetta "ufficiale".  È stato consigliere dell'stituto per la Storia dell'Umbria Contemporanea e dell'stituto di Cultura della Storia dell'Impresa "Franco Momigliano" e presidente della sezione di Terni dell'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. È morto all'improvviso, a causa di un infarto, nella sua casa di Terni, completando il suo ultimo studio dedicato alla storia della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Perugia.  -- è uscita l'opera postuma, intitolata Regnum hominis, l'umanesimo di Giovanni Gentile. L'opera fa parte della collana scientifica della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma, è stato ritrovato un suo ulteriore scritto postumo dedicato al Risorgimento pubblicato con la casa editrice Morphema intitolato Scritti sul Risorgimento; è uscito, curato da Hervé Cavallera, un volume postumo dedicato alla pedagogia di Gentile intitolato "Dopo Gentile dove va la scuola italiana". Pirro e Hervè Cavallera al convegno sul pensiero di Giovanni Gentile presso l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana a Roma.  Il Consiglio Comunale di Terni delibera di dedicare la "Sala Tacito" di Palazzo Carrara in Terni alla memoria di Pirro. L'inaugurazione della sala "Vincenzo Pirro" si è svolta il 12 marzo  e con l'occasione è stato presentato il volume contenente il carteggio epistolare del professore intitolato "La vita come Ricerca, la vita come Arte, la vita come Amore" , titolo riferito alle omonime opere di Ugo Spirito. Il 28 Ottobre  in occasione delle celebrazioni per gli ottanta anni della fondazione del Liceo "Tacito" di Terni, viene inaugurata, nell'atrio della scuola, una targa dedicata al prof. Vincenzo Pirro con una dicitura tratta da una poesia di Gibran.  Altre opere postume vengono prodotte nel luglio , esce "Italia e Germania nel Novecento", raccolta di scritti di Pirro tratti da "Nuovi Studi Politici", rivista fondata da Salvatore Valitutti. Nel marzo  esce una raccolta di memorie di scritti di garibaldini intitolata "Correva l'anno 1867Terni e l'affrancamento di Roma nelle memorie dei garibaldini.  Nel luglio del  è uscita una nuova opera di carattere filosofico intitolata "Filosofia e Politica e Giovanni Gentile" curata dal prof. H. A. Cavallera ed edita dalla casa editrice Aracne. La Giunta del Comune di Terni ha deliberato la posa di una targa in memoria presso la dimora di  Pirro.  La Soprintendenza Archivistica dell'Umbria e delle Marche, dichiara l'archivio di Vincenzo Pirro "di notevole interesse culturale" ai sensi del T.U. dei Beni Cultural. In occasione del decennale dalla scomparsa viene scoperta,sulla casa dove ha vissuto il professore, una targa commemorativa. In occasione del decennale della scomparsa viene pubblicato dalla casa editrice Intermedia il volume collettaneo Hervè A. Cavallera "L'unica via è il Pensieroscritti in memoria di Vincenzo Pirro".  Targa commemorativa di Vincenzo Pirro posta sulla casa a Piazza Clai a Terni Opere: Opere (elenco parziale), “ Una missiva fra Spirito e Pirro,” “L'attualismo di Gentile e la religione, Firenze, Sansoni,  Filosofia e politica in Benedetto Croce, Roma, Bulzoni,Filosofia e politica in Giovanni Gentile, Firenze, Sansoni, La riforma Gentile e il Fascismo, in Giornale critico della filosofia italiana, Firenze, Sansoni, Il pensiero politico nell'idealismo italiano, Firenze, Sansoni, 1974 La prassi come educazione nella gentiliana interpretazione di Marx, Firenze, Sansoni, 1Cultura e politica in B. Croce, Firenze, Sansoni, “Filosofia e politica: il problematicismo di Spirito,” Roma, Bulzoni, “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica fascista,” Perugia, IRRSAE, “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone, Thyrus,  Terni e la sua Provincia durante la Repubblica Sociale, Arrone, Thyrus,Romano Ugolini e Vincenzo Pirro, Giuseppe Petroni, dallo Stato Pontificio all'Italia unita, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, (V.P.) Interamna Narthiummateriali per il museo archeologico di Terni, Arrone, Thyrus Le acque pubbliche gli acquedotti di derivazione e le utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni nei sommari riguardi: tecnico, legislativo e storico, Terni-Giada, ICSIM, Una scuola una città: il Liceo ginnasio di Terni, Arrone, Thyrus, Terni nell'età del Risorgimento, Arrone, Thyrus, Sull'avvenire industriale di Terni / scritti di Luigi Campofregoso; Vincenzo Pirro Perugia: CRACE/ICSIM, Garibaldi visto da Giovanni Gentile, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento Italiano,  "Per Garibaldi" (V. Pirro), Arrone, Thyrus, I Giustizieri, La Brigata Gramsci tra Umbria e Lazio, di Marcello Marcellini, uedizioni Mursia, Vincenzo Pirro ne scrive la prefazione. Regnum hominis, L'Umanesimo di Giovanni Gentile, Collana Scientifica Fondazione Ugo Spirito e Renzo de Felice, Roma, Ed, Nuova Cultura,  (pref.del Prof. Giuseppe Parlato) Scritti sul Risorgimento (G.B. Furiozzi), Terni, Morphema  Dopo Gentile dove va la scuola italiana (Hervé Cavallera), Firenze, Le Lettere  La vita come ricercala vita come artela vita come amore (Hervé Cavallera), Terni, Morphema  Italia GermaniaSaggi di Filosofia Politica, Amazon ed., luglio  Filosofia e Politica in Giovanni Gentile (Hervé Cavallera), Aracne, Roma  Maceo Carloni: Storia e Politica (Danilo Sergio Pirro), Intermedia Edizioni, Orvieto,  Cura di atti di convegno (parziale)  Manifesto del convegno su Giuseppe Petroni, Vincenzo PirroGiuseppe Garibaldi nel centenario della morte, Terni Mostra documentaria e pubblicazioneIstituto della Storia del Risorgimento Giuseppe Petroni Dallo Stato Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio Terni con relatori i proff. Romano Ugolini, Franco Della Peruta e Anna Maria Isastia Bicentenario della Rivoluzione Francese, Terni Vincenzo Pirro , Gli arabi e noi: atti del convegno di studi su Il nazionalismo arabo, Terni, Arrone: Thyrus (con Domenico Cialfi), La nascita della Repubblica e gli anni della ricostruzione: mostra storico-documentaria, Bibliomediateca, Terni, 7ricerca storico documentaria Domenico Cialfi e Vincenzo Pirro; sezione locale della mostra in collaborazione con Archivio di Stato di Terni e Biblioteca comunale di Terni; in collaborazione con Centro per la promozione del libro, ISUC, Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea, Arrone, Thyrus, Vincenzo Pirro , Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere dell'Umbria meridionale, scritti di Auguste De Vaux et al.; Vincenzo Pirro, Terni: CRACE/ICSIM, 2003 Vincenzo Pirro , Elia Rossi Passavanti nell'Italia del Novecento, Atti del Convegno di studi (Terni), Arrone: Edizioni Thyrus, Vincenzo Pirro , Convegno di studi nel 4. centenario della fondazione dell'Accademia dei Lincei (Terni), Federico Cesi e i primi Lincei in Umbria, atti del Convegno di studi nel IV centenario della fondazione dell'Accademia dei Lincei: Terni, Arrone: Edizioni Thyrus, Accademia Nazionale dei Lincei Vincenzo Pirro , Mazzini nella cultura italiana: atti del Convegno di studi, Terni, Arrone: Thyrus, Andrea Giardi e Vincenzo Pirro , Pietro Antonio Magalott,  erudito, giureconsulto, docente di Diritto, Arrone: Thyrus, Stefania Magliani e Vincenzo Pirro , Per Garibaldi, Arrone: Thyrus, Vincenzo Pirro , San Valentino patrono di Terni, atti del Convegno di studi: Terni, Arrone: Thyrus, di Ugo Spirito  La vita come arte, Sansoni, Firenze, La vita come amore, Sansoni Firenze, La riforma della scuola, Sansoni, Firenze,  Il problema dell'unificazione del sapere, in Dal mito alla scienza, Sansoni, Firenze, Storia della mia ricerca, Sansoni, Firenze, Dall'attualismo al problematicismo, Sansoni, Firenze di Giovanni Gentile   La sala "Vincenzo Pirro" in Palazzo Carrara a Terni Il concetto scientifico della pedagogia, in Scuola e Filosofia, Sandron Palermo Proemio al “Giornale critico della filosofia italiana, a. I, n. 1,Sansoni, Firenze, Educazione e scuola laica, Vallecchi. Firenze Sistema di logica,  II, Laterza, Bari La nuova scuola media, Vallecchi, Firenze, Che cos'è il fascismo. Discorsi e polemiche, Vallecchi Firenze, Saggi critici, Vallecchi, Firenze, Scritti pedagogici,  III, Treves ,Milano-Roma,  Origini e dottrina del fascismo,  ed. riv. e accr., Istituto Nazionale Fascista, Roma di Benedetto Croce  Contributo alla critica di me stesso. Napoli, Conversazioni critiche, Laterza, Bari, La letteratura della nuova Italia,  ed., Laterza, Bari Cultura e vita morale, Laterza, Bari, Etica e politica, IV ed., Laterza, Bari, Pagine sparse,  I, Laterza, Bari. Vincenzo PirroUna vittima della guerra civile: Maceo Carloni", in Memoria Storica, Ed. Thyrus, ArroneAnno , Memoria Storica, Ed. Thyrus, Arrone, e Memoria Storica Ed. Thyrus, Arrone, Memoria Storica, Thyrus, Arrone, Vd. Bitti. A., Venanzi M. Covino R., La storia rovesciata, Crace Ed. Narni   A tal proposito si legga l'articolo uscito sul Corriere dell'Umbria del 2intitolato La difesa di mio padre. Lettera a F. Giustinelli presidente ICSIM  Regnum hominis. L'umanesimo di Giovanni Gentile, Ed. Nuova Cultura, Roma, , Contenuto nel volume L'uomo e la Storia. Scritti in onore di T. Nanni, Ed. Thyrus, Arrone,   Comunicato stampa del Comune, su comune.terni. 9Terni, una targa per Vincenzo Pirro, su umbriaON, L'Unica via è il pensieroscritti in memoria di Vincenzo Pirro, su fondazionespirito.  Dopo Gentile dove va la scuola italiana (Hervé Cavallera), su lelettere.  Vincenzo Pirro, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  DANILO PIRRO,  COMPLETA AGG. su drive.google.com. Il lungo percorso storico del prof. PirroTernimagazine del su ternimagazine.  Sito della Fondazione Ugo Spirito, su fondazionespirito. Comunicato stampa del sindaco di Terni in occasione della scomparsa del prof. Pirro, su comune.terni. 2Comunicato di Terninrete in occasione della scomparsa di Pirro, su archive.fo. Link sull'ultima pubblicazione "Regnum hominis" [collegamento interrotto], su nuovacultura. La recensione di "Regnum hominis" del Prof. Rodolfo Sideri della Fondazione Ugo Spirito di Roma , su certificazionenergetica.com. Recensione di "Regnum hominis" su Archiviostorico.info, su archiviostorico.info. Presentazione di "Regnum hominis" presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, su igiovedi.fondazionespirito.  ). "Come si falsifica la storia, il caso di Alverino Urbani" di V. Pirro L'ospite di passaggio , la difesa di mio padre, di Danilo Sergio Pirro, testo dell'articolo del Corriere dell'Umbria L'ultimo discorso su youtube.com. V. Pirro Sull'avvenire industriale di Terni, scritti di Luigi Campofregoso, introduzione , su icsim. 5V. Pirro,Rassegna storica del Risorgimento HEGEL GEORG WILHELM FRIEDRICH; MOTI -- su risorgimento. Sito web dedicato a Maceo Carloni, su maceocarloni. Articolo del giornale online UmbriaOn dedicato all'inaugurazione della sala "Vincenzo Pirro" La vita come Ricerca, la vita come Arte, la Vita come Amore, articolo di Danilo Sergio Pirro contenuto nell'omonimo volume commemorativo. L'Archivio un bene culturale della città.

 

PIZZI. (Milano). Filosofo. Grice: “About time an Italian philosopher takes ‘la regola di Boezio’ seriously!” Laureato  a Milano on una tesi sui condizionali controfattuali, è diventato ricercatore e poi incaricato di filosofia a Calabria. Ha lavorato a Siena, diventando Professore --  è stato titolare di un insegnamento di Logica della Prova presso la Facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Milano Bicocca.  Ha iniziato la sua attivita' di ricerca curando la traduzione di "An Introduction to Modal Logic" di G.E.Hughes e M. J. Cresswell, che offriva per la prima volta al pubblico italiano una panoramica completa e aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa linea di ricerca, ha pubblicato due antologie con lunghe introduzioni, una dedicata alla logica del tempo e una dedicata alla logica condizionale. A partire dalla fine degli anni '70 ha pubblicato una serie di articoli su riviste internazionali in cui viene introdotta una logica detta dell'implicazione consequenziale, il cui scopo e' riformulare le basi della logica detta connessiva nel quadro della logica modale standard. Questa traduzione linguistica consente di assiomatizzare un certo numero di sistemi che risultano completi e decidibili mediante tableaux. Uno sviluppo verso una generalizzazione di questi risultati è stato conseguito in due articoli scritti in collaborazione con Timothy Williamson. Altri temi di ricerca approfonditi nel campo della logica sono stati il problema della definizione della necessita' in termini di contingenza, l'applicazione di quadrati e cubi aristotelici alle nozioni modali, l'approccio alla modalita' in termini di multimodalita', cioè mediante l'impiego di un linguaggio base avente come primitivi un numero arbitrariamente grande di operatori modali. Nel campo della filosofia della scienza il tema su cui ha lavorato in modo preminente è stato quello della teoria controfattuale della causa, a cui ha dedicato articoli e libri desti un pubblico interessato all'epistemologia giudiziaria Sempre in questo settore ha pubblicato un libro centrato sul problema della logica dell'abduzione, un capitolo del quale è dedicato all'analisi di un caso giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica ha poi pubblicato un volume che contiene una discussione metodologica delle indagini ancora aperte sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog.  Note  Introduzione alla logica modale, Il Saggiatore, Milano, La Logica del tempo, Boringhieri, Torino, Leggi di Natura, Modalita', Ipotesi. Feltrinelli, Milano. V. in particolare Eventi e Cause. Una prospettiva condizionalista, Giuffre', Milano, V. Diritto, Abduzione e Prova, Giuffre', Milano, Ripensare Ustica, Createspace (Amazon),   Implicazione logica Causalità (filosofia) Abduzione Strage di Ustica  Blog ufficiale, su claudiopizziit.wordpress.com. Keywords: la regola di Boezio’ – Luigi Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

PIZZORNO. (Trieste). Filosofo. Fu un apprezzato filosofo di fama internazionale.  Compì studi a Torino, Vienna e Parigi. Assunse la direzione del Centro di relazioni industriali della Olivetti di Ivrea. Insegnò presso importanti università italiae: Urbino,  Milano, Oxford (Nuffielde), Harvard, Teheran, Fiesole.  Oltre agli importanti studi sulla materia sociologica condusse ricerche di sociologia economica e politica, in special modo sulle organizzazioni sindacali e sui conflitti di classe, sulla politica italiana e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nelle società industriali.  Fu insignito di alcuni premi, tra cui la Medaglia del Presidente della Repubblica al Premio Nazionale Letterario Pisa.  Opere: “Le classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione” (Einaudi) Lotte operaie e sindacato in Italia, “Le regole del pluralism, I soggetti del pluralismo. Classi, partiti, sindacati (Bologna) Le radici della politica assoluta (Feltrinelli3) Il potere dei giudici ("Il nocciolo", Laterza) Il velo della diversità. Studi su razionalità e riconoscimento (Feltrinelli) Sulla maschera (Il Mulino)  Alessandro Pizzorno, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Pubblicazioni su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Registrazioni di Alessandro Pizzorno, su RadioRadicale, Radio Radicale.

 

PLEBE. (Alessandria). Filosofo. Grice: “I think I love Plebe: he wrote a beautiful chapter on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief history of ancient rhetoric,’ and like my tutee Strawson, he approached Aristotle and modernist logic in a genial way --.” “Seguo il verso di Orazio “Odio la massa e me ne tengo lontano”. Solo in questo sono uomo di destra»  Si è laureato a Torino in Filosofia, poi in Filologia classica nello stesso ateneo e infine di nuovo in Filosofia all'Innsbruck. Testimone di nozze dell'editore Vito Laterza, grazie alla sua intercessione conobbe Croce che lo convinse a pubblicare i suoi scritti e ne sponsorizzò l'opera. Cominciò la sua carriera universitaria: dopo aver iniziato a Perugia come professore incaricato di Storia della Filosofia, passò all'Palermo dove è stato docente ordinario di storia della filosofia e direttore dell'Istituto alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Tra il 1970 e il 1973 insegnò anche all'Istituto ticinese di alti studi a Lugano.  Attività politica Filosofo inizialmente marxista, nei primi anni settanta ha una clamorosa rottura con il pensiero del filosofo tedesco (dovuta anche alla sua contestazione del Sessantotto) e viene annoverato fra i sostenitori dell'anticomunismo politico-culturale di quel periodo; dopo una militanza di due anni con i socialdemocratici di Saragat, aderisce al Movimento Sociale Italiano. Almirante lo nomina prima presidente del Fronte Universitario d'Azione Nazionale e poi responsabile del settore cultura dell'MSI-DN. Successivamente Plebe fu eletto senatore della Repubblica nelle file del MSI-DN in Piemonte e rieletto nel 1976; in quell'anno il leader missino lo include nella Rappresentanza italiana al Parlamento europeo.  Nel gennaio 1977 rompe anche con il MSI, aderendo al gruppo parlamentare scissionista Democrazia Nazionale (ma restò indipendente dal partito DN). Non rieletto con DN nel 1979, lascia la competizione politica attiva. Nel 1977 aveva chiesto anche l'iscrizione al Partito Radicale, ma dopo un'accesa votazione il partito gli negò la tessera.  Terminata l'esperienza parlamentare tornò a insegnare all'Palermo. Storico della filosofia, in particolare del pensiero greco e di Aristotele.  Riavvicinatosi negli anni Novanta al marxismo[senza fonte], negli anni 2000 Plebe è editorialista del quotidiano Libero. Pur sposato e padre di tre figli, in un'intervista concessa a Pansa ha dichiarato d'aver avuto esperienze omosessuali. Si definiva come un illuminista scettico sostenitore d'un anarchismo intellettuale. Fra gli studiosi con cui ha collaborato, egli riconosce come propri allievi Puglisi,  Emanuele e Giovanni .  Opere: “Hegel. Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico: da Aristotele a Plutarco” (Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” Vera, Spaventa, Jaja, Maturi, Gentile, e con Augusto Guzzo, Torino, SEI, Spaventa e Vera, Torino, Edizioni di filosofia; “La nascita del comico. Nella vita e nell'arte degli antichi greco-romani” (Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino, Edizioni di filosofia, Processo all'estetica, Firenze, La Nuova Italia. Heidegger e il problema kantiano, Torino, Edizioni di filosofia, Breve storia della retorica, Milano, Nuova Accademia, La dodecafonia. Documenti e pagine critiche, Bari, Laterza, Introduzione alla logica formale. Attraverso una lettura logistica di Aristotele, Bari, Laterza,  Discorso semiserio sul romanzo, Bari, Laterza, Estetica, a cura di, Firenze, Sansoni, 1Storia della filosofia. Per il liceo classico, Messina-Firenze, D'Anna, Termini della filosofia contemporanea, Roma, Armando,  La filosofia dei greci nel suo sviluppo storico, Da Socrate ad Aristotele, Aristotele e i Peripatetici più antichi, a cura di, Firenze, La Nuova Italia,  Che cosa è l'Illuminismo, Roma, Ubaldini,  Che cosa ha veramente detto Marx, Roma, Ubaldini,  Che cosa ha veramente detto Hegel, Roma, Ubaldini, Atlante concettuale delle nuove filosofie. [Termini di denunzia, categorie dell'anticonformismo, formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie], Roma, Armando, L'estetica italiana dopo Croce, Padova, RADAR, Che cosa è l'estetica sovietica, Roma, Ubaldini, Che cosa è l'espressionismo, Roma, Ubaldini, Dizionario filosofico, Padova, RADAR, Storia del pensiero, Roma, Ubaldini, Filosofia della reazione, Milano, Rusconi,  Quel che non ha capito Carlo Marx, Milano, Rusconi, Il libretto della Destra, Milano, Edizioni del Borghese, A che serve la filosofia?, Palermo, Flaccovio, Un laico contro il divorzio, Roma, INSPE, La civiltà del postcomunismo, Roma, CEN, Storia della filosofia, La filosofia greca dal VI al IV secolo, con Gabriele Giannantoni e Pierluigi Donini, Milano, Vallardi,  Il materialismo oggi. Fisica, biologia e filosofia oltre l'ideologia, Roma, Armando, Semiotica ed estetica, a cura di, Roma-Baden Baden, Il libro-Field educational Italia-Agis, Leggere Kant, Roma, Armando. Logica della poesia, Palermo, Ila Palma, Storia della filosofia,  Palermo-Sao Paulo, Ila Palma, Comprende: Da Talete a Spinoza; Da Locke ad Adorno. Manuale di estetica, con Pietro Emanuele, Roma, Armando, Manuale di retorica, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, Storia del pensiero occidentale, con Pietro Emanuele, Roma, Armando, Contro l'ermeneutica, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, L'euristica. Come nasce una filosofia, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, I filosofi e il quotidiano, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, Dimenticare Marx?, Milano, Rusconi, Dieci lezioni di politica, Milano, Rusconi, Filosofi senza filosofia, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, Tornerà il comunismo?, Casale Monferrato, Piemme, Manuale dell'intellettuale di successo, con Piero Violante, Roma, Armando, Il quinto libro del capitale. Marx contro i marxisti, Milano, Biblioteca di via Senato, Il nuovo illuminista. Obiettivo libertà, Milano, Biblioteca di via Senato, Memorie di sinistra e memorie di destra. Un filosofo negli anni ruggenti, Palermo, Qanat, Armando Plebe, biografia su cinquantamilagiorni (Corriere della Sera),  Dario Antiseri e Silvano Tagliagambe, Storia della filosofia: Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano, Gli 80 anni di Plebe, il filosofo trasgressivo., cinemagay, Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario, La Repubblica  Con Armando Plebe la destra fece un brutto “affare”, Secolo d'Italia  Senato. Scheda di attività di Armando PlebeVI Legislatura  Senato. Scheda di attività di Armando PlebeVII Legislatura  Radicali  cinquantamila  Patrimonio sos: in difesa dei beni culturali e ambientali, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

POGGI. (Sarzana). Flosofo. Nacque da una famiglia di piccoli commercianti. Ancora adolescente, rimase colpito dalla violenza usata nei confronti del popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che dovettero subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo portò a simpatizzare per quel partito che stava nascendo e al quale si iscrise. Si laureò in Lettere a Palermo, dove si era temporaneamente trasferito dopo la morte del padre, discutendo una tesi su Kant e il socialismo, pubblicata l'anno successivo con il titolo “La questione morale nel socialismo: Kant e il socialismo.” Tornato a Sarzana si immerse nell'attività politica che lo portò ad essere eletto nel consiglio comunale cittadino per il partito socialista.  Kautsky, teorico del marxismo Si  recò a Lipsia alla scuola di Wundt, fondatore della psicologia sperimentale, dove lavorò al giornale Leipziger Volkszeitung e dove strinse rapporti di amicizia e legami politici con i maggiori esponenti della socialdemocrazia di quel Paese. Fra questi in primo luogo con  Bebel, Kautsky e Luxemburg, personaggi che segnarono profondamente la storia del socialismo europeo, e con i quali mantenne rapporti epistolari.  Tornato in Italia, si trasferisce a Genova per iscriversi a quella facoltà di Giurisprudenza che gli darà una seconda laurea e dove inizierà a collaborare a Il Lavoro di Canepa, all'Avanti!, al Tempo di Claudio Treves, alla turatiana Critica Sociale sulla quale scriverà per oltre cinquant'anni. Sue collaborazioni apparvero successivamente anche su La Rivoluzione liberale di Gobetti. È in questo periodo che la polizia comincia ad interessarsi alla sua attività politica e lo inserisce nello schedario dei sovversivi.  Inizia intanto ad insegnare nelle scuole superiori di molte città dell'Italia centro settentrionale sempre inseguito dall'attenzione della polizia. Sposa la sarzanese marchesina Ollandini e partecipa come delegato al Congresso socialista di Ancona, nel corso del quale ebbe un duro scontro con il massimalista  Mussolini sul problema della compatibilità o meno del socialismo con la massoneria. L'assemblea diede in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi mussoliniana dell'incompatibilità. --  è capogruppo socialista nel consiglio comunale di Sarzana, retto da una giunta socialista, che nella giornata divenuta famosa dovette far fronte all'aggressione armata di 500 fascisti, capitanati da Dumini, decisi a sottomettere la città "rossa".  Come è noto i fascisti furono umiliati e cacciati, lasciando una dozzina di cadaveri sul terreno, dall'unione della forza pubblica e del popolo in armi, sotto l'egida dell'amministrazione comunale. Dopo la marcia su Roma, Poggi, e con lui tutti gli antifascisti messisi in evidenza, dovettero trovare rifugio all'estero o migrare in altre città. Fu privato per un certo periodo dell'insegnamento e quando sedeva su una cattedra di filosofia a Genova, fu denunciato al Tribunale speciale per la sua attività cospirativa praticata con altri colleghi antifascisti.  Amico di Rensi e della consorte Laura Perucchi, era solito recarsi nelle domeniche d'inverno al palazzo genovese di via Palestro dove i Rensi animavano un vero e proprio salotto, arricchito dalla presenza di illustri personalità quali il poeta e romanziere Pastorino,  Buonaiuti, Sella o Rossi, accomunati dall'opposizione al regime.  In quell'occasione evitò una dura condanna perché probabilmente Mussolini si ricordò di quel suo leale tenace avversario e lo fece liberare, come attesta una registrazione esistente nel suo fascicolo personale presso l'Archivio Centrale dello Stato: “scarcerato e rilasciato in libertà dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato per atto di clemenza di S.E. il Capo del Governo”. Non cessò però la persecuzione nei suoi confronti da parte del fascismo ligure, soprattutto dopo la nascita della Repubblica Sociale Italiana per cui, impedito nell'esercizio della professione e perduto l'insegnamento, dovette adattarsi ad insegnare in scuole private. Alla caduta del fascismo venne eletto segretario regionale del partito socialista, ma fu nuovamente arrestato col figlio e condannato a morte, pena poi commutata nella deportazione a Mauthausen. In realtà, a causa delle distruzioni della guerra, ormai separato dal figlio, fu internato a Bolzano-Gries, fino a quando riuscì a fuggire, in coincidenza con gli ultimi bombardamenti e la fine della guerra, ritrovando ancora vivo suo figlio.  Nel dopoguerra, dopo la scissione socialista aderì al Partito Socialdemocratico per poi tornare, dopo il distacco dai comunisti, in quello Socialista. Venne eletto con i voti dei due partiti socialisti come membro laico della prima consigliatura del Consiglio superiore della magistratura, e successivamente, prima illuso e poi deluso per la mancata riunificazione dei due tronconi socialisti lasciò la politica attiva. Poggi morì a Genova. Pubblicazioni principali Stato Chiesa Scuola, Firenze, Bemporad, Cultura e Socialismo, Torino, Gobetti, Gesuiti contro lo Stato Liberale, Milano, Unitas, Filosofia dell'azione. Saggi critici, Roma, Ed. Dante Alighieri, Concetto del Diritto e dello Stato. Saggi critici, Padova, Ed. Cedam, Piero Martinetti Vicenza, Collezione del Palladio,ora Riedizione Cosimo Scarcella e Introduzione di Enrico De Mas, Milano, Marzorati, La preghiera dell'uomo, Milano, Bocca,Giuseppe Meneghini, Alfredo Poggi, in  Socialismo Spezzino, appunti per una storia, Massa G. Meneghini, G. Meneghini Sui luttuosi fatti del luglio v. Giuseppe Meneghini, La Caporetto del fascism Sarzana Mursia Editore Milano,  Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova G. Meneghini, G. Meneghini, Alfredo Poggi  G. Meneghini, Alfredo Poggi, Piero Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Liguria Edizioni Sabatelli, GiuseppeMeneghini, "Alfredo Poggi" in Beghi, Socialismo spezzino Appunti per una storia, Massa, Centro Studi Agostino Bronzi, .Antifascismo Fatti di Sarzana Socialdemocrazia. Alfredo Poggi. Antifascista e uomo di cultura, da Testimoni del tempo e della storia di Isa Sivori Carabelli. Sito istituzionale della Città di Sarzana. Alfredo Poggi nel sito dell'ANPIAssociazione Nazionale Partigiani d'Italia, su anpi.

 

POJERO. (Palermo). Filosofo. Grice: “Like me, he held symposia in his villa – Villa Amato in the Giardino Ingelse a Palermo – lots of Brits there!” Studiò a Napoli, quindi a Pisa, dove si laureò. Impossibilitato a compiere grandi viaggi perché malato di angina pectoris, si stabilì a Palermo. La villa Amato Pojero ai Giardini Inglesi divenne così luogo di incontro di scienziati e intellettuali. Fu collaboratore della Società per gli studi filosofici di Palermo e fondò una biblioteca filosofica che fu per circa un trentennio punto di incontro di grandi intellettuali italiani e stranieri, come Gentile, Vailati, Brentano, Gemelli e altri. Alla sua morte, la biblioteca divenne parte dell'Accademia di Scienze Lettere e Arti. Di lui restano molti quaderni di appunti, in cui si evince la sua posizione filosofica critica verso il razionalismo, accusato di essere incapace di comprendere adeguatamente la metafisica e la religione; tutte le scienze, al contrario, avrebbero dovuto contribuire alla dimostrazione dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima.  Archivio biografico comunaleComune di Palermo, su comune.palermo. Amato Pojero, Giuseppe Dizionario biografico degli italiani,  2, su treccani, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

POLI. (Cremona). Filosofo. Laureato a Bologna, insegnò a Milano. Pubblicò il Saggio di filosofia elementare, un eclettico sistema di empirismo e razionalismo.  Insegnò a Padova, di cui fu anche magnifico rettore.  In seguito fu nominato direttore generale dei ginnasi veneti e consigliere scolastico.  Membro dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, ne fu president. I suoi Saggi di scienza politico-legali considerano il diritto un insieme di scienzain quanto trattano dei principie di artein quanto applicazione dei principi giuridici nella valutazione dei singoli casi. Ritiene che il diritto sia un'espressione provvidenziale e lo distingue in naturale e in positivo. Combatté il positivismo negli Studii di filosofia contemporanea, rivendicando la superiorità dello spirito sulla materia. “Saggio filosofico sopra la scuola dei moderni filosofi naturalisti, coll'analisi dell'organologia, della craniologia, della fisiognomia, della psicologia comparata, e con una teoria delle idee e de' sentimenti” (Milano); “Primi elementi di filosofia” (Napoli); “Elementi di filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano); “La scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia, «Istituto Lombardo. Rendiconti»); “Studii di filosofia contemporanea, «Istituto Lombardo. Rendiconti»,  Cenni sull'opera di Simone Corleo: il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia dell'identità, «Istituto Lombardo. Rendiconti», La filosofia dell'incosciente, «Istituto Lombardo. Memorie», Studi C. Cantoni, Studio della vita e delle opere di Baldassarre Poli, Milano, Filosofia Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. XML XLM? (check). in Dizionario biografico austriaco. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.

 

POLITEO. (Spalato). Filosofo. Insegnante al Liceo Santa Caterina di Venezia. È seduto nella seconda fila dal basso con un bastone in mano. Frequentò nella natìa Spalato il locale seminario (che fungeva anche da liceo per i non seminaristi, col nome di Ginnasio Liceo Imperiale di Spalato), ricordando in seguito che sugli stessi banchi aveva studiato l'amato Ugo Foscolo. Proveniva da un'antica e stimata famiglia spalatina, ma un rovescio finanziario lo costrinse a cercare un impiego come supplente nello stesso seminario/liceo, continuando quindi gli studi da autodidatta -- è quindi supplente di latino, storia e geografia a Spalato, poi nel 1853 è a Vienna per partecipare all'esame a cattedre per insegnamento letterario nei Ginnasi del Regno Lombardo-Veneto, e dalla memoria inviata alla commissione per la valutazione conosciamo le sue ampie letture: Tacito, Machiavelli, Vico, Guizot, Gibbon, Schlegel, Kant, Hegel, De Maistre, Schelling, Michelet. In tale occasione, presenta un lavoro sul poema cavalleresco: "Che cosa l'Ariosto abbiasi più specialmente proposto col Furioso", che viene positivamente segnalato dalla commissione. Il Politeo viene quindi approvato per l'insegnamento per tutte le otto classi ginnasiali: primo esempio, fino ad allora, nelle province italiane dell'Impero Austroungarico.  Nel 1854 è supplente alla cattedra di storia universale ed austriaca presso l'Padova, ove frequenta il gruppo di studenti e docenti dalmati, uso a riunirsi presso la casa della contessa Cattani Borelli di Vrana: una delle famiglie più in vista nella Dalmazia austriaca. In attesa di una prevista nomina presso un'università austriaca, ottiene una supplenza presso il Liceo/Convitto di Santa Caterina a Venezia,  Liceo Ginnasio Marco Foscarini). Richiamato a Vienna, inutilmente attende per quasi tre anni  la promessa cattedra universitaria ed infinesu sua richiestaviene nuovamente inviato al Liceo Santa Caterina di Venezia.  Già negli anni precedenti indagato per la sua adesione ai principi liberali, a Venezia subisce un processo con l'accusa di "poca ortodossia religiosa". Nonostante il parere dell'allora Patriarca di Venezia Jacopo Monico, secondo il quale bisognava "augurare (...) all'insegnamento uomini di così alta coscienza come il Politeo", questi viene per punizione destinato a Mantova (allora ancora sotto la sovranità austriaca, a differenza del resto della Lombardia).  Qui riprende gli studi, ed in particolare un saggio di "Storia dell'Ideale Umano", per il quale termina e pubblica l'introduzione nel 1862, col titolo "Genesi naturale di un'idea". Il clero mantovano lo accusa di ateismo e di panteismo, mentre di converso qualche positivista del tempo lo accusa di misticismo. La polizia quindi continua a vigilarlo, ma in un rapporto d si legge che "Legato di amicizia con persone note per la loro avversione al Governo, quali Grossi, Benzoni, Dalla Rosa e alle famiglie D'Arco e Martinelli, egli serba condotta politica irreprensibile ed è esemplare il suo contegno sociale e morale". Collega del Politeo era al tempo il filosofo e pedagogista Roberto Ardigò.  In seguito alle guerre d'indipendenza, la provincia di Mantova e il Veneto vengono annessi al Regno d'Italia ed il Politeo nel 1867 ritorna ad insegnare a Venezia, prima presso il Liceo Marco Polo e infine di nuovonel 1870al Liceo Foscarini e all'istituto tecnico Paolo Sarpi. In quest'ultimo anno sposa una giovane mantovana, Maria Guadagni. Alla coppia nascerà una figlia, prematuramente scomparsa a soli cinque anni.  Negli anni successivi Politeo lavora continuamente alla sua opera, manifestando sempre più un tratto di fortissima autocritica che lo porterà a distruggere più volte i testi già completati: a causa di questo impegno rifiuta l'offerta di una candidatura al Parlamento. Su insistenza di Luigi Luzzatti partecipa al concorso per la cattedra di filosofia morale presso l'Padova, ma l'amico Giuseppe Guerzoni lo mette sull'avviso: le prove sono già decise e faranno di tutto per metterlo in cattiva luce. Così accade: l'esame pubblico si chiude con un battibecco e la candidatura di Politeo viene scartata.  La sua vita da quel momento scorse senza grandi sussulti, fra l'insegnameno e lo studio, nonché col contatto con alcuni filosofi e pensatori del tempo, quali John Addington Symonds, Émile de Laveleye, Ernest Renan.  Muore a Venezia. Durante la sua vita il Politeo pubblicò solamente la "Genesi naturale di un'idea", mentre  una parte dei suoi scritti venne data alle stampe da Zanichelli.  Il periodare del Politeo è caratterizzato dal rifiuto di ogni schematismo, da frammentarietà e da continue divagazioni al limite dell'erudizione spinta: tutto ciò ne rende assai complessa la lettura, così come una categorizzazione.  In linea generale, si può dire che il Politeo propende verso una sorta d'irrazionalismo sentimentale, che sgorga in lui da una sincera religiosità: in questo si può collegare con alcuni pensatori tedeschi quali Herder, Jacobi, Hamann, pur essendo la sua scaturigine di diversa natura.  Sebbene il pensiero di Politeo sembri procedere nella concezione della natura sulle vie dello spinozismo idealistico, pure egli si salva da questo che considera un "paradosso mostruoso" mediante l'accettazione del Dio personale del cristianesimo, nel quale egli fermamente crede. "Il suo Dio, pur restando il principio plastico dell'universo, non è più il Dio astratto di Spinoza né quello di Schelling, che si disperde nel mondo ed esce da sé con atto incomprensibile, per ritrovarsi attraverso il processo della natura e della storia; ma il Dio degli umili che parla al cuore con tutto il fascino della bontà e la poesia del sacrifizio . Se nella "Critica della ragione pratica" (di Kant) l'uomo si affranca dall'ordine naturale, perché si autodetermina come fonte delle categorie, e avendo coscienza di sé come soggetto universale, si sente vincolato a una legge che non tiene conto della connessione necessaria delle cose; per Politeo, al contrario, il principio morale non è una legge di ragione, ma un principio, che avendo solidarietà con tutti gli altri elementi della vita, scaturisce dalle profondità del sentimento, come lo scopo dell'essere umano; e le forze intellettive e volitive non hanno altra funzione che d'interpretare e di attuare questo impulso interiore, questo sentimento del bene (...), il cui meccanismo e la cui origine sono inaccessibili alla ragione" (I.Tacconi).  In anni più recenti le maggiori riflessioni sull'opera dello spalatino Giorgio Politeo sono giunte da parte di alcuni studiosi croati. Nel tentativo di croatizzarlo, egli però viene presentato come "Juraj Politeo".  Note  La voce della Enciclopedia Italiana, riferimenti in , indica la data del. Tre articoli della studiosa Heda Festini su Juraj Politeo. Scritti filosofici e letterari, con introduzione di Luigi Luzzatti, Bologna, Zanichelli,  Giovanni Bordiga, Giorgio PoliteoCommemorazione, Venezia, A. Faggi, Per un filosofo dalmata, Marzocco, Giovanni Gentile, Giorgio Politeo in Critica, Renda, Un pensatore dalmata in Nuovo Convito, F. Tacconi, Un filosofo dalmata in Rivista dalmatica, gennaio 1926. Ildebrando Tacconi, Giorgio Politeo, in Istria e Dalmazia. Uomini e Tempi. Dalmazia, Udine, Del Bianco, Trminio Troilo, Un filosofo dalmata in Bilychnis, novembre 1927.  Dalmati italiani. P.Zenoni-Politeo, in Ateneo Veneto, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

POLLASTRI. (Firenze). Filosofo. Laureato in filosofia con una tesi sulla filosofia della natura di Hegel, si occupa in particolare di filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge la libera professione, sia privatamente che in collaborazione con amministrazioni pubbliche. Ha avuto uno sportello di consulenza presso il quartiere 4 di Firenze e dal  al  ha lavorato presso un Centro di Salute Mentale della ASL. Su questa attività ha pubblicato l’editore Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico cercasi, Il filosofo in azienda (, con Paolo Cervari) e per le edizioni Di Girolamo L’uomo è ciò che pensa (con Davide Miccione). Ha inoltre scritto diversi articoli, alcuni dei quali in lingua inglese. Tra i fondatori di PhronesisAssociazione Italiana per la Consulenza Filosofica, ne è stato a lungo Presidente, e continua a dirigere (assieme a Davide Miccione) l’omonima rivista, edita da IPOC. È stato anche coordinatore della collana “Pratiche Filosofiche” diretta da Umberto Galimberti per Apogeo e (con D. Miccione e Stefano Zampieri) cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore IPOC.  Ha insegnato consulenza filosofica in numerose Università Italiane ed è stato relatore in quattro International Conferences on Philosophical Practice (Copenaghen, Siviglia, Carloforte, Leusden). Ha inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come L’assoluto eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (2001, La Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia dell’improvvisazione.  Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz, collaborando con “Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Nel  ha pubblicato la biografia artistica di Riccardo Tesi, Una vita a bottoni, uscita per l’editore Squilibri.  Attivo anche in campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore (recitando in lavori di E. Ionesco, A. Nicolaj, G. Feydeau, N. Simon) e regista (ha diretto Sorelle Materassi di F. Storelli dal libro di A. Palazzeschi, La tettonica dei sentimenti di Éric-Emmanuel Schmitt e Siamo momentaneamente assenti di Luigi Squarzina).  Pensiero Davide Miccione, in La Consulenza Filosofica (2007, Xenia), definisce la teoria della consulenza filosofica di Pollastri tutt'uno, come in Achenbach, con una più generale concezione della filosofia e del filosofare. È all’interno di questa idea generale, che comprende una visione della società contemporanea, degli orizzonti attuali, dei destini della filosofia e il ruolo che il filosofo deve svolgere, che può essere inserita la visione della consulenza filosofica dello studioso fiorentino. Il punto di partenza potrebbe essere posto in un’analisi della società e nel ruolo che in essa giocano le psicoterapie e, più largamente il linguaggio e la cultura psicoterapeutica. L’idea di Pollastri sembra essere quella di chi vede in corso un processo di trasformazione del dolore del male in una patologia psicologicamente rilevabile e curabile:  «Oggi , tanto i manuali psicopatologici come DSM IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco (sovente però confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono), tendono a far credere che ogni qualvolta si stia “male” ipso facto si sia “malati”e che, di conseguenza, sia necessario un “terapeuta” che ci guarisca.»  (Pollastri, Il pensiero e la vita: guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche, 2004, p.91) Ciò ovviamente porterebbe ad un estremo impoverimento nella capacità umana di comprendere e affrontare la vita. In un mondo in cui ogni dolore è sintomo e l’unica cosa che sembra avere importanza è che esso venga eliminato, la filosofia e la consulenza filosofica (che secondo Pollastri sembrano più essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due cose diverse) non possono e non devono presentarsi come pensiero strategico e risolutivo. Prendere decisioni e risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la complessità e anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Come giustamente sottolinea,  «se c’è qualcosa di davvero originale e inattuale che la filosofia ha da offrire all’uomo del terzo millennio , ciò è giustappunto una prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato, l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di efficacia.»  Con questa impostazione non stupirà dunque che Pollastri veda in modo estremamente critico la presenza del concetto di aiuto nella consulenza filosofica. Per Pollastri chi si concentra sull’aiutare il consulente rischia di fare semplicemente una psicoterapia mascherata e poco efficace. Concentrarsi sull’ausilio e la soluzione dei problemi posti dal consultante  «può disperdere la realtà e originale potenzialità della filosofia nel campo della considerazione dei problemi degli individui e della loro vita; può annullare la capacità di ri-orientare il pensiero e l’agire che la ri-flessione filosofica porta con sé come sua assoluta specificità; può, infine, privare gli individui e la società di quella che è forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere svincolata dallo strabordante e acritico dominio del produrre, del finalizzare, e della tecnica.»  L’onnipresenza del paradigma terapeutico non deve fare sì che si dimentichi anche il rapporto sano che la filosofia può mantenere con la psicologia rettamente intesa. La psicologia cioè come ricerca di ciò che è proprio del comportamento umano che, ci ricorda Pollastri, tutti i grandi filosofi da Platone ad Aristotele, da Montaigne a Kant, hanno sempre coltivato. Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane che cercano di coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni (si pensi all’antropologia o alla sociologia), la psicologia va tenuta in considerazione dallo sguardo del consulente:  «Per tutti i filosofi, la psicologia è stata nient’altro che una conoscenza tra le molte che la filosofia doveva comprendere, criticare, porre nel giusto posto che a essa spettava entro una comprensione filosofica del mondo. E se i “grandi filosofi” non hanno disdegnato di occuparsi anche di psicologia , perché oggi il filosofo consulente dovrebbe temere oltremisura di fare riferimento anche a essa?”»   Posta in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico la psicologia non è evitata, al pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui Pollastri colloca la sua azione e la sua riflessione implica, ancor più radicalmente di Achenbach, una lettura della filosofia come del tutto connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura tra questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo:  «le ragioni di questa necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso, aspirare alla conoscenza,-essere, cioè philo-sophos, amante del sapere.»  (ivi p.3) Ma se l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua attività più che nel suo corpus di conoscenze:“  «Anche la filosofia pratica, dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro: morale, politica, diritto.» Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita.  «Il fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento- è un agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere applicato perché lo è già sempre , non potendo avvenire senza un argomento, un tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce, come tutte le attività , effetti pratici concreti.»  (ibidem) Opere L' assoluto eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano, in Studi sul pensiero di Hegel, La Città del Sole, Il pensiero e la vita. Guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche, Apogeo Education, Consulente filosofico cercasi, Milano, Apogeo,  L’uomo è ciò che pensa. Sull’avvenire della pratica filosofica [con Davide Miccione], Di Girolamo, Trapani, Il filosofo in azienda. Pratiche filosofiche per le organizzazioni, Apogeo, Milano, Riccardo Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce, Squilibri, La consulenza filosofica. Breve storia di una disciplina atipica, in Intersezioni, Gerd Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Intersezioni, Razionalità del sentimento e affettività della ragione. Appunti sulle condizioni di possibilità della consulenza filosofica, in DisciplineFilosofiche, Teoria pratica” e palle di biliardo. La consulenza filosofica come mappatura dell’esistenza, in WalterBernardi eDomenicoMassaro(acuradi), La cura degli altri. La filosofia come terapia dell’anima, Universitàd egli studidi Siena, From Hegel to Improvisation. On the Method Issue in Philosophical Consultation, in José Barrientos RastrojoEntre Historia y Orientaciòn Filosofica, II , Sevilla, Il consulente filosofico di quartiere, in Autaut, Analisi di Pier Aldo Rovatti, La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e discorso filosofico, in Itinera, 10,  Note  Neri Pollastri, Il pensiero e la vita, Apogeo Education, Consulente filosofico cercasi, Apogeo, Neri Pollastri e Paolo Cervari, Il filosofo in azienda. Pratiche filosofiche nelle organizzazioni, Apogeo, Neri Pollastri e Davide Miccione, L'uomo è ciò che pensa: sull'avvenire della pratica filosofica, Di Girolamo, Neri Pollastri, L'assoluto eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano, in Studi sul pensiero di Hegel, La Città del Sole,Riccardo Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce, Squilibri, Davide Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia, Davide Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia, Consulenza filosofica  Sito internet su neripollastri. Associazione Italiana per la Consulenza Filosofica, su phronesis-cf.com.

 

POMPONAZZI. (Mantova). Flosofo. Important Italian philosopher. an Aristotelian who taught at the universities of Padua and Bologna. In De incantationibus “On Incantations,” he regards the world as a system of natural causes that can explain apparently miraculous phenomena. Human beings are subject to the natural order of the world, yet divine predestination and human freedom are compatible De fato, “On Fate.” Furthermore, he distinguishes between what is proved by natural reason and what is accepted by faith, and claims that, since there are arguments for and against the immortality of the human individual soul, this belief is to be accepted solely on the basis of faith De immortalitate animae, “On the Immortality of the Soul,” He defended his view of immortality in the Apologia and in the Defensorium. These three works were reprinted as Tractatus acutissimi 1525. Pomponazzi’s work was influential until the seventeenth century, when Aristotelianism ceased to be the main philosophy taught at the universities. The eighteenth-century freethinkers showed new interest in his distinction between natural reason and faith. P.Gar. pons asinorum Latin, ‘asses’ bridge’, a methodological device based upon Aristotle’s description of the ways in which one finds a suitable middle term to demonstrate categorical propositions. Thus, to prove the universal affirmative, one should consider the characters that entail the predicate P and the characters entailed by the subject S. If we find in the two groups of characters a common member, we can use it as a middle term in the syllogistic proof of say ‘All S are P’. Take ‘All men are mortal’ as the contemplated conclusion. We find that ‘organism’ is among the characters entailing the predicate ‘mortal’ and is also found in the group of characters entailed by the subject ‘men’, and thus it may be used in a syllogistic proof of ‘All men are mortal’. To prove negative propositions we must, in addition, consider characters incompatible with the predicate, or incompatible with the subject. Finally, proofs of particular propositions require considering characters that entail the subject. Di famiglia agiata. Si iscrive a Padova, dove frequenta le lezioni di Francesco Securo da Nardò, Riccobonella e Trapolino, laureandosi come Magister atrium, è professore di filosofia nello stesso ateneo e ottiene la cattedra di filosofia naturale dopo la morte del suo maestro Vernia, massimo esponente dell'averroismo locale, di spirito laico e spregiudicato sino alla miscredenza.  A Padova pubblica il trattato De maximo et minimo, in polemica con le teorie di Guglielmo Heytesbury. Passa poi a Carpi per insegnare logica alla corte di Alberto III Pio, principe di Carpi, seguendolo nel suo esilio a Ferrara. Nel frattempo sposa a Mantova Cornelia Dondi, dalla quale ha due figlie.  Morto Vernia, e succeduto a lui, rimane poi vedovo nel 1507 e si risposa con Ludovica di Montagnana. Chiude lo studio di Padova nel 1509 e si trasferisce a Ferrara dove redige un commento al De anima aristotelico. Questo avviene in seguito all'occupazione di Padova da parte della Lega di Cambrai nella guerra con la Repubblica veneziana. Quando Venezia rioccupa la città il mese dopo, le lezioni universitarie vengono sospese ed egli, con altri insegnanti, lascia la città trasferendosi, come si è visto, a Ferrara su invito di Alfonso I d'Este per insegnare nella locale università. Chiusa anche questa nel 1510, si trasferisce a Mantova e 'Bologna. Nuovamente vedovo, si risposa con Adriana della Scrofa. A Bologna scrive le opere maggiori, il Tractatus de immortalitate animae, il De fato e il De incantationibus, oltre a commenti delle opere di Aristotele, conservati grazie agli appunti dei suoi studenti.  Il Tractatus de immortalitate animae, del 1516, in cui sostiene che l'immortalità dell'anima non può essere dimostrata razionalmente, fece scandalo: attaccato da più parti, il libro è pubblicamente bruciato a Venezia. Denunciato dall'agostiniano Ambrogio Fiandino per eresia, la difesa del cardinale Pietro Bembo gli permette di evitare terribili conseguenze ma  è condannato da papa Leone X a ritrattare le sue tesi. Pomponazzi non ritratta ma si difende con la sua Apologia del 1518 e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum del 1519, una risposta al De immortalitate animae libellus di Agostino Nifo, in cui sostiene la distinzione tra verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da Ardigò.  Queste controversie gli impediscono di pubblicare due opere che aveva completato: il De naturalium effectuum causis sive de incantationibus e i Libri quinque de fato, de libero arbitrio et de praedestinatione, pubblicati postumi rispettivamente nel 1556 e 1557, con alcune modifiche, a Basilea, da Guglielmo Grataroli. Evita ogni problema teologico pubblicando il De nutritione et augmentatione, il De partibus animalium e il De sensu.  Malato di calcoli renali, stende il proprio testamento  e muore l'anno dopo. Secondo i suoi allievi  Brocardo ed Strozzi egli si sarebbe suicidato. Il De immortalitate animae  Aristotele nella Scuola di Atene di Raffaello Per Aristotele l'anima è l'atto (entelechia) primo di un corpo che ha la vita in potenza, è la sostanza che realizza le funzioni vitali del corpo. Tre sono le funzioni dell'anima: la funzione vegetativa per la quale gli esseri vegetali, animali e umani si nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale gli esseri animali e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione intellettiva, per la quale gli esseri umani comprendono.  L'intelletto è la capacità di giudicare le immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere si identifica con l'oggetto intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto, ossia con la verità.  Aristotele distingue l'intelletto potenziale o possibile o passivo, che è la capacità umana di intendere, dall'intelletto attuale o attivo o agente, che è la luce intellettuale. Quest'ultimo contiene in atto tutti gli intelligibili, e agisce sull'intelletto potenziale comel'esempio è di Aristotelela luce mostra, mette in atto i colori che al buio non sono visibili ma pure esistono e dunque sono in potenza: l'intelletto agente mette in atto le verità che nell'intelletto potenziale sono soltanto in potenza. L'intelletto agente è separato, non composto, impassibile, per sua essenza atto…separato, esso è solo quel che è realmente, e questo solo è immortale ed eterno.  Che ne è dunque dell'anima? Nella Metafisica Aristotele dice solo che "Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo la dissoluzione del composto; per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio nel caso dell'anima, ma non dell'anima nella sua interezza, bensì dell'intelletto, poiché è forse impossibile l'esistenza separata dell'anima intera".  L'aristotelismo a Padova si era diviso in due correnti fondamentali, gli averroisti e gli alessandrini, seguaci questi delle interpretazioni aristoteliche di Alessandro di Afrodisia.  Averroè, secondo una concezione influenzata dal platonismo, sosteneva l'unicità e la trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche dell'intelletto potenziale, che per lui non appartiene ai singoli uomini ma è unico e comune all'intera specie umana. .  La dottrina di Alessandro mantiene l'unicità dell'intelletto agente, che egli fa coincidere con Dio, ma attribuisce a ciascun uomo un intelletto potenziale individuale, mortale insieme con il corpo.Aquino ritratto dal Beato Angelico Infine, va ricordato che per Tommaso d'Aquino nell'uomo è presente un'unica anima per sua natura (simpliciter) immortale, ma per un certo aspetto (secundum quid) mortale, in quanto anche legata alle funzioni più materiali dell'essere umano.  Il Trattato dell'immortalità dell'anima, edito a Bologna il 6 novembre 1516, trae spunto da una discussione con il domenicano Girolamo Raguseo il quale, avendo il Pomponazzi sostenuto che la teoria di Tommaso sull'anima non si accorda con quella aristotelica, lo aveva pregato di provare le sue affermazioni mediante prove puramente razionali.  "Fecero bene gli antichi a porre l'uomo tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché egli, né puramente eterno né semplicemente temporale, partecipa delle due nature e stando a metà fra loro, può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini sembrano dei perché, dominando il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono quasi completamente razionali. Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie. Altri ancora, uomini nel vero senso della parola, vivono mediamente secondo la virtù, senza concedersi completamente né all'intelletto e né ai piaceri del corpo."  L'uomo dunque, "è di natura non semplice ma molteplice, non determinata ma bifronte (ancipitis), media fra il mortale e l'immortale"ref>Pietro Pomponazzi, Trattato sull'immortalità dell'anima, Capitolo I, 5. e questa medietà non è il provvisorio incontro di due nature, una corporea e l'altra spirituale, che si divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della reale unità dell'uomo: "La natura procede per gradi: i vegetali hanno un poco di anima, gli animali hanno i sensi e una certa immaginazione…alcuni animali arrivano a costruirsi case e a organizzarsi civilmente tanto che molti uomini sembrano avere un'intelligenza molto inferiore alla loro…vi sono animali intermedi fra la pianta e la bestia, come la spugna…della scimmia non sai se sia uomo o bruto, analogamente l'anima intellettiva è media fra il temporale e l'eterno."  Polemizza con Averroè che ha scisso dalla naturale unità umana il principio razionale da quello sensitivo e con Tommaso d'Aquino, rilevando che l'anima, essendo unica, non può avere due modi di intendere, uno dipendente e un altro indipendente dalle funzioni del corpo; la dipendenza dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai sensi, lega l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso destino di morte. È capovolta la tesi fondamentale di Tommaso: per Pomponazzi l'anima è per sé mortale e secundum quid, in un certo senso, immortale, e non il contrario, perché "nobilissima fra le cose materiali e al confine con le immateriali, profuma di immortalità ma non in senso assoluto" (aliquid immortalitatis odorat, sed non simpliciter).E ricorda che per Aristotele l'anima non è creata da Dio, "Un uomo infatti è generato da un uomo e anche dal sole".  Riguardo al problema del rapporto fra ragione e fede, per Pomponazzi solo la fede, non le ragioni naturali, può affermare l'immortalità dell'anima e "coloro che camminano per le vie dei credenti sono fermi e saldi", mentre per quanto attiene i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe suscitare, afferma che per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario credere all'immortalità dell'anima e alle ricompense ultraterrene, perché la virtù è premio a sé stessa e chi afferma che l'anima è mortale salva il principio della virtù meglio di chi la considera immortale, perché la speranza di un premio e il terrore della pena provoca comportamenti servili contrari alla virtù.  Il Tractatus provocò clamore e polemiche alle quale rispose nel 1518, ribadendo le sue tesi con l'Apologia, dove nel primo libro risponde alle critiche amichevoli del suo allievo e futuro cardinale Gaspare Contarini e negli altri due al domenicano Vincenzo Colzade e all'agostiniano Ambrogio Fiandino. Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche di Nifo, professore di filosofia nell'Padova. La critica dei miracoli. Il medico mantovano Ludovico Panizza avrebbe chiesto a Pomponazzi se possono esserci cause soprannaturali di eventi naturali, in contrasto con le affermazioni di Aristotele, e se si debba ammettere l'esistenza di demoni, come sostiene la Chiesa, anche per spiegare molti fenomeni che si sono verificati.  Per Pomponazzi "dobbiamo spiegare questi fenomeni con cause naturali, senza ricorrere ai demoni…è ridicolo lasciare l'evidenza per cercare quello che non è né evidente né credibile". D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce dati sensibili, un puro spirito non potrebbe esercitare un'azione qualunque su qualcosa di materiale: gli spiriti non possono entrare in contatto con il nostro mondo; "in realtà vi sono uomini che, pur agendo per mezzo della scienza, hanno prodotto effetti che, mal compresi, li hanno fatti ritenere opera di santi o di maghi, com'è successo con Pietro d'Abano o con Cecco d'Ascoli…altri, ritenuti santi dal volgo che pensava avessero rapporti con gli angeli…erano magari dei mascalzoni…io credo che facessero tutto questo per ingannare il prossimo".  Ma, a parte casi di incomprensione o di malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti abbiano la loro causa nell'influsso degli astri: "È assurdo che i corpi celesti, che reggono tutto l'universo…non possano produrre effetti che di per sé sono nulla considerando l'insieme dell'universo". Cause naturali, comunque, secondo la scienza del tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni: "al tempo degli idoli non c'era maggior vergogna della croce, nell'età successiva non c'è nulla di più venerato...ora si curano i languori con un segno di croce nel nome di Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non era giunta la Sua ora".  Ogni religione ha i suoi miracoli "quali quelli che si leggono e si ricordano nella legge di Cristo ed è logico, perché non ci possono essere profonde trasformazioni senza grandi miracoli. Ma non sono miracoli perché contrari all'ordine dei corpi celesti ma perché sono inconsueti e rarissimi".  Nessun fenomeno ha dunque cause non naturali: l'astrologo che abbia colto la natura delle forze celesti, può spiegare tanto le cause di fenomeni che sembrano soprannaturali che realizzare opere straordinarie che il popolino considererà miracolose solo perché incapace di individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da politici e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come personaggi straordinari o addirittura inviati da Dio stesso.  Inoltre Pomponazzi sostiene la sua tesi conducendo un discorso di questo tipo:"se Dio ha creato l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, sarebbe paradossale che egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi sovrannaturali come i miracoli". Per Pomponazzi appunto l'universo è controllato e determinato dall'agire degli astri e Dio agisce indirettamente muovendo questi ultimi; Pomponazzi sviluppa quindi una concezione dell'universo deterministica.  Il destino dell'uomo Se tali sono le forze che governano il mondo, se anche i fenomeni soprannaturali hanno una spiegazione nell'esistenza di forze naturali così potenti, esiste ancora una libertà nelle scelte individuali dell'uomo? In Dio, conoscenza e causa delle cose coincidono e dunque egli è veramente libero; l'uomo si esprime invece in un mondo dove tutto è già determinato. Rifiutato il contingentismo di Alessandro di Afrodisia, che salva la libertà umana criticando gli stoici per i quali non esiste né contingenza né libertà umana, Pomponazzi è costretto dalla sua concezione strettamente deterministica, ove tutto è regolato da forze naturali superiori all'uomo, a propendere per l'impossibilità del libero arbitrio: “l'argomento è per me difficilissimo. Gli stoici sfuggono facilmente alle difficoltà facendo dipendere da Dio l'atto di volontà. Per questo l'opinione stoica appare molto probabile".  Nel cristianesimo c'è maggiore difficoltà a risolvere il problema del libero arbitrio e della predestinazione: "Se Dio odia ab aeterno i peccatori e li condanna, è impossibile che non li odi e non li condanni; e questi, così odiati e reietti, è impossibile che non pecchino e non si perdano. Che rimane, allora, se non una somma crudeltà e ingiustizia divina, e odio e bestemmia contro Dio? E questa è una posizione molto peggiore di quella stoica. Gli stoici dicono infatti che Dio si comporta così perché la necessità e la natura lo impongono. Secondo il cristianesimo il fato dipende invece dalla cattiveria di Dio, che potrebbe fare diversamente ma non vuole, mentre secondo gli stoici Dio fa così perché non può fare altrimenti".  Conclusioni  Lo scrittore Matteo Bandello Chiamato anche Peretto per la piccola statura, secondo Matteo Bandello (Novelle). Pietro Pomponazzi "era un omicciolo molto piccolo, con un viso che nel vero aveva più del giudeo che del cristiano e vestiva anco ad una certa foggia che teneva più del rabbi che del filosofo, e andava sempre raso e toso; parlava anche in certo modo che parea un giudeo tedesco che volesse imparar a parlar italiano". Ma lo storico Paolo Giovio dirà che egli "esponeva Aristotele e Averroè con voce dolce e limpidissima; il suo discorso era preciso e pacato nella trattazione, mobile e concitato nella polemica; quando poi giungeva a definire e a trarre le conclusioni, era così grave e posato che gli studenti dai loro posti potevano annotarsi le spiegazioni.” nulla tenero con gli uomini di chiesa, "isti fratres truffaldini, domenichini, franceschini, vel diabolini" riassumeva il suo spirito ironico e motteggiante consigliando "alla filosofia credete fin dove vi detta la ragione, alla teologia credete quel che vogliono i teologi e i prelati con tutta la chiesa romana, perché altrimenti farete la fine delle castagne" ma fu serio e senza compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel De fato che "Prometeo è il filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è continuamente tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non dorme, non mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato dagli inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi, questa la loro ricompensa". Epperò i filosofi sono per lui "come Dei terreni, tanto lontani dagli altri come gli uomini veri lo sono dalle figure dipinte" e lui sarebbe pronto, per amore della verità, anche a "ritrattare quel che ho detto. Chi dice che polemizzo per il gusto di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere eretico".   Aristotele, Metafisica, Trattato sull'immortalità dell'anima, Trattato sull'immortalità dell'anima. Trattato sull'immortalità dell'anima, CAristotele, Fisica, IPietro Pomponazzi, Trattato sull'immortalità dell'anima, Capitolo VII.  Pietro Pomponazzi, Trattato sull'immortalità dell'anima, Testi De naturalium effectuum causis sive de incantationibus, trad. Innocenti, Firenze, La Nuova Italia, Trattato sull'immortalità dell'anima, Vittoria Perrone Compagni, Firenze, Olschki, Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione in cinque libri, Vittoria Perrone Compagni, Torino, Aragno, Tutti i trattati peripatetici, F.P. Raimondi e J.M.G. Valverde, Milano, Bompiani, . Studi Giovanni Di Napoli, L'immortalità dell'anima nel Rinascimento, Torino, S. E. I.,  Bruno Nardi, Studi su Pietro Pomponazzi, Firenze, Le Monnier, Nicola Badaloni, Cultura e vita civile tra Riforma e Controriforma, Bari, Laterza, 1Giancarlo Zannier, Ricerche sulla diffusione e fortuna del «De Incantationibus» di Pomponazzi, Firenze, La Nuova Italia, Eugenio Garin, Aristotelismo veneto e scienza moderna, Padova, Antenore, Paola Zambelli, L'ambigua natura della magia, Milano, Il Saggiatore,  Cuttini Elisa, Unità e pluralità nella tradizione europea della filosofia pratica di Aristotele. Girolamo Savonarola,  e Filippo Melantone, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, Ramberti Rita, Il problema del libero arbitrio nel pensiero di Pietro Pomponazzi, Firenze, Olschki,  Marco Sgarbi, Pietro Pomponazzi. Tra tradizione e dissenso, Firenze, Olschki, . Pasquale Vitale,Un aristotelismo problematico: il «De fato» di Pietro Pomponazzi, in Aristotele si dice in tanti modi, Rivista di filosofia «Lo sguardo»,TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  PEnciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. PEnciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  PDizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pietro Pomponazzi, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University.  Opere di Pietro Pomponazzi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Pietro Pomponazzi, Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.   (latinizz. Petrus Pomponatius), in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Vittoria Perrone Compagni, Pomponazzi, Pietro, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .Craig Martin, in Edward N. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information, Stanford. Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

PONTARA. (Cles). Filosofo. Grice: “I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem about the reduction of the categorical to the the prudential imperative, “Se il filne giustifica i mezzi.””Uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale.  In seguito a forti dubbi sulla eticità del servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni all'Istituto di filosofia dell'Stoccolma. Negli anni ottanta e novanta Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie università italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento.  Pontara è uno dei fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace (Iupip)Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn). È membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualità è stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna, come presidente della giuria, e sessione di Barcellona. Ha pubblicato libri e saggi su una molteplicità di temi di etica pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. È stato uno dei primi ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi.  Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, e alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo e francese.  Opere: “Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: un'introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara , Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag, Staffanstorp, Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna, The Concept of Violence, Journal of Peace Research, Voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, Utet, Torino (poi anche Tea, Milano); Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma International Charity or International Justice?, in Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm, Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano, Antigone o Creonte. Etica e politica nell'Era Atomica, Editori Riuniti, Roma, Etica e generazioni future, Laterza, Bari, La personalità nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino,  Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Il pensiero etico-politico di Gandhi, introduzione a Gandhi, Moandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale.

 

PONTE. (Lodi). Flosofo. D'impostazione tradizionalista.  Dopo gli studi classici e l'Università a Genova vive per un lungo periodo a Pontremoli, in Lunigiana, dove insegna italiano e latino in istituti della scuola media superior. Storico delle idee e del diritto religioso arcaico, studioso di storia delle religioni e di simbolismo, fonda nel la rivista di ispirazione «evoliana» Arthos (Quaderni di cultura e testimonianza tradizionale) di cui è tuttora direttore. Della rivista sono esistite tre serie: 8tuttora in corso, a cura delle Edizioni Arya di Genova).  Cura l'edizione critica di un trattato politico medievale: il Tractatus de potestate summi Pontificis di Guglielmo da Sarzano; traduce e commenta la Relatio III di Quinto Aurelio Simmaco, rtraduce il saggio su Tito di B. W. Jones, La Cronologia Vedica di Bal Gangadhar Tilak (in appendice a La dimora artica dei Veda).  È stato tra i cofondatori del Movimento Tradizionale Romano. Nella sua attività di conferenziere, ricercatore e studioso, pubblica numerosi libri ed articoli. Collabora attivamente con le Edizioni Arya di Genova (ispirate dall'O.I.C.L.). Selezione di opera:  Monografie “Dei e miti italici,” “Archetipi e forme della sacralità romano-italica,” Genova, Ecig, Renato Del Ponte, “Il movimento tradizionalista romano,” Scandiano, Sear, “La Religione dei Romani” Milano, Rusconi, Ed. Arya, Genova .”Evola e il magico Gruppo di UR,” Borzano, SeaR,  “ I Liguri: etnogenesi di un popolo,” Ecig, Genova, Ecig Genova. Ed. Arya, Genova . “La città degli Dei.” “La tradizione di Roma e la sua continuità,” Ecig, Genova, Renato Del Ponte, "Favete Linguis!" Saggi sulle fondamenta del Sacro in Roma antica. Edizioni Arya, Genova ."Ambrosiae pocula" (Calici d'ambrosia), Edizioni del Tridente, Treviso .  "Nella Terra del Drago" note insolite di viaggio nel Regno del Bhutan, Il Tridente, La Spezia, . Libri curati: Julius Evola, Il mondo alla rovescia, Edizioni Arya, Genova Q. A. Simmaco, In difesa della Tradizione, Edizioni Arya, Genova Julius Evola, Le sacre radici del potere, Edizioni Arya, Genova. ulius Evola, Scritti sulla Massoneria volgare speculativa, Edizioni Arya, Genova Adriano Romualdi, Lettere ad un amico, Edizioni Arya, Genova Tito Livio Patavino, Hic manebimus optime!, Edizioni Arya, Genova. “Julius Evola: etica aria,” Edizioni Arya, Genova. “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta, in Diritto @ Storia “ I Lari nel sistema spazio-temporale romano” in Arthos, “Santità delle mura e sanzione divina,” in DirittoStoria Roma e gli Indoeuropei dopo Georges Dumézil, in Arthos, Premi Premio "Isola d'Elba" per la Religione dei Romani. Premio "Cinque Terre riviera ligure" per I Liguri. Sono i giorni del Premio letterario Isola d'Elba Raffaello Brignetti, su elbaoggi, Julius Evola Via romana agli Dei  Raccolta di articoli su centrostudilaruna.

 

PONZIO. (San Pietro Vernotico). Filosofo.Professore Emerito, ordinario di filosofia e teoria dei linguaggi, a Bari. Ha contribuito come curatore e traduttore alla diffusione in Italia e all'estero del pensiero di Pietro Ispano, Bachtin, Lévinas, Marx, Rossi-Landi, Schaff e Sebeok.  Nella sua ricerca sui segni e sul linguaggio, di questi autori ha ripreso ciò che soprattutto li accomuna, malgrado le loro differenze, vale a dire l'idea dell'imprescindibilità, qualsiasi sia l'oggetto di studio, e per quanto specializzata ne sia l'analisi, dalla vita dell'individuo umano nella concreta singolarità del suo coinvolgimento senza alibi nel destino degli altri. Si laurea in Filosofia a Bari, con una tesi in Filosofia teoretica, con relatore Semerari, sulla fenomenologia della relazione interpersonale, con particolare riferimento a Totalité et Infini di Lévinas. La sua tesi viene pubblicata ed è la prima monografia mondiale su Lévinas -- è stato assistente ordinario di Filosofia morale a Bari, è Professore di Filosofia nei licei e istituti magistrali di Brindisi, Francavilla Fontana, Terlizzi, Bari -- è incaricato dell'insegnamento di Filosofia del linguaggio a Bari. Scrive la prima monografia a livello mondiale su Bachtin.  Dopo aver fondato e diretto l'Istituto di Filosofia del linguaggio a Bari, è stato il direttore del Dipartimento di Pratiche Linguistiche e Analisi dei Testi di Bari.. Nell'Bari, ha insegnato:  Filosofia teoretica e Filosofia morale; Filosofia del linguaggio; Semiotica; Semiotica del testo; Teoria della comunicazione; Linguistica; Teoria dei mass-media; Nel , nella medesima Università, viene nominato Professore Emerito ed attualmente è stato nominato “Cultore della Materia”.  -- è coordinatore del corso di dottorato in Teoria del Linguaggio e Scienze dei Segni, che, dal 2006, e come indirizzo dal , fa parte della Scuola di dottorato in Scienze umane.  Ha diretto la collana “Teoria del linguaggio e della letteratura” della Dedalo (Bari) e, con Ferruccio Rossi-Landi, la rivista Scienze umane, ed è stato condirettore della rivista Lectures, fondata da Vito Carofiglio. Dirige la collana “Segni di Segni” dell'Adriatica Editrice di Bari e la collana “Antropologia dell'alterità” delle Edizioni dal Sud di Bari. Dirige inoltre la serie gialla, dedicata a tematiche filosofico-linguistiche e semiotiche della collana "Strumenti" delle edizioni Graphis di Bari. Con Cosimo Caputo dirige la collana “Di-segno-in-segno” delle edizioni Manni di Lecce. Fonda insieme a Claude Gandelman la serie annuale Athanor. Arte, Letteratura, Semiotica, Filosofia, edita da Longo, Ravenna, di cui  dirige la nuova serie, inaugurata con l'editore Manni di Lecce e attualmente edita da Meltemi, Roma.  Fa parte del comitato scientifico della rivista Giano. Pace ambiente problemi globali, Cuen, Napoli e del comitato scientifico di Millepiani, Mimesis, Milano.  Dirige la serie “Athanor. Semiotica, filosofia, arte, letteratura”, ora collana delle Edizioni Mimesis, Scienze dei linguaggi e linguaggi delle scienze. Intertestualità, interferenze, mutuazioni, Suasan Petrilli.  Nelle Edizioni Guerra (Perugia) ha pubblicato Enunciazione e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come LS, Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, È del gennaio  il libro in collaborazione con Susan Petrilli, Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio. Inoltre fa parte della redazione della rivista “Cultura & comunicazione” edita della stessa casa editrice.  Tra gli altri suoi libri: “Man as Sign” (Mouton De Gruyter), “Signs, Dialogue, and Ideology” (John Benjamin3), Sujet et altérité. Sur E. Lévinas (L'Harmattan5), Introduzione a M. Bachtin (Bompiani); Semiotics Unbounded (Toronto University Press 2005); E. Levinas, Globalisation, and Preventive Peace (Legas ), L'écoute de l'autre (L'Harmattan 2009), A revolusão bachtiniana (Contexto ).  Tra le sue traduzioni (dal francese, dal russo, dal latino medievale dal tedesco): Il discorso amoroso. Seminario di Roland Barthes (Mimesis ) e Michail Bachtin e il suo circolo, Opere in collab. con LucianoPonzio, testo russo a fronte (Bompiani, collana “Il pensiero Occidentale” diretta da Giovanni Reale, ); Summule logicales di Pietro Ispano (Bompiani ); Manoscritti matematici di Karl Marx (Spirali 2006).  Il pensiero Di seguito alcuni cenni ai concetti essenziali del pensiero di Augusto Ponzio.  Filosofia del linguaggio e semiotica «La filosofia come professione, come istituzione, presuppone una filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla correlazione dialogica delle lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui del linguaggio è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del linguaggio, che consiste nella pluridiscorsività dialogizzata.»  (Augusto Ponzio in La filosofia del linguaggio). I campi di studio e di ricerca di Ponzio, sono la semiotica e filosofia del linguaggio. "Filosofia del linguaggio" è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei suoi studi e come egli affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di vista della filosofia del linguaggio, alla luce degli ultimi sviluppi delle scienze dei segni, dalla linguistica alla biosemiotica.  In tal senso il suo approccio può essere più propriamente definito come di pertinenza della semiotica generale, anche se Ponzio si occupa di semiotica generale, in termini di critica. La semiotica generale di Ponzio, supera l'illusoria separazione tra le discipline umanistiche, da una parte, e quelle logico-matematiche e le scienze naturali, dall'altra, evidenziando invece la condizione di interconnessione tra le scienze. La sua ricerca semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un approccio che è trasversale e interdisciplinare, o come direbbe lui stesso "indisciplinato".  Ponzio si occupa di semiotica, di linguistica e delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della “filosofia del linguaggio”, intendendo “del linguaggio” non come indicazione dell'oggetto della filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la filosofia” del linguaggio stesso, come la sua “attitudine al filosofare”.  "Filosofia del linguaggio" intesa come “filosofia del dialogo,” apertura all'altro, disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in crisi del monolinguismo, del monologismo, inventiva, innovazione, creatività che nessun ordine del discorso, nessuna delimitazione dei luoghi comuni dell'argomentare, può controllare o impedire.  Genere, identità e alterità Per Ponzio il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella le differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero; uomo/donna; comunitario/extracomunitario; connazionale/straniero; professore/studente. Ponzio afferma che ogni differenza-identità, ogni differenza di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza singolare e ogni genere, che ogni identità presuppone, in quanto basato sull'indifferenza e sull'opposizione, prevede il conflitto.  L'unica differenza non indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori identità, fuori genere, come direbbe lui “sui generis”: è l'alterità. Alterità intesa come relazione con l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui ciascuno è insostituibile e non indifferente. Un'alterità che l'identità rimuove e censura, relega nel privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera relazione con l'altro.  Opere Monografie La relazione interpersonale, Adriatica Editrice, Bari,) Soggetto e alterità. Da Lévinas a Lévinas, Adriatica Ed., Bari, Soggetto e alterità. Da Lévinas a Lévinas. Con un'intervista a Lévinas, Adriatica Editrice, Bari, Linguaggio e relazioni sociali, Adriatica Editrice, Bari,  Linguaggio e relazioni sociali (con nuova introduzione), Bari, Graphis, Produzione linguistica e ideologia sociale, De Donato, Bari, Produccion linguistica e ideologia social, Corazon Editor, Madrid Jezicna proizvodnja i drustvena ideologija, Skolska knjiga, Zagabria,Production linguistique et idéologie sociale, Editions Balzac, Candiac (Canada)  Produzione linguistica e ideologia sociale (ampliata con nuova introduzione), Bari, Graphis,  Persona umana, linguaggio e conoscenza in Adam Schaff, Edizioni Dedalo, Bari, Filosofia del linguaggio e prassi sociale, Milella, Lecce, Gramática transformacional e ideología política, Nueva Vision, Buenos Aires, 1Dialettica e verità. Scienza e materialismo storico-dialettico, Edizioni Dedalo, Bari, La semiotica in Italia. Fondamenti teorici, Edizioni Dedalo, Bari, + antologia, Marxismo, scienza e problema dell'uomo. Con un'intervista ad Adam Schaff, Bertani, Verona, Scuola e plurilinguismo (con Giuseppe Mininni), Edizioni Dedalo, Bari, Michail Bachtin. Alle origini della semiotica sovietica, Edizioni Dedalo, Bari, Segni e contraddizioni. Fra Marx e Bachtin, Bertani, Verona, Spostamenti, Percorsi e discorsi sul segno, Adriatica Editrice, Bari,  Lo spreco dei significanti. L'eros, la morte, la scrittura, (con Maria Grazia Tundo e Eugenia Paulicelli), Adriatica Editrice, Bari, Fra linguaggio e letteratura, Adriatica Editrice, Bari,  Per parlare dei segni. Talking About Signs (testo bilingue, trad. in inglese di Susan Petrilli; con Massimo A. Bonfantini e Giuseppe Mininni), Adriatica, Bari, Filosofia del linguaggio, Adriatica Editrice, Bari, Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni ed eccedenza letteraria, Bertani, Verona, Dialogo sui dialoghi (con Massimo A. Bonfantini), Longo, Ravenna,  Ferruccio Rossi-Landi e la filosofia del linguaggio, Adriatica Editrice, Bari,Il filosofo e la tartaruga. Scritti (Angela Biancofiore), Ravenna, Longo, Man as a Sign, (Susan Petrilli), Mouton de Gruyter, BerlinoNew York, 1 Filosofia del linguaggio Segni valori ideologie, Adriatica editrice, Bari, Dialogo e narrazione, Milella, Lecce, Tra semiotica e letteratura. Introduzione a Michail Bachtin, Bompiani, Milano, Tra semiotica e letteratura. Introduzione a Michail Bachtin (riveduta e ampliata con un nuovo saggio introduttivo), Milano, Bompiani, La ricerca semiotica (con Omar Calabrese e Susan Petrilli), Bologna, Esculapio, Signs Dialogue and Ideology, (raccolta di saggi S. Petrilli), John Benjamins, Amsterdam Il dialogo della menzogna (con Massimo A. Bonfantini), Roma, Stampa alternativa, Scrittura, dialogo e alterità. Tra Bachtin e Lévinas, La Nuova Italia, Firenze, Fondamenti di filosofia del linguaggio (con Patrizia Calefato e Susan Petrilli), Laterza, Manuali, Roma-Bari  Fondamenti di filosofia del linguaggio (con Patrizia Calefato e Susan Petrilli), Laterza, Manuali, Roma-Bari, Fundamentos da Filosofia da linguagem, di E F. Alves, con una Introduzione di A. Ponzio Petrópolis (Brasile), Responsabilità e alterità in Emmanuel Lévinas, Jaca Book, Milano, La differenza non indifferente. Comunicazione, migrazione, guerra, Mimesis, Milano, La differenza non indifferente. Comunicazione, migrazione, Guerra, Milano, Mimesis, El juego del comunicar. Entre literatura y filosofía, Mercedes Arriaga Flórez, Episteme, Valencia, Segni per parlare dei segni. Signs to talk about signs, Adriatica Editrice, Bari,  I segni dell'altro. Eccedenza letteraria e prossimità, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Sujet et altérité. Sur Emmanuel Lévinas, L'Harmattan, Paris,  I ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie senza soggetto (con Gabriella Pranzo), Bari, Edizioni dal Sud, Comunicazione, comunità, informazione. Comunicazione mondializzata e nuove tecnologie (con M. A. BonfantiniCalefato, C. CaputoMazzotta, S. Petrilli, M. Refice), Manni Editore, Lecce,I tre dialoghi della menzogna e della verità (con Massimo A. Bonfantini e Susan Petrilli), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, La rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea, Levante Editori, Bari, Metodologia della formazione linguistica, Laterza, Manuali, Roma-Bari,  Che cos'è la letteratura? Otto questioni dialogando con Carlo Alberto Augieri, Milella, Lecce,  Elogio dell'infunzionale. Critica dell'ideologia della produttività, Castelvecchi, Roma,Elogio dell'infunzionale (riveduta e ampliata), Milano, Mimesis, Semiotica della musica. Introduzione al linguaggio musicale (con Michele Lomuto), Graphis, Bari,  La coda dell'occhio. Letture del linguaggio letterario, Graphis, Bari, La revolución bajtiniana. El pensamiento de Bajtin y la ideologia contemporanea, Catedra, Madrid, Signs of research on Signs (con Susan Petrilli), fascicolo speciale di "Semiotische Berichte" (Vienna)  Basi. Significare, inventare, dialogare (con Massimo A. Bonfantini, Cosimo Caputo, Susan Petrilli, Thomas A. Sebeok), Lecce, Piero Manni, La comunicazione, Graphis, Bari, La comunicazione, Bari, Graphis Fuori campo. I segni del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (con Susan Petrilli), Mimesis, Milano,  Il sentire nella comunicazione globale (con Susan Petrilli), Meltemi, Roma, Philosophy of Language, Art and Answerability in Mikhail Bakhtin (in collab. con Susan Petrilli), Legas, New York, Ottawa, Toronto, Semiotica dell'io (con Thomas A. Sebeok e Susan Petrilli) Meltemi, Roma,  Thomas Sebeok and the Signs of Life (con Thomas A. Sebeok e Susan Petrilli), Icon Books UK, Totem Books USA, Cambridge, Enunciazione e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come LS, Edizioni Guerra, Perugia,  Enunciazione e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come LS, Edizioni Guerra, Perugia, I segni e la vita la semiotica globale di Thomas A. Sebeok (con Susan Petrilli) Spirali, Milano,  Individuo umano, linguaggio e globalizzazione nella filosofia di Adam Schaff. Con una intervista ad Adam Schaff, Milano, Mimesis,  Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla linguistica generale, Bari, Graphis,  Il linguaggio e le lingue, Bari, Graphis  Il linguaggio e le lingue, Bari, Graphis, . I segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione globale, Bari, Cacucci,  Semioetica (con Susan Petrilli), Roma, Meltemi, Views in Literary Semiotics (con Susan Petrilli), Ottawa, Legas, Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione, Perugia, Guerra, Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione (rivista e ampliata), Perugia, Guerra,  Semiotica e dialettica, Bari, Edizioni dal Sud,  La raffigurazione letteraria (con Susan Petrilli), Milano, Mimesis, 2Semiotica globale. Il corpo nel segno: introduzione a Thomas A. Sebeok (con Marcell danesi e Susan Petrilli), Bari, Graphis, Testo come ipertesto e traduzione letteraria, Rimini, Guaraldi, Reasoning with Emmanuel Lévinas (con Susan Petrilli e Julia Ponzio). Ottawa, Legas, Semiotics Unbounded. Interpretive Routes in the Open Network of Signs (con Susan Petrilli), Toronto, Toronto University Press, Semiotic Animal (con Susan Petrilli e John Deely), Toronto, Legas, Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma di ricerca della Scuola di Bari-Lecce, (con Cosimo Caputo e Susan Petrilli), Milano, Mimesi, Dialoghi semiotici (con Massimo A. Bonfantini e Susan Petrilli, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, The Dialogic Nature of Sign, Ottawa, Legas,  La cifrematica e l'ascolto, Bari, Graphis, La cifrematica e l'ascolto, Bari, Graphis, Fuori luogo. L'esorbitante nella riproduzione dell'identico, Roma, Meltemi, A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, Perugia, Guerra Edizioni,  Semiotics Today. From Global Semiotics to Semioethics, a Dialogic Response (con Susan Petrilli), New York, Ottawa, Toronto, Legas,  Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio, (con Susan Petrilli), Bari, Graphis, Tre sguardi su Auguste Dupin (con M.A. Bonfantini e B. Brunetti), Bari, Graphis,  Tra Bachtin e Lévinas. Scrittura, dialogo, alterità, Bari, Palomar,  Linguaggio, lavoro e mercato globale. Rileggendo Rossi-Landi, Milano, Mimesis, La dissidenza cifrematica, Milano, Spirali, A revolusão bakhtiniana, San Paolo (Brasile), Contexto,  Da dove verso dove. La parola altra nella comunicazione globale, Perugia, Edizioni Guerra, L'écoute de l'autre, Parigi, L'Harmattan Emmanuel Levinas, Globalisation, and Preventive Peace, Legas, Ottawa, Roland Barthes. La visione ottusa (con J. Ponzio, G. Mininni, S. Petrilli, L. Ponzio, M. Solimini), Milano, Mimesis,   Rencontres de paroles, Parigi, Alain Baudry & Cie, Freud, l'analisi, la scrittura (con Massimo A. Bonfantini, Bruno Brunetti), Bari, Graphis, Encontres de palavras. O outro no discurso, Pedro e João Editores, San Carlos (Brasile), Procurando uma palavra outra, Pedro e João Editores, San Carlos (Brasile), Interpretazione e scrittura, Scienza dei testi ed eccedenza letteraria, Pensa Multimedia, Lecce, . In altre parole, Mimesis, Milano, . La filosofia del linguaggio, Edizioni Laterza, Bari, . Curatele Di seguito l'elenco dei libri Augusto Ponzio, salvo dove diversamente specificato. In alcuni di questi sono presenti introduzioni, presentazioni e/o traduzioni ad opera di Augusto Ponzio.  Adam Schaff e Lucien Sève, Marxismo e umanesimo. Per un'analisi semantica delle "Tesi su Feuerbach" di K. Marx, Edizioni Dedalo, Bari  (introduzione, trad. dal francese e dal tedesco). Karl Marx, Manoscritti matematici, Edizioni Dedalo, Bari   (introduzione, trad. dal tedesco, con F. Matarrese). Adam Schaff, Saggi filosofici, Edizioni Dedalo, Bari (introduzione, trad. dal francese e dal tedesco di saggi contenuti nel  II). V. N. Volosinov, Marxismo e filosofia del linguaggio, Edizioni Dedalo, Bari, 1976 (introduzione). V. N. Volosinov, Freudismo, Edizioni Dedalo, Bari  (introduzione). Vjaceslav Ivanov, Julia Kristeva e altri, Michail Bachtin. Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, Edizioni Dedalo, Bari, (introduzione). Ernst Cassirer e altri, Il linguaggio, Bari, Edizioni Dedalo (introduzione). Marcellesi, Baggioni e altri, Linguaggio e classi sociali. Marrismo e stalinismo, Edizioni Dedalo, Bari, (trad. dal francese). Pavel Medvedev, Il metodo formale e la teoria della letteratura, Edizioni Dedalo, Bari  (introduzione). Adam Schaff, L'alienazione come fenomeno sociale, Editori Riuniti, Roma,  (introduzione). V. N. Volosinov, Il linguaggio come pratica sociale. Saggi Edizioni Dedalo, Bari (introduzione).  Polifonie, Adriatica Editrice, Bari Scienze del linguaggio e plurilinguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici, “Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Bari”, Adriatica Editrice, Bari,  (introduzione). Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature. Annali del convegno di studi omonimo, Bari, Adriatica Editrice, Bari (introduzione). Pietro Ispano, Tractatus. Summule logicales, Adriatica Editrice, Bari, (introduzione, trad.e dal latino). Emmanuel Lévinas, La significanza del senso, in “Idee”,  (trad. dal francese). La genesi del senso, fascicolo monografico di “Idee”, (con M. Signore e C. Caputo). Julia Kristeva, Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione alla linguistica. Con un'intervista di A.Ponzio a J. Kristeva, Adriatica Editrice, Bari,  (introduzione, trad. dal francese). Ferruccio Rossi-Landi, Il linguaggio come lavoro e come mercato, Bompiani, Milano, 1992(introduzione alla quarta edizione).  Bachtin e... Averincev, Benjamin, Freud, Greimas, Lévinas, Marx, Peirce, Valéry, Yourcenar, Welby, Laterza, Bari, 1993 (introduzione; con Paolo Jachia). Adam Schaff, Umanesimo ecumenico, Adriatica Editrice, Bari,  (introduzione). Reading su Ferruccio Rossi-Landi. Semiosi come pratica sociale, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli  (introduzione; con M. A. Bonfantini). Ferruccio Rossi-Landi, Semiotica e ideologia, Milano, Bompiani (introduzione 3ª ed.). Aristofane, Uccelli, Stampa alternativa, Bari-Roma, 1994 (versione-adattamento). Adam Schaff, Il mio ventesimo secolo, Adriatica Editrice, Bari, Sulla traccia di Lévinas, “Idee”,  (con M. Signore e C. Caputo). Emmanuel Lévinas, Su Blanchot, Palomar, Bari (introduzione, traduzione, con F. Fistetti). M. Bachtin, I.I. KanaevMedvedev, V.N. Volosinov, Bachtin e le sue maschere. Il percorso bachtiniano fino alla pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (introduzione, con M. De Michiel eJachia), Edizioni Dedalo, Bari, Idea e realtà dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione, comunità, informazione, Manni, Lecce 1996 (introduzione). Paul Valéry, Cimitero marino, in “Athanor”,  Il Mondo/il Mare, e in “L'immaginazione”,  (Traduzione di Paul Valéry). Michail Bachtin, Problemi dell”opera di Dostoevskij  (con M. de Michiel), Edizioni dal Sud, Modugno (Bari), 1997, (introduzione). Lisa Block de Behar, Al margine di Borges, Edizioni dal Sud, Modugno Bari,  (Traduzione di alcune poesie di Borges, presentazione). Mijail M. Bajtin, Hacia una filosofia del acto ético. De los borradores y otros esritos, Anthropos, Barcelona (Commentarios con Iris Zavala). Michail Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij  Edizioni dal Sud, Bari,  (presentazione, con M. De Michiel). Ferruccio Rossi-Landi, Significato, comunicazione e parlare comune, Marsilio, Venezia, 1998 (Introduzione 3ª ed.). Michail Bachtin, La scrittura e l'umano, Saggi, dialoghi, conversazioni, Bari Edizioni dal sud (presentazione, con di M. De Michiel). Michail Bachtin, Per una filosofia dell'azione responsabile, Manni, Lecce, (introduzione). Lévinas Vivant, Riflessioni sul pensiero do Emmanuel Lévinas, Bari, Edizioni dal Sud, (Presentazione; con F. Fanizza e F. Fistetti). Valentin N. Volosinov, Michail M. Bachtin, Marxismo e filosofia del linguaggio, Manni, Lecce (con M. De Michiel). Giovanni Vailati, Il metodo della filosofia. Saggi di critica del linguaggio, Ferruccio Rossi- Landi Graphis, Bari  (introduzione). Adam Schaff, Disoccupazione strutturale, “Millepiani”,  Marcel Danesi, Lingua, metafora, concetto. Vico e la linguistica cognitiva, Edizioni dal Sud, Bari, (presentazione). Adam Schaff, Meditazioni, trad. di Loreta de Staso, Edizioni dal Sud, Bari, (Introduzione). Emmanuel Lévinas, Dall'altro all'io, trad. it. di J. Ponzio, Meltemi, Roma, Vita, volume di monografico Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura, n.s., 5, Meltemi, Roma. (presentazione). Michail Bachtin. Linguaggio e scrittura, trad. di L. Ponzio, Meltemi, Roma, Pietro Ispano. Trattato di logica. Summule logicales, Bompiani, Milano, (Introduzione trad. dal latino) Ferruccio Rossi-Landi. Il linguaggio come lavoro e come mercato, 5ª ediz.,Bompiani, Milano (introduzione), John Deely, Basi della semiotica, collana “Nel segno”, diretta da Susan Petrilli e Augusto Ponzio, 2, Bari, Giuseppe Laterza,. (Prefazione, con S. Petrilli,  Mondo di Guerra, volume monografico di Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura, n.s., 9, Roma, Meltemi, (presentazione, con A. Catone). Rossi-Landi. Ideologia,  Meltemi, Roma, 2005 (Introduzione). Michail Bachtin, Freud e il freudismo. Studio critico, trad. L. Ponzio, Milano, Mimesis (introduzione). Karl Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione, Spirali, Milano, Renato Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. critica Leonard G. Sbrocchi, Bari, Edizioni Dedalo (presentazione). Rossi-Landi, Metodica filosofica e scienza dei segni, Milano, Bompiani,  (introduzione Rossi-Landi, Semiotica e ideologia, Milano. Bompiani, Qohélet. Versione in idioma saletino (e trad. italiana), Cosimo Caputo, Lecce, Milella, (introduzione 4ª ed.). Michail Bachtin, In dialogo. Conversazioni con Victor Duvakin trad. di R. S. Cassotti, Milano, Esi  (introduzione). Athanor.  Umano troppo disumano, Roma, Meltemi (introduzione) Linguaggi, Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di Pratiche linguistiche e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia  (con M. Cardona). La filosofia del linguaggio, Bari, Edizioni Laterza, .  Susan Petrilli  La filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto / philosophy of Language as the Art of Listening, Sulla ricerca scientifica di Augusto Ponzio, Bari, Edizioni dal Sud, Athanor. La trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi Editore,  e letture critiche, Bari, Edizioni dal Sud,Calefato e S. Petrilli  Logica, dialogica, ideologica. I segni tra funzionalità ed eccedenza, introd., Semiosi, infunzionalità, semiotica, Milano, Mimesis, S. Petrilli  Ideology, Logic, and Dialogue in Semioethic Perspective. in Semiotica. Journal of the International Association for Semiotic Studies, 1Susan Petrilli, Semiotic profile: Augusto Ponzio. A Portrait of the Semiotician and Philosopher of Language on the Occasion of his 40th year of teaching, in Semiotix 5, Semioticon, su semioticon.The I Questioned: Emmanuel Levinas and the critique of Occidental reason, Subject Matters, special edition,  Susan Petrilli  La filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto / philosophy of Language as the Art of Listening, Sulla ricerca scientifica di Augusto Ponzio, Bari, Edizioni dal Sud, saggi all'interno: Paul Cobley, A brief note on dialogue Vincent Colapietro, In the name of that which has been desecrated Eero Tarasti, The right to unfunctionalityexplorations in Augusto Ponzio's philosophical semiotics Marcel Danesi, Augusto Ponzio: A brief note on the “Italian Bakhtin” Kalevi Kull, Biosemiotic conversations: Ponzio, Bakhtin, Kanaev, Driesch, Uexküll, Lotman Floyd Merrell, The sign's significant other Loreta de Stasio, Lingua e letteratura, conoscenza e coscienza Winfried Nöth and Lucia Santaella, Otherness at the roots of cultural semiosis Giuseppe Mininni, Identità e alterità nella dinamica della coscienza storica Cosimo Caputo, Tutto il segnico umano è linguaggio John Deely, The primary modeling system in animals Carlo Augieri, Per Qohélet emigrato nel Sud è la vanità ad essere “nienzi”: “dentro” il dialetto è straniera la parola dei re Frank Nuessel, “Virtual” Augusto Ponzio Mario Signore, Dal silenzio primordiale al brusio della parola. Alla ricerca della parola “vissuta” José Maria Nadal, Sobre el enunciador implícito en Augusto Ponzio Genevieve Vaughan, Giving and receiving signs Jeff Bernard, Ferruccio Rossi-Landi and a short history of the Rossi-Landi Network Susan Petrilli, Reading Augusto Ponzio, master of signs and languages Nicolas Bonnet, Augusto S. Petrilli, Tutt'altro. Infunzionalità ed eccedenza come prerogative dell'umano, Milano, Mimesis. Paul Cobley, Augusto Ponzio, in Paul Cobley , The Routledge Companion to Semiotics, London, Routledge, . Susan Petrilli, Writing, Voice, Understandig, Ottawa, Legas, .  Semiotica Filosofia del linguaggio. Sito ufficiale, su augustoponzio.com.  Opere  su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Scheda docente con estesa . Sito dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, su uniba.

