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Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

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Tuesday, September 20, 2022

GRICE 27

 

 

Grice e Mosca – implicatura – filosofia italiana – filosofia siciliana Luigi Speranza (Palermo). Filosofo. Grice: “When Austin was defending the ‘man in the street,’ he was thinking Mosca!” -- Grice: “I like Mosca; he speaks of elites – Gellner speaks of elites, too!” -- Grice: “Do Italians consider Mosca a philosopher?” –  Saggi: “Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare,  Appunti sulla libertà di stampa, Questioni costituzionali, Le Costituzioni moderne; Elementi di scienza politica, Che cosa è la mafia, Appunti di diritto Costituzionale, Italia, Stato liberale e stato sindacale, Il problema sindacale,  Saggi di storia delle dottrine politiche, Crisi e rimedi del regime parlamentare, Storia delle dottrine politiche, Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare, Ciò che la storia potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica (Milano), Il tramonto dello Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania) Scritti sui sindacati (a cura di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi parlamentari (con un saggio di A. Panebianco, Bologna 2003).  GAETANO MOSCA     APPUNTI     DI     Diritto Costituzionale     DALLA   Enciclopedia Giuridica Italiana      MILANO   SOCIETÀ EDITRICE LIBRARIA  Via Kramer, 4 A - Qall. De Orùtofttrit, 5 4 55   1M8     Digitized by VjOOQIC     y     '.AnvAlì'1 COLLEGE LIBRARY   M.Oi! Ir.L COLLECTION OF   GAtfANO SALVEMINI   COOLIDtìE FUND   MAKCH 21, 193(>     Milano, 1907 — Tip. Indipendenta, Corso Indip. 23     Digitized by VjOOQIC     INDICE-SOMMARIO     • Parte I. — La genesi delle oottituzlenl moderiM   1. Cenni storici sulla scienza del diritto costituz   pag. 1.   2. Definizione dello Stato e della sovranità, pa^   3. Condizioni sociali che prepararono il regime i   sentativo, pag. 12.   4. Dottrine politiche che integrano l'azione del   dizioni sociali, pag. 17.   5. La costituzione inglese e sua importanza con   dello di tutte le costituzioni moderne. -  origini, pag. 24.   6. Ordinamenti politici ed amministrativi dell' ^   terra fino allMnizio del secolo decimosettin  gina 29.   7. La prima rivoluzione inglese. — La restaura:   Vhabecis corpus^ pag. 33.   8. La seconda rivoluzione inglese. — Il seconc   dei diritti e Patto di stabilimento. — Ul  svolgimento della costituzione inglese nel  decimottavo, pag. 43.   Partk II. — Lo StatMto Albertino.   9. Caratteri delle prime costituzioni moderne. —   più dirette dello Statuto Albertino, pag. 5:  10. Il re. — Sue prerogative e norme della succ<  monarchica, pag. 58.   MObCA.     Digitized by     Google     — vi-  li. Il gabinetto, i ministri ed il presidente del con-  siglio, pag. 64.   12. La responsabilità penale dei ministri, pag. 76.   13. La formazione delle due Camere. — Varii sistemi   di siiffir-agio, pag. 81.   14. La legge elettorale politica, pag. 92.   15. Prerogative e funzioni dell» due Camere, pag. 102.   16. DelPordine giudiziario, pag. 119.   17. Dei diritti individuali, pag. 124.   18. Dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato, pag. 141.  Lo studio del diritto pubblico in genere e del  diritto costituzionale in ispecie richiede anzitutto  la definizione esatta di certi concetti che, per quanto  non nuovi, non hanno acquistato ancora un signi-  ficato preciso e determinato e nello stesso tempo  accolto da tutti.   Il concetto di Stato, che è il più fondamentale  di tutti, venne ad esempio elaborato fin dalla clas-  sica antichità e corrisponde a ciò che i greci chia-  mavano nóXi(;, ed i romani respublica. Eppure     Digitized by VjOOQIC     - 8 ~   anche oggi si disputa sulla origine e la natura  dello Stato.   Fra tutte le definizioni dello Stato la migliore  mi sembra quella che lo fa consistere nella orga-  nizzazione politica e giuridica di un popolo entro  un determinato territorio, ma anche essa ha biso-  gno di spiegazioni e commenti.   Quando si dice infatti organizzazione politica di  un popolo, s' intende quella di tutti gli elementi che  dirigono politicamente un popolo ossia esercitano  funzioni statuali. Nello Stato moderno perciò vanno  compresi non solo tutti i pubblici funzionari, te-  nendo conto pure di quelli fra costoro che non  sono pubblici impiegati, ma anche i membri del  Parlamento ed i consiglieri provinciali e comunali ;  e perfino gli elettori politici e comunali, quando  sono convocati nei comizi, esercitano funzioni sta-  tuali e perciò fanno parte dello Stato.   Ma per quanto in una organizzazione statuale  democratica lo Stato possa comprendere, almeno  giuridicamente dappoiché in fatto le cose vanno  diversamente, la parte maggiore della società, pure  questa non si confonde mai intieramente collo Stato.  Perchè anche nei paesi dove vige il suffragio uni-  versale vi sono molti individui che pur fanno parte  del sociale consorzio, come le donne, i minorenni  e coloro che per condanne sono esclusi dal suffra-  gio, i quali in nessun caso partecipano alle fun-  zioni politiche o statuali.   Ma se lo Slato non è la società, esso essendo  costituito dal complesso di tutti gli elementi che  partecipano alla direzione politica di questa non è  certo al di fuori della società. Il cervello non è tutto  il corpo umano, ma ne fa parte e senza di esso il  corpo umano non può vivere. Bisogna f)erò notare  che la vita del corpo sociale ha delle analogie  non delle identità con quelle dell'individuo umano.  Infatti in questo ogni singola cellula è fissata nell'organo di cui fa parte, mentre negli organismi,  sociali più perfezionati, nei quali le funzioni sta-  tuali sono suddivise in vari organi le cui attribu-  zioni sono giuridicamente limitate, vediamo spesso-  che il medesimo individuo fa parte dello Stato-  nell'esercizio della sua pubblica funzione e é sem-  plice membro della società al di fuori della sua  funzione e di fronte a tutti gli altri organi dello  Stato. Ciò accade tanto al semplice elettore che  al magistrato ed allo stesso membro del Parla-  mento, se non vogliamo tener conto per i due ul-  timi delle poche speciali prerogative che mirano a  salvaguardarne l'indipendenza nell'esercizio delle  loro funzioni.   Molti scrittori considerano intanto lo Stato e la  società come due enti che per necessità vivono in  continuo antagonismo, per alcuni anzi lo Stato è  il perpetuo nemico della società. Dopo quanto si è  scritto risulta evidente che il loro concetto è per lo  meno inesatto e sopratutto è difettoso perchè con-  tribuisce piuttosto a confondere che a chiarire le  idee che si possono avere sull'argomento. Nondi-  meno esso non è del tutto falso e può essere anzi  riguardato come una interpretazione sbagliata di  una condizione di cose in tutto od in parte verace.  È indiscutibile infatti che in una società vi possono  essere elementi dirigenti che dalla costituzione in  vigore sono tenuti lontani dalla organizzazione  statuale. Ed allora naturalmente vi è una lotta fra  questi elementi e quelli già accolti entro lo Stato»  che può assumere la parvenza di una lotta fra Stato  e società. E può anche accadere che i progressi del  senso morale e giuridico di una società abbiano  oltrepassato quel livello che si era aggiunto nel  momento della formazione del suo organismo po-  litico: sicché questo, rimasto arretrato, permette  ai rappresentanti dello Stato un'azione che riesce    vessatoria ed arbitraria per gli altri membri della  società.   Ma in sostanza i periodi di antagonismo acuto  fra gli elementi statuali e quelli extrastatuali di una  società possono essere considerati come eccezio-  nali € sogliono ordinariamente precedere le grandi  rivoluzioni.   Tutto quanto si è detto spiega perchè lo Stato  sia l'organizzazione politica di un popolo.   Se si tiene poi presente che, in tutti i paesi che  hanno raggiunto un certo grado di civiltà, le condi-  zioni in base alle quali si arriva all'esercizio delle  funzioni statuali ed i limiti di queste funzioni sono  determinati dalla legge si vedrà facilmente come  questa organizzazione sia non solo politica ma an-  che giuridica; perchè essa crea fra i divei-si organi  dello Stato e fra coloro che esercitano le funzioni  statuali ed i semplici cittadini una serie di rap-  porti giuridici.   Questi rapporti nascono in base ad una facoltà  che lo Stato esclusivamente possiede e che si chiama  la sovranità. La sovranità consiste nel potere di  conchiudere convenzioni e trattati con gli altri  Stati e di creare il diritto e farlo eseguire in tutto  il territorio sottoposto allo Stato.   I giuristi, educati quasi esclusivamente alle con-  cezioni del diritto privato, si sono spesso trovati  in qualche imbarazzo riguardo a questo secondo  attributo della sovranità. Essi stentano a spiegai-si  come e perchè l'ente che ha facoltà di fare le  leggi, di modificarle e disfarle debba essere sot-  toposto alle leggi; e per darsi ragione di questo  fatto hanno ricorso a tante ipotesi, fra le quali la  più divulgata è quella che lo Stato sia sorto in  base ad una convenzione, ad un contratto, ad un  atto giuridico tacito od espresso, ma ad ogni modo  consentito da coloro che fanno parte del consorzio  sociale sul quale esso esercita la sua sovranità.  Prendendo a base il concetto che già si è adot-  tato sulla natura dello Stato e dei suoi rapporti  con la società non riescirà difficile di risolvere la  difficoltà accennata. Già fin dal tempo dei giure-  consulti romani si distinsero nello Stato due per-,  sonalità una di diritto privato, per la quale esso  potea contrarre obbligazioni come ogni altra per-  sona giuridica, ed un'altra di diritto pubblico che  gli conferiva l'esercizio dei poteri sovrani. L'eser-  cizio di questi poteri può produrre la conseguenza  che lo Stato imponga a tutti i cittadini degli ob-  blighi, come ad esempio quello dell'imposta e del  servizio militare, senza offrire in cambio alcun  corrispettivo diretto.   Senonchè è da osservare che nelle forme di  Stato più perfezionato e sopratutto nello Stato  rappresentativo moderno, quando si tratta d'im-  porre questi obblighi e di esercitare in genere la  funzione sovrana per eccellenza, che è quella di  fare le leggi, è necessario il consenso del capo  dello Stato e di tutte quelle forze politiche che son  rappresentate nei due rami del parlamento. Nel  momento nel quale, collettivamente e nelle forme  volute, gli elementi ai quali è affidato il potere  legislativo esercitano questa funzione, essi sono  sovrani, cioè superiori alla legge perchè la fanno  e la disfanno, in tutti gli altri momenti ed indivi-  dualmente sono soggetti alla sovranità, cioè all'im-  pero della legge.   A guardarci bene nello Stato moderno ciò non  rappresenta una vera anomalia, perchè anche nel-  l'esercizio delle altre funzioni statuali gli elementi  che le disimpegnano agiscono, sia individualmente  che collegialmente, in nome dello Stato e lo rap-  presentano nei limiti delle loro attribuzioni; men-  tre sono completamente soggetti alla sovranità  dello Stato in qualunque altra manifestazione della  loro attività personale. Tanto i membri del potere     giudiziario che gli agenti del potere esecutivo si  trovano infatti nelle condizioni accennate, colla dif-  ferenza però che, quando esorbitano dalla loro  funzione ed anche nell'esercizio della loro funzione  ,è sempre possibile di esercitare sopra di essi un  controllo che riesce malagevole, se non impossi-  bile, di fronte al potere legislativo.  Gaetano Mosca. Mosca. Keywords: implicatura, mafia. Stato liberale, stato sindacale, regime parlamentare, partito e sindacato.  Refs.: H. P. Grice: “Mosca’s liberalism;” Luigi Speranza, "Grice e Mosca," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685597428/in/photolist-2mPEQVF-2mPukhq-2mPpb7N-2mPpwbZ-2mNbBgb-2mLQdrQ-2mKFrQ6-2mLNZN1-2mPV6V9-2mKN88B-2mKhcq9-2mKjsJY-2mKbkDp-2mKbfaU-2mJq2uE-DndBhH-C91skw-CizYpn-CghbLL-Bmcsha

 

Grice e Motta – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vercelli). Filosofo. Grice: “If Mill’s claim to fame is to some his examination of Mill, Motta’s claim to fame is his examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della Motta. Nacque dal conte Ignazio della Motta e da Ifigenia Avogadro di Casanova, entrambi appartenenti a nobili famiglie di vassalli e visconti, i cui antenati risalgono a poco oltre il mille. Tra gli Avogadro vi fu anche Amedeo, inventore della legge sui fluidi. Frequenta con profitto gli studi e si laureò in utroque iure, ma proseguì lo studio in diverse aree della teologia e della filosofia, trasformando le dimore familiari in piccole accademie dove giuristi, filosofi, studiosi di diritto canonico e vescovi si riunivano, per discutere vari argomenti ed approfondire la filosofia moderna e i diversi aspetti del nascente socialismo.  Ricevette l'incarico, che già fu del padre, di riformatore degli studi del Vercellese e in un'epoca in cui si guardava ancora con diffidenza all'istruzione delle classi popolari, egli visitava ciclicamente le scuole d'ogni ordine, scegliendone accuratamente gli insegnanti, convinto che l'istruzione e l'educazione fossero un diritto di tutti e dovessero procedere simultaneamente. Assunse la carica di Consigliere di Formigliana e continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della natia Vercelli, ove fondò la Società di Storia Patria, per incrementare gli studi sul glorioso passato della città. Divenne membro del Consiglio Generale del Debito Pubblico e più tardi sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua Maestà per il pubblico insegnamento” La sua notorietà varcò i confini del Piemonte, allorché ricevette l'eccezionale invito di partecipazione alla fase preparatoria della definizione del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni ebbero un seguito fra alcuni importanti gesuiti, come il direttore de La Civiltà Cattolica, che fece dono a Pio IX del Saggio intorno al socialismo. Luigi Taparelli d'Azeglio, richiamandosi ad Avogadro, espresse la propria preferenza per una condanna esplicita di tali errori, da includere nella bolla di definizione del dogma, ma l'autore sollecitò apertamente la distinzione di due argomenti (definizione del dogma e condanna degli errori) dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX incaricò la Commissione, che aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di esaminare gli errori moderni e di preparare il materiale necessario per la bolla e chiese al cardinale Fornari di invitare formalmente alcuni laici a collaborare. Avogadro fu l'unico laico italiano ad essere interpellato e inviò a Roma una risposta singolare e ricca di argomentazioni. Ben presto la Commissione incaricata abbandonò la trattazione univoca dei due argomenti e la solenne definizione su Maria sarà fatta da Pio IX, mentre l'esame degli errori si trascinerà per altri dieci anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico l'idea di una severa condanna.  Attività parlamentare Diventò membro attivo nella vita politica, quale deputato eletto nel collegio di Avigliana e operò nelle file dello stesso schieramento politico della Destra. La proposta avanzata in Parlamento di ridurre il numero delle feste, indusse Avogadro a scrivere un apposito opuscolo, per difendere la dignità dell'uomo che, in quanto essere intelligente e creativo, «senza tempo libero non vive da uomo, e mal lo conoscono gli economisti che altro non sanno procacciargli se non “lavoro e pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola contro il progetto di legge che prevedeva l'obbligo del servizio militare e criticò la cessione di Nizza e Savoia alla Francia, smascherando le reali intenzioni che sull'Italia nutriva l'ambiguo Napoleone III.  Riceve la decorazione della Croce di Ufficiale dei Santi Maurizio e Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a collaborare con l'Armonia, l'Unità cattolica, l'Apologista, il Conservatore, rivista quest'ultima stampata a Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e collaboratori. Morì in Torino”, come annotano diversi giornali e riviste, non ultima La Civiltà Cattolica, che gli dedicò un sentito necrologio. Saggi: “Saggio intorno al Socialismo e alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino,  Zecchi); -- partito socialista italiano -- “Sul valore scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico di Serbati (Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra moltiforme cui soggiace per Emiliano Avogadro conte della Motta già Riformatore delle R. Scuole provinciali degli Stati Sardi, a spese della Societa Editrice Speirani e Tortone, Teorica dell'istituzione del matrimonio Parte II che tratta della guerra moltiforme cui soggiace, per E. Avogadro conte della Motta già deputato al Parlamento Subalpino, Torino, Speirani e Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, -- che tratta delle difese e dei rimedi, con una Appendice intorno alla ricerca del principio teorico morale generatore degli uffizi e dei doveri coniugali,” Torino, Speirani e Tortone, per Emiliano Avogadro conte della Motta deputato al Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia Speirani e Tortone, “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, Parte IV Documenti per E. Avogadro conte della Motta già deputato al parlamento nazionale (Torino, Speirani); “Gesù Cristo nel secolo XIX, Studi religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata Concezione, “La filosofia di  Serbati” (Napoli, Giannini); “La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi, Torino, Marietti, Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino, Marietti); “Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi Apostoli nel mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e Paolo, Torino, Marietti); “Il mese di dicembre in adorazione al Verbo Incarnato Gesu nascente e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti); “Opuscoli di carattere storico-giuridico; Rivista retrospettiva di un fatto seguito in Vercelli con osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De Gaudenzi, Delle feste sacre e loro variazioni nel Regno sub-alpino, Torino, Marietti); “Quistioni di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro persone e proprietà, in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento torinese per la soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti, Cenni sulla Congregazione degl’oblati dei SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica di S. Andrea in Vercelli e sulla proposta sua soppressione. Per un elettore Vercellese, Torino, Marietti); “Parole di conciliazione sulla questione della circolare di S. E. Arcivescovo di Torino); “Del diritto di petizione e delle petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino); “Lo statuto condanna la Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari stabilimenti religiosi” (Torino, Speirani e Tortone); “Alcuni schiarimenti intorno alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà religiosa, ed alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di sussistenza della Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione della legge sulle Corporazioni religiose” (Torino, Speirani); “Considerazioni sugli affari dell'Italia e del Papa” (Torino, Speirani); “Una quistione preliminare al Parlamento Torinese” (Torino, Speirani); “Il progetto di revisione del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino, Speirani); La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive” (Torino, Speirani); L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Angelo Ballestreri, segretario della Famiglia, presso l'Archivio Storico di Torino. Enciclopedia storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti, Milano, Avogadro di Vigliano F., Pagine di storia Vercellese e Biellese, in Antologia, M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi Biellesi degl’Avogadro di San Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e di Motta Alciata), dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per le nozze del Conte Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro, Cremona, Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed arti, parte IV, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti,  I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie biografiche dei vercellesi illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato Subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti,  I, Firenze,  I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F., Torino, Bocca, Bonvegna G., Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel pensiero di un legittimista italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali Italiani. Rivista di studi storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione in Avogadro della Motta, in Sensus Communis,  Valentino V., Un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del Papa, in Divinitas, rivista di ricerca e di critica teologica, Volumi e tesi sull'autore Bonvegna G., Emiliano Avogadro della Motta. Il pensiero filosofico-politico e la critica al socialismo, Tesi di laurea in Filosofia. Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L., Ultima parola su di una pretesa ritrattazione del Conte Emiliano Avogadro della Motta, Mortara, Cortellezzi, De Gaudenzi L., Un'asserzione delFr. Paoli D.I.D.C. tolta ad esame, Mortara, Cortellezzi,  De GaudenziG., Istruzione del vescovo di Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano, Spargella, Manacorda G., Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., II, Roma, Omodeo A., L'opera politica del conte di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi delL. Taparelli d'Azeglio,  XIV di Biblioteca di Storia Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede,  XXIV, Napoli Spadolini G., L'opposizione cattolica da porta Pia, Firenze, Storia del Parlamento Italiano, N. Rodolico,  Palermo Traniello F., Cattolicesimo conciliarista. Religione e cultura nella tradizione Rosminiana Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino V., Il matrimonio e la vita coniugale, Facoltà dell'Italia Centrale, Valentino V., Un'introduzione alla vita e alle opere, Vercelli, Saviolo, Valentino V., Un laico tra i teologi, Vercelli, Valentino V.,  Il pensiero di V. Gioberti, Genova, Verucci G., Dizionario Biografico Italiano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  IV, Roma. Guido Verucci, Emiliano Avogadro della Motta, in Dizionario biografico degli italiani,  4, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Opere di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta (Avogadro), su storia.camera, Camera dei deputati. DEL SOCIALISMO IN GENERALE . Origini del socialismo nel razionalismo protestantico. Le prime eresie tentarono soffocare la fede e la Chiesa ; le seconde, viziar l'una,esostituirsiall'altra.LuteroeCalvinodistrussero il principio dellafede,dellamorale,dellasocietà.Idolligermanicercarono rime dio nella scienza e nell'ecclettismo ; la loro filosofia, il loro diritto pubblico.IlprotestantismoinFranciafapiùaudaceeribelle.Combat iuto come selta religiosa produsse i liberi pensatori, che, a titolo di scuola,nedilataronoilrazionalismoempio.PrevisionidiBossuet .» 17 Il genio di Voltairee de'suoi discepoli fu essenzialmente anticristiano, Paradossi del Gioberti. La guerra del filosofismo del secolo XVIII con tro la fede e la scienza fu più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito non diseparatismo,ma dicosmopolismo. Da tre secoli la preponderanza nell'ordine delle idee e devoluta in Europa alla G e r m a niaeallaFrancia,colà bisogna cercare lefonti dell'errar moderno. Diverso carattere delle due nazioni.Nel razionalismo dell'una,nell'in. credulità dell'altra, stette deposto il primo articolo della carta sociali stica :Non più autorild Progressi del razionalismo e dell'incredulità nell'idealismo. Kant,ilsuoantidommatismo;isuoiseguaci.Non vollero dirsi atei, loro panteismo spurio peggiore dell'ateismo. Non vollero comparir scetticinematerialisti,masovvertironolascienzaelamoraleconl'i dealismoapriori.Hegel,el'idealismotrascendentaleepratico.I teo logi protestanti lo seguirono. Il protestantesimo avea sfigurato fin da principio l'idea di Cristo ; a cosa la ridusse Strauss. Apparente regres so in Francia dal materialismo e dalle teorie rivoluzionarie. Principio di tolleranza mal applicato in tutte le ristorazioni; indi l'indifferenti  Prefazione Saggio -76 pag . PARTE 1. . > 31 CAPO I. CAPO II. L'incredulismo e il filosofismo francese. CAPO III. e nell'indifferentismo. I tedeschi pensatori seguirono l'esempio, non la frivolezza dei volteriani.   smoreligiosuepolíticonegliordinipubblici,l'eclettismonella scien za.Gliecletticivolleromitigarel'idealismogermanico; volleroparer rispettosialcristianesimo,ma locondannarono come decrepito.La lo roreligionefilosofica.Non ebbero pensatori.Lamennais,ei razionali sti cattolici.L'idealismo o l'indifferentismo sono morbi quasi insana bili.Questicompongonoilsecondoarticolodelsimbolosocialistico: la fede all'Idea propria. Ne sorge l'amore all'indeterminato futuro, l'odioaciòcheesiste.GiudiziodiStaudenmayer.L'uomonellostato suo presente non comporta nè dommatismo assoluto, nè razionalismo assoluto.Lanaturaeilcristianesimoloeducanocollasedeecolla ra gione, somministrandogli un'ontologia reale e certa Alcune riflessioni sulle cose anzi esposte. Ilprotestantismo,ilfilosofismofrancese,e iltedesco,sono professioni d'ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di possibilità la religione e la scienza, e abbattono la ragione individuale con un'assurda emanci pazione. Tolgono lo scopo della ricerca della verità.La fede per contro è scienza iniziale, anche negli ordini naturali promettitrice. Gli spiriti penctranti previdero da gran tempo il socialismo moderno ; i più furi bondi neproclamarono epraticaronolemassime.La religionecla so cietà reale erano già condannate in teoria dall'Idea dei sofisti, cui non possono corrispondere in fatto.La Chiesa ne è la salute, perchè pre dica la veritàpositiva, e muta le ipotesi de'sofisti.Questi falsifica rono anche iprincipiipositivi, chevollero conservare per ricostrurre la società;tolsero la possibilità dell'amore;sfigurarono leidee di libertà, di eguaglianza, di fratellanza, che portate all'assoluto si escludono m u tuamente. Il socialisino vuole ricostituire con queste l'uman genere.Gli uominididistruzione,equellidell'utopia,sortiaslagellare l'umanità colle sperienze d'applicazione. etrestadid'esistenzadellesette.Siappoggianoaun fierodommati smo.Noninventanodottrine,ma scelgonoevolgarizzanolepiùaccon ceailorofini.Sonolagerarchia,ilsacerdozio,l'esercitodella filoso fia anticristiana e antisociale, che senza di quelle non sarebbe larga mente perniciosa.Ora non sono più mere associazioni,ma trasforman dosi divennero società e governi sotterranei.Una buona storia delle sette sarebbe un gran beneficio ;come vorrebbe essere fatta.La miglior difesacontrodiquelleèfarleconoscere.IsommiPonteficilovennero facendo,furonomalsecondati.Leseltemassoniche.Veisaupte l'illu minismo.Le sette moderne teoriche ed esecutive.La Giovine Europa e Mazzini.Lorotremezzid'influenza,leloroarti,leloroforze.Non a spirano che alla propria supremazia e tirannia solto nome di repubblica sociale.Gioberti ledescrisse con somma perizia mutando l'applicazio ne.Avveniredellesette.Nonsonoessesoleilsocialismo,manesono la virtù plastica e direttrice. CAPO VI. Carattere e spirito del socialismo. È l' e t e r o d o s s i a d e l s e c o l o X I X . E s s a p o r t a a l l ' a p i c e , a l l ' u n i v e r s a l i t à , a l l'atto,leempietàedaberrazionide'secoliprecedenti.Lesueideesono  598 pag. 57 CAPO V. CAPO IV. Le sette secrete demagogiche. Esse aggiunsero alle teorie un organismo artilizioso ed attivo.Tre aspetti, 93 » 123   599 peròterreneeristrette.Èuncattolicismoumanoediabolico,chevuol esserepiùuniversaledi quello di Cristo.Ilsuo Messianismo.Le sue stoltepromesseestolteaccusecontrolasocietà.ProfessaodioaDioe a C r i s t o , o d i o a l l ' u o m o , o d i o a l l a g i u s t i z i a . S o v v e r t e il n a t u r a l e e il s u pernaturale.L'ideasocialisticanonèintieranellamente diverün10 mo,ilsolospiritodelmalenepuòabbracciareevolereiltutto.Nelle mentiumaneprendediversigradieforme.Coldomma dell'ideailso cialismo raccoglie a sè tutti gli spiriti erranti e passionati ; disordina i difensoridellaverità;esiinfiltranellementi.Potenza seduttricedel l'IdeaedelleIdee.Semisocialismo.Unitàdipensiero,discopo,difor ze morali e materiali nel socialismo,collimanti contro ilcristianesimo. FapredettodaisantiApostoli.Lamorteconfutaildomma elesperan zedelsocialismo,erendecalamitoselesue promesse.Ilcomunismo. Èdoppio;altrofilosoficoeinapparenzaeconomico,altroapertamente Jadroesensuale.Ilsoloprincipiodellacomunanza nonvaleafondare veruna società che basti a sè stessa. Esseni ; comunanze monastiche ; sistemi utopistici. Socialismo e comunismo sono due estremi della stessaidea.La Franciaètravagliatadipreferenzadalsecondo,laGer maniadalprimo,ilperchè.Ilprincipiocristianonon puòamenodi somministrare la soluzione di tutti iloro problemi sociali.Sentenza di Jouffroy PARTE II. DEGLI SCOMPARTIMENTI PRECIPUI DEL SOCIALISMO . CAPO I. Dellescuoleedeisistemisocialipiùinsigni,einparticalare dicoli.Hegel le aprì un orizzonte vasto e pratico colla sua teoria sulla storia,ecollesuevistesulmondo Germanico.Con questeinfiammdi pietistiprotestanti eipoliticiambiziosi,specialmentein Prussia.Trovo ecofranovatorianchecattolicieisraeliti.Lesettedemagogichegerma niche s'impadronirono dell'idea hegeliana di nazionalità ,ostile alla reli gione e alla civiltà romana .I sofisti la parodiarono altrove, ad adulare le proprie nazioni CATO II. Sansimonismo, umanitarismo. Il misticismo di Sansimone s'indirizza alle passioni sensuali nobilitando le, alle ambizioni ultrademocratiche esaltando le capacità individuali. : Isuoidiscepoli l'organizzarono amodo di religione panteistica umani taria.Molti eclettici dell'università francese ne adottarono iprincipii ideali,compiendo con questi lametafisica hegeliana.Leroux e l'umanita rismouniversale;gliumanitariiricusanoleideedipatriaedinaziona lità.Il principio saņsimoniano penetrò largamente in Francia,e per ogni dove;esso improntò al socialismo l'aria di religione lasciva e co smopolitica. L'emancipazione della carne era conseguenza logica del l'emancipazione del pensicro .  pag.151 dell'hegelianesimo e neoegelianesimo. Owen e Fourrier vestirono l'idea socialistica e comunistica di sistemi ri . ) 213 » 235   CAPO NI. Del svoialismo anarchico e trascendentalmente empio . Prudhon,discepolointelligenteesfacciato deisocialisti tedeschi,sveld le vere esigenze del socialismo. Professò esplicitamente l'odio a Dio, l'abolizione di ogni diritto,l'anarchia;cosa jntenda con talparola.Fla gellaisocialistiecomunisti,ma èpeggioredi loro. Lesueideefanno impressione, perchè sono l'espressione la più semplice della idea d'in dipendenza assoluta.Lecoutrier,lasua Cosmosofiamaterialistica, pro sessa il culto di sè stesso. Condanna la filosofia e la civilizzazione. Il materialismo e l'anarchia spaventano in Francia; ostinazione di certi razionalisti,che nondimenononnevogliono vedereilrimedioaddi tato già da Napoleone Del socialismo operativo o militante,e di quello latente. Il socialismo pensante sta nelle scuole panteistiche incredule, l'operativo nelle sette e fazioni rivoluzionarie. I suoi fasti recenti. Lo scopo princi pale è distrurre ilcaltolicismo. Perciò cerca di rivoluzionare moral menteematerialmentelaChiesa.Adocchial'Italiachenetieneilcen tro.Mazzini,la sua filosofia panteistica, le sue idee di nazionalità e di primato italico parodia del primato germanico di llegel. Sue contrad dizioni. È lo strumento del socialismo universale, che non vuol altro in Italia che non più Papu .P e r progredire il socialismo vesti in Italia tutteleformeeleipocrisie.Cercò dialluarviilcomunismo politico. Il socialismo latente. L'Inghilterra ne possiede grandi elementi. Cenni sull'utopiadelMoro.LaRussia. Nissuna rivoluzione eguaglia quella voluta dal socialismo. Che cosa è una r i v o l u z i o n e. D i v e r s e s p e c i e d i r i v o l u z i o n i p a r z i a l i , c h e o r a l u t t e s ' i n f o r mano dellospiritodelsocialismo.Sono ingiuste,ruinose,infrenabili nei confini voluti dai moderati, dai dottrinarii, dai liberali. Cos'è la riforma vera.Coloro non sono riformatori,ma rivoluzionarji. Possono chiamarsi semisocialisti; lo sono altri in religione, allri in filosofia, al triinpolitica.Fanno penetrareatrattiatratti l'idea,edeseguiscono per parti l'opera socialistica. Sono incoerenti.Giudizi diJoutfroye di Prudhon sui rivoluzionari al minuto. Giudizi di Quinet sui cattolici d e mocratici predicatori d'indipendenza. Non sorge dai loro sistemi la vera democrazia,ma l'anarchiaprudonianaintuttelerelazionidegliindi vidui,edellesocietà fraloro. L'indipendenza assoluta non esisteal mondo. Riepilogo. Giudizio di Sterne sul principio rivoluzionario so cialistico,eminentemente anticristiano. Il termine della rivoluzione sociale. La rivoluzione universale sociale non si compirà mai appieno. La rivolu-, zionereligiosa,comeèpromossadalsocialismo,è nataafarluogoad  600 . pag. 254 » 280 CAPOY. di questa; e del semisocialismo. > 323 CAPO IV. Della rivoluzione universale e sociale;scompartimenti precipui CAPO VI.   CAPO VII. Delpanslavismodemagogico,edelruteno. Undettonapoleonicoinverosimile,omalinteso.Ilpanslavismo.Èdop pio.L'Idearussa;lasuavivacità per forze moraliemateriali.Lesue arti.È ostileall'idealatinaecattolica.È religiosaepolitica,panslavi sticaepanscismatica.L'Italianeèminacciatadoppiamente.Calamità europea, chesièladissoluzionedellaGermanianell'anarchiareligiosa epolitica.L'idea russa,oraantirazionalisticaeantidemagogica,può col tempo mutare processo ed allearsi religiosamente al protestantesi mo,politicamentealla demagogia europea. La Chiesa non teme,ma aspeita negli ultimi tempi un grande assalto dai popoli di quelle regio ni,edallaapostasiadeipropriifigli.Quelpanslavismo sembra desti nato a chiudere l'era del socialismo nostrale. laci,esuberanti,indefinite.Laveritàel'autoritàhanno l'adesionedella maggioranza,ma sonomalconosciute.Ilclerocattolicofaquellava gliaturaperufficio,ma frapopolicoltilascienzaeladimostrazioneè necessaria. Parte dei laici. La filosofia dee essere ricondotta al suo sta 1 0 n o r m a l e , d a c u i si d i p a r t i n e g a n d o o t r a s c u r a n d o l ' o n t o l o g i a c r i s t i a n a elascienzadellasocieiàuniversale deglispiriti.In Italia bisognafar conoscere le produzioni della scienza straniera, dei paesi cioè in cui la controversiaè vivace.Bisogna svelare ilfondo dei sistemi socialistici; formolareconprecisioneiproblemi;porreinlumeiprincipiiassoluti; questinon impediscono letemperazioni pratiche. Si fa alcontrario. Esempio nella quistione capitalissima delle relazioni fra Chiesa e Stalo. Questainassolutononèquistionedilibertà,ma diautorità.Ilprinci pio di libertà non basta a spiegare l'ordine morale.Teorie del sig.A. Rosmini nelsuo libro Della Costituzione. Ilproblema religiosoviè mal formolato.Ilprogetto di costituzione rosminiana non guarentirebbe alla Chiesa nemmeno libertà;include l'indifferentismo politico;toglie all'ordine civile la base morale. Necessità della professione religiosa dello Stato. Il problema politico intorno al diritto e alla giustizia so ciale vi è del pari inesattamente formolato . Nel criticare le costituzioni gallicheRosmininonnetacciaiviziiprincipali.Qualesialaquistione politica odierna;come sia formolata dai socialisti,come da Lainennais. Le emende proposte dal Rosmini alle costituzioni da lui criticate sono vane,oinsufficientiafararginealsocialismoecomunismo.Èinutile adulare e contrastare a metà le idee di moda , se non si risolve il tema del socialismo. Esso nega Dio e le due leggi provvidenziali per cui l'uo m o è governato dall'uomo, e il diritto sulle cose materiali è diviso fra gliuomini.Idottrinariiitalianiefrancesisicontentanodimassime ge neriche, di idee dimezzate, scoza analisi c applicazione. Gli americo  601 unanuovafoggiadidemonolatria;larivoluzionescientificaproducela perdita dell'unità di senso morale; la civile,un'anarchia,e tirannia in curabile. La rivoluzione universale,se potesse compiersi,distrurrebbe inultimol'umangenere.Come ilsocialismo l'odiidiodiosatanico.Il suo termine logico sarebbe la distruzione dell'ordine di natura e di so prannatura.Ilmondo nonsaràmai tuttosocialistacome fututtopaga no,perchèlaChiesahadellepromesse infallibili;ma lenazionicivili nonnehanno,ecamminanoindolentiversograndiruine.Unaltroso cialismochesidisponeatrasformareilmondoeuropeo pag. 365 » 389 CAPO VIII. Timori, speranze, rimedii contro l'invasione delle dottrine socialistiche. Vuolsi una buona vagliatura delle idee,dei desiderii, delle speranze fal   m a n i i t a l i a n i , e g l i a n g l o m a n i f r a n c e s i, n o n c o n o s c o n o i t i p i s t r a n i e r i che vogliono imitare.Icattolici idealisti e razionalisti non comprendono che guastano e snaturano ilcristianesimo colle misture eterodosse,a vece di farne l'apologia. Quali sieno dunque le tre vagliature,or peces sarie, delle dottrine e delle voglie del secolo. САРО ІХ. Ancora alcune osservazioni sul modo di trattare ora le controversie. partitoviolento.Larivoluzionematerialeèsopita,ma l'idealesidilala. L'Italiaodierna,elaGermaniaditresecolifa.Dollinger.Èquindiur genteilbisognodigrandimanisestazionidellaverità,per mezzodella fede e dellaragione. I governi,ora materialmente forti, sono moral mentedeboli;l'epocapresentedirazionalismoediopinioniindetermi natepiegaaltermine.Ilsocialismoyuoldommiefatti,vuolsicontrap porgli la scienza della fede cristiana,continuando illavorodeipiù grandi genii del cristianesimo. Che cosa è una filosofia cristiana.La polemica dee essere trattata con franchezza; tenendo conto di tutti i principii veri e di tutti i fatti; distinguendo le ricerche di ciò che è giu sto,ediciòcheèprudente.Nondeecontentarsididebellareglierrori singoli,ma melterinlucelastoria6losofica,eilsistemauniversale dell'eterodossia.Ilpanteismoèlasostanza dell'eterodossiamoderna. Considerazionisulpanteismo,sulsuolungoregno,sullesuefasi.Non saràl'ultimoerrore.VotoumileeriservatoperunoracolodellaS.Se de,e una condanna dottrinale e solenne del socialismo e comunismo. Motivi.Insufficienze e pericoli delle discussioni scientifiche. Il sociali smo,come sistema compiuto, ha delnuovo; spesso sembra sfuggire agli anatemi degli erroriantichi che rinnova.Fra icattolici stessi sin ceri visono dubbiezze e illusioni.La gloria del nome di Cristo è avvi lita.L'ideadiCristo,equindiquelladellaChiesa,sono menomatein moltementi.Quellaèl'antidotoatuttol'erraremoderno.Lapedagogia pendeadinsinuareilnaturalismoeilsensualismo.La S.Sedespesso unì alle decisioni, e condanne dommatiche contro gli errori,le lezioni razionali a illustrar lementi dei fedeli.Esempi.Così bramerebbesi ora, perchè da molti il socialismo e comunismo non sono conosciuti quali sono.Condannati,rimarrebbero nolati d'infamia agli occhi del mondo cristiano,e resi moralmente impotenti. È quel tutto un arcano di sata nasso, alla sola S. Sede apparterrà svelarlo e conquiderlo; a lei però sola ilgiudicare dellaopportunità dei mezzi. Intanto, colle armi già prontedellafedeedellascienza,vuolsidaognunocollesueforzecom battere la rivoluzione ideale. Teologia e filosofia, rivelazione e ragione, vogliono andar congiunte, distinte, ma non parallele. Un passo del Mancini. CONCLUSIONE . D u c f i l o s o f i s m i, d u e r i v o l u z i o n i , c h e n e m i n a c c i a n o u n a p i ù t e r r i b i l e . P r e sunzionedeimoderni;giudizideiposteri.Tuttiipartitiscontenti del presentemiranoall'avvenire;ipiùsciocchisonogliaspettantieineu i r a l i. Il p r i n c i p i o c r i s t i a n o è i n c a r n a t o n e l l a C h i e s a , e s s a n o n f a q u i stioni di clericocrazia,quando parla alle genti con autorità. L'Italia e isuoiriformatorisispecchinonellaGermaniaditresecolifa.La Chie sa benefica e invitta in tutti i secoli. I fedeli hanno da incoraggirsi; fra l'idea socialistica e la cristiana sanno quale abbia la verità,e quale ot Alcuni documentiintorno allescriesegreredemagogiche. Emiliano Avogadro, conte Della Motta. Il conte Emiliano Avogadro. Emiliano Avogadro Collobiano e Della Motta. Il Conte Emiliano Avogadro della Motta. Conte Emiliino Avogadro della Motta. Avogadro di Vigliano, Motta. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742832931/in/dateposted-public/

 

Grice e Motterlini – critica della ragione economica – filosofia italiana – principio di economia dello sforzo razionale – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “I like Motterlini – he has written, echoing Kant, a critique of economic reason, which Stalnaker should read before saying I’m Kantian rather than Futilitarian!”  Specializzato in filosofia della scienza, economia comportamentale e neuro-economia, e noto per i suoi saggi in ambito psico-economico su processi decisionali, emozioni e razionalità umana e per le sue ricerche in ambito epistemologico sulla razionalità della scienza e il metodo scientifico. Insegna a Milanodove. Consigliere per le Scienze Sociali e Comportamentali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si laurea a Milano, dove porta a termine il proprio dottorato in filosofia della scienza. Ricercatore di economia politica e professore associato di filosofia della scienza presso l'Trento; Visiting Associate Professor al Department of Social and Decision Sciences della Carnegie Mellon di Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology della UCLA. Professore di filosofia della scienza presso l'Università Vita-Salute San Raffaele.  Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il Corriere Economia, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato per anni il blog Controvento. È stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C. Milan, fondatore e direttore di Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca di finanza comportamentale e Scientific advisor di MarketPsychData, Ls Angeles.  È direttore del CRESA (Centro di ricerca in epistemologia sperimentale e applicata), da lui fondato a Milano presso la facoltà di filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele. I progetti di ricerca del centro si concentrano su vari aspetti della cognizione umana, dal linguaggio al rapporto tra mente e cervello, dall'economia comportamentale alle neuroscienze cognitive della decisione, con particolare attenzione all'indagine sperimentale multidisciplinare e alle sue ricadute pratiche e applicative (per esempio nell'ambito del policy making e dell'evidence-based policy).  A inizio, ha avviato il progetto di finanza comportamentale per Schroder Italia, dal quale è nato Investimente, un test psicofinanziario al servizio di risparmiatori, promotori finanziari e private banker, per raccogliere e quindi analizzare i dati riguardanti le decisioni di investimento e i bias cognitivi nell'ambito della gestione del risparmio.  Attualmente è direttore dell'E.ON Customer Behavior Lab e Chief Behavior Officer di E.ON Italia; stesso incarico che ricopre per il Gruppo Ospedaliero San Donato. Analizza la proposta falsificazionista, rivelando le difficoltà in cui si imbatte il progetto de-marcazionista e anti-induttivista. Affrontano quindi il modo in cui si ha preteso superare alcune di queste difficoltà, e insieme raccogliere la sfida di Duhem circa il carattere olistico del controllo empirico, tenendo conto delle immagini che il filosofo ha della sua stessa pratica e riferendosi a particolari casi storici come termine di confronto. Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel suo “Filosofia e storia” avanza una interpretazione del progetto razionalista come il prodotto di una peculiare combinazione delle idee di Platone e Hegel. Ciò è motivo della straordinaria fecondità di Platone, ma anche di una inesauribile tensione al suo interno. Una tensione che viene illustrata affrontando la relazione tra filosofia e storia della filosofia (unita longitudinale) in riferimento alla questione della valutazione di una data metodologia in base alle 'ricostruzioni razionali' o construzioni logica a cui essa conduce. Nell'idea che la metodologia filosofica va confrontate con la storia della filosofia è contenuto il germe di una logica della scoperta in cui i canoni non siano fissati una volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi non necessariamente uguali a quelli delle teorie filosofiche. Si focalizza su questioni di metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare che combina riflessione epistemologica, scienza cognitiva, ed economia sperimentale con aspetti più tecnici di teoria della scelta e della decisione individuale in condizioni d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano criticamente lo status delle assunzioni della teoria della scelta razionale, valutando l'impatto delle violazioni comportamentali sistematiche alle restrizioni assiomatiche imposte dai modelli normativi di razionalità. Avanzano quindi ragioni epistemologiche per la composizione della frattura economia e psicologia cognitiva in ambito della teoria della decisione; e suggeriscono di guardare ai recenti risultati dell'economia cognitiva in prospettiva di una nuova sintesi 'quasi-razionale' in cui i modelli neoclassici, integrati da teorie psicologiche che tengano conto dei limiti cognitivi dei soggetti decisionali, rafforzano le previsioni del comportamento economico degli esseri umani.  Neuroeconomia e evidence-based policy Le sue ricerche indagano le basi neurobiologiche della razionalità umana attraverso lo studio dei correlati neurali dei processi decisionali in contesti economico-finanziari, con particolare attenzione al ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e dall'apprendimento sociale.  Parallelamente progetta ed esperimenta i modi in cui i risultati dell'economia comportamentale e della neuroeconomia possono informare politiche pubbliche più efficaci e basate sull'evidenza.  Queste ricerche sono oggetto dei corsi di Filosofia della scienza e di Economia cognitiva e neuroeconomia che insegna all'università San Raffaele, e hanno altresì trovato diffusione attraverso numerosi articoli divulgativi e due libri, Economia emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo libro è Psicoeconomia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice. Saggi: “Sull'orlo della scienza,” – Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial word, wish Popper knew it!” –Lakatos, Feyerabend: Pro e contro il metodo, Cortina, Milano.  Popper, Saggiatore-Flammarion, Milano, Lakatos. Scienza, matematica e storia, Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un approccio cognitive,  Cortina, Milano. Critica della ragione economica. Tre saggi: McFadden, Kahneman, Smith, Saggiatore, Milano, Economia cognitiva & sperimentale, Bocconi Editore, Milano La dimensione cognitiva dell'errore in medicina, Fondazione Smith Kline, Angeli, Milano  Economia emotiva (Emotional Economics), Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente, Mercati, Decisioni. Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea, Milano  Psico-economia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli scientifici, Lakatos between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In Kampis, G., Kvasz, L., Stoeltzner, M. Considerazioni epistemologiche e mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia, Sistemi intelligenti, Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia. Dall'apriorismo a Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, PlosONE', Vai in laboratorio e capirai il mercato (con Francesco Guala) Prefazione a Vernon Smith, La razionalità in economia. Tra teoria e analisi sperimentale, IBL, Milano.. Neuro-economia e Teoria del prospetto, voci Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente. Test dell'investitore consapevole  Recensione di Ian Hacking sulla The London Review of Books  IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J ASito personale, su matteomotterlini. Sito CRESA, su cresa.eu. I am strongly inclined to assent to a principle which might be called a Principle of Economy of Rational Effort. Such a principle would state that where there is a ratiocinative procedure for arriving rationally at certain outcomes, a procedure which, because it is ratiocinative, will involve an expenditure of time and energy, then if there is a nonratiocinative, and so more economical procedure which is likely, for the most part, to reach the same outcomes as the ratiocinative procedure, then provided the stakes are not too high it will be rational to employ the cheaper though somewhat less reliable non-ratiocinative procedure as a substitute for ratiocination. I think this principle would meet with Genitorial approval, in which case the Genitor would install it for use should opportunity arise. (5) On the assumption that it is cha~acteristic of reason to operate on pre-rational states which reason confirms, revises, or even (sometimes) eradicates, such opportunities will arise, provided the rational creatures can, as we can, be trained to modify the relevant pre-rational states or their exercise, so that without actual ratiocination the creatures  84  Paul Grice  can be more or less reliably led by those pre-rational states to the thoughts or actions which reason would endorse were it invoked; with the result that the creatures can do, for the most part, what reason requires without, in the particular case, the voice of reason being heard. Motterlini. Keywords: critica della ragione economica, principle of economy of rational effort, twice in Grice – in Reply, etc. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motterlini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743457144/in/dateposted-public/

 

Grice e Musatti – l’erote collettivo – filosofia italiana – filosofia fascista – filosofia del ventennio – Gruppo universario fascista -- Luigi Speranza (Dolo). Filosofo.  Grice: “Musatti reminds me of Malcolm, “Tonight I had a dream,”” – Grice: “Musatti has explored the implicatures of ‘who’s afraid of the big bad wolf?’, which comes strictly from Grimm – this is a rhetorical question – and Grimm is implicating that nobody should!” -- Ccesare luigi eugenio musatti. Tra i primi che posero le basi della psicoanalisi, in Italia. Nato a Dolo, sulla riviera del Brenta, nella Villa Musatti a del nonno paterno in cui i parenti erano soliti trascorrere la villeggiatura.  Figlio di Elia, ebreo veneziano e deputato socialista amico di G. Matteotti, e della napoletana Emma Leanza, non fu né circonciso, né battezzato (durante le persecuzioni razziali si procura un falso certificato di battesimo dalla parrocchia di Santa Maria in Transpontina di Roma) e non professa mai alcun credo religioso.  Frequenta il liceo Foscarini di Venezia, poi si iscrive dapprima alla facoltà di Scienze dell'Padova per il corso di Ingegneria, e immediatamente dopo alla facoltà di Lettere e Filosofia, dove si laurea in filosofia. Dopo la laurea, si iscrisse per due anni al corso di Matematica della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di Padova, ma non sostenne esame alcuno.  Giovinezza A diciannove anni fu chiamato a Roma per il servizio di leva. Dopo un periodo di addestramento a Torino, e mandato al fronte come ufficiale, con impegni marginali. Finita la guerra tornò a Padova per terminare gli studi. Sulla cattedra di Psicologia Sperimentale c'era Vittorio Benussi, allora chiamato per chiara fama nel 1919 a insegnare a Padova dall'Graz. Si laurea in filosofia e l'anno successivo divenne assistente volontario del Laboratorio di psicologia sperimentale. Benussi si uccise con il cianuro a causa di una grave forma di disturbo bipolare, lasciando tutto nelle mani di Musatti e di Silvia De Marchi, anch'essa assistente volontaria, che poi divenne sua moglie. Il suicidio di Benussi fu scoperto da Musatti, il quale però lo nascose per paura di ripercussioni negative sulla psicologia italiana in una situazione di fragilità e precarietà accademica, sottoposta a pressioni da parte sia del regime fascista, con le sue istanze gentiliane, che della Chiesa Cattolica. Negli anni ottanta Musatti rivelò che Benussi s'era suicidato, non era morto a causa di un malore.  Nel 1928 Musatti divenne direttore del Laboratorio di Psicologia dell'Padova. Portò in Italia la Psicologia della Forma con importanti lavori di livello internazionale. Dopo aver diffuso in Italia la psicologia della Gestalt, divenne il primo studioso italiano di psicoanalisi.  Studiando la psicologia della suggestione e dell'ipnosi, introdotta in Italia da Vittorio Benussi, approdò alla psicoanalisi, sulla quale tenne il primo corso universitario italiano. Il corso si tenne presso a Padova. Divenne allora uno dei primi e più importanti rappresentanti italiani della psicoanalisi. Nell'Italia degli anni '30 le teorie di Freud non erano state accolte bene né dalle Università, né dalla Chiesa cattolica, a causa dell'ideologia culturale gentiliana assunta dal fascismo. La Società psicoanalitica italiana venne limitata anche dalle leggi razziali fasciste che colpirono i membri ebrei della società. Benché non fosse ebreo (poiché figlio di madre cattolica), fu allontanato dall'insegnamento a Urbino e declassato ad insegnante di liceo. Nominato professore di Filosofia al Liceo Parini di Milano. Si ritrova con L.  Basso, Ferrazzutto e altri vecchi socialisti con l'intento di creare un partito erede del Partito Socialista Italiano; ebbe l'incarico di trovare denaro per una prima organizzazione e di allacciare rapporti col Partito Comunista clandestino. Musatti lavorò anche durante la guerra. Nel 1944, nel periodo dell'occupazione nazista, fu tratto in salvo dall'avvocato Paolo Toffanin, fratello di Giuseppe Toffanin, che lo aiutò a trasferirsi a Ivrea, ospite dell'amico Adriano Olivetti. Con il suo sostegno fondò un centro di psicologia del lavoro. Ricoprì anche l'incarico di direttore della Scuola Allievi Meccanici, scuola aperta per formare operai meccanici specializzati. Successivamente fu richiamato dall'Esercito per andare sul fronte francese.  Ottenne all'Università degli Studi di Milano la prima cattedra di Psicologia costituita nel dopoguerra in Italia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Vi insegnò per venti anni. A Milano ebbe il periodo più florido della sua ricerca scientifica: gli studenti affollavano le sue lezioni. Musatti fu il leader del movimento psicoanalitico italiano nei primi anni del dopoguerra. A quel periodo risale il suo “Trattato di Psicoanalisi”, pubblicato da Einaudi. Divenne direttore della “Rivista di psicoanalisi”. Presidente del Centro Milanese di Psicoanalisi fondato da Franco Ciprandi, Renato Sigurtà e Pietro Veltri, che gli verrà intitolato dopo la sua morte. Nel 1976 è diventato curatore della edizione italiana delle Opere di Sigmund Freud, della Casa Editrice Bollati Boringhieri di Torino. Vecchiaia  La località a lui dedicata Musatti scrisse anche libri di letteratura, tra cui Il pronipote di Giulio Cesare, che gli fece vincere il Premio Viareggio. Fu eletto per due volte consigliere comunale di Milano nella lista del PSIUP e fu anche consulente del Tribunale dei Minori del capoluogo lombardo. Sostenne sempre la pace, il progresso dei lavoratori, l'emancipazione femminile ed i diritti civili.  Cesare Musatti era ateo, come ebbe a dichiarare in più occasioni, l'ultima delle quali in uno dei martedì filosofici del Casinò di Sanremo. Muore nella sua abitazione di via Sabbatini a Milano. L'indomani dopo una cerimonia laica di commiato celebrata in forma strettamente privata, la sua salma e  cremata a Lambrate. Le sue ceneri sono tumulate, secondo le sue ultime volontà, nel cimitero comunale di Brinzio, località in cui era solito trascorrere i periodi di vacanza. Il suo archivio è conservato presso l'Aspi Archivio Storico della Psicologia Italiana dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.  Il comune di Dolo ha ribattezzato la sua località natale Casello 12 località Cesare Musatti e gli ha intitolato il locale istituto professionale.  Musatti e il suicidio di Benussi Anche dopo la rivelazione che si era trattato di un suicidio, non parla mai volentieri della morte del maestro. Nel generale silenzio dello studioso di Dolo emerge un'intervista. Nell'intervista Musatti confessa di sognare a volte che in una caserma dei carabinieri in cui viene tradotto, il commissario lo interroga sulla morte di tre sue mogli (si sposò quattro volte), decedute tragicamente, e di Vittorio Benussi. A fine colloquio il militare lo intima di confessare di aver ucciso il maestro per prendere la cattedra di psicologia. «Io gli rispondoprosegue Musatti, da buon psicoanalistache sicuramente nel mio subconscio mi sono sentito responsabile per questa e per altre morti. Il commissario, che non capiva nulla di subconscio, decide: “Mi spiace professore, ma devo arrestarla”. Io allora gli rispondo: ”Non è possibile commissario, perché si tratta di delitti commessi più di cinquant'anni fa, e quindi sono prescritti!”».  ‘Cesare’ è un riferimento al pro-zio Musatti, medico pediatra, uno che aveva visitato il piccolo, nato settimino. ‘Luigi’ e il nome del bonno materno (L. Leanza, morto in carcere, partecipa alla rivolta anti-borbonica); ‘Eugenio’ e il nome di un altro pro-zio paterno, lo storico Eugenio Musatti; cfr. Musatti IX-XIII. Forse la psicoanalisi è nata e morta con lui. Il nome allude alla fermata della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina che il nonno, presidente della Società Veneta Lagunare, odierna ACTV, aveva fatto aprire per raggiungere più agevolmente Venezia.  Musatti IX-XIII.  Archivio dell'Università degli Studi di Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di Lettere e filosofia, Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, Opuscolo del Centro Milanese di Psicoanalisi, a cura del Comitato Direttivo, redatto da L. Ambrosiano Capazzi Gammaro Moroni, L.Reatto, L.Schwartz, M. Sforza, M.Stufflesser, Milano  Per una storia del Centro Milanese di Psicoanalisi Chiari, Seminario presso il Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti, Milano  Freud, Opere (Torino, Boringhieri); S. Giacomoni, Cerimonia privata per Cesare Musatti, la Repubblica, è consultabile sul  dell'Aspi, all'indirizzo web AspiArchivio storico della psicologia italiana, Università degli studi di Milano-Bicocca. D. Mont D'Arpizio, Vittorio Benussi, Padre della psicologia padovana, in La Difesa del popolo, Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze,  Mia sorella gemella la psicoanalisi, 1Pordenone, Edizioni Studio Tesi,Luciano Mecacci, Cesare L. Musatti, voce dell'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Il contributo italiano alla storia del pensiero. Ottava appendice, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. Saggi: “Analisi del concetto di realtà empirica” (Solco, Città di Castello); “Forma e assimilazione,” in: Archivio italiano di psicologia, “Elementi di psicologia della testimonianza” (Rizzoli, Forma e movimento” (Ferrari, Venezia, da: Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Gl’elementi della psicologia della forma, Gruppo Universitario Fascista, Padova, Trattato di psico-analisi (Boringhieri, Torino); Super io individuale e Super io collettivo (Olschki, Firenze); Condizioni dell'esperienza e fondazione della psicologia” (Universitaria, Firenze, Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e incursioni nel mondo delle immagini (Boringhieri, Torino); Svevo e la psicoanalisi (Olschki, Firenze); I rapporti personali Freud-Jung attraverso il carteggio, Olschki, Firenze, Commemorazione accademica, Olschki, Firenze Nino Valeri, Olschki Firenze, Il pronipote di Giulio Cesare, Mondadori Milano A ciascuno la sua morte (Olschki, Firenze); Hanno cancellato Livorno (Olschki, Firenze); Mia sorella gemella la psicoanalisi (Riuniti, Roma). Una famiglia diversa ed un analista di campagna, Olschki, Firenze,  Questa notte ho fatto un sogno, Riuniti, Roma, Chi ha paura del lupo cattivo?, Riuniti, Roma, Psicoanalisti e pazienti a teatro, a teatro (Mondadori, Milano); Leggere Freud, Bollati Boringhieri, Torino, Curar nevrotici con la propria auto-analisi, Mondadori, Milano: Geometrie non-euclidee e problema della conoscenza, Aurelio Molaro, prefazione di Mauro Antonelli, Mimesis, Milano,Treccani Enciclopedie oIstituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, italiana di Cesare Musatti, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. Cesare Musatti. Musatti. Keywords: erote, Gruppo Universitario fascista, il collettivo di Jung, l’ego e il noi collettivo Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Musatti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743441919/in/dateposted-public/

 

