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Thursday, October 14, 2021

Grice ed Ajello

 DELLE VICENDE DELLA STORIA DELLA DIVERSA FORMA CH'ELLA TOGLIE IN TUTTO IL SUO SVOLGIMENTO Gli uomini prima sentono senz'avvertire ; Primachè l'io cominci a distinguersi dal non -me e dall'assoluto,e a governare e correggerelasensibilità,e secondo sua volontà far uso della ragione, ci ha un tempo ch'egli pressochè ignoto a sè stesso se ne sta avviluppato e come un ascoso e tacito osservatore dei fatti sensitivi e razionali , che indistinti e confusi gli si vengon mostrando nella coscienza . Abbagliato e vinto dalla sensibilità e d o minatodallaragione,egliama,afferma,crede,enon sadiamare,dicredere,diaffermare:permodo chesi direbbe ch'ei sia tutto passivo, se in lui non fosse una spontanea attività, certo involontaria, ma ad ognimodo un'attività , una forza insomma che in sè stessa ha la ra g i o n e e 'l p r i n c i p i o d e l s u o m o v i m e n t o . M a a q u e s t o p r i m o periodo della vita intellettuale , secondo che noi dicevamo , un altro succede di veramente opposta e contraria natura. Perciocchè , svoltasi a poco a poco la volontà , in che pro priamente è posta la personalità nostra , cominciamo a scorgere che ci ha alcuna cosa che lecontraddice ,e però che non deriva o dipende da lei; che infinein mezzo a tanta successione e mutabilità di fenomeni ( che sono i v o lontari e i sensitivi ) ce ne ha di così fatti, che non m u tan viso come gli altri fanno , che in mezzo a quel m a   Ma perchè siavi riflessione ( e si ponga ben mente a questo, chè molto ce ne gioveremo) è mestieri che osservando d'una in altra cosa si passi , che prima un lato se ne consideri , indi un altro , e cosi sempre segui tando ; è mestieri , a dir breve , della successione degli atli,non sipotendo ben disaminare un obbietto,senza che gli altri si lascin da un canto ', e si dimentichino al menoperunmomento.Ilperchètralaspontaneitàela riflessione tra l'altro è questa differenza , che la prima ha un veder largo , istantaneo e complessivo , e la seconda un guardar lento, e uno scrutar succedevole e parziale. E peròse riflettendononabbiamtutteadunaadunacon siderato le parti dell'obbietto , se giunti non siamo a quel supremo gradodellascienza,chepossonsiallaperfinerag gruppare e riunire le parti slegate e divise , e ricostruirne quel tutto stato già scomposto e notomizzato , non cene viene che scienza incompiuta, e l'erroreeziandio,sete ner vorremo per l'intero quello che sia parte soltanto.E difatto pressochè sempre avviene che la riflessione tulta quanta in un obbietto affisandosi, cosi trascurane e di mentica gli altri , che anzi tempo si tiene in possesso di quella verità di cui non ha contemplato e conosciuto che un solo e povero lato. Per ilchenellariflessione(eildichiareremoinnanzi più largamente ), come in quella che per isvolgersituta ha bisogno della successione degli aui e però del tempo, possonsi determinare tre periodi o momenti che sivoglian dire. Nel primo il me e il non-me e i loro rapporti son quellichemegliofannoinvitoesolleticoalla nostraal lenzione : nel secondo , sviluppatici dal contingente, tro viamo l'assoluta nelle eterneverità che sonoci rivelate  244 DELLE VICENDE reggiare , a quel continuo trasformarsi , stan saldi: ed allora finalmente asceverar cominciamo e distinguere dal per sonale l'impersonale, dal me ilnon-me e un certo che d’im mutabile e costante, che è quanto dire l'assoluto. E pe rocchè sceverare, distinguere, recar l'osservazione d'una in altra cosa è propriamente analizzare e un far uso della riflessione; questo periodo ben è stato dai filosofi ad dimandato di riflessione e di analisi in contrapposizione del primo che han chiamato della sintesi e della spontaneità.   DELLA STORIA. 245 dalla ragione , e ne scopriamo la indipendenza dal me e d a l l a n a t u r a : n e l t e r z o f i n a l m e n t e , c h e è il s u p r e m o g r a d o della scienza , attraverso a quelle idee assolute traguar diamo l'assoluta Sostanza , di cui quelle non sono che m a nifestazioniedapparenzealcortoe debolesguardodella specie umana . Dalle quali cose è manifesto che la rifles sione, come quella che è molto lenta nelsuo lavoro, e che per l'intera cognizione di un obbietto è necessitata di guardarne ciascun lato partitamento , terrà un periodo i m mensamente più lungo della spontaneità , la quale di sua natura ha un'assai corta vita e fuggitiva. Spontaneitàeriflessione,questidunquesono idue necessari periodi e le inevitabiliforme del nostro pensiero. Nel primo ci son rivelate dalla ragione , comunque al quanto confusamente , tutte le verità prime ; nel secondo null'altro in sostanza aggiungiamo al giànoto;ma ,per ciocchè entra in giuoco la riflessione, distinguiamo , a n a lizziamo , scopriamo i rapporti e la generazion delle cose , e d o v e c h e p r i m a t e n e v a m o il v e r o s o l t a n t o , p o s c i a a b biamo la scienza: e , per dar alcun che di sensibile alle espressioni , nella spontaneità la ragione svolgesi come in linea retta ; nella riflessione ella si rifà su propri passi e conosciutasi alla perfine, sopra sé stessa si torce e si ri piega. Ancora , se nella vita spontanea,tutto