 

Portathere may be another!

 

PORTA. (Roma). Filosofo. Nacque dall'attrice Antonella Della Porta, di origine milanese, interprete di noti sceneggiati Rai (da Sheridan, a Davide Copperfield, a Maigret) e dal baritono Arturo La Porta, di famiglia pugliese (sul Gargano), diretto da Von Karajan e in grandi compagnie con Maria Callas, Beniamino Gigli, Tito Gobbi, Giuseppe Di Stefano, Giulietta Simionato, Renata Tebaldi, al cinema (La signora dalle camelie, Casa Ricordi) e in tv (Andrea Chénier di M. Landi, La traviata di M. Lanfranchi).  Laureatosi in Filosofia negli anni settanta con il massimo dei voti, ha incominciato a interessarsi a Giordano Bruno, curando e traducendo alcune opere del filosofo di Nola, il De umbris idearum (1976) e il Cantus Circaeus (1977), riprendendo poi le tematiche con il libro Giordano Bruno. Il nolese di ghiaccio pubblicato da Bompiani.  Per anni in Rai, ha incominciato la sua lunga carriera nel servizio pubblico,  prima come programmista, poi, tra gli altri incarichi, come conduttore, giornalista professionista, editorialista del Radiocorriere TV, vice caporedattore del TGR Lazio, caporedattore del DSE RAI ("Dipartimento Scuola Educazione", l'attuale struttura RAI Cultura).  -- è stato nominato direttore di Rai 2, incarico che ha ricoperto per un anno e mezzo e nel 1996 è diventato il primo direttore di Rai Notte, la struttura che curava il palinsesto notturno di Rai 1, Rai 2 e Rai 3, apparendo spesso anche in video come conduttore di trasmissioni culturali. Essendone stato ininterrottamente direttore per 14 anni (fino al ), La Porta è stato il più longevo dirigente della storia della televisione pubblica italiana.  È stato solido il suo sodalizio umano e professionale con Pino Gagliardi. Ha condotto, accanto allo scrittore Giuseppe Carlotti, il programma televisivo Rai Ti presento Sophia, interamente dedicato alla storia della filosofia. La coppia La PortaCarlotti si è riunita nel giugno 2008 per una nuova edizione del programma, sempre circondata da un numero pari di persone. Tra gli altri libri pubblicati, La Magia (1998), Coincidenze miracolose (2001), Storia della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore.  Nell'ottobre del 2008 è uscito Dizionario dell'inconscio e della magia, pubblicato per Sperling & Kupfer. Il suo ultimo lavoro, Tu chiamale se vuoi coincidenze è stato pubblicato nel  da La Lepre Edizioni.  Il 5 maggio  va in pensione e lascia la Rai, per passare al circuito televisivo Cinquestelle, dove ha condotto, insieme con Egidio Senatore, il programma Come State?, una diretta di 4 ore, che affrontava tematiche sociali con la partecipazione, senza filtro, delle telefonate del pubblico; in questo contesto hanno partecipato figure autorevoli come l'allora presidente dell'INPS Antonio Mastrapasqua e l'allora presidente dell'Agcom Corrado Calabrò. Dal 2 giugno  al dicembre  è stato direttore di EcoRadio, per la quale ha condotto, sempre insieme a Egidio Senatore, la rubrica letteraria La Grande Madre. Ha inoltre lavorato su EcoTv.  È stato ospite fisso del format radiofonico "News of the World" su Radio Manà Manà. Il 28 aprile  è stato insignito della cittadinanza onoraria dalla città di Boscoreale, (NA). Ha gestito per anni un blog su internet.  Malato da tempo, è morto. Televisione Come autore, curatore, giornalista e conduttore radiotelevisivo si è occupato, principalmente, di tematiche culturali e sociali. Tra i suoi programmi Rai ricordiamo: “Scuola aperta” “Tra scuola e lavoro”  “Ricerca sul mito”  “Sulle orme degli antenati”  “Incontri nella notte, colloqui con gli scrittori contemporanei” “Segnali: appunti sui giovani d'oggi” "Incontri della notte" (Rai 1-DSE), "Immagini da leggere" (Rai 3), “Novecento: storia della letteratura italiana dal 1945 ad oggi” “Bellitalia”.Ha curato e condotto, per Rai 2, “Casablanca” (1990), programma di aggiornamenti editoriali che, tuttora, vanta il massimo ascolto per una rubrica letteraria. Ha condotto lo spazio letterario della rubrica televisiva di Rai 2 “La Rete” ha curato e condotto “Parlato semplice” per oltre 300 puntate, e ha curato e condotto gli spazi storici della rubrica “Filo Rosso” di Gianni Bisiach per Rai 2-DSE.  Ha, inoltre, realizzato gli speciali televisivi “Giordano Bruno”, “Edgar Allan Poe”, “Alla ricerca di Dracula” “Storia della Magia” ha curato e condotto gli spazi filosofici de “La stanza del principe”, ha curato e condotto le 22 puntate di “Storia della cavalleria”  e il “Prix Italia” .  Per il palinsesto di Rai Notte, è stato autore e conduttore di numerosi programmi, come “Anima Good News”, “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”, “Inconscio e MagiaPsiche”, l'unico programma televisivo RAI dedicato alla poesia, “Guarire insieme” .  È stato spesso ospite, come opinionista, nelle rubriche letterarie e culturali di Rai 1.  Insegnamento Oltre alla produzione culturale televisiva, fin dagli anni ‘70 si è occupato di insegnamento, in particolare del rapporto tra la filosofia antica e psicologia junghiana, e, inoltre, del settore editoriale, come curatore ed editorialista di numerose riviste, come “Abstracta”, e come autore di più di 30 libri.  è stato invitato da François Châtelet a tenere corsi presso il Politecnico della Sorbona di Parigi sulla Magia e l'Arte della Memoria. -- è stato direttore della rivista “L'informatore Librario” per la casa editrice Lucarini; è stato direttore, per la RaiEriPantheon, della rivista “Anima Mundi”, con la collaborazione di James Hillman, A. Guggenbhul-Craig, F. Donfrancesco, C. Stroppa, ecc.--è stato invitato dall'Istituto di Cultura Italiana di New York per una serie di seminari.  --  è stato docente di Filosofia antica all'Siena, presso la cattedra del Prof. Enrico Cheli. È stato docente di Filosofia antica e Vicedirettore della Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona, vicedirettore della scuola di Psicanalisi di Mestre AEPSI e docente di Filosofia per IKOSIstituto di Comunicazione Olistica Sociale di Bari.  Era vicerettore onorario dell'Università L.U.de.S. di Lugano.  Riconoscimenti Premio “Arte e Spirito” per la televisione, conferito dalla Repubblica di San Marino nel ; Premio “Moncalieri” alla carriera nel ; Premio “La penna d'oro”, settore spettacolo,  Premio “Chianciano” per la critica radiotelevisiva; Premio giornalistico “Magarotto”; Premio letterario “Castiglioncello” “Cosentino” e “Cirò Marina” per l'opera Giordano Bruno. Curiosità Iha partecipato a una puntata del gioco Soliti ignotiIdentità nascoste di Rai 1 ove doveva essere riconosciuto tra altre 8 identità. Era un grande tifoso della Lazio. -- è stato imitato e parodiato da Corrado Guzzanti. Opere Introduzione e cura di Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma, Atanor, Introduzione e cura di Giordano Bruno, Ombre delle idee, Roma, Atanor,  Itinerari magici d'Italia. Una guida alternativa, II, Centro, con Luciano Gianfranceschi, Roma, Edizioni Mediterranee, I grandi del mistero, e con Luciano Gianfranceschi, Firenze, Salani,  Storia della magia mediterranea, con Andrea Forte, Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento, Milano, Fiore d'oro, Introduzione e cura di Marsilio Ficino, L'essenza dell'amore, Roma, Atanor,  Prefazione ad , Meyrink scrittore e iniziato, Roma, Basaia, Morte di un bacio, Roma, Lucarini,  I tarocchi di Giordano Bruno. Le carte della memoria, Milano, Jaca Book, Racconti di tenebra, a cura di, Roma, Newton Compton, Giordano Bruno. Tra magia e avventure, tra lotte e sortilegi la storia appassionante di un uomo che, ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato per eresie dall'Inquisizione e arso vivo sul rogo, collaborazione alle ricerche di Anna Mirabile, Roma, Newton Compton, La battaglia della montagna bianca, Chieti, Solfanelli, Prefazione a Richard Dalby e Rosemary Pardoe , Fantasmi. Storie e altre storie sulle orme di M.R. James, Roma, Newton Compton, Prefazione a Edgar Allan Poe, Tutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore, Roma, Newton Compton, Testo critico a Giuliano Nucci, Misteri di pietra, Roma, Grapperia, Curatela di , Racconti per amore, Roma, Lucarini, 1Giordano Bruno. Vita e avventure di un pericoloso maestro del pensiero, Milano, Bompiani, Roma magica e misteriosa. Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla cripta dei Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio, un viaggio affascinante nel cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni, con Francesco Fantasia, Roma, Newton Compton, Prefazione a Edgar Allan Poe, Tutti i racconti, La Spezia, Melita, 1Misteri. Quasi un manifesto della letteratura del mistero e del segreto, e con Franco Scaglia, Milano, Camunia, Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi, Milano, Rizzoli, Storia della magia. Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi, Milano, Bompiani,  Il ritorno della grande madre, Milano, Il Saggiatore, La magia, in collaborazione con Andrea Aromatico e Stefania Quattrone, Roma-Venezia, RAI-ERI-Marsilio, Coincidenze miracolose, Roma-Rimini, RAI-ERI-Idealibri, Donne magiche, Roma-Rimini, RAI-ERI-Idealibri, A come anima, Milano, Pratiche, Saggio in Valerio De Filippis, La quiete del Terrifico, Fasano, Schena, C come cuore. Pagine per lenire il mal d'amore, Milano, Pratiche,  Gabriele la Porta intervista Ettore Bernabei, Roma, Edizioni Eri, S come seduzione. Dizionario dell'eros e della sensualità, Milano, Il Saggiatore, P come passioni. Dizionario delle emozioni e dell'estasi, Milano, Tropea, Dizionario dell'inconscio e della magia, Milano, Sperling & Kupfer, Prefazione a Michele lo Foco, L'armonia del dolore, Roma, Pagine, .Prefazione a Dale Furutani, Agguato all'incrocio, Milano, Marcos y Marcos,  Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta storie realmente accadute, Roma, La lepre, Filmografia Il mistero di Dante, regia di Louis Nero.  Biografia di Gabriele La Porta, su Cinquantamila, EcoRadioGabriele La Porta nuovo direttore responsabile di Ecoradio: "Qui trovo libertà autentica", su ecoradio. Morto il conduttore Rai Gabriele La PortaTv, su Agenzia ANSA, Blog ufficiale, su gabrielelaporta.wordpress.com. Gabriele La Porta, su Internet Movie Database, IMDb.com.  La pagina facebook di Gabriele La Porta, su facebook.com. PredecessoreDirettore di Rai 2Successore Franco Iseppi Carlo Freccero.

 

PORTA. (Vico Equense), filosofo. Grice: “He is the one with the funny illustrations of men and animals! The Italian way to comment on Aristotle!” -- Terzo figlio di Nardo Antonio e di una patrizia della famiglia Spadafora, ricevette le basi della sua formazione culturale in casa, dove si era soliti discutere di questioni scientifiche, e dimostrò immediatamente le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare attraverso gli studi grazie alle condizioni agiate della famiglia: il padre era infatti proprietario terriero e armatore di navi. Prima il padre e poi il fratello maggiore Gian Vincenzo ebbero a partire dal 1541 la carica di scrivano di mandamento.  La famiglia aveva una casa a Napoli a via Toledo (il palazzo Della Porta), una villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la "villa delle Pradelle" (Vico Equense). Tra i suoi maestri vi furono il classicista e alchimista Domenico Pizzimenti, e i filosofi e medici Donato Antonio Altomare e Giovanni Antonio Pisano.  I viaggi e l'Academia secretorum naturae  Edizione del Magiae Naturalis. Accademia dei Segreti. Nel 1558 pubblicò la prima di varie edizioni del Magiae Naturalis, un'opera di crittografia, il De Furtivis Literarum Notis, nel quale descrive il primo esempio di sostituzione poligrafica cifrata con accenni al concetto di sostituzione polialfabetica. Per quest'opera è ritenuto il maggiore crittografo del Rinascimento.  In questo periodo, quando già la sua fama si era consolidata, presentò il suo libro sulla crittografia al re Filippo II di Spagna e viaggiò anche in Francia e in Italia.  Del 1566 è una pubblicazione sull'Arte del ricordare, ripubblicato poi nell'originario latino nel 1602.  Della Porta aveva fondato intanto l'Academia Secretorum Naturae (Accademia dei Segreti), per appartenere alla quale era necessario dimostrare di aver effettuato una nuova scoperta scientifica, sconosciuta al resto dell'umanità, nell'ambito delle Scienze naturali; l'accento veniva tuttavia posto più sul meraviglioso che sul metodo scientifico.  Conosciute già durante il Medioevo, le «raccolte di segreti» costituivano un vero e proprio genere letterario che aveva incontrato una straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per segreti si intendevano conoscenze arcane, ma anche ricette, preparazione di farmaci e pozioni dagli effetti straordinari, riguardanti argomenti di medicina, chimica, metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine, ecc. Colui che insegnava a padroneggiarli era chiamato «professore di segreti».  L'Accademia fu però sospettata di occuparsi di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché Della Porta venne indagato dall'Inquisizione e l'Accademia fu chiusa per ordine papale: a Della Porta fu tuttavia concesso di continuare gli studi di scienze naturali. Fu ospitato a Roma e quindi a Venezia e a Ferrara dal cardinale Luigi d'Este.   Illustrazione dal De humana physiognomonia (1586) Nel 1583 pubblicò il trattato Pomarium sulla coltivazione degli alberi da frutta e l'anno seguente un Olivetum, più tardi inclusi nella sua enciclopedia sull'agricoltura.  Fisiognomica e fitognomonica. Ppubblicò presso l'editore J. Cacchi di Vico Equense l'opera De humana physiognomonia in 4 libri sulla fisiognomica, dedicato al cardinale Luigi d'Este, che influenzerà poi l'opera dello svizzero Johann Kaspar Lavater. Nel 1599 presso l'editore Tarquinio Longo di Napoli pubblicherà la seconda edizione allargata a 6 libri con ampio rimaneggiamento della materia.  Egli ritiene che «l'animo non è impassibile rispetto ai moti del corpo e, così come il corpo, si corrompe per le passioni». Studia con attenzione i segni delle mani (in particolare dei criminali), convinto che tali segni non siano frutto del caso ma importanti indizi per comprendere appieno i caratteri degli uomini.   Illustrazione dal Phytognomonica, che evidenzia l'analogia tra piante e animali. Inntanto, stimolato dai contatti con alcuni alchimisti tra cui Oswald Croll, aveva anche pubblicato Phytognomonica, poderoso trattato sulle proprietà dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo umano, basato sull'antica dottrina delle segnature. L'opera, corredata da tavole illustrate, estendeva il concetto di fisiognomica alle piante (in greco pyhtos, + gnome «opinione, sentenza» = fitognomica) elencandole a seconda della loro localizzazione geografica.  In essa Della Porta ravvisava collegamenti occulti tra la morfologia delle piante e quella dei minerali, degli uomini, e persino, indirettamente, degli astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoomorfismo.  Egli fu affascinato ed entusiasta per il «gran Paracelso» e per i suoi «dottissimi seguaci» perché la spagiria «produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negli umani intelletti [...] Onde da solleciti investigatori de' secreti della natura applicati a morbi, hanno ritrovati soblimi ed infiniti rimedi, onde la medicina, così gran tempo ristretta negli angusti suoi termini, or, allargando fuori, ha ripieno il mondo de' suoi meravigliosi stupori» (Taumatologia).  La sua casa fu frequentata da Tommaso Campanella e nel 1592 rinnovò in un nuovo soggiorno a Venezia l'amicizia con Paolo Sarpi e forse conobbe anche Giordano Bruno prima della sua incarcerazione. Da questa data per ordine dell'inquisitore veneziano Della Porta dovette richiedere il permesso per le sue pubblicazioni a Roma. Si incontrò a Padova con Paolo Sarpi e con Galileo. Ricevette a Napoli il nobiluomo francese Nicolas-Claude Fabri de Peiresc. Iincontrò i Cesi e fu invitato a Praga dall'imperatore Rodolfo II, al quale dedicò il trattato sulla Taumatologia, ora perduto.  Studi sull'ottica ed altre scienze  Alambicchi per la distillazione disegnati da Della Porta nell'omonimo trattato del 1610. Scrisse ancora di ottica (De refractione optices), di agricoltura (Villae,), di astronomia (Coelestis physiognomoniae del 1601), di idraulica e matematica (Pneumaticorum, del 1602), di arte militare (De munitione, del 1606), di meteorologia (De aeris transmutationibus, del 1609), e di chimica (De distillatione0). L'operasulla lettura della mano (Chirofisonomia), s sarà pubblicata solo molto dopo la sua morte nel 1677.  È nel campo dell'ottica che Della Porta esercita notevoli contributi, indagando dal punto di vista matematico le proprietà degli specchi concavi e convessi, conducendo un minuzioso studio delle lenti su basi matematiche e descrivendo la costruzione di ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il telescopio.  Giovanni Battista Della Porta intraprese inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di polveri da sparo e di cosmetici. Anche se la sua chimica non è originale dal punto di vista teorico, i numerosi esperimenti che ci descrive indicano un’attitudine sperimentale che lo pone fra i principali chimici dell’epoca. I suoi studi medici sono caratterizzati principalmente dalla ricerca di farmaci dagli effetti eccezionali, utili ad esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o incubi, rimedi contro l’impotenza e la sterilità.  Gli ultimi anni  Frontespizio del De aeris transmutationibus Fu invitato a far parte dell'Accademia dei Lincei, appena fondata da Federico Cesi.  Rivendicò senza troppa convinzione una paternità sull'invenzione del telescopio, resa nota in quegli anni da Galileo, anch'egli membro dell'Accademia. Fece forse parte anche di un'accademia letteraria dedicata alla letteratura dialettale napoletana (Schirchiate de lo Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio), che sappiamo attiva nel, e dell'Accademia degli Oziosi, di drammaturghi, di cui faceva parte anche il viceré spagnolo (Pedro Fernández de Castro, conte di Lemos).  Nei suoi tardi anni raccolse esemplari rari del mondo naturale e coltivò piante esotiche. Il suo museo privato era visitato dai viaggiatori e fu uno dei primi esempi di Museo di storia naturale, ispirando il gesuita Athanasius Kircher a radunare una simile collezione a Roma. Anche il fratello Gian Vincenzo aveva raccolto una collezione di libri, marmi e statue, mentre l'altro fratello Gian Ferrante, morto in giovane età, aveva lasciato una collezione di cristalli ed esemplari geologici, più tardi venduta.  Fu anche commediografo e scrisse 14 commedie in prosa, una tragicommedia, una tragedia e un dramma liturgico, che divennero fonte di numerose opere del successivo XVII secolo. Sei titoli di Della Porta erano presenti nella biblioteca di Sir Thomas Browne.  Opere Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium, Giovanni Battista Della Porta, De humana physiognomonia, Vico Equense, Giuseppe Cacchi, Giovanni Battista Della Porta, Phytognomonica, Napoli, Orazio Salviani, 1589. Giovanni Battista Della Porta, Pneumaticorum libri tres, Napoli, Giovanni Giacomo Carlino, Giovanni Battista Della Porta, De distillatione, Roma, Stamperia Camerale, 1608. Giovanni Battista Della Porta, Della chirofisonomia, Napoli, Antonio Bulifon,Giovanni Battista Della Porta, Le commedie, Vincenzo Spampanato,  1, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Giovanni Battista Della Porta, Le commedie, Vincenzo Spampanato,  Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, 1911. Giovanni Battista Della Porta, Humana Physiognomonia / Della Fisionomia dell'uomo libri sei, Alfonso Paolella, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, /. Giovanni Battista Della Porta, Ars reminiscendi, Raffaele Sirri, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1996. Giovanni Battista Della Porta, Taumatologia e Criptologia, Raffaele Sirri,  1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, . Giovanni Battista Della Porta, De munitione libri tres, Raffaella De Vivo,  1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, . Giovanni Battista Della Porta, Claudii Ptolomaei Magnae Constructionis Liber primus, Raffaella De Vivo,  1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane,  Giovanni Battista Della Porta, Il Teatro, Raffaele Sirri,  4, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni Battista Della Porta, Coelestis Physiognomonia e, in appendice, Della Celeste Fisonomia, Alfonso Paolella,  1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1996. Giovanni Battista Della Porta, De aeris transmutationibus, Alfonso Paolella,  1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni Battista Della Porta, Villae libri XII, Luigia Laserra e Gianni Antonio Palumbo, diretti da Francesco Tateo,  Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, /. Giovanni Battista Della Porta, Elementorum Curvilineorum Libri tres, Veronica Cavagna e Carlotta Leone,  1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni Battista Della Porta, Pneumaticorum libri tres, Oreste Trabucco,  1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni Battista Della Porta, De ea naturalis Physiognomoniae parte quae ad manum lineas spectat libri duo, Oreste Trabucco, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2003. Note  Per questo fu accusato di plagio da Giovan Battista Bellaso, che era stato il primo ad aver proposto questo tipo di cifratura dieci anni prima.  Umberto Eco, Riccardo Fedriga, Storia della filosofia.  2: Dall'Umanesimo a Hegel, Laterza Edizioni Scolastiche, William Eamon, Il professore di segreti. Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, trad. it. di A. M. Paci, Carocci, .  Marcello Fumagalli, «Della Porta Giovan Battista» , in Semplicisti e Stillatori: l'arte degli Aromatari, Milano, SGS, .  Gnome, su treccani.  Luigi Turinese, Zoomorfismo, fisiognomica e fitognomica: Della Porta antesignano della biotipologia in medicina,  ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G. Rispoli, Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate, .  Donato Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento: La magia naturale di Giovan Battista Della Porta,  102-103, Firenze University Press, .  Alfonso Paolella, Della Porta e la Spagiria,   ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G. Rispoli, Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate, .  Alfonso Paolella, La presenza di G.B. della Porta nel Carteggio Linceo, in "Bruniana & Campanelliana", Vincenzo Spampanato , Le commedie,  1, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Fausto Nicolini, Giovanni Battista Della Porta, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, giambattista-della-porta. Carrol Brentano, Giovanni Battista Della Porta, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saverio Ricci, Giovanni Battista Della Porta, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Giovanni Battista Della Porta, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Giovan Battista Della Porta nell’Europa del suo tempo, Atti del Convegno di Vico Equense, M. Torrini, Napoli 1990. Paolo Piccari, Giovan Battista Della Porta. Il filosofo, il retore, lo scienziato, Milano, FrancoAngeli, Guido del Giudice, Della Porta, il mago dell'arcana sapienza, Milano, Biblioteca di Via Senato, . Alfonso Paolella, I Meteorologica di Telesio, Della Porta e Cartesio tra credenza e scienza,  Roma, in "Bollettino geofisico: rivista dell'Associazione geofisica italiana, Alfonso Paolella, G.B. Della Porta e l’astrologia: la Coelestis Physiognomonia, Istituti Editoriali e Poligrafici internazionali, Pisa-Roma, in "Atti del Convegno L’Edizione nazionale del teatro e l’opera di G.B. Della Porta", Salerno M. Montanile, Alfonso Paolella, Appunti di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi filosofici, Napoli, in "Atti del convegno di studi: Giambattista della Porta in Edizione Nazionale” R. Sirri,Alfonso Paolella , Giovan Battista della Porta nel IV centenario della morte, Piano di Sorrento, Atti del Convegno, Roma, Scienze e Lettere, . Marco Santoro , La "Mirabile" Natura. Magia e scienza in Giovan Battista Della Porta, Napoli-Vico Equense)Atti del Convegno Internazionale, Pisa-Roma, Serra, . Raffaella De Vivo, Tecnica e scienza nelle opere di Giovan Battista della Porta, Serra, Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno Internazionale", Napoli-Vico Equense Marco Santoro,  Umberto Eco, Riccardo Fedriga, Storia della filosofia.  2: Dall'Umanesimo a Hegel, Laterza Edizioni Scolastiche,  Antoni Malet, Della Porta, Kepler, and the changing notion of optical Image, Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno Internazionale", Napoli-Vico Equense, Marco Santoro, Accademia dei Segreti TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Battista Della Porta, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Giovanni Battista Della Porta, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland.  Opere di Giovanni Battista Della Porta, su Liber Liber.  Opere  su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Battista Della Porta, . Opere di Giovanni Battista Della Porta, su Progetto Gutenberg.  Sito dedicato a Giovan Battista Della Porta, su gbdellaporta. Libro digitalizzato di Ioan. Baptista Porta neapolitano autore (Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum, De furtivis literarum notis, vulgò De ziferis libri IIII Libro digitalizzato di Io. Baptista Porta Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem, De furtivis literarum notis vulgo de ziferis libri quinque: altero libro superaucti, et quamplurimis in locis locupletati Della Porta, il mago dell'arcana Sapienza.

 

PORTARIA. (Todi). Filosofo. Grice: “I like Portaria, but then anyone with an interest in Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul who God knews where it comes from, the Romans had spiritus, and animus anima, which is cognate with animos in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a hylemorphic conception where the body (corpus) is what has the ‘materia’ and the ‘breath’ is the ‘forma’ --  Italian philosophers would ignore this – and more so now when Davidson is in vogue! – if it were not for Aligheri who has Portaria in “Paradiso” – there is indeed a serous philosophical confrontation between a Platonic and an Aristotelian conception of the soul as seen in the controversy between Aquino and Portaria! Portaria uses the same linguistic tools: ‘is spiritus’ synonym with ‘anima’? Or must we speak of ‘homonymy.’ And add ‘medium’ into the bargan! Portaria is less canonical than Aquino and should interest Oxonians much, oh so much, more!” – Unfortunately, he was from Todi and donated all his manuscripts to Todi, which many skip in their Grand tour – although it IS on the Tevere as any member of the “Canottiere del Tevere” will know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul Grice – Matteo’s name is Matteo Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria -- Appartenente all'Ordine francescano. Nacque da una delle grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi alla fine dell'XI secolo. Per alcuni era fratello del cardinale Bentivegna de' Bentivegni d'Acquasparta, Vescovo di Todi: altre ricerche mettono in dubbio il rapporto di parentela fra i due cardinali, ma l'uso da parte di entrambi del medesimo Stemma e predicato Nobiliare denunciano, per le ferree regole araldiche, l'appartenenza alla stessa famiglia. Lo stemma araldico è ancora oggi visibile nella tomba di Matteo d'Acquasparta, nel Castello di Massa Martana, e negli Annali di Todi. Entrò giovanissimo nell'ordine francescano e ben presto si dimostrò molto dotto soprattutto in teologia, ottenendo il compimento degli studi in due delle più grandi Università d'Europa: Parigi e Bologna. La sua fama raggiunse Roma e diventò dapprima lector Sacri Palatii, sostituendo John Peckham, (divenuto nel frattempo arcivescovo di Canterbury), e poi, nel 1287, ministro generale dell'ordine francescano.  Nei conflitti sulla povertà dell'Ordine, Matteo fu uno dei principali sostenitori della corrente maggioritaria dei Francescani (la cosiddetta Comunità, che si opponeva ai rigoristi del movimento degli Spirituali e difendeva un'interpretazione più blanda della Regola in materia di povertà), e approvò il possesso di beni in comune da parte dei frati. Dante lo nomina, biasimandolo, tramite le parole di San Bonaventura, nel Paradiso  in opposizione a Ubertino da Casale: «ma non fia da Casal né d'Acquasparta,/ là onde vegnon tali alla scrittura,/ ch' uno la fugge, e l'altro la coarta.»  La sua lungimiranza e sagacia politica lo portarono ben presto a salire nella gerarchia ecclesiastica. Eletto al papato, con il nome di Niccolò IV, il francescano Girolamo Masci di Ascoli, religioso vicino alla grande famiglia romana dei Colonna, Matteo venne creato quasi subito cardinale prete con il titolo di San Lorenzo in Damaso (16 maggio 1288). Al suo posto, il capitolo francescano del 1289 scelse come ministro generale Raymond de Gaufredi, uno Spirituale di primo piano che, nonostante appartenesse alla corrente avversaria rispetto a quella di Matteo d'Acquasparta, fu tuttavia eletto alla guida dell'Ordine, anche per le pressioni politiche della Casa d'Angiò, con la quale lo stesso Raymond aveva un rapporto personale molto stretto.  A partire dal suo ingresso nel collegio cardinalizio, Matteo cominciò ad accumulare gratificazioni e incarichi. Quando venne eletto al soglio pontificio l'eremita Pietro da Morrone, con il nome di Celestino V, Matteo continuò ad esercitare di fatto il generalato con molta astuzia politico-ecclesiastica.   Bonifacio VIII ritratto nella basilica di San Paolo fuori le mura  Monumento funebre di Matteo in Santa Maria in Aracoeli Dopo le dimissioni improvvise di Celestino V, divenne una pedina determinante nel conclave di Natale del 1294, che portò all'elezione di Benedetto Caetani, papa Bonifacio VIII, del quale fu uno dei pochissimi amici fidati, e per il quale assunse incarichi di grande prestigio, e talora molto delicati, prima come responsabile della cosiddetta crociata contro i Colonna, poi come ambasciatore in Lombardia, Firenze e quindi in Romagna.  Nel 1300, il papa lo inviò a Firenze come legato apostolico, nel tentativo di pacificare le fazioni guelfe dei Cerchi e Donati, soprattutto quando giunse all'orecchio del pontefice la notizia che i Cerchi, più numerosi, si erano alleati con città ghibelline come Pisa e Arezzo.  Il cardinale arrivò in città a giugno, ma se ne ripartì presto perché le fazioni non gli conferirono alcuna delega per prendere decisioni. Recatosi a Lucca, quando i Donati fecero una congiura rientrando in Firenze alla spicciolata dall'esilio cui erano stati condannati (come disposto in modo equanime per i capi delle due fazioni, e per il quale esilio erano già partiti i Cerchi), egli marciò con un esercito di lucchesi su Firenze, palesando la sua volontà di favorire i guelfi neri. Bloccato alle porte del territorio fiorentino, arrivò comunque in città, dove regnava ormai il malcontento da entrambe le parti sulla sua figura. Una freccia fu lanciata verso la sua finestra nel Palazzo vescovile, obbligandolo a traslocare per timore nel Palazzo dei Mozzi. I Signori della città, dispiaciuti per l'accaduto, gli offrirono spontaneamente un risarcimento pecuniario, ma eglidopo qualche perplessitàlo rifiutò. La scena, con il cardinale che guarda i soldi indeciso se prenderli o meno, è vividamente descritta da Dino Compagni nella sua Cronica, essendo egli stesso presente in quanto deputato alla consegna:  «I Signori, per rimediare allo sdegno avea ricevuto, gli presentorono fiorini nuovi. E io gliel portai in una coppa d'ariento, e dissi: "Messere, non li dísdegnate perché siano pochi, perché sanza i consigli palesi non si può dare più moneta". Rispose gli avea cari; e molto li guardò, e non li volle.»  (Subito dopo se ne andò dalla città. Fu vescovo di Porto e Santa Rufina e sub-decano del Sacro Collegio. Fedele fino all'ultimo a papa Caetani, morì a Roma e fu sepolto nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, in un grandioso monumento funebre in stile gotico, ancora oggi visibile.  Note  Memorie storiche di Todi di Lorenzo Leonii, anni 1201-1207  Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso XII, vv. 124-126, testo critico della Società dantesca, Milano Ulrico Hoepli, Per l'importante ruolo di Matteo d'Acquasparta durante il pontificato di Bonifacio VIII vedi Agostino Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Torino, Einaudi,  RCS, Milano,  Per il sepolcro, che fu presumibilmente commissionato dai suoi confratelli, si veda: Giulia Barone, Matteo d'Acquasparta, Matteo D'Acquasparta in Dizionario Biografico Treccani  Agostino Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Torino, Einaudi,RCS, Milano, 2006  Ordine francescano Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Matteo d'Acquasparta Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Matteo d'Acquasparta  Matteo d'Acquasparta, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Matteo d'Acquasparta / Matteo d'Acquasparta (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Matteo d'Acquasparta, su sapere, De Agostini.  Giulia Barone, Matteo d'Acquasparta, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Matteo d'Acquasparta, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M. Cheney, Matteo d'Acquasparta, in Catholic Hierarchy. Salvador Miranda, ACQUASPARTA, O.F.M., Matteo d', su fiu.eduThe Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. 6 gennaio . Arsenio Frugoni, Matteo d'Acquasparta, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

PORZIO (Napoli). Filosofo. Grice: “His name was plain “Porta,” but in Latin that was latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who wants to be called “Door”?”  Dopo aver studiato a Pisa sotto la guida di Nifo, seguì il maestro all'Napoli, guadagnandosi stima e onori da parte degli intellettuali suoi concittadini. Scarsa in questi anni la sua produzione, limitata ai libelli sul celibato dei preti (“De celibate”), sull'eruzione del Monte Nuovo (De conflagratione agri puteolani) e sul miracoloso caso di digiuno di una ragazza tedesca (De puella germanica). Lasciò però Napoli, richiamato all'Pisa da parte del duca Cosimo I de' Medici che gli garantì un alto stipendio e il ruolo di sopraordinario. Compose le sue opere principali, fra cui il trattato di etica “An homo bonus, vel malus volens fiat”e in particolare il “De mente humana,” nel quale sosteneva la mortalità dell'anima secondo un'esegesi alessandrista di Aristotele. Proprio queste sue dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle sostenute da Pomponazzi nel De immortalitate animae, contribuirono a creare una falsa leggenda biografica affermatasi dopo la sua morte, secondo la quale egli sarebbe stato allievo e quindi semplice epigono di Peretto.  In ogni caso, al di là di una innegabile tendenza materialista nella sua esegesi di Aristotele, evidente anche nella sua ultima opera, il “De rerum naturalium principiis,” sua a produzione è caratterizzata anche da interessi teologici del tutto svincolati dalla filosofia peripatetica e che sono particolarmente evidenti nei due commenti al Pater Noster che probabilmente non estranei ai fermenti evangelici della riforma italiana. Tornò a Napoli dove sarebbe morto. Simone Porzio fu il padre dello storico Camillo Porzio.  Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Simone Porzio  Eva Del Soldato, «Porzio, Simone», in Il Contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Daniela Castelli, Il "De conflagratione" di Simone Porzio: la collazione delle tre edizioni, un volgarizzamento e il ms. Phill. dell´HRC di Austin, «Rinascimento meridionale», ITra aristotelismo, naturalismo e critica: Note in margine a Simone Porzio in Critica e ragione/Critique et raison, Atti del convegno internazionale organizzato dall'Napoli «L'Orientale», in collaborazione con l'IISF (Napoli) e l'Université de Bourgogne (Dijon), Napoli Lorenzo Bianchi e Alberto Postigliola, Napoli, Liguori , "De puella germanica": echi italiani di un dibattito europeo, in La donna nel Rinascimento meridionale, Atti del Convegno internazionale organizzato dall'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale, Roma, Marco Santoro, Pisa-Roma, Fabrizio Serra ,"De' sensi" e il "Del sentire":: due mss. ritrovati «Giornale critico della filosofia italiana»,L'"Epistola" sul Monte Nuovo e l'inedito volgarizzamento di Stefano Breventano, «Archivio Storico per le Province Napoletane», Un bilancio storiografico: il caso Simone Porzio, «Bruniana & Campanelliana», Tra ricerca empirica e osservazione scientifica: gli studi ittiologici di Simone Porzio, «Archives internationales d'histoire des sciences», "De puella germanica": l’"inedia" mirabile di una fanciulla tedesca, «Studi filosofici», «Pòrta (latinizz. Portius o Porcius, onde l'altro cognome con cui è noto, Pòrzio) Enciclopedie on line, sito "Treccani L'Enciclopedia italiana". 

 

 

POSSENTI. (Roma). Filosofo. È stato professore a Venezia.  Dopo aver frequentato il Liceo Classico “Vittorio Alfieri” di Torino, si è laureato esercitando attività di ricerca nel campo delle microonde, e continuando a coltivare lo studio della filosofia, iniziato nel liceo e maturato negli anni universitari. Ha poi abbandonato quest'attività per dedicarsi direttamente alla ricerca filosofica, in un'epoca in cui se ne diagnosticava la fine, e l'intento di decostruirla era all'apogèo. Dopo anni presso il Rettorato dell'Università Cattolica, è stato ordinario a Venezia.  È membro fondatore dell'Institut International Jacques Maritain; membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e della Pontificia Accademia di san Tommaso d'Aquino, e per numerosi anni del Comitato Nazionale di Bioetica. Ha fondato e diretto l'Annuario di filosofia. Seconda navigazione, e presso l'Venezia il Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Diritti Umani. Ha tenuto cicli di conferenze e seminari in Europa (Francia, Spagna, Polonia, Portogallo, Russia, UK), negli USA, e Sud America (Brasile, Messico, Argentina).Svolge intensa attività pubblicistica in campo filosofico su quotidiani nazionali. Negli anni della formazione liceale e universitaria è stato attratto dalla storia delle civiltà, ispirato da Vico e Toynbee; e dall'epistemologia della fisica e dalla logica della scienza (EinsteinPBridgman). Nutrì allora l'idea einsteniana che le teorie filosofiche dovessero elevarsi su una schietta base scientifica, generalizzandola, e si interessò al conflitto tra religione e scienza imperniato sull'idea di un Assoluto personale/impersonale. A vent'anni ha incontrato l'istanza metafisica e umanista attraverso le opere di  Maritain e di Aquino, intuendo le possibilità speculative e liberanti incluse metafisica dell'essere e nella rivelazione cristiana.  Tre sono gli ambiti primari della sua ricerca: metafisica, pensiero teoretico e ritorno al realismo; personalismo; filosofia politica. Studioso dell'Aquinate, del tomismo Professoree della grande tradizione della filosofia dell'essere, ha orientato l'attenzione critica verso Nietzsche, Heidegger, Gentile, il neo-parmenidismo italiano, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non consegnata interamente alla furia del tempo: dunque il "ritorno all'eterno" invece che l'"eterno ritorno" (Nietzsche), e la ripresa del tema della creatio ex nihilo, assente in molta filosofia moderna. L'approccio possentiano legge metafisica e nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi, di cui il primo è la fisiologia e il secondo la patologia. Individua pertanto nella destituzione dei valori e nella riduzione della ragione a volontà l'esito ultimo del nichilismo europeo. Questo ha voluto liberare l'Europa dalla metafisica, ritenuta distrutta dal criticismo, ma il compito della filosofia dell'essere è preparare una ripresa della metafisica dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un posto nella storia della civiltà. (Una presentazione ampia della filosofia di Possenti è in Storia della filosofia. Filosofi italiani contemporanei, D. Antiseri e S. Tagliagambe,  14, Bompiani 2009,  446-455 . si veda anche Nichilismo e filosofia dell'essere, intervista a V. Possenti, a c. di G. Mura, “Euntes docete.” La riscoperta della metafisica esistenziale è un tentativo di mettere in luce la parzialità di non poche posizioni che hanno proclamato la fine della metafisica occidentale: Nietzsche, Gentile, Heidegger, Severino. Essi hanno operato come reagente per la riconquista della metafisica e per la critica del nichilismo europeo, di cui egli offre una determinazione diversa da quelle di Nietzsche e di Heidegger (con applicazioni anche all'ambito del nichilismo giuridico). Il rigetto del nichilismo e l'analisi dell'antirealismo, del logicismo, del dialettismo e del razionalismo che affliggono notevole parte del pensiero moderno, conducono l'autore a giudicare concluso e senza possibilità di ripresa il ciclo della metafisica moderna nel cammino da Cartesio a Gentile.  La base prima della filosofia dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo il grande tema da cui occorre partire: dall'ente appunto e non dall'essere vuoto dei moderni. In tal modo crollano l'identità tra Logica e Metafisica della modernità razionalistica, l'idea di dialettica come generazione logico-apriorica del sapere, e l'idea di divenire come entrare-uscire dal nulla. Qui va operata un'adeguata semantizzazione dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di trattare la questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone la negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso proprio va in nulla ma si trasforma.  Possenti si volge verso un pensiero positivo, in cui la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che nello svolgimento della metafisica dai Greci a noi sia emersa, dopo la "seconda navigazione" platonica (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da Aristotele, una "terza navigazione" che si esprime nella Seinsphilosophie che ha toccato un punto di apogeo in Tommaso d'Aquino e nei grandi tomisti Professore(R. McInerny, “Some navigational hazards”, in libroFestschrift). In tale prospettiva è possibile tracciare un'essenziale "storia della metafisica" quale progressiva penetrazione della verità dell'essere, culminante nella metafisica dell'actus essendi. Si tratta di una metafisica transontica che, prendendo le mosse dall'ente, procede verso l'essere stesso (Esse ipsum per se subsistens), e che individua la ‘struttura originaria' nella partecipazione dell'ente all'Essere (Le posizioni speculative di Possenti sono consegnate alla trilogia Nichilismo e Metafisica. Terza navigazione, Il realismo e la fine della filosofia moderna, e Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna. Esse sono discusse da ca. 20 autori in , La Navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la terza navigazione, Armando, Roma 2000 Cottier, Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo Metafisica Modernità. “In margine al volume di Vittorio Possenti Il realismo e la fine della filosofia moderna”, C. Dalfino e R. Pozzo, CNR-Iliesi, Roma.  La possibilità di guadagni per sempre rigetta l'idea fallibilista (Popper et alli), secondo cui ogni sapere (riportato poi solo a quello delle scienze) riposa su palafitte perennemente rivedibili.  La metafisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma l'esistenza, e il filosofo deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue acque, fuggendo l'oblio dell'essere e liberandosi dal sistema che intende racchiudere in sé la totalità. Un problema centrale di Possenti è la possibilità di una conoscenza filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che possano darle le scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità del dialogo tra filosofia e scienze, in quanto non esiste un solo sapere.  L'unità plurima o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra filosofia e Rivelazione: nell'incontro tra compito della ragione e elezione del cristianesimo si individua un criterio di apertura e stimolo per la filosofia nella sua ricerca di senso.  Persona e Personalismo Secondo Possenti il principio-persona è più fondamentale del principio-responsabilità (Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e a fortiori delle filosofie dell'impersonale. Il concetto di persona si presta efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di individuo, di soggetto, di coscienza risultano inadeguate; la persona è originaria e primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno le altre categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto (Si veda il dossier sul “Principio Persona” con contributi di G. Grandis, M. Ivaldo, A. Madricardo, M. Pera, V. Possenti in “Studium”,  L'idea di persona è essenziale per maneggiare le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in specie da quando in Occidente si è cercato di elaborare un'etica procedurale di norme senza base antropologica, che è il grande equivoco dei moderni e contemporanei.  Possenti fa parte del vasto movimento del personalismo, attivo in tutto il Novecento e che prosegue nel XXI secolo, volto alla riscoperta integra della persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed integrarele filosofie del ‘personalismo incompiuto' (Habermas, Rawls, Bobbio, L. Ferry, D. Parfit), allontanandosi da quelle dell'esplicito antipersonalismo, Nietzsche e Foucault in specie, ma pure Hegel, Heidegger, Severino nei quali forte è l'empito antipersonalistico.  Le assise della persona vanno ricercate nell'ontologia, onde essa è una sostanzialità aperta alla relazione, ma non riducibile a sola relazione. La persona è un nucleo radicale di vita e realtà che non può essere dedotto da alcunché e che anzi fonda l'agire e lo sperare dell'essere umano  Essa come totalità concreta è alla base di una filosofia che oggi deve fare i conti con la centralità del tema antropologico, con le problematiche bioetiche (ad es. concernenti lo statuto dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e la natura umana non sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della prassi.  Il personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche che assegnano speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio un'invenzione del ‘900, ma originariamente della Patristica, del Medioevo cristiano e dell'Umanesimo: qui sono state elaborate in certo modo per sempre le idee fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di realtà. In ciò Possenti valorizza le intuizioni di Maritain e di Ricoeur.  L'epoca dell'antropocentrismo moderno non è stata un'epoca di riscoperta della persona. Anzi secondo A. Solgenitsin “Un antropocentrismo sicuro di sé non può dare risposte a molte domande della vita ed è tanto più impotente, quanto più le domande sono profonde”. Se la controversia sulla persona si accende di nuovo in molti ambiti, è perché l'idea-realtà di persona attraversa un momento di eclissi e richiede nuovamente la fatica del concetto. Assolutamente primario è il nesso persona-tecnica, in cui la seconda è spesso animata da volontà di potenza, valendo come una potenza senza etica. La presenza nel Comitato Nazionale di Bioetica ha indotto l'autore ha dedicare attenzione ai temi bioetici, tra cui in specie la sfida delle biotecnologie, la rivoluzione biopolitica, l'influsso pervasivo del materialismo e del biologismo.  Il personalismo si declina poi in ambito sociale come concezione egualitaria e comunitaria (personalismo comunitario) quale fondamento di un ordine politico nuovo, proiettato verso la cosmopoli, la pace e il rispetto dei diritti umani.  Rilancio della filosofia politica Entro un dialogo critico con le tradizioni del neoliberalismo e del neoilluminismo, Possenti ha operato per mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico come quelle di ragion pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale, diritti dell'uomo, laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari col suo oggetto. Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico secondo due direttrici: la ripresa postmoderna di un ruolo pubblico per le grandi religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva di una nuova 'piazza pubblica' non agnostica ma attenta alla matrice teologica della società civile (Estado, Democracia y Cuestión Religiosa, Ediciones Universidad San Damaso, Madrid .).  Con la filosofia politica si opera il passaggio dal ‘piccolo mondo' dell'io al ‘grande mondo' della società, verso la società aperta della famiglia umana. Sulla scia di diagnosi attive dagli anni ‘50 del Novecento (H. Arendt, J. Maritain, L. Strauss, Y. Simon, E. Voegelin) Possenti ritiene che la filosofia politica vada riportata al suo compito primario di pensare la ‘buona società', lottando contro la crisi concettuale che procede all'ingrosso da Weber e dall'attacco al diritto naturale. In particolare è stata condotta una critica radicale a Kelsen, alla sua concezione relativistica dei valori e della democrazia, al suo intento di dissolvere l'idea di ragion pratica, tolta la quale l'ambito della prassi precipita nell'irrazionalismo e tutto è affidato al volere (Cfr. il dossier Cristianesimo e liberalismo nell'epoca postmarxista, “Humanitas”, con interventi di G. Campanini, V. Zanone, R. Esposito, M. Ivaldo. Esso raccoglie parte del dibattito sollevato dal volume Le società liberali al bivio, che vide interventi diOstellinoSavona, C, Vigna, R. Cubeddu, E. Berti, L. Pellicani, U. Scarpelli.). Contro Kelsen (e Rorty) si sostiene l'importanza della filosofia e dell'antropologia per la democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione del cosmo umano è compito della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera pubblica moralmente neutrale, consegnata al binomio ‘diritto positivo e morale procedurale'.  La rinascita della filosofia politica avviene riprendendo competenza sui suoi problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace necessaria che non c'è e la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la ragione armata: ciò suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del mondo oltre la sovranità degli Stati-nazione verso un'autorità politica mondiale o ‘cosmopolitica', di cui l'ONU è lontana immagine.  Premi e riconoscimenti “Premio Internazionale Salvatore Valitutti” per il libro Il nichilismo teoretico e la 'morte della metafisica'; “Premio Capri san Michele” per il libro Religione e vita civile. Opere: “Frontiere della pace, Presentazione di M.D. Chenu, Massimo, Milano  Filosofia e società. Studi sui progetti etico-politici contemporanei, Massimo, Milano Giorgio La Pira e il pensiero di san Tommaso, Studia Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma, 2ª ed. rivista e aumentata con il titolo La Pira tra storia e profezia. Con Tommaso maestro, Marietti, Genova-Milano  La buona società. Sulla ricostruzione della filosofia politica, Vita e Pensiero, Milano (traduzione portoghese IDL, Lisboa). Una filosofia per la transizione. Metafisica, persona e politica in J. Maritain, Massimo, Milano  Felice Balbo e la filosofia dell'essere, Vita e Pensiero, Milano Tra secolarizzazione e nuova cristianità, EDB, Bologna Le società liberali al bivio. Lineamenti di filosofia della società, Marietti, Genova  2ª ed. (traduzione spagnola, Eiunsa, Barcellona7). Oltre l'Illuminismo. Il messaggio sociale cristiano, Edizioni Paoline, Roma (trad. polacca, Cracovia).  Razionalismo critico e metafisica. Quale realismo?, Morcelliana, Brescia, Dio e il male, Sei, Torino  (trad. spagnola, Rialp, Madrid). Cattolicesimo e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano, Ares, Milano Approssimazioni all'essere. Scritti di metafisica e di morale, Il Poligrafo, Padova Il nichilismo teoretico e la "morte della metafisica", Armando, Roma  (pemio internazionale "Salvatore Valitutti", trad. polacca, Lublin). Terza navigazione. Nichilismo e metafisica, Armando, Roma, Nuova ed. ampliata, Armando (trad. polacca parziale, Lublin). Filosofia e Rivelazione, Città Nuova, Roma; La filosofia dopo il nichilismo, Rubbettino, Soveria (trad. polacca, Lublin,  rumena, Cluj).   Religione e vita civile. Il cristianesimo nel postmoderno, Armando, 2ª ed., Roma (Premio Capri san Michele, trad. polacca) L'azione umana. Morale, politica e Stato in Jacques Maritain, Città Nuova, Roma Essere e libertà, Rubbettino, Soveria Radici dell'ordine civile, Marietti, Milano-Genova Il principio-persona, Armando, Roma Profili del Novecento. Bobbio, Del Noce, La Pira, Lazzati, Maritain, Sturzo, Effatà, Cantalupa, Le ragioni della laicità, Rubbettino, Soveria  L'uomo postmoderno. Tecnica, religione e politica, Marietti, Milano Dentro il secolo breve. Paolo VI, Maritain, La Pira, Giovanni Paolo II, Mounier, Rubettino, Soveria Nichilismo giuridico. L'ultima parola?, Rubbettino, Soveria . La rivoluzione biopolitica. La fatale alleanza tra materialismo e tecnica, Lindau, Torino. Pace e guerra tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in terris, Studium, Roma . I volti dell'amore, Marietti, Milano-Genova . Il realismo e la fine della filosofia moderna, Armando, Roma . Diritti umani. L'età delle pretese, Rubbettino, Soveria, . Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna, Armando, Roma. Curatele e saggi in miscellanea Maritain e Marx. La critica del marxismo in Maritain, Massimo, Milano (Trad. spagnola Cedial, Bogotà,  Epistemologia e scienze umane, Massimo, Milano, Storia e cristianesimo in Jacques Maritain, Massimo, Milano, Contemplazione evangelica e storia, antologia di testi di J. e R. Maritain, Gribaudi, Torino. Jacques Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano Jacques Maritain e la filosofia dell'essere, Il Cardo, Venezia Nichilismo Relativismo Verità. Un dibattito, Rubbettino, Soveria Laici o laicisti? Dibattito su religione e democrazia, liberallibri, Firenze La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia, Armando, Roma Ragione e verità. L'alleanza socratico-mosaica, Armando, Roma Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Giorgio La Pira, Marietti, Milano Pace e guerra tra le nazioni, Guerini e associati, Milano Natura umana, evoluzione, etica, Guerini, Milano Governance globale e diritti dell'uomo, (insieme a M. Nordio), Diabasis, Reggio Emilia, Ritorno della religione? Tra ragione, fede e società, Guerini, Milano, Diritti Umani e libertà Religiosa, Rubbettino, . Metafisica, persona, cristianesimo. Scritti in onore di Vittorio Possenti, Armando, . Perché essere realisti? Una sfida filosofica, (insieme a A. Lavazza), Mimesis, Milano-Udine . Note  Vittorio Possenti, su Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. A. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo sguardo, su avvenire, A. Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima, su avvenire, Pontificia accademia delle scienze sociali Sito personale, su vittoriopossenti. Lezione di congedo dall'Venezia, aprile , vedi mio sito Ricerche correlate: Berti, Ivaldo, Mura, Goisis, Del Noce, La Pira, Maritain, Tommaso Biografia e  in "Filosofia a Venezia" Dipartimento di filosofia e teoria delle scienze. Università Ca' Foscari Venezia Rassegna di articoli in "SWIFSito Web Italiano per la Filosofia", su swif.uniba.

 

POZZA. (Taranto). Filosofo. Grice: “I like Pozza; he uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Figlio di Luigi, ufficiale della Marina (regione Veneto) e di Cencilia Pontrelli, pugliese, durante gli studi al Liceo Scientifico Battaglini di Taranto, Giovanni De Tommaso, un insegnante di matematica di stile "tradizionale" gli stimola il gusto per i problemi matematici e per l'eleganza formale delle dimostrazioni. Carlo Dalla Pozza studia filosofia e letteratura all'Bari dove si laurea con una tesi su Renato Serra avendo come relatore Aldo Vallone. Per tutta la sua vita coniuga l'amore per i sistemi formali con l'amore per la letteratura italiana, in particolare per Giacomo Leopardi, Giosuè Carducci (maestro di Renato Serra) e Gabriele d'Annunzio (e tra i classici predilisse Torquato Tasso e Vita nuova di Dante).  Dopo la laurea studia Linguistica teorica a Bari con Ferruccio Rossi-Landi e in seguito all'Pisa, e quindi Metodi formali alla Cattolica di Milano. Una svolta nella sua carriera intellettuale è segnata dalla partecipazione agli "incontri di San Giuseppe" organizzati a Torino da Norberto Bobbio. A partire da qui sviluppa nuove idee in filosofia del diritto, specie sul lavoro di Hans Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica con particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una Teoria generale del diritto in collaborazione con Luigi Ferrajoli per i suoi Principia Juris. Organizza a Taranto insieme al Comandante Nicola Marturano, allora direttore del Centro di Elaborazione Elettronica della Marina Militare, gli incontri Infogiure Taras Uno: Logica Informatica e Diritto, in collaborazione con il Centro di Taranto della Università Cattolica del Sacro Cuore, al quale hanno partecipato alcune delle figure più rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica italiana e internazionale, tra cui Carlos Alchourron, Antonio A. Martino, Luigi Ferrajoli, Amedeo G. Conte, Padre Roberto Busa, Paolo Comanducci, Mario Jori, Angela Filipponio, Giancarlo Taddei-Elmi, Riccardo Guastini e Giovanni Sartor. Insegna per diversi anni nella scuola superiore in provincia di Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e partecipando a conferenze di società filosofiche italiane (specialmente la Società Italiana di Logica e Filosofia della Scienza e la Società Italiana di filosofia Analitica, dal suo primo Convegno Nazionale   fino al 6 convegno "Analitic Philosophy and European Culture" (Genova). Viene assunto all'Lecce, dove insegna Logica e Filosofia del linguaggio.  Tra le principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica testuale vi sono quella di  Petöfi che lo invita a lavorare con lui all'Costanza. La scelta di Pozza è però quella di restare in Italia dove continua a insegnare anche fuori Lecce, in particolare a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue lezioni di logica deontica, a Oltre all'influenza di Petöfi e Kelsen, l'influenza maggiore sul suo pensiero viene dalle grandi opere di Frege, Russell e Carnap, ai cui lavori dedica uno studio continuo, con particolare attenzione alla visione filosofica di Carnap. Pubblica un contributo di sapore neopositivista, discutendo e formalizzando alcune argomentazioni in fisica quantistica. Un legame tra i suoi interessi in linguistica e il suo lavoro in logica formale è dato dalla sua teoria formale degli atti linguistici basata su una connessione originale tra logica intuizionistica (usata per gli atti linguistici assertori) e logica classica (usata per i contenuti proposizionali). Il primo passo di questa teoria viene pubblicato in un lavoro scritto a due mani con Garola su Erkenntnis. Presentando la sua teoria di una formalizzazione della “pragmatica,” Pozza definisce un modello Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale delle asserzioni, mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione introdotta da Frege (e accettata da Dummett) per cui il segno di asserzione si può usare solo per formule elementari assertorie. Ma, come molti filosofi sostengono, esistono atti linguistici composti; e per permettere il trattamento di atti linguistici composti e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius, Pozza introduce un insieme di connettivi “pragmatic” che permettono la costruzione di formule assertive complesse. Il contenuto delle formule assertive è dato dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali. I connettivi “pragmatic,” che connettono atti linguistici assertor,  hanno invece una interpretazione intuizionistica, non hanno cioè valori di verità ma valori di “giustificazione.” Iinfatti un atto assertivo non è, in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere “giustificato” o non giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue l'”asseribilità” di un atto assertorio dal valore di verità della proposizione asserita. Oltre a spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a un trattamento in termini di logica classica e introdurre una fondazione formale della teoria degli atti linguistici, Pozza dà anche una soluzione originale del problema della compatibilità tra logica classica (Grice) e logica non-classica (Strawson) o intuizionista. Al saggio su Erkenntnis seguono lavori sulla logica erotetica, sulla logica deontica e sulle logiche sub-strutturale (vedi riferimenti più sotto). Il lavoro di Pozza ha suscitato interesse in diversi campi, dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della fisica (con la collaborazione con Garola) alla logica e all'informatica, (specie a partire dalla sua collaborazione con Bellin). Alla sua teoria formale della “pragmatica,” oltre ai lavori di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta Informaticae. L'influenza di Pozza si estende così oltre che alla filosofia della fisica e alla filosofia del linguaggio anche alla logica e all'informatica, specie con tre convegni in suo onore organizzati a Verona, a Parigi, e a Sirmione, basati sulla collaborazione tra il Dipartimento di Informatica a Verona, la Queen Mary University di Londra e Parigi (Laboratoire d'Algorithmique, Complexité et Logique). Ricordi di personalità internazionali e di amici sono raccolti in un sito in suo onore.  Opere: Una lista di lavori di Pozza si può trovare sulla sua Home Page e su academia.edu.  On the logical foundations of the Jauch-Piron approach to Quantum Physics (with G. Cattaneo, C. Garola, G. Nisticò), in International Journal of Theoretical Physics,   Un'interpretazione pragmatica della logica proposizionale intuizionistica, in Usberti G, Problemi fondazionali nella teoria del significato, Leo S. Olschki, Firenze. Una fondazione pragmatica della logica delle domande, unpublished handwritten (draft).  “Parlare di niente: termini singolari non denotanti e atti illocutori, in 'Idee',  A pragmatic interpretation of intuitionistic propositional logic (with C. Garola), in Erkenntnis, Una logica pragmatica per la concezione “espressiva” delle norme, in Martino, Logica delle Norme, S.E.U., Pisa. A pragmatic interpretation of sub-structural logics (with Bellin), in Sieg, Sommer and Talcott, Reflections on the Foundations of Mathematics. Essays in Honor of Feferman ASL Lectures Notes in Logic, Natick Massachusetts,  Il problema di Gettier: osservazioni su giustificazione, prova e probabilità (with D. Chiffi), talk at the SIFA conference Analytic Philosophy and European Culture, Genoa, A pragmatic logic for the expressive conception of norms and values and The Frege-Geach problem, Editoria Scientifica Elettronica. Come distinguere scienza e non-scienza: verificabilità, falsificabilità e confermabilità bayesiana (with A. Negro), Carocci, Ferrajoli, Principia juris. Teoria del diritto e della democrazia.  La sintassi del diritto, Bari: Edizioni Laterza: vedi//sifa.unige/?post_type=eventoz&p=347  vedi//sifa.unige/genoa04/program.htm  On the logical foundations of the Jauch-Piron approach to Quantum Physics (con Cattaneo, Garola, Nisticò), in International Journal of Theoretical Physics, A pragmatic interpretation of intuitionistic propositional logic (con Garola), in Erkenntnis, vedi G. Bellin and Pozza. "A pragmatic interpretation of sub-structural logics" in Reflections on the Foundations of Mathematics, Essays in Honor of Feferman, W.Sieg, R.Sommer and C.Talcott eds. ASL Lecture Notes in Logic Richard Stuart Anderson Some Remarks on the Frege-Geach Embedding Problem, Kurt Ranalter, "A Semantic Analysis of a Logic of Assertions, Oblicagion and Causal Implication" in FI,  Archiviato iin Archive.is.Fundamenta Informaticae, Archive.is.  Home Page  [unisalento.academia.edu/CarloDallaPozza unisalento.academia.edu/

 

POZZO. (Milano). Filosofo. Laureato a Milano, ha conseguito il dottorato a Saarlandes (“a reason why Italians don’t consider him Italian” – Grice) e la abilitazione a Trier – Grice: “A reason why Italians don’t consider him an Italian philosopher, since he earned his maximal degree without, and not within, Italy.” -- è andato negli Stati Uniti per insegnare Kant e Hegel a Washington. -- è tornato in Italia alla Cattedra di Storia della filosofia a Verona. -- è succeduto a Gregory alla direzione dell'Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee CNR. Ha diretto il Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale CNR -- è eletto membro titolare dello Institut International de Philosophie, del quale  è vicepresidente. -- è chiamato a 'Roma. Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania, è stato esperto dello Horizon  Programme Committee Configuration Research Infrastructures, membro dello Scientific Review Group for the Humanities della European Science Foundation e presidente del comitato di programma del Congresso Mondiale di Filosofia, organizzato dalla Fédération Internationale des Sociétés de Philosophie a Pechino nel ; è  membro del comitato di programma del Congresso Mondiale di Filosofia. Storico della filosofia e autore di monografie sull’aristotelismo, la storia della logica (dal Rinascimento a Kant e Hegel), la storia delle idee e la storia delle università, ha portato avanti la creazione di infrastrutture di ricerca per una migliore comprensione dei testi filosofici e scientifici che hanno plasmato il patrimonio culturale dell’umanità. Caratteristica specifica del suo approccio alla lessicografia durante il suo mandato presso l’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee è l’uso della IT per la documentazione e l’elaborazione di dati linguistici e testuali in italiano.  Come molte altre discipline, anche la storia della filosofia oggi sta assumendo una prospettiva globale. Pozzo offre nuove definizioni e sperimenta pratiche incentrate sulle interazioni culturali europeo-cinesi, prese come inizio per estendere il modello ad altre culture. La ricerca di Pozzo riguarda l’innovazione, la riflessione e l’inclusione. L’innovazione culturale è qualcosa di reale che completa l’innovazione sociale e tecnologica fornendo alla società riflessiva spazi di scambio nei quali i cittadini condividono le proprie esperienze e fanno propri i contenuti dei beni comuni. Stiamo parlando di spazi pubblici come università, accademie, biblioteche, musei, centri scientifici, ma anche di qualsiasi luogo nel quale si verificano attività di co-creazione, ad es. le infrastrutture di ricerca come DARIAH-Digital Research Infrastructure for the Arts and the Humanities. A questo livello, l’innovazione sociale diventa riflessiva e genera l’innovazione culturale.  Innovazione sociale e culturale Una linea di ricerca si concentra sull’introduzione della nozione di innovazione culturale, che richiede un ripensamento dei processi di co-creazione. Contrasta la dimensione dell’innovazione culturale con quelle di altre forme di innovazione, compiendo un tentativo senza precedenti di enucleare processi e prodotti dell’innovazione culturale, dimostrando al contempo la loro operatività in alcuni casi di studio.  Migrazioni e scienze umane Pozzo riflette sulle sfide metodologiche, concettuali ed epistemologiche della ricerca sulle migrazioni. Elabora esempi concreti per configurare le migrazioni come un settore che accende un dialogo tra discipline tra loro molto diverse come la sociologia, la narratologia, le scienze della comunicazione, la IT, le scienze politiche, la psicologia sociale, gli studi religiosi, l’economia, i diritti umani, il patrimonio culturale e la museologia in quanto hanno accesso ai dati resi disponibili dalle infrastrutture di ricerca, le scienze sociali computazionali e l’informatica umanistica. Le migrazioni accompagnano l’intera storia delle civiltà, coinvolgendo relazioni e scambi continui tra le culture e traduzioni da e per diversi contesti linguistici, economici, politici e culturali. Le migrazioni offrono esempi convincenti per configurare l’impatto dell’innovazione culturale poiché richiedono trasferimenti di culture, conoscenze e competenze. Le sfide epistemologiche hanno come obiettivo ultimo di contribuire a un cambiamento di mentalità per quanto riguarda la riflessione e l’inclusione nei gruppi target attivi nelle infrastrutture sociali come l’istruzione, l’apprendimento permanente, l’assistenza sanitaria, la mobilità e la rigenerazione urbana.   Monografie: “Kant y el problema de una introducción a la lógica, transl. Javier Sánchez-Arjona Voser (Madrid: Maia, ),  Adversus Ramistas: Kontroversen über die Natur der Logik am Ende der Renaissance (Basel: Schwabe, ),  Georg Friedrich Meiers Vernunftlehre: Eine historisch-systematische Untersuchung (Stuttgart-Bad Cannstatt: Frommann-Holzboog,Kant und das Problem einer Einleitung in die Logik: Ein Beitrag zur Rekonstruktion der historischen Hintergründe von Kants Logik-Kolleg (Frankfurt: Lang, Hegel: Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Firenze: La Nuova Italia, “Epistemological Challenges of Engaging Humanities-led Cross-disciplinary Migration Research Issues,” in Briefs on Methodological, Ethical and Epistemological Issues, migrationresearch.com “G. F. Meiers rhetorisierte Logik und die freien Künste,” Rhetorica: A Journal of the History of Rhetoric, Social and Cultural Innovation: Research Infrastructures Tackling Migration,” Diogenes: International Journal of Human Sciences “Governing Cultural Diversity: Common Goods, Shared Experiences, Spaces for Exchange,” Economia della cultura: Rivista trimestrale dell’Associazione per l’Economia della Cultura “Storia storica e storia filosofica della filosofia nel XX e XXI secolo,” Archivio di storia della cultura, Schiavitù attiva, proprietà intellettuale e diritti umani,” Intersezioni: Rivista di storia delle idee.  Scuola di Milano  Opere / Riccardo Pozzo (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale.  Sito istituzionale, su lettere.uniroma2.  sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai. video/469/rpozzo-le-iniziative-del-cnr-e-il-progetto-nazionale-sui-bbcc Riccardo Pozzo sul patrimonio culturale al Museo Nazionale Romano, su tv. t/videos/interview-prof-riccardo-pozzo-rom-20-05-/ Cultural Entrepreneurship Institute Berlin su cultural-entrepreneurship-institute.de. Fédération Internationale des Sociétés de Philosophie, su fisp.org. Institut International de Philosophie, su i-i-p.o

 

PRA. (Montecchio Maggiore). Filosofo. Laureato a Padova sotto la guida di Troilo. Ha iniziato a sua carriera didattica a Rovigo e Vicenza), trasferendosi poi a Milano; ha ricoperto la cattedra di Storia della filosofia, succedendo a Banfi. Pra ha partecipato attivamente alla Resistenza, nelle file di "Giustizia e Libertà", guadagnandosi due croci di guerra al merito partigiano, ed ha collaborato alla ricostruzione politica e culturale del Paese, con un'opera didattica e scientifica sempre sorretta da un'alta ispirazione morale.  Medaglia d'oro quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte, membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, dell'Accademia Olimpica di Vicenza, nonché membro autorevole della Società Filosofica Italiana, della quale è stato anche Presidente nazionale per un triennio. Con decreto del presidente della Repubblica in data 27-7-1987 gli è stato conferito il titolo di professore "emerito" della Milano a tutti gli effetti di legge.  Storico del pensiero di prestigio internazionale (tra i suoi temi preferiti, lo scetticismo greco, Abelardo e la logica medioevale, Hume, Condillac, la logica hegeliana, il giovane Marx, il pragmatismo, americano e italiano, la storia della storiografia filosofica), Dal Pra ha sempre connesso la sua attività storiografica con l'esplicitarsi di interessi teorici che lo hanno portato ad elaborare, negli anni cinquanta, un'originale linea di pensiero denominata "trascendentalismo della prassi", poi evoluta in una forma di razionalismo storicista e critico. Il suo interesse filosofico fondamentale si è infatti sempre rivolto al chiarimento del rapporto tra teoria e prassi in una prospettiva antimetafisica che lo ha fin dai suoi esordi posto in contrasto con le posizioni del neoidealismo italiano, e più in generale con ogni forma di dogmatismo teoricistico emergente nel pensiero contemporaneo, per favorire la libera esplicazione dell'iniziativa pratico-razionale dell'uomo.  Pra ha fondato la Rivista di storia della filosofia, un riferimento costante e prestigioso nell'ambito degli studi del pensiero occidentale, tuttora pubblicata.  Negli anni sessanta è stato autore di un fortunato Sommario di storia della filosofia per licei, in tre volumi e più volte ristampato (La Nuova Italia, Firenze) e poi direttore di una monumentale Storia della filosofia (prima edizione Vallardi, Milano, Piccin, Padova, È deceduto a Milano  ed i suoi resti mortali riposano nel Cimitero di Vicenza. Ha donato la sua biblioteca e le sue carte alla Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano. Nel dopoguerra e negli anni Cinquanta, in collaborazione con Andrea Vasa, Dal Pra elabora una posizione filosofica che viene indicata come trascendentalismo della prassi.  Successivamente, avvicinandosi alle idee di Giulio Preti, Dal Pra propone uno storicismo critico, più attento alle strutture della ragione con cui l'esperienza storica si struttura.  Opere Il realismo e il trascendente, Padova, Cedam, Amore di sapienza. Avviamento elementare allo studio della storia della filosofia, della scienza e della pedagogia per i licei e gli istituti magistrali, Vicenza, Tipografia commerciale, La didache. Insegnamento del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli. Documento cristiano del I secolo, Vicenza, Tipografia commerciale, Educare, Verona, La Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, La Scaligera, Scoto Eriugena ed il neoplatonismo medievale, Milano, Bocca, Condillac, Milano, Bocca, Il pensiero di Sebastiano Maturi, Milano, Bocca, Necessità attuale dell'universalismo cristiano, Vicenza, Collezioni del Palladio, Valori cristiani e cultura immanentistica, Padova, Cedam, Hume, Milano, Bocca, La storiografia filosofica antica, Milano, Bocca, Lo scetticismo greco, Milano, Bocca, Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca, Amalrico di Bène, Milano, Bocca, Nicola di Autrecourt, Milano, Bocca, Il pensiero di John Dewey, con contributi bibliografici a cura di, Milano, Bocca, Il problema logico del linguaggio nella filosofia medioevale. Studi storico-critici, Milano, Bocca,  Il pensiero filosofico di Marx  (Con particolare riguardo alla filosofia della prassi). Appunti delle lezioni di Storia della filosofia a cura della dott. M. E. Reina. Anno accademicoMilano, La Goliardica (poi come Il pensiero filosofico di Marx, D. Borso, Shake ed., Milano ). Il pensiero occidentale. Compendio di storia della filosofia con larga scelta di passi dagli autori, I, La filosofia antica e medioevale, Firenze, La Nuova Italia, Sommario di storia della filosofia per i licei classici e scientifici,  Firenze, La Nuova Italia,  La dialettica in Marx. Dagli scritti giovanili all'Introduzione alla critica dell'economia politica, Bari, Laterza, Profilo di storia della filosofia, Firenze, La Nuova Italia, Piccola antologia filosofica,  Firenze, La Nuova Italia, La dialettica hegeliana e l'epistemologia contemporanea, Milano, CUEM, Hume e la scienza della natura umana, Roma-Bari, Laterza, Logica e realtà. Momenti del pensiero medievale, Roma-Bari, Laterza, Storia della Filosofia, diretta da, 11 voll., I, Giuseppina Scalabrino Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Paolo Beonio-Brocchieri, La filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi, Gabriele Giannantoni, Armando Plebe, Pierluigi Donini, La filosofia greca dal VI al IV secolo, Milano, Vallardi, La filosofia ellenistica e la patristica cristiana. Dal III sec. a.C. al V sec. d.C., Milano, Vallardi,La filosofia medievale. Dal secolo VI al secolo XII, Milano, Vallardi, La filosofia medievale. I secoli XIII e XIV, Milano, Vallardi,  La filosofia moderna. Dal Quattrocento al Seicento, Milano, Vallardi,  Paolo Casini, Nicolao Merker, La filosofia moderna. Il Settecento, Milano, Vallardi, La filosofia contemporanea. L'Ottocento, Milano, Vallardi, La filosofia contemporanea. Il Novecento, Milano, Vallardi,  La filosofia della seconda metà del Novecento, 2 tomi, Padova-Milano, Piccin Nuova libraria-Vallardi, Logica, esperienza e prassi. Momenti del pensiero moderno e contemporaneo, Napoli, Morano, Il problema del realismo nella storia del pensiero, Milano, Unicopli, 1980. La storiografia filosofica e la sua storia. Testi per il corso di storia della filosofia I. A.A. con Giovanni Santinello, Eugenio Garin, Lutz Geldsetzer e Lucien Braun, Padova, Antenore, David Hume. La vita e l'opera, Roma-Bari, Laterza, Antonio Banfi Relazioni dall'incontro Antonio Banfi: le vie della ragione, Milano,  con Dino Formaggio e Paolo Rossi, Milano, Unicopli, Studi sul pragmatismo italiano, Napoli, Bibliopolis, Studi sull'empirismo critico di Giulio Preti, Napoli, Bibliopolis, Filosofi del Novecento, Milano, Franco Angeli, I problemi di metodo nella storiografia filosofica, in Panorami filosofici. Itinerari del pensiero, Padova, Muzzio,  Ragione e storia. Mezzo secolo di filosofia italiana, con Fabio Minazzi, Milano, Rusconi,  Storia della filosofia e della storiografia filosofica. Scritti scelti, Maria Assunta Del Torre, Milano, Franco Angeli, La guerra partigiana in Italia. Dario Borso, Firenze-Milano, Giunti-INSMLI, Dialettica hegeliana ed epistemologia analitica, Enrico Colombo, Brescia, Morcelliana, . Il trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza, con Andrea Vasa, Maria Grazia Sandrini, Milano-Udine, Mimesis. F. Cambi, Razionalismo e prassi a Milano Milano, 1983; N. Badaloni (et al.), La storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti a Mario Dal Pra, Milano, Angeli,  L. Bianchi,  degli scritti di Mario Dal Pra, in La storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti a Mario Dal Pra, Milano, A. Montesperelli, Introduzione, in E. MirriL. Conti , Filosofi nel dissenso, Foligno,  M. Mirri, Fra Vicenza e Pisa. Esperienze morali, intellettuali e politiche di giovani degli anni ’40, in Il contributo dell’Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta antifascista ed alla guerra di Liberazione, Pisa, A. Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore di Mario Dal Pra, Montecchio Maggiore, F. Cassinari , Filosofia e storia della filosofia in Mario Dal Pra. Conversazione con Fulvio Papi, «Itinerari filosofici»,  E.I. Rambaldi, Ricordo di M. Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. Garin, Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», A. Santucci, Mario Dal Pra filosofo e storico della filosofia, «Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, Mario Dal Pra e l’esistenzialismo positivo di Nicola Abbagnano, «Rivista di storia della filosofia»,  M.A. Del Torre , Mario Dal Pra e i cinquant’anni della "Rivista di storia della filosofia", Milano, G. Paganini, Dall’empirismo classico all’empirismo «critico». Le ricerche di M. Dal Pra tra storia e teoria, «Cenobio. Rivista trimestrale di cultura della Svizzera italiana», Giordanetti, Il fondo manoscritto di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia»,  E.I. Rambaldi, Et vos estote parati. Mario Dal Pra, la vigilia, «Rivista di storia della filosofia», G. Barreca, L’archivio Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. I. Rambaldi, Mario Dal Pra in Enciclopedia filosofica, Milano,  Id., Mario Dal Pra giovane insegnante a Vicenza, «Rivista di storia della filosofia»,M. Rigamonti, Gli Hume di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia»,M. ParodiC. Selogna, Per una filosofia minore. Mario Dal Pra e il pensiero debole, «Rivista di storia della filosofia»,P. Di Vona, Ricordo di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», Enrico I. Rambaldi, Filologia e filosofia nella storiografia di Pra, in «ACME»,E. Franzina, Mario Dal Pra partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e alla sua storia, in «Belfagor», Il fondo manoscritto di Mario Dal Pra. Descrizione, in "Rivista di storia della filosofia",Ricordo di Pra, Informazione filosofica, sito "studifilosofici". G. BarrecaGiordanetti, Fondo Mario Dal Pra, Milano, Cisalpino, 2005. Dal Pra, Mario» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Presentiamo  Pra: l'uomo, il filosofo. Una mostra biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di Milano, Biblioteca di Filosofia, D. Borso, Mario Dal Pra. Una via religiosa alla Resistenza, "Humanitas",  L'archivio Mario Dal Pra presso l Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano Fascicolo speciale in memoria di Mario Dal Pra per il settantesimo anniversario della fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia: LXXI, supplemento 4, , Milano, Franco Angeli, . D. Borso, Mario Dal Pra 'fucino', "Rivista di storia della filosofia", Gianmarco Bisogno, Anselmo in Italia: tra Mario Dal Pra e Sofia Vanni Rovighi, in «Dianoia. Rivista di filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna»,  Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche.Scuola di Milano  u TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. OpereVincitori del Premio Feltrinelli Filosofia Università  Università  Premi Feltrinelli 1950-, su lincei.

 

Prepostino da Cremona summa theologicalManichean, caraterismo.

 

PRESTIPINO. Gioiosa Marea). Filosofo. Professore a Siena. Attivo nel Partito Comunista Italiano, ha alternato la sua attività di docente universitario con l'attività di giornalista, attività politica, sindacalista.  Docente nei liceisia nella Libia post-coloniale che in Italia diviene poi docente universitario. Sii stabilisce definitivamente in Italia, e dove successivamente ricopre anche i ruoli di deputato regionale alla Regione Sicilia e di sindaco di Capizzi.  Fondatore di diverse riviste accademiche e scientifiche, è noto in particolare come pubblicista e studioso di socialismo, marxismo ed estetica.  --  è presidente onorario del Centro per la filosofia italiana di Monte Compatri e Direttore della rivista filosofica Il contributo.  Opere: “La teoria del mito e la modernità di G. B. Vico, Palermo, Montaina,  L'arte e la dialettica in Lukàcs e Della Volpe, Messina-Firenze, D'Anna, Che cos'e la filosofia : strutture e livelli del conoscere, Gaeta, Bibliotheca,  Per una antropologia filosofica : proposte di metodo e di lessico, Napoli, Guida, Marxismo (e tradizione gramsciana) negli studi antropologici,  Natura e società, Roma, Editori Riuniti, Da Gramsci a Marx, Roma, Editori Riuniti, Modelli di strutture storiche, Bibliotheca, 1Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e Utopia. In memoria di Lukács e Bloch, Roma, Editori Riuniti, Tre voci nel deserto. Vico Leopardi Gramsci, Roma, Carocci. Scheda su aracneeditrice  Chiara Loschi, Da una sponda all’altra del Mediterraneo: memorie di militanza comunista. Intervista a Prestipino. Art. in: Historia Magistra. Rivista di storia critica, lCatalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.   Pubblicazioni su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Filosofo Democratico Giuseppe Prestipino, docente di filosofia della storia all'Siena Giuseppe Prestipino, RISORGIMENTO ITALIANO E DIALETTICA STORICA IN GRAMSCI , dal Calendario del Popolo Autori Aracne Editrice Giuseppe Prestipino.

 

PRETI. (Pavia). Filosofo. Grice: “I like Preti. He wrote “Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what I do: I find the rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).” Grice: “Preti was a bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I mean C. L. Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Compiuti i primi studi all'Istituto Magistrale Adelaide Cairoli, si iscrisse all'Università degli Studi di Pavia, dove fu allievo di Levi, Villa e dell'indianista Suali; dopo essersi interessato di discipline orientalistiche, indirizzò i suoi studi alla filosofia e si laureò nel 1933, discutendo una tesi sul pensiero di Edmund Husserl. Grazie all'amicizia con Enzo Paci, nata nelle aule dell'ateneo di Pavia, Giulio Preti entrò a far parte del novero di intellettuali e studiosi che, riuniti intorno alla figura di Antonio Banfi, avrebbero poi dato vita al movimento di rinnovamento della filosofia italiana che si andava delineando nell'ambiente milanese di quegli anni.  Segnalatosi ben presto come acuto critico dell'orientamento idealistico predominante nella cultura italiana della prima metà del '900, rivolse i propri interessi, oltre che alla fenomenologia husserliana, alle più innovative correnti europee di filosofia della scienza e del linguaggio, concentrandosi particolarmente sugli sviluppi della logica matematica e sul positivismo logico.  Nel 1937 sposa Daria Menicanti dando vita a un matrimonio che terminerà nel 1954, anche se il rapporto tra i due durerà tutta la vita.  Nel corso della Seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza, fiancheggiando formazioni comuniste, ma nel 1946 decise di non ritirare la tessera del PCI. Attivo promotore di ideali democratici, partecipò, nel secondo dopoguerra, al dibattito culturale italiano contribuendo a riviste e quotidiani, soprattutto di area comunista, (Il Politecnico, Paese sera) e segnalandosi per la polemica, che lo accompagnò lungo tutta la sua attività, contro l'impostazione umanistico-retorica dei principali indirizzi (cattolico-spiritualista, idealistico crociano e post-attualistico) della cultura italiana. Aderì alla dottrina marxistica ufficiosa del PCI (non rifiutò il diamat sovietico e la larga parte del pensiero gramsciano), e condusse autonomi studi sul giovane Marx nell'ottica di una originale filosofia della prassi.  Incaricato di Filosofia morale presso l'Pavia nel 1950, passò nel 1954 alla Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Firenze, dove rimase come professore di Storia della Filosofia e di Filosofia fino alla morte.  Il pensiero Giulio Preti diede dei contributi originali a pressoché tutte le discipline filosofiche: dalla filosofia teoretica alla filosofia morale, dalla storia della filosofia all'estetica, dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della scienza.  I suoi primi saggi, accolti nella rivista banfiana "Studi Filosofici", lo videro coinvolto in una polemica sull'immanenza e la trascendenza in filosofia, oltre che nella presentazione delle principali novità filosofiche d'oltralpe. I suoi primi due volumi Fenomenologia del valore e Idealismo e positivism, in cui emerge con evidenza quell'impostazione tesa a conciliare istanze razionalistiche ed empiristiche cui rimarrà fedele per tutta la vita, sono di taglio decisamente teoretico: in essi, pur mantenendo in larga parte la terminologia e l'approccio mutuati da Husserl nel corso dei suoi studi, dimostra la propria sensibilità alle istanze di tipo positivistico ed ai problemi posti dal materialismo storico. Solo nel periodo successivo alla guerra approderà ad uno studio veramente sistematico del pensiero filosofico-analitico sviluppato in Inghilterra dalla "scuola" di Russell e Wittgenstein e sul continente dagli autori dei circoli neo-positivistici di Vienna e Berlino, in gran parte riparati in America nel corso degli anni trenta del '900: i frutti di questi suoi studi saranno accolti nel volumetto Linguaggio comune e linguaggi scientifici, oltre che in alcuni articoli apparsi in riviste e ora raccolti nel primo volume dei “Saggi filosofici.” Pur non abbandonando mai del tutto la propria originaria impostazione "continentale", da allora in poi Preti si sarebbe segnalato come uno dei filosofi italiani più in sintonia con temi e metodi della filosofia analitica.  Presente nella sua opera fu anche l'influenza del pragmatismo, anche se limitata ad alcuni aspetti generali della riflessione sul rapporto tra teoresi e prassi, come risulta evidente dalla lettura di un libro destinato a godere di un certo successo, “Praxis ed empirismo.” In questo volumetto presentò in maniera relativamente organica, per quanto rapidamente, alcuni temi al confine tra pensiero teoretico, filosofia morale e filosofia politica. Negli anni successivi la sua opera, rimasta in parte inedita e uscita postuma, si focalizzò su problemi concernenti temi teoretici trasversali soprattutto nei campi della gnoseologia, della filosofia della scienza, della metamorale (analisi teoretica di concetti propri della filosofia morale) e dell'estetica.  Pu autore anche di studi storico-filosofici. Nel campo della storia della filosofia antica e in quello medievistico egli concentrò il proprio interesse sui problemi della logica post-aristotelica e scolastica (si vedano gli studi contenuti nel secondo volume dei Saggi filosofici), mentre nell'ambito della filosofia moderna si occupò di Leibniz e della filosofia morale di Smith. Vide la luce un libro sulla Storia del pensiero scientifico, riguardante lo sviluppo dello spirito scientifico dall'antichità greca alla crisi della scienza classica tra la fine Professoree l'inizio del XX.  Il suo ultimo volume “Retorica e logica: le due culture” è un'opera a cavallo tra la ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il quale si intende dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta dallo scienziato e scrittore inglese C.Snow, l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito occidentale, quella logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la necessità di far prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove forme di oscurantismo elitario e fanatico.  Preti, inoltre, affiancò costantemente alla propria attività di autore quella di curatore e traduttore soprattutto di classici del pensiero filosofico.  Il suo stile, volutamente trascurato, è rapido, nervoso e semplice, in implicita polemica con il "bello scrivere" e l'ermetismo tipico delle scuole idealistiche italiane. Altra interessante caratteristica di Preti come autore è quella di non ritornare quasi mai sul materiale già da lui edito: non diede mai mano infatti a seconde edizioni delle proprie opere.  Critica Secondo il parere di Franzini, nel pensiero di Preti si assisterebbe a un tentativo di trovare una via alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante (di tradizione hegeliano-crociana), e uno invece dualistico, nel distinguo fra saperi umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia, secondo Preti, non deve annullare bensì esaltare le differenze.  Opere principali: “Fenomenologia del valore,” Principato, MilanoMessina. “Idealismo e positivismo,” Bompiani, Milano “Linguaggio comune e linguaggi scientifici,” Bocca, Milano Newton, Garzanti, Milano, Il Cristianesimo universale di G. G. Leibniz, Bocca, Milano, Praxis ed empirismo, Einaudi, Torino (nuova edizione, con prefazione di Salvatore Veca e postfazione di Fabio Minazzi, Bruno Mondadori, Milano) Alle origini dell'etica contemporanea:  Smith, Laterza, Bari  (nuova edizione, La Nuova Italia, Firenze , Storia del pensiero scientifico, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, Retorica e logica, Torino, Einaudi, Che será, será, Firenze, Il Fiorino, Umanismo e strutturalismo. Scritti di estetica e di letteratura con un saggio inedito, Ermanno Migliorini, Liviana, Padova. Lo scetticismo e il problema della conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, Saggi filosofici, con presentazione di Pra, La Nuova Italia, Firenz. In principio era la carne. Saggi filosofici inediti , Pra, Franco Angeli, Milano, Il problema dei valori: l'etica di Moore, Alberto Peruzzi, Franco Angeli, Milano, Lezioni di filosofia della scienza, Fabio Minazzi, Franco Angeli, Milano, Morale e metamorale. (Grice: “moralia e transmoralia”). Saggi filosofici inediti, Ermanno Migliorini, Franco Angeli, Milano Écrits philosophiques. Les lumières du rationalisme italien, textes choisis et présentés par Scarantino, traduction par Marilene Raiola en collaboration avec Thierry Loise et Luca M. Scarantino, préface parPetitot, Éditions du Cerf, Paris, L'esperienza insegna... Scritti civili d sulla Resistenza, a cura e con un saggio introduttivo di Fabio Minazzi, Manni Editore, San Cesario, Lecce, In principio era la carne, Luca Maria Scarantino, "Rivista di Storia della Filosofia", Notizie sull'operosità scientifica e sulla carriera didattica, Fabio Minazzi, "Il Protagora" Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a Giovanni Gentile, Fabio Minazzi, "Il Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze... Lettere ad Eugenio Garin, Fabio Minazzi, "Il Protagora",Qui a Firenze si muore nel silenzio e nella solitudine. Lettere a Pra, Minazzi, "Il Protagora",  Note  Elio Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali, in "La Tigre di Carta", Aldo Zanardo,  Enciclopedia Italiana IV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fabio Minazzi, Giulio Preti: , Franco Angeli, Milano Mario Dal Pra, Studi sull'empirismo critico di Giulio Preti, Bibliopolis, Napoli, Pier Luigi Lecis, Filosofia, scienza, valori: il trascendentalismo critico di Giulio Preti, Morano, Napoli, Fabio Minazzi , Il pensiero di Giulio Preti nella cultura filosofica del Novecento, Franco Angeli, Milano, Fabio Minazzi, L'onesto mestiere del filosofare, Franco Angeli, Milano, Fabio Minazzi, Il cacodemone neoilluminista. L'inquietudine pascaliana di reti, Prefazione di Fulvio Papi, Franco Angeli, Milano Alberto Peruzzi , Giulio Preti filosofo europeo, Olschki, Firenze,  Paolo Parrini e Luca Maria Scarantino , Il pensiero filosofico di Preti, Guerini e associati, Milano, Vincenzo Tavernese,  Preti. La teoria della conoscenza nel saggio postumo In principio era la carne, Firenze Atheneum, Scandicci,  Luca Maria Scarantino, Preti. La costruzione della filosofia come scienza sociale, Bruno Mondadori, Milano Le mektoub tunisien de  Preti. La vie et l'oeuvre d'un philosophe italien rationaliste, sous la direction de Michele Brondino et Fabio Minazzi, Editions Publisud, Paris, Jean Petitot, Per un nuovo illuminismo, Prefazione, traduzione dal francese e cura di Fabio Minazzi, Bompiani, Milano 2009 Fabio Minazzi, Suppositio pro significato non ultimato. G neorealista logico studiato nei suoi scritti inediti, Mimesis, Milano  Fabio Minazzi,  Preti: le opere e i giorni. Una vita più che vita per la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano  Franco Cambi, Giovanni Mari , Intellettuale critico e filosofo attuale, Firenze University Press, Firenze  Massimo Mugnai, «Scienza e filosofia: Geymonat e Preti» in Il contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Minazzi e Sandrini , Il contributo di Preti al razionalismo critico europeo, Mimesis, Milano . Fabio Minazzi, Sul bios theretikòs di Preti , Mimesis, Milano , 2 voll. Francesco di Maria, Saggio sul pensiero di Giulio Preti. Un punto di vista cattolico, Stamen, Roma .  Elio Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali, in La Tigre di Carta, Giulio Preti dal sito Swif dell'Bari Giulio Preti su pianetagalileo Giulio Preti, presentazione Paolo Parrini e Luca Maria Scarantino dal convegno Unesco (Conseil International de la Philosophie et des Sciences Humaines) Sul Bíos theoretikós di Giulio Preti. Convegno internazionale nel sito dell'Università degli studi dell'Insubria Sito internet dedicato al pensiero di Giulio Preti, su giuliopreti.eu.