Grice e Mustè – la filosofia dell’idealismo italiano – il dialogo di Socrate e il dialogo di Gentile -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Flosofo. Laurea in filosofia con la tesi, “Marx,” borsista dell'Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, dove ha svolto attività didattica e di ricerca, collaborando con Gennaro Sasso. Redattore della “nuova serie” della “Rivista trimestrale”. Consegue il titolo di dottore di ricerca alla Sapienza. Lavora alla "Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici" dell'Università "La Sapienza" in qualità di “Segretario e Curatore dell'archivio e della biblioteca di Gentile”. È stato professore a contratto di Storia della filosofia. Insegna a Roma.  È membro del Consiglio scientifico della Fondazione Gramsci e della Commissione scientifica per la Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Ha collaborato con l'Enciclopedia Italiana, in particolare ai volumi: Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia (ottava appendice), Enciclopedia machiavelliana e Croce e Gentile. La cultura italiana e l'Europa. Ha diretto la rivista "Novecento". Fa parte del Comitato scientifico di alcune riviste, tra cui: "Giornale critico della filosofia italiana", "Annali della Fondazione Gramsci", “La Cultura”, “Filosofia italiana”. Scrive su diverse riviste scientifiche, tra le quali, con maggiore continuità: "Giornale critico della filosofia italiana", "La Cultura", "Studi storici", "Filosofia italiana". Nel  è stato nominato dal Ministero dei beni culturali Segretario del "Comitato nazionale per il bicentenario della nascita di Bertrando Spaventa". Dal  al  ha insegnato Ermeneutica filosofica, in qualità di Visiting Professor, alla Pontificia Università Antonianum.  Ricerche Le sue ricerche si sono rivolte alla storia della filosofia italiana, con contributi dedicati all'idealismo e al marxismo. Per quanto riguarda l'idealismo italiano, ha indagato i momenti e le figure fondamentali (sino al profilo complessivo pubblicato nel 2008) e le premesse nella filosofia dell'Ottocento, specie in relazione al pensiero di Vincenzo Gioberti (soprattutto con il libro del 2000 su La scienza ideale). Di particolare interesse gli studi su Bertrando Spaventa e le monografie su Adolfo Omodeo e Benedetto Croce. Ha dedicato saggi e ricerche al pensiero di Antonio Gramsci e ad altri momenti del pensiero marxista italiano: del  è la monografia su Marxismo e filosofia della praxis, che ricostruisce la storia del marxismo italiano da Labriola a Gramsci. Sono noti i suoi studi sul pensiero politico nell'Italia contemporanea, con particolare riguardo alle figure di Franco Rodano, Felice Balbo, Augusto Del Noce.  Ha approfondito lo studio dell'opera di Marx e in generale la storia della filosofia tedesca tra Hegel e Nietzsche.  Particolare attenzione ha poi rivolto (con il libro  su La storia e con altri scritti, tra cui quelli sull'evento e sulla teoria delle fonti) alle questioni specifiche della teoria della storiografia.  Metodi Conduce l’indagine teoretica in stretta relazione con gli studi di storia della filosofia e di storia della storiografia, in generale nell’ambito della storia delle idee, adottando un metodo storico-critico che spesso privilegia l’uso di fonti archivistiche e di documentazione inedita. Il suo metodo cerca di coniugare l'analisi strutturale delle opere filosofiche con la ricerca filologica sulle fonti e sulla tradizione dei testi, con particolare riguardo ai processi di lungo periodo della filosofia italiana moderna e contemporanea.  Saggi:“Storiografia” (Mulino, Bologna); “Croce, Morano, Napoli  Franco Rodano. Critica delle ideologie e ricerca della laicità” (Mulino, Bologna); “Carteggio Croce-Antoni, Mulino, Bologna Politica e storia in Bloch, Aracne, Roma La scienza ideale. Filosofia e politica” (Rubbettino, Soveria Mannelli, Franco Rodano. Laicità, democrazia, società del superfluo, Studium, Roma Grice: “’superfluo’ is possibly one of the most unsuperfluous words in the Italian philosophical dictionary – cf. “I was in New York, which was black out.” -- Gioberti, Il governo federativo” (Gangemi Roma) – nazione e stato federale – federazione, governo federativo --  Franco Rodano, Cristianesimo e società opulenta, Edizioni di storia e letteratura, Roma, Il giudizio sul nazismo. Le interpretazioni -- La storia: teoria e metodi, Carocci, Roma, La filosofia dell'idealismo italiano, -- Grice: “filosofia” is superfluous here, seeing that idealism already ENTAILS philosophy!” -- Carocci, Roma, Croce, Carocci, Roma Tra filosofia e storiografia. Hegel, Croce e altri studi” (Aracne, Roma); “La prassi e il valore -- la filosofia dell'essere” Aracne, Roma “Filosofia della praxis” Viella, Roma); “In cammino con Gramsci, Viella, Roma. L'ermeneutica, in «Rivista trimestrale», Il problema del mondo nel «Tractatus» di Wittgenstein, in «Rivista trimestrale», Le fonti del giudizio marxiano sulla rivoluzione francese  in «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», L'orizzonte liberale di Dahrendorf, in «Critica marxista», Sturzo e il popolarismo – POPOLARISMO -- nel giudizio, in Sturzo e la democrazia europea, Laterza, Roma-Bari, Croce e il problema del diritto, in «Novecento», Metodo storico e senso della libertà” “La storiografia crociana, in «La Cultura», Omodeo. Il pensiero politico, in «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», Libertà e storicismo assoluto: per un'interpretazione del liberalismo di Croce, in Croce e Gentile fra tradizione nazionale e filosofia europea, Riuniti, Roma, “La società civile democratica, in «Novecento»,  Sul giudizio politico, in «Novecento», Il marxismo politico nell'interpretazione di Noce, in «Poietica», Gioberti e Cartesio, in Bibliopolis, Napoli, Comunismo e democrazia, in La democrazia nel pensiero politico del Novecento” (Aracne, Roma); Guido Calogero, in «Belfagor», Gioberti e Leopardi, in «La Cultura», Verità e storia, in «Storiografia», “La morale”, Rosmini e Gioberti. G. Beschin e L. Cristellon, Morcelliana, Brescia, Il destino dell'evento nella nuova storia” francese, in «La Cultura», Carattere e svolgimento delle prime teorie estetiche di Croce,  «La Cultura», Liberalismo etico e liberismo economico, in Croce filosofo liberale, -- cf. Grice, “Do not multiply liberalisms beyond necessity: ‘liberalismo semiotico’” – Grice: “Muste is very witty in distinguishing between liberalism and liberrism!” -- M. Reale, LUISS University Press, Roma, La teoria della storia in Croce, in «Giornale critico della filosofia italiana», L'idea di “Risorgimento” in Gioberti, in «Quaderni della Fondazione Centro Studi Noce», Il significato delle fonti storiche, in «La Cultura»,  La storia: teoria e metodi, in «History and Theory», Il passaggio all'anti-fascismo di Croce, in Anni di svolta. Crisi e trasformazione nel pensiero politico della prima età contemporanea, F.M. Di Sciullo, Rubbettino, Soveria Mannelli, Alterità e principio del dialogo in Calogero, in L'idea e la differenza. – principio dialogo – il noi -- Noi e gl’altri, ipotesi di inclusione nel dibattito contemporaneo, M.P. Paternò, Rubbettino, Soveria Mannelli Il principio del nous nella filosofia di Calogero, in «La Cultura», La filosofia come sapere storico, in Il Novecento di Garin. Atti del Convegno di studi, G. Vacca e S. Ricci, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Gioberti, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Lo storicismo italiano nel secondo dopoguerra, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Il problema della libertà nella filosofia di Scaravelli, in «La Cultura», La libertà del volere nella filosofia di Croce, in Filosofia e politica. G. Cesarale, M. Mustè, S. Petrucciani, Mimesis, Milano, Il senso della dialettica nella filosofia di Spaventa, in "Filosofia italiana", apr.  Storia, metodo, verità, in «La Cultura»,, Gentile e Marx, «Giornale critico della filosofia italiana», Togliatti e De Luca, «Studi storici», Gentile e Socrate, (Grice: cf. caricature of Gentile as Aristotele in ‘La scuola d’Atene”) -- in La bandiera di Socrate. Momenti di storiografia filosofica italiana nel Novecento, E. Spinelli e F. Trabattoni, Sapienza Università, Roma, Gentile e Gioberti, «La Cultura», Gramsci, Croce e il canto decimo dell’Inferno di Alighieri, «Giornale critico della filosofia italiana»,, Spaventa e Gioberti, «Studi storici»,, La presenza di Gramsci nella storiografia filosofica e nella storia della cultura, «Filosofia italiana», Dialettica e società civile. Gramsci “interprete” di Hegel, «Pólemos. Materiali di filosofia e critica sociale», Marx e i marxismi italiani, «Giornale critico della filosofia italiana»,  La “via alla storia” di Ginzburg, in Streghe, sciamani, visionari. In margine a “Storia notturna” di Ginzburg, Cora Presezzi, Viella, Roma, Filosofia e storia della filosofia nella riflessione di Sasso, «Filosofia italiana», Opere Sapienza Roma. Dipartimento di studi filosofici ed epistemologici, su lettere uniroma1. Intervista sulla storia della "Rivista trimestrale" Intervista di Mustè su  Croce del //diacritica/letture-critiche/lo-storicismo-di-croce-e-la-morte-della-metafisica-intervista-a-marcello-muste html. Socrate e Gentile --  Se consideriamo i libri custoditi presso la biblioteca personale di Gio- vanni Gentile, troviamo, a proposito di Socrate, soprattutto opere di autori italiani, con alcuni dei quali da tempo era in corrispondenza: oltre le vecchie versioni di Eugenio Ferrai (Padova 1873-1883), vi figu- rano le edizioni dell’Apologia curate da Francesco Acri (riproposta da Augusto Guzzo nel 1925) e da Manara Valgimigli (Bari 1929); le opere di Giovanni Maria Bertini (fra cui l’edizione di Senofonte), che, come si dirà, avevano occupato la critica di Bertrando Spaventa; quindi i libri che via via, nella prima metà del secolo, erano apparsi in Italia: quelli di Giuseppe Zuccante, che Felice Tocco aveva presentato nel 1909 alla Reale Accademia dei Lincei, poi quelli di Aurelio Covotti, Pietro Mi- gnosi, Antonio Labriola, Antonio Banfi, Adolfo Levi, Vittorio Beonio- Brocchieri1. Ma a proposito di Socrate, Gentile utilizzò anche altri mo- menti della storiografia filosofica italiana, appoggiandosi, per esem- pio, ad alcuni testi dello storico del cristianesimo Alessandro Chiap- pelli e del romanista Carlo Pascal. Se allarghiamo lo sguardo oltre i confini nazionali, i riferimenti principali rimangono quelli di Eduard Zeller (a cui si era prevalente- mente richiamato Spaventa), ma anche di Theodor Gomperz e di Paul Tannery. Di Zeller, Gentile possedeva i primi due volumi dell’edizione  Mi piace ricordare che la ricerca su libri, opuscoli e periodici posseduti da Gentile 1 può ora essere svolta online sul sito della Biblioteca di Filosofia della Sapienza di Roma, grazie al lavoro di digitalizzazione del catalogo compiuto sotto la direzione del dott. Gaetano Colli: cfr. Colli 2014, 5-30. Anche il catalogo dei corrispondenti dell’archivio di Gentile (custodito presso la “Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici” a Villa Mirafiori) è consultabile nel progetto “Archivi on-line” del Senato della Repubblica.  40 LA BANDIERA DI SOCRATE italiana della Filosofia dei Greci curata da Rodolfo Mondolfo (apparsi nel 1932 e nel 1938); e di Tannery conservava la seconda edizione, del 1930, di Pour l’histoire de la science hellène, che la moglie Erminia aveva donato, con dedica, al figlio Giovannino. A Zeller, come si sa, dedicò un ampio necrologio nel 1908, nel quale elogiò la sua opera di storico criticandone tuttavia i princìpi neokantiani2; e avvicinandovi, ap- punto, i nomi di Tannery e quello, «così geniale», di Gomperz3. Pro- prio a Gomperz, d’altra parte, aveva fatto un più che positivo riferi- mento nella prolusione palermitana del 1907 su Il concetto della storia della filosofia, dove parlò di un «concetto equivalente al mio, che nella storia della filosofia si riassuma tutta la storia dell’umanità»4; e, nella lunga recensione che nel 1909 dedicò al Socrate di Giuseppe Zuccante, ne parlò come di «uomo di gusto», sia pure privo del «bernoccolo del filosofo», assumendone soprattutto la critica della testimonianza di Senofonte5. Gentile si trovò di fronte, fin dalla giovinezza, due modelli inter- pretativi, tra loro, per altro, connessi. In primo luogo le pagine che Ber- trando Spaventa aveva dedicate a Socrate, dapprima, nel 1856, discu- tendo sulla “Rivista contemporanea” la memoria torinese di Giovanni Maria Bertini Considerazioni sulla dottrina di Socrate6, poi nel grande corso del 1862 sulla filosofia italiana, dove aveva aggiunto, come ap- pendice, lo Schizzo di una storia della logica, nel quale riprendeva il tema socratico7. Il secondo riferimento è Antonio Labriola, la cui memoria su La dottrina di Socrate era stata ripubblicata da Benedetto Croce nel 1909 per l’editore Laterza. Per quanto, in maniera caratteristica, nel discorso preliminare del 1900 all’edizione degli Scritti filosofici di Spaventa, si limitò a un breve cenno alla discussione con Bertini8, e anche nella Prefazione del 1905 al Gentile 1975a, 159-65. Ibid., 165. Ibid., 122. Gentile 1909, 276. Bertini 1857, 1-35. Ma la memoria, a cui Spaventa si riferisce, era stata presentata nella seduta del 21 dic. 1854. Poi in Bertini 1903, 1-37. Da una lettera a Silvio Spaventa, si apprende che l’articolo di Bertrando era solo il primo di una serie di scritti socratici, che poi non realizzò: cfr. Spaventa 1898, 182-3. La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea, in Spaventa 1972, 619. Gentile 2001, 59.  2 3 4 5 6 7 8  Gentile e Socrate 41 volume Da Socrate a Hegel mancò di entrare nel merito della questione9, è da ritenere, per le ragioni che si vedranno, che l’influenza spaven- tiana pesasse in maniera determinante nella sua prima lettura di So- crate. Nell’articolo del 1856, Spaventa aveva confutato l’interpreta- zione di Bertini, cercando di definire i rapporti, da un lato, tra Socrate e la filosofia antica, e, d’altro lato, tra Socrate e la filosofia moderna. Per tale confutazione, si era appoggiato al capitolo hegeliano delle Le- zioni sulla storia della filosofia e all’opera di Zeller, ma anche, per deter- minare i caratteri generali del pensiero greco, alla traduzione francese di Claude Joseph Tissot della Storia della filosofia di Heinrich Ritter10. Tuttavia, la lettura di Socrate risultò ben diversa da quanto quei libri potevano suggerirgli. Possiamo dire, in breve, che se per Hegel è Par- menide il vero iniziatore della filosofia, perché ha sollevato il pen- siero alla massima astrazione dell’essere11, per Spaventa la filosofia inizia propriamente con Socrate, che ha scoperto la dimensione del “concetto”, superando il naturalismo immediato della precedente vita greca. La critica a Bertini si appuntava su questo aspetto. Per Bertini, di fronte all’attacco dei sofisti, Socrate aveva restaurato l’ethos greco, sal- vandolo dalla dissoluzione. Per Spaventa, le cose andavano diversa- mente. Non solo Socrate non aveva restaurato la vita greca, ma le aveva inferto «il vero colpo di grazia» (La dottrina di Socrate, in Spaventa 1972, 18), ponendo un nuovo principio, quello della «soggettività universale» (ibid., 24): caratterizzata la filosofia presocratica come indistinzione immediata di pensiero ed essere, Socrate aveva inaugurato l’antitesi dei due termini, senza tuttavia trovarne l’unità e la sintesi, e anzi la- sciando al pensiero moderno questo compito ulteriore. I sofisti, dun- que, lungi dall’essere dei distruttori, si presentavano quali profondi innovatori, anche se il loro soggettivismo era piuttosto un individuali- smo, fermo alla dimensione naturale ed empirica dell’individuo. So- crate trasformava, con la dottrina del concetto, questo individualismo in un autentico, universale soggettivismo: «in questo senso» – scriveva Spaventa – «Socrate e Cartesio, che che ne dica il professor Bertini, si rassomigliano» (ibid., 43).  9 Spaventa 1972, 3-9. Parmenide, Hegel 1981, 71-2. 10 Ritter 1835-1836. 11 Cfr. Hegel 1930, 273-83 e Hegel 1932, 40-109. Ma soprattutto, per il riferimento a  42 LA BANDIERA DI SOCRATE Da questo punto di vista, Socrate non appariva affatto come un fi- losofo pratico o morale, ma come un filosofo schiettamente teoretico. Più precisamente, il carattere della sua filosofia veniva indicato in un radicale formalismo. Bisogna prestare attenzione all’uso che Spaventa fece di questa espressione, per certi versi anticipando i temi della sua riforma della dialettica. Formalismo significava che Socrate, scoprendo il principio nuovo della «soggettività universale», lo riconosceva solo nella forma, nell’attività dialogica della ricerca della verità, in quanto presupponeva, alla maniera di tutto il pensiero antico, il contenuto og- gettivo e naturale: se per i moderni, scriveva, la soggettività è non solo «universale» ma «assoluta», «il puro rapporto del pensiero a se stesso», per Socrate «non è già il soggetto che determina l’essere oggettivo, ma l’essenza oggettiva delle cose che determina il soggetto» (ibid., 29). La visione moderna – per cui, come si chiarirà nella riforma della dialet- tica, il pensiero è negazione determinante dell’essere12 – appariva qui rovesciata, nel senso che l’essere si delineava come il cercato, come la verità ideale del soggetto. Questa tesi del formalismo era quella vera- mente decisiva nell’interpretazione di Spaventa, poiché a essa veni- vano ricondotti tutti i temi della riflessione socratica: l’induzione, il dialogo, l’ironia, e poi soprattutto l’ignoranza, interpretata come con- sapevolezza della mancanza di verità del soggetto, quasi come ammis- sione del limite storico della propria posizione. E ancora, l’eudemoni- smo socratico diventava (seguendo qui i Magna moralia) l’assenza del concetto del Bene e, quindi, la sua identificazione con l’utile. Infine, ed è un altro aspetto di rilievo (e qui la fonte era in parte aristotelica in parte hegeliana), mancava in Socrate la psicologia, cioè la cognizione della parte irrazionale dell’individuo, delle passioni: la sua soggettività «universale» non riusciva a cogliere né il contenuto del concetto né la base irrazionale dell’individuo, restando sospesa tra il particolare e l’universale e non potendo intravedere la sintesi e l’unità tra i due momenti, cioè l’autentica realtà e immanenza del concetto13. Nella memoria su La dottrina di Socrate, con la quale vinse, nel 1869, il premio della Regia Accademia di Scienze Morali e Politiche di Na- poli, Labriola non citò mai lo scritto di Spaventa, ma certo ne riprese 12 Si veda per questo aspetto Mustè 2014, 1-28. 13 La dottrina di Socrate, in Spaventa 1972, 56.   Gentile e Socrate 43 almeno un paio di aspetti14. In primo luogo riprese la tesi del formali- smo, a cui dedicò la parte centrale dello scritto e che anzi sviluppò fino alle conseguenze estreme, mostrando come «il suo [di Socrate] sapere è pura esigenza» e «quello che egli cerca deve ancora trovarlo» (La- briola 2014, 593). In secondo luogo, insisté sulla mancanza in Socrate di ogni notizia di psicologia (ibid., 609; 655), con accenti e motivi molto simili a quelli che Spaventa aveva adoperato nella polemica con Ber- tini. Ma certo mutava il quadro complessivo dell’interpretazione, anzi tutto per la scelta, molto radicale, di affidarsi esclusivamente o quasi alla testimonianza di Senofonte, non attribuendo, scriveva, «a Socrate nessun principio, massima, o opinione che non sia, o esplicitamente riferita, o indirettamente accennata da Senofonte» (ibid., 557); poi per il fatto che la tesi spaventiana del formalismo serviva ora a recidere i rapporti tra Socrate e la tradizione filosofica presocratica (ibid., 555), superando il problema stesso che aveva animato la discussione tra Spaventa e Bertini. Per Labriola, Socrate non era affatto un filosofo: «Socrate come semplice filosofo – scriveva – è un parto d’immagina- zione» (ibid., 569); e tanto meno poteva essere considerato come «il creatore del principio della soggettività» (ibid., 584), neanche di una soggettività «universale» come quella di cui Spaventa aveva parlato. Al contrario, la figura di Socrate era ricondotta a due linee fondamen- tali di lettura, tra loro convergenti: da un lato il processo di sviluppo della religione greca, dove Socrate aveva inserito l’idea della divinità «come intelligenza autrice e reggitrice del mondo» (ibid., 563), riu- scendo per questo «a isolare la sfera morale dalla naturale» (ibid., 604); d’altro lato, in relazione agli studi che allora conduceva per «una storia dell’etica greca» (ibid., 589 nota) interpretò Socrate come concreta espressione della crisi della storia greca, come l’emergere di una colli- sione tra forma della tradizione e volontà dell’individuo: per cui, sorge nell’individuo «il bisogno di rifarsi da sé quella certezza» che l’opinione comune ha smarrito, tornando a porre, con l’esercizio del dialogo, le 14 L’interpretazione di Labriola è stata analizzata da G. Cambiano, Il Socrate di Labriola e la storiografia tedesca e da E. Spinelli, Questioni socratiche: tra Labriola, Calogero e Giannantoni che si leggono rispettivamente nel primo e nel terzo volume di Punzo 2006, 31-44 e 755-93, Spinelli ricorda opportunamente un breve quanto penetrante articolo di Gabriele Giannantoni, Il Socrate di Labriola, apparso nel supplemento di “Paese sera” il 14-15 lug. 1961. Tra gli altri studi, mi limito a ricordare Cerasuolo 1987, 559-69, e le lucide osservazioni di Poggi 1981, 14-6.   44 LA BANDIERA DI SOCRATE domande induttive sulla definizione, sul «cosa è» la giustizia, la virtù, la santità. Per certi versi, Labriola seguiva la linea interpretativa di Spa- venta, ma ne modificava la prospettiva, calando Socrate non più nel centro problematico della storia della filosofia ma in quello della vita religiosa e sociale del mondo greco. A prescindere dallo sviluppo peculiare che ebbe nella memoria di Labriola, la tesi spaventiana del formalismo di Socrate restò alla base delle prime riflessioni di Gentile. Già nella tesi di laurea su Rosmini e Gioberti – dove il problema principale, sulle orme di Donato Jaja, era quello dell’intuito, e quindi della profonda differenza tra l’intuito ro- sminiano dell’essere puro e quello, platonico ma soprattutto prove- niente da Malebranche, delle idee determinate e formate (Gentile 1955a, 213) – i riferimenti a Socrate risentono della discussione di Spa- venta con Bertini. Lo si vede, soprattutto, nella nota che inserì per di- scutere la memoria di Aurelio Covotti Per la storia della sofistica greca. Studi sulla filosofia teoretica di Protagora (pubblicata nel 1896 negli “An- nali” della Regia Scuola Normale Superiore di Pisa), dove, criticando le interpretazioni di Wilhelm Halbfass e di Theodor Gomperz, ribadì la necessità di distinguere l’individualismo empirico di Protagora dal soggettivismo di Socrate, pur sottolineando la sua distanza dal kanti- smo, mancando ancora in Socrate «il concetto del pensiero come pro- duttività» (Gentile 1955a, 249-50, nota 1). Una lettura, questa, che trovò poi uno sviluppo più organico nella recensione del 1909 al Socrate di Zuccante, dove criticò «l’interpretazione soggettivistica» di Protagora, che l’autore aveva dato, insistendo piuttosto sul rapporto con Demo- crito: con riferimento a un articolo di Victor Brochard, affermò anzi che la tesi dello storico francese andava «rovesciata», perché non Demo- crito aveva appreso da Protagora i princìpi della gnoseologia sofistica, ma viceversa questo, Protagora, era stato «scolaro» di quello, di Demo- crito (Gentile 1909, 281, nota 1)15. Questo tema del rapporto tra Socrate e Protagora era d’altronde essenziale nell’equilibrio del libro, perché tanto Rosmini che Gioberti avevano appunto confuso i due momenti (l’individualismo e il soggettivismo), lasciando oscillare la figura di Socrate tra Protagora e Platone: «il Gioberti» – spiegava Gentile – 15 Gli articoli di Brochard vennero ristampati in Brochard 1912 (ma si veda la 4° edizione ampliata, Paris 1974, con l’introduzione di Victor Delbos).   Gentile e Socrate 45 «come il Rosmini, non conosce altro soggettivismo che il falso antro- pometrismo protagoreo», e perciò, aggiungeva, si vede costretto a tro- vare in Socrate Platone, «altrimenti del maestro di Platone non si fa che una ripetizione di Protagora» (Gentile 1909, 258-9). Alla maniera di Spaventa, insomma, il soggettivismo di Socrate non andava confuso né con l’individualismo di Protagora né con la successiva dottrina pla- tonica delle idee. Questo atteggiamento spiega anche la presenza di Socrate nel sag- gio del 1900 su La filosofia della prassi, dove, per dimostrare che Marx aveva assunto il concetto della prassi dall’idealismo, e non dal mate- rialismo, chiamò in causa il «soggettivismo di Socrate», facendo dell’antico filosofo greco il primo idealista, anzi il primo teorico della praxis: perché, spiegava Gentile, Socrate non concepiva la verità come un bene formato da trasmettersi, ma come il risultato di un «personale lavorio inquisitivo», cioè del dialogo e dell’arte maieutica: «il sapere – concludeva – importava per Socrate un’attività produttiva, ed era una soggettiva costruzione, una continua e progressiva prassi» (Gentile 1959a, 72). Altrove scriveva che il merito di Socrate «consiste appunto nel superamento di quella dualità di volontà e intelletto, che è presup- posta così dal determinismo come dal concetto del libero arbitrio»: e arrivava ad affermare che, se avesse approfondito questo aspetto, sa- rebbe stato condotto «al concetto hegeliano dell’unità di libertà e ne- cessità razionale» (Gentile 1909, 286). Di questa singolare definizione di Socrate come primo idealista, Gentile darà una spiegazione, nel 1920, nei Discorsi di religione, quando dirà che, con Socrate, «la filosofia acquista coscienza del suo carattere idealistico», anche se questa co- scienza «si oscurerà tante volte nel corso del suo sviluppo storico» (Gentile 1965, 328): e quasi per dare un esempio di tale oscuramento, ricordava l’«idealismo ancora naturalistico» di Platone e Aristotele, che aveva ricompreso l’intuizione socratica nel realismo del «mondo delle idee» e in quello di «Dio, forma o atto puro, o pensiero del pen- siero» (ibid., 329). Questi primi riferimenti, in larga parte ispirati dalla posizione di Spaventa, cominciarono a complicarsi negli anni appena successivi, quando Gentile iniziò a elaborare la filosofia dell’atto puro, e quindi, bisogna aggiungere, ad approfondire la distanza tra dialettica del pen- sato e dialettica del pensare, tra pensiero antico e pensiero moderno. Un preludio della successiva lettura di Socrate può essere indicato,  46 LA BANDIERA DI SOCRATE d’altronde, nella lunga recensione del 1909 al Socrate di Giuseppe Zuc- cante, dove Gentile, richiamandosi implicitamente (senza mai citarla) alla posizione di Spaventa, chiarì due aspetti fondamentali della pro- pria interpretazione. In primo luogo, in un passaggio di particolare im- portanza, rielaborò e chiarì la tesi del formalismo socratico, definito appunto come la sua «gloria». Scrisse infatti: la verità è che la ricerca socratica è prevalentemente umana, perché l’uomo coi sofisti era venuto al primo piano della speculazione, segna- tamente nella rettorica. E lo stesso tentativo di sollevare a scienza la rettorica, operato dai sofisti, ne mette a nudo l’essenziale formalismo, e fa sentire il bisogno di quella più schietta e più concreta scienza dello spirito, che Socrate persegue col suo motto divino: conosci te stesso. Qui è la radice dell’unità [...] del suo interesse speculativo, teorico, e del suo interesse morale, pratico: qui anche la radice del formalismo spe- culativo e morale, a cui s’arresta lo stesso Socrate. Il quale supera la forma rettorica con l’affermazione del contenuto della rettorica (giusto, ingiusto ecc.): ma di questo contenuto non definisce altro che la forma: il concetto come universale, non intravveduto da nessuno dei filosofi precedenti: il concetto di ogni cosa (logica) e il concetto stesso del giusto (morale). In che consiste il valore di questa scoperta, che è la gloria di Socrate (Gentile 1909, 284). In secondo luogo, stabilito il senso del formalismo socratico, Gen- tile chiariva il significato della scoperta logica di Socrate, affermando che si trattava non solo, e non tanto, della scoperta del concetto, ma del «concetto del concetto», della «essenza dello spirito»: se i filosofi prece- denti sempre avevano adoperato concetto e definizione, ora Socrate sollevava il pensare a «pensiero del pensiero», conferendo agli uomini una «seconda vista», quella della schietta universalità (ibid., 285). Gra- zie a Socrate, il pensiero diventava, per la prima volta, oggetto di sé stesso, sostituendosi all’orizzonte della natura: e questo, oltre quello più limitativo dell’assenza di un contenuto assoluto, era il carattere del suo formalismo, inteso appunto come considerazione della forma logica in sé stessa. Negli scritti di questo periodo, l’accento cominciava a battere con più forza sulla continuità tra Platone e Aristotele, perché – scriveva – «con Aristotele [non] si fa un passo avanti» rispetto al metodo trascen- dente di Platone (Gentile 1975a, 202). Non solo infatti, come precisò  Gentile e Socrate 47 nella prolusione palermitana del 1907 su Il concetto della storia della filo- sofia, Platone aveva «trasformato» il concetto socratico in «idee eterne e immobili, puro oggetto della mente» (ibid., 113); ma iniziò a riportare la filosofia di Platone alla fonte eraclitea e soprattutto a quella parme- nidea, che ai suoi occhi costituiva il vero approdo del Teeteto e del So- fista: «Platone» – scriveva – «non vide mai altro che l’essere immobile e realmente immoltiplicabile, tal quale l’essere (fisico) degli Eleati. Qui si doveva arrestare una filosofia ignara della natura dello spirito» (ibid., 201, nota 1). Più che Socrate, dunque, la filosofia di Platone in- contrava, con la teoria delle idee, l’essere di Parmenide, superando in esso anche la primitiva lezione di Cratilo. Fu nel primo volume del Sommario di pedagogia (dunque nel 1912) che il giudizio su Socrate cominciò ad assestarsi. Gentile vi si soffermò in due diverse parti dell’opera: in primo luogo, nella sezione su L’uomo, a proposito dei concetti; in secondo luogo, nella parte terza, su Le forme dell’educazione. Il capitolo che dedicò al «merito di Socrate sco- pritore del concetto» finì per risultare piuttosto singolare. Riconobbe a Socrate il «merito straordinario» di avere affermato «il carattere uni- versale del vero» (Gentile 1982, 71); ma subito aggiunse che quel con- cetto non era poi il vero concetto, il conceptus sui, ma una forma che, conseguita per via induttiva, con «un processo di generalizzazione», era piuttosto irreale, astratta, lontana dalla concreta determinazione del mondo: offrì insomma del concetto socratico una lettura singolar- mente negativa, quasi rappresentandolo nella figura degli pseudocon- cetti o finzioni che, nella Logica e nella Filosofia della pratica, Croce aveva teorizzato. Di più, in un capitolo successivo, affermò che il concetto socratico, «base dell’erronea teoria platonica e aristotelica del con- cetto» (ibid., 81), presupponeva la scissione tra teoria e pratica: ne- gando dunque a Socrate proprio quel merito che, come abbiamo osser- vato, gli aveva riconosciuto nel saggio su La filosofia della prassi. La considerazione trovava uno sviluppo rilevante, come si diceva, nella terza parte dell’opera, dove Gentile poneva la figura di Socrate all’origine del concetto di «educazione negativa», collocandolo sulla stessa linea che, nell’epoca moderna, avrebbe prodotto la «possente» opera di Rousseau. A questo principio dell’educazione negativa, Gen- tile tornava a rivolgere un elogio, perché capace di implicare «l’imma- nenza del divino nell’uomo» (ibid., 198) e dunque di anticipare lo spi- rito di libertà di Rousseau: ma anche qui osservava che Platone aveva  48 LA BANDIERA DI SOCRATE convertito la maieutica socratica in un innatismo delle idee, come un ritorno dell’anima «a quella pura cognizione originaria che ella si reca in sé dalla nascita» (ibid., 200). Una critica, d’altronde, che si legava all’idea, sostenuta ancora nei Discorsi di religione, secondo cui il pen- siero antico non poté mai accedere al problema morale, perché privo del principio stesso della volontà (Gentile 1965, 357-60). In tutta la prima fase della sua riflessione, Gentile tenne fermo il Socrate di Spaventa, cioè la tesi del formalismo e della scoperta della soggettività universale, via via innestandovi i motivi essenziali nella propria filosofia: così, nell’Introduzione alla filosofia (1933) parlerà di So- crate come del «primo grande martire degl’interessi più profondi dell’uomo e della sua nobiltà e grandezza» (Gentile 1981, 7), come di colui che, con il Nosce te ipsum, aveva vinto l’antico naturalismo e sco- perto la «concezione umanistica del mondo»; e nella più tarda Filosofia dell’arte (1943) arriverà a svolgere il motivo spaventiano (e labrioliano) della mancanza di una psicologia in Socrate nella tesi, ben più radicale, dell’assenza del sentimento e, in generale, del principio dell’arte in tutto il pensiero antico (Gentile 1975b, 144-5 e 306). Ma la trasforma- zione essenziale e decisiva avvenne certamente nelle opere più siste- matiche dell’attualismo, in modo particolare nel Sistema di logica, quando Socrate, come ora vedremo, acquistò il volto più complesso di fondatore del logo astratto: che era uno svolgimento dell’idea, comun- que presente in Spaventa, che proprio in lui, in Socrate, e non in Par- menide e nei filosofi presocratici, andava indicato l’autentico inizio della filosofia occidentale. Nella Teoria generale (1916), dove il problema fondamentale era quello dell’individuo e dell’individualità, si faceva più nitido il quadro dell’intero sviluppo della filosofia greca, ponendo al centro del natu- ralismo quella che definì «la disperata posizione di Parmenide» (Gen- tile 1959b, 107), quintessenza dell’intero mondo mitico e presocratico e carattere della «seconda natura» delle idee, stabilita da Platone. Tra Parmenide e Platone, Socrate appariva come colui che aveva operato «la netta distinzione tra genere e individuo» (ibid., 59), non riuscendo certo a trovare la sintesi tra i due momenti, ma lasciando aperta, con il suo formalismo, tanto la via platonica tanto quella aristotelica. Di fronte a entrambi, a Parmenide e a Platone, Socrate era delineato come colui che «scopre il concetto come unità in cui concorre la va- rietà delle opinioni» (ibid., 106): affermazione di grande significato,  Gentile e Socrate 49 perché, almeno in senso formale, indica una rottura dell’intero natu- ralismo antico, un presagio – se così può dirsi – della sintesi e della vera individualità, che solo il pensiero moderno, osservando il con- cetto come conceptus sui e come autocoscienza, arriverà, dopo il cri- stianesimo, a compiere. Però, come si diceva, solo nei due volumi del Sistema di logica, il primo del 1917 e il secondo del 1921, la figura di Socrate acquistò una nuova luce e un più preciso significato, all’interno della dialettica del logo astratto e del logo concreto. Possiamo dire che il punto centrale della considerazione delle forme storiche del logo astratto è proprio il passaggio da Parmenide a Socrate, che è poi il passaggio dal naturali- smo antico alla logica del pensiero pensato, inteso come momento eterno e insuperabile del logo. Il punto socratico è quello fondamen- tale, se non altro perché, superando la posizione, disperata e assurda, di Parmenide, Socrate pone, nel concetto universale, l’intero circolo del pensiero antico, che in Platone (con la teoria della divisione) e in Ari- stotele (con la teoria del sillogismo) troverà solo uno sviluppo coerente e un adeguamento. All’altezza della dottrina del logo astratto, Gentile segnava con meno forza, rispetto ai testi precedenti, il distacco tra So- crate e Platone, ma indicava con molta più forza la differenza tra So- crate e Parmenide. È vero che, in un passaggio non privo di ambiguità, disse che Parmenide rappresentava «il fondatore [...] della logica dell’astratto», colui che «per primo cominciò a intendere in tutto il suo rigore il concetto del logo quale presupposto del pensiero» (Gentile 1955b, 147). Ma subito precisò che tale fondazione del logo era in verità una negazione del pensiero, perché il suo essere, privo di determina- zione e di differenza, è in realtà mancanza di pensiero, il nulla del pen- siero, il semplice immediato: e per Gentile, così come per Spaventa, non è l’essere di Parmenide a segnare l’inizio della logica, come acca- deva in Hegel, ma il concetto universale di Socrate. È con Socrate in- fatti, come ripete più volte (concordando, per altro, con quanto Croce aveva sostenuto nella Logica)16, che «nasce formalmente la scienza della logica» (Gentile 1955b, 153), che viene posto non «l’immediato essere astratto», ma la «mediazione», il «rapporto tra soggetto definito e predicato onde si definisce», per cui, concludeva, «l’astratta identità dell’essere naturale di Parmenide e di Democrito qui è vinta». E altrove  16 Croce 1981, 302-3.  50 LA BANDIERA DI SOCRATE chiariva: «la logica comincia propriamente con Socrate, quando l’es- sere spezza la dura crosta primitiva della immediatezza naturale, in cui s’era fissato nelle concezioni degli Eleati e degli Atomisti, e si me- dia nella forma più elementare possibile del pensiero: identità che sia unità di differenze» (ibid., 169). Nel concetto socratico, nella definizione, è già tutta la logica antica, che troverà nella dialettica platonica e nel sillogismo aristotelico solo uno sviluppo necessario. Più precisamente, Socrate diventa, nel Si- stema di logica, il fondatore della logica dell’astratto, che non si esprime più nell’assurda immediatezza di A (essere naturale), ma nel rapporto A=A, che indica il principio d’identità e l’intero «circolo chiuso», come lo definì, del logo astratto: rapporto che è già rapporto di pensiero, perché il primo A si distingue dal secondo A, generando la figura del giudizio, sia pure di un giudizio analitico e definitorio. Così, il passag- gio (che impegnò il secondo volume dell’opera) dal logo astratto al logo concreto indicava anche il merito e il limite della posizione socra- tica, il suo elogio e la sua critica: perché il «circolo chiuso» che Socrate aveva fondato, immettendo l’uomo nella regione del pensiero, era pur sempre un circolo, una mediazione e un movimento, e perciò inclu- deva, sia pure in maniera inconsapevole, il riferimento del pensato al pensare, dell’astratto al concreto. Lo includeva, come spiegò, nella forma «mitica» di tutto il pensiero antico, non ancora come «pensa- mento del logo astratto nel concreto», ma viceversa come «pensamento del logo concreto nell’astratto» (Gentile 1942, 178). La lettura del momento socratico sembrava così compiuta nei ter- mini fondamentali. Ma negli ultimi mesi della sua vita, Gentile delineò una intera storia della filosofia, che doveva fare parte della collana «La civiltà europea» della casa Sansoni, e di cui riuscì a scrivere solo la prima parte, fino a Platone. Di questa opera, che è stata pubblicata nel 1964 a cura di Vito A. Bellezza, ci rimane, tra le carte del filosofo, l’in- dice dell’intero lavoro (che si sarebbe dovuto concludere con la consi- derazione di Varisco, Martinetti, Croce e Gentile stesso) e il mano- scritto di un «prospetto» che si riferisce alla parte successiva e non scritta sulla filosofia antica, fino alla sezione terza, che avrebbe dovuto occuparsi di epicurei, stoici, scettici, accademici e neoplatonici17. 17 Archivio della “Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici”, manoscritti pubblicati (1964-1967).   Gentile e Socrate 51 In questo ultimo scritto sulla filosofia antica, Socrate diventava ve- ramente il centro dell’intera considerazione, lo snodo decisivo tra na- turalismo e metafisica. Più chiara e conseguente risultava, in primo luogo, la ricostruzione della filosofia presocratica. Le due figure prin- cipali di questa epoca, Parmenide ed Eraclito, rappresentavano due aspetti complementari della medesima intuizione della natura e del cosmo, priva della luce del pensiero: nell’essere di Parmenide, che è lo stesso fuoco di Eraclito fermato nel suo eterno ardere, si riassume il peccato capitale della prima filosofia greca, che ora Gentile definiva come «misticismo» (Gentile 1964, 68), come «intellettualismo» e «for- malismo» (ibid., 74), cioè – spiegava – come il primo esempio di una filosofia «che fa lavorare il cervello, ma lascia, si può dire, vuoto e inerte il cuore». E tutto il successivo atomismo, soprattutto in Demo- crito, gli appariva come l’esito naturale di tale originaria assenza del pensiero, che finì, come doveva finire, nel «pretto materialismo», dove «il pensiero è identico alla sensazione» (ibid., 91). S’intende perché, nella linea che già era stata di Spaventa, Gentile riservasse parole di elogio alla sofistica: a Protagora, come a colui che scopre «il tarlo se- greto che rode questo essere a cui pur tutto, per chi pensa e ragiona, si riduce» (ibid., 97-8), e che costituisce, dunque, tanto l’autocritica in- terna quanto il logico compimento del naturalismo eleatico; e soprat- tutto a Gorgia, che scopre «la potenza della parola», di quell’elemento attivo e umano che l’essere di Parmenide non poteva includere né spie- gare: una potenza, quella della parola, che rappresenta l’emergere di un nuovo mondo, di cui «non siamo più soltanto gli spettatori, ma vi facciamo da attori» (ibid., 111). Sono i sofisti, perciò, che «preparano Socrate e tutta la filosofia del logo che ne deriva», che «rendono possibile la scoperta di questo nuovo mondo» (ibid., 98). E il capitolo su Socrate, come si diceva, co- stituisce il cuore di tutta l’interpretazione che qui Gentile proponeva del pensiero antico. A differenza di Labriola, anzi tutto, e in parte an- che di Spaventa, Gentile mostrava di privilegiare nettamente il Socrate di Aristotele, considerando inattendibile la descrizione di Senofonte, che ne fa «un troppo bonario e grossolano pensatore», e in fondo anche quella di Platone, che nei dialoghi presenta «un Socrate idealizzato e platonizzante» (ibid., 120): «il Socrate storico – scriveva – non è il So- crate platonico» (ibid., 122). «Più attendibile» dunque Aristotele, pur  52 LA BANDIERA DI SOCRATE «ne’ suoi cenni sommari» (ibid., 120), perché in Aristotele emerge- rebbe la vera fisionomia di Socrate, autore di una sola ma fondamen- tale scoperta, quella del concetto, o meglio della definizione e del giu- dizio, cioè del pensiero: non il termine, ma il giudizio, «quel giudizio che come atto del pensiero rivolto all’essere naturale Parmenide e i seguaci suoi avevano dimostrato impossibile» (ibid., 134). Così So- crate compie il «passo gigantesco», «trova il pensiero», e «il pensiero, per la prima volta, si viene a trovare alla presenza di se stesso: di se stesso nell’oggetto che può conoscere, e conosce» (ibid., 135). Per questo, e solo per questo, Socrate rimane per sempre «il modello da imitare» per ogni filosofo successivo, come «una delle incarnazioni più splendide dell’ideale umano, se umanità vuol dire, come vide So- crate, pensiero» (ibid., 137). La preferenza che Gentile accordava alla fonte aristotelica derivava, d’altronde, da un lungo percorso, che aveva trovato nella discussione del 1909 con Zuccante un punto di particolare chiarezza. In quella oc- casione, appoggiandosi ad alcune analisi di Gomperz e soprattutto di Joël, aveva definito i Memorabili come l’opera «più sciagurata uscita dalla penna di Senofonte: pesante, monotona, tutta infarcita di banalità e di vere caricature dello spiritoso e malizioso dialogo socratico» (Gen- tile 1909, 276), soprattutto per la tendenza ad attribuire a Socrate «una specie di prammatismo», eliminando quell’elemento «logicistico» che per Gentile ne costituiva, invece, il tratto saliente (ibid., 284). Di conse- guenza, aveva rifiutato l’intera impostazione di Labriola, che aveva as- sunto il «Socrate senofonteo» come la pietra di paragone di ogni altra testimonianza (ibid., 286)18. Non si può tacere che, in tale uso delle fonti, si celava una certa tendenziosità e forse qualche equivoco. Anzi tutto, come è facile osservare, il richiamo ad Aristotele era, in verità, un riferimento quasi esclusivo ai passi della Metafisica su Socrate come «fondatore della filosofia concettuale» e «scopritore dell’universale» (Maier 1943, 95), con una larga sottovalutazione di quanto, nella fonte aristotelica, rinviava alle dottrine etiche e morali. Anche la contrappo- sizione fra la testimonianza aristotelica e quella senofontea, seppure giustificata da un dibattito interpretativo allora in corso (si pensi alle 18 Si ricordino, a questo proposito (soprattutto con riferimento a Labriola, il cui scritto è definito «il migliore studio italiano sull’argomento», e a Joël), le osservazioni di Guido Calogero nella voce Socrate del 1936 dell’Enciclopedia italiana.   Gentile e Socrate 53 diverse letture di August Döring e di Karl Joël), trascurava i possibili legami che alcuni autori, come Heinrich Maier o Georg Busolt, ave- vano stabilito tra i passi socratici di Aristotele e i Memorabili senofon- tei19. Si trattava, insomma, di una semplificazione del ben più arduo problema delle fonti socratiche, ma di una semplificazione necessaria affinché, nel discorso di Gentile sulla filosofia antica, emergesse in piena luce il posto assegnato a Socrate, come iniziatore della logica e superatore del precedente naturalismo. Dunque Socrate appariva, nelle pagine che ora Gentile vi dedicava, come la rappresentazione vivente della scoperta del concetto come giudizio, e a questo principio del logo andavano ricondotti tutti gli aspetti della biografia. Socrate fu, pertanto, «il maggiore dei Sofisti» (Gentile 1964, 122), perché convertì la parola di Gorgia nella nuova «fede nel pensiero», restituendo a quel mondo umano, che pure i sofi- sti, con la loro opera distruttiva, avevano scoperto, il pregio dell’uni- versalità e della verità. Questo era il senso dell’ironia e del dialogo: il dialogo, possiamo dire, si superava nel logo, e si risolveva in esso, per- ché, come aveva chiarito Platone nel Teeteto, era in verità un monologo, «un interno dialogare della mente con se stessa» (ibid., 170), dove il concetto unico e universale costituiva il presupposto e la mèta, l’inizio e la fine, dentro cui i dialoganti, lungi dal distinguersi, si unificavano come simboli di un solo ritmo logico. Certo Gentile riprendeva lette- ralmente l’indicazione spaventiana del «formalismo socratico» (ibid., 123), ma in certo modo, come ora vedremo, ne metteva piuttosto in rilievo l’aspetto positivo, schiettamente logico, rispetto alla costru- zione successiva di una metafisica, culminante nell’opera di Platone. «Formalismo» significava, perciò, visione formale del concetto e del giudizio, fede nella forma del pensiero, non ancora fissato in un tra- scendente mondo delle idee. Per molte ragioni non potrebbe dirsi che Gentile trasformasse la fi- gura di Socrate in quella di un precursore dell’attualismo, come per esempio era accaduto, a proposito di Gesù di Nazareth, ad Adolfo Omodeo o a Guido De Ruggiero: la sua prosa si manteneva più sobria, 19 Si ricordi la netta affermazione del Maier, che risale all’edizione di Tubinga del 1913 del Sokrates: «debbo confessare che mi riesce incomprensibile come mai si siano potute dare tanta importanza e tanta fiducia alle sue [di Aristotele] scarse osservazioni» (Maier 1943, 81).   54 LA BANDIERA DI SOCRATE controllata, ma certamente tendeva ad assegnare a Socrate un valore unico in tutto l’orizzonte della filosofia antica20. Il «formalismo» indi- cava un merito, non un difetto. E in tutto il capitolo sull’«essere come concetto», ne sottolineò l’importanza, senza mai indicare il limite della visione socratica. Limite che emerse piuttosto nelle pagine successive, quelle sull’«essere come idea», dove, per spiegare il passaggio a Pla- tone, accennò pure al «problema centrale di Socrate», consistente nel «dualismo da vincere» tra il mondo umano e il mondo naturale, tra il concetto e l’esperienza, perché – scriveva – Socrate «non aveva saputo dir nulla di quella natura che ci sta davanti, in cui si nasce, si vive e si muore, e con cui all’uomo che pensa per concetti rimane pur sempre da fare i conti» (Gentile 1964, 162-3). Era necessario segnare il limite di Socrate, per offrire una spiegazione del passaggio successivo, quando il suo «formalismo» ripiegò in una compiuta metafisica, tornando di fatto al naturalismo e al mito eleatico dell’essere immutabile. E il lungo capitolo sull’«essere come idea», che copre quasi la metà della parte scritta dell’opera, costituisce in effetti una delle pagine più importanti, e in fondo drammatiche, che Gentile abbia composto negli ultimi giorni della sua vita. Parlò di «un nuovo abisso» (ibid., 191) che si de- lineava tra Socrate e Platone, come quello che aveva diviso la filosofia umana di Socrate da quella naturalistica che lo aveva preceduto; e ne preparò l’analisi con una sottile considerazione delle scuole socrati- che minori, culminante nella figura di Euclide, che «proveniva dall’eleatismo» e che per primo, inaugurando l’opera che sarà di Pla- tone, «trasferiva il concetto o universale socratico dalla mente dell’uomo nella realtà in sé» (ibid., 158). Di fronte al dualismo irri- solto di Socrate, tornava, fin da Aristippo o Teodoro, il vento gelido della vecchia cultura, che riempiva il «formalismo» di un contenuto antico, quello della natura, della trascendenza, del realismo. Platone stesso, in fondo, compì questa opera necessaria, appoggiandosi ai suoi veri maestri, l’«eracliteo Cratilo» (ibid., 163) e Parmenide, e ab- batté «la barriera tra l’umano e il divino», innalzandovi sopra quell’edificio possente che è la metafisica (ibid., 192-3). 20 All’analogia tra Socrate e Gesù, Gentile aveva fatto riferimento nella recensione a G. Zuccante, Socrate. Fonti, ambiente, vita, dottrina (Gentile 1909, 278). Per Adolfo Omodeo, il rinvio è a Omodeo 1913; per Guido De Ruggiero, al primo volume di De Ruggiero 1920.   Gentile e Socrate 55 Quando, in una decina di pagine di forte intensità, entrò all’interno di questo meccanismo, e cercò di spiegare con più precisione il passag- gio che si era consumato dal formalismo di Socrate alla metafisica di Platone, Gentile non mancò di osservare che la «soluzione» che la dot- trina delle idee aveva dato al «problema» di Socrate (ibid., 227), unifi- cando ciò che nel maestro si conservava diviso, era in fondo fallimen- tare, perché metteva capo a un nuovo e più duro dualismo, quello che si apriva tra eraclitismo ed eleatismo: due anime – scrisse – inconciliabili: né Platone riuscì più a mettere una a tacere, come in qualche modo erano riusciti a fare Parmenide ed Era- clito e lo stesso Socrate. [...] Il poderoso sforzo da lui tentato di strin- gere insieme le due opposte esigenze pur nella forza indomabile dell’energia con cui esse reciprocamente si escludono, non potrà non fallire (ibid., 226-7). La vicenda post-socratica delineava dunque la storia di un falli- mento; e di un fallimento, bisogna aggiungere, che aveva un prezzo elevato per la filosofia: perché l’idea di Platone altro non era che l’es- sere di Parmenide («dire idea – scriveva – è lo stesso che dire essere»; ibid., 220) e il dialogo, che Socrate aveva coltivato come ricerca sogget- tiva della verità, si irretiva nella dialettica oggettiva delle idee trascen- denti, dell’essere, nella «dialettica consistente nella relazione che hanno le idee in se stesse», in «dialettica oggettiva, che è norma e fine della soggettiva» (ibid., 221). Gentile parlava bensì di conquista del pensiero platonico, di progresso, ma in tutta la sua pagina circolava l’impressione del regresso e della decadenza, del passo indietro, della chiusura metafisica. Impressione che si fece nitida nel brano in cui, mettendo a diretto confronto i due filosofi, Socrate e Platone, affermò che il primo, di fronte all’antico naturalismo, aveva scoperto il pen- siero come «relazione», «soggetto, predicato e loro relazione», mentre l’altro quella relazione aveva ricondotta «in un’idea suprema», unica e universale, e perciò l’aveva annientata e assorbita nell’ordine ogget- tivo dell’essere che nega e dissolve il pensiero: «quest’idea – spiegava – pel fatto stesso che totalizza la relazione, l’annienta; perché l’idea delle idee, essendo unica, è irrelativa». E dunque metteva capo all’«unità massiccia, immota, morta, che è tutto un blocco, da prendere  56 LA BANDIERA DI SOCRATE o lasciare. Proprio come l’Essere eleatico. Pare pensiero, e non è» (ibid., 222-3). Che era una critica della metafisica platonica e, al tempo stesso, il più alto riconoscimento a Socrate: il quale restava, così, al centro di questa storia, come una possibilità inesplosa dell’antico, che solo il pensiero moderno, dopo il cristianesimo, avrebbe ripreso e realizzato. Nota bibliografica BERTINI, GIOVANNI MARIA, “Considerazioni sulla dottrina di Socrate.” Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, serie II, 16 (1857): 1-35. - Opere varie. Biella: Amosso, 1903. CERASUOLO, SALVATORE, “Il “Socrate” di Antonio Labriola.” In La cul- tura classica a Napoli nell’Ottocento, 559-69. Napoli: Pubblicazioni del Dipartimento di Filologia Classica dell’Università degli Studi di Napoli, 1987. BROCHARD, VICTOR CHARLES LOUIS, Études de philosophie ancienne et de philosophie moderne. Paris: Alcan, 1912. 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Mohr, 1913). MUSTÈ, MARCELLO, “Il senso della dialettica nella filosofia di Bertrando Spaventa.” Filosofia italiana 1 (2014): 1-28. OMODEO, ADOLFO, Gesù e le origini del cristianesimo. Messina: Princi- pato, 1913. POGGI, STEFANO, Introduzione a Labriola. Roma-Bari: Laterza, 1981. PUNZO, LUIGI. Antonio Labriola. Celebrazioni del centenario della morte. Cassino: Edizioni Dell’università Degli Studi di Cassino, 2006. RITTER, HEINRICH, Histoire de la philosophie ancienne, 4 voll., traduit de l’allemand par C.J. Tissot. Paris: Ladrange, 1835-1836. SPAVENTA, SILVIO, Dal 1848 al 1861. Lettere, scritti e documenti pubblicati da Benedetto Croce. Napoli: Morano, 1898. SPAVENTA, BETRANDO, Opere, (vol. II), a cura di Giovanni Gentile. Firenze: Sansoni, 1972. Marcello Mustè. Mustè. Keywords: la filosofia dell’idealismo italiano, popolarismo, governo federativo, democrazia, kratos – natoli, il potere – un concetto di kratos – dirrito, il principio politico, liberalismo, partito liberale italiano, comunismo,  il libero economico, il libero etico, libero politico, ri-sorgimento italiano, liberta del volere, “Gentile e Socrrate” -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mustè” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741642252/in/datetaken/

 

Grice e Nannini – i corpi animati – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo. Grice: “Nannini has intuitions in Italian.” Grice: “I agree with Nannini about the naturalism: the ‘anima’ is there to ‘explain’ ‘spiegare’ the action, ‘l’azione’ – He is the Italian Muybridge!” – Grice: “The Nannini series is the equivalent of the Muybridge series” Studia a Firenze con Luporini e Landucci e, inizialmente, con Cesare Luporini. Ha accompagnato la sua attività di ricerca in campo filosofico ed i suoi impegni accademici con una intensa attività politica a Siena come militante del Partito Comunista Italiano. È stato Professore di Filosofia Morale all'Urbino (1986-1992) e di Filosofia Teoretica all’Università Siena (1992-), dove ha insegnato per alcuni anni anche filosofia della mente ed è stato principale cofondatore e direttore di una scuola di dottorato interdisciplinare in Scienze Cognitive. È stato inoltre più volte, dal 1989 al, visiting professor presso le Osnabrück, North London, Bremen e Oldenburg. Attualmente in pensione, è ancora pro tempore Docente Senior presso l’Siena e dal  è direttore di Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia (RiFP).  I suoi studi giovanili si sono incentrati sulla filosofia delle scienze sociali, lo strutturalismo francese e la storia del pensiero antropologico. Successivamente, rivoltosi alla filosofia analitica ed in particolare alla teoria dell’azione, ha cercato di sviluppare il “naturalismo metodologico” criticando il ritorno di neo-wittgesteiniani come G.H. von Wright alla distinzione storicistica tra scienze della natura e scienze dello spirito. Sempre muovendosi entro la filosofia analitica, ma rivolgendo il proprio interesse alla filosofia pratica, ha difeso il non cognitivismo in meta-etica. A partire dagli anni Novanta Professoresi è infine spostato dalla teoria dell’azione alla filosofia della mente. In una prima fase si è occupato soprattutto della storia del concetto di mente, per approdare dopo il 2000 ad una forma di naturalismo cognitivo basata su una soluzione fisicalistico-eliminativistica del problema mente-corpo.  Saggi: “Il pensiero simbolico” (Bologna, Il Mulino); “Cause e ragioni” -- Modelli di spiegazione delle azioni” umane nella filosofia analitica” (Roma, Riuniti); “Il Fanatico e l'Arcangelo” -- Saggi di filosofia analitica pratica, Siena, Protagon. “L'anima e il corpo” --  Una introduzione storica alla filosofia dell’animo, Roma, Laterza; “Naturalismo” cognitivo: Per una “teoria materialistica” dell’animo, Macerata, Quodlibet, “La Nottola di Minerva” -- Storie e dialoghi fantastici sulla filosofia dell’animo” (Milano, Mimesis);“Educazione, individuo e società” Torino, Loescher ), L’animo può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena), SeB Editori. Saggi, Freud e l'antropologia, in La Cultura. Rivista di Filosofia, Letteratura e Storia, “ Il materialismo “primario”, in, Il pensiero di Luporini” ( Milano, Feltrinelli); “L'anomalia dell’animo «Rivista di filosofia», Corpi animati, nel dibattito contemporaneo, in  L’animo, Milano, Mondadori, I corpi animati e e società nel naturalismo forte, nella Civiltà delle Macchine», Realismo scientifico e ontologia materialistica, in «Giornale di metafisica»,  Nicolaci G., Perone U., Ontologia e metafisica, Il concetto di verità in una prospettiva naturalistica, in Amoretti M.C., Marsonet M., Conoscenza e verità” (Milano, Giuffré); “L’Io come Direttore Assente” (in Cardella V., Bruni D., Cervello, linguaggio, società: Atti del Convegno di Scienze Cognitive, Roma, CORISCO, Orologi, animo e cervello: Riflessioni preliminari su tempo reale e tempo fenomenico tra fisica teorica e filosofia dell’animo, in Amoretti M.C., Natura umana, natura artificiale” (Milano, Angeli); Rappresentazioni naturalizzate, in «Sistemi intelligenti», Kant e le scienze cognitive sulla natura dell’Io, in Amoroso L., Ferrarin A., La Rocca C., Critica della ragione e forme dell'esperienza’ (Pisa, Edizioni ETS); Realismo scientifico e naturalismo cognitivo, La coscienza può essere naturalizzata?, in Nannini S., Zeppi A., L’animo può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena), SeB Editori,  In-conscio, co-scienza e intenzioni nel naturalismo cognitivo, in «Sistemi intelligenti», La svolta cognitiva in filosofia, in «Reti, saperi, linguaggi: Naturalismo cognitivo: Per una teoria materialistica dell’animo, Quodlibet,  Sandro Nannini, La Nottola di Minerva: Storie e dialoghi fantastici sulla filosofia dell’animo, Mimesis. Nannini. Keywords: corpi animati, l’interazione dei corpi animati, l’ego come direttore assente, freud e il nos come dirretori assenti --. Luigi Speranza: “Grice e Nannini: il santo, l’eroe, il fanatico, l’arcangelo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702118872/in/photolist-2mLJSEC