è congiunto nel pensiero inuna inviolata e vergine unità , ed avvi vatoevestitodaglisplendidicolorid'una giovaneevi gorosa immaginativa,cuiquellasminuzzatriceelentadella riflessione non è ancor giunta a sturbare ed agghiaccia re; se in quel tempo trascuriamo e quasi ignoriamo noi stessi, e ciecamente credendo alla ragione , ci diamo a tut to che ci paja bello, vero o buono e ilseguitiamo abban donatamente nel caldo d'un amore vivissimo;èmanifesto che quello è tempo di poesia , di canto , d'ispirazione , come il periodo che gli tien dietro è tempo di fredda e severa analisi, di riflessione, che è quanto dire di filoso fia : la qual cosa bene fu antiveduta ed espressa dal Vico quando scrisse che tanto è più robusta la fantasia,quanto è più debole il raziocinio. Però siccome nel primo periodo per quel potere che dicemmo dei sensi e della fantasia , non chiediamo e non adoriamo che il bello , o il bene  >   e'l vero in tanto che belli; nell'altro , fatti più rigidi é spassionati, al solo e nudo vero spezialmente ci inchiniamo, avvegna che non potessimo mai più intutto distorci dalla bellezza. Del rimanente ognun intende che questi due pe riodi , spontaneo e riflessivo, non si limitano in maniera chequandol'unovengaamancare allorasolamente l'altro cominci. Non ci ha mai in natura un limite e un taglio cosi netto tra le cose succedentisi , che non ci sia nel digradare un cotal innesto,in cui lo spirar della pri ma e'lnascer dell'altra vadansi percosidire sfumando, in quel modo che nell'iride quei vaghi primitivi colori. E sul proposito notisi la bellezza delluogo del Vico che abbiam voluto mettere innanzi a questo lavoro: nel qua le oltre che in due righe è detto quel che altri han poi stemperato in tante parole, scolpitamente è indicato quel l'inpestarsi che dicevamo dei due periodi. Perciocchè tra l'etàdelsentireodellaspontaneità,equella del riset tere , u n ' altra è frapposta dell' avvertire perturbato e c o m mosso , che è il primo apparir della riflessione quando an cora in noi è grande ilpotere dei sensi e della fantasia. Tutte queste cose (le quali verremo di mano in mano applicando)volevano esserdettealquantopiùdistesamente e tratto tratto avvalorate e dimostrate con una esatta e scrupolosa osservazione dei fatti di coscienza ; ma le son cosìnote oggidi , che sarebbe stata operavana e fastidio sa ; spezialmente dopo che quello stupendo ingegno del Cousin le ha esposte con tanta efficacia e chiarezza in più d'una sua scrittura.Ilperchèabbiamsolovolutotoccarle, per mostrar quali sieno in fatto di filosofia le nostre opi nioni, per fermare almen brevemente le teoriche da cui intendiamo dipartirci , e procedere in questo nostro ragio namento il più che sapevamo ordinati e seguiti. PERIODO SPONTANEO Poemi o storie artistiche. Or che abbiamo esposto brevemente e fermato quelle teoriche onde avevamo biso gno , accostandoci e stringendoci al nostro 'subbietto , di ciamo che il primo apparir della Storia è veramente nel poema , e nata che sia la prosa , nella storia paramente  246 DELLE VICENDE 1   DELLA STORIA. 247 'ammirazion delle genti quel grandioso spettacolo ch'ei oon sa bastevolmentea m mirare e magnificare. E qui è da notare che se la Storia nasce poetica , questo avviene pel subbietto e per l'obbietto, vale a dire che non pure avviene per lo stato dell'intel ligenza degli scrittori, chein quei primi egiovani tempi ètutta spontanea e immaginosa, ma eziandio per le con dizioni sociali di quella età ; essendochè le antiche società , quanto alle moderne , eran semplicissime, siccome quelle in cui non era contrasto di opposti elementi o principi , ed un solo , come il teocratico nell' Indie e nell'Egitto , tutti gli altri arsorbiva e signoreggiava:la qual cosa non è a dire quanto più armoniche e poetiche lefacesse.Sen zachè sebensièintesochesiaspontaneità,echevalga quell'involontario e irriflessivo svolgersidel pensiero;è chiaro che l'amore , il disinteresse , la gloria , il patriot tismo, e tanti altri affetti tuttiespansivi,generosi e gran di , sono a quei tempi le cause e gli stimoli e le occa sioni alla più parte degli avvenimenti , e molti altri v a gamente adornano e illegiadriscono ; dovechè nei tempi posteriori è un venir su di tanti piccioli e privati interessi, di tante passioni misere e vili, di tante cupe frodi e in fami tristizie, che è uno sconforto. Onde assai andrebbe lungi dal vero chi pensasse che Erodoto , per esempio , o Tucidide , sceverassero e scartassero dalla narrazione tutti quegli avvenimenti che prosaici lor pareano e indegni delle loro nobilissime istorie.Di prosaico poco o nulla vera nelle prime società, e quel poco eziandio facea su quelle vive e immaginose menti dei Greci assai diversa impressione che sulle nostre non farebbe. Quegli storici adunque non sceglievano fatti da fatti, come ultimamente è stato scrit to , e che sarebbe opera da Boileau, ma abbracciavano, od almeno credevano di abbracciar l'intero, il quale alle lor menti si porgeva tutto fulgidamente colorato ed in vaga  artistica, o vogliam dire che altro più diretto scopo non abbia che la bellezza. Percosso vivamente l'uomo dai fatti maravigliosi e grandiche glisuccedonointorno,olicanta