 

PREVE. (Valenza). Filosofo. Important Italian philosopher. He is the tutor of Fusaro, of Torino. “Il comunitarismo è la via maestra che conduce all'universalismo, inteso come campo di confronto fra comunità unite dai caratteri del genere umano, della socialità e della razionalità,” da Elogio del Comunitarismo.Di ispirazione marxiana ed hegeliana, ha scritto numerosi volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati in Italia e all'estero. Il padre, che al momento della nascita di Costanzo è mobilitato, lavora come funzionario delle Ferrovie dello Stato mentre la madre, casalinga, proviene da una famiglia ortodossa di origine armena. Viene cresciuto dalla nonna materna in lingua francese, e attraverso di lei inizia a conoscere la cultura e la lingua greca; come vedremo, entrambe queste circostanze avranno un grande rilievo nella vita di Preve. Personalmente non è credente, pur riconoscendo l'importanza del fenomeno religioso. Studia a Torino, dove conseguirà la maturità classica. Durante i mesi estivi lavora in campagna nel Regno Unito. Dietro pressioni del padre si iscrive alla facoltà di giurisprudenza a Torino. Verificando il suo totale disinteresse per gli studi giuridici, decide di passare alla facoltà di Scienze politiche, che però non frequenterà mai; ne conseguirà ugualmente la laurea, discutendo con iGarrone una tesi sui "Temi delle elezioni politiche italiane del 18 aprile 1948".  Vince per concorso una borsa di studio a Parigi, dove si reca con il proposito di condurre studi filosofici; qui seguirà i corsi su Hegel tenuti da Hyppolite, frequenterà i seminari di Althusser e Sartre, e sotto la guida di Garaudy e Mury, si avvicinerà a Marx. A Parigi segue soprattutto corsi di filosofia greca classica e di germanistica, e grazie ad una borsa di studio si reca per un semestre invernale alla Freie Universität di Berlino. Passa dal dipartimento di germanistica a quello di neo-ellenistica, e vince una borsa di studio per recarsi ad Atene; all'Atene studia greco classico con Lekatsas e storia contemporanea con Psyroukhis, che esercitano su di lui un grande ascendente. Qui prepara una tesi di laurea sul tema: "L'illuminismo greco e le sue tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della nazione greca fra Settecento e Ottocento. Il problema della discontinuità con la grecità classica e con la grecità bizantina”. Poliglotta dagli anni dell'università, e fermo sostenitore della lettura dei testi filosofici nella lingua originale, egli apprenderà inglese, portoghese, francese, tedesco, spagnolo, russo, greco antico e moderno, arabo, ebraico, e latino. Rtorna a Torino e si sposa. Consegue per concorso l'abilitazione all'insegnamento liceale di lingua e letteratura francese e di storia della filosofia mentre vince il concorso nazionale di ordinariato per l'insegnamento della filosofia e della storia nei licei. Insegnante fino alla pensione, per due anni insegna francese e inglese, mentre per trentatré anni  è docente di storia e filosofia al liceo Scientifico di Torino (oggi Liceo Alessandro Volta). Trascorre gli anni  in un'intensa attività politica, aderendo al PCI per poi militare in vari gruppi della sinistra extraparlamentare; in questi anni, l'attività filosofica di Preve è incentrata nel tentativo di conciliare esistenzialmente il comunismo, il marxismo e la filosofia.  Grassa, Turchetto ed Illuminati lo invitano a varie collaborazioni; con essi fonderà il Centro Studi di Materialismo Storico di Milano, del quale redigerà inoltre il manifesto programmatico. In questo contesto, e per finanziamento di questo centro, esce il suo primo volume indipendente (cfr. La filosofia imperfetta, Franco Angeli, Milano). Questo testo testimonia la sua adesione di massima alla proposta filosofica dell'Ontologia dell'essere sociale dell'ultimo Lukács, ed anche, indirettamente, il suo distacco definitivo dalla scuola di Althusser. Insieme con Volpi, Turchetto, Illuminati,  Cioffi, Vigorelli, ed altri fonda a Milano la rivista  “Metamorfosi”, che pubblicherà sedici numeri di tipo monografico. In quasi tutti i fascicoli vi sono suoi contributi, che spaziano da un esame dell'operaismo italiano da Panzieri a Tronti e Negri, all'analisi del marxismo dissidente nei paesi socialisti, alla discussione sulla filosofia di Lukács, alla critica delle ideologie del progresso storico, all'indagine sullo statuto filosofico della critica marxiana dell'economia politica. Nel 1983 contribuisce ad organizzare, insieme con Emilio Agazzi, un congresso internazionale dedicato al centenario della morte di Marx (Milano, dicembre 1983), e vi svolge una relazione sulle categorie modali di necessità e di possibilità in Marx. Da quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che uscirà nei due decenni successivi in due serie di numeri monografici e di cui Preve sarà membro del comitato di redazione. Per tutti gli anni ottanta collabora al mensile teorico “Democrazia Proletaria”, organo dell'omonimo partito (1976-1991), che poi diverrà insieme con i fuoriusciti dal PCI la seconda componente politica e militante del PRC (Partito della Rifondazione Comunista).  Sarà iscritto a DP soltanto per un breve period, facendo parte della direzione nazionale; nella battaglia politica fra i sostenitori di una scelta ecologista (Mario Capanna) e neocomunista, Preve sostiene la seconda con una serie di articoli. Nel 1991, quando le componenti di Democrazia Proletaria e dell'Associazione Culturale Marxista confluiscono nel Partito della Rifondazione Comunista, Preve abbandona la militanza politica diretta. Con la pubblicazione di otto volumi consecutivi usciti presso l'editore Vangelista di Milano, affronta il suo “ultimo tentativo personale di coerentizzazione di un paradigma filosofico marxista globale”. Si verifica infatti una discontinuità nella sua produzione. Preve opta per l'abbandono di ogni “ismo” di riferimento, uscendo del tutto “dalla cosiddetta Sinistra” e dalle sue procedure di “accoglimento e cooptazione”.  Ritenendo che la globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non si lasci più “interrogare” attraverso le categorie di Destra e di Sinistra, ma richieda altre categorie interpretative, Preve diviene inoltre un convinto sostenitore della necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa posizione, condivisa da alcuni intellettuali e movimenti internazionali, è stata criticata da molti, tra cui lo scrittore Valerio Evangelisti, che ne ha sottolineato l'ambiguità ideologica.  Autore e saggista molto prolifico, ha dedicato le sue ultime riflessioni a temi come il comunitarismo, la geopolitica, l'universalismo, la questione nazionale, oltre ovviamente ad un'ininterrotta attenzione al rapporto marxismo-filosofia. Muore a Torino il 23 novembre  per un male incurabile; il Consiglio Comunale di Torino lo ha omaggiato sottolineando il ruolo di Preve e l'importante stimolo al dibattito culturale e politico da lui sviluppato, rilevante per la crescita politica collettiva in Italia. Pensiero La sua riflessione può essere distinta in due periodi successivi. Ha cercato di opporsi alla deriva post-moderna seguita dalla stragrande maggioranza della sinistra italiana (in particolare dagli intellettuali legati al PCI) con un recupero dei punti alti della tradizione marxista indipendente, del tutto estranea alle incorporazioni burocratiche del marxismo come ideologia di legittimazione di partiti e di stati (soprattutto l'ultimo Lukács, l'ultimo Althusser, Bloch, Adorno). In un secondo periodo, dopo la fine del socialismo reale (che Preve chiama comunismo storico novecentesco 1917-1991), ed in dissenso con tutti i tentativi di sua continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa, ha invece lavorato su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando sempre più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari della sinistra italiana (Rifondazione Comunista in primis, ma anche la scuola operaista e Toni Negri in particolar modo).  Durante gli anni novanta i suoi interventi sono apparsi sia su riviste legate alla sinistra alternativa (L'Ernesto, Bandiera Rossa) che su riviste come Indipendenza e Koiné, dove Preve ha sostenuto l'esplicito superamento del dualismo Destra/Sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle del filosofo Norberto Bobbio (con cui ebbe uno stretto rapporto per più di vent'anni). Nei primi anni del nuovo millennio ha collaborato con la rivista Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza, poi. È stato fino alla morte redattore del quadrimestrale Comunismo e Comunità. Al di là delle prese di posizione sulla congiuntura politica, tre cardini del pensiero di Costanzo Preve sono l'interpretazione della storia della filosofia, l'analisi filosofica del capitalismo e la proposta politica per un comunismo comunitario universalistico.  Interpretazione della storia della filosofia Rileggendo l'intera storia della filosofia soprattutto occidentale, Preve utilizza una deduzione sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli permette di discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità universale. Infatti quello di Preve è un orizzonte aperto universalisticamente alla verità, intesa hegelianamente come processo di autocoscienza storica e sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella sua proposta di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura solidale e comunitaria dell'anima umana e l'autonomia conoscitiva della filosofia, contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o partigianamente ideologico. Preve viene definito «strenuo difensore dello statuto veritativo della filosofia da una parte, e [...] deciso oppositore di ogni fraintendimento relativistico dall’altra». Preve intende il capitalismo come totalità economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: astratta (XVII-XVIII secolo); dialettica (dal 1789 al 1991) con una protoborghesia illuministica o romantica, una medioborghesia dal 1848 positivistica e poi  esistenzialistica, e una tardoborghesia dal 1968 al 1990 sempre più individualistica e libertaria; speculativa (post-borghese e post-proletaria, dal 1991 in poi) in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi al di là delle dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro politicamente e a sinistra culturalmente.  Politicamente corretto Nell'analisi filosofica del capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove riprende alcuni dei suoi temi già trattati; il concetto consterebbe dei seguenti punti nella concezione previana (dove è considerato un'arma del capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché un'ideologia di fondo dell'occidente imperialista):  americanismo come collocazione presupposta, anche sotto forma di benevola critica al governo statunitense; "religione olocaustica": Preve non aderisce al negazionismo dell'Olocausto e condanna i genocidi, ma considera la shoah un fatto non "unico", utilizzato dal sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso di colpa dell'Europa: «Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché la memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti, coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che agita l'accusa di antisemitismo in tutti coloro che non lo accettano radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi veri e propri crimini»  "teologia dei diritti umani", che Preve considera (come altri filosofi marxisti come Žižek o Losurdo, o comunitaristi come ABenoist) solo un grimaldello e un paravento del capitalismo per imporsi ed eliminare, in realtà, i diritti dei popoli e dei lavoratori, attuando il liberismo e l'imperialismo globali; antifascismo in assenza completa di fascismo: l'antifascismo, positivo un tempo, è considerato un fenomeno dannoso e a favore del sistema capitalistico, visto che il fascismo (da lui deprecato soprattutto per la colonizzazione imperialistica dell'Africa e la "mascalzonaggine imperdonabile" dell'invasione della Grecia) è stato ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze anti-sistema, e a fungere da nuova ideologia della sinistra postcomunista e post-stalinista (dopo il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto secondo Preve per gli effetti della destalinizzazione), che diviene così inutile; falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di manipolazione politologica": derivata dal precedente, questa teoria punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al cosiddetto "rossobrunismo" (un termine coniato all'inizio per descrivere i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato dal citato Valerio Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle somma dei difetti degli estremismi opposti: «L'unione di sostenitori rasati del razzismo biologico con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato sarebbe certamente un buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire dal piccolo circuito a luci rosse del sottobosco politico.» nismo comunitario La proposta politica di Costanzo Preve va nella direzione di un comunismo comunitario universalistico, da intendersi come correzione democratica e umanistica del comunismo, dal momento che quello storico novecentesco sarebbe stato reo di non aver messo in comune innanzitutto la verità. Quello tratteggiato da Preve è un sistema sociale che costituisce una sintesi di individui liberati e comunità solidali. Non è inteso come inevitabile sbocco storicistico o positivistico di una storia che si svilupperebbe linearmente, né tuttavia in modo aleatorio in senso althusseriano, bensì aristotelicamente in potenza, a partire dalla resistenza alla dissoluzione comunitaria innescata dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema dell'auspicabile democrazia viene impostato su basi antropologiche, scommettendo sulle potenzialità ontologiche della bontà dell'anima umana, potenzialmente politico-comunitaria (zόon politikόn); razionale e valutativa della giusta misura sociale (zόon lόgon échon) e generica, in senso marxiano (Gattungswesen), cioè in grado di costruire diversi modelli di convivenza sociale, compreso quello in cui l'uomo, affermando la priorità etica e comunitaria per contenere i processi economici altrimenti dispiegantisi in modo illimitato e disumano, può realizzare le sue potenzialità ontologiche immanenti, attualmente alienate. La liberazione dell'individuo avverrebbe quindi a partire dal suo radicamento comunitario in cui agisce collettivamente, pur rimanendo l'individuo stesso l'unità minima di resistenza al potere.  Attività politica In gioventù aderì al PCI, 5, ma presto si allontanò (essendo ostile al compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e Moro), entrando poi a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua. In seguito si iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo lo scioglimento di DP, e in seguito alla confluenza di quest'ultima in Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato dall'attività politica in senso stretto. In seguito manifestò critiche verso l'operaismo e il trotskismo che animavano talvolta queste esperienze della post-sinistra extraparlamentare.  Se dal punto di vista teorico si era già distanziato dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica e della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla "sinistra" avvenne con il bombardamento NATO in Jugoslavia del marzo 1999 durante la guerra del Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano guidato da Massimo D'Alema; Preve ha considerato questo fatto come la fine della legalità costituzionale italiana riferendosi alla violazione dell'articolo 11 e un atto di tradimento verso i valori fondanti della Repubblica Italiana. Sul tema scrisse Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente. Molto clamore ha suscitato (anche tra le file della sinistra alternativa) la sua adesione ad alcune tesi del Campo Antimperialista per l'esplicito sostegno da questi fornito alla resistenza irachena. È stato uno dei filosofi di riferimento del comunismo comunitario, nonché animatore della rivista Comunismo e Comunità.  Opere La classe operaia non va in paradiso: dal marxismo occidentale all'operaismo italiano, in Alla ricerca della produzione perduta, Bari, Dedalo, Cosa possiamo chiedere al marxismo. Sull'identità filosofica del materialismo storico, in Marxismo in mare aperto. Rilevazioni, ipotesi, prospettive, Milano, Angeli, La filosofia imperfetta. Una proposta di ricostruzione del marxismo contemporaneo, Milano, Angeli, La teoria in pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia,  Bari, Dedalo, La ricostruzione del marxismo fra filosofia e scienza, in La cognizione della crisi. Saggi sul marxismo di Althusser, Milano, Angeli. Vers une nouvelle alliance. Actualité et possibilités de développement de l'effort ontologique de Bloch et de Lukàcs, in Ernst Bloch et György Lukács. Un siècle après). 1986, Actes Sud [tradotto in tedesco con il titolo Verdinglichung und Utopie. Sendler]. La rivoluzione teorica di Louis Althusser, in Il marxismo di Louis Althusser, Pisa, Vallerini, Viewing Lukàcs from the 1980s. The University of Chicago Press,  La passione durevole, Milano, Vangelista, La musa di Clio vestita di rosso, in Trasformazione e persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo, Milano, Angeli, Il filo di Arianna. Quindici lezioni di filosofia marxista, Milano, Vangelista, 1990. Il marxismo ed il problema teorico dell'eguaglianza oggi, in Egalitè-inegalitè. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino, Quattro venti, Il convitato di pietra. Saggio su marxismo e nichilismo, Milano, Vangelista, L'assalto al cielo. Saggio su marxismo e individualismo, Milano, Vangelista, 1992. Il pianeta rosso. Saggio su marxismo e universalismo, Milano, Vangelista, 1992. Ideologia Italiana. Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia, Milano, Vangelista, The dream and the reality. The spiritual crisis of western Marxism, in Marxism and spirituality. An international anthology. Bengin and Gavey,Il tempo della ricerca. Saggio sul moderno, il postmoderno e la fine della storia, Milano, Vangelista, Althusser. La lutte contre le sens commun dans le mouvement communiste "historique" au XX siècle, in Politique et philosophie dans l'œuvre de Louis Althusser). Presses Universitaires de France. L'eguale libertà. Saggio sulla natura umana, Milano, Vangelista, Oltre la gabbia d'acciaio. Saggio su capitalismo e filosofia, con Gianfranco La Grassa, Milano, Vangelista, Il teatro dell'assurdo (cronaca e storia dei recenti avvenimenti italiani). Una critica alla cultura dominante della sinistra nell'attuale scontro tra berlusconismo e progressismo, con Gianfranco La Grassa, Milano, Punto Rosso, Una teoria nuova per una diversa strategia politica. Premesse teoriche alla critica della cultura dominante della sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo, con Gianfranco La Grassa, Milano, Punto Rosso,Il marxismo vissuto del Che, in Adys Cupull e Froìlan Gonzales, Càlida presencia. Lettere di Che Guevara a Tita Infante, Milano, Punto Rosso, 1996. Un elogio della filosofia, Milano, Punto Rosso, 1996. Quale comunismo?, in Uomini usciti di pianto in ragione. Saggi su Franco Fortini, Roma, Manifestolibri, La fine di una teoria. Il collasso del marxismo storico del Novecento, con Gianfranco La Grassa, Milano, UNICOPLI,  Il comunismo storico novecentesco. Un bilancio storico e teorico, Milano, Punto Rosso, 1997. Nichilismo Verità Storia. Un manifesto filosofico della fine del XX secolo, con Massimo Bontempelli, Pistoia, CRT, 1Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero, con Massimo Bontempelli, Pistoia, Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal “Manifesto”, il futuro oltre la scienza e l'utopia, Pistoia, CRT,1. L'alba del Sessantotto. Una interpretazione filosofica, Pistoia, CRT, Marxismo, Filosofia, Verità, Pistoia, CRT,  Destra e sinistra. La natura inservibile di due categorie tradizionali, Pistoia, CRT, La questione nazionale alle soglie del XXI secolo. Note introduttive ad un problema delicato e pieno di pregiudizi, Pistoia, CRT, Le stagioni del nichilismo. Un'analisi filosofica ed una prognosi storica, Pistoia, CRT, Individui liberati, comunità solidali. Sulla questione della società degli individui, Pistoia, CRT, Contro il capitalismo, oltre il comunismo. Riflessioni su di una eredità storica e su un futuro possibile, Pistoia, CRT,  La fine dell'Urss. Dalla transizione mancata alla dissoluzione reale, Pistoia, CRT, Il ritorno del clero. La questione degli intellettuali oggi, Pistoia, CRT, Le avventure dell'ateismo. Religione e materialismo oggi, Pistoia, CRT,  Un nuovo manifesto filosofico. Prospettive inedite e orizzonti convincenti per il pensiero, con Andrea Cavazzini, Pistoia, CRT, Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia contemporanea, Pistoia, CRT, Scienza, politica, filosofia. Un'interpretazione filosofica del Novecento, Pistoia, CRT,  I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e del Novecento, Pistoia, CRT, L'educazione filosofica. Memoria del passato, compito del presente, sfida del futuro, Pistoia, CRT, Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente, Pistoia, CRT,  Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e alcune novità, Pistoia, CRT, Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia, CRT, Un filosofo controvoglia. Introduzione a Günther Anders, L'uomo è antiquato, Bollati Boringhieri. Le contraddizioni di Norberto Bobbio. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale, Pistoia, CRT, Marx inattuale. Eredità e prospettiva, Torino, Bollati Boringhieri, Verità filosofica e critica sociale. Religione, filosofia, marxismo, Pistoia, CRT, Dove va la sinistra?, Stefano Boninsegni, Roma, Settimo Sigillo, Comunitarismo filosofia politica, Molfetta, Noctua, La filosofia classica tedesca, prefazione a Renato Pallavidini, Dialettica e prassi critica. Dall'idealismo al marxismo, Molfetta, Noctua, L'ideocrazia imperiale americana, Roma, Settimo Sigillo,Filosofia del presente. Un mondo alla rovescia da interpretare, Roma, Settimo Sigillo, Filosofia e geopolitica, Parma, All'insegna del Veltro, Del buon uso dell'universalismo. Elementi di filosofia politica per il XXI secolo, Roma, Settimo Sigillo, Dialoghi sul presente. Alienazione, globalizzazione destra/sinistra, atei devoti. Per un pensiero ribelle, con Alain de Benoist e Giuseppe Giaccio, Napoli, Controcorrente, Prefazione a Renato Pallavidini, La comunità ritrovata. Rousseau critico della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori, Marx e gli antichi greci, con Luca Grecchi, Pistoia, Petite plaisance, Il popolo al potere. Il problema della democrazia nei suoi aspetti storici e filosofici, Casalecchio, Arianna Editrice, Verità e relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca della globalizzazione, Torino, Alpina, Elogio del comunitarismo Napoli, Controcorrente, Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico, Roma, Settimo Sigillo, Storia della dialettica, Pistoia, Petite plaisance,  La democrazia in Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare la democrazia realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla difesa della Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone Susa, Edizioni Melli-Quaderni Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla nascita di Karl Marx alla dissoluzione del comunismo storico novecentesco, Napoli, La città del sole,  Postfazione a Luca Grecchi, Il presente della filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance, Storia dell'etica, Pistoia, Petite plaisance,  Hegel antiutilitarista, Roma, Settimo Sigillo, Storia del materialismo, Pistoia, Petite plaisance, Una approssimazione al pensiero di Karl Marx. Tra materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato, Ripensare Marx. Filosofia, Idealismo, Materialismo, Potenza, Ermes, Un trotzkismo capitalistico? Ipotesi sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro seguaci europei, in Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della storia, Rimini, Il Cerchio, Alla ricerca della speranza perduta. Un intellettuale di sinistra e un intellettuale di destra "non omologati" dialogano su ideologie e globalizzazione, con Luigi Tedeschi, Roma, Settimo Sigillo, La quarta guerra mondiale, Parma, All'insegna del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo, in La rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68, Roma, Manifestolibri, Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia, Petite plaisance, Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di classe del capitalismo contemporaneo, con Eugenio Orso, Pistoia, Petite plaisance, Logica della storia e comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento, con Sidoli, Pistoia, Petite plaisance, .Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante, Petite Plaisance,  Filosofia della verità e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia, Petite plaisance, Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della storia. La passione dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato, .Dialoghi sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato, Collisioni. Dialogo su scienza, religione e filosofia, con Andrea Bulgarelli, Pistoia, Petite plaisance,  Karl Marx: un'interpretazione, NovaEuropa Edizioni.  Preve preferiva non definirsi marxista ma appartenente alla "scuola di Marx", e «allievo indipendente di Marx» (C. Preve, Elogio del comunitarismo, Controcorrente, Napoli,  «Personalmente, non sono credente né praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni personalizzazione del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione, e sono pertanto in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la religione, così come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti dell’antropologia umana in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà il genere umano.» (Elementi di politicamente corretto, )  Convegno György Lukács e la cultura europea (II intervento)  Relazione VIII Congresso Nazionale di DP (terzultimo intervento)  Destra e Sinistra: confronto tra C.Preve e D.Losurdo  Carmilla: I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia  Democrazia comunitaria o democrazia proprietaria? (L.Tedeschi-C.Preve). Considerazioni sulla geopolitica (di C.Preve) Ain .Intervista di Luigi Tedeschi a Il bombardamento etico dieci anni dopo (recensione di G. Di Martino), Fonte: A. Monchietto, Lucio CollettiCostanzo Preve. Marxismo, Filosofia, Scienza.  Morto Costanzo Preve, l'“ultimo” filosofo marxista su la RepubblicaTorino  Addio al filosofo Costanzo Preve  In memoria di Costanzo Preve di Diego Fusaro  Un lutto veramente grande per noi di Gianfranco La Grassa  In morte di Costanzo Preve  La Sala Rossa ricorda la figura di Costanzo Preve e raccogliendosi in un minuto di silenzio  C.Preve, Con Marx e oltre il marxismo (overleft) su files.splinder.Comunismo e Comunità » Laboratorio per una teoria anticapitalistica  Alessandro Volpe e Piotr Zygulski, Verità e filosofia, in Alessandro Monchietto e Giacomo Pezzano , Invito allo Straniamento. I. Costanzo Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance,  C. Preve, Elementi di politicamente corretto; ad es. «22. E qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo al lettore che questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che ho peraltro intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati (americanismo come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia dei diritti umani, antifascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia Sinistra/Destra come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi in modo più analitico e preciso».  Da Intellettuali e cultura politica nell'Italia di fine secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la Destra, la Sinistra, il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo culturale di un movimento di resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni, 2003.  C.Preve: audio congressi DP (RadioRadicale)  Intervista politico-filosofica (G. RepaciC. Preve)  «La costituzione italiana è stata distrutta per semprre con i bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora l’Italia è senza costituzione, e lo resterà finché i responsabili politici di allora non saranno condan morte per alto tradimento (parlo letteralmente pesando le parole), con eventuale benevola commutazione della condanna a morte a lavori forzati a vita. Eppure, questi crimini passano sotto silenzio, perché si continuano ad interpretare gli eventi di oggi in base ad una distinzione completamente finita nel 1945». (C. Preve, Elementi di politicamente corretto) //aginform.org/preve.html.  Étienne Balibar, La filosofia di Marx, Manifestolibri, Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Editori Riuniti, Roma, André Tosel, Devenir du marxisme: de la fin du marxisme-léninisme aux mille marxismes, France-Italie  in Dictionnaire Marx contemporain, Jacques Bidet-Eustache Kouvélakis , PUF, Parigi Cristina Corradi, Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro Monchietto, Marxismo e filosofia in Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, Piotr Zygulski, Costanzo Preve: la passione durevole della filosofia, presentazione di Giacomo Pezzano, Pistoia, Editrice Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano , Invito allo Straniamento. I. Costanzo Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski, Costanzo Preve e l'educazione filosofica , in Educazione Democratica,  Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio ,  Alessandro Monchietto , Invito allo Straniamento. II. Costanzo Preve marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo BontempelliFabio Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle culture occidentali, Milano, Trevisini, Formenti, Il socialismo è morto. Viva il socialismo!, Meltemi, Milano Comunitarismo Domenico Losurdo Massimo Bontempelli (storico) Nazionalismo di sinistra Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Costanzo Preve  Registrazioni di Costanzo Preve, su RadioRadicale, Radio Radicale.  Breve sintesi del pensiero di C.Preve (filosofico.net), su filosofico.net. Raccolta di e-book scaricabili gratuitamente offerti dalla casa editrice Petite Plaisance, su petiteplaisance). Antologia di testi di C.Preve, Raccolta di articoli (AriannaEditrice), su ariannaeditrice. Filosofia  Il testo è disponibile solo in e-book, e lo si può scaricare gratuitamente al seguente link: petiteplaisance ebooks/sin_ebl_1032.html. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Preve," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

PRIMI. (Bellgirate). Filosofo. Grice: “I like Prini, but I won’t expect his “Discorse e situazione” to be about Firth’s context of utterance!” -- “Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro desiderare. "Ventisei secoli nel mondo dei filosofi"). Tra i maggiori esponenti dell'esistenzialismo.  Di modeste origini, Prini mostrò fin da giovane una certa attitudine per gli studi e completò l'intero iter scolastico, iscrivendosi quindi al seminario di Arona nel 1934, dove ebbe come docente di filosofia mons. De Lorenzi. La scelta del seminario, oltre a derivare dalla sua povertà di mezzi materiali, rispondeva a una profonda convinzione di fede che resterà immutata per tutta la vita del filosofo. Prini, tuttavia, lasciò il seminario tre anni più tardi «per amore della filosofia»: gli sembrava infatti che l'impostazione neotomista della filosofia lì insegnata non rispondesse ai bisogni del tempo. Egli quindi, vinto un posto presso il Collegio Borromeo di Pavia, iniziò i suoi studi di filosofia. Particolarmente influenti furono Adolfo Levi e, dopo che questi dovette rassegnare le dimissioni in seguito alle leggi razziali, Michele Federico Sciacca con cui si laureò nel 1941 discutendo una tesi su Rosmini. Durante il servizio militare, contrasse una malattia polmonaregrave che lo costrinse, tra il '43 e il '45, al ricovero presso il Collegio Borromeo, allora trasformato dai tedeschi in ospedale militare. Lì godette della compagnia intellettuale del Rettore, monsignor Cesare Angelini, e approfondì lo studio di Plotino. Il 1950 è un altro anno cruciale per la formazione di Prini: grazie a una borsa di studio, egli trascorse nove mesi a Parigi dove conobbe e frequentò il filosofo Gabriel Marcel.   Una veduta del lago Maggiore dalla terrazza del Collegio Rosmini. Nel suo libro su Belgirate, borgo che si affaccia sullo stesso lago, Prini cita H.F. Amiel e scrive: «Un paesaggio è uno stato d'animo». Prini s'è legato al gruppo di giovani filosofi che Sciacca aveva riunito intorno a sé: Maria Teresa Antonelli, Roberto Crippa, Alberto Caracciolo. Quando Sciacca nel 1946 si trasferì a Genova tutto il gruppo lo seguì, ottenendo ciascunosecondo la specificità dei propri studiun incarico di insegnamento di una disciplina filosofica. A Prini venne affidato l'insegnamento di Storia della filosofia antica. Di qui, vincitore di concorso, si trasferì a Perugia, dove dette vita ad una sua scuola filosofica, che ha in Dario Antiseri l'esponente più noto. Prini sposa Josefa "Pepa" Flores, spagnola, compagna affezionata per tutta la vita, cui Prini dedicherà gran parte dei suoi libri. Dello stesso anno è il testo Verso una nuova ontologia che, insieme a Discorso e situazione del 1961 segnano il passaggio alla fase matura del suo pensiero. Viene chiamato a coprire la cattedra di Storia della filosofia dalla Facoltà di Magistero dell'Università "La Sapienza" di Roma, che terrà fino al 1985, diventando poi docente emerito. Qui svolse una intensa attività didattico-scientifica, che alimentò partecipando anche a molteplici iniziative culturali, impegnandosi in prima persona nella promozione televisiva del sapere filosofico e, nell'attività radiofonica, in programmi di decisa funzione umanistico-culturale. Tra le opere più interessanti e più discusse della sua ultima produzione, va ricordato Lo scisma sommerso del 1998, in cui il filosofo analizza la spaccatura sotterranea che si è creata nella Chiesa cattolica tra il magistero ufficiale e la fede e le scelte di vita dei credenti. Un tema che diviene centrale in quest'ultimo periodo è anche il tema del male, in modo parallelo a quanto andava elaborando nello stesso periodo Luigi Pareyson, amico personale di Prini.  Prini si ritira a Pavia dove lavora, finché le forze glielo consentono, a Ventisei secoli nel mondo dei filosofi, «un ultimo ripensamento, una sorta di commiato personale dagli autori e dai problemi che gli erano stati cari per tutta la vita». È morto a Pavia ed è sepolto a Belgirate nella tomba di famiglia. La sua biblioteca personale e il suo lascito manoscritto sono conservati presso la biblioteca del Collegio Ghislieri di Pavia nel "Fondo Pietro Prini".  Pensiero Si può dire che in nessuna delle opere di Prini sia racchiuso tutto quanto il suo pensiero. Egli è, in questo senso, un pensatore abbastanza asistematico e offre intuizioni in direzioni diverse, che si possono riassumere in alcuni blocchi tematici.  L'ontologia semantica  Una pagina manoscritta del filosofo. Un buon punto da cui partire è la scoperta e la definizione dell'ontologia semantica: accanto al discorso apofantico, che definisce in modo univoco i suoi oggetti e che vuol dimostrare le sue verità in modo necessario, Prini apre lo spazio per il discorso semantico, il linguaggio cioè della musica, della poesia, della preghiera, dell'invocazione, del dialogo. Nel testo Verso una nuova ontologia, egli fa risalire la dimenticanza dell’ontologia semantica ad Aristotele, il quale riteneva i discorsi semantici non verofunzionali e quindi estranei al campo dellafilosofia. Nell'opera successiva Discorso e situazione, l'autore definisce in modo più dettagliato gli ambiti di ciascun discorso.  In un’intervista rilasciata a Vittorio Grassi, Prini argomenta: «Per molti anni ho tenuto presente nello sviluppo delle mie ricerche il volume Discorso e situazione, dove, nel quadro del problema contemporaneo della molteplicità dell’uso logico della ragione, ho delineato un esame sistematico delle diverse forme argomentative del discorso razionale “situato”, ossia in relazione al suo proprio oggetto ed al suo proprio uditorio, e precisamente la verifica come forma della prova del discorso oggettivo o scientifico, la testimonianza, come forma della prova del discorso privato o intersoggettivo, la determinazione particolare, come forma del discorso collettivo o ideologico. È stata un ricerca non inutile, credo, se ha messo in luce, per un verso, contro lo scientismo, la pluralità dell’uso logico della ragione, e per un altro verso, la fondamentale convergenza di quelle forme del discorso razionale in una dottrina della verità ostensiva dell’essere, o, come dicevo nel mio volume Discorso e situazione, inventandone l’espressione, in un’ontologia semantica».  In questo senso, la filosofia di Prini si caratterizza per un confronto rispettoso e vivace con le scienze: da una parte, il filosofo ne riconosce tutta la dirompente importanza, dall'altra è attento a criticare quelle filosofiequali il neopositivismoche ne esasperano i risultati e le spingono oltre il proprio ambito di legittimità conoscitiva.  L'uomo Il secondo punto è quello dell’antropologia e della sociologia filosofica. Prini non dimentica mai la lezione dell’esistenzialismo: l’uomo di cui la filosofia deve occuparsi è l’uomo concreto. E perciò, in primo luogo, è importante considerare il corpo come elemento costituito della soggettività in un’unità psicofisicadel resto, già Rosmini nel mondo cattolico aveva fatto questo movimento verso il corpo, parlando di sentimento fondamentale corporeo. Prini se ne occupa soprattutto nell'opera Il corpo che siamo. Quindi, ne Il paradosso di Icaro, viene elaborata la distinzione tra desiderio e bisogno: il bisogno, cioè la necessità di avere, si distingue dal desiderio, cioè dalla volontà di essere autenticamente.  Nel mondo contemporaneo, che è un mondo capitalistico, tecnologico e nichilistico, l’uomo corre il rischio di essere dominato da bisogni sempre accresciuti e di dimenticare così la propria dimensione più autentica e il proprio desiderio. Prini scrive che «Pensare è […] la maniera più profonda del nostro desiderare»: ciò significa che la filosofia ha, prima di tutto, il compito di domandare intorno al senso di ciò che è e di ciò che si èun domandare che mette in questione anche il domandante stesso.  Qui sono naturalmente molto forti gli echi di Heidegger, che Prini definisce «maestro inevitabile». L’esito socio-politico di queste dottrine priniane è il rifiuto degli assoluti terrestri, cioè di quelle concezioni totalitarie della politica come il nazismo o il comunismo che negano il valore assoluto della coscienza individuale e, insieme, negano lo spazio per ogni trascendenza genuina. Prini, per converso, ritiene che l'unico agire autentico derivi dalla contemplazione, secondo quella dottrina della contemplazione creatrice che egli ritrova in Plotino e che fa propria.  L'Essere Di qui, si può passare a parlare della concezione priniana dell’Essere, che è caratterizzato dall'ambiguità, da cui anche il titolo della sua opera principale su questo tema, L'ambiguità dell'essere, che ha la particolarità di essere scritta in forma di dialogo. L'Essere può intendersicome è stato variamente inteso nella storia della filosofiasia come necessità assoluta (al modo Parmenide), sia come bontà o finalità assoluta (al modo di Leibniz), sia come libertà od opposizione assoluta (al modo di Cusano). Prini cerca di pensare insieme queste tre modalità, ritenendole tutte essenziali all'Essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Egli definisce questa sua concezione «problematicismo ontologico». Dal momento che l’Essere è in sé ambiguo, esso non si lascia completamente definire e dimostrare dal discorso apofantico e si presta al discorso semantico in generale e quindi al discorso religioso in particolare.  La fede Assolutamente capitale è, dunque, il problema della religione, della fede cristiana e della Chiesa cattolica. Prini ha sempre pensato la propria attività filosofica come un filosofare nella fede: a differenza dello scienziato, il filosofo mette in gioco se stesso nel proprio filosofare, e un cristiano, quale egli era, non può mettere da parte le proprie convinzioni religiose quando filosofa. Nella prolusione al corso di Filosofia teoretica a 'Perugia, egli argomenta: «C’è un carattere ludico nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter mettere tra parentesi la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca della verità, come dice Husserl, ein wirklicher Anfänger, “un vero e proprio principiante”».  «Ho dedicato tutta la mia vita alla cultura cattolica in modo critico» sostiene Prini nell’intervista. Questo suo lavoro critico può riassumersi così: distinzione tra il nucleo del messaggio evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle posizioni più tradizionaliste della Chiesa, specialmente in filosofia (si veda in particolare il volume La filosofia cattolica italiana del Novecento), invito al dialogo tra la Chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Il seguente passaggio de Lo scisma sommerso mostra in modo disambiguo ciò che Prini ha in mente: «Per questa mentalità generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione dell'Eden, di cui parlanoin un senso simbolico che è da determinarei primi racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la responsabilità della sua stessa colpa?»  Opere Gabriel Marcel e la metodologia dell’inverificabile. Roma, Studium, Verso una nuova ontologia. Roma, Studium, Rosmini postumo. Roma, Armando, 2ª edizione, “Discorso e situazione.” Roma, Studium,  2ª edizione,  “Il paradosso di Icaro,” Roma, Armando, 2ª edizione, Ripubblicato nel  Gianpiero Gamaleri. “L’ambiguità dell’essere.” Genova, Marietti, Storia dell'esistenzialismo da Kierkegaard a oggi. Roma, Studium,  Il testo è l’ultima versione di una serie di lavori precedenti sulla storia dell’esistenzialismo che risalgono fino agli anni ’50. “Il corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica. Torino, SEI, “Plotino e la nascita dell’umanesimo interiore.” Milano, Vita e Pensiero,Anche questa è l’ultima versione di un lavoro “a più strati”, il cui primo nucleo risale agli anni della guerra, mentre Prini era ricoverato presso il Collegio Borromeo di Pavia, allora trasformato dai tedeschi in ospedale militare. Il cristiano e il potere. Roma, Studium, La filosofia cattolica italiana del Novecento. Roma-Bari, Laterza, 2ª edizione. Lo scisma sommerso. Milano, Garzanti (per l'editore G due). Ripubblicato dalla casa editrice Interlinea, Novara, . Terra di Belgirate (nuova edizione curata da Vittorio Grassi). Grugliasco (Torino), tipografia Sosso Ventisei secoli nel mondo dei filosofi (Walter Minella). Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia, . Inediti I seguenti testi inediti, ritrovati tra le carte del "Fondo Pietro Prini", sono stati pubblicati:  Visita a Borges in Paradiso (Andrea Loffi). In: “Avvenire”, Lo stesso testo è presente anche in appendice a: Walter Minella, Pietro Prini, Roberto Cutaia, Prini, un filosofo che canta i Salmi. In: “Avvenire”, Qui sono riportati alcuni passaggi di un commento ai Salmi. Croce e Gentile secondo Prini (Andrea Loffi). In: “Avvenire”, sabato 13 maggio 23 . Premi Prini è stato insignito del Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica . -- è stato conferito il primo "Premio Pietro Prini" in onore del filosofo, per promuoverne lo studio e la ricerca, presso il Collegio Rosmini di Stresa.  Notizia della morte, Walter Minella, Pietro Prini, Città del Vaticano, Lateran University Press, 25.  Terra di Belgirate, Walter Minella, Pietro Prini, Città del Vaticano, Lateran University Press, Andrea Loffi, Il Prini sommerso , su pietroprini.org.  Pietro Prini, Terra di Belgirate,  Ventisei secoli nel mondo dei filosofi, Walter Minella, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia, Ventisei secoli nel mondo dei filosofi, Walter Minella, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia, Pietro Prini, Plotino e la fondazione dell'umanesimo interiore, Milano, Vita e Pensiero,Pietro Prini, Terra di Belgirate, Pietro Prini, Cristianesimo e filosofia, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia, Terra di Belgirate, Pietro Prini, Lo scisma sommerso, Milano, Garzanti, 1Dario Antiseri e Domenico Conci , Il desiderio di essere. L'itinerario filosofico di Pietro Prini. Roma, Studium, Santo Arcoleo, La filosofia cattolica nell'Italia del Novecento. Intervista a Pietro Prini, in Segni e Comprensione, Biagio Muscherà, L'ontologia del desiderio inPrini. Genova-Milano, Marietti, 2005. Massimo Flematti , Pietro Prini, filosofo e uomo. Verbania-Intra, Alberti, . Walter Minella, Città del Vaticano, Lateran University Press, .Walter Minella, Andrea Loffi, Massimo Flematti, Giorgio Sandrini , Credere oggi in Dio e nell'uomo ancora e nonostante. Pietro Prini filosofo del dialogo tra fede e scienza. Roma, Armando. Sito dedicato a Pietro Prini, su pietroprini.org. Enciclopedie on line, sito "Treccani L'Enciclopedia italiana".//filosofico.net/prini.htm.

 

PRODI (Scandiano). Filosofo. Grice: “While he likes semiotics, Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read English at Yale! No philosophy background!” -- Figlio di Mario, ingegnere, ed Enrica, maestra, è il terzo di nove fratelli (tra cui anche il politico ed economista Romano, il fisico ed europarlamentare Vittorio, il matematico Giovanni, il fisico Franco e lo storico Paolo).  Si è laureato a Bologna, dove ha poi insegnato, dal 1958, Patologia Generale. In seguito gli fu affidata la prima cattedra di Oncologia dell'ateneo.Direttore dell'Istituto di Cancerologia di Bologna, di cui fu fondatore, e del progetto Biologia cellulare del Cnr, pubblicò anche diversi libri riguardo alla medicina ed alla biologia, sviluppando anche, congiuntamente a Thomas Sebeok e Thure von Uexküll, un approccio semiotico alla biologia negli anni Settanta e Ottanta.  Fece parte inoltre del Consiglio Superiore di Sanità della Commissione Oncologica del Ministero della Pubblica Istruzione e fu consulente del Ministero per la Ricerca Scientifica e Tecnologica.  Con Il neutrone borghese, ha pubblicato anche alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro, biografia romanzata (con riflessi autobiografici) di Lazzaro Spallanzani, per cui è risultato "supervincitore" del Premio Grinzane Cavour e finalista al Premio Bergamo. L'ultimo libro è stato Il cane di Pavlov, uscito nell'anno stesso della sua morte di cancro, ma altri sono stati pubblicati postumi. Sono stati raccolti tutti nel volume L'opera narrativa,A Giorgio Prodi, l'Bologna ha dedicato il Centro Interdipartimentale di Ricerche sul cancro nonché un'aula situata nel complesso di San Giovanni in Monte . Ogni anno, una conferenza della riunione annuale della Società Italiana di Cancerologia è dedicata a lui.   Pubblicazioni Scienza e potere, Il Mulino, Bologna, estr. da Il Mulino, La scienza, il potere, la critica, Il Mulino, Bologna, Oncologia sperimentale, Esculapio, Bologna, “Le basi materiali della significazione,” Bompiani, Milano, La biologia dei tumori, Casa editrice ambrosiana, Milano, “Soggettività e comportamento,” Giuliano Piazzi, prefazione di Giorgio Prodi, FrancoAngeli,  Orizzonti della genetica, Editoriale L'Espresso, Il neutrone borghese, Bompiani, Milano, Patologia Generale, con Giovanni Favilli, CEA, “La storia naturale della logica,” Bompiani, Milano, “L'uso estetico del linguaggio,” Il Mulino, Bologna, Lazzaro: il romanzo di un naturalista del '700, Camunia, Brescia, Oncologia generale, Esculapio, Bologna, Gli artifici della ragione, disegni di Cesare Paolantonio, Edizioni del Sole 24 ore, Milano, “Il cane di Pavlov,” Camunia, Brescia, Alla radice del comportamento morale, Marietti, Milano, Teoria e metodo in biologia e medicina, CLUEB, Bologna, L'individuo e la sua firma. Biologia e cambiamento antropologico, Il Mulino, Bologna, Il profeta, Camunia, Brescia, L'opera narrativa, introduzione di Elvio Guagnini, Diabasis, Reggio Emilia. Conferenza "Prodi" È morto ieri a Bologna Prodi, da Repubblica  Apprezzato anche da Giuseppe Dossetti, La parola e il silenzio. Discorsi e scritti  ed. Paoline,  in riferimento ad un articolo che si rifaceva ai "geni invisibili della città" di Guglielmo Ferrero. Sul sottotitolo (i “geni invisibili” della città) dell'opera Potere, v. Giampiero Buonomo, Titolo V e "forme di governo": il caso Abruzzo (dopo la Calabria), in Diritto e Giustizia on-line: RACCOLTA PREMIO NAZIONALE DI NARRATIVA BERGAMO, su legacy.bibliotecamai.org. Sito del Centro Interdipartimentale di Ricerche sul cancro "Giorgio Prodi"  Brochure dell'Aula Prodi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

PROSPERO. (Pescosolido), filosofo. Si è laureato in Filosofia a Roma, discutendo una tesi su Kelsen. Professore a Roma. Autore di numerosi saggi, collabora con diverse riviste scientifiche e quotidiani., tra i quali soprattutto L'Unità.  I suoi interessi sono principalmente rivolti al sistema istituzionale italiano e al pensiero politico della sinistra. Inoltre, svolge attività di editorialista: le posizioni da lui espresse come analista politico sono state aspramente criticate dal giornalista  Travaglio, che lo ha accusato di "pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la posizione critica assunta da Prospero nei confronti della democrazia diretta, e nei confronti della fiducia riposta daTravaglio, e dal Movimento 5 stelle di Grillo, nella intrinseca infallibilità del giudizio espresso dagli elettori e del popolo della Rete.  Dal  fa parte della direzione nazionale di Sinistra Italiana ed è responsabile cultura del partito.   parziale La politica postclassica, Il nuovo inizio, Nostalgia della grande politica, La democrazia mediata, Sistemi politici e storia, Il pensiero politico della destra, Newton Compton, I sistemi politici europei, Newton Compton, Politica e vita buona, Euroma la Goliardica, Sinistra e cambiamento istituzionale, Storia delle istituzioni in Italia, Editori Riuniti, Il fallimento del maggioritario, La politica moderna. Teorie e profili istituzionali, Carocci,  Lo Stato in appalto. Berlusconi e la privatizzazione del Politico, Manni Editori, Politica e società globale, Laterza, L'equivoco riformista, Manni Editori, Alle origini del laico, FrancoAngeli, La costituzione tra populismo e leaderismo, FrancoAngeli, Filosofia del diritto di proprietà, FrancoAngeli, Perché la sinistra ha perso le elezioni, Prospero e Mario Morcellini, Ediesse, Il comico della politica, nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi, Ediesse, . Il libro nero della società civile. Il nuovismo realizzato, Bordeaux edizioni, . La scienza politica di Gramsci, Bordeaux edizioni.  Elenco dei principali interventi di Prospero sulla stampa italiana, da "Rassegnacamera"  Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contropotere del Quirinale, Left-avvenimenti, Caro Prodi, l'errore più grande della sinistra europea è stato dimenticare il lavoro, il manifesto, Bruno Gravagnuolo, Grillo, il travaglio di Marco nel duello tv con Prospero l'Unità  Gli organismi di Sinistra Italiana, da "Sinistraitaliana.si"  Sinistra Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a Testaccio, da HuffingtonPost  Pagina Web del docente sul sito della SapienzaRoma, su coris.uniroma1.

 

PUCCI. (Firenze). Filosofo. Scrisse alcuni trattati dove ambiva a una religione universale di stampo utopistico e fu molto polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da essere tacciato di eresia e giustiziato dall'Inquisizione romana.  Forse imparentato, come lui stesso sostenne, con la potente e ricca famiglia fiorentina dei Pucci, della quale fece parte, tra gli altri, il cardinale Antonio Pucci, da quella tuttavia non ne venne mai riconosciuto membro. Secondo quanto scrisse lui stesso, trovandosi a Lione per affari di commercio, fu colto da un improvviso «mutamento et cambiamento» che lo fece decidere a darsi allo studio delle «cose celesti ed eterne» e a scoprire i reali motivi dei contrasti religiosi che laceravano l'Europa.  A questo scopo, si trasferì a Parigi per studiare teologia e, avendo assistito personalmente alla strage degli Ugonotti nella notte di San Bartolomeo, decise di aderire alle tesi protestanti. Trasferitosi in Inghilterra, si iscrisse all'Oxford, ottenendo il titolo di Magister atrium. Controversie dottrinali gli procurarono l'espulsione dalla comunità calvinista francese alla quale aveva aderito in primavera: come scrisse al teologo svizzero Johann Jacob Grynaeus, vi aveva discusso del peccato originale e aveva altresì contestato l'autoritarismo del concistoro della comunità.  Quest'ultima gli rimproverava, oltre a importanti punti dottrinali come la concezione del peccato originale, della fede e dell'eucaristia, la sua pretesa di profetizzare, ricordandogli che, con la scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non poteva più esistere in nessuna chiesa cristiana. Emigrato a Basilea nel 1577 su invito di Francesco Betti, v'incontrò Fausto Sozzini, ma pochi mesi dopo, espulso anche dalla città svizzera, fu costretto a tornare in Inghilterra, mantenendosi ancora in contatto epistolare col Sozzini.  La natura umana e il problema della salvezza Dapprima il Pucci pubblicò un manifesto, e poi scrisse in autunno a Niccolò Balbani, a Basilea, una lunga lettera in cui esponeva la sua teoria dell'innocenza naturale dell'uomo, già discussa col Sozzini, secondo la quale «tutti gli uomini nascono et restano innanzi all'uso della ragione e del giuditio». Grazie alla redenzione operata da Cristo, il peccato originale non può causare la dannazione quando siamo ancora nel grembo materno, e dunque il battesimo dei bambini, che sono «naturalmente» innocenti per la naturale bontà della natura umana, per quanto non censurabile, è inutile. L'eventualità della dannazione è un problema dell'adulto che, raggiunta l'età della ragione, è in grado di distinguere il bene dal male.  Si tratta di evidenti tesi pelagiane: l'uomo è buono per natura e a causa dell'amore di Dio verso il genere umano, che ha creato l'uomo di natura buona, si fonda la vera fede cristiana: «il fondamento della religione, et bontà vera, è propriamente la fidanza generale in Dio del cielo e della terra», una fiducia fondata sulla conoscenza di Dio che, secondo Pucci, è comune a tutti gli uomini, una fede che egli contrappone alla concezione della fede protestante, che consiste invece in una «fidanza particulare» che il singolo protestante ripone in Dio. È del resto la tesi sostenuta da Sozzini nel suo De Jesu Christo servatore.  Francesco Pucci sosteneva di aver tratto le proprie concezioni in virtù del dono dello Spirito Santo che, attraverso visioni, lo ispirava permettendogli di preconizzare il prossimo avvento del regno di Dio che avrebbe provocato la conversione di tutti i popoli, qualunque fosse la loro religione, sotto un'unica confessione cristiana. La redenzione operata da Cristo riguarda infatti tutti gli uomini, anche i non cristiani, perché esalta la loro naturale bontà: la salvezza non deve costituire un dubbio tormentoso ma è un obbiettivo che può essere raggiunto abbandonandosi con fiducia alla fede in Dio, è la fedenaturale che, prima della caduta, aveva Adamo, uomo naturale e immortale perché fatto a immagine e somiglianza di Dio nella mente e nello spirito. Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba essere escluso tanto che il peccato originale si trasmetta nelle generazioni, quanto che possa esistere una predestinazionesemplice o doppia che sia, una per gli eletti e una per i dannatistabilita ab aeterno.  Sozzini rispose al Pucci con il De statu primi hominis ante lapsum, obiettando che la somiglianza di Adamo con Dio risiedeva nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e non nella sua immortalità, e se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finì col peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente, visto che egli peccò per sua libera scelta. La natura dell'uomo attuale non è diversa da quella adamitica, la sua salvezza risiede nella sua volontà di scegliere il bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua natura, che si fonda la sua etica.  La Forma d'una Republica Catholica Dopo un breve periodo passato in Olanda, a Londra scrisse nel 1581 la sua opera principale, la Forma d'una repubblica cattolica, che pubblicò in forma anonima.. Per porre rimedio alla confusione e agli scandali regnante nel cristianesimo, sarebbe necessario «un libero e santo concilio al quale si vede che tutti gli uomini da bene di tutte le province inclinano», ma che viene rifiutato dai potenti prelati che oggi comandano «non solo nella religione, ma anche nella repubblica».  Per preparare questo futuro concilio, è necessario che gli uomini dabbene, all'interno di ogni singolo stato, si organizzino in un'unione, in un «collegio» o comunità nella quale essi si governino secondo comuni principi, senza «alienarsi da i loro principi e magistrati civili» e senza entrare in polemica contro la confessione religiosa vigente; questi uomini, infatti, «d'animo et tal volta anche di corpo alienato da gli ordini et usanze di quelle repubbliche nelle quali è sono nati et allevati, conviene ch'e' vivino come forestieri nel loro natio terreno, o forastieri interamente per gli altrui paesi, è necessario ch'e' si portino molto saviamente e discretamente con i principi e magistrati de' luoghi dove essi habitano».  Si tratta di un'aperta giustificazione del nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo provvisorio allo scopo di raggiungere un fine superiore nell'interesse di tutti i cristiani. L'insieme di questi collegi avrebbe formato di fatto una repubblica cattolica, cioè universale, che, con l'esempio dei retti comportamenti dei suoi aderenti, avrebbe col tempo acquisito il consenso della grande maggioranza della popolazione di ogni singolo stato, promuovendo così il rinnovamento dei costumi e delle diverse confessioni, fino a rifondare un'unica religione cristiana.  Gli elementi essenziali di questa rinnovata e unificata religione dovranno essere la fede «in un solo Dio del cielo e della terra, creatore et governatore dello Universo», nel Cristo morto e risorto per redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi, la testimonianza degli Apostoli, il rispetto dei dieci comandamenti, l'«orazione domenicale» e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che storicamente dividevano le confessioni cristiane sono sfumate dal Pucci, che vuole che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della Trinità e dell'incarnazione non si utilizzino sottigliezze e non si creino divisioni.  I membri di queste comunità dovranno essere tutti gli uomini maggiorenni e laicigli ecclesiastici, infatti, sono evidentemente incapaci di superare le divisioni che essi stessi hanno creatoorganizzati sotto un capo temporaneo, «provosto o console», assistito da un «censore», che non deve avere alcun'autorità particolare, ma dovrà proporre le risoluzioni da approvare all'unanimità nell'assemblea generale dei membri: quando non vi fosse unanimità, si deciderà a sorte fra le diverse opzioni. Le donne, dovendo essere sottoposte ai mariti, possono assistere ma non possono avere alcun'autorità né diritto di voto.  Il collegio aveva anche il potere di punire le cattive condotte dei singoli membri, sino all'espulsione. Le diverse comunità si sarebbero tenute in contatto epistolarea questo scopo era costituito l'incarico di un cancellieree, attraverso delegati, si sarebbero riunite in diete da tenersi periodicamente nelle terre «di qualche gentilhomo o signore» aderente a un collegio di una delle maggiori città europee «come Francoforte, Lione, Parigi et simili», perché qui i convenuti alla dieta sarebbero passati inosservati più facilmente.  Se gli aderenti ai collegi devono manifestare un formale ossequio alle autorità costituite, essi devono anche proporre una sia pur cauta propaganda per far guadagnare alla comunità nuove adesioni: ciascuno deve mantenere il segreto della sua attività tramite giuramento, essere amico dei compagni e nemico di chi è loro nemico. Per saldare insieme i "fratelli", è opportuno che essi si sposino nello stesso ambiente, con donne «sane e gagliarde» per averne una buona discendenza, evitando però rapporti sessuali frequenti che, secondo il Pucci, sono nocivi alla salute fisica degli uomini e a quella morale delle donne. Nella famiglia, il padre riveste il ruolo di capo e di sacerdote laico: battezza egli stesso i figli in età audulta, i quali dovranno crescere in una decorosa austerità, studiando nelle scuole consigliate dalla comunità ed evitando carriere immorali, come quella ecclesiastica o avvocatesca. Fu a Cracovia, dove incontrò Fausto Sozzini e altri dissidenti religiosi. Le sue idee però non trovarono successo in nessuna confessione calvinista o luterana, né fra gli anabattisti e i sociniani. In compenso qui conobbe il mago e astrologo inglese John Dee, con il quale si recò a Praga alla corte di Rodolfo II. Anche qui la sua indole (John Dee lo descrisse come pericolosamente chiacchierone e utopico) non venne accolta positivamente e deluso dai protestanti si riconvertì al cattolicesimo (forse dopo un incontro con il cardinale Ippolito Aldobrandini, futuro papa Clemente VIII).  In Olanda lavorò alla sua ultima opera, il trattato De Christi servatoris efficacitate in omnibus et singulis hominibus (L'efficacia salvifica del Cristo in tutti e in ogni uomo), dedicato al neo eletto pontefice Clemente VIII. Qui riassunse e sviluppò tutte le sue teorie su una Chiesa universale ed ecumenica: secondo lui ogni uomo aveva il diritto di professare una Chiesa di Cristo, e Dio, grazie al suo amore universale per l'intera umanità, doveva aiutare ad abbattere le barriere che separavano le chiese. Una volta pubblicata l'opera egli volle andare a Roma per presentarla la papa stesso, ma venne catturato a Salisburgo dall'Inquisizione e condotto in carcere a Roma, dove conobbe Bruno e Campanella. Venne condannato a morte per eresia, decapitato e poi bruciato sul rogo a Campo de' Fiori  Il "puccismo" però gli sopravvisse nella Chiesa luterana grazie al pastore Samuel Huber.  Note  Francesco Pucci, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.   Lettera in A. Rotondò, Studi e ricerche di storia ereticale italiana del Cinquecento  F. Pucci, Lettere, documenti e testimonianze  In D. Cantimori, Per la storia degli eretici italiani del secolo XVI in Europa  Lucia Felici, La riforma protestante nell'Europa del cinquecento, Carocci editore Opere Lettere, documenti e testimonianze, Luigi Firpo e Renato Piattoli, Firenze, Olschki, De praedestinatione, Firenze, Olschki,  Studi Cesare Cantù, Gli eretici d'Italia, Torino, Unione Tipografico-Editrice. Per la storia degli eretici italiani del secolo XVI in Europa, D. Cantimori ed E. Feist, Roma, Reale Accademia d'Italia, Delio Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento, Firenze, Sansoni, Antonio Rotondò, Studi e ricerche di storia ereticale italiana del Cinquecento, Torino, Giappichelli, Élie BarnaviMiriam Eliav-Feldon, Le périple de Francesco Pucci, Paris, Hachette, Roberta Lorenzetti, Una disputa di antropologia filosofica sul primo uomo. Francesco Pucci di fronte al naturalismo di Fausto Sozzini, Milano, Cusl, Paolo Carta, Nunziature ed eresia nel Cinquecento. Nuovi documenti sul processo e la condanna di Francesco Pucci Padova, Cedam, Censura ecclesiastica e cultura politica in Italia tra Cinquecento e Seicento, C. Stango, Firenze Giorgio Caravale, Il profeta disarmato. L'eresia di Francesco Pucci nell'Europa del Cinquecento, Bologna, Il Mulino,  Mario Biagioni, Francesco Pucci e l'Informatione della religione christiana, Torino, Claudiana,  Vincenzo Vozza, Pucci e l’Informatione della religione christiana, in «Nuova Rivista Storica», n Giorgio Caravale, Francesco Pucci's Heresy in Sixteenth-Century Europe, Leiden-Boston, Brill,   Francesco Pucci, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Francesco Pucci, eresie, su eresie.

 

PUCCINOTTI.  (Urbino). Flosofo. Dopo aver studiato presso gli Scolopi, venne ammesso nel Collegio militare di Pavia. Si trasferì poi a Roma dove si dedicò allo studio della medicina seguendo le lezioni del noto clinic Mattheys. Dopo essersi laureato in medicina, praticò la medicina nelle campagne laziali, studiando le febbri di tipo petecchiale che imperversavano in quella zona. Per i suoi studi ottenne la cattedra di Anatomia e fisiologia ad Urbino, per poi insegnare Patologia e medicina legale a Macerata fino a quando, dopo aver preso parte ai moti delle Legazioni, venne allontanato dalla città e gli fu impedito di esercitare la professione medica. Si spostò quindi nella più liberale Toscana dove ottenne la cattedra di Igiene nell'Pisa. Qui approfondì il suo studio sulla medicina civile e si rese protagonista di molti dibattiti culturali e scientifici presso la locale Università (fu segretario della sezione di medicina ai congressi pisani e fiorentini degli scienziati italiani).  Nel 1843 il Granduca Leopoldo II di Toscana lo inserì in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul litorale pisano le risaie, dal punto di vista della medicina civile. Espose le sue analisi nel saggio Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana dello stesso anno 1843: conclusioni che saranno alla base del Regolamento sulla cultura del riso in Toscana. Negli ultimi anni trascorsi a Pisa ottenne la cattedra di Storia della medicina, che mantenne anche al suo trasferimento a Firenze. In questi anni conobbe Pietro Siciliani, suo allievo, col quale mantenne un costante rapporto di amicizia e collaborazione. Morì a Firenze e per i suoi meriti fu sepolto nella Basilica di Santa Croce.  Puccinotti fu uno storico della medicina, ma altri sono gli aspetti della sua complessa personalità: fu fisiologo, clinico, medico legale, letterato (fraterna amicizia con Leopardi), filosofo, sociologo e politico. La sua vita si svolse tra le conquiste napoleoniche e la proclamazione di Roma capitale, periodo di profonde divisioni ideologiche. Non è da trascurare il merito di aver sostenuto la necessità di una protezione medica dei lavoratori e di aver indicato il futuro della medicina nel suo sviluppo igienico e sociale.  Opere: “Storia delle febbri intermittenti perniciose, (Roma), “Boezio” (Firenze); “Storia della medicina” (Firenze). Pazzini, Dizionario Letterario Bompiani. Autori, III, Milano, Valentino Bompiani editore, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.

 

PUNZO. (Napoli), filosofo. Laureatosi a  Napoli con una tesi su Kant alla luce della dottrina tomistica, decise di continuare i suoi studi. Tuttavia per accedere alla Facoltà di Scienze dovette diplomarsi come privatista npresso il Liceo classico Giuseppe Garibaldi di Napoli poiché avendo fino ad allora frequentato solo scuole e istituti universitari ecclesiastici, non possedeva ancora una licenza liceale valida per lo Stato italiano. Si laureò a pieni voti in Scienze Naturali, con una tesi in erpetologia sul sistema nervoso dei serpenti. Vinse i concorsi per assistente di ruolo di anatomia comparata e d'insegnante di ruolo di Scienze Naturali nei licei. In un primo tempo scelse la vita accademica che però abbandonò per dedicarsi all'insegnamento scolastico. Si laureò anche in filosofia, con una tesi sulla morale nelle Lettere di Paolo.  Fondò la Lega Nazionale Contro la Distruzione degli Uccelli, poi divenuta la LIPU e, successivamente, l'associazione culturale "Unione trifoglio" (di cui pubblicò anche una rivista trimestrale dal titolo Il Trifoglio).  Visse per circa vent'anni sull'isolotto disabitato di Vivara (Procida, NA) contribuendo a preservarlo da possibili scempi e tutelandone il patrimonio ambientale. Per il suo impegno a favore di Vivara ricevette  il "Premio Mediterraneo" conferitogli da un'agenzia dell'ONU.  PStudioso e pensatore dai molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia dantesca, alla botanica, all'ornitologia e alla zoologia, fu anche un profondo conoscitore del latino. Dedicò gran parte della sua vita intellettuale alla filosofia. Per Punzo la pedagogia costituisce uno dei compiti più importanti al quale una società deve adempiere poiché l'educazione delle giovani generazioni e, in particolare, dell’adolescente, rapresenta il punto fondativo di ogni aggregato umano. In tale prospettiva il "fanciullo", per potersi sviluppare al meglio, deve essere educato al bello attraverso la contemplazione della natura e dell'arte. Il suo pensiero ebbe come culmine la definizione del concetto di "Religioso Assoluto", inteso come elemento distintivo della spiritualità umana poiché capace di definire l'identità dell'individuo rispetto alle altre forme di vita.   Nota sull'episodio dantesco di Brunetto Latini, Napoli, Ed. Carlo Martello, Contributo per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Tip. G. Genovese, Nuovo contributo per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Ed. Carlo Martello, “Lettere erotologiche,”  Napoli, Ed. Carlo Martello, “Dialogo dell'amore olarrenico,” Napoli, Ed. Carlo Martello, L'altro viaggio, Napoli, Denaro Editore,  LIPU Vivara.. L. Miraglia , Il guardiano del verde isolotto, su vivara.

 

PURGOTTI (Cagli), filosofo. Linceo. Ha avuto come maestro nelle lettere Imerio Cibo di Amelia, mentre nelle scienze filosofiche e matematiche è stato allievo di Pallieri, domenicano originario di Alba. Per quest'ultimo, all'indomani della morte,  Purgotti ha composto un elogio funebre e una poesia in memoria. Si iscrive a Roma conseguendo il diploma di magistero in diritto pubblico e criminale e distinguendosi tra i dotti suoi colleghi nelle suddette discipline.  Tornato a Cagli collabora inizialmente con il padre nella farmacia di famiglia posta nella piazza maggiore (l'attuale piazza Matteotti), senza abbandonare però la viva aspirazione a ricoprire una cattedra universitaria con particolare predilezione per l'insegnamento della chimica.  In mancanza di una laurea specifica per detta disciplina (all'epoca dei suoi studi l'Roma non ne conferiva il diploma)i fa domanda di concorso con esame per una cattedra a Urbino, ma nel contempo, è chiamato dall'ateneo di Perugia grazie alla sua fama di studioso ad insegnare chimica, botanica e farmaceutica.  A Perugia ricopre varie e sempre più importanti cariche all'interno dell'Università: è nominato membro del collegio filosofico, diviene professore di matematica,  è bibliotecario e vice direttore ed infine  è elevato alla carica di Rettore dell'Perugia. È stato inoltre preside delle facoltà di scienze fisiche e matematiche unitamente all'accademia medico-chirurgica, e direttore delle scuole di farmacia. Nel corso della sua vita pubblica oltre cento opere scientifiche di vario argomento che spaziano dalle scienze fisico-chimiche all'idrologia minerale, dalle scienze matematiche alle filosofiche con particolare riguardo alla teoria degli atomi.  Si spegne a Perugia lasciando la consorte Berenice Rosini d'Arezzo, sua compagna di vita e tre figli tra cui due maschi e una femmina. Il maggiore di questi Enrico diviene professore di fisica e matematica, il secondo uomo di Chiesa mentre la figlia prende i voti monastici.  Gli avi La famiglia Purgotti ha origini veneziane, il bisavolo Girolamo, farmacista, giunto ad Urbino ha facoltà di insegnare farmaceutica in questa città, il nonno Sebastiano, nato a Fossombrone, consegue in Urbino  il diploma di chirurgo, il padre Nicola è stato farmacista in Cagli e sposò Rosa Morbidi. Grazie alle sue qualità di studioso e alla sua modestia stringe amicizie illustri ed è nominato membro onorario di trentadue accademie di scienze e di lettere tra cui l'Accademia Nazionale dei Lincei, dei Georgofili di Firenze, la Società di farmacia degli Stati sardi, l'Associazione farmaceutica lombarda e la Società farmaceutica umbra della quale è stato anche presidente.  Altre onorificenze gli sono tributate dal Pontefice Pio IX, a cui il Purgotti dedica il suo trattato di chimica, che lo onora di medaglia d'oro quale attestato di stima e lo insignisce della croce dell'Ordine di San Silvestro. Il comune di Perugia nel 1867 conia appositamente per lui una medaglia d'oro mentre il re Vittorio Emanuele II lo nomina cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.  Cagli, città natale di Sebastiano, il 14 ottobre 1880 celebra solenni onoranze al suo benemerito cittadino dedicandogli una delle principali vie del centro storico: così via Giuoco del Formaggio diviene l'odierna via Purgotti. Nel Salone degli Stemmi del Palazzo Pubblico è stata posizionata una lapide con l'effigie a rilievo del benemerito cittadino al quale pochi anni prima era stato dedicato uno dei medaglioni dei cittadini illustri realizzati a rilievo da Alessandro Venanzi nella balconata del secondo ordine del Teatro Comunale. Nella lapide del Palazzo Pubblico in Cagli è dato leggere la seguente scritta incisa:  « A SEBASTIANO PURGOTTI DECRETÒ QUESTA MEMORIA LA PATRIA CHE DAGLI SCRITTI E DALLE VIRTÙ DEL SOMMO SCIENZIATO EBBE TANTO LUSTRO ED ONORE NATO IN CAGLI IL XXI LUGLIO MDCCLXXXXIX morì IN PERUGIA IL XXXI MARZO MDXXXLXXIX  » A Perugia, la città che lo aveva accolto, gli sono stati tributati particolari onori e nel cimitero gli è stato eretto un monumento la cui epigrafe recita:  « QUI RIPOSA SEBASTIANO PURGOTTI INSIGNE CHIMICO E MATEMATICO NOTO IN ITALIA E FUORI ESEMPIO RARO DI VIRTÙ DOMESTICHE E CIVILI  » Una corona d'alloro in metallo dorato donata dal comune di Cagli è stabilmente collocata sopra il citato monumento funebre a perpetuo omaggio.  Opere scientifiche e letterarie Due articoli: inseriti nel Giornale Scientifico Letterario di Perugia secondo trimester, Lettere ad un amico intorno a vari filosofici argomenti, Riflessioni sulla teoria degli atomi, Trattato di chimica applicato specialmente alla medicina e alla agricoltura Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina e alla agricoltura Intorno all'azione dell'acido solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro Osservazioni intorno a varie inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare Riflessioni di Sebastiano Purgotti sopra un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non come ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la stabilita del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV Elementi di aritmetica, algebra e geometria Studi chimici sulle acque minerali di Valle Zangona. Del professore Sebastiano Purgotti, del chimico-farmacista Pio Mazzolini, seguiti da una lettera intorno agli usi ed effetti delle medesime del dottore Antonio Federici Riflessioni sulla teoria degli atomi Chimica Analisi delle acque minerali di S. Gemini eseguita da Sebastiano Purgotti professore di chimica nell'universita di Perugia Aritmetica e algebra Chimica organica: seguita da un saggio di filosofia chimica Geometria Per la morte di Canali: rettore della Pontificia Universita di Perugia e pubblico bibliotecario. Due funebri orazioni seguite dalla sua biografia Problemi tratti dagli elementi di Aritmetica, Algebra e Geometria Nozioni elementari ragionate del calcolo aritmetico ad uso dei giovanetti. Compilate per dimande e risposte da Sebastiano Purgotti Pensieri intorno al primitivo insegnamento della scienza delle quantità Chimica inorganica Metalli delle terre aride e metalli propriamente detti Elementi di aritmetica ragionata ad uso dei giovanetti Elementi di aritmetica, algebra e geometria Analisi delle acque minerali di S. Gemini eseguita da Purgotti Lettere filosofiche: principalmente riguardanti l'elementare insegnamento delle scienze esatte Chimica inorganica. Metalloidi Compendio di nozioni farmaceutiche di Sebastiano Purgotti ad uso degli studenti medicina e farmacia, ossia, Esposizione delle avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci Sul fluido biotico e le sue influenze nei moti delle tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale e nelle manifestazioni spiritualiste. Discorso del professore Sebastiano Purgotti da lui letto in latino. Nozioni elementari intorno all'algorismo sui numeri interi estratte dal trattato di aritmetica ragionata Chimica inorganica. Metalli “Lettere filosofiche.” Principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze Chimica organica e nozioni le più interessanti di chimica agraria e filosofia Studi chimici di Sebastiano Purgotti sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo Ulteriore Sull'acqua salino-ferruginosa di Giano. Chimiche ricerche Elementi di algebra Elementi di aritmetica Elementi di geometria Elogio funebre del professore Lorenzo Massini. Letto nelle esequie nella chiesa dell'Universita, “I segreti dell'arte di comunicare le idee negli elementi delle scienze esatte ed i difetti che anche attualmente vi sono coperti dal falso manto della matematica evidenza svelati dalla filosofica investigazione. Studi Esercizi aritmetici. In addizione alla quarta edizione della sua aritmetica Idrologia minerale del distretto di Civita Ducale nel secondo Abruzzo Ulteriore. Per gli studi di Sebastiano Purgotti Studi chimici di Sebastiano Purgotti sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo ulteriore 1859 Intorno ai fisici e ai metafisici del chiarissimo prof. Francesco Puccinotti. Lettera al medesimo Idrologia narnese o rapporto degli studi chimici sulle acque potabili e minerali di Narni del dottore Sebastiano Purgotti fatti per cura dell'inclita giunta municipale della stessa città, Articolo del ch. prof. Sebastiano Purgotti intorno alcuni scritti inediti di Michelangelo Poggioli pubblicati per cura del figlio avv. Giuseppe Delle acque minerali di San Galgano di Perugia. Memorie istoriche per il conte Gio. Battista Rossi-Scotti. Seguite dai relativi studi analitici da Sebastiano Purgotti Intorno alla nutrizione. Frammenti tratti dalla chimica animale Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di Monte Castello Vibio. Studi chimici di Sebastiano ed Enrico Purgotti, seguiti da una relazione intorno alle loro virtù medicamentose di Antonio Melloni Intorno all'articolo dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico. Osservazioni di Sebastiano Purgotti Intorno alle opinioni dello Schoenbein relative alle azioni catalitiche Le forze. Allocuzione per l'inaugurazione degli studi nella Libera Universita di Perugia nell'anno scolastico Intorno agli esami liceali. Vaganti idee Delucidazioni intorno alla sua allocuzione "Le forze" Euclide e la logica naturale. Riflessioni Compendio di nozioni farmaceutiche Compendio di nozioni farmaceutiche, ossia Raccolta di cognizioni teorico-pratiche per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci, le quali sono utili al medico, e indispensabili al farmacista, di Sebastiano Purgotti. A queste fa seguito un trattatello sull'arte di ben scrivere le ricette si nel latino idioma usando pesi antichi, che nell'idioma italiano usando i pesi metrici moderni Intorno ai saggi idrotimetrici delle acque potabili. Nota di Sebastiano Purgotti; Sull'esame critico della sua prolusione. Le forze. Osservazioni di Sebastiano Purgotti Sulla necessità di escludere lo studio della geometria dai pubblici ginnasi e l'Euclide dai licei. Nota Intorno alle odierne difese degli antichi errori nell'insegnamento delle matematiche. Cicaloate polemiche di Sebastiano Purgotti Lettera di SPurgotti al chiarissimo Prof. J. W. Wilson intorno a quistioni relative a questa scienza Rilievi di Sebastiano Purgotti intorno ad alcune critiche osservazioni sull'ultimo opuscolo risguardante la combustione Cenni di Sebastiano Purgotti intorno alla conformità delle sue opinioni con la lettera scritta al rettore dell'universita di Lilla per ordine di Pio IX Riflessioni di Sebastiano Purgotti intorno al discorso Cosa e la fisiologia. Prolusione del prof. Alessandro Herzen letta nell'Istituto superiore di Firenze Uno scherzo scientifico. Dato da Sebastiano Purgotti  F. Magni, S. da Campagnola e L. Severi, Sebastiano Purgotti e i suoi tempi Cagli, A. Tarducci, Dizionarietto biografico cagliese. Cenni storici su 360 cittadini cagliesi, Cagli, Enrico Purgotti  Sebastiano Purgotti, in TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

QUARTA (Leverano). Filosofo. Essential Italian philosopher. Filosofo dell'utopia fu uno dei maggiori studiosi di Moro, sul quale scrisse “Una re-interpretazione dell'utopia.” Docente a Salento, fu uno studioso di Platone sul quale scrisse L'utopia platonica: Il progetto politico di un grande filosofo. Fu tra i fondatori del Centro interdipartimentale di ricerca sull'utopia  Opere Tommaso MoroUna reinterpretazione dell'utopia,  Edizioni Dedalo,  Thomas More,  ECP L'utopia platonicaIl progetto politico di un grande filosofo,  Edizioni Dedalo, Globalizzazione, giustizia, solidarietà,  Edizioni Dedalo, Una nuova etica per l'ambiente, Edizioni Dedalo, “ Homo utopicusLa dimensione storico-antropologica dell'"utopia.” Edizioni Dedalo,  Lutto nell’Università del Salento: scomparso Quarta, in TR News. Lutto per la cultura, è morto Quarta, filosofo dell'utopia. Centro interdipartimentale di ricerca sull'utopia, su unisalento. Grice: “Strictly, utopia is no-where, or erehwon if you must!” Luigi Speranza, “As in Lennon, “He’s a real nowhere man!” --. Gilbert and Sullivan, “Utopia, Ltd.”

 

QUATTROMANI. (Cosenza). Filosofo. Essential Italian philosopher. Nacque da Bartolo ed Elisabetta d'Aquino, lontana parente diTelesio. Cresciuto in un ambiente strettamente collegato alla cultura e alla nobiltà cosentina, viene educato alle idee religiose valdesiane del suo maestro Fascitelli.  Come si desume dal suo epistolario, si trasferisce a Roma. Qui frequenta la Biblioteca Apostolica Vaticana e ha modo di intessere relazioni con diversi esponenti del panorama intellettuale e culturale romano. I suoi primi studi riguardarono il Canzoniere di Petrarca, con particolare riferimento alle sue fonti. Dopo un breve soggiorno a Napoli, torna a Cosenza. Da qui scrive a Berardino Rota, per suggerirgli alcune correzioni alla seconda edizione accresciuta delle sue Rime. Effettua una serie di spostamenti tra la sua città natale e Roma. Il periodo è contrassegnato da alcune sue epistole, a carattere storico-letterario, con corrispondenti, quali Ardoino, Ferrari e Aragona.  Risiede a Napoli. Rientrato a Cosenza scrive a Cavalcanti, che sarà con lui consulente della Congregazione dell'Indice, e  assume la direzione della Accademia cosentina, cui Quattromani diede nuovo impulso, sia dal punto di vista squisitamente letterario, sia incentivando l'attenzione per gli studi filosofici.  A Napoli pubblica La philosophia di Telesio, che dedica a Carafa e le rime dedicate a Bernaudo. Rimonta, invece, la sua traduzione de Le historie del Cantalicio, nelle quali il nome è celato dietro lo pseudonimo di «Incognito Academico Cosentino».  Il suo ultimo periodo di vita lo trascorre a Cosenza, dove muore. Opere: Manoscritti Città del Vaticano, B.A.V., Reg. Lat. cart., misc., sec. XVI ex.-XVII, cc. 423, mm. 185x130. Contiene i seguenti scritti di Sertorio Quattromani:  Sonetto di Ms. della Casa esposto dal Sr. Sertorio Quattromani Achademico Cosentino cc. 9r-12v, Oratione di Marco Catone tradotta dal medesimo S.rio Q.ni cc. 236v-237v, Giuditio di S. Q. sopra alcune stanze di Torquato Tasso Città del Vaticano, B.A.V., Reg. Lat. Contiene i seguenti scritti di Sertorio Quattromani,  Commento a tre sonetti del Casa cc. 22v-23v, Lettera ad Annibal Caro cc. 23v-24r, Lettera a Francesco Mauro c. 24r, Lettera al S. Principe della Scalea,  Lettera a G.B. Ardoino cc. 28v-29r, Lettera a Vincenzo Bombino c. 29r-v, Lettera a F.A. d'Amico c. 30r-v, Lettera a Fabrizio Marotta, Oratione di Marco Catone, Lettera a Gio. Maria Bernaudo,  Lettera a G.V. Egidio cc. 52r-54r, Lettera a Vincenzo Bilotta cc. 140r-144v, Parallelo tra il Petrarca et il Casa del Q.ni cc. 147r-157v, Delle metafore cc. 220r-223r, Parallelo tra il Petrarca et il Casa Poetica di Orazio tradotta da Quattromani (in prosa), Sentimento del Q.ni della Poet.ca d'Orat. La Poetica d'Orat.o volgarizzata da Sartorio Q.ni (in versi) cc. 320r-324r, Oratione di Marco Catone, A Torquato Tasso Il Monta.no Acc.co Cose.no cc. 332r-344v, Delle metafore cc. 426v-427r, Lettera ad Horatio Pellegrino cc. 427r-428r, Lettera a Teseo Sambiase  Lettera alla Duchessa, Lettera a Teseo Sambiase, Lettera a Teseo Sambiase cc. 431v-433r, Lettera a Teseo Sambiase cc. 433v-434v, Lettera a Teseo Sambiase Città del Vaticano, B.A.V., Reg. Lat. , parte I, misc., sec. XVI, diversi formati. Contiene:  c. 231r, Autografo della Lettera al Cardinale Guglielmo Sirleto, Cosenza, Biblioteca Civica, ms. 7, cart., sec. XVII ex.-XVIII in., cc. 3r-76v, mm. 265x190; ex libris: “Bibliothecae Marchionis D. Matthaei de Sarno”: Contiene:  Istoria della Città di Cosenza | Di Sertorio Quattromani (ora in prima edizione moderna, Michele Orlando, tesi di dottorato di ricerca in Italianistica, Bari. Cosenza, Biblioteca privata della Famiglia De Bonis,  Contiene:  Copia | delle | Lettere Originali | Del Sigr. Sertorio Quattromani | dirette Al Sig.r Giovanni Maria Bernaudo | da una raccolta | (cucite in fascicolo) | Favoritami dal Sigr. Frascritto Bombini | Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Fondo Palatino cart., sec. XVI ex., cc. 71, mm. 205x150; ex libris: “Vincentii Mariae Karaphae”: Contiene:  Luoghi difficili del Bembo Napoli, Biblioteca Nazionale, XIII E 50, cart., misc., diversi formati. Manuscripta autographaSummontis et aliorum aetate eius clariorum431: Contiene:  c. 29r, Autografo della Lettera a S. Reski, Roma, Biblioteca Angelica, GG 3 35/2, cart., sec. XVI, cc. 25; rilegato con Gab. Barrii Francicani De Antiquitate et situ Calabriae libri quinque, Romae, Apud Iosephum de Angelis, 1571: Contiene:  cc. 1r-24r, Annotationes D.ni Sertorii Quattrimani in Barrium Stampe LA | PHILOSOPHIA | DI BERARDINO | TELESIO | Ristretta in | brevità, |Et scritta in lingua Toscana dal | Montano Academico | Cosentino. | Alla Eccellenza del Sig. Duca | di Nocera. | Con Licenza de' Superiori. Marchio ed. | In Napoli | Appresso Gioseppe Cacchi. AL ILUSTRE | S. Gioan Maria Bernaudo, in a a LE RIME | Del Sig. Gio. Batt. Ardoino | Academico Cosentino | In morte della Signora Isabella | Quattromani sua moglie | Con Licenza de' Superiori. | Marchio ed. | in Napoli | Appresso Gioseppe Cacchi. LE HISTORIE | DE MONSIG. | GIO. BATTISTA | CANTALICIO | VESCOVO DI CIVITA DI PENNA, ET D'ATRI | DELLE GVERRE FATTE IN ITAlia da Consaluo Ferrando di Aylar, di Cordoua, detto il gran Capitano TRADOTTE IN LINGUA TOSCANA dall'Incognito Academico Cosentino: | A RICHIESTA DI GIO. MARIA BERNAVDO. | IN COSENZA. | Per Luigi Castellano. 1595 LE HISTORIE | DE MONSIGNOR | GIO. BATTISTA CANTALICIO, VESCOVO DI | Ciuita di Penna et d'Atri. | DELLE GUERRE FATTE IN ITALIA DA CONSALUO FERRANDO DE AYLAR, DI COR- | DOUA, DETTO IL GRAN CAPITANO | TRADOTTE IN LINGUA TOSCA- | na dall'Incognito Academico Cosentino. | A richiesta di Gio. Maria Bernaudo. Nuouamente corretta, et ristampata, | IN COSENZA | Per Leonardo Angrisano, e Luigi Castellano, ad istanza di Enrico Bacco, libraro in Napoli. 1597 (postumo) LE HISTORIE | DI MONSIG. | GIO. BATTISTA | CANTALICIO, VESCOVO D'ATRI, ET CIVITA DI PENNA,  DELLE GUERRE FATTE IN ITALIA DA CONSALVO | Ferrando di Aylar, di Cordoua, detto il gran Capitano, | Tradotte in lingua Toscana dal Signor Sertorio Quattromani, detto l'Incognito Academico Cosentino. | A RICHIESTA DEL SIG. GIO. MARIA BERNAUDO. | IN NAPOLI, Apresso Gio Giacomo Carlino. 1607. | Ad istanza di Henrico Bacco, alla Libraria dell'Alicorno RIME | DI MONS. GIO. DELLA CASA. Fregio In Napoli, Appresso Lazaro Scoriggio.LETTERE | DI SERTORIO | QUATTROMANI | DIVISE IN DUE LIBRI. Et la tradottione del Quarto dell'Eneide di Virgilio | del medesimo Auttore. | All'Illustrissimo, & Eccellentissimo Signor | MARCHESE DELLA VALLE, & c. | Stemma | In Napoli, Per Lazzaro Scoriggio. 1624 Il IV libro di Vergilio in verso Toscano. | Trattato della Metafora. | Parafrasi Toscana della Poetica di Orazio. Traduzione della medesima Poetica in verso | Toscano. Alcune annotazioni sopra di essa. | Alcune poesie Toscane, e Latine Fregio In Napol Nella Stamperia di Felice Mosca | Con Licenza de' Superiori.Gabrielis Barrii Francicani: De Antiquitate et situ Calabriae libri quinque, nunc primum ex authographo restitutos ac per capita distributi. Prolegomena, Additiones, et Notae. Quibus accesserunt animadversiones Sertorii Quattrimani patricii consentini, Romae, ex Typographia S. Michaelis ad Ripam Sumptibus Hieronymi Mainardi Superiorum permissu. Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli nel MDCCXIV da Matteo Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da Luigi Stocchi, Castrovillari, Dalla Tipografia del Calabrese, A questo proposito, in un'articolata lettera inviata, da Roma a Cosenza,  Quattromani illustrò a Marcello Ferrao le ragioni per cui l'opera del Petrarca meritava la sua attenzione, e la ricerca che stava compiendo sui poeti provenzali, riferendo che di ciò aveva già parlato con Paolo Manuzio.  Edizione veneziana di Giolito de' Ferrari  Stessa cosa si verificherà per la seconda edizione del 1597, mentre soltanto postumo, nell'edizione napoletana del 1607, comparirà il nome di Quattromani quale traduttore.  Luigi Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza Andreotti D., Storia dei cosentini (Napoli S. Di Bella, Cosenza Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, redatta da G. Terracina, Napoli, Nicola Gervasi, A. Borrelli, “Scienza” e “scienza della letteratura” in S. Quattromani, in Bernardino Telesio e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli L. Borsetto, La “Poetica d'Horatio” tradotta. Contributo alla studio della ricezione oraziana tra Rinascimento e Barocco, in Orazio e la letteratura italiana, Roma Eadem, Quattromani Sertorio, in Enciclopedia oraziana, Eadem, “Pulzelle” e “Femine di mondo”. L'epistolario postumo di S. Quattromani, in Alla lettera. Teorie e pratiche epistolari dai Greci al Novecento, A. Chemello, Milano Capacius I.C., Illustrium mulierum et illustrium litteris virorum Elogia, Neapoli, I.I. Carlinus & C. Vitale, Chioccarello B., De illustribus scriptoribus Regni NeapolitaniCornacchioli T., Nobili, borghesi e intellettuali nella Cosenza del Quattrocento, Cosenza Cozzetto F., Aspetti della vita e inventano della biblioteca di S. Quattromani attraverso un documento cosentino del Seicento, in «Periferia», Crupi P., Storia della letteratura calabrese. Autori e Testi, II, Cosenza  De Franco L., Filosofia e scienza in Calabria nei secoli XV e XVII, Cosenza,  De Franco L., La biblioteca di un letterato del tardo Rinascimento: S. Quattromani, in «Annali dell'Istituto Universitario Orientale», De Frede C., I libri di un letterato calabrese del Cinquecento (S. Quattromani, Napoli De Frede C., Un letterato del tardo Cinquecento e i suoi libri (S. Quattromani,-in «Atti dell'Accademia Pontaniana», Debenedetti S., Gli studi provenzali in Italia nel Cinquecento, Torino  Matteo Egizio, Di Sertorio Quattromani Gentiluomo, & Accademico Cosentino, Napoli (rist. in S. Quattromani, Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da Matteo Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da Luigi Stocchi, Dalla Tipografia del Calabrese, Castrovillari Filice E.E., Sertorio Quattromani. Accademico cosentino, Cosenza  Fratta A., Il “Ristretto” di S. Quattromani nell'ambito delle traduzioni scientifico-filosofiche del secondo Cinquecento, in Bernardino Telesio e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli Gorni G., Un commento inedito alle “Rime” del Bembo da attribuire a S. Quattromani, in «Schifanoia. Notizie dell'Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara», Lattari F., Nuove notizie su S. Quattromani, in Stocchi, Lombardi A., Discorsi accademici, Cosenza Lupi W. F., Telesio, Della Casa e Quattromani, in «Quaderni del ‘Rendano'», I S. Quattromani interprete di Tasso, in Torquato Tasso quattrocento anni dopo, A. Daniele e F.W. Lupi, Soveria Mannelli  Mango F., Gli amori del Quattromani, in Note letterarie, Palermo Meliadò R., Sertorio Quattromani, Reggio CalabriaMoscati R., Quattromani, Sertorio, in «Enciclopedia Italiana», Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma  Napolillo V., La poetessa Lucrezia della Valle e il disegno culturale di S. Quattromani, in «Calabria Letteraria»,Fabrizio della Valle nelle lettere e nel profilo storico del Quattromani, in «Calabria Letteraria», Aulo Giano Parrasio e l'Accademia Cosentina, in «Atti dell'Accademia Cosentina»,  Protetty A., La critica e le lettere di S. Quattromani, Catanzaro Quattromani S., Scritti, F. Walter Lupi, Rende Spiriti S., Memorie degli scrittori cosentini, Muzi, Napoli (ora in rist. anast., Bologna Tancredi G., Sertorio Quattromani (umanista e critico). Appunti per una monografia, Siracusa Toppi N., Biblioteca napoletana et apparato a gli huomini illustri in lettere di Napoli e del Regno [...], Napoli Troilo E., Sertorio Quattromani, introduzione a Montano Accademico Cosentino (S. Quattromani), La filosofia di B. Telesio, Bari Zangari D., Di un manoscritto inedito di S. Quattromani e delle sue relazioni col Tasso, in «La Cultura Calabrese»,  Zavarrone A., Bibliotheca calabra, Neapoli, J. de Simone (rist. anast., Bologna Accademia Cosentina. Sertorio Quattromani, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Sertorio Quattromani, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Una incisione su tropeamagazine.