 

Grice e Nardi – dantesco – filosofia italiana – Luigi Speranza (Spianate di Altopascio). Filosofo. Grice: “The Italians are fortunate: with Alighieri they can philosophise about him!” Primogenito di una famiglia benestante, composta di nove figli, viene avviato sin dalla tenera età alla carriera ecclesiastica. Nel 1896 entra nel collegio dei frati francescani a Buggiano e nel 1900, a sedici anni, diventa chierico, assumendo il nome di frate Angelo. Uscì dal convento di Buggiano perché non aveva intenzione di continuare nella vita religiosa, avendone perduta la vocazione. Proseguì gli studi di filosofia e teologia frequentando il convento di Sant'Agostino di Nicosia in provincia di Pisa. Volendo proseguire gli studi, i genitori gli indicarono un'unica strada, quella di entrare in seminario e diventare prete. Nel 1902 Nardi venne ammesso al seminario di Pescia e il 4 marzo 1907 diventò sacerdote. Qui si avvicinò fugacemente al movimento Modernista, condannato da papa Pio X con l'Enciclica Pascendi.  Nel 1908 Nardi sostenne l'esame di concorso per una borsa di studio triennale conferita dall'opera Pia Galeotti di Pescia al fine di frequentare un corso di perfezionamento filosofico presso l'Università Cattolica di Lovanio (Belgio). Nel 1909 Nardi aveva da poco iniziato a frequentare l'Università Cattolica di Lovanio che già decise l'argomento della sua tesi di laurea Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Dante, che venne discussa con Maurice De Wulf. La lettura dell'opera di Pierre Mandonnet, nella parte dedicata a Sigieri, non persuadeva Nardi sulla soluzione data al problema della presenza di questo averroista nel Paradiso dantesco. Due pregiudizi la inficiavano: il primo “consisteva in un'inesatta visione storica di quello che nel Medio Evo e nel Rinascimento era stato l'averroismo. Il secondo pregiudizio del Mandonnet era quello di ritenere il pensiero filosofico di Dante conforme in tutto e per tutto a quello di San Tommaso." Nel momento in cui Nardi entrava a Lovanio abbandonò il modernismo teologico, ma non abbracciò la filosofia neo-scolastica che quella Università belga stava elaborando. Non aveva senso per lui ripetere, sul finire dell'Ottocento, nell'epoca del positivismo, l'operazione culturale di San Tommaso che prevedeva l'unificazione di fede e ragione.  Il metodo di lavoro che Nardi seguì nel corso della sua vicenda di studioso e ricercatore, rimase sempre improntato al massimo rigore filosofico, risentendo come una traccia indelebile dell'esperienza di Lovanio, dove dovette affrontare studi scientifici. Per Nardi l'interpretazione del testo coincide con la libertà, ma tale atto libero non può attivarsi senza uno scrupoloso lavoro di scavo e ricerca del materiale documentario, l'esatta interpretazione filosofica dei testi.  Ottenuta un'ulteriore borsa di studio dall'Opera Pia di Pescia frequenta corsi di filosofia a Vienna, Berlino, Bonn. Oltre alla pubblicazione della propria tesi su Sigieri nella “Rivista di filosofia neo-scolastica”, Nardi vi pubblicò altri interventi spesso critici con la linea editoriale del periodico. scritto ai corsi dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze perché voleva riconoscere in Italia la sua laurea in filosofia conseguita a Lovanio. A Firenze discuterà la tesi di laurea in filosofia dedicata alla figura del medico e filosofo padovano Pietro d'Abano. Collaborava alla “Voce”, rivista fondata da Giuseppe Prezzolini con il quale mantenne per lunghi anni una fitta corrispondenza.  Nell'autunno 1914 Nardi volle abbandonare il sacerdozio. In una successiva lettera del 1941 indirizzata al vescovo Angelo Simonetti, spiegava che era stato l'ambiente familiare a spingerlo nel 1907 a chiedere la sacra ordinazione, con preghiere e minacce. Di trasferì a Mantova per insegnare filosofia presso il liceo classico Virgilio, dove vi restò fino al quando si trasferì a Milano. Ha da Giovanni Gentile un incarico per l'insegnamento della filosofia medievale presso la facoltà di lettere dell'Roma. Tuttavia non ottenne la cattedra universitaria (se non dopo molti anni), a causa dell'art. 5 del Concordato in base al quale la curia romana escludeva i sacerdoti secolarizzati dall’insegnamento. Gli fu assegnata la “Penna D’Oro” dal presidente del Consiglio Fernando Tambroni. Nel 1962 gli fu conferita la laurea honoris causa da parte dell’Padova e da parte di quella di Oxford.  Le opere e gli studi su Alighieri si è dedicato instancabilmente per di più in mezzo secolo allo studio del pensiero di Dante, anche quando si occupava di Virgilio, di Sigieri di Brabante, di Pietro Pomponazzi. Nardi ha saputo mettere in discussione schemi consolidati, ha aperto strade nuove, ha formulato proposte inedite che ci permettono di avere una più esatta comprensione dei testi danteschi. Una costante di Nardi è di aver conservato sempre una propria autonomia, se non un vero e proprio distacco, rispetto agli ambienti culturali in cui si era trovato ad agire, fossero Lovanio, Firenze o Roma. Il coraggio con cui seppe polemicamente ribaltare tesi consolidate negli ambienti accademici, gli fruttarono ingiustamente isolamento e non adeguata considerazione rispetto alle sue acquisizioni veramente anticipatrici. Basti pensare alle sue tesi sull'averroismo latino, all'importanza data alla figura di Avicenna, di Alberto Magno, al rifiuto del preteso tomismo di Dante. E se di Gentile parlava come di un "vero e grande maestro", dandogli ragione nella sua polemica con il De Wulf (relatore della sua tesi a Lovanio), Nardi pur tuttavia non aderirà al Neoidealismo, ma vi trarrà soltanto spunti e stimoli per le sue ricerche.  L'incontro con Dante costituisce per Nardi l'episodio decisivo della sua vita intellettuale e morale. Scriverà nel 1956: "in Dante trovai il vero e primo maestro, quello a cui debbo la maggior gratitudine". Il senso della sua ricerca è stato interrogare il "miracolo" della Divina Commedia, questo "singolare poema sbocciato all'improvviso contro tutte le buone regole dell'arte e del dittare". Secondo Nardi nella commedia è custodita la Verità, che si è manifestata ad un poeta ispirato da una profetica visione. La lunga fatica del Nardi è giunta a concludere che la filosofia di Dante non si riduce a nessun sistema codificato; è una sintesi complessa tendente a superare le antinomie e che mantiene intera la sua spiccata originalità, il suo personalissimo pensiero. Per arrivare a coglierlo occorre da una parte ristabilire il preciso significato delle parole in rapporto alla terminologia filosofica e scientifica del Medioevo, e ricostruire dall'altra l'ambiente culturale e l'atmosfera spirituale nelle quali Dante si muoveva per arrivare a determinare la fonte, il libro letto da Dante.  Nardi ha gettato luce su molti elementi e suggestioni che Dante derivava dalla filosofia araba e neoplatonica. Essenziali per comprendere Dante sono Alberto Magno e Sigieri più di Tommaso; così come il neoplatonismo e la cultura araba più dello scolasticismo aristotelico. A Nardi interessava particolarmente affrontare il tema della "visione dantesca", esperienza profetica che seppe tradurre come nessun altro nel linguaggio della Divina Commedia. La visione di Dante non è finzione letteraria, è rivelazione reale dell'aldilà, concessa da Dio in virtù di un supremo privilegio. Dante visse il rapimento mistico ed estatico al terzo cielo come esperienza reale. Dante credette di essere sceso veramente nell'Inferno, salito veramente al Purgatorio e al Paradiso. Per Nardi la Commedia si distacca dagli altri scritti di Dante, perché ne è il loro compimento. Tale culmine si realizza attraverso un'esperienza eccezionale, di origine mistico-religiosa a lui soltanto riservata, una rivelazione che ha il potere di trasformare e rendere nuove tutte le altre opere precedenti.  L'opera dantesca, secondo Nardi, si deve suddividere in tre fasi: la prima fase, che termina a venticinque anni, è sotto l'influsso di Guinizzelli, assente del tutto la filosofia. La seconda fase, quella filosofico-politico, coincide con le rime allegoriche, il Convivio, il De vulgari eloquentia e la Monarchia. La terza fase, quella della poesia profetica, coincide con la Divina Commedia, poema che segna il ritorno all'unità della filosofia cristiana. Dante vi compare come profeta che deve annunciare al mondo l'avvento di un inviato di Dio per la redenzione umana. La Commedia è "poema sacro", la sua è poesia religiosa. Nardi vede in questa terza fase finalmente riconciliarsi la speranza cristiana spezzatasi con l'aristotelismo e l'avverroismo. Per Nardi l'aristotelismo è inconciliabile con il cristianesimo, e il tomismo pertanto è "il più strano paradosso del pensiero umano". La Commedia testimonia della riunificazione della filosofia con la rivelazione di Dio. Dante visse una visione profetica, esperienza che mancò ad Aristotele. L’'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per la Filosofia.  Saggi:  “Flosofia dantesca” (Bari, Laterza) – ALIGHERI -- ; “Critica dantesca” (Milano,  Ricciardi); “Filosofia dantesca” (di Alighieri) (Firenze, Nuova Italia); “La filosofia medievale” (Roma, Ed. di storia e letteratura); “Alighieri” (Roma, Laterza).  Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,."Giornale Critico della Filosofia Italiana",  Premi Feltrinelli, su lincei,  Medioevo e Rinascimento,” Firenze, Sansoni, Alberto Asor Rosa, Dizionario della letteratura italiana del Novecento, ad vocem Sigieri di Brabante e Alessandro Achillini, Di un nuovo commento alla canzone del Cavalcanti sull'amore, “Cultura neo-latina”, Noterella poetica sull'averroismo di Cavalcanti, Rassegna filosofica, Sigieri di Brabante e le fonti della filosofia di Alighieri, in “Rivista di filosofia neoclassica” Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Alighieri, Spianate, La teoria dell'anima o animo e la generazione delle forme secondo Pietro d'Abano, “Rivista di filosofia neoscolastica”, Vittorino da Feltre al paese natale di Virgilio, in “Atti del IV Congresso nazionale di Studi Romani”, Roma, Lyhomo (note al “Baldus” di T. Folengo), “Giornale critico della filosofia italiana”, “Nel mondo di Alighieri” (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); “Sigieri di Brabante nel pensiero del rinascimento italiano” (Edizioni italiane, Roma); “Alighieri profeta, in Dante e la cultura medioevale; “Saggi di filosofia dantesca” (Bari, Laterza); “La mistica averroistica e Pico”; “L' aristotelismo padovano (Firenze, Sansoni) – i lizii -- già edita in “Archivio di filosofia, Umanesimo e Machiavellismo”, Padova); “Il naturalismo del Rinascimento, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, Roma,  Universitarie; “L'alessandrinismo nel Rinascimento, Corso di Storia della filosofia. Anno accademico,  I. Borzi e C. R. Crotti, Roma, “La Goliardica” La fine dell'averroismo, Gli scritti di Pomponazzi. “Giornale critico della filosofia italiana”, Le opere inedite di Pomponazzi. Il fragmento marciano del commento al “De Anima” e il maestro di Pomponazzi, Trapolino, Il problema della verità, soggetto e oggetto dell'conoscere nella filosofia antica e medioevale” (Universale di Roma, Roma); “La crisi del Rinascimento e il dubbio cartesiano, Corso di storia della filosofia T. Gregory, “La Goliardica” Il commento di Simplicio al “De Anima” Archivio di filosofia”, Padova, La miscredenza e il carattere morale di Vernia, Giornale critico della filosofia italiana, Le opere inedite di Pomponazzi, “Giornale critico della filosofia italiana” Le meditazioni di Cartesio, Lezioni di storia della filosofia. “La Goliardica”, Roma, Pomponazzi e la cicogna dell'intelletto, “Giornale critico della filosofia italiana” Il dualismo cartesiano, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, “La Goliardica”, Roma, Il dualismo cartesiano degl’occasionalisti a Leibniz, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, “La Goliardica”, Roma, Ancora qualche notizia e aneddoto su Vernia, Giornale critico della filosofia italiana, Marcantonio e Zimara: due filosofi galatinesi,  “Archivio storico Pugliese” Un'importante notizia su scritti di Sigieri a Bologna e a Padova alla fine del sec. XV, “Giornale critico della filosofia italiana”, Contributo alla biografia di Feltre, “Bollettino del Museo civico di Padova”, Letteratura e cultura del Quattrocento, in “La civiltà veneziana del Quattrocento” (Firenze, Sansoni); “Appunti intorno a Trapolin, In Miscellanea” (Edizioni di Storia e letteratura, Roma); “Copernico studente a Padova”; “Studi e problemi di critica testuale. Convegno di studi di filologia italiana nel centenario della Commissione per i Testi di Lingua, Bologna, L'aristotelismo della Scolastica e i Francescani, in Studi di Filosofia Medioevale” (Storia e letteratura, Roma); “Pomponazzi e la teoria di Avicenna intorno alla generazione spontanea dell'uomo” (Mantuanitas vergilana – (Ateneo, Roma); La scuola di Rialto e l'Umanesimo veneziano, in Umanesimo Europeo e Umanesimo veneziano” (Sansoni, Firenze); “Studi su Pomponazzi” (Monnier, Firenze); “I lizii di Padova” (Monnier, Firenze); “Corsi manoscritti di lezioni e ritratto di Pomponazzi, in Atti del VI Convegno internazionale di studi sul Rinascimento” (Sansoni, Firenze); “Studi su Pietro Pomponazzi” (Monnier, Firenze); “Saggi e note di critica dantesca, Ricciardi, Filosofia e teologia ai tempi di Alighieri in rapporto al pensiero del poeta, in Saggi e note di critica dantesca” (Ricciardi, Milano); “Saggi e note sulla cultura veneta del Quattro e Cinquecento Mazzantini, Antenore, Padova); “Saggi sulla cultura veneta del Quattro e del Cinquecento Mazzantini, Antenore, Padova, Divina Commedia, Treccani Enciclopedie,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Un profilo biografico, Consulenza scientifica Società Dantesca Italiana. Bruno Nardi. Nardi. Keywords: dantesco, Alighieri, animo, Pomponazzi, Virgilio, Enea, inferno, il concetto d’animo, la filosofia romana nel secolo d’augusto – il secolo d’oro della filosofia romana – il secolo augusteo, pico, abano. Refs.: H. P. Grice, “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate,” The Swimming-Pool Library. – Luigi Speranza, “Grice e Nardi: il paradiso filosofico” --. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717846758/in/photolist-2mN8u25-2mNbFJE-2mLQoLk-2mLEGPt-2mPrdWj-2mLDbnx-2mPCgo1-2mKAsyK-CntseF

 

Grice e Natoli – uomo tragico – origini dell’antropologia romana – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Patti). Filosofo. Grice: “I like Natoli. He philosophises on the ‘uomo tragico’ at the source of western civilisation, and also the experience of ‘pain’ at the source of it.” Si laurea a Milano, dove ha trascorso gli anni nel Collegio Augustinianum. Insegna a Venezia e Filosofia della politica alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano.  Attualmente è Professore di Filosofia teoretica presso la Facoltà di scienze della formazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.  Attività accademica In particolare, Salvatore Natoli è il propugnatore di un'etica neopagana che, riprendendo elementi del pensiero greco (in particolare, il senso del tragico), riesca a fondare una felicità terrena, nella consapevolezza dei limiti dell'uomo e del suo essere necessariamente un ente finito, in contrapposizione con la tradizione cristiana.  Filosofia del dolore Una particolare e approfondita analisi sul tema del dolore è stata condotta da Natoli in diverse sue opere.  Il dolore è parte essenziale della vita e per gli antichi filosofi greci era l'altra faccia della felicità:  «I greci si sentono parte e momento della più grande e generale natura, crudele e insieme divina, si sentono momento di quest'eterno e irrefrenabile fluire, ove non vi è differenza tra bene e male allo stesso modo in cui il dolore si volge nella gioia e la gioia nel dolore»  La natura infatti dava la vita e nello stesso tempo crudelmente la toglieva. Il dolore in realtà fa parte della vita ma non la nega: il dolore può essere vissuto e reso sopportabile se chi soffre percepisce non la pietà dell'altro ma che la sua sofferenza è importante per chi entra in rapporto con lui e con la sua sofferenza. Se chi soffre si sente importante per qualcuno, anche se soffre ha motivo di vivere. Se non è importante per nessuno può lasciarsi prendere dalla morte.  Secondo Natoli l'esperienza del dolore ha due aspetti: uno oggettivo, il danno («Nel momento in cui la sofferenza è motivata attraverso la colpa, colui che soffre non solo patisce il danno, ma ne diviene anche il responsabile»); e uno soggettivo, cioè come viene vissuta e motivata la sofferenza. La stessa sofferenza è interpretata in modo differente da diverse culture: per alcune il dolore fa parte della contingenza del mondo fenomenico, dell'apparenza per altre invece, è vissuto intensamente come ad esempio nel cristianesimo dove al dolore viene associata la redenzione. Vi è una circolarità tra il dolore e il senso che fa sì che, pur essendo il dolore universale, ad ognuno appartenga un dolore diverso.  Vi è dunque un senso del dolore e un non senso che il dolore causa. Il dolore infatti contraddice la ragione che non sa darsi spiegazione del perché il dolore abbia colpito proprio quell'individuo e per quali colpe quello abbia commesso e, infine, perché il dolore travagli il mondo. Il tentativo di rispondere a queste fondamentali domande fa sì che l'individuo scopra nuove forze in lui che generino un vittorioso uomo nuovo che, partendo dall'esperienza del dolore, s'interroghi sul senso dell'esistere, tenendo sempre presente però, che il dolore può segnare anche una definitiva sconfitta.  Nel dolore l'uomo può scoprire le sue possibilità di crescita ma questo non vuol dire disprezzare il piacere, sostenendo che questo, invece, ottunde gli animi. Il piacere invece affina la sensibilità come accade per chi ascolta frequentemente una buona musica. Il piacere invece è negativo quando diventa «monomaniaco, eccessivo, quando, anziché sviluppare la sensibilità, la fossilizza in un punto di eccessiva stimolazione. E l'eccessivo stimolo distrugge l'organo.» A differenza del piacere, dell'amore che è dialogo tra due, che è espansivo e affabulatorio anche quando è silenzioso, l'esperienza del dolore chiude il singolo nella sua individualità e incomunicabilità, poiché «il corpo sano sente il mondo, il corpo malato sente il corpo. E quindi il corpo diventa una barriera tra il proprio desiderio, l'universo delle possibilità, e la realizzabilità delle medesime possibilità.»  Sebbene il dolore sia "insensato" si cerca di spiegarlo con le parole spesso inutili ed allora si cerca dapprima la parola "efficace" che offre la tecnica o la parola "efficace" della preghiera, della fede, che non annulla il dolore, ma dà una speranza nel miracolo. L'efficace uso della parola per spiegare il dolore fa sì che gli uomini trovino conforto nella comune sofferenza, in quella universalità del dolore dove però ognuno rimane nella sua singolarità di senso. La parola efficace della tecnica per un verso ha alleviato il dolore ma per un altro può creare delle condizioni di vita tali per cui la stessa tecnica controlla il dolore senza togliere la malattia, creando così un'esistenza prolungata senza futuro sotto la continua incombenza della morte:  «A partire dal Settecento, ma ancor più nel corso dell’Ottocento, la tecnica è stata sempre di più associata alle filosofie del progresso: infatti ha emancipato gli uomini dai vincoli naturali, ha ridotto il peso della fatica, ha attenuato il dolore, ha accresciuto il benessere, ha conteso lo spazio alla morte differendola sempre di più… ma la tecnica, oggi, è nelle condizioni di interferire in modo profondo nei processi naturali modificandone i cicli…»  Una soluzione all'inevitabilità del dolore può essere l'adesione a un nuovo paganesimo secondo l'antica visione greca dell'accettazione dell'esistenza del finito e della morte dell'uomo.  «Il cristianesimo ha alterato l'anima pagana. Nel momento in cui il sogno di un mondo senza dolore è apparso, non ci si adatta più a questo dolore anche se si crede che un mondo senza dolore non esisterà mai. La coscienza è stata visitata da un sogno che non si cancella più, e anche se lo crede inverosimile tuttavia vuole che ci sia.»  Anche il cristianesimo infatti teorizza l'uomo finito, ma non essere naturale destinato alla morte, ma come creatura di Dio. Per il cristiano la vita finita condotta secondo il dovere porta all'accettazione della morte come passaggio a Dio. Per il neopaganesimo la vita finita è degna di essere vissuta senza speranza di infinitezza ma vivendola secondo un ethos, che non è dovere di obbedire a un comando morale con la speranza di un premio eterno, ma buona e spontanea abitudine di una condotta consapevole dell'universale fragilità umana.  Saggi: “Soggetto e fondamento” -- studi su Aristotele e Cartesio (Padova, Antenore); “La critica del linguaggio” (Venezia, Marsilio); “Ermeneutica e genealogia -- filosofia e metodo” (Milano, Feltrinelli); “L'esperienza del dolore -- le forme del patire” (Milano, Feltrinelli); “Gentile” (Torino, Boringhieri); “Vita buona vita felice -- scritti di etica e politica” (Milano, Feltrinelli); “Teatro filosofico -- gli scenari del sapere tra linguaggio e storia” (Milano, Feltrinelli); “L'incessante meraviglia -- filosofia, espressione, verità” (Milano, Lanfranchi); “La felicità -- saggio di teoria degli affetti” (Milano, Feltrinelli); “I nuovi pagani” (Milano, Saggiatore); “Dizionario dei vizi e delle virtù” (Milano, Feltrinelli); “La politica e il dolore” (Roma, EL); “Soggetto e fondamento. Il sapere dell'origine e la scientificità della filosofia” (Milano, Mondadori); “Delle cose ultime e penultime” (Milano, Mondadori); “Natura, poesia, filosofia” (Milano, Mondadori); “Progresso e catastrophe -- dinamiche della modernità” (Milano, Marinotti); “Dio e il divino” (Brescia, Morcelliana); “La politica e la virtù” (Roma, Lavoro); “La felicità di questa vita -- esperienza del mondo e stagioni dell'esistenza” (Milano, Mondadori); “L'attimo fuggente o della felicità” (Roma, Edup); “Stare al mondo -- escursioni nel tempo presente” (Milano, Feltrinelli); “Il cristianesimo di un non credente” (Magnano, Qiqajon); “Libertà e destino nella tragedia” (Brescia, Morcelliana); “Stare al mondo -- escursioni nel tempo presente” (Milano, Feltrinelli); “Parole della filosofia o dell’arte di meditare” (Milano, Feltrinelli); “La verità in gioco” (Milano, Feltrinelli); “Guida alla formazione del carattere” (Brescia, Morcelliana); “Sul male assoluto -- nichilismo e idoli nel Novecento” (Brescia, Morcelliana); “I dilemmi della speranza” (Molfetta, La Meridiana); “La salvezza senza fede” (Milano, Feltrinelli); “La mia filosofia -- forme del mondo e saggezza del vivere” (Pisa, Ets); “L'attimo fuggente e la stabilità del bene – la Lettera a Meneceo sulla felicità di Epicuro (Roma, Edup); “Edipo e Giobbe -- contraddizione e paradosso” (Brescia, Morcelliana); “Dialogo sui novissimi” (Troina, Città Aperta); “Il crollo del mondo -- apocalisse ed escatologia” (Brescia, Morcelliana); “L'edificazione di sé -- istruzioni sulla vita interiore” (Roma-Bari, Laterza); “Il buon uso del mondo -- agire nell'età del rischio” (Milano, Mondadori); “Figure d'Occidente. Platone, Nietzsche e Heidegger (Milano, AlboVersorio); “Eros e philia” (Milano, AlboVersorio); “Nietzsche e il teatro della filosofia” (Milano, Feltrinelli); “Le parole ultime -- dialogo sui problemi del fine vita” (Bari, Dedalo); “I comandamenti: non ti farai idolo né imagine” (Bologna, Mulino); “Le verità del corpo” (Milano, AlboVersorio) – IL CORPO -- Sperare oggi (Trento, Margine); “Le virtù dei Giusti e l'identità dell'Europa -- la salvezza senza fede” (Feltrinelli); “Enciclopedia multimediale delle Scienze Filosofiche. Il senso del dolore.  In L'esperienza del dolore.  L'esperienza del dolore nell'età della tecnica. Siamo finiti. E anche la tecnica lo è, da Europa,  I Nuovi pagani, Saggiatore, Milano, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.   Intervista per Il Rasoio di Occam, Video intervista su Asia, su asia. Dov'è la vittoria? “l'Italia civile che resta minoranza” intervista di, Il Fatto Quotidiano. Salvatore Natoli. Natoli. Keywords: uomo tragico, origini dell’antropologia romana, Gentile, corpo. Chora di Platone, antropologia degl’italiani, filosofia siciliana, Gentilefilosofoitaliano --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Natoli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716787642/in/photolist-2mN34bs-2mN8ym7-2mLJR9r-2mLJQBK-2mLGD1p-2mKkA58

 