e li celebra nel primo impeto della sua maraviglia , o li narra agli avvenire, non gli soffrendo il cuore che se ne porti iltempo si care e belle ricordanze, e che abbia a toglier per sempre alle lodie all >   248 DELLE VICENDE e nobilissima mostra . Se non che costoro tutti intenti come sono alla bellezza delle loro istorie , saran poco solleciti dispogliarla verità delle tante favole statevi aggiunte dalla immaginazione e dall'ignoranza della gente,e per chè il racconto se ne faccia più maraviglioso e attratti vo, assai ve ne introdurranno. Ed infatti seessile narra no , nondimeno il più delle volte non mostrano di aggiu starvi fede, secondo che fanno i nostri creduli e semplici cronisti. Il signor Manna , giovane, per dir poco , di acuta e squisita intelligenza e carissimo amico nostro , scrivendo non ha guari delle vicende , non della Storia moderna ma della Storia in idea, ha detto che la Cronaca e la Ştoria filosofica son da tenere idue punti estremi di tutto il suo svolgimento. In questo, a dirla schietta , non pos siamo affatto affatto accordarci con lui,e poichèquicade in acconcio, vogliam fare un po'di contrasto a questa sua opinione , e , cel creda , per solo amore alla verità , edancheperfermarquiunpensiero,chenoncièin contrato finora di trovar sostenuto da alcuno. Che la Storia filosofica sia l'ultimo estremo da un c a n t o , il p e n s i a m o e d i c i a m o a n c o r n o i , n è p o t r e m m o a l tramenti;ma chelaCronacal'altrosia,questorisoluta mente neghiamo. E qui preghiamo il lettore che non si è stancato di venirci seguitando , che voglia alquanto cre scere la sua attenzione ; dappoichè dovendo farci da alto ed in fretta toccar di molte cose, forse che il postro pen siero non si mostrerà così chiaro come noi vorremmo ; e temiamo non si annebbi la verità col dir disordinato ed Oscuro . Comunque le società dei tempi di mezzo , per le in vasioni e leoccupazioni dei popoligermanici,che per cosi dire le rinnovarono e rinvigorirono , una sembianza aves sero di freschezza e di gioventù; nompertanto si grande era in loro la parte antica della caduta società,o vogliam dire l'elemento romano , che molto dal vero si scosterebbe chi le stimasse società semplici e primitive , e quei fattie quella sembianza ch 'ei vi trova , volesse recare a ciasc un tempo di nascente coltura : per non dire che all'elemento romano e al germanico si aggiungeva l'ecclesiastico di  .   Or se noi troviamo la Cronaca nel Medio Evo , non per questo dobbiam credere ch'ella sia d'ogni tempo di nascentecoltura,echeaquelmodolaStorianascaosi r i s v e g l i. N o c e r t o , c h ' e l l a n a s c e p o e t i c a , t u t t o c h è d i s o r dinata e incolta.Nasce neipoemi delNiebelungen,delCid  lla , e ardita mente poetica ; e se quella ci dà epistole,sermoni, eglo ghe , cronicacce ed altra merce cosi fatta ; questa ci of fre e novelle e poemi senza fine,e versidiamore eprose di romanzi. DELLA STORIA. 219 niente inferiore, e cresceva la contrapposizione e la guerra . Questo fece che accanto ad una cotalbarbara selvatichezza stesse una cortesia e una gentilezza di tempi assai colti e politi; ad un soverchiar della forza e ad una sfrenatezza senza confine , un'austera virtù ed un'idea assai svolta della moralità e della giustizia, e al volo amoroso e spontaneo d'una giovane e bella poesia , lo strisciar lento è vile di tanti scritti insipidi e senza vita. Di contraddizione c'era dappertutto,finotraifattieleopinioni;ma inniente meglio si manifesta che nella letteratura,spezialmente per quell'uso contemporaneo delle due lingue, volgare e la tina, ch'eran come rappresentanti di due letterature, e che valsero a meglio tenerle disgiunte e distinte. La la tina non era propriamente che un po'di luce trasmessa, un povero barlume riflesso da tutto ľ antico splendore,che non si era potuto interamente spegnere per quel soprav vivere e durar della Chiesa dopo il misero cader dell' I m perio. Pertanto ell'era tutta vecchia , squallida e scompa gnata dalla vita ; e dovea essere : perchè gli scrittori la tini ( oltre ch'erano frati la più parte, viventisi,a quei giorni assai ritirati e divisi dal mondo )per quel loroim. maturo e sciocco legger negli antichi ,ebber della barba rieilmaleenon ilbene;n'ebberoadirbreve,lagrossa ignoranza senza il verde , la vita , la spontanea vigoria. Dal che provenne ch'eglino desser poi fuori di quelle smorte eanfibie scritture, barbare a un tempo,e fredde e scolorate ; le quali solo il Medio Evo poteaci dare , e di cui per mala ventura ci ha fatto si ricco e grazioso pre sente. Con due lingue adunque nel Medio evo son due let terature d'indole e di forma differenti: una tutta smorta, scarna e prosaica , l'altra tutta fresca e bella ,   La Cronaca dunque è merce da mezzi tempi, per ciocch'ella nacque dalle condizioni di quell'età , è veduta in altro tempo d'incivilimento che spunti e ger mogli. Onde il signor Manna , per la troppafretta forse, si è lasciato andare in un errore simigliantissimo a quello del Vico , che pensò la Cavalleria potersi trovare in ogni tempo primitivo , e sconobbe ch'ella fu ingenerața  250 DELLE VICENDE } tra i crociati in Levante, cosicchèvideroco'propri lor oc