 

QUINTO. (Pieve di Cadore). Filosofo. Essential Italian philosopher. Diplomatosi al liceo di Conegliano, si iscrisse a Milano, dove conseguì la laurea e  il dottorato di ricerca in Filosofia, avendo in entrambi i casi come relatore Pupi. Proseguì la sua formazione con soggiorni di studio a Monaco di iera e Copenaghen (Institut du Moyen Âge Grec et Latin) e presso l'Università Cattolica di Lovanio e l'Università Cattolica di Louvain-la-Neuve. Vinto il concorso ordinario come insegnante di Italiano, Storia ed Educazione civica, Geografia nella scuola media inferiore, dal 1995 al 1998 fu preside della Scuola Italiana di Winterthur (Svizzera). Nel 1998 prese servizio come ricercatore di Storia della Filosofia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Padova, dove nel 2006 diventò professore associato nel medesimo ambito. Interruppe l'insegnamento universitario nel  per motivi di salute. Fu membro del Centro Interdipartimentale per Ricerche di Filosofia Medievale “Carlo Giacon” dell'Padova, ora CIRFIM, che diresse, e del consiglio di presidenza (Vorstand) dell'Internationale Gesellschaft für Theologische Mediävistik (IGTM), per la quale svolse i compiti di Publications Manager. Direttore responsabile di Medioevo. Rivista di Storia della Filosofia medievale (Padova) e co-editor di Medieval Sermon Studies (Leeds), Quinto fece inoltre parte del comitato di redazione di Archa Verbi. Yearbook for the Study of Medieval Theology e della collana “Sermo”. Studies on Patristic, Medieval, and Reformation Sermons and Preaching (Turnhout). L'ambito principale delle ricerche di Quinto, contrassegnate dall'adozione di un rigoroso metodo filologico, è costituito dalla letteratura teologica latina protoscolastica (tardo XII secoloprimo XIII secolo) e specialmente dall'opera teologica di Stefano Langton. Quinto inoltre studiò la storia del concetto di “scolastica”, dalle origini sino al XVIII secolo.  Opere principali «“Timor” e “timiditas”. Note di lessicografia tomista», Rivista di Filosofia neo-scolastica  «Latino patristico e latino scolastico. Dalla comprensione della lingua all'interpretazione del pensiero», Rivista di Filosofia Neo-Scolastica  «Un testo inedito di Stefano Langton sui quattro sensi della Scrittura (ms. Venezia, Archivio di S. Maria della Fava, 43)», in Contributi al corso di storia della filosofia, Milano: Pubblicazioni dell'I.S.U.Università Cattolica, «Stefano Langton e i quattro sensi della Scrittura», Medioevo, Formulazioni scolastiche della tradizione nell'opera di Stefano Langton dissertazione per l'ottenimento del titolo di dottore della ricerca in filosofia, discussa presso il Ministero della Ricerca Scientifica e Tecnologica (Roma,  «Il “timor reverentialis” nella lingua della scolastica», Archivum Latinitatis Medii Aevi  «Die “Quaestiones” des Stephan Langton über die Gottesfurcht (Eingeleitet und herausgegeben von R.Q.)», Cahiers de l'Institut du Moyen Âge Grec et Latin  «Un Data-Base per le Quaestiones medievali: Il catalogo delle “Quaestiones theologiae” di Stefano Langton», Studi medievali,  “Doctor Nominatissimus”.  Langton e la tradizione delle sue opere, Münster: Aschendorff, 1994 (Beiträge zur Geschichte der Philosophie und der Theologie des Mittelalters. Neue Folge, 39) «Per la storia del trattato tomistico “de passionibus animi”. Il “timor” nella letteratura teologica fra il 1200 e il 1230ca», in E. ManningThomistica, Leuven: Peeters,  «The Influence of Stephen Langton on the Idea of the Preacher in Humbert of Romans “De eruditione praedicatorum” and Hugh of St.-Cher's “Postille” on the Scriptures», in K. Emery, Jr.J. WawrikowChrist among the Medieval Dominicans: Representations of Christ in the Texts and Images of the Order of the Preachers, Notre Dame [Ind.]: The University of Notre Dame Press,  «Hugh of St.-Cher's Use of Stephen Langton», in S. EbbesenR. L. FriedmanMedieval Analyses in Language and Cognition. Acts of the Symposium ‘The Copenhagen School of Medieval Philosophy, Copenhagen: The Royal Danish Academy of Sciences and Letters, 1999 (Historisk-filosofiske Meddelelser), «Le “scholae” del medioevo come comunità di sapienti», Studi Medievali, I “Scholastica”. Storia di un concetto, Padova: Il Poligrafo (Subsidia Mediaevalia Patavina, 2) «“Lectio, disputatio, praedicatio”: la triade dell'esercizio scolastico secondo Aquino», Bollettino della Società Filosofica Italiana  «Le Commentaire des Sentences d'Hugues de St.-Cher et la littérature théologique de son temps», in L.-J. Bataillon OPG. DahanP.-M. Gy OP (éd.), Hugues de Saint-Cher bibliste et théologien, Turnhout: Brepols, «Stephen Langton: Theology and Literature of the Pastoral Care», in B.-M. Tock (éd.), “In principio erat uerbum”. Mélanges offerts en hommage à Paul Tombeur par des anciens étudiants à l'occasion de son émeritat, Turnhout: F.I.d.E.M.Brepols,(Textes et Etudes du Moyen-Age, «La teologia dei maestri secolari di Parigi e la primitiva scuola domenicana», in G. BertuzziL'origine dell'Ordine dei Predicatori e l'Bologna, Bologna: Edizioni Studio Domenicano (Philosophia, 32) = Divus Thomas 4Manoscritti medievali nella Biblioteca dei Redentoristi di Venezia (S. Maria della Consolazione, detta “Della Fava”). Catalogo dei manoscritti. Catalogo dei sermoniIdentificazione dei codici dell'antica biblioteca del convento domenicano dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia, con una prefazione di L.-J. Bataillon, Padova: Il Poligrafo, 2006 (Subsidia Mediaevalia Patavina, 9) «Teologia dei maestri secolari e predicazione mendicante: Pietro Cantore e la “Miscellanea del codice del tesoro”», Il Santo. Rivista francescana di Storia Dottrina Arte  «Peter the Chanter and the “Miscellanea del Codice del Tesoro” (Etymology as a Way for Constructing a Sermon)», in R. AnderssonConstructing the Medieval Sermon, Turnhout: Brepols, (Sermo,  «Dalla discussione in aula alla “Summa quaestionum theologiae” di Stefano Langton: Testi sul timore di Dio dal ms. Paris, BnF, lat. 14526 ed Erlangen, Universitätsbibliothek-Hauptbibliothek, 260», Rivista di Storia della Filosofia  «“Teologia allegorica” e “teologia scolastica” in alcuni commenti all'“Historia scholastica” di Pietro Comestore», Archa Verbi. Yearbook for the Study of Medieval Theology  L.-J. Bataillon †N. BériouG. DahanR. Quinto (éd.), Étienne Langton, prédicateur, bibliste, théologien. Actes du Colloque International, Paris, Turnhout: Brepols,  (Bibliothèque d'Histoire Culturelle du Moyen Age, 9) Stephen Langton, Quaestiones Theologiae, Liber I, ed. by R. QuintoM. Bieniak, Oxford: Oxford University Press,  (Auctores Britannici Medii Aevi)  Giovanni Catapano, «In memoriam Riccardo Quinto», Bulletin de Philosophie médiévale Massimiliano d'Alessandro, report of «Breves dies hominis. Giornata internazionale di studio in memoria  Padova, 4 novembre », Archa VerbiDonato Gallo, report of «Breves dies hominis. Giornata internazionale di studio in memoria di Riccardo Quinto, Padova, 4 novembre », Quaderni per la Storia dell'Padova Gregorio Piaia, «Riccardo Quinto: in memoriam», Medioevo. Rivista di storia della filosofia medievale Caterina Tarlazzi, report of «Breves dies hominis. Giornata internazionale di studio in memoria Padova, 4 novembre », Bulletin de Philosophie médiévale Scolastica (filosofia) Stephen Langton   scientifica e Curriculum Vitae di Riccardo Quinto, su academia.edu. Giovanni Catapano,  Catalogo del Fondo archivistico “Riccardo Quinto.”

 

RAIMONDI (Napoli), filosofo. Figlio del cremonese Alessandro. Viaggiò molto in Oriente acquisendo un'approfondita conoscenza dell'arabo, dell'armeno, del siriaco e dell'ebraico. Nominato professore di matematica al Collegio della Sapienza di Roma,  contribuì alla rinascita del platonismo contro l'aristotelismo, che dominava la vita intellettuale dell'epoca.  Tradusse in latino diversi trattati di matematica: i Data di Euclide (dal greco), Le coniche di Apollonio di Perga (da una versione araba). Fu autore di molti commentari, specialmente su alcuni libri della Synagoge, nota anche come Collectiones mathematicae, di Pappo di Alessandria e sui trattati di Archimede. Fu membro dell'accademia fondata da Cinzio Passeri Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII da parte della sorella, Giulia Aldobrandini.  Raimondi è celebre soprattutto per essere stato il primo direttore scientifico della «Stamperia orientale medicea» (o Typographia Medicea linguarum externarum), fondata a Roma dal cardinale Ferdinando de' Medici. L'attività principale svolta dalla Stamperia fu, con l'appoggio di Papa Gregorio XIII, la pubblicazione di libri nelle diverse lingue orientali per favorire la diffusione delle missioni cattoliche in Oriente. Raimondi formò un gruppo di ricerca costituito da Giovanni Battista Vecchietti,  inviato pontificio ad Alessandria d'Egitto e in Persia, dal fratello Gerolamo, da Paulo Orsino di Costantinopoli, neofita ebreo convertito, e dal frate domenicano Tommaso da Terracina. In un periodo in cui la Santa Sede intratteneva buone relazioni diplomatiche con la dinastia Safavide, al potere in Persia  essi riuscirono a recuperare diversi manoscritti della Bibbia in lingue orientali. Furono portati a Roma più di una ventina di testi biblici ebraici e giudeo-persiani, tra cui i libri del Pentateuco, tra i pochi sopravvissuti ai giorni nostri.  La tipografia fu trasferita a Firenze, in conseguenza dell'elezione di Ferdinando a Granduca di Toscana. Ffu avviata la stampa delle opere. Furono pubblicate dapprima una Grammatica ebraica e una Grammatica caldea. Seguirono: due edizioni bilingui (arabo-latino) dei Vangeli, di cui furono tirate tremila copie; un compendio del Libro di Ruggero di al-Idrisi;  Il canone della medicina di Avicenna. Ill Granduca vendette la Stamperia a Raimondi, il quale a sua volta la cedette al figlio di Ferdinando, Cosimo II, salito al trono. La Stamperia chiuse poiché la realizzazione di volumi nelle lingue orientali non si era rivelata economicamente conveniente. Uno degli ultimi libri pubblicati fu una grammatica araba intitolata Liber Tasriphi, specificamente dedicata alle coniugazioni dei verbi.  Il grande progetto di Raimondi, che egli peraltro non riuscì a realizzare, fu quello di pubblicare una Bibbia poliglotta comprendente le sei lingue principali del cristianesimo orientale: siriaco, armeno, copto, ge'ez, arabo e persiano.  Oggi i manoscritti appartenuti alla Stamperia orientale medicea sono disseminati in diverse istituzioni: la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Biblioteca apostolica vaticana, la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia e la Biblioteca nazionale di Francia a Parigi.  Note  Giovanni Battista Vecchietti, su iliesi.cnr. 26710/.  L'editoria del Principe, ovvero la stampa ufficiale delle istituzioni laiche e religiose, su docplayer. 4 dicembre .  Per la dedicazione al re Ruggero II di Sicilia.  Tipografia Medicea Orientale, su thesaurus.cerl.org.  Persian manuscripts, su iranicaonline.org. 26/10/.  A. M. Piemontese, La «Grammatica persiana» di G. B. Raimondi, in Rivista degli studi orientali,  K. El Bibas, La Stamperia medicea orientale, in , Un Maestro insolito, Scritti per Franco Cardini, Firenze, Vallecchi,  Mario Casari, Giambattista Raimondi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  ʻAbd-al-Wahhāb Ibn-Ibrāhīm az- Zanǧānī, Liber Tasriphi compositio est Senis Alemami: Traditur in eo compendiosa notitia coniugationum verbi Arabici, Romae, Medicae, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, manoscritti persiani di Giovan Battista Raimondi.

 

RAIO. (Napoli). Filosofo. filosofo. professore di filosofia teoretica presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". Si è occupato in particolare dell'ermeneutica e della filosofia diCassirer di cui ha tradotto diverse opere in italiano.  Raio fa parte del comitato di redazione della rivista «Studi Filosofici» e ha fondato la rivista internazionale «Cassirer Studies», entrambe pubblicate dalla casa editrice Bibliopolis. Inoltre è codirettore della collana di studi «Bachelardiana» edita da Il melangolo.  Ha scritto le introduzioni «Antinomia e allegoria» e «Il carattere di chiave», contenute nel volume «Tutti i romanzi e i racconti» di Franz Kafka edito da Newton Compton, per il quale ha anche tradotto la maggior parte dei racconti.  Opere: “Ermeneutica e teoria del simbolo” (Napoli, Liguori Editore); “Lezioni su Kant di Felice Tocco: Studio ed edizione” (Napoli, Liguori Editore); “Introduzione a Cassirer” (Roma-Bari, Laterza); “Simbolismo tedesco. Kant Cassirer Szondi, Napoli, Bibliopolis, Ernst Cassirer, Conoscenza, concetto, cultura” (Firenze, La Nuova Italia); Ernst Cassirer, Rousseau, Kant, Goethe” (Roma, Donzelli Editore) “Ernst Cassirer, Metafisica delle forme simboliche” (Milano, Sansoni, L'io, il tu e l'Es. Saggio sulla "Metafisica delle forme simboliche" di Ernst Cassirer, Macerata, Quodlibet, Rivista "Studi filosofici".  Cassirer Studies-Editor: Giulio Raio.  Pagina docente presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", su docenti.unior.

 

RAULICA (Palermo). ssential Italian philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Ventura dei baroni di Raulica (Palermo), filosofo. Noto  per il suo sostegno alla causa della Rivoluzione siciliana. Figlio di Paolo Ventura, barone di Raulica, avvocato e consigliere della Suprema Corte di Giustizia del Regno di Sicilia e di Caterina Platinelli, Gioacchino Ventura fu avviato agli studi presso il Collegio Massimo dei Gesuiti di Palermo, sua città natale. Dopo l'iniziale adesione alla Compagnia di Gesù nel 1808, quando l'organizzazione gesuita fu soppressa in Sicilia nel 1817, Ventura aderì ai teatini. Ordinato sacerdote, si distinse come apologeta, scrittore e predicatore, soprattutto grazie alla sua "Orazione funebre di Pio VII. La sua carriera da filosofo iniziò come esponente della corrente controrivoluzionaria resa nota da autori come Félicité de Lamennais, Joseph de Maistre e Louis de Bonald.   Monumento memoriale a Gioacchino Ventura, Basilica di Sant'Andrea della Valle, Roma. Da Papa Leone XII fu nominato docente di diritto canonico all'Università "La Sapienza", e nel 1830 fu eletto Superiore Generale dei Teatini. Dopo questo incarico, Ventura intraprese l'attività di predicatore a Roma. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e prolissa, era veemente e diretta ed ottenne grande fama. A Parigi, nonostante una conoscenza non perfetta della lingua francese, Ventura riuscì quasi a rivaleggiare con il celebre predicatore domenicano Jean-Baptiste Henri Lacordaire.  Con l'elezione di Papa Pio IX al soglio pontificio, Gioacchino Ventura acquisì un ruolo politicamente prominente. Nel 1848, anno dei grandi moti europei, egli sostenne la legittimità storica e giuridica della rivoluzione siciliana, auspicando la rifondazione del Regno di Sicilia indipendente all'interno di una confederazione italiana di Stati sovrani, e viene nominato ministro plenipotenziario e rappresentante del governo siciliano a Roma.  Nel frattempo la sua posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione della Repubblica Romana (1849) e dell'esilio di Pio IX. Ventura rifiutò l'offerta di un seggio all'Assemblea Costituente, maoltre ad invocare la separazione tra potere temporale e spiritualericonobbe la Repubblica Romana a nome del governo rivoluzionario di Palermo. Dopo la resa della Repubblica, si trasferì in Francia, dove morì a Versailles. Opere: La scuola de' miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della grazia di Gesù Cristo, figliuolo di Dio e Salvatore del mondo Il tesoro nascosto: ovvero, Omilie sopra la passione del Nostro Signor Gesù Cristo La Madre di Dio, madre degli uomini: ovvero, Spiegazione del mistero della SS. Vergine a piè della croce Le bellezze della fede ne' misteri dell' Epifania: ovvero, La felicità di credere in Gesù Cristo e di appartenere alla vera chiesa I disegni della divina misericordia sopra le Americhe: panegirico in onore del beato Martino de Porres, terziario professo dell'ordine de'  predicatori Il potere politico cristiano: discorsi pronunciati lnella cappella imperiale delle Tuileries Saggio sul potere pubblico, o Esposizione delle leggi naturali dell'ordine sociale Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare La ragione filosofica e la ragione cattolica: ragionamenti predicati a Parigi nell'anno. La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il semi-razionalismo svelato Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento della certezza Della vera e della falsa filosofia Nuove omelie sulle donne del Vangelo Corso di filosofia cristiana: ossia, Restaurazione cristiana della filosofia Sopra una Camera di Pari nello stato pontificio: opinione La Questione Sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell'Italia Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del gabinetto di Napoli nella Questione Sicula Discorso funebre pei morti di Vienna la religione e la libertà Raccolta di elogi funebri e lettere necrologiche   Gioacchino Ventura e il pensiero politico d'ispirazione cristiana dell'Ottocento. Atti del seminario internazionale, Erice, E. Guccione, Firenze. Andreu F.Gioacchino Ventura: Saggio Biografico, "Regnum Dei", Bergamaschi G., Padre Gioacchino Ventura: fra tradizionalismo e neotomismo, Milano, Cremona Casoli G., Un illustre siciliano: il padre Gioacchino Ventura da Raulica, in "Rassegna Storica del Risorgimento", Cultrera P., Della vita e delle opere del Rev. P.Gioacchino Ventura: ex generale dell'ordine dei Teatini, Palermo, 1877 Giurintano C., Aspetti del pensiero politico di Gioacchino Ventura nel "De jure publico ecclesiastico" in :  Studi in memoria di Gaetano Falzone, a cura del Comitato di Palermo dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Palermo, Guccione E., Cattolici e democrazia. Ventura, Murri, Sturzo e le critiche di Gobetti, Palermo-Sao-Paulo, Ila-Palma, Guccione E., Gioacchino Ventura alle radici della democrazia cristiana, Palermo, Guccione E., The Concept of "Revolution" in the Thought of Gioacchino Ventura, in  Selected Papers, Consortium on Revolutionary Europe 1750-1850, Florida State University, Guccione E., Un omaggio clandestino di Ventura a Lamennais, in  "Nuova Antologia", luglio-settembre, Pastori P., Gioacchino Ventura da Raulica e la rivoluzione napoletana in "Rassegna Siciliana di Storia e Cultura", Sergio Romano, La vita e il pensiero politico di padre Gioacchino Ventura, in Revue belge de philologie et d'histoire, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Gioacchino Ventura, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere di Gioacchino Ventura, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gioacchino Ventura, . Gioacchino Ventura, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Biografia sul sito della Regione Siciliana. Martinucci P., Padre Gioacchino Ventura di Raulica,  Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. Paolo Martinucci, Gioacchino Ventura di Raulica in Cristianità. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The Swimming-Pool Library, Villa Spearnza, Liguria.

 

REALE. (Candia Lomellina). Filosofo.   “Io ho infatti la ferma convinzione che, come Reinach afferma, Platone sia il "più grande filosofo in assoluto" comparso sulla terra, e che il compito di chi lo vuole comprendere e fare comprendere agli altri, pur avvicinandosi sempre di più alla Verità, non può mai avere fine” (Platone: alla ricerca della sapienza segreta). Frequentò il liceo di Casale Monferrato per poi formarsi a Milano, laureandosi con Olgiati. Successivamente, perfezionerà i suoi studi a Marburgo e a Monaco di iera.  Dopo un periodo di insegnamento nei licei e conseguita la libera docenza in Storia della filosofia antica nel 1962, vinse una cattedra presso l'Università degli Studi di Parma, ove terrà i corsi di Filosofia morale e di Storia della filosofia. Quindi, nel 1972, passò all'Università Cattolica di Milano, nella quale sarà a lungo Professore di Storia della filosofia antica (fino al 2002), istituendovi e dirigendo il Centro di ricerche di Metafisica (luogo di formazione della maggior parte dei suoi allievi). Dal 2005 insegnò alla nuova Facoltà di Filosofia del San Raffaele di Milano, presso la quale intendeva fondare un nuovo centro internazionale di studi e ricerche su Platone, e sulle radici platoniche del pensiero e della civiltà occidentale.  Morì il 15 ottobre , a 83 anni, nella sua casa di Luino.  Il pensiero La sua tesi di fondo è la seguente: la filosofia greca ha creato quelle categorie e quel peculiare modo di pensare che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della scienza e della tecnica dell'Occidente.  I suoi interessi scientifici spaziano lungo tutto l'arco del pensiero antico pagano e cristiano, e i suoi contributi di maggior rilievo hanno toccato via via Aristotele, Platone, Plotino, Socrate e Agostino. Egli ha studiato ognuno di questi autori andando, in un certo senso, 'contro-corrente' e inaugurandone, secondo l'opinione di Cornelia de Vogel, una lettura nuova.  La rilettura che Reale ha dato di Aristotele contesta l'interpretazione di Werner Jaeger, secondo il quale gli scritti aristotelici seguirebbero positivisticamente un andamento storico-genetico che partirebbe dalla teologia, passerebbe per la metafisica, per approdare infine alla scienza; Reale ha sostenuto invece la fondamentale unità del pensiero metafisico dello Stagirita.  Ne La Filosofia antica, mette in evidenza come il pensiero di Teofrasto si diffuse per l'aspetto scientifico con un'ampiezza del tutto paragonabile a quella del maestro Aristotele, rivelando però uno scarso spessore nella speculazione filosofica. Da Stratone in poi, ciò provocò un ripiegamento della scuola peripatetica verso l'ambito della fisica e delle scienze empiriche.  Per quel che riguarda Platone, Reale, importando in Italia gli studi della scuola platonica di Tubinga, ha messo in crisi l'interpretazione romantica di Platone stesso, che risale a Friedrich Schleiermacher, e ha voluto rivalutare il senso e la portata delle cosiddette «dottrine non scritte», vale a dire gli insegnamenti che Platone ha tenuto solo oralmente all'interno dell'Accademia e che conosciamo dalle testimonianze dei discepoli; in questo senso, Platone risulterebbe essere il testimone e l'interprete più geniale di quel peculiare momento della civiltà greca che passava dalla cultura dell'oralità a quella della scrittura.  Negli studi su Plotino, ha contestato la tesi di fondo di Eduard Zeller che vedeva nel grande neoplatonico il principale teorico del panteismo e dell'immanentismo; al contrario, Reale ha riletto Plotino come il campione della trascendenza metafisica dell'Uno.  L'interpretazione che Reale ha dato di Socrate, analogamente, si propone di risolvere le aporie della cosiddetta questione socratica, entrata in un vicolo cieco dopo gli studi di Olof Gigon, secondo cui di Socrate non possiamo sapere nulla con certezza; Reale ha inaugurato, invece, un nuovo modo di interpretare Socrate, non solo cercando di risolvere dall'interno le testimonianze contraddittorie degli allievi, ma soprattutto guardando al contesto della filosofia greca prima di Socrate e dopo Socrate: in questo modo, balzerebbe agli occhi la scoperta socratica del concetto di psyché come essenza e nucleo pensante dell'uomo.  «Socrate diceva che il compito dell'uomo è la cura dell'anima: la psicoterapia, potremmo dire. Che poi oggi l'anima venga interpretata in un altro senso, questo è relativamente importante. Socrate per esempio non si pronunciava sull'immortalità dell'anima, perché non aveva ancora gli elementi per farlo, elementi che solo con Platone emergeranno. Ma, nonostante più di duemila anni, ancora oggi si pensa che l'essenza dell'uomo sia la psyché. Molti, sbagliando, ritengono che il concetto di anima sia una creazione cristiana: è sbagliatissimo. Per certi aspetti il concetto di anima e di immortalità dell'anima è contrario alla dottrina cristiana, che parla invece di risurrezione dei corpi. Che poi i primi pensatori della Patristica abbiano utilizzato categorie filosofiche greche, e che quindi l'apparato concettuale del cristianesimo sia in parte ellenizzante, non deve far dimenticare che il concetto di psyché è una grandiosa creazione dei greci. L'Occidente viene da qui.»  (G. Reale, Storia della filosofia antica, Milano, Vita e pensiero, 1975) Infine, per quanto riguarda Agostino, gli studi di Reale tenderebbero a ricollocare questo autore nel contesto neoplatonico della tarda antichità e quindi nel momento dell'impatto del Cristianesimo con la filosofia greca, cercando di scrostarlo di tutte le successive interpretazioni dell'agostinismo medioevale.  Reale ritiene, poi, che la cifra spirituale che caratterizza il pensiero occidentale sia costituita dalla filosofia creata dai Greci. È stato infatti il logos greco a caratterizzare le due componenti essenziali del pensiero occidentale e precisamente a fornire gli strumenti concettuali per elaborare la Rivelazione cristiana, dando luogo, così, a quella peculiare mentalità da cui sono scaturite la scienza e la tecnica. Ma se la cultura occidentale non si capisce senza la filosofia dei Greci, questa a sua volta non si capisce senza la metafisica come studio dell'"Unità dell'Essere". Il lavoro che Reale svolge, studiando i grandi pensatori del passato, vuole anche servire a un confronto fra la metafisica antica e quella moderna. La preferenza che accorda a Platone dipende dal fatto che il filosofo ateniese è, con la "seconda navigazione" di cui parla nel Fedone, il vero creatore di questa problematica.  Reale, studioso di fama internazionale, si fa così portavoce di un «meditato ritorno alle radici della nostra cultura» attraverso la riproposta dei classici, in particolare Platone. Di quest'ultimo, Realein sintonia con la Scuola di Tubingarinnova l'interpretazione, mettendo in luce la primaria importanza delle cosiddette «dottrine non scritte» (agrafa dogmata) di cui riferiscono gli allievi di Platone stesso (Aristotele in primis).  Nel suo scritto Per una nuova interpretazione di Platone fa affiorare l'immagine di un Platone diverso, un Platone orale ein certo sensodogmatico: del resto, non è forse Platone stesso (ad esempio, nella Lettera VII) a garantirci che la sua filosofia dev'essere ricercata altrove rispetto agli scritti? Lo stesso corpus degli scritti platonici, giuntoci nella sua interezza (circostanza, questa, unica nella storiografia del pensiero greco), non presenta, invero, quell'unitarietà sistematica che ci si dovrebbe attendere, il che, ancora una volta, depone a favore della tesi secondo cui il vero Platone andrebbe cercato altrove, e precisamente nelle «dottrine non scritte».  Studioso anche della Metafisica di Aristotele, Reale smaschererebbe la tesi fatta valere da Jaeger, secondo cui l'opera non presenterebbe un'unitarietà ma sarebbe piuttosto una sorta di “zibaldone filosofico” (e, in particolare, il libro XII risalirebbein forza del suo spiccato interesse teologicoalla giovinezza dello Stagirita): lungi dal risolversi in un coacervo di scritti risalenti a differenti epoche e contesti, la Metafisica di Aristotelerileva Realeè un'opera profondamente unitaria, al cui centro c'è la definizione di metafisica come: a) scienza delle cause e dei principi primi, b) scienza dell'essere in quanto tale, c) scienza della sostanza, d) scienza teologica, e) scienza della verità.  Ne La saggezza antica sostiene che «tutti i mali di cui soffre l'uomo d'oggi hanno proprio nel nichilismo la loro radice» e che «un'energicquesti mali implicherebbe il loro sradicamento, ossia la vittoria sul nichilismo, mediante il recupero di ideali e valori supremi, e il superamento dell'ateismo». Ma quello che egli propone «non è affatto un ritorno acritico a certe idee del passato, ma l'assimilazione e la fruizione di alcuni messaggi della saggezza antica, che, se ben recepiti e meditati, possono, se non guarire, almeno lenire i mali dell'uomo d'oggi, corrodendo le radici da cui derivano».  In una siffatta prospettiva, può acquistare un valore eminentemente filosofico anche il pensiero di Seneca, a suo parere ingiustamente trascurato da una lunga tradizione che non gli avrebbe riconosciuto alcuna cittadinanza filosofica: in La filosofia di Seneca come terapia dei mali dell'anima, Reale riprende, ancora una volta, l'idea che la filosofia degli antichiin questo caso, quella di Senecapossa costituire un 'farmaco' per l'animo dilaniato dell'uomo moderno.  Tra gli allievi di Reale vi sono: Roberto Radice, docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che si è dedicato al pensiero di Filone di Alessandria e dell'età ellenistica (in particolare dello Stoicismo) e che ha tradotto opere di Platone (Repubblica, Leggi, Lettere) di cui ha pubblicato in versione informatica il lessico; Maurizio Migliori, dell'Macerata, interprete del pensiero platonico; Giuseppe Girgenti, traduttore di Porfirio e del Neoplatonismo, e Vincenzo Cicero, a cui si devono inedite traduzioni italiane di Schelling, Hegel, Trendelenburg, Natorp, Hildebrand e Heidegger.  Opere  L'autografo di Giovanni Reale Oltre al campo specifico della filosofia antica e tardo-antica, Reale si è occupato a vario titolo anche della storia della filosofia generale: per esempio, nella stesura del noto Manuale di filosofia per i licei edito da Editrice La Scuola e scritto insieme a Dario Antiseri, oltre alla direzione delle collane filosofiche «Classici della filosofia», «Testi a fronte» della Bompiani e «I Filosofi» per Laterza.  Oltre a questo, i suoi principali scritti sono i seguenti:  Il concetto di filosofia prima e l'unità della Metafisica di Aristotele, Vita e Pensiero, Milano, Bompiani, Milano,  Introduzione a Aristotele, Laterza, Bari, Storia della filosofia antica,  Vita e Pensiero, Milano, Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi, La Scuola, Brescia, Per una nuova interpretazione di Platone, CUSL, Milano, edizione definitiva, Vita e Pensiero, Milano, Introduzione a Proclo, Laterza, Bari, Filosofia antica, Jaca Book, Milano, Saggezza antica, Raffaello Cortina Editore, Milano, Eros demone mediatore. Il gioco delle maschere nel "Simposio" di Platone, Rizzoli, Milano, Platone. Alla ricerca della sapienza segreta, Rizzoli, Milano, Bompiani, Milano, La nave di Teseo, Milano, . Guida alla lettura della Metafisica di Aristotele, Laterza, Bari,  Raffaello: La "Disputa", Rusconi, Milano, Corpo, anima e salute. Il concetto di uomo da Omero a Platone, Collana Scienza e Idee n.49, Raffaello Cortina Editore, Milano, Socrate. Alla scoperta della sapienza umana, Rizzoli, Milano, La nave di Teseo, Milano, . Il pensiero antico, Vita e Pensiero, Milano,  La filosofia di Seneca come terapia dei mali dell'anima, Bompiani, Milano, Radici culturali e spirituali dell'Europa, Raffaello Cortina Editore, Milano, Storia della filosofia greca e romana, Bompiani, Milano, Collana Il pensiero occidentale, Bompiani, . Valori dimenticati dell'Occidente, Bompiani, Milano,  L'arte di Riccardo Muti e la Musa platonica, Bompiani, Milano, Come leggere Agostino, Bompiani, Milano, Karol Wojtyla un pellegrino dell'assoluto, Bompiani, Milano, Autotestimonianze e rimandi dei Dialoghi di Platone alle "Dottrine non scritte", Bompiani, Milano, 2008. Storia del pensiero filosofico e scientifico, La Scuola, Brescia, . Salvare la scuola nell'era digitale, Brescia, La Scuola, . G. Reale-Umberto Veronesi, Responsabilità della vita. Un confronto fra un credente e un non credente, Milano, Bompiani, . Mi sono innamorato della filosofia, Armando Torno, Milano, Bompiani, , Romanino e la «Sistina dei poveri» a Pisogne, Milano, Bompiani, . Cento anni di filosofia. Da Nietzsche ai nostri giorni, La Scuola, Brescia,  Introduzione, traduzione e commentario della Metafisica di Aristotele, su archive.org, Bompiani, Traduzioni e commenti Reale ha tradotto in italiano e commentato molte opere di Platone, di Aristotele e di Plotino (la sua nuova edizione delle Enneadi è stata pubblicata  nella collana "I Meridiani" della Arnoldo Mondadori Editore). Ha pubblicato per Bompiani il poderoso volume I presocratici, da lui presentato come la «prima traduzione integrale» della versione tedesca del Die Fragmente der Vorsokratiker di Hermann Diels e Walther Kranz. Nonostante in Italia ne fosse già uscita nel una traduzione di Gabriele Giannantoni edita da Laterza, Reale ha sostenuto la presenza di lacune e manomissioni nella traduzione del Giannantoni, lacune e manomissioni che sarebbero dovute, a parere di Reale, all'ossequio all'ideologia e all'«egemonia culturale marxista», secondo cui in quel periodo gli intellettuali di area comunista avrebbero dominato la scena in campo editoriale. Luciano Canfora, in risposta alle accuse di Reale, ne ha sostenuto la natura «pubblicitaria» e l'«inconsistenza» del ragionamento. Nella polemica sono intervenuti anche altri due studiosi: il primo è Mario Vegetti, il quale ha sostenuto che, se influenza c'è stata nell'edizione di Giannantoni, essa è stata di matrice idealistica, hegeliana e crociana e non marxista; il secondo studioso è Roberto Radice, il quale ha invece sostenuto che qualsiasi omissione è da evitare, specie se non è segnalata nel testo, e con riguardo alla presunta irrilevanza di taluni tagli operati da Giannantoni sottolinea come «i capretti a volte segnano la storia del pensiero più di alcuni filosofi e togliere questi deliziosi animali dai frammenti, così come far sparire dei cavolfiori, potrebbe trasformarsi in una censura».  Di Seneca, il Reale ha poi curato la traduzione delle opere in "Seneca. Tutti gli scritti" Onorificenze Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana «Di iniziativa del Presidente della Repubblica» Premio "Roncisvalle" dell'Navarra Cittadinanza onoraria di Siracusa Premio Pax Dantis per il Pensiero di Pace Universale, Centro Lunigianese di Studi Danteschi, . Lauree honoris causa Accademia Internazionale di Filosofia del Liechtenstein Università Cattolica di Lublino Stato di Mosca Universitat Ramon Llull de Barcellona. Filosofico.net  Addio a Giovanni Reale, grande interprete di Platone, La Stampa, 15 Cornelia de Vogel, Ripensando Platone e il Platonismo, Milano, Vita e Pensiero,  «Reale [...] dimostra la profonda unità concettuale di questi scritti di filosofia prima, mettendo in luce come Jaeger, nella sua tesi, sia condizionato dalla filosofia positivista e dalla teoria generale dell'evoluzione della cultura secondo le tre tappe di teologia-metafisica-scienza» (Note di copertina all'opera Il concetto di "filosofia prima" e l'unità della "Metafisica" di Aristotele, Milano, Bompiani, Storia della filosofia antica ,  «La fondazione della botanica fu il suo guadagno essenziale.».   Verso una nuova immagine di Platone, Milano, Vita e Pensiero, Cfr., in particolare, Il paradigma romantico nell'interpretazione di Platone, di Hans Krämer, Napoli,  La filosofia antica, Milano, Editoriale Jaca Book.  «Ha ragione, bisogna imparare ad accettare la morte», Corriere della Sera. Network delle Università Italiane, su uninetwork. G. Reale, Il concetto di filosofia prima e l'unità della metafisica di Aristotele, Milano, Vita e Pensiero,La filosofia di Seneca come terapia dei mali dell'anima, Milano, Bompiani, unimc/filosoficamente/primo-piano/giovanni-reale-in-memoriam  philosophicalnews.com/wp-content/uploads//07/5.2.pdf  Pur riconoscendo a Giannantoni una statura di studioso di prim'ordine, Reale ha sostenuto che molti marxisti «non presentavano talune cose nella loro effettiva realtà» (dall'Archivio storico del Corriere della Sera). Secondo Reale, pur non potendosi parlare di complotto, «nel testo di Laterza curato da Giannantoni mancanoin un'edizione chiamata l'unica integrale italianadecine e decine di passi che ho elencato in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei Presocratici; ci sono inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti autori. Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto: ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva» (dall'Archivio storico del Corriere della Sera   «Naturalmente, sul piano pubblicitario, si comprende la auto-esaltazione: la mia traduzione è più completa della tua, come il mio bucato è più bianco del tuo. Ma anche la pubblicità bisognerebbe saperla fare. Ci sono lauree brevi da poco istituite in proposito. Particolarmente inconsistente appare il ragionamento, se pure così può definirsi, sviluppato dal Reale. Eccolo nella sintesi fornita dal suo intervistatore: Giannantoni era molto bravo (e questo lo sapevamo anche senza il supporto di Reale), Laterza è innocente del sopra menzionato «reato ideologico», la colpa è della «penetrazione» comunista. Sembra quasi di sognare. Ma questa è la caricatura dell'antica cantilena sui comunisti padroni dell'editoria italiana. Per confutare questa sciocchezza, anni fa, Norberto Bobbio si limitò a trascrivere i titoli del catalogo Einaudi. E infatti come negare l'affiliazione bolscevica di Bobbio? Che pena» (in Archivio storico Corriere della sera).  Si fa riferimento all'osservazione di Canfora secondo la quale le omissioni di Giannantoni riguarderebbero aspetti poco rilevanti per un marxista come il frammento 23 di Orfeo, «un malridotto frustulo papiraceo in cui si fa cenno ad un rituale misterico [...]. Queste, e consimili, sono le omissioni rimproverate dal neo-presocratico Reale». (Cfr.Ibidem)  Osserva infatti Radice: «Sembrerebbe del tutto irrilevante sapere se Kant, quando scriveva la Critica della ragion pratica, mangiasse capretto o una particolare minestra, e credo che alla storia della filosofia questo poco interessi. Ma sapere se un orfico mangiasse o no capretto, può essere significativo dal punto di vista filosofico. Se si asteneva, allora era vegetariano e, come tale, non avrebbe condiviso la ritualistica greca in cui si consumavano le carni offerte alla divinità e si lasciavano ad essa gli aromi per segnare la distanza tra uomo e dio. In sostanza egli credeva, evitando il capretto, in una teologia in cui uomo e divino erano legati». (Cfr.Archivio storico Corriere della sera All'obiezione di Canfora ha risposto lo stesso Reale affermando: «Non è un capretto né una vacca quello che manca nel testo di Laterza curato da Giannantoni; mancanoin un'edizione chiamata l'unica integrale italianadecine e decine di passi che ho elencato in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei Presocratici; ci sono inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti autori. Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto: ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva». (Cfr. Ibidem)  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. Entrega de los internacionales premios Roncesvalles de Filosofía, su unav.edu, Laudatio del professore Giovanni Reale a cura del professore Antoni Bosch-Veciana., in//url.edu/sites/default/files/llibrethonoris_giovannireale.pdf.  Roberto Radice, Claudio Tiengo , Seconda navigazione. Omaggio a Giovanni Reale, Vita e Pensiero, Milano, .Giuseppe Grampa, "Ritornare ai Greci: intervista a Giovanni Reale sulla sua «Storia della filosofia antica»", Vita e Pensiero. Rivista culturale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Armando Torno, Il mio Platone bocciato all'università, in Corriere della Sera, intervista Armando Torno, Addio,  il cattolico amico di Platone, in Corriere della Sera, Antonio Carioti, Critico il Platone di Reale il marxismo non c'entra, in Corriere della Sera, intervista di Mario Vegetti,   La dittatura culturale del marxismo, in Corriere della Sera, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Reale, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Giovanni Reale, .  Registrazioni  su RadioRadicale, Radio Radicale. Filosofico.net, su filosofico.net. Storia della filosofia antica. Dalle origini a Socrate. Ospitato su gianfrancobertagni. Giovanni Reale , Storia della filosofia antica. Platone e Aristotele, Ospitato su gianfrancobertagni. Giovanni Reale , Storia della filosofia antica. I sistemi dell'Età ellenistica, gianfrancobertagni.

 

 

REGHINI. (Firenze). Filosofo. Grice: “It’s difficult to call Reghini a philosopher; yes, he was interested in Pythagoras – but to what extent can, in spite of Russell, number GROUND a whole philosophy?”Si laureò a Pisa, dedicandosi all'insegnamento della materia in vari istituti superiori in Toscana, a Roma ed in Emilia-Romagna.  Promotóre del Pitagorismo, fu affiliato a vari gruppi dell'esoterismo italiano. Entrò nella Società Teosofica e ne fondò la sezione romana. Più tardi, fonderà a Palermo la Biblioteca Teosofica, alla quale di poi cambierà nome in Biblioteca Filosofica. Venne iniziato al Rito di Memphis di Palermo (rito massonico di supposta origine egizia) ed entrò a Firenze nella loggia Lucifero, dipendente dal Grande Oriente d'Italia. Ebbe una breve adesione al martinismo papusiano, che in Italia era diretto da Sacchi, verso le carenze della cui maestranza e pubblicistica Reghini apporta una demolizione magistrale. Fu poi chiamato d’Armentano, che lo avviò allo studio del pitagorismo. Entrò nel Supremo Consiglio Universale del Rito filosofico italiano, dal quale però si dimise, non aveva infatti un'alta opinione dello stato della massoneria in Italia. Insignito del 33° e massimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, entrò a far parte come membro effettivo del Supremo Consiglio d'Italia, di cui fu Gran cancelliere e Segretario generale.  Gli anni della Grande Guerra videro discepoli e maestri della “Schola Italica Pitagorica” partire volontari per il fronte. Non rimase inerte innanzi al sorgere delle istanze interventiste. Partecipò attivamente alla manifestazione romana del maggio, culminata in Campidoglio, tesa ad ottenere la dichiarazione di guerra. Accolto nell'Accademia Militare di Torino come allievo ufficiale del Genio partì volontario per il fronte, ottenendo sul campo il grado di capitano del Genio. Lui ed il suo Maestro Armentano crearono a Roma l'Associazione Pitagorica, che riprendeva le fila di precedenti esperienze e si richiamava operativamente al sodalizio pitagorico dell'antichità. Da solo o con altri, fondò e animò varie riviste, con interventi sagaci e ricchi di dottrina: scrisse sul papiniano Leonardo , dando vita ad Atanór, Ignis, e UR, con Colazza,  Evola come direttore, Parise, ed Onofri. Contrasti d'idee e caratteriali prevalser nel rapporto di collaborazione fra Evola e Reghini, provocando la scelta evoliana di allontanamento di questi, assieme a Parise, da UR (rivista sórta a esprimere al pubblico della cultura italiana l'intento dell'occulto Gruppo di Ur; nella quale il Maestro fiorentino pubblicò con l'eteronimo di Pietro Negri); e se ne ebbero anche strascichi giudiziari. Infatti Evola tenterà di fare incriminare Reghini per affiliazione massonica (affiliazione che costituiva reato dopo l'imposizione di scioglimento delle "associazioni segrete" decretata dal Regime fascista); ma il potere giudiziario optò infine per un "accordo" tra i due onde evitare uno scandalo. Per via del condizionamento repressivo fascista vòlto all'emarginazione di tanti esponenti dell'esoterismo italiano (Armentano era partito per il Brasile), Reghini ormai isolato si ritirava dalle attività pubbliche e a Budrio si dedicava all'insegnamento nell'istituto privato "Quirico Filopanti" (diretto da Partengo), alla meditazionein chiave pitagoricadelle scienze matematiche.  Ottenne tuttavia pubblici riconoscimenti dall'Accademia dei Lincei e dall'Accademia d'Italia, per la sua opera sulla restituzione della geometria pitagorica. Il Crepuscolo dei Filosofi regalato dal suo autore, Papini all’amico Arturo al suo ingresso nella Loggia fiorentina ‘Lucifero.” Nel frontespizio una dedica ad inchiostro, scolorito dal tempo, «Al nuovo fratello Reghini il suo G Papini».in: Raffaele K. Salinari, Reghini, pitagorico, su ilmanifesto  Rito filosofico italiano Del Massa, Pagine esoteriche, La Finestra, Trento. In questa qualità firmò il decreto del suo scioglimento n(riprodotto in: Luigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori e breve storia del Supremo Consiglio d'Italia del Rito scozzese antico ed accettato Palazzo Giustiniani dal 1805 ad oggi , Ed. Bastogi, Foggia, in seguito all'approvazione dello stesso anno alla Camera dei deputati del progetto di legge sulla disciplina delle associazioni, presentato da Mussolini, mirante allo scioglimento della massoneria. Iacovella, "Il Barone e il Pitagorico: Evola e Reghini", in: Vie della Tradizione, Cfr. la recensione fattane da Guénon: ed. di Comptes Rendus, Parigi. Opere: “Le parole sacre e di passo dei primi tre gradi ed il massimo mistero massonico, Atanor, Roma, Per la restituzione della geometria pitagorica, nuova edizione Il Basilisco, Genova, che comprende anche I numeri sacri nella tradizione pitagorica; nuovo titolo Numeri sacri e geometria pitagorica. Il fascio littorio, ovvero il simbolismo duodecimale e il fascio etrusco; nuova edizione Il Basilisco, Genova, I numeri sacri nella tradizione pitagorica, Ignis, Roma, Dei Numeri pitagorici, PrologoAssociazione culturale Ignis, Dei Numeri Pitagorici (Libri sette) Dell'equazione indeterminata di secondo grado con due incogniteArchè/pizeta,  Dei Numeri Pitagorici (Libri sette)Parte PrimaVolume SecondoDelle soluzioni primitive dell'equazione di tipo Pell x2-Dy2=B e del loro numeroArchè/pizeta, . Dei Numeri Pitagorici (Libri sette)Parte SecondaVolume TerzoDei numeri triangolari, dei quadrati e dei numeri piramidali a base triangolare o quadrataArchè/pizeta, . Dizionario Filologico, ("Associazione culturale Ignis"), Cagliostro, ("Associazione culturale Ignis"), 2007. Considerazioni sul Rituale dell'apprendista libero muratore, Phoenix, Genova, Paganesimo, Pitagorismo, Massoneria, Mantinea, Furnari (Messina),  Per la restituzione della Massoneria Pitagorica Italiana, introduzione di Vinicio Serino, Raffaelli Editore, Rimini, La Tradizione Pitagorica Massonica, Fratelli Melita Editori, Genova, Trascendenza di Spazio e Tempo, rivista "Mondo Occulto", Napoli, ristampa Libreria Ed. ASEQ . Curò fondamentali traduzioni (con introduzione e note), tra cui:  De occulta philosophia di Cornelio Agrippa (Alberto Fidi, Milano, opera in due volumi); ristampato dalle Edizioni Mediterranee e da I Dioscuri, Genova, Le Roi du Monde di René Guénon ( Alberto Fidi editore, Milano. A La Sapienza pagana e pitagorica del '900 (La Cittadella.  I Libri del Graal. Geminello Alvi, Reghini, il massone pitagorico che amava la guerra, Corriere della Sera, Riccardo Paradisi, Reghini, il Pitagorico che sognava l’impero, L’Indipendente, Natale M. Di Luca, "Arturo Reghini. Un intellettuale neo-pitagorico tra massoneria e fascismo", Atanòr, Roma.  Parise, "Nota sulla vita di A. Reghini", in calce a Considerazioni sul rituale dell'apprendista libero muratore, Phoenix, Genova,  Roberto Sestito, Il figlio del Sole. Vita e opere di Arturo Reghini, filosofo e matematico, Ancona, Associazione Culturale "Ignis", Via romana agli Dei Amedeo Rocco Armentano Evola  Parise, Schiavone, Reghini a metà strada tra fascismo e massoneria, su archiviostorico.info. Centro De GiorgiScuola Normale Superiore di Pisa, Breve biografia su mathematica.sns. Guido Boni, Omaggio su ritosimbolico. 1 Thomas Dana Lloyd, Un pitagorico dei nostri tempi, su ritosimbolico. Nicola Bizzi, Arturo Reghini. Sulla Tradizione occidentale, su youtube.com. Christian Giudice, Occultism and Traditionalism in Twentieth-Century Italy, su spreaker.com. Christian Giudice,  For a Spiritual Understanding of Life’: Arturo Reghini’s Theosophical Years su academia.edu. Grandi massoni. Arturo Reghini, illustre matematico e antifascista, traduttore e amico di Guenon, su grandeoriente.  Raffaele K. Salinari, Arturo Reghini, pitagorico, su ilmanifesto.

 

REGINA. (Sabbioneta). Filosofo.  Grice: “When Urmson said that for Prichard, duty cashed out in interest, he was right! But we must wait for Regina to emphasise Kierkegaard’s punning on interest – which literally means, ‘being in between’! The interesting (sic) thing is that Kierkegaard exploits the old Roman aequi-vocation between the alethic (being in between) and the practical (Prichard, ‘duty as interest’). -Vincitore di una borsa di studio per il Collegio Augustinianum, si è laureato a Milano con una tesi su Lavelle con Severino. Si è perfezionato in Filosofia neoscolastica con una tesi su Heidegger.  Dopo aver insegnato nei licei è passato a Macerata. Ha insegnato a Verona.  Professore a Cagliari, è tornato a Verona, e Direttore del Dipartimento di Filosofia.  Nell'ambito della sua ricerca,  ha ottenuto dall'Unione europea il finanziamento per il primo progetto «Tempus», relativo all'organizzazione presso l'Sarajevo e Mostar di un master sulla tolleranza religiosa..  In collaborazione con Copenaghen ha organizzato due convegni: «Kierkegaard: ripresa, pentimento, perdono», svoltosi a Verona,  e «Mennesket som forhold. Søren Kierkegaards filosofiske og teologiske antropolog -- iL'essere umano come rapporto. L'antropologia filosofica e teologica di Kierkegaard».  Partecipa ai «Forum» che la Conferenza Episcopale Italiana organizza nell'ambito del Progetto culturale della Chiesa. -- è stato nominato docente onorario a Verona.  Ha costruito il suo pensiero basandosi in modo particolare su Kierkegaard, Nietzsche e Heidegger (“the greatest living philosopher” – Grice). In Heidegger ha evidenziato l'importanza del ruolo sapienziale assegnato alla finitezza dell'uomo.  In Kierkegaard vede invece il pensatore da cui partire per costruire una nuova ontologia e una nuova antropologia basate su una nuova concezione dell'essere: l'esse come inter-esse. L'essere come inter-esse (nella doppia valenza ontologica ed etica) pone il pensante in rapporto con un'ulteriorità che, nel trascenderlo, ne accentua e personalizza il differire. La metafisica, se fondata sull’inter-esse, cessa di essere ontoteologia, ossia nient'altro che proiezione idolatrica della logica umana.  Ha pubblicato la monografia su  Strauß.  R. Mahmutćehavjić , Unity and Plurality in Europe, «Forum Bosnæ. Culture, Science, Society, Politics», Quarterly review,  Sarajevo Heidegger. Dal nichilismo alla dignità dell'uomo, Vita e Pensiero, Milano Heidegger. Esistenza e sacro, Morcelliana, Brescia 1Kierkegaard. L'arte dell'esistere, Morcelliana, Brescia, L. Romera, “Acta Philosophica”, VIrecensione a U. Noi eredi dei cristiani e dei Greci, Il Poligrafo, Padova Leggi la recensione.  Il termine è stato acquisito dal pensiero contemporaneo tramite Heidegger.  La vita di Gesù e la filosofia moderna. Uno studio su D. F. Strauss, Morcelliana, Brescia, Pubblicazioni: Heidegger. Dal nichilismo alla dignità dell'uomo, Vita e Pensiero, Milano Heidegger. Esistenza e sacro, Morcelliana, Brescia La vita di Gesù e la filosofia moderna. Uno studio su David Friedrich Strauß, Morcelliana, Brescia  L'uomo complementare. Potenza e valore nella filosofia di Nietzsche, Morcelliana, Brescia Servire l'essere con Heidegger, Morcelliana, Brescia La differenza viva. Con Nietzsche e Heidegger per una nuova concettualità, CUSL “Il Sentiero”, Verona, Noi eredi dei Cristiani e dei Greci, Il Poligrafo, Padova La soglia della fede. L'attuale domanda su Dio, Studium, Roma  Kierkegaard. L'arte dell'esistere, Morcelliana, Brescia Sito personale, su umbertoregina.

 

RENIER. (Treviso). Filosofo. Essential Italian philosopher.Da antica famiglia patrizia veneziana figlio di Luigi e Fanny Venturi. Studiò in Camerino, Urbino, ed Ancona, sempre seguendo gli spostamenti del padre Luigi, magistrato.  Fu poi allievo a Bologna di Carducci, per passare a Torino, dove si laureò. Si perfezionò quindi a Firenze sotto la guida di Bartoli, conseguendo  il diploma. Professore a 'Torino. Fondò con Graf e Novati “il Giornale storico di litteratura,” che pochi anni dopo passò sostanzialmente a dirigere da solo, «profondendovi, negli studi particolari, nelle rassegne, negli annunci analitici e in un ricchissimo notiziario, un vero inesauribile tesoro di cultura, di notizie, di rilievi. Curò importanti edizioni critiche e monografie; i suoi saggi critici spaziano attraverso tutta la letteratura.  Opere: “Il tipo estetico della donna nel Medio Evo, Ancona, Morelli, Isabella d'Este Gonzaga, Roma, Vercellini, Mantova e Urbino (con A. Luzio), Torino / Roma, L. Roux e C., La cultura e le relazioni letterarie d'Isabella d'Este Gonzaga (con A. Luzio), Torino, Loescher, 1903. Svaghi critici, Bari, Laterza, Note  Alessandro Luzio, Rodolfo Renier, La coltura e le relazioni letterarie di Isabella d'Este Gonzaga, Sylvestre Bonnard, 2005310.  Luigi De Vendittis, “Rodolfo Renier”, in Letteratura italiana. I critici,  II, Milano, Marzorati, 1987853.  Umberto RendaPiero Operti, Dizionario storico della letteratura italiana, Torino, G.B. Paravia, Luigi De Vendittis, cit.  Gabriella Macciocca, “Renier, Rodolfo”, in Letteratura italiana. Gli Autori,  II, Torino, Einaudi, Umberto RendaPiero Operti, cit.  Gabriella Macciocca, cit.  Luigi De Vendittis, “Rodolfo Renier”, in Letteratura italiana. I critici,  II, Milano, Marzorati, Umberto RendaPiero Operti, Dizionario storico della letteratura italiana, Torino, G.B. Paravia, Gabriella Macciocca, “Renier, Rodolfo”, in Letteratura italiana. Gli Autori,  II, Torino, Einaudi, Rodolfo Renier, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere dsu openMLOL, Horizons Unlimited srl.

 

RENSI. (Villafranca di Verona). Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher gets his obituary when he is alive!” -- Tenne la cattedra di filosofia a Genova. Frequentò il liceo a Verona, manifestando interesse per la filosofia. Si iscrisse a Padova, poi passò a Roma, dove si laureò, esercitando poi con successo la professione  a Verona. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano, si recò a Milano per assumere, appena ventiquattrenne, la direzione del giornale La lotta di classe, collaborando assiduamente anche alla turatiana Critica Sociale e alla Rivista popolare diretta da Napoleone Colajanni. A seguito delle misure repressive adottate dal governo del generale Luigi Pelloux e per sfuggire alla condanna del Tribunale Militare per aver preso parte ai moti operai milanesi del 1898, stroncati dall'esercito con la strage del generale sabaudo Fiorenzo a Beccaris, il giovane pubblicista fu costretto a cercare rifugio in Svizzera.  Esilio in Svizzera Il soggiorno nel Canton Ticino durò ben dieci anni. Ivi conobbe e sposò Lauretta Perucchi, da cui ebbe due figlie, Adalgisa, che entrerà tra le Figlie di San Francesco di Sales con il nome di Suor Maria Grazia, ed Emilia, autrice di numerosi saggi. Naturalizzato svizzero, divenne il primo deputato socialista del Gran Consiglio del Canton Ticino. Frutto dell'esperienza ticinese fu la pubblicazione de Gli «Anciens Régimes» e la «democrazia diretta» (1902), in cuidifendeva il principio della democrazia diretta del sistema istituzionale svizzero. Rensi collaborò con numerosi articoli ai fogli radicali Il Dovere di Bellinzona, la Gazzetta Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla rivista socialista e pacifista Coenobium, fondata a Lugano da Enrico Bignami, di cui divenne redattore capo.  Rientro in Italia Rientrò in Italia nel 1908 per stabilirsi a Verona e riaprire lo studio di avvocato, dedicandosi nel contempo agli studi filosofici dai quali si sentiva sempre più attratto. A seguito della campagna libica, vi fu la rottura col partito socialista, poiché egli si era schierato con l'interventismo di Leonida Bissolati. Nell'anno successivo pubblicava Il fondamento filosofico del diritto; nel 1914 altri due volumi: Formalismo e amoralismo giuridico e La trascendenza: studio sul problema morale, ove sviluppava un neo-idealismo trascendente, influenzato dal pensiero di Josiah Royce. Con questi saggi etico-giuridici poté conseguire la libera docenza di filosofia morale all'Bologna, iniziando la carriera universitaria. Fu incaricato di filosofia del diritto presso la libera Ferrara, vincendo poi il concorso per la cattedra di filosofia morale all'Istituto Superiore di Magistero di Firenze, passò quindi all'Ateneo di Messina dove ebbe colleghi Concetto Marchesi, Eugenio Donadoni ed Emanuele Sella. Nel 1918 si stabilì definitivamente a Genova, ricoprendo la cattedra di filosofia morale dell'ateneo.  La prima guerra mondiale L'esperienza della prima guerra mondiale mandò in crisi le sue convinzioni idealistiche, conducendolo verso lo scetticismo, la cui prima formulazione sono i Lineamenti di filosofia scettica. In quell'opera Rensi sosteneva che la guerra aveva distrutto la fede ottimistica nell'universalità della ragione, sostituendola con lo spettacolo tragico della sua pluriversalità, vale a dire dell'irriducibile conflittualità dei diversi punti di vista. Espose nella Filosofia dell'autorità la traduzione politica di questa concezione: poiché tutti i punti di vista politici sono sullo stesso piano, quello che andrà al potere lo farà con un atto di forza, tacitando tutti gli altri punti di vista. In quest'opera si è scorta una prima giustificazione dell'autoritarismo fascista.  L'opposizione al fascismo Il filosofo, tuttavia, dopo una prima simpatia per il fascismo, ne divenne un fiero avversario quando Mussolini con metodi antidemocratici cominciò a perseguire il disegno dittatoriale. Sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce, pagando questa scelta con la sospensione,  dalla cattedra di filosofia a'Genova. Tre anni dopo venne arrestato insieme alla moglie e rinchiuso in carcere. Solo un abile stratagemma escogitato dall'amico e collega Sella, che aveva pubblicato sul Corriere della Sera il necrologio del filosofo, diffondendo così la falsa notizia della sua morte, indusse il duce a rimettere prontamente in libertà i coniugi Rensi. Il dittatore temeva l'ondata di sdegno sollevatasi nel paese e all'estero per i metodi oppressivi del regime. Nel 1934, per la sua coerenza agli ideali di libertà, Rensi subì il definitivo allontanamento dalla cattedra e, fino alla sua scomparsa, fu comandato, da vigilato speciale, presso il centro bibliografico dell'ateneo genovese, per la compilazione della biografia ligure. Nonostante il doloroso distacco dalla scuola dove aveva insegnato per diciassette anni, continuò la sua attività filosofica e letteraria, pubblicando in quegli anni alcune fra le sue opere più significative, e collaborando al quotidiano socialista genovese Il Lavoro, l'unico foglio che accoglieva testi di personalità che non avevano fatto atto di sottomissione al fascismo.  Fu ricoverato al Ospedale Galliera mentre infuriava il bombardamento della flotta inglese sulla città, per essere operato d'urgenza. Tuttavia l'azione militare danneggiò alcune sale dell'edificio e i medici dovettero rinviare l'intervento, una fatalità che non lasciò scampo a Rensi, che morì il 14 febbraio. Ai funerali pochi amici ed ex allievi poterono seguire per breve tratto il carro funebre. La polizia, che aveva vietato quest'ultimo devoto omaggio, disperse il funerale, schedando alcuni discepoli. Rensi, anche morto, tura il potere. Sulla tomba nel Cimitero monumentale di Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di vita ed esprime il suo dissenso, la sua resistenza e indipendenza intellettuale: «Etsi omnes, non ego» (Anche se tutti, non io).  Filosofia Il suo pensiero si è sviluppato, dopo l'approdo allo scetticismo, in un primo tempo in direzione del realismo e del materialismo critico. Un realismo materialistico quindi, che egli considerava derivato (con una certa libertà interpretativa) dallo stesso pensiero kantiano. Egli arrivò ad ipotizzare che Kant avesse potuto pensare alla "cosa in sé" come a una più nascosta essenza materiale delle cose stesse.  In generale si può dire che la filosofia di Rensi non sia esente da paradossi concettuali e da mutamenti continui che lo hanno portato a cadere in alcune contraddizioni e incoerenze. Ma va anche considerato che al di sopra di esse a dominare è comunque un forte pessimismo, che non è solo esistenziale, ma anche gnoseologico: sia il mondo, sia la mente umana sono irrazionali.  «Ma supponiamo che un tale fatto esteriore ai nostri orologi, destinato al controllo di questi, non esistesse, e che i nostri orologi continuassero a discordare. Come potremmo allora, in mancanza di quel fatto esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri orologi, conoscere l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre ragioni. Non c’è l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui controllarle e che le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere l’ora che è della ragione?»  Per esempio egli ha sostenuto che siccome la filosofia ha una storia che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico non può esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa nega continuamente sé stessa. Rensi, contro l'idealismo di Gentile allora imperante, che considerava la storia una realizzazione progressiva dello spirito e della ragione, ha una visione negativa dellastoria, come assurdo, caso e vana ripetizione.  «C'è storia dunque perché ogni presente, ossia la realtà, è sempre falsa, assurda e cattiva, e perciò si vuol venirne fuori, passare ad altro, quel passare ad altro in cui, unicamente, la storia consiste... C'è storia, insomma, l'umanità corre nella storia, per la medesima ragione per cui corre un uomo che posa i piedi su di un sentiero cosparso di spine o di carboni ardenti»  La sua critica della religione si sviluppava poi in un'aperta apologia dell'ateismo che egli proclamò e sostenne sino al 1930 circa. Sembra quasi di poter cogliere uno dei tratti dell'ateismo filosofico rensiano nella postfazione al Sopra lo amore di Marsilio Ficino. Ficino nel suo scritto proponeva una visione dell'amore come amore eterno di Dio che a Dio ritorna come desiderio di ogni grado ontologico di ritornare al bene e al Tutto. Rensi, nella sua postfazione, propone una nuova interpretazione di questa tipica teologia platonica, vedendo nell'amore ipotizzato da Ficino in realtà un preludio a quelle che diventeranno due tra le più influenti correnti filosofiche nell'Europa dell'800: l'idealismo e il volontarismo. L'amore come totalità dei diversi, o come volontà nelle vesti di matrice essenziale del tutto, mette da parte il bisogno di un dio buono e trascendente e sussurra l'ipotesi di un ateismo filosofico, forse professato tra le righe dai più celebri filosofi credenti.  In quanto spirito profondamente problematico e inquieto, Rensi finì però per approdare a un forte pessimismo ontologico ed esistenziale, che lo spinse verso derive spiritualistiche, forse latenti nelle sue riflessioni fin dalle origini. Esse trovano espressione chiara solo nell'ultima fase del suo pensiero, attestate in particolare dalle Lettere spirituali. In quest'opera, come anche nella Morale come pazzia (anch'essa postuma) Rensi delinea una sorta di mistica dei valori e un'etica concepita come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in un universo cieco e indifferente.  Le tre fasi Nella sua Autobiografia intellettuale  egli suddivide in tre periodi l'evoluzione del suo pensiero: un primo caratterizzato dal misticismo idealistico, un secondo da un relativismo scettico materialistico e ateo, un terzo dal misticismo spiritualistico come ultimo approdo del suo pensiero.  Il primo periodo si sviluppa fino al 1916 e si tratta di un misticismo di tipo platonico, in cui sono presenti anche elementi di San Paolo e di Malebranche. In tale periodo scrive Le Antinomie dello spirito, Sic et Non. Metafisica e poesia,  La trascendenza. Studio sul pensiero morale.  Il secondo periodo nasce dal suo sconcerto di fronte alle violenze della guerra e lo porta alla negazione di qualsiasi razionalità della realtà. Egli pensa infatti che se gli uomini ricorrono sistematicamente alla violenza per risolvere i loro conflitti questo significa che la ragione in sé non esiste, e che si tratta dell'illusione dell'uomo di pensare che si possa dare ordine al caos. L'irrazionalità della realtà si trova espressa in Lineamenti di filosofia scettica, La filosofia dell'autorità, La scepsi estetica, Polemiche antidogmatiche, Interiora rerum,  Realismo, Apologia dell'ateismo, Le aporie della religione. Il secondo periodo è altresì caratterizzato da un avvicinamento al positivismo materialistico e dal rifiuto dell'idealismo di Croce e di Gentile. In esso va registrata anche una rivisitazione del panteismo di Spinoza, che Rensi interpreta alla maniera dei teologi cristiani, quindi come ateistico perché avrebbe negato il Dio personalizzato dei monoteismi. Egli pensava anche di realizzareuna sintesi di scetticismo e realismo perché se solo la scepsi è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo, essa è anche l'unica verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del nichilismo rensiano, perché si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la morte, ed essa è il "nulla", solo il nulla possiede una verità.  Nell'ultimo periodo prevale una forma di misticismo che non sorge, però, improvvisamente, essendo già chiaramente presente nelle opere maggiormente influenzate dallo scetticismo. Quest'ultimo fu, infatti, sempre sollecitato da un'innata, profonda religiosità, sicché non stupisce che il filosofo si apra alla voce del divino, poiché egli cerca nella negazione assoluta un criterio positivo che consenta la negazione stessa. A questo periodo appartengono: Critica della morale,, "Critica dell'amore e del lavoro, Paradossi di estetica e dialoghi dei morti, Frammenti di una filosofia dell'errore, del dolore, del male e della morte, La filosofia dell'assurdo e Autobiografia intellettuale. Isolato in vita nel mondo filosofico italiano, nel quale dominava il neo-idealismo crociano-gentiliano, Rensi trovò la comprensione di pochi intellettuali a lui affini, come Adriano Tilgher ed Ernesto Buonaiuti. È stato quest'ultimo a creare per Rensi la formula dello scettico credente, che in forme diverse ha dominato i pochi studi sul suo pensiero. Solo recentemente, soprattutto grazie agli studi di Nicola Emery, il pensiero rensiano ha trovato la collocazione nell'ambito del nichilismo europeo.  Per alcuni tale collocazione resta comunque riduttiva rispetto alla vastità del pensiero di Rensi, che andrebbe ancora approfondito. La trascuratezza nei suoi confronti sta nel fatto che la cultura italiana è stata a tutto il XX secolo dominata dall'idealismo e dall'esistenzialismo, collegati ad una dottrina cristiana invadente e impregnante il mondo accademico.  Pensiero politico Legato alla cultura socialista, fin dalla giovane età, il pensiero politico di Rensi si caratterizza per una certa dose di eclettismo e per una forte componente umanitaria, distante dal materialismo storico marxiano e riconducibile, più agilmente, nel novero dei pensatori vicini al socialismo utopista. Se durante l'attività politica in Italia aderisce all'idea della lotta di classe, l'esperienza svizzera lo porta a riconsiderare tale concezione dei rapporti di forza nella storia, ridimensionandone la portata. Nel pensiero rensiano, infatti, l'antagonismo tra proletariato e borghesia sarebbe circoscrivibile ad alcune realtà contingenti e non costituirebbe un'invariante delle relazioni socio-politiche dell'intero Occidente. E se, da un lato, il suo realismo politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del conservatore Gaetano Mosca, dall'altro, la matrice umanitaria e socialista emerge nell'esaltazione degli istituti della democrazia diretta, caratterizzanti il sistema costituzionale americano e quello svizzero, considerati come gli unici in grado di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione delle classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il contingente recupero del pensiero di Cattaneo sono sintomatici di un altro aspetto dell'orizzonte culturale di Rensi: la feroce critica dell'istituto monarchico (tanto nell'accezione assolutista, quanto in quella temperata del costituzionalismo borghese ottocentesco), appannaggio di una vicinanza con il programma del Partito Repubblicano Italiano. Vicinanza che si concretizza nello stretto legame, culturale e amicale, con Arcangelo Ghisleri. Con l'esponente repubblicano, in particolare, Rensi condivide il pessimismo storico verso il Risorgimento, la disapprovazione intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e ostile al riscatto sociale del proletariato, della casa regnante dei Savoia e l'appartenenza alla Massoneria.  Influenze "Atomi e vuoto e il Divino in me", queste parole di Rensi hanno ispirato Michele Lobaccaro nella composizione della canzone Rosa di Turi dei Radiodervish.  Opere: Una Repubblica italiana: il Canton Ticino, "Critica sociale", Milano, ristampato da Armando Dadò, Locarno,  Gli “Anciens Régimes” e la democrazia diretta. I e II ed., Colombi, Bellinzona Libreria Politica Moderna, Roma; ristampato.La democrazia diretta, a.c. e con Nota di Nicola Emery, Adelphi, Milano, L'immoralismo di Nietzsche, Carlini, Genova, Le antinomie dello spirito, Soc. Libr. Ed. Petremolese, Piacenza, Sic et non: metafisica e poesia, Libr. Ed. Romana, Roma, Il genio etico ed altri saggi, Laterza, Bari (seconda ed.). Il fondamento filosofico del diritto, Ed. Libr. Petremolese, Piacenza, Sulla risarcibilità dei danni morali, Soc. Coop. Tip., Verona, Formalismo e amoralismo giuridico, Cabianca, Verona,  La trascendenza: studio sul problema morale, Bocca, Torino, Istinto, morale e religione, Ist. Tip. Riuniti, Bologna, Lineamenti di filosofia scettica, Zanichelli, Bologna,  ristampato, a c. e con introduzione di N. Emery, Castelvecchi, Roma,  La scepsi estetica, Zanichelli, Bologna, La filosofia dell'autorità, Sandron, Palermo, ristampato da De Martinis & C, Catania, Polemiche antidogmatiche, Zanichelli, Bologna, L'orma di Protagora, Treves, Milano, Principi di politica impopolare, Zanichelli, Bologna, ntroduzione alla scepsi etica, Perrella, Napoli, Teoria e pratica della reazione politica, La Stampa Commerciale, Milano, L'amore e il lavoro nella concezione scettica, Soc. Ed. Unitas, Milano Ristampa Battiato, Catania, Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli scrittori italiani», Libreria Politica Moderna, Roma, L'irrazionale, il lavoro, l'amore, Soc. Ed. Unitas, Milano, Interiora rerum, Soc. Ed. Unitas, Milano, Rielaborato ne La filosofia dell'assurdo, Corbaccio, Milano, Ripubblicato R. Chiarenza, Adelphi, Milano, Apologia dell'ateismo, Formiggini, Roma, Ristampato R. Chiarenza, La Fiaccola, Ragusa,  ristampato con introd. di N.Emery "Terapia dell'ateismo", Castelvecchi, Roma,  Realismo, Soc. Ed. Unitas, Milano, Apologia dello scetticismo, Formiggini, Roma, Autorità e libertà: le colpe della filosofia, Libreria Politica Moderna, Roma, Ristampato G. Perez, Roma, e A. Montano, Bibliopolis, Napoli, Il materialismo critico, Casa editrice sociale, Milano, Ampliato, Casa del Libro, Roma, Spinoza, Formiggini, Roma, Ampliato (ed. postuma) Bocca, Torino, Ristampato A. Montano, Guerini e Associati, Milano 1999. Riedito in un'edizione comprendente entrambe le versioni del 1929 con un saggio di Roberto Evangelista, Edizioni Immanenza, Napoli, ,Riedito in un'edizione comprendente entrambe le version, Luca Orlandini, presso la Nino Aragno Editore, Torino, . Scheggie: pagine di un diario intimo, Bibl. Ed., Rieti Cicute: dal diario di un filosofo, Casa Ed. Atanòr, Todi, Ristampato, La Mandragora, Imola 1998. Impronte: pagine di un diario, Libr. Ed. Italia, Genova, Raffigurazioni: schizzi di uomini e di dottrine, Guanda, Modena, Ristampa, Le aporie della religione, Casa Ed. Etna, Catania, Sguardi: pagine di un diario, La Laziale, Roma, Passato, presente, futuro, Cogliati, Milano 1932. Motivi spirituali platonici, Gilardi e Noto, Milano Scolii: pagine di un diario, Montes, Torino, Vite parallele di filosofi: Platone e Cicerone, Guida, Napoli, Critica della morale, Casa Ed. Etna, Catania, Paradossi di estetica e dialoghi dei morti, Corbaccio-Dall'Oglio, Milano, Frammenti di una filosofia del dolore e dell'errore, del male e della morte, Guanda, Modena,  nuova edizione riveduta, Marco Fortunato, Orthotes Editrice, Napoli . Figure di filosofi: Ardigò e Gorgia, Guida, Napoli, Gorgia, ristampato nel 1981 con premessa di A.M. Battegazzore e saggio di Mario Untersteiner, già pubblicati in «Rivista di Storia della Filosofia», H.I.F. Autobiografia intellettuale. La mia filosofia. Testamento filosofico, Corbaccio, Milano 1939. Ristampato R. Chiarenza, Dall'Oglio, Milano, Poemetti in prosa e in verso, Ist. Tip. Ed., Milano, La morale come pazzia, Postumo. Con prefazione di Adriano Tilgher, Guanda, Modena, ristampato con Prefazione di N.Emery, ( "La morale come Stato d'eccezione?"), Castelvecchi, Roma,  Trasea, contro la tirannia (prefazione di A. Poggi), Dall'Oglio, Milano Lettere spirituali, prefazione di A. Galletti, Bocca, Milano Ristampato Leonardo Sciascia e R. Chiarenza, Adelphi, Milano, Governi di ieri e di domani (prefazione di Arcangelo Ghisleri). Riduzione de «Gli anciens Régimes» Libr. Ed. Milanese, Milano, Forme di governo del passato e dell'avvenire, ristampa parziale de «Gli anciens Régimes» (prefazione di G. Conti), Libr. Politica Moderna Roma, Sale della vita (saggi filosofici) (P. Rossi), Dall'Oglio, Milano, La filosofia dell'assurdo, Adelphi, Milano,  trad. francese con dei saggi di J. Grenier e N. Emery, Parigi, Ed. Allia, La religione. Spirito religioso, misticismo e ateismo, Antonio Vigilante, Sentieri Meridiani, Foggia, Contro il lavoro. Saggio sull'attività più odiata dall'uomo, prefazione di Fabrizio Baleani, Gwynplaine, Camerano ; trad. francese con presentazione di Gianfranco Sanguinetti, Parigi. Ed. Allia, . Le ragioni dell'irrazionalismo, Marco Fortunato, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno . Su Leopardi, Raoul Bruni, Torino, Aragno, . Note Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Ippolito Emanuele Pingitore,//lintellettualedissidente/filosofia/giuseppe-rensi-filosofia-dell-autorita/, in L'Intellettuale Dissidente, 6 febbraio  Pastorino, cFilosofia dell'assurdo,  La filosofia dell'assurdo, Anna Maria Isastia, Uomini e idee della Massoneria. La Massoneria nella storia d'Italia, Roma, Atanor sub voce.  (in ordine cronologico)  Ida Vassallini, Giuseppe Rensi,  Istituto di Studi filosofici, Roma s.d. Mario Untersteiner, Giuseppe Rensi interprete del pensiero antico, Bocca, Milano s.d. Enzo Palmieri, Giuseppe Rensi, La scepsi estetica, Zanichelli, Bologna, Niccolò Cuneo, Giuseppe Rensi, Tip. C. Conti e C., Cuneo, Adriano Tilgher, Giuseppe Rensi: un moralista, Italia, Raffaele Resta, Giuseppe Rensi, SIAG, Genova 1941. Alfredo Poggi, Giuseppe Rensi: Azzoguidi, Bologna 1941. Alfredo Poggi, Il problema generale della giustizia e della giustizia penale nel pensiero di Giuseppe Rensi, F. Vallardi, Milano, Paolo Rossi, Giuseppe Rensi e l'ideale di Giustizia, F.lli Bocca, Milano, Ernesto Buonaiuti, Giuseppe Rensi lo scettico credente, Partenia, Roma, Costanzo Mignone, Rensi, Leopardi e Pascal, Corbaccio, Milano Pietro Nonis, La scepsi etica di Giuseppe Rensi, Studium, Roma, Gianfranco Morra,; Lauretta Rensi, Scetticismo e misticismo nel pensiero di Giuseppe Rensi, Ciranna, Siracusa, Francesco Tecchiati, Giuseppe Rensi alla "Mostra internazionale del libro filosofico", La Voce di Calabria, Palmi, Roberto Bassanesi, Giuseppe Rensi e la coscienza tragica, Edizioni di Filosofia, Torino, Enrico Alpino, La collaborazione di Giuseppe Rensi alla rivista "Pietre", Marzorati, Milano Girolamo De Liguori, Lo scetticismo giuridico di Giuseppe Rensi, A. Giuffrè, Milano, Augusto Del Noce, "Giuseppe Rensi tra Leopardi e Pascal, ovvero l'autocritica dell'ateismo negativo in Giuseppe Rensi", in: Michele Federico Sciacca , Una giornata rensiana, Atti della giornata, Marzorati, Milano,  Michele Federico Sciacca , Una giornata rensiana, Atti della giornata, Marzorati, Milano, Gianpaolo Perano, Il problema della verità nello scetticismo di Giuseppe Rensi, Pontificia Università Lateranense, Roma,  Enrico De Mas, Giuseppe Rensi tra democrazia e antidemocrazia, Bulzoni, Roma, 1978. Antonio Santucci, Un irregolare: Giuseppe Rensi, in  Tendenze della filosofia italiana nell'età del fascismo, O. Pompeo, Faracovi, Belforte, Livorno, Giorgio Rognini, Giuseppe Rensi: dal positivismo al realism,  Benucci, Perugia, Fabrizio Frigerio, "Rensi, Giuseppe", in: Schweizer Lexikon, Mengis & Ziehr Ed., Luzern, Renato Chiarenza; Nicola Emery; Maria Novaro; Stefano Verdino; , L'inquieto esistere: atti del convegno su Giuseppe Rensi nel cinquantenario della morte,  EffeEmmeEnne, Genova, Francesco Boriani, La questione morale nel positivismo maturo. Tre studi: Durkheim, Rensi e Ardigò, Melusina, Roma, Umberto Silva, La ribellione filosofica ed umana di Giuseppe Rensi, Genova, Girolamo De Liguori, Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. La coerenza critica di Giuseppe Rensi, in idem, Il sentiero dei perplessi. Scetticismo, nichilismo e critica della religione in Italia da Nietzsche a Pirandello, La Città del Sole, Napoli, Willy Gianinazzi, Intellettuali in bilico, Milano, Ed. Unicopli, 1996, ad indicem (con dati inediti sul periodo svizzero) Nicola Emery, Lo sguardo di Sisifo: Giuseppe Rensi e la via italiana alla filosofia della crisi: con una nuova  rensiana, Marzorati, Settimo Milanese, 1Francesco Mancuso, Giuseppe Rensi e Guglielmo Ferrero tra democrazia e fascismo, Aracne, Roma, Pasquale Serra, Il pensiero politico di Giuseppe Rensi: tra dissoluzione del socialismo e formazione dell'alternativa nazionalista, FrancoAngeli, Milano,  Fabrizio Meroi, Giuseppe Rensi, Leo Olschki, Firenze, Nicola Emery, Giuseppe Rensi: l'eloquenza del nichilismo, SEAM, Formello, 2001. Giuseppe Pezzino, Scacco alla ragione: saggio su Giuseppe Rensi, C.U.E.M.C., Catania, Alberto Castelli, Un modello di Repubblica; Giuseppe Rensi, la politica e la Svizzera, Bruno Mondadori, Milano, Nino Greco, Giuseppe Rensi: politica, autorità, storia, Viaggidicarta, Palermo, Pasquale Serra, Giuseppe Rensi. La rivolta contro il reale, Città Aperta Edizioni, Enna, Aniello Montano, Giuseppe Rensi: ethica ed etiche, Napoli, Gennaro Maria Barbuto, Nichilismo e stato totalitario: libertà e autorità nel pensiero politico di Giovanni Gentile e Giuseppe Rensi, Guida, Napoli, Mino Greco, Giuseppe Rensi: la filosofia morale, Viaggidicarta, Palermo, Francesco Mancuso; Aniello Montano , Irrazionalismo e impoliticità in Giuseppe Rensi, (Relazioni presentate al Convegno tenuto a Salerno  Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2009. Fabrizio Meroi, Giuseppe Rensi: filosofia e religione nel primo Novecento, Edizioni di storia e letteratura, Roma, Daniel Omar Lobagueira, Miguel de Unamuno e Giuseppe Rensi: Documenti e analogie, Università degli studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia, segnatura: Relatore: Fabrizio Meroi, correlatore Marcello Farina, Armando Mascolo, Il corso infernale della storia. L'influenza di Schopenhauer nella filosofia di Giuseppe Rensi, in F. Ciracì, D.M. Fazio , Schopenhauer in Italia, Lecce, Pensa MultiMedia, Raoul Bruni, Il leopardismo filosofico di Giuseppe Rensi, in Id., Da un luogo alto, Firenze, Le Lettere,  Dario Gurashi, filosofo della storia, Firenze, Le Lettere, .Enrico Bignami Ernesto Buonaiuti Benedetto Croce Arcangelo Ghisleri Manifesto degli intellettuali antifascisti Adriano Tilgher (filosofo) TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su Liber Liber.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabrizio Meroi, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Rensi, il filosofo dimenticato di Giulio Argenti Fondo archivisticoi conservato presso la Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano scomodo nichilista di Franco Volpi l'"irregolare" di Orazio Martinetti.

 

RESTA. (Grice: “I like Resta; I was reading a book on golf that the Italians define, as I would cricket, as the game of ‘fiducia,’ so it is nice to see that Resta has tried to formulate some ‘rules,’ as we would call them, for trust. The cover of the book is especially fascinating, as it depicts two acrobats on a circus ring. Where ‘fiducia’ becomes a matter of life and death – or a vital evolutionary tract, if often ‘ciecco,’ as Resta puts it. His research reminds me of Warnock on ‘trust’ in “The object of morality.”  Essential Italian philosopher. Componente del Consiglio Superiore della Magistratura Durata mandato. Eligio Resta, filosofo. Noominato Alfiere del Lavoro, si è laureato a Bari e ha insegnato a Bari, lla London School of Economics, il Birkbeck, e Roma Tre. È altresì docente a UniNettuno  Ha ricoperto il ruolo di componente laico del Consiglio superiore della magistratura in quota Verdi indicato dalla maggioranza di centrosinistra dal Parlamento in seduta comune.  È condirettore del progetto comune di ricerca "Adjudication and Theories of Law" con Kennedy,  Harvard Law School, condirettore, assieme a Rodotà, del Seminario permanente sulla cultura giuridica contemporanea della Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, nonché delle riviste "Sociologia del Diritto" e "Politica del Diritto".  I suoi studi spaziano dai temi classici della filosofia dfino a temi di particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei minori e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono gli scritti nei quali indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di "farmaco" come antidoto necessario alla violenza. Conflitti sociali e giustizia, Bari, De Donato, Diritto e sistema politico, Torino, Loescher,  L' ambiguo diritto, Milano, FrancoAngeli, 1Poteri e diritti, Torino, G. Giappichelli, La certezza e la speranza. Saggio su diritto e violenza, Roma-Bari, Laterza, Le stelle e le masserizie. Paradigmi dell'osservatore, Roma-Bari, Laterza,L'infanzia ferita, Roma-Bari, Laterza,Il diritto fraterno, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, Diritto vivente, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, Le regole della fiducia, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, . Opere, Registrazioni di Eligio Resta, su RadioRadicale, Radio Radicale.  Curriculum vitae et studiorum nel sito della Università telematica internazionale UniNettuno. «Biodiritto» la voce in XXI Secolo, "Treccani L'Enciclopedia Italiana".

 

restaino: Grice: “Only in Italy, a philosopher writes on cartoons!” -- Giovanni Franco Restaino (Alghero), filosofo. Dopo essersi laureato a Cagliari, ha svolto attività didattica nella stessa università, ricoprendo anche la carica di Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. -- è docente a Roma. Ha pubblicato numerosi studi soprattutto nel campo della storia della filosofia  e dell'estetica. Ha orientato la propria ricerca sul campo della filosofia femminista. La sua pubblicazione forse più nota, anche al di fuori dell'ambiente filosofico, è però una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga,” che non ha mancato anche di suscitare alcune polemiche, fino al punto che un gruppo di appassionati di fumetti ha lanciato una petizione chiedendo alla casa editrice il ritiro del libro, accusato di contenere gravi lacune ed errori.  Ettore Gabrielli, Petizione contro l’UTET per il libro Storia del Fumetto, Lo Spazio Bianco, Andrea Plazzi, Il fantasma del fumetto, in il Mulino, Bologna, Società editrice il Mulino. La fortuna di Comte, Comte sansimoniano, in Rivista critica di storia della filosofia, Comte scienziato, Comte filosofo, Mill e la cultura filosofica, La Nuova Italia, Firenze, Mill: Scritti scelti, Principato, Milano, Scetticismo e senso comune. Laterza, Bari, Hume, Editori Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia: Rorty, Bernstein, MacIntyre, Angeli, Milano, Storia dell'estetica, Utet, Torino Storia della filosofia, fondata da Abbagnano, in collaborazione con Fornero e Antiseri, La filosofia contemporanea, Utet, Torino, Esthétique et poétiquem  in Histoire des Poétiques, J. Bessière, E. Kushner, R. Mortier, J. Weisberger, Presses Universitaires de France, Parigi, La filosofia anglo-americana, in La Filosofia della seconda metà del Novecento, G. Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Le filosofie femministe, in collaborazione con A. Cavarero, Paravia Scriptorium, Torino, Storia della filosofia, Utet Libreria, Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura tra Otto e Novecento, Salerno Editrice, Roma Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga, UTET libreria, Torino, Biografia su Mondo Domani, su mondodomani.org.

 

ricordi: “Se è vero, come scrive Bloom, che Shakespeare ha "inventato l'umanità", è altrettanto vero che egli l'ha poi divisa, il più delle volte, tra due grandi generi di rappresentanti: e questi passano davvero per le categorie dei platonici e degli aristotelici.»  "Shakespeare filosofo dell'essere" Franco Ricordi (Milano), filosofo. Figlio di Ferruccio Merk Ricordi, in arte Teddy Reno e la produttrice e distributrice cinematografica Vania Protti. Si laurea a Roma; quindi si specializza a Napoli sull'ermeneutica con Gadamer. Ha debuttato con Ronconi, con il quale ha lavorato nei primi anni della carriera. È stato poi attore con Stoppa, Lavia, e Filippo. Ha iniziato, in concomitanza con gli studi, la carriera registica che lo ha visto spesso anche interprete nei propri allestimenti. Questi sono stati salutati sempre da un forte e caloroso successo di critica e pubblico; in particolare si è dedicato a Shakespeare, alla drammaturgia antica, al teatro tedesco dell'età romantica, ma anche e costantemente ai contemporanei introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén.  Si ricordano Medea e Fedra di Seneca, Trio in mi bemolle di Rohmer e Dopo la festa di Jürg Amann, Anfitrione di Heinrich von Kleist e Don Giovanni e Faust di Christian Dietrich Grabbe, Canti nel deserto e Gli inganni dell'infinito di Giacomo Leopardi, Le ceneri di Roma e Orgia di Pier Paolo Pasolini, Creditori di August Strindberg e Demoni di Lars Norén, Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e Nerone di Giuseppe Manfridi. Ha pubblicato due libri, per la Bulzoni Editore, su Leopardi, Shakespeare, Schiller e il concetto di teatralità: Lo spettacolo del nulla e Essere e libertà. Ha pubblicato, per la Casa Editrice Gremese, "Le mani sulla cultura": una denuncia assai netta dell'egemonia storica della Sinistra sulle arti, che si ravvisa in modo particolare nel "Teatro politico" del Novecento. -- è stato nominato Direttore del Teatro Stabile d'Abruzzo, con sede a L'Aquila; inaugurando il nuovo corso di questo importante Teatro ha diretto e interpretato Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme dedicato vari incontri al Teatro di Poesia. -- è stato nominato Consigliere di amministrazione del Teatro di Roma.  -- è collaboratore del quotidiano Liberal, per le cui edizioni ha pubblicato il saggio "Ideologia di Amleto". Pubblica "Shakespeare filosofo dell'essere" (Mimesis edizioni), con prefazione di Severino, ultimo dei cinque saggi che si riassumono nella tematica di una nuova “Filosofia del dramma”; questo saggio rappresenta il primo grande progetto di Ricordi dedicato al rapporto fra drammaturgia ed esistenzialismo. Pubblica il breve saggio "Filosofia del bacio", e nell'ottobre dello stesso anno è uscito il suo libro "Pasolini filosofo della libertà". Ha pubblicato il suo scritto teoretico più rilevante, "L'essere per l'amore".  Dante per Roma e nel mondo. Ha dato inizio ad un grande progetto su Dante, a livello filosofico-saggistico ma anche teatrale e comunicativo, che vorrà sostenere fino al centenario della morte del Poeta. Inizia quindi nell'estate  con la rassegna "Dante per Roma", con la lettura in luoghi significativi della "Città Eterna" (Mausoleo di Cecilia Metella, Arco di Giano, Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano) di sette Canti dell'Inferno, con la supervisione di Ferroni. La stessa estate viene realizzato un primo documentario per Rai5, dedicato al primo ciclo di letture . La rassegna si chiude on la lettura di sette Canti del Paradiso, ricevendo il plauso della critica e grande riscontro dal pubblico. Ricordi propone la rassegna  in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura locali: a partire dalla Polonia e della Germania, le letture proseguono con successo, per arrivare nei primi mesi del  in Russia e , al di fuori dell'Europa, in Algeria. In occasione della lettura di Mosca, Ricordi presenta il suo primo volume sulla “Filosofia della Commedia di Dante,” dedicato alla cantica dell'Inferno. Lo spettacolo del nulla, Bulzoni editore Essere e libertà,  Bulzoni editore Le mani sulla cultura, Gremese, Ideologia di Amleto Liberal edizioni Shakespeare filosofo dell'essere, Milano, Mimesis Edizioni, Filosofia del bacio, Mimesis Edizioni, Pasolini filosofo della libertà, Mimesis Edizioni, L'essere per l'amore, Mimesis Edizioni, Il grande teatro shakespeariano, libro + CD, Mimesis edizioni,  Filosofia della Commedia di Dante. Volume IInferno. Mimesis edizioni,  . "Filosofia della Commedia di Dante" Volume II Purgatorio. Mimesis edizioni,  Dante per RomaDante per Roma: Inferno videoRaiPlay, su Rai. Franco Ricordi: "La grande magia di Dante può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in Spettacol iLa Repubblica,  aise, DANTE PER L'EUROPA: RICORDI DEBUTTA A BERLINO, su Aise. 30 luglio .  Ricordi parla del suo libro Shakespeare filosofo dell'essere, sul  RAI Letteratura, su letteratura.rai. Intervista di Grattarola,//mangialibri.com/interviste/intervista-franco-ricordi Franco Ricordi legge Dante in Algeria, iicalgeri.esteri/iic_algeri/it/gli_eventi/calendario//02/lettura-divina-commedia-a-cura.html.

 

righetti: Stefano Righetti, filosofo. Il primo periodo della sua attività di ricerca si è concentrato soprattutto sui temi dell’estetica. In questo ambito ha fondato e diretto la rivista «La Stanza Rossa» sull rapporto arte-comunicazione. Ha affiancato alle ricerche precedenti altri filoni di indagine, volti prevalentemente all’ambito della riflessione meta-etica.. È studioso del pensiero di Foucault al quale ha dedicato ampi studi. Le sue ricerche attuali hanno come argomento il rapporto tra l’ecologia e il pensiero occidentale, tema su cui ha pubblicato diversi saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste specializzate, fra le quali «Iride», «Dianoia» e «Millepiani».   Ecoinciviltà. La ragione ecologica spiegata all’umanità civile, Mucchi, Modena ; La ragione ecologica. Saggi intorno all’etica dello spazio, Mucchi, Modena ; Etica dello spazio. Per una critica ecologica al principio della temporalità occidentale, Mimesis, Milano ; Foucault interprete di Nietzsche. Dall’assenza d’opera all’estetica dell’esistenza, Mucchi, Modena ; Letture su Foucault. Forme della “verità”: follia, linguaggio, potere, cura di sé, Liguori, Napoli ; La fantasia e il potere, Mucchi, Modena, La Stanza Rossa. Trasversalità artistiche (S. Righetti, F. Galluzzi, A. Finelli), Costa & Nolan, Milano. Soggetto e identità. Il rapporto anima-corpo, Mucchi, Modena.Cf. Grice, “From the banal to the bizarre: method in philosophical psychology.”