Grice e Nicoletti – quadrature ed implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Udine). Filosofo. – Grice: “His diagramme for ‘arbor porphyriana’ is also brilliant – ending with “Plato,” “Socrates.”” -- Grice: “I especially like his squaring the square of opposition!” -- Grice: “A veritable genius, this Nicoletti.” -- Not under ‘Venezia’! -- paolo di venezia: philosopher, the son of Andrea Nicola, of Venice He was born in Fliuli Venezia Giulia, a hermit of Saint Augustine O.E.S.A., he spent three years as a student at St. John’s, where the order of St. Augustine had a ‘studium generale,’ at Oxford and taught at Padova, where he became a doctor of arts. Paolo also held appointments at the universities of Parma, Siena, and Bologna. Paolo is active in the administration of his order, holding various high offices. He composed ommentaries on several logical, ethical, and physical works of Aristotle. His name is connected especially with his best-selling “Logica parva.” Over 150 manuscripts survive, and more than forty printed editions of it were made,  His huge sequel, “Logica magna,” was a flop. These Oxford-influenced tracts contributed to the favorable climate enjoyed by Oxonian semantics in northern Italian universities. Grice: “My favourite of Paul’s tracts is his “Sophismata aurea”how peaceful for a philosopher to die while commentingon Aristotle’s “De anima.”!” His nom de plum is “Paulus Venetus.”— Paolo da Venezia  Nota disambigua.svg Disambiguazione"Paolo Veneto" rimanda qui. Se stai cercando lo scrittore e vescovo nato a Venezia, vedi Paolino Minorita.  Paolo da Venezia in una stampa ProfessorePaolo da Venezia, o Paolo Veneto, vero nome Paolo Nicoletti (Udine), filosofo. Eremitano, fu studente all'Oxford e docente all'Padova dal 1408 ove ebbe tra gli allievi Paolo Della Pergola. Divenne ambasciatore veneto presso la corte polacca. Per le sue idee teologiche e esiliato a Ravenna ma, due anni dopo, gli fu consentito di tornare a Padova.  Fu seguace di Guglielmo di Ockham e Sigieri di Brabante e autore di vari trattati, tra cui alcuni commenti ad Aristotele. Il suo trattato Logica magna fu utilizzato come testo di insegnamento della logica all'Padova e può essere considerato la maggiore opera di logica formale prodotta dal Medioevo.  Opere: “Logica,” “Commenti alle opere di Aristotele” “Expositio in libros Posteriorum Aristotelis,” “Expositio super VIII libros Physicorum necnon super Commento Averrois,” “Expositio super libros De generatione et corruptione” “Lectura super librum De Anima” “Conclusiones Ethicorum” “Conclusiones Politicorum” “Expositio super Praedicabilia et Praedicamenta.” “Scritti sulla logica: Logica Parva or Tractatus Summularum, “Logica Magna”; “Quadratura”; “Sophismata Aurea. Altre opere: “Super Primum Sententiarum Johannis de Ripa Lecturae Abbreviatio,” “Summa philosophiae naturalis,” “De compositione mundi. Quaestiones adversus Judaeos. Sermones. N Dizionario di Filosofia Treccani, riferimenti in.  Vedi «Paolo Della Pergola» in Dizionario di Filosofia Treccani.  Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, terza ed., Edizione CDE su licenza della Giulio Einaudi editore, Milano, «Paolo Veneto», in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, «Paolo Veneto», in Dizionario di Filosofia Treccani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Alessandro D. Conti, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Alessandro D. Conti: Esistenza e verità: forme e strutture del reale in Paolo Veneto e nel pensiero filosofico del tardo medioevo. Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, Nuovi studi storici, A. R. Perreiah: "A Biographical Introduction to Paul of Venice". In: Augustiniana.  Paolo Veneto, Logica, Venetiis, Bartolomeo Imperatore, Francesco Imperatore,  Enrico Gori, dal sito Filosofico.net (Alessandro Conti, Paul of Venice, in E. Zalta, Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information,  Stanford.Filosofia.   LOGICA PAVLI rectam atgemēdatam . Additisquotationibus* Postilisadtextusdeclarationč. NecnonTabulao figuris.  VENETI HABES INHOC ENCHIRIDIO s u m m á t o t i u s D i a l e c t i c æ ,m i r a q u a d ā b r e uitateatos facilitate a d vtilitatē s t u d e n tium conscriptam ab eximioætatis fuæ magistro Paulo Veneto Nupero diligentistudiocor Venetñs M D XLIII EMANUELE ITECA NAZ GOMA ME YOLL .pkrior 49 dla Lohan Somerilatarei long   COMO0I.۰- o (. ICO? CO ? ri 1 1   ROMA ni logica OLUTELY A parua. A Pauli VenetiHeremita Onfpiciens librorum quorundam m a gnitudinem redium constituentem in animoftudérium:necnon& aliorum nimiam breuitatem :quibus nulla fe 2 ethica reeftannexa doctrina.Ideo uolens cap.s.et mediumretinereutriusgfapiensná '5.ethic, turam extremt,compendium utile construxi iuueni t.co.6. ВB buspluribusdiuifumtractatibus, " Quorumprimusfummularum traditnotitiam. Septimuscontraprimum obiicit,folutionemad densrefponfiuam . Quia ergo doctrina quecuncka communiori ut ait t-C.4 . Philosophus in prohemio phylic.sumic exordsū ,ideo D i f l o t tractatusprimusterminūficdiffiniesincipitapriori. miningp 14 De diffinitionetermini& eiusdiuifione quide.i. Log Pa.Ve С Secundus fuppofitionum declarat mareriam . Tertiusconsequentiarumoftenditdoctrinam. Quartus terminorum uim instruir probatiuam. Quintus ligandi regulam docet obligatiuam . Sextusinsolubiliafoluendidarartem& uiam. Octauustertiòfortificatprationéargumentatiua. cap.1. prio.c.1 Erminuseftfignumorationisconftitutiuum.& Boe. utparspropinquaeiusdem ,utlyhomo,lyani in.1,de m a l .E t n o t a n t e r d i c i t u r p r o p i n q u a : q u i a o r a uocaturdictio,remotauocaturliteravelsyllaba,di 2.ecin.i Dstioigitur& nonliterauelfyllaba,eftterminus. defyllo. DiPrimadiuifioeftifta.Terminumquidameftper cate. T differē. tiohabetpartespropinquas& remotas2,propinquatop.c. 2    ciusuide ficatiuuseftilequiperfefumptusnihilrepresentat,ut s.me.te.omnis,nullus,quilibet,quicunq,alter,& confimiles. 23. *A Secundadiuifioeftifta. Terminorum quidam fi Secunda gnificantnaturaliter,&quidamadplacitum.Termi diuifiop nus naturaliter fignificās eftillequi apud omnes eiuf q u a uide d e m eft representatiuus , ficut ly h o m o , ly a n i m a l, in primor mente.Terminusadplacitumfignificanseftillequi ye.c.i.et non apud omnes eiusdem eftrepresentatiuus.ficutille ipsum. terminushomoinuoceuelinscripto,quiapudnosft.B Paul.in gnificathominem .sedapudaliasnacionesnihilsigni lo.ma.inficat.utsuntgręci& hebrei. Tertiadiuifioeftifta. i.Reefo.Terminorumquidam eftcategorematicus,etquida3 S.colū. syncategorematicus.Terminus categorematicus eft pri. 4. diui. 29.00.4 ticulariaparticulariter.Præpofitiones determinatsub certocafu.Aduerbiauerbum,& coniunctionesha minum.i.remquænonestterminusdatoqeffet,ficut TRACTATVS Secúduz sesignificatiuus,quidamnon.Terminus perlefigni Voety fácarious eftilequipersesumptusaliquidrepresen/ mologiã tasuelyhomo,lyanimal.Terminusnonpersesigni illequitamperlequàm cumaliohabetproprium fie Tertia gnificatum.utlyhomo:siueenimponaturinoratio diuifio. ne,liueextra,sempersignificarhominem.Terminus Dehac syncategorematicuseftterminushabensofficiumqui uide la perfefumptusnulliuseftfignificatiuus.utfignadistric tiusilo.butiua.utomnis,nullus,& fignaparticularia.utali mafo.2.quis,alter,&præpofitiones,& aduerbia,& coniun. 20.2.3.f.cciones.Signa namqz distributiua habent officium , 558.fal.3.quiadeterminantdistributiue,uniuersaliayłr,& par bentconiungereterminosuelorationes. Quartadi GioVide uifioeftista.Terminorum quidameftprimęintencio Pau.lo.nis,&quidamfecundæ intentionis.Terminusprimæ m a , f o l. i n t e n t i o n i s e f t t e r m i n u s m e n t a l i s f i g n i f i c a n s n o n t e r D lyhomo,fignificatsor.& pla.quorumnulluspoteft >    esseterminus.Terminusautem fecundęintētionisest terminusmentalisfignificansfolummodoterminum A uelpropofitionem,utiliterminimétales,nomen,uer bum ,participiúm ,propofitio,oratio , & huiusmodi. niseftterminusuocalisuelfcriptusfignificans folum B modoterminumuelpropofitionem.utiliterminiuo calesuelfcripti,nomen ,uerbumparticipium ,athuius modi. Sextadiuifioeftifta.Terminorum quidam funcincomplexi,&quidamcomplexi.Terminusin 6.diui complexusuocaturdictio,utlylapis,lylignum.Sed fioVide terminuscomplexuseftoratio,uthomoalbus,lor.& Paul.in placo ,deum effe. & huiusmodi. De nomine. Cap.2. literconfiderat:ideode hisreftatdiffinitio nesaffignare. Nomenestterminusfignificatiuus lo.ma.f. finetemporc cuiusnulla parsaliquid fignificat separa Diffint ta,uthomo. Iniftadiffinitioneponiturterminuslotionoie cogeneris,quiaomnenomēeftcerminus.&nonecon proqua uerso:dicitur fignificatiuus,quia termininon signifi uidepri catiuinonfuntnominaapudlogicum,licetbeneapud grammaticum .utomnis,nullus,& fimilia.Tertiodi citurfinetempore,addifferentiamuerbi& participă quæfignificantcumtempore.Quarto poniturcuius D nulaparsaliquidfignificatfeparata,addiferentiam orationis,cuiuspartesfignificantseparate mo pyo er.c.c2  S V M M V .L A R V M. 3 Quinta diuifio eftifta.Terminorum quidam eft s.diuifio primeimpofitionis,quidamsecundæ.Terminuspri. Vide m ę impofitioniseftterminusuocalisuel(criptusfigni Boe.in f i c a n s n o n t e r m i n u m . u t l y h o m o , & l y a n i m a l in u o - i . g y e r . ceuelinscripto.Terminusautemsecundęimpofitio. inprinc. L3 Viadenomine& uerboexquibusoratio с componitur & propofitio,logicusprincipa . 16.co.4   Diffini. V uusetextremorum unitiuus,cuiusnullapars TRACTATVS. A a l i q u i d s i g n i f i c a r s e p a r a t a , u tc u r r e c u e l d i s p u r i io b i. tar.Ec dicitur primo,temporaliter fignificatiuus,ad eric. i. tiw oro 1200 pin . p i disnes pofitum cum apposito ficutuerbum.cetergautem par trcuiæ ponuntur:ficut in diffinitione nominis. Ratio eft terminus significatiuus , cuius ali- B garlicantfeparatę. Orationumaliaperfecta,alia hewide Dcoratione. Cap. 4. qua pars aliquid fignificatseparata.uthomo : Ti64 . albus:deữeffe.Vltimaparticulaponiturad Piroca Jüfferentiam nominis & uerbiquorum partesnon fi cite suz & c . cogeneris,quiaomnis propofitioeftoratio& col.1. c i p i t . q u æ n o n f u n t p r o p o f i t i o n c s :n o n o b f t a n t e q u ò d i l u m g e n e r a t i n a n i m o a u d i t o r i s i u t h o m o c u r r i t. O r a boviti imperfecta.Oratioperfectaeftilaquæperfectum len no Ide uimuce cioimperfectaeftilaquæimperfectum sensumgene. ferinõis rat : N o t a n d u m q u ò d tres funt fpecies orationis perfe: C ctæ.quiaorationum perfectarum.aliaindicaciua,ut homo currit.aliaimperatiua,utdoceioannem.alia ed incel religie ineis opratiua,ututinameffembonuslogicus. fint ap te nate Deuerbo.. Cap. 3. Erbum eftcerminus temporaliter fignificati differentiamnominis quod fignificatline tempore.Se cundodicitur,&extremorumuniciuus:addifferencia participñquodfignificarcum tépore,sednon unitfup 0 - D e propofitione. - Cap. s. 2 3 gñare fectū sen bus uide ilo,ma. fol. 101. Ropofitioeitoratioindicatiua:uerum uel fals f u m significans uth o m o currit.ponitur oratio lo n o n e c o n u e r s o . S e c u n d o d i c i t u r i n d i c a t i u a. q u i a C o l a indicariuaeftpropositio,non autem imperatiua nec optatiua.Vicimoannectitur:uerum uelfallum figni D ficans:propcer tales oraciones. Cortes potest , plato in PS pro qui    aliacategoricaaliahypothetica.propofitioca diuifio. tegoricaeftilaquæhabetsubiectumprædicatum& Videin c o p u l a m t a n q u a m p r i n c i p a l e s p a r t e s f u i. u t h o m o e f t l o ,m a . f o animal.Subiectumeftlyhomo,prædicatum uero,101.col, ly animal.copula illud uerbum eft:quia coniungit 4 .  SVMMVLARV M. tum. Diciturquòdhabetimplicitumprædicatum. uidelicet,ły currens.quod patet in resoluendo illud uer bum currit.insum ,cs,eft,& fuumparticipium.Subie ctum eftdequoaliquiddicitur.uthomo.Prædicatum ucro quod diciturde altero.utanimal. Sedcopula Quid (u bicctuz fempereftuerbumfubftantiuum:fum,es,eft. De quidp. propofitione hypothetica pofteriusdicetur ad cuius tum & C differentiamponiturillaparticula:principalespartcsquidco . D fintindicatiuę.quianonsignificantuerumnecfalsum:Diffini cumsintorationesimperfectæ. Dediuifionepropofitionum. Ca. 6. luifiones fub propofitione contentas fequitur D numerare. Primaeftifta,propofitionum Prima fubiectumcum predicato. B rireftpropofitiocategorica& nonhabetprædica.Solucio E t fi d i c a t u r h o m o c u r . D u b o . fui.quiaprincipales parteshypotheticæ non funt pula, fubiectum& prædicatum:fedplurescategoricęutSecuda infradicetur. Secundadiuisioestista,Propolidiuifio. tionumcategoricarum.aliaaffirmatiua,alianega Põtcol tiua.Propofitiocategoricaaffirmatiuaeft ilainligiex.i. qua uerbum principaleaffirmatur.uthomo currit.pihe.ca Propoficio categorica negatiua eft illa in qua uer: Tertia bum principalenegatur,uthomononcurrit. S. Tertiadiuifioeftifta.Propofitionumcategori:Diffusi carumaliauera,aliafalla.Propofitiocategoricaue us&hac raeftilacuiusprimarium& adequatumfignifi-materia carðeftuerum.ut,tueshomo.hæcenimeftuera.tues uidein . homo.quiateeffehominem cftuerum .Voco filoma. . diuisio A tio.i.gi her.C. 5. . a4 1   TRACTATVS mo.ceteraautem fignificata.utteeffeanimal,teelic fubftantiam ,ethuiusmodi,funtfignificatasecundaria, & ponesillanondicitur.propofitioueranecfalla. Propofitiocategoricafallaeftillacuiusprimariam& adequátum significatumestfalsum.uttúesalinus. ria,aliacontingens.Propofitionecellariaeftila,cuius primarium '& adequatum significatum eft necefla r i u m ,u t d e u s e f t . P r o p o f i t i o c o n t i n g e n s e f t i l l a c u i u s fignificatumprimarium & adequatum eftcontigens, uttueshomo.Etuocosignificatum contingensiludC quodindifferenterpoteftefeuerum ,uelfallum.Sexo 6.diuifio ta diuifio.Propoficionum categoricarum alia alicuius uide.i. quantitatis,alianullius.Propofitiocategoricaalicu prior.n.ius quantitatiseftillaquæeftuniuersalis,particularis, 2.in pri, indefinita,uel singularis.Propofitio uniuersaliseftil lainqua subởciturterminuscommunis fignouniuer falideterminatus,utomnis homo currit.Terminum c o m m u n e m uoco in presentinomen appellatiuum & pronome pluralisnumeri.Signa uniuersaliasunt ifta, omnis,nullus,quilibet,unusgfavteros,ncuter,qualisD. :.libet,quantusliber,& huiusmodi.Propofitio particu lariscftilainquasubiiciturterminuscómunis igno  4. diui afol.158gnificatumprimarium& adequatumpropofitionts, u r e a a d f. q u o d e f t f i m i l e o r a t i o n i i n f i n i t i u e u e l c o n i u n c t i u e il 267.fecūlius.undeteeffehominem ,uelq tueshomo,diciturfiA dępris. gnificatumprimarium& adequatum illius,tuesho Quartadiuilio.Propofitionumcategoricarum alia fiouide poffibilis,aliaimpoffibilis.Propofitiocategoricapor ilo.ma.fibiliseftillacuiusprimarium& adequatumfignifiB af.167. catumestpossibile.uttucurris.Propofitiocategorica . & adequatūfi. us@ ad impoffibiliseftillacuius primarium 10.172. gnificatumeftimpoflibile,uthomoeftafinus.Quin 5.diuifiotadiuifio.Propofitionumcategoricarumalianecella   larem ,nomen propriumautpronomen demonstraci Suum fingularisnumeri.urifte,ifta,iftud.Exquibusfe B quituriamquæeftcaregoricanulliusquanticatis.Et diciturq illaquænonestuniuersalis,necparticularis, necindefinica,necfingularis,utexclusiue,& excepti uæ,& reduplicatiuę.uidelicettantumhomocur rit,omnishomopreterfor.mouetur,omnishomo in quantumhomoeftanimal. luxtaprimamsecunda Qualis,ne,uelaf,u.Quanta,par,in,fin,Primapars ficintelligitur,qadinterrogationemdepropofitionc factā r Quæ{respódeturcategorica,uelhypothetica. Secundaautemasseritquodadinterrogationefactam perQualis?refpondeturaffirmatiuauelnegatiua.Sed intertiadenotatqad interrogationem factágQuan tarmñdcatur,uniuersalis,pricularisindefinita,uclfingu laris,& hocfm exigenciampropofitionis propositę. D e d u a b u s alijs p p o f i c i o n ă d i u i f i o n i b u s. C a p . 7 . Ræterfupradictasdiuisionesdugaliądeclaran- Prima cur. Primaeftifta,Propofitionūcategoricadiuifio ut h o m o currit.Propofitio categorica m o d a l i s eft illa inquaponituraliquismodus,utpoffibileeftsor,cur  SVMMVLARVM. 5 particulari determinatus,utaliquishomo disputat.Si Idem in gnaparticulariasuntifta,aliquis,quidam ,alter,reli7.tract. A quus,& huiusmodi.Propofitioindefinitaestillainhuius in quasubijcicurterminuscômunisfinealiquofigno,utc.i.& in homo eftanimal.Propoficiofingulariseftila inqua lo.ma. . fubijciturterminus discretus,uelterminuscõiscum 107.col. pronomine demonftratiuofingularisnumeri.Exem :4. plumprimi.sor.currit.Exemplum fecundi.illehomo dispucar.Voco autemcerminumdiscretumuelsingu. с P. ultimam diuifionesponiturifteuersus.Querca,uel răaliadeinefle,aliamodalis.Propofitio catego Dricadeineficeftillainquanon ponituraliquismodus   1: Figuradeineffe.  r e r e .M o d i a u t e m s u n t s e x . c p o f f i b i l e , i m p o f f i b i l e n e Secõda.ceffarium,contingens.uerum,& falfum. Secunda diuifio.Propofitionummodalium:quædam eftinfen- fudiuilo:& quædaminfenfucompofito.Propositio modalisinfenfudiuisoeft ilainqua modus mediat interaccufatiuumcasum etuerbum infinitiuimodi.ut fortempoffibileeftcurrere.Propofitiomodalis insen fucompofitoeftillainquamodustotaliterpræcedit, uelfinalicerfubfequitur:utdeumeffeeftneceflarium . impoflibilecfthominemeffeafinum. Exhisdiui fionibusoriginanturtresfiguræ.Quarum primadici B tur deineffe.Secundamodalisdefenfudiuifo:fchabés admodum primæ.Terciamodalisdefenfucompofi to:ledacæterisdisperata.Quarum declaracionesha besin exemplohic pofito. A Glibetho currit. adaz hó ñ currit, Nurbo de currit. Lontraric. Conta dictorie dictorie subalterne, subalterne Figura: demeße Gulltra gda3 ha cuifit, TRACTATUS fubcötrarte   reasudiuisio  Lontrarie Nullú hoie3 poffibile eft! curtcit . Cótra dictorie Subalterne Subalterne de sensu dictorie Lörra mine polee curitie . Modalis desensuoiuifo. 6 fubcótraric Modalis de sensucomposito. Nec currere eftlos .Impofeeft currere for subalterne Contra fubalterne dictoric Aliquē,ho Kontrarie desensu.copoli 3 : Fig. Loncra . dictonic Cotinges& por,nó cur rere 2.Figura Quelibetho minepole? currere . Pole for currtre , A liquêhome minē ñ pole eft currere , fubcontraric   Secunda præciseproeodemuelproeisdem ,funtcontrariæinfi gura.utquilibethomo currit,nullushomo currit. Se cundaregulaeftifta.Particularisaffirmatiua& parti y cularisnegatiuadeconfimilibussubiectisprædicacis & copulis,fupponentibuspreciseproeodemuelpro eisdemsuntsubcontrariæinfigura.utquidam homo B Tertia currir,etquidāhomononcurrit. Tertiaregula,uni uerfalisaffirmatiua& particularisnegatiua,ucluni. uerfalistiegatiua& particularisaffirmatiua.deconfi milibussubiectispredicatisetcopulis,lupponentibus Quarta. precisepro eodem uelpro cisdem ,fu Tabulaomnium capitulorumhuius logicæ Pauli Veneti,in Octo Tractatusprimus estde mentis fummulisquiconti 27Defyllogism: Tractatusfecüduseft determis.Car.Ź Cap.primădediffinitioc 3 Deuerbo 3 6 Dediuifionepropofi 8. De figurispropositio pothetica po.copu. ne ciusdem.car. 16 nūtmaterialiteretqñ perfonaliter 17 14Depropofitionehy. 8 Deampliatiõibus28 po.difiuncti. 15 De pdicabilibus 10 Tractatus tertius.de eiusdem direlatiuorum . 20 126  net17.Cáp • 13 4 De oratione 5. Depropofitione 3 norumquandofuppo num deuppolitionibus có D e cognitione termi 99 Deappellationib?30 11 De conuerfione tibus fupponis& dediuisio 22 6 4 Defuppofitioneper , Denaturappõnuz7 fonali. 7 26 tractatus diuisa. 2 Denomine.3 tionum 7 Deduabusalösdiui 3.Defuppofitionema. 10 Deequipollentős 7 5 Defignisconfunden 12 Depropofitionehy 6 Derelatiuisproqui 8 .. bussupponunc 25 13 De propofitionehy. 7 Demodo fupponen 9 4 Apitulusprimû cinenscap.9. C fionibuspropõnuzs teriali:& dediuisione 17 3 16.De decem prædica ', consequentősconti.   Car.31. Tractatus quartus e t Cap.primumderesolubi 2 Depropositionibus Tractatus quintus eft tioncobligationiset De obicctionibus co tradictasreg. TABVLA uo 44  tioncconsequentiæet 4 Dehypo.descriptibio eorum diuisionibus, li 2: De regulis generali busconsequentiæfor 6 Degradupofitiuocô malis 3 De reguliscon.for. q Degraducomparati 4 Deregulispoenespro posicionesquáras34 9 Delydiffert pofitioncsnonquan 35 50 11 Deexceptiuis $1 5 Delynecessario& contingenter 4 5 32 parabiliter(õpto 46 poncs fuperius,atq 34 8.Degradusuperlati -minospertinentes& 14Delyincipit& defi : impertinentes 36 nir 42 nens.8.cap. 3. De officialibuspro Cap.primumDe diffini libus.car.39. po. dereg.eius. Car.60 inferius 47 Deregulisponcspro 10Deexclusiuis 49 uniuerfalibus 62 41 3 Deconuertibilitate 38 48 uo. tas 7 Dedecem lis alñsregu 15Delytotus 55 56 pofitioncs hypothe ticas. 17Delyabæterno 18 Dely infinitum 57 58 de probationibus ter 2 obligatorieartis:COA 12 De reduplicatiuis 53 6.Deregulispoencster 13Delyimmediate54. 37 16 Delysemper 57 8 Deregu.pancspro tinenscap.56 minorumcontinens. Cap.primum.Dediffic Cap.18.   go ciocinsolubilib?& di s Obiectionescöcrare trainsolubilia 7 5 6 Obiectiones contradi  milibus propofitioni bus regulas cap. 4. huius Cap.primum dediffini. 2 Deobiectionibuscó finitioncs.6.cap.hui? primi tracta. 5 Deexclufiuisinfolu 7 De insolubili difiun- ulti.ca.contra modos TABVLA 127 mitracta. 98 3 Deinsolubiliparticu ctaincap.8.huiuspri 8 De insolubilibusno Tractatus.8.é de obic 94 78 7 Obiectionescontra 80 8 Obiectionesaddicta eftde obiectionibus contraprimum trac. Cap.primū.Deobicctio Tractatus Septimus tra.3.tracta.continēs. continenscap.8. nibus factiscontra re propofitionum 66 3.huiusprimitrac. 85 4 DeAmilibus& diffig Obiectiones contra 68 primitrac.côtinet 87 S Dedepofitiöibuster3 Obiectionescôtrare minorum Tractatus Sextus eft m i tracta. 88 4 Dcinsolubiliuniuer Cali bus bilibus riuo ctiuo figurarum apparentibus 83 Cap.primum.Obiectio. gulasprimo& .2.ca. 7 1 gulas.5.cap.huiuspri deinsolubilibus.8. 4 Obiectionescótradif cap.habens. 81 cap.ulti.huius primi ca.7 . 92 uifioncciufdem.car.73 gulascap.7.huiuspri lariuelindefinito 77 mitra.depredicabili. 79 6 Deinsolubilicopula. trac.inmaceria syllo gilmorum 97 n a cótra dictain cap . huiuscertñ.tra,inm a Štionibusfactiscon   car . las.7.cap.huius terti las.4.cap.huius terti 1 1 7 tracta. VenetijsExpensisheredumLucæ 122  $ TABVLA teria consequentiară, tracta. 114 tëtracta. 106 6 Obiectacontraregu 3 Obiectacontraregu tracta. las,8.cap.huiustertij las.5.cap.huiusterto tracta Antonñ Iunte Florentini Mense Martio.1544. Registrum illaiquaiferi’predicaturde terrogatoezfactapqualise fuosuperiozi.vtaialeftbo. sozesvťplatopueniéterrñ Predicatioeéntialiséillai deturq rifibiť.7totaratio quafuperi’pzedicaturdein quareficpdicaturdeilliseq? feriozivelecóuersofzquod éppziapafsioilliustermini dictiévľoriadealiq°illon bomo cum quo conucrtitur. Si predicatioaccítaliséila Acchrétēmin’vniuoc'pze iquappuúvelaccñspzedir. dicabilisdeplib”ieoquod caturdegenerefpeciezpria qualeaccắtaleipuertiblrfi bľfuoidiuiduoautepuerfo  5   Eréplüpzimi:vtbóèrifibil dirurindecepdicasca.Quo Paialéalbu.exéplusivrrifi rupzimueltpredicarsitu lub bileéhoalbueaial.Etpfiľr státiecul’generaliffimúébic dedriazidiuiduodicafl'me teri’lbalubàpoiturhicter li’oicaturg pdicatioefriaťė mi?coup”.subcocpozecosp? pdicatio terminoz eiusdez s a i a t u sub cozpoze aiato ať 16 dicamentivtbóestaial.pze, aialifpesspecialissimahoľ dicatioautaccicaťeftpiedi afinuszlbiftisfuaidiuidua carioterminoxdiuerfozpze fozteszplato.bzunellus7fa dicamentorumvthomoéale uellus.Secúdupredicame bus.Termin superioradre túeftpdicamentu quátitutis liquúdicitureffeillequicon Lui'generalisfimúeftquäti. tinerillúznecóuerfoficutli tasfubýfuntduogenera16 aialrespectuisti'terminihó alternaärnulluestsuperius qzfignificatquicgdile?cuz adreliquúvzcontinuuz?di bocaliquidvltra.Lermin’in scretu.primigenerisiftefür feriozadreliquúdicitureffe fpetieslineasuperficiescoz illequicótineturabeo.nnó pustempus?locus.qR:bec ecouerfovtliforesrespectu funtindiuiduabiliuea fupfi iftiusterminibomo . hiclocus. Secundigeneris Lozpozea Jnco:pozea infinitesuntfdeties.f.binari, Lozpus aiatum rius trinarius 7 cetera . Redicamentuzestcoő ciumeltpaffiovelpafsibilis dinariopluriuztermi, qualitas.Quartuzestforma nozuFmsubzlupza.Etdiui, vetcircaaliquidpitasfigura  us trinarius quaternarizë Animatum Jnanimatuz indiuiduaverofunthicbina Sensibile Animal Tertium piedicamentum è predicamentuz qualitatiscu iusgeneraliffimum estquali Lozpus Jnsensibile Rarionale Jrrationale. tasfubquofuntquattuo:ge Animal rationale nera subalterna:non sebabe Soates Plato rio.Secundum eftnaturalis p potentiavelimpotentia.Ier Substantia tia fecundum sub z fupza.pzi mortalis Jmmortalis mumesthabitusveldispofi, Domo cies.boc cozpusboc rempus 1 1   Primigeneris(petiesfune Quintumpredicamétoem grāmaticalogicazrhetorica dicamétuacióiscuiusgener quaqindividuasuntbecgrå rasubalteznafuntfer.quozu matica logicab rbetorica. nulluėsuperiusadreliquum Lertijgenerisfpessunto risspéssunt.generarehoiez redoamaritudo.albunigruz ?cozrupereequáquayindir calidúzfrigidubuidum zfic uiduafuntficgenerareboiez cum.quarúidiuiduasuntheç ficcorrupereequum.Iertijz dulcedobiamaritudohocal quartigeneris(pessuntau. bumhocnigp 7buiusmodi. gereinlongudiminuereila Quartigenerisfpeciessut tum.quozumindiuiduafffic circulustriangulusquadra augereilögumficdiminuer gulus2huiufmodiquarúidi inlatu. Quitigenerisspés uidua funt.biccirculus .bicfunt calefacerez frigefacere triangulushicquadrágulus. quaridiuiduafuntficcalefa QuartiipredicamétüĊpdi cereficfrigefacer.Sertigo, camerurelatóis.Lui'gene. nerisfpeciesfuntmouct fur ralissimúeftrelatiovelada. súmoueredeorsumquaruin liquidfbåfunttriagenera( diuiduafuntficmouerefurfu alterailebita63,16zsup2a ficmoueredeorfum.Sertus Primumestcaparatio.Se predicamétaépredicaméruz cuduzéfuppofitio.Lertiuzė paffioniscu’generatiffimu fuppofitio.primigenerisfpe estp  dalisinfenfudiuitocillaiä nisbomopzeterfoztemoue modusmediatiteractumca tur.Jurtaprimamfamzvi, sumzverbúinfinitiuimodi timamdiuifionesponitifte vtfoztempoffibileécurrere versus.Quecavelip.qualif Propofitiomodatisisenfu* nevelaf.vquanta.parifin. cópofitoéilaiquamod’to Dama psficitelligitpad i taliterpcedirveifinaliter16 terrogationedepłopolinóe fegturvtdeumefTeénecessa factagquerespondeturcar rium.Impoflibileébominė tbegozicavelipothetica.Se effeafinum. Erbisdiuifio cudaaurasseritquodaditer nibusorigináturtresfigure rogationéfactamoqualisre quanpriaordeieffe.Seci, fpondeturaffirmatiuavľne damodalisofenfudiuisore gatiua.seditertiadenotat habensadmoduprime.ter, qadinterrogationefactaze tiaveroormodąlisofenfu2 quantarespodeatvniuerfaľ pofitofiacefisdispata qua particularisindefinitavelfin ruideclaratóesbes ierobic gularis. hocfecundum eri inferiuspofito.: gètiáppoitoisppofité är zo Sequuntur figure. uifionesduealie decla    Quidam bó curri Quetz bõiez poffibile eft currere Weceffe eft roz currere Subcötrarie Lontrarie Contrarte Subcötrarie currer.  -- Lontradictorie Qutuber bomo currit Lontrarie Duídå bo . non currit Lörigesest foz.ñ Aliquesboinem Aliquéboiez poffibile eft. Có posibile eftcurrere poffibileeft soz.currer Subcontrarie Mullus bomocurrit. Impoffibilee Tozcurrere Lontradictorie dictozie Lontra Lontradictoria Snbalterne Subalterne Subalterne Hullu boiez poffibileeft. currere currere ditozie Lontra Lontraditozie Subalterne   Intigiturtåpueq funtcontrarieoisbocurrit fecundefigurebere ptnll?bócurrit.necieptra  gulegeneralespriaé dictorie.Disbócurrit2gda tita.Uniuerfalisaffirmatiua bononcurrit.neciftefubala zvniuerfalıfnegatiadepfitt terne.Disbó currit7quida b?fubiectis7predicatisfup bomocurrit.qztermininifup ponétib”precisepeodévét ponuntprecisepzoeodevĽp proeisdéfuntatrarieifigu, eisdez.Znona.n.fbinfuppóit ra.vtglibzbócurrit.2nllur provtroq;reru.Jnaliavero' bocurrit.Secidaregťaeft 14 particularis affirmaria et promasculinotantum Scutqua tuozfgula particularisnegatia de pfimi lib ?fubiectis 7 pdicatis fup. fituanturpropofitoea infiguraitaquattuoz ponétib?pcirepeodévelp alijsregulisipfarumcogno, cirdezsuntcontrarieifigu fciturlerseunatura.quarum ra.vtgdabócurrit?qdåbo primaeftianonestpossibile nócurrit.Lertiaregľaviuě duoztrariaeffefimulvera falisaffirmatiuaapricularis benefimulfalsa.Primapars negatiavelvlisnegatiazp patzinductieinomnibus.Et ticularisaffirmatiaopfilibö fecundaprobatuz.quoniazia fiectiszpdicatisfupponen funtfimulfalfa.Quilibzboè tib?pcirepeodezvelpejsó albusznullusboestalb”.Et sunt tradictoneifigura,vt iafimiliterDmneanimaleft quilibzbócurriteqdábóñ bomocnulluzaialefthomo curritP.ull'bócurrit?qui Secundaregulaeftiftanon dåbócurrit.Quartaregla eftpoffibileduofubcötraria vniuerfalisaffirmatiazpti effefimulfalsa.fedbenefim cularisaffirmatia.Etviuer, vera.Patetparsprima ifin salisnegatiuaaparticularis gulisdiscurrendo.fecunda. negatiuade pfitib lbiectis probaturquoniamistafuntfi 2predicatisfupponétib?pci mulvera.Aliquishomocal sepeodezvelpeisdezftit16 bus. aliquisbononeftalby alterneinfigura.vtglibzbó Aliquodanimalefthomo.Et currit2gdambócurrit.Dar aliquodanimalnonefthomo lusbomocurrit.2gdazbol Tertiaregulaeftifta.Honė mononcurrit Expdictisfegturgilenó effefimulveravelfimulfalf.  LogicaPauliUeneti. madiuifioeftiftaterminori vocaturlravelfyllaba.Pzie distributiabiitofficiuq2dtē 25boraldefinitio,sebutcomienicu damagnitudiez carituseftilequipermitesperjeigranasoatione. tediumcóftitué aligdrepritatveuboliaial.kupindistan'tbeineciligaya tezinajoftudentiuznecno LerminiplefignificatiusPericarioneperforsales aliornimia;breuitatez.gbɔ eftilequiperfefumptusni,beit perqúemymim nullafereeftaneradoctrina. bilrepresentatproisnulluseftpermainang Ideovolensmediuftinere 7files.Secundadiuifioeft , vtriusqzsapiésnäzertremi. iftatermiogquidazsignifi, ppendiumvtilecostruriiuue cantnaturalrzquidãadpla nibɔplurib,diuisuztractati, citum.Lerminusnatural'rfi bus.quorprimusfuimularu gnificansestilequiapooés traditnotitia.Secud fuppo .eiusdeestrepsentatiuusficut firionú declaratmateriá.ter ti-pregntianonditdoctrina. Poadplacitufignificanséil Quartusterminoqviistruit lequinóapudoéseiusdez é pbatiua.Quint’ligidiregu, representatiu'ficurilletermi lazdocetobligatiuaz.Sert? nusbóinvocevelinfcripto isolubiliafoluendidarartem apudnosfignificatboiem. 7via.Septimusatraprimú 13apoaliquascertasnatoer obijcitfolutionezaddensre, nibilfignificatvtfuntgreci: fpófiuaz.Dctaubotertium bebrei.Zertiadiffinitoéifta fodificarpróem argunitati, Qterminokquidaeftcatbe uá.Quiagdoctrinaquecun, gozematiczgdáfincathego 93acoiozivtaitphusinpzo rematic?.termi’cathegoze, bemiophyficozumfüiteros, maticuseftillegtampiezz duuideotractatuspzim’ter/ cialiob3ppziùfignificatum mũiicofunitsicipapioi otlibófue.v.ponarinóeft tibölianimalinte.Lermi? Gential uitdiferenmis.ut box Florin simp prout firepmimusin T é l . ( 1 6 ) 4 4 . 5 7 . 2 4 . 6 0 E":"othèque des Fontaines 60531 CHANTILLY Cedex gramaticaj. Lorical   minátdistributiverparticu! complerus eftozó vthomo lariaparticulariterÕpofitio alborozes platodeuzeffe nesdeterminatfbcertocâu 2buiusmodiic. aduerbiaverbúzcõiúctóes 4 Uia noier verbo er biitcõiungere terminosvel quibus ozatio compoi ozóes.Quarta diuifioestia tur7ppofitiologicus pzici. g terminoxquidaz eftpziei palitercófiderar.Jdeo'dbil tentiois.7quidábeitencois reftatdiffinitionesaffignare Terminuspeintentóniseft Homéestterminusfignift terminusmentalisfignificaf catiu?finetépozecuiusnulla nonterminu.i.réānonéter parsaliquidfignificatseper minusdatoq effetficutlibó ratavthomo.In iadiffinite fignificatsoztem zplatoné.å poifterminuslocogencris. ruinulluspoteffeterminus. q2ocnomen estterminus.e Lerminusaütbe itentóisé nóego.diciturfignificatinis terminusmentalisfignificát quiatermininófignificatui solimoterminilppofitone nófuntnoiaapudlogicilicz ptiliterminimentalesnon biapudgrāmaticivtomis verbtiparticipiúppofio020 nullus7fimilia. Tertiodi, zbuiusmodi.Qüitadiuifio citurfietemporeaddiffere, estistagterminozquidãcst tiñverbiaparticipüafignis peimpofitionisquidife.ter ficantcumtempore. Duar minuspeimpositois estteri toponitcuiusnullaparsali nusvocaťvèlscriptusfigni quidfignificataddifferentia ficansnoterminu.vtlibóz orationiscuiuspartesfigni, liaialivoceveliscripto.ter ficät.(Uerbúeftterminato min’autéfeimpofitioniseft požaliterfigificatiu?zertre terminusvocalisvelfcript? monvnitiuuscuiusnullap8 fignificassolúīmodoterminu aliquidfignificatseparatave velpropositionevtilitermi curritveldisputatoicifpria nirocalesvelfcriptinomen mo temporaliterfignificati, verbtiparticipitizhuiumói uusaddifferentiamnominis Sertadiuifioeftifta.Termi quodfignificatfinetempore nonquidifuntincópleri29 Secundodicitur7ertremo damcompleri.Terminusin rumvnitiuusaddifferentia complerusvocaturdictiovt participüquodfignificatcií lilapislilignum.Izterminus tempože.sednonvnitfuppo  1  fituscumappofitoficurvero quenonfuntppofitionesno · bum.cetereatparticťepo obftáteqafintindicatieq?i nuiturficur10 toenois. fignificantverumnecfalsuz . P Ropofitioeftoratioi dicitur.vtbomo predicatuz ,puma,plicare Progofitocatbegozicaet"prodicaria,madevenirate Alia iperfecta . Diario pfec bignier parte dignins e.me,ose ista quebetßbiectuzzpiedichuo ublitt taeftilaqueperfectu fenfi catucopula generat animo auditous. partes tanöspzincipaler,peplicireutimplicie. vtbomocurrit. sui.vthomo eltaial. i), Etfidicarurbomo currite Horádumotresfuntspe propofitiocatbegozicaznon Dratioefttérmin'lignifi cumfintozationesiperfecte catiu?cuiusaliqua pars ali quidfignificat.vtboalb?de uz effe.Ulria particula poni turaddifferentianominis? Propofitionuzaliacaibego verbi.grumpartesnonfigni rica:Aliaypothetica. ficant.Dzationuzaliapfecta ibiectumestubomo predica Diarioimperfectaestilla tum verolianimal.7copula aiperfectuzfenly;generari illudverbumestq:coniungit animoauditousvtbomoal fbiectumcumpzedicato. busdeumeffe d Juisiones16pposito ne contentas segtur nuerare .Pria eft ifta 5 cies orationis perfecte . Drationuzperfectar.alia indicatiuavthomo currit babz predicatum dicitur qa babzimplicicumpredicatuz v z li c u r r e n s q d p a t z i n r e r o í Aliaimperatiua.ptooce joannem . Aliaoptatiua.Desum eseltasuum participiu uendoilludverbum curritin vtinameffembonus logicus Subiectuzestoe&aliquidadfubiecit”alori ܐ fal veroqd fümfignificás.vtbô animal.Sedcopulafempererspularerreigitpilianca. currit.poniturozatolocoge verbuzfbftátiuü.l.luzeseltveteteaiomm neris.q:oisppofitioestoza De propofitioneyporbeti-inwirtelde eius. tioetnoneguerro.Secundo capofteriusdiceruraddif, d i c i t u r i n d i c a t i u a q : f o l a i d i f e r e n t i a m c u i u s p o n i t u r il la catiuaeitppofitio.nonátim particulaprincipalespartes peratianecoptatiua.Ulrimo fui. annectiturverumvelfalsuz Secundaoiuifioeftifta. fignificansproptertalesoza Propofirionuzcabegozi, tionesfoztespór.platoicipit car.Aliaaffirmatiuaaliane facit,   egineris,matiuaeftilaiquaibupäin num cathegozicarum aliane kleinesitimplicies 62 apaleaffirmat öcbócurrit. ceffariaaliacontingens,ppo diferenciaPresidurijgezo pzopoçatbegozicanegatifitionecefariaeftilacuius artean = uaeftillaiqobiipricipalene primariumzadequarumfigi gáf.vtbónocurrit.Tertia ficatumeftneceffariumvtoe diuifioeftiappofitouzcatheus est.popofitiocontingens goricaraliaveraaliafalsa. eftilacuiusfignificatumpzi, Propocatbegozicaveraéila mariumzadequatumeftcó tui?pzimariuzadeqtuligni tingensvttuesbomo.Etvo ficaruiéverúztuesbobecco fignificatumcontingensil n.eltperatueshóq2reeffe ludquodindifferenterpotest boiezcftveru.Uocosignifi esseverumvelfalsum.Sex catuprimaritizadeqtuppo tadiuifiopropofitionumca! fitionisqó eftfimileorationi thegozicaruzaliaalicui'quă ifinitiuevel piúctie illius.vn ' titatis alia nullius.P2opo ca deteeffeboiem velqotues 'thegozicaalicuiusquantitati bódicitfignificatu;primari estillaqueévniuersalispar uz7adequatúilliustuesbó ticularisindefinitavelfingu ceteraåtsignificatavtteeffe laris. Flop.vniuersalise aialteefeTbstantia7huiul, ilainquafubijciturerminosnasdistri mõisuntfignificatasecuidaria comunisfignovniuersalides  gacia.Prop cathegõicaaffer Quintàdiuifio.propofitior burinemobil 7penesillaidicieppovera terminatusvtomnisbócursliepy. necfalla.Propocathegorica rit.Terminuzcómunemvoco falfaeftillacui?pzimarius7 inprentinomenappellatiuuz adequatü fignificatum estfal fumvttuesarinus ?pionomen pluralis numeri Signa vnüerfaliafuntiaoil Quartadiuisioppónuzca nullusquilibetvnusquisqz thegoucaşialiapoffibilisali vterq;neuterqualislibzquá aipossibilir.ppocathegorica tufliberzhuiufmodi.pzopofi poffibiliseftilacui'paimari tioparticulariseftillainqua uz?adeqrufignificatúépor iubijciturterminuscóisfigno fibile vt tu curris particulari determinatusvt Propofitiocathegoricai, aliquisbodifputat.Signap, poffibiliscst¡la cuiuspama ticularia funeiaaligs gdå al rium7adequariifignificatus terreliqu’rbui?mór.pzopo eftiposibilevebóěafinus indcfinitacfiillaiqualbijcie feprobatio:ctfromloco Fifolo   1 . i terminuscómunisfinealiafip Reterfupiadictasdi gno:ytbomo estanimal. Propofitiofingulariséil, rantur.Primaeiftappofiti lainquafubijciturterminus onucatbegozicap.altadeief discret?velterminoconiunif realiamodalis.Propofitio cumpnominedemostratiuo cathegozicadeielleèillaiä fingularisnumeri.Ermprimi nonponituraliquismodus. utToutescurrit.ermfiillebo vtbỏcurrit.Diopofitioca disputar.Uocoautemtermi, thegorcamodaliscillaina numdiscretumpelfingularé ponituraliquismod?vtpof nompoziùautpnomenomo fibileefoxtemcurrer.Modiy Scromodi ftratiuúfingularisnumerivt autemfuntferscilicetporsi, ifteiftaistud.Erquib?fequi bilerimpossibileneceflariu turiamqueécatbegozicanĽ 7contingensverum7falsum liusquantitaris7diciturgil Secundadiuifio p:opositi laanoévniuersalisnecpar onummodaliumquedamcst ticularisnecidefinitanecfin infenfudiuiso quedazifer gularisvterclufiue7ercep sucompositoPropositiomo tiuevztantumbocurrit.om dalisinfenfudiuitocillaiä nisbomopzeterfoztemoue modusmediatiteractumca tur.Jurtaprimamfamzvi, sumzverbúinfinitiuimodi timamdiuifionesponitifte vtfoztempoffibileécurrere versus.Quecavelip.qualif Propofitiomodatisisenfu* nevelaf.vquanta.parifin. cópofitoéilaiquamod’to Dama psficitelligitpad i taliterpcedirveifinaliter16 terrogationedepłopolinóe fegturvtdeumefTeénecessa factagquerespondeturcar rium.Impoflibileébominė tbegozicavelipothetica.Se effeafinum. Erbisdiuifio cudaaurasseritquodaditer nibusorigináturtresfigure rogationéfactamoqualisre quanpriaordeieffe.Seci, fpondeturaffirmatiuavľne damodalisofenfudiuisore gatiua.seditertiadenotat habensadmoduprime.ter, qadinterrogationefactaze tiaveroormodąlisofenfu2 quantarespodeatvniuerfaľ pofitofiacefisdispata qua particularisindefinitavelfin ruideclaratóesbes ierobic gularis. hocfecundum eri inferiuspofito.: gètiáppoitoisppofité är zo Sequuntur figure. uifionesduealie decla    Quidam bó curri Quetz bõiez poffibile eft currere Weceffe eft roz currere Subcötrarie Lontrarie Contrarte Subcötrarie currer.  -- Lontradictorie Qutuber bomo currit Lontrarie Duídå bo . non currit Lörigesest foz.ñ Aliquesboinem Aliquéboiez poffibile eft. Có posibile eftcurrere poffibileeft soz.currer Subcontrarie Mullus bomocurrit. Impoffibilee Tozcurrere Lontradictorie dictozie Lontra Lontradictoria Snbalterne Subalterne Subalterne Hullu boiez poffibileeft. currere currere ditozie Lontra Lontraditozie Subalterne   Intigiturtåpueq funtcontrarieoisbocurrit fecundefigurebere ptnll?bócurrit.necieptra  gulegeneralespriaé dictorie.Disbócurrit2gda tita.Uniuerfalisaffirmatiua bononcurrit.neciftefubala zvniuerfalıfnegatiadepfitt terne.Disbó currit7quida b?fubiectis7predicatisfup bomocurrit.qztermininifup ponétib”precisepeodévét ponuntprecisepzoeodevĽp proeisdéfuntatrarieifigu, eisdez.Znona.n.fbinfuppóit ra.vtglibzbócurrit.2nllur provtroq;reru.Jnaliavero' bocurrit.Secidaregťaeft 14 particularis affirmaria et promasculinotantum Scutqua tuozfgula particularisnegatia de pfimi lib ?fubiectis 7 pdicatis fup. fituanturpropofitoea infiguraitaquattuoz ponétib?pcirepeodévelp alijsregulisipfarumcogno, cirdezsuntcontrarieifigu fciturlerseunatura.quarum ra.vtgdabócurrit?qdåbo primaeftianonestpossibile nócurrit.Lertiaregľaviuě duoztrariaeffefimulvera falisaffirmatiuaapricularis benefimulfalsa.Primapars negatiavelvlisnegatiazp patzinductieinomnibus.Et ticularisaffirmatiaopfilibö fecundaprobatuz.quoniazia fiectiszpdicatisfupponen funtfimulfalfa.Quilibzboè tib?pcirepeodezvelpejsó albusznullusboestalb”.Et sunt tradictoneifigura,vt iafimiliterDmneanimaleft quilibzbócurriteqdábóñ bomocnulluzaialefthomo curritP.ull'bócurrit?qui Secundaregulaeftiftanon dåbócurrit.Quartaregla eftpoffibileduofubcötraria vniuerfalisaffirmatiazpti effefimulfalsa.fedbenefim cularisaffirmatia.Etviuer, vera.Patetparsprima ifin salisnegatiuaaparticularis gulisdiscurrendo.fecunda. negatiuade pfitib lbiectis probaturquoniamistafuntfi 2predicatisfupponétib?pci mulvera.Aliquishomocal sepeodezvelpeisdezftit16 bus. aliquisbononeftalby alterneinfigura.vtglibzbó Aliquodanimalefthomo.Et currit2gdambócurrit.Dar aliquodanimalnonefthomo lusbomocurrit.2gdazbol Tertiaregulaeftifta.Honė mononcurrit Expdictisfegturgilenó effefimulveravelfimulfalfa poffibileouo contradictoria  --  patetiftareguladifcurrédo alter.Hecranonfoludefuit Pfingťaptradironia.Quar primevelfecüdefigureimo taregulaeft14.Sivniuerfaľ tertie.Etvocoibinegatio eftverafuapticularisvelin neprepofitaquandocolligit definitafibifubalternaeftde modofuemod?pzecedarfi ralnego.Unfibeffetvera uesequatur.7postpofitaqui gizboestalb?6fikreffzver coniungiturverboinfinitiui raaligshoestalbosznóez modi.eréplüpzimi.nópofsi. q:iadefactobeveraaliquis bileésoz.curreredelsoz.cur hoéalbɔ.znóiaquilzboeft rerenóépoffibileereplúfi albɔ.Eteodémódicodenei possibileésoz.nócurrerevel funtregule.quorpria reequiualetiftiptingenscft eftia.Hegpäepofitafacitz foz.nócurrergpumăregula quipollerefuocótradictozio EthneceffeeTo2.noncurrer viinoquil;bocurritequalet equiualetiftiimpossibileest isti.Aligshónócurrit.Etnó soz.currerrrecundamregur n u l l u s h o c u r r i t e q u i u a l z i s t i l a m z i f t a n o n n e c e f l e e s o z . ni aliquishomo currit. eurrercquiual;huic possibi Secundaraeftistanegató leésoz.currergtertiamrei poftpofitafacitegpoller fuo gulamzitadicaturdecete contrariopbaf.näiftaquils risquibuscunq3quare7c. bomo noncurritequipollet ( Dnuerfioeitcranspofi uftinullusbomo currit.2nul tiosubiectiinpzedicar lushomononcurritequipol rum7econuerfo:vtbomoé ictiftiquilibethomocurrit. animalanimalébomo.Etlý Lertiaregulaeftistanega diuiditurinconuersionefimi rioprepofitazpostpositatai plicemperacciisopercorra citequipolleresuofubalter, pofitionem. Lonuerfiofim no.vndebnonquilibethoñ pleresttranspositiosubieci curritequipolletistialiquis inpredicatú7e2°manentee bomocurrit.Etiftanonnul: Ademqualitateaquantitate lusbomononcurritequipol vtnulluanimalcurritnulluz letiftialiquishomononcur curréseanimal.Lonuerfiog rit.Undeversus.Precótra, acadésetranspofitiosubiec dic.postcontraprepostaz.sb tiipredicatu epomanteca gatiuisquare 7c. roz.nó currere èpossibile .6 Quipollentiarumtres ergononneceffeesoz.curre  1 . 1 4   demqlitarefzmutataquanti uerfavera?Querfensfalfa. tate.vtoishó estaialaliqd Håbé peraaliqrolanoné aialébo.Lóuerfiopptrapo fbftárianullarojaernte7ti fitioneeträfposiectiipdica befalsaaliquifubstätianon tiirecóuerfomanéteeadem énonrosaq2suutradictori qualitaterquitirate.kmura uzévertivžoisnonfubftan tistermisfinitisiterminosi tia ;estrora. finitosvtquoddaaialficurs Lotradictiopuerfiõefim ritqodanocurrensnóénon pliciarguiťpaiofic'becéve aialUtatfciafáfponóhis ranullusbõémuliē.zbecē puerhonib?puertatponun falfanullamulierébóigif, furistiosus,Fecifimpliciter Secuidobecéveranull?ce puertifeuapacci.Altopcon cusvid;ens:7becefalfanul traficfitpuerfiotota.Jng? lumensvidetcecúergorc. ponúťquattuorlrevocales Lertioßéveranuloom ? S.a.e.1.0.2fignificatplezar éibbiezljéfatfanullusbó firmatiaz.2vlemnegatiuaz éidomogac.AdpzimDICIE i.pticularezvelidefinităaf, giftanó suapuertens.fzia firmatiua.o.veropticulare; nullamulieréaligfbó.qioz velidefinitanegatiua.Luš effephilislimitatioipuerté dicitfecifimplr.i.plisnega teripuersa.Ad63picogi tiua7pticularisaffirmatiua fitdesbiectopdicatu.qziicft puertütfimplr.puertiťeua p:edicatúlyens13lyvidens pacci.i,vlisnegariazplis ens.ióficpuertiéšnullüvi affirmatiuapuertufp accñs densensécecii.Ad tertium Artopara.i.vlisaffirmatia difimiliterquiaiépuertens zpticularisvelidefinitane ei?Izianullüensiboiecdo gatiuacouertuntpoponem. m?.vľiainullobõieédom? Harzuerfionúsimplerévti quianondebétterminimuta lioz.q2vniuerfaliterfipuerfa recafumquarerc. é vera puertens é vera 7 eco plurescathcgoricar ipuerfióepaccñsestpuerfa coniunctaspnotam conditio falla.vtbeaialchó.2pueri niscopulationisdifiunctiois tensveraboéaisl.Jnquer velalicuiistarumequiualen fioneveropatrapènemécó tez.Vttuesbóituefanimal  uerfo.lzñéita i puersione p accideiis velpatraponez:ná р Ropofitioypothe, ticaeftillaģbabet   Iresigitfuntfpesypotheti Deimpoffibilitatepossibly CARnoequälentesifigifica, litateneceffitatezcoringen, do'ozaditionaťcopulatia ? tiaeiusdemnonopzdicerea difitictia.Alievero vtlocaliterqzoiscóditionilisvera cális ztörať nó funtypotheeftneceffariazoisfalraéim tice.fzcathegorice.Propofi poffibilis.Hulla atitestque tioaditionalisèillaiäjiun fitcótigens.iftereguledicte gun&plurescatbegoziceper suntdecóditionalidenomia noriaditionisvtfituesbó taalyfiquarezi. tuesaial.Propofitionü con ditionalium alia affirmati uaalianegatia.Propoaditic Dpulatiua eftillaque onalisaffirmatiuaéillaiqua babetplures cathego 5nórepared afirmaturnotaəditoiserel ricasgnotacopulationisiui plüpofitúest.Londitionalis cemcõitictas.vttuesboiz negatiuaestillaiquanotacó ditionisnegatur vtnonfitu eshotuesafinus7brempp batperaffirmatiua.Adveri ratezcóditionalaffirmatiue requiriťzfufficitg oppofitú tusedes.Dzopofitionúcopu latiuarumaliaaffirmatiuaa lianegatiua. Affirmatiuae illainquanotacopulationis affirmatureremplumpofitu eft. Hegatiuaperoeltillai quanotacopulationisnegaE pritisrepugnetåtecedentivt fituesbótuesanimal.bec vtnontuesbomoztuesasi veraeftquistarepugnanttu nus. csbomo tunoessial.An Etsempernegariua proba tecedésvocatillappoqim turperaffirmatiuam. mediate sequiturnotãcóditi Åd veritatem copulatiue onis:cófequesveroeftalta. afirmatiuerequiriturquam f'meibad itaotuesboeftafcedens? libetpartemerreveramvtcu tuesaialestconsequens.Ad eshomoatuesanimal. falfitatezconditionalis affir, Etadfalfitatem copulati, matiuerequirit.2fufficitq u e affirmatiue fufficitvnam "sistemahor oppofitum cófequentisftét partemeffefalsa;vttuesbehurinefrom cumancedentevifituesbó atucurris.  tu sedes.Hec aut ftant fimul Bd possibilitatem copula tuesbomoztunofedes.ió tiuerequiriturqualibetpar itaconditionaliseftfalfa. técepossibiléznll'äaltériiz tatomagis * welalijs   Jhiunctiuaeftillaique Deusévelfoztesmouef.Ere coñitigüturplescathe pltiftvttuesP'tunones.Et itbegorica.gozicepnotazdifunctionis; adcótingentiaeiusdemrege Detuesbomoveltuesafin? riturqualibetpartemeffeco Propofitionúdifuciuarú tingentezznullaalterirepu aliaaffirmatiuaalianegatia gnarenecétcótradictoriail ;Difiuctiuaaffirmatiuaéil, laqvtantirpseftalbɔl'ipfe a inquaaffirmaturnotadi currit.Poniturtertiapartir litctóisvtpatuit.negatiade culaqebecdifiunctiuaeftne roeftillaiquanotadifiuctó ceffariatunoesbóveltues aditsiplānisnegaturprñtuesboľ aial.ztinullapsalterirepu notá quodtuescapza.zbecsemppbat gnatzõlibyéatigés.lzboc firdresinsmeaffirmatiuagneceffetnega ióqzcötradictoriaptiuzre, Lisantca tiuanifipponeretnegatóvt pugnátvztuesbó7tunes Forritpattunonesafinusveltunoes aial.veldicatomeliusqad foipropofitioneapza.Affirmatiuaestq2nul neceffitatesdifilactiverequi ' laillannegationumtranfitin rifzfufficitcoplatiuafacta notam difiunctionis.  tropugnante poribilem.eremplüpzimivt tuesafinus.Etadfalfitatem tuesbo ztucurris.Szadi, eilisrequiriturqualspartem possibilitatemei?fufficitvna effefalfamvttucurrisl'nul partezeffeipossibiléautvná lusbaculusstatinangulo. alteriicopoisibilez.eremplu Mdposibilitatemdifüctie-figutcomkepartesplenepost primivttucurris.7tuésafi, affirmatiuefufficitvnaj par tilesramom nus.erempluzkivttuésztu temeffepossibilem.vthomo ferposibilisetideopom nes.Adneceffitatez.copla eftafinusvelantichristuseftfuficitermedpogriner tiueregritquamlib;premer Sed adimpoffibilitateeius ludvorbi uficiompor seneceffaria;vtboestaialz requirifqualibetpartéeffe totdimimurront14éria de’eit.Etadarigentiazip impoffibilemvthomoeftafialiudfornogri. husregriťzfufficitynapzar nusvelnullusdeuseft. tezelleptingentez.alteraatt Adneceffitatemdifiunctie nipofsibilezneceidéicópofi affirmatiuefufficitvnazpar bilemvttucurris7tuesbó temeffeneceffaria;veliuicé pel deus eftz tucurris. cótradici.Eréplum pzimivt 2 de partibɔcontradictozijser} Ad veritatezoifiuctiueaf, feimpoffibilez.Etadcontin Römeftiguduozycótrario afirmatiuefuficitvnazparte gentiamcopulatiuafacta siune imposfibilealiud effeveram.pttu.cshomop gtib oppofitisfitcótiges, metafarim #coco scadcon coinout:fed quo hoc eftueru ,cuno filin ilascopilgrimur,fatke porousopofiris,codicarilkidekie Erionisdifnightutplan qnoradiinch omnis,Admiños vilpropofiriones,congle:fed l Frelsabond murgiipropa Mit Saint Erine &filaceprolaindaoimportinisdefinitivaentrare difusiquefignificatia'sseéincóueniensa Popu-rariosgudworscontrariozeliuniecorigens unum idiom conigat&difiurgatriper SadcuilacopulatiuafaltonIparibusopofieasofusdeles in diversors Eticeforcimoodradilosiaoliikaepoksidaéestimat arhdheofmagisterbisincoligititommdig ogdifinitivaeritDrinsers. viétime quodpropriafueimpropriauide itq,amibe“pareddfentnene ožnnimadoprops liéefetwimmign ruenhomo neltuesani   bec.n.éneceffariatunocur iusmodi, r i s . v e l tu m o u e r i s . q 2 b e c co L e r m i n ’ e q u o c ' é t e r m i n ? pulatiaéipoffibiťtucurrif fimplerplurafignificarFzdi tunomoueris.Etbecéptin uerfasrationesficutlicanis géstucurrisvľtunomoue ghignificatcanelatrabilefi ris.q2beccopulatiuaéptin, duscelestezpiscémarinuz. genstunócurris7tumoue zbocdiuerfisrationibus. risfecúduregulasdatasde Paedicabilefecúdomó fti copulatiuis . mifvideliczcóiterzp ergoétermin?vnwoc?pze. priePredicabilecóiterfup túiterminoaptus.natusde aliquopdicari.zfictātermi nuscõis finglaristacói dicabilisingddeplerib?ori tibus(pe.ptaialpredicatur deboiezdeafinogorritfpe ineoqdquidqzaditerroga plerusqizplerusdiciepze tionezfacta;perquideftbo dicabile.Sippziesicfumen velafin?rndeturqeltaial. do difinit.Paedicabilee ter Ben'oiuiditur.naquodda minouiuoc'apt nat deplu estgenusgnälifsimu.zquod rib?pzedicari.7ficnull?ieri damgenussbalternum nusfingularisnec tráfcedes Benusgeneraliffimúéter autpofit?diciturpzedicabiming ficégen?qd nopot lefeuvniuersaleqóidéė.q2 essespecies.ytfubftátia.Be null’ralisestterin vniuoclis nussubalternúeftterminus Undetermin’vniuoc'est quificeftgenusqdpóteffe termin?fimplerplurasignifispecies vtaial.eeniz genus cásfm vnicáraionezficutli respectuhominisspeciesde boqosignificatfoztezplato rorespectucorporis té oiađuagiftcataF5bác Spesestterminusvniuo/ rationeať raroale.Perboccus nó fupremuspzedicabil qodiciturterminusfimpler ercluduttermini3pofiti.fed fignificanspla ercluditter minumfingularezzvnicara tione ercludit terminu trásce détez.videlzensaligdzbu iad plib?vtlibópdicatur aloztezplacóeieoqd9090 aditērogatöezfactapgdest foztelvpťlatorideurgébő Spéfoiuiditur q2qdazeft specialissimazadåMalterna  Segfcapituluopdicabilib? fariavidelzgen?(peciediffe p "Redicabiledupťrfu rentiáppriazaccides.Sen? ptú diuidit iquinqz vniuer, 2   SpēsBalternaetermina cutlialbuqapredicatur.de 9cu'filspeciespóreffegen? boieieoqdqualeaccicale vtanimal. qzaditëroğröezfactaequa Spésspecialiffimaéteri lisehódlafin?pótpuenien nusqcumfitfpesnópóteê terrñderiqdalb?.2bocno genus.vt bó.vel aliter conuertibiliter.Quia nó con Spėsspalissimaétermin? uertiturlialbuaialiq°illoz, vniuocuspdicabilisigdde Suffitientiapdicabiliūbe plurib'orñtıb nuerofolum turistomó quoë vleautest znotáterdiciturfoluiq2liai piedicabileeffentialiteraut alnéspésspálissima.ztúert accíítaliter termin?vniuoc?predicabilir Sieffentialrautigdauti igddeplib’orntib?núero quale.Siiqualeilludéoria 22defostezplacóeiznofoi Siigdautdeplurib'orīti, làdeorñtib?nuero.qzitd e b?sperilludeitgen?.autde orñtib’spé.vtdeboierlebe přib?orritib?nueroToluet :Differentiaéterin’viuoc? illudéspés.Siveroepdica paedicabiťde plib”iquale bileaccnraťrautgiqualeac cénale.vtroaleqapdicatur cntalepuerribľrz. illudėp ocfoztezplatoneieoqaqle pri.veliqualeacclitaleno qzaditërogatóemfactaper puertibiťr.2illudéaccñs.er qualisestfortesrespódetur predictispotpuiciafitper quod eft rationalis . dicato directavľ idirecta er Peopriúeftterin?viuoc? fentiaľbľaccñcať.Predica Þdicabilisdeplib’ieoquod tiodirectaeiaiqafupipze qualeaccñtalepuertiběrut dicaturdefuoiferiozi.Debo rifibileqapdicatdesozteet éaial.Paedicatioidirectaé platbeieoqdqualeqzadin illaiquaiferi’predicaturde terrogatoezfactapqualise fuosuperiozi.vtaialeftbo. sozesvťplatopueniéterrñ Predicatioeéntialiséillai deturq rifibiť.7totaratio quafuperi’pzedicaturdein quareficpdicaturdeilliseq? feriozivelecóuersofzquod éppziapafsioilliustermini dictiévľoriadealiq°illon bomo cum quo conucrtitur. Si predicatioaccítaliséila Acchrétēmin’vniuoc'pze iquappuúvelaccñspzedir. dicabilisdeplib”ieoquod caturdegenerefpeciezpria qualeaccắtaleipuertiblrfi bľfuoidiuiduoautepuerfo  5   Eréplüpzimi:vtbóèrifibil dirurindecepdicasca.Quo Paialéalbu.exéplusivrrifi rupzimueltpredicarsitu lub bileéhoalbueaial.Etpfiľr státiecul’generaliffimúébic dedriazidiuiduodicafl'me teri’lbalubàpoiturhicter li’oicaturg pdicatioefriaťė mi?coup”.subcocpozecosp? pdicatio terminoz eiusdez s a i a t u sub cozpoze aiato ať 16 dicamentivtbóestaial.pze, aialifpesspecialissimahoľ dicatioautaccicaťeftpiedi afinuszlbiftisfuaidiuidua carioterminoxdiuerfozpze fozteszplato.bzunellus7fa dicamentorumvthomoéale uellus.Secúdupredicame bus.Termin superioradre túeftpdicamentu quátitutis liquúdicitureffeillequicon Lui'generalisfimúeftquäti. tinerillúznecóuerfoficutli tasfubýfuntduogenera16 aialrespectuisti'terminihó alternaärnulluestsuperius qzfignificatquicgdile?cuz adreliquúvzcontinuuz?di bocaliquidvltra.Lermin’in scretu.primigenerisiftefür feriozadreliquúdicitureffe fpetieslineasuperficiescoz illequicótineturabeo.nnó pustempus?locus.qR:bec ecouerfovtliforesrespectu funtindiuiduabiliuea fupfi iftiusterminibomo . hiclocus. Secundigeneris Lozpozea Jnco:pozea infinitesuntfdeties.f.binari, Lozpus aiatum rius trinarius 7 cetera . Redicamentuzestcoő ciumeltpaffiovelpafsibilis dinariopluriuztermi, qualitas.Quartuzestforma nozuFmsubzlupza.Etdiui, vetcircaaliquidpitasfigura  us trinarius quaternarizë Animatum Jnanimatuz indiuiduaverofunthicbina Sensibile Animal Tertium piedicamentum è predicamentuz qualitatiscu iusgeneraliffimum estquali Lozpus Jnsensibile Rarionale Jrrationale. tasfubquofuntquattuo:ge Animal rationale nera subalterna:non sebabe Soates Plato rio.Secundum eftnaturalis p potentiavelimpotentia.Ier Substantia tia fecundum sub z fupza.pzi mortalis Jmmortalis mumesthabitusveldispofi, Domo cies.boc cozpusboc rempus 1 1   Primigeneris(petiesfune Quintumpredicamétoem grāmaticalogicazrhetorica dicamétuacióiscuiusgener quaqindividuasuntbecgrå rasubalteznafuntfer.quozu matica logicab rbetorica. nulluėsuperiusadreliquum Lertijgenerisfpessunto risspéssunt.generarehoiez redoamaritudo.albunigruz ?cozrupereequáquayindir calidúzfrigidubuidum zfic uiduafuntficgenerareboiez cum.quarúidiuiduasuntheç ficcorrupereequum.Iertijz dulcedobiamaritudohocal quartigeneris(pessuntau. bumhocnigp 7buiusmodi. gereinlongudiminuereila Quartigenerisfpeciessut tum.quozumindiuiduafffic circulustriangulusquadra augereilögumficdiminuer gulus2huiufmodiquarúidi inlatu. Quitigenerisspés uidua funt.biccirculus .bicfunt calefacerez frigefacere triangulushicquadrágulus. quaridiuiduafuntficcalefa QuartiipredicamétüĊpdi cereficfrigefacer.Sertigo, camerurelatóis.Lui'gene. nerisfpeciesfuntmouct fur ralissimúeftrelatiovelada. súmoueredeorsumquaruin liquidfbåfunttriagenera( diuiduafuntficmouerefurfu alterailebita63,16zsup2a ficmoueredeorfum.Sertus Primumestcaparatio.Se predicamétaépredicaméruz cuduzéfuppofitio.Lertiuzė paffioniscu’generatiffimu fuppofitio.primigenerisfpe estpassio.Etb;fiĽrfergene tiessuntvicinusequale?li, rafbalternarisebūtia ;sub milequarumindiuiduasunt. zsupaav;generaricorrupia hicvicinusbocequalezboc ugeridiminuialterari7fzlo fimile dñszmagister.qxidiuidua quúconīpiärididuasütir, süthicprbiconszbicmagi tuboiezgenerariftueqmco Tertijgeneris(péssútfili? rūpi.Iertüzquartigeneris fuus7discipľ?quaruiidiui; fpetiessuntaugeriinlon duasuntbicfili?bicferubic gúdiminuiilatuquanidiui. piscipulus. dua funtficaugeriilogu fic cumouči.primi7figeneris, Secridigenerisspēsfuitpr fpessúthominezgenerarie  Secundigenerisspėssunt v3generarecourtīgeaugere OURzmolle.quarüindiuidua diminuerealterare.cfmlo, funthocdurumbocmolle. cumouere.Primizfigener b

Nicoletti. Keywords. Refs.: H. P. Grice, “Paolo da  Harborne, and Paolo da Venezia,” lecture for the Club Griceiano Anglo-Italiano, Bordighera. Luigi Speranza, “Grice e Nicoletti: quadratura ed implicatura” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691313096/in/photolist-2mPsU62-2mLHPna-2mKMv6z-2mKMuu9-2mKNSXR

 

Grice e Negri – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mercato San Severino). Filosofo. Antimo Negri.  Antimo Negri (n. Mercato San Severino) è stato un filosofo italiano.  Allievo di Antonio Aliotta, con il quale si è laureato a Napoli prima in Lettere e poi in Filosofia, ha sempre considerato come suo maestro Giovanni Gentile, di cui tuttavia non è stato direttamente un discepolo.   L'intensità con cui Negri ha approfondito il pensiero gentiliano si è concretizzato dapprima nello studio dell'allontanamento di Michele Federico Sciacca dall'attualismo poi in testi quali: “Giovanni Gentile,” “L'estetica di Giovanni Gentile,” e “Giovanni Gentile educatore.”  Innumerevoli sono gli scritti dedicati all'idealismo hegeliano, tra cui i saggi “La presenza di Hegel,” “Ricerche e meditazioni hegeliane,” e “Hegel nel Novecento,” e le traduzioni di opere hegeliane come “La vita di Gesù” e “Le orbite dei pianeti.”  A queste traduzioni si aggiungono anche quelle di grandi classici del pensiero filosofico, economico e sociologico.   Ha ricevuto il Premio San Gerolamo.  A Negri si deve anche la valorizzazione di alcune grandi personalità della cultura italiana, come quelle di Andrea Emo, Carlo Michelstaedter e Julius Evola.   La sua carriera lo ha visto professore di Storia della filosofia in alcune delle più importanti università italiane: Bari, Perugia e Roma, dove ha lavorato presso l'Università degli studi di Roma Tor Vergata fino alla fine del suo incarico universitario.  Nel corso della sua esperienza intellettuale è stato impegnato in un'intensa attività saggistica e pubblicistica, scrivendo sulle più importanti riviste culturali italiane e straniere, tra le quali: il «Giornale Critico della Filosofia Italiana», il «Giornale di Metafisica», «I Problemi della Pedagogia», «Rinascita della Scuola», «Dix-Huitième Siècle», «L'Enseignement Philosophique», «Studia Estetyczne», «Idealistic Studies».   Ha collaborato con molti dei maggiori quotidiani nazionali: «Il giornale d'Italia», l'«Avanti», «Il Messaggero», «Il Sole 24 Ore», «Il Tempo» e «il Giornale».  Inoltre, ha diretto varie collane di testi filosofici per la Marzorati («Ricerche filosofiche», «Testi e interpretazioni»), la Seam («Filosofi italiani del '900», «Sentieri del giorno e della notte») e la Antonio Pellicani Editore («La storia e le Idee») e riviste come gli «Studi di storia dell'Educazione» della Armando Editore.  Gli è stato assegnato, a Palermo, dall'Associazione internazionale di studi e ricerche Friedrich Nietzsche fondata da Alfredo Fallica, il «Premio Nietzsche».  Saggista sempre molto prolifico, ha continuato a pubblicare opere originali non solo nella scelta degli argomenti ma anche dei contenuti: il Discorso sopra lo stato presente degli italiani, il De persona. L'indomabilità dell'individuo e Problema Europa: Unità politiche e molteplicità culturali.  Bibliografia:  Antimo Negri, Michele Federico Sciacca: dall'attualismo alla filosofia dell'integralità, Edizioni di Ethica, Forlì.  Collegamenti esterni  «Négri, Antimo», la voce in Enciclopedie on line, sito "Treccani.it L'Enciclopedia italiana". Controllo di autorità VIAF (EN) 4947184 · ISNI (EN) 0000 0000 8083 8487 · SBN IT\ICCU\CFIV\001170 · LCCN (EN) n79038496 · GND (DE) 115429352 · BNF (FR) cb120370838 (data) · BAV ADV10280490 · WorldCat Identities (EN) n79-038496 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Ultima modifica 1 anno fa di un utente anonimo PAGINE CORRELATE Bertrando Spaventa filosofo italiano Michele Federico Sciacca filosofo italiano Idealismo italiano Corrente filosofica predominante in Italia nella prima metà del XX secolo WikipediaAntimo Negri.

 

Grice e Negri – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Padova). Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher philosophises on Pinocchio!” -- Grice: “I like his idea of a new ‘grammar of politics,’ even if he uses the extravagant metaphor, delightful though, ‘fabbrica di porcellana’. He has a gift for metaphor, sure!” – Grice: “’la lenta ginestra’ to qualify Leopardi’s ontology is genial!” -- Grice: “Negri reminds me of ‘pinko Oxford’!” Tra gli anni sessanta e gli anni settanta, fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista. Dagli anni ottanta in poi, si dedicò invece allo studio del pensiero politico di Baruch Spinoza, contribuendo, insieme a Louis Althusser e Gilles Deleuze, alla sua riscoperta teorica. In collaborazione poi con Michael Hardt, ha scritto libri molto influenti nella Teoria politica contemporanea.  Accanto alla sua attività teorica, ha svolto una intensa attività di militanza politica, come co-fondatore e teorico militante delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare Potere Operaio e Autonomia Operaia. A causa della sua attività politica è stato incarcerato e processato, all'interno del processo 7 aprile, con l'accusa di aver partecipato ad atti terroristici e d'insurrezione armata. Venne, tuttavia, assolto da queste imputazioni, per poi venire condannato a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale nella rapina di Argelato. Saggi: “Stato e diritto -- la genesi illuministica della filosofia giuridica e politica” (Padova, Milani); “Lo storicismo” (Milano, Feltrinelli); “Forma giuridica” (Padova, Milani); “Flosofia del diritto” (Bari, Laterza); “Il concetto di partito politico” (Padova, Moderna); “Lo stato piano e il comune” (Milano, Feltrinelli); “Il concetto d’integrazione nella storia di Italia” (Milano, Giuffrè); “Il concetto di stato” (Milano);  “Il capitale e lo stato”, “Della ragionevole ideologia” (Milano, Feltrinelli); “Incidenza di Hegel. Napoli, Morano, Enciclopedia Feltrinelli Fischer); Scienze politiche, (Stato e politica), Milano, Feltrinelli); L’organizzazione operaia” (Milano, Feltrinelli); Partito operaio contro il lavoro, in S. Bologna, P. Carpignano, Negri, “Crisi e organizzazione operaia” (Milano, Feltrinelli); “I proletariato” Proletari e Stato. L’autonomia operaia e compromesso storico, Milano, Feltrinelli); “La fabbrica della strategia” Padova, “Cooperativa libraria editrice degli studenti di Padova, Collettivo editoriale librirossi, La forma Stato, per la critica dell'economia politica della Costituzione italiana” (Milano, Feltrinelli); “Il problema dello stato e sul rapporto fra demo-crazia e sociali-smo” Milano, Unicopli-Cuem, “Il dominio e il sabotaggio: sul metodo marxista della trasformazione sociale,” Milano, Feltrinelli,  “Manifattura, società borghese, ideologia: Una polemica sulla struttura e la sovra-struttura,” Roma, Savelli, Marx oltre Marx [Grice, “Grice oltre Grice”]. Quaderno di lavoro sui Grundrisse, Milano, Feltrinelli, “ Dall'operaio massa all'operaio sociale. sull'operaismo, Milano, Multhipla, “Comunismo e guerra,” Milano, Feltrinelli, Politica di classe: il motore e la forma. Le cinque campagne oggi. Milano, Machina Libri, “Otto Dix,” Milano, Studio d'arte Grafica, “L'anomalia selvaggia: potere e potenza in Spinoza” (Milano, Feltrinelli);“Macchina tempo. Rompicapi, liberazione, costituzione,” Milano, Feltrinelli, Pipe-line. Lettere da Rebibbia, Torino, Einaudi,  Boutang, Diario di un'evasione, Cremona, Pizzoni, Le verità nomadi: lo spazio di libertà” (Roma, Pellicani); “Fabbriche del soggetto: profili, protesi, transiti, macchine, paradossi, passaggi, sovversione, sistemi, potenze: appunti per un dispositivo ontologico, in "XXI secolo. Bimestrale di politica e cultura", “Lenta ginestra: l'ontologia di Leopardi, Milano, Sugar, “Fine secolo. Un manifesto per l'operaio sociale. Milano, Sugar,” “Arte e multitude” (Milano, Politi, “Il lavoro di Giobbe. Il famoso testo biblico come parabola del lavoro umano, Milano, Sugar); “Il potere costituente. Ssulle alternative del moderno, Carnago, Sugar, Spinoza sovversivo. Variazioni (in)attuali” (Roma, Pellicani, “Dioniso, o lo stato postmoderno” (Roma, Manifestolibri);  L'inverno è finito. Scritti sulla trasformazione negata” (Roma, Castelvecchi); “I libri del rogo, Roma, Castelvecchi); Partito operaio contro il lavoro; Proletari e Stato; Per la critica della costituzione materiale; La costituzione del tempo. Prolegomeni. Orologi del capitale e liberazione comunista” (Roma, Manifestolibri); Spinoza (Roma, DeriveApprodi, Contiene: S Democrazia ed eternità in Spinoza); “Sogni Incubi”, L’incubo, Visioni. Politica e conflitti nella crisi della società del lavoro” (Milano, Lineacoop, La sovversione” (Roma, Liberal, Kairòs, alma venus, multitudo. Nove lezioni impartite a me stesso” (Roma, Manifestolibri, Desiderio del mostro. Dal circo al laboratorio alla politica, a cura di e con Ubaldo Fadini e Charles T. Wolfe, Roma, Il manifesto, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, con Michael Hardt, Milano, Rizzoli,  Europa politica. [Ragioni di una necessità], a cura di e con Heidrun Friese e Peter Wagner, Roma, Manifestolibri, Luciano Ferrari); “Bravo ritratto di un cattivo maestro. Con alcuni cenni sulla sua epoca” (Roma, Manifestolibri); “L'Europa e l'impero. Riflessioni su un processo costituente, Roma, Manifestolibri); “Moltitudine e impero, Soveria Mannelli, Rubbettino, Il ritorno. Quasi un'autobiografia” (Milano, Rizzoli, Guide); “Impero e dintorni” (Milano, Cortina); “Moltitudine. Guerra e democrazia nell’ordine imperiale” (Milano, Rizzoli); “La differenza italiana” (Roma, Nottetempo); Movimenti nell'impero. Passaggi e paesaggi, Milano, Cortina, Global. Biopotere e lotte” Roma, Manifestolibri, Goodbye Mr Socialism, Milano, Feltrinelli, Settanta (Roma, Derive); Approdi, Fabbrica di porcellana. Per una nuova grammatica politica, Milano, Feltrinelli, Dalla fabbrica alla metropoli” (Roma, Datanews,  Il lavoro nella Costituzione” (Verona, Ombre Corte, Dentro/contro il diritto sovrano. Dallo Stato dei partiti ai movimenti della governance” (Verona, Ombre Corte,  Comune. Oltre il privato ed il pubblico, (Grice: “Cf. Grice on ‘common language’ and ‘private language’”) Milano, Rizzoli,  Inventare il comune, Roma, DeriveApprodi, Il comune in rivolta. Sul potere costituente delle lotte (Verona, Ombre Corte); “Questo non è un Manifesto” (Milano, Feltrinelli); “Spinoza e noi, Milano-Udine, Mimesis); “Fabbriche del soggetto. Archivio (Verona, Ombre corte); Arte e multitudo (Roma, DeriveApprodi); “Storia di un comunista” (Milano, Ponte alle Grazie, Galera ed esilio. Storia di un comunista” (Milano, Ponte alle Grazie, Assemblea, Milano, Ponte alle Grazie, Da Genova a domani. Storia di un comunista, Milano, Ponte alle Grazie. Antonio Negri. Keywords: implicature, potere-potenza, l’incubo, la differenza italiana, grammatica politica, assemblea, Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Negri," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685927324/in/photolist-2mQjnue-2mPY4jk-2mPyUzx-2mNbFJE-2mMQbzj-2mLLyEe-2mKNNqN-2mKbok1-2mKiTu1-2mJqjKS

 

Grice e Neri – aporia della realizzazione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “Neri is an interesting philosopher – he speaks of the aporia of the realization, which is intriguing, and considers that ‘objectivism’ started with Galileo, which is realistic!” Professore a Verona. Allievo di Banfi e Paci, rappresenta una delle ultime sintesi della Scuola di Milano, di cui riprende alcuni dei temi portanti: ricerca fenomenologica, analisi storico-politica, studi estetici. Rispetto ai suoi maestri, del cui pensiero è stato uno dei maggiori interpreti, sviluppa un percorso di ricerca originale, caratterizzato da una critica delle ideologie del Novecento e dei loro fallimenti, e da una lettura non dogmatica della storia contemporanea, volta a metterne in luce discontinuità e aporie. Forte di un'indole scettica e fedele al principio dell'epoché fenomenologica, Neri ha ripercorso le vicende della dialettica marxista, focalizzando in particolare la sua attenzione sull'Europa centro-orientale, e sulle varie forme di controcondotta e dissenso che, a partire dagli anni sessanta, sono andati germinando in quel contesto storico. I suoi autori di riferimentoHusserl e Merleau-Ponty, Bloch e Lukács, Kosík e Kołakowskirivelano la tensione intellettuale tra ricerca teoretica e storica che ha caratterizzato il lavoro di Neri, dalle principali monografie, ai saggi su aut aut e Il filo rosso, fino al materiale inedito conservato presso l'Archivio Neri, da pochi anni istituito presso l'Università degli Studi di Milano.  Durante gli anni universitari, trascorsi tra Pavia e Milano, Neri ha l'occasione di frequentare gli ultimi corsi di Antonio Banfi, ormai lontano dalla fenomenologia e intento a perfezionare (e radicalizzare) il suo umanesimo di stampo marxista, e dell'ancor giovane Enzo Paci che, in quegli stessi anni di dopoguerra, intraprende un confronto innovativo con gli esiti della ricerca husserliana, e in particolare con i contenuti della Crisi delle scienze europee, oggetto di numerosi corsi. Proprio questo "apprendistato fenomenologico", secondo l'espressione di Luciano Fausti, ha consentito a Neri di acquisire un metodo di ricerca che lo ha accompagnato, non solo nei suoi studi delle opere di Husserl, Merleau-Ponty, Patočka (dei quali traduce e cura varie pubblicazioni), ma, più in generale, nell'analisi del pensiero storico e politico novecentesco. A questi interessi va ad aggiungersi quello per l'arte e l'estetica, decisivo in questi primi anni, e dovuto in particolare agli insegnamenti di Dino Formaggio, con cui Neri si laureò. Neri continuerà a interessarsi a questi temi anche negli anni successivi, dedicando diversi scritti a Panofsky (della cui Prospettiva come forma simbolica cura nell'edizione) e a Caravaggio, e interrogandosi sul rapporto tra fenomenologia ed estetica.  Agli anni di studio, segue una fase di ricerca che lo porterà nei primi anni sessanta a Praga, ospite dell'Accademia delle Scienze della Cecoslovacchia e, in seguito, negli Stati Uniti d'America, dove è visiting scholar a Pennsylvania. A Praga, Neri entra in contatto con la giovane generazione di intellettuali cechi che, in questi anni cruciali, portano avanti l'idea di riformare il socialismo dal suo interno, a partire da una profonda reinterpretazione del materialismo e della prassi marxiana. È grazie a Neri che in Italia si diffondono le opere di Karel Kosík e di Jan Patočka che, pur così profondamente diversi, condividono con Neri l'interesse per la fenomenologia e la politica. Durante la sua esperienza americana, Neri dedica a Marx una serie di lezioni e conferenze, i cui testi inediti, facenti parte del Fondo Neri, sono conservati presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. Analizzando il pensiero di Marx, Neri si rifà in particolar modo, oltre che all'insegnamento di Kosík, agli scritti di Gajo Petrović e alla scuola jugoslava legata alla rivista Praxis. Tornato in Italia, inizia un lungo periodo di insegnamento a Verona, durante il quale incentra i suoi corsi sulla fenomenologia post-husserliana, su Bloch, sull'idea filosofica di Europa e la sua eredità, a seguito del fallimento dei principali progetti politici novecenteschi. Escono in questi anni le sue opere più note: “Aporie della realizzazione”, sulla filosofia e l'ideologia dei paesi del socialismo realizzato, e “Crisi e costruzione della storia”, dedicato, ancora una volta, al maestro Banfi.  In più occasioni, manifesta il suo debito nei confronti dei suoi maestri milanesi, per averlo iniziato allo studio della fenomenologia. In tal senso, il passaggio dall'insegnamento di Banfi a quello di Paci è decisivo. «Al centro non era piùscrive Neri poco prima di morire, ricordando quegli anniil "disperato razionalismo" del fondatore della fenomenologia: il fuoco della rilettura era diventato il "mondo della vita" e la critica dell'obbiettivismo moderno». Un pensiero che ben si presta a una generazione di giovani studiosi che, durante gli anni sessanta, si raccolgono intorno a Paci, desiderosi di affinare un pensiero che consenta di riguadagnare un sguardo disincantato, ma non indifferente, sulla realtà sociale e culturale circostante, contro «l'asfissiante razionalismo» di Banfi e, più in generale, contro l'impronta culturale del PCI.  Neri rientra in questa nuova leva di studiosi e in questi termini si possono interpretare anche i suoi studi fenomenologici. «Con il tema del mondo della vitaribadisce Neri, in un altro tra i suoi scritti più tardila fenomenologia mostrava di saper affrontare i problemi posti dalle scienze storiche e sociali, dall'antropologia culturale e infine anche dal pensiero marxista». L'esempio di Paci, tuttavia, che cercò a tutti gli effetti di coniugare metodo fenomenologico e dialettica marxista, è seguito dall'allievo solo parzialmente, lasciando la sua impronta più visibile nel volumePrassi e conoscenza, una cui parte è dedicata ai critici marxisti della fenomenologia. Col passare del tempo, tuttavia, Neri adotta una posizione di sempre più evidente rottura, prediligendo a qualsiasi tentativo conciliatorio una critica fenomenologica del socialismo realizzato e delle sue distorsioni. A tal proposito, il confronto con Kosík e il dissenso, all'interno del socialismo reale, giocano un ruolo di primo piano.  Come si evince dalla sua “Aporie della realizzazione,” distingue due fasi e due generazioni di filosofi, all'interno della complessa crisi del socialismo in costruzione. Da una parte, la prima generazione è rappresentata da György Lukács e da Ernst Bloch. Proprio al pensiero di quest'ultimo, alle sue concezioni di storia e di utopia e ai suoi numerosi ripensamenti, Neri dedica una lunga analisi, che tornerà periodicamente anche negli anni successivi, come testimoniano i programmi dei suoi corsi universitari. A Bloch è ispirato, d'altronde, il titolo del libro, che Neri ricava da una pagina di Principio speranza. È all'interno della dialettica tra realtà e realizzazione, tra condizione presente e speranza futura, che Neri individua l'andatura del socialismo reale, della sua filosofia e della sua ideologia. Solo con la seconda generazione di filosofi, tuttavia, le aporie della realizzazione socialista vengono veramente al pettine; la malinconia di Bloch cede infatti il passo allo sguardo scettico di Kołakowski e al tentativo di Kosík di rileggere la dialettica marxista in termini concreti, al di là di ogni deriva ideologica. Dello stesso tenore è anche il libro su Banfi, Crisi e costruzione della storia, di pochi anni successivo, in cui Neri si confronta con lo stesso tema della realizzazione, inteso stavolta nei termini del tentativo banfiano di costruire un percorso storico su basi razionali, oltre la crisi della civiltà moderna, verso una nuova prospettiva umanistica. Alla luce del ritratto offertoci da Neri, che si concentra in particolare sugli anni trenta, intesi come momento cruciale per lo sviluppo della teoria banfiana, emerge un'immagine di Banfi particolarmente complessa, nella quale la svolta ideologica e l'adesione al comunismo non offuscano il perdurare di uno spirito critico e di una prospettiva europea, che si sviluppa al di là dei particolarismi delle filosofie nazionali.  L'Archivio Guido Davide Neri -- è stato creato presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano l'Archivio Guido Davide Neri. In tale archivio è raccolta un'imponente quantità di materiali inediti, che comprendono riflessioni, appunti per corsi e seminari, annotazioni di viaggio, corrispondenze. Sono considerati di particolare rilievo, in vista di futuri studi sul pensiero filosofico di Neri, i 149 quaderni, contenenti le riflessioni del filosofo, dalla metà degli anni cinquanta, fino alla sua morte. Attraverso la lettura di questi scritti, ora completamente consultabili e in corso di digitalizzazione, è possibile chiarire il rapporto e gli scambi di Neri con altri rappresentanti della filosofia milanese: da Banfi a Paci, da Dal Pra a Preti. Grande importanza rivestono anche i commenti in presa diretta su alcuni tra i più rilevanti avvenimenti storici del Novecento: dall'invasione sovietica dell'Ungheria, alla Primavera di Praga, fino al crollo del socialismo reale. A ciò si aggiungono le riflessioni sul ruolo della filosofia nella società, sul modo e l'opportunità di insegnarla, e sulla sua tenuta, di fronte alle scosse della storia.  Saggi: : “La fenomenologia della prassi  (Milano, Feltrinelli); “Il partito socialista italiano” (Milano, Feltrinelli); “Crisi e costruzione della storia” (Napoli, Bibliopolis); “Il sensibile, la storia, l'arte” (Verona, Ombre Corte, F. Tava, su Open Commons of Phenomenology. G. Scaramuzza, Presentazione, in Atti della Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la Fondazione Corrente, Milano, Materiali di Estetica, Archivi. su sba.unimi. degli scritti di in aut aut, n. Atti della Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la Fondazione Corrente, Milano, in Materiali di Estetica, Quando tra noi  Ricordo, amici, colleghi e studenti, Pizzighettone, Viciguerra, L. Fausti, Tra scepsi e storia. Un percorso filosofico, Milano, UNICOPLI,. L.Frigerio e E.  Mazzolani, Iin Sistema Università,  A. Vigorelli, Fenomenologia e storia. A partire da Patocka: itinerario filosofico, in Leussein,  F.  Tava, Open Commons of Phenomenology. sba.unimi. Fondo librario. Grice: Mussolini used to say that Garibadi spoke of the ‘popolo’ while he speaks of the ‘nazione’ – and a nazione has a plusvalue over popolo. Il popolo e l’asino, l’asino e il popolo utile paziente e bastonato. Grice: “Neri made a great contribution or the spreading of Husserl’s interpretation of their own Galileo n Italy. Who is this Jew to tell us anything about our glorious Pisan? Husserl saw Gailei as a Platonist. Neri made a translation of Husserl’s essay on Galileo and included in a saggio with the title GALILEO in it – in this way, he gathered the attention of every Italian philosophical Galileian!” Grice: “Perhaps the best introduction to Italian socialist politics are the commentaries Neri made to the cartoons in the asino, which he entitled, bitingly, the bite of the ass!” Grice: “Oddly, bite is an attribute of ass – when a retrospective of the cartoons was held, the cliché journalese when ‘satira morente’ -- -- estetica di Diderot, senso e sensibile, il sensibile, la sensazione, il Galileo di Husserl. –Guido Davide Neri, su sba.unimi. Neri. Keywords: aporia della realizzazione, il mordo dell’asino, -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Neri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701893635/in/photolist-2mQiU3r-2mPZ2Vc-2mPVkio-2mPYm4t-2mLN3si-2mLGvyP-2mLHHHe-2mPq5pS-2mKTyvC-2mKG3XG-2mKFeJo-2mKDwcr-2mGnP2f-G3tvCn-G9arP4-FcebeC-ErqrPW