edellaTavola Rotonda;ecompostasi'escaltritasilaprosa, nasce in Villehardouined in Joinville che certo cronache non sono ; od almeno in Guglielmo di Tiro , in Alberto d'Aix,inRaimondod'Agiles,inRauldiCaen,enegli altri entusiastici e vivaci storici delle Crociate. E non si dica che tra costoro parecchi eran frati, e che questo fatto in certo modo contraddica al nostro pensiero ; dappoichè anzi il riferma assai bene , mostrando che tostochè essi usci ron di quelle condizioni che dicevamo , altramenti scrissero le istorie loro. Basti dire che di quei monaci altri furon ehi quei mirabili fatti che ci han narrato ; ed altri furon sospinti in mezzo al mondo dall'improvviso turbinė che a quei giorni sconvolse l'Europa , e dal vivissimo entusias mo che vi accese tutte le menti Imperò vivendo eglino meno divisi dalla società , dettero finalmente alle lor nar razioni quel colore e quella rappresentazion della vita e dei costumi del tempo , che nelle cronache indarno cercherem mo , e che sarebbero affatto perduti per noi, se non ci fosser rimase della volgar letteratura tante opere bene rap presentevoli ed esprimenti, come sono, sebbene alquanto posteriori , le novelle del Boccaccio e del Sacchetti, e le istorie del Villani , del Compagni e del Malespini. enonsi tali cagioni , che son tutte proprie del Medio Evo , e che in altre età indarno si cercherebbero. Ci mostri il sig. na non dico una Cronaca Man ,maunsolframmentodiCro naca prima d'Erodoto.Quanto a noi,fermamente pensiamo che se potessimo avere tutto quel che in Grecia si scrisse nanzi a costui,non troveremmo ip mente che storiemaravigliosa poetiche , comechè ordinate con manco d'arte , e quel che è più sicuro , poemi , e canti guerreschi polari. Veramente ci fa maraviglia e po ingegno del Manna che quell'avveduto non abbia scorto,che avendo eglidi   DELLA STORIA. 251 viso tutto lo svolgimento storico in artistico e filosofico, era necessità che quanto più si ascendesse ai primi tem pi,piùdipoesiaed'artevisitrovasse.Orcome può trovarvi egli quelle insipide ed agghiacciate cronache m o nacali? In esse , se ne togliete l'ignoranza che è vera mente degna d'una cultura bambina , ilresto ci sa più d'avanzo dispenta e grave letteratura,che di comincia mento d'una nuova e leggiadra;e a dirla in due parole, non ci vediamo che elemento romano ed ecclesiastico. E quando si pon mente che per lo più furon monaci i lor compilatori, quasi intutto, come dicemmo , segregati dal mondo , e quel che è più , non d'altro conoscitori che d'al cun latinoscrittore;quando sipon mente a questo,non sappiamo chi possa far lungo contrasto e non accostarsi alla nostra opinione. Il sig. Manna adunque , scambiando un fatto con lo svolgimento dell'idea,'equel che accade con quelcheé, ha creduto logico un antecedente meramente storico efor tuito.E sipotrebbedirech'eglicredaalricorsodellena zioni, se per divinare un fattoprimitivo ha toltoesempio non da nascente, ma da rinascente coltura.Perciocchè vo lendo egli parlare dei napolitani storici, e non trovando nei primi tempi che i cronisti longobardi, se n'è lasciato ingannare,ed ha stimato che la Storia a quel modo na scesse;eche inquellesueteoricheeipotessefermareche la Cronaca e la Storia filosofica fossero gli estremi di tutto lo storicosvolgimento.Sei volevatrovare nellanapolitana letteratura ilprimo apparir della Storia, almeno cercar lo dovea in Guglielmo di Puglia , e in quel poema che serisse, allorchè le ardite e fortunate imprese dei Nor manni fecer maravigliare questa estrema parte d'Italia. Per lequali cose,conchiudendo diciamo ,cheleprime istorie sono i poemi ,indi le narrazioni puramente artisti che ; che questo avviene pel subbietto e per l' obbietto vale a dire , per lo stato dell'intelligenza dello spetta tore , e per quello della società ch' ei ritraenei suoi rac conti : infine che la Cronaca è scrittura propria dei m e z zi tempi, e quanto alla Storia moderna , ella è storico e non logico antecedente.    252 DELLE VICENDE PERIODO DI RIFLESSIONE . Ilme,ilnon-me eilororapportichiamandunque i primi e sforzano la nostra attenzione: e se questo è vero  Storia morale o Secondo che detto abbiamo , corta durata ha S. 1. Momento del MB e NON-MB. politica. quel periodo di spontaneità , e tosto nasce e si educa la ri flessione per aver vita assai più lunga e meglio svolta.Ve ramente ch'ella con quel suo analizzare e sminuzzare ogni cosa,con quel suo lento e sospettoso procedere, or in questoorainquell'obbiettopartitamente affisandosi,to glie ardire allaimmaginativa, ed or ne soffocaeimpedi sce, or ne scolora ed agghiaccia ogni spontanea creazione: nompertanto induce lo spirito umano , non certo in più belle,ma inpiùgraviesodecontemplazioni,cheapoco a poco e come per mano il trarranno a quella compiuta e ordinata scienza , che è l'ultimo obbietto , e insieme la pace e 'l riposo della sua irrequieta intelligenza. Or noi dicemmo che la riflessione di sua natura è parziale e suc cessiva , e che tutto ilsuo svolgimento potrebbesi distin guere intrepartiomomenti,ondeilprimoèquellodel me edelnon-me.E difatto,chivogliaun trattoprofon darsi nella coscienza, vedrà che se ci son fatti che più chiamino e sforzino l'attenzione , certo