 

RIGNANO. (Livorno). FIlosofo.  Grice: “I love Rignano, but I would not consider him a philosopher, in that he never attended a course on philosophy!” Figlio di Giacomo Rignano e Fortunata Tedesco, studiò a Pisa e quindi aTorino.  Laureato, si interessò subito ai problemi filosofici collegati alla ricerca scientifica. Fu fondatore con Bruni, Dionisi, Enriques e Giardina della Rivista di Scienza. Sposa Costanza "Nina" Sullam, anch'essa di origine ebraica. Fondò a Bologna assieme a Federigo Enriques matematico a Bologna, Bruni chimico all'Padova,  Dionisi medico di Modena, Giardina biologo-zoologo di Palermo una pubblicazione che prese il nome di Rivista di Scienza per i tipi di Nicola Zanichelli. La rivista assunse il nuovo titolo di “Rivista di sintesi scientifica.” (cf. Grice on einheit der wissenschaft). La rivista nasceva con il proposito di opporsi alla eccessiva specializzazione a cui era giunta la ricerca scientifica danneggiata per questo da criteri troppo specifici e restrittivi. Gli  fondatori, e in particolare Rignano, si proponevano di superare il particolarismo delle scienze per una visione più estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella scientifica ed elaborando una "sintesi" (o unita o continuita) tra le scienze della natura e le scienze dell'uomo.  In questo modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi prefissati, poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi delle teorie.  Nei numerosi articoli che Rignano pubblicò su “La rivista de sintesi scientifica” ebbe modo di mettere in rilievo le sue capacità di divulgatore e di condurre i suoi studi in completa autonomia dal mondo accademico ufficiale elaborando la sua conceziomei filosofica ispirate soprattutto dalla corrente positivistica. Rignano chiese a Freud un'esposizione della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del sapere potessero essere interessati alle teorie e all'esperienze psicoanalitiche. Freud scrisse “Das Interesse an der Psychoanalyse” che fu pubblicato in due puntate sulla rivista. Rignano si interessò di psicologia e biologia ed è noto soprattutto per la sua ipotesi della "proprietà mnemonica" secondo la quale la sostanza vivente sarebbe in grado di "ricordare" le condizioni fisiologiche delle iniziali situazioni fisiche determinate dall'ambiente esterno e quindi di riprodurle nel prosieguo della vita biologica.  Questa sua teoria consentiva a Rignano di operare nella biologia un compromesso tra una visione meccanicistica della realtà naturale e una finalistica, vitalistica. Per il meccanicismo infatti non è possibile pensare che nell'ambito degli organismi viventi vi sia il proposito immanente di conseguire una finalità ma d'altra parte è innegabile, secondo Rignano, che nel mondo organico sia presente una sorta di teleo-nomia particolare per ogni essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il periodo di adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia fisica mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Rignano si interessò anche di filosofia della psicologia – o psicologia filosofica --  ma "quando intese indicare lo statuto epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa competeva, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte e con quella umana dall'altra, si orientò verso soluzioni “intermedie”, che spesso complicavano più che risolvere i problemi"  Coerentemente al suo programma di sintetizzare opposti sistemi, elaborò anche una concezione economica di tipo socialista marxista che fosse in accordo con il liberismo.  Opere: “Per una riforma socialista del diritto successorio,” “Di un socialismo in accordo colla dottrina economica liberale, Torino, Fratelli Bocca,  Über die Vererbung erworbener Eigenschaften, Leipzig, Verlag von Wilhelm Engelmann, “Sulla trasmissibilità dei caratteri acquisiti: ipootesi d'una centro-epigenesi, Bologna, Zanichelli, L'adattamento funzionale e la teleologia psico-fisica del Pauly, Bologna: Zanichelli, La valeur synthétique du transformisme, Paris, Editions de la Revue du Mois, Che cos'è la co-scienza?, Bologna, Zanichelli,Le matérialisme historique, Bologna, Zanichelli, Le psychisme des organismes inférieurs: (à propos de la théorie de Jennings), Estratto da: «Scientia», Bologna, Zanichelli,  La mémoire biologique en énergétique, Bologna, Zanichelli, Il fenomeno religioso, Bologna, Zanichelli, Il socialismo, Bologna, Zanichelli, Dell'attenzione; “Contrasto affettivo e unità di co-scienza ,” Bologna, Zanichelli, Dell'origine e natura mnemonica delle tendenze affettive, Bologna, Zanichelli, Per accrescere diffusione ed efficacia alle università popolari, Milano, La compositrice, La vera funzione delle università popolari, Roma, Nuova Antologia, Vvidità e connessione, Bologna, Zanichelli, Le rôle des théoriciens dans les sciences biologiques et sociologiques, Bologna, Zanichelli,  L'evoluzione del ragionamento, Bologna, Zanichelli, Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno d'esperimento, Como, Premiata Tipografia Cooperativa comense Aristide Bari, Le forme superiori del ragionamento, Bologna, Zanichelli, Per una riforma socialista del diritto successorio, Bologna, Zanichelli,  Democrazia e fascismo, Milano, Casa editrice "Alpes",  Everett V. Stonequist. American Journal of Sociology.  "Dizionario Biografico", su treccani. Cfr. E.Rignano, Pauly A.Darwinismus und Lamarckismus in Rivista di scienza, G. Sava, Sintesi scientifica e storia della scienza, Barbieri Editore, Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Eugenio Rignano, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere, Digitalizzazione completa di Scientia e Rivista di Scienza su AMS Historica.

 

RIGOBELLO. ( Badia Polesine). Filosofo. “Il nostro rapporto con gli altri deve sempre farci essere un interrogativo per loro.” Fra i principali rappresentanti italiani del personalismo di ispirazione cristiana.  Armando Rigobello Rettore dell'Università LUMSA Durata mandato19891991  Dopo gli studi liceali, all'Padova conseguì dapprima la laurea in lettere nel 1945, poi in filosofia nel 1947, quale allievo di Stefanini e Padovani. Dopo un periodo di studio e di ricerca in Germania, ritornò in Italia, insegnando in alcuni licei statali. Conseguita la libera docenza in storia della filosofia, iniziò la carriera accademica come assistente alla cattedra di Stefanini a Padova quindi all'Perugia, fin quando in quest'ultimo ateneo divenne ordinario. Insegnò, come ordinario, storia della filosofia a 'Roma e Tor Vergata. Ha poi continuato ad insegnare all’LUMSA di Roma di cui è stato il primo Rettore, dopo la trasformazione come ente da Magistero "Maria SS. Assunta" (di cui ne era direttore) in libera università. Attivo in varie associazioni cattoliche nazionali, fu anche vicesindaco di Badia Polesine, la sua città natale, quindi membro del CDA RAI sotto la presidenza di Grassi e, dal 1987, presidente dell'Accademia di studi italo-tedeschi. Presidente della Società filosofica italiana, fu pure insignito della Medaglia d'oro ai benemeriti della scienza, della cultura e dell'arte.  Studioso e pensatore dai vari interessi filosofici, che spaziano dalla metafisica, all'etica e la filosofia politica, alla pedagogia, alla storiografia, numerosi sono stati i suoi allievi, fra cui Alici, Nepi, Pieretti. -- è stato uno stretto collaboratore della rivista bimestrale Studium. Sulla scia del pensiero del suo maestro Stefanini, inizia i suoi studi con un ripensamento del personalismo partendo peròdal presupposto per cui esso, potendo anche costituire un possibile complemento integrativo ed estensivo alla metafisica classica (come gli fu impartita dall'altro suo maestro, Padovani), non potesse comunque considerarsi una dottrina filosofica definita bensì una posizione che mettesse in primo piano il concetto di "persona" (cf. Strawson, “Il concetto di persona”), così come rivendicava Mounier nelle pagine della rivista Esprit (pubblicata negli anni '30 e da lui stesso fondata) nonché nelle sue varie opere. Riesamina punto per punto il pensiero mounieriano pervenendo alla conclusione originale e innovativa che esso non era in contraddizione con la metafisica classica bensì ne poteva costituire un proficuo ampliamento psicologico, etico, antropologico. Il contributo più originale del Rigobello consiste, quindi, nel "personificare" (proprio per il tramite del personalismo) la ragione (metafisica), attraverso quel processo di integrazione sopra invocato fra la corrente personalistica neoagostiniana ed esistenzialistica e quella aristotelico-tomista del pensiero classico.  Egli perciò riesamina nel suo evolversi, nonché compara criticamente e storicamente, il concetto di persona alla luce della storia della filosofiafino ad arrivare alla filosofia grecasulla base del paradigma mounieriano, chiamando in causa anche l'ermeneutica, la filosofia morale e la sua storia. Ne risulterà, quindi, che il concetto di persona deve anzitutto essere inteso in un senso diverso da quello giuridico o filosofico, tomistico in particolare; inoltre, esso non deve essere confuso con quello derivante dal concetto di esistenza della filosofia esistenzialistica, che nega la possibilità che il soggetto possa governare la sua vita, in quanto ritenuto privo di autodominio. Infine, la persona, pur nella sua reale concretezza, non deve essere confusa con la sostanza metafisica di concezione aristotelica. Tutto ciò ha costituito una delle tre tematiche principali in cui s'è venuta a delinearsi la riflessione filosofica del Rigobello, tematica che potrebbe denominarsi "persona e interpretazione".  La seconda tematica della sua attività di ricerca scaturisce dagli insegnamenti, per certi versi antitetici fra loro, dei due suoi maestri, ovvero quelli di Luigi Stefanini, grazie ai quali egli individua un primo polo di convergenza delle sue riflessioni filosofiche attorno alla nozione fenomenologica di "mondo della vita" husserliano, e quelli di Umberto Antonio Padovani, incentrati sulla metafisica tradizionale e ruotanti attorno alla nozione kantiana di trascendenza con i suoi limiti. Per Rigobello, quindi ogni altra discussione o questione filosofica sembra snodarsi o essere compresa fra questi due poli di convergenza che egli sintetizza nel binomio "trascendenza (o legge morale) e mondo della vita".  Il terzo ed ultimo ambito tematico del Rigobello ha aperto la prospettiva personalistica al dialogo col mondo moderno e contemporaneo, con l'etica, la politica, la religione, puntualizzando in particolare la sua valenza etica e politica nell'analisi della realtà sociale in cui la persona viveed agisce, nonché esprime il suo dissenso non su basi ideologiche ma come critica del sistema dominante. Questo terza tematica di ricerca del Rigobello, potrebbe quindi chiamarsi "in dialogo con il mondo contemporaneo".  Come esponente di punta del personalismo italiano, storicamente rappresentato da Stefanini, Carlini,  Sciacca e Pareyson, Ha rivolto la sua attenzione soprattutto ad una rivisitazione originale del personalismo comparato con i principi del cristianesimo, con l'etica e la politica, grazie a cui è emersa, oltre alla limitatezza della dimensione trascendentale, sia quella rilevanza civica assunta dall'uomo come «testimone» della sua epoca che la sua responsabilità di cittadino. Egli ha altresì messo in evidenza come il personalismo italiano si distingua da quello francese proprio nella critica mossa al sistema neoidealistico, che non ha attecchito nella filosofia d'oltralpe.  Rigobello ha ripreso in sintesi, secondo le sue rivisitazioni, le tematiche più tipiche della struttura della persona umana e le relative implicazioni metafisiche, nel breve saggio Prossimità e ulteriorità (Rubbettino). Inoltre, da sempre interessato anche all'ermeneutica nonché profondo conoscitore dell'opera di Ricœur, ha pubblicato “L'apriori ermeneutico” ((Rubbettino). Opere: “Oltre lo storicismo” (in Studium); Ricchezza e povertà della metafisica classica (Humanitas); “Il problematicismo di Spirito come empirismo coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in Rassegna di Pedagogia, Umanesimo e antropocentrismo, in: Rassegna di Pedagogia, La disponibilità come abito etico del rapporto autorità-libertà, in Autorité et liberté. Atti del onvegno di Cultura Europea, Bolzano, Albert Camus, Istituto editoriale del Mezzogiorno, Napoli, La pedagogia di Kant e l'indirizzo idealistico, in Questioni di storia della pedagogia, Editrice La Scuola, Brescia,  Il problema del linguaggio storiografico, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Perugia, “Condizionamenti sociologici e linguaggio morale” in Sociologia e filosofia,. Socrate e la formazione dell'uomo politico, in Civitas,  Esperienza di fede e struttura del sapere, in Studium, A trent'anni dalla morte di Croce, perché possiamo e non possiamo dirci crociani, in Coscienza. Mensile del movimento ecclesiale di impegno culturale, La riflessione sull'etica nella società contemporanea, in Etica oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, Antonio Da Re e A, Poppi, Fondazione Lanza & Gregoriana libreria editrice, Roma,  Il tempo in Bergson e nello spiritualismo francese, in Il concetto di tempo. Atti del Congresso della Società filosofica italiana, Caserta, Giovanni Casertano, Loffredo Editore, Napoli, “Persona, trascendentale, ermeneutica” in Filosofi italiani contemporanei, Giuseppe Riconda e Claudio Ciancio, Mursia Editrice, Milano, Monografie, saggi, curatele Il contributo filosofico di Mounier, Pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia dell'Padova, F.lli Bocca Editori, Roma. La storia nella coscienza della gioventù, Edizioni AVE, Roma/ L'intellettualismo in Platone, Liviana Editrice, Padova,  Platone, Senofonte, Aristotele: il messaggio di Socrate , Editrice La Scuola, Brescia,  Introduzione di una logica del personalismo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova, L'itinerario speculativo dell'umanesimo contemporaneo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova. L'educazione umanistica e la persona. Saggio di una filosofia dell'insegnamento umanistico di Louis Meylan, tradotta dal francese e curata da Armando Rigobello, Editrice La Scuola, Brescia, Determinazione ed ulteriorità nel Kant precritico, U. Silva Editore, Milano-Genova, I limiti del trascendentale in Kant, U. Silva Editore, Milano-Genova (trad. tedesca: A. Pustet Verlag, München/Salzburg, La certezza morale, lezioni di filosofia morale tenute all'Perugia nell'A.A. 1CLEUP, Perugia, Legge morale e mondo della vita, Edizioni Abete, Roma, La morale radicale, appunti delle lezioni tenute durante il corso di filosofia. Pubblicazioni dell'Università degli Studi di Perugia, Perugia, Struttura e significato, Edizioni La Garangola, Padova,  Linee per un'antropologia prescolastica, Editrice Antenore, Padova. Modelli storiografici di educazione morale, Frama Sud Edizioni tipografiche, Chiaravalle Centrale, Ricerche sul trascendentale kantiano , Editrice Antenore, Padova, Dal romanticismo al positivismo, fa parte di Storia del pensiero occidentale,  V, Marzorati, Milano, Ricerche sul "regno dei fini" kantiano , Bulzoni Editore, Roma. Il personalismo: scelta antologica (curata assieme a Gaspare Mura e Marco Ivaldo), Città Nuova Editrice, Roma, L'impegno ontologico. Prospettive attuali in Francia e riflessi nella filosofia italiana, A. Armando Editore, Roma, L'impegno ontologico: prospettive attuali in Francia e riflessi nella filosofia italiana, A. Armando Editore, Roma, . Il futuro della libertà, Edizioni Studium, Roma, Pedagogia, politica e promozione umana , Editrice La Scuola, Brescia.. Perché la filosofia, Editrice La Scuola, Brescia, trad. tedesca: Ars Una Verlag, Neurid, trad. spagnola: Caparros, Madrid. Studi di ermeneutica , Città Nuova Editrice, Roma, Verso una nuova didattica della storia , Sei, Torino, Persona e norma nell'esperienza morale , L.U. Japadre Editore, L'Aquila, Certezza morale ed esperienza religiosa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1Kant. Che cosa posso sperare, Edizioni Studium, Roma, Lessico della persona umana , Edizioni Studium, Roma.  L'immortalità dell'anima, Editrice La Scuola, Brescia, Soggetto e persona: ricerche sull'autenticità dell'esperienza morale , Edizioni Anicia, Roma,  Autenticità nella differenza, Edizioni Studium, Roma, Attualità della lettera ai Romani , Edizioni AVE, Roma.  Dio oltre i saperi. Tra teologia e filosofia (con Orlando Todisco, Giuseppe Zarone e Fausto Pellecchia), Edizioni San Paolo, Milano, Interiorità e comunità. Esperienze di ricerca in filosofia , Edizioni Studium, Roma, Oltre il trascendentale, Pubblicazioni della Fondazione "Ugo Spirito", Roma, L'altro, l'estraneo, la persona , Città Nuova Editrice, Roma,  La persona e le sue immagini , Città Nuova Editrice, Roma, L'estraneità interiore, Edizioni Studium, Roma, Le avventure del trascendentale. Contributi al LV Convegno del Centro studi filosofici di Gallarate, Armando Rigobello, Casa Editrice Rosenberg & Sellier, Torino, Umanità e moralità , Edizioni Studium, Roma, Immanenza metodica e trascendenza regolativa, Edizioni Studium, Roma, L'apriori ermeneutico: domanda di senso e condizione umana, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, Prossimità e ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. L'insuperabile singolarità dell'avventura umana: dalla determinazione completa alla rottura metodologica, Il Ramo Editore, Rapallo.. Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico, intervista Luca Alici, Editrice La Scuola, Brescia, . L'intenzionalità rovesciata: dalle forme della cultura all'originario, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. Struttura ed evento: tempo di vivere, tempo di dare testimonianza alla vita, la vita come testimonianza, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, Dalla pluralità delle ermeneutiche all'allargamento della razionalità, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. Ciascuno di noi nell'incontro con l'altro deve essere tale da suscitare curiosità e interesse di conoscenza reciproca (in Presentazione a Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , Studium, La filosofia come testimonianza, Rivista bimestrale, Studium, Roma, Enrico Berti ebbe per qualche mese il Rigobello come docente supplente di filosofia quando era ancora studente liceale. Cfr. E. Berti, "Origini del pensiero di Armando Rigobello", in: Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium. Cfr. Berti, "Origini del pensiero di Rigobello", in Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Roma, ,Cfr. pure il contributo di Borghesi, "La dialettica tra struttura e significato", nella stessa collectanea.  Oltre quelli delle Parti II e III, si vedano soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I della collectanea in suo onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, Rigobello, la filosofia come testimonianza,  Studium, Roma, .Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , cit.  Cfr. i vari contributi presenti nella miscellanea:  Estraneità interiore e testimonianza. Studi in onore di Armando Rigobello, Antonio Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche Italiane, Perugia, 1995.  Cfr. pure "Biografia, pensiero e opere di Armando Rigobello", in Bollettino della Società Filosofica Italiana  nella rubrica Filosofi allo Specchio,  Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , cit.  Per questi aspetti centrali del pensiero di Rigobello, si vedano soprattutto i contributi presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: Luigi Alici, Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , Armando Rigobello, la filosofia come testimonianza, Numero speciale di Studium, Cfr. Luigi Alici, Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , cRicordo di Armando Rigobello, su lumsa. Armando Rigobello, Umanità e moralità, in Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia, su mondodomani.org. Armando Rigobello, Necrologio, su rovigooggi. In memoriam: Armando Rigobello, su unimc. In ricordo di Armando Rigobello, su unimc.  Estraneità interiore e testimonianza. Studi in onore di Armando Rigobello, Antonio Pieretti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli-Perugia, Luigi Alici, Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , Armando Rigobello, la filosofia come testimonianza, giornate-studio in suo onore, 17-18 novembre , evento organizzato a Perugia in collaborazione con l'Roma Tor Vergata e la LUMSA, Perugia/Roma, i cui atti sono stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e Vinti,  Studium, Gianni Dotto, "Armando Rigobello", in Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano, Emilio Baccarini , Passione dell'originario: fenomenologia ed ermeneutica dell'esperienza religiosa. Studi in onore di Armando Rigobello, Edizioni Studium, Roma,  Personalismo Emmanuel Mounier Filosofia cristiana  Armando Rigobello in SWIF Sito web italiano per la filosofia, su swif.uniba. Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico (Interviste), Luca Alici recensione di Guido Del Din,Padova. Video di un'intervista a cura di Valentini, fatta a Roma -- youtube.com/watch?v=yNRvCGRNfyE PredecessoreRettore della LUMSASuccessore Giorgio Petrocchidal 1989 al 1991Giuseppe Dalla Torre

 

RIMINI. gregorio di, Il beato Gregorio da Rimini, detto anche de Arimino o Ariminensis e soprannominato splendens lucerna, dottore acutus, dottore authenticus (Rimini, 1300 – Vienna, 1358), è stato un filosofo e teologo italiano, appartenente all'Ordine di Sant'Agostino.  Forse l'ultimo grande scolastico del Medioevo, fu il primo a conciliare gli sviluppi delle idee di Ockham ad Oxford con gli insegnamenti di Pietro Aureolo a Parigi: questa sua sintesi ebbe un impatto duraturo sul pensiero europeo[1].   Indice 1Biografia 2Pensiero 3Opere 4Note 5Altri progetti 6Collegamenti esterni Biografia  De imprestanciis venetorum (De usura), 1508 Nacque a Rimini intorno al 1300, ricevette la sua prima formazione presso l'Ordine mendicante degli Eremitani di sant'Agostino, nel quale era entrato. Studiò a Parigi (dal 1322/23 al 1328/29), fino al conseguimento del baccellierato.[2]  Fu attivo come lettore a Bologna tra il 1329 e il 1338, Padova e Perugia.[3]  Tornò nel 1340-1342 a Parigi, dove preparò le lezioni sulle Sentenze di Pietro Lombardo, che tenne nel 1343-1344. Influenzato da lui fu Peter Ceffons che scrisse un commento sulle Sentenze. Nel 1345 conseguì il grado di Magister teologiae.  Nel 1346 era a Rimini per recarsi l'anno successivo a Padova. Nel 1351 il Capitolo generale di Basilea lo nominò lector principalis nel recentemente costituito Studio agostiniano di Rimini e lo incaricò, a ulteriore prova della sua autorevolezza, di procedere alla nomina del nuovo priore del convento.  Nel 1357 divenne priore generale degli agostiniani come successore di Tommaso di Strasburgo.  Morì a Vienna verso la fine del 1358.[1]  Oltre alla sua opera principale, il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, del quale sono pervenuti solo i primi due libri, scrisse diversi trattati, tra cui “De usura,” “ De quatuor virtutibus cardinalibus”  e un estratto del commento alle sentenze, il “De intentione et remissione formarum” che probabilmente costituisce una versione ampliata della IV distinctio del I libro del Commento alle Sentenze. Dubbia è l’attribuzione a Gregorio di una Tabula super epistolis B. Augustin. Gregorio manifesta una certa attitudine sincretistica tra gli sviluppi del pensiero di Occam e gli insegnamenti di Pietro Aureolo a Parigi. Mostra analoga tendenza anche nella ricostruzione e dell'analisi del processo del conoscere umano, nelle quali si fondono in maniera originale elementi eterogenei desunti da Aristotele, Agostino e Ockham. Causa un grave fraintendimento del suo pensiero, Gregorio è stato qualificato come tortor infantium (torturatore dei bambini), per la supposizione di aver condannato alle pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo; in realtà Gregorio espone tale dottrina senza pronunciarsi. Talvolta è indicato quale antesignano dei nominalisti. Opere: “Gregorii Ariminensis OESA, Lectura super Primum et Secundum Sententiarum”; “De quatuor virtutibus cardinalibus”; “De intentione et remissione formarum”; “De usura”; “De imprestanciis venetorum... et de usura, Reggio nell'Emilia, Lodovico Mazzali, Enrico Gori, Gregorio da Rimini, su filosofico.net.  Manuale di Filosofia Medievale on-line, Università di Siena - Facoltà di lettere e filosofia.  DBI. Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Roberto Lambertini, Gregorio da Rimini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gregorio da Rimini, su ALCUIN, Università di Ratisbona. Modifica su Wikidata Gregorio da Rimini, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. (EN) Schabel, Christopher, Gregory of Rimini, in Edward N. Zalta (a cura di), Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Università di Stanford. (EN) Gregory of Rimini, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913. philosopher, he studied in Italy, England, and France, and taught at the universities of Bologna, Padua, Perugia, and Paris before becoming prior general of the Hermits of St. Augustine in his native city of Rimini, about eighteen months before he died. Gregory earned the honorific title “the Authentic Doctor” because he was considered by many of his contemporaries to be a faithful interpreter of Augustine, and thus a defender of tradition, in the midst of the scepticism of Occam and his disciples regarding what could be known in natural philosophy and theology. Thus, in his commentary on Books I and II of Peter Lombard’s Sentences, Gregory rejected the view that because of God’s omnipotence he can do anything and is therefore unknowable in his nature and his ways. Gregory also maintained that after Adam’s fall from righteousness, men need, in conjunction with their free will, God’s help grace to perform morally good actions. In non-religious matters Gregory is usually associated with the theory of the complexe significabile, according to which the object of knowledge acquired by scientific proof is neither an object existing outside the mind, nor a word simplex or a proposition complexum, but rather the complexe significabile, that which is totally and adequately signified by the proposition expressed in the conclusion of the proof in question.

 

RINALDINI (Ancona). Filosofo. Nato in una famiglia aristocratica originaria di Siena, studiò al Bologna. Fu al servizio di  Urbano VIII e ottenne da Barberini, nipote del Papa, la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno e Comacchio.  Lettore e  professore a Pisa. Amico di Galilei e di Borelli, il quale lo aveva soprannominato Simplicio per la sostanziale fedeltà all'aristotelismo tradizionale, Rinaldini fu in corrispondenza con Viviani e fu uno dei soci fondatori dell'Accademia del Cimento. Tuttavia ebbe numerose controversie con i suoi amici e con Redi ed Torricelli. Nonostante il conformismo, si oppose alla teoria della "virtù zoogenetica" delle piante, sostenuta dagli altri accademici del Cimento, precedendo Malpighi con l'ipotesi che anche gli insetti delle galle nascessero da uova deposte da individui della stessa specie.  Lasciò la Toscana per recarsi a Padova, dove ebbe la cattedra di Filosofia nella locale università e pubblicò “Philosophia rationalis, atque entità naturalis.” Cercò invano di tornare a Pisa. Un'altra gloria di Rinaldini è la sua proposta di scala termometrica utilizzando come riferimenti fissi il punto di congelamento dell'acqua e quello di ebollizione all'ordinaria pressione atmosferica, e proponendo di dividere l'intervallo in 12 gradi.  Opere (selezione): Opus algebricum, Anconae, Marco Salvioni, Opus mathematicum, Bononiae, Evangelista Dozza, Mathematica italiana, Geometra promotus, Patauii, typis Petri Mariae Frambotti bibliopolae, Ars analytica mathematum in tres parte distributa, Florentiae: ex typographia Iosephi Cocchini; Patauii: typis Petri Mariae Frambotti, Ars analytica mathematum. Pars tertia, Patauii, Pietro Maria Frambotto, De resolutione atque compositione mathematica libri duo, Patauii: typis ac impensis heredum Pauli Frambotti,  Philosophia rationalis, naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica vniuersa ex accuratis naturalium effectuum observationibus deducta, & ubi rei natura patitur geometrice demonstrata exhibetur. Patauii: sumptibus Petri Mariae Frambotti bibliop. Ad artem quam ipse conscripsit mathematum analyticam paralipomena, Patauii : typis Petri Mariae Frambotti,  Commercium epistolicum, Patauii: typis Petri Mariae Frambotti. L. Boschiero, Experiment and natural philosophy in seventeenth-century Tuscany: the history of the Accademia del Cimento, Dordrecht: Springer,  «Carlo Rinaldini» In: Francesco Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici  «Lo sviluppo delle ricerche sulle galle» In: Francesco Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici  Clelia Pighetti, Il vuoto e la quiete: scienza e mistica nel '600: Elena Cornaro e Carlo Rinaldini, Milano: Franco Angeli, Giulia Giannini, Carlo Rinaldini, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. «Renaldini (Rinaldini), Carlo». In: Johann Christian Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch für Mathematik, Astronomie, Physik, Chemie und verwandte Wissenschaftsgebiete zur Geschichte der exacten Wissenschaften, Sächsische Akademie der Wissenschaften zu Leipzig,  Leipzig: J.A. Barth, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Operei (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere, Mathematica italiana, Biografia di Carlo Renaldini, su mathematica.sns, Museo Galileo di Firenze.

 

RIONDATO. (Padova). Filosofo. Nasce nel quartiere padovano dell'Arcella. Studia presso l'Padova e si laurea prima in lettere classiche e poi in filosofia nel 1952, avendo come maestri Luigi Stefanini, Aldo Ferrabino, Umberto Antonio Padovani e Carlo Diano. Diventa professore di storia della filosofia antica nello stesso ateneo patavino. Fu vicepresidente nazionale dell'Azione Cattolica, presidente della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e presidente del Consiglio di amministrazione del Gazzettino.. Mentre si recava a lezione al Liviano, fu ferito da un colpo di pistola ad una gamba. L'attentato venne rivendicato dai Comitati Comunisti Combattenti. Sul luogo dell'attentato è ora presente una targa in ricordo. È stato presidente dell'Accademia patavina di scienze, lettere ed arti e sotto la sua presidenza l'Accademia cambia nome in "Accademia galileiana di scienze, lettere ed arti". -- è socio corrispondente dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti.  Onorificenze Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte. Targa in ricordo su ezioriondato.org. 3 maggio .  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Sito in Memoria, su ezioriondato.org.

 

PLANTADOSSI. Giovanni da Ripa, o da Ripatransone, al secolo Giovanni Plantadossi (Ripatransone), filosofo. Sebbene considerato a volte nominalista, era in realtà un realista. Chiamato Doctor difficilis o Doctor supersubtilis, fu commentatore a Parigi del Liber sententiarum di Pietro Lombardo, oltre che missionario e ambasciatore in Grecia.  La riscoperta di Giovanni è proceduta a partire dalla Francia, dove l'edizione moderna delle sue opere è stata curata da André Combes, per approdare in Italia solo in tempi recenti. Jolivet lo considera «fra i pensatori più originali e profondi del Medio Evo».  Opere di e su Giovanni da Ripa Conclusiones (riedizione), Parigi,  Lectura super Primum Sententiarum, Prologi, Questiones 1 et 2 (riedizioni), Parigi, 1961. Questio de gradu supremo (riedizione), Parigi, 1964. André Combes, La métaphysique de Jean de Ripa. André Combes, Présentation de Jean de Ripa, 1956. Note  R. Lambertini, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Giovanni da Ripa, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals. From Ripa to me.”

 

RIVERSO. (Napoli). Filosofo. Si laurea a Napoli. Docente a Salerno. Riceve il Premio Nazionale “Tetradramma d'oro”. Professore a Napoli. Diventa ordinario di Filosofia a Salerno. Fu inserito tra i 500 intellettuali più importanti d'Europa. Trra i 2000 intellettuali “eccellenti” del XXI secolo.  I suoi studi hanno spaziato dalla filosofia critica ed analitica, alla logica formale, è stato esperto in problemi di linguistica, con particolare specializzazione nei rapporti tra cultura occidentale e cultura islamica e di filosofia delle scienze e delle culture. La sua attività ha portato alla pubblicazione di 45 volumi, 26 traduzioni e curatele ed oltre 500 articoli scientifici.  Opere: “Intorno al pensiero di Barth. Colpa e giustificazione nella reazione antiimmanentistica del "Roemerbrief" barthiano, La teologia esistenzialistica di Barth, La costruzione interpretativa del mondo, analizzata dall'epistemologia genetica, Metafisica e scientismo. Con un'appendice sulla logica di Peirce, Il pensiero di  Russell. Esposizione storico-critica,  Introduzione alla filosofia e all'analisi del linguaggio, Dalla magia alla scienza, I problemi della conoscenza e del metodo nel sensismo degl'ideologi, Analisi dell'esperienza estetica,  Il pensiero occidentale. Corso di storia della filosofia, Le tappe della pedagogia nel mondo occidentale, l pensiero di Ludovico Wittgenstein, Natura e logo. La razionalizzazione dell'esperienza da Omero a Socrate, La filosofia analitica in Inghilterra,  Il pensiero di Wittgenstein,  La filosofia oggi,  Individuo, società e cultura. Introduzione alla psicologia dei processi culturali, La nostra immagine dell'Universo. Astronomia e ideologia, Il pensiero di BRussell, Il pragmatismo, Aspetti della spiritualità europea dal '500 al '600,  Il linguaggio nel pensiero filosofico e pedagogico del mondo antico, Democrazia, Isonomia e Concetto di Stato,  Le correnti filosofiche del '900, Riferimento e struttura; Il problema logico-analitico e l'opera di Strawson, Democrazia e gioco maggioritario, Filosofia analitica del tempo,  Ideologia e società nell'Islam, La città e lo Stato; Alle origini del pensiero politico occidentale, Millikan e la carica dell'elettrone, Esperienza e riflessione, le tappe della filosofia e della scienza nella cultura occidentale,  Piaget; Filosofo, epistemologo, psicologo e pedagogista,  L'Islam; Crogiuolo d'idee, di problemi, di angosce, Forme culturali e paradigmi umani; Le tappe del pensiero filosofico e pedagogico nella cultura occidentale, Paradigmi umani e educazione, Filosofia del linguaggio: dalla forma al significato, Cose e parole nella traduzione interculturale, Come Bruno iniziò a parlare: Diario di una maestra di sostegno, La rimozione dell'Eros nel Giansenismo, Civiltà, libertà e mercato nella città greca antica  (Working Papers della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, LUISS, Roma). ''Capire l'Islam, Iran, Da Zarathuštra all'Islâm. Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e mistico che ha influenzato l'umanità,  Islâm, morale e dottrina, Cogitata et scripta,  Con Emanuele Riverso scompare un vero filosofo del linguaggio, La Tribuna, Quindicinale di Informazione, Sito interamente dedicato al prof. Riverso, su emanueleriverso. Semiosi iconica e comprensione della Terra, di Emanuele Riverso, SIBA, Coordinamento dei servizi informatici bibliotecari di Ateneo, Università del Salento.

 

Roccoto be identified.

 

RODANO. (Roma). Filosofo. Comunemente considerato il fondatore del “cattocomunismo.” Fu tra i fondatori del Movimento dei Cattolici Comunisti, poi Sinistra Cristiana. Consegue la maturità classica al Visconti, la laurea aRoma. Negli anni del liceo e dell'università frequenta la congregazione mariana “Scaletta”, diretta da padri gesuiti; milita nell'Azione Cattolica e nella FUCI, allora presieduta da Aldo Moro.  Dal 1938 entra in contatto e collabora con antifascisti d'ispirazione cattolica (Adriano Ossicini, Paolo Pecoraro, Antonio Tatò e altri), comunista (Paolo Bufalini, Antonio Amendola, Pietro Ingrao, Lucio Lombardo Radice e altri), del Partito d'Azione e liberali (Ugo La Malfa, Paolo Solari, Mario Fiorentino fra gli altri).  Nel 1938-40 partecipa al “Movimento dei Cattolici Antifascisti”. Nel 1941-43 è (con Ossicini e Pecoraro) tra i promotori e dirigenti del “Partito Cooperativista Sinarchico”, poi “Partito Comunista Cristiano” e ne redige i principali documenti. Dal 1942 fa parte, con Alicata e Ingrao, del cosiddetto “triumvirato” dirigente le due distinte organizzazioni clandestine (comunista e comunista cristiana).Nel 1942 scrive, sotto pseudonimi, alcuni articoli sull’Osservatore Romano. Il 18 maggio 1943 viene arrestato dalla polizia fascista in una generale retata dei militanti del PCC, e deferito al Tribunale Speciale con altri suoi dirigenti. Il processo non ha luogo per la caduta del fascismo e tutti vengono liberati poco dopo il 25 luglio 1943.  Nel periodo badogliano, fra il 25 luglio e l'8 settembre 1943, ha intensi scambi d'idee con i compagni di partito e altre personalità antifasciste sulla linea da seguire. Stringe amicizia con don Giuseppe De Luca e con Giaime Pintor. Collabora al “Lavoro”, diretto da Mario Alicata (comunista), Olindo Vernocchi (socialista) e Alberto Canaletti Gaudenti (cattolico). Sotto l'occupazione nazista di Roma (8 settembre 19434 giugno 1944) fonda, con altri, il “Movimento dei Cattolici Comunisti” e ne redige i documenti teorico-politici; scrive articoli sui 14 numeri usciti alla macchia di Voce Operaia, organo dello stesso MCC. Il 13 febbraio 1944 sposa Maria Lisa Cinciari, sua compagna di lotta, che diverrà vice presidente della Camera dei deputati per il PCI, con cui avrà cinque figli, tra cui Giulia Rodano, assessore alla Regione Lazio dal 2006 al .  Dopo la liberazione  Franco Rodano con Laura Garroni Liberata Roma, il MCC prende il nome di "Partito della Sinistra Cristiana". Vi confluiscono i “Cristiano-Sociali” di Gerardo Bruni. Vi partecipano anche Felice Balbo, Filippo Sacconi, Luciano Barca, Fedele D'Amico, Giovanbattista Chiesa, Erasmo Valente, Giuseppe Mira, Antonio Tatò, Giglia Tedesco, Ennio Parrelli, Vittorio Tranquilli, Antonio Rinaldini.  Nel giugno 1944 Rodano stringe un rapporto di amicizia e collaborazione (che non sarà privo di momenti di dissenso critico) con Palmiro Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso legalmente, scrive numerosi articoli; in quattro di essi (autunno 1945) sostiene la prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio della sua amicizia con Raffaele Mattioli. Nella notte di Natale del 1944 s'incontrano, a casa di Rodano e con la sua mediazione, Togliatti e don Giuseppe De Luca: è un primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista italiano.  Il 9 dicembre 1945, a conclusione di un congresso straordinario, il PSC si scioglie. Rodano sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e perciò al PCI il compito di affrontare la questione cattolica, superando le pregiudiziali ateistiche e del dogmatismo marxista. Si adopera perciò per ottenere modifiche nello statuto del PCI, che consentano l'iscrizione e la militanza in esso indipendentemente dalle convinzioni ideologiche e religiose, modifiche che saranno adottate dal PCI nel suo V congresso, nel gennaio 1946.  Entrato nel PCI, Rodano scrive* su periodici ufficiali di tale partito o ad esso vicini; particolarmente numerosi i suoi articoli su Rinascita, dal 1946 al 1952. Vi ha largo spazio l'invito ai cattolici a lavorare in politica e nelle altre dimensione della "storia comune degli uomini" in spirito di laicità, evitando quindi improprie commistioni con la fede religiosa. Questa posizioneapprofondita da Rodano nel corso di tutta la sua opera ed essenziale per comprenderlacontrasta con la linea della Chiesa di Pio XII, che coglie l'occasione di due suoi articoli sulla condizione economica del clero (Rinascita, autunno 1947) per comminargli l'interdetto dai sacramenti, accusandolo di fomentare la "lotta di classe" all'interno delle gerarchie. L'interdetto verrà tolto solo sotto il pontificato di Giovanni XXIII.  La battaglia culturale  Franco Rodano Dal 1951 al 1954 Rodano cura, insieme a Gabriele De Rosa, Filippo Sacconi e altri, gli articoli politici del mensile Lo Spettatore Italiano, diretto da Elena Croce, figlia di Benedetto. Dal 1955 al 1959 scrive sul Dibattito Politico, settimanale diretto da Mario Melloni e Ugo Bartesaghi, teso a una difficile mediazione tra le posizioni politiche del mondo cattolico e di quello comunista e socialista, nel distinto riconoscimento dei rispettivi valori e motivi ideali. Vi collaborano tra gli altri Giuseppe Chiarante, Lucio Magri, Ugo Baduel, Edoardo Salzano.  Durante il pontificato di Giovanni XXIII opera, tramite Togliatti, per la trasmissione ai dirigenti sovietici della proposta, accolta, di uno scambio di messaggi in occasione dell'ottantesimo compleanno di papa Roncalli. L'iniziativa sarà il primo segno di disgelo tra URSS e Santa Sede. Tra il 1960 e il 1968 si svolge un serrato dialogo tra Rodano e Augusto Del Noce, che mette in chiaro la diversità delle rispettive posizioni. Nel 1962 Rodano fonda, con Claudio Napoleoni, La Rivista trimestrale, che durerà fino al 1970, affrontando nodi teorici e politici di fondo. Ancora con Napoleoni, e con Michele Ranchetti, dirige la “Scuola Italiana di Scienze Politiche ed Economiche” (SISPE, 1968-72), rivolta a militanti del movimento giovanile dell'epoca.  Negli stessi anni collabora alla rivista Settegiorni, diretta da Ruggero Orfei e Piero Pratesi, in cui fra l'altro scrive una serie di interventi d'intensa riflessione teologica, le Lettere dalla Valnerina. Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale, Rodano scrive sui Quaderni della Rivista Trimestrale (1972-83), diretti da Mario Reale, cui collaborano, insieme a Filippo Sacconi, Edoardo Salzano, Vittorio Tranquilli, Giorgio Gasparotti, Franco Rinaldini, gli allora giovani Mario Reale, Raffaele D'Agata, Claudio De Vincenti, Alessandro Montebugnoli, Pier Carlo Padoan, Stefano Sacconi, Alberto Zevi, Giaime e Giorgio Rodano, e altri.  Lo si considera l'esponente più autorevole del “cattocomunismo”: "i rapporti di Rodano con il mondo cattolico sono stati indagati a fondo. Quelli con Togliatti (che furono rapporti personali assai intensi) assai poco, come quelli con Berlinguer (all'Istituto Gramsci si conservano tre vaste memorie che Rodano ha scritto per Berlinguer), anche se il rapporto stretto di questi con Antonio Tatò è sufficiente a delinearne l'influenza".  Nella stagione del “Compromesso storico” proposto da Enrico Berlinguer e oggetto prima di attenzione, poi di cauta convergenza da parte di Aldo Moro, Rodano elabora i fondamenti teorici di una politica diretta a non ridurre l'incontro tra le grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e del cattolicesimo democratico a una mera operazione di governo, ma a farne una strategia di lungo periodo di trasformazione della società. Quella stagione e quelle prospettive vengono improvvisamente troncate dall'assassinio di Moro. S'intensificano, all'epoca, i suoi contatti personali con esponenti del PCI, del PSI, della DC e di altri partiti (La Malfa, Malagodi, Visentini), su problemi politici a breve e lungo termine. Pubblica alcuni libri, scrive articoli su vari periodici e sul quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente. Franco Rodano muore per una crisi cardiaca a Monterado (An). Al funerale cattolico partecipa ufficialmente anche la locale sezione del PCI.  Opere Sulla politica dei comunisti, (Boringhieri, Torino, Questione democristiana e compromesso storico, (Editori Riuniti, Roma), Il pensiero di Lenin da “ideologia” a “lezione” (Stampatori, Torino, Lettere dalla Valnerina (Piero Pratesi, La Locusta, Vicenza 1986) Lezioni di storia "possibile" (Vittorio Tranquilli e G.Tassani, Marietti, Genova) Lezioni su servo e signore (Vittorio Tranquilli, Editori Riuniti, Roma) Cattolici e laicità della politica (Vittorio Tranquilli, Editori Riuniti, Roma, Cristianesimo e società opulenta (Marcello Mustè, Ed. di Storia e letteratura, Roma) Saggi, articoli, interviste Sono stati pubblicati in numerosi periodici e quotidiani, tra i quali: l'Osservatore Romano, Primato, Voce Operaia  Rinascita Il Politecnico, Unità, Vie nuove, Società, Cultura e realtà, Lo Spettatore Italiano, Il Contemporaneo, Il Dibattito Politico, Nuovi Argomenti, La Rivista Trimestrale, Settegiorni, Quaderni della Rivista Trimestrale, Paese Sera, Città Futura, Nuova Società, Il Regno.  Si può vedere l'elenco completo dei saggi, articoli, interviste in: katciu-martel . I saggi più importanti, pubblicati sulla Rivista Trimestrale e sui successivi Quaderni della R.T., sono:  Risorgimento e democrazia, Il processo di formazione della “società opulenta”  Il pensiero cattolico di fronte alla “società opulenta” Egemonia riformista ed egemonia rivoluzionaria (n. 4/1962), Note sul concetto di rivoluzione Significato e prospettive di una tregua salariale (con Claudio Napoleoni, Il centro-sinistra e la situazione del paese,  Sul pensiero di Marx, A proposito del convegno delle ACLI a Vallombrosa, Su alcune questioni sollevate dal movimento studentesco (Con Dopo Praga: considerazioni politiche sulla storia del movimento operaio, A proposito dell'”autunno caldo”: considerazioni sulla dialettica sociale dell'”opulenza” La peculiarità del Partito comunista italiano, Dopo il XIV congresso del PCI: il nodo al pettine; i “germi di comunismo” (La questione democristiana La proposta del “compromesso storico” Dopo la morte di Mao Tse-tung: la lezione di una grande esperienza (con Vittorio Tranquilli, Considerazioni sulla strategia dei comunisti italiani: egemonia e libertà delle opinioni (Considerazioni sui fenomeni di eversione giovanilistica: la politica come assoluto Note sulla questione giovanile: la giovinezza, specificità umana e condizione storica Dopo la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità e ideologie, Alla radice della crisiI –L'incompatibilità tra capitalismo e democrazia,  IIÈ possibile una soluzione reazionaria? ( IIIIdee e strumenti della manovra reazionaria, IVRivoluzione e “filosofia della storia” V –Rivoluzione in Occidente e rapporto con l'URSS,  Il senso di una grande lezione: per una lettura critica del pensiero di LeninI, IPer un bilancio del “compromesso storico”: Innovazione e continuità Contratti e costo del lavoro: imprese e sindacati, partiti e istituzioni (ivi) La Chiesa di fronte al problema della pace, Note  Piero Craveri, Una critica pregnante, in Mondoperaio,  È morto Rodano, teorico del compromesso storico Archiviolastampa  Augusto Del Noce: Lettera a F. Rodano (luglio 1961, in Regno-attualità,); Maria Lisa Cinciari: Cattolici comunisti (in Enciclopedia dell'antifascismo e della resistenza, Milano); Lorenzo Bedeschi: Cattolici e comunisti (Feltrinelli, Milano); Mario Cocchi, Pio Montesi: Per una storia della Sinistra cristiana (Coines, Roma), Carlo Felice Casula: Cattolici-comunisti e Sinistra cristiana (Il Mulino, Bologna; Giovanni Tassani: Alle origini del compromesso storico (EDB, Bologna Giuseppe Ruggieri, Riccardo Albani: Cattolici comunisti? (Queriniana, Brescia); Margherita Repetto: Il Movimento dei cattolici comunisti: problemi storici e politici (in Quaderni della Rivista Trimestrale); : Ricordo di Franco Rodano Francesco Margiotta Broglio, "Rodano: un cristiano nella sinistra", in "Nuova Antologia", Gabriele Giannantoni, Massimo D'Alema, Pietro Ingrao: Dibattito su Franco Rodano (in Rivista Trimestralenuova serie, : articoli su F. Rodano in Nuovo Spettatore Italiano, Gianni La Bella: “Lo Spettatore Italiano” (Morcelliana, Brescia); Massimo Papini: Tra storia e profezia: la lezione dei cattolici comunisti (Ed. Univ., Roma); Enrico Landolfi, Franco Rodano e la rivoluzione in Occidente, Palermo, Ila Palma, M. Raimondo: Franco Rodano: solitudine e realismo del comunista cattolico (Galzerano, Salerno 1987); Mario Tronti: Una riflessione su Franco Rodano (in Rivista Trimestralen. Mauro Alighiero Manacorda: Franco Rodano lettore di Marx (In Critica marxista, Claudio Napoleoni: Saggio su Rodano (in Cercate ancora, Ed. Riuniti, Raniero La Valle); Claudio Napoleoni: Su Franco Rodano (in Teoria politica); Augusto Del Noce: Il cattolico comunista (Rusconi, Milano); Vittorio Tranquilli: Fede cattolica e laicità della politica in Franco Rodano (in Teoria Politica); Vittorio Tranquilli: Realtà storica e problemi teorici della democrazia nel pensiero di Franco Rodano (in Bailamme, nn.Mario Reale: Sulla laicità. Considerazioni intorno alle relazioni fra atei e credenti (in Novecento, Riccardo Bellofiore: Pensare il proprio tempo. Il dilemma della laicità in Claudio Napoleoni e Franco Rodano (in Per un nuovo dizionario della politica, Ed. Riuniti, Roma, L. Capuccelli); Mauro Lucente: La riflessione teorica di Franco Rodano dalla Sinistra Cristiana alla “Rivista Trimestrale” (Tesi di laurea in scienze politiche, Milano); Istituto Gramsci: Convegno commemorativo di Franco Rodano, Roma, ottobre 1993; Marcello Mustè: Franco Rodano: critica delle ideologie e ricerca della laicità (Il Mulino, Riccardo Albani: La storia comune degli uomini. Rileggendo Franco Rodano (in Testimonianze,Massimo Papini: La formazione di un giovane cattolico nella seconda metà degli anni Trenta: Franco Rodano tra la Congregazione mariana “La Scaletta” e il liceo “Visconti” (in Cristianesimo e storia, Vittorio Possenti: Cattolicesimo e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano (Milano, Marcello Mustè: Fra Del Noce e Rodano: il dibattito sulla “società opulenta” (in La Cultura, Marcello Mustè: Franco Rodano: laicità, democrazia, società del superfluo (Studium, Roma). Franco Rodano: "Cristianesimo e società opulenta", a cura e con introduzione di Marcello Mustè (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, Valentino Parlato: L'utopia di Rodano (in Manifesto, Enrico Melchionda: Gli anni di Rodano (in Aprile,  Gabriele De Rosa, "Franco Rodano; il cristianesimo e la società opulenta", in "Ricerche di storia sociale e religiosa", anno Giuseppe Chiarante: Tra De Gasperi e Togliatti. Memorie degli anni Cinquanta (Carocci, Roma; Michele Pandolfelli: Cattolicesimo e marxismo nel pensiero di Franco Rodano (Tesi di laurea in Scienze politiche, Roma. S.d.). Giovanni Tassani:"Il Belpaese dei Cattolici", Cantagalli ,"La traccia e la prospettiva teorica di Franco Rodano". Renato MORO, "Franco Rodano e la storia del 'partito cattolico' in Italia", in Alfonso BottiStoria ed esperienza religiosa. Studi per Rocco Cerrato, Urbino, Quattro Venti, Hanno detto di lui «La vita di Franco Rodano ha testimoniato, in modo esemplare, quanto possa essere forte, nell’uomo, la dedizione all’impegno intellettuale e ai grandi ideali, tra i quali la politica intesa nel senso più nobile e più alto dell’accezione. Portatore d’una fede religiosa profondamente sentita e sofferta, Rodano ha avuto costantemente con sé il dantesco “angelo della solitudine”: durante l’intera sua vita, infatti, mai si è sottratto al rovello e al dubbio; mai ha preferito la comoda via dei pigri, degli opportunisti e dei neutrali. La sua prima “scelta di campo” nell’Italia divisa in due,  fu doppiamente coraggiosa: la resistenza al nazifascismo ed il tentativo di conciliare nel Movimento dei cattolici comunisti i valori della tradizione cristiana e cattolica con quelli della rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e con sacrificio personale in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra consensi e dissensi, un continuo dibattito. La sua “inquietudine” fu, dunque, sincera e feconda, sorretta da uno spirito virile, ma al fondo sensibile ed umanissimo. Certamente Franco Rodano sarà ricordato dallo storico del futuro con queste sue peculiarità di intellettuale originale, pugnace e coraggioso. In questo modo l’ho visto e conosciuto, e così rimarrà per sempre nella mia memoria.»  Sandro Pertini, Quaderni della Rivista Trimestrale, . “ritengo che la sua vita e la sua opera abbiano fornito una prova concreta e significativa della validità di due principi che egli ha serenamente professato e praticato e che, anche con il suo personale contributo, sono acquisiti al patrimonio teorico e ideale del Partito comunista. Il primo è la distinzione e l’autonomia reciproca della politica e della fede religiosa (o della convinzione filosofica o del “credo” ideologico). Il secondo è l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata dal X congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congressosecondo la quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella capitalista.»  Enrico Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale, «C’era nella sua avversione al misticismo, all’indistinto, all’anarchismo, una grande lezione di umanesimo storico e costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i rischi di un capovolgimento della democraziavissuta nei suoi angusti limiti democraticisticiin corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di una replica autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana, nella fase che stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire i confini del campo di ciascuno, da cui discende l’autonomia della politica dalla religione e dalle ideologie. Per questo ritengo che occorra respingere le sollecitazioni di quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta da Rodano. Quella questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra progresso e conservazione” Achille Occhetto, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 67. «Per chi ha seguito, anche talvolta dissentendo, il pensiero di Rodano e lo ha spesso messo a confronto con la visione di Moro, appare chiaro che gli insegnamento di Franco Rodano come quelli di Aldo Moro non hanno solo valore per la ricostruzione storica di una fase politica conclusa, ma hanno invece valore e significato come guida per la costruzione di un processo di allargamento della democrazia, di sviluppo e di confronto e di un dialogo che sono ancora più che mai attuali, perché attuali e non risolti sono i grandi problemi nazionali che richiedono sì maggioranze e governi più efficaci e risoluti, ma anche un più largo consenso popolare da realizzarsi col confronto, col dialogo, con la partecipazione, sia pure a vario titolo, ad un unico disegno di tutte le forze politiche rappresentative dell’intera realtà popolare.»  Giovanni Galloni, Quaderni della Rivista Trimestrale, n. “benché creda che la storia sia opera di molti, e non di singole personalità pur spiccatissime, ho sempre ritenuto che il ruolo esercitato da Rodano nella vicenda italiana di questi decenni sia stato assolutamente fuori del comune, e portatore di cambiamento come a pochissimi altri è stato dato. Ciò dico soprattutto in riferimento alla storia e alle trasformazioni del partito comunista italiano, nei cui confronti Rodano ha esercitato una funzione liberatrice e maieutica che, se non temessi di far torto alla complessità del processo di un grande movimento di massa e agli innumerevoli apporti di cui esso è sostanziato, non esiterei a definire demiurgica.»  Raniero La Valle, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 49. «Lasciamo ad altri le banalità sul “Consigliere del Principe” o sul “consulente” per i rapporti con il mondo cattolico o con il Vaticano. Togliatti ne fu attratto e interessato certo, anche perché l’esperienza di Rodano, le sue riflessioni, le sue frequentazioni arricchivano il Partito di qualcosa che altrimenti non sarebbe venuto. Forse qualcosa di analogo era stato per Gramsci e per Togliatti l’incontro con Piero Godetti. Che Franco conoscesse e stimasse il cardinal Ottavini, che fosse intimo di don De Luca, non era importante perché ciò rappresentava un “canale”; era piuttosto decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si trovasse a casa sua tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla persecuzione vaticana, riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno del termine.»  Gian Carlo Paietta, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 73. «Franco è stato e rimane uno dei pochi uomini il cui pensiero rende possibile l’appellativo di femminista anche per un appartenente al sesso maschile. La continua attenzione di Franco alla questione femminile derivava, certo, da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la ricerca su quello che egli stesso definì il processo di umanizzazione dell’uomo, nel cui quadro la liberazione della donna costituiva ben più di una semplice componente o misura, ma piuttosto una delle condizioni decisive per una reale, generale fuoruscita dall’alienazione e dallo sfruttamento umano […]. Oggi più d’uno ambirebbe, revanchisticamente, a considerare conclusa la stagione femminista. E invece il vero problema per le donne, per la democrazia, per il mutamento, è la perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello superiore del femminismo. Per questo il messaggio di Franco Rodano, che può ben a ragione essere definito femminista nell’accezione più onnicomprensiva ed elevata, risulta tuttora rivolto alla speranza e soprattutto all’impegno: quell’impegno per cui egli ha consumato generosamente, e certo positivamente anche per la causa femminile, tutta intiera la sua vita.»  Giglia Tedesco, Quaderni della Rivista Trimestrale, «Il [mio] primo interrogativo riguarda le scelte politiche che egli ha fatto, ponendosi come cattolico in contrasto con alcune direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato forza e serenità, pur con sofferenza, per queste opzioni non rinunciando alla sua fede e alla sua appartenenza ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato altra risposta che la sua fede teologale. La fede di Franco non era credenza dottrinale, magari utilizzata ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia che poi si muta in ribellione; era adesione cosciente e ferma a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, ancora vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel “sensus fidei” (ne ha parlato il Vaticano II nella Lumen Gentium n. 12) che diventa giudizio pratico nelle concrete situazioni per scelte che siano conformi alla volontà di Dio. È il “discernimento” di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani (12, 2) e che tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana.»  Don Gino Della Torre, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 95. «Il rapporto con la Chiesa, sia come comunità di fede che come istituzione, senza mediazioni di un partito cattolico […] rappresentava [per Rodano] un’occasione e una garanzia per depurare il movimento comunista non solo dall’ateismo scientista, ma anche di una visione totalizzante della rivoluzione politica e sociale (il mito del regno dei cieli sulla terra e di una storia senza alienazioni). Corrispettivamente il movimento comunista era il portatore necessario di una trasformazione della società che non si presentasse […] come inveramento e compimento della razionalità illuministica, della rivoluzione borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento dialettico, e perciò offrisse un fondamento storico e materiale ad un mondo in cui la persona umana diventasse centro e misura, liberata dalla reificazione capitalistica, e perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un cristianesimo, non integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile.»  (Lucio Magri) Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Franco Rodano  Gli anni di Rodano, articolo di E. Melchionda, in "Aprile", n. 108, settembre 2003. Franco Rodano: dall'utopia alla secolarizzazione, articolo diVassallo, in "effedieffe.comgiornale on-line", Il consigliere di Berlinguer che amava la Controriforma. Ricorre il decennale della morte del giornalista politico Franco Rodano, articolo di Paolo Franchi, Corriere della Sera, 8 ottobre, Archivio storico. Raccolta di articoli di Franco Rodano. «Ròdano, Franco», la voce in Enciclopedie on line, sito "Treccani L'Enciclopedia italiana".

 

romagnosi: important Italian philosopher. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Romagnosi," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Romanoto be identified.

 

ROSCAGLIA. (Roma), filosofo --  è figlio del filologo Aurelio Roncaglia, nipote dell'omonimo musicologo Gino Roncaglia e fratello dell'economista Alessandro Roncaglia.  Laureatosi in filosofia a Roma, è stato allievo di Gregory e  Maierù. Consegue il perfezionamento in Informatica umanistica, sempre presso la Sapienza. Consegue poi il dottorato in Filosofia a Firenze. Insegna Editoria digitale e Digital Humanities a 'Roma.  In precedenza, era stato prima ricercatore, poi professore associato a Tuscia, dove ha diretto un master in learning e corsi di perfezionamento su Book e futuro del libro e sul web semantico. Eera stato documentarista bibliotecario presso l'Archivio Storico della Camera dei deputati, occupandosi dei primi progetti di digitalizzazione della documentazione storica.  Fra i pionieri dell'uso di Internet in Italia e della riflessione sulle sue potenzialità culturali (in particolare nel settore dell'editoria e degli ebook), è socio fondatore dell'Associazione culturale Liber Liber. È stato autore con Calvo,  Ciotti e Zela della fortunata serie di manuali su Internet pubblicati dalla casa editrice Laterza (sei edizioni e oltre venti ristampe). Oltre che sul mondo del web, sull'editoria digitale e sulle culture di rete, ha pubblicato numerosi studi e ricerche anche sulla storia della logica fra il Medioevo e Leibniz.  In ambito televisivo è stato fra gli autori della trasmissione Rai MediaMente e di numerosi altri programmi televisivi legati al mondo delle nuove tecnologie e delle reti, nonché dei programmi culturali Nautilus e Zettel Filosofia in movimento in onda a partire dal gennaio  sul canale Rai Scuola. Con Casati è autore di un progettodenominato Wikilexper l'uso di strumenti wiki nel drafting normativo, in un contesto di democrazia partecipata.  Ha fatto parte dal settembre  del Comitato tecnico-scientifico per le biblioteche e gli istituti culturali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, da cui si è dimesso per protesta nel maggio .  Opere principali: L'età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale. Roma-Bari:Laterza, . L'editoria fra cartaceo e digitale. Milano: Ledizioni, . La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro. Roma-Bari: Laterza, . Lingua e tecnologia. Usi della lingua e strumenti di rete, in Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il libro dell'anno,  Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Google Book Search e le politiche di digitalizzazione libraria. Digitalia,  Dai metadati all'harvesting. La gestione di risorse informative attraverso repository interoperabili. Culture del testo e del documento,  Internet,  Manuale per l'uso della rete, con Calvo, Ciotti, e Zela. Roma-Bari: Laterza, Blogosfera e feed RSS. Una palestra per il Semantic web? Networks. Rivista di filosofia dell'intelligenza artificiale e scienze cognitive,  Frontiere di rete. Internet, cosa c'è di nuovo?, con Calvo, Ciotti, Zela. Roma-Bari: Laterza, Il mondo digitale. Introduzione ai nuovi media, con Fabio Ciotti , Roma-Bari: Laterza, Palaestra Rationis. Discussioni su natura della copula e modalità, Firenze: Olschki. Università Roma Tre. 5 aprile .  Dimissioni organi consultivi MiBACT. Note a margine del concorso per 500 funzionari del Ministero Beni Culturali: mezzo bibliotecario per ogni biblioteca? E la tutela di libri e manoscritti chi la fa?, su aib. 23 agosto .  Opere su Liber Liber,  su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gino Roncaglia, .  Registrazioni di Gino Roncaglia, su RadioRadicale, Radio Radicale.  Il sito-blog del libro La quarta rivoluzione, su ebooklearn.com. L’Open Archive dell’Università della Tuscia, contenente le sue pubblicazioni, su dspace.unitus.  Il sito del corso di perfezionamento su futuro del libro, e-book ed editoria digitale, su ebooklearn.com. Il sito del master in E-Learning dell’Università della Tuscia, su masterunitus.com. Il sito del progetto Wikilex, su merzspace.net. Gino Roncaglia: memoria e supporti digitali, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai.

 

RONCHI. (Forlì). Flosofo. Si è laureato a Bologna e ha conseguito il dottorato a Milano sotto la guida di Sini. Professore ad Aquila a all’Istituto di ricerca di psicanalisi applicate. Tiene corsi in varie università  e collabora con diversi centri di ricerca. È direttore di due collane: “Filosofia al presente” per Textus Edizioni di L’Aquila e “Canone Minore” per Mimesis Edizioni di Milano e dal  dirige la scuola di filosofia Praxis a Forlì.  È membro del Consiglio di amministrazione della Société des amis de Bergson e collabora con i servizi culturali di Rai Radio Tre e con il sito Doppiozero.  I suoi primi lavori sono dedicati a Bataille, Levinas, e Blanchot. Un sapere passionale) e alla questione della comunicazione intesa filosoficamente come partecipazione alla verità e fondamento ontologico della stessa pratica filosofica (Teoria critica della comunicazione: dal modello veicolare al modello conversativo, -- Grice: “I like ‘conversativo.”Almost a Spoonerism for ‘conservative’!” -- Filosofia della comunicazione. Il mondo come resto e come teogonia. Più in particolare,  ha proposto una revisione del modello veicolare o standard della comunicazione e una critica al paradigma linguistico del vivente. Al problema della raffigurazione e al suo rapporto col dicibile nel pensiero occidentale antico, moderno e contemporaneo è invece dedicato “Il pensiero bastardo: figurazione dell’invisibile e comunicazione indiretta.” Grice: “This shows a distinction between ‘ingelese italianato.’ To call indirect communication bastard would be a bit too much at Oxford!” --. Grazie ai suoi studi su Bergson Ronchi si è segnalato come una voce significativa della cosiddetta “Bergson renaissance”. – cf. Grice, “Speranza e la cosidddetta “Grice renaissance””. Nei suoi lavori (Bergson filosofo dell’interpretazione, Bergson. Una sintesi, ), guarda a Bergson come a un filosofo in grado di dare risposta a questioni tuttora aperte del dibattito filosofico. Bergson non è, come si crede, un filosofo irrazionalista, spiritualista, ostile alla scienza e ai suoi metodi. Per lui la filosofia è un metodo rigorosamente empirista, che consente la massima precisione possibile nella descrizione dei fenomeni. Bergson è anzi il filosofo che ha cercato di emancipare la scienza da quanto di “metafisico” era ancora inconsapevolmente presente nelle sue pratiche. Con le sue celebri nozioni di “durata” e di “memoria” (cfr. Grice, “Personal identity: my debt to Bergson”)  ha costruito un nuovo modello di intelligibilità del divenire, alternativo a quello aristotelico, in grado finalmente di spiegare, senza riduzionismi, il “vivente” quale era stato descritto dalla biologia evoluzionista.  Il pensiero bergsoniano è presentato come uno snodo essenziale della filosofia del Novecento. La sua dirompente attualità è mostrata attraverso un confronto sistematico con la fenomenologia, l’esistenzialismo, l’ermeneutica, il pensiero della differenza e l'epistemologia della complessità. Al tempo stesso però,  Bergson è ricollocato dall’autore all’interno della tradizione filosofica occidentale, come un capitolo, tra i più alti, dell’indagine filosofica sulla natura: un capitolo che continua l’opera di quei filosofi e di quei teologi che, dai neoplatonici a Cusano fino a Grice e Gentile, hanno provato a pensare la natura come vita vivente e come divinità immanente.  Impegnato in una definizione e riabilitazione del filosofico contro il pericolo della sua dismissione (Come fare: per una resistenza filosofica, ), proprio grazie al confronto con Bergson e ai filosofi “amici” di quest’ultimo (Grice, James, Whitehead, Deleuze, and Grice’s immediate sources: Gallie and Broad),  è venuto definendo la sua posizione filosofica inscrivendola in una costellazione ben precisa, ancorché minoritaria (Canone minore: verso una filosofia della natura, ). Empirismo radicale, realismo speculativo e “pragmatica” “trascendentale” sono le definizioni che, più di altre, esprimono il senso e la direzione della sua ricerca, improntata com'è a criticare quella che chiama “la linea maggiore della filosofia” e che definisce dualistica, soggettivistica e antropocentrica. In una parola: moderna.  Da Kant sino a Derrida, la filosofia moderna è stata infatti caratterizzata dal primato accordato alla finitudine, alla contingenza, all'intenzionalità griceiana, alla negazione e al linguaggio e la semiotica. La filosofia maggiore è, in fondo, un’antropologia cui oppone una filosofia del processo radicalmente monista e immanentista che contesta la tesi dell' "eccezione umana" e che non pone come apriori il principio della correlazione soggetto-mondo (anche nella versione offertane dall'ermeneutica e dalla fenomenologia). Alla svolta trascendentale kantiana è opposta quella cosmologica whiteheadiana e, al dispositivo aristotelico potenza/atto, dispositivo insufficiente a cogliere la natura naturans, la nozione di gentiliana di “actus purus”. La linea minore è, infatti, anche e soprattutto una linea megarica che, alla potenza logico-linguistica e umana troppo umana dei contrari, sostituisce una potenza che non può non esercitarsi (sia essa quella dell’Uno di Plotino, della sostanza di Spinoza o della durata di Bergson). La filosofia “minore” è una filosofia del processo (categoria che oppone all’aristotelica Kinesis) che, pur confutando il nulla e il possibile come pseudo-problemi, non sacrifica il carattere creativo e dinamico del reale. Il problema filosofico del rapporto Uno-moltida sempre al centro della riflessione cioè risolto nei termini di una cogenerazione reciproca fra i differenti per natura, in cui questa differenza non di grado tra il principio e il principiato funziona come causa dell’immediato essere uno dei molti ed esser molti dell’uno, ossia come la causa di quella unità cangiante di tutte le cose che  chiama “immanenza assoluta”.  Opere: Bataille, Lévinas, Blanchot: un sapere passionale (Spirali, Milano) Bergson filosofo dell'interpretazione (Marietti, Genova) Luogo comune. Verso un'etica della scrittura (EGEA, Università Bocconi Editorr) La scrittura della verità. Per una genealogia della teoria (Jaca, Milano) La verdad en el espyo. Les présocraticos y el alba de la philosophia, Akal, Madrid) Il pensiero bastardo: figurazione dell'invisibile e comunicazione indiretta (Marinotti, Milano. Teoria critica della comunicazione: dal modello veicolare al modello conversativo (Mondadori, Milano) Grice: “As I say, I like ‘conversativo;’ perhaps I should adopt it! ‘conversative,’ rather than the pompous ‘conversational’!). Liberopensiero. Lessico filosofico della contemporaneità (Fandango Libri, Roma) Filosofia della comunicazione: il mondo come resto e come teogonia (Bollati Boringhieri, Torino) Bergson. Una sintesi (Marinotti, Milano ) Come fare. Per una resistenza filosofica (Feltrinelli, Milano ) Brecht. Introduzione alla filosofia (et al., Correggio ) Zombie outbreak: la filosofia e i morti-viventi (Textus Edizioni, L'Aquila ) Gilles Deleuze. Credere nel reale (Feltrinelli, Milano ) Il canone minore: verso una filosofia della natura (Feltrinelli, Milano ), Brecht. Tre dispositivi (Orthotes, Napoli ), Bergson, Whitehead, realismo speculative, Deleuze Scuola megarica, Sini, Gentile.

 

rosattiMarcello vitali rosatti --

 

ROSELLI. (Gimiliano). (with one s) perhaps --  Tiberio Rosselli (Gimigliano), filosofo. Indicato nelle fonti anche come Tiberio Russiliano Sesto.  Le notizie sulla sua nascita sono incerte. Più certe sono le informazioni sulla sua morte: le fonti concordano nel fatto che muoia per mano di un suo servo. Di lui scrive così, Luigi Accattatis nel suo libro Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, raccolte L. Accattatis (1869):  «far dobbiamo onorevole menzione di Tiberio Rosselli da Gimigliano, letterato insigne del suo tempo e filosofo di grido, Cattedratico in Napoli ed in Salerno; il quale, a dir del Barrio, partitosi pel genio di visitare l'Africa, fu ucciso dal proprio schiavo. Egli era della famiglia di cui è stata la madre del celeberrimo Giuseppe Scorza, matematico distintissimo, istruttore, autore di merito, ed illustratore della scienza per metodi ed invenzioni, morto non ha guari in Napoli. Conchiudendo adunque, pare non dubbio essere stato il Nifo calabrese di origine, ed avere avuto tra noi i primi rudimenti di letteratura, tali da avergli dato a vivere. Dal contesto di scrittori calabresi, contemporanei alcuni, e vivuti altri dopo breve tempo della morte di lui, a cui noto veniva per recente tradizione, chiaramente se ne rivela il vero.»  E ancora l'Accattatis, parlando di Annibale Rosselli:  «(…)Tiberio Rosselli, congiunto di frate Annibale Rosselli, e discepolo del celebre Agostino Nifo; e che per la sua dottrina fu prescelto a leggere filosofia per più anni nell'Salerno.»  Opere: “Apologeticus adversus cucullatos Philosophiae declamatio ad Leonem X Oratio habita Patavi in principio suarum disputationum De propositione de inesse secundum Aristotelis mentem libellu Universalia Porphiriana.  Calabria, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, raccolte L. Accattatis, Di questo filosofo e frate si occupano nei loro studi, tra gli altri, Zambelli e De Franco nei loro lavori. Nel  viene pubblicato da O/esse il testo "Rosselli di Gimigliano. Dalle origini a noi", che ricostruisce la vita e le opere del Rosselli.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

ROSMINI. Important Italian philosopher, Catholic priest, counselor to Pope Pius IX, and supporter of the supremacy of the church over civil government Neo-Guelphism. Rosmini had two major concerns: the objectivity of human knowledge and the synthesis of philosophical thought within the tradition of Catholic thought. In his Nuovo saggio sull’origine delle idee “New Essay on the Origin of Ideas,” 1830, he identifies the universal a priori intuitive component of all human knowledge with the idea of being that gives us the notion of a possible or ideal being. Everything in the world is known by intellectual perception, which is the synthesis of sensation and the idea of being. Except for the idea of being, which is directly given by God, all ideas derive from abstraction. The objectivity of human knowledge rests on its universal origin in the idea of being. The harmony between philosophy and religion comes from the fact that all human knowledge is the result of divine revelation. Rosmini’s thought was influenced by Augustine and Aquinas, and stimulated by the attempt to find a solution to the contrasting needs of rationalism and empiricism. Antonio Rosmini  Nota disambigua.svg DisambiguazioneSe stai cercando l'omonimo criminale appartenente alla 'ndrangheta, vedi Antonio Rosmini (criminale). Nota disambigua.svg Disambiguazione"Rosmini" rimanda qui. Se stai cercando la 'ndrina, vedi Rosmini ('ndrina). Beato Antonio Rosmini Francesco Hayez,  Ritratto di Antonio Rosmini (1853-1856) Galleria d'Arte Moderna di MilanoAntonio Rosmini ritratto da Francesco Hayez, Nascita 24 marzo 1797 Morte 1º luglio 1855 Venerato da Chiesa cattolica Beatificazione 18 novembre 2007 Ricorrenza 1º luglio Manuale Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati (Rovereto, 24 marzo 1797Stresa, 1º luglio 1855) filosofo, teologo e presbitero italiano. La chiesa cattolica lo venera come beato dal 18 novembre 2007.   Casa natale di Antonio Rosmini, in corso Rosmini, a Rovereto. Fu secondogenito di Pier Modesto e di Giovanna dei Conti Formenti di Biacesa in Valle di Ledro, nipote di Ambrogio Rosmini Serbati, e al momento della sua nascita avvenuta il 24 marzo 1797, Rovereto faceva parte del dominio delle forze napoleoniche, che l'avevano strappato all'Impero asburgico. In quegli anni il Trentino fu terra di confine ora Tirolese (Tirolo italiano) ora appartenente al regno d'Italia, con capitale Milano.  Della sua nascita, Rosmini renderà sempre grazie a Dio poiché «Egli la fece coincidere con la vigilia della Beata Maria Vergine Annunziata». Viveva con sua sorella maggiore Margherita, entrata nelle Suore di Canossa, e con suo fratello più piccolo, Giuseppe. Rosmini, terminato l'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto, al tempo città della Contea del Tirolo, compì gli studi giuridici e teologici presso l'Padova e manifestò il desiderio di diventare sacerdote. A questo proposito i famigliari raccontavano come, fin dalla più tenera età, Rosmini leggesse alla luce della sua aureola.  Fu nel giugno 1820, in occasione della venuta a Rovereto del Vescovo di Chioggia Giuseppe Manfrin Provedi per consacrare le chiese di Santa Maria del Carmine e di Santa Croce, appartenente all'omonimo Monastero, che Antonio Rosmini, prendendo parte alla cerimonia, ottenne da Monsignor Manfrin il diaconato ed in seguito, a Chioggia, il 21 aprile 1821 ricevette l'ordinazione sacerdotale. Intanto iniziò a mostrare una profonda inclinazione per gli studi filosofici, incoraggiato in tal senso da papa Pio VII.  Dal 1826 si trasferì a Milano dove strinse un profondo rapporto d'amicizia con Alessandro Manzoni che di lui ebbe a dire: «è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l'umanità». Manzoni assistette Rosmini sul letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale "Adorare, Tacere, Gioire". Gli scritti di Antonio Rosmini destarono l'ammirazione, tra gli altri, anche di Giovanni Stefani, Niccolò Tommaseo e Vincenzo Gioberti dei quali pure divenne amico.  Nel 1828, dopo aver dovuto lasciare il Trentino, per motivi di forte ostilità per le sue posizioni incontrati da parte del vescovo di Trento, il beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer, fondò al Sacro Monte Calvario di Domodossola la congregazione religiosa dell'Istituto della Carità, detta dei "Rosminiani". Le Costituzioni della nuova famiglia religiosa, contenute in un libro che curò per tutta la vita, furono approvate da papa Gregorio XVI nel 1839.  A Borgomanero svolge la sua attività di insegnamento e di guida spirituale in un collegio rosminiano, il "Collegio Rosmini", regolato dalla Congregazione delle Suore della Provvidenza Rosminiane.  Nel 1848 svolse una missione diplomatica per conto del Re di Sardegna Carlo Alberto presso la Santa Sede.  Il filosofo fu presidente dell'Accademia Roveretana degli Agiati ed il suo posto, anni dopo la sua morte, dal 1872 al 1888, fu assunto da don Francesco Paoli, suo segretario ed esecutore delle volontà, già direttore di Casa Rosmini. Tra le volontà del filosofo vi fu anche quella di donare alla città di Rovereto un terreno nell'attuale zona di Santa Maria per costruirvi l'ospedale cittadino, e don Paoli onorò tale decisione.  Rosmini è sepolto all'interno del Santuario del SS. Crocifisso di Stresa. Nella stessa chiesa si trovano le spoglie di Clemente Rebora.  Pensiero Filosofia Rosmini portò avanti tesi filosofiche tese a contrastare sia l'illuminismo che il sensismo. Sottolineando l'inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della proprietà privata, entrò in polemica con il socialismo e il comunismo, postulando uno Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì le concezioni di Sant'Agostino e di San Tommaso, rifacendosi anche a Platone.  Gli esordi filosofici di Antonio Rosmini si ricollegano a Pasquale Galluppi, sia pure polemicamente, in quanto Rosmini avverte con ogni chiarezza come risulti insostenibile una posizione di integrale sensismo gnoseologico.  La necessità di concepire una funzione ordinatrice dell'esperienza, e a questa precedente, porta Rosmini a guardare con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia non è soddisfatto di ciò che lui chiama l'innatismo kantiano, legato ad una pluralità imbarazzante e precaria di categorie. Le quali, d'altra parte, gli sembrano fallire lo scopo di far conoscere il reale quale esso è, per la necessaria introduzione di modifiche soggettive nell'atto stesso del conoscere.   Contrada della Terra, a Rovereto. Memoria storica della presenza di Antonio Rosmini. Il problema filosofico di Rosmini si configurava perciò come quello di garantire oggettività alla conoscenza. La soluzione non potrà essere trovata, stante il rifiuto della trascendentalità kantiana e dei connessi sviluppi, se non in una ricerca ontologica, in un principio oggettivo di verità, che riesca ad illuminare l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata evidenza, universalità e immutabilità.  Questo principio è per Rosmini l'idea dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò innata (Nuovo saggio sull'origine delle idee, del 1830).  Ma qui i problemi del kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si riaffacciano con urgenza: di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il sensismo, Rosmini ha chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula giudizi, in cui l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria, e la sensazione è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio, inoltre, il predicato si determina e la sensazione si certifica: se questa è la funzione propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come predicato di un giudizio; né a questa necessità sembra potersi sottrarre il concetto di essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del giudizio.  Tuttavia Rosmini non accetta tale riduzione, ed esclude proprio il predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad attribuirgli una natura oggettiva e trascendente. È l'essere trascendente che si rivela all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Chi lo nega come il nichilismo cade in una vuota posizione nullista.  Accanto a questa ontologia l'etica di Rosmini si sviluppa come etica caritativa (Principio della scienza morale1).   Monumento sepolcrale di Antonio Rosmini, Vincenzo Vela, Stresa Politica Rosmini dedicò alla politica una breve ma intensa fase della sua vita. Seguì papa Pio IX riparato a Gaeta dopo la proclamazione della Repubblica Romana, ma la sua formazione attestatasi su ferme posizioni di cattolicesimo liberale era tale per cui fu costretto a ritirarsi sul Lago Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX volle istituire dopo il 1849 una commissione incaricata della preparazione del testo per la definizione del dogma dell'Immacolata Concezione, nonostante ben due sue opere (Le cinque piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) fossero all'Indice, Rosmini fu chiamato a prendere parte a tale commissione.  In generale, Rosmini era favorevole allo Stato liberale (vagheggiando la monarchia costituzionale), al costituzionalismo e anche alla separazione tra Stato e Chiesa (sebbene non "assoluta": Rosmini criticherà lo Statuto Albertino proprio per il suo porre ancora il cattolicesimo come religione di Stato, elogiandone comunque il tentativo distensivo nei confronti della Santa Sede, ma criticherà le leggi laiciste ed anticlericali emanate successivamente). In gioventù ammiratore di François-René de Chateaubriand e di Joseph de Maistre (per cui avrà comunque parole di elogio ancora nel 1839), si convincerà in seguito della sostanziale bontà della maggior parte delle conquiste dell'età moderna, criticandone solo le modalità: in tale ottica, Rosmini criticava sia la rivoluzione francese che l'Ancient Regime, riconoscendo invece la sostanziale bontà dei princìpi sanciti nel 1789 (distinguendoli dalle successive degenerazioni rivoluzionarie), in polemica con chi, da una parte e dall'altra, sosteneva una società da lui definita "perfettista".  Continuò a vivere a Stresa, fecondo nel perseguire il perfezionamento del suo sistema di pensiero con opere come Logica (1853) e Psicologia (1855), sino alla morte.  Il suo corpo è oggi inumato in un sarcofago presso il Santuario SS. Sacramento a Stresa. Da Pio VIII a Benedetto XVI: il giudizio dei papi su Rosmini Ratzinger su Rosmini Il cardinale Joseph Ratzinger, il 18 maggio 1985 (quando la questione rosminiana era ancora ben accesa), nell'ambito di una serata organizzata dal Centro Culturale di Lugano, disse:  Nel confronto con le parole classiche della fede che sembrano così lontane da noi, anche il presente diventa più ricco di quanto sarebbe se rimanesse chiuso solo in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i teologi ortodossi molti spiriti poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è già stato detto. Ma ciò succede ovunque; del resto la letteratura dozzinale è cresciuta in modo particolarmente rapido proprio là dove si è inneggiato più forte alla cosiddetta creatività. Io stesso per lungo tempo avevo l'impressione che i cosiddetti eretici fossero per una lettura più interessante dei teologi della chiesa, almeno nell'epoca moderna.  Ma se io ora guardo i grandi e fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da Rosmini a Guardini, o nel nostro tempo de Lubac, Congar, Balthasarquanto più attuale è la loro parola rispetto a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto comunitario della Chiesa.  In loro diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non nasce dal fatto che uno lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue forze e nel suo tempo, non vuole nient'altro che la verità. Per volerla davvero, si esige tuttavia anche che uno non faccia di se stesso il criterio, ma accetti il giudizio più grande, che è dato nella fede della Chiesa, come voce e via della verità.  Del resto io penso che vale la stessa regola anche per le nuove grandi correnti della teologia, che oggi sono ricercate: teologa africana, latinoamericana, asiatica, ecc. La grande teologia francese non è nata per il fatto che si voleva fare qualcosa di francese, ma perché non si presumeva di cercare nient'altro che la verità e di esprimerla più adeguatamente possibile.  E così questa teologia è diventata anche tanto francese quanto universale. La stessa cosa vale per la grande teologia italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre. Solo l'assenza di questa intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto non abbiamo davvero raggiunto la cosa più importante se noi ci siamo convalidati da soli, ci siamo accreditati da soli e ci siamo costruiti un monumento per noi stessi.  Abbiamo veramente raggiunto la meta più importante se siamo giunti più vicino alla verità. Essa non è mai noiosa, mai uniforme, perché il nostro spirito non la contempla che in rifrazioni parziali; tuttavia essa è nello stesso tempo la forza che ci unisce. E solo il pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente grande.»   Monumento ad Antonio Rosmini, in Corso Rosmini, a Rovereto Papa Pio VIII disse a Rosmini, in udienza:  «È volontà di Dio che voi vi occupiate nello scrivere libri: tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la logica, e la Chiesa al presente ha gran bisogno di scrittori: dico, di scrittori solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugli uomini, non rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un vantaggio assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando qualunque altra opera del Sacro Ministero.»  Gregorio XVI, successore di Pio VIII, in risposta alla lettera che Antonio Rosmini gli aveva indirizzato il 10 gennaio 1832, il 27 marzo dello stesso anno gli scrisse:  «Diletto Figlio, a te il nostro saluto e la nostra Apostolica Benedizione. Abbiamo volentieri e con animo lieto ricevuto la tua lettera con i sensi della tua devota sommissione a Noi e alla Sede Apostolica che ci hai mandato il 10 gennaio, in cui ci parli della pia Società, chiamata Istituto della Carità e che con le tue fatiche è stata fondata nel territorio della diocesi di Novara con l'approvazione del Vescovo. E soprattutto ci hai anche informato che il medesimo Istituto è stato da poco chiamato anche dal Vescovo di Trento nella sua diocesi e che qui molti ecclesiastici, di provate virtù, vi hanno aderito. Per questi fatti davvero rendiamo il nostro umile grazie a Dio autore di ogni bene. E quantunque questo Istituto non sia stato ancora confermato dall'autorità di questa Santa Sede, tuttavia speriamo in bene di esso e ci allietiamo che lo stesso si dilati con il consenso dei nostri Venerabili Fratelli nell'Episcopato. Quindi, per quanto riguarda le Sante Indulgenze connesse a questo istituto, che domandi siano concesse, ricevi diletto figlio il nostro Rescritto unito a questa lettera, da cui sicuramente comprenderai che rispondiamo positivamente alla tua richiesta. Ti assicuriamo anche che ci è pervenuto il libro sopra i Principi della Dottrina Morale da te edito e mandatoci in omaggio e ti dichiariamo il grazie del nostro animo per il dono. Tuttavia per la tensione nelle gravissime fatiche del Governo Apostolico non abbiamo ancora letto lo stesso libro, ma siamo certamente persuasi che esso sia in tutto conforme alla più sana dottrina e utilissimo alla sua difesa. Continua dunque, diletto figlio, lo studio e prosegui a spendere le tue fatiche ad onore di Dio per l'utilità della Chiesa; in Cielo sarà copiosa la ricompensa per la tua opera. Frattanto la paterna carità con cui ti abbracciamo nell'umanità di Cristo sia pegno dell'apostolica benedizione, che sgorgante dall'intimo del cuore ti impartiamo.»  (Da Breve pontificio di Gregorio P.P.XVI,) Pio IX rivolgendosi al Vescovo di Cremona, nel 1854 dopo il decreto Dimittantur opera omnia parlando di Rosmini disse:  «Non solo è un buon cattolico, ma santo: Iddio si serve dei santi per far trionfare la verità»  Il papa Leone XIII, al tempo delle aspre e dolorose lotte che si svolgevano intorno al pensiero rosminiano sul finire del diciannovesimo secolo, in una lettera indirizzata agli arcivescovi di Milano, Torino e Vercelli, del 25 gennaio 1882, fra l'altro scrisse:  «Ma non vogliamo che con questo abbia a patir detrimento il religioso Sodalizio della Carità; il quale come per lo innanzi spese utilmente le sue fatiche a beneficio del prossimo, secondo lo spirito dell'Istituto, così è desiderabile che fiorisca in avvenire e prosegua a rendere ognora più abbondanti frutti»  Rosmini Rovereto 02La condanna del Sant'Uffizio Col decreto del Sant'Uffizio "Post Obitum" del 1887, firmato da Leone XIII, vennero condannate, in quanto "non conformi alla verità cattolica", 40 proposizioni contenute nelle opere del Rosmini, le quali la Sacra Congregazione romana "giudicò doversi riprovare, condannare e proscrivere, nel proprio senso dell’autore", chiarendo inoltre che non era lecito "a chicchessia di inferire, che le altre dottrine del medesimo Autore, che non vengono condannate per questo decreto, siano per veruna guisa approvate".  La riabilitazione a seguito del Concilio Vaticano II Giovanni XXIII, negli ultimi anni della sua vita, meditò in ritiro spirituale le rosminiane "Massime di Perfezione Cristiana", assumendole come propria regola di condotta. Anche Paolo VI prestò interesse nel Rosmini: in occasione del 150º anniversario di fondazione dell'Istituto della Carità inviò un messaggio all'allora padre generale, in cui elogiava l'intuizione del Rosmini nel dare un grande peso alla missione caritativa già nel nome del nativo istituto religioso, appunto l'Istituto della Carità. Pubblicamente Paolo VI citò Rosmini durante il discorso tenuto alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana del 2 settembre 1963 riguardante la cultura cattolica e l'Europa. Inoltre sotto il suo pontificato venne tolto il divieto di pubblicazione dell'opera Dalle Cinque Piaghe della Santa Chiesa.  Alla morte di Paolo VI venne eletto papa Giovanni Paolo I, che si era laureato in sacra teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma con una tesi su L'origine dell'anima umana secondo Antonio Rosmini. È bene precisare che Luciani era fortemente critico nei riguardi del pensiero rosminiano, solo successivamente cambiò opinione, rivolgendo nei riguardi di Rosmini parole di ammirazione e stima.  Tuttavia fu con il pontificato di Giovanni Paolo II che il pensiero rosminiano ha potuto liberarsi delle aspre critiche e delle condanne che accompagnavano l'Istituto della Carità fin dai tempi della sua fondazione. Nella Lettera Enciclica Fides et ratio, Giovanni Paolo II ha annoverato Rosmini «tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra sapere filosofico e Parola di Dio». Ne ha inoltre concesso l'introduzione della causa di beatificazione, conclusasi nella sua fase diocesana novarese il 21 marzo 1998.  Nel 2001, Joseph Ratzinger da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede emanò nel 2001 il famoso documento Nota ai Decreti dottrinali sul Rev.do sac. Antonio Rosmini Serbati. La nota si concludeva confermando la validità del decreto Post obitum sulle quaranta proposizioni, e allo stesso tempo con la riabilitazione di Rosmini:  «Il Decreto dottrinale Post obitum non si riferisce al giudizio sulla negazione formale di verità di fede da parte dell'Autore, ma piuttosto al fatto che il sistema filosofico-teologico del Rosmini era ritenuto insufficiente e inadeguato a custodire ed esporre alcune verità della dottrina cattolica, pur riconosciute e confessate dall'Autore stesso.[...] Si possono attualmente considerare ormai superati i motivi di preoccupazione e di difficoltà dottrinali e prudenziali, che hanno determinato la promulgazione del Decreto Post obitum di condanna delle "Quaranta Proposizioni" tratte dalle opere di Antonio Rosmini. E ciò a motivo del fatto che il senso delle proposizioni, così inteso e condannato dal medesimo Decreto, non appartiene in realtà all'autentica posizione di Rosmini, ma a possibili conclusioni della lettura delle sue opere. Resta tuttavia affidata al dibattito teoretico la questione della plausibilità o meno del sistema rosminiano stesso, della sua consistenza speculativa e delle teorie o ipotesi filosofiche e teologiche in esso espresse. Nello stesso tempo rimane la validità oggettiva del Decreto Post obitum in rapporto al dettato delle proposizioni condannate, per chi le legge, al di fuori del contesto di pensiero rosminiano, in un'ottica idealista, ontologista e con un significato contrario alla fede e alla dottrina cattolica.»  (Nota ai Decreti dottrinali sul Rev.do sac. Antonio Rosmini Serbati) Il documento ribadisce la diversità di linguaggio e apparato concettuale del sistema rosminiano rispetto al tomismo, l'assenza di apparato critico nelle opere postume e la permanente "difficoltà oggettiva di interpretarne le categorie, soprattutto se lette nella prospettiva neotomista".  Papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo della guarigione di Suor Ludovica Noè, attribuito all'intercessione di Antonio Rosmini. Tra quelli portati dalla postulazione dei padri rosminiani, si è scelto di dare maggiore impulso a quello della guarigione della suora sopracitata, poiché il medico che la curò si convertì in seguito all'accaduto.  Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, a margine del Convegno sulla sfida educativa tenuto a Milano  , ha tenuto un intervento intitolato "Istanze educative e questione antropologica" in cui ha riconosciuto le istanze pedagogiche del Beato Antonio Rosmini. Il 1º luglio , il card. Angelo Bagnasco ha presieduto a Stresa la celebrazione eucaristica per il Dies Natalis di Antonio Rosmini.  Nel corso dell'Angelus domenicale fu ricordato per la sola "carità intellettuale" e perché "testimoniò la virtù della carità in tutte le sue dimensioni e ad alto livello". Avversario del sensismo e dell'illuminismo settecenteschi, fu mentore e maestro intellettuale di quattro Pontefici eletti consecutivamente: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II. La beatificazione Cronologia della causa di beatificazione Nulla osta della Congregazione per la Dottrina della Fede che consente l'inizio della causa di beatificazione. 1º luglio 1997. Apertura del processo informativo diocesano dopo la nomina dei Censori teologi e delle commissioni storiche in Novara. Don Claudio Massimiliano Papa, I.C., diventa postulatore della Causa succedendo a padre Remo Bessero Belti, storico dell'Istituto e già Direttore del Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa. 21 marzo 1998. Chiusura del Processo informativo Diocesano. 26 marzo 1998. Consegna del Trasunto alla Congregazione per le cause dei Santi. Apertura del Trasunto. Decreto di Validità del processo diocesano. Schema per la stesura della Positio. Consegna del lavoro sul Post obitum curato dal Postulatore. Il Relatore generale approva il lavoro sul Post obitum e il lumen oculorum tuorum 20 dicembre 1999. Consegna del lavoro sul Post obitum alla Congregazione per la Dottrina della Fede.Il giorno dell'anniversario della morte di Rosmini viene pubblicata sull'Osservatore Romano la Nota della Congregazione per la dottrina della fede sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do sacerdote Antonio Rosmini Serbati, a firma del cardinal Joseph Ratzinger e di mons. Tarcisio Bertone.  Rilascio del Nihil obstare per la Causa di Beatificazione.  Il Relatore approva e firma la Positio.  Conclusione della stampa e consegna alla Congregazione per le cause dei santi della Positio. Consegna del Trasunto super miro alla Congregazione per le cause dei santi. Validità dell'inquisizione diocesana sul processo super miro. Presentazione fattispecie super miro. Revisa della fattispecie con firma del sotto-segretario. Relatio et vota del Congresso Storico (con esito positivo). Relatio et vota del Congresso teologico super virtutibus (con esito positivo). 6 giugno 2006. Ordinaria della Congregazione per le cause dei santi: esito affermativo. Ponente della Causa Mons. Rino Fisichella.  Papa Benedetto XVI autorizza la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto di esercizio eroico delle virtù. 1La Consulta medica della Congregazione per le Cause dai Santi, si esprime con esito affermativo (all'unanimità 5 su 5) circa l'inspiegabilità scientifica dell'evento di guarigione avvenuto a Sr. Ludovica Noè. Il presunto evento miracoloso è avvenuto. Al termine del dibattito, i Consultori si sono unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7), ravvisando nella guarigione in esame un miracolo operato da Dio per intercessione del Ven. Antonio Rosmini. 1º giugno 2007. Papa Benedetto XVI autorizza la pubblicazione da parte della Congregazione per le Cause dei Santi del riconoscimento delle virtù eroiche di Rosmini. Nella diocesi di Novara si celebra la cerimonia di Beatificazione dando lettura del decreto di Benedetto XVI che iscrive Rosmini tra i Beati. La cerimonia di beatificazione La cerimonia di beatificazione è avvenuta il 18 novembre 2007 nella città di Novara: appositamente è stato fatto allestire il Palasport della città, unico luogo capace di raccogliere un numero di fedeli così significativo.  Con il pontificato di Benedetto XVI le beatificazioni vengono preferibilmente celebrate dai cardinali, per rendere ancora più piena la comunione tra loro e il successore di Pietro, e viene privilegiato il luogo in cui il candidato agli onori degli altari ha vissuto. Così, in qualità di delegato pontificio, la celebrazione è stata officiata dal cardinale José Saraiva Martins, allora prefetto della congregazione per le Cause dei Santi. A fianco dell'altare erano disposti gli spalti da cui hanno concelebrato circa 400 sacerdoti, non soltanto rosminiani.  A prendere parte alla processione e celebrare sull'altare, insieme al preposito generale James Flynn c'era il segretario generale dell'IstitutoDomenico Mariani con gli allora componenti della Curia Generalizia dell'Istituto della Carità, il Vicario per la Carità SpiritualeCrish Fuse, il Vicario per la Carità IntellettualeGiancarlo Taverna Patron, il Vicario per la Carità TemporaleDavid Tobin, l'allora preposito della Provincia Italiana don Umberto Muratore (profondo conoscitore del pensiero di Rosmini) e il padre postulatore della Causa di Beatificazione, don Claudio Massimiliano Papa.  Hanno partecipato alla celebrazione anche il cardinale ex prefetto della Sacra Congregazione per i vescovi Giovanni Battista Re, il cardinale arcivescovo di Torino Severino Poletto, il vescovo di Novara, mons. Renato Corti, l'arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, il vescovo rosminiano mons. Antonio Riboldi e fra gli altri anche mons. Germano Zaccheo (che sarebbe improvvisamente scomparso due giorni dopo), vescovo della Diocesi di Casale Monferrato, mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea (che durante la III sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II fece per primo il nome di Rosmini), l'allora segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana Giuseppe Betori, mons. Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, l'allora rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella, il Vicario Episcopale per la Vita Consacrata dell'arcidiocesi di Milano monsignor Ambrogio Piantanida e il preposito generale dei barnabiti, padre Giovanni Maria Villa.  Tra i numerosissimi fedeli (più di diecimila) accorsi da diverse parti del mondo per presenziare alla celebrazione, hanno preso parte anche personalità politiche.  Tra queste il senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro, l'allora presidente del Senato, Franco Marini, e Arturo Parisi, al tempo Ministro della Difesa. Rosmini è il primo beato della Provincia del Verbano Cusio Ossola.  In occasione della beatificazione sono stati moltissimi i quotidiani e periodici italiani e esteri che hanno dedicato articoli, pagine e interi numeri alla figura di Rosmini.  Opere  Frontespizio dell'opera Delle cinque piaghe della santa chiesa edizione di Bruxelles, Monumento a Rosmini a Milano (1896) Sono numerosissimi gli scritti del Beato Antonio Rosmini, certamente il più importante a livello ascetico e spirituale sono le Massime di Perfezione Cristiana, su cui anche papa Giovanni XXIII fece delle riflessioni prima di morire. Gli costarono la messa all'Indice dei libri proibiti le opere "Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa" e "Dalla Costituzione secondo la giustizia sociale". In ambito filosofico meritano di essere ricordati:  Nuovo saggio sull'origine delle idee, Principii della scienza morale, Filosofia della morale, Antropologia in servigio della scienza morale, Filosofia della politica, 1839 Trattato della coscienza morale, 1839 Filosofia del diritto, Teodicea, 1845 Sull'unità d'Italia,  Il comunismo e il socialismo, 1849 Massime di perfezione cristiana Le Massime di perfezione cristiana furono scritte da Rosmini per definire il fondamento spirituale sul quale tutti i cristiani potessero avere un cammino nella perfezione.  Nel Vangelo stesso è scritto: "Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste" (Mt 5,48)  1ª Massima: Desiderare unicamente ed infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto.  2ª Massima: Orientare tutti i propri pensieri e le azioni all'incremento e alla gloria della Chiesa di Cristo.  3ª Massima: Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Cristo, lavorando per essa secondo la chiamata di Dio.  4ª Massima: Abbandonare se stesso nella Provvidenza di Dio.  5ª Massima: Riconoscere intimamente il proprio nulla.  6ª Massima: Disporre tutte le occupazioni della propria vita con uno spirito di intelligenza Rosmini e il Concilio Ecumenico Vaticano II Di particolare interesse fu la sua opera "Le cinque piaghe della santa Chiesa", L'autore mostrò di discostarsi dall'ortodossia dell'epoca. Per tale ragione l'opera fu messa all'Indice sin dal 1849 e ne scaturì una polemica nota col nome di "questione rosminiana". L'opera fu riscoperta al Concilio Vaticano II. Il primo a parlare al Concilio di Rosmini fu il vescovo mons. Luigi Bettazzi, presente durante alcune sessioni in rappresentanza del cardinal Giacomo Lercaro di cui era Vicario generale.  Di Rosmini, Bettazzi disse, il 4 ottobre 1965 durante la Congregazione 141/1 periodo IV:  «...Mi sia consentito ricordare ancora in quest'aula l'esempio di Rosmini, molto legato a Tommaso, ma anche studioso e amante del suo tempo, e che certamente guadagnò a Cristo non pochi uomini contemporanei e posteriori. Tutto questo mi sembra si accordi con le cose che sono state già dette da non pochi Padri su questo schema in generale, che cioè gli uomini non si aspettano dalla Chiesa soluzioni particolari, ma piuttosto la presentazione di valori che li aiutino a trascorrere questa vita umana più nobilmente e con maggiore sicurezza. Parlando della libertà abbiamo dovuto esaltare i valori dell'umiltà; parlando del matrimonio, il ruolo della fortezza; parlando dei problemi economici e di molti altri problemi, l'efficacia di un certo disprezzo delle cose: occorre dunque mettere in luce la necessità dell'ubbidienza, della castità, della povertà, non solo nella vita e nell'esempio (e nella Bozza di Documento!) dei religiosi, aiuto agli uomini di questo tempo, perché possano vivere la loro vita umana nel modo migliore e più efficace; il primo e principale compito dunque per i cristiani che coltivano la sapienza dev'essere, alla luce del Magistero, l'amore delle Scritture e l'amore di questo mondo in un colloquio franco e aperto...»  Papa Paolo VI, in un'udienza concessa alle suore rosminiane disse a proposito di Rosmini:  «...i suoi libri sono pieni di pensiero, un pensiero profondo, originale che spazia in tutti i campi: quello filosofico, morale, politico, sociale, soprannaturale, religioso, ascetico; libri degni di essere conosciuti e divulgati... È stato anche un profeta: Le Cinque piaghe della Chiesa (una volta la chiesa non aveva piacere che si mettessero in luce le sue mancanze, le sue debolezze). Lui, per esempio, previde la partecipazione liturgica del popolo...Tutti i suoi pensieri indicano uno spirito degno di essere conosciuto, imitato e forse invocato anche come protettore dal Cielo. Ve lo auguriamo di cuore...»  Tematiche affrontate nell'opera Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa L'opera è suddivisa in cinque capitoli (corrispondenti ciascuna ad una piaga, paragonata alle piaghe di Cristo). In ogni capitolo la struttura è la medesima:  un quadro ottimistico della Chiesa antica segue un fatto nuovo che cambia la situazione generale (invasioni barbariche, nascita di una società cristiana, ingresso dei vescovi nella politica) la piaga i rimedi. Prima piaga. È la divisione del popolo dal clero nel culto pubblico. Nell'antichità il culto era un mezzo di catechesi e formazione e il popolo partecipava al culto. Poi, le invasioni barbariche, la scomparsa del latino, la scarsa istruzione del popolo, la tendenza del clero a formare una casta hanno eretto un muro di divisione tra il popolo e i ministri di Dio. Rimedi proposti: insegnamento del latino, spiegazione delle cerimonie liturgiche, uso di messalini in lingua volgare.  Seconda piaga. Insufficiente educazione del clero. Se un tempo i preti erano educati dai vescovi, ora ci sono i seminari con "piccoli libri" e "piccoli maestri": dura critica alla scolastica, ma soprattutto ai catechismi. Rimedio: necessità di unire scienza e pietà.  Terza piaga. Disunione tra i vescovi. Critica serrata ai vescovi dell'ancien régime: occupazioni politiche estranee al ministero sacerdotale, ambizione, servilismo verso il governo, preoccupazione di difendere ad ogni costo i beni ecclesiastici, "schiavi di uomini mollemente vestiti anziché apostoli liberi di un Cristo ignudo". Rimedi: riserve sulla difesa del patrimonio ecclesiastico, accenni espliciti di consenso alle tesi dell'Avenir sulla rinunzia alle ricchezze e allo stipendio statale per riavere la libertà.  Quarta piaga. La nomina dei vescovi lasciata al potere temporale. Rosmini compie un'approfondita analisi storica sull'evoluzione del problema e critica i concordati moderni con cui la S. Sede ha ceduto la nomina al potere statale (e, accenna prudentemente, per avere compensi economici). Rimedi: propone un ritorno all'elezione dei vescovi da parte dei fedeli.  Quinta piaga. La servitù dei beni ecclesiastici. Rosmini sostiene la necessità di offerte libere, non imposte d'autorità con l'appoggio dello Stato, rileva i danni del sistema beneficiale, propone la rinuncia ai privilegi e la pubblicazione dei bilanci.  Scuole A lui sono intolati vari istituti scolasti in città italiane.  Rovereto, sua città natale, gli ha dedicato il liceo Antonio Rosmini che frequentò quando ancora si chiamava Imperiale e Regio Ginnasio. Borgomanero ospita l'Istituto Antonio Rosmini. Domodossola ospita il liceo delle Scienze Umane "Antonio Rosmini (istituto parificato). Roma ospita la sede dell'Istituto Comprensivo Antonio Rosmini. Torino ospita la biblioteca Antonio Rosmini del polo biomedico universitario che in passato fu un istituto scolastico attivo fino alla fine del XX secolo. Trento, dove si trova il liceo "A. Rosmini". M. Farina,  I. Prosser  I. ProsserMarcello Bonazza, L'Accademia Roveretana degli Agiati , su agiati, Accademia Roveretana degli Agiati, «Don Francesco Paoli  artefice della rinascita dell'Accademia e suo presidente ».  Antonio Rosmini, Ragionamento sul comunismo e socialismo, Giovanni Grondona, Genova, Questa tesi fu messa in discussione da Giacomo Andrea Abbà a cui Rosmini controbatté nel Diario filosofico di Adolfo, VII, G.A.A.(pubblicato in Riv. rosminiana, IPAGANI-ROSSI, Vita di Antonio Rosmini, II, p.680 //rosmini/Resource/ Causa/ 05%20Decreto %20 Post%20 Obitum%87.pdf  Nota sul valore dei Decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do Sac. Antonio Rosmini Serbati, su vatican.va).  Angelus: Rosmini, esempio per la Chiesa, su agensir, Biografia di Antonio Rosmini, su vatican.va.  Istituto Antonio Rosmini, su rosmini-borgomanero. Liceo delle Scienze Umane "Antonio Rosmini", su cercalatuascuola.istruzione. 9 maggio .  Istituto Comprensivo Antonio Rosmini, su ic-rosmini.edu. Biblioteca Rosmini, su biomedico.campusnet.unito. LICEO "A. Rosmini"TRENTO, su vivoscuola. 9 maggio .  Fonti Marcello Farina, Antonio Rosmini e l'Accademia degli Agiati, Brescia, Morcelliana Edizioni,  Italo Prosser, El pra' de le Móneghe: cronistoria del monastero di Santa Croce nell'antico comune di Lizzana, Rovereto (Trento), Stella, 2Approfondimenti Michele Federico Sciacca, La filosofia morale di Antonio Rosmini, Torino, Fratelli Bocca, Giovanni Pusineri, Rosmini (Edizione riveduta e aggiornata da Remo Bessero Belti), Stresa (VB), Edizioni Rosminiane Sodalitas, Michele Dossi, Profilo filosofico di Antonio Rosmini, Brescia, Morcelliana, Alfeo Valle, Antonio Rosmini. Il carisma del fondatore, Rovereto (TN), Longo Editore, Paolo Marangon, Il Risorgimento della Chiesa. Genesi e ricezione delle "Cinque piaghe" di A. Rosmini, collana Italia Sacra, Roma, Casa Editrice Herder, Antonio Rosmini, Frammenti di una storia della empietà, a c. di Alfredo Cattabiani con una nota filologica di M. Albertazzi, Trento, La Finestra, Fulvio De Giorgi, Rosmini e il suo tempo. L'educazione dell'uomo moderno tra riforma della filosofia e rinnovamento della Chiesa Brescia, Morcelliana, Michele Dossi, Il Santo Probito, La vita e il pensiero di Antonio Rosmini, Trento, Il Margine, Paolo Gomarasca, Rosmini e la forma morale dell'essere. La "poiesi" del bene come destino della metafisica, Milano, FrancoAngeli, Francesco Paoli, Antonio Rosmini, Virtù quotidiane, Verona, Edizioni Fede & Cultura, Maurizio De Paoli, Antonio Rosmini. Maestro e profeta, Milano, Edizioni San Paolo, Piero Sapienza, Eclissi Dell'educazione? La sfida educativa nel pensiero di Rosmini, Roma, Libreria Editrice Vaticana, 2008. Giuseppe Goisis, Il pensiero politico di Antonio Rosmini e altri saggi fra critica ed Evangelo, S. Pietro in Cariano (VR), Gabrielli Editori, Comunità di San Leolino , Una profezia per la Chiesa. Antonio Rosmini verso il Vaticano II, Panzano in Chianti (FI), Edizioni Feeria-Comunità di San Leolino, 2009. Umberto Muratore, Rosmini per il Risorgimento. Tra unità e federalismo, Stresa (VB), Edizioni Rosmininane Sodalitas, . Cirillo Bergamaschi, Antonio Rosmini. La perfezione della vita cristiana, Stresa (VB), Edizioni Rosminiane Sodalitas, . Luciano Malusa, Antonio Rosmini per l'unità d'Italia. Tra aspirazione nazionale e fede cristiana, Milano, FrancoAngeli, . Domenico Fisichella, Il caso Rosmini. Cattolicesimo, nazione, federalismo, Roma, Carocci editore, . Umberto Muratore, Apologia della fedeltà. In difesa dei valori etici e spirituali, Stresa (VB), Edizioni Rosminiane Sodalitas, . Luciano Malusa, Stefania Zanardi, Le lettere di Antonio Rosmini-Serbati, un "cantiere" per lo studioso. Introduzione all'epistolario rosminiano, Venezia, Marsilio Editore, . Stefania Zanardi, La filosofia di Antonio Rosmini di fronte alla Congregazione dell'Indice con Prefazione di Fulvio De Giorgi, Milano, FrancoAngeli, .   Restaurazione Antonio Fogazzaro . Sito ufficiale, su rosmini.  Antonio Rosmini, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Antonio Rosmini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Antonio Rosmini, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Antonio Rosmini, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Antonio Rosmini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Antonio Rosmini, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.  Antonio Rosmini, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Dizionario biografico austriaco Find a Grave.  Opere su Liber Liber.  Operesu openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Antonio Rosmini / Antonio Rosmini (altra versione), . Antonio Rosmini, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Antonio Rosmini, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.  Sito ufficiale degli scritti di Antonio Rosmini, su rosminionline. Un esteso saggio inedito su Antonio Rosmini si puà trovare sul Blog di Carlo EllenaEdward N. Zalta , Antonio Rosmini, in Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Stanford. Refs.: Luigi Speranza, “Rosmini e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