 

Grice e Nesi – implicatura – adulescentuli oratiuncula – Sono dalle celeste sphere Venere: perche  amore inspiro: dagl’elementi fuoco: perché  d’amore accendo da uoi con vocabulgreco CHARITÀ chiamata: perché col mio ardore della GRAZIA della salute viso degni.filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice: “I once had a fight with Nowell-Smith; he was saying that a philosopher should not be a moralist; I told him that by that token Nesi wasn’t one!” – “De moribus” Figlio di Francesco di Giovanni e di Nera di Giovanni Spinelli, si dedica interamente agli studi filosofici. Strinsge stretti rapporti con i principali umanisti fiorentini dell'epoca, tra cui Acciaiuoli e Ficino. Influenzato dall'operato di Savonarola, ricopre anche diverse cariche politiche.  Saggi: “Adulescentuli oratiuncula”; “Orazione del corpo di Cristo”; “Orazione de Eucharestia” “ Orazione sull'umiltà” “Sulla carità”; “De moribus”; “De charitate”; “Oraculum de novo saeculo, Canzoniere, Poema. Treccan Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Obviously, Nesi is not having Davidson in mind. But Nesi is wrong in identifying GRAZIA with CHARITA, ‘greco vocabull” – this is an etymological blunder. The charities were indeed three – Eglea, Eufrosina, e Talia – and they danced mainly to eroticse Mars, or more frequently Giove and Mars together --. Of course the expression ‘gratia’ is not cognate! – For Davidson, charity is what the Italians refer to ‘carità’, formed out of ‘carus’ – the spelling with ‘ch’ is a French corruption! So to be charitable, in Davidson’s interpretation, is to be kind, caro. Not graceful! --. Grice: “If Davidson doesn’t know his Greek mythology, that’s not my fault --. Instead of his singular principle of charities, I will take the liberty to sub-divide it into three maxims – The first maxim refers to the first charity, Aglae: splendour; thes second maxim refers to the second charity, Eufrosina, mirth; the third maxim refers to the third charity, Talia, cheer. In Kantian format, these counsels of prudence become: be splendorous – or try to make your conversational move one that is splendorous; be merry – or try to make your conversational move one that will carry mirth to your co-conversationalist; and ‘be cheerful’, try to make your conversational move one as if it was spawned by Thalia!” -- Giovanni Nesi. Nesi. Keywords: adulescentuli oratiuncula, principle of charity, Davidson on charity on Grice. Who was the first Englishman to use ‘charity’ as a hermeneutic principle? Butler. Grice speaks of self-love and benevolence. Benevolence – and charity? Grice is not so much concerned with Beneficenza or Malificenza, but with Benevolenza, and Malevolenza – where does charity fit? What was Ciceronian for charity. What is pre-Christian about charity? Charisma, charitas, folk etymological confusion here – caritativo – carita – caro, “le tre carità in armónico conubio” “tre carità”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nesi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690518712/in/photolist-2mLN3si-2mLz5aB-2mKHqkS

Grice e Nifo – implicatura ludicra – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sessa Aurunca). Filosofo. Grice: “I like Nifo; first, because he wrote a treatise he called ‘ludicrous rhetoric;’ second, because he tried to refute Pomponazzi against the mortality of the soul – surely the soul is ‘mortal’ is a category mistake --.” Alla corte di Carlo V (L. Toro, Sessa Aurunca). Studia Padova sotto Vernia. Insegna a Padova, Napoli, Roma e Pisa, guadagnando una fama tale da essere incaricato e pagato da Leone X di difendere l’immortalità dell’animo di Leone X contro gl’attacchi di Pomponazzi e degli alessandristi. Ricompensato con la nomina a conte palatino con il diritto di assumere il cognome del Papa, Medici. La sua prima filosofia si ispira ad Averroè, modifica poi la propria visione giungendo a posizioni più vicine al domma romano. Pubblica un'edizione delle opere di Averroè corredate di un commento compatibile con la sua nuova posizione. Nella grande controversia con gli alessandristi si oppose alla tesi di Pomponazzi per il quale l'animo razionale non e separabile dal corpo materiale e, dunque, la morte di questo porta con sé anche la scomparsa dell'anima. Sostenne, invece, che l'animo di Leone X, quale parte dell'intelletto assoluto, non e distruttibile e alla morte del corpo di Leone X si fonde in un'unità eterna. Tra i suoi allievi, presso Salerno, tra gli altri, ricordiamo, Rosselli, filosofo calabrese autore di un testo molto controverso, Apologeticus adversos cucullatos (Parma), in cui cerca di affermare le sue dottrine che tendono a discostarsi da quello del suo maestro. Lo si ritiene protagonista di un curioso episodio. Pubblica il trattato “De regnandi peritia” (la perizia di regnare), che alcuni ritengono essere un plagio del più noto “Il Principe” di Machiavelli del cui manoscritto e venuto in possesso. Gli e conferita la cittadinanza onoraria di Napoli ed iessa e estesa ai figli ed agli eredi in perpetuo.A lui è dedicato il Convitto Nazionale di Sessa Aurunca, della quale e anche sindaco. Saggi:“Liber de intellectu”; “De immortalitate animi”; “De infinitate primi motoris quaestio” [cf. Bruno, Galilei, Novaro, infinito]; “Opuscula moralia et politica”; “Dialectica ludicra,” “De regnandi peritia.”  Furono poi più volte ripubblicati, in quanto ampiamente diffusi, i suoi numerosi commentari su Aristotele, di cui i più importanti sono “Aristotelis de generatione et corruptione liber Augustino Nipho philosopho Suessano interprete & expositore”; “Expositiones in libros de sophisticos elenchis Aristotelis”; “Expositiones in omnes libros de Historia animalim, de partibus animalium et earum causis ac de Generatione animalium, In libris Aristotelis meteorologicis commentaria” (Venezia, Ottaviano Scoto); Physicorum auscultationum Aristotelis libri octo”; “Super Libros Priorum Aristotelis”; “Commentarium in tres libros Aristotelis De anima”; “Dilucidarium metaphysicarum disputationum in Aristotelis Deum et quatuor libros metaphysicarum”. “Dialectica ludicra”. Biblioteca del Convitto, Dialectica; “Dialectica ludicra”; “In libris Aristotelis meteorologicis commentaria”; “In libros Aristotelis De generatione et corruptione interpretationes et commentaria, Biblioteca del Convitto Nifo di Sessa Aurunca; “In libros Aristotelis de generatione et corruptione interpretationes et commentaria.  G. Gabrieli, "Raccolta Storica dei Comuni", Istituto di Studi Atellani, Sant'Arpino, C.  De Lellis, Discorsi delle Famiglie Nobili del Regno di Napoli, Napoli, G. Paci, G. Marco, I sindaci della città di Sessa, Sessa Aurunca, Zano. La filosofia nella corte (Milano, Bompiani). Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Marco, G. Parolino, Incunaboli e cinquecentine nelle biblioteche di Sessa, Minturno, Caramanica, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. De Bellis, Il pensiero logico, Galatina, Congedo, Ennio De Bellis, Aspetti storiografici e metodologici, Galatina, Congedo, E. ellis,  Collana Quaderni di “Rinascimento”. Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento (Firenze, Olschki); A. Poppi, I liceii di Padova, Dizionario biografico degli italiani, Ratisbona. Grice: “I enjoyed Nifo’s rambling on dreaming – quite an complement for Descartes on clear and distinct perception!” Grice: “Part of my cooperative principle is based on Nifo – echoing Aristotle rather than Kant. Or rather echoing Kantotle. In this case, it’s Aristotle’s key concept of a ‘virtue’ – a collective virtue, like solidarity, lies at the bottom of my conversational principle of cooperation. The virtue is ONE of course, which is good. Each maxim then attends to some virtue. Nifo is better than Castiglione in that his Italian is better. He relies on Cicero, rather than on this or that court poet! So there’s VERITAS, HONESTAS, CARITAS, and the rest. Each is seen as a virtue, and the point is to find the ‘middle point’ or mesotes. A bore is a bore but if you include this or that ‘implicatura ludicra’, two gentlemen can enjoy a nice conversation. Nifo is having the Northern Italian courts in mind, away from that nefarious influence of the Pope, who had paid him to demonstrate the immortality of his soul! The virtue model of conversation is an interestin gone – “De re aulica” is the way Nifo considers this, and he makes interesting observations on how to attain a middle way, i.e .how to win frineds and lose enemies!” –Of course there are overlaps. My model is Kantian, but what is a counsel of prudence if not a nod to Aristotle’s virtue of prudentia – the principle is thus a principle of conversationl conviviality, urbanity --. There are conceptual problems with a purely Aristotelian model, rather than Ariskantian one. One is not after VIRTUE, but the MESOTES – So the ideal is not to be searched for. It’s not pure HONESTAS, but that which fits civil conversation. Oddly, Italians were more concerned with ‘vitii’, which due to their Roman dogmatic assumptions, they correlate with ‘vice’. For each vice, we should not look for the VIRTUE, but to the MESOTES --. Kant could not make head or tail of this! Agostino Nifo. Nifo. Keywords: ludica, ludicra, intellectus, animo intelligere, nous, intellectus passivus, intellectus activus, intellectus agens, intellectus possibilis, intellectus passibilis, what is so ludicrious about dialectis?– Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nifo: la dialettica ludrica”, Grice, “Dreaming” – Malcolm, “Dreaming” --. – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701700739/in/photolist-2mPmNVF-2mNzeEc-2mLGAQC-2mLD9pe-2mLEzBt-2mLGJnr-2mKLVA3-2mKAKcc-2mKQRx3-2mKAsyK

Grice e Nizolio – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescello). Filosofo. Grice: “I read Nizolio and it’s like reading myself!” – Insegna a Brescia e Parma. Pubblica il lessico “Observationes in M. Tullium Ciceronem” (Brescia), il Thesaurus Ciceronianus” (Venezia, Facciolati) e il “Lexicon ciceronianum” (Venezia, Facciolati). Ha una lunga polemica con Maioragio per una critica portata da quest'ultimo a Cicerone che, iniziata con la Epistola ad M. A. Majoragium, prosegue con l'Antapologia e si conclude con i “De veris principiis et vera ratione philosophandi contra pseudo-philosophos” (Parma), scritto contro gli scholastici, che interessarono Leibniz al punto che questi li fece ristampare premettendogli il titolo “Anti-barbarus Philosophicus, sive Philosophia Scholasticorum impugnata” con una prefazione ed una lettera a Thomasius sulla dottrina di Aristotele, Francofurti (Roma, Bocca). E chiamato da Gonzaga a Sabbioneta. Contemporaneamente alle critiche di Ramo alla logica dei lizii, anche per lui occorre sostituire all'astrattezza di quella logica un pensiero che sia concretamente legato al reale, e a questo scopo la strada maestra sta nel ritrovare i processi del pensiero direttamente nella struttura grammaticale dell’italiano. Individua cinque principi per fare della buona filosofia. Il primo principio generale della verità e della buona filosofia consiste nella conoscenza della lingua romana, in cui sono espressi quei saggi filosofici. Il secondo principio è la conoscenza di quei precetti che si trovano nella grammatica e nella retorica di Cicerone, sostituendo la grammatica e la retorica alla metafisica, ontologia, o filosofia speculativa, dal momento che il metafisico si e preoccupato solo di ricercare il vero, senza occuparsi dell’utile, il necessario, o il pertinente delle cose trattate. Il terzo principio consiste nell’interpretare il filosofo antico come CATONE IL CENSORE, o Cicerone, o Antonino, e nello sforzarsi di comprendere il modo con il quale il popolo romano si esprime, essendoci verità in quella schiettezza – Grice: ‘slightness” -- di linguaggio. Il quarto principio generale del vero è il libero, e la vera licenza delle opinioni e del giudizio su qualunque argomento, in contro ogni domma, come richiede il vero e il naturale. Non devono essere dunque CICERONE o ANTONINO  nostril maestri, ma i cinque sensi, l'intelligenza, il pensiero, la memoria, l'uso e l'esperienza delle cose.  Il quinto principio afferma che, oltre a esporre ogni tesi con la chiarezza della lingua comune – l’italiano volgare, senza introdurre nel discorso oscurità (avoid obscurity of expression, be perspicuous [sic], avoid unnecessary prolixity [sic] o sottigliezze, occorre non trattare problemi che non hanno realtà. Esempi di invenzioni filosofichi prive di oggettività sono la “idea” platonica e la tesi del reale dell’universalie. Infatti, il reale è costituito soltanto da singoli individui e questi devono essere indagati non attraverso la loro natura propria e privata, ma attraverso la loro comune e continua successione. Si fa filosofia non astraendo, ossia togliendo da una singola realtà quel quid che viene poi analizzato come se esso fosse reale, ma comprendendo, ossia considerando insieme il singolo reale. L'universale è una vana e finta astrazione che deriva invece dalla comprensione di ogni singolare di ogni genere, accolto insieme con un atto solo, senza astrazione intellettiva, ma con il solo ausilio di un'intelligenza che comprende il singolare. In sostanza, noi non possiamo distaccare, con un'operazione dell'intelletto, un universale da ogni singolare, ma semmai passare dall'individuale al collettivo. L'operazione consiste nel sostituire alla dialettica la retorica e alla logica la grammatica ma, pur mettendo in rilievo i difetti della logica classica, non riesce a fondare una nuova logica efficace e persuasiva. Saggi: Garin, Rossi, Vasoli, “Testi umanistici su la retorica”; “Testi editi e inediti su retorica e dialettica di Nizolio, e Ramo, Milano, Bocca  “Marii Nizolii Brixellensis in M.T. Ciceronem observationes Caelii Secundi Curionis labore et industria secundo atque iterum locupletatae, perpolitae et restitutae. Ejusdem libellus, in quo vulgaria quaedam verba et parum Latina, ad purissimam Ciceronis consuetudinem emendantur, ab eodem Caelio, s.c. limatus & auctus”. Dizionario Biografico degli Italiani. Ballestri, Massimiliano. Milano, Cosmo editore, R. Battistella, umanista e filosofo, Treviso, L. Zoppelli, Il rinnovamento scientifico moderno, Como, Meroni, Rossi,  “La celebrazione della rettorica e la polemica anti-metafisica del "De Principiis" in La crisi dell'uso dogmatico della ragione, A. Banfi, Milano, Bocca); W. Fink, Logica aristotelica Universale Idea. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. G. Calogero,  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Grice: “I was slightly disappointed when I got hold of Nizolio’s overadvertised masterpiece, the “Lexicon Ciceronianum;” while Urmson liked it, I found it more to be a common-or-garden dictionary. I did not care for philosophical concepts, seeing that he starts wih “A”, ‘the first letter of the alphabet,’ as Nizzoli defines it. So, I went straight to the third tome – heavy as they are, and reprinted in London for use at public schools –‘adolescens’ – to ROMA, ROMANVS, ROMVLVS. As for his advice as to deal with the longitudinal unity of philosophy and his rhetorical, ‘Plato is my friend but a better friend is truth,’ I can’t believe it coming from one who dedicated his life to TRACE every little ‘diom’ (slogans as the London edition has it) uttered by Cicero! WhileI would expect praise against the barbarian scholastic from Roger Bacon, it sounds hypocritical coming from Leibniz. By Nizelio’s standard, Leibniz was a barbarian his self. The scholastics actually saved the books from the flames of the Longobards and the Eastern Goths (earlier on). Roma, 2. Contr. RuJ. 95. Romain montibus  posita, et convalUbus, ccenacolis  sublata atque suspensa.1. de Div.107. Certahant, Urbem  Romam  Uemamne  vocdrent, Post  led. in  Sen. 1. Roma  arx  omnium  terrarum. De Pet Cons. 40. Roma  civitas CK nationnm conventu constituta. 1. de Onu  196. Roma domus virtutis, imperii et dgnitatis. Ib, 105. Roma domidUum imperii et gloris. 4.C.11. Roma luxorbisterraruhi,et  arx  onuuum  gentium.1. Div. 101. Bmoul sexenniojpost Veios  captos a  GaUis capta. Ib, 89. Rome  et  reges  augnres,  et  postea  privati  eodem  sacerdotio  prsediti,  lempub. regionum  autoritate  rexemnt.1. Qu. Fr. 1. 18.  Roma,  ubi  tanta  arrogantia  est,  tam  im-  moderata libertas, tam  iofinita  hominum  centia. t 14. Redu  Romam  Fonteu  cansa ad  VII.  Idns  Qu. 3. de  Nat  21.  Roma in  terrisnihU  meUns.  Inoer.  Romam  conditam  01  vmpiadis  sestss  anno  tertio.   Romani. Pro  Leg. Man. 7.  Romani  pn»-  ter  ctiteras  gentes  laudis  et  glori»  avidi.  14. At  12.  Romani  cives  facti  Siculi  lege  Anto-  niL9.Fara.19.  Romani  veteres  atque  urbau  sales. 1. Tus. 3.Romani serius quam GffKci poeticam acceperant 1. Di. 95. Romaia nihU in bello sineextis agebant nihU d<»B& sine auspiciis. 1. Off. 35. Romani Toscoianos, Equos, Volscos, Sabinos, Hemicos, victoria parta non modo conservarunt, sed etiaro in ciritatem acceperantPro Mur. 74Romani tempora voluptatis laborisque dispelrtiunt,.&c.l. Tus. 1. Romani omnia aut invenerant per se sapientius, quam Greciaut accepta ab illis fcicerant meUora. 1. Div. 102. Romani omnibut rebus agendis, quod bonnm, faustum, felix, fortunatnmque essetprefabantur. Pro Cnc 99. Romani eos vendere solebant, qui mUites facti non essent 3. de Ora. 40. Romani minos qoam liitm Utteris stndebant Pro Leg. Man. 5.1. Romani omnibus navalibus puffuis Carthagienses vicerant 4. Aoad. 147. Romanorum antiqoa jurisjurandi formulaet consuetudo.1. de Or. 15. Romanoram ingenia raultnm csBteris liomiaibos omnium gentium prsstiterunt 3.39. Snavitassemkonis  Atticoram  et  Romanomm  propiia. 4. Tosc 3. Apod  priscos Romanos  morem  honc  epolaram  fiijsseantor est  Cato  in  Originibos, ut  deincepi,  qui  aocobaient, canerent  ad tibiam  virorom  daroram Uodes atqoe virtotes. Romanos, a, uro. 1. de Nat 83. Romana k 58 RO JaiioteIbBoa«t,<f«aUs8oif2li« $.S.Fo^ paU RoaiaBi ovnk religio in ftcrt etin anspida diyia. 16. Att 2. Popalnm Boaunun nanDJ saasnonSn defendenda ropnb.sed Sn pUndendo coosoBieie. 10.7. Bum non nodo Romano bomini, sed ne Perse qwden coiqaam tolerabile.7. Fam. 18. Bomaoo nsoae oommendare.16. 5. Romano more feqni.1. de Orat 24. et Ver. 5. 36. Romani ladL 4. Att. 14. NuBc Romanas res aedpe. Romilla, iribus. t. cont Ral.78. Respondit, Romilla tribo se initiam esse £se- tnram. I^, Tribos. Romalos, li, Qutnntti. 3. C. 2.Romalam»  qu  banc  aibem  condidit,  ad  deos  immorta-  les  benerolentia  famaqae  sastulimas. 1. de L. 9 Roawhis  post  exoessum  suum  dixit  Proculo  Jolio,  se deom  esse,  et  Qaoinum  vocartemplumaae  sibi  dedlcari  ia  eo loco jussit  3.C. 19. Romuhis  quem  iaauratum  m  Capitolio  pamun  ac  lacttntem,  uberibos  lopiais  inhiantem  fuisse  meministis. 3. OfF.  41.Peccavit  igitar,  paoe  vel  Qoirini toI  Bomali  duEerim. 1. de D. 107. Romuhis  puldier. Ih, 3.  Romulus  urbm  auspicato oodidit  16.31. Roamlus  non  solom  aospi-  eatoRomam condidit, sed  etiam  optimos  augur  feit 3. de  N.  5. Romnlos  auspicBs,  Numa  sacris  constitatb,  fandamenta  jeeit  ostiSB  dTitatii. 3. Off. 41. Rommlus,  cum ci visom csset utilios solum, quam cum altero regnarefiratrem interemit 1. DeOr. 37. RomaJns consitto magis et sapientfa qaam doqueotia usns est S. Div. 45. Romolas et Remus com altrice bdhui vi folminis idi oooddeiant £6. 81. t 1.107. Romulis et Remus  ambo  aagures  fberant  3. C. 19. Roorali  stataa  decoelo  taeta.  Som. 6ch>.17. Ronmlo  moriente deficere sd  bommibas  eatingaiqao visus est. Summatim quanam fine principia generalia veritatis investigande, recteque philosophandi. Item in summa quanasmint princigpeianeralia pseudo-philosophorum et perverse philosophandi. De generali omnium nominum divisione in substantiva, adjectiva propria appellativa, deq; eorum proprietatibus et differentia, nginguam facisus queinbuncdicmab ullotraditisaut cognitis, contra pseudo-philofophos. De nominibus propriis et appellativis, tam cole&li vis quam simplicibusnon cola Letivis, ac decorum proprietatibus et diferentis, contra philos-ophastros. s.De  us)0 (sem (falsis. De denominativis reliquis capitibus Ante predicamentora,vel supervalaneis vel. Universalia realia etiam five raese concedantur, tamen non fuisse facienda quin. Que numeross ed velunumtantum, hoc est, GENUS, vel plura quam quinque hoc est, septem veloflo, adiecto communi, simils, contrario, arque substantia. De nominibus substantivis et adiectivis. De eorum proprietatibus ac diferentis, contra pseudo-philosopos. De generaliomnium rerum divifione oratoria pera & deila pseudo-philosophorum falsa, simul quede voce universi anni versalis et in summa de falsirate universaslium realium ut vocant. Universalia realia nec propter scientias artes quetradendas, nec propter syllogismos eocateras argumentations formandas, nec propler predications superiorum de inferioribus faciendas necessario ese ponenda contra pseudo-philosophos. Universalia realta vere in rerum naturaese non posse. Co propter canone c, uirea Etiffime dicunt nominales. Cintra sultam illam realium opinionem de universalibus realibus, quorum rationes omnes plusquam in aneslabefaltaneur. um suffi.ientia ,quamvocant. De toris,& corum divisionibus, compositionibus quepere, contra falsissimam dialecticorum de his omnibus doctrinam. De vere philosophico e oratorio genere et de vera eius definitione. Contra falsum genus dialecticum et falsam cius definitionem. De vera specie oratoria et vera ejus definitione, contra falsam speciem dialecticam & falfam illius definitionem. De vera diferentia & vero proprio philosophicis oratoriis do simulde eisdem adversariorum vel falfsis vel inutilibus. De accidente vero quid esmedin constanter definite et simul pauca quadam de falsis universalibus, eorum vanis questionibus in universum. De preceptis dividendi et definiendi oratoriis veris et dialecticis falis. De homonymis et synonymis grammaticorum veris quid vere sint et quis verus eoru mufus, contra ftultaila aquivocado analoga dialecticorum. Ele tantum modo unum et summum et verum á generalisimum genus oralo rium, quod eft, genus rerum sex autem s a transcendentia Dialecticorum, decem pre dilameniaAristotelis,& triaLaurentiiVallaelefalsa. Quam ob levem causam Aristoteles CATEGORIAS fore predicamenta decemponenda ex iftima verii et quam non re et tetriatantum Vallusta rucrit, fimul quopactonosar borem generica ma Porphyri analonge diversam, faciendam arbitramur. GENUS rerum vere in duasrantum species divide in s ubstantias et qualitates, omnia alia accidentium dialecticorum pradicamenta sub qualitate generalitan quamo verascius specie sper econtineri. Simul de falsa universali. De o sem. De qualitale generali et omnibus e iustam comparata quam absoluta speciebus, praferrimquede qualitate speciali, quantum different a speciebus accidentium dialectic corum ,& fingillarim quærario de causa diversitatis. De nominibusscientia“ arris quid APUD LATINOS communite rad proprie significe ne, u quormo dis virum que corum accipiatur et deniq; quibus differentis attes elit entia mnter sediftinguantur, contra falas scientias et artes pseudo-philosophorum, (falla. De generalı scientiarum do atrium divisionenoftrarera, et pseudo-philosophorum. De errales Peripateticorum in generalı philosophia divisione admflis. Dialectica minter scientias ( ariesnecut universalem nec ut particularem ul lumomninolo cum habere pose sed tanquam non modo falsams ed etiaminutslem de sua pervacuam ex omni artinm do scientiarum numero ejiciendam. Metaphysicam inter scientias Cartesnecut universalem nec ut parricularem ul lumomninolo, um habere pofe, sed tanquam partim falsam, parliminutlım, partim super vacnam ab omni artium scientiarum numero removendam. De comprehensione universorufmingularium vere philosophica de oratoria et simul de abstractınoe universalium pseudo-philodophia et BARBARA contrafallam Ardo stotelis doctrinam falsode ceniis, abstrahentiam non efemendacsum. Oratoriam esse facultatem vere generalem, grammaticam sub se primo, deinde reliqua somnesarl es fcrentias vere continentem, iumpartese jusmajores breviter ex ponuntur omnes ,ở cidem,quaàPseudophilofophisuniquefueruntablatarestituuntur. De sophisticis Elenchis ab Anstoelein Rhetoricam non recte introductis et delio brofophifticorum elenchorum quid senciendum, Que et quot fintea, quarequiruntur cascientise artibus, ex quibu spendetac fitomnis eorum dividio definition o distinclıo, contra falfam de eisdem rebus Pjendophialosophorum doctrinam. De utilibus & veris argumentis de que utılı vero eorum iam tradendorum, quam usurpandorum modo, conira partım fulumpurtom inutilem ipsorum doctrinam ab Aristotele traduam in libro Topicorum. De definitionibus nominis et verbido orarionis grammaticorum veris. Pseudo-philosophorum falfis, códealis, queab Aristorele falso vel inutiliterinlibroSepiépenveids traduntur. Dentılıbus et veris argumeniationibus, de queutilido verocarumufu, contrainu tolemdo vanā Ariftotelis decudem rebus doctrmamtraditam in libris Analyticorum. Defalfa demonftratione & falfafcientia& falfa fapientia Pseudophilosophorum ( simul de inutili falfoque Pofteriorum Analyticorum libro. De vanitate eorum , quaà recentioribus Dialedicis appellantur Parva Logicalia. Libros qushodiefubArif. Nomineleguntur plerosquenonvereeflesri Roselicos, sed fubdititioscon adulterinos, contra communem Pseudophilosophorum opinionem. De Platone, Ariftotele, Galeno, Porphyrio. Deomnibus Arifterelis interpretibus Grucis, LATINIS e Arabibus: reviter quid fentiendum re&te philosophaturis. De ratione philosophandi o de corrigendis instaurandisq; Philosophia studis, qua nunc maxima exparte perveriae corruptfaunt. Nizzoli. Mario Alberto Nizolio. Nizolio. Keywords: Cicerone, lexicon ciceronianus, Antonino, Leibniz’s ‘anti-barbaro’. – Refs.: Luigi Speranza: Grice e Nizolio: il thesaurus ciceronianus” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701277378/in/photolist-2mLEyw7-2mLHFJp-2mKEd6j

 

Grice e Noce – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pistoia). Filosofo. Grice: “Only in Italy, philosophy and history are so connected; it would be as if we at Oxford after the war would be only concerned with understanding Churchill!” Grice: “For us, to do linguistic philosophy was to get away from post-tramautic stress disorder acquired during what Winthrop stupidly called the ‘phoney’ war!” – Grice: “It’s not difficult to understand why Noce’s notes on Gentile were only published posthumously!” -- essential Italian philosopher. «Certo i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta anche da certi scrittori laici.»  (Risposte alla scristianità, da Il Sabato). Ttitolare della cattedra di "Storia delle dottrine politiche" all'Università La Sapienza di Roma.  Studioso del razionalismo cartesiano e del pensiero moderno (Hegel, Marx), analizzò le radici filosofiche e teologiche della crisi della modernità, ricostruendo con cura le contraddizioni interne dell'immanentismo.  Argomentò l'incompatibilità tra marxismo, umanesimo, ed altri sistemi di pensiero che propugnavano la liberazione secolare dell'uomo e la dottrina cristiana (affermò: "solo il Redentore può emancipare"). Sostenne tenacemente, per tali motivi, l'impossibilità del dialogo tra cattolici e comunisti e previde il "suicidio della rivoluzione". Studioso del fascismo, sostenne che tale ideologia fosse peraltro in continuità con il comunismo e fosse anch'esso un momento della secolarizzazione della modernità. Sostenne, inoltre, l'esistenza di molti punti di contatto tra il fascismo e il pensiero dei sessantottini.  Filosofo della politica, preconizzò la crisi del socialismo reale, mentre esso viveva la sua massima espansione a livello mondiale. Argomentò che tale sistema, da una parte applicava coerentemente la filosofia di Marx, ma dall'altra negava le premesse del marxismo: ciò in quantomostrava Del Nocelo stesso sistema di Marx si basava sulla contraddizione tra dialettica e materialismo storico. Ribadiva infine la necessità dei valori di verità e di moralità.  Figlio di un ufficiale dell'esercito e di Rosalia Pratis, savonese discendente di una famiglia nobile savoiarda, Augusto Del Noce nasce a Pistoia nel 1910. L'anno dopo la madre si trasferisce con il figlio a Savona e, allo scoppio della guerra mondiale, a Torino, presso una zia materna. A Torino, Augusto svolge tutta la sua carriera di studi: dapprima al noto liceo D'Azeglio, frequentato da alcuni dei futuri protagonisti della vita politica e culturale della città e della nazione (Norberto Bobbio, Massimo Mila, Gian Carlo Pajetta, Cesare Pavese, Felice Balbo e altri), poi all'Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, allievo di A. Faggi, Erminio Juvalta e Carlo Mazzantini con il quale si laurea nel 1932 con una tesi su Malebranche. Inizia quindi a insegnare presso istituti superiori (Novi Ligure, Assisi, Mondovì), mentre sviluppa la sua attività di studio anche con soggiorni all'estero. Legge con entusiasmo Umanesimo integrale di Jacques Maritain, che rafforza in lui, tra l'altro, una sempre più convinta opposizione al fascismo. Cerca invano di farsi trasferire a Torino e di accedere qui alla carriera universitaria. Nel 1941 si trasferisce a Roma per un distacco propostogli dall'amico Enrico Castelli. A Roma frequenta Franco Rodano che, con Felice Balbo e altri, anima l'esperienza di «Sinistra Cristiana», un tentativo di conciliazione di comunismo e Cristianesimo da quale Del Noce resta per breve tempo affascinato. Nel 1944 viene accolta la sua richiesta di trasferimento presso un istituto superiore di Torino, dove torna a risiedere. Accompagna all'insegnamento un'intensa attività di studio e di collaborazione a diversi periodici, tra cui Cronache Sociali che gli dà occasione di incontrare Giuseppe Dossetti.  Scrive e pubblica il saggio La non filosofia di Marx, che ripubblicherà vent'anni dopo nella sua opera maggiore (Il problema dell'ateismo) e nel quale fissa i termini complessivi della sua interpretazione del marxismo. Nello stesso anno cura l'edizione italiana di Concupiscentia irresistibilis di Lev Isaakovič Šestov. Inizia la collaborazione alla Enciclopedia filosofica del Centro Studi Filosofici Cristiani di Gallarate, diretta da Luigi Pareyson. Dal 1957 al 1961 è distaccato a Bologna presso il centro di documentazione diretto da Giuseppe Dossetti. Nel capoluogo emiliano frequenta Nicola Matteucci e collabora stabilmente al neonato periodico «Il Mulino». Scrive su Ordine Civile, rivista animata da Gianni Baget Bozzo, e altri alcuni saggi, uno dei quali, «Idee per l'interpretazione del fascismo», sarà all'origine delle future revisioni storiografiche di De Felice e Nolte. Partecipa al convegno organizzato dalla Democrazia Cristiana a Santa Margherita Ligure con una relazione intitolata L'incidenza della cultura sulla politica nella presente situazione italiana: sugli stessi temi Del Noce intratterrà per anni un rapporto difficile con il partito cattolico (altri interventi nei convegni di San Pellegrino e di Lucca. Partecipa a un concorso a cattedra a Trieste, ma non ottiene il posto. Pubblica Il problema dell'ateismo e l'anno successivo Riforma cattolica e filosofia moderna, Volume I, Cartesio. Partecipa alla «Giornata rensiana» con una relazione intitolata Giuseppe Rensi fra Leopardi e Pascal. Ovvero l'autocritica dell'ateismo negativo in Giuseppe Rensi, nella quale espone la sua fondamentale fenomenologia del pessimismo come pensiero religioso. Nello stesso anno vince il concorso per una cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea all'Università degli Studi di Trieste, dove divenne Professore. In quell'anno esce L'epoca della secolarizzazione, che raccoglie molti dei saggi e degli interventi degli anni sessanta. Si realizza il tanto atteso trasferimento a Roma, dove, all'Università "La Sapienza", insegna prima Storia delle dottrine politiche e poidal 1974Filosofia della politica.  Si infittisce la sua collaborazione a riviste e periodici, sui quali interviene anche riguardo all'attualità politica e culturale. Diresse la collana «Documenti di cultura moderna», dell'editore torinese Borla (poi passata alla Rusconi) proponendo al pubblico italiano autori come Marcel de Corte, Titus Burkhardt, Manuel García Pelayo, Hans Sedlmayr ed Eric Voegelin. Partecipa vivacemente al dibattito sul divorzio. Dopo la metà degli anni settanta inizia il rapporto con gli universitari di Comunione e Liberazione partecipando a convegni e incontri promossi dal Movimento Popolare. Pubblica il saggio Il suicidio della rivoluzione, dedicato al compimento e alla dissoluzione del marxismo. Con Il cattolico comunista chiude i conti con l'esperienza di Rodano (che nel frattempo ha lasciato la DC per il PCI) e dei teorici della conciliazione tra Cattolicesimo e marxismo. Dal 1978 inizia anche la collaborazione continuativa con il settimanale «Il Sabato» e contribuisce alla creazione della rivista «30 giorni», di cui rimarrà stabile collaboratore. Nello stesso anno viene candidato come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana per il Senato: primo dei non eletti, entrerà in Senato l'anno successivo (1984) a seguito della morte di un collega. Viene insignito del «Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica. Riceve il premio Nazionale di Cultura nel Giornalismo: la penna d'oro. Viene premiato dal Meeting di Rimini. Muore a Roma. È tumulato nel Famedio del cimitero di Savigliano. Esce “Gentile”, che raccoglie diversi saggi sul padre dell'attualismo, sul fascismo e sul suo significato nella storia, frutto di decenni di studi e rielaborazioni. L'archivio del filosofo e la sua biblioteca sono custoditi a Savigliano dalla fondazione Centro Studi Augusto Del Noce, sorta nei primi anni novanta, diretta prima da G. Ramacciotti, poi da Francesco Mercadante, da Giuseppe Riconda, e E. Randone. INella sua più celebre opera Il problema dell'ateismo (del 1964) Del Noce inizia l'analisi della storia della filosofia moderna invertendo il paradigma storicistico e positivistico che nel progressismo aveva la sua cifra comune. Il filosofo afferma infatti che tale paradigma di illuministica origine ha come prima condizione d'esistenza la postulazione dell'ateismo come necessità del progredire dei sistemi filosofici e delle scienze a prescindere dalla teologia cristiana, cioè a prescindere dalla Scolastica, anzi in più o meno esplicita opposizione alla Scolastica.  La tesi che Del Noce intende dimostrare in questa sua opera è -come evidenzia appunto il titolo- la considerazione dell'ateismo non più come «necessità» bensì come «problema» della modernità, il cui ultimo, coerente e necessario sbocco è appunto il nichilismo post-nietzscheano distaccato ormai da qualsiasi riflessione filosofica e sfociato in una pura forma di vita, in puro way of life di distruzione e auto-distruzione dell'uomo. Del Noce pone quindi innanzitutto una distinzione fra tre diverse forme di ateismo, ovvero fra l'ateismo positivo o politico diurno, i cui esempi perfetti sono stati l'illuminismo di un Diderot o l'umanesimo di un Feuerbach, l'ateismo negativo o nichilistico («notturno»), esemplificato invece dalla filosofia di Schopenhauer, e infine l'ateismo tragico, detto anche «follia filosofica», cioè la forma più rara e particolare di ateismo che Del Noce trova solo in due casi in tutta la storia della filosofia, ovvero in Nietzsche e in Jules Lequier.  Posta questa propedeutica distinzione, Del Noce inizia l'anamnesi del pensiero filosofico moderno per rintracciare la genesi di ogni forma di ateismo, impossibile da pensarsi per la filosofia antica come dimostra il fatto che anche la filosofia epicurea -considerata comunemente come ateistica- ammetteva in realtà l'esistenza degli dèi. Per Del Noce appare evidente che la crisi della Scolastica medievale non ha costituito un processo necessario per il semplice fatto che proprio colui che aveva intenzione di riformarla -cioè Cartesio- fu invece colui che in realtà la tradì e se ne allontanò: è nelle celeberrime Meditazioni metafisiche che il filosofo francese -allievo dei Gesuiti- tentò di riproporre una nuova prova dell'esistenza di Dio da opporre al naturalismo libertinista del Seicento, che predicava relativismo etico e che sostituiva il dio-logos con la Natura impersonale e senza ordine.  In realtà però Cartesio, nel suo sforzo apologetico, compì il definitivo tradimento della filosofia cristiana riattingendo ad un agostinismo privato di platonismo e considerando così le idee dei semplici «contenuti della mente». In altre parole se l'idea di Dio, quantunque logicamente necessaria, non è il riflesso intellettivo di una realtà ontologica esterna al soggetto ma è una semplice struttura logica, allora vale realmente la critica kantiana della prova ontologica di Sant'Anselmo secondo la quale non è lecito aggiungere il predicato dell'esistenza alla perfezione dell'idea se non per un paralogismo.  Del Noce in sintesi ha mostrato come il tradimento e la perdita della Scolastica, attuata innanzitutto da Cartesio, ha come punto centrale l'idea di Idea, che è passata ad essere da struttura del reale a struttura del razionale, passando quindi dal dominio dell'ontologia a quello della psicologia. Per questo non vi è alcuna spiegazione se non il rifiuto pregiudiziale di riconoscere uno statuto ontologico all'idea, cosicché non vi sarebbe appunto alcuna necessità di trapasso della Scolastica né tantomeno alcuna necessità di genesi del razionalismo; in tal senso la famosa critica di Kant varrebbe quindi solo contro Cartesio e non contro Sant'Anselmo, il cui platonismo gli permetteva ancora di inferire necessariamente la «perfezione» dell'esistenza dall'idea dell'Essere con ogni perfezione, cioè dall'idea di Dio. Prosegue la sua analisi mostrando quindi come in Cartesio, che pur nelle sue intenzioni voleva essere un defensor Fidei, già sussisteva in nuce ogni forma di illuminismo che avrebbe poi dominato nel Settecento, per questo egli parla di un pre-illuminismo cartesiano e aggiunge inoltre che proprio Cartesio, fiero avversario del libertinismo dilagante nel suo tempo, fu colui che tradusse l'ateismo libertinistico e irrazionalistico nella sua forma razionalizzata, cioè nell'illuminismo, che sarebbe stato appunto un libertinismo razionalistico. Si noti che Del Noce non pone giudizi sulla persona di Renato Cartesio, e anzi sottolinea come al suo tempo egli si poteva davvero credere il grande condottiero vincitore della battaglia culturale del Cristianesimo contro il libertinismo, ma ciò perché non era riuscito a prevedere una forma di ateismo non-irrazionalistico e non-relativistico quale fu appunto l'illuminismo settecentesco, che non si limitò più ad opporsi alla Scolastica ma che formò una propria dogmatica visione della storia in cui il Cristianesimo, rappresentato dalle leggende nere del Medioevo, era stato solo un ostacolo per lo «sviluppo» e l'«emancipazione» dell'umanità (si tenga presenta la definizione kantiana di «illuminismo»).  Da Cartesio in poi sono comunque due i percorsi filosofici che partono e che sviluppano i due aspetti compresenti in Cartesio, ovvero l'illuminismo e lo spiritualismo: da una parte infatti Condillac, Kant, Condorcet, fino a Hegel e Marx riceveranno il lascito propriamente razionalistico e sensu lato materialistico di Cartesio, dall'altra invece Pascal, Malebranche, Vico e infine Rosmini saranno gli eredi del suo patrimonio spiritualistico, inteso questo come filosofia di accordo fra ragione naturale e fede cristiana, posta la distanza epistemologica dalla Scolastica; famosa ed illuminante è a questo proposito la teoria della «visione in Dio» di Malebranche, nonché la distinzione pascaliana fra «Dio dei filosofi» e «Dio di Gesù Cristo». Andando comunque alla radice del problema del tradimento della metafisica cristiana (Tomismo) da parte di Cartesio e del conseguente illuminismo, Del Noce individua come unica possibile condizione per tale tradimento il rifiuto del peccato originale come male metafisico e quindi il rifiuto dello «status naturae lapsae» di cui proprio il Cristo sarebbe il redentore: senza alcuna natura umana da redimere, cioè senzanecessità di alcun redentore, il razionalismo ha sostituito il peccato con l'ignoranza e Dio con la ragion critica, rifacendosi così ad un pelagianesimo laicizzato che da solo rende possibile una qualsiasi forma di ateismo. Egli nota, infine, che avendo rifiutato la radice metafisica del male se ne è dovuta cercare quella fisica o psicofisica, secondo gli schemi ideologici che nel Novecento avrebbero reso la psicanalisi e la psicologia gli elementi complementari allo scientismo per una completa e non riduttiva visione del mondo senza Dio, e per una definitiva «ateologizzazione» della ragione.  Compimento e dissoluzione del marxismo Riguardo al marxismo e alla sua interpretazione Del Noce scrisse due opere, ovvero Il cattolico comunista e Il suicidio della rivoluzione, che costituiscono la continuazione de Il problema dell'ateismo in quanto in esse il filosofo analizza più dettagliatamente solo una delle linee filosofiche originate da Cartesio, quella razionalistica, cioè quella che nella storia moderna fu vincente nella sua estensione politica, nel tentativo di trovare e di dimostrare la continuità necessaria fra razionalismo, materialismo, marxismo e infine nichilismo, quest'ultimo inteso come cifra problematica della civiltà postmoderna.  La giustificazione epistemologica di questa analisi è data dal fatto incontestabile che la storia del Novecento inizia da un fatto filosofico, ovvero dal passaggio della filosofia marxiana in azione politica, ovvero dalla coerentizzazione di quella che Del Noce definisce la «non-filosofia di Marx»: da ciò appare non solo giustificato ma anche necessario portarsi sul piano storico della filosofia per comprenderne il suo portato teoretico, e così disinnescarne il suo sostrato ideologico. Si affianca a diversi filosofi, quali ad esempio Voegelin, per rintracciare l'inizio della cosiddetta secolarizzazione, il cui compimento sarebbe stato appunto il marxismo e poi il nichilismo, nel sequestro della nozione di «progresso» da parte di filosofie laiche dalla teologia di Gioacchino da Fiore, o meglio dall'interpretazione di tale teologia: ben nota è infatti la distinzione gioachimita nelle tre età della storia, l'Età di Dio-Padre (Ebraismo), l'Età di Dio-Figlio (Cristianesimo) e infine l'Età di Dio-Spirito che avrebbe dovuto superare i «limiti» del Cristianesimo ed estendere l'elezione e la salvezza in modo universale.  Di tale teologia mistica e profetica si appropriò lo gnosticismo sviluppatosi in seno al Cristianesimo stesso ed estesosi pian piano oltre i confini delle filosofie razionalistiche del Settecento e soprattutto dell'Ottocento. Del Noce nota infatti una sorta di dialettica nata all'interno dell'illuminismo settecentesco non tanto fra atei e deisti bensì fra rivoluzionari e conservatori, ovvero fra il puro giacobinismo ghigliottinatore dell'«ancien Régime» e il progressismo che caratterizzò invece la fase dell'illuminismo dopo la degenerazione della rivoluzione francese in Terrore, ovvero la fase dei cosiddetti ideologues, fra i quali Cabanis e Condorcet. Il punto attorno a cui si sviluppava tale dialettica fu appunto la differente filosofia della storia che aveva caratterizzato l'illuminismo pre-rivoluzionario e l'illuminismo post-rivoluzionario, in quanto il primo aveva escluso una qualsiasi evoluzione storica e necessaria dell'umanità e aveva anzi condannato il Medioevo con la storiografia della leggenda nera, mentre il secondo aveva invece rivalutato l'intera storia pre-illuministica (sia pagana che cristiana) considerandola come momento dialettico necessario pur se negativo della storia universale.  In questo senso Del Noce ha potuto mettere in parallelo l'opposizione fra illuminismo giacobino e spiritualismo in Francia e quella fra kantismo e hegelismo in Germania, ove spiritualismo e hegelismo sono state filosofie vincenti in quanto hanno assorbito in sé il momento rivoluzionario e negativo dell'illuminismo per poi superarlo nella formazione di quella filosofia della storia che ebbe certo in Hegel il suo culmine. Riguardo al binomio illuminismo-spiritualismo la critica vincente del secondo sul primo è stata quella di un estremo e insostenibile riduzionismo rappresentato dal sensismo di Condillac, in altre parole è stata la critica di ridurre la comprensione del mondo al pari di ciò che lo stesso illuminismo aveva accusato la religione di aver fatto. In questo contesto è la nascita della visione sociologica del mondo a rappresentare il tentativo di superare questa aporia illuministica senza tuttavia dover ritornare alla metafisica tradizionale: Del Noce insomma sostiene il trapasso dell'illuminismo in socialismo, non a caso nato in Francia, intesa questa come dottrina che dell'illuminismo mantiene il carattere utopistico (socialismo utopistico) e quindi anti-tradizionalistico, ma ne sconfessa invece il deprecabile riduzionismo che ancora non permetteva un'adeguata analisi della società ai fini della rivoluzione politica.  In Germania invece la dialettica fra kantismo e hegelismo, con netta vittoria dell'hegelismo, ha come punto di svolta la riconsiderazione hegeliana della storia come storia dell'Assoluto («storia di Dio»), secondo il ben noto schema gioachimita che vedeva in ogni momento storico un grado dimanifestazione dell'Assoluto, e quindi «necessario» pur nella sua negatività. In questo senso Hegel è colui che diede forma alla corrente tradizionalistica dell'illuminismo, ove la tradizione non è più peròcome per Tommaso d'Aquinol'insieme delle verità eterne e immutabili che solcano trasversalmente la dimensione temporale mediante il passaggio delle generazioni, ma è bensì la struttura dialettica eterna che necessita l'evoluzione delle verità, e quindi la sua temporalizzazione.  Per questo Del Noce afferma che l'idealismo hegeliano ebbe nei confronti del kantismo la medesima funzione che in Francia ebbe il positivismo comtiano nei confronti del socialismo utopistico: egli ricorda la critica di Comte nei confronti dell'illuminismo settecentesco, la sua rivalutazione della tradizione (in senso dialettico), nonché la celeberrima teoria degli stadi che costituisceancora una voltauna forma secolarizzata della teologia gioachimita. È dopo questa dettagliata analisi che Del Noce innesta il discorso sul marxismo, il quale appunto si configuròper stessa ammissione di Marxcome ripresa critica di Hegel attraverso la filtrazione di Feuerbach e della sinistra hegeliana (celebri sono le marxiane Tesi su Feuerbach) e come fusione fra la dialettica hegeliana e la politica del socialismo utopistico: alla base del cosiddetto socialismo scientifico rimane ancora il desiderio di palingenesi politica propria di Saint-Simon o di Fourier, ma onde evitare il risibile utopismo di questi ultimi ad esso Marx applicò la dialettica hegeliana con cui solamente si sarebbe potuto analizzare il capitalismo e prevederne così il «necessario» fallimento.  A tal punto però l'analisi marxiana di come potrà nascere la società comunista introduce l'elemento di distacco non solo dall'idealismo hegeliano ma anche dalla filosofia stessa, ovvero la necessità di tradurre il pensiero analitico in azione politica e di affidare alla storia invece che alla ragione il compito di dimostrare la verità delle tesi marxiane. In questo Del Noce si riallaccia a una lunga storiografia socialista, uno dei cui esponenti più noti è per esempio Lukács, che afferma la stretta e necessaria continuità fra filosofia di Marx e di Engels, politica di Lenin e politica di Stalin, senza concedere alcuna differenza né alcuna opposizione fra socialismo reale e socialismo ideale (quasi a guisa di giustificazione storica). Il fattore fondamentale di continuità fra Marx e Lenin è infatti quella struttura tipicamente gnostica che equalizza il male all'ignoranza e il bene alla conoscenza e quindi divide il genere umano fra la massa degli ignoranti e la ristretta cerchia degl’lluminati, che nella riflessione leniniana erano gli intellettuali borghesi che per una non spiegata differenza dal resto della borghesia avrebbero potuto e dovuto guidare la rivoluzione; in questo senso la politica leniniana, poi proseguita coerentemente nella politica staliniana, sarebbe stata l'incarnazione perfetta nonché l'unica incarnazione possibile della filosofia marxiana, e non invece -come è tesi di una certa apologetica socialista- un tradimento di Marx.  Ancora una volta si rifà a una lunga storiografia critica nel considerare il marxismo non come una filosofia ma come una religione, ma a ciò egli aggiunge la dimostrazione non del suo carattere di religione civile bensì di religione gnostica: in tal modo il marxismo leninista sarebbe davvero il compimento del razionalismo ove quest'ultimo è inteso come gnosticismo laico, religione non di Dio ma dell'Idea/ideale che non ha bisogno dell'Incarnazione di un Dio-Uomo in quanto l'uomo stesso avrebbe potuto e dovuto far incarnare tale Idea nel mondo attraverso la sua azione. Questo è il senso dell'appellativo delnociano di «non-filosofia» per il marxismo, giacché la contemplazione metafisica in esso viene interamente assorbita dall'azione politica, in quanto per Marx la politica è la vera metafisica al pari di come per Nietzsche lo è la morale.  Eppure è proprio questo punto a costituire secondo Del Noce la contraddizione fondamentale interna al marxismo e quindi la causa prima del suo fallimento storico: se infatti la «riconciliazione con la realtà» iniziata da Hegel, proseguita da Feurbach a portata a compimento da Marx deve rivoltare l'intera comprensione del mondo in trasformazione del mondo, cioè in rivoluzione, allora in ciò non rimane giustificato il riferimento ideologico all'avvenire come sede immaginifica della società comunista, ovvero non rimane giustificato il carattere ancora religioso del marxismo per cui esso ha sostituito il futuro all'eternità e il lavoro dell'uomo alla redenzione del dio-uomo. Il fallimento storico del comunismo, quindi, sarebbe stato non solo la dimostrazione sperimentale della falsità delle teorie marxiane ma anche il coerente compimento del marxismo come auto-distruggersi nella sua forma di religione. Con ciò si spiegherebbe per Del Noce l'attivismo comunista nonché la graduale decadenza del socialismo nel mondo fino alla sua profetizzata fine, simboleggiata dalla caduta del Muro di Berlino. È propria di lui infatti la teoria secondo cui il compimento e la dissoluzione del marxismo non siano due momenti separati o addirittura opposti, ma siano bensì il medesimo momento dispiegato coerentemente nel tempo.  L'interpretazione del fascismo Sul fascismo e sulla sua interpretazione in stretta relazione al marxismo dedicato gran parte dei suoi studi e delle sue opere, partendo appunto dalle opinioni comuni e molte volte ideologiche degli storici nei confronti del fascismo e delineando una struttura paradigmatica tanto controversa quanto precisa e fondata. È a partire dalla definizione data dallo storico tedesco Ernst Nolte di ogni movimento fascista come «resistenza contro la trascendenza», intesa come trascendenza storica e non metafisica, che Del Noce sottolinea la continuità fra questo serio giudizio e la communis opinio del fascismo come movimento reazionario, per questo tradizionalista e nazionalista, e per converso di ogni forma di tradizionalismo e di nazionalismo come rimando implicito e forse inconscio al fascismo.  Di questo fa una critica serrata, facendo notare innanzitutto le origini culturali dei due fondatori del fascismo, cioè Gentile e Mussolini, come antitetiche rispetto a ogni forma di politica reazionaria, tradizionalista e nazionalista e come invece affini rispetto al socialismo, del quale Mussolini in particolare fu un esponente. Si noti che l'obiettivo che Del Noce intende colpire e abbattere è quella generale concezione del fascismo come momento singolare e controcorrente rispetto all'intera storia moderna, dalla rivoluzione francese in poi, mentre ciò che intende mostrare è la continuità quasi necessaria che è posta fra l'hegelismo, il marxismo e il fascismo come tre momenti dell'unico processo di secolarizzazione. Il filosofo inizia quindi dall'analisi della figura storica di Mussolini e della sua formazione culturale, notando il suo giovanile anticlericalismo, il suo spontaneo confluire nel socialismo, e il seguente superamento di quest'ultimo per l'evoluzione fascista del suo pensiero. È in particolare sul concetto di «rivoluzione» che pone l'accento, essendo questo un concetto base del marxismo che però, attraverso l'incontro mussoliniano con la tedesca «filosofia dello Spirito» risorgente in Italia, dovette radicalmente trasformarsi e portarsi dal livello sociale della «classe» a quello personale del «soggetto».  È insomma l'incontro intellettuale di Mussolini con la filosofia di Gentile ad aver reso necessaria la trasformazione della rivoluzione in un senso non più finalistico o escatologico (come era nel marxismo puro, il cui fine è appunto la società comunista) ma in un senso propriamente attivistico e lato sensu solipsistico, in termini gentiliani cioè attualistico. Con ciò Del Noce può connettere la psicologia di Mussolini con il vero e proprio formalismo pratico del fascismo, il quale non aveva in realtà alcun contenuto definito, ma proclamava bensì una forma di azione tanto vaga e generale da poter attrarre a sé ogni sorta di ceto sociale (anche il proletariato) e di frangia ideologica, in alcuni momenti persino quella marxistica.  Il concetto di «rivoluzione» infatti contiene in sé già un termine finale ben preciso verso cui lo stato attuale del mondo andrebbe rivoluzionato, mentre nella politica fascista il termine rivoluzione deve necessariamente essere sostituito dal termine «riforma» (si pensi appunto alla riforma Gentile) in senso non più tradizionale, cioè come ri-formare ciò che è stato de-formato, bensì in senso creazionale, cioè come dare una nuova forma (indefinita) alle antiche cose, perciò rimane un concetto molto affine a quello di marxistico di rivoluzione, e permette l'affiancamento ideale dell'attualismo gentiliano al modernismo teologico fiorente a quel tempo e condannato come eresia dalla Chiesa. Saggi: “Teologia della storia” (Torino, Filosofia); “La solitudine di Faggi” (Torino, Filosofia); “L'incidenza della cultura sulla politica italiana, Cultura e libertà” (Roma, 5 lune); “A-teismo” (Bologna, Mulino); “Riforma e filosofia” (Bologna, Mulino, Brescia); “In contra del domma cattolico-romano” (Torino, Erasmo); “Contra il domma cattolico-romano” (Milano, UIPC); “L'amore di Dio” (Torino, Borla); “Il secolare” (Milano, Giuffrè); “Il partito comunista italiano” (Roma, Europea); “Il suicidio di un rivoluzionario” (Milano, Rusconi); “I comunisti” (Milano, Rusconi); “L'interpretazione trans-politica della storia contemporanea,” Napoli, Guida, “Secolarizzazione e crisi della modernità” (Napoli, Benincasa); “Gentile: per una interpretazione FILOSOFICA del fascismo” (Bologna, Mulino); “Da Cartesio a Serbati” -- Scritti vari di filosofia,” Milano, Giuffrè); “Esistenza e libertà.” Spir, Chestov, Lequier, Renouvier, Benda, Weil, Vidari, italiano Faggi, Martinetti, italiano Rensi, italiano Juvalta, italiao Mazzantini, italiano Castelli, italiano Capograssi” (Milano, Giuffrè); “Rivoluzione, Risorgimento, Tradizione”; Scritti su l'Europa e altri, Milano, Giuffrè); “I cattolici e il progressismo,”  Milano, Leonardo, “Fascismo e anti-fascismo: errori della cultura” (Milano, Leonardo); “Il laico”; Scritti su Il sabato (e vari, anche inediti), Milano, Giuffrè); Pensiero della Chiesa e filosofia contemporanea. Leone XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II” (Roma, Studium); “Verità e ragione nella storia. Antologia di scritti, “ I. Mina, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli); “Modernità. Interpretazione transpolitica della storia contemporanea” (Morcelliana, Brescia.). Del Noce insegna nel capoluogo piemontese. G. Bozzo. Del Noce, il filosofo della libertà politica).  Augusto Del Noce, «Idee per l'interpretazione del fascismo», Ordine Civile. E tra i componenti del comitato promotore del referendum abrogativo antidivorzista) e più tardi sull'aborto.  premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.wordpress.com. P. Armellini, Razionalità e storia, in Il pensiero politico, Roma, Aracne editrice, Massimo Borghesi, Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno. Marietti, Genova-Milano.[collegamento interrotto] Luca Del Pozzo, Filosofia cristiana e politica, Pagine, I libri del Borghese, Roma, S. Fumagalli, Gnosi moderna e secolarizzazione nell'analisi di Emanuele Samek Lodovici ed Augusto Del Noce, PUSC, (scaricabile in PDF dal sito sergiofumagalli) Gian Franco Lami, La tradizione, Franco Angeli, Milano, Marietti, Genova-Milano. Enciclopedia ItalianaV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Pietro Ratto, Ipotesi sul fondamento dell'essenza dissolutiva del marxismo e del fascismo, in Boscoceduo. La rivoluzione comincia dal principio, Sanremo, EBK Edizioni Leudoteca, Ambrogio Riili, Augusto Del Noce interprete del Marxismo. L'ateismo, la gnosi, il dialogo con Volpe e Goldmann, in Centotalleri, Saonara, il prato, Francesco Tibursi, Il pensiero di Augusto del Noce come Teoria sociale, in Andrea Millefiorini, Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione sociologica italiana, Societas, Roma, Nuova Cultura, Xavier Tilliette, Omaggi. Filosofi italiani del nostro tempo, traduzione di G. Sansonetti, Brescia, Morcelliana, Natascia Villani, Marxismo ateismo secolarizzazione. Dialogo aperto con Augusto del Noce, in Pensiero giurdico. Saggi, Napoli, Editoriale Scientifica,  Augusto Del Noce, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Repertori Bibliografici, su centenariodelnoce). La metafisica civile: ontologismo e liberalismo dalla rivista telematica di filosofia Dialeghesthai. P. Ratto, Laicità e Democrazia: da Del Noce a Giotto, su BoscoCeduo,  Democrazia e modernità in Augusto Del Noce, articolo dal mensile 30Giorni. L'inseparabilità dei Tre. La modernità, di Andrea Fiamma Centro Culturale,//centrodelnoce. Fondazione //fondazioneaugustodelnoce.net. centenariodelnoce. Articoli di Del Noce «Il dialogo tra la Chiesa e la cultura moderna» da Studi Cattolici. «L'errore di Mounier» da Il Tempo. «Risposte alla scristianità» da Il Sabato. «La sconfitta del modernismo» da Il Tempo. «La morale comune dell'Ottocento e la morale di oggi», tratto da Il problema della morale oggi. «Rivoluzione gramsciana», tratto da Il suicidio della rivoluzione. «Origini dell'indifferenza morale» da Il Tempo. «Le origini dell'indifferenza religiosa» da Il Tempo. «Religione civile e secolarizzazione» da Il Tempo. «Un dramma europeo: il dissenso cattolico» da Corriere della Sera. «Questi poveri cattolici minacciati dal suicidio» da Il Sabato «In stato di porno-assedio»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «La più grande vergogna del nostro secolo» da Il Sabato. «Fu vera gloria? La resistenza 40 anni dopo»[collegamento interrotto], tratto da Litterae Communionis. «Una colomba, non un santo (caso Bukarin)» da Il Sabato. «Intensità d'una gran illusione (Dossetti e dossettismo)»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «L'antifascismo di comodo» da Corriere della Sera. «Togliatti? Un perfetto gramsciano. Polemica su Gramsci»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Il nazi contagio» da Il Sabato. «La morale catto-comunista» da Il Sabato. «Abbasso Mazzini» da Il Sabato. «I lumi sull'Italia»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Recensione del romanzo di Benson "Il Padrone del mondo"» dal mensile 30Giorni. «Filo rosso da Mosca a Berlino (Hitler-Stalin)» da Il Sabato. «Le connessioni tra filosofia e politica»[collegamento interrotto] da Il Tempo. «Pci, l'impossibile conversione» tratto da Prospettive nel mondo. Grice: “Unfortunately, Noce is a philosopher, like me. We cannot lay word on history. Had Hitler won, I wouldn’t have joined Austin’s Play Group. Being Italian, Noce thinks different. He thinks history is guided by philosophical principes. It wasn’t Mussolini’s charisma that led the populace, but Gentile’s attualismo puro. He makes a good point about the distinction between Hitler and Mussolini. Hitler is a Protestant, Mussolini ain’t! Most in Mussolini’s circle were just as heathen as those in Hitler’s circle – different heathenism, though. No Odin, but Giove. Not Siegrfied, but Enea! Noce does not know the first thing about this. He never socialized with any of the people he is philosophizing about. In any case, there’s Garibaldi, which is a stain to Italian history. Italians, and a Ligurian friend of mine can testify to this, never wanted the UNITY. It was forced ON them. So it’s only natural that Gentile and Noce regard the UNITY brought by Risorgimento (alla Fichte Hegel, and the idea of the NATION) that was furthered by Mussolini. Mussolini did use Garibaldi imagery – saying that his movement was ‘garibalismo puro’ – but although he (Mussolini) did write a little thing about Nietzsche, you won’t find his name in ‘dizionari di flosofia’!” Augusto Del Noce. Noce. Keywords: saggio su Gentile e il fascismo, Faggi, Serbati, Spir, Vidari, Rensi, Martinetti, Juvalta, Massantini, Catelli, Capograssi. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Noce," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684436022/in/photolist-2mPQGvz-2mPKvMM-2mPq8eZ-2mNzeEc-2mLP6FB-2mLz32Z-2mPV6V9-2mKHdnD-2mKjsJY-2mKbfaU-Bm5t8J-Ciy7V4-Cgh13w-Ciy8ng-BmaLAt-Cgfo3s