sono i sensibili, indiivolontario personali.Isensibilicomequellicheson manco intimi e profondi,e quasi esterioriall'animo,sono i più vivi ed appariscenti, e imeglio osservabili;eivo lontari o personali vengonsi lor mostrando allato tenace mente, perciocchè l'impersonalità della sensazione indica subitamente e rivela la personalità nostra , e quell' assi duo tramutarsi e succedersi dell'obbietto ci reca al senti mento d'alcuna cosa che duri attraverso a quella indefi nita varietà delle sensazioni, che è l'identità delsubbietto. Quanto aifattirazionali,questiinverosono imenoap parenti, perchè non simostrando che in mezzo allamu tabilità e alla determinazione dei sensitivi e dei volontari, tolgon sembianza mutabile e determinata , e ci ha mestieri diaccorta e ben ammaestrata osservazione per poterneli sceverare , e svestire di quella falsa e mendace apparenza.   DELLA STORIA. 253 ( come vero è ) , ecco qual nuova faccią prenda la n o stra intelligenza, e di quanto questo primo momento della riflessione si discosti dalla spontaneità. In questa ilme non si scorgendo ancoradistinto da quel che lo inviluppa e nasconde , e lasciandosi intutto andare a seconda della ra gione e della sensibilità, senza mai volgersi indietro e por menteasèstesso,èchiarocheseogniattoalloraèfe de , amor vivo e caldissimo, ed estatica contemplazione ha da essere altresi pieno e bello di nobile disinteresse ; doveché nel primo momento dellariflessione,per quel ne cessario mostrarsi e dintornarsi della persona , per quel considerar la natura solo in tanto che ne dia pena o di letto , come pressochè tutto è dubbio , amor proprio , e sospettosa e lenta osservazione , cosi pure le opere nostre la più parte generate da personali e interessate cagioni ; e se prima moveaci il bello,e il bene e ilvero intanto che belli, muoveci dappoi l'utilità. Dicevamo che la Storia si farà a cercar l'utile; poi con un tal rude passaggio alla moralità sola il riduceva m o , come se niente altro esser ci potesse d'utilită , quivi tutta si raccogliesse. Per voler soddisfare a questo dubbio, e farci incontro a parecchie altre objezioni che ci sipotrebberofare,dichiareremoalquantomeglio ilno stro pensiero, e il rafforzeremo in fretta almen tanto che basti. Tolto via l'utilità fisica, che in verun modo non ci potrebbe venire dal racconto dei fatti delle nazioni,l'uti Jità non può veramente esser posta , che nel giovare al l'uomo o come agente morale, o come creatura intelli gente; perocchè non si potendo allettare la sensibilità , alla Storia non resta che correggere la volontà , o svolgere e  saran per Però la Storia , dopo che si è mostrata puramente artistica , vorrà avere uno scopo che le paja manco vano , e che dia più pronti e certi frutti; vorrà insomma esser utile , ed eccovi apparir la Storia morale , la quale , se più non guarderà la bellezza siccome unico ed immediato suo scopo , se ne gioverà nondimeno per ornare ed avvivare i suoi racconti, essendochè l'uomo , come dicemmo , po scia che l'ha un tratto conosciuta , mai più non si di stoglie dalla bellezza. ©   costantes generi , contumax etiam adversus tormenta servo rum fides. Ond'iomi maraviglio che ilsignorMannaabbiapo tuto sconoscere questo si manifesto intendimento di Tacito, dandogli uno scopo meramente artistico, com'ei si da rebbead Erodoto. E mi pare che in questosbaglioeisia caduto , per aver troppo semplicemente diviso tutta la vita storica inartistica e filosofica,nonbadando che seconla riflessione si può dir che cominci l'amor del sapere ola filosofia, non per questo ella è filosofia, intesaintuttala determinazion della parola , cioè la scienza già ordinala formata ; e per dir più chiaramente , che innanzi all'ul tima forma sua ben può la Storia esser riflessiva , e non esser pertanto ancor filosofica. Il perchè non potendoegli di buona fedetrovare in Tacito la sua Storia filosofica ha dovuto di necessità trovarvi l'artistica,quantunquela Storia avesse in lui cangiato natura , essendochè l'artedi primo scopo e signora ch'ella era , è divenuta istrumento ed ancella. S.II.Momentodelleveritàassolute.- Storiapositiva– Per affisarsi che faccia la riflessione al subbietto e all'ob bietto e ai lor rapporti, verrà tempo alla perfine ch'ela sarà percossa da quella strana immutabilità e indipendenza dei concetti della ragione ; che anzi quello stesso atten dere ed osservare i fenomeni sensibili e volontari sarà ca gione che le si dimostri l'assoluto ; essendochè di due o più cose non pur dissimiglianti ma opposte sieme e confuse ; più pensando ed osservando ne distrigate e dintornate l'una", più l'altra vi si porgerà chiara edi stinta. L'osservare che sopra una sorta di fenomeni non ha potere la volontà , e che lo stesso non-me non sipuò sottrarre a certe.leggi immutabilissime e salde , fa chesi vadano sempreppiùdistinguendo e sceverando ifatirazio pali, e apertamente se ne vegga la indipendenza dalsub bietto e dall'obbietto. Oltre diche,inquellaguisachela impersonalità dei fati sensibili rivela e determina la per sonalità dei volontari, cosi la mutabilità , la contingenza, la naturafinita e dipendente dell'animonostroe delana tura,distintamente cisvelal'immutabile,l'infinito,l'as soluto; l'essere, in una parola , il quale non che dipen  236 DELLE VICENDE e strette in   DELLA STORIA. 