ROSSELLI, (Roma). Filosofo. -- (with two s’s, as opposed to rosella) -- important Italian philosopher. There is a Rosselli Circle in Rome. Fu il teorico del "socialismo liberale", un socialismo riformista non marxista direttamente ispirato dal laburismo britannico e dalla tradizione storico-politica, italiana e non, del radicalismo liberale e libertario. Fondò a Firenze il foglio clandestino Non Mollare e nel 1926, insieme al socialista Pietro Nenni, la rivista milanese Il Quarto Stato. Fondò nel 1929 a Parigi il movimento antifascista Giustizia e Libertà, che nel 1936 combatté per la Repubblica nella Guerra civile spagnola, all'interno della Colonna Italiana Rosselli, costituita assieme agli anarchici. Nel 1937 fu ucciso in Francia insieme con il fratello Nello da assassini legati al regime fascista.  Magnifying glass icon mgx2.svg Fratelli Rosselli.  Nello Rosselli La nascita, la guerra e gli studi  Amelia Pincherle, madre di Carlo. Rosselli nacque a Roma  il 16 novembre del 1899 da un'agiata famiglia ebraica, secondogenito dei tre figli del livornese Giuseppe Emanuele "Joe" Rosselli (10 agosto 1867Firenze) e della veneziana Amelia Pincherle (16 gennaio 1870Firenze, 26 dicembre 1954), sorella di Carlo Pincherle, architetto e pittore, oltreché padre dello scrittore Alberto Moravia. Sia la famiglia paterna che quella materna, fermamente legate agli ideali repubblicani e mazziniani, erano state politicamente attive, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura moglie di Ernesto Nathan (Sindaco di Roma dal novembre del 1907 al dicembre del 1913), fu un seguace e stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini nei suoi ultimi anni di vita (morì difatti in clandestinità nella sua casa pisana) ed un Pincherle fu nominato ministro durante la breve esperienza della Repubblica di San Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.  I Rosselli avevano abitato per un considerevole periodo a Vienna, dove Giuseppe Emanuele aveva studiato composizione musicale e dove, nel 1895, era nato il primogenito Aldo Sabatino. In seguito, si trasferirono a Roma, dove il padre, rinunciando alle sue aspirazioni artistiche, si dedicò alla vita mondana, mentre la madre ottenne dei discreti successi come autrice di drammi teatrali. Qui, dopo la propria nascita, venne alla luce, l'anno seguente, il terzogenito Sabatino Enrico "Nello".  Nel 1903, i due coniugi si separarono: le condizioni economiche della famiglia avevano subito un grave tracollo a causa della leggerezza del padre. Amelia si trasferì con i suoi tre figli a Firenze, dove frequentarono le scuole: Carlo mostrò in quel periodo poco interesse per gli studi e la madre lo ritirò dal ginnasio, facendogli frequentare le scuole tecniche. Mmorì il padre.  L'entrata in guerra dell'Italia, nel 1915, fu accolta con entusiasmo dalla famiglia Rosselli, decisamente interventista. Il fratello Aldo fu arruolato come ufficiale di fanteria e morì in combattimento nel 1916, ricevendo una medaglia d'argento alla memoria. Carlo, ancora studente, collaborava dal 1917 al foglio di propaganda «Noi giovani», fondato dal fratello Nello, anche se l'editoriale Il nostro programma, che aprì in gennaio il primo numero del giornale, fu redatto con buone probabilità assieme a Carlo.  Il manifesto, che l'ingenuità di due ragazzi indirizzava verso una fiduciosa speranza in un mondo migliore, proponeva sin da allora alcuni tratti fondamentali della personalità di Carlo, ossia un amore incondizionato per l'umanità e la spinta all'azione nel solco dello spirito mazziniano, che lo inserisce nel filone dell'interventismo democratico. Per «Noi giovani», licenziò i primi articoli, uno in aprile sulla rivoluzione russa di febbraio, il secondo nel mese successivo vertente sull'entrata in guerra degli Stati Uniti.  Il primo testo, Libera Russia, esalta il risveglio del paese di Gorkij, Tolstoj e Dostoevskij, supremi interpreti di un rinnovamento in atto già dal secolo precedente, per cui la rivoluzione di febbraio non era che il punto culminante di una lunga preparazione all'avvento di una società più giusta. Vi «era tutta una massa che saliva lentamente, inesorabilmente. La marcia si poteva ritardare ma non impedire». Dei recentissimi eventi, inoltre, viene esaltata la componente "pacifica", la loro attuazione relativamente non violenta.  L'articolo Wilson mostra tutta la fiducia nutrita per l'uomo che definì il conflitto come «a war to end wars» (una guerra per porre fine alle guerre), uno slogan che rappresentava bene le speranze di Carlo e di tutta la famiglia Rosselli.  In giugno fu chiamato alle armi: frequentò a Caserta il corso allievi ufficiali e venne assegnato nell'aprile del 1918 a un battaglione di alpini in Valtellina. La guerra finì senza che egli avesse dovuto sottomettersi al battesimo del fuoco e venne congedato col grado di tenente nel febbraio 1920.  Il contatto con i giovani militari appartenenti ai ceti più popolari fu molto importante per Rosselli e per altri studenti come lui: «apprezzarono la massa furon posti in grado di comprendere tante cose che sarebbero loro certamente sfuggite nel loro isolamento di classe o di professione».   Gaetano Salvemini Diplomatosi all'Istituto tecnico, si iscrisse a Firenze al corso di Scienze sociali, laureandosi a pieni voti il 4 luglio 1921 con una tesi sul sindacalismo e si preparò a sostenere anche gli esami di maturità classica per ottenere il diritto di frequentare altri corsi universitari. Tramite il fratello Nello aveva conosciuto Gaetano Salvemini, professore dell'Università fiorentina, che sarà da allora un costante punto di riferimento per entrambi i fratelli. Gli fece rivedere la sua tesi, che Salvemini giudicò «non un'opera critica, equilibrata, sostanziosa», ma in essa «era incapsulata un'idea fondamentale: la ricerca di un socialismo che facesse sua la dottrina liberale e non la ripudiasse».  In questo periodo si avvicinò al Partito Socialista Italiano, simpatizzando, in contrapposizione all'allora maggioritaria corrente massimalista di Giacinto Menotti Serrati, per quella riformista di Filippo Turati, che egli ebbe poi modo di conoscere personalmente a Livorno nel 1921, durante lo svolgimento del Congresso nazionale del Partito, che sancì la definitiva scissione dell'ala di sinistra interna filo-bolscevica del Partito, che prenderà il nome di Partito Comunista d'Italia, e scrisse svariati articoli per la sua rivista Critica Sociale.  L'avvento del fascismo e l'inizio della lotta Mussolini salì al potere; i riformisti di Turati vennero espulsi dal PSI.  In dicembre Carlo Rosselli si trasferì a Torino, dove frequentò il gruppo della rivista gobettiana «La Rivoluzione liberale», in quel momento fortemente impegnata in senso antifascista, e con la quale, dall'aprile 1923, incominciò a collaborare. Conobbe Giacomo Matteotti, segretario dell'appena fondato Partito Socialista Unitario, nel quale erano confluiti Piero Gobetti e la componente riformista espulsa dal PSI.   Ernesto Rossi Nel febbraio del 1923, a Firenze, il gruppo dei socialisti liberali che si raccoglieva intorno alla figura carismatica di Salvemini inaugurò il «Circolo di Cultura». Oltre ai Rosselli vi erano: Piero Calamandrei, Enrico Finzi, Gino Frontali, Piero Jahier, Ludovico Limentani, Alfredo Niccoli ed Ernesto Rossi. Gli ex-combattenti del circolo, nel 1923, aderirono all'associazione antifascista Italia libera.  Qualche mese dopo, il 9 luglio, Carlo si laureò in giurisprudenza all'Siena, con la tesi Prime linee di una teoria economica dei sindacati operai e partì per Londra, stimolato dal desiderio di conoscere la capitale del laburismo, di seguire i seminari della Fabian Society e di assistere, a Plymouth, al congresso delle Trade Unions. A Londra vi era anche Salvemini, che teneva un corso sulla storia della politica estera italiana al King's College.  Tornato in Italia in ottobre, grazie anche ai buoni uffici di Salvemini, si impiegò come assistente volontario nella Facoltà di economia dell'Università Bocconi a Milano, dove trasferì il suo domicilio. Proseguì la sua collaborazione alla «Critica Sociale» di Turati: in novembre vi pubblicò un articolo, invitando il Partito socialista a rompere con il marxismo, che egli giudicava espressione di «cieco e tortuoso dogmatismo», per mettersi piuttosto sulla linea di un «sano empirismo all'inglese».  Nel febbraio del 1924, inaugurò la sua collaborazione con la rivista della Federazione giovanile del PSU, «Libertà», scrivendo proprio un articolo sul movimento laburista inglese. Pochi mesi dopo il delitto Matteotti s'iscrisse al P.S.U..  Rosselli sperava invano che in Italia si costituisse una seria opposizione antifascista moderata in grado di offrire un'alternativa politica alla borghesia che guarda con simpatia al fascismo: una di queste avrebbe potuto essere l'Unione democratica nazionale di Giovanni Amendola, alla quale aderì il fratello Nello. In settembre Carlo era in Inghilterra, da dove inviava al giornale del PSU, la «Giustizia», le corrispondenze sull'evolversi della situazione politica inglese, successiva alla vittoria elettorale dei conservatori e alla rottura dell'alleanza tra laburisti e liberali.   Piero Calamandrei Era pessimista sulle condizioni politiche dell'Italia: la secessione aventiniana non produceva effetti, con i suoi sterili tentativi di accordo con il re, con i generali e i fascisti dissidenti. Del resto i fascisti stavano reagendo e lo dimostrarono anche devastando, il 31 dicembre 1924, il «Circolo di Cultura» di Salvemini che, come non bastasse, venne chiuso dal prefetto con una singolare motivazione: «la sua attività provoca il giusto risentimento del partito dominante».  Lasciato l'incarico alla Bocconi, Rosselli passò a insegnare Istituzioni di economia politica a Genova. Scrisse a Salvemini: «forse non avrà apparentemente alcuna positiva efficacia, ma io sento che abbiamo da assolvere una grande funzione, dando esempi di carattere e di forza morale alla generazione che viene dopo di noi». Appare così, nel gennaio 1925, con la collaborazione di Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Nello Traquandi, Dino Vannucci e di Nello Rosselli, che ne ha proposto il nome, il foglio clandestino Non Mollare.   Alcuni redattori della rivista Non Mollare nel 1925: Nello Traquandi, Tommaso Ramorino, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Luigi Emery, Nello Rosselli. In maggio  la denuncia di un tipografo provocò la repressione e la dispersione di alcuni tra i redattori del foglio: Ernesto Rossi riuscì a fuggire a Parigi, il Vannucci in Brasile, Salvemini fu arrestato l'8 giugno a Roma e denunciato per «vilipendio del governo». In attesa del processo, messo in libertà provvisoria, a causa delle minacce dei fascisti, a luglio passò la notte a Firenze, in casa dei Rosselli, che non erano ancora fra i sospettati: gli squadristi però, venuti a conoscenza del fatto, devastarono l'abitazione il giorno dopo. Scrisse Rosselli a Giovanni Ansaldo: «Io sono di ottimo umore e l'altra sera ho financo bevuto alla distruzione compiuta! Se i signori fascisti non hanno altri moccoli, possono andare a dormire: aspetteranno a lungo la mia rinuncia alla lotta».  Ormai preso di mira dai fascisti, Rosselli fu aggredito a Genova mentre si recava all'Università e poi disturbato durante la sua lezione, con la richiesta del suo allontanamento. Nel luglio del 1926 si attivò infine lo stesso Ministro dell'economia, Giuseppe Belluzzo, che chiese il suo licenziamento. A questo punto, preferì dimettersi.  Pochi giorni dopo, il 25 aprile, a Firenze, sposò con rito civile Marion Catherine Cave, una giovane laburista inglese che era venuta a Firenze a insegnare lingua inglese nel British Institute, conosciuta da Rosselli nel 1923 al Circolo della Cultura salveminiano.   MilanoLapide commemorativa: «In via Ancona 2 visse nel 1926 il martire antifascista Carlo Rosselli e qui ebbe sede la redazione del Quarto Stato rivista socialista a difesa della libertà e della democrazia». I due sposi vissero a Milano, dove Carlo aveva fondato insieme con Pietro Nenni la rivista «Il Quarto Stato», il cui primo numero uscì il 27 marzo 1926. La rivista avrà vita breve, venendo chiusa a novembre con l'entrata in vigore della legge sui «provvedimenti per la difesa dello Stato».  Scopo della pubblicazione era il tentativo di rappresentare un punto d'incontro di tutte le forze socialiste e di sviluppare temi di politica culturale al cui centro fosse «il perfezionamento della personalità umana» e l'elevamento della «vita spirituale e materiale» dei cittadini.  Il 26 novembre 1925 Rosselli, con Claudio Treves e Giuseppe Saragat costituì un triumvirato che, costituì clandestinamente il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), che prese il posto del P.S.U., sciolto d'imperio dal regime fascista, il 14 novembre, a causa del fallito attentato a Mussolini da parte del suo iscritto Tito Zaniboni, avvenuto il 4 novembre precedente.  Il confino e la fuga da Lipari  Lorenzo De Bova, Filippo Turati, Carlo Rosselli, Sandro Pertini e Ferruccio Parri a Calvi in Corsica dopo la fuga in motoscafo da Savona.  Filippo Turati Alla fine del 1926 organizzò con Italo Oxilia, Sandro Pertini e Ferruccio Parri l'espatrio di Filippo Turati a Calvi in Corsica, con un motoscafo partito da Savona. Mentre Turati, Pertini e Oxilia proseguirono per Nizza, Parri e Rosselli, ritornati con il motoscafo a Marina di Carrara, furono arrestati, nonostante tentassero di sostenere di essere reduci da una gita di piacere.  Rosselli fu accusato anche di aver favorito la fuga in Svizzera di Giovanni Ansaldo, di Claudio Silvestri, di Claudio Treves e di Giuseppe Saragat.  Venne detenuto nelle carceri di Como  poi inviato al confino di Lipari in attesa del processo.  L'8 giugno nacque suo figlio Giovanni Andrea "John". Quando Carlo fu ricondotto da Lipari a Savona per essere processato, nell'isola siciliana giungeva il fratello Nello, condannato a 5 anni di confino.  Al processo, che si aprì il 9 settembre, Rosselli si difese attaccando il regime: «il responsabile primo e unico, che la coscienza degli uomini liberi incrimina è il fascismo [...] che con la legge del bastone, strumento della sua potenza e della sua Nemesi, ha inchiodato in servitù milioni di cittadini, gettandoli nella tragica alternativa della supina acquiescenza o della fame o dell'esilio».  La sentenza, rispetto alle previsioni, fu mite: dieci mesi di reclusione e, avendone già scontati otto, Rosselli avrebbe potuto essere presto libero, ma le nuove leggi speciali permisero alla polizia di infliggergli altri 3 anni di confino da scontare a Lipari. Emilio Lussu Lì venne raggiunto dalla moglie e dal figlio: la vita al confino trascorreva con le letture di Croce, di Mondolfo, dell'epistolario di Marx ed Engels e di Kant.  Intanto, si preparava la fuga, che venne organizzata da Parigi dall'amico di Salvemini Alberto Tarchiani.  Il 27 luglio 1929 Rosselli evase dall'isola, insieme con Francesco Fausto Nitti ed Emilio Lussu, con un motoscafo guidato dall'amico Italo Oxilia diretto in Tunisia, da cui poi i fuggiaschi raggiunsero la Francia.   Francesco Fausto Nitti Nitti narrerà l'avventurosa evasione nel libro Le nostre prigioni e la nostra evasione, pubblicato quello stesso anno in inglese col titolo di Escape e in edizione italiana nel 1946, mentre Rosselli racconterà le vicende del confino e dell'evasione in Fuga in quattro tempi.  La moglie Marion, che aspettava la seconda figlia, Amelia "Melina", nata il successivo 28 marzo, venne in un primo tempo arrestata per complicità, ma presto fu rilasciata.  L'esilio a Parigi. La nascita di "Giustizia e Libertà"  Carlo Rosselli (in piedi) con Claudio Treves e Filippo Turati in esilio a Parigi nel 1932. Nel 1929 a Parigi, con Lussu, Nitti, e un gruppo di fuoriusciti organizzati da Salvemini, fu fra i fondatori del movimento antifascista "Giustizia e Libertà". GL pubblicò diversi numeri della rivista e dei quaderni omonimi (con cadenza settimanale e mensile) e fu attiva nell'organizzazione di diverse azioni dimostrative, tra cui il volo sopra Milano di Bassanesi nel 1930.  Nello stesso anno pubblicò, in francese, Socialisme liberal. Il libro è una critica appassionata del marxismo ortodosso, colonna portante della stragrande maggioranza dei vari schieramenti politici socialisti dell'epoca. Il "socialismo liberale" propugnato da Rosselli si caratterizza quale una creativa sintesi della tradizione del marxismo revisionista, democratico e riformista (quello, tra gli altri, di Eduard Bernstein, Werner Sombart, Turati e Treves), ed il socialismo non marxista, libertario e decentralista (come quello di Francesco Merlino, Salvemini, G. D. H. Cole, R. H. Tawney e Oszkár Jászi); il testo, però, contiene anche un attacco dirompente contro lo stalinismo della Terza Internazionale che, con la formula del "socialfascismo", accomunava socialdemocrazia, liberalismo "borghese" e fascismo.  Non stupisce perciò che uno fra i più importanti stalinisti, Palmiro Togliatti, abbia definito "Socialismo liberale" un "magro libello antisocialista" e Rosselli "un ideologo reazionario che nessuna cosa lega alla classe operaia".   Il logo di Giustizia e Libertà Nell'ottobre del 1931 Giustizia e Libertà aderì alla Concentrazione Antifascista, unione di tutte le forze antifasciste non comuniste (repubblicani, socialisti, CGL) che intendeva promuovere e coordinare dall'estero ogni possibile azione di lotta al fascismo in Italia; si iniziarono a pubblicare i "Quaderni di Giustizia e Libertà".  Dopo l'avvento del nazismo in Germania nel 1933, GL sostenne la necessità di una rivoluzione preventiva per rovesciare i regimi fascista e nazista prima che questi portassero a una nuova tragica guerra, che a GL sembrava l'inevitabile destino dei due regimi.  L'impegno nella guerra civile spagnola  Bandiera della Colonna Italiana, nota anche come Centuria Giustizia e Libertà, che sostenne i repubblicani nella guerra civile spagnola. Nel 1936 scoppiò in Spagna la guerra civile tra i rivoltosi dell'esercito filo-monarchico, che effettuarono un colpo di Stato, e il legittimo governo repubblicano del Fronte Popolare di ispirazione marxista. Rosselli fu subito attivo nel sostegno alle forze repubblicane, criticando l'immobilismo di Francia e Inghilterra, mentre fascisti e nazisti aiutavano Francisco Franco con uomini e armi agli insorti.  Nell'agosto combatté la sua prima battaglia in Spagna, nei dintorni di Huesca sul fronte di Aragona; cercò poi di costituire un vero e proprio battaglione (intitolato a Giacomo Matteotti).  La prima formazione italiana, che prenderà poi, dopo l'uccisione dei due fratelli, il nome di Colonna Italiana Rosselli, annoverava tra i 50 e i 150 uomini, reclutati fra gli esuli italiani in Francia dal movimento Giustizia e Libertà e dal Comitato Anarchico Italiano Pro Spagna; tra questi c'erano anche gli anarchici Umberto Marzocchi e Camillo Berneri. Umberto Marzocchi scrisse un libro sulla comune esperienza antifascista di anarchici e di militanti di Giustizia e Libertà, "Carlo Rosselli e gli anarchici".  In un discorso a Radio Barcellona, Rosselli pronuncia la frase che poi diverrà il motto degli antifascisti italiani: "Oggi qui, domani in Italia":  «È con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in Italia. Fratelli, compagni italiani, ascoltate. È un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona. Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari spagnuoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta.»  Nel dicembre 1936 in seguito a contrasti con gli anarchici si dimette da comandante della Colonna e nel gennaio 1937 fonda il battaglione Matteotti.  L'assassinio Nel giugno 1937 soggiornò a Bagnoles-de-l'Orne per delle cure termali, località dove fu raggiunto dal fratello Nello.  Il 9 giugno i due furono uccisi da una squadra di "cagoulards", miliziani della "Cagoule", formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano; con un pretesto vennero fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola: Carlo morì sul colpo, Nello (colpito per primo) venne finito con un'arma da taglio.. I corpi vennero trovati due giorni dopo; i colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti a essere prosciolti.  I fratelli Rosselli furono sepolti nel cimitero monumentale parigino del Père Lachaise, ma nel 1951 i familiari ne traslarono le salme in Italia, nel Cimitero Monumentale di Trespiano, nel piccolo borgo omonimo, comune di Firenze, sulla via Bolognese.  L'anziano Salvemini tenne il discorso commemorativo funebre, alla presenza del presidente della Repubblica Luigi Einaudi. La tomba dei due eroi dell'antifascismo si trova nel riquadro subito a destra dell'ingresso.  Nello stesso cimitero sono sepolti anche Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei e Spartaco Lavagnini.  La tomba riporta il simbolo della "spada di fiamma", emblema di GL, e l'epitaffio scritto da Calamandrei:  «GIUSTIZIA E LIBERTA' PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO»  Il pensiero  Giuseppe Mazzini L'unico suo libro pubblicato mentre era in vita è "Socialismo liberale", scritto durante il confino a Lipari, in una situazione di semi-prigionia. Questa opera si pone in una posizione eretica rispetto ai partiti della sinistra italiana del suo tempo (per i quali Il Capitale di Marx, variamente interpretato, era ancora considerato come la Bibbia).  Indubbiamente è presente l'influsso del laburismo inglese, da lui ben conosciuto. In seguito ai successi elettorali del partito laburista, Rosselli era infatti convinto che l'insieme delle regole della democrazia liberale fossero essenziali non solo per raggiungere il socialismo, ma anche per la sua concreta realizzazione (mentre nella tattica leninista queste regole, una volta preso il potere, debbono essere accantonate): pertanto, la sintesi del pensiero rosselliano è: "il liberalismo come metodo, il socialismo come fine".   Carlo Pisacane L'idea di rivoluzione propria della dottrina marxista era fondata sulla concezione della dittatura del proletariato (che, in realtà, già ai tempi di Rosselli si sta traducendo, in Unione Sovietica, nella dittatura del vertice di un solo partito). Essa viene respinta da Rosselli, a favore di una rivoluzione che, come si nota nel programma di GL, è un sistema coerente di riforme strutturali mirate alla costruzione di un sistema socialista che non rinnega, ma anzi esalta, la libertà individuale e associativa. Nella riflessione degli ultimi anni, Rosselli, alla luce dell'esperienza spagnola (difesa dell'organizzazione sociale di Barcellona compiuta dagli anarchici durante la guerra civile) e dell'avanzata del nazismo, radicalizza le sue posizioni libertarie.  Rosselli, influenzato dalle idee di Mazzini e di Carlo Pisacane, propugna il socialismo liberale: il fine è il socialismo, il metodo il liberalismo, un metodo che garantisce la democrazia e l'autogoverno dei cittadini. Il liberalismo deve svolgere una funzione democratica, il "metodo liberale" è il complesso di regole del gioco che tutte le parti in lotta si impegnano a rispettare, regole dirette ad assicurare la pacifica convivenza dei cittadini, delle classi, degli Stati, a contenere le lotte (peraltro desiderabili se limitate). La violenza è giustificabile come risposta ad altra violenza (per questo era giusta la lotta contro il franchismo e sarebbe stata auspicabile in Italia una rivoluzione violenta in risposta al fascismo); il socialismo è una logica conclusione del liberalismo: socialismo significa libertà per tutti. Rosselli ha fiducia che la classe del futuro sarà la classe proletaria, la borghesia deve fare da guida al proletariato: il fine è la libertà per tutte le classi.  Note  Archivio RosselliBio, su archiviorosselli. 4 luglio  27 maggio ).  N. Tranfaglia, Carlo Rosselli dall'interventismo a Giustizia e Libertà, Bari, Laterza,  Il Circolo di Cultura fu rifondato nel settembre 1944, a liberazione di Firenze appena avvenuta, per iniziativa del Partito d'Azione e dei soci superstiti e intitolato ai Fratelli Rosselli. Assunse così il nome di Circolo di Cultura Politica Fratelli Rosselli. La sua prima manifestazione fu presieduta da Piero Calamandrei. Con questo nome è tuttora operante a Firenze. Nel 1990 con decreto del Presidente della Repubblica è stata costituita ed eretta in Ente Morale la Fondazione Circolo Rosselli per sostenerne l'attività.  Antonio Martino: Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di Filippo Turati nelle carte della R. Questura di Savona in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria, n.s.,  XLIII, Savona 2007,  453-516. e Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R.Questura, Gruppo editoriale L'espresso, Roma, 2009.  Cfr. Commissione di Milano, ordinanza contro Carlo Rosselli (“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino Non Mollare uscito a Firenze nel 1925; favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra),  Cfr. Commissione di Firenze, ordinanza del 3.6.1927 contro Nello Rosselli (“Attività antifascista”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino  Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra),  ICfr. La storia sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta trasmesso da Rai Storia il 3 gennaio .  Il discorso di Rosselli su Romacivica.net Archiviato il 29 settembre 2007 in .  Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, 1999,  202 e segg.  Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico, Mondadori, Milano 2007.  Opere di Carlo Rosselli Oggi in Spagna, domani in Italia, prefazione di Gaetano Salvemini, Edizioni di «Giustizia e libertà», Parigi, 1938; seconda edizione, introduzione di Aldo Garosci, Einaudi, Torino, 1967. Scritti politici e autobiografici, prefazione di Gaetano Salvemini, Polis editrice, Napoli, 1944; seconda edizione Zeffiro Ciuffoletti e Vincenzo Caciulli, Lacaita, Manduria 1992. Lettere di Carlo e Nello Rosselli a Gaetano Salvemini (1925), Nicola Tranfaglia, «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», I (1967), Torino. Carlo Rosselli, Socialismo liberale, Einaudi, 1973. «Il Quarto Stato» di Pietro Nenni e Rosselli, Domenico Zucàro, SugarCo, Milano, Epistolario familiare.(1914-1937), introduzione di Leo Valiani, prefazione di Zeffiro Ciuffoletti, SugarCo, Milano, 1979. Socialismo liberale, John Rosselli, introduzione di Norberto Bobbio, Einaudi, Torino, 1979. Socialismo liberale, John Rosselli, introduzione e commento di Norberto Bobbio, «Attualità del socialismo liberale» e «Tradizione ed eredità del liberalsocialismo», seconda edizione Einaudi Tascabili. Saggi, 1Scritti dell'esilio. I. «Giustizia e libertà» e la concentrazione antifascista Costanzo Casucci, Collana Opere scelte di Carlo Rosselli, Einaudi, Torino, 1988 (contiene una cronologia della vita e la  di C. Rosselli dal 1929 al 1934). Scritti politici, Zeffiro Ciuffoletti e Paolo Bagnoli, Guida, Napoli, 1988, una grossa anteprima del libri consultabile in rete. Scritti dell'esilio II. Dallo scioglimento della concentrazione antifascista alla guerra di Spagna, Costanzo Casucci, Einaudi, Torino, 1992, (è riportata la cronologia della vita e una  di Carlo Rosselli dal 1934 al 1937). Liberalismo socialista e socialismo liberale, Nicola Terraciano, Galzerano Editore, Casalvelino Scalo (Salerno), 1992. Carlo e Nello Rosselli, Giustizia e libertà, Giuliana Limiti e Mario di Napoli, prefazione di Pietro Larizza, Roma, 1993, con la tesi di laurea di Carlo Rosselli sul «sindacalismo» (Firenze, 1921). Liberalsocialism, edited by Nadia Urbinati, translated by Williams McCuaig, Princeton University Press, Princeton, introduzione di Nadia Urbinati. Scritti scelti, Gian Biagio Furiozzi, “Quaderni del Circolo Rosselli”, n. 4/2000, Alinea Editrice, Firenze. Opere su Carlo Rosselli Gaetano Salvemini, "Carlo e Nello Rosselli", Edizioni di «Giustizia e libertà», Parigi, 1938; ora in "Scritti Vari", Giorgio Agosti e Alessandro Galante Garrone, Feltrinelli, Milano, 1978 («Opere scelte di Gaetano Salvemini», vCultura e società nella formazione di Gaetano Salvemini, buona anteprima del pensiero di Salvemini con i rapporti con Carlo Rosselli e la grangia politica correlata Roberto Gremmo "Rosselli alla Cagoule" Silenzi e segreti d'un oscuro delitto politico. Edizioni Storia Ribelle, Biella . Aldo Garosci, "Vita di Carlo Rosselli", Edizioni U, Roma-Firenze-Milano  («Collezione Giustizia e Libertà»); nuova edizione Vallecchi, Firenze, Alessandro Levi, "Ricordi dei fratelli Rosselli", La Nuova Italia, Firenze, 1947 («Quaderni del Ponte», 2). Stefano Merli, "Il dibattito socialista sotto il fascismo. Lettere di Rodolfo Morandi e Carlo Rosselli (1928-1931)", «Rivista storica del socialismo», a. VI, n. 19. Maggio-Agosto 1963. Parzialmente ricompreso in Id., "Fronte antifascista e politica di classe. Socialisti e comunisti in Italia 1923-1929", De Donato, Bari, 1975 («Movimento operaio», 28). Nicola Tranfaglia, "Carlo Rosselli dall'interventismo all'antifascismo", «Dialoghi del XX», a. I, n. 2, giugno 1967. Cfr. il n. 8. informazioni su volume "Rosselli e l'Aventino: l'eredità di Giacomo Matteotti", «Il movimento di liberazione in Italia», a. XX, n. 92, luglio-Settembre 1968,  3–34. Cfr. il n.8. stralcio di "Carlo Rosselli e l'Aventino"[collegamento interrotto] «L'opposizione diventava per la prima volta opposizione, minoranza; come minoranza, avrebbe potuto darsi una psicologia virile, d'attacco. Ma aveva troppi ex nelle sue file, era troppo appesantita da uomini che avevano gustato le gioie del potere e della popolarità.»  «Fu questo il miracolismo dell'Aventino. Credere di poter vincere con le armi legali l'avversario che ha già vinto sul terreno della forza. Pregustare le gioie del trionfo mentre si riceve la botta più dura. Evitare tutti i problemi (Piero Gobetti diceva: "l'Aventino ha un mito, il mito della cautela"), sperando che la borghesia dimentichi il '19.»  «Quanto alle masse popolari, che si mostravano nei primi giorni in stato di effervescenza, guai a chi avesse tentato metterle in movimento! Solo i comunisti e le minoranze giovani chiesero lo sciopero generale. Ma le opposizioni non vollero, per non spaventare la borghesia e il sovrano.»   "Carlo Rosselli dall'interventismo a «Giustizia e Libertà»", Laterza, Bari, 1968, («Biblioteca di cultura moderna»); in appendice: scritti di Carlo Rosselli e Lettera di Carlo Rosselli a Pietro Nenni. Cfr. i nn. 6 e 7. "Carlo Rosselli dal processo di Savona alla fondazione di GL (1927-1929). Le fonti di «Socialismo liberale»", «Il movimento di liberazione in Italia», Mirella Larizza Lolli, "Alcuni appunti per una lettura del «Socialismo liberale» di Rosselli", «Il pensiero politico», Santi Fedele, "Lo «Schema di programma» di «Giustizia e Libertà», del 1932", «Belfagor», Paolo Bagnoli, "L'esperienza liberale di Carlo Rosselli (1919-1924)", «Italia Contemporanea»,  "L'antifascismo rivoluzionario dei «Quaderni di Giustizia e Libertà»", «Ricerche Storiche», a. VI, n. 1 (Nuova serie), gennaio-Giugno Poi compreso. Santi Fedele, "Storia della concentrazione antifascista prefazione di Nicola Tranfaglia, Feltrinelli, Milano, 1976. Maria Garbari, "I «vinti» della Resistenza. Nel quarantesimo del sacrificio di Carlo e Nello Rosselli", «Studi Trentini di Scienze Storiche», a"«Quarto Stato» di Pietro Nenni e Rosselli", Tavola rotonda fra Riccardo Bauer, Ugoberto Alfassio Grimaldi, Giovanni Spadolini, Domenico Zucàro, «Critica Sociale», Leo Valiani, "Il pensiero e l'azione di Carlo e Nello Rosselli", «Nuova Antologia», Nicola Tranfaglia, "Carlo Rosselli e l'antifascismo", «Mondo Operaio», a. XXX, nn. 7-8, luglio/Agosto Poi compreso. Roberto Vivarelli, "Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini", «Il pensiero politico», Poi compreso Giovanni Spadolini, "Carlo Rosselli nella lotta per la libertà", con lettere tra Egidio Reale e Carlo Rosselli, «Nuova Antologia», Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il «Quarto Stato»", «Nord e Sud», a. XXIV, Terza serie, nn. 34-35, novembre-Dicembre. "Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella storia d'Italia", Atti del convegno internazionale organizzato a Firenze il 10-12 giugno 1977 dall'Istituto storico della Resistenza in Toscana, dalla Giunta regionale toscana, dal Comune di Firenze, dalla Provincia di Firenze, La Nuova Italia, Firenze, 1978. Riccardo Bauer, "Carlo Rosselli e la nascita di GL in Italia". Jan Petersen, "Giustizia e Libertà in Germania". Pierre Guillen, "La risonanza in Francia dell'azione di GL e dell'assassinio dei fratelli Rosselli". Frank Rosengarten, "Carlo Rosselli e Silvio Trentin, teorici della rivoluzione italiana". Max Salvadori, "Giellisti e loro amici degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale". Santi Fedele, "Giellisti e socialisti dalla fondazione di GL (1929) alla politica dei fronti popolari". Pier Giorgio Zunino, "Giustizia e Libertà e i cattolici". Aldo Garosci, "Le diverse fasi dell'intervento di Giustizia e Libertà nella guerra civile di Spagna. Parte III- Oggi in Spagna, domani in Italia". Umberto Marzocchi, "Carlo Rosselli e gli anarchici"; citazione sottostante da un articolo di Ugo Finetti «Infatti Rosselli considerava una barbarie le stragi di anarchici in Catalogna, tra cui l'uccisione di Camillo Berneri, l'anarchico che lo affiancava nella guida della Prima colonna italiana formata da tremila antifascisti, i primi accorsi in Spagna.»  e si ricorda, nel prosieguo, anche la ferma presa di posizione delle Brigate partigiane di Giustizia e Libertà quando Emilio Canzi fu rimosso da comandante unico della XIII zona operante nel piacentino e grazie a questa presa di posizione fu reintegrato dopo un breve arresto. Le Brigate partigiane di Giustizia e Libertà erano in gran parte influenzate dal pensiero di Rosselli.  Umberto Tommasini, "Testimonianza su Carlo Rosselli; Parte IV- L'eredità di Giustizia e Libertà". Mario Delle Piane, "Rapporti tra socialismo liberale e liberalsocialismo". Tristano Codignola, "GL e Partito d'azione". Nicola Tranfaglia, "Carlo Rosselli", in "Il movimento operaio italiano. Dizionario biograficoIV", Franco Andreucci e Tommaso Detti, Editori Riuniti, Roma, Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il socialismo liberale", «Il Politico», Poi compreso. Paolo Bagnoli, "Di un dissidio in «Giustizia e Libertà». Lettere inedite di Mario Levi, Renzo Giua, Nicola Chiaromonte, Carlo Rosselli, Aldo Garosci  «Mezzosecolo», n. 3, Centro studi Piero Gobetti, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, Annali 1Luigi Cirillo, "Il socialismo di Carlo Rosselli", Fasano, Cosenza, 1979. Emilio Lussu, "Lettere a Carlo Rosselli e altri scritti di «Giustizia e Libertà»", Manlio Brigaglia, Editrice Libreria Dessì, Sassari .informazioni su Storia della Sardegna di Manlio Brigaglia, son presenti correlazioni fra i succitati personaggi. "Le componenti mazziniana e cattaneanea in Salvemini e nei Rosselli. La figura e l'opera di Giulio Andrea Belloni", Atti del Convegno di studi nel venticinquesimo anniversario della fondazione della Domus Mazziniana tenutosi a Pisa. Arti Grafiche Pacini & Mariotti, Pisa,  Comprende: Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il «Quarto Stato»" Angelo Varni, "Derivazioni mazziniane nella concezione sindacalista di Carlo Rosselli", Lucio Ceva, "Aspetti politici dell'azione di Carlo Rosselli in Spagna",  Giuseppe Tramarollo, "Rosselli e la gioventù del regime",  Paolo Bagnoli, "Il revisionismo rosselliano", in "Guida alla storia del PSI. La ripresa del pensiero socialista tra eresia e tradizione", Francesca Taddei e Marco Talluri, «Quaderni del Circolo Rosselli», Giuseppe Galasso, "La democrazia da Cattaneo a Rosselli", Le Monnier, Firenze («Quaderni di storia»,Aldo Rosselli, "La famiglia Rosselli. Una tragedia italiana", presentazione di Sandro Pertini, prefazione di Alberto Moravia, Bompiani, Milano, Francesco Kostner, "Carlo Rosselli e il suo socialismo liberale", Lalli, Poggibonsi  («Linee politiche»). Paolo Bagnoli, "Carlo Rosselli tra pensiero politico e azione", prefazione di Giovanni Spadolini, con uno scritto di Alessandro Galante Garrone, Passigli, Firenze, Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il socialismo liberale", in "Padri della patria. Protagonisti e testimoni di un'altra Italia", FrancoAngeli, Milano, 1985,  249–73 («Ricerche storiche», 64). Franco Invernici, "L'alternativa di «Giustizia e Libertà». Economia e politica nei progetti del gruppo di Carlo Rosselli", presentazione di Arturo Colombo, FrancoAngeli, Milano («Studi e ricerche storiche»). Leo Valiani, "Carlo e Nello Rosselli da Mazzini alla lotta di liberazione", «Nuova Antologia», Diego Scacchi, Arturo Colombo, "Per Carlo e Nello Rosselli", presentazione di Giovanni Spadolini, Casagrande, Lugano,  («Quaderni europei», I). Roberto Vivarelli, "Le ragioni di un comune impegno. Ricordando Gaetano Salvemini, Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi", «Rivista Storica Italiana», Giovanni Spadolini, "Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro pensiero", Passigli, Firenze, 1 («Letture Rosselli», 2). Corrado Malandrino, "Socialismo e libertà. Autonomie, federalismo, Europa da Rosselli a Silone", FrancoAngeli, Milano (Collana «Gioele Solari». Dipartimento di Studi politici dell'Torino, 6). Franco Bandini, "Il cono d'ombra. Chi armò la mano degli assassini dei fratelli Rosselli", SugarCo, Milano, Arturo Colombo, "I Rosselli, due guardiani per l'albero della libertà", , "Voci e volti della democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a Bauer", Le Monnier, Firenze («Quaderni di storia»). , "Nel nome dei Rosselli. «Quaderni del Circolo Rosselli», FrancoAngeli, Milano,  Con una  sui fratelli Rosselli di Giuseppe Muzzi. "A più voci su Carlo Rosselli. Gaetano Arfé, Costanzo Casucci, Aldo Garosci, Francesco Malgeri, Leonardo Rapone, Scritti dell'esilio", «Il Ponte»,  "Il carteggio di Carlo e Nello Rosselli con Carlo Silvestri", Gloria Gabrielli, «Storia Contemporanea», Santi Fedele, "E verrà un'altra Italia. Politica e cultura nei «Quaderni di Giustizia e Libertà»", FrancoAngeli, Milano, Collana di Fondazione di studi storici Filippo Turati», n °7. Zeffiro Ciuffoletti, "Carlo Rosselli, il mito della rivoluzione russa e il comunismo", in "Socialismo e Comunismo,  I, «Il Ponte», Paolo Bagnoli, "La lezione rosselliana, La nuova storia. Politica e cultura alla ricerca del socialismo liberale", prefazione di Renato Treves, Festina Lente, FNicola Tranfaglia, "Sul socialismo liberale di Carlo Rosselli", in I volume "Dilemmi del liberalsocialismo", Michelangelo Bovero, Virgilio Mura, Franco Sbarberi, La Nuova Italia Scientifica, Roma, («Studi Superiori NIS/201. Scienze Sociali»). Atti del convegno "Liberalsocialismo: ossimoro o sintesi?", organizzato ad Alghero Dipartimento di Economia istituzioni e società dell'Università Sassari. -- fu pubblicato il primo numero di “Libertà”, periodico legato all'ala socialista del movimento antifascista, il sottotitolo fu la frase di Carlo Marx ed Federico Engels: Alla società borghese, con le sue classi e con i suoi antagonismi di classe, subentrerà un'associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione del libero sviluppo di tutti e, su invito Claudio Treves, Rodolfo Mondolfo e Alessandro Levi, Rosselli scrisse un articolo Il partito del lavoro in Inghilterra che fu pubblicato sul numero tre del 1º febbraio  in cui Rosselli riaffermò una parte del suo pensiero del periodo: «Il Labour Party, in base agli elementi che lo compongono può definirsi come una federazione di gruppi economici e di gruppi politici. In realtà è l'organizzazione politica federativa ed associativa del movimento operaio più vecchio e potente del mondo.»  Silvio Suppa, "Note su Carlo Rosselli: temi per due tradizioni", in I volume "dilemmi del liberalsocialismo " Del Puppo D., "«Il Quarto Stato»", «Science and Society»,"L'attualità di Carlo Rosselli e del socialismo liberale. Dialoghi tra: Giancarlo Bosetti, Vittorio Foa, Sebastiano Maffettone, Enzo Marzo, Nicola Tranfaglia, Nadia Urbinati", Supplemento a di «Croce Via», Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Atti del dibattito svoltosi a Napoli  in occasione della presentazione italiana del volume "Liberal socialism", lavoro di Nadia Urbinati, tradotto da William McCuaig, Princeton University Press, Princenton Nadia Urbinati, "Carlo Rosselli: la democrazia come fede comune", «il Vieusseux», Paolo Bagnoli, Rosselli, "Piero Gobetti e la rivoluzione democratica. Uomini e idee tra liberalismo e socialismo", La Nuova Italia, Firenze («Biblioteca di Storia», 55). Costanzo Casucci, "La caratteristica di Carlo Rosselli", con un vademecum, «Belfagor»,  Simone Visciola, Giuseppe Limone , "I Rosselli. Eresia creativa, eredità originale", Napoli, Guida, Piero Graglia, "Unità europea e federalismo. Da «Giustizia e Libertà» ad Altiero Spinelli", il Mulino, Bologna, 1996,  296 («il Mulino-Ricerca»). "Il dibattito europeista e federalista in «Giustizia e Libertà»", «Storia Contemporanea», Lisetto D., "Carlo Rosselli e le élites. Una teoria tra l'elitismo democratico e la democrazia partecipativa", «Scienza & Politica», Carlo Rosselli, "Pagine scelte di economia", Simone Visciola e Antonio De Ruggiero, Firenze, Le Monnier,  Salvo Mastellone, "Il partito politico nel socialismo liberale di Carlo Rosselli", «Il pensiero politico», Gianbiagio Furlozzi, "Carlo Rosselli e Georges Sorel", «Il pensiero politico», a. Giovanna Angeli, "L'eredità democratica da Bignami a Rosselli", Angeli, Milano,  Salvo Mastellone, "Carlo Rosselli e «La rivoluzione liberale del socialismo»". Con scritti e documenti inediti. Olschki, Son riportati testi pubblicati da Carlo Rosselli non inseriti nel  I delle «Opere scelte». "Rosselli. Dizionario delle idee", Sergio Bucchi, Editori Riuniti, gennaio Antonio Martino, Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R. Questura, Roma, Gruppo editoriale L'espresso, 2009. Mimmo Franzinelli, "Il delitto Rosselli. Anatomia di un omicidio politico", Mondadori, Milano 2007. Diego Dilettoso, "La Parigi e La Francia di Carlo Rosselli. Sulle orme di un umanista in esilio", Biblion, Milano  .Paolo Bagnoli. Carlo Rosselli: Il socialismo delle libertà. Polistampa, Milano,  Paolo Bagnoli. Carlo Rosselli. Socialismo, giustizia e libertà. 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ROSSELLI. (Roma). Filosofo. Insieme al fratello Carlo, fu ucciso in Francia nel 1937 da assassini legati al regime fascista.  Magnifying glass icon mgx2.svgFratelli Rosselli. Nacque da un'agiata famiglia ebraica, ultimo dei tre figli del livornese Giuseppe Emanuele "Joe" Rosselli e della veneziana Amelia Pincherle (16 gennaio 1870Firenze, 26 dicembre 1954), sorella di Carlo Pincherle, architetto e pittore, oltreché padre dello scrittore Alberto Moravia. Sia la famiglia paterna che quella materna, fermamente legate agli ideali repubblicani e mazziniani, erano state politicamente attive, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura moglie di Ernesto Nathan (Sindaco di Roma dal novembre del 1907 al dicembre del 1913), fu un seguace e stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini nei suoi ultimi anni di vita (morì difatti in clandestinità nella sua casa pisana) ed un Pincherle fu nominato ministro durante la breve esperienza della Repubblica di San Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.  Nello sposò Maria Todesco (Padova, Firenze, 1998) nel 1926 ed ebbero quattro figli: Silvia, Paola, Aldo e Alberto. Diresse, con l'amico Gualtiero Cividalli il mensile Noi giovani. Discusse con Gaetano Salvemini la tesi di laurea su Mazzini e il movimento operaio. Pubblicò numerosi articoli su riviste storiche italiane e il saggio Mazzini e Bakunin. Pubblicò il saggio Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano. La raccolta dei suoi Saggi sul Risorgimento italiano e altri scritti fu pubblicata postuma da Einaudi nel 1946.  L'attività politica  La tomba a Trespiano Iniziò giovane a far politica nel 1917 e fu col fratello tra i fondatori del giornale per studenti "Noi giovani". Col fratello e con Piero Calamandrei, e col patrocinio di Gaetano Salvemini, fondò il Circolo di Cultura, chiuso dai fascisti nel 1925. Fece parte dei fondatori del gruppo fiorentino di Italia libera, fra cui, oltre al fratello, Enrico Bocci, Luigi Rochat, Dino Vannucci, Nello Traquandi. Nel 1924 aderì alla fondazione dell'Unione nazionale delle forze liberali e democratiche promossa da Giovanni Amendola, e nel 1925 partecipò alla fondazione del primo giornale antifascista clandestino Non Mollare. Venne arrestato e condannato a 5 anni di confino a Ustica; rilasciato il 31 gennaio 1928, venne nuovamente arrestato e condannato a 5 anni di confino a Ustica e Ponza, nell'estate del 1929, dopo la fuga da Lipari del fratello.  Nel maggio 1937 ottenne, su intercessione di Gioacchino Volpe (probabilmente in buona fede) il passaporto, con una sollecitudine che ad alcuni amici, tra cui Piero Calamandrei, parve sospetta e motivata dal fine di arrivare attraverso Nello al rifugio di Carlo, insieme al quale, il 9 giugno 1937, venne assassinato a Bagnoles-de-l'Orne da una squadra di "cagoulards", miliziani della "Cagoule", formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano; con un pretesto vengono fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola: Carlo muore sul colpo, Nello (colpito per primo) viene finito con un'arma da taglio.. I corpi vengono trovati due giorni dopo, l'11 giugno; i colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti ad essere prosciolti.  Note  I numeri pubblicati possono essere consultati online qui: Noi giovani Archiviato il 2 novembre  in .  Commissione di Firenze, ordinanza del 3.6.1927 contro Nello Rosselli (“Attività antifascista”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confine, Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal  al , Milano (ANPPIA/La Pietra),  ano Gullo, Ustica celebra la libertà dei Rosselli, su ricerca.repubblica, 26 agosto 2000. 24 maggio  (archiviato il 10 maggio ).  profilo di Gioacchino Volpe Archiviato l'8 maggio 2006 in .  profilo di Nello Rosselli nel Sistema informatico dell'Archivio di stato di Firenze, su archiviodistato.firenze. ).  Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli. 9Anatomia di un omicidio politico, Mondadori, Milano. Opere Saggi sul Risorgimento e altri scritti, Prefazione di Gaetano Salvemini, Collana Biblioteca di cultura storica n.21, Torino, Einaudi,  Introduzione di Alessandro Galante Garrone, Collana Piccola Biblioteca n.400, Einaudi, Inghilterra e regno di Sardegna dal 1815 al 1847, Paolo Treves, introduzione di Walter Maturi, Collana Biblioteca di cultura storica n.50, Torino, Einaudi, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia, Collana Piccola Biblioteca n.89, Torino, Einaudi, Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano, Con un saggio di Walter Maturi, Collana Piccola Biblioteca, Torino, Einaudi, Zeffiro Ciuffoletti, Nello Rosselli. Uno storico sotto il fascismo. Lettere e scritti vari, Firenze, La Nuova Italia, Arturo Colombo, I colori della libertà. Il mondo di Nello Rosselli fra storia, arte e politica, Milano, Franco Angeli, 2003. Giovanni Belardelli, "Nello Rosselli", Catanzaro, Rubettino, 2Simone Visciola, Nello Rosselli alla Scuola di storia moderna e contemporanea. La prima fase della ricerca di storia diplomatica, in Politica, valori e idealità. Carlo e Nello Rosselli maestri dell'Italia civile, Lauro Rossi, Roma, Carocci, Simone Visciola, Nello Rosselli ei suoi "maestri". Il rinnovamento della storiografia italiana fra le due guerre, in I Rosselli: eresia creativa eredità originale, Simone Visciola e Giuseppe Limone, Guida, Napoli, Simone Visciola, Nello Rosselli: uno storico alla ricerca della libertà in tempi difficili. Appunti sparsi per una biografia complessiva ancora da scrivere, in I fratelli Rosselli. L'antifascismo e l'esilio, A. Giacone ed E. Vial, Prefazione di Oscar Luigi Scalfaro, Roma, Carocci, ,  26–42. Giuseppe Tramarollo, Nello Rosselli tra mazzinianesimo e socialismo,  Giovanni Belardelli, Nello Rosselli. Uno storico antifascista, prefazione di Norberto Bobbio, introduzione di Paolo Alatri, con un ricordo di Ezio Tagliacozzo, Passigli, Firenze,  («Il filo rosso»). Il carteggio di Carlo e Nello Rosselli con Carlo Silvestri (1928-1934), Gloria Gabrielli, «Storia Contemporanea», a. XXII, n. 5, ottobre 1Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico, Mondadori, Milano. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nello Rosselli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nello Rosselli, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Nello Rosselli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nello Rosselli, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Nello Rosselli, su Liber Liber.  Opere di Nello Rosselli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Nello Rosselli. rosetta

 

ROSSETTI. (Vasto). Grice: “A philosopher can also discover a ‘antro di pipistrelle.”” Illuminista poliedrico, fu un poeta estemporaneo, avvocato, filosofo, tragediografo, archeologo e speleologo.   da Martuscelli. Sua madre, Maria Francesca Pietrocòla, si era sposata con Nicola Rossetti, da cui ebbe quattro figli: oltre a Domenico, nacquero Andrea, Antonio e Gabriele. Si trasferì a Napoli per studiare giurisprudenza. Tuttavia, a causa della cattiva situazione politica, emigrò a Roma, dove studiò filosofia. Con l'invasione francese dello Stato Pontificio e l'istituzione della Repubblica romana, riparò all'Elba: da qui seguì l'occupazione e la successiva liberazione del Granducato di Toscana, che celebrò con il canto La superbia dei Galli punita. Si spostò in Sardegna, sotto la protezione del viceré Carlo Felice: a Sassari compose e rappresentò la tragedia Morte di San Gavino. Si spostò in Provenza, a Nizza, dove scoprì la piramide di Falicon, che gli ispirò un poemetto in 165 ottave, intitolato La grotta di Monte-Calvo. In seguito, si trasferì a Torino, dove conobbe Tommaso Valperga di Caluso, e si stabilì a Parma, dove ottenne il titolo di avvocato ed esercitò la professione. Iniziò a dirigere Il giornale del Taro, che poi  divenne La gazzetta di Parma, denominazione che ancor oggi mantiene. Ebbe un ictus che lo portò alla paralisi; morì il 7 luglio dell'anno seguente. Opere: Frontespizio della commedia Morte di San Gavino in una ristampa; “La superbia dei Galli punita,” “San Gavino : tragedia / dell'improvisatore avvocato detto ancora Stitemenios Veldacodrotos, Oristano, Tipografia Arborense, La grotta di Monte-Calvo Poesiei, stampate a Parma Domenico Rossetti, In occasione d'essere l'augusto imperator de' francesi Napoleone 1. coronato re d'Italia. Cantata, Parma, Mussi Luigi, Domenico Rossetti, La notte odi tre dedicate al signor Francesco Vezzi in occasione della sua ricuperata salute, Parma, Giuseppe Paganino, Alla tomba di Hoffsteder, Parma, Mussi Luigi, Ode Saffica, , Parma, Giuseppe Paganino, Domenico Rossetti, Ad Ernestina Menna per le sue nozze con Esculapio De Cinque, Lanciano, Casa editrice Rocco Carabba, Giacomo Cordella (musica di )  (libretto), Annibale in Capua, Napoli, nella Stamperia Flautina, Indica la Piramide, Nizzadisegno di Sophie Lederk pubblicato in La grotta di Monte Calvo, immagine tratta da Spadaccini   Antonio Lombardi, Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII,  5, Venezia, Francesco Andreola, su centrorossetti.eu. Domenico Martuscelli, in Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli,  5, Nicola Gervasi,  La famiglia Pietrocola di Vasto (JPG), su pietrocola.com.Lino Spadaccini, Rossetti e le sue battaglie per la libertà, su noivastesi.blogspot, 7La superbia dei Galli punita, su centrorossetti.eu. «Questo canto estemporaneo fu composto da Domenico Rossetti, sotto lo pseudonimo di Stitemenios Veldacodrotos (anagramma di Domenico Rossetti del Vasto), in occasione della liberazione del Granducato di Toscana dall’invasione francese».  Lino Spadaccini, Rossetti e quei versi ispirati dalla cacciata dei Francesi, su noivastesi.blogspot,  Giuseppe Catania, Domenico Rossetti e la Grotta di Monte Calvo,, su vastospa, Eleonora Mugoni, Il fratello perduto: Gabriele e Domenico Rossetti in Gabriele Rossetti in Studi medievali e moderni. «Nei panni dello speleologo ante litteram, Rossetti si avventurava in una cavità del Monte Calvo, scoprendo nelle viscere della terra un antro, che amò definire fascinoso ed insieme orribile; ne celebrò la scoperta con la pubblicazione di un poemetto di 165 ottave, La Grotta di Monte Calvo, dato alle stampe a Torino, per i tipi di Domenico Pane».  Università degli Studi di Parma, Dottorato di ricerca in Storia,   «A Pezzana subentrò nella direzione l'avvocato Domenico Rossetti. Egli si mostrò più attento alle notizie scientifiche e contribuì ad introdurre nel periodico notizie leggere, come favole e indovinelli che il più delle volte incensavano il nome di Napoleone. Con la direzione di Rossetti i supplementi al periodico, da semplici elenchi scritti in francese e riguardanti le vendite per espropriazioni forzate, si trasformano in pagine che arricchiscono i contenuti culturali e di svago della testata».  Luigi Marchesani, Storia di Vasto, città in Apruzzo Citeriore, Napoli, Torchi dell'Osservatore Medico, retro copertina del libro Pasquale Spadaccini, Domenico Rossetti e la Grotta di Monte Calvo : tra mistero e leggenda, Lanciano, IL torcoliere, Domenico Martuscelli, Domenico Rossetti, in Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli,  5, Nicola Gervasi,  Opere poetiche dell'avvocato Domenico Rossetti membro di molte società letterarie pastor della Dora, dell'Emonia ecc. ecc.  1, Parma, Giuseppe Paganino, Ai liberatori dell'Italia. Ode del signor dottore Gio. Battista Tavanti con altre composizioni ed un poemetto La superbia dei Galli punita, canto estemporaneo di Sistemenios Valdacodrotos anagramma dell'autore, Firenze, calcografia di Gio. Chiari nella Condotta, Luigi Anelli, Ricordi di storia vastese, Arte della stampa, Gianni Oliva , I Rossetti : album di famiglia : documenti, testimonianze, immagini, Lanciano, Casa editrice Rocco Carabba, Pasquale Spadaccini, Rossetti e la Grotta di Monte Calvo : tra mistero e leggenda, Lanciano, IL torcoliere, ,Eleonora Mugoni, Il fratello perduto : Gabriele e Domenico Rossetti, in Studi medievali e moderni, Domenico Rossetti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

ROSSI. (). Grice: “Rossi touches many Griciean points: universalia, strength of will, and etc. – he also commented, like I did, on Aristotle’s metaphysics.” Alievo di duns scotto. Commentatore della metafisica di Aritotele. Francesco della marca d’ancona (Appignano). filosofo. Fu un attivo filosofo fra Aureolo e Rimini, dalla parte di Occam e Cesena, e oppositore di Giovanni XXII, nelle dispute dei Fraticelli, che portarono alla sua espulsione dall'ordine. Aveva idee innovative e spesso influenti in teologia filosofica, filosofia naturale, metafisica e teoria politica.  Soprannominato ncome "doctor succinctus" e "doctor praefulgidus", come osservabile dalle iscrizioni su uno degli affreschi del convento francescano di Bolzano, fu studiato e commentato soprattutto per alcune tesi risalenti del suo Commento alle Sentenze. Per Sentenze si intendono i Libri Quattuor Sententiarum dichiarazioni autorevoli sui passi biblici che l'opera ha riunito di Lombardo. Rossi torna all'attenzione degli studiosi a partire dagli agli anni venti del 1900, nel francescano si riconoscono l'originalità delle sue vedute, che contribuiscono all'evoluzione del pensiero basso-medievale. Nacque a Appignano del Tronto, facente parte all'epoca della Marca di Anconada una famiglia con il nome di Rubeus o Rossi. Divenne francescano dell'Ordine dei Frati Minori ed ebbe come maestro  Giovanni Duns Scoto. Salì nella gerarchia educativa dell'ordine, studiando a Parigi. Successivamente insegnò in uno studium universitario francescano non conosciuto, prima di tornare allo studium di Parigi come lettore sulle Sentenze diLombardo nel corso di laurea. Rimase a Parigi almeno fino a  quando ormai molto probabilmente era stato promosso maestro. I suoi insegnamenti più famosi erano i suoi commenti sulle Sentenze a Parigi. È probabile che le lezioni di Rossi siano state trascritte dai suoi studenti generando diverse versioni del suo commento in forma di manoscritto.  Sono poche e discordanti le informazioni di questo periodo. Alcune suggeriscono che lasciò Parigi almeno temporaneamente per essere "a consiliis" alla corte d'Angiò, re di Napoli, capo del guelfismo italiano e legato all'ordine francescano spirituale. Alcune sembrano suggerire che rimase a Parigi, promosso maestro di teologiacomponendo diversi commentari accademici, tra cui due sulla Metafisica aristotelicae uno sulla Fisica. Altre che ebbe modo di partecipare al Capitolo generale francescano di Perugia, sottoscrivendo, la risoluzione con la quale veniva dichiarata lecita la tesi secondo la quale Cristo e gli apostoli non avevano mai posseduto beni.  Un documento  colloca Rossi come lettore nello studio del convento francescano di Avignone, sede della corte papale. L'ipotesi della permanenza del della Marca ad Avignone già si basa su un errore d'interpretazione. Scrittori non del tempo affermarono che Rossi fu eletto ministro provinciale francescano della Marca Anconetana, sua area di origine ma studi recenti confutano definitivamente questa affermazione con delle prove  Il documento riguarda anche il dissidio di Della Marca con Papa Giovanni XXII per il sostegno del Ministro francescano Generale Michele da Cesena sulla questione della povertà apostolica.  La questione della povertà apostolica Francesco prese parte attiva alle lotte interne riguardanti la povertà che stavano dividendo l'ordine. Insieme a Michele da Cesena, Guglielmo di Ockham e Bonagrazia di Bergamo, sostenne una regola di assoluta povertà per i successori di Cristo e per la chiesa. Si ribellò a papa Giovanni XXII, sostenendo il suo avversario, l'imperatore Ludovico il aro.  I francescani che rifiutarono la condanna della critica dei frati minori della bolla Cum inter nonnullos di Giovanni XXII, vennero accusati di eresia. Questo avvicinò l'ordine allo schieramento antipapale rappresentato da Ludovico il aro. Questi era divenuto ostile al Papa dopo che gli aveva rifiutato la conferma e l'incoronazione come imperatore dopo l'elezione a re di Germania nel 1314, preferendogli Federico I d'Asburgo.  Ludovico scomunicato il 23 marzo 1324, rispose, esattamente un mese dopo, con l'"Appello di Sachsenhausen". Con esso il Papa fra l'altro, veniva accusato di eresia, quindi delegittimato per la sua presa di posizione nella disputa francescana sulla povertà. Lo scontro divenne acceso, la conciliazione di Michele da Cesena  al capitolo di Lione fallì. Michele venne convocato e trattenuto ad Avignone insieme a Bonagrazia da Bergamo e Guglielmo di Occam.  Francesco Della Marca, ad Avignone come lector nello Studium generale dell'Ordine, sottoscrive una protesta redatta da Michele contro l'operato del papa. Ludovico il aro giunge in Italia, prende la corona imperiale e, dichiarato deposto il Papa, nomina antipapa il francescano Pietro da Corbara, con il nome di Niccolò V.  Scomunicato dal Papa, Francesco della Marca decide di raggiungere, fuggendo,, l'imperatore germanico a Pisa con i suoi confratelli prigionieri. Francesco ancora una volta si ribellò per protestare contro la sua scomunica. A Pisa i quattro pubblicano un documento, l'”Appellatio maior”, nel quale Giovanni XXII veniva dichiarato eretico per la sua posizione nella questione della povertà e in altre controversie. Francesco e i suoi compagni andavano però perdendo le simpatie all'interno dell'Ordine.  Il tentativo di Michele, nel novembre 1328, di impedire lo svolgimento del capitolo generale convocato a Parigi fallì, mentre la riunione dell'Ordine, svoltasi nell'aprile 1329, confermò la scomunica di Michele ed elesse, quale nuovo ministro generale Guiral Ot, ovvero Geraldo di Oddone, favorevole alla Curia.  La scomunica Francesco e i suoi compagni vennero condannati e fu formalmente confermata la loro scomunica.  Francesco ispirò la protesta espressa nelle Allegationes religiosorum virorumche dichiarava invalida la deposizione di Michele e l'elezione di Geraldo, per l'esclusione di metà degli aventi diritto alla partecipazione al capitolo. I quattro francescani, con Marsilio da Padova, entravano a far parte della curia di Ludovico; con lui, raggiunsero Monaco di iera, ove si stabilirono nel convento francescano.  Fu perseguitato dalle autorità ecclesiastiche in Italia.. Fece una ritrattazione formale (che doveva servire da esempio per tutti i dissidenti successivi) e si riconciliò con la chiesa e con l'ordine . La data della sua morte non è nota.  Filosofia Diritti di Proprietà Nel Improbatio, Francesco Della Marca si concentra sulla determinazione di quando e dove i diritti di proprietà hanno origine per sostenere la convinzione francescana che Cristo ha vissuto in povertà assoluta. Egli distingue tra due tipi di Proprietà: la proprietà prima della caduta dell'uomo e la proprietà dopo. La proprietà prima della caduta, nota anche come la proprietà dello stato prelapsario, momento in cui tutte le creature di Dio si rallegrarono nella felicità, erano profondamente collegati tra loro, e condivisa nella creazione di Dio. La proprietà dopo la caduta è stata causata dal primo peccato di Adamo, rendendo la questione dei diritti di proprietà distintamente umani  Il Papa aveva negato che l'origine della proprietà era legato agli esseri umani, sostenendo che era il peccato in sé ad esserne la causa. Francesco aveva convenuto che senza peccato non ci sarebbero i diritti di proprietà, tuttavia, il peccato non ha portato immediatamente al concetto di proprietà. Francesco sostenne che la legge umana è stato responsabile della formazione dei diritti di proprietà, non la legge divina, e usato la storia di Caino e Abele, citando volontà corrotta di Caino per sostenere la sua convinzione. Moto del Proiettile Nel corso del secolo XIV fiorirono una serie di studi nel contesto della filosofia naturale in relazione alla dottrina aristotelica del movimento applicata al moto dei proiettili. Per Aristotele i corpi inanimati si muovono spontaneamente verso il loro luogo naturale mentre i corpi in movimento devono alla presenza continua, e per contatto, di un motore che dirige il corpo verso un’altra direzione.  Già Giovanni Filopono nel VI secolo aveva mosso logiche obiezioni a questa dottrina.  Con la definizione dell'impetus o Teoria dell'impeto la discussione proseguì, ripresa da Avicenna, Ruggero Bacone e Tommaso d'Aquino.  Solo con Francesco della Marca nel XIV secolo si giunse a conclusione. La teoria di Francesco della Marca sul Moto del Proiettile o Moto parabolico, indicata come virtus Derelicta (forza rimanente), è descritta nelle sezioni di suoi commenti sulle Sentenze che spiegano la consacrazione dell'Eucarestia, in una quaestio sull’efficacia dei sacramenti risalente al 1323.  Derelicta Virtus afferma: il moto di un oggetto è causato da una forza lasciata dall'oggetto che agiva su di essa, quella forza residua impressa al proiettile durante il lancio. A differenza della teoria dell'inerzia che ha lo scopo di spiegare solo i fenomeni naturali, la teoria della virtus derelicta di Francesco della Marca è una spiegazione che include i fenomeni naturali e soprannaturali. La virtus derelicta spiega diversi tipi di motoperpetuo e finitoed è destinato a tener conto delle variazioni innaturali. Gli elementi chiave del Derelicta Virtus includono :  Un oggetto viene messo in moto da un altro oggetto, che lascia la forza rimanente in oggetto in movimento. All'inizio di un dato movimento, le forze rimanti possono lavorare con o contro la naturale disposizione dell'oggetto in movimento. Se funziona contro l'oggetto in movimento, la virtus derelicta si dissipa ed eventualmente lascia il corpo, cessando il moto. Se funziona con l'oggetto in movimento, la virtus derelicta rimane nell'oggetto provocando il potenziale moto perpetuo. Ci sono stati diversi filosofi prima del tempo di Francesco della Marca, come ad esempio Richard Rufus di Cornovaglia che nel 13º secolo, sembrano disporre già di versioni della virtus derelicta, quindi non è chiaro se questa teoria sia veramente originta autonomamente dal pensiero di Rossi. Tuttavia, filosofi come Buridano e Odonis hanno utilizzato la teoria di Rossi per affinare i propri concetti di virtus derelicta, confermando che Rossi  ha giocato un ruolo chiave nell'evoluzione della filosofia sulla fisica. Atto di volontà Francesco della Marca nel secondo libro dei Commentari sulle Sentenze, si focalizza su come la volontà potrebbe agire contro la ragione con conseguente colpevolezza morale: se la volontà potrebbe o agire prima, o contro giudizio razionale. Rossi ha sostenuto che la volontà è la causa dell'azione. Dopo che un giudizio è stato elaborato, la volontà decide di agire sia in conformità con tale sentenza o contro di essa. La volontà costituisce il termine medio tra giudizio e azione. Senza di essa, il giudizio richiederebbe un'azione, negando il concetto di libero arbitrio e colpevolezza morale. Inoltre, la volontà è sotto una legge che obbliga a compiere atti buoni. Senza questo impegno non ci sarebbe peccato. Per rispondere a come la volontà potrebbe andare contro tale obbligo, Rossi distingue tra un atto apprensivo e un atto gidicativio. L’ atto apprensivo è necessario per far funzionare la volontà e è frutto di cognizioni intellettuali e giudizi. L’atto giudicativo è formato dalla conoscenza più complessa in cui il ragionamento si applica giudiziosamente. La volontà non richiede atti giudicativi da eseguire, ciò spiega come gli esseri umani sono in grado di peccare. In altre parole, la volontà non dipende dal giudizio razionale. Per evitare l'obiezione che il giudizio è necessario per il ragionamento e non può essere ignorato nel processo deliberativo, Rossi offrì un'ulteriore distinzione tra conoscenza apprensiva e giudicativa, e due tipi di giudizi riflettenti razionali. Queste distinzioni consentono un giudizio da selezionare su un'altra causa della forza che riceve da essere selezionato dalla volontà. Opere: Selezione:  Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir reprobus, una confutazione alla bolla papale del Papa. Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum, l'autore affronta i principali temi della dottrina cristiana su Dio: le relazioni delle persone divine all'interno della Trinità e il rapporto tra il Creatore e il mondo, la libertà di Dio nel creare, la prescienza divina e la predestinazione alla salvezza. Sententia et compilatio super libros Physicorum Aristotelis Quaestiones praeambulae et Prologus, l’autore riflette sullo statuto scientifico della teologia e della metafisica. Distingue primi libri prima ad decimam Questes super metaphysicam  Sabine Folger-Fonfara, Das 'Super'-Transzendentale und die Spaltung der Metaphysik: Der Entwurf des Franziskus von Marchia Leiden: Brill, F. Stegmüller, Repertorium biblicum Medii Aevi, II, Matriti Visita triennale delOrazio Civelli, in Picenum seraphicum, Andrea da Ratisbona, Chronica de ducibus ariae, G. Leidinger, in Mon. Germ. Hist., Mariano Da Firenze, Compendium chronicarum fratrum minorum, in Arch. franc. hist., A. CoulonS. Clémencet, Lettres secrètes et curiales du pape Jean Paris A. Emmen, Einführung in die Mariologie der Oxforder Franziskanerschule, in Franziskanische Studien, A. Emmen, in Lex. für Theologie und Kirche, IV, Freiburg A. Heysse, Descriptio codicis Bibliothecae Laurentianae Florentinae S. Crucis, Plut. A. 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(Eine unbeachtete Quaestio aus dem Visio-Streit unter Johann XXII, già in Arch. franc. hist., Anneliese Maier, Das Lehrstück von den "vires infatigabiles" in der scholastischen Naturphilosophie, in Archives internat. d'histoire des sciences, Anneliese Maier, Die Vorläufer Galileis im 14. Jahrhundert, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, I, Roma Anneliese Maier, Galilei und die scholastische Impetustheorie, in Id., Ausgehendes Mittelalter, Anneliese Maier, Metaphysische Hintergründe der spätscholastischen Naturphilosophie, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, IV, Roma Anneliese Maier, Zwei Grundprobleme der scholastischen Naturphilosophie: das Problem der intensiven Grösse. Die Impetustheorie, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, II, Roma Anneliese Maier, Zwischen Philosophie und Mechanik, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, V, Roma Biblioteca picena…, Osimo,  C. Dolcini, Crisi di poteri e politologia in crisi, Bologna C. 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Lucas Waddingus ejusdem Instituti Theologus, ex Typographia Francisci Alberti Tani, Romae,  Romae Ludger Meier, De schola franciscana Erfordiensi saeculi XV, in Antonianum, M. Clagett, The science of mechanics in the Middle Ages, Madison M. De Wulf, Histoire de la philosophie médiévale, III, Louvain-Paris 1 M. Schmaus, Der Liber propugnatorius des Thomas Anglicus und die Lehrunterschiede zwischen Thomas von Aquin und Duns Scotus, II, Die trinitarischen Lehrdifferenzen, Münster i. W. 1N. Glassberger, Chronica, in Analecta franciscana, II, Ad Claras Aquas N. Schneider, Die Kosmologie des Franciscus de Marchia. Texte, Quellen und Untersuch. zur Naturphilosophie des 14. Jahrhunderts, Leiden-New York-København-Köln,  N. Schneider, Franciscus de Marchia über die Wirklichkeit der Materie (Metaph.), in Franziskanische Studien,  Nazareno MarianiFrancisci de Marchia sive de Esculo, OFM, Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum, ed. (= Spicilegium Bonaventurianum, 29), Grottaferrata, Nazareno MarianiFrancisci de Marchia sive de Esculo, OFM, Sententia et compilatio super libros Physicorum Aristotelis, (= Spicilegium Bonaventurianum, 30), Grottaferrata Nazareno Mariani, Due Sermoni attribuiti a Francesco della Marca, Archivum Franciscanum Historicum Nazareno Mariani, Fr. Francesco di Appignano OFM, Contestazione, Appignano del Tronto 2001. Nazareno Mariani, Francisci de Esculo, OFM, Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir reprobus, ed. (= Spicilegium Bonaventurianum, 28) Grottaferrata  Nazareno Mariani, Francisci de Marchia O.M. Quaestiones super Metaphysicam, (= Spicilegium Bonaventurianum), Grottaferrata . Nazareno Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a prima ad decimam (= Spicilegium Bonaventurianum, 32), Grottaferrata 2006. Nazareno Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a undecima ad vigesimam octavam, (Spicilegium Bonaventurianum,), Grottaferrata, Nazareno Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a vigesima noa ad quadragesimam octavam (Spicilegium Bonaventurianum, 34), Grottaferrata, Nazareno Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi. Quaestiones praeambulae et Prologus, (= Spicilegium Bonaventurianum), Grottaferrata,  Nazareno Mariani, Franciscus de Esculo, Improbatio, Grottaferrata 1990; Nazareno Mariani, Questioni sulla metafisica, (Spicilegium Bonaventurianum, 38), Grottaferrata . Nicolaus Minorita, Chronica. Documentation on Pope John XXII, Michael of Cesena and the Poverty of Christ with Summaries in English. A Sources Book, eds. G. Gal and D. 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Dettloff, Die Entwicklung der Akzeptations- und Verdienstlenhre von Duns Scotus bis Luther, mit besonderer Berücksichtigung der Franziskanertheologen, Münster i. W. 1 W. Eckermann, Hugolini de Urbe Veteri Commentarius in quattuor libros Sententiarum, II, , Würzburg Note  Francesco d'Ascoli, Francesco della Marchia, Francesco d'Appignano, Francisco de Esculo, Franciscus Pignano, Franciscus Rubeus.  Pasnau, Robert, and Christina van Dyke. The Cambridge History of Medieval Philosophy. Cambridge, UK; New York: Cambridge University Press, . Print.  Frederick Copleston, A History of Philosophy Also Doctor Praefulgens or Praefulgidus, Doctor Distinctivus, Doctor Illustratus (Schneider  Testo Online, testo online.  Konstanty Michalski, Les sources du criticisme et du scepticisme dans la philosophie du XIVe siècle, in La Pologne au Congrès intern. de Bruxelles, Cracovie come a proposito della teoria dell'"impetus" nella filosofia della natura con Anneliese Maier: Das Lehrstück von den "vires infatigabiles" in der scholastischen Naturphilosophie, in Archives internat. d'histoire des sciences, Metaphysische Hintergründe der spätscholastischen Naturphilosophie, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, IV, Roma, Zwischen Philosophie und Mechanik, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, V, Roma, Giovanni Giacinto Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos; cum adnotationibus ad Syllabum matyrum eorundem ordinum, Ex typographia S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Roma, Rome, Biographical Index of the Middle Ages, Berend Wispelwey, De Gruyter Saur, Pasnau, Robert, and Christina van Dyke. The Cambridge History of Medieval Philosophy. Cambridge, UK; New York: Cambridge University Press, . Print.  Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength of the Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance, Print.  Luca Wadding, Scriptores Ordinis minorum…, Romae Cf. MS Napoli, Biblioteca Nazionale:  “Explicit fratris Francisci de Marchia super primum Sententiarum secundum reportationem factam sub eo tempore, quo legit Sententias Parisius anno Domini .”  Commento ai primi sette libri della Metaphysica di Aristotele  Nicola Minorita, Cronaca, pag. 189  Giacomo di Pamiers, Quodlibet  Roberto Lambertini, Francis of Marchia in Encyclopedia of Medieval Philosophy; unico; Dordrecht, --Netherlands: Springer Netherlands -Dordrecht Netherlands:Kluwer Academic Publishers; Nicolaus Minorita, Chronica, Documentation on Pope John XXII, Michael of Cesena and The Poverty of Christ with Summaries in English. A Source Book, ed. G. Gal and D. Flood (St. Bonaventure, N.Y.,  “Acta, gesta et facta fuerunt praedicta coram religiosis et honestis viris, fratribus Ordinis Minorum, Francisco de Esculo, in sacra theologia doctore et lectore tunc in conventu Fratrum Minorum de Avenione...”  Malcom D. Lambert, Povertà francescana. La dottrina dell'assoluta povertà di Cristo e degli apostoli nell'Ordine francescano, Biblioteca Francescana, 2000  Cf. MS Florence, Biblioteca Laurenziana, Santa Croce, pluteo 31, sinistra,  Appellatio maior, most recent edition in Nicolaus Minorita, Chronica, for Francis in particular 423: Cui appellationi et provocationi incontinenti adhaeserunt et eam approerunt religiosi viri frater Franciscus de Esculo, doctor in sacra pagina...  Francesco d'Ascoli, Guglielmo di Ockham, Enrico di Talheim e Bonagrazia da Bergamo, Allegationes religiosorum virorum, Baluze-Mansi in «Miscellanea», 3, Lucca e dallo Eubel in «Bullarium Franciscanum», 5, Roma,  Roberto Lambertini, Francesco d'Appignano e Ockham: alcuni aspetti di un rapporto non facile in Atti del III Convegno Internazionale su Francesco d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti;  Lambertini, Francesco d'Appignano e Guglielmo d'Ockham: alcuni aspetti di un rapporto non facile in Atti del III Convegno Internazionale su Francesco d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti;  Giovanni Filipono, Commentari alle opere di Aristotele Sulla generazione e corruzione, Sull'anima, Analitici primi, Analitici secondi, Le Categorie, Fisica, Meteorologia  Fabio Zanin, Francis of Marchia, Virtus Derelicta, and Modifications of the Basic Principles of Aristotelian Physics. Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance  Print  Schabel, Chris. Francis of Marchia's Virtus Derelicta and the Context of its Development. Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance,  Print  Robiglio, Aldo "How is Strength of the Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance  Print  Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength of the Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance  Print  Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength of the Will Possible? (cfr. H. P. Grice, “I’ll show Davidson how continentia and temperantia are POSSIBLE!”) Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance  Print  Dopo la grande edizione critica di Nazareno Mariani, Grottaferrata, Francesco della Marca, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Franaut page Centro Studi Francesco d'Appignano Mark Thakkar, Francis of Marchia on the Heavens.