 

Grice e Noferi – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo.  Important Italian philosopher, especially influential at what Grice called Italy’s Oxford, i. e. Firenze“Palla Strozzi was more a mentor than a philosopher, but I would consider him both a Grecian and Griceian in spirit.” alla Strozzi   Palla e Lorenzo Strozzi. Dettaglio dell'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano. Grazie alla ricchezza accumulata nelle ultime generazioni dalla sua famiglia, il padre puo far istruire il figlio da filosofi, e grazie all'interesse e all'intelligenza, divenne di fatto uno dei più fini uomini di cultura fiorentini. Ricco e colto, commissiona numerose opere d'arte, tra le quali la Cappella Strozzi nella Basilica di Santa Trinita, opera di Brunelleschi e Ghiberti. La cappella, progetto irrealizzato da Noferi, venne fatta erigere in la sua memoria e ne ospita la sepoltura monumentale. Per questo ambiente commissiona l'Adorazione dei Magi a Gentile da Fabriano e la Deposizione dalla Croce a L. Monaco, terminata poi da Beato Angelico che ne fece uno dei suoi capolavori. Collezionista di libri rari e conoscitore del greco e del latino, si trova nvischiato nell'opposizione strenua contro Cosimo de' Medici. Cosimo e l'uomo che per la prima volta si e di fatto preso tutto il potere cittadino, grazie a un sistema di clientelismo con uomini chiave alla guida degli uffici della repubblica di Firenze. Davanti a lui solo due strade sono possibili: l'alleanza accettando un ruolo subordinato o lo scontro frontale. Forte della sua ricchezza e fiero della propria cultura, e a capo della fazione anti-medicea assieme ad un altro oligarca indomabile, Albizi. La fortuna arriva alla sua fazione, riuscendo ad ottenere prima l'incarcerazione di de’ Medici, poi la dichiarazione del medesimo come magnate, cioè tiranno, ed il suo conseguente esilio da Firenze. Il suo obiettivo comunque non e tanto l'eliminazione di un avversario, ma la restaurazione della “liberta”. In questo e diverso d’Albizi.  Intanto de’ Medici manda già segni di prepararsi a un ri-entro, che avvenne puntuale al cambio di governo con il veloce avvicendamento dei gonfalonieri. Tra i primi provvedimenti vi è proprio la vendetta sugli avversari, con l’esilio del filosofo e d’Albizi. In questo de’ Medici e favorito anche dall'appoggio popolare che lui e la sua casata si sono saputi conquistare. Quindi parte per Padova. Il suo palazzo a Padova e un ritrovo di filosofi, nel periodo d'oro quando la città veneta era uno dei centri culturali più notevoli della penisola italiana, per certi risultati artistici più importante della stessa Firenze. Si pensi ai capolavori lasciati proprio da due fiorentini come Giotto o Donatello.  Lascia la sua raccolta di libri rari, arricchita ulteriormente durante il suo soggiorno padovano, al monastero di Santa Giustina. Muore a Padova nel suo palazzo verso il Prato della Valle. Sepolto nella vicina chiesa di Santa Maria di Betlemme. Cavaliere dello Speron d'oro nastrino per uniforme ordinaria cavaliere dello speron d'oro  Marcello Vannucci, Le grandi famiglie di Firenze, Roma, Newton Compton, R. Palmarocchi, La famiglia Strozzi, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “His main claim to philosophical fame is in his character- unlike Alibizi’s and indeed Medici. He loved freedom, and chose to settle in Padova, although his roots were well in Firenze. He built hiw palace in Padova in Prato del Vallo to gather philosophers, since what’s the good of knowing the classics if you cannot converse? He never touched a university! His ‘bibliotheca’ is legendary! Strozzi-Noferi. Noferi. Keywords: “Beautiful painting (by Gentile da Fabriano) of Noferi. Very Italian in an exotic sort of way!” – Grice. Refs.:Luigi Speranza, "Grice e Strozzi-Noferi -- Grecian, Griceian," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743117035/in/datetaken/

 

Grice e Nola – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo. Gice: “At Oxford, we are proud of our philosophy, at Bologna, and in Italy in general, they are proud of their physicians, as they call them – students of nature!”. Di origini napoletane e zio di Molisi, insegna per lungo tempo a Napoli. Discepolo di Altomare, divenne noto per suo saggio, “Quod sedimentum sanorum, aegrorumque corporum non sit eiusdem speciei adversus Ferdinandum Cassanum et alios contrarium sentientes.” Cf. G. Marruncelli, Elementi dell'arte di ragionare in medicina” (Napoli, Gabinetto); S.  Renzi, “Storia della medicina” (Napoli, Filiatre-Sebezio); Adalberto Pazzini, La Calabria nella storia della medicina, Roma); Lavoro critico (Bari, Dedalo). La Famiglia dei Nola. Molise, Archivio storico di Crotone.  1,quemadmodum Ciuitatestunc optime gubernātur,(vtinquitPlatoinlib.de Philo.) cùm iniustidantpænas: perin so& impudenter, impugnant, accontra dicunt, optimèquoquereor,& scien tiæ, & artessehaberent. Nam ueras CLARISS. ALTIMARI discipulo,Au&ore. Med .Doctore scientiasacartesperfetè ,& breui cuns & isaffequiliceret: atqueitaetia muerèscientes, acoptimosartifices fieri. Nuncueròcumlex falso contradicentibus Statuta nullafit, no immeritòe inoptimosuiros, arbitror, impurißimumquenqueac ineruditumiuueneminuehiandere. & admodum paucos uere scientes, artifices quereperiri, cum& paffim fcribere omnibus liceat, & unicuique sententiam ferreapudvulgus. Adde, quòdnefcio quo fato datum etiam fit quibusdam, eafdem docere artes, ac publicè profiter i , qui uel omnino inertes fint, autparumeasintelligant: cùm ueròne sciant, scireautemseputant,mirumnonestfidgeipfierrent, & alios aberrarecogant. Quandoquidem oporteret (utinquitidem Plato in Alcib.) eos qui aliquid doftursiunt,priufquamdoceant,intelligere, fix OVOD SANORVM AEGRORVMQVE SEDIMENTV M IOANNE Andrea Nola Crotoniața Artium & bique   fuoq; martese dimenti ueritate mueftigauitad Hippo. es Gal.fententiam quemadmodumo non nulla alia nonminu sad Artem medicam utilia quàm necessaria, utinreliqusfuisfcriptispalàmestuidere:) Sedcum hacfole clariorafint, pateantquecun&tis Artismedicæcandidatis, quirenera medicisunt,nedum inuniuersaItalia,uerumetiaminto tafere Europaincolentibus; mea approbationenon indigent. Attem puseft ut adiftorum ignorantiam castigandam, ac in numeros errores patefaciendos, accedamus. Nosueroeo, quo scriptifunt, ordine, eos animaduertemus, etiam fiad Sedimentorum naturam manifestandam non conferant; ut discant studiosiquam maxime', nedum Artis medis ca, sed Philosophia, & Dialeticæ feimperitosese oftendant; quanto veliuore impulsitali ascribere conatifuerint. Cumuero futurun fitut hominem reprehendamin doctum, ftolidum, opinione sua sapientem,nugisinterineruditosiuuenesuersatum inuniuersauita, queso, candidiß.lector,liceatmihiuerbishuiusignorantiamcastigareasperio nibus,quibusegoutialioquinonfoleo. Cùm primiminprimapagellahicuirdănassettum Plusquamcom mentatoris, tum etiam Neotericorum opinionemdesedimento (quiz whipseait, quamuis. iaftenturfcopumattigile, longèalijsfalluntur)  Sedimentum SANORUM ægrorumý; corp. biqueconsentire, e nondissidere: hæcetenim bonos decet præcepto ses utipfeait. quod sitafieretnequehic incognitus nescio quis Ferdinandus Cassanus, tam fuisse taudaxs atque impudens, ut feuerisoppo neret, nifiexilis esset, quiomnemfunditus pudorem exuerunt, neque afuis præceptoribus malèeruditusacimpulsus, (eorumtamen opinio nefapientibus) totaususfuissetscriberenugas. Quas omnes passimin minibus artis medicecandidatis, seclusoliuore,manifestareconabor, quõhuiusuiri ignorantia, fimul quetemeritas castigetur. difcantque reliquiin posterum quàmmalum sitoptimis, aceruditiß. uirisindies utilia, Artisg; medicæapprimè necessaria,& uerissima scribentibus; O ut summ a t i m dicam, universam pene medicinam illustrantibus, fal Socontradicere. Non autem , uteaquæadoctissimoac Clariß.Alti maro præceptore meo de sedimenti in urinis scripta sunttuear, sunt et enim ad eòscitèacdo Etéconscripta, éghæc, & reliquaomniaque hactenusinluce medidit, acualidiß.auctoritatibus & rationibuscom probata, utnedumiftorumuirorumnugasnon curent, sed quorumuis etiamaliorum do tiffimorum ,fiquæ essent contradictiones paruifa. ciant, ipsea; primus omnium quosuiderim, propriainuentione cumque 1   cumque neutri, fuooptimoiudicio, ueritate mattigerint,et fimulli. Uorepercituseosdemrecentiores scriptores calumniasset, quorumnca quidem calciamentasolueredignusesset,eisquefalsotribueretcunéta quaibitemerenarrat.cõfestim,utipfeait; in fecüda ueritatë protulit quam desedimentosentit, quæquantisscateaterroribus,quantumus averitatealienafit, & Gal. sententia demonstrabimus, ubialiosprius ciuserroresin eadem f ecunda pag. conscriptos, manifeftauerimus: Aitetenim {senolle tempus contererecircaurine generationismodă, Giovanni Andrea de Nola. Nola. Keywords: Crotone, Plato, Nola-Molise, corpus sanum, focal unification, Owen, Pantzig, brennpunktbedeutung, Grice, Aristotle, Metafisica, ‘unificazione focale’ – universale: ‘sanitas’ instantiazione: corpus sanum, corpi sani. Refs.: “Grice e Nola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742201656/in/datetaken/

 

Grice e Noto – IVPITER – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pollina). Filosofo. Grice: “Italian philosophers, must be for St. Peter, who DIED there – are obsessed with God – Noto wrote his thesis on that, evidence and lack thereof for God – the part concerining the refutation for those who deny evidence is fascinating! And typically of an Italian philosopher, he narrows down his research to ‘secolo XIII,’ where we at England and Oxford hardly existed!”Fa gli studi ginnasiali al Convento di Giaccherino e al Convento del Bosco ai Frati. Vestì il saio francescano a Fucecchio e professò. Studia filosofia a Lucca, Bosco ai Frati, il Convento di San Vivaldo, Fiesole, Siena e il Convento di Sargiano. Emise i voti a Fiesole e fu ordinato sacerdote a Siena. Andò a Parigi e frequentò l’Istituto Cattolico, la Sorbona e il Collège de France. Conseguì il Dottorato in filosofia e il Diploma di studi superiori alla Sorbona. Essendo andato a Londra per alcuni mesi ebbe il Diploma di lingua inglese che in seguito perfezionò tornando ogni anno a Londra nel periodo estivo. Pubblicò la tesi di laurea “L’evidenza di Dio nella filosofia del sec.XIII" (Ed. MILANI, Padova). Si imbarca per l’Egitto e si stabilì a Ghiza dove insegnò. Lì ricoprì gli incarichi di Guardiano e Maestro dei Chierici. Torna in Italia e fu per un anno direttore di un grande hotel di Montecatini Terme. Si trasfere a Figline Valdarno per l’insegnamento all’Istituto “Marsilio Ficino”. Si iscrisse alla Università Cattolica dove conseguì il Dottorato in filosofia valido in Italia. Aveva iniziato l’insegnamento della lingua inglese alla scuola per infermieri dell’ospedale di Figline e un corso serale per adulti. Crea un laboratorio linguistico per facilitare e perfezionare l’apprendimento delle lingue. Deceduto nell’Ospedale di Figline Valdarno per edemapolmonare acuto da miocardite in diabetico. Affetto da grave forma di diabete, si era sentito male nella notte dell’11 novembre, ma dopo aver prolungato il riposo mattutino aveva tenuto lezione fino a mezzogiorno. Prese allora poco cibo e tornò a riposarsi. Alle 18 andò alla preghiera comune e alle 18.30 tenne il corso di lingua inglese per adulti. Alle 20 mentre era a tavola fu chiamato il medico cardiologo che ordinò il ricovero urgente in ospedale. Qui alle 2.25 la sua vita è stata stroncata da un complesso attacco cardiaco polmonare.  Ai funerali, presieduti dal Padre Provinciale nella Chiesa di San Francesco in Figline erano presenti tanti religiosi e sacerdoti, i parenti, molte suore oltre che un grande pubblico di studenti e popolo che riempiva la chiesa. È stato sepolto nel cimitero di Montemurlo. Convento di Giaccherino Convento del Bosco ai Frati Convento di San Vivaldo Convento di Sargiano Montemurlo  L'evidenza di Dio nella filosofia del secolo XIII. Grice: “Noto is playing with his surname. There’s no ‘significare’ in Italian. They use ‘notare’ – Now, how is God signified? When Cicero said ‘god’ he meant Jupiter. Ask Ganymede: The literal truth is Ganymede was killed in self-inflicted accidental with a boomerang. Her mother said: “His corpse is here, but he was raped by Giove --. Taking this narrative literally – Ganymede was RAPED, so the rape is the way the god gets ‘noted’.

Noto. Keywords: IVPITER -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Noto” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742384608/in/datetaken/

 