257 dere da altre cose , a tutte anzi è sostegno e fondamento. In questo secondo suo momento adunque la rifles sione,disviluppatasidal contingente,separaepone l'asso luto,o vogliam direl'eterneveritàrivelatecidallaragio ne.E peròch'ellasuole,dimenticandogliantichi,tutta a'nuovi obbietti abbandonarsi,e massimamente dopo che ha scorto, che ilme e ilnon-me non son poi gli ultimi termini della scienza , e che ci ha alcun più degno e nobile obbietto intutto indipendente da quelli,e che anzi abbrac cialiecomprende,e ponloroelimitieleggi,da'quali, tramutinsi pure a lor posta , mai uscir non possono , o sottrarsene.E megliovedràl'importanzae ladignitàdel l'assoluto , quando si sarà avveduta che non ostante la caducità e l'impersetta natura del contingente , le verità nondimeno stanno e sopravvivono.Di questo procederà che alle personali vedute del primo momento altresuccederanno impersonali e disinteressate, e seprima chiedevasi l'utile, il vero poi soprattutto si chiederà. Eosi la Storia che abbiam veduto correr dietro al l'utile,volgerassi a più nobile scopo escientifico,enon vorrà che il vero ; e purchè il trovi e narri, le parràdi aggiungere l'ultimo e naturale suo scopo. Vero è , che non si essendo anco giunto a tale con la scienza, che basti e valga a ricongiungere e riferire alla prima Sostanza quelle assolute verità , e a considerare il vero come rive lazione dell'infinita Intelligenza ; vorrà la Storia il vero , ma senza sapere iltrovarlo infine che importi;e conside randolo partitamente nei fatti in tanto che esistenti e a v venuti , scambierà il reale col vero , e solo vedrà negli avvenimenti la vicina dipendenza di cause ed effetti, non si elevando mai a più larga e lontana connessione. Per tanto degli Storici di questa età , sola e prima cura sarà trovare i fatti e accertarli, mostrarne le immediate o poco lontane cagioni , o almeno le occasioni e i rapporti , e solo che dieno una tal quale narrazione di importanti e certi fatti , nissun pensiero si prendono del rimanente, e par loro adempiuto ogni ufizio eche laStoriasiafatta.E non pen sate ch'ei sipiglino affanno di virtù e di vizi,di giusto edingiusto,diquestaoquellacredenza;evidanno a divedere una freddezza e un'indifferenza , che c'è da scon 17    solarsene, per modo che vi sembra non abbian cuore,o senso morale , e sien tutto pensiero e intelligenza. Il qual morale indifferentismo stimiamo sia tra l'altro ingenerato dai costumidiquelleetàch'essersoglionoassaiguastie dissoluti:onde avviene che disperatosidelmiglioramento, appoco appoco l'animo vi si adusa , e dopo di averli con siderato come un necessario male e durissima legge del l'umana natura,finirà colvenire in quella tristae scon solante indifferenza , di che non è stato che sia peggiore. Anche questa maniera di Storia vediamo adunque inrap porto manifesto con l'obbietto e col subbietto , con lo svol gimento progressivo dell'intelligenza , e con le sociali c o n dizioni dell'età in cui suole apparire. Se non che , acció che non ci si dia non meritato biasimo , vogliam qui fare avvertire che se noi riferiamo la Storia al subbietto e al l'obbietto, questo facciamo per guardar la cosa da più lati, e non perchè ci sembri che quelli in sostanza sien diversi rapporti : conciossiache limitando noi l'obbiettività al solo Mondo civile , il quale , come ha detto il Vico , è fatto dall'uomo , ci avvediamo che il riferirvi la forma che vien prendendo la Storia ,egli è come riferirla un'al tra volta allo svolgimento della nostra intelligenza. Questi sono gli Storici , che abbiam chiamato positivi. E molti potremmo indicarne che più o meno van com presi in quel numero ; ma ci piace di nominar soltanto il Davila e il Macchiavelli, come assai vivi esempi di que stageneraziondinarratori.Solovogliamo quiricordare che se in molti di questi storici alcun che ci ha di arti stico, morale o politico, non per questo non son da te nere per positivi, quando loro intendimento sia stato il narrare ifatti che veri stimavano senz'altra briga.Dap poichè se nell'ideale e nella scienza tutto è ben distinto e determinato , nella realtà per contrario tutto intrecciasi e confonde , e mai non si ha il fatto cosi nudo e segre gato dagli altri che gli stan dallato , o che lo han pre ceduto o seguiranno , secondo che la scienza lo ha de scritto. Cosi questa famiglia di Storici è a parer nostro assai numerosa e comprensiva ; e risolutamente vi chiu diamo e 'l Guicciardini e l'Hume e'l Gibbon e 'l Gian none e 'l Robertson , avvegnachè di costoro , chi voglia  258 DELLE VICENDE   solo un lato considerarne, alcuno dirà artistico, un altro forse chiamerà morale o politico , e in quegli ultimi per avventura gli parrà già di vedere l'ultima forma della Storia, che è la filosofica, e di cui or passeremo a ragio nare . Per ilche,quando perassaisecolisièveduto un sorgere e fiorire, e un cader d'imperi e di nazioni , una catena lunghissima di successi grandi ; quando in somma il dramma storico dell'umanità di tanto è cre sciuto,che sene può avereun'assai larga e svariata esperienza;èforzacheavedersicominci allaperfine e un tal ritorno di avvenimenti al tornar delle stesse ca gioni , e certi costanti rapporti e lontanissime dipendenze , e una certa comune natura delle nazioni sotto alle dissi miglianze grandi che son tra loro. Oltre di che al rovi nare e mancar di tanti regni potentissimi, di tanti vasti e s p l e n d i d i i m p e r i , c h e p a r e a n o n o n d o v e r m a i f i n i r e ', e  3 239 DELLA STORIA. Storia filosofica. S.III.Momento delleveritàassolutecomemanifestazione La riflessione di sua natura , quanto più va innanzi nel suo lavoro , della prima Sostanza. tantopiùvisiaddestra,edacquistadiacumeedi pro fondità, e noi tratto tratto più incontentabili cifacciamo e vogliosi di sapere. Dopo di aver separato e distinto il meeilnon-me,siamocielevatialquantopiùsu,edat traverso alla vicenda ed alle permutazioni del contingente , abbiamo intraveduto e scorto l'assoluto in quelle immu tabili verità, che son come le leggi del pensiero e della natura. Ma giunti che siamo a questo punto di conoscen za , veggendo che quelle assolute verità non derivano o dipendono di sorta dal subbietto e dall'obbietto ; qual sia dimandiamo la lor sorgente e derivazione , di qual sostanza essi fenomeni sieno manifestazione nella nostra intelligenza. E questa interrogazione torna inevitabile e necessaria per quei due principi disostanzae dicausalità, che non ci lascian mai , eche ad ogni fenomeno,ad ogni cosa che cominci,a trovare o pensar ci sforzano una so stanza e unacagione.Le veritàassolute adunque noi ri feriamo e leghiamo all'assoluta Sostanza,all'Essere crea tore e intelligente, e quivi soffermasi la riflessione niente altro chiedendo , vi si appaga e riposa. e   260 DELLE VICENDE tutto in loro accogliere e stringere il futuro destino dei p o poli ; non può la disingannata intelligenza non distorsi da q u e l l' a n g u s t o e c a d u c o s p e t t a c o l o , e n o n e l e v a r s i a p i ù larghe esublimi considerazioni. E scorgerà che iregnie gl'imperi non son poi che apparenze peculiari e fuggenti, è che fra tanta vicenda e permutazion di fortuna,duran nompertanto le umane generazioni e governate da costan tissime leggi;e da tanti sanguinosi elacrimevolicasi,da tanti mali e miserie incredibili, risorgon sempreppiù a m maestrate e possenti,come se cavasser benedalmale,e a simiglianza d'un nobilissimo fiume, il quale non che scemare e impaludarsi tra la rena e i sassi e i dirupi , sempre crescendolesue acque,alteramenteprocedeverso l'infinito mare che l'attende. Pertanto a quel modo che riferiamo le leggi del pensiero alla prima Intelligenza , e le abbiamo per un suo apparire e rivelarsi nella ragione ; così pure quelle discoperte ed osservate leggi dellaStoria riferiamo al primo Essere, e le consideriamo come forma visibile dellamente e del disegno di lui sopra il destino degli uomini , che è quanto dire come la stessa Provvi denza divina. Quando adunque dalla mutabilità , dall'incostanza e dalla contraddizione del reale , elevar ci sappiamo insino all'idealeeilconsideriamocome espressionedellamente di Dio ; quando più non vediamo nella Storia una for tuita o capricciosa successionediavvenimenti,ma losvol gimento di un'idea nel tempo, e l'adempimento sopradi noidel provvidodisegnodelCreatore;sorgeràquellaSto ria che detto abbiamo filosofica ; e , conciossiachè la ri flessione non vada più oltre, questo è l'ultimo e più n o bile grado a cui possa ella giungere. Or questo supremo pensiero,questo provvido disegno di Dio sulle umane generazioni , certo in niente meglio si dimostra che nella Storia della religione ; e se aggiun gete che solo il cristianoincivilimento poteaci dare una cosi fatta Storia ; che , dalla nostra infuori, niun'altra religione non ha avuto un si chiaro e non interrotto cam mino attraverso a tutte le età; che la scienza infine non avea a cominciar da capo e far tutto di per sé, percioc ehè ella potea lavorare per un sentiero ch'or silascia in    DELLA STORIA. 261 travedere , or profondamente è segnato nei Libri Santi ; non è dubbio che dei cinque elementi della Storia , che sono l'industria , lo stato , l'arte , la filosofia e la reli gione , dovea quest'ultima prima costringer l'attenzione dei nostri scrittori , e , lasciatisi da un canto gli altri quat tro , informare a suo modo la Storia ,e invadere a prima giunta e assorbire tutta la vita delle nazioni. Di qui av verrà che questa prima e incompiuta Storia apparirà anzi teologica che filosofica ; e tale infatti è quella del B o s suet , per essersi quel dottissimo Vescovo tutto chiuso e raccolto nel Cristianesimo , e fattolo centro , scopo e m i sura a tutta la Storia dell'umanità. Ad ognimodo quello è il primo passo verso la Storia filosofica , e il primo n a scere e incarnarsi di quella idea , che dopo meno di un secolo vedemmo tanto allargarsi nell'Herder , che in quel suo stupendo lavoro tutti abbracciò ed avvinse gli elementi della vita delle nazioni. Se non che la Storia dell'umanità non si sarebbe per a v v e n t u r a a t a n t o a l t o g r a d o e l e v a t a n e l l' H e r d e r , s e q u e l maraviglioso e potentissimo ingegno di Giambattista Vico non avesse prima , con lo scriver la Scienza nuova , fondata . ne la filosofia. Di quest'opera straordinaria assai volentieri parleremmo , ch'ella è primo vanto e gloria nostra,e Dio sa quantoci gode il cuore in pensare che abbiam noipure il nostro Dante ; m a sarebbe un varcar quei limiti che ci siampostiinquestolavoro:dappoichènon abbiam vo luto intrattenerci intorno alla scienza della Storia , m a solo indicare una opinione che avevamo del suo progressivo svolgimento,cavandolo daquellodelpensieroumano.Non però di meno vogliam mostrare che quell'idea che d'una vera e compiuta Storia filosofica osservando e ragionando ci siam fatta , quella stessa aver partorito e fecondato la Scienza nuova.Infatti, poichè il Vico dallo studio psico logico dell'uomo ebbecavato quella sua Comune Natura delle Nazioni, vale a dire le leggi universalissime della Sto ria, andò fino a riferirle alla prima Cagione, e le tenne espressione visibile del Consiglio divino ; ond'ei medesimo scrisse,l'operasuadoversiriputareuna Teologiasociale e una storica dimostrazione della Provvidenza. E concios siache per potersi elevare , sccondo che dicempo , dal  .   reale all'ideale , ei bisogna che il primo ci sia noto, as sai giovossi ilVico della filologia,che al dir del Miche let,èlascienzadelreale,odeifattistoriciedellelin gue ; e sull'ale poi della filosofia cacciossi in quella po tente e lontana astrazione. La filologia adunque e la filo sofia , cioè le scienze del reale e del vero ( ch'è l'idea le ) , son le due fecondissime sorgenti a cui ha attinto la Scienza nuova ; e una storica dimostrazione della Provvi denza è l'ultimo e proprio suo obbietto. Ma se grande nella Scienza Nuova è la parte del l'uomoediDio chefuungranpassodopocheilBos suet in Dio solo s'era affisato ), la parte del non-me o della Natura è nulla , o incerta e poverissima ; la qual cosa poi tanto crebbe e ingigantissi nell'Herder per sual filosofia di quel tempo ,che l'uomo ne venne presso cheschiavoallaNatura,ev'ebbeaperdereilsuoli bero arbitrio. Perciò questo elemento tra l'altro devesi aggiungere alla Scienza Nuova;essendochè l’Uomo,Dio e la Natura sono i tre obbietti alla filosofia , e questi stessi entrar debbono,e in bell'armonia legarsi nella Storia, sesivorràch'ellasiacompiutae perfetta,echearrivi a quell'idealesupremo cheil progresso della scienza ci promette,e cheledotteedoperosefaticheditantichiari uomini del nostro vivente ci fanno sperare non lontano Raccogliendo ora tutte le coseche inquesto secondo periodo abbiam toccato ,diciamo che la Storia dopo di es ser nata artistica vuol esser utile , indi vera , ed ultima mente filosofica; che questoavvieneperl'obbiettoepelsub bielto , secondochè abbiamo or detto espressamente , or sol tanto lasciato intravedere. Quanto alle vicende e al progressivo cammino della Storia ,questo è il nostro pensiero. E qui porremmo fine al nostro lavoro se tutti i lettori così fossero , li vorremmo. Ma ci ha di tali uomini , che non san ve dere nei fatti che dissimiglianze e contraddizioni, e non si elevando più che tanto, stringer non sanno più di due cose insieme, e  262 DELLE VICENDE e non diciamo porre un po' d'ordine e d'armonia in quel caos d'avvenimenti, ma nemmanco innalzarsi a un sol pensiero, a un qualche men che vi la sen gran fatto. come noi   DELLA STORIA . 263 cino rapporto. Costoro certamente vorranno che tutta la Storia vadasi per cosi dire a adagiare nel disegno che in fino a qui siam venuti delineando, e che d'ogni Storico subito e chiaramente si possa diffinir la natura e 'l tempo del suo venire ; e perocchè questo , non potendo essere non viene lor fatto, eccoveli gridar tostoall'errore e al sistema : come se i casi valessero a romper le regole , e come se negli uomini non fosse libero arbitrio , ed oltre alla ragione non fosse la personalità del volere, la quale di quanto conturbi , e modifichi , e arresti e affretti al l'idea il naturale e logico suo svolgimento , non è chi non vegga. Per non dire che in alcuni storici la stima e l'imi tazion dell'antico , in altri l'indole o le false opinioni o la povertà del sapere son cause che sovente essi dienci parti fuori tempo ; e che ifatti talvolta sembri che vadano a ritroso con le idee. E valga l'esempio delBotta venuto troppo tardi per esser , com ' egli è , storico morale e p o litico. Oltre di che alcuni , venuti nella intersezione di due periodi , e però accogliendo quel che cade e quel che sor ge, hanno in quei loro scritti alcun che d'indeterminato, il q u a l e c o s i n e a s c o n d e e s f o r m a l a v e r a f a c c i a , c h e n o n sapreste a quale specie di storici li dobbiate propriamente riferire. Cosi in Livio vediamo a un tempo l'artistico e'l patriottico o politico e anche un po' del morale , ed era mestieri per i tempi in che scrisse ; in Sallustio ancora l'artistico, ma il morale più determinatamente ; in Sveto nio quasi intutto il positivo. Del rimanente il reale o quel che accade può ben rifermare , ma non ha potere di con trastar l'ideale o quel che è: laonde se la nostra osser vazione psicolologica è stata accurata,esatta e compiuta non ci si avrà a contraddire , e le vicende della Storia quelle saranno , che abbiamo fuggevolmente descritto.

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