 

ROSSI (San Giorgio la Montagna). Filosofo. Il contemporaneo e celebre filosofo napoletano Giambattista Vico lo definì "il più grande e puro metafisico". Rossi, che fu ordinato prete  esercitò il suo ministero a Montefusco in qualità di abate di Santa Maria della Piazza. Studiò teologia e giurisprudenza a Napoli fino al 1730. Scrisse diverse opere tra cui la più importante rimane Della mente sovrana del mondo.  Opere Considerazioni di alcuni misteri divini, raccolti in tre dialoghi,  Dell'animo dell'uomo, terminata nel 1730, e pubblicata nel 1736, Della mente sovrana del mondo.  Edizione moderna  Opere filosofiche, con un saggio Angelomichele De Spirito, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Della mente sovrana del mondo, a cura e con un saggio di Roberto  Evangelista, Napoli, ISPF-Lab, Collana "quaderni dell'ISPF" Consiglio Nazionale delle Ricerche, ,//ispf-lab.cnr/quaderni/_q01//doabooks.org/doab?func=publisher&pId=1264&uiLanguage=  Tommaso Rossi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Tommaso Rossi, su open MLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso Rossi, .  Tommaso Rossi dal sito "la voce di Fiore".

 

ROSSI (Torino). Filosofo. Docente a Torino. Ha studiato a Torino, laureandosi sotto la guida diAbbagnano e compiendo successivamente studi di perfezionamento all'Istituto Italiano per gli Studi storici di Napoli, a Milano e a Heidelberg. Libero docente,  è stato "fellow" della Rockefeller Foundation a Parigi. Professore  a Cagliari, e a Torino, dopo esser stato titolare della Cattedra di storia della filosofia e, in seguito, di filosofia della storia, in questa Università, ne è stato nominato professore emerito. -- è stato preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, -- ha fatto parte del Consiglio Universitario Nazionale. -- è stato Max-Weber-Gastprofessor nell'Heidelberg. È socio nazionale residente dell'Accademia delle Scienze di Torino e socio fondatore dell'Accademia Europea. -- è divenuto per la seconda volta Presidente dell'Accademia delle Scienze di Torino, carica da cui si è dimesso il 6 aprile .  Hha cominciato con lo studio dello storicismo contemporaneo, specialmente di Dilthey e Weber di cui ha curato la traduzione italiana delle opere più importanti (Dilthey, Critica della ragione storica, Einaudi, Torino, Max Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi, Torino) dedicandosi in seguito da un lato allo studio della filosofia illuministica della storia e della concezione positivistica della società, dall'altro all'analisi dei problemi teorici della ricerca storica e delle scienze sociali contemporanee. Ha nuovamente rivolto la sua attenzione all'opera di Weber. Ha organizzato vari convegni e coordinato importanti ricerche su diversi temi di storiografia filosofica.  Fra le sue opere più importanti sono da menzionare: Lo storicismo contemporaneo, Einaudi, Torino, Edizioni di Comunità, Milano, Storia e storicismo nella filosofia contemporanea, Lerici, Milano Il Saggiatore, Milano, La teoria della storiografia oggi, Il Saggiatore, Milano, ed. tedesca Suhrkamp, Frankfurt a.M., Vom Historismus zur historischen Sozialwissenschten, Suhrkamp, Frankfurt a.M., Max Weber: oltre lo storicismo, Il Saggiatore, Milano, da Enrico Mistretta, direttore editoriale della Laterza, gli fu affidata, congiuntamente a Carlo Augusto Viano, la direzione di una fondamentale Storia della filosofia. Consiglio di presidenza, Realino Marra, Pietro Rossi e l'opera di Weber in Italia, in «Sociologia del diritto»,Pietro Rossi, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Pietro Rossi. Cf. Grice, “Speranza e l’opera di Grice in Italia.”

 

ROSSO (Corleone). Flosofo. Visse a Palermo. Scrisse tre manoscritti, il primo fu Varie cose notabili occorse in Palermo ed in Sicilia, composto tra il 1587 e il 1601, il secondo, nel 1590, pubblicato dall'editore Libro Sei, con il titolo Descrizione di tutti i Luoghi Sacri della felice Città di Palermo, descriveva le chiese di Palermo, questa opera fu ricordata in vari altri manoscritti, anche negli anni novanta e duemila, il terzo fu pubblicato nel 1596 con il titolo Diario Palermitano   Il comune di Palermo gli ha dedicato una via cittadina.  Note  Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Mira/bibl Siciliana V1  Diego Ciccarelli e Marisa Dora Valenza, La Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni. Atti del convegno, 2006, 549 pagine  Teresa Pugliatti, Pittura del Cinquecento in Sicilia, Electa, pagine  Roma. Istituto di studi bizantini e neoellenici, Rivista di studi bizantini e neoellenici, 2006  Gioacchino Di Marzo, Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Opere storiche inedite

 

ROTA. (Vigevano).  Filosofo. Italian philosopher. Grice: “Many Italian philosophers would not consider Rota an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree without (not within) Italy! And right they would, too!” His father, Giovanni, a prominent antifascist, was the brother of the mathematician Rosetta, who was the wife of the writer Ennio Flaiano. Gian-Carlo's family left Italy when he was 13 years old, initially going to Switzerland.  Rota attended the Colegio Americano de Quito in Ecuador, and graduated with an A.B. in mathematics from Princeton University in 1953 after completing a senior thesis, titled "On the solubility of linear equations in topological vector spaces", under the supervision of William Feller. He then pursued graduate studies at Yale University, where he received a Ph.D. in mathematics in 1956 after completing a doctoral dissertation, titled "Extension Theory Of Ordinary Linear Differential Operators", under the supervision of Jacob T. Schwartz.  Career Much of Rota's career was spent as a professor at the Massachusetts Institute of Technology (MIT), where he was and remains the only person ever to be appointed Professor of Applied Mathematics and Philosophy. Rota was also the Norbert Wiener Professor of Applied Mathematics.  In addition to his professorships at MIT, Rota held four honorary degrees, from the University of Strasbourg, France (1984); the University of L'Aquila, Italy (1990); the University of Bologna, Italy (1996); and Brooklyn Polytechnic University (1997). Beginning in 1966 he was a consultant at Los Alamos National Laboratory, frequently visiting to lecture, discuss, and collaborate, notably with his friend Stanisław Ulam. He was also a consultant for the Rand Corporation (1966–71) and for the Brookhaven National Laboratory (1969–1973). Rota was elected to the National Academy of Sciences in 1982, was vice president of the American Mathematical Society (AMS) from 1995–97, and was a member of numerous other mathematical and philosophical organizations.  He taught a difficult but very popular course in probability. He also taught Applications of Calculus, differential equations, and Combinatorial Theory. His philosophy course in phenomenology was offered on Friday nights to keep the enrollment manageable. Among his many eccentricities, he would not teach without a can of Coca-Cola, and handed out prizes ranging from Hershey bars to pocket knives to students who asked questions in class or did well on tests.  Rota began his career as a functional analyst, but switched to become a distinguished combinatorialist. His series of ten papers on the "Foundations of Combinatorics" in the 1960s is credited with making it a respectable branch of modern mathematics.[dubiousdiscuss] He said that the one combinatorial idea he would like to be remembered for is the correspondence between combinatorial problems and problems of the location of the zeroes of polynomials. He worked on the theory of incidence algebras (which generalize the 19th-century theory of Möbius inversion) and popularized their study among combinatorialists, set the umbral calculus on a rigorous foundation, unified the theory of Sheffer sequences and polynomial sequences of binomial type, and worked on fundamental problems in probability theory. His philosophical work was largely in the phenomenology of Edmund Husserl.  Death Rota died of atherosclerotic cardiac disease apparently in his sleep at his home in Cambridge, Massachusetts.  See also Kallman–Rota inequality Rota's conjecture Rota's basis conjecture Rota–Baxter algebra Joint spectral radius, introduced by Rota in the early 1960s Cyclotomic identity Necklace ring Twelvefold way List of American philosophers Notes  O'Connor, John J.; Robertson, Edmund F., "Gian-Carlo Rota", MacTutor History of Mathematics archive, University of St Andrews.  Palombi, Fabrizio (). The Star and the Whole: Gian-Carlo Rota on Mathematics and Phenomenology. CRC PHis aunt, Rosetta Rota was a mathematician associated with the renowned Rome university Institute of Physics in Via Panispenra…  "American Mathematical Society | Gian-Carlo Rota, Rota, Gian Carlo (1956). Extension Theory Of Ordinary Linear Differential Operators (Thesis). New Haven, Connecticut: Yale University.  "MIT professor Gian-Carlo Rota, mathematician and philosopher, is dead at 66". April 22, 1999.  Wesley T. Chan "To Teach or Not To Teach: Professors Might Try a New Approach to ClassesCaring about Teaching". The Tech. 117 (63). Retrieved 2008-02-10.  "Gian-Carlo Rota". The Tech. "Mathematics, Philosophy, and Artificial Intelligence: a dialogue with Gian-Carlo Rota and David Sharp". Archived from the original on August 11, 2007. Retrieved 2007-08-11. External links Gian-Carlo Rota at the Mathematics Genealogy Project O'Connor, John J.; Robertson, Edmund F., "Gian-Carlo Rota", MacTutor History of Mathematics archive, University of St Andrews. Kung, Joseph; Rota, Gian-Carlo; Yan, Catherine (2009). Combinatorics: The Rota Way. Cambridge Mathematical Library. Cambridge University Press.  Archived from the original on -03-03. Retrieved -03-19. The Forbidden City of Gian-Carlo Rota (a memorial site) at the Wayback Machine (archived June 30, 2007) This page at rota.org was not originally intended to be a memorial web site, but was created by Rota himself with the assistance of his friend Bill Chen in January 1999 while Rota was visiting Los Alamos National Laboratory. Mathematics, Philosophy, and Artificial Intelligence: a dialogue with Gian-Carlo Rota and David Sharp at the Wayback Machine  "Fine Hall in its golden age: Remembrances of Princeton in the early fifties" by Gian-Carlo Rota. Tribute page by Prof. Catherine Yan (Texas A&M University), a former student of Rota Scanned copy of Gian-Carlo Rota's and Kenneth Baclawski's Introduction to Probability and Random Processes manuscript in its 1979 version. Gian-Carlo Rota (1996). Indiscrete Thoughts. Birkhäuser Boston.  0review at MAA.org The Digital Footprint of Gian-Carlo Rota: International Conference in memory of Gian-Carlo Rota, organized by Ottavio D'Antona, Vincenzo Marra and Ernesto Damiani at the University of Milan (Italy) Gian-Carlo Rota on Analysis and Probability,  Biographical Memoir of Gian-Carlo Rota, National Academy of Science. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Rota," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

ROTONDI. (Vicovaro).  Filosofo. Ha svolto anche attività di libraio ed editore. I primi anni e la nascita della "Libreria delle Occasioni" ("Libreria Rotondi"). Nella seconda metà degli anni trenta si trasferisce a Roma. Il 1941 è l'anno in cui, insieme alla moglie Annamaria, rileva una preesistente libreria di testi usati che chiamerà “Libreria delle Occasioni”, intendendo con questo nome l'opportunità per gli appassionati di reperire opere rare, curiose e introvabili. La “Libreria delle Occasioni” si trova tuttora nel suo luogo originario di fondazione e cioè in via Merulana. Tra gli amanti di rarità bibliografiche e tematiche spirituali è anche nota come “Libreria Rotondi” in omaggio alla fama del suo fondatore. I primi anni di attività della libreria sono piuttosto travagliati in quanto le autorità fasciste, infastidite dalla tipologia eterodossa dei testi in vendita, operano diversi sequestri e infliggono sanzioni. Nell'autunno del 1943 Amedeo è costretto a chiudere la libreria per evitare il richiamo alle armi della Repubblica Sociale Italiana. Considerato disertore, si rifugia con la famiglia a Vicovaro. Individuato in seguito ad una delazione, riesce fortunosamente a sfuggire alla cattura e si allontana verso le montagne che circondano il paese, inseguito dappresso da tedeschi e fascisti. Disperando di potersi salvare, si nasconde nei pressi di una casa abbandonata, popolarmente ritenuta “abitata dagli spiriti” e qui avviene l'evento fondamentale sopra descritto che cambierà la sua vita e le sue convinzioni, aprendolo alla conoscenza del mondo spirituale. Improvvisamente ha una visione folgorante nel cielo:  << Sedetti a contemplare la scena: una catena di globi luminosi dall'alto scendevano fin giù, penetravano nella terra, poi altri che risalivano e poi ridiscendevano come per riunirsi in un misterioso convegno. Si sentivano delle voci indistinte >>  Amedeo si trattiene ad osservare tale spettacolo misterioso salvandosi, in questo modo, dal rastrellamento in corso nel vicino paese di Roccagiovine. Questo primo decisivo contatto con la realtà del paranormale e altre esperienze consimili saranno poi ampiamente raccontate nel libro "Il protettore invisibile". Tale evento rappresenterà l'inizio del suo studio e del suo interesse nei confronti del mondo dell'esoterismo e della spiritualità, che l'accompagnerà per tutta la vita.  Gli anni dello studio e della crescita spirituale. Le prime opere pubblicate in proprio Amedeo Rotondi, rientrato a Roma dopo la Liberazione e desideroso di conoscere la reale natura dello straordinario fenomeno accadutogli, inizia a concentrare i suoi studi sulle discipline esoteriche e spirituali facendo della “Libreria delle Occasioni” una delle prime e più importanti librerie in Italia, specializzate nel settore. Inizia un periodo molto fervido fatto di conferenze, riunioni e dibattiti che ne alimentano la fama. Antesignano delle tendenze moderne, nel 1946 fonda il “Corriere Librario”, periodico mensile per bibliofili contenente recensioni, curiosità e approfondimenti bibliografici, oltre che inserzioni per la compravendita di libri, che si diffonde rapidamente a livello nazionale e internazionale. Pubblica in proprio i suoi primi titoli, dando forma scritta a quasi due decenni di studi e riflessioni. Si tratta dei cinque libri della collana “Le Perle”, raccolte di massime, proverbi e aforismi dell'Oriente, dell'antica Grecia, di Roma antica e del Cristianesimo. Nel ’64 dà alle stampe “L’arte del silenzio e l’uso della parola”, un originale e lungimirante saggio il cui intento si manifesta già dalla dedica, firmato con lo pseudonimo di Vico di Varo, derivato chiaramente dal suo paese natale. Nel 1965 viene incaricato di redigere un opuscolo commemorativo in occasione dell'inaugurazione in Vicovaro del Monumento in onore delle vittime della strage nazista delle Pratarelle, Amedeo Rotondi e la sua libreria hanno svolto una funzione di aggregazione e catalizzazione culturale in anni difficili in cui certi ambiti di studio venivano guardati con sospetto, quando non con manifesta ostilità.  La fase della maturità letteraria e spirituale. I “Volontari del Bene” Negli anni settanta partecipa e svolge un ruolo tutt'altro che secondario nel Cerchio Firenze 77, una delle più importanti esperienze parapsicologiche collettive italiane. Amedeo Rotondi e la sua libreria, nella quale collabora anche la sua unica figlia Vera, sono ormai un punto di riferimento di tutto un mondo culturale in espansione e finalmente libero da ogni censura. Pubblica sedici titoli presso diverse case editrici (Mediterranee, Astrolabio, Sugarco, S.A.S.), firmandoli oltre che con il suo vero nome con l'amato pseudonimo Amadeus Voldben, acronimo di Volontario del Bene. Tale nome d’arte sta ad indicare la missione che Amedeo si era prefisso e che delineò nel libriccino “I volontari del bene”, vera e propria bibbia per tutti coloro che si riconoscono nel progetto di diffusione del Bene, stampato in proprio per la prima volta nel '72. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue: esistono tuttora edizioni in inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, greco e polacco. Oltre al valore intrinseco degli scritti, sono le riunioni e la sua stessa presenza in libreria a suscitare curiosità e interesse presso un pubblico molto ampio che vede in Amedeo Rotondi una guida spirituale in grado di fornire suggerimenti mai banali e, da vecchio educatore, sempre comprensibili. Dietro la sua apparente severità, che è semplicemente rifiuto della superficialità, traspare la disponibilità e l'umanità, accessibili a chiunque si sforzi di varcare il civico 82 di via Merulana. Gli anni ottanta e novanta sono caratterizzati da una produzione culturale ancora intensa ma, questi ultimi, anche dal profondo dolore per la perdita dell'amata figlia Vera e dell'adorata moglie Anna Maria, dolore che non intacca, anzi, semmai rafforza la sua serena consapevolezza della morte come momento di passaggio verso l'eterna felicità. Nonostante i problemi fisici che lo tormentano, continua a scrivere e a regalare gemme di saggezza e consigli fino a pochi giorni prima della morte: Amedeo Rotondi muore per questa vita e per questo mondo l'11 ottobre 1999. Oltre ai testi pubblicati in vita Amedeo lascia altri scritti, alcuni pronti per la stampa altri bisognosi di revisione, che vengono pubblicati postumi a partire dal 2003 su iniziativa del nipote Aldo e dei pronipoti Francesco e Barbara, i quali si sono impegnati, secondo la volontà dello zio, a proseguire l'attività in libreria, mantenendosi fedeli all'impostazione originaria da lui delineata. La libreria Rotondi ha ricevuto il riconoscimento di "negozio storico" da parte del Comune di Roma.  Opere: “Saggezza dell'Oriente,” ( I della collana Le Perle, ristampato da Astrolabio. L'arte del silenzio e l'uso della parola, ristampato dalla Libreria Rotondi n Saggezza di Roma antica, collana Le Perle). Saggezza dell'antica Grecia, Amedeo Rotondi, collana Le Perle). Amore e saggezza nel pensiero Cristiano, Amedeo Rotondi,  collana Le Perle). Il giardino della saggezza, Amedeo Rotondi, collana Le Perle). Dopo Nostradamus: le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee, Un'arte di vivere: via segreta alla serenità, Mediterranee,  La coppa d'oro: insegnamenti dei maestri, fonte di luce e di energia, SAS, (ristampato dalle Mediterranee). Le influenze negative: come neutralizzarle, SugarCo,, (ristampato dalle Mediterranee). Il protettore invisibile: la guida che ci aiuta nei momenti difficili della vita, Mediterranee, La voce misteriosa, Astrolabio  (ristampato dalla Libreria Rotondi nel ) Lo scopo e il significato della vita: perché si nasce, perché si vive, perché si muore, Mediterranee, I prodigi del pensiero positivo: il suo potere e la sua azione a distanza, Mediterranee, Il destino nella vita dell'uomo, Mediterranee, La reincarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee, La potenza del credere… e la gioia d'amare: i prodigi della fede e dell'amore, Mediterranee,  Una luce nel tuo dolore, Mediterranee, Guida alla padronanza di sé, Mediterranee, 1La magica potenza della preghiera, Mediterranee,  La chiave della vita, Mediterranee,  La presenza divina in noi, Mediterranee, Le leggi del pensiero: l'energia mentale e l'azione della volontà, Mediterranee.. Le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee. La potenza creatrice del pensiero, Mediterranee, Pensieri per una vita serena, Mediterranee. Altre opere non in commercio Ricordo dei nostri martiri. Commemorazione in occasione dell'inaugurazione del monumento ai martiri delle PratarelleVicovaro, Tipografia Seti, Roma,  I Volontari del Bene, Libreria Rotondi Editrice, Roma, Reincarnazione e fanciulli prodigio, Mediterranee, Roma, La reincarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee. Col suo nome di battesimo ha scritto La voce misteriosa e i cvolumi della collana Le Perle. Con lo pseudonimo di “Vico di Varo” ha scritto L’arte del silenzio e l’uso della parola. Con lo pseudonimo di “Amadeus Voldben” ha scritto tutti gli altri testi.  La Libreria Rotondi è segnalata in molte pubblicazioni, tra cui la Guida ragionata alle librerie antiquarie e d'occasione d'Italia, Claudio Maria Messina, Roma, che ha avuto varie edizioni. Amadeus Voldben, Il protettore invisibile, Edizioni Mediterranee, Roma,  La partecipazione di Amedeo Rotondi agli incontri del Cerchio Firenze 77 è ricordata nei libri Oltre l'illusione, Roma, Mediterranee, e Oltre il silenzio, Luciana Campani Setti, Roma, Mediterranee, Edizioni inglese e americana di Dopo Nostradamus: After Nostradamus. Great Prophecies for the Future of Mankind, Neville Spearman, London, After Nostradamus. Great Prophecies for the Future of Mankind, The Citadel Press, Secaucus, Edizione tedesca di Dopo Nostradamus: Die großen weissagungen über die zukunft der menschheit, Langen Muller, München-Wien, Queste le edizioni in lingua spagnola di Dopo Nostradamus, I prodigi del pensiero positivo, Le influenze negative, Il protettore invisibile: Dopo Nostradamus. Las profecias par el año 2000, Ediciones Picazo, Barcelona, Nostradamus: las grandes profecias sobre el futuro de la humanidad, Editorial Edicomunicación, Barcelona, 1990; El milagro del pensamiento positivo, Susaeta Ediciones, Madrid, El prodigio del pensamiento positivo, Panamericana Editorial, Bogotà, Las influencias negativas, Panamericana Editorial, Bogotà,  El protector invisible, Panamericana Editorial, Bogotà, Queste le edizioni in lingua portoghese di Dopo Nostradamus e Le influenze negative: Nostradamus. As grandes profecias sobre o futuro da humanidade, Editora Lider, São Paulo; Depois de Nostradamus. As grandes profecias sobre o futuro da humanidade, Editora Artenova, São Cristóvão, 1984; Como evitar as influências negativas, Pensamento, São Paulo, 1984.  Edizione polacca di Dopo Nostradamus: Wielke przepowiednie. Nostradamus i inni, Wojciech Pogonowski, Warszawa, Molte persone si rivolgevano a Rotondi per ricevere consigli. Una testimonianza letteraria di questa consuetudine si trova nel romanzo di  Giovetti Weimar per sempre, (Edizioni Mediterranee, Roma) in cui si narra l'episodio di un giovane che si reca presso la Libreria delle Occasioni per ricevere suggerimenti su questioni spirituali e libri. Libreria RotondiLibreria delle Occasioni (La libreria fondata da Rotondi) La piccola miniera di Amedeo Rotondi (da Il Corriere della Sera) Il libraio di via Merulana e i globi luminosi (da La Repubblica) Cerchio Firenze 77 (Esperienza parapsicologica collettiva) Andiamo alla scoperta di Amedeo Rotondi, illustre vicovarese del '900 (da La Piazza di Castel Madama,

 

ROVATTI. (Modena). Filosofo.  Grice: “I do not know any other philosopher other than me or Austin who, like Rovatti, is obsessed wiith the concept of a ‘game’!” Ha insegnato a Trieste.  Ha studiato fenomenologia a Milano con Paci iniziando a collaborare con la rivista di filosofia e cultura «aut aut», di cui è direttore.  È editorialista di "Il Piccolo" di Trieste e collaboratore di "la Repubblica" e "l'Espresso". Coordina il Laboratorio di filosofia contemporanea di Trieste, attraverso cui ha fondato la Scuola di filosofia di Trieste. È membro del comitato scientifico di Vicino/lontano (Udine). -- è uscito un volume a lui interamente dedicato (René Scheu, Il soggetto debole. Mimesis, Milano ). Ppubblica una monografia su Whitehead. Successivamente si occupa dei rapporti tra fenomenologia e marxismo pubblicando Critica e scientificità in Marx, e poi focalizzando in vari saggi il tema dei bisogni con riferimento anche alla psicoanalisi. Cura anche un'edizione delle Opere di Bergson.  Fa uscire con Vattimo il reading Il pensiero debole che sarà ristampato molte volte e e da cui è nato un ampio dibattito, all'inizio sulle pagine di «Alfabeta» (di cui era redattore), poi in diverse altre sedi, e che continua tuttora.  Le questioni concernenti tale forma nuova di pensiero (che hanno a che fare soprattutto con Nietzsche e Heidegger) diventano il punto di partenza della sua successiva produzione con una serie di volumi (La posta in gioco, Abitare la distanza, Il paiolo bucato, La follia in poche parole, Guardare ascoltando, L'esercizio del silenzio, Possiamo addomesticare l'altro?, Inattualità del pensiero debole. Queste questioni riguardano soprattutto la possibilità di una «logica paradossale» e si articolano intorno ai temi del gioco, dell'ascolto e dell'alterità, tutti collegati alla questione attuale della soggettività.  Altri suoi scritti e interventi hanno introdotto opere di Whitehead, Sartre, Habermas, Hume, Jabès, Negt, Kluge, Heller,  Caillois (ossia I giochi e gli uomini), Sollers (iSul materialismo), Poulantzas,Deleuze, Derrida (nel suo rapporto con Freud), Lévinas, Bateson e del suo mentore Paci.  Dalla riflessione sul gioco nascono anche i libri Per gioco. La scuola dei giochi (con Davide Zoletto.  e Il gioco di Wittgenstein. Si è anche interessato alla consulenza filosofica, con La filosofia può curare? Ha curato l'antologia Il coraggio della filosofia, sulla rivista «aut aut».  Tiene una rubrica sul quotidiano "Il Piccolo" di Trieste col titolo di Etica minima. Ha raccolto questi "scritti corsari" (cfr. Pasolini) in vari libri: Etica minima, Noi, i barbari, Un velo di sobrietà. Accanto a una sensibile sintonia con le riflessioni di JDerrida, si è manifestata nella sua ricerca una particolare attenzione per il pensiero di Lacan e Foucault (in particolare sul rapporto tra potere e sapere).   Gli egosauri, Elèuthera, Milano . Le nostre oscillazioni, Collana Edizioni alpha beta Verlag, Merano . L’intellettuale riluttante, Elèuthera, Milano . Restituire la soggettività. Lezioni sul pensiero di Basaglia, alphabeta, Merano . Un velo di sobrietà, il Saggiatore, Milano . Noi, i barbari. La sottocultura dominante, Raffaello Cortina, Milano  Inattualità del pensiero debole, Forum, Udine   Cura di Il coraggio della filosofia. aut aut-, il Saggiatore, Milano  Etica minima. Scritti quasi corsari sull'anomalia italiana, Cortina, Milano   La posta in gioco. Heidegger, Husserl, il soggetto, Mimesis, Milano-Udine   prima edizione: Bompiani, Milano Cura di Consulente e filosofo. Osservatorio critico sulle pratiche filosofiche, Mimesis, Milano Il gioco di Wittgenstein, EUT, Trieste 2Possiamo addomesticare l'altro? La condizione globale, Forum, Udine Abitare la distanza. Per una pratica della filosofia, Raffaello Cortina, Milano (check) Feltrinelli, Milano  La filosofia può curare? La consulenza filosofica in questione, Raffaello Cortina, Milano La scuola dei giochi (con Davide Zoletto), Bompiani, Milano Cura di Scenari dell'alterità, Bompiani, Milano Guardare ascoltando: filosofia e metafora, Bompiani, Milano  prima edizione: Il declino della luce, Marietti, Genova  L'università senza condizione (con Derrida), Raffaello Cortina, Milano La follia in poche parole, Bompiani, Milano Fare la differenza, atti del convegno, curati con Pietro Derossi, Triennale di Milano, Milano, Il paiolo bucato. La nostra condizione paradossale, Raffaello Cortina, Milano Introduzione alla filosofia contemporanea, Bompiani, Milano Lettere dall'università, Filema, Napoli Per gioco: piccolo manuale dell'esperienza ludica (con Alessandro Dal Lago), Raffaello Cortina, Milano  Trasformazioni del soggetto: un itinerario filosofico, Il poligrafo, Padova Dizionario dei filosofi contemporanei, Bompiani, Milano Elogio del pudore. Per un pensiero debole (con Alessandro Dal Lago), Feltrinelli, Milano Intorno a Lévinas, Unicopli, Milano Cura di Effetto Foucault, Feltrinelli, Milano, Cura di Henri Bergson, Mondadori, Milano, Il pensiero debole (con Vattimo), Feltrinelli, Milano Bisogni e teoria marxista (con Amedeo Vigorelli), Mazzotta, Milano,  Critica e scientificità in Marx: per una lettura fenomenologica di Marx e una critica del marxismo di Althusser, Feltrinelli, Milano, Che cosa ha veramente detto Sartre, Ubaldini, Roma, La dialettica del processo. Saggio su Whitehead, prefazione di Enzo Paci, il Saggiatore, Milano Citazionio su Pier Aldo Rovatti  aut aut, su autaut.ilsaggiatore.com. Scuola di filosofia di Trieste, su scuolafilosofia Laboratorio di filosofia contemporanea, su filolab. TriesteFacoltà di lettere e filosofia, su www2.units. Vicino Lontano, su vicinolontano. Pier Aldo Rovatti: il pensiero debole, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai.

 

ROVELLA (Palazzolo Acreide). Filosofo. Apparteneva ad una famiglia contadina di solida fede cristiana. Tre fratelli ed una sorella erano sopravvissuti a 12 gravidanze. Dopo la scuola elementare frequentò la scuola media ad Ispica, in provincia di Ragusa, nel convento dei cappuccini, alla scuola dello zio cappuccino. Questa esperienza lasciò tracce indelebili nella formazione e nello sviluppo intellettuale di Giuseppe che visse all'insegna della contraddizione nella ricerca della sua strada. Contraddizione che visse sempre in termini positivi, come caratteristica dell'uomo che pensa. A Catania si iscrisse in Lettere e Filosofia e fu tra gli alunni più stimati del prof. Cleto Carbonara che insegnava filosofia teoretica. Si laureò il 2 giugno 1948 con una tesi di estetica, sul rapporto fra contenuto e forma in arte. Gli interessi per l'estetica rimasero permanenti. Insegnò storia e filosofia nei licei, di Noto e Palazzolo, dove per un breve periodo, fu anche preside, incarico dal quale si dimise per tornare all'insegnamento. Morì nella sua casa natale.  Opere: Dopo alcune recensioni di filosofia nella rivista Sophia, rivista fondata da Ottaviano e due raccolte di poesie pubblicate da Gastaldi Editore Milano, il suo vero esordio fu L'uomo, una filosofia, opera di filosofia teoretica, pubblicata da Giannini Napoli, con prefazione di Carbonara. In quest'opera Rovella in un serrato confronto con i grandi della filosofa affronta, in termini critici, la metafisica ed espone il suo convincimento che la ricerca senza condizioni, attraverso l'intelligenza attiva e creatrice può aprire all'uomo orizzonti creativi, nuovi, seppur rischiosi. La metafisica, sostiene Rovella, imprigiona in schemi rigidi e vincolanti. Pervenire all'autocoscienza è il compito più degno del pensiero, che pur problematico in sé non rimane imprigionato nel problematicismo. Il rapporto con Spirito e Carbonara fu stimolo attivo e personale nella ricerca di Rovella.  Deneb, romanzo, fu pubblicato da Salvatore Sciascia CaltanissettaRoma con prefazione di Gallo. Si tratta di un romanzo filosofico che narra la pulsione verso l'oltre, attenuando, così, la precedente critica verso la metafisica e aprendo verso il mistero che, nel romanzo comporta il confronto con tre donne che rappresentano tre volti diversi della verità. La stella Deneb è metafora della pulsione verso l'alto. In quest'opera abbondano i riferimenti autobiografici da cui emerge l'attaccamento alla casa natia, che non abbandonerà finché visse, alla famiglia e soprattutto ad un modello di vita contadina morigerata e sobria. Lo stile narrativo è affabulante. L'autocoscienza e il "trionfo della morte" nell'ultima opera diGentile in Il pensiero di Gentile, Enciclopedia Italiana, Roma. Qui si esamina il momento finale della vicenda umana e filosofica di Gentile al cui pensiero il nostro fu sempre legato.  L'errore del cerchio, romanzo del 1979, che sarà pubblicato postumo dalla Provincia Regionale Siracusa, con prefazione di Emanuele Messina. Predomina il colloquio interiore, lo scavo nella coscienza e nella memoria. Procede come un giallo; un tema attraversa gli avvenimenti, la libertà e la necessità di un suo contenimento.  La Fattoria delle Querce, romanzo, edito da M. Selvaggio Caruso Editore Siracusa. Rovella considera questo romanzo l'espressione più piena del suo pensiero e della sua capacità di scrittura. È come un'epopea, quella della famiglia siciliana Capobianco, governata da una donna e sviluppata attraverso un intrigo di personaggi e di vicende collocate in un non luogo e in un non tempo. I discendenti Capobianco sono identici agli antenati, e la ricerca della genealogia è il problema più assillante per i personaggi. Il mito dell'eterno ritorno dell'identico fu caro al Rovella che rimase sempre legato ai miti. Fisiognomica, astrologia, venti, odori e turbamenti fanno di questo lavoro un esempio di scrittura immaginifica e personale. Scrittura di non di facile consumo. Rovella dice che con quest'opera ha tracciato una nuova “Imago Siciliae”. Nella stessa aura de La fattoria sono scritti i Racconti.  Rovella cambia di nuovo argomento, inizia quella che lui chiama la fase cristica. Scrive opere in cui la figura di Cristo e il rapporto fra le religioni sono il tema dominante.  L'ora del destino, dramma in due atti è pubblicato dall'Accademia Casentinese di Lettere, Arti, Scienze ed economia, Castello di Borgo alla Collina, Arezzo,  L'Ora in persona di una donna consola il Crocifisso che muore quando una congiuntura astrale perviene al suo compimento.  Vita di Gesù, pubblicato con Prospettive d'Arte Milano, con prefazione di Ronfani. Gesù è visto nella sua umanità, la narrazione segue lo sviluppo dei vangeli sinottici, con qualche incursione negli apocrifi. L'autore, che pur ne ha le competenze,si tiene lontano dalle problematiche gesuologiche e cristologiche. Vuole narrare un Gesù “così come parla al cuore”.  L'Angelo e il Re, con prefazione di Pazzi per i tipi di Palomar Bari.I nove mesi di gravidanza di Maria vergine sono narrati con un andamento che si mescola di esoterismo e sapienza umana. Maria spesso, nel mistero del suo concepimento, nella sua realtà quotidiana, vive le vicende del suo quartiere, con le sue amiche, con qualche momento di gioia esaltata e prorompente, con un tratto zingaresco. Rovella fu sempre attratto, nella sua narrativa da zingari e vagabondi di passaggio, come incarnazione di una libertà che abbiamo smarrita.  Le Madri Racconto, Utopia Edizione, Chiaramonte Gulfi, Vi si sente l'eco di J. Bachofen. Breve raro capolavoro, pieno di mistero e poesia, di un potere magico, come scrive Tosi.  Asvamedha pubblicato da Utopia Edizioni, Chiaramonte Gulfi, con prefazione di Monachino. Raccoglie racconti inediti.  Inizio d'amore pubblicato a cura dell'Istituto Studi Acrensi di Palazzolo Acreide. Raccoglie altri racconti che l'autore pubblicò in varie riviste letterarie nazionali, a cura dell'Istituto Studi Acrensi Palazzolo Acreide. I racconti, dice l'autore, vivono nell'aura dei romanzi di questo periodo.  La vigna di Nabot, dramma in quattro quadri  pubblicato nel  a cura dell'Associazione Amici di G. Rovella, Palazzolo Acreide. Narra le vicende di Nabot, personaggio biblico che incontriamo nel primo libro dei Re Cap. 21. La prepotenza dei potenti e la sacralità della terra dei padri sono il filo conduttore del dramma. Nabot muore per una questione di coerenza.   minima Ermanno Scuderi, La fattoria delle Querce, in Le Ragioni critiche, Giancarlo Menichelli in Esperienze letterarie,  Ruggero Jacobbi, Il miracolo Deneb, in Arenaria, Palermo, Vittorio Vettori, Il miracolo di Deneb e le profezie di Ruggero, Arenaria, Monachino Ester, Considerazioni su un romanzo di Rovella, in Le Ragioni critiche, Catania, Emanuele Messina, Dal bagolaro alla sequoia,, La vita e l'opera di Giuseppe Rovella, Emanuele Romeo editore, Siracusa, Emanuele Messina, Alle radici del pensiero di Giuseppe Rovella. La presenza dei suoi maestri, Emanuele Romeo.

 

ROVERE. (ssential Italian philosopherHis family originates in Albalonga, Savona, Liguria. Terenzio Mamiani. Terenzio Mamiani Terenzio Mamiani della Rovere. filosofo, politico e scrittore italiano. iTestimonio essendo il Pontefice [della insurrezione dell'Italia contro l'Austria] e d'altra parte abborrendo egli, pel suo ministero santissimo, dalle guerre e dal sangue ha pensato... d'interporsi fra i combattenti, e di fare intendere ai nemici della nostra comune patria, quanto crudele ed inutile impresa riesca ormai quella di contendere agli italiani le naturali frontiere... (9 giugno 1848; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli) Antonio Oroboni alla sua fidanzata Incipit Dallo Spielberg, ai 5 d'Aprile. Del soave amor tuo, nobile spirto | Ed infelice, io vissi altera e santa: | Di quel vivrò, giuro all'eterno Iddio, | Si che il dolor nol chiuda entro al sepolcro. | Tai celesti parole in picciol foglio | Vergate, o cara, ebb'io da te quel giorno | Che tramutai le dolci aure lombarde | Con queste ignote al Sol tombe di vivi.  Citazioni Io muojo, ed al suo fine affretta | questa lunga agonia che chiaman vita | qui per istrazio. Quando suonarne il certo annunzio udrai, | non pianger tu, non piangere, o diletto | spirto d'amor, ché del mio ben migliore | Lacrimar ti disdice. Il misero | che gemea quivi giù, poiché il dolore | soverchiò troppo, disperatamente | diè del capo nel sasso e del diffuso | Cerebro il tinse. d'ogni affetto umano affinatrice | fiamma è il dolore, e di virtù maestra | la morte. D'un nuovo diritto europeo Incipit Il giure civile di ciascun popolo ha nel testo delle leggi positive e speciali autorità sufficiente da soddisfare la giustizia ordinaria e da risolvere i dubii e acquetare le controversie intorno agli interessi e agli ufficii d'ogni privato cittadino. Di quindi nasce che possono alcuni curiali riuscire segnalati e famosi al mondo con la sola abilità del pronto ricordare, dell' acuto distinguere e dell'interpretare acconcio e discreto. Al giure delle genti occorre, invece, assai di frequente la discussione delle verità astratte. Perocché esso è indipendente e superiore all'autorità delle sopra citate leggi; si connette immediatamente al giure naturale che è al tutto razionale e speculativo; spesso gli è forza di riandar col pensiero sulle fondamenta medesime dell'ordine sociale umano, e spesso altresì non rinviene modo migliore per risolvere i dubii e acquetare le discrepanze tra popolo e popolo fuor che indagare i grandi pronunziati della ragione perpetua del diritto, chiariti, dedotti e applicati mercé della scienza. Citazioni Poco importa se i metafisici e i letterati si bisticciano; ma non va senza danno del genere umano il discordare e il traviare de' pubblicisti. E già si disse che il fine criterio degli uomini illuminati coglie il certo e il sodo della scienza, ma non la crea e non l'ordina. La demenza degli uonini fa talvolta scandalosa la verità; laonde ella ebbe a pronunziare di se medesima: non venni a recare la pace in mezzo di voi, sibbene la spada. (Lo Stato essere certa congregazione di famiglie la qual provvede con leggi e con tribunali al bene proprio e alla propria tutela; tanto che sieno competentemente adempiuti i fini generali della socialità e i particolari di essa congregazione. Lo Stato non esiste per la contiguità sola delle terre e delle abitazioni, ma per certo congiungimento e unità delle menti e degli animi. La libera città di Amburgo è così autonoma come l'impero di Moscovia. Il che riconosciuto e fermato, se ne ritrae ciò che pel diritto internazionale è primo principio ed assioma, non potersi da niuno e sotto niuna ragione arrogare la facoltà di offendere e menomare l'autonomia interna ed esterna di qualchesia Stato insino a tanto che questo non provoca gli altri ad assalirlo con giusta guerra; ed eziandio in tal caso è lecito di occupare temporalmente il suo territorio e dominare il suo popolo nei limiti della difesa e dell'equo rifacimento dei danni. Le varie provincie spagnuole o francesi e i tre regni britanni congiunti ed unificati per la conquista o l'eredità palesarono in lungo volgere d'anni la volontà loro ferma ed unanime di perseverare in quella identità e unità di vita sociale e politica. Per lo contrario, l'incorporamento delle provincie basche nell'unità politica degli Spagnuoli fu con violenza adempiuta e poi mantenuta. Voleva ragione e giustizia che per l'azione lenta del tempo e della civiltà riconoscessero quei popoli da se medesimi la utilità di vivere al tutto vita comune coi popoli iberici. Similmente, era iniqua la condizione degl'Irlandesi quando l'irosa Inghilterra per la diversità del culto li segregava dal godimento dei diritti politici. L'uomo individuo può nel servaggio e nelle catene serbare con isforzo la libertà dello spirito e compiere in altro modo e sotto altre condizioni certa eroica purgazione e certo mirabile perfezionamento della sua parte interiore e immortale. Ma ciò è impossibile ad un popolo intero, il quale nel servaggio di necessità si corrompe ed abbietta, e quindi Gian Vincenzo Gravina chiamò assai giustamente la libertà delle nazioni sacrosanta cosa e di giure divino. L'anima non è vendibile e non è nostra, dicevano i teologanti per dimostrare da più parti la iniquità del contratto. E neppure la libertà è vendibile; e se l'usarla e abusarla è nostro, non è tale la facoltà e il principio infuso da Dio con l'alito suo divino e che al dire di Omero vale una mezza anima. Lo Stato possiede onninamente se stesso; niuno fuori di lui può attribuirsene la padronanza. Quindi i popoli o vivono in se od in altri; cioè a dire, o provedono ai propri fini con leggi e ordini propri e componendo un individuo vero e perfetto della universa famiglia umana; ovvero entrano a parte d'altra maggior comunanza con ugualità di diritto e d'ufficio, come quelle riviere che ne' più larghi e reali fiumi confondono le acque e perdono il nome. Questa è la generale e astratta dottrina che danno la ragione e la scienza. Patria, impertanto, significa quella determinata contrada e quella peculiare congregazione di uomini a cui ciascuno degli abitanti e ciascuno dei congregati sentesi legato per tutti i doveri, gl'istinti, i diritti, le speranze e gli affetti del vivere comune. La patria considerata nella sua morale e profonda significazione è il compiuto sodamento di ciascuno verso di tutti e di tutti verso ciascuno. Se la patria non ha debito né possibilità di nudrire del suo ogni giorno tutti i suoi indigenti, spietata cosa sarebbe inibire a questi di procacciarsi altrove la sussistenza. Prediletta opera delle mani di Dio sono le nazioni. Qual nazione è pura, domandano essi, e tutta omogenea, e quale Stato in Europa non è straniero a qualche porzione de' sudditi proprii? L'Inghilterra pesa sul popolo Jonio, la Francia sull' Algerino, la Spagna sul Basco. Non nacquero forse Italiani i Corsi e Tedeschi i popoli dell'Alsazia? I Polacchi di Posen son forse Prussiani; e non è mezzo slava la Silesia? Chiameremo Russi i Lituani o i Finlandesi o gli abitanti di Riga e della Curlandia? E se tinti vediamo della medesima pece tutti i governi, se niuno, a rispetto del puro principio di nazionalità, è incolpevole, qual profitto si può dedurre d'una teorica non mai applicabile; ed anzi, come può essere teorica e vera, se i fatti in ogni luogo e tempo la contradicono? Lo Stato dipendente come si sia da un altro non è, a propriamente parlare, autonomo; e perciò, a rigore di definizione, neppure la denominazione di Stato gli si compete. I prìncipi non sono, del certo, scelti da Dio immediatamente, ma sono da Dio immediatamente investiti di loro sovranità. Il popolo indica l'uomo a cui vuole obbedire e in quell'uomo è subito la pienezza della sovranità che da Dio gli proviene. Perocché come da Dio è istituito il fine della socievole comunanza, così è istituito il mezzo nella autorità del comando.  È sicuro che nella lunghezza dei secoli le volontà e i giudizi umani si accostano all'assoluto del bene sociale, quanto che la via che viene trascorsa non procede diritta e spedita ma declina e torce continuo fra molti errori e molte misere concussioni. La libertà, essendo naturale ed essenziale agli uomini e necessaria concomitanza d'ogni bontà, è doveroso per tutti il serbarla integra nella sostanza; e perciò, né il privato individuo si può vendere ad altro privato, né tutto il corpo de' cittadini assoggettarsi pienamente e perpetuamente al dominio d'alcuno, sia forestiere o nativo. Poco o nessun valore ha il dissentimento dei piccioli e deboli, quando anche piglino ardire di esprimerlo; e chi investiga la Storia, ritrova che delle proteste loro giacciono grandi fasci dimenticati negli archivi delle Cancellerie. (p. 98) Dacché siete i più forti, correte poco rischio di vivere ex lege alla maniera dei Ciclopi. Ma confessare il diritto e contro il diritto procedere, non è conceduto a nessuno; e parlavano meglio quegli Ateniesi che alle querele dei Milesi rispondevano senza sturbarsi : il diritto è cosa pei deboli e non già pei forti e pei valorosi. Ogni popolo è autonomo; o con altri vocaboli, ogni Stato vero è libero ed inviolabile inverso tutti i popoli e tutti gli Stati. E patria nel significato morale e politico è sinonimo di Stato, in quanto questo compone uno stretto e nativo consorzio in cui ciascun cittadino ha debito e desiderio insieme di effettuare il grado massimo di unimento sociale e civile. S'incominci dall'avvisare chi sono costoro che si querelano dell'abusata libertà degli Stati e ne temono danni così spaventevoli. Costoro sono i medesimi da cui si alzano lagni e rimproveri cotidiani per qualunque libertà, eccetto la propria loro. Vogliono limitare la stampa, limitare la libera concorrenza, limitare i Parlamenti e in fine ogni cosa col pretesto volgare ed ovvio che i parlamenti, il commercio, la stampa abusano di loro facoltà e trasvanno più d'una volta e in più cose. La volontà umana, dite, è corrotta e inchinevole al male. Può darsi; ma privata di libertà so che depravasi molto di più e i padroni non meno che i servi. Non è lecito agli uomini di esercitare nessun diritto qualora difettino pienamente delle facoltà e dei mezzi correlativi. Perciò il fanciullo, il mentecatto, l'idiota cade naturalmente sotto l'altrui tutela, e per ciò medesimo la parte meno educata del volgo ed offesa di troppa ignoranza, o posta in condizione troppo servile, non ha nel generale facoltà e mezzi proporziod esercitare diritti politici. Dell'ottima congregazione umana Incipit Esaminato il fine del viver comune, fatta rassegna d'alcuni principii direttivi, più bisognevoli al nostro intento e poco o nulla noti agli antichi, segue senza più che noi trapassiamo a contemplare l'ottimo ordinamento civile. Della qual materia stragrande fermammo in principio del libro che sarebbero da noi segnate alquante linee soltanto, scegliendo quelle che più hanno riferimento con l'indole speciale de' tempi nostri. E pur questi pochi lineamenti noi cercheremo di descriverli, come suoi fare l'artista, secondo il concetto d'una bellezza ideale ricavata e desunta con fedeltà squisita dall'essere delle cose e figurandola in mente come e quale uscirebbe dalle mani della natura, quando non la perturbassero gli scorretti accidenti. Cosi noi delineeremo qnalche fattezza dell'incivilimento umano, contemplandolo nella natura primitiva ed universale dei popoli, ed avvisandoci di non iscambiare l'alterato e il mutabile col permanente ed inalterato; e per converso, di non dar nome d'errore emendabile e di accidente transitorio a ciò che appartiene alle condizioni salde e durevoli della comunanza civile. Chè nel primo difetto cadono i troppo retrivi ed i pusillanimi; nel secondo, i novatori audaci e leggeri. Citazioni Aristotile con molto senno incomincia dall'insegnar quello che spetta al buono stato della famiglia, perché della comunanza umana l'individuo compiuto non è lo scapolo, ma l'ammogliato con prole o vogliam dire la famiglia, rimossa la quale, come fu scritto nell'aforismo XIV, non rimane intermezzo alcuno che tempri l'amor proprio e la fiera e violenta natura nostra.  L'organizzazione tanto è più eccellente quanto meno cede alle esterne azioni ed impressioni ed anzi modifica con maggior efficacia ed appropria a sé quelle azioni.  È da confessare che un gran trovato fece lo spirito umano e giovevole soprammodo alla prosperità del viver sociale, quando mise in atto quello che fu domandato governo rappresentativo o parlamentare. Se dirai: carattere di nazione è la continuità e circoscrizione del suolo, i Tedeschi di qua del Reno sarebber Francesi, e non è Grecia l'Asia minore, e gli Ebrei non compongono nazione, e malamente la compongono le genti slave. Se dirai la lingua; i Baschi non sono spagnuoli, né francesi i Bretoni e quei dell' Alsazia, e non ha niente di nazione la Svizzera né l'Ungheria dove più lingue sono parlate. Se la religione; troppe smentite ci danno Germania, Inghilterra e gli Stati Uniti americani; d'altra parte, sotto il rispetto dell'unità religiosa, farebber nazione insieme Siciliani e Messicani, Irlandesi e Abissini. Se il governo; i Lombardi sono austriaci, sono turchi i Greci, francesi gli Arabi e via discorrendo. Se la letteratura e le arti ; non fanno nazione quei popoli a cui mancano lettere e arti proprie e le accattano dai forestieri, come usavano poco fa i Russi, i Boemi, gli Ungaresi ed altri, e tuttora non cessano. Se le origini e la schiatta; le colonie sono tal membro e così vivace del corpo della patria onde uscirono, da non potersene mai dispiccare, e la guerra americana fu dalla banda dei sollevati iniqua e parricida. Gran questione poi insorge sulle genti di confine, le quali compongonsi il più delle volte di schiatte anfibie, a cosi chiamarle. Quindi noi vogliamo, per via d'esempio, i Nizzardi essere italiani e i Francesi li fanno dei loro. Né minor controversia nasce circa cento popolazioni per la terra disseminate, che è impossibile di ben definire a qual generazione appartengano, né per sé bastano a far nazione, come Bosniaci, Bulgari, Albanesi, Illirii, Maltesi e innumerevoli altri.  La compagnia civile comincia là solamente dove gli animi si accostano, e sorge desiderio di regolato e comune operare. La Giustizia, secondo Omero, apre e chiude i congressi degli Dei, non quelli degli uomini. La voce nazione nel suo peculiare e pieno significato vuol dire unimento e società d'uomini che la natura stessa con le sue mani à fatta e costituita mediante la mescolanza del sangue e la singolarità delle condizioni interiori ed estrinseche; per talché quella società distinguesi da tutte le altre per tutti gli essenziali caratteri che possono diversificare le genti in fra loro, come la schiatta, la lingua, la religione, l'indole, il territorio, le tradizioni, le arti, i costumi. Nazione vuol significare certo novero di genti per comunanza di sangue, conformità di genio, medesimezza di linguaggio atte e preordinate alla massima unione sociale.  Gli Svizzeri varii di lingua, di schiatta, di religione e d'usanza sonosi costituiti artificialmente e politicamente in nazione, mediante una grande e maravigliosa unità morale che turbata e rotta alcune volte di dentro è sempre riuscita gagliarda di fuori a fronte degli stranieri.  I Greci ed i Musulmani dell'Asia Minore o d'altra contrada, i quali tuttoché nati e cresciuti nel suolo stesso, pur non si chiamano concittadini, e vivono e sempre vivranno stranieri l'uno accanto dell'altro. (Lo stipite umano è ordinato esso pure a spandere discosto da sé le propagini e i semi; e ogni germe nuovo dee nudrirsi del terreno ove cade, non del tronco da cui si origina. Sieno rese grazie publicamente da tutta l'Italia a voi, o Valdesi, che l'antica madre mai non avete voluto e potuto odiare e sconoscere insino al giorno glorioso che fu da Dio coronata la vostra costanza, e un patto comune di libertà vi riconciliava con gli emendati persecutori.  S'io credessi quelle armi che assiepano il Foro, dicea Cicerone, starsene qui a minacciare e non a proteggere, cederei al tempo e mi terrei silenzioso. Ma il fatto fu che quelle armi nel Foro inducevano per se sole una fiera minaccia, tanto ch'egli parlò poco e male, e la paura ammazzò l'eloquenza. Dal riscontro, per tanto, di tutte le storie, senza timore mai d'eccezione, e più ancora dalla ripugnanza intima di certi termini, quali sono felicità a servitù, spontaneità e costrizione, ricavasi questa assoluta sentenza che tra le nazioni civili il governo straniero non può vantarsi mai né della legittimità che abbiamo chiamata interiore, né della esteriore che emana dall'assentimento espresso o tacito delle popolazioni. Non può aver luogo prescrizione, dove i diritti innati o fondamentali dell'uomo ricevono sostanziale ingiuria ed offesa; e di si fatti è per appunto la indipendenza o dimezzata o distrutta. Ogni cosa nell'uomo è principiata dalla natura e poi dalla ragione e dall'arte è compiuta. Mario Pagano, ovvero, della immortalità Incipit Francesco Pignatelli — Giuseppe Poerio Pignatelli: Voi stesso l'avete udito? Poerio: E come nò, se rinchiuso era con lui in una prigione medesima? Pignatelli: E fu la vigilia della sua morte? Poerio: Appunto fu la vigilia. Sapete che valica la mezzanotte, una voce improvvisa e sepolcrale veramente rompevane il sonno chiamando forte per nome alcuno di noi; e quella chiamata voleva dire: vieni, ti aspetta il carnefice. La notte pertanto che seguitò quel mirabil discorso di Mario Pagano gli sgherri gridarono il nome suo, e fu menato al patibolo. Pignatelli: Stava per mezzo a voi quell'omerica figura del conte di Ruvo? Poerio: Nò, ma in Castello dell'Uovo insieme con altri uffiziali e con l'intrepido Mantonè. Nel Castel Nuovo e in quella carcere proprio dove era Francesco Mario Pagano, stava il fratel vostro maggiore, principe di Strangoli, stava io, il Conforti, Cirillo, Granali, Eusebio Palmieri, Vincenzo Russo e due giovinetti amorevoli e cari, cioè l'ultimo figliuolo dello Spanò ed un marchese di Genzano, bello come l'Appollino e di cui sentiva il Pagano particolare compassione.  Citazioni Poerio: V'à una cagione suprema di tutte le cose, cagione assoluta e però insofferente di limiti e incapace d'aumento e di defficienza. Ma se niun difetto può stare in lei, ella è il bene infinito e comprende infinitamente ogni specie di bene. Ciò posto, la cagione suprema è altresì infinita bontà che raggia il bene fuor di sé stessa e ne riempie la creazione ed ogni ente se ne satura, a dir così, per quanto fu fatto capace. Tale contenenza di bene è poi sempre difettiva perché sempre è finita. Di quindi si origina il male. Non si chieda dunque perché Dio è permettitore del male, ma chiedasi in quella vece perché piacque a Dio, oltre all'infinito, che sussistesse pure il finito. (p. 16) Poerio: Se il vivere nostro presente fosse condito di molto diletto e noi incapaci di conoscere e desiderare con ismania istintiva l'eternità, forse potrebbesi giudicare senza paradosso aver noi sortito quella porzioncella sola e frammento di beatitudine, brevissima ma sincera e inconsapevole della propria caducità. (p. 17) Poerio: Col presupposto della immortalità, bene avvertiva il Bruno, alcun desiderio naturale non è indarno e alcuna lacrima non cade senza conforto. Con la immortalità non è affetto generoso perduto, non ferita dell'animo a cui non si apparecchi altrove copioso balsamo. Per entro il corso interminato e magnifico de'nostri destini, ogni male vien riparato, ogni speranza risorge, ogni bellezza rifiorisce, ogni felicità si rinnova e giganteggia ne'secoli. (p. 18) Poerio: Quando fosse possibile strappare dal cuor dell'uomo il concetto e la speranza della immortalità, il consorzio civile medesimo pericolerebbe di sciogliersi e i piaceri e le utilità stesse della vita presente verrebbero gran parte impedite o affatto levate di mezzo. (p. 18) Prose letterarie Avvertenza I dotti e i legisti barbareggiavano sempre peggio, e pareva in loro una sorta di necessità tramutata in diritto, e niun discepolo mai se ne querelava; e le lettere cadevano in tale grettezza, che nelle prose del Giordani si appuntavano parecchie mende di stile, ma nessuno accusava la tenuità dei concetti e la critica angusta e slombata. Il Colletta era stimato dai più uno storico sovrano e poco meno che un Tacito redivivo, ed altri istituivano paragone tra il Guicciardini e il Botta, tra il Goldoni ed Alberto Nota. Tale il gusto e il criterio comune. Pochi grandi intelletti non mancavano neppure a quei giorni. Basti ricordare Bartolini nella scultura; Leopardi e Niccolini nella poetica; Rossini, Bellini, Donizetti nella musica. In Italia scemando il sapere e la potenza meditativa, crebbe l'amore spasimato ed irragionevole della bellezza dell'abito esterno, lasciando a digiuno la mente e poco nudriti e mal governati gli affetti. Letteratura vasta, soda e ben definita, e parimente larghe scuole e ben tratteggiate e scolpite mancano alla patria nostra da quasi tre secoli e piuttosto ne abbiamo avuto cenni e frammenti, e ogni cosa a pezzi, a sbalzi e a modo d'assaggio. Miei degni signori, il cibo che v'apparecchio è scarso, scondito e di povera mensa, ma è letteratura e non metafisica. Non appena l'esilio mi astrinse a lasciare l'Italia e fui spettatore d'altro ordine di civiltà e uditore d'altri maestri, subito mi si aprì dentro l'animo l'occhio doloroso della coscienza, ed ebbi della mia ignoranza una paura ed una vergogna da non credere. Per giudicare alla prima prima che tutto è vecchio e trito in un libro convien sapere dell'autore se nel generale à l'abito di pensar di suo capo. IX. Ed egli evoca nuovi spiriti di più sublime natura, i quali entrano a uno a uno dentro la torre. Spirito del mare. Che vuoi ? Barone. Sapere l'essenza del bene e la fonte della felicità. Spirito del mare. Perché lo chiedi al mare ? Barone. Perché tu sai o puoi sapere ogni cosa; tu nei silenzj della notte tieni misteriosi colloquj con la luna e con le stelle che in te si riflettono ; e tu pur ricevi nell ' ampio tuo seno i fiumi tutti del mondo, i quali ti raccontano le geste antiche dei popoli e le più antiche vicende dei continenti per mezzo a cui essi fluiscono senza posa. Spirito del mare. lo non so nulla (sparisce). Barone. Che tu venga malmenato in eterno dallo spirito delle procelle, e che i tuoi membri immortali sieno rotti e squarciati mai sempre dalle taglienti creste degli ardui scogli.  La coda del cavallo bianco dell' Apocalisse. Che vuoi ? Barone. Sapere in che consiste il bene, e dove è la fonte della felicità. La coda. Perché lo chiedi a me ? Barone. Tu sai la fine ultima delle cose, e tu comparirai poco innanzi della consumazione del secolo. La coda. Quando io comparirò, io ondeggerò nelle sfere, simile alla caduta del Niagara e più tremenda della coda delle comete. Ogni mio crine rinserra un destino ; e ogni mio moto è un cenno di oracolo ; ò trascorsi tutti i cieli di Tolomeo e i cieli di Galileo e i cieli di Herschel; ò lambita con la mia criniera la faccia delle stelle, e l'ò distesa sulle penne de' turbini; molte cose ò conosciute, ma non quel che tu cerchi: io non so nulla (sparisce). Prefazione alla scelta dei poeti italiani dell'età media Dagli Arabi si travasò il mal gusto ne' Catalani e ne' Provenzali, e una vena non troppo scarsa ne fu derivata ne' primi nostri verseggiatori. Dante egli pure non se ne astenne affatto; e noi peniamo a credere che a quel genio sovrano venisse scritta la canzone lambiccatissima della Pietra. (II) Sa ognuno che nel seicento, con lo scadere dell' arte, ricomparvero quelle freddure e mattie, e ogni cosa fu piena di acrostici, d'anagrammi, d'allitterazioni e altrettali sciempiezze. Ma per buona ventura cotesta sorta vanissima di pedanteria non sembra ai moderni pericolosa; e dico ai moderni italiani, perché appresso gli stranieri non ne mancano esempj ; e molti anno letto in un vivente poeta francese di gran nomea certi capricci di metri e di rime i quali dimostrano come in lui siensi venuti rinnovando tutti gli umori e le vertigini dei seicentisti. E nemmanco ci pare immune dalle stranezze di cui parliamo quel concepimento del Goethe di ordire la tragedia del Fausto con questa singolar legge che ogni scena fosse dettata in metro diverso ed una altresì in nuda prosa, onde potesse affermarsi che niuna maniera del verseggiare ed anzi dello scrivere umano (per quanto ne è capace il tedesco idioma) mancasse a quel dramma ; nuova maniera e poco assai naturale e graziosa di porgere idea e figura del panteismo. (II) Non può né deve il poeta scompagnarsi mai troppo dalle opinioni e dai sentimenti comuni dell'età sua; chè da questi principalmente è suscitato l'estro di lui, con questi accende e innamora le moltitudini. D'ogni altro pensiero ed affetto, ove li possieda e li senta egli solo, avrà pochi intenditori, pochissimi lodatori ; e la favella delle Muse langue e muor sulle labbra se non suona ad orecchie benevole e a cuori profondamente commossi. In Inghilterra il Milton fierissimo repubblicano e segretario eloquente del gran Cromvello, à quasi sempre poetato di cose mistiche e teologiche e nulla v'à di politico, nulla d'inglese e di patrio, né nel Paradiso perduto, né in altri suoi canti. (VI) Riuscirà sempre a gloria grande e invidiata d'Italia che la Gerusalemme del Tasso compaja tanto più bella e mirabile quanto più in lei si contempla e considera intentivamente la perfezione del tutto. Certo, il Valvasone è meno forbito ed armonioso del Tansillo, meno fluido del Tasso seniore, meno corretto, proprio e limato de' più corretti e limati rimatori toscani; ma non per ciò si capisce come questa minor perfezione di forma, abbia potuto oscurare nel giudicio de' raccoglitori e de' critici il gran merito dell'invenzione. Che il Milton siasi giovato dell' Angeleide non so, quantunque fra i due poemi si vengan trovando molti e singolari riscontri che non è facile a credere casuali; ma questo io so bene che a rispetto della guerra degli angeli episodicamente introdotta nel Paradiso perduto, il Valvasone non perde nulla ad esser letto dopo l'Inglese e con quello essere paragonato; il che non avviene del sicuro né per l' Adamo dell'Andreini né per la Strage degl'Innocenti del cavaliere Marino, due componimenti che dicesi aver suggerito a Milton parecchi pensieri e l'ideal grandezza del suo Lucifero. L'ingegno poetico, in versificare ciascuno di quei subbietti, tende a spiegare una novità, un' altezza e una leggiadria suprema di concetto, di sentimento, di fantasia e di stile. Dove mancasse l'una di tali eccellenze, l'arte sarebbe difettosa e quindi increscevole. (IX) Ci venne osservato (cosa che per addietro non ben sapevamo) la critica letteraria incominciata in Italia con Dante essere morta col Tasso e gli amici suoi; e come cadde con quel mirabile intelletto la nostra primazia nel ministero delle Muse, così venne meno la filosofia estetica; e il nuovo dell' arte non fu capito, l'antico fu dalla pedanteria svisato e agghiadato. L'arte critica antica ebbe ultimi promulgatori due grandi ingegni, il Muratori e il Gravina. Della critica nata dipoi con le nuove speculazioni e con le nuove forme di poesia, non conosciamo in Italia alcun degno scrittore e rappresentatore. Dopo Omero nessun poeta, per mio giudicio, può alzarsi a competere con l'Alighieri, salvo Guglielmo Shakspeare, gloria massima dell'Inghilterra. E per fermo, ne' drammi di lui l'animo e la vita umana vengon ritratti così al vero e scandagliati e disaminati così nel profondo, che mai nol saranno di più. Ma le condizioni peculiari della drammatica e l'indole propria degl' ingegni settentrionali impedirono a Shakspeare di raggiungere quella perfetta unione sì delle diverse materie poetiche e sì di tutte l'eccellenze e prerogative onde facciamo discorso. E veramente nelle composizioni sue la religione si mostra sol di lontano e molto di rado; e tra le specie differenti e delicatissime d'amore ivi entro significate, manca quella eccelsa e spiritualissima di cui si scaldò l'amante di Beatrice. Il poeta è dall'ispirazione allacciato e padroneggiato sì forte, da non saper bene sottomettersi all'arte ed alla meditazione. Il troppo incivilirsi dei popoli aumentando di soverchio l'osservazione e la critica e affinandovisi l'arte ogni giorno di più per effetto medesimo dell' esercizio e dell' esperienza e per desiderio di novità, mena il poeta a scordar forse troppo l'aurea semplicità degli antichi, il sincero aspetto della natura e i veri e spontanei moti dell'animo. Il compiuto e l'ottimo della poesia consiste in racchiudere dentro ai poemi con vaga e proporzionata unità di composizione tutto quanto il visibile ed il pensabile umano per ciò che in ambedue è più bello e più commovente. Consiste inoltre nel figurare e ritrarre cotesto subbietto amplissimo e universale con la maggior novità e la maggiore sublimità e leggiadria di concepimento, di fantasia, d'affetto e d'elocuzione che sia fattibile di conseguire. Laonde poi il concepimento, così nel complesso come nelle sentenze particolari, dee riuscir succoso, vario ed inaspettato e pieno di recondita dottrina e saggezza; l'affetto dee correre, quanto è possibile, per tutti i gradi e le differenze, e toccare il sommo della tenerezza e commiserazione e il sommo della terribilità. Il Tasso, anima pia e generosa, ma in cui (non so dir come) nulla v'era di popolare. Quindi egli s'infervorò della maestà teocratica dei pontefici e aderì alla nuova cavalleria cortigiana e feudale; quindi pure accettò con zelo e con osservanza scrupolosa l' ortodossia cattolica, e nella vita intellettuale quanto nella civile, fu dall' autorità dei metodi e degli esempj signoreggiato. Da ciò prese nudrimento e moto il divino estro suo e uscirono le maraviglie della Gerusalemme. Nel Tasso poi sono tutti i pregi e tutta quanta la luce e magnificenza della poesia classica, e spiccano altresì in lui alcuni attributi speciali del genio italiano in ordine al bello. In perpetuo si ammirerà nella Liberata ciò che l'arte, i precetti, l'erudizione e la scienza possono fare, ajutati e avvivati da una stupenda natura poetica. L'Ariosto significò la commedia umana quale la veggiamo rappresentarsi nel mondo, laddove Dante fece primo subbietto suo il soprammondano, e in esso figurò e simboleggiò le cose terrene. E come il gran Fiorentino nelle fogge variatissime de' tormenti e delle espiazioni dipinse i variatissimi aspetti delle indoli e delle passioni, il simile adempiva l'Ariosto sotto il velo dei portenti magici e delle strane avventure. Ma certo qual narrazione di fatti umani riuscirà più vasta, più immaginosa e più moltiforme di quella dell' Orlando furioso? Quivi sono guerre tra più nazioni, nascimenti e ruine di molti regni, conflitto sanguinoso di religione e di culto, infinita diversità e singolarità di costumi, e tutto il Ponente e il Levante offrono larga scena e strepitoso teatro a cotali imprese e catastrofi. Quivi sono dipinte la vita privata e la pubblica, le corti e le capanne, i castelli ed i romitaggi; quivi s'intrecciano gradevolmente la cronica, la novella e la storia, e ciò che il dramma à di patetico, l'epopeia di maestoso, il romanzo di fantastico. Non credo che in veruna straniera letteratura possa come nella nostra volgare annoverarsi una sequela così sterminata di poemi eroici e di romanzeschi, parecchj de' quali brillerebbero di gran luce, ove fossero soli e non li soverchiasse la troppa chiarezza di Dante, dell'Ariosto e del Tasso. Né reputo presontuoso il dire che, per esempio, la Croce racquistata del Bracciolini o il Conquisto di Granata di Girolamo Graziane sostengono bene assai il paragone o con l'Araucana dell' Ercilla o coi medesimi Lusiadi [di Luís Vaz de Camões] ai quali ànno accresciuta non poca fama le sventure e le virtù del poeta ; e per simile, io giudico che l' Amadigi del Tasso il vecchio o l'Orlando innamorato del Berni, non temono di gareggiare con la Regina Fata di Spenser e con quanto di meglio in tal genere ànno prodotto l'altre nazioni. Ma non è da tacere che in quasi tutti questi nostri poemi riconoscesi agevolmente l'uno o l'altro dei tipi che nel Furioso e nella Gerusalemme ricevettero perfezione, ed a cui poca giunta di novità e poche profonde mutazioni si fecero dagl'ingegni posteriori; e ne' poemi eroici singolarmente a niuno è riuscito di ben cantare i difetti del Tasso, molti in quel cambio li esagerarono. Scusabile mi si fa il Marino e scusabili gl'Italiani, quand'io considero lo stato di lor nazione sotto il crudele dominio degli Spagnuoli, e fieramente mi sdegno con questi medesimi che nella patria loro ancor sì potente e sì fortunata, plaudivano a que' delirj e incensavano il Gongora, meno ingegnoso assai del Marino e di lui più strano e affettato. In fine, gioverà il ricordare che all'Italia serva, scaduta e dilapidata, rimaneva pur tanto ancora di prevalenza intellettuale appresso l'altre nazioni che de' trionfi più insigni e delle lodi più sperticate del cavalier Marino furono autori i Francesi ; e per lungo tempo assai nessuno de' lor poeti seppe al tutto purgarsi della letteraria corruzione venuta d'oltre Alpe ; testimonio lo stesso Cornelio, alto e robustissimo ingegno, ma nel cui stile nondimeno avria dovuto il Boileau ritrovare assai spesso di quel medesimo talco del quale parevangli luccicare i versi del Tasso. Dal Marino incominciò a propagarsi nel mondo una poesia fantastica e meramente coloritrice, la quale cerca l'arte solo per l'arte, fassi specchio indifferente al falso ed al vero, alle cose buone ed alle malvage, alle vane e giocose come alle grandi e instruttive; sente tutti gli affetti e nessuno con profondità, e nell'essere suo naturale od abituale, canta di Adone, come di Erode e così delle favole greche come delle bibliche narrazioni.Dal cinquecento al secolo XVII] Fiorirono in tale intervallo tre ingegni eminenti che forse mantennero alla lirica nostra una spiccata maggioranza su quella d'altre nazioni. Ognuno, io penso, à nominato ad una con me il Chiabrera, il Filicaja ed il Guidi. Dal solo Chiabrera fu l'Italia regalata di tre nuove corone poetiche ; mercechè veramente nelle sue mani nacque e grandeggiò prima la canzone pindarica, poi la canzone anacreontica e infine il sermone oraziano ; né mal s' apporrebbe colui che attribuisse al Chiabrera eziandio la rinnovazione del Ditirambo. Il Filicaja venne a tempi ancora più disavventurati, e quando più non era possibile discoprire ne' suoi Fiorentini un segno e un vestigio pure dell'antica fierezza repubblicana. Ma il senso del bene morale e la pietà religiosa fervevano così profondi nell'animo suo che bastarono a farlo poeta. Mai né in questa nostra patria, né fuori sonosi udite canzoni così ben temperate di splendore pindarico e di maestà scritturale come quelle del Filicaja. Nel Guidi allato a concetti ed a sentimenti spesso comuni e rettorici, splende una forma non superabile di novità, di bellezza e magnificenza. Certo, se ad Alessandro Guidi fosse toccato di vivere in seno di una nazione forte e gloriosa, non ostante la poca fecondità e vastità di pensieri, io non so bene a qual grado di eccellenza non sarebbe salita la lirica sua; perché costui propriamente sortì da natura Yos magna sonaturum, e ce ne porge sicura caparra la sua canzone alla Fortuna. A me sonerà sempre caro ed insigne il nome di Alfonso Varano, perché da lui segnatamente, a quello che io giudico, s'iniziò il corso della poesia moderna italiana ; e forse la patria non gli si mostra ricordevole e grata quanto dovrebbe. Chi trovasse non poca similitudine tra la mente del Varano e quella del Young, credo che male non si apporrebbe. Anime pie e stoiche ambidue, e dischiuse non pertanto agli affetti gentili, diffondono ne' lor versi un religioso terrore e un' ascetica melanconia che nell'Inglese riescono cupi, inconsolati e monotoni, e nell'Italiano s'allegrano spesso alla vista del nostro bel sole, e dai pensieri del sepolcro volano con gran fede alla pace e serenità della gloria immortale. Varano poi insieme col Gozzi restituì alla Divina Commedia il debito culto; il Gozzi con li scritti polemici, egli con la virtù dell' esempio; ed ebbe arbitrio di dire a Dante ciò che questi a Virgilio : Tu séi lo mio maestro e il mio autore. Se non che il cantore delle Visioni chiuse e conchiuse l'intero universo nel sentimento della pietà e nei misteri del dogma, e non ben seppe imitare del suo modello la nervosa brevità e parsimonia, la varietà inesauribile e la peregrina eleganza. Citazioni su Terenzio Mamiani Se taluno dei suoi piuttosto scarsi scolari volle talora celebrare nel conte Terenzio Mamiani della Rovere. l'ultimo anello della catena che dal Galluppi si continuò in Rosmini e Gioberti, unanime fu il consenso dei suoi maggiori contemporanei e dei posteri nell'affermare il valore pressoché nullo della sua vasta produzione filosofica. (Eugenio Garin) Candido Mamini La teoria del Rosmini fu più scolastica, quella del Mamiani più civile; quella quasi sterile in politica, questa molto feconda, risolvendo i problemi più ardui e interessanti della vita sociale. Quella fu timida, questa coraggiosa; quella arrivò a rifiutare sul terreno pratico le-conseguenze de' suoi principii per un pregiudizioso rispetto di casta non evitando il disonore di una ritirata e la deformità del sofisma; questa per lo contrario tutta intrepida si sostenne colla gloria di una vittoria, colla dignità di una rigorosa coerenza, e colla bellezza di una vera argomentazione. Rosmini in un bel momento di sua ragione scrive stupende pagine sulla riforma del clero; poi ha la debolezza di ritirarle, impaurito dalle minaccia dell'Indice; Mamiani è oggi quel che era ne' primi giorni della sua vita pubblica, e non sa temere altro autorevole indice che quello del buon senso. Nel suo ultimo libro, intitolalo Di un nuovo diritto europeo, si ammira il coraggio della coscienza di un filosofo, e la prudenza d'un uomo di Stato. Riguardo poi ai pregi della forma, Rosmini fu semplicemente filosofo, Mamiani un filosofo-oratore; nel primo spicca la pura meditazione, nel secondo si unisce il genio che feconda il deserto delle speculazioni metafisiche, delle avanzate astrazioni. Nel primo vi ha una ricchezza povera, cioè una stiracchiatura di poche idee in molte parole, quasi diffidi della memoria, e dell'abilità del lettore; nel secondo vi ha una povertà ricca, cioè molte idee in poche parole; il che appaga l'amor proprio del lettore, e ne fa liete tutte le potenze della ritentiva e della ragione.  Terenzio Mamiani, Antonio Oroboni alla sua fidanzata, da un libro anonimo del 1929. Terenzio Mamiani, D'un nuovo diritto europeo, Tipografia Scolastica, Torino, 1861. Terenzio Mamiani, Dell'ottima congregazione umana e del principio di nazionalità, Rivista contemporanea,  2-3, Pelazza Tipografia Subalpina, Torino, Terenzio Mamiani, Mario Pagano, ovvero, della immortalità, Dai Torchi della Signora De Lacombe, Parigi, Terenzio Mamiani, Prose letterarie, G. Barbera Editore, Firenze. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e della Rovere," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

RUCELLAI. (Firenze). Filosofo.. Crusca. Stemma Rucellai  Fu idiscepolo di Galileo e in certa guisa il depositario e spositore delle opinioni metafìsiche professate dal suo maestro. Di più: Quell'Orazio Ricasoli Rucellai in cui la scuola di Galileo ebbe uno dei maggiori lumi.  Rucellai affermava di essere amico e confidente di Galilei ma ciò non corrisponde al vero. In verità si erano incontrati solo una volta quando era stato suo ospite, con altri, nella villa di Arcetri. Men che meno era stato suo studente. Quanto poi alla metafisica di Galileo, i Dialoghi Filosofici parlano da soli.  Quando cominciò a comporre i Dialoghi a Firenze presero persino a chiamarlo "il nostro sapientissimo Socrate". Ma anche questa era una bufala. Il fatto è che Rucellai, ogni volta che componeva un dialogo, amava recitarlo a casa sua davanti a un pubblico scelto di personaggi del bel mondo fiorentino. Che a casa Ricasoli-Rucellai, una delle più ricche di Firenze, mangiavano e bevevano gratis. Quindi più dialoghi recitava, più si gozzovigliava: per questo lo incitavano a continuare.  La verità è che Orazio Rucellai, in filosofia, non volle, non seguitò la ragione; chiudendo gli occhi alla scienza, in qualunque punto, non dice nero né bianco. Altro che discepolo di Galileo anche se a Firenze, a questa panzana, ci credevano in molti.  Non è un caso dunque se i Dialoghi furono pubblicati per la prima volta solo e non per meriti filosofici ma soltanto linguistici. Tali dialoghi vengon citati dal vocabolario della Crusca ed ottimo avviso sarebbe stato il farne spoglio abbondante perché la loro favella è veramente d'oro e, se lo stile procede talvolta prolisso, è sempre chiarissimo ed elegante e à [sic] gran ricchezza di voci e frasi convenienti agli studj speculativi.  Forse è proprio per la sua grande abilità nel farsi credere che, nel Granducato, la sua stella sembro' non tramontare mai. Fu ambasciatore toscano prima presso Ladislao IV di Polonia e poi alla corte dell'imperatore Ferdinando III. Venne nominato soprintendente della Biblioteca Laurenziana, successivamente gli fu affidata la direzione degli studi del principe Francesco Maria, e fu acclamato Priore dell'Accademia della Crusca con lo pseudonimo di Imperfetto. Strano perché lui, invece, era un perfetto: un perfetto bugiardo.  Opere:Descrizione della presa d'Argo e de gli amori di Linceo con Hipermestra, Opuscoli inediti di celebri autori toscani, Prose e rime inedite di Rucellai Tommaso Buonaventura, Saggio dei dialoghi filosofici d'Orazio Rucellai: testo di lingua; inedito, Saggio di lettere d'Orazio Rucellai Anton Maria Salvini, Degli officii per la società umana; dialogo filosofico inedito d'Orazio Rucellai, Della provvidenza: dialoghi filosofici, Della morale; dialogo filosofico inedito d'Orazio Ricasoli-Rucellai, 1Prose e rime inedite d'Orazio Rucellai Tommaso Buonaventura.  Terenzio Mamiani della Rovere, Dialoghi di scienza prima, Parigi, Cesare Guasti, I dialoghi di Torquato Tasso, Firenze, Antonio Maria Salvini, Saggio di lettere d'Orazio Rvcellai e di testimonianze autorevoli in lode e difesa dell'Accademia della Crusca, Firenze, Antonio Maria Salvini, Rivista universale: pubblicazione periodica,  18, Firenze, Terenzio Mamiani della Rovere,  Giovan Battista Clemente Nelli, Vita e commercio letterario di Galileo Galilei, Losanna, Augusto Alfani, Della Vita E Degli Scritti Di Orazio Ricasoli Rucellai: Studio Critico, Firenze, Terenzio Mamiani della Rovere, Dialoghi di scienza prima, Parigi, Cesare Guasti, I dialoghi di Torquato Tasso, Firenze, Antonio Maria Salvini, Saggio di lettere d'Orazio Rvcellai e di testimonianze autorevoli in lode e difesa dell'Accademia della Crusca, Firenze, Rivista universale: pubblicazione periodica,  Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena, Galileo Galilei. Orazio Ricasoli Rucellai, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.

 

RUFFOLO. (Cosenza). Filosofo. Nipote del pianista e compositore Alfonso Rendano e fratello del designer Sergio Ruffolo e dell'economista e uomo politico Giorgio Ruffolo. Tornato a Roma dal fronte della Campagna Greco-Albanese della Seconda Guerra pluridecorato con 4 medaglie al valore per diverse intrepide azioni contro il nemico, in cui venne ferito con arma da fuoco trapassante il petto, organizzò in seno al Ministero dell'Interno una cellula di resistenza partigiana, che gli valse l'attestazione di Partigiano combattente e una medaglia di bronzo al valore Partigiano.  Per via della delazione di un componente del gruppo di Resistenza del fratello Sergio, fu arrestato insieme al fratello, all'alba dell'8 maggio dalla Banda Pollastrini-Koch e incarcerato dapprima alla Pensione Jaccarino in via Romagna, poi trasferito verso metà maggio 1944, in Regina Coeli insieme al fratello Sergio, dove ebbero a condividere la cella con Pintor e Salinari discutendo del dopo liberazione.  Trasferito sempre insieme al fratello Sergio, a via Tasso fu interrogato da Herbert Kappler e separato dal fratello. L'iniziale sentenza di morte venne commutata in deportazione. La mattina del 4 giugno, qualche ora prima dell'ingresso degli alleati in Roma, all'abbandono di Roma da parte dei Tedeschi, fu fatto uscire dal carcere insieme a un centinaio di prigionieri, per essere avviato su uno dei 3 torpedoni in attesa a Piazza San Giovanni per essere deportato in Germania. Il quarto torpedone fu invece quello destinato all'eccidio di La Storta dove venne ucciso Bruno Buozzi. A questo proposito riferisce nel suo resconto, che quella mattina del 4 giugno, le SS gli impedirono il suo proposito di salire proprio su quel 4° torpedone, scostato dagli altri, avvalorando la tesi che l'eccidio era premeditato e non una reazione impulsiva del comandante. Quindi costretto a salire su uno dei restanti 3 torpedoni, Nicola Ruffolo si gettò da uno di essi, mentre il convoglio era in marcia, nella notte tra il 4 e il 5 giugno. Riuscì a far perdere le tracce e a liberarsi nonostante le SS avessero fermato il convoglio e lo avessero inseguito nella campagna nei pressi di Ficulle .  Di tale arresto e prigionia è dato conto in un suo racconto "Roma storia della mia cattura e fuga dalle SS" pubblicato nel  su ilmiolibro a cura del figlio Andrea Ruffolo.  Al termine della guerra, avviò la carriera di Notaio a Grosseto. Fu uomo colto, conversatore brillante con battute spesso umoristiche. Fu operato alle corde vocali per un tumore e si trasferì con la famiglia a Roma.  In occasione della trasmissione RAI "Testimoni oculari" di Sergio Zavoli, circa la detenzione a Via Tasso, venne intervistato il fratello Sergio. La sua condizione di laringectomizzato per il tumore alle corde vocali, fu probabile causa della mancata intervista.  Tuttavia egli non è citato nella trasmissione, in quanto il fratello Sergio omise di nominarlo nell'intervista, causando uno spiacevole dissapore familiare, tenuto conto delle drammatiche e indimenticabili circostanze di quei momenti vissuti insieme.  Fu amico e intrattenne corrispondenza tra gli altri, con Ruggero Orlando, Carlo Levi, Ludovico Ragghianti, Iolena Baldini (giornalista di Paese Sera come Berenice), Antonello Trombadori, Franca Valeri, Marcello Morante ( fratello di Elsa), Carlo Cassola, il giornalista dell'Unità Mario Melloni ( Fortebraccio) per idee e per la comune patologia tumorale, Antonio del Guercio, Angelo Maria Ripellino, Francesco Gabrielli, Mario Rigoni Stern.  Notevole la mole dei suoi scritti rimasti inediti e il cui interesse di pensiero, investe gli argomenti più disparati .  Nicola Ruffolo è stato uno scrittore e filosofo italiano, vincitore del premio Presidenza del Consiglio dei Ministri con l'opera poetico filosofica 'La Cosmologica'.  Fondatore del pensiero metafisico possibilista basato sulle nuove teorie della relatività generale di Albert Einstein e della fisica dei quanti di Niels Bohr.  Tra le sue opere letterarie pubblicate: "America... come pretesto" con la prefazione di Ruggero Orlando, "Il possibilismo" con la prefazione di Walter Mauro, "Guazzabuglio" con prefazione dell'orientalista Francesco Gabrieli e illustrazioni di Andrea Ruffolo. Quadri di una esposizione, Roma, Barone, Cosmologica, Roma, A. Signorelli, Guazzabuglio, Roma, Remo Croce, Il possibilismo: suggerimento filosofico eutimistico-terapeutico, Roma, C. Mancosu, Oltre le ali di Icaro, Roma, C. Mancosu, America... come pretesto, Roma, Il ventaglio, Roma 1944: storia della mia cattura e fuga dai nazisti, ilmiolibro, ristampato da Feltrinelli nel  con revisione -- Andrea Ruffolo Premi e riconoscimenti premio Nazionale Presidenza del Consiglio dei Ministri con l'opera poetico filosofica La Cosmologica Note  Roma, Storia della mia cattura e fuga | LaFeltrinelli.

 

RUGGIERO. (Napoli). Filosofo. Figlio di Eugenio De Ruggiero e di Filomena d'Aiello, si laureò a Napoli. Egli era particolarmente versato per gli studi filosofici e poté collaborare in riviste specializzate come «La Cultura», la «Rivista di filosofia» e «La Critica» di Croce, il quale favorì la pubblicazione del suo primo lavoro d'impegno, La filosofia contemporanea. Collaboratore del Resto del Carlino di Mario Missiroli e della «Voce» di Prezzolini, pubblicò in volume la Critica del concetto di cultura, cui Croce rimproverò la mancata distinzione tra cultura e falsa cultura. In filosofia, fu sempre idealista, senza aderire né allo storicismo crociano né all'attualismo di Gentile, e in politica fu liberale, pur non risparmiando critiche alla classe politica espressa dal Partito liberale.  Tenne l'insegnamento prima a Messina, quindi a Roma. Avendo aderito all'idealismo con Gentile e Croce, la sua rivendicazione insieme a quest'ultimo dei valori del liberalismo lo rese un esponente di spicco dell'opposizione al fascismo nell'ambito intellettuale. Aderì all'Unione Nazionale di Giovanni Amendola; Fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Croce. Per non perdere la cattedra universitaria prestò il giuramento di fedeltà al fascismo ma ciò non gli impedì di essere destituito dall'insegnamento alcuni anni dopo e poi arrestato. Fu liberato alla caduta del fascismo. In seguito fu rettore dell'Roma. Il suo impegno politico si manifestò nel Partito d'Azione, del quale fu tra i primi ad aderire. Ricoprì l'incarico di Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Bonomi II  e successivamente fu nominato deputato della Consulta Nazionale. Fu autore, tra le altre opere, di una imponente Storia della filosofia  e di una Storia del liberalismo europeo,  entrambe presso Laterza.  È stato anche presidente generale del Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani.  In seguito alla sua morte avvenuta a Roma, le spoglie mortali furono portate e tuttora riposano nella cappella gentilizia di Brusciano (Napoli), luogo d'origine della famiglia, sulla sua tomba è ancora possibile leggere l'epitaffio scritto da Croce:  «Dalla cattedra e con gli scritti indagò nella storia del pensiero la potenza di libertà costruttrice del mondo degli uomini, e, auspicando in tempi oscuri il ritorno alla ragione fu alle nuove generazioni d'Italia maestro ed apostolo di fede nell'umanità.»  Opere: Storia della filosofia,” “La filosofia greca'” Bari, Laterza, La filosofia del Cristianesimo, Bari, Laterza, Rinascimento, riforma e controriforma, Bari, Laterza, La filosofia moderna.L'età cartesiana, Bari, Laterza,  L'età dell'Illuminismo, Bari, Laterza,  Da Vico a Kant, Bari, Laterza, L'età del Romanticismo, Bari, Laterza,  Hegel, Bari, Laterza, La filosofia contemporanea, Bari, Laterza, Critica del concetto di cultura, Catania, Battia (check) La filosofia contemporanea, edizione, Bari, Laterza,  Il pensiero politico meridionale nel secolo XVIII e XIX, Bari, Laterza, L'impero britannico dopo la guerra, Firenze, Vallecchi, Storia del liberalismo europeo, Bari, Laterza, La filosofia contemporanea, Bari, Laterza, Filosofi del Novecento, Bari, Laterza,  L'esistenzialismo, Bari, Laterza,  Scritti politici, R. De Felice, Bologna, Cappelli,  Lezioni sulla libertà, F. Mancuso, Napoli, Guida Editore, Carteggio Croce-De Ruggiero, A. Schinaia e N. Ruggiero, Bologna, Il Mulino, Note  B. Croce, La Critica, Simonetta Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce, in La Repubblica, Clementina Gily Reda, Guido De Ruggiero: un ritratto filosofico, Napoli, Società editrice napoletana, Maria Luisa Cicalese, L'impegno di un liberale. Guido De Ruggiero tra filosofia e politica, Firenze, Le Monnier, Deputati della Consulta Nazionale Italiana Guido De Ruggiero, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Guido De Ruggiero / Guido De Ruggiero (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Guido De Ruggiero, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Guido De Ruggiero, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Guido De Ruggiero, su Liber Liber.  Opere di Guido De Ruggiero, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Guido De Ruggiero, .  Guido De Ruggiero, su storia.camera, Camera dei deputati.  M. Griffo, Guido De Ruggiero, la coscienza critica del liberalismo, su loccidentale.  V. Sgambati, Guido de Ruggiero tra pensiero e azione, tra ethos e pathos, su lacropoli.  l'11 maggio  4 marzo ). PredecessoreRettore dell'Università "La Sapienza"SuccessoreSapienza stemma.png Pietro De Francisci Giuseppe Carania

 

RUSCA. (Venezia). Filosofo. Figlio di Giovanni Rusca, nativo di Lugano che si era trasferito nella città lagunare, cugino di Girolamo Rusca, padre domenicano e vescovo di Cattaro e Capodistria, appartenenti all'antica famiglia comasca dei Rusca. Altre fonti lo indicano di «famiglia padovana», riferendosi probabilmente alla sua carriera religiosa. Entrò infatti a far parte dei frati francescani conventuali, sebbene non del convento padovano ma di quello veneziano dei frari, conseguì la laurea in teologia e in filosofia e servì come vicario generale di Padova della Congregazione del Sant'Uffizio. Ricoprì quindi il ruolo di Inquisitore di Adria-Rovigo, e in questo periodo diede alle stampe l'opera Syllogistica methodus, dedicata a Pietro Ottobono, e fece stampare diverse opere di Matteo Ferchio (il De caelesti substantia, il De fabulis palaestini stagni ad aures Aristotelis peripateticorum principis e l' Epitome theologica).   Lo stemma araldico della famiglia Rusca, il cui scudo fu anche utilizzato da Pietro Martire Rusca per il suo stemma episcopale. Vescovo di Caorle Il 10 gennaio 1656, papa Alessandro VII nomina il Rusca vescovo di Caorle, sebbene il Gauchat collochi la nomina il 14 febbraio dello stesso anno. Fu consacrato il successivo 20 febbraio dal cardinale Marcantonio Bragadin.  In qualità di vescovo di Caorle, fu uno dei presuli che più si spese per le necessità della sua diocesi. È infatti ricordato per gli imponenti restauri della cattedrale che volle fossero eseguiti per salvare l'edificio dall'imminente rovina. Durante questi restauri ricoprì il soffitto della cattedrale con stucchi e diede all'edificio una struttura barocca. Quindi, non esistendo notizia storica della data della precedente consacrazione della cattedrale, provvide a riconsacrarla, apponendo alle pareti dodici croci in cotto, tuttora conservate. Inoltre fece completare la realizzazione dei nuovi reliquiari per le insigne reliquie dei santi patroni (Santo Stefano protomartire, Santa Margherita di Antiochia e San Gilberto di Sempringham), fatti iniziare dal predecessore Giorgio Darmini, e provvide al rinforzo della struttura del campanile. Al completamento di tutti i lavori, nel 1665, volle che alle solenni celebrazioni presenziassero musici provenienti da Venezia. A memoria di tutto ciò, resta la lapide, ora affisse alla parete sinistra del duomo (un tempo posta sopra il portone d'ingresso), che recita:  «D.O.M. LÆVITÆ STEPHANO PROTOMARTYRI FR·PETRVS MARTYR RVSCA EPVSCONSECRAVITMARINO VIZZAMANO PRÆTORE M·D·C·L·XV·III CAL SEP·»  (A Dio ottimo massimoal levita Stefano protomartirefra' Pietro Martire Rusca vescovoconsacròessendo podestà Marino Vizzamano1665, 3 (giorni alle) calende di settembre.) L'interpretazione della data è da sempre stata dubbia; alcuni infatti ritengono che si riferisca al 1º settembre, attaccando il III all'anno, che così diverrebbe il 1668. Tuttavia la versione oggi comunemente accettata è quella riportata sopra, cosicché il giorno della dedicazione della chiesa è celebrato il 30 agosto. Questa è anche la versione esplicitamente riportata dal Gams.  Il vescovo Rusca è anche ricordato per la sua premura nel risollevare le sorti economiche della diocesi. Ripristinò la mensa episcopale e provvide al sostentamento dei sacerdoti istituendone la confraternita. Inoltre, come si evince dai suoi atti, si adoperò per correggere i comportamenti dei fedeli e dei sacerdoti stessi. Fece erigere nella cattedrale un altare dedicato a Sant'Antonio di Padova, in seguito ricostruito dal vescovo Francesco Trevisan Suarez, poi asportato all'inizio del 1900 ed oggi conservato nel Santuario della Madonna di Monte Santo di Gorizia. In Duomo a Caorle resta la pala d'altare del Santo con la lapide, affissa alla parete destra dove sorgeva l'altare, che recita:  «ILL.MI ET RMI EPI CAPRVLEN. VNAM MISSAM LECTAM QVOTIDIE, ET DVAS CANTATAS QVOLIBET MENSE AD HOC ALTARE S. ANTONII CELEBRARI CVRANTO TENENTVR VT IN ACTIS D. OCTAVII RODVLPHI NOT. VEN. DIEI XIV MENSIS IAN. MDCLXXI AB INCAR. FR. PETRVS MARTYR RVSCA EPVS CAPRVLEN. EREXIT VNIVIT DISPOSVIT»  (Illustrissimi e reverendissimi vescovi caprulensi, abbiate cura che una messa letta quotidiana e due cantate in qualsivoglia mese siano celebrate a questo altare di S. Antonio, ne sono tenuti come dagli atti del signor Ottavio Rodolfo notaio veneziano del giorno 14 mese di gennaio 1671 dall'Incarnazione. Fra' Pietro Martire Rusca vescovo di Caorle eresse, unì, dispose.) Sempre nello stesso anno consacrò la chiesa di Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia.  Morì nel convento dei Frari a Venezia, tra le lacrime di molti fedeli.  Genealogia episcopale Cardinale Guillaume d'Estouteville, O.S.B.Clun. Papa Sisto IV Papa Giulio II Cardinale Raffaele Riario Papa Leone X Papa Paolo III Cardinale Francesco Pisani Cardinale Alfonso Gesualdo Papa Clemente VIII Cardinale Pietro Aldobrandini Cardinale Laudivio Zacchia Cardinale Antonio Marcello Barberini, O.F.M.Cap. Cardinale Marcantonio Bragadin Pietro Martire Rusca, O.F.M.Conv. Bishop Pietro Martire Rusca O.F.M. Conv., su catholic-hierarchy.org.  Roberto Rusca, Il Rusco, overo dell'historia della famiglia Rusca, Nicola Giacinto Marta, Venezia, Bonaventura Perissuti, Notizie divote ed erudite intorno alla Vita ed all' insigne Basilica di S. Antonio di Padova, Padova,  Flaminio Corner, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello, Giovanni Manfrè, Padova, Giovanni Giacinto Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Romae 1806  Trino Bottani, Saggio di Storia della Città di Caorle, nella Tipografia di Pietro Bernardi, Venezia, Giovanni Musolino, Storia di Caorle, La Tipografica, Venezia, Paolo Francesco Gusso e Renata Candiago Gandolfo, Caorle Sacra, Marcianum Press, Venezia,    Ferdinando Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiæ, et insularum adjacentium, Venezia, apud Sebastianum Coleti, Patrick Gauchat, Hierarchia Catholica Medii Et Recentioris Aevi (Vol IV), Münster, Libraria Regensbergiana,  Riporta l'Ughelli che la data di costruzione è il 1038, ma non è riportato l'atto di consacrazione dell'edificio   Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig, Rusca (famiglia) Duomo di Caorle Diocesi di Caorle David M. Cheney, Pietro Martire Rusca,. Francesco Antonio Boscaroli

 

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RUSCONI. (Meda). Filosofo. Professore a Torino, laureato in filosofia, esordì come docente a Trento. Fu chiamato a Torino. Dopo una monografia dal titolo La teoria critica della società, si è dedicato soprattutto allo studio della società tedesca e della storia della Germania nel Novecento, in un continuo raffronto con la situazione italiana. Fu tra gli animatori della rivista Laboratorio politico. È stato direttore dell'Istituto storico italo-germanico di Trento.  Editorialista del quotidiano La Stampa, è stato anche Visiting Professor presso la Freie Universität di Berlino. È sposato con la sociologa Chiara Saraceno.  Opere: La crisi di Weimar. Crisi di sistema e sconfitta operaia, (Einaudi) Scambio, minaccia, decisione. Elementi di sociologia politica (Il Mulino) Capire la Germania. Un diario ragionato sulla questione tedesca (Il Mulino) Se cessiamo di essere una nazione (Il Mulino , in cui ripercorre il dibattito italiano e europeo sulla nazione e il suo rapporto con l'etnia -- osservando come da certi punti di vista la nazione italiana è plurietnica. Resistenza e postfascismo (Il Mulino), Come se Dio non ci fosse (Einaudi), Germania Italia Europa. Dallo Stato di potenza alla «potenza civile» (Einaudi) Cefalonia. Quando gli italiani si battono (Gli struzzi  Einaudi, L'azzardo (Il Mulino) Cavour e Bismarck. Due leader fra liberalismo e cesarismo (Il Mulino) Cosa resta dell'Occidente (Laterza ) Marlene e Leni. Seduzione, cinema e politica (Feltrinelli ) 1914: Attacco a occidente (Il Mulino ) openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Registrazioni di Gian Enrico Rusconi, su RadioRadicale, Radio Radicale.  Gian Enrico Rusconi, su treccani.

 

RUTA.  (Belmonte Castello). Filosofo. Visse a Napoli, dove conobbe e frequentò Croce, e dove lo troviamo docente presso l'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali. Ingegno versatile, ha lasciato opere di narrativa e di scienze politiche e sociali. Importante è stata anche la sua opera di traduttore di testi di Nietzsche e Treitschke. Fu collaboratore del quotidiano napoletano Il Mattino. Sviluppò teorie politiche in armonia con l'ideologia del regime fascista.  Opere: “Il gusto d'amare, Nuova ed. Millennium,  Insaniapoli, Nuova ed. Edizioni Campus, Il segreto di Partenope, Napoli, Nuova ed. Millennium, Visioni d'oriente e d'occidente: saggi di scienza della storia e della poesia , La psiche sociale. Milano-Palermo-Napoli, Sandron Editore, Il ritorno del genio: a proposito di una nuova edizione della "Scienza Nuova" di G.B. Vico. Bari, Politica e ideologia. Milano, Corbaccio, La necessità storica dell'Italia nuova, Napoli, Traduzioni  Otto Braun, Diario e lettere, traduzione e preparazione di E.R. Bari, Nietzsche, La nascita della tragedia ovvero Ellenismo e pessimismo, traduzione e prefazione di E.R. Bari, Heinrich von Treitschke, La Francia dal primo impero, traduzione di E.R. Bari, Heinrich von Treitschke, La politica, traduzione di E.R. Bari, Anche i filosofi si innamorano di Ezio Pelino, 6 marzo , sito "Cultura in Abruzzo".

 

SACCHI (Casa Matta di Siziano). Filosofo. La sua produzione fu molto abbondante e abbracciò i campi più diversi della filosofia. A differenza di altri poligrafi del tempo la sua scrittura era basata su una solida formazione e un sapere quasi enciclopedico, per cui i suoi scritti, pur influenzati -soprattutto nella forma- dalle mode culturali del tempo, mantengono anche oggi un indubbio valore. A Pavia condusse i suoi studi, che dapprincipio si indirizzarono alla filosofia. Tra i suoi maestri vi fu Romagnosi; fu corrispondente di Fauriel e Gioia. Si sposò con Erminia Rossi, di Milano, e l'anno successivo la coppia si trasferì nel capoluogo lombardo, dove però ben presto la sposa morì di parto, il che costituì per lui una perdita che lo afflisse per il resto dei suoi giorni. A riprova del grande affetto e dell'altrettanto grande dolore che egli nutrì per la moglie, oltre a ciò che scrive esplicitamente nella propria autobiografia:  "Morì con la forza d'animo d'un filosofo, colla soavità d'un angelo …Io l'amo ancora come se fosse viva, e l'amo a segno che qualche momento mi pare di vederla e di parlarle…", si può rilevare un personaggio di un suo racconto, in cui è facile scorgere un ritratto della sua dolce Erminia, morta appena un anno prima: «Era presente una zia, tutta buona, tutta soave, che amava tanto i fanciulli; e di recente sposa e contenta, solo desiderava che il cielo anche di questi la facesse beata a compenso delle afflizioni sostenute nella sua giovinezza; ma l’infelice avea un desiderio, del quale l’essere esaudita dovea riescirle mortale. Una lagrima intanto di compiacenza spuntava sul ciglio dello sposo, sventurato! e non sapeva essere foriera dell’interminato pianto che l’attendeva, quando in breve, perdendola, dovea rimanere il più misero dei viventi.»  (Defendente SACCHI, Cose inutili, Milano) L'attività editoriale Oltre ai romanzi ed alle monografie maggiori, innumerevoli sono gli articoli da lui pubblicati nelle più importanti riviste culturali del tempo: lo «Spettatore Italiano», la «Minerva Ticinese», gli «Annali universali di Statistica», la «Gazzetta Privilegiata di Milano», il «Pirata», il «Cosmorama pittorico», l'«Annotatore piemontese», la «Vespa», la «Farfalla», l'«Eco», «Il Barbiere di Siviglia», l'«Indicatore lombardo», il «Ricoglitore», la «Rivista Europea».  In particolare, dal 1835 fino alla morte fu direttore del «Cosmorama Pittorico»; inoltre era riconosciuto di fatto come l'animatore e il personaggio di spicco della «Gazzetta Privilegiata di Milano» (diretta da Angelo Lambertini).  La sua feconda attività e la sua facilità espositiva si spiegano anche col fatto che, per problemi fisici alla mano, era solito dettare i suoi testi.  Ritratto Un "Ritratto di Defendente Sacchi", opera di Pelagio Palagi, è conservato presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna. In esso l'autore ha alle spalle i volumi di quella che doveva essere la sua ricca biblioteca, a sottolineare l'attaccamento di Sacchi alle lettere e al sapere. L'immagine sembra confermare le impressioni sul suo aspetto fisico da parte di G.B. Cremonesi nell'introduzione ad una ristampa del 1841 di L'albero dei sospiri: "Era piccolo di persona e non bello di aspetto, benché i suoi lineamenti presentassero un non so che di piacevole nel tutt'insieme e di sereno" La sua ricca e documentata attività editoriale gli valse numerosi riconoscimenti (ad esempio, fu ammesso come socio nella "Reale Accademia delle Scienze di Torino"). A coronamento dei suoi interessi artistici, istituì a Pavia una Civica Scuola di Pittura.  La sua prematura scomparsa venne imputata alla gracilità del fisico, spesso malato e provato da dolori, cui si aggiungevano le pene per la perdita della moglie e della figlia ("La natura gli aveva data un costituzione gracile; l'applicazione e più sventure l'indebolirono. Tre anni e più fu egli travagliato da forti dolori" Cremonesi: Opere: Nella molteplicità della sua produzione, si segnalano in particolare:  “La Storia della filosofia greca,” La Collezione dei Classici Metafisici pubblicata insieme a Rolla e Germani, La Vita di Lorenzo Mascheroni, con la raccolta di alcuni suoi scritti inediti; Il romanzo storico I Lambertazzi e i Geremei, (di cui vennero fatte diverse edizioni); L'altro romanzo di successo, La pianta dei sospiri (due edizioni; tradotta anche in francese) Le Antichità romantiche d'Italia (cui collaborò anche il cugino Giuseppe Sacchi); La traduzione del Diritto pubblico universale, o sia Diritto di Natura e delle Genti di Giovanni Maria Lampredi  della "Biblioteca Scelta di opere tradotte dal latino") I Saggi su gli Uomini Utili e Benefattori del Genere Umano (nella stessa "Biblioteca scelta") I suoi biografi ricordano anche che egli si riproponeva di pubblicare un lavoro di grande respiro dal titolo I voti dell'Italia, il cui manoscritto però avrebbe egli stesso dato alle fiamme.   Su Defendente Sacchi Innocenzio De Cesare, Defendente Sacchi, in "L'Omnibus Pittoresco", Cenni di G. B. Cremonesi in: D. Sacchi La pianta dei sospiri, Milano, Silvestri, Autobiografia  (prefazione e commento di Maria Fanny Sacchi), Pavia, Bizzoni, Filosofo, critico, narratore (presentazione di Emilio Gabba e Dante Zanetti), Milano, Cisalpino,  ["Fonti e studi storia dell'Pavia" Storia della filosofia greca, Pavia, Capelli, Elogio di Condillac, Pavia, Bizzoni, Della filosofia di Socrate (dissertazione), Pavia, Bizzoni,  I trovatori e le galanterie nel Medio evo, Milano, Ripamonti Carpano, Oriele o Lettere di due amanti, Pavia, Bizzoni  (rist. Milano, Borroni e Scotti; Genova, Dario Rossi, orenzo Mascheroni, Poesie edite ed inedite ... Raccolte e pubblicate per cura di Defendente Sacchi, Pavia, Bizzoni, La pianta dei sospiri (romanzo), Lodi, Orcesi, Milano, Silvestri, facsimile del testo online dalla Biblioteca Braidense  Marcellina, ou l'Arbre des soupirs, roman traduit de l'italien, par M. Camille de Lagracinière, Paris, C. Béchet, Geltrude. Romanzo italiano con note storiche, Milano, Bettoni, Diritto pubblico universale di Gio. Maria Lampredi volgarizzato, Milano, Silvestri, Defendente Sacchi e Giuseppe Sacchi, "I fregi simbolici di San Michele in Pavia", Antichita romaniche d'Italia, e Giuseppe Sacchi, Antichità romantiche d'Italia epoca prima -seconda, Milano, Stella, e Giuseppe Sacchi, Della condizione economica, morale e politica degli italiani nei bassi tempi. Saggio primo intorno all'architettura simbolica, civile e militare, usata in Italia nei secoli 6°, 7° e 8° e intorno all'origine de' Longobardi, alla loro dominazione in Italia, alla divisione dei due popoli ed ai loro usi, culto e costumi, Milano, Stella,  Della condizione economica, morale e politica degli Italiani ne' tempi municipali. Sulle feste, e sull'origine, stato e decadenza de' municipii italiani nel Medioevo. Saggi due, Milano, Stella, Della condizione, economica, morale e politica degli Italiani nei tempi Municipali, Annali universali di statistica economia pubblica, storia, viaggi e commercio, Defendente Sacchi, Intorno all'indole della letteratura italiana nel sec. XIX, ossia della letteratura civile, con un'appendice intorno alla poesia eroica, sacra e alle belle arti. Saggio, Pavia, Luigi Landoni, Defendente Sacchi e Giuseppe Sacchi, Intorno alle dighe marmoree o murazzi alla laguna di Venezia ed alla istituzione del porto franco, Milano, Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell'Industria, Miscellanea di lettere ed arti, Pavia, Bizzoni, I Lambertazzi e i Geremei o le fazioni di Bologna nel secolo 13° : cronaca di un trovatore, Milano, Stella, L'arca di Sant'Agostino : monumento in marmo del secolo 14. ora esistente nella chiesa cattedrale di Pavia, colle illustrazionii, Pavia, Fusi e C., Varietà letterarie, o Saggi intorno alle costumanze, alle arti, agli uomini e alle donne illustri d'Italia del secolo presente, Milano, Stella, A Cesare Cantu : intorno alla pasta, alla smania musicale del secolo, a Volta e a' progetti pel monumento da erigersegli in Como ed a qualche buona o cattiva moda della capitale: lettera inutile, Milano, Stella, Cose inutili, Milano, Visaj, Teodote : storia del secolo VIII, Milano, Nervetti,  Le belle arti in Milano nell'anno 1832, Nuovo Raccoglitore, "Nuove questioni sull'architettura rituale in relazione alle opinioni del conte Cordero di San Quintino e dell'avvocato Robolini", in Annali Universali di Statistica, e Giuseppe Sacchi, Le arti e l'industria in Lombardia, Milano, Visaj, Leopoldo Cicognara, Del bello: ragionamenti (con le notizie su la vita e le opere dell'autore compilate da Defendente Sacchi), Milano, Silvestri, Instituti di beneficenza a Torino (relazione), Milano, a Società degli editori degli annali universali delle scienze e dell'industria,Lezioni d'un parroco sul cholera, Milano, Bravetta, Gli asili dell'infanzia: loro utilità ed ordinamento. Memorie popolari italiane Milano, Manini, Novelle e racconti, Milano, Manini, L' Arco della Pace a Milano descritto e illustrato e pubblicato per la fausta inaugurazione fatta da S.M.I.R.A. Ferdinando 1, Milano, Manini, Bernardino Luino, Cosmorama pittorico, Le streghe. Dono del folletto alle signore, Milano, Manini, Uomini utili e benefattori del genere umano (saggi), Milano, Silvestri, Amori e vicende dei quattro sommi poeti italiani: Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Studi storici-biografici, Milano, Vallardi, s. a. Defendente Sacchi, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Defendente Sacchi, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Defendente Sacchi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Defendente Sacchi, su Liber Liber.  Opere di Defendente Sacchi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Defendente Sacchi, . Opere di Defendente Sacchi, su Progetto Gutenberg. 

 

SACHELI. (Canicattì). Filosofo. Nato da Vincenzo e Calogera Rinaldi, rimase orfano di padre a 13 anni, frequentò le scuole primarie nella sua cittadina natale per poi trasferirsi a Caltanissetta, dove, ospite di uno zio materno, frequentò il liceo.  Fu iniziato in Massoneria nella loggia Felice Cavallotti di Agrigento, e nel 1917 divenne Maestro massone.  Laureato in filosofia all'Palermo ndove fu allievo di Giovanni Antonio Colozza e Cosmo Guastellafu dapprima insegnante di scuola superiore a Bologna, Girgenti, Caltanissetta e Bressanone, e al Liceo ginnasio Andrea D'Oria di Genova. Nel capoluogo ligure, Sacheli iniziò la sua carriera accademica come libero docente. Successivamente insegnò la stessa disciplina alle Cagliari e di Messina, dove conseguì la docenza ordinaria.  Morì a Taormina, dove si era stabilito per sfuggire ai violenti bombardamenti alleati che colpirono Messina. Con i suoi saggi diede un apporto all'approfondimento all'interpretazione della filosofia di Sant'Agostino, di San Tommaso e di Jean-Jacques Rousseau. Numerose sono le opere filosofiche da lui composte. "La carità del natio loco" lo spinse anche a scrivere sulle tradizioni, i miti e le leggende di Canicattì, collaborando con la rivista Sicania e pubblicando i risultati delle sue ricerche nelle Linee di folklore canicattinese.  Opere Linee di Folklore canicattinese, Acireale, tip. Popolare, Indagini etiche: i criteri, il problema dell'etica, Milano, Remo Sandron, Atto e valore, Firenze, Sansoni, Ragion pratica: preliminari critici, Firenze, Sansoni,Crisi della Pedagogia, Roma, Perrella, Concetto di didattica, Messina, G. D'Anna, C. Ottaviano, Sophia: rassegna critica di filosofia e storia della filosofia, CEDAM, V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo, Calogero Angelo Sacheli, su liberliber. Opere di Calogero Angelo Sacheli, su Liber Liber.  G. Ferrante, Biografia di Calogero Angelo Sacheli, su canicatti-centrodoc.

 

SAITTA. (Gagliano Castelferrato). Filosofo. Allievo di Gentile, fu seguace e interprete del suo idealismo attuale. Nato da Giovanni Saitta e Angela Confalone, una famiglia di agricoltori e proprietari terrieri, fu mandato a studiare in seminario nel collegio di Nicosia e quindi nel liceo di Monreale, per essere avviato alla carriera ecclesiastica. Ricevuti gli ordini sacri, conseguì due anni dopo la laurea in lettere a Palermo, ma dismetterà l'abito sacerdotale a seguito di una crisi interiore che lo indusse ad allontanarsi dalla Chiesa cattolica.  Frequentando le lezioni di Gentile, si accostò al suo idealismo, laureandosi in filosofia col massimo dei voti. Aveva cominciato intanto a insegnare lettere nei licei di Terranova e Lucera, mentre divenne professore di filosofia nei licei statali di Cagliari, Sassari, Fano, Faenza, e negli istituti Galvani e Minghetti di Bologna. Ottenne una cattedra universitaria di filosofia a Firenze, per passare negli anni seguenti all'Cagliari, di Pisa, e a quella di Bologna. Direttore della «Vita Nova» Aveva inoltre collaborato a varie riviste come il «Giornale critico della filosofia italiana», «Levana», e poi soprattutto «Vita Nova», periodico mensile bolognese fondato da Arpinati e vicino a Gentile, di cui Saitta assunse la direzione mantenendola fino alla sua soppressione. Della rivista, organo dell'Università fascista di Bologna, curò la rubrica Noi e gli altriSpunto polemico, firmando i suoi interventi con lo pseudonimo di "Rusticus", distinguendosi per i toni accesi e le posizioni anticlericali e anti-concordatarie, che lo portarono a scontrarsi con esponenti cattolici della stessa scuola gentiliana, in particolare Armando Carlini.  Saitta aderiva infatti a una concezione movimentistica e rivoluzionaria del regime fascista del suo tempo, che interpretava come il compimento dei valori romantici del Risorgimento, intendendo la nazione in senso hegeliano quale sintesi tra individuale e universale. Rispetto a Carlini che appariva più freddo e accademico, Saitta col suo attivismo riusciva a esercitare una forte capacità di attrazione verso i giovani, tra cui un suo allievo universitario, Delio Cantimori, che ebbe come collaboratore alla «Vita Nova».  «Così si sviluppò quella tendenza a preferire la scuola di storia della filosofia [di Saitta] dove la preparazione di tipo scolastico e le esigenze tecniche erano minori, ma dove si sentiva un calore ideale, una passione filosofica, un fervore per la verità, e una forza di convinzione spesso dura, e più che dura, ma più vicina a quei sentimenti e a quelle esigenze giovanili, una decisione innovatrice suggestiva e che sembrava offrire un orientamento non meramente accademico per la soluzione di quei problemi.»  (Delio Cantimori, articolo sul «Giornale critico della filosofia italiana», ora in Politica e storia contemporanea, Luisa Mangoni, Einaudi,) L'idealismo attuale di Saitta Saitta del resto, accogliendo la concezione gentiliana dell'atto come perenne autocreazione del pensiero che tutto comprende, aveva sviluppato una visione attualistica dell'idealismo non riducibile a una teoria statica, bensì intesa come azione e continuo dinamismo, che lo portava a esaltare la libertà creativa della ragione umana contro ogni forma di oggettività e di dogmatismo. Da qui la sua accentuazione della polemica anti-religiosa, e la riscoperta, nel solco delle tesi formulate da Spaventa e dallo stesso Gentile, delle correnti immanentistiche della filosofia rinascimentale italiana che egli poneva a fondamento della genesi dell'idealismo moderno.  Questo immanentismo, per il quale Dio si esprime nell'attività dello spirito umano, è per Saitta un «reale umanismo» che rende possibile la libertà dell'individuo, nella quale consiste la «nuova coscienza illuministica» della religione moderna da lui contrapposta a quella tradizionale, oppressiva e decadente, della trascendenza.  Per difendere la libertà del soggetto da ogni autoritarismo e sopraffazione, Saitta si è schierato tuttavia non solo contro il dualismo platonico, la teologia di impianto tomistico e la neoscolastica, ma in parte anche contro lo stesso idealismo di Hegel che ha finito per oggettivare la ragione facendone un sistema assoluto da lui ritenuto «all'origine degli schiavismi moderni».  Persino nell'attualismo di Gentile sarebbe rimasto un retaggio della vecchia teologia trascendente, quando esso attribuisce lo Spirito ad un Io assoluto anziché ai singoli individui: sono costoro per Saitta i veri creatori di valori spirituali, coloro cioè in cui va identificato il Soggetto trascendentale. Egli in tal modo intendeva preservare la portata stessa dell'atto creativo del pensiero dell'idealismo gentiliano, rivestendolo di significati empirici, positivistici, contigenti, ripresi anche da autori come Rousseau e Feuerbach. Saitta condusse una vita sempre appartata, durante i quali si sarebbe progressivamente riavvicinato alla fede cattolica.  A Gagliano Castelferrato, suo paese nativo, gli è stata intitolata una piazza dove è stato collocato un parco giochi per bambini. Molti anni prima gli era stata intitolata una strada che usualmente, però, ha continuato ad essere chiamata Via Roma. Più tardi gli venne intitolato l'Istituto Professionale Femminile di Stato.  Opere: “Lo spirito come eticità (Bologna, Zanichelli); 2ª ed. corretta e accresciuta La teoria dello spirito come eticità (Bologna, Zanichelli,) La personalità umana e la nuova coscienza illuministica (Genova, Emiliano Degli Orfini) La libertà umana e l'esistenza (Firenze, Sansoni) Il problema di Dio e la filosofia dell'immanenza (Bologna, Cesare Zuffi). Oltre alle opere di natura propriamente filosofica, si è a occupato di storia della filosofia, dai greci all'età moderna, soffermandosi sul Rinascimento e i pensatori italiani, in particolare Ficino:  La scolastica del secolo XVI e la politica dei Gesuiti (Torino, Bocca,) Le origini del neotomismo nel secolo XIX (Bari, Laterza) Il pensiero di Gioberti (Messina, Principato, Firenze, Vallecchi La filosofia di Ficino (Messina, Principato); riedita come Marsilio Ficino e la filosofia dell'Umanesimo (Bologna, Fiammenghi & Nanni) L'educazione dell'umanesimo in Italia (Venezia, La Nuova Italia) Filosofia italiana ed umanesimo (Venezia, La Nuova Italia, Leone Ebreo, su treccani, Gioberti Vincenzo, su treccani, Il carattere della filosofia tomistica (Firenze, Sansoni, La teoria dell'amore e l'educazione del Rinascimento (Bologna, U.P.E.B.) L'illuminismo della sofistica greca (Milano, Bocca) Il pensiero italiano nell'Umanesimo e nel Rinascimento (Bologna, Cesare Zuffi, Cusano e l'Umanesimo italiano, con altri saggi sul Rinascimento (Bologna, Tamari). Ettore Centineo, Ricordo, rticolo su «Giornale critico della filosofia italiana», Firenze, Sansoni, treccani,  Albano Sorbelli, L'Archiginnasio: bollettino della Biblioteca comunale di Bologna,  direzione di Franco Bergonzoni, Regia tipografia dei fratelli Merlani, Università degli studi di Firenze, su siusa.archivi.beniculturali.  S. Salustri, L'Università fascista di Bologna: un modello di Accademia per il regime?, in «Accademie e scuole: istituzioni, luoghi, personaggi, immagini della cultura e del potere»,  Daniela Novarese, Milano, Giuffrè, .  Vittore Pisani, Paideia, Casa editrice Paideia, Roberto Pertici, Storia della storiografia,  Jaca Book, L. Mangoni, L'interventismo della cultura. Intellettuali e riviste del fascismo, Bari, Laterza,  Roberto Pertici, Storia della storiografia, Roberto Pertici, Storia della storiografia,  Cantimori ricorderà con commozione l'«irrequietezza spirituale della scuola di Saitta» e la sua «attenzione volta ad argomenti quasi ignorati dalla cultura italiana» (cit. da Bruno Valerio Bandini, Storia e storiografia: studi su Delio Cantimori. Atti del convegno tenuto a Russi Editori Riuniti).  Cit. in Roberto Pertici, Storia della storiografia, Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana, Bari, Laterza, Gianfranco Morra, L'immanentismo assoluto di Giuseppe Saitta, articolo sul «Giornale critico della filosofia italiana», «Il Saitta, forse meglio di ogni altro, intese dell'attualismo l'istanza realmente umanistica, e di un "reale umanismo": e questa appunto volle sottolineare e difendere contro ogni mistificazione. Così lo vediamo ridurre tutta la dialettica gentiliana a lotta sempre risorgente fra ragione umana liberatrice e costruttrice di una società di uomini liberi, e religione tradizionale cristallizzata nelle oppressioni di strutture chiesastiche portatrici di una "filosofia di morte"» (Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana. Roberto Melchiorre, Storiografi italiani del Novecento, Aletti Editore. Ricordo di Giuseppe Saitta , su archiviostorico.unibo.  Sommario dei libri, su gaglianocastelferrato.com.  «La filosofia moderna come celebrazione della soggettività è quasi tutta sbozzata con Marsilio Ficino. Con lui, anziché col Campanella, come da altri è stato frequentemente ripetuto, s'inizia quella teoria della conoscenza, che sbocca con profonda e potente originalità in Kant» (Giuseppe Saitta, Marsilio Ficino e la filosofia dell'Umanesimo, Bologna, Fiammenghi & Nanni).  Ettore Centineo, Ricordo di Giuseppe Saitta, su «Giornale critico della filosofia italiana», Firenze, Sansoni, Gianfranco Morra, L'immanentismo assoluto di Giuseppe Saitta, su «Giornale critico della filosofia italiana»,Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana  Bari, Laterza, Roberto Melchiorre, Storiografi italiani del Novecento, Villalba di Guidonia, Aletti Editore,  Attualismo (filosofia) Filosofia rinascimentale Idealismo italiano Delio Cantimori Gentile  Ricordo, su archiviostorico.unibo. treccani bibliotecasalaborsa.

 

SALUTATI. (Stignano). Filosofo. Vedo che ignori quanto sia dolce l'amor di patria: se ciò fosse utile alla difesa e all'ampliamento [della patria], non [ti] sembrerebbe un crimine penoso, nè un delitto scellerato, il fracassare con la scure il capo del proprio padre, o ammazzare i fratelli, o cavare con la spada dal grembo della moglie il figlio prematuro...»  (Epistolario, a Ser Andrea di Conte).  Cancelliere di Firenze/ Figura culturale di riferimento dell'umanesimo a Firenze, in qualità di discepolo del Boccaccio e precettore di Poggio Bracciolini e Leonardo Bruni.  Considerato uno dei più importanti uomini di governo tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo, Coluccio Salutati, nei suoi trent'anni di cancelliere della Repubblica di Firenze, svolse un importantissimo ruolo diplomatico nel frenare le ambizioni del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, intenzionato a creare uno Stato comprendente l'Italia centro-settentrionale. Nel contesto di questa lotta elaborò la sua dottrina della libertas fiorentina. Oltre all'impegno politico, il Salutati svolse un importante ruolo nella diffusione dell'umanesimo petrarchesco e boccacciano, divenendone l'esponente più importante e il praeceptor della prima generazionedegli umanisti. Il suo lascito più importante presso i posteri fu la codificazione "civile" dell'umanesimo, cioè l'uso dello spirito e dei valori dell'antichità classica all'interno dell'agone politico internazionale. Grazie a Salutati (autore tra l'altro di un vastissimo epistolario e di trattati politici, filosofici e letterari), difatti, il mito della florentina libertas, cioè di quel complesso di valori ispirati alla libertà promosso dall'ordinamento politico fiorentino, si rafforzò enormemente sotto il suo cancellierato, e fu utilizzato quale strumento diplomatico per accrescere il prestigio di Firenze presso gli altri Stati della Penisola.  La casa natale di Coluccio Salutati a Stignano, frazione di Buggiano. Origini e formazione giuridica Nato a Stignano in Valdinievole (oggi frazione di Buggiano, in provincia di Pistoia), Lino Coluccio Salutati fu costretto, a pochi mesi dalla nascita, ad abbandonare il luogo natìo per raggiungere il padre Piero (detto dal Villani «di buoni costumi e di prudenzia laudabile») a Bologna, ove il genitore serviva il signore della città Taddeo Pepoli, che a sua volta garantiva protezione alla famiglia Salutati. Nella città felsinea Coluccio compì, per volontà paterna (ma più probabilmente del Pepoli che, morto Piero Salutati nel 1341, aveva preso sotto la sua protezione la famiglia e il giovane Coluccio in particolare), studi giuridici, benché fosse maggiormente interessato alle discipline letterarie, e seguì le lezioni di logica e di grammatica di Pietro da Moglio.  Coluccio, ormai diciannovenne, lascia Bologna a causa anche della caduta dei Pepoli e ritorna a Stignano, dove un rogito testimonia la sua presenza nel 1353. Gli anni successivi all'allontanamento da Bologna,  videro Salutati esercitare il mestiere di notaio in vari centri toscani (specialmente in Valdinievole), coltivando, come si vedrà nella sezione dedicata alla passione umanistica, lo studio dei classici, come dimostra la lettera a Luigi de' Gianfigliazzi del 1362, colto politico fiorentino col quale Coluccio discute su Valerio Massimo e altri autori antichi.  Cancelliere di Firenze Premesse Nel frattempo, la carriera amministrativa del Salutati lo spinse ad intraprendere anche la carriera politica: cancelliere del Comune di Todi prima (1367), della Repubblica di Lucca poi (1372), ed infine, dopo essere giunto a Firenze ed avervi esercitato per breve periodo l'incarico di scriba omnium scrutinorum, Cancelliere di quella città[N 2] proclamato il dì 19 aprile 1375. Coluccio tenne, pertanto, nelle sue mani la carica più importante della diplomazia della Repubblica fiorentina dal 1375 fino alla morte, divenendo un personaggio di spicco della politica italiana di fine Trecento. Demetrio Marzi, importante studioso di Coluccio per la sua attività istituzionale, sottolinea che, nei trentun anni in cui tenne ininterrottamente la sua carica, Coluccio:  «Costantemente rieletto e confermato dal 1375 al 1406, con le stesse ingerenze, lo stesso stipendio e i soliti privilegi, Coluccio lasciò nell'Ufficio un numero grande di minutari e registri, di lettere e istruzioni, per lo più di sua mano, e solo in parte de' suoi coadiutori, che non sembrano molti. Da questi libri e da altri della Cancelleria, apparisce com'egli fosse costantemente in Palazzo, presente a innumerevoli atti del Comune, dei Consigli, degli uffici più svariati...»  (Marzi134)  L'Europa Occidentale al principio dello Scisma d'Occidente. La frattura in seno alla Chiesa Cattolica spinse il papa "romano" Urbano VI a firmare la pace coi fiorentini. La guerra degli Otto Santi Magnifying glass icon mgx2. svgGuerra degli Otto Santi. Nel 1375, le relazioni tra Santa Sede (all'epoca ad Avignone) e la Repubblica fiorentina degenerarono rapidamente a causa della volontà di papa Gregorio XI di ritornare a Roma e ripristinarvi l'autorità della Chiesa. La paura che si formasse, nel centro Italia, un forte stato ecclesiastico allarmò sia Firenze (intimorita di essere inglobata nel nuovo Stato) che le città degli Stati Pontifici, che a causa della lontananza del Papato avevano acquisito una grande forza ed indipendenza. La guerra, durata tre anni, finì frettolosamente a causa della scissione interna alla Chiesa stessa tra cardinali francesi ed italiani, fatto che portò alla nascita del gravoso Scisma d'Occidente. Il nuovo papa, l'italiano Urbano VI, assolse Firenze dalla scomunica per avere alleati contro l'antipapa Clemente VII.  Tra gli scomunicati, c'era anche Coluccio Salutati, in quanto figura chiave della politica dell'epoca. «Coluccium Pieri de Florentia, excellentissimum cancellarium comuni Florentie», ricevette l'assoluzione da parte del Papa tramite i legati Simone Pagani, vescovo di Volterra, e Francesco d'Orvieto, frate appartenente all'ordine degli Eremitani, il 26 ottobre del 1378.  Dal tumulto dei Ciompi alla restaurazione oligarchica Magnifying glass icon mgx2.svg Tumulto dei Ciompi e Storia di Firenze § L'ascesa degli Albizi. Firenze, mentre stava stipulando la pace con papa Urbano VI, fu sconvolta dalla rivolta del popolo minuto che, già soggiogato e perseguitato dalla prepotenza politico-economica del popolo grasso, fu sobillato dagli operai salariati (i ciompi) a rivoltarsi. Nell'estate del 1378 si ebbero i primi scontri e i ciompi, risultati vincitori, imposero Michele di Lando quale gonfaloniere di Giustizia e riformatore della Signoria in senso democratico. L'animosità degli sconfitti si fece sentire molto presto: dopo aver chiuso gli opifici riducendo alla fame gli operai, la grande borghesia e l'aristocrazia riuscirono a trarre dalla loro parte Michele di Lando che, dopo aver disperso i capi dei ciompi, si dimise dalla carica di gonfaloniere e ridando il potere ai magnati, tra i quali primeggiarono gli Albizi che instaureranno un regime oligarchico durato fino alla venuta di Cosimo de' Medici nel 1434.  Dall'epistolario di Coluccio, sappiamo che egli informò Domenico Bandini di Arezzo dei tumulti avvenuti in città e stimando gli uomini assurti al potere quali degni e pieni di considerazione. L'atteggiamento emerso in quest'epistola, datata il mese d'agosto, si rivelerà contrario a quanto Coluccio in realtà pensasse del nuovo governo. Marco Cirillo ci descrive lo stato d'animo del Cancelliere e la sua scelta di rimanere in tale carica nonostante l'avversione per i Ciompi:  «Dalle lettere di Coluccio Salutati, riferite all'estate del 1378, si evince come il cancelliere non fosse soddisfatto del governo instaurato dal Popolo Minuto, ed è probabile che il cancelliere conoscesse anche i “piani politici” di chi voleva ritornare al potere. Questo ci permette di ipotizzare che, la decisione di ritornare al proprio ufficio si legava sia alle necessità familiari dell'umanista, sia all'amore che egli nutriva per il proprio lavoro ma anche, alla conoscenza dell'imminente ritorno del Popolo Grasso al potere, unito alla convinzione della mancanza di conoscenze politiche adeguate per governare una città come Firenze da parte dei Ciompi stessi.»  (Cirillo)  Massima estensione dei domini viscontei alla morte del Duca Gian Galeazzo nel 1402. La guerra contro Gian Galeazzo Visconti Coluccio ebbe un ruolo decisamente più attivo ed importante nell'animare Firenze perché si difendesse dalle ambizioni di conquista di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, desideroso di sottomettere l'intera Penisola al suo controllo schiacciando le resistenze delle Signorie dell'Italia Settentrionale (1385-1390). Dopo il 1390, Galeazzo spostò infatti le sue attenzioni sulla Repubblica di Firenze, e Coluccio giocò un ruolo importante in questa situazione spronando il popolo fiorentino a difendere la sua tradizionale libertà (la florentina libertas) e rispondendo egli stesso dalle accuse dei nemici attraverso l'opera Invectiva in Antonium Loscum (1403-4). La situazione per i fiorentini, all'inizio del conflitto, era alquanto drammatica, in quanto si ritrovarono praticamente circondati dai domini di Gian Galeazzo e solo l'ausilio di bande mercenarie, guidate da Giovanni Acuto, riuscirono a frenare i piani di dominio del Visconti. La guerra, che riprese dopo una momentanea tregua a partire dal 1396, vide la formazione di una vasta coalizione antiviscontea di cui fecero parte tutti gli stati italiani del centro-nord, tenuti assieme dalla politica estera fiorentina e da quella veneziana. Nonostante gli alleati fossero stati gravemente surclassati dalle forze milanesi, i fiorentini riuscirono a salvare la loro indipendenza resistendo a dodici anni di guerra, cioè fino alla morte improvvisa di Gian Galeazzo nel 1402 a causa della peste, lasciando Firenze in una posizione di potenza nell'Italia centro-settentrionale.  Gli ultimi anni e la morte Coluccio trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena celebrato sia per la sua posizione di guida dell'umanesimo, sia per l'abilità politica dimostrata contro il Visconti, ma anche in grandi amarezze a causa dei lutti (morte della seconda moglie il 28 febbraio 1396 e la morte di alcuni dei suoi figli in occasione della pestilenza). Quando poi morì, la Signoria, il giorno successive, gli fece celebrare funerali solenni in Santa Maria del Fiore[26], ponendo sulla sua bara una ghirlanda d'alloro per le sue virtù poetiche[27]. I suoi discepoli Leonardo Bruni suo successore, Poggio Bracciolini, futuro cancelliere e Pier Paolo Vergerio lo piansero amaramente, ricordandolo come un padre e come il più grande decoro di Firenze. Coluccio umanista La guida dell'umanesimo italiano «[Salutati] fu per trent'anni, dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.»  (Dionisotti)  Miniatura che ritrae Coluccio Salutati, proveniente da un codice della Biblioteca Laurenziana a Firenze. Alla morte del Boccaccio (1375), Coluccio Salutati, sia per ragioni anagrafiche (era di una generazione sita tra quella di Petrarca e Boccaccio e la successiva degli umanisti del XV secolo), sia per la propria grandezza letteraria e filosofica, fu il principale esponente dell'umanesimo italiano, come ricorda infatti Carlo Dionisotti e altri studiosi[N 4], quel «trait d'union tra la generazione che aveva vissuto in prima linea il rinnovamento petrarchesco e quella dei nuovi umanisti già pienamente quattrocenteschi» Salutati ebbe, sia per il ruolo istituzionale sia per quello culturale, rapporti anche con i Paesi europei: tenne corrispondenza con un colto cortigiano di Carlo VI di Francia, Jean de Montreuil, e con l'arcivescovo di Canterbury Thomas Arundel, conosciuto mentre il presule inglese si trovava a Firenze[31]. Fecondo scrittore, apologeta "diplomatico" della classicità contro gli attacchi degli aristotelici e di alcuni ecclesiastici ostili all'antropologia umanista, Coluccio alternerà il suo magistero culturale con quello politico, difendendo la libertà repubblicana di Firenze adottando lo stile e il genere degli antichi trattatisti.  La formazione umanistica Nonostante Lino avesse preso definitivamente l'attività notarile, come testimonia il suo primo rogito effettuato nella nativa Stignano (1353), l'amore per la cultura e la letteratura non venne meno. Anzi, a partire dalla fine degli anni sessanta, Coluccio divenne il segretario di Francesco Bruni, amico a sua volta di Francesco Petrarca; iniziò, come esposto dalla Senile un rapporto epistolare a distanza, che permise al Salutati di avvicinarsi alle proposte umanistiche del poeta aretino[32]. Nel periodo che intercorse tra questa prima epistola e la morte del Petrarca, Coluccio entrò sempre più nella mentalità classicista del maestro, grazie anche ai contatti che egli ebbe con l'altro grande umanista e allievo del Petrarca stesso, Giovanni Boccaccio, quest'ultimo animatore del circolo umanista di Santo Spirito a Firenze[36].  Tra Santo Spirito e la sua casa. L'educazione dei giovani umanisti Seguendo la scia del maestro Boccaccio, sinceramente pianto dal Salutati al momento del trapasso[37], il Cancelliere della Repubblica continuò il suo magistero a Santo Spirito[N 5], tenendovi lezioni cui partecipavano umanisti non solo fiorentini (si ricordano, tra i più importanti, Niccolò Niccoli, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini), ma anche di altre regioni italiane (quali il vicentino Antonio Loschi e il già ricordato Pier Paolo Vergerio). Nel convento degli agostiniani Salutati, aiutato nel suo magistero culturale dal coltissimo frate Luigi Marsili[40], non si fece soltanto portavoce degli ideali dell'umanesimo classicista petrarchesco, ma continuò a tenere in alta considerazione Dante Alighieri, deprecato da una cerchia dei giovani umanisti in quanto scrittore volgare e pessimo latinista. La fondazione della cattedra di greco a Firenze (1397) Oltre al suo compito di formazione dei giovani umanisti che andranno a diffondere il nuovo sapere presso gli altri centri culturali italiani, Salutati ebbe il merito non solo di affidare le cattedre tradizionali dello Studium fiorentino ad umanisti discepoli di Petrarca (quali Giovanni Malpaghini), ma soprattutto quello di far rifiorire in Italia il greco classico. Grazie all'incontro avvenuto a Venezia tra i giovani umanisti Roberto de' Rossi e Giacomo Angeli da Scarperia e i due colti bizantini Manuele Crisolora e Demetrio Cidone[41], il Salutati iniziò, usufruendo dei poteri di Cancelliere, ad intessere rapporti con Crisolora per invitarlo ufficialmente a Firenze quale docente di greco classico nello Studium[N 7]. Questi, giunto nell'Europa Occidentale per conto dell'imperatore Manuele II Paleologo per cercare alleanze contro i turchi ottomani, cercò di instaurare rapporti di amicizia con gli Stati che visitava trasmettendo la conoscenza del greco classico ai nascenti circoli umanistici, edotti di latino ma non della lingua di Omero[42]. Pertanto Crisolora accettò l'offerta del Salutati, rimanendo nella città toscana dal 1397[43] al 1400 e lasciando in eredità ai suoi discepoli (e amici) fiorentini gli Erotematà, compendi linguistici di greco classico caratterizzati da una sinossi con la grammatica latina[42].  Il pensiero La proposta etica e cristiana del Salutati  Beato Angelico, Giovanni Dominici, medaglione facente parte del ciclo La crocifissione e i santi, situato nel Convento di San Marco, a Firenze. L'umanesimo incontrò, durante la sua diffusione, il sospetto e l'ostilità di alcuni ambienti religiosi a causa della libertà e responsabilità etica del singolo uomo che Coluccio andava insegnando[N 8], e del suo progetto di conciliare la natura della cultura classica con quella cristiana. I principali antagonisti dell'umanesimo fiorentino, il camaldolese Giovanni di San Miniato e il domenicano Giovanni Dominici (quest'ultimo poi cardinale), intendevano sostanzialmente mantenere l'istruzione e la morale rigidamente nelle mani della gerarchia, rifiutando la ventilata autonomia spirituale dei pagani e riaffermando la loro interpretazione allegorica[N 9].  Le humanae litterae non sono antitetiche agli studia divinitatis Coluccio, davanti a questi attacchi, sostenne la necessità, anche da parte dei laici, di avere coscienza di ciò che dicono e professano nella vita attiva, ribadendo il valore positivo di questo modello di vita[44] e combattendo il vuoto nominalismo tomista che la cultura ecclesiastica ufficiale difendeva strenuamente[45], quest'ultimo visto come nocivo perché, avendo ormai intriso la stessa Bibbia di sillogismi filosofici, allontanava dalla Verità gli uomini:  «Senza la capacità di intendere in fondo i termini, la lingua, non si dà conoscenza della scrittura, della parola di Dio. Ogni conoscenza seria è comunicazione. In tal modo gli studia humanitatis come mezzo per ritrovare nella lettera l'inseparabile spirto, nel corpo l'anima indisgiungibile, sono strettamente connessi con gli studia divinitatis.»  (Garin39) La poesia vehiculum ad Deum La disputa sulla verità teologica della poesia, genere privilegiato nella conoscenza di Dio, è quello che impegnerà maggiormente Salutati. Seguendo il tracciato delle Genealogie deorum gentilium del maestro Boccaccio, Coluccio Salutati risponde alle accuse dell'immoralità della poesia a Giovanni di San Miniato, in una lettera del 21 settembre del 1401, affermando non solo che ogni verità proviene da Dio stesso, ma anche che Dio ha usufruito della poesia attraverso i salmisti, Giobbe e Geremia: per cui la poesia è il genere letterario più vicino a Dio[47]. Tale tesi verrà poi ulteriormente rinforzata nell'incompiuto De laboribus Herculis, in cui si arriverà a sostenere una vera e propria poesia teologica, per cui anche gli antichi poeti pagani, con le loro opere, si avvicinavano a Dio.  L'attività filologico-paleografica La Biblioteca del Salutati  Un'edizione a stampa veneziana dell'Affrica del 1501. Il poema epico del Petrarca, per la sua incompletezza e il latino ancora un po' rozzo, suscitò delusione nei simpatizzanti dell'umanesimo. Salutati formò, impiegando gran parte delle sue retribuzioni, una biblioteca di più di 100 volumi[48], collezione molto grande per l'epoca e simbolo del suo fervore culturale. Coluccio possedette un manoscritto delle tragedie di Seneca ricopiato ottimamente di suo pugno con l'aggiunta dell'Ecerinide del preumanista padovano Albertino Mussato[48], ma anche esemplari di autori poco conosciuti nel Medioevo quali Tibullo[49] e Catullo[N 10], ed una rarissima copia d'età carolingia delle Ad familiares di Cicerone[50], scoperta dall'amico e cancelliere milanese Pasquino Capelli a Vercelli[51]. A questa scoperta in terra di Lombardia, si aggiunse negli anni seguenti anche le Epistole ad Atticum, rendendo il Salutati «il primo dopo secoli a possedere entrambe le raccolte di lettere [di Cicerone]»[52]. Remigio Sabbadini riporta che, nella sua biblioteca, Coluccio «fu il primo a possedere il De agricultura di Catone, il Centimeter di Servio, il commento di Pompeo all'Ars maior di Donato, le Elegie di Massimiano e le Differentiae pseudociceroniane»[53], mentre Francesco Tateo continua elencando «i Dialoghi di Gregorio Magno e l'esame dei vari manoscritti di Cicerone, di Lattanzio, di Agostino, di Seneca, di Ovidio e di Stazio» in suo possesso.  Nonostante questa passione da bibliofilo, che rese la biblioteca del Salutati la più significativa dopo quella del Petrarca agli albori del XV secolo, Coluccio non sfoggiò mai eccellenti doti filologiche, al contrario del Petrarca stesso o del suo discepolo Leonardo Bruni. La questione dell'Africa Coluccio cercherà, inoltre, di avere da parte di Lombardo della Seta, fedele discepolo del Petrarca, una copia dell'Africa perché fosse poi pubblicata[56]. Gli sforzi di Salutati e dei primi umanisti risultarono sempre più insistenti nel corso degli anni settanta: Lombardo aveva timore a pubblicare un'opera «rimasta in un testo incompiuto ed incerto», rischiando così di oscurare la gloria del Petrarca[57]. Quando poi, al principio del 1377, giunge a Firenze il sospirato poema epico dell'Aretino, «...il Salutati è afflitto dalle sospensioni, dalle lacune e certamente anche dalla pesantezza d'ala del poema tanto vantato e sognato». La delusione, trasmessa in una lettera a Francescuolo da Brossano, spinse il Salutati a non farsi più editore e commentatore dell'opera. L'inizio della scrittura umanistica Coluccio intervenne anche nel campo della paleografia. Nel vivo studio dei classici, Coluccio fece un'introduzione fondamentale: dopo aver adottato, per gran parte della sua vita, «una scrittura cancelleresca e una libraria 'semigotica'»[60], a partire dal 1400 lesse e trascrisse un codice delle Lettere di Plinio il Giovane contenente nessi e legature che si erano persi nel corso del Medioevo: «l'uso di -s diritta in fine di parola, i nessi e le legature ae, ę e &, di cui si era persa memoria. Con questo esperimento inizia la storia della scrittura umanistica»[61].  Opere  Cristofano Allori dell'Altissimo, Ritratto di Coluccio Salutati, 1587, dipinto ad olio, Galleria degli Uffizi, Firenze Epistolario Premessa Composto da 344 lettere[26], l'epistolario di Coluccio, «documento fondamentale di questa lunga ed efficace opera di rinnovamento» culturale, tratta dei temi più disparati. Organicamente, la raccolta si divide in due filoni: le lettere private, indirizzate ad amici e conoscenti, e quelle pubbliche, scritte a nome della Repubblica diFirenze. Stilisticamente, l'epistolario di Coluccio spicca per l'uso di uno stile che si allontana da quello delle lettere medioevali, fitte della retorica della ars dictandi, per lasciare il posto ad una serenità cordiale e stoica che si richiamava alle Familiares di Cicerone[62] e al repertorio lessicale degli altri autori classici, determinando così quello che è stato definito «latino misto»[63].  Epistolario privato Nella prima categoria, le lettere scritte a nome dell'umanista Coluccio mettono in mostra le tendenze socio-culturali del primo umanesimo italiano. Da un lato, la percezione del divario cronologico tra i contemporanei e gli antichi, eredità diretta della sensibilità petrarchesca; dall'altro, l'esposizione in più punti del suo pensiero, dalla rivendicazione del valore della vita attiva contro i monaci e quegli ecclesiastici che sottolineavano invece l'eccellenza della vita claustrale al valore della poesia. Immancabile è la tematica politica, esposta nella lunga lettera a Carlo di Durazzo[65] e ritenuta essere il sunto del pensiero politico del primo umanesimo[N 11].  Epistolario pubblico Queste lettere, scritte in qualità di cancelliere della Repubblica, sono di carattere puramente politico, in quanto rivolte a contrastare l'azione egemonica di Gian Galeazzo Visconti. Riprendendo i modelli dei classici latini (Seneca, Sallustio, Cicerone), Coluccio additava Gian Galeazzo quale tiranno in contrasto con la florentina libertas. Il tono di queste lettere doveva essere così grave e tagliente che, secondo la tradizione, il duca di Milano rispondeva che un'epistola del Salutati era più deleteria di una sconfitta militare di Milano in campo aperto[66]. Dal punto di vista più tecnico, come fa notare Marco Cirillo: «...il lavoro svolto presso la cancelleria di Firenze ha reso Coluccio Salutati uno dei più noti cancellieri del Medioevo; tale notorietà si deve al metodo di lavoro che egli ha adottato nel trentennio in cui ha ricoperto tale carica. Effettivamente, i cambiamenti che il Salutati ha apportato, soprattutto nel campo dell'epistolografia politica medievale, pur non essendo certo radicali, ebbero una notevole influenza su molte corti d'Europa. La letteratura sull'argomento è unanime nell'affermare che, Coluccio Salutati, pur utilizzando la formula prevista dall'epistolografia cancelleresca medievale, che prevedeva: la Salutatio, il Proverbium, la Narratio, la Petitio e la Conclusio; ebbe modo di personalizzare ogni fase dell'epistola in base alle proprie esigenze narrative. È frequente perciò trovare nelle sue lettere una Salutatio piuttosto breve ed un Proverbiumsoprattutto quando egli esprimeva teorie politichepiuttosto lungo.»  (Cirillo) Trattati Politici  Vincenzo Camuccini, Morte di Giulio Cesare, particolare, olio su tela, 1798, Museo nazionale di Capodimonte, Napoli De Tyranno (1400) Epistola-trattato inviata a Francesco Zabarella, filosofo padovano, il De Tyranno (basato sull'omonimo trattato di Bartolo da Sassoferrato e sul Polycraticus di Giovanni di Salisbury[67]) riflette sulla nascita della tirannide e sulla liceità dell'assassinio del tiranno stesso. Indotto a fare questa riflessione su spunto del giovane Antonio dell'Aquila, studente padovano che aveva chiesto al Salutati la liceità dell'assassinio di Giulio Cesare, e dalla volontà di difendere la scelta dantesca di porre Bruto e Cassio nelle fauci di Lucifero[68], Coluccio ammette la liceità di un tale gesto nei confronti di un despota, ma negandola però al generale romano, in quanto «fu un benemerito capo di stato, che fu tradito dagli stessi uomini che erano stati da lui beneficiati» Invectiva ad Antonium Luschum, Scritta contro un suo ex discepolo, Antonio Loschi, cancelliere dell'ormai defunto Gian Galeazzo (morto nel 1402) e autore di una perduta Invectiva in florentinos[71], ha un tono più concreto rispetto al teorico De Tyranno. Nell'Invectiva Coluccio mostra la partigianeria repubblicana sostenitrice della florentina libertas, emula dell'Atene di Pericle fautrice della concordia partium tra lei e i suoi alleati. Salutati ricorda al Loschi come Firenze sia nel giusto perché è sottoposta alle leggi, che non possono essere violate, mentre a Milano il diritto è strumento arbitrario nelle mani di un vero e proprio tiranno, che sta al di sopra delle leggi. Gli scritti filosofico-teologici De seculo et religione, Scritta all'amico Niccolò di Lapo da Uzano (che prese poi il nome di Girolamo appena entrato nell'ordine dei camaldolesi) si articola in due libri[75] ed è datata 1381, in quanto Coluccio inviò a Fra' Gerolamo da Uzzano una lettera d'accompagnamento insieme al testo da lui realizzato. L'opera tratta di una esortazione assai fervida alla vita claustrale, ma rivendica anche la validità della vita quale laico, in quanto strada «valida nell'ambito gerarchico delle occupazioni umane, a cui egli rimane ancora legato». L'opera del Salutati, esaltante la vita ritirata prendendo spunto anche da Cicerone, Livio, Macrobio e Omero, tratta anche della condanna morale di cui è afflitta la Chiesa, dai papi fino ai predicatori.  De fato et fortuna, Facsimile del codice Laurenziano Pl. CX sup. 41, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze, riportante una lettera del Salutati. Diviso in cinque libri, il trattato espone l'argomento del libero arbitrio e del rapporto che esiste tra quest'ultimo e gli avvenimenti che possono ostacolarne i progetti. La tematica, assai complessa ed erede di una lunga tradizione teologico-filosofica (i modelli sono Alberto Magno, Tommaso d'Aquino e il De bona fortuna di Aristotele), si sviluppa nel tentativo di dimostrare come l'esistenza umana si inquadri in una “causa prima” (Dio), la quale opera in comunione, talvolta incontrandosi, talvolta scontrandosi, con la volontà dell'uomo.  De Nobilitate legum et medicine. Trattato che cerca di proporre una gerarchia dei saperi, proponendo la legge come valore supremo sulla medicina, intesa come sapere tecnico-scientifico: come l'anima è superiore al corpo, così le leggi (che si rifanno al campo spirituale) sono superiori alla medicina, che fa parte della meccanica[78]. Le leggi, infatti, regolano la vita sociale, determinano il convivere civile, stabiliscono l'ordine e devono essere ottime perché possano produrre uomini migliori[79]. Coluccio continua affermando che le leggi, dal momento che appartengono alla sfera spirituale e quindi celeste, sono legate direttamente a Dio: gli uomini, perciò, possono collaborare con Dio nella costruzione perfetta della società grazie al fatto che esse sono ispirate dalla divinità medesima.  De Laboribus Herculis. Opera di grande impegno intellettuale, Coluccio lavorò per più di vent'anni su questo vasto saggio di poesia, com'è testimoniato dalla versione del 1383 e da quella del 1391. Quest'ultima, divisa in 4 libri e lasciata incompiuta, intende continuare il progetto culturale di Boccaccio delle Genealogie, vale a dire una difesa della poesia a livello universale basata sulle vicende terrene dell'eroe mitologico Ercole[82], reinterpretate in senso allegorico e indirizzate verso la via della virtù (Salutati si basò su Ercole anche per la radice etimologica del nome greco, risalente ad ερος κλερος (heros cleos), cioè uomo forte e glorioso[81]).  Per Coluccio, come aveva già scritto a Giovanni di San Miniato, infatti, la poesia ha un valore universale in quanto il senso interpretativo di un testo classico supera la dimensione culturale in cui è stato scritto: per cui le opere dei pagani, se piene di valori positivi, non devono essere rigettate, ma accolte in quanto provenienti da Dio stesso.  Altre Carmen de morte Francisci Petrarce Carme in latino commemorativo del Petrarca e accennato in varie epistole a Roberto Guidi conte di Battifolle, a Benvenuto da Imola e a Francescuolo da Brossano, del quale è quasi dubbio il completamento[. De verecundia, Trattatello in forma epistolare indirizzato ad Antonio Baruffaldi sulla natura positiva o negativa della verecundia (cioè il rispetto). Grazie agli studi genealogici di Francesco Novati, si è potuti ricostruire l'ascendenza e la discendenza del cancelliere fiorentino, appartenente al ramo dei Salutati di Stignano. Qui sotto è riportato un albero genealogico che espone l'ascendenza e la discendenza di Coluccio Salutati[N 12]:  IgnotaColuccio Ignota, figlia di un tal LinoPiero Lino Coluccio donna ignota; Piera di Simone Riccomi[84]AndreaCorradoGiovanniSorella ignota, sposata a uno dei Giovannini di Stignanosorella ignota, sposata ad uno dei Dreucci di Pistoia  Piero (morto di peste Andrea morto di peste  Bonifazio  ~ 1420 ca Monna Checca de' Baldovinetti Arrigo  Margherita d'Andrea de' Medici Antonio  ~ Duccia di Guernieri de' Rossi;Nonnino Filippo (1383 ca-post 1407 Simone Lionardo (1387 ca1437), chierico Salutato, chiericoLorenzo (incerto) Note Esplicative  A lungo si è ritenuta corretta la data del 1331, Campana  Martelli, ( 238-239 e239, nota 1), Nuzzo, e altri studiosi hanno dimostrato che la data corretta è Villani, Coluccio Salutati XXVII racconta l'ascesa politica di Coluccio ad una delle più prestigiose cariche politiche fiorentine. Nominato segretario grazie all'influenza del Gonfaloniere Bonaiuto Serragli, Coluccio fu poi eletto Cancelliere (il 18 di aprile) in sostituzione di Niccolò Monaci, uomo politico con cui il Serragli fu in disputa.  Si veda Epistolario per le addolorate missive inviate dal Bruni e da Poggio all'amico in comune Niccolò Niccoli («tali parente» nell'epistola di Bruni; «patris nostri» in quella di Poggio). In Ivi,  478-479, l'istriano Pier Paolo Vergerio, in una lettera a Francesco Zabarella, lo descrive come il primo e straordinario decoro di Firenze («...urbis illius primum atque precipuum decus, Linum Colucium Salutatum»).  Della stessa opinione anche: Cappelli76, in cui si ricorda, al momento dei funerali, il commosso addio dell'allievo Pier Paolo Vergerio, che chiamò Salutati communis omnium magister («maestro comune di tutti [noi]»); Vasoli40; Contini869; Gargan141.  Luogo significativo per continuare le riunioni dei nuovi umanisti, in quanto vi viveva quel fra' Martino da Signa erede universale degli scritti del Boccaccio. Si vedano Contini869; e Petoletti42: «... [Boccaccio] dispose per testamento di lasciare la sua biblioteca all'agostiniano Martino da Signa con l'indicazione che alla morte del frate i volumi fossero negli armaria del convento fiorentino di Santo Spirito. Così avvenne...»   La grandezza di Dante, ma anche di Petrarca e dello stesso Boccaccio, furono messi in discussione dal più acceso degli umanisti classicisti, Niccolò Niccoli, all'interno dei Dialogi ad Petrum Histrum di Leonardo Bruni. L'accusa principale consisteva nella barbaria del loro latino e nel, caso di Dante, nel fraintendimento del senso di alcuni passi virgiliani. Solamente l'intervento del vecchio Salutati, nel I libro, riesce a capovolgere la situazione, salvando Dante dalle accuse feroci del Niccoli: «Come anche risulta da un dialogo del Bruni, che di quella polemica antidantesca è il documento principe, l'intervento del S[alutati] riuscì ad assicurare la continuità, proporzionata all'età nuova, della tradizione dantesca a Firenze.»  (Dionisotti)  I contatti tra Costantinopoli e Firenze erano facilitati dalla presenza, nella capitale bizantina, dello stesso Giacomo da Scarperia, che decise di riaccompagnare Crisolora in patria per apprendere greco da lui stesso. Si veda: Tateo50.  La visione "laica" dell'umanesimo non si deve confondere con la proposta "laicista", dal punto di vista etico e antropologico. Mantenendo sempre un'attenzione ossequiosa verso la Chiesa e una sincera devozione verso le Verità cristiane, Coluccio intende nel contempo «esaltare e rivendicare la responsabilità umana al di fuori di qualsiasi determinismo meccanicista e ponendo in valore la libertà personale del singolo» (Cappelli85). Abbagnano19 sintetizza in modo più stringente il rapporto tra libero arbitrio e volontà divina, affermando che il primo sia «conciliabile con l'infallibile ordine del mondo stabilito da Dio».  Si è condensato, in questi due punti, l'attacco generale del mondo ecclesiastico contro l'umanesimo. Come sottolinea Cappelli78, la questione sul valore della poesia riguarda la disputa con Giovanni di San Miniato tenutasi nel 1401 (cfr. Epistolario, 3, Fratri Johanni de Angelis; quella con Dominici riguarda il valore positivo dell'umanesimo e risale al 1405 (cfr. Epistolario, Il codice di Catullo facente parte della biblioteca del Salutati (cod. Paris. 14137) entrò nelle mani del cancelliere fiorentino il 19 ottobre del 1375 grazie alle pressioni che esercitò sull'erudito veronese Gasparo de Broaspini, secondo quanto riporta Sabbadini34. Della stessa opinione anche Francesco Novati che, in Epistolario, 1222 nota 2, giunge alla stessa conclusione del Sabbadini in quanto vi ha trovato delle postille autografe del Salutati.  Così la definisce Cappelli,   L'epistola, datata 1381, è importante perché, dopo l'elogio di Carlo per la fortunata impresa militare della conquista del Regno di Napoli e il paragone con gli eroi antichi, Coluccio enumera i doveri di un buon sovrano: cercare l'unità religiosa della Chiesa, spaccata dallo Scisma (cfr. Epistola, 2,  27-28); gestire con moderazione il potere e imparare a gestire le proprie emozioni (Epistola, 232: «incipe prius tibi quam aliis imperare; rege te ipsum, noli regendorum subditorum studium tuimet derelinquere moderamen.») per evitare di cadere nei vizi e di essere classificato come un tiranno (Epistola, 233). Esaltandolo alla virtù, alla temperanza e alla giustizia, Coluccio insomma tratteggia il modello del sovrano ideale, cavalleresco, formato sull'esempio dei classici (continua è la comparazione con gli antichi statisti e sovrani) e timorato di Dio.  Le informazioni, ricavate attraverso una minuziosissima ricerca d'archivio da parte del Novati, sono prese in ordine sparso da Epistolario, 4.2, Tavole genealogiche dei Salutati, 384-408, ove vengono fornite indicazioni biografiche sui nonni, genitori e figli di Coluccio. Per consultare le informazioni sui fratelli del cancelliere, si consulti sempre Epistolario, Riferimenti  Dionisotti.  Villani, Coluccio SalutatiXXI,  Marzi113.  Carrara.  Contini869.  Carrara: «Fu avviato agli studî giuridici, inameni a lui che era "pierius" (così foggiò il suo patronimico: figlio di Pietro, e devoto alle Pieridi, le Muse).»   Garin35.  Epistolario, 1, 1, Magistro Petro de Moglio3.  Epistolario, 1, 1, Petro da Moglio3, nota 1.  Marzi114, nota 1.  Tateo43.  Epistolario, 1, 4, Eloquentissimo legum doctori domino Loygio de Gianfigliaziis,  9-12.  In Epistolario, 1, 16, Reverendo patri et domino domino Francisci Bruni de Florentia summi pontificis secretario, domino suo44, Coluccio si lamenta della sua mansione di cancelliere nella cittadina umbra, così come farà nelle Ep. 1, 17 e 18.  Marzi14: «Vero è che nel secolo XV invalse l'uso di chiamare Cancelleria Fiorentina l'ufficio del quale era capo il Dettatore, che aveva la particolare ingerenza di scrivere le lettere e di trattare le faccende della politica esterna...»   Per le informazioni in generale, si veda Bosisio248.  EEpistolario, 4.2429 e Ibidem, nota 2.  Per l'intera vicenda, si veda Bosisio249.  Epistolario  «Unum dicam, quod emerserunt et ad tante sunt reipublice gubernacula sublimati, quos oportuit pro salute cunctorum.» «Dirò una cosa, cioè che al governo di una così grande repubblica emersero e vi sono [uomini], i quali bisognò [vi fossero] per la salvezza di tutti.»  Inoltre, sempre in Ivi, nota 2, il Novati annota che Coluccio fu così favorevole al nuovo governo in quanto fu uno dei pochissimi a non essere proscritto dalle cariche istituzionali.  Bosisio,  Come riporta Bosisio260, Siena si sottomise a Gian Galeazzo in funzione anti-fiorentina, mentre il signore di Milano (dal 1395 duca per investitura imperiale) si alleò con Lucca e altre città umbro-marchigiane.  Bosisio260.  Bosisio261.  Marzi133.  Marzi148.  Cappelli 76.  Villani, Coluccio Salutati XXII, nota 5.  Cappelli86.  Marzi,  Epistolario, Wilkins259.  Senili, Cesareo26, nota 20.  La prima epistola riportata dal Novati in cui Coluccio risponde ad una missiva del Certaldese risale al 20 dicembre 1367 (cfr. Epistolario Facundissimo domino Iohanni Boccacci de Certaldo...) ma, come fa notare lo stesso Novati, i toni sono troppo famigliari per essere la prima epistola scambiata tra i due (Ivi48 n° 1).  Branca183.   «Inclyte cur vates, humili sermone locutus, / de te pertransis? [...] te vulgo mille labores / percelebrem faciunt: etas te nulla silebit.» «Perché, o celebre poeta, che hai cantato nel volgare idioma, / avanzi nel corso del tempo? [...] Mille fatiche ti rendono celebre presso il volgo / : nessuna epoca tacerà sul tuo conto.»  (Branca193) Si veda anche Epistolario, 1, Egrigio viro Franciscolo de Brossano domini Francisci Petrarce genero, Ep. ove Coluccio piange sia la scomparsa del Petrarca, ma annuncia anche quella del Boccaccio:  «Fallebar enim, et dum Franciscum fleo, dum suis laudibus intentus decantantes, novo commento, veterum pene dimissa sententia, depingo Camenas, ecce nove lacrime nobis merore novi funeris occurrerunt, incepti cursum operis reprimentes. Vigesima quidem prima die decembris Boccaccius noster interiit...» «Infatti ero ingannato, e mentre piango Francesco e mentre, attento alle sue lodi, adorno le Camene con un nuovo commento, quasi tralasciata la sentenza degli antichi, ecco che nuove lacrime si aggiunsero a noi con il dolore di una nuova morte, frenando il corso di un'opera che inizia. Il nostro Boccaccio spirò il ventuno di dicembre [del 1375]...»   Tateo. Cappelli,  ricorda anche che Salutati era solito mettere a disposizione dei suoi allievi la sua stessa biblioteca personale. Pertanto, i luoghi di incontro erano due: Santo Spirito e l'abitazione del Cancelliere, come dimostra anche Tateo42.  Tateo42: «Gli animatori di questi incontri, il Salutati e il Marsili, l'uno nella propria casa, l'altro nella sua cella di Santo Spirito, ricevevano i giovani più promettenti della nobilità fiorentina, e li iniziavano al gusto delle lettere antiche.»   Chines,  204-205 riporta come data il 1391, mentre Sabbadini43 il 1394.  Cappelli109.  Sabbadini43 riporta che l'erudito greco era già a Firenze il 2 febbraio del 1397.  Garin36 sintetizza, prendendo spunto dal De saeculo et religione e dall'Epistolario, 2,  303-307, l'ideale di vita attiva propria dell'essere umano inteso come cittadino del mondo: «Terrestre è la vocazione umana. L'impegno nostro è nella costruzione della città terrena, nella società».  Garin,  38-39: «Il Salutati...insisteva sul valore della educazione nuova [...] essa insegnava a ritrovare sub corticem il valore intenzionale dei termini, smarrito nella consuetudo, penetrando l'espressione nel suo significato intimo come direzione spirituale. Parola e cosa, insiste il Salutati, non possono disgiungersi.»   Epistolario, 3, Fratri Johanni de Angelis, «Noli, venerabilis in Christo frater, sic austere me ab honestis studiis revocare. Noli putare quod, cum vel in poetis vel aliis Gentilium libris veritas queritur, in vias Domini non eatur. Omnis enim veritas a Deo est, imo, quo rectius loquar, aliquid est Dei.» «Non volere, o venerabile fratello in Cristo, allontanarmi in modo così austero da studi degni di ammirazione. Non voler ritenere che, quando si cerca la verità o nei poeti o in altri libri degli scrittori pagani, non si cammini lungo le vie del Signore. Ogni verità, infatti, proviene da Dio e, per parlare fino in fondo rettamente, alcuna cosa è propria di Dio.»   Epistolario, :  «Nullum enim dicendi genus maius habet cum divinis eloquiis et ipsa divinitate commertium quam eloquium poetarum.» «Nessun genere letterario, infatti, ha un maggior legame con le parole divine e con la stessa divinità quanto la parola dei poeti.»   Gargan141.  Sabbadini25.  Gargan142: «Il manoscritto di Vercelli fu alla fine portato a Firenze, ove rimane (Laur. 49, 9), unica copia carolingia esistente delle Epistole di Cicerone.»  Sabbadini34.  Gargan142.  Sabbadini,  34-35.  Tateo49.  Gargan140 ritiene che «la sua filologia non fu di altissima classe...».  Billanovich16. Fitta la corrispondenza tra Salutati e Della Seta, come testimonia la prima lettera inviata dal cancelliere fiorentino il 25 gennaio del 1376 (Epistolario, 1, Insigni viri Lombardo...optimo civi patavino, Billanovich11.  Billanovich52.  Epistolario, 1, Franciscolo de Brossano, Bischoff211.  Bischoff,  Cappelli77.  Cesareo289.  Cfr. la già citata Epistolario, 3, Fratri Johanni de Angelis, Epistolario, 2, Epistola Coluci Salutati florentina ad Carolum regem Neapolitanum, 1, 6,  11-46.  Canfora13. Villani, Coluccio SalutatiXXIII, nota 6 riporta la veemenza con cui Salutati "fulminava" Gian Galeazzo con le sue lettere, riportando tra l'altro la testimonianza di Enea Silvio Piccolomini cui quest'aneddoto è attribuita la paternità.  Canfora,  Pastore Stocchi68.  Sia la citazione che il contesto in cui fu scritto il De Tyranno sono esposti in Canfora,  14-16.  Così Cappelli82: «In altri termini, se Cesare, pur giunto al potere in modo "tirannico" o violento, seppe poi legittimare tale potere attraverso un esercizio virtuoso di esso (ex parte exercitii) in grado di suscitare l'approvazione popolare, la sua uccisione non fu legittima, mentre lo sarebbe quella di un tiranno che esercitasse come tale.»   Per la figura di Loschi, si rimanda alla voce biografica Viti.  Canfora,  13-14 ipotizza, a14, l'aiuto di Leonardo Bruni nello sviluppare il paragone Firenze-Atene, in quanto Coluccio Salutati «non [era] molto esperto di quella lingua e di quella cultura».  Cappelli 83.  Vasoli40: «Così il Salutati, rivolgendosi al cancelliere milanese Antonio Loschi, nella Invectiva in Antonium Luschum, dopo aver contrapposto i guasti del regime tirannico milanese ai vantaggi di quello libero e repubblicano di Firenze, glorifica la sua città come "fiore d'Italia" e come esempio di vita serena e armoniosa.»   Cappelli 84.  Epistolario, 2, V15, di cui si riporta interamente il breve messaggio d'accompagnamento:  «Mitto tibi munusculum istis paucis noctibus correctionis studio lucubratum. In quo si quid proficies tu vel alii, laus sit omnium conditori Deo, cui placeat me in tuis sanctis orationibus commendare. Vale felix et diu. Colucius tuus.» «Ti mando un piccolo pensiero composto in queste poche notti dopo un'opera di revisione. Attraverso questo [trattato], se tu o altri ne trarrete giovamento, la lode di tutti voi sia per lodare Dio, al quale è piaciuto che io mi affidi alle tue sante orazioni. Sta felice a lungo. Il tuo Coluccio.»   Cappelli,  Tateo46: «[Nel De Nobilitate Coluccio] ribadiva, attraverso un discorso più ampio e articolato, la distinzione della medicina, designata medievalmente come "arte meccanica", ossia tecnica, dalla giurisprudenza, considerata scienza della vita spirituale e quindi superiore all'altra.»   Cappelli81,  Garin40: «Le leggi...sono veramente un sigillo divino, con cui dopo il primo peccato Dio ha offerto alle comunità degli uomini la vita per riconquistare il bene...Ispirate da Dio agli uomini, inscritte nell'anima umana, esse hanno un'altra superiorità, rispetto alle leggi naturali: possono essere conosciute nella loro pienezza integrale, con una certezza che non si troverà mai nelle scienze della natura.»   Cappelli80.  Tateo46.  Cfr. Epistolario, 2224, nota 1 per la storia del codice contenente il carme. Si riporta, come testimonianza, quanto scritto nell'epistola XVIII in cui Coluccio annuncia a Benvenuto da Imola il suo progetto:  «Sed ut ad Franciscum nostrum redeam, opusculum metricum de ipsius funere iam incepi...» «Ma per ritornare al nostro Francesco, ho già iniziato [a stendere] un opuscolo metrico sulla cerimonia funeraria dello stesso...»   Marzi, p.115.  Antiche Filippo Villani, Le vite d'uomini illustri fiorentini, Giammaria Mazzuchelli, Venezia, Giambatista Pasquali, Moderne Nicola Abbagnano, La filosofia del Rinascimento, in Nicola Abbagnano , Storia della filosofia,  3, Milano, TEA, Giuseppe Billanovich, Gli inizi della fortuna di Francesco Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1947,  18 dicembre . Bernhard Bischoff, Paleografia latina. Antichità e Medioevo, GildaMantovani e Stefano Zamponi, Padova, Antenore, Alfredo Bosisio, Il Basso Medioevo, in Federico Curato , Storia Universale,  4, Novara, Istituto geografico De Agostini, Vittore Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, Firenze, Sansoni, Augusto Campana, Lettera del cardinale padovano (Bartolomeo Uliari) a Coluccio Salutati, in Ch. Henderson , Classical Mediaeval and Renaissance studies in honor of Berthold Louis Ullman, Roma, Davide Canfora, Prima di Machiavelli. Politica e cultura in età umanistica, Roma-Bari, Laterza, Guido Cappelli, L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci editore, Alessandro Cesareo, L'Epistolario di Coluccio Salutati ed il carteggio con Francesco Petrarca come esempio di latino umanistico: una ricerca filologico-letterariaTesi di dottorato , Madrid, Universidad Autonoma de MadridFacultad de Filosofia y Letras, Dicembre . 18 febbraio . Gianfranco Contini, Letteratura italiana delle origini, 3ª ed., Firenze, Sansoni Editore, Enrico Carrara, SALUTATI, Lino Coluccio di Piero, in Enciclopedia Italiana,  30, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,Daniela De Rosa, SALUTATI, Lino Coluccio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . 25 marzo .  Loredana Chines, Giorgio Forni, Giuseppe Ledda e Elisabetta Menetti, Dalle Origini al Cinquecento, in Ezio Raimondi , La letteratura italiana, Milano, Bruno Mondadori, Carlo Dionisotti, Salutati, Coluccio, in Umberto Bosco , Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Luciano Gargan, Gli umanisti e la biblioteca pubblica, in Guglielmo Cavallo , Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Bari, Laterza, Eugenio Garin, L'umanesimo italiano, 3ª ed., Roma-Bari, Laterza, Mario Martelli, Schede per Coluccio Salutati, in Interpres, Demetrio Marzi, La cancelleria della repubblica fiorentina, Rocca San Casciano, Licinio Cappelli,  Armando Nuzzo, Coluccio Salutati. Epistole di Stato. Primo contributo all’edizione: Epistole in Letteratura Italiana Antica, Manlio Pastore Stocchi, Pagine di storia dell'Umanesimo italiano, Milano, FrancoAngeli, ,  Marco Petoletti, Boccaccio e i classici latini, in Teresa De Robertis, Carla Maria Monti, Marco Petoletti et alii , Boccaccio autore e copista, Firenze, Mandragora, Francesco Petrarca, Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti,  2, Firenze, Le Monnier, Coluccio Salutati, Epistolario, Francesco Novati, 4, in 5 tomi, Roma, Forzani e C. tipografi del Senato, Si sono consultati: Epistolario,  1, 1891. 31 dicembre . Epistolario,  2, 1893. 6 gennaio . Epistolario,  3, 1896. 6 gennaio . Epistolario, 4Epistolario, Remigio Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, Firenze, G.C. Sansoni, 1905. Achille Tartaro e Francesco Tateo, Il Quattrocento. L'età dell'umanesimo, in Carlo Muscetta , La letteratura italiana, 3, tomo I, Bari, Laterza, Si sono presi in considerazione: Francesco Tateo, La cultura umanistica e i suoi centri, Capitolo II. Ernest Hatch Wilkins, Vita del Petrarca, Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani, Milano, Feltrinelli,   edito per la prima volta negli Stati Uniti col nome diLife of Petrarch, Chicago, University of Chicago Press, Cesare Vasoli, Le filosofie del Rinascimento, Paolo Costantino Pissavino, Milano, Mondadori, Paolo Viti, Loschi, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani,  66, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, Palazzo Salutati Francesco Petrarca Giovanni Boccaccio Umanesimo Repubblica di Firenze Leonardo Bruni.  James Hankins, Coluccio Salutati e Leonardo Bruni, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Marco Cirillo, Il tiranno in Coluccio Salutati, umanista del Trecento, Biblioteca dei Classici italiani di Giuseppe Bonghi.

 

SANCTIS. Essential philosopher. He considers philosophy as a branch of the belles lettresand his field of expertise is when stylists stopped using an artificial Roman, and turned to ‘Italian.’ Grice: “I really do not like de Sanctis; when an author becomes philosophical, he says that he has been infested of the philosophical pest!” -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e de Sanctis," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia..

 

SANSEVERINO. (Napoli). Filosofo. Considerato uno fra i massimi precursori del neo-tomismo. Si trasferì in giovanissima età a Nola dalla natia Napoli per frequentare il seminario diocesano dove suo zio era rettore. Dopo l'ordinazione, continuò lo studio della filosofia con l'intento di confrontare i vari sistemi filosofici, fra cui godeva particolare credito in Italia, all'epoca, quello cartesiano. Lo studio comparato dei vari sistemi gli permise una conoscenza più approfondita della Scolastica, soprattutto delle opere di Tommaso d'Aquino, e del legame intimo tra la Scolastica e la Patristica. Da allora, e fino alla fine della sua vita, la sua unica preoccupazione fu la restaurazione della filosofia scolastica, non solo con scritti, ma anche con lezioni, conferenze e discussioni. La sua preparazione in materie filosofiche gli permise di divenire, non ancora trentenne, professore di logica e metafisica presso il seminario di Napoli. Fu anche canonico della cattedrale della propria città. Fondò la rivista La Scienza e la Fede che continuò ad uscire, a cura dei suoi discepoli Nunzio Signoriello e Antonio D'Amelio, a oltre vent'anni di distanza dalla morte del filosofo. Nel 1851 venne chiamato da Ferdinando II a insegnare filosofia morale nell'Napoli, e venne incaricato anche di preparare un manuale "ufficiale" per le scuole del Regno delle Due Sicilie; Sanseverino scrisse allo scopo il manuale "I principali sistemi della filosofia del criterio, discussi colla dottrina de' Santi Padri e de' Dottori del Medio Evo". Con l'unità d'Italia Sanseverino venne progressivamente emarginato e messo in condizione di abbandonare l'insegnamento universitario. Continuò tuttavia ad insegnare presso il seminario di Napoli. Morì nella città partenopea nel corso di un'epidemia di colera all'età di 54 anni.  L'opera Profondo conoscitore di San Tommaso e della filosofia medievale, il Sanseverino diede alle stampe, negli anni quaranta dell'Ottocento, alcuni interessanti saggi sui filosofi moderni, fra cui Emanuele Kant e Baruch Spinoza. Nel 1849 iniziò ad occuparsi più specificamente di San Tommaso e della dottrina tomista con La dottrina di S. Tommaso sull'origine del potere e sul preteso diritto di resistenza, cui fece seguito, otto anni più tardi, un Saggio di teologia scolastica in difesa dell'angeologia di S. Tommaso d'Aquino contro i sofismi di G. Reynaud. Fra il 1850 e il 1853, esce il ponderoso I principali sistemi della filosofia del criterio, discussi colla dottrina de' Santi Padri e de' Dottori del Medio Evo, un'ampia e dottissima disquisizione sulla filosofia illuminista del Settecento e su quella a lui contemporanea (fra cui quella dello stesso Gioberti) confutata sulla base della logica dei più alti rappresentanti del cristianesimo medievale.  Il suo capolavoro, in cinque volumi, fu però pubblicato solo fra il 1862 e il 1865. Si tratta del celebre saggio, redatto in lingua latina, Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata, che ha per oggetto la storia della logica nell'ambito della filosofia cristiana. Un sesto volume, già progettato, non vide mai la luce a causa dell'improvviso decesso dell'autore. L'opera fu ripresa in alcune sue parti dallo stesso Sanseverino ad uso dei suoi studenti nel suo Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata in compendium redacta ad usum scholarum clericalium. Venne pubblicata a Napoli la versione definitiva degli Elementa. L'opera, letta e molto citata nella seconda metà dell'Ottocento e durante tutto il Novecento, si articola in quattro tomi, di cui gli ultimi due, Antropologia e Teologia naturale, uscirono postumi rispettivamente tre e cinque anni dopo la morte del filosofo grazie all'iniziativa di un suo allievo, Nunzio Signoriello. Quest'ultimo si assunse anche l'onere di dirigere, dopo la scomparsa del proprio fondatore, le pubblicazioni della rivista di Sanseverino La Scienza e la Fede, che, fino al 1887, mantenne vivo l'interesse, a Napoli e in Italia, sulla filosofia cristiana medievale e sul tomismo.  Opere pubblicate (selezione) Delle teorie kantiane difese da O. Colecchi nella sua opera che per titolo: sopra alcune questioni le più importanti della filosofia, Napoli, La Scienza e la fede. Il razionalismo teologico dei più celebri filosofi tedeschi e francesi da Kant insino ai nostri giorni, in La Scienza e la Fede, Spinoza e i moderni razionalisti, Napoli, La Scienza e la fede,  La dottrina di s. Tommaso sull'origine del potere e sul preteso diritto di resistenza, Napoli, (I edizione, 1849), nuova edizione (con introduzione di F. Di Mieri), Napoli, Giannini. Saggio di teologia scolastica in difesa dell'angeologia di S. Tommaso d'Aquino contro i sofismi di G. Reynaud, Napoli, Tip. Manfredi, Elementa philosophiae theoreticae ad usum cleri neapolitani, Napoli, Tipografia Manfredi, Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata, in cinque volumi, Napoli, Tip. Manfredi, Institutiones seu Elementa philosophiae christianae cum antiqua et nova comparata, in tre volumi e 4 tomi, Napoli, Tip. Manfredi,  Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata in compendium redacta ad usum scholarum clericalium, Napoli, Tip. Manfredi, Compendio della filosofia cristiana comparata con le dottrine de' filosofi antichi e moderni, in 2 volumi (versione italiana della precedente latina), Napoli, Biblioteca cattolica, Ugo Dovere, Gaetano Sanseverino filosofo tomista, tentativo di ricostruzione, in Doctor communis, Ugo Dovere, Gli orientamenti del periodico napoletano La scienza e la fede, in Campania sacra, Pasquale Naddeo, Le origini del neotomismo e la scuola di Gaetano Sanseverino, in Storia della filosofia, Società editrice italiana, Torino Pasquale Orlando, Il neotomismo a Napoli e G. Sanseverino, in Asprenas, Pasquale Orlando, Vita e opere di Gaetano Sanseverino secondo i documenti, in Aquinas, Pasquale Orlando, L'Accademia tomista a Napoli, storia e filosofia, in Saggi sulla rinascita del tomismo, Roma, Ed. Pontificia Accademia teologica romana, Carmine Matarazzo, Per una "rivoluzione del cuore". La visione dell'umano in Giacomo Leopardi nella lettura critica di Gaetano Sanseverino tra antropologia cristiana e istanze pastorali, Alessandro Polidoro Editore, Napoli .  Tomismo Neotomismo. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Gaetano Sanseverino, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gaetano Sanseverino, . Gaetano Sanseverino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Biografia di Gaetano Sanseverino, su dif.unige.  di Gaetano Sanseverino, su dif.unige.

 

SANTILLI. (Sant’Elia Fiumerapido). Filosofo. Figlio del medico santeliano Silvestro, sindaco del paese, atredici anni si trasferì a Napoli con la madre Giuseppa Mancini, figlia del medico Evangelista Mancini di Picinisco ma residente a San Germano (oggi Cassino), e i tre fratelli, per completare gli studi. A Napoli, il giovane Angelo Santilli seguì il corso liceale presso la Scuola di Francesco Murro. All'Università fu discepolo del filosofo Pasquale Galluppi e amico, fra gli altri, di Luigi Settembrini, Giuseppe Fiorelli e Francesco De Sanctis. A soli venti anni, nel 1842, si laureò in filosofia e giurisprudenza, aprendo anche una Scuola di Diritto Morale e Costituzionale.  Fervente giobertiano, fu attivo propugnatore, nei circoli culturali napoletani, di un'Italia federata sotto la guida di papa Pio IX. Ebbe frequenti rapporti epistolari con Terenzio Mamiani, con il cardinale Gizzi e con il filosofo eclettico francese Victor Cousin. Quest'ultimo lo introdusse nel giro culturale del socialismo utopistico europeo e soprattutto francese, ma Santilli modulò il suo socialismo secondo i propri valori cristiani ed umanitari, rifiutando la logica della lotta di classe.  Ebbe comunque a scrivere che nel Regno di Napoli occorreva "una savia distribuzione della ricchezza". Fu presidente della Società Dantesca di Napoli e prolifico filosofo, giornalista e poeta.  Fondò e diresse i giornali "L'Enciclopedico" e il quotidiano giobertiano "Critica e Verità" fondato durante i moti rivoluzionari del '48 napoletano in cui vivacemente sosteneva che occorreva occuparsi della piaga della povertà meridionale, scrivendo il 20 marzo che: "La nazione vuole pane e lo dimanda incessantemente, lo chiede nel pianto dell'indigenza, tra le sciagure della desolazione, lo chiede non a titolo di preghiera, ma diritto necessario, assoluto ... il popolo non capisce la speculativa astrazione di alcune verità, non sa i titoli di libertà, di costituzione, di uguaglianza ... una riforma che dimentica affatto la fisica prosperità de' popoli non è che riforma di solo nome...".  Fra le sue opere filosofiche: "Le idee soggettive", che fu testo di studio nelle scuole del Granducato di Toscana; "Sul realizzamento del pensiero"; "Sviluppo filosofico dell'Autorità"; "Cenno psicologico sull'attività e la passività dello spirito"; "Individuo e Società"; "Princìpi dell'Umanità razionale"; "Il socialismo in economia" e "Lavoro, industria e capitale". Le sue poesie le pubblicava sul giornale "La Gazza". Si batté politicamente per l'ottenimento della Costituzione da parte di re Ferdinando II di Borbone.  Malvisto e considerato individuo pericoloso dalla polizia borbonica, per i suoi scritti, la sua attività politica e i suoi discorsi pubblici, il cui numero di ascoltatori si andava infoltendo sempre di più, Santilli fu ucciso a baionettate insieme al fratello Vincenzo di 27 anni, all'amico e compaesano Filippo Picano di 18 anni e alla fantesca Carmela Rossi detta Mega da soldati svizzeri che fecero irruzione nella sua abitazione di Napoli, in Largo Monteoliveto, il 15 maggio 1848 durante i moti insurrezionali di Napoli. Secondo i ricordi di Luigi Settembrini venne ucciso a seguito della delazione di una donna, che lo indicò come "il predicatore" alla soldataglia. I fratelli Giuseppe (21 anni) e Giovanni (13 anni), si salvarono nascondendosi in casa della famiglia Leanza al piano superiore.  Lo ricordano due epigrafi: una sulla facciata della sua casa natia a Sant'Elia Fiumerapido e una sulla facciata della palazzina in cui abitò a Napoli, in Largo Monteoliveto, accanto al Palazzo Gravina. Di lui hanno scritto: Francesco De Sanctis, Guglielmo Pepe, Luigi Settembrini, Atto Vannucci, Giuseppe Massari, Vincenzo Grosso, Alberto Guzzardella, Mario Mandalari che volle raccogliere, in un unico volume, su desiderio del grande Francesco De Sanctis, tutte le opere di Santilli tramite il libro "Memorie e scritti di Angelo Santilli" (Roma).  Note  Franco Della PerutaIl Giornalismo Italiano del Risorgimento, I. Ghiron, Della Peruta, ()  Storia del quindici maggio in Napoli L. Settembrini "Memorie e scritti raccolti da Mario Mandalari"  Mario Mandalari, Memorie su Angelo Santilli, Roma, 1893. Alberto Guzzardella, Angelo Santilli, un grande cattolico socialista e martire del Risorgimento Italiano, Milano, 1973. Isaia Ghiron, Il valore italiano, Volume 1, Tip. nazionale degli editori Ghione e Lovesio, Franco Della Peruta, Il Giornalismo Italiano del Risorgimento, FrancoAngeli, . Benedetto Di Mambro, in Sant'Elia Fiumerapido, il Sannio, Casinum e dintorni Roccasecca, . Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita, Volume 1, Antonio Morano.

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