Grice e Novaro – implicatura ligure – filosofia italiana – Luigi Speranza (Diano Maria). Filosofo. Grice: “Novaro comes from my favourite area in Italy, “La riviera ligure”!” Grice: “Novaro wrote a nice little treatise on the nature of the infinite – a concept which fascinates me!” --Fratello di Novaro, nacque da famiglia economicamente agiata e dopo aver condotto brillantemente gli studi liceali, ottenendo la laurea a Torino. Si stabilì a Oneglia dove fu assessore comunale per il partito socialista. Dopo avere per breve tempo insegnato nel locale liceo, con i fratelli si occupò dell'industria olearia intestata alla madre Paolina Sasso.  Pur dedito all'attività imprenditoriale fece parte attiva della vita letteraria dei primo anni del Novecento e fondò la rivista “La Riviera Ligure,” da lui diretta fino alla sua cessazione. Ospitò nel suo giornale filosofi come Pascoli, Roccatagliata, Jahier, Boine e Sbarbaro.  Scrisse saggi di carattere filosofico e raccolse tutte le sue poesie, che hanno come tema principale il bellissimo paesaggio ligure, in un volume intitolato Murmuri ed echi che vide le stampe. Fu anche il curatore dell'edizione delle opere di Boine che sentiva affine negli interessi soprattutto di carattere etico.  Saggi: “Finito ed iinfinito” (Roma, Balbi), “Murmuro ed echo” (Napoli, Ricciardi) – cf. Grice, “Implicatura ecoica” --; “All'insegna del pesce d'oro” (Genova, Devoto). Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La Riviera Ligure Nicolas Malebranche. Tra Diano Marina e Oneglia: i luoghi dei fratelli Novaro, su parchiculturali. Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro. Scheda biografica nel sito della Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro -- Se il concetto di “infinito” è stato dal sorgere della  filosofia italiana, uno degl’oggetti più costanti  degl’uomini, il progresso verso una definitiva soluzione delle difficoltà che esso presenta non e tuttavia che straordinariamente lento. A ciò à sopratutto contribuito il rilegare, come a priori, l’infinito fuori del campo  appunto della filosofia e si considera il regresso all’infinito una fallacia! Poiché quando si ammette senz’altro che, essendo l’uomo finite, non si può pretendere eh' esso arrivi a comprendere l’infinito! Hobbes, De corpore, XXVI, l ; Descartes, Principien,  ediz. Kirclimann, p. 12,14, 66 ; GALILEI, Opere (Milano, 1811) X, 350-51;  Locke, Essay on humane nnderslaning, ediz. Ward, World Library,  p. 152; Hume, Treatise, ediz. Selby-Bigge, 26. 32,39,43; cfr. anche  Jevons, Principia of Science, 2“ ediz. pp. 766-768. S’è già troncata la questione senza neanche avei’la posta. S’è lasciato intatto il mistero che sembra  involgerla. Già tutti i concetti che in qualche modo ebbero una stretta attinenza con altri concetti ontologici dovettero per questo attendere a lungo prima di venir  trattati in corretto modo analitico. La oscurità misteriosa del concetto di “infinito” si ripercorse naturalmente negli oggetti nei quali esso poteva trovare applicazione, come il tempo, lo spazio, la materia, l’universo, l’essere. Anzi si comincia dapprima ad accorgersi delle difficoltà del concetto di “infinito” non cosi in astratto, ma nell’esame degli oggetti ai quali la infinitezza pareva doversi attribuire. Tanti secoli prima della ripresa della questione per  Locke, trattarono il problema con sommo acume dialettico i veliani de Velia -- Sugli Eleati e la loro importanza, vedi specialmente la Kritische Geschichte der Philosophie del Dùhring, 3" ediz. p. 34-51. Le difficoltà che conduceno Senone di Velia a negare la realtà dello spazio non sono punto illusori. Cantor, Geschichte der Matematik, I, 170. Bei ihnen [i tropi  dei veliani] handelt es sich um Schwierigkeiten, denen in der That  -wcder der Philosoph noch der Mathematiker in aller Strenge gerecht  werden Kann [,,,] Zwei Jakrtausend und mehr haben an dieser zàhen Speise gekaut, und es ware unbillig von den Veliani des funften vorcbristlichen Iabrhunderts zu verlangen, dass sie in Klarbeit gewesen seien iiber Dinge, welche freilich anders ausgesprocben noch Streitigkeiten unserer Gegenwart bilden.  Nò altre furono quelle che spinsero poi Kant ai risultati  della estetica trascendentale. Sebbene più d’uno storico della filosofia davanti ai tropi di quell’ acutissimo filosofo  sentendo l’imbarazzo suo a confutarli, abbia stimato poterli chiamare sofismi o false sottigliezze che chi le esaminasse da vicino e colla necessaria acutezza non dovrebbe tardare a riconoscere evidentemente per tali. E più  d’uno nel confutarli à seguito, come lo Zeller, Aristotele (3) che in questo se in altro mai fu infelicissimo.   Pht/s., VI, 9. Aristotele crede di confutare Senone di Velia (V. anche  O. Apelt, Beitrdge sur Geschichte der Grieschischen Philosophie, Leipzig, p. 275) col dire che la dimostrazione da lui data riposa sulla falsa  &  i matematici, i quali spaventati dalle conti-addizioni  svelate dai veliani avevano dovuto per forza rinunciare  a far uso del concetto di “infinito” e lasciar tanto tempo infruttuoso l’ardimento di Antifonte (1), continuarono a  lungo ad aiutarsi altrimenti per non derogare alla rigorosa esattezza delle loro dimostrazioni (2). Cosi il concetto d’”infinito” non compare mai esplicitamente nella geometria degl’antichi. E Archimede ha seguaci anche dopo che il calcolo infinitesimale ha chiaramente mostrati i suoi  cosi fecondi vantaggi. Ragione principale di ciò e il non  avere l’autore stesso del concetto di “infinitesimo”, saputo mai nè pienamente giustificarlo, nè dargli  un denotato preciso, si che egli molte volte ebbe a espri-   supposizione che il tempo consti di singoli momenti (éx -J 5 v 9181 aio Èrtovi  come se la critica di Senone di Velia non valesse indifferentemente tanto per  il continuo dello spazio che per quello del tempo stesso. Cfr. Cantor,  id., 173. Er (Aristotele) lòst das Paradoxon der Duschlaufung dieser unendlich vielen Raum-punkte in endlicher Zeit, durch das neue Paradoxon, dass innerhalb der endlichen Zeit unendlich viele Zeittheile von unendlich Kleiner Dauer anzunehmen seien. Sul concetto di “infinito” in Aristotele vedi specialmente Phys., Ili, 4 - 7 , De Coelo, I, 5. Aristotele dà una divisione dei vari generi di infinito, che come sempre  0 spessissimo presso lui è più una spiegazione di parole che di concetti. Inoltre è la sua trattazione oscura e affatto manchevole. Aristotele non accetta che l’infinito *potenziale*, il quale nasce dal non trovar la  nostra immaginazione alcun limite così nel togliere come nell’aggiungere. Rifiuta l’infinito attuale. L’infinito, dice Aristotele, non è grandezza  nè à parti così, come il suono è per sò invisibile (Phya., Ili, 4 ). Non  esiste dunque in realtà, perchè non v’ è grandezza cui possa attribuirsi. Ma la contraddizione che Aristotele crede dover evitare rigettando il  concetto dell’infinito attuale è appunto nascosta invece in quello del continuo. Altrimenti Aristotele non avrebbe così leggermente creduto di aver superate le difficoltà dei veliani. li Montucla, Histoire cles recherches sur la quadrature du eercìe. Paris,  p. 44. (2) Hankel, Zur Geschickte der Matliematik ivi Alterthum und Mitelaltcr, p. 120 .  juersi sulla sua nozione in modo affatto contradittorio (1).  E se i filosofi non riuscirono a chiarire i loro concetti  riguardanti l’infinito trascurando la maggior parte di  aiutarsi con un esame accurato dalle difficoltà che incontrano anche i matematici, questi dal canto loro si  sono del pari in grau parte appagati dei risultati, senza sentire troppo acuto il bisogno di rendersi conto esatto dei concetti dei quali hanno a fare un continuo uso (2). Che anzi per le difficoltà, oscurità o contraddizioni dell infinito tranquillamente si rimettevano (1) Leibniz, anche quando si esprime più razionalmente intorno ai concetti infinitesimali, conserva pur sempre in fondo una evidente ambiguità sulla natura generale del concetto di “infinito”. Lascia infatti  alla ontologia, senza risolverla Leibniz stesso, la questione se si diano  propriamente degl’infinitamente piccoli rigorosi. E cosi tiene pure per indifferente considerare per tali gl’infinitesimi o soltanto per arbitrariamente piccoli. Leibniz inclina però più a tenere l’infinito rigoroso per una finzione. V. Leibniz, Opera omnia, ed. Dutens I, 107 e Leibniz; il/af/iema</se/»e Schriften, Gerhardt  I' , e 389, dove Leibniz pare considerare gli infinitesimi come quantità finite variabili e cfr. Gerhardt II, 288; IV, 93; V, 322; VII, 08 e 273; Erdmann 118, 128, 18-1, dove egli parrebbe ammettere l’infinitesimo *attuale*. In altri luoghi Leibniz è affatto incerto; ed. Dutens II,  267-68; Gerhardt, III, 81,499,516; IV, 63 e vedi specialmente un passo  ivi p. 91-92. (2) Infatti dopo l’adottamento del calcolo, una delle prime accademie d Europa, quella di Berlino, presieduta  da uno dei più grandi matematici, da Lagrange, apriva un concorso sul concetto dell’infinito. Dice tra altro ai concorrenti. On demande […] une thdorie clairc et precise de ce qu’ on appelle ‘influì en mathcmati jue. On sait que la haute geometrie fait un usage  continuel des infiniment grands et des infiniinent petits. Cependant les  geomètres et meme les analystes anciens, ont eviti* soicneusement tòut  ce qui approche de l’infini, et des grands analystes modernes avouent  que les termes grawleur infmie sont contradictoires. L’Acad^mie sou-  haitc donc qu’ on explique comment on a déduit tant de theorèmes  vrais d une supposition contradictoire. Nouveaux Mémoires de l’Acad.  des Sciences. Berlin, p. 12-13. come molti si rimettono tuttora, all’ongologia (1). L’unico filosofo dal quale si sarebbe potuto aspettare qualche  dilucidazione definitiva, Corate, il quale era tanto versato nelle matematiche e che di esse à dato una cosi  bella e tuttora insuperata sistematica trattazion generale,  non solo non fa fare un passo alla questione, ma neppure seppe bastantemente apprezzare i grandi meriti del lavoro di Carnot, il quale prepara la soluzione definitiva. Solo Locke e Kant sono cosi i filosofi che fecero verso di essa un passo decisive. Kant però si direbbè che lo fece in senso reazionario, chè se Locke avesse decisamente cangiato  li suo metodo empirico e psicologico con un metodo critico, come egli in realtà è qualche volta inconsapevolmente vicino a fare, avrebbe egli stesso còlto 1’ultimo futto della sua fine analisi. Ad ogni modo è merito di  Locke, oltre aver risolto l’infinitamente piccolo e grande  nel processo formale dell’animo, l’aver dimostrato come  un tale concetto sia solo propriamente applicabile a grandezze, al numero, al tempo ed allo spazio. Con ciò ogni  nebuloso abuso scolastico e metafisico di esso, era reso impossibile, e ogni sua applicazione ad altro che a concetti di grandezze diventava una pura metafora (2). Rilacendosi da Locke e approfittando della luce che Carnot getta sulla natura dell’infinitesimo, il  Duhnng à finalmente completata la razionalizzazione di  (1) V. Leibniz, passo citato, Gerhardt IV 91-92 e Montucla, Histo!re  des mathématiques III, 119. Quanto alle questioni che la ontologia può  sollevare sul concetto dell’infinito, il matematico “a droit de ne  s en pas plus embarasser que des disputes des physiciens sur la naure de 1 etendue et du movement.” (2) Locke, On human Umlerst., cap. XVII, 1 e 6, p. 147 questo concetto (1). L’infinito assoluto ha però Diihring  costantemente rifiutato come la più assurda contraddizione in tutti i suoi saggi filosofici. Soltanto-  nell’ultima suo saggio filosofico arriva egli ad una luminosa distinzione dell’infinito *assoluto* dal infinito relativo. La  sua dimostrazione è però geometrica, e non  insieme algebraica. Manca quindi di generalità. Cosi si  spiega come Diihring ritenga ancor ora inammissibile l’applicazione dell infinito al tempo, che egli à assurdamente e colla più gran forza di convinzione fatto finito nel passato (2). Diihring vide che ove il concetto di infinito  non viene dapprima reso chiaro e incontradittorio nella  matematica, la rocca in apparenza più forte rimarrebbe in piedi a difesa del mistificante concetto. La nozione di infinito non è però specificamente formale. Il concetto d’infinito appartiene a quel campo della filosofia ‘speziale’, in cui anno comuni le radici o i principi e la matematica e la logica. La. soluzione di un problema cosi universale non può esser diversa, ove esso venga formulato con la dovuta astrazione ed esattezza, sia che la si cerchi nel campo piu astratto dell’ontologia della concezione universale dell’*essere*, sia  che la si cerchi nel campo dell’algebra. Non   (1) V. Nat Uri iche Dialéktik -- questo libro d’oro di puro criticismo, la cui prima edizione è esaurita da molti anni senza che Diihring si decida a ri-pubblicarlo, malgrado il viro desiderio di molti  suoi ammiratori, quali per un esempio v. Gizicky e Riebl. Vedi  specialmente dello stesso, nei “ Xeue Grundmitteln u. Erfindungen zur  Analysis, ecc. „ il capitolo terzo. L’analisi critica dell’infinitesimo ivi  data riassumiamo noi brevemente nel numero seguente, modificandola  però nel senso della corretta legge del numero determinato. V. sotto. (2) Cursus der Philosophie, p. 18, 19, 27, 64 ; Logik und KVssenschaftstheorie, 191 segg.  è un differente problema quello di Senone di Velia, da  quello che occupa a cosi grande distanza di tempo i matematici dal seicento in poi.   2. In tutti i problemi riguardanti il concetto di “infinito”, le difficoltà ànno la loro comune radice nella contraddizione fondamentale nascente dalla posizione di un infinito numericamente dato e compiuto nel *finite* stesso. Cosi l’infinitesimo, e già prima  l’indisivibile di CAVALIERI, e pensato assurdamente quale  risultato di una infinita divisione, o come l’elemento più  piccolo d’ogni grandezza assegnabile, di cui si integra  ogni grandezza finita. Più piccolo di qualunque quantità  data e pensato l’infinitamente piccolo, e maggior d’ogni  data grandezza l’infinitamente grande, arrivando anche  qui ad una infinità compiuta, come raggiungibile per via di una sintesi successiva. Tra lo zero e una comunque  piccola grandezza dovrebbe dunque esistere qualcosa di  intermedio. Questa ibrida quantità non dovrebbe esser zero ma neppure perù una determinata quantità per quanto arbitrariamente piccola. Essa dovrebbe esser minore d’ogni quantità assegnabile o qualcosa che esprima l’ultimo irraggiungibile grado di piccolezza immaginabile e prima dello zero (1). Minore d’ogni quantità assegna-  (1) Modificando la nozione di GALILEI di “momento”, già Ilobbes define il conatus (concetto che doveva poi diventare il fondamento  della teoria newtoniana), il moto lungo uno spazio minore di qualsiasi  assegnato. Hobbes conserva, però, malgrado l’equivoca definizione, come dell infinitamente grande (De Corpore, c. VII, il, 12 e 13) cosi dell’infinitesimo un giusto concetto. Di quest’ultimo haa intesa infatti  a essenziale relatività. V. De Corpore, c. VII, 13; e c. XV, 2. Delimemus CONATUM esse motum per spatium et tempus minus q’uam quarn  bile è però soltanto lo zero (1); una quantità non può venir immaginata oltre ogni assegnabile grandezza. Tra  la quantità e lo zero non vi è cotesta assurda finzione.  A meno che il dire “minor d’ogni data quantità” abbia quod datar, id est determinatur, sine expositione vel numero assignatur  ìaest per punctum. Ad eius definitiouis explicationem meminisse oportet  per punctum non intelligi id quod quantitatcm nullam habet, sive quod  nulla ratione potest dividi (niliil enim est eiusmodi in rerum natura)  sed id cuius quantità non consideratili-, hoc est cuius neque quantitas neque pars ulta inter demonstrandum computatur. Ita ut punctum non  habeatur prò IN-DIVISIBILI. Sed prò IN-DIVISO. Sicut edam instans sumendum est prò tempore IN-DIVISO non prò IN-DIVIS-IBILE. - Similiter Conatus ita  mtelhgendus est, ut sit quidem motus sed ita ut neque tempori in quo fìt  neque lineai per quam fit quantitas, ullam comparationem habeat in demonstratione cum quantitate temporis vel line cuius ipsa est pars. Quanquam  sicut punctum cura puncto, ita conatus cum Canata comparaci potest et  unus altero maior vel minor reperiri.Vedi anche c. XXVII, 1.- 11  Poisson ammette invece nel modo più esplicito l’assurdo concetto dell infinitesimo di cui sopra è parola.  Un infiniment petit est une grandeur moindre que toute grandcur donnée de  la meme nature. On est conduit naturellement a ridde des infiniment  petits, lorsqu’on considère les variations successives d’une grandeur  soumise à la loi de continuiti. Ainsi, le temps croit par des degrés  mo.ndres qu’ aucun intervalle qu’on puisse assigner, quelque petit  quii soit. Les espaces parcourus par le différents points d’un corps  croissent aussi par des infiniment petits, car chaque point ne peut  fi er d une posdion à une autre, sans traverser touts les positions  intermédiaires, et l’on ne saurait assigner aucune distance, aussi petite  qu on voudrn, entre deux positions successives. Les infiniment petits ont donc une existence rielle, et ne sont pus seulement un mo.ven d’investigation imagini par les giometres. Traile de mécanique, Bruxelles, ’38, p. 6-7. ’ O) l’er questa ragione non pochi matematici, quali Bernouille  “oto^amente Eulero, pensarono l’infinitesimo come assolutamente nullo. Anche GALILEI, sebbene con altro linguaggio, scompone il  continuo esteso in infiniti punti inestesi o nulli senza però trovar  poi il modo di farlo generare da quelli. V. GALILEI Opere , X, 550-351  Sopra gli atomi non quanti di lui vedi Lasswitz, Galileis Thieorie der  Materie, 1 lerteljahrsschrift f wiss. Philosph. XIII,  a riferirsi non a qualcosa di effettivo o di dato, ma al nostro animo -- il nostro volere -- come ragione della infinita divisibilità, potendo noi sempre supporre una quantità più piccola di ogni qualunque piccola quantità data.  Come nella serie dei numeri noi possiamo (prova Peano) farci un concetto dell’infinito aggiungimento di unità a unità, cosi  possiamo farcene uno della possibile divisione dell'unità all’infinito. Un tal concetto non rimane tuttavia che il campo d’una operazione che non può per la sua natura venir mai compiuta. La infinita divisione come la infinita addizione non possono mai senza contraddizione considerarsi come eseguite. Non si può con un salto oltrepassare un’infinità di operazioni, ponendo l’ultima come già compiuta, che invece non può mai essere. Ciò che esiste o è dato numericamente quale totalità non può esser che in numero determinato (1). Un numero infinito come qualcosa di dato o compiuto nel finito medesimo è un CONCEPTO IMPOSSIBILE perchè vorrebbe porre ciò che insieme viene a negare. Ammesso dunque che abbia a dirsi di una quantità che essa è minore d’ogni possibile quantità data, ciò potrà solo razionalmente indicare che è pur sempre possibile suppor quella come ancor più pio¬  ti) È questa la legge formulata da Diihring sotto il nome di legge del numero determinato (Gesetz der bestimmten Anzahl). Cfr. Kant: Kritikd. reinen Vcrn.  edizione Kirchmann pag. 432. Sohald etwas als quantum discretum  angenommen wird, so ist die Menge der Einheiten darin bestimmt,  daher auch jederzeit einer Zahl gleich. Diihring però, e qui sta  il grave errore della sua teoria dell’infinito, à tralasciato come iKant di aggiungere che tale legge à valore appunto, come diciamo  noi, solo in riguardo a grandezze che si lasciano concepire come totalità, ossia in riguardo a grandezze comprese tra limiti. cola di una qualunque data comunque già piccola per  sè. La illimitatezza riposa sul concetto della infinita  possibilità della ripetizione, non è dunque un concetto di effettività, ma di mera possibilità.  Il moto nevi realizza come si crederebbe l’assurdità di una infinita divisione o di una infinità di parti nel  finito. Moto non è che il concetto di ciò che la stessa cosa si trova seguentemente prima in un luogo e poi in un altro. Nostro APPARATO SENSORIALE non fa che abbracciare un dato numero di posizioni diverse, e l’animo non trova altro che il fatto ossia la cangiata posizione. Noi non possiamo formarci nè pretendere altro chiaro concetto che quello del passaggio da un punto all’altro. Possiamo solo, ove ce ne sia l’animo, INTER-POLARE delle posizioni intermedie a piacere senza limite alcuno. Ma effettivamente  nè la natura nè noi possiamo fis:arne altro che un numero determinato. È una illusione il credere che un punto, ad esempio, nel muoversi in linea retta vei’so un altro  punto fisso, e trascorrendo secondo il concetto comune di un movimento assolutamente continuo, per ogni posizione, trascorra con ciò effettivamente, se posso dir cosi, per ogni grado di piccolezza. La posizione di infiniti punti distinti in una determinata estensione è sempre e solo una possibilità ma non mai un fatto compiuto. Di due punti immediatamente aderenti NOI ABBIAMO ASSOLUTAMENTE CONCETTO ALCUNO. Punti inestesi o coincidono,  o hanno una posizione diversa, e allora anche una determinata distanza. 11 punte non può che passare da uno ad un altro punto, comunque noi idealmente possiamo astrarre da cotesti trapassi e considerare unicamente la infinita possibilità (li posizioni diverse. La stessa illusione  è nel dire che una quantità cresce per gradi minori di ogni comunque piccola grandezza data. E vero che m  matematica le quantità continue crescono per gradi e che  ogni nuovo incremento elementare possiamo immarginarcelo già per sè stesso composto di ancor più piccoli incrementi elementari all’infinito. Ma oltre che nella realtà  bisogni. Che esistano dei limiti a questa illimitatezza che  è solo della facoltà del nostro ANIMO, è anche vero che le  quantità non constano di elementi per sè esistenti, e che  invece noi solo distinguiamo in esse delle divisioni e stabiliamo dei limiti che per sè non sono dati. Il concetto di continuità ne involge uno infinitesimale che però inchiude solo la possibilità di un infinito porre di limiti,  ma non una infinità di limiti posti. Esso è quindi come  quello dell’infiuitamente piccolo un concetto di pura posibilità.  La illimitatezza nella scomponibilità in parti che possono in ogni caso venir fatte ancora più piccole che una  qualunque piccola grandezza data, e dunque ciò che di  razionale s’ à a sostituire al concetto nebuloso dell’ infinitamente piccolo. Con ciò viene evitata quella ipostasi o per cosi dire insostanziazione di un modo di azione  del nostro animo, o di una mera possibilità, la quale è inchiusa nel falso concetto della grandezza minore di  ogni altra assegnabile, come di qualcosa realmente esistente quasi mèta irraggiungibile ma pur reale di una  infinità di operazioni. Non esiste un ultimo piccolo o  infinitesimo, ma solo una infinita possibilità di rimpicciolimento.  1 Si deve dunque pensare che il differenziale è nel calcolo una grandezza finita relativamente piccola, la quale-  nel complesso delle operazioni può e deve rappresentare  ad arbitrio ogni grado di piccolezza. Si tratta per eempio, dice Diihring, di una lunghezza. Può questa, come  infinitamente piccolo, essere secondo le circostanze un  milionesimo di millimetro ovvero una distanza solare.  L’essenziale non istà in queste eventuali determinazioni,  ma nel pensiero che in luogo di quella grandezza, scelta in relazione a un tutto come parte insignificante, possano  nelle operazioni sostituirsi altre ed altre senza limite  alcuno sempre più piccole verso lo zero (1). L’ infinito  o la illimitatezza non è dunque ipostasiata nel differenziale, si bene sta nel nostro animo che questa grandezza rappresenta qualunque grado di piccolezza oltre il suo. Razionalizzato cosi il concetto fondamentale del  calcolo, non à più ragione quella ripugnanza che i migliori matematici anno sempre sentito per quella oscura ipotesi o idea falsa, come la chiama Lagrange (2), dell’infinitamente piccolo. L’analisi è dunque, dice Diihring, un calcolo d’ approssimazione, ma si noti bene-  non di semplice approssimazione, bensì di approssimazione infinita. I sensi trascurano nel piccolo le quantità  insignificanti che loro NON SONO più PERCETTIBILI, e se fatti  più acuti procederebbero del pari in analoghe proporzioni; cosi fa il calcolo nel trascurare quantità che nelle   (1) V. l'reyeinet: Étude sur la métaphysique du haul calcul, p. 32. Cfr. Carnot : Reflexions sur la métaphysique du calcili infinitesima!, p. 16, 17 e 18.   (2) Comte: Cours de philosophie positive , I, 263. loro funzioni darebbero in ultimo per risultato una grandezza che per la sua ultima piccolezza non à importanza  alcuna. Accanto a quantità finite si trascura nel risultato  e con ragione, un infinitamente piccolo, poiché è nella  sna natura di poter venire senza fine rimpicciolito verso  lo zero (1).  3. Idealmente c’ è dunque un abisso tra l’infinitesimo  e lo zero. Non quello ma questo è il limite dell’ infinito  rimpiccoliinento, e prima dello zero non vi sono che quantità in realtà sempre finite, comunque possano secondo il bisogno venir supposte sempre più piccole verso  di esso. D’altra parte nella direzione opposta dell’ infiniitamente grande si à analogamente a distinguere tra   (1) Non altro significava il luminoso concetto di Carnot delle equazioni imperfette. Tuttavia Carnot non arriva a dar l’ultima chiarezza alla  nozione dell’infinitesimo. Infatti non avrebbe altrimenti creduto vi fosse  bisogno (per dimostrare come i risultati del calcolo in apparenza soltanto approssimativi, siano in realtà esatti) oltre che della considerazione dell’arbitrarietà del differenziale, anche di una dimostrazione della compensazione degli errori. Comte poi frantese affatto ciò che  di veramente importante e duraturo conteneva lo scritto di Carnot,  e ravvisa così il merito di lui appunto nella dimostrazione della compensazione degli errori (V. Cours de philosophie positive , I, 244 e 223), la  teoria invece dell’arbitrarietà del’infinitesimo la trova più sottile che solida (id. 2(57). l concetto della rigida uguaglianza degl’antichi venne definitivamente superato con Leibnitz e Newton. Ciò che però  non venne schiarito e rimase oggetto di tutte le lunghe innumerevoli  dispute a cui diede luogo il calcolo differenziale, e un giusto concetto di ciò che avesse a indicare la trascuranza, nelle equazioni, dell’infinitamente piccolo. Dopo Carnot la relatività del concetto del differenziale s’è sempre più fatta strada nelle menti dei matematici. Ma non  basta questo a razionalizzare l’infinitesimo. Dove colla relatività di  esso si ammette però ancora (v. ad es. Montucla : Histoire des maih.,  HII, 264-G5) che questo possa divenir minore d’ogni quantità assegnabile, s’è pur sempre lontani da una esatta concezione.  questo e 1’ infinito assoluto o transfinito (1). Qui come¬  ta si à una differenza qualitativa: nell’ un caso si à ancora a fare con delle grandezze, nell’ altro il concetto  proprio di grandezza è scomparso.  Il non aver distinto questi due concetti non à forse  meno contribuito della contraddizione di un infinito compiuto nel finito stesso, implicato nel falso concetto del  differenziale e del continuo, a rendere cosi pieno di sup¬  poste insolubili difficoltà il problema di cui ci occupiamo. All’infinitamente piccolo risponde perfettamente l’infinitamente grande. Abbiamo qui un accrescimento senza  fine come là un illimitato rimpicciolimento. In entrambi  i casi ci è data la norma di un’operazione che non deve poter mai venir considerata come compiuta, poiché essa  deve rispondere alla illimitata possibilità di ripetizione-  del nostro animo, con la quale dunque non c’è grandezza per quanto piccola o grande di cui non si possa  sempre raggiungere un’altra ancora più piccola o grande. Attribuito ad una data grandezza il concetto di infinitamente grande non indica quindi altro che essa, comunque già grande, può senza fine venir considerata  ancor sempre più grande secondo il bisogno. In ogni  aso non sarà però ella mai altro che finite. Come la  nostra sintesi benché non abbia limite, pure in fatti non può  (1) Chiamo infinito assoluto o trans-finito – tras-finito, a distinzione dell't/t/unVo  relativo (infinitamente piccolo o grande), ciò che Diihring dice illimitato (Unbegrcnzt, II) [LIMITATO/NON-LIMITATO] e Cantor, e dietro lui Wundt e Lasswitz  chiamano appunto transfinito o tras-finito (<o ). Del resto una volta riconosciute queste differenze essenziali, nulla impedisce di adoperare anche solo e indifferentemente l’espressione “infinito”, lasciando al contesto conversazionale l’ulteriore  specificazione. mai esercitarsi che nel finito. Anche l’infinitamente grande  è un concetto di mera possibilità e non mai di effettività. Non è quindi propriamente applicabile ad alcuna grandezza determinata (1). La serie progressiva dei numeri nella sua illimitata addibilità è il più chiaro esempio dell’infinitamente grande. Noi non possiamo mai arrivare  ad un ultimo membro delle serie, perchè la possibilità  di aggiungerne altri riman sempre la medesima. E nella  natura dell’infinitamente grande di non poter venir mai compiuto. La illimitatezza non è neppur qui data oggettivamente, ma sta invece in questo che la grandezza infinitamente grande può rappresentare ad arbitrio una  grandezza sempre maggiore oltre la sua. Inteso cosi è senz’altro chiaro che rinfinitamente  grande non è un infinito in atto e non può senza contraddizione venir scambiato con questo. L’aver confuse l’infinito assoluto o transfinito o trasfinito o illimitato coll’infinitamente grande  è appunto la cagione che condusse chi mirava a un esatto   (1) Locke, On bum. Underst, pag. 148. [O]ur idea of infinity  being, as I tbink, an endless growing idea, biit the idea of any quantity our soul kas being at that tirae terminated in tbat idea (l'or be it  as great as it will, it can be no greater than it is), to join infinity to it, is to adjust a standing measure to a growing bulk. id., p. 150. We can bave no more the positive idea of a body infinitely little than we have thè idea of a body infinitelv great. Our conception of infinity  being, as I may so say, a growing and “fugitive” concept, stili in a boundless  progression that can stop nowhere. e p. 295-96. Our conception of the infinity [...] return at least to that of number always to be added. But  thereby never amounts to any distinct idea of actual infinite parts. We bave, it is true, a clear idea of division, as often as we will  think of it. But thereby we have no more a clear idea of infinite parts  in matter than we have a clear idea of an infinite number, by  being able still to add numbers to any assigned nember we have. E chiaro concetto di quest’ultimo a rifiutare risolutamente  il primo, dopo averlo trovato incompatibile colla nozione  di quello. Mentre l’infinitamente grande esprime una illimitata possibilità, il transfinito o trasfinito esprime invece una effettività compiuta cui l’infinitamente grande non arriva  mai. Nel transfinito o trasfinito ogni grado di ingrandimento è già  anticipatamente dato. Esso è realmente maggiore di ogni  assegnabile grandezza, e dal finito non c’è modo di farlo  originare, sebbene ogni finito sia in esso. La facile obbiezione che nessuna grandezza è la più grande perchè  le possono sempre venir aggiunte altre unità, non tocca. L’infinito assoluto, ma solo una NOZIONE IRRAZIONALE  dell’infinitamente grande, partendo ella da un falso concetto  del transfinito o tras-finito, secondo il quale si avrebbe questo a lasciar  pensare come un tutto, ossia, contrariamente all’assunto, come finito. Il concetto di totalità applicato al transfinito o tras-finito è trascendente, benché tale non sia il transfinito o tras-finito per sé. Se l’infinito assoluto non può venir esaurito dalla sintesi empirica di nostro animo, non è questa una ragione per rifiutarne  il concetto : la sua natura consiste infatti appunto in ciò di NON POTER VENIR RAPPRESENTATO come una totalità ossia esaurito per mezzo di una sintesi empirica di nostro animo -- successiva delle sue  parti. – Cf. Speranza, ‘mise-en-abime’ – come violazione del prinzipio conversazionale – be brief. Rifiutarlo perchè non si lascia trascorrere da un  capo all altro, è rifiutare il transfinito perchè appunto  tale, ossia perchè non è finito, o perchè non si trovano endless divisibility giving us no more a clear and distinct idea of actuallv infinite parts than endless addibility, if I may so speak, gives us a clear and distinct idea of an actually infinite number, both  being only in a power stili of increasing thè nuinber, be it already as great as it will” ia esso le proprietà che dal suo concetto sono precisanente escluse. Mentre nell’infinitamente grande la sintesi empirica di nostro animo è  quella che aggiunge membro a membro. Nell’infinito assoluto troviamo noi sempre ogni ulteriore membro come già innanzi esistente prima che la nostra sintesi lo abbia  raggiunto, indipendentemente da essa. È dato quindi così il numero infinito, se “numero” può questo ancora chiamarsi – “As far as I know there are infinitely many stars” --, che è in realtà la negazione di esso e con ciò  di ogni determinazione nel grande. Il “numero” infinito  non è più nè ‘pari’ nè ‘dispari’, e neppur quindi aumentabile più, nè diminuibile. Esso è dunque qualcosa di affatto compiuto, al contrario dell’infinitamente grande che è in un continuo'flusso; e sta a questo come all’infinitamente piccolo sta lo zero. Come nello zero non c’è più  possibilità di rimpicciolimento, cosi non ce n’è più di ingrandimento nel transfinito o tras-finito. Questo è la negazione della  grandezza misurata nel grande, e lo zero la negazione della grandezza in generale e con ciò della grandezza  nella direzione deH’infinitamente piccolo (1). Lo zero come l’infinito assoluto sono non tanto quantitativamente quanto per qualità diversi da ogni altra grandezza. L’infinitamente piccolo e grande sono in un continuo flusso,  lo zero e il transfinito sono invece forme fisse ; il prin¬  cipio generativo dei primi non è applicabile ai secondi.  DaH’infìnitamente piccolo allo zero e dall’infinitamente  grande all’infinito assoluto c’è, a dir proprio, un salto (2).   (1) V. Duhring: Neue Grundmlttel, ecc., p. 430. (2) Lo zero e l’infinito assoluto o trasfinito si fanno dunque riscontro. Ed erra  «quindi Lasswitz che nega esserci qualcosa di corrispondente a que-   Nel primo caso il passaggio sta non nel rimpiccilire all’infinito per successive divisioni la quantità piccola in modo che avanzi pur sempre un resto, ma nell’ultimo atto risolutivo col quale si sottrae interamente  il resto stesso. Nell’un caso si riman sempre nel campo dell’infinitamente piccolo, nell’altro si salta propriamente dalla quantità al nulla di essa. Una quantità non viene  mai esaurita col sottrarre ripetutamente anche all’infinito una nuova parte del sempre nuovo resto. Bsogna  togliere in ima volta l’intero resto altrimenti si avrà  una convergenza continua verso l’irraggiungibile zero, ma non mai propriamente lo zero. E solo in quest’ultimo caso sarebbe veramente esaurita la grandezza. Non  bisogna prender per esaustione reale una infinita approssimazione. Ciò che e l’ESAUSTIONE è solo tale fino ad un infinitamente piccolo. Ma  questo vien da essa lasciato inesaurito. L’saustione non à luogo che con un salto alla Peano, ossia con un vero  passaggio. La inter-polabilità infinita di posizioni tra  punto e punto non toglie che da posizione a posizione  il passaggio debba rimanere E come v’è un salto da un  punto a un altro in una linea, cosi v’è da un punto al  punto ultimo col quale la grandezza finisce. Solo col   st’ultimo. (Lasswitz: Zum Problem der Continuitdt, Philosoph. Monats -  hcfte XXIV, p. 27); come pure e più erra Wundt che crede cadere nel differenziale ogni differenza essenziale tra l’infinito e il transfinito o trasfinito. Wundt: Kants Kosmologische Antinomien u. das Problem der  Unendlichke.it Philos. Studien II, 527: (che) das Intinitesimalsy.nhol ebenso gut in Siane einer unendlich zudenkenden Abnahme einer gegebener Grosse, wie im Sinne des bereits vollzogenen Processes-  dieser Abnahme gedacht werden kann. Hier fàllt niimlich ein wesen-  tlichcr Unterscbied des Infiniten und Transfiniten vollig hinweg (! !). -- passaggio allo zero si à però un risultato differente non tanto per quantità quanto per qualità dagli altri. D’altra parte lo stesso risultato qualitativamente differente si à nel secondo caso del passaggio dall’infinitamente grande al transfinito o tras-finito. Praticamente si può concliiudere è vero dal caso dell’incoutro di due rette a distanza infinitamente grande al caso delle parallele, in quanto si astrae dallo sbaglio infinitamente piccolo, e si  pone come identico il risultato solo infinitamente approssimativo. In realtà però mentre il punto d'incontro si allontana infinitamente all’vvicinarsi delle due rette al  parallelismo senza raggiungerlo, raggiunto che questo sia, esso è scomparso, essendo per sè la infinita estensione della linea LA NEGAZIONE DELLA POSSIBILITa d'uu punto d’incontro, poiché questo le farebbe finite. Ed à luogo  allora quella illimitatezza od infinità assoluta della retta,  la quale è la negazione della grandezza misurata nel  grande, come lo zero è la negazione della grandezza in  generale (1). Un indubitabile significato si lascia dare al  transfinito o trasfinito, come vedremo in séguito soltanto nella serie infinita dei processi del tempo passato. Il nostro regresso che assume qui la forma dell’infinitamente grande, procede in base al transfinito o trasfinito della realtà, poiché esso trova  e suppone necessariamente come dati sempre piu membri  della serie di quelli che esso raggiunge. Se si fosse co¬stretti a pensare l’universo infinito in estensione si avrebbe una seconda applicazione reale del nostro con¬    ti) Diihring , luogo citato.       «etto ; ma rimanendo insolubile la questione se la natura o L’UNIVERSO  o il numero dei stelle sia o no infinita (1), non si à che l’applicazione di esso  allo spazio puro. Ed ecco la dimostrazione che dà di questa Dtihring, colla quale egli stabilisce appunto la distinzione dell’infinito relativo dall’infinito assoluto. La tangente di un angolo che differisce da 90°  di una infinitamente piccola differenza, è come la rispettiva secante infinitamente grande. Ad ogni grado di riin-piccioliinento della differenza risponde un grado di ingrandimento della tangente e della secante dell’angolo. Cosi il punto in cui le linee si tagliano si fa sempre più  lontano. Rimane però sempre dato un incontro reale delle  linee fin che sia data una per quanto piccola divergenza  da 90°. Se si à invece una differenza uguale a zero ossia se non se ne à alcuna, non si à nemmanco più  propriamente una SECANTE nè una propria TANGENTE. Entrambe le linee loro corrispondenti non si tagliano più. Nel caso dello zero o, ciò che sarebbe lo stesso, per la  CO-SECANTE e la CO-TANGENTE di 0 non esiste più alcuna  grandezza, allo stesso modo che nello zero medesimo. Intatti la illimitatezza di una linea non è già una quantità della stessa j ella è invece l’assenza d’ogni determinazione quantitativa. In tal modo allo zero dall’una parte  corrisponde dall'altra l’illimitato non quanto (das grossenlose Unbegrenzte). Il caso dell’infinitamente grande  si distingue da quello dell’infinito assoluto per questo, che  la possibilità (della illimitata estensibilità) non figura  come per sè data, ma vien 'riferita alla nostra attività.  (1) Vedi sotto n. 5.  Di pio quest’ultima possibilità vien sempre rappresentata coinè dipendente di un’altra, in modo che dall’infinito  rimpicciolimento e dal grado di questo dipende l’infinito  ingrandimento e rispettivo grado costantemente corrispondente (1) Una distinzione simile a quella di Diihring à  fatto in riguardo all’infinito Cantor, seguito in ciò da Wundt (2) e seguito pure, sebbene con qualche riserva,  da Lasswitz. Ad essa fa però assolutamente difetto quella spiccata razionalità che è la caratteristica della filosofia di Diihring. Crede Cantor che la serie dei  numeri si lasci pensare non solo come compiutamente- infinita, ma come compiuta totalità. Cantor stima che si  lasci pensar radunato in un tutto ogni numero intero positivo (3). L’aver sconosciuto l’inapplicabilità del concetto di totalità al transfinito o tras-finito è la cagione dell’assurda  nozione che s’è fatto Cantor di questo. Infatti perciò  à e Cantor potuto credere che il transfinito o trasfinito pnssa trovarsi  nel finito stesso quasi come suo sostrato, e servire cosi  alla spiegazione del continuo e del NUMERO IRRAZIONALE (4).  Ma qui non si ferma Cantor : chè anzi la vera originalità della sua dottrina vede egli nelle differenze essenziali da lui trovate nel campo stesso dell’infinito assoluto (5). Si tratta infatti per lui sopratutto dell’ampliazione o proseguimento della reale serie dei numeri intieri (1) Duhrinq, luogo citato, pagine 88-80.   (2) Logik H, 127-128 (1883).   (3) Cantor: Grundlagen einer Mannichfaltigkeitslehre, p. 1-3;  Zur Lehre vom Transfinite, p. 42, 43 e 45.   (4) Grundlagen, pag. 8, 30. Zur Lehre p. 35.   (5) Zur Lehre, pag. 9 ; Grundlagen, p. 13. oltre l’infinito medesimo. Egli non ottiene solo un unico  numero intiero infinito, si bene una infinita serie di tali  numeri come benissimo tra loro distinti. Vi sarebbero cosi infinite classi di numeri ; la l a classe sarebbe la  serie dei numeri finiti 1. 2. 3... v..., ad essa terrebbe die¬  tro la 2 a classe composta di successivi numeri intieri infiniti in ordine determinato. Dopo la 2 a si verrebbe alla  3 a e alla 4 a classe e cosi all’infinito (1). In tal modo naturalmente l'infinito propriamente detto (“das eigentlicbe  Unendliche”) non sarebbe ancora il vero infinito (“das walire Unendliche”) o l’assoluto. Chè anzi Cantor espressamente fa notare che in tal guisa non si arriverà  mai a un limite ultimo, e neppure a una sia pur soltanto approssimativa comprensione dell’assoluto, il quale solo  è un infinito non più oltre aumentabile. Con ciò il transfinito o trasfinito, quantunque determinato e maggiore d'ogni finito,  avrebbe assurdamente comune col finito il carattere della  illimitata aumentabilità (1). Cantor dà per esempio del transfinito o trasfinito la totalità dei numeri finiti, confessa però  non darsi, o almeno pel nostro animo, una totalità dei numeri transfiniti, ossia l’assoluto o il vero infinito  non poter venir concepito, quantunque necessariamente  postulato. Qui dunque ritorna la difficoltà del problema, e questa volta Cantor confessa di non saperla sciogliere. Con ciò dà Cantor stesso involontariamente la miglior critica della sua teoria dell'infinito. Il suo transfinito o trasfinito del resto non è in fondo altro che l’infinito dell’animo di Spinoza e BRUNO (1) Grundlagen, p. 3.   (2) Id. p. 44 ; Zur Lehre, p.. 8, 33, 48.      Illusorie come la infinita totalità sono le altre proprietà clie Cantor crede dover attribuire ai suoi immaginari  numeri della nuova serie al  DI là DELL INFINITO. Cosi il non esser questi più soggetti alla LEGGE DI COMMUTAZIONE (p e q = q e p) (1)  è una evidente ASSURDITà che rivela una inesatta concezione dell'infinito assoluto. Questo infatti è indifferente  in riguardo al più e al meno. Ad esso non si può nè aggiungere nè togliere, come quello che non si lascia originare per via di operazioni. Per poter ad esso aggiungere qualche cosa converrebbe pensarlo dato quale compiuta totalità. Dia è falso che l'infinito si lasci concepire in tal guise. Cosicché invece di operare con esso si opera inavvedutamente con una quantità pur essa finita (2). Il concetto formulato da Diihriug dell’infinito assoluto non è nella storia dell’ONTOLOGIA del tutto senza precedenti, per quanto la critica da lui fatta dell’infinitesimo possa assai più facilmente rannodarsi a  quella del Locke e di Ivant da una parte, e dall’altra  a quella di Carnot, che non si lasci questa sua nuova  distinzione rannodare a’ suoi precedenti storici (3). Vera¬    ci) Cantor: Grundlagen, 11, 14, 15. (2) Vedi più sotto n. 7.  (3) Bradwardinus distingue nel suo trattato “De Continuo”, come espone Cantor (Geschichte d. Mathematik li, 107-109), “ zwei Unendlichkeiten, die “kathetische” und die “synkathetische”. “Katlietisch” oder  einfach unendlich ist eine Grosse die kein Ende hat.” Syn-kathetisch”  unendlich ist eine Griisse der gegenùber es eine endliche Gròsse giebt  und ein andsres gròsseres Endliche, und wieder Eines gròsser als  jenes Gròssere, und so oline dass ein Letzes sicb fiinde, welckes den  Abschluss bildete; aucli dieses ist immer eine Gròsse, aber nickt wenn  es mit Gròsserem verglicken wird. Man erkennt leicht dass das kathe-  tisck Unendliclie Bradwardinus das Ueberendliche oder Transfinite     ‘mente l’INFINITO POSITIVO di Descartes, di GIORDANO BRUNO e di Spinoza è un concetto che tradisce un’origine quasi del tutto-  ancora scolastica. L’infinito inteso coinè attributi necessario dell’essere è una concezione comune a BRUNO, e mostra chiara la sua derivazione da un altro concetto. Quantunque esso non ha in GIORDANO BRUNO questa sola origine ‘divino’ (1).   unserer neuerer Philosophen ist, dem von Anfang an das Merkmal der Begrenztheit, welches deu endlichen Gròssen zukommt fehlt, wàhrcnd  das “synkathetisch” Unendliche mit den Endlosen oder Infinitcn ùbercin stimmt, welches aus der endlichen Grosse durcli unbegrenztes Wa-  chsen hervorgelit.   (1) GIORDANO BRUNO capovolge la dottrina di Aristotele. Risolve arditamente e con grande acume il continuo ne’ minimi onde liberarsi dalle contraddizioni svelate da SENONE DI VELIA, come farà poi anche ma meno felicemente Hume, e accetta l’infinito nel grande: gli atomi e la infinità del mondo. (V. Acrotismus, art. XLII, citato dal TOCCO, Le opere di GIORDANO BRUNO, p. liti: De Minimo, I, VI). Devcsi però avvertire che il minimo è per GIORDANO BRUNO ancora una grandezza che ei pensa giustamente, come fa anche Hobbes, relativamente trascurabile nel calcolo. Il progresso infinito nelle divisioni è solo una continua possibilità  dell’animo, mai un’effettività. GIORDANO BRUNO non nega all’animo, all’immaginazione o alla ratio, a distinzione della mensì di poter ulteriormente suddividere il minimo all’infìnito, -- dum non promere subiectae credat con-  formia rei. — Intìnitae progressioni IMAGINATIONIS seu mathesis NATURA non respondet neque ullus usus ARTI-FICIALIS obsecundat.  De Min. I, 6, 7, 8. Tuttavia anche alla matematica vorrebbe GIORDANO BRUNO dare una base atomistica, facendo valere pel concetto del corpo  matematico ciò che vale per quello del corpo fisico. In questo anzi  non sa GIORDANO BRUNO liberarsi dalla influenza dell’aristotelismo, pel quale ciò che vale della materia doveva naturalmente valere dello spazio. Il suo strano tentativo ricorda l’antica dottrina delle linee indivisibili  o atomiche di Senocrate, anch’essa stabilita per evitare le stesse contraddizioni del continuo messe in chiaro dalla critica dei veliani (V. nello scritto -epì à-riuiov ypaujLùv Apelt, Beitrcige z. Geschichte d.  Griech. Philosoph. dove ne è anche data la traduzione, p. 271 e seg.)  Della dottrina atomistica di GIORDANO BRUNO riconosce giustamente il merito Lasswitz (“GIORDANO Bruno und die Atomistik”, Viertelsjahrsschift f. icissensch. Tuttavia alcune importanti considerazioni sono comuni al Cusano (1) e a quest’ultimo sulla natura dell’infinito ossia sull’esistenza di un unico infinito in riguardo  al quale non possa esservi divisione possibile uè disuguaglianza se misurato immaginariamente da misure differenti (2). L’infinito assoluto considera poi Spinoza come dato nei noti due cerchi l’uno dei quali è dentro all’altro e che non si toccano nè sono concentrici, esempio  ricavato da Cartesio (Principii , II, 33, 34, 35) e da Spinoza medesimo già illustrato nella esposizione dei principii cartesiani della filosofia. Ma come è impossibile che  la materia mossa tra due cerchi possa realmente dividersi all’infinito, cosi è impossibile farsi un concetto di una infinità assoluta di disuguaglianze come effettuata  dalla relazione di quelli. Poiché data questa infinità non  è nè può essere. Altrimenti la potremmo anche pensare effettuata in un qualunque segmento di linea da’suoi  punti infiniti. Una tale infinità non può cosi che venir riferita alla facoltà della nostra mente quale suo fondamento ; non può esser che un caso di infinita possibilità  come lo è quello dell'infinitamente grande. Philos. Vili, 33): “GIORDANO BRUNO hat darci» (lcn erkenntnisstheoretiscben Ausgangspunkt seiner Monadologie sicli das bleibendc Verdienst erworben,  den Atombegriff klar und wiederpruchslos dargestellt zu haben. So  lange das Atom nur als Letzes der Theilung gilt, blcibt es immer fraglich, ob man auf ein solches Kommen masse. Erst die Einsicht, dass  es ein Krfordcrniss dcs Erkennens istein Erstes der Znsammcnsetzung  zn liaben, macht den Atombegriff za einem nothwendigen.  (1) Cusano, Dada ignoranza, 1- 4, 5, 13, 14.   (2) Già Aristotele tiene per inapplicabile ad ogni grandezza l’intìnito attuale, ma perciò appunto ne aveva rifiutato  il concetto. Il caso (lei due cerchi si lascia ricondurre a quello d’ogni grandezza continua. Ora l’esame del continuo non  può per sè mai darci l’infinito assoluto ; il continuo riceve i termini che noi segniamo in esso senza lasciarsi  però mai esaurire da successive suddivisioni. Con ciò esso non ci dà che il campo di una regola d’operazioni infinite, rimanendo pur sempre finiti i risultati di queste. Che le parti del continuo non si lascino esprimere con alcun numero (nullo numero explicari possunt) indica solo che sarebbe, contradittorio pensare come raggiunto  il risultato d’una operazione infinita ossia da ripetersi senza fine. Il continuo non ci dà insomma che l’infinito  relativo. E così ciò che Spinoza distingue dall’infinitamente grande non è in realtà l’infinito assoluto. Esso è  soltanto lo stesso infinito relativo nella direzione opposta del primo, ossia nella direzione del piccolo (1). Ammette inoltre Spinoza che l’infinito propriamente detto può esser suscettibile di più e di meno. Ma non è esso allora cangiato nel finito? (2) e non dice egli altrove (3) che  (1) SPAVENTA, Saggi critici, p 256-7, seguendo Hegel trova la  distinzione dello Spinoza dell'infinito della immaginazione da quello dell’ANIMO veramente profonda, e ravvisava in questo ultimo fissato il concetto dell’infinito assoluto che trascende ogni determinazione. Infatti però esso non può rappresentare che lo stesso infinito della immaginazione. (2) Vedi lettera XXIX. In complesso questa importante lettera parmi mostrare molta incertezza malgrado il tono suo dommatico e tanto sicuro. I due unici esempi che Spinoza porta dei molti che ei dice  avrebbe potuto addurre dell’infinito dell’ANIMO, non sono omo-genei. La infinità dei moti che furono, e la infinità delle disuguaglianze dei due cerchi non cadono sotto uno stesso concetto. Lo stesso abbiamo  notato del transfinito o trasfinito di Cantor, il quale dovrebbe del pari esprimere appunto e l’intervallo ( 0.1) come totalità infinita, e il complesso della serie dei numeri intieri positivi. (3) Etica, I, prop. XV.  è un assurdo che un infinito possa essere il doppio di  un altro? A questo assurdo risultato arrivano tutti quelli che pensano potersi DARE L’INFINITO NEL FINITO medesimo. Di Locke s’è visto qual razionale concetto egli ha dell’infinitamente piccolo e grande. Locke non sa tuttavia considerare l’infinito altro che nella illimitata addibilità e divisibilità, per cui non intese l’infinito assoluto. Locke analizza con una grande acutezza soltanto  le funzioni dell’ANIMO in riguardo all’infinito, non però il riscontro loro oggettivo. Infatti e questo per Locke ancora Dio, il quale oltre i confini raggiungibili dal nostro ANIMO coll’illimitato progresso, riempiva  tanto l’infinito del tempo che quello dello spazio (1). Ed  è cosi che Locke puo pensare esser l’idea positiva di infinito troppo ampia per una capacità finita e angusta come la nostra (2). Kant scioglie trionfalmente tutte le difficoltà che incontra Locke nell’esame dello spazio (3), e fissa  l’idealità di questo. Una idealità che se è conseguenza  delle stesse ragioni che l’avevano fatta necessaria ai veliani, à però, un significato e una giustificazione scientifica di gran lunga superiore. Ma quanto al concetto  proprio di infinito Kant non fa un passo oltre Locke. E neppure Hume e andato più oltre sulle tracce di  quest’ultimo. E’ non sa anzi per il metodo suo empirico apprezzare la bella trattazione lockiana dell’infinito,  in cui la funzione SINTETICA dell’animo trovava una cosi   (1) Locke : Essay on Human Under ai, p. 134, 135.   (2) Id. p. 152.   (3) Id. p. 131, 135 e 154.  giusta e importante bencliè non del tutto consapevole  applicazione. Hume, senza esaminare particolarmente l’infinitamente grande, si volge in special modo a considerare  l’infinito nel piccolo (1). Ciò che più, come già GIORDANO BRUNO, imbarazza il grande scozzese è la considerazione della infinità nel continuo, ossia della infinita divisibilità, la quale egli non distingue dall’infinito esser diviso, ossia dalla infinita divisione effettuata (2). Il suo empirismo, confondendo il reale colla forma, lo porta a stabilire lo spazio come composto di punti visibili e sensibili (meno risolutamente però nella “Inquiry”) (3) ; e il tempo della  somma dei minimi delle sensazioni. Come può, si domanda egli, un infinito numero di infinitamente piccoli  non dare una grandezza infinitamente grande? o, come  può un tal numero esser compreso allo stesso modo in  una data grandezza che in una doppia di quella? Come  può passare il tempo da un punto all’altro per un numero infinito di parti reali successivamente esaurientisi ? Sono in conclusione le stesse contraddizioni svelate dapprima da Senone di Velia, l’amato di Parmende. Senone conclude col negare lo spazio e il moto. Hume invece accusa L’ANIMO STESSO senza dare soluzione alcuna definitiva (4). L’aver confuso la forma col reale, e il non aver più acutamente  esaminate le funzioni sintetiche dell’ANIMO sono la ragione della infruttuosità delle sue ricerche sull’infinito. Locke è insomma l’unico tra’ filosofi moderni, o al¬  ti) Treaiise pag. 26, 32, 39, 43.   (2) Id. pag. 26, 29; Essays, edizione World Library, p. 378-79. (3) Exsai/s, pag. 379.   (4; Hume: Essai/s, p, 380.  meno sino a Diiliring, che segna un notevolissimo progresso nella razionalizzazione del concetto di infinito. D’altra parte tra’ matematici, dopo le lunghe discussioni sulla  natura dell’infinitesimo, si fa strada, è vero, con Carnot,  e con Cauchy, in séguito, l’opinione della arbitrarietà del differenziale, ma riman pur sempre come sfondo oscuro l’infinito esatto, una sfinge che i matematici dichiarano spettare AL ONTOLOGO di interrogare. E con ciò la mente è  ben lontana ancora dal trovarsi appagata. Con Gauss  poi, e dietro a lui con Riemann e con Steiner e con  tutti i geometri anti-euclidèi, la nebbia che avvolgeva l’infinito s’è fatta ancora più fitta, e rimarrà cosi quale  indizio dello spirito mistico dell'epoca nostra, la quale  non sente quel bisogno vivo e quell’amore della chiarezza  che cosi grande aveva il secolo decimottavo (1).    (1) Nfe i filosofi del nostro secolo sono certo fatti per confortarci della mistica incertezza dei matematici e sbugiardare così il notato  carattere generale dello spirito del decimonono dicontro al secolo  precedente. (V. più sotto di Hamilton e Spencer n. 8). Dove l’universo, come presso Democrito e gl’epicurei, o presso GIORDANO BRUNO e Spinoza si stabilisce dommaticamente infinito, l’ONTOLOGIA non s’è ancor spogliata di  tutti gli elementi puramente poetici. Col criticismo mo¬  derno la questione della reale estensione dell’universo si  è fatta essenzialmente empirica. La illimitatezza della no¬  stra concezione dello spazio non ci garantisce una infi¬  nità oggettiva materiale (1). Empiricamente non si lascia  dimostrare nè la finitezza nè la infinità dell'universo;   (1) È chiaro che chi volesse supporre un riscontro materiale assolutamente completo della nostra concezione infinita dello spazio correrebbe dietro una chimera. La nostra rappresentazione dello spazio  il la sua spiegazione nella costante unità della coscienza e nella sua  libertà del porre e dell’oltrepassare continuamente il posto. Ora a  questa funzione de nostro ANIMO non si deve attribuire senz’altro un carattere oggettivo. Al contrario fa il Urtino infinito il mondo appunto perchè  è infinito lo spazio, ritenendo che la materia stia allo spazio come  questo a quella: “ e se non v’ha differenza tra spazio e spazio, non c’è nessuna ragione che solo quel breve tratto occupato dal nostro  sistema planetario sia pieno e tutto il resto dell’immenso spazio vuoto. „  Cfr. Schopenhauer (Die Welt als Wille ecc. I, 588). il quale commenta  gli argomenti affatto ineritici di GIORDANO BRUNO e vorrebbe farli servire a  dimostrare anche la infinità del tempo.  altro che il finito noi non possiamo raggiungere e non  possiamo mai giudicare se altro non vi sia più oltre da  raggiungere nella realtà. Se essa stessa abbia o no dei  limiti come gli à costantemente la nostra RAPPRESENTAZIONE. L’infinito COME TALE non può diventar oggetto DELLA NOSTRA ESPERIENZA. Ma se questa è per la sua natura limitata, non perciò dobbiamo pensar limitata la realta inconscia. Il concetto nostro dell’universo sarebbe dunque sempre solo comparativo. Certo è però che praticamente l'universo sarà per noi costantemente finito, poiché altro che in limiti finiti non può venir da noi conosciuto. Il principio della costanza della materia e della forza  non basta, come crede Rielil (1), a dimostrare la finitezza della massa dell'universo. Seia massa si fa infinita,  dice Riehl, verrebbe a mancarle con ciò ogni determinazione quantitativa, il che è incompatibile col concetto stesso di massa. Ogni determinazione le mancherebbe però naturalmente se considerata solo nella sua trascendente totalità, non mai invece nel finite. Nè d’altro che di  masse finite può aver ad occuparsi l’uomo. Il grande  principio della costanza della materia e della forza, nota ancora Riehl, diventerebbe una mera e inutile TAUTOLOGIA, data la infinità loro. Non potendo evidentemente l’infinito venir nè aumentato nè sminuito. Neppur questo è giusto. Il principio in discorso sarebbe tautologico se stabilisse appunto la costanza della materia infinita come  tale. Non se, come esso fa, stabilisce quella del finito in essa datoci. Infatti la conservazione costante del finito  (1) Riehl, Ber pMosoph. Kriticismus, III, 303-305.  non è (lata analiticamente colla inalterabilità quantitativa dell’infinito, poiché come l’infinito non è toccato da  addizione o sottrazione, cosi potrebbe, posta infinita la materia, il finito in essa assolutamente crearsi o annichilarsi senza contraddizione alcuna. G. Mentre la estensione e la massa dell’universo sono presumibilmente finite, ma nessuna necessità apriorica od empirica ci sforza a pensarle piuttosto finite che infinite. In riguardo al tempo concorrono invece necessità  dell’esperienza e dell’ANIMO a farlo nel REGRESSO assolutamente infinito. Il problema cosmologico del tempo non à tuttavia avuto sinora una soluzione definitiva. A il tempo reale mai avuto principio? Vi fu nell'universo o nell’essere un primo cangiamento? E se il tempo non à avuto principio, ed è nel passato infinito, come  può senza contraddizione venir pensata cotesta sua infinità? Che il cangiamento abbia una volta cominciato è, per  il principio di causalità, impossibile ammettere. La ausa  di un cangiamento deve cercarsi a priori in un cangiamento anteriore e cosi via all’infinito. Un cangiamento  assoluto è empiricamente impossibile e a priori inconcepibile. Vi sono nell’essere ultime ragioni dei processi, ma  non ultime cause. In ogni punto del tempo è esistita la  serie delle variazioni. Non che nel concetto di sostanza  si trovi unita necessariamente coll’esistenza l’azione, come  crede il Rielil (id. 309), e che non lasciandosi quindi  disgiungere il fare dell’essere dalla sua esistenza, venga  ad esser perciò inconcepibile la sostanza scompagnata dal  cangiaménto. Inconcepibile sarebbe solo una esistenza vuota, ossia scompagnata dalla essenza. La forza potrebbe  però concepirsi ovunque come in equilibrio stabile, e con  ciò l’universo come privo di ogni mutamento. Vi è una condizione del divenire cbe non entra mai  come membro nella serie causale -- è questa il fondamento  ultimo d’ogni fenomeno, la ragione della loro possibilità. Un tal fondamento riman quindi come fuori del tempo ossia veramente ETERNO, senza origine nè fine. Non è cosi dei cangiamenti o degli stati momentanei dell’essere. Lo stato precedente a un DATO momento nella serie molteplice dei cangiamenti, se fosse sempre esistito, non avrebbe  mai prodotto un effetto cbe si origina solo nel tempo;  auche quello deve dunque aver avuto una causa, e cosi  all’infinito. Delle cause non ve ne può essere una cbe da  sè inizi assolutamente una serie; ogni causa di cangia¬  mento è essa stessa un cangiamento, e suppone con ciò  un’altra causa, un altro stato cbe la spieghi. Tutto è seguenza nella serie, e un principio assoluto è un assurdo. Una prima causa del cangiamento per cui avvenga qualcosa cbe anteriormente non era, non è in alcun modo a  connettersi coll’esperienza. La fine della primitiva quiete nell’ essere senza una causa che la faccia cessare è  un pensiero irrealizzabile. Esprimerebbe una spontaneità incomprensibile, anche formalmente, cbe noi non  possiamo accettare sensa derogare alle leggi della conoscenza e della natura. Come la legge della causalità non conduce fuori della causalità empirica (all’Assoluto), cosi non conduce fuori del cangiamento. Esenti da mutazione rimangono soltanto la sostanza  e le sue qualità originarie, ossia in generale gli elementi, per cui solo sou possibili le variazioni. La causalità è  applicabile unicamente ai cangiamenti, di modo che causa  di un cangiamento non può mai esser che un altro can¬  giamento, non una cosa come tale. E quindi unicamente  l’ideniico che sta a base del vario FENOMENICO che non  à nè causa nè ragione, se non quella almeno che con Schopenhauer potremmo chiamare la ragione dell’essere,  o di identita. La medesimezza con sè stesso è infatti la  ragione della sua eterna esistenza. Dove non c’è variazione non c’è causa da ricercare. Poiché causa non è  che la ragion reale del cangiamento. Una variazione che  non procedesse in base a qualcosa di stabile è un assurdo.  Degli elementi non si dà quindi nè generazione nè corruzione alcuna. L’essere non è mai causa; le cause che  la scienza rintraccia sono cangiamenti, e le leggi sono la  uniformità e costanza del loro succedersi. Tanto l’essere  universale quanto la materia e la forza sono fuori della  catena causale. Nn sono per sè causa, si bene la ragione  della connessione stessa causale. E cosi l’essere non si  può porre quale ultimo anello della causalità. Tanto il  più remoto fenomeno immaginabile quanto il presente  presupponendo l’essere, il fare dell’essere. Un sistema dinamico non può mai per sè stesso originarsi da un sistema STATICO, come neminanco può a  questo passare. Sempre le forze si son misurate a vicenda, ed elementi di esse si son fatti equilibrio ed altri ànno  prodotto dei cangiamenti col lavoro meccanico; ed equilibrio e lavoro sono sempre stati necessari da una parte  per conservare i cangiamenti lenti concretatisi, ossia in  generale le forme durevoli, e d’altra parte per alimentare la vicissitudine o la vita nell’essere. Il voler dunque tro¬  vare un principio della mutazione sarebbe lo stesso che  credere che la materia una volta non sia esistita. Il sor¬  gere della coscienza a un dato momento nell'universo,  che il momento innanzi noi possiamo immaginare come  affatto privo di vita conscia, non è uua creazione assoluta, nè rappresenta una infrazione alle nostre leggi della conoscenza dell’animo. Perchè quell’apparizione della vita conscia noi  non l’abbiamo a pensare che come una combinazione di elementi, nè di elementi v'è creazione, poiché essi esistono eterni. Pensare la combinazione come occasionata  dallo svolgersi delle variazioni non à nulla di sovran¬  naturale. Certo la coscienza nella sua natura generale  non à causa; ad essa come agli elementi ultimi d’ogni  realtà è applicabile soltanto ciò che s’è detta la ragione  dell’essere. Altra è però la questione della sua fenome¬  nologia- In questa come nella fenomenologia generale la  causalità à il suo regno. Se la coscienza al pensiero si  presenta come originata dal NULLA, gli è perchè le sue  cause, nella loro natura oggettiva materiale, non possono  in essa evidentemente comparire. Gli elementi di coscienza, o meglio le disposizioni alla coscienza nella realtà  inconscia sono ora come latenti o neutralizzate: una data  combinazione materiale ecco ne suscita la luce subitanea. Il sorgere del cangiamento in generale implicherebbe  invece una derogazione alla legge fondamentale dell’ANIMO; noi non lo possiamo in modo alcuno concepire, e la realtà empirica ci costringe ad ammettere il contrario. Il variabile non è per sè stesso intelligibile senza  un identico a sostrato. La identità dell’io come dà origine alla ragione logica cosi la dà a quella del cangiamento reale. Le diiferenze come tali non possono farsi  contenuto della coscienza. Per esserlo anno a venir riferite a una totalità identica. Ammesso che cangiamenti  potessero avvenire senza conseguire ad altri, verrebbe a mancare la connessione dei fenomeni secondo leggi costanti. Il concetto di natura perderebbe la sua unità e l’ONTOLOGIA con ciò ogni fondamento. Le leggi dell’animo si incontrano invece con quelle della realtà. È chiaro che come l’animo è la condizione inevitabile  della esperienza, e con ciò del nostro mondo fenomenico,  cosi le sue leggi o funzioni generali devono anche di  quello esser leggi a priori, o assolutamente valide indipendentemente da ogni esperienza. Ciò non toglie tuttavia che coteste leggi possano venir trovate, come vengono in realtà, consone alla natura propria delle cose, ossia  non imposte loro direi quasi arbitrariamente, perchè nelle  cose sono le stesse leggi quantunque impensate. Che anzi  in riguardo al fatto dell'esperienza, in riguardo alla unità sistematica dell’essere e dell’ontologia, potrà trovarsi  necessario di veder nelle leggi che la coscienza applica a priori alle cose nuli’altro che un riverbero o meglio  null’altro che l’espressione soggettiva delle determinazioni autonome della stessa realtà inconscia. Ponendo un principio del tempo reale e con ciò un  cominciamento delle causalità non si sfugge d’ altronde  alla domanda. E perchè non prima? Se il primo cangiamento non ebbe causa, o perchè è esso avvenuto solo, mettiamo,parecchi quadrilioni di secoli fa? È vero che non si ammette una causa che l’abbia chiamato all’esistenza, ma nemruanco si dice che qualche cosa l’abhia impedito di  nascere prima. Per questo, per quanto lo si allontani dal  presente, esso riesce sempre troppo vicino. Richiamarsi  alla originarietà dell'essere come fa Duliring (1), alla sua effettività indipendente da ogni pensiero e da ogni  ragione, richiamarsi alla natura della realtà inconscia, cui il pensiero non può mai ricevere completamente in  sè stesso, mai fondare in senso assoluto, ma soltanto ammettere come fatto, non è permesso quando intanto alla  stessa effettività della natura impensata dell’essere evidentemente si contraddice. Si contraddice, dico, poiché,  lasciando da parte l'analogia del pensiero che ammesso  il cangiamento non sa vedere come esso possa originarsi  in modo assoluto, noi non abbiamo in realtà conoscenza  alcuna di un cangiamento cui un altro non preceda, ogni cangiamento che apparentemente si presenta come  tale — il nuovo nell’evoluzione — noi lo riduciamo è  vero alle forze o forme, agli elementi costanti dell’essere de’ quali non c’è ragione a domandare. Ma il perchè della  loro manifestazione appunto in un tale momento e non  in altro, è nell’ininterrotto cangiamento collaterale, occasionai e in rapporto a quello. Ben possiamo invece richiamarci noi alla assoluta autonomia della realtà, che  nulla ammettiamo contro il suo reale manifestarsi, quando  diciamo che in senso assoluto non c’è una ragione del  perchè quest’oggi, poniamo, sia proprio ora e non sia  già stato in passato o non abbia piuttosto a venire in futuro, che v’è tanto poco ragione di questo suo essere  (1) Logik. il, Wi-scnschaftsftheorsie, p. 191. presente che della esistenza stessa universale : dacché  come questa non à inai avuta fuori di sè la ragione del  suo essere, così nemmanco il suo fare, il suo divenire in¬  terno.   In qualunque punto del tempo noi fissiamo l’essere,  non lo troviamo mai privo di determinazioni, perchè que¬  ste sono autonome; e dal suo stato in dato momento di¬  pende ogni sua ulteriore evoluzione ; come però non c’ è  un momento in cui l’essere non sia, nemmanco ve n’è uno  in cui esso non abbia un suo stato determinato. E cosi  che del divenire v’ è sempre la ragione in un divenire  anteriore, ma del divenire in senso assoluto, v’è tanto  poco un perchè quanto dei suoi durevoli elementi. In ciò che esiste è la ragione di ciò che esisterà ; in ciò  che à esistito la ragione di ciò che esiste. Nella origina¬  ria nebulosa è la ragione dell’attuale disposizione del si¬  stema nostro solare, ed in altri processi cosmici ebbe  essa stessa la sua origine, i quali se la scienza non può  oggi rintracciare, non è però assolutamente impossibile  che un giorno ella trovi, e che ad ogni modo sono necessariamente avvenuti. Il cangiamento non à dunque avuto principio. Ed  ecco appunto dove sorgono specialmente gravi, e a molti  filosofi son parse insormontabili, le difficoltà del problema cosmologico del tempo. Si è sempre trovato (1), e  (1) Cusanus, Opera, Complementura theologicum, cap. 8, p. 1113. Si  enim numerare possumus decem revolutiones praeteritas, et centum,  et mille, et omnes. Si quis dixerit non omnes esse numcrabiles, sed  practeriisse infinitas, et dixerit imam futuram revolutionem in futuro  anno, essent igitur tunc infinitae et una, quod est impossibile.  Bacone, Novum Organimi , odi/.. Fcllow, p. 224. Lib. I, 48. Ne-     Kant è il filosofo che più vi à attira’ o l'attenzione, che  ponendo la mancanza d’ogni principio nella serie regressiva delle cause, si viene conseguentemente ad ammettere che un’infinità di cause si sia esaurita, una infinità  di cangiamenti sia realmente tutta trascorsaci che contraddice al concetto di infinito, ed è quindi assurdo accettare. Non solo Kant, ma anche, tra gli altri, il più  acuto forse dei filosofi post-kantiani, Duliring (1) trova qui una insuperabile contraddizione, ed è stato da essa spinto a stabilire che il cangiamento nel mondo abbia ad un dato punto cosi casualmente senza ragione  alcuna avuto un assoluto principio nell’essere, cosa evi-   quc.cogitari potest quomodo seternitas dofluxerit ad lume diem; cum distinctio illa, quae recipi consuerit. quod sit infinitum a parte ante et a parte post, nullo modo constarò possit; quia  inde sequeretur quod sit unum infinitum alio infinito maius, atque ut consumetur infinitum et vergat ad finitum. Hobbes, il quale  dichiara insolubile la questione dell’ infinito in riguardo al problema  cosmologico, ammette tuttavia cautamente la infinità del tempo nel  passato e non si lascia ritenere dalla contraddizione di un infinito maggiore di un altro che sarebbe data dalla relazione dell’infinito passato a momenti diversi della serie temporale. Non sa però pensar l’infinito assoluto in modo razionale poiché crede di vincere quella supposta  contraddizione obbiettando: « similis demonstratio est siquis ex co  quod numerorum parinm numerus sit infinitus, totidem esse conclu-  deretur numeros pares quod sunt simpliciter numeri, id est pares  et impares simul sumpti ». De corpore IV, c. XXVI, 1. La impossiblità del “regrcssus in infinitum in causis efficienticibus” REGRESSUS IN INFINITUM -- e un principio riconosciuto della scolastica. È vero però che gli scolastici lo facevano ancor più che a dimostrare un principio del tempo, o, secondo loro, del mondo, servire a dimostrare (seguendo Aristotele nella sua  dimostrazione del PRIMO MOTORE) la necessità di una prima causa assoluta. ossia ontologica. Cfr. il libro apocrifo II c. 2 della “Metafisica” di Aristotele, secondo il quale non solo la serie delle cause nel passato, ma anche quella del futuro sarebbe contraddittoria. (1) Cursus der Philosophie, Logik. luoghi citati. dentemente assurda, e tanto più per chi come lui è sur  un terreno affatto critico e scientifico. Io trovo al contrario che la illimitatezza della serie regressiva dei cangiamenti si lascia senza contraddizione alcuna concepire infinita o, più propriamente, assolutamente infinita. Dtlliring, non à compreso come l’infinito assoluto possa attribuirsi anche a ciò che è per sé numerabile. E cosi  alla infinità dei cangiamenti nel tempo ritroso, che è l’unico caso dove una tale applicazione sia necessaria, egli  à fatto invece quella ingiustificata della sua manchevole legge del numero determinato. La difficoltà da me superata sta in questo, cui nessuno, per quanto io mi sappia, à mai badato sin’ora (I). I cangiamenti infiniti di cui si discorre non involgono contraddizione perchè essi non sono nè furono mai dati come totalità, ossia come complesso di una serie infinita. Acciò la contraddizione esistesse, bisognerebbe che s’ammettesse tacitamente un principio del cangiamento. Di  fatti altrimenti nell’assenza d’ ogni principio come si può dire. Ora, in questo momento si è esaurita uua serie infinita di cangiamenti ? Ma da quando dunque?  Si pensa con un tratto indefinito di tempo di avvicinarsi di più all’ infinito del passato (2), mentre in-   (1) Questa soluzione è gù brevemente enunciata nella mia “Lettera  filosofica” a I Simirenko” (Torino, Roux, p. 15). (2) Schopenhauer, Parcrga u. Paralipomena 0“ cdiz. I, ILI : Wenn  cin erster Anfang nicht gewesen wure, so tornite die jetzige reale  Gegenwart nicht erst, jetzt seyn, sondern wiire schou liingst gewesen,  dcnn zwischen ihr und dem ersten Anfange miisscn mir irgend einen.  jedoch bestimmten und begriinzten Zeitraum annehmen, der min aber,  wenn wir den Anfung liiugnen, d. h. ihn ins Unendliclic hinaufruckén,  mit hinaufriickt », ecc. ecc.    E    43 vece noi ne rimangbiaino sempre alla medesima distanza.  Qualunque punto del tempo si scelga, anche milioni di  milioni di secoli addietro nel passato, noi siamo sempre tanto vicini lo stesso all’infinito di prima. Come noi  per quanto risalghiatno addietro non possiamo esaurire  l’infinito che fu, cosi non dobbiamo inavvertentemente  ammettere che l'essere sia ne’ suoi cangiamenti partito  da un punto per quanto distante da noi. Poiché in realtà  ogni e qualunque suo cangiamento ne à sempre avuti  dietro a sè una stessa infinità di altri. Non è che l’essere avendo dovuto compiere i cangiamenti in senso inverso di quello che noi tenghiamo nell’abbracciarli venga con ciò ad aver esaurito una infinità di variazioni. Il tempo nella sua durata bisogna considerarlo analogamente a una retta che in una direzione è assolutamente  infinita e nell’altra in ogni momento terminata, ma prolungabile a piacere all’infinito. Come non implica contraddizione far terminare a un punto una linea assolutamente infinita, cosi non la implica il passato assolutamente infinito che si termina nel presente e può prolungarsi senza limite nel futuro. L’errore di Kant e di Diiliring e di tanti altri sta  nel credere che posta la serie regressiva infinita si abbia con ciò una totalità infinita. L’infinito passato invece non è nè può essere un tutto, e non ammette quindi  alcuna determinazione numerica, pur contenendo in sè ogni  numero. Tale infinità non involge, come crede Diihring,  l'assurdo di una contata (o percorsa , come direbbe Kant) serie infinita (“den Widerspruch einer abgezàblten unendlicher Zalilenreihe”). In qual modo potrebbe una tal serie esser contata? Non s’accorge Diihring che con ciò  egli ammette già quello che ei vorrebbe dimostrare, ossia un principio del tempo reale? In verità è quella  serie non contata, ma innumerata e innumcrabile, ciò  che detto di un infinito non inchiude punto contraddizione. Il moto non à principio nel tempo, e: sino a un  punto qualunque del tempo è trascorsa una infinita serie di cangiamenti — non si equivalgono esattamente. Con  è trascorsa si vorrebbe tacitamente porre come dato ciò  che è impossibile a darsi. Di fatti la contraddizione  scompare subito che si dice: la serie dei cangiamenti nel passato è infinita. É trascorsa sembra rinchiudere l’idea di un punto iniziale della serie, dove (die  i cangiamenti non si possono considerare un tutto o come serie completa senza contraddire al concetto di ogni  assenza di principio. Una infinità di cangiamenti, una infinità  di momenti del tempo non è trascorsa, sibbene l’infinito  trascorre sempre, e in ogni momento è esistita la serie dei  processi. La successione perpetua è appunto la forma  della infinità del tempo. Se si dice che l’infinito è trascorso si scambia, a jiarlar esattamente, il suo concetto, ponendo  in vece sua quello del finito, o almeno si combinano insieme due concetti incongruenti. Poiché ammettendo che una infinità di movimenti è trascorsa o s’è esaurita nel  passato, noi raduniamo in un tutto ciò che per sua  natura non può mai venir radunato. Il concetto di infinito e quello di totalità sono incommensurabili.Una totalità è sempre raggiungibile con una sintesi successiva delle sue parti, non cosi l’infinito. Diciamo invece. Le serie dei cangiamenti del passato è infinita — quale  contraddizione nel pensare che ogni cangiamento avvenuto è stato preceduto da un altro? Dov’è qui l’assurdo  di un tatto infinito che avrebbe dietro a sè ogni momento del tempo? I fenomeni per sè non suppongono se non  i fenomeni che immediatamente li precedono ; e come non c’è qui contraddizione, cosi per quanto noi ci trasportiamo addietro nel tempo, mai la troveremo. (1)  Come à fatto il tempo reale a giungere all’ora  presente dall’infinito? È potuto giungere dall’ infinito  perchè non è mai partito. Se fosse a un dato punto partito non sarebbe potuto giungere. E tanto concepibile l’infinito verso il quale tende la serie che quello dal  quale essa procede. Nell’un caso e nell’altro si deve solo  avvertire di non fare un insieme o un complesso di ciò che non è mai dato come tale, ossia un insieme in cui ogni momento dell’ infinito fosse anticipatamente compreso. Kant nella prima ANTINOMIA (2) spiega dapprima egli stesso che l’infinità di una serie consiste nel non poter questa venir mai compiuta per mezzo di una sintesi successiva  e che il CONCETTO di fatalità non è altro che la rappre¬  si) Schopenhauer crede di sciogliere il sofisma Kantiano  con un altro sofisma, distinguendo tra assenza di principio e infinità  del tempo. Schopenhauer cosi infatti obbietta alla tesi della prima ANTINOMIA. Uebrigens besteht das Sophisma darin, dass statt der Anfangslosigkeit der  Reihe der Zustànde, ivovon zuerst die Rede, plutzlich die Endlosigkeit  (Unendliclikeit) derselben untergeschoben und nun bewiesen wird, was  Xiemand bezweifelt, dass dieser das Vollendetsein logisch widerspreclie  und dennocb jede Gegenwart das Ende de Vergangenheit sei. Das Ende  einer anfangslosen Reilic làsst sich aber immer denken, oline ihrer Anfangslosigkeit Abbruok zu tbun : wic sich aneli umgekehrt der Anfang einer endlosen Reihe denken làsst. “Die Welt als Wille” ecc.  G‘ ediz. I, 58G-87.  (2) “Kritik der reinen Venunft”, ed.  Kirchmann p. 3G4, 3GG, 3G0. 4G  sentanone della sintesi completa delle sue parti. Dunque anche secondo lui dovrebbe il concetto di totalità  non esser applicabile ad una serie infinita. Tuttavia per  dimostrare che le cose coesistenti non possono essere infinite, alla loro infinita sostituisce egli appunto il concetto contradittorio di un tutto infinito. Ed à bel giuoco  nel rigettare quindi un tale assurdo. Ecco la sua dimostrazione . un tutto infinito per venir pensato tale dovrebbe  lasciarsi esaurire per mezzo di una sintesi successive. Ma l ’infinito non può mai venir cosi esaurito, dunque  una totalità infinita di cose coesistenti non può considerarsi come data. Insomma dice Kant : una infinità  non potrebbe venir numerata ossia non potrebbe esser  finita, dunque non può esser data; vien rigettato  l’infinito semplicemente perchè è altra cosa che il finito. Non l’nfinito per sè, solo l’infinito nel finito è realmente  un assurdo, poiché come tale dovrebbe esser necessaria¬  mente dato tutto. Ogni insieme di cose deve perciò con¬  tenere soltanto un numero finito di elementi numerabili. Ma  quanto al temilo non c’è ragione di negarne la infinità ;  numerabili sono i processi da un punto a un altro della  serie, non la serie stessa in senso assoluto, perchè ella  non è mai data come un tutto,   Is eli infinito assoluto o transfinito che è proprio del  tempo, non abbiamo più veramente una grandezza ma  1 assenza di essa, poiché è data la necessità della man¬  canza di un limite nel regrèsso, ed una tale mancanza  è oggettivamente mallevata come nello schema spaziale  della mente essa lo è soggettivamente. La ragione della  infinità dello schema spaziale, come di quella della serie dei numeri sta nel soggetto ; la infinità invece della se¬  rie causale à la sua ragione nell’ oggetto o nella realtà  estramentale. E appunto solo nell’infinito del tempo passato che si lascia necessariamente attuare un significato  reale del transfinito. Poiché una simile illimitatezza assoluta è bensi anche dello spazio, ma soltanto dello spa¬  zio ideale o matematico, in quanto questo viene ogget-  tivato e lo possibilità che realmente è solo nella funzione  mentale vien naturalmente considerata come oggettiva e  per sé esistente indipendentemente da noi. L’infinità del  passato non à, come tale, determinazione alcuna quantitativa, non si lascia esprimere col numero ; in essa è  invece ogni numero e può porsi ogni determinazione rimanendo ella assolutamente indeterminata. Cosi la di¬  stanza di due punti nel tempo, per quanto grande la si  immagini, se si à riguardo alla sua relazione all’infinito  del tempo anteriore, non significa nulla per questo appunto che l’infinito assoluto essendo propriamente la  negazione di ogni grandezza nel grande non può venir  posto in relazione con altre grandezze. La nostra fan¬  tasia non può correre che all’ infinitamente grande del  passato. SOLO L’ANIMO ne intende la infinità assoluta.  Della seriedel tempo non possiamo ottenere una assurda totalità ; per padroneggiare quella bisogna uscire  dal cangiamento e volgersi al fondamento della infinità  temporale, ossia all’essere come presente in ogni mo¬  mento e come fonte d’ogni possibile.   Meravigliarsi che la più grande grandezza immagi¬  nabile non sia più vicina all’infinito assoluto che la più  piccola, è analogo al meravigliarsi che la più ampia conoscenza dei fenomeni non arrivi più vicino alla cosa in  sè che la conoscenza più limitata. Qui come là si tratta  di una differenza qualitativa che nou si lascia esaurire  pei aiiazioni di quantità. L’apparente paradosso che con una comunque grande grandezza non s’è mai più  vicini che con altra infinitamente minore al transfinito, riposa in questo, che le due grandezze vengono riferite  a quello senza mantenere di esso il giusto concetto, ma  consideiandolo invece come una quantità determinata;  nel qual caso sarebbe veramente un assurdo dire che da  esso disti ugualmente un dato punto e un altro che fosse  prima o dopo di questo. Come nel transfinito del passato  non c è assolutamente un termine, cosi esso non è raggiungibile in alcun modo; dunque tutte le grandezze  sono per riguardo ad esso insignificanti. Parimenti è un  assurdo credere di poter addizionare una unità al transfinito o trasfinito. Si può solo addizionarla al finito. L’accrescimento esisterà pertanto in riguai do ad un segmento finito di retta, ma non in riguardo alla retta stessa nella  sua infinità. In una retta infinita nelle due direzioni è  indifferente il far la divisione più in un punto che in un  altro da quello lontanissimo ; le due rette risultanti sono  sempre lo stesso transfinito e con ciò sempre uguali. Nella retta co’_a _b _m rx - A — Aoo e oo’B   ossia ( co’A-H AB ) — B oo uguale cioè (A oo — AB).  Si vede cosi contrariamente alla dottrina di Cantor. Dice Cantor. Zu einer unendlichen Zalil, wenn sie als  bestimmt und vollendet gedacht wird, selir «ohi cine endliche hinzu-  gelugt und mit ihr vereinigt werden kann, oline dass kierdurch eine  Aufhebung der letzeren bewirkt wird ; nur der umgekerte Vorgang, die  llinzufugung einer unendlicker Zahl zu einer en dlicbcn, wenn diese che oo-t-1 ( <> —J— 1 secondo la sua notazione) non è maggiore di <», nè 1-f-o è differente da essendo   co’A + A B = A B + oo. Non v’è infinito maggiore d'altro infinito: tanto sarebbe infinito il tempo ritroso se la  serie dei cangiamenti fosse terminata migliaia di secoli  fa, quanto se esso continui all’infinito a trascorrere an¬  cora. Il passato si può misurare tanto a minuti che a  secoli, e dirlo eguale, se fosse lecito così esprimersi, a  numero infinito di minuti o a uno infinito di secoli; non  pertanto sarebbe sempre lo stesso infinito nè più nè  meno. E la ragione di ciò è che la quantità transfinita  non è misurabile. La immensità supera ogni numero,  come direbbe Spinoza.   Nella infinita serie delle cause è da pensarsi un numero di esse (se tale può chiamarsi), maggiore di ogni  numero assegnabile ; oltre ogni raggiungibile anello la  natura ne offre costantemente altri ulteriori. Nella na¬  tura la contraddizione non può esistere ella non ef¬  fettua il passaggio che da un momento a un altro ; e  questo passaggio non può farsi attraverso l’infinito. Per  quanto noi risalghiamo all’indietro nella serie causale,  come non troviamo contraddizione pel pensiero, cosi non la troviamo nella realtà. Essa ci offre sempre e solo un   ziierst, gesetzt wird, bewickt die Anfhebung der letzeren, ohne dass eine  Modification der ersteren eintritt. (Grundlagen ecc. p 11); e più oltre  (p. 14): “Ist co die erste Zalil der zweiten Zalilenelasse, so iiat man:  1+01=10, dagegen u> 4 .i-=(coq-l), wo (co- 1 - 1 ) eine von co durchaus verschiedene Zahl ist. Aiif die Stellung des Endliclien konmtes also alles an. Una tale inapplicabilità della LEGGE DI COMMUTAZIONE ai numeri transfiniti o trasfiniti dovrebbe per Cantor servire inoltre a dimostrare come tali numeri debbano poter essere e pari e dispari insieme o anche nè pari  nè dispari. (Id. p. 15). 5dato cangiamento e la sua causa. II fenomeno non richiede per la sua spiegazione la totalità della serie delle  cause anteriori, si bene soltanto la causa immediata¬  mente antecedente; e il principio di ragione domanda uni¬  camente la immediata condizione e non una totalità di  condizioni. In quanto la stessa richiesta si rivolge suc¬  cessivamente alla causa della causa e cosi via all’infi.  nito, si viene a domandare costantemente una nuova con¬  dizione e questa è un nuovo membro della serie e niente  di più. Al tempo è essenziale la posizione in atto di un  solo momento.   Fatta astrazione dai cangiamenti, e supposto l’essere  affatto immoto in una rigida stabilità assoluta, noi lo  poniamo però sempre in qualunque punto del tempo ideale  che noi fissiamo ; la sua esistenza la poniamo cosi necessariamente infinita nel passato. Or come può nascere  la contraddizione se noi in uno qualunque di questi punti  pensiamo invece l’essere universale nel flusso del cangiamento? Assurda è la posizione di un tutto infinito,  quale non può qui esser dato, poiché la successione perpetua è la forma dell’infinito del tempo; noi abbiamo  qui una serie che in riguardo al nostro procedere a ri¬  troso nel tempo da fenomeno a fenomeno è infinitamente  grande, e per sé è transfinita come la tangente dell’angolo di 90° -- Wundt è condotto a credere (Philos., Stadie„ II, 520. Kant’s kosmologichen Antinonien n. das Problem des Unendl.) che l’applicazione  de concetto di transfinito non sia possibile nel problema cosmologico  del tempo. Egli crede un tal concetto trascendente, che invece non è  e cosi gli viene a mancare un concetto che esprima la infinità oggettiva ossìa 1 eternità del processo della natura. Il concetto limite del     in.   Kant crede che la sua dottrina della idealità  del tempo e dello spazio o della transcendentalità in  generale, spiegasse la supposta antinomia del problema  cosmologico, e rendesse con ciò inutile e vana la ricerca  di una soluzione. Ma appartenga o no il tempo e lo  spazio al reale in sè, riman sempre tuttavia la questione  se questo, che Kant non può a meno di accettare, si  abbia a pensai’e come fondamento di un mondo fenome¬  nico finito ovvero di uno infinito. Non vale rispondere  che la serie regressiva delle percezioni nostre non può  essere realmente infinita perchè come tale impossibile, e  neppure finita perchè nessun limite dei fenomeni può venir  concepito come assoluto, e dichiarare con ciò insolubile  la questione. Dacché l’oggetto trascendentale condiziona  realmente, come egli ammette (1) un determinato regresso  empirico, per un esempio nell’ordine dei corpi celesti ;  doveva Kant pur ammettere che rimaneva sempre a ve-  regresso infinito (o a dir proprio infinitamente grande) non è già un  concetto trascendente della creazione quale dovrebbe, secondo il  Wundt, accettare ogni spiegazione filosofica della natura (v. Wundt,  “Ueber das Kosmolog. Problm, Yiertelsjahrszeitscb. I, 128); quel suo  concetto limite nuli’ altro è invece appunto die l’infinito assoluto  del tempo oggettivo, in base al quale è possibile il nostro infinito (infinitamente grande) regresso. Il non aver considerato l’eternità  del fare della natura, e specialmente il non aver badato die l’infinito regresso è in realtà per la natura un perpetuo progresso, il cui concetto non può venir altrimenti pensato che per via del tran¬  sfinito, 6 stata la causa per cui il Wundt concepì il tempo passato  sotto il concetto deH’intinitamente grande concordando in fondo col  Kant, come il Lasswitz si trova in questo d’accordo con lui. (L. Ein  Beitrag zum Kosmol. Proli. Viertels. I, 343).  (1)  Kritik der reinen Vermnft, ediz. cit., 428.  dere se l’oggetto trascendentale determinasse un possibile  regresso finito od infinito (11. Perchè se per lui tuttii  processi compiutisi da tempo remotissimo ad ora non si¬  gnificano altro che la possibilità deirallungamento della  catena dell’esperienza dalla percezione attuale indietro  alle condizioni che la determinano nel tempo; pure egli,  per ciò che s’è sopra citato, non può negare che il possibile regresso delle nostre percezioni secondo le sogget¬  tive leggi della mente, non supponga un regresso ogget¬  tivo determinato dalla realtà inconscia indipendente¬  mente da ogni esperienza (2). Trasportati a indefinita  distanza dal nostro sistema solare, avremmo noi sempre  ancora nuove percezioni? E cosi, trasportati indefinitamente addietro nel tempo vedremmo noi necessariamente  sempre nuovi cangiamenti? Poiché la nostra necessaria  produzione dello schema dello spazio e del tempo, non  potrebbe per sè far si che noi avessimo nuove percezioni  dove l’oggetto trascendentale non le condizionasse e si  mostrasse con ciò finito. Lo spazio e il tempo ideali non  sono per sè garanti di una corrispondente possibile PERCEZIONE. Non una necessità del nostro concetto a priori del  tempo, ma il principio di causalità richiede la infinità  della serie regressiva dei cangiamenti. Poiché non si  può conchiudere la mancanza di un principio del tempo  (1) Cfr. Schopenhauer, Parerga, I, 112. (2). Die wicklichen Dinge der vergangenen Zeit si nel in dm transcendentaien Gegenstand der Erfahnmg gegeben ; sie sind aber ftir mieli  nur Gegenstànde und in der vergangenen Zeit wicklich, sofern als  ich ecc. „ ild. p. 4!0). Saranno però dunque sempre non null’altro, come dice Kant poco sotto, ma qualcosa di più della possibilità  dell’allungamento della catena dell’esperienza dalla presente percezione  indietro alle condizioni che la determinano nel tempo.   da questo, che ogni limite è necessariamente da noi  pensato come relativo. La relazione di termine e termi¬  nante è infinita come quella di soggetto e oggetto ; perciò appunto vuota ; essa nulla può aggiungere al contenuto reale cui viene applicata. Come il pensiero dell’es¬  sere impensato, che è la forma in cui comprendiamo il  reale, nulla toglie alla realtà estraraentale od in sè della  cosa, allo stesso modo la relazione mentale di limite e  limitante non può evidentemente mettere nella realtà il  suo secondo termine se nella realtà non è dato. Questo  secondo termine, il limitante, rimane, se si astrae da  ogni altra considerazione, un puro complemento ideale (1).   9. Riehl non seppe neppur egli superare o scio¬  gliere la falsa contraddizione che Kant e Dtihring, per  non dir che di loro, credettero inchiusa nella concezione  di una serie regressiva infinita di cangiamenti. Visto  che la contraddizione stava nel concetto di una infinità  la quale quei filosofi avevano pensato necessariamente   (1) Hamilton il quale (“Lectures un Metaphysics”, lettura 38; On logic I,  p 101-104) segue Kant nelle antinomie, non giunge che a questo risultato, di pensare in riguardo all’infinito del tempo e dello spazio,  che se la ragione non ci fa piegare necessariamente nè da una parte  nè dall’altra, pure in realtà il tempo e lo spazio dehban essere o  finiti o infiniti. (Cfr. del resto l’acume (!) del Mill nella sua confutazione di Hamilton, La philosnphie de IL, cap. VI, p. 90). Ho Spencer  poi, che à fatto la sua più alta educazione filosofica presso di Hamilton appunto e del suo scolare Mansel, professore di metafisica a Oxford, seguendo il maestro dichiara questioni insolubili tanto quella riguardanti l’infinità del tempo e dello  spazio che quella della divisibilità della materia e altre ancora. Egli  pensa, cerne è noto, che i concetti di spazio, di tempo, di moto, di  materia e di forza si mostrino in ultima analisi inconcepibili e ci lascino sempre del pari nell’alternativa tra due opposte assurdità, V.  cap. Ili, § 15-18  e cap. IV dei “First Principles”, la quale io stimo  certo l’opera più infelice del filosofo inglese. 54data come totalità, egli pensò di sfuggirla col negare  la numerabilità o la reale distinzione e indipendenza numerica nella catena delle cause e delle variazioni (1).  Numerabili, dice egli, sono le cose, non i processi. In  quanto le cose sono od appaiono spazialmente divise,  deve è vero valere ciò die il Duhring à formulato come  legge del numero determinato; ma altrettanto, séguita Kiehl, è certo che quella presupposizione non vale per i  processi temporali. Questi non sono, secondo lui, per sé  stessi distinti numericamente : è solo per la nostra distinzione mentale che essi ottengono una tale determina¬  tezza. Un argomento dunque che vale per il numero non  può senz’altro venir applicato al tempo, poiché mancano  in questo per sé considerato e non riferito allo spazio,  degli effettivi processi indipendenti, separati l’uno dal¬  l’altro, o posti insomma come numerabili. Noi possiamo  distinguere dei processi nel tempo soltanto in determi¬  nato numero finito, nessun processo è però indipendente   (1) Il Itielil (Ber phUosopliischc Kriticismus, li. 12f>) inclinava dapprima decisamente a porre con Duhring un principio del cangiamento. Soltanto nella seconda parte del secondo tomo, tormentato dalla necessità del principio di causalità cangiò opinione (quantunque non lo abbia fatto notare egli stesso esplicitamente);  ma per uscire dalla presunta contraddizione dell’ infinito regresso,  pensò, al contrario di prima, i processi come assolutamente, e con ciò  assurdamente continui. V. id. II, 124, 12C, 1S4. 185, 2n8; cfr. Ili, 304,  307. Si vede del resto evidentemente clic il Riehl oltre aver cangiato  di parere, non ò nemmanco ancor ora troppo certo della sua nuova teo¬  ria; poiché la tratta troppo brevemente e troppo alla larga, come se  gli scottasse di dover render più minuto conto di ragioni che a lui  stesso non possono parere troppo convincenti Ciononostante l'opera  sua e specialmente la seconda parte del secondo tomo è un lavoro  filosofico non solo di grande valore, ma anche molto attraente, il che  è una cosa assai rara.  1C  e distinto da quello che immediatamente lo precede o  segue. Rielil, non sapendo come uscire dalla sup¬  posta contraddizione à dunque rinunciato a concetti di  cui l’esatto pensiero scientifico non sa nè può lare a meno,  senza che ciò del resto gli abbia giovato per la elimi¬  nazione della temuta assurdità come più innanzi vedremo. La questione dell’infinito riguarda tanto il tempo che  lo spazio. Solo si à sempre a distinguere tra l’esistenza  loro ideale ; cioè il loro schema mentale, e la loro esi¬  stenza reale. Non numerabile possiamo noi solo pensare  lo spazio ideale, lo spazio o l’estensione materiale dobbiamo invece necessariamente porla numerabile. Poiché  estensione reale è coesistenza, e la continuità assoluta  non può essere reale ma soltanto ideale ; altrimenti essa  inchioderebbe la contraddizione dell’infinito compiuto nel  finito, chè senza parti è solo il continuo della rappresentazione. Porre la continuità assoluta come effettiva è  non spiegar nulla e mettere il mistero nella realtà, rinunciando a comprenderla. L’irriducibile noi lo dobbiamo  soltanto rilegare negli atomi sia dello spazio che del  tempo reali. I tropi degli Eleati non valgono meno con¬  tro il continuo del tempo che contro quello dello spazio;  non meno contro lo spazio percorso da un pendolo in  una oscillazione, che contro il tempo in questa impiegato. In parti ultime non si può dividere il tempo nè  lo spazio ideale, perchè essi nè sono composti nè si originano da una sintesi di parti, come in fatti non pos¬  sono venire analiticamente scomposti in ultimi elementi  semplici, e sono conseguentemente l’uno e l’altro divisibili all’infinito ; ma non è cosi del tempo e dello spazio  leali, dove la natura viene necessariamente aH'atto. Dice Diehl che solo il nostro intelletto scompone  l’accadere temporale in singoli processi, e che questi solo  per ciò ci appaiono indipendenti, che partono da cose  spaziali e si trasmettono ad altre cose nello spazio  (id. Ili, 280, 287, 309).  Un processo secondo lui può  aver indipendenza solo perchè vien riferito alle cose nello spazio e non al tempo unicamente. Ma è naturale  che tutti i processi siano nel mondo materiale (e non  vengano soltanto da noi) schematizzati per dir cosi nello  spazio, poiché essi non sono altro che cangiamenti della  realtà spaziale, e unicamente i processi della coscienza  in sè considerati possono venir riferiti al tempo come tale senza riguardo allo spazio. Difatti non pensa ora Rielil che sia concepibile una materia assolutamente  continua come lo spazio mentale, ossia non costituita  da atomi ? (v. id. Ili, 307 ; cfr. II, 278 e 284). Anche  della materia allora si dovrebbe dire che gli elementi  distinti solo la nostra mente li pone. Come può egli dunque affermare ripetutamente che soltanto la riferenza dei  processi temporali allo spazio ci faccia considerar questi  come distinti e per sè numerabili? Voler negare la numerabilità nel tempo reale o ne’ suoi processi dovrebbe  al contrario anche secondo il Riehl esser lo stesso che  negare nello spazio gli atomi o le cose ossia gli aggruppamenti durevoli degli atomi.   Ogni grandezza nella realtà à parti elementari, non  esclusi i cangiamenti; un certo gi’ado di cangiamento è  una somma di successivi cangiamenti minimali. Ma il  pensiero come per istinto sembra rifuggire dalla conce¬  zione dell’atomo o minimo temporale, perchè colla determinatezza scompare quel che di vago e di nebuloso  E ir, rdie altrimenti conserva la concezione (lei tempo, e per  cui la mente non avverte o avverte assai meno la inin¬  telligibilità di quello. Colla posizione dell'atomo o minimo,  la natura non più oltre scrutabile del tempo si affaccia  bruscamente all’intelletto. Il tempo come rappresentazione rimane naturalmente strettamente continuo pur essendo discreti i processi reali, cliè la sua continuità as¬  soluta ideale è una proprietà necessaria dipendente dalla  natura della coscienza, la quale tra due processi per  quanto infinitamente vicini interpola pur sempre la sua  unità. Non c’è un minimo concettuale del tempo come  c’è invece e si richiede il minimo reale. I n minimo nella  rappresentazione del tempo sarebbe un punto inesteso, e  considerarlo come elemento della durata tanto varrebbe  quanto rendere impossibile il concetto di questa (1).   Non deve più urtarci l’accettar gli atomi, o meglio  la concessione atomistica, per la materia, che accettarla  in riguardo alla forza e al cangiamento. Non crediamo  siano più intelligibili gli elementi materiali che quelli  del divenire. La facoltà nostra mentale di pensare gli (1) Lo Schopenhauer trattando nella quadruplice radice del principio di ragione (p 93-96) del tempo del cangiamento, mette in piena  e con ciò stridentissima luce il concetto ch’egli à della continuità  assoluta del tempo, quale egli trova acutamente espresso presso Aristotele. “ Come tra due punti v’ è ancor sempre una linea, dice egli,  così tra due ora vi è ancor sempre del tempo. È questo il tempo del  cangiamento ; esso è come ogni tempo divisibile all’ infinito e per conseguenza il cangiamento percorre in esso un numero infinito di gradi  per i quali dal primo stato nasce a poco a poco il secondo. „ Egli  conchiude con Aristotele dalla infinita divisibilità del tempo, che ogni  contenuto di esso e con ciò ogni cangiamento, o il passaggio da uno  stato all’altro deve essere infinitamente divisibile, e che dunque tutto-  ciò che diviene s’origina in fatti da punti infiniti.  atomi come ulteriormente divisibili vale per tutti e due  gli ordini senza diminuire perciò la necessità che à la  mente di ammetterli. Quel sentimento direi quasi di disagio  clic par darci questa necessità, non è in fondo che ca¬  gionato da quella nostra come ripugnanza a riconoscere  che l’analisi mentale della realtà deve a un dato punto  arrestarsi. La mente deve arrivare ed arriva, ad elementi  i quali non sono più oltre scomponibili, altrimenti il  reale potrebbe sciogliersi nel pensiero.La divisibilità ideale  non porta con sè una reale divisione. Solo il tempo ideale  può venir diviso a piacere all' infinito, e non à quindi  elementi numerabili, ma il tempo reale col suo vario contenuto fenomenico è di sua natura numerabile; quantunque noi, come ci accade per gli atomi della materia, non  arriviamo direttamente a’ suoi elementi. Non meno delle  cose o degli elementi delle cose sono anche i processi nu¬  mericamente distinti. E se in astratto la grandezza non  à divisione, essa non può tuttavia nella realtà venir  esattamente concepita che come risultante di una immediata ripetizione numerica d’uno stesso identico. L’assenza  di elementi reali è solo nel nostro pensiero che può a-  strarre da ogni divisione nel considerare una grandezza,  ed è pienamente libero di dividerla o accrescerla all’ infinito, allo stesso modo che esso procede co’ numeri. Tanto la natura che il pensiero ànno del resto la possi¬  bilità dell’infinito accrescere e interpolare ; ma ne’ loro  prodotti non possono dare che il determinato : l’infinito  si riferisce solo al loro operare, non al loro operato. Il concetto del continuo assoluto applicato al tempo  reale sarebbe del resto affatto inutile anche quando fosse giustificato. Poiché empiricamente un tal continuo noi  non lo incontreremmo mai. Il fatto che noi della sintesi  della natura (come dice Diihring in qualche luogo della “Dialettica”), non abbiamo altro che rappresentazioni di  effettività, non ci dà il diritto di fare delle possibilità  del nostro pensiero la misura della realtà. Come in sé  sia fatto il passaggio da un punto del tempo all’ altro,  non può venir inteso. Tanto varrebbe domandare perché  esiste il tempo o magari l’essere stesso nella sua -effet¬  tiva natura Voler ancora spiegare gli elementi del tem¬  po è uno sconoscere la natura del pensiero ; noi non li  possiamo ridurre ad altro perchè il tempo non è un prodotto della mente, è condizione anzi dell’esperienza, e  non à una natura puramente logica. Il passaggio è una  determinazione della realtà che noi non possiamo che  riflettere. Sarebbe lo stesso voler spiegare gli atomi della  materia; noi non possiamo che ammetterli o riconoscerli;  una pretesa spiegazione di essi è assurda poiché il pensiero non è tutta la realtà, ma vien confinato da qualcosa  che se pò dare ad esso un contenuto formale, non può  però dare il suo essere. Da un grado a un alti’O del cangiamento si fa il passaggio in quanto il cangia¬  mento stesso ci si mostra come fatto compiuto. Noi  non dobbiamo quindi illuderci col concetto misterioso del  continuo assoluto di penetrare più addentro nel fare della  natura, nel divenire dei fenomeni. Noi non possiamo mai  altro che constatare gli avvenuti cangiamenti, nuH’altro  possiamo. E cosi in realtà non conosciamo come il can ¬  giamento, ma che il cangiamento s’è fatto. Tornando ora alla soluzione di Riehl, nemmanco col fare la serie dei cangiamenti assolutamente continua  sfugge egli, secondo crede, alla temuta e presunta con¬  traddizione dell’infinito compiuto od esaurito. E 1' errore suo si fa più stridente e palese quando egli so¬  stiene che la infinità del tempo si mostrerebbe esaurita  se si dovesse pensare ad un suo fine nel futuro. Ei  crede che solo in tal caso, per evitare la contraddizione, si dovrebbe ammettere un principio assoluto del  tempo. E così fa dipendere, cosa enorme, la infinità del  regresso dalla infinità del progresso nel futuro. Ma la fine  del tempo non è invece punto contradditoria. É questa  una questione di natura empirica; e cosi secondo lui non  dovrebbe esser allora inconcepibile e contraddittorio neppure un principio del tempo. Il tempo reale, ove fossero  date le condizioni di un equilibrio universale, potrebbe  finire ad ogni momento senza assurdità alcuna. Poiché  ad ogni modo nella natura ogni fine non è della serie  infinita ma dell’ultimo cangiamento. Del resto, sia pure,  ammettiamo che i processi non siano per sé distinti e  numerabili, ma siano invece assolutamente continui. Dice Riehl che le oscillazioni di un pendolo sono  senza dubbio determinate numericamente (id. Ili, 309). Ora come risponderebbe egli alla domanda — nè vi può  in modo alcuno sfuggire — se si debba pensare che insieme sommate le oscillazioni dei pendoli che possono  dall’eternità esser mai esistiti in infiniti mondi, possano  venir compresi da un numero finito ? E se no sotto quale  concetto una tale somma o regola di somma dovrà venir  pensata? A ciò non à egli risposta.  E più ancora come risponde Riehl a quest’altra, la domanda. Il numero delle terre dall'eternità ad ora nate e morte è egli infinito o finito ? Poiché qui manifestamente  abbiamo delle esistenze separate, indipendenti, numerabili  anche secondo lui. L’unica giusta risposta è che un tal  numero è necessaria,nente infinito, o, propriamente, transfi¬  nito. Nel corso perpetuo del tempo non solo non è contraddittorio, sibbene è necessario che un infinito numero di corpi celesti (dato che le moderne teorie cosmiche  siano, come pare, inevitabili) abbia gradatamente avuto  nascita e morte. Con ciò come non vi fu un primo cangiamento, nemmanco vi fu una prima terra. Il concetto dell’infinito assoluto o transfinito è applicabile solo alla serie regressiva dei cangiamenti, non  alla progressiva. La natura di questa consistendo appunto nel crescere suo continuo verso il futuro non può  cadere, se infinita, che sotto il concetto dell’infinitamenfe  grande. Poiché in nessun punto iminaginabi'e del futuro  non si sarà compiuta, a partire da un punto qualunque  del tempo precedente, una infinità assoluta di cangia¬  menti. E ciò che si avrà sarà solo la continua possibilità  di sempre nuove mutazioni. La questione però se realmente nella natura dell’essere sia la disposizione a qnes'.o infinito futuro è affatto empirica, non essendoci, come s’è visto sopra, alcuna difficoltà che a priori ci impedisca di pensare possibile un termine d’ogni cangiamento in un qualunque momento avvenire. Il concetto del tempo per sé non ci dà alcuna soluzione; la questione  è puramente di fatto. La soggettiva possibile anzi necessaria illimatezza dello schema spaziale non porta seco  necessariamente un infinito riscontro nella esistenza materiale oggettiva. Allo stesso modo neppure la illimitatezza del tempo ideale porta con sè quella del tempo  reale ossia una serie infinita di reali cangiamenti. Essa  non ci impedisce in modo alcuno di considerare come possibile un limite del mondo nel tempo. Se noi siamo sforzati di pensare ad un tempo vuoto non è però il pensiero  di esso che gli dà un contenuto reale in ogni suo momento. Essendo che per sè stesso la vuota durata tanto è  del reale come del nulla ; sebbene la durata non rimane  mai nel nostro pensiero priva adatto di contenuto, in quanto la permanenza dell’essere, indipendentemente dallo svol¬  gersi o no esso in fenomeni, non può mai mancare di  farle riscontro. Ed è in questo una grandissima differenza tra la rappresentazione dello spazio e quella del  tempo. Mentre a niun punto arbitrario del tempo viene  a mancare il contenuto materiale, non così necessaria¬  mente ad ogni punto dello spazio. A parte i cangiamenti  in cui l’universo si svolge è evidente che non può ad.  esso venir applicato il concetto di una determinata durata. Come esso è sempre quello che è, cosi il tempo non  à a suo riguardo significato alcuno. In un qualunque  momento inesteso del tempo 1’ essere è completo, è  tutto ciò che è stato e tutto ciò che sarà. Se dunque nel futuro venisse realmente a mancare ogni mutazione nell’essere, questo potrebbe solo impropriamente  venir considerato come nel tempo; la durata dal punto  in cui il cangiamento sarebbe cessato à soltanto senso  perchè noi la immaginiamo misurata da quella piena di  cangiamenti della nostra coscienza.  Intanto la meccanica non ammette assolutamente la possibilità del passaggio di un sistema da uno stato dinamico ad uno statico. E cosi il tempo futuro è indubbiamente infinito nel senso di una progressione senza  fine – V. anche le considerazioni di Sleyer, “Mechanick iter l Verme” (p. 309). Tra le due infinità del passato e del futuro sta il momento presente, il quale inchiude la realtà eterna,  la realtà che fu e che sarà. La pienezza dell’essere non  ci sfugge come parrebbe a considerarlo nella infinita sua  fenomenologia. L’essere è sempre tutto presente, non c’ è  elemento di cui possa dirsi che sia stato o che abbia a  originarsi. Certamente l’interesse nostro va al suo svolgersi ne’ cangiamenti per cui solo ci si svela la sua na¬  tura e per cui solo noi ci commoviamo e viviamo. Che  per la coscienza l’essere immoto in una rigida inerzia  non avrebbe valore alcuno. Tuttavia la infinita possibilità del cangiamento è tutta nell’essere in un qualunque  punto matematico del tempo. E cosi T importanza del  tempo finito non si perde di contro alla infinità passata  e futura del processso: ogni momento del tempo ci  dà l’essere sub specie aeternitacis, nè altra mai è stata  la esistenza della realtà che quella del momento.  Solo in questa considerazione della permanenza  eterna del reale possiamo noi comprenderne la infondata e infondabile natura sistematica. Lo sguardo alla incessante evoluzione può troppo facilmente far considerare le interne determinazioni dell’ essere come transitorie. Che l’evoluzione sia tale quale noi l’andiamo scoprendo non è altrimenti a intendersi. Giova quindi, per  la concezione universale dell’esistenza, oltre che aver  riguardo allo svolgimento di un sistema parziale nel  tempo considerare gli altri sistemi parziali del cosmo  nel loro coesistente diverso grado di svolgimento, per  cui si lascia forse quasi pensare come in ogni momento  attuata nello spazio la evoluzione temporale dei singoli  mondi. Nello spazio e nel tempo, da cosa a cosa, da processo  a processo, per il filo della causalità materiale spiega  l’essere la sua unità. Alla necessaria necessità logica rispondi la effettiva unità materiale della esistenza. L’unità dello spazio e del tempo nella rappresentazione non  basterebbero per sè a escludere una radicale disparità  nel reale. Se lo spazio e il tempo fossero puramente  forme ideali nascerebbe il problema del come la realtà  non possa dare origine a duplicità di sorta. E la questione si scioglie solo in quanto si riconosce che l’unità  stessa del reale è che crea quella dello spazio e del  tempo. Le proprietà dello spazio sono esse stesse di na¬  tura meccanica, nè altrimenti potrebbero le leggi della  natura esprimersi in relazioni di spazio ; nelle necessità  spaziali è la logica immanente delle forze della natura. Due spazi differenti sono un assurdo non solo avuto  riguardo al pensiero, ma anche in riguardo alla oggettiva realtà materiale. Il pensiero per sè non trova alcun  impedimento a riunire ogni spazio in uno spazio unico  nel vuoto schema spaziale e non può trovar quindi ragione di considerarlo come disuniforme. Nella realtà poi  la pluralità degli spazi vorrebbe dire pluralità di  esseri. Ora una tale pluralità non solo non può mai  venir oggetto del nostro pensiero e per noi non può quindi   assolutamente esistere, ma è dalla realtà smentita, perchè anche l’esperienza colla omogeneità universale della  materia mostra esser l’essere uno. Le posizioni delle  distanze nello spazio reale non sono che rapporti di  forza. Ogni elemento dell’ esistenza materiale è quindi  nello stesso unico spazio. Non esistendo cosi elemento alcuno fuori d’ogni relazione cogli altri. Analogamente è del tempo reale ; la sua unità suppone quella  dello spazio materiale e dipende insieme dalla universalità del cangiamento. Per la natura radicalmente omogenea delle cose e per la temporalità d’ogni cangiamento  è uno anche il tempo oggettivo. E cosi che i principii meccanici si estendono presumibilmente e con sempre maggior certezza ad ogni massa  dell’universo, a ogni sistema di stelle fisse e gruppo di sistemi. Poiché la base dell’esistenza è di natura meccanica. Solo la sensazione come tale o il campo della coscienza ne resta fuori e riceve dalla spiegazione meccanica una eterogenea sebbene costante e parallela illustrazione. L’unità dell’essere non à riscontro in una fantasticata e contraddittoria unità cosciente universale; rifrange invece per dir cosi la sua unità in quella di molteplici  coscienze individuali. L’unità oggettiva estramentale e la  unità della coscienza: due abissi del pari inscrutabili ma  rispondentisi. Albana e all’altra sta a base e direi quasi  a tergo quella che noi non possiamo concepire che col  concetto formale di ragione o di fondamento unitivo e  subfenomenico dei due fatti. Non è meno inscrutabile  l’una unità dell’altra, sebbene quella della coscienza im¬  plica per sé quella materiale oggettiva. Infatti che cosà  di meno oltre analizzabile dell’unità radicale che con la  mutazione si appalesa esistere negli elementi dell’essere? Come spiegare la effettiva comunione delle sostanze, il  fatto che lo stalo di un atomo porti seco un dato altro  stato di un altro? Queste riflessioni ci richiamano alla  infondata originarietà delle cose, e alla natura per così  dire superficiale della conoscenza e del pensiero. Quelli  sono resti refrattari ad ogni ulteriore analisi; nè già per difetto del nostro istrumento, ma per la necessaria natura stessa del conoscere, chè altrimenti la realtà dovrebbe cessare di esistere come distinta dal pensiero. La  analisi à necessariamente de’ limiti, i quali non anno  però bisogno d’esser limiti della conoscenza nel modo in  cui falsamente per lo più vengono intesi, quasi indizi di limitatezza di contro a una sia pur solo logicamente possibile conoscenza superiore. Come non è incondizionatamente applicabile al reale  il principio di ragione, tanto meno lo sono altri concetti  essenzialmente relativi quali quelli di grandezza e di  scopo. Se l’universo è infinito, non à evidentemente per  ciò stesso determinazione alcuna quantitativa; se finito  è vero però che in relazione ad una sua parte esso à  una grandezza determinata, sebbene nell’estenzione variabile da un momento all’altro. E che possiamo quindi  dirlo più piccolo di una grandezza posta mentalmente  superiore alla sua ; che anzi possiamo anche considerarlo  infinitamente piccolo in relazione all’infinito assoluto dello  spazio ideale. Ma in sè non si potrebbe dirlo propriamente nè grande nè piccolo, perchè fuori di esso non vi  è nulla che possa darci una unità di misura. E del pari  è affatto relativo il concetto di durata e inapplicabile  perciò in modo incondizionato all’essere. Questo non  dura nè tanto nè poco; e la ragione di ciò è che esso  non è nel tempo. Considerando però la serie dei cangiamenti, al contrario di quanto ci accade per lo spazio,  lo schema ideale del tempo riceve necessariamente un  contenuto reale perfettamente corrispondente. E sciogliendo la difficoltà che più che tale a molti filosofi è  parsa sinora una stridente contraddizione, abbiamo visto  che come per mezzo del tempo si fa possibile il cangia¬  mento, il quale altrimenti sarebbe contraddittorio, cosi  per il cangiamento trova una necessaria applicazione alla  realtà oggettiva l’infinito assoluto o trans-finito. Mario Novaro. Novaro. Keywords: implicatura ligure, ‘la riviera ligure’, Grice echoing Kant, echo, implicature ecoica, Strawson’s ditto-theory of truth, Strawson’s echoic theory of truth, Skinner on echo – ecoico, eco, implicature ecoica – Luigi Speranza, “Grice e Novaro” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Riviera Ligure. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742337518/in/datetaken/

 

Grice ed Ocone – liberali d’Italia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Benevento). Filosofo. Grice: “Ocone has selected Croce as the quintessential Italian liberal! That should please Oxonians like Collingwood!” -- Grice: “I like Ocone’s idea of a liberalism without a theory – ‘liberalismo senza teoria’ – that should please J. M. Jack!” --  Grice: “Speranza has  noted that if Bennett speaks of meaning-nominalism, we could well speak of meaning-liberalism.” Grice: “While meaning-liberalism requires that the limit of one’s liberty to make a sign stand for an idea is your co-conversationalist, meaning-anarchism is Humpty Dumpty (‘I didn’t know that!’ ‘Of course you don’t’) and meaning-conventionalism is the idea that there is a repertoire on which conversationalists rely!” Si occupa soprattutto di temi concernenti il neoidealismo italiano e la teoria del liberalismo. Allievo di Franchini, è borsista dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli negli anni 1993-1994. Qui ha l'opportunità di lavorare direttamente nella biblioteca personale di Benedetto Croce e con l'aiuto di Alda Croce, figlia del filosofo, raccoglie e analizza il materiale scritto nel mondo su di lui. Un frutto parziale e selezionato del suo lavoro vede la luce nel volume  ragionata degli studi su Croce pubblicata dalla Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli, che vince l'anno successivo la prima edizione del "Premio nazionale di saggistica Benedetto Croce", istituito dall'Istituto Nazionale Studi Crociani.  È stato direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Roma, dalla quale è stato successivamente allontanato per le sue posizioni nazionaliste. Successivamente è entrato a far parte della Fondazione Giuseppe Tatarella ed è diventato Direttore Scientifico di Nazione Futura.  È anche membro del Comitato Scientifico della Fondazione Cortese di Napoli, del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Bettino Craxi, del Comitato Scientifico dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain e del Comitato Scientifico della Fondazione Farefuturo.  Attività e pensiero Fonda a Napoli, con un piccolo gruppo di laureati e laureandi della Federico II, cittadini sanniti e napoletani, il trimestrale "CroceVia" edito dalla Edizioni Scientifiche Italiane, che si propone di rinnovare il messaggio crociano e che entra in poco tempo nel dibattito culturale nazionale. Nel 2008 i suoi studi crociani prendono corpo nel volume Benedetto Croce, Il liberalismo come concezione della vita, pubblicato dall'editore Rubbettino nella collana “Maestri liberali” della Fondazione Luigi Einaudi di Roma. Il volume, presentando l'immagine originale di un Croce partecipe del processo europeo di distruzione delle categorie epistemiche, ha numerose recensioni. A partire dalla sua interpretazione di Croce, Ocone elabora la prospettiva di un liberalismo senza teoria, cioè storicistico e non fondazionistico. Il suo progetto filosofico può essere così formulato: riconquistare il liberalismo alla filosofia; ritornare in filosofia all'idealismo; ricongiungere il liberalismo con l'idealismo (si vedano, a tal proposito, gli interventi di Ocone nella polemica fra neorealisti e postmodernisti). In quest'ordine di discorso, Ocone ritiene che la critica rivolta a Croce di essere un liberale anomalo, in quanto nel suo pensiero il concetto di individuo sarebbe sacrificato, vada ribaltato: l'individualismo non è affatto consustanziale al liberalismo, ma si è legato ad esso solo in una sua prima fase di sviluppo (all'inizio della modernità). Quello di Ocone è un liberalismo che non prescinde né dal senso storico né dal realismo politico. Successivamente il pensiero di Ocone ha assunto molti caratteri propri dello scetticismo politico di Michael Oakeshott, in particolare della sua critica del razionalismo, del perfezionismo e del paternalismo. Egli ha pertanto insistito sul carattere “anticonformistico” e “eretico” del liberalismo, sulla priorità in esso del momento “negativo” o della contraddizione. La critica delle ideologie, e in particolare del “politicamente corretto”, diviene in quest'ottica il correlato pratico degli approdi antimetafisici della filosofia contemporanea. E filosofia e liberalismo finiscono per coincidere  Da ultimo, la sua riflessione ha messo a tema il significato teorico e storico dell’affermarsi dei cosiddetti “populismi” e “sovranismi”. Essi, prima di essere ostracizzati, vanno per Ocone capiti: pur in modo confuso e contraddittorio, lungi dall'essere un “incidente di percorso” incorso al processo di globalizzazione in atto, essi ne segnalano la definitiva crisi dell’ideologia portante: il globalismo. Questa ideologia può essere considerata una radicalizzazione coerente della mentalità illuministica e progressista, cioè da una parte del processo di secolarizzazione e razionalizzazione e dall'altra dello speculare e connesso relativismo e nichilismo. I “populismi” sono perciò per Ocone movimenti di reazione ai meccanismi di spoliticizzazione (e connesso “disciplinamento” in senso foucaultiano) propri della globalizzazione, che aveva definito la sua ideologia all’incrocio fra le idee di due “deviazioni” dell’autentico liberalismo: il neoliberismo, sul versante economico, e la cultura liberal sul versante di un diritto globale fortemente eticizzato. Scrive su diverse riviste scientifiche e culturali e sui maggiori organi di stampa nazionali. Attualmente è nella redazione della rivista “LeSfide”, edita dalla Fondazione Craxi, e nel Comitato editoriale dell quotidiano online “L’Occidentale”. Collaboratore de “Il Giornale” e de “Il Riformista”, è opinionista politico di “formiche.net”, “Huffpost” e “nicolaporro”. Molto seguita è la sua rubrica domenicale di riflessione politico-culturale “Ocone’s Corner” sulla rivista online “startmagazine”.  Un estratto di un suo articolo (Intervista a Remo Bodei, in C. Ocone, Prendiamola con filosofia, Il Mattino, è stato utilizzato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca come documento per la stesura della traccia della prova scritta di Italiano negli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore a.s. (Tipologia BRedazione di un saggio breve o di un articolo di giornale2. Ambito socio-economicoArgomento: La riscoperta della necessità di «pensare»).  Nella sezione Dal dopoguerra ai giorni nostri, Percorso 9f Il dibattito delle ideeDall'“impegno” al postmoderno, Dal periodo tra le due guerre ai giorni nostri) dell'antologia "Il piacere dei testi", editore Paravia, è contenuto il suo saggio "Né neorealisti né postmodernisti" da "qdR". Saggi: “Coronavirus. Fine della globalizzazione” Il Giornale, Milano); “La chiave del secolo. Interpretazioni del Novecento” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Europa. L'Unione che ha fallito, Historica, Cesena, “La cultura liberale. Breviario per il nuovo secolo” Giubilei Regnani, Roma-Cesena); “Attualità di Croce” Castelvecchi, Roma,  “Il liberalismo nel Novecento: da Croce a Berlin” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Il liberale che non c'è. Manifesto per l'Italia che vorremmo” (Castelvecchi, Roma); “I grandi maestri del pensiero laico, Claudiana, Torino); “Collingwood e l’Italia” Castelvecchi, Roma); “Il nuovo realismo è un populismo” (Il Nuovo Melangolo, Genova,  (Pietro Reichlin e Aldo Rustichini) Pensare la sinistra. Tra equità e libertà, Laterza, Roma-Bari, Liberalismo senza teoria, Rubbettino, Soveria Mannelli  (con Dario Antiseri), “Liberali d'Italia” Rubbettino, Soveria Mannelli  (con altri autori) “Le parole del tempo. Lessico del mondo che cambia” Pierfranco Pellizzetti, Manifesto libri, Roma); “Spettri di Derrida, Annali della Fondazione europea del Disegno (Fondation Adami),  Il Nuovo Melangolo, Genova); “Profili riformisti. liberali per le nostre sfide” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Marx” (Momenti d'oro dell'economia"), Roma); “La libertà e i suoi limiti. Antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio, Laterza, Roma); “Croce. Il liberalismo come concezione della vita” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Bobbio ad uso di amici e nemici” (Marsilio, Venezia); “Manifesto laico, Laterza, Roma); “Lessico repubblicano” (Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, ragionata degli scritti su Croce; Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli. Cfr. Archivio borsisti in Istituto Italiano per gli Studi Storici  Premio Benedetto Croce, su mediamuseum. Comitato Scientifico, su Fondazione luigi einaudi.  Riccardo Ficara, La Fondazione Einaudi allontana Ocone perché "filo-sovranista", su Secolo Trentino, La Fondazione, su Fondazione Giuseppe tatarella.  Organigramma, su nazionefutura.  Fondazione Cortese di Napoli in//Fondazione cortese/  Fondazione Craxi, Comitato Scientifico dell'Istituto Maritain, sComitato Scientifico e di indirizzo, su fare futuro fondazione.  rubbettino.  Gianni Vattimo Pubblicazioni La recensione, Caffe' Europa, Duccio Trombadori, Questo don Benedetto somiglia a Nietzsche, su il Giornale, Il blog di GIANNI VATTIMO: Corrado Ocone e la filosofia classica tedesca, su Gianni vattimo. blogspot. com.  La filosofia politica è una pseudo-scienza. Parola di filosofo. E che filosofo!, su reset.  Attualità di Croce su opac.,  Europa: l'Unione che ha fallito;  opac., La natura del potere svelata dal coronavirus, su il Giornale, Coronavirus: fine della globalizzazione, Store il Giornale, Fine di una storia, il ritorno della politica? su leSfide.  Chi Siamo, su loccidentale.  MIUR Traccia della prova scritta di Italiano per gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore anno scolastico su archivio .pubblica.istruzione.  Il piacere dei testi  QDR Magazine Qualcosa da Raccontare, La chiave del secolo: interpretazioni del Novecento, opac., La cultura liberale: breviario per il nuovo secolo; Attualità di Benedetto Croce / Corrado Ocone, su opac., Il liberalismo nel Novecento: da Croce a Berlin /su opac., Il liberale che non c'è: manifesto per l'Italia che vorremmo su opac., I grandi maestri del pensiero laico ntroduzione di Massimo L. Salvatori, su opac., Robin George Collingwood, Autobiografia / R. G. Collingwood; prefazione di Corrado Ocone, su opac., Il nuovo realismo è un populismo / Donatella Di Cesare, Simone Regazzoni, su opac., Pietro Reichlin, Pensare la sinistra: tra equità e libertà / Pietro Reichlin, A. Rustichini, su opac., “Liberalismo senza teoria”; su opac., “Liberali d'Italia”; D. Antiseri; prefazione di Giulio Giorello, su opac., Le parole del tempo; M. Barberis; P.  Pellzzetti, su opac., Spettri di Derrida opac., Corrado Ocone, Profili riformisti: 15 pensatori liberal per le nostre sfide opac., Karl Marx: teoria del capitale / [visto da opac., La liberta e i suoi limiti: antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio, opac., Benedetto Croce: il liberalismo come concezione della vita, opac., Bobbio ad uso di amici e nemici, opac., Manifesto laico / Enzo Marzo; contributi di S. Lariccia on un intervento di N.  Bobbio, su opac., Lessico repubblicano: Torino, Maurizio Viroli, su opac.,  ragionata degli scritti su Croce, opac., La genialità di Marx agli occhi dei liberisti,  riconosce i pregi dell'analisi, in archivio storico.corriere Premio al Premio Croce di saggistica, in premiflaiano Ssu corradoocone.com. Grice: “Speranza calls me a liberal, but then he calls Locke and Humpty Dumpty a liberal too.” Grice: “Mussolini set a puzzle for liberalism – the Italians, disorganized as they are, had to create a party: they called it the ‘Partito Liberale Italiano’ – which is bound to close down! It opened in 1922 – while I was at Harborne!” --  Grice: “The test of a man’s intelligence lies in his ability to name his party – partito liberale italiano – partito liberale democratico – partito liberale constituzionale – the addition of ‘italiano’ at the end of ‘partito liberale italiano’ ENTAILS that what Borolli did at Florence, by founding his ‘partito liberale’ – since he omitted to add the ‘italiano’ was not the partito liberale italiano – but fiorentino at most! Similarly, the partito liberale democratico is NOT the partito liberale italiano, nor is the partito liberale costituzionale. Mussolini had it clearer: there’s only ONE partito – partito nazionale fascitsa – the infix ‘nazionale’ means that provincials should not appy!” --  Corrado Ocone. Ocone.  Keywords: liberali d’Italia, liberalism, dal liberalism al fascismo, il partito nazionale fascista e il partito liberale  – Refs.: Luigi Speranza: “Grice ed Ocone” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742710674/in/datetaken/

 

Grice ed Oddi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Figlio di Oddo degli Oddi, convinto sostenitore della scuola galenica. Professore per incarico del Senato veneziano assieme a Bottoni a Padova, dove insegna e introdusse senza ricevere emolumenti l'insegnamento della pratica clinica nell'ospedale di San Francesco Grande, precedendo così tutte le altre scuole. Commentari dell'Ateneo di Brescia  G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, coi tipi della Minerva, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dobbiamo al chiarissimo signor dottor Montesanto (Dell'origine della Clinica medica di Padova ec.) la bella ed interessante notizia, che il nostro Bottoni e il suo collega Marco Odd o, calcando le traccie luminose segnate dal famoso Giambatista Montano pochi lustri prima, diedero novella vita al la Clinica medica nello spedale di san Francesco in Padova, condotti dalla solanobilebrama di giovare.E qui avvertire mo cogli sludiosi di medicina,che ildotto autore, dopo aver dimostrato con incontrastabile evidenza che l'Università pa dovana, la prima d'ogni pubblico Studio d'Europa, vanta la fondazioneinessadiquellascuola,basedellamedica scien za,ci porge il documento luminoso,che tanto onora li ricor dati professori, e in particolare il Bottoni di cui favelliamo; il quale non essendo da tacersi, lo riporteremo come ci viene fedelmenteecon eleganza vôlto inlinguaitalianadalprelo dato signor Montesanto, che il trasse dagli Acta nationis ger manicae Facultatis medicae, quae,convocata natione, prae lecta et examinata , digna judicata sunt,ut albo nationis insererentur. Consiliariis Christophoro Sibenburger Carin thio,et Samuel Keller Hallense Saxone,anno 1578. Vol. I. p.97. Manoscritto presso la biblioteca dell'Imperiale Regia Università di Padova. dette in vita il Boltoni , non è da passarsi solto silen zio quello d'essere stato dal Duca di Urbino,unita mente ai altri quattro medici ,chiesto del suo consiglio onde togliere la città di Pesaro e il territorio da alcu ne febbri pericolose che colà infierivano.N e taceremo , come a'dinostrisidimostròbellamente(1),che il Bot Merita,a comune nostro giudizio,di essere celebrato con riconoscente memoria e di venir rammentato in questo luogo il beneficio sommo impartito alla nazione nostra dall'eccel lentissimo uomo Albertino Bottoni , professore primario di medicinapraticaestraordinaria,ilqualecondottodalla sin golare benivoglienza che da più anni a noi concede,oltre all'averci anche in quest'anno dalla pubblica cattedra con ogni cura ammaestrati,a fine di giovare vieppiù alla nostra istruzione si riuni nelloscorso inverno all'eccellentissimo Marco degli Oddi, medico ordinario dello spedale di san Francescoepubblico professore,econ esso,finitalalezio ne,si trasferi sempre a quello speilale medesimo seguitoda   toni fu,insieme al suo collega Marco degli Oddi, il primo che dopo il celebre Montano gettasse i più so noi per visitarvi parecchi infermi afflitti da diversi generi di malattie :per talguisa egliaprissil'adito ad accuratamente mostrarci come sidovessero applicare alla pratica quelle dottrine che avevano fatto il soggetto della sua pubblica lezione , esercitando così i suoi uditori in tutto ciò che al dotto e sagace medico appartiene di osservare e dipraticarea pro de'suoimalati.Cessatefinalmentelelezioni,volendo il Bottoni che neppure durante le vacanze dell'Università mancasse a noi qualche mezzo di ammaestramento,e potesse per noiesserpostoaprofittoilnostro tempo,egliinuna deter minata ora della mallina recavasi ogni giorno a quello stes so spedale :quivi,visitando alternativamente col signor Marco degli Oddi gli ammalati, andava instruendoci, ragionando intorno a qualche caso tra i più gravi da lui osservati. Il Campolongo perciò, vistosi promosso a medico di quel l'ospitale, sipropose egli pure, allafoggia de'provetti nostri precettori, di dare ogni giorno delle pratiche istruzioni: nel di susseguente alla sua nomina occupò quindiprimo di tutti con molta insolenza e temerità quel posto chesoleva essere destinato ai nostri maestri; nè, occupatolo, volle cederlo ad essi. Fermo in suo pensiero diragionare aigiovanida quel luogo, non già una sola volta, o per un giorno solamente, rinnovò la scena istessa per più giorni; e non valseroa ri muoverlo nè a piegarlo le nostre istanze, direlte a far sì ch'ei lasciasse liberi ü luogo e l'ora occupati per lo innanzi dai nostri maestri,e che per sè volesse scegliere altra ora ed altro luogo. Ma, ostinato egli oltre ogni credere, giunse, coll'insistere per le sue pratiche istruzioni , a turbare quelle solite a darsi dagli altri prima di lui. Se dal Campolongo solo avesse dovuto dipendere, tutti saremmo stati esclusi dal Mentre simili esercitazioni, con si maturo consiglio intra prese a nostro vantaggio, andavano proseguendo, un certo medicoper nome Emilio Campolongo,digiovanile età,col. lega nell Università e professore della stessa cattedra , m a in secondo luogo,di Marco Oddo,riusci,non sisa come, ottenere che la ispezione a d siedeva e la cura de'malati, cui prima pre ilsolo Oddo,venissefra entrambidivisa,permodo che quind'innanzi gli uomini fossero medicati longo, e le femmine dall'Oddo. dal Campo   l'ospitale; il che pure minacciava apertamente di voler far si che avvenisse. La quale insolenza, divenuta già intollerabile ai signori professori Bottoni ed Oddo, meritevoli per ogni riguardo di molta stima e riverenza, li costrinse a partire dallo spedale, e con essi partirono quanti vi erano studenti della nazione alemanna,rimanendo così affatto solo ilCampolongo nel luogo da lui tolto agli altri..... Informati poscia bene del fatio i governatori dello spedale , costrinsero il Campolongo con severi modi a cessare dalla sua pretesa, ingiungendogli, sepur voleva intraprendere qualche esercizio a vantaggio di taluno degli studenti, di scegliersi un'altra ora ed u n altro luogo. Cosi, mercè la prudenza dei nostri maestri e la costanza degli studenti alemanni, fu vinta l'altrui pertinacia , edinostrieserciziivennerofelicementea ricominciare. Essendosi allontanati, come sogliono, dall'Università glo ltaliani per far le vacanze presso leloro famiglie, li signori Albertino Bottoni e Marco Oddo, eccellentissimi uomini e della nostra nazione sommamente benemeriti, affinchèfar potessimo qualche profitto nello spazio di tanti mesi, conti. nuarono le loro pratiche istruzioni quasi ogni giorno nello spedale di san Francesco sino al principio delle lezioni, con gran fatica e disagio loro,econsomma utilità nostra:della qual cosa poco io dirò, potendo bene ciascuno dalla rela. zione del mio antecessore rilevare le circostanze tutte che a ciòsiriferiscono.Aggiungasi,chevenendo nellastateinvitati parecchi infermi alle terme di Abano , onde rendersi vieppiù grati a'nostri, li condussero due volte colà,dando per tutti cavalli e legno ilsignor Oddo, e quivi gl'instruirono circa il valore medico delleacque termali e deifanghi. Verso lafine poi dell'ottobre fattasi la stagione opportuna per le sezioni anatomiche, il Bottoni e l'Oddo stabilirono di aprire i cada veri di quelle donne che morissero nello spedale ; e ciò col fine d'indagare alla presenza degli scolari le sedi e le cagioni dei mali : fu però d'uopo abbandonare ben tosto que lidi fondamenti della scuola clinica in Padova , che precedette tutte l'altre in Europa. Lasciò il nostro Bot Il Bottoni e l'Oddo continuarono anche nel successivo an no 1579 ad istruire nello spedale i giovani;ed in quest'anno pure vennero ad insorgere nuovi dissidii, come ce ne informano gli atti di quell'epoca, raccontandosiivi quanto segue:   toni un monumento del suo buon gusto nelle arti in un palazzo ch'ei fece erigere dirimpetto alla chiesa degli Eremitani inPadova (intorno al quale allude la medaglia riportatadalTomasini(1),cheacquistatopo sto si utile divisamento,poichè, mentre tutto era disposto per eseguire nel giorno appresso la sezione di due donne, in una delle quali importava esaminare lo sluto dell'utero,e nell'altra,mortaditabe,volevasidainostriprecettori scuo prire per dove penetrasse una piaga fistolosa esistente al to race, il signor Campolongo loro emulo propose a'suoi uditori d'intraprendere in quel giorno medesimo l'anatomia dell'ute ro,esiserviper questa deidue suddetticadaveri.Nacque da ciò che i governatori del pio luogo, resi avvertiti dell’ac caduto e mossi dalle querele delle vecchie inferme, le quali temevano,morendo,di dover essere del pari anatomizzate, prescrisserotanto all'Oddo,quanto al Campolongo, di astenersi dall'incidere verun cadavere nell'ospitale, sotto pena di perdere lo stipendio. In onta però alle tante opposizioni promosse dalla rivalità del Campolongo contro il Bottoni e l'Oddo, perseverarono questituttavianell'utile loro impresa d'istruirenellapratica medicina i giovani, conducendoli al letto dei malati nello spe dale di san Francesco; poichè anche gli atti dell'anno 1587, compilati dal consiglieredella nazione alemanpa Pietro Paolo Höchstetter di Tubinga, ne parlano cosi:A ciascuno di noi è palese con quanta diligenzasi diportasse ilsignor Albertino Bottoni nelle sue quotidiane esercitazioni. Ogni giorno ei ci conduceva al lettodi un nuovo malato, e c'istruiva intorno aldi lui morbo, indagandone dottamente le cagioni, esponendone i segni e le indicazioni curative ,non che il prono stico :egli suggeriva inoltre non solo le più opportune medi. cine di comune uso,ma quelle altresi chela sua pratica particolare gli avea comprovate efficacissime; talche vennu ognora più a farsi manifesta la singolare bontà con cui ila più anni questo insigne uomo ci riguarda. Ond'è che,seb. bene le teorie mediche da noi apprese nelle nostrecontrade possano a tutta prima allontanarci in qualche modo dal se guire le sue lezioni,la somma sua felicità nella pratica e T'ottimo suo metodo di medicare serve però a ricondurci in. torno a lui. Marco degli Oddi. Marco degl’Oddi. Oddi. Keywords: implicature: filosofia naturale, Galeno.-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Oddi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742042781/in/datetaken/

 

Grice ed Offredi – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cremona). Filosofo. Gli era tributata grande autorità nell’ambiente filosofico. Insegna a Pavia e Piacenza. In buoni rapporti con Eugenio IV, Visconti e Sforza.  Saggi:“De primo et ultimo instanti in defensionem communis opinionis adversus Petrum Mantuanum,” S.l., Bonus Gallus,  Giambattista Fantonetti, Effemeridi delle scienze, compilate da G. netti, Paolo-Andrea Molina, Rinascimento, Istituto nazionale di studi sul Rinascimento, G. Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, raccolte da G. Robolini, pavese, G. Fantonetti, Effemeridi delle scienze mediche, compilate da G.  Fantonetti, Paolo-Andrea Molina.  OFFREDI CREMONENSIS   ABSOLVTISSIMA COMMENTARIA[ocr errors] VNA CVM QVAE STIONIBVS IN PRIMVM ARISTOTELIS Pofteriorum Analyticorum librum, Nunc primum mendis oinnibus expurgati, & egregijs  scolijs marginalibus illustrata,  AC DVOBVS INDICIBVS, ALTERO, Qy I RES IN COMMENTARIIS  tračtatas, altero, qui quastionum capita copiosissime comple&titur,  PRA E TERE A DVPLICI TEXTVS ARIST. INTERPRETATIONE   A V CTA IN   LVCM   RE DE V N T. A PRAECLARISS. DOCTORIS Hoc aüt contingit propter posibilitatem intellectus D  APOLLINARIS CREMONE N. noftri, qui à principio eft sicut tabula rasa, & non. 3. de anima tex. in librum primum Posteriorum  mouetur ad intelligendum , nisi de potentia ad actí cap.is.  reducatur . sic autem intelligentia non cognofcunt, Aristotelis , expofitio.  cum semper in a£tu intelligendi existant, & eodem CA P. I.  modo , & nunquam in potentia. Bruta etiam non  Mnis doctrina, & discurrunt saltem discursu pfe&to, quamuis in prin-   omnis disciplina in- cipiosint in potentia ad cognofcendum, & hoc eft  telleştiua , ex præ- propter imperfeétum eorum modum cognoscendi ;  existenti fit cogni- Concedi tamen poteft, q aliquo modo, & imper-  tione. Manifestum feétè discurrunt . Ex quo infertur, g per idem medium euidenter concludere habemus , nostrum mia  est autem hoc specu dum cognoscendi imperfe&tiorem esse modo intelitia látibus in omnibus; gentiarī,et perfectiorem modo brutorum,per hoc.f.  mathematicæ enim scientiæ   per     hunc cum difcurfu cognoscimus , qualiter neq; intelli-  modum fiunt, & aliarum unaquæq; ar- gentia, neq; bruta cognofcunt. Cũigitur intelle&tui  tium. Similiter aút & orationes,quæ p noftro sit potentia semper admixta, & cūdiscursu  Syllogismum, & quæ per Inductionem; scientiā acquirat, in discursu autem error, et recti-  Vtræq; enim per prius nota faciunt do tudo esse poffit,vbietiam eft admixta potentia, ma-   lum, ö error cötingere poffit,vt colligitur de mente e &rinam ; hæ quidem accipientes,tanğà Arift.g   . meta. cum dicit, q malum   naturaliter eft tex.6.19 B  notis,illä uerò demonstrātes uniuersale poft potentiā, & vlterius dicit, g in rebus æternis,  perid,quod eft manifestum fingulare. que  semper sunt actu , non eft malum , neque error,  Similiter aút, & Rhetoricæ persuadent: oportuit artem inuenire,qua in a&tibus rationis di-  aut enim per Exemplú, & eft Inductio: rigeretur humanus intelle&us in acquirêdo notitia  aut per Enthimema, quod quidem eft vnius, ex notitia alterius, & hæc fuit Ars Logicæ.   Cum autem triplex sit intellctus operatio, quarum fyllogismus.  secunda primam fupponit,& tertia secundāvt colli Mnis doctrina,omnisý disciplina gitur 3. de anima (Prima eft fimpliciü intelle&tio   , Tex. c.at. Secunda eft fimplicium cõpositio,vel diuisio, Tertia intellettina preexistente è co- eft cognitio discursiua.) His tribus operationibus sed priores dus gnitione fit. Id, fi omnes que tres correspondent Logicæ partes, quarum prima magis conuenite  fiant pacto consideremus,mani- habetur in lib.prædicamentorum Arist. G admi- Lui, quatenus in feftum profeito fiet. Mathematica nang; niculis ipsius scilicet lib. vniuersalium Porphiri, tellcdwet. fcientiæ illo comparantur modo, caterarú ý lib. sex principiorum , obi logicè determinatur artium vnaquaque. Sanè circa orationes de generibus, &   fpeciebus predicamentorum , prout quoque,fiueille p raciocinationes fiue per cunda eft, quæ habetur in lib.Peryhermenias, vbi de cognitione quadam fimplici cognosci habent, sem inductioncm fiunt, feruari modusidem fo- propositione determinatur, & fpeciebusipfius tàną let:in utrisq; nanque,per antea nota doctri de inftrumento aliquid compositiuè, vel diuifiuè co-  C F  na nimirum fit, quippe cum in altera tanğ gnoscendi. Tertia verò in alys Logicelibris conti-  à cognofcétibus propofitiones accipiantur, netur, qui cõmuniter Ars Noua dicuntur, vbi de  in altera per singulare iam notüipfum vni. instrumento determinatur, quo discurrere debet in  uersale oftendatur. Simili profe&to modo, telle&tus,o3. de fyllogismo, es consequenter de alijs   modis arguendi. Diuiditur autem tota illa pars hoc Goratoria rationes fuadent, aut .n.exem  modo , quia ficut in a&tionibus Nature diuersitas plis,quod est inductio,aut enthymematibus reperitur, quxdam .n. funt, qua ex neceffitate fiunt, g&quidē ratiocinatio est, facultas ipsafolet quædam vi plurimum, quedam vero raro (propter oratoria fuadere.   defe&tum aliquem in natura,ficut monftra )sicin   discursibus rationis quidam sunt , in quibus est nePro indu&tione expositionis huius libri Pofte- cefsitas, & ifti cum rectitudine rationis habentur. riorum , fub breuitate, videnda funt quædam, v3. Ală sunt , per quos vt plurimum verum concludiqua fuerit neceffitas, logicam inueniendi,& confe- tur, non tamen necessariò. Alij verò funt , in quiquenter fcienciam huius libri,Quis ordo huius libribus eft defectus rationis propter alicuius principi ad cæteros libros logica Arist.Quis libri titulus,& defe&tum. Pars logice, in qua de primis determiquid fubie&tú, & fic consequenter habebuntur ipsius natur, iudicatiua dicitur, & eft illa,quæ traditur in Non pigeat hoc cause. Quantū ad primum fciendum est primò,q libris Priorum,& Pofteriorī,dita autem' est iudiloco videre Aszi cum modus nofter cognoscendi fit medius inter mon catiua à iudicio, eo q iudicium eft cum certitudine. dum intelligentiarī, er modum Brutoră, ab vtrifq; Vocata etiam eft analetica .i.refolutoria, co gisa  diftinguitur in hoc, g intelligimus cum discursie. dicium certum de effe&tibus baberi nö poffit,nisifiat. Con quelle stravaganze ed empietà iusegnavasi cercare col commercio de'demonj , colle magie e le incantagioni i rimedj delle malattie, e le maniere di preservarsene. Meritavano maggior illustrazione e lode altri insignim e dici Cremonesi di questo secolo. Apollinare Offredi s o lenne filosofo, astrologo e medico, lettore di metafisica nello studio di Pavia e di Piacenza, caro ed accetto ad Eugenio IV,Filippo Maria Visconti eFrancescoSforza. A Filippo Maria protettor suo dedicò l’Offredi i suoi Commentarj di Aristotile sull'anima, stampati poi in Milano nel 1474, sui quali piacemi di trascrivere il giudizio che ne fece l'illustre mio concittadino ed amico I lprof. BaldassarePoli. Con quest'opera, dic'egli,pre venne l'Offredi in alcuni principj sull'origine delle i dee lo stesso Locke, ecome quegli che appartenendo a quell'onorata famiglia de'filosofi peripatetici italiani, che al melodo naturale e sperimentale aggiunsero quello della critica e delle proprie dottrine aveva proposto nuove ricerche superiori al suo secolo, e di cui van tanto glo r i o s e l e s c u o l e moderne. I n p r o v a d i c h e il p r o f. Poli ne'suoi saggi, e nella sua storia della filosofia ita liana riferisce alcune proposizioni filosofiche dell'Offredi tratte dalle opere sull'esposizione e sulle questioni de’libri d'Aristotele de anima (che ebbero poi tante edizioni), dalle quali scorgesi come l'Offredi svincolasse la filosofia dall'impero dell'autorità, e la posasse sul sentiero della libera e coscienziosa verità. Quanto alla medicina Apollinare fu celebrato per cure maravigliose fra i migliori medici del suo tempo, e pubblicava al cune opere, di cui puoi vedere i titoli nell'Arisi. Il  312   Elogia clariss. virorum Collegii Pisan.1750 negliopuscoliscientificidelCalogerà).Se condo ilVolaterrado e lo Spacchio non scrisse quest'Of fredi opera alcuna, ma Marsilio Ficino ne fa onorevole menzione in una sua lettera del lib. V , ove dice che dalla salvezza dell'Offredi dipendeva quella della filo sofia de'suoi tempi.Non ricordato pure da'vostri sto rici e biografi trovo Baccilerio Tiberio che è solo a c cennato nella Biografia medica di Parigi (1820), da cui apprendesi ch'egli fu professore di medicina a Bologna , Ferrara,Padova e Pavia, e mori -in Roma nel 1511. Scrisse un libro in latino intitolato Commentarj sulla filosofia di Aristotele e di Averroe, che non sembra es sere giammai stato impresso.Poche cose i nostri biografi ci tramandarono di Albertino de Cattanei o de Chiz zoli o Plizzoli da non confondersi coll'altro Albertino di S. Pietro del secolo X I V . IL Cattanei la dottissinio in varie scienze, dottrine e lettere, e professore straor dinario di filosofia, fisica, etica e teologia prima a P a dova nel 1450, indi a Bologna nel 1456, poi difilosofia morale e di medicina nello studio di Ferrara e di Pisa nel 1473 collo stipendio di 495 fiorini d'oro (Alidosi, Borsetti Storia del ginnasio di Bologna e di Ferrara. Fabbrucci,op.cit., inCalogera 7,27).MarsilioFicino lo chiamava doctrinæ et honestatis exemplar; morì, come pare,nel 1475,e lasciò alcune opere mediche accennate dall'Arisi. Severino Boezio 6.° secolo dell'era Cristiana, Hugues de St Victor (12.° secolo), Alberto il Grande di Bollstädt (Svevia) e Alberto di Sassonia (13.° secolo),San Tommaso (13.° secolo), Egidio Colonna (13.oe 14.°secolo), Guglielmo d'Alvernia (13.° secolo), Enrico di Gand (Henricus de Gandano)del 13.°secolo, Roberto Vescovo di Lincoln detto Testa Grossa (13.° secolo),il francese Giovanni Gianduno o da Jandun contemporaneo e amico di Marsilio da Padova e di Pietro d'Abano (14.° secolo), Giovanni Duns Scoto (14.°secolo)eAntonio d'Andrea,AntoniusAndreae Scotista(14.°secolo),ilBurleusossiaWalter Burleigh(14.°),Pietrod'AbanoossiaConcilialordifferentiarum (14.°),ilBuridano (14.°),ilCajetano (Tommaso de Vio del 14.° secolo),Gregorio di Rimini (Gregorius Ariminiensis generale degli Agostiniani nominalista del 14.° secolo), Jacopo da Forlì e Gentile dei Gentili discepolo di Taddeo fiorentino filosofi e medici del medesimo secolo; knalmente Pietro da Mantova logico, PaoloVeneto filosofo, Apollinare Offredi medico e filosofo e Pietro Trapolino da Padova uno dei maestri di Pomponazzi autore di un'opera De Ilumido Radicali, tutti del 15.0 secolo. Il Nifo e l'Achillini sono citati nelle Questioni aggiunte. Di Giovanni Marliano milanese detto ilCalcolatorefannomenzioneancheisuoilibrianterioriestampatiespeciequello Deintensione el remissione formarum . La maggior parte di questi Commentatori sono noti e annoverati sia nelle storie della Filosofia e della Letteratura, sia nelle Biografie universali, e nelle Enciclopedie. Pietro d'Abano è uno dei più citati e studiati dal Pomponazzi;è famoso e una sua accurata biografiafral'altresitrova nella Storia scientifica o letteraria dello Studio di Padova del Colle.Sopra Jacopo da Forlì che fu professore a Padova è da notarsi al proposito di questo lavoro che egli è autore di un De Intensionc  339  titolo più particolare che sta in testa alla prima pagina dopo l'indice delle Questioni si rileva che esso pure si riferisce ai corsi dati dal Pomponazzi sul De Anima a Bologna. Difatti il detto titolo è il seguente: “In nomine individuae Trinitatis incipiunt quaestiones animasticae excellentissimi artium et medicinae doctoris, domini Magistri Petri Pomponatii Mantuani philosophiam ordinariam in bononiensi Gymnasio legentis. Sventuratamente il Codice di Firenze non ha che 57 fogli invece di 267 che ne ha quello di Roma, e delle 79 Questioni di cui contiene l'indice,34 soltanto e non senza lacune vi sono trattate; queste corrispondono generalmente per l'ordine in cui si ccedono, alle prime del Codice di Roma, ma non sempre e talvolta con parole diverse. Le Questioni del Codice di Roma sono 114 ed esauriscono tutto il trattato di Aristotele, quelle del Codice di Firenze non vanno guari al di là della metà dello scritto aristotelico e nelle 34 che sono esaminate e risolute non sono comprese le più importanti dell'Indice come sarebbe quella della Immortalità dell'anima,soggetto del libro famoso che porta questo titolo. Da un opuscolo del Brunacci è accertato che a Padova ilPomponazzi comincið et Remissione Formarum , come il Pom ponazzi,manoscritto registrato dal Tommasini nelle sue Bibliothecae Palavinae manuscriptae publicae el privatae, Utini 1639 a pag. 37. L'Apollinare, Pietro da Mantova e Paolo Veneto sano più d'una volta dal Pompunazzi citati insieme; edifattosonotuttietreinpartedellalorovitacontemporanei.Paolo Venetohafiorito nella prima metà del secolo XV ed è stato professore a Padova ; la sua Somma di Logica e isuoi Commenti supra l'Organo sulla Fisica di Aristotele e specialmente sul De Anima furono celebri e c o m mendatissimi. Di esso parlano il Tiraboschi e il Papadopoli (Storia dell'Università di Padova) e Poli nel Supplemento IV al Manuale della storia della Filosofia del Tennemann. L'Apollinare fu della famiglia Offredi o degli Orfidii da Cremona (Vedi Francesco Arisi, Cremona literata Tomo I pag. 248, Parma 1702 e Tiraboschi, Storia della Letteratura italiana, TomoVI LibroI capo2,e LibroIl capo2); fiori verso la netàdel!V°secolo; ebbe fama grandissima e fu chiamato l'anima di Aristotele. Risulta dal De Anima del Pomponazzi a Carte 40 che su discepolo di Paolo Veneto « Paulus Venetus et Apollinaris ejus discipulus ». Fu difensore della filosofia Cristiana contro l'Averroismo; insegnò a Piacenza evi fu aggregato al Collegio medico. Il suo Commento al De Anima di Aristotele esiste manoscritto nella Biblioteca palatina di Firenze. Esso fu stampato più volte nel15°secolo; la prima edizioneè di Milano 1474 (Vedi il Tiraboschi e il Sassi, Storia della Tipografia milanese). In un volume stampato a Venezia nel 1492 (esistente nella Biblioteca Alessandrina di Roma) da Boneto Locatelli si trovano 1.o la Logica di Pietro da Mantova; 2.o il trattatello di questo professore sul primo e l'ultimo istante (“De primo et ultimo instante) citato dal Pomponazzi nel suo “De Anima” ; 3.o un trattato responsivo di OFFREDI Apollinare da Cremona al Mantovano in difesa della opinione comune; 4.° un commento del Menghi alla Logica di maestro Paolo Veneto. Le due opere del Mantovano portano questi titoli : l'iri praeclarissimi ac subtilissimi logicim a incipit feliciter. Incipil sublilissimus tractalus ejusdem deinslanli. Il trattato dell'Apollinare ha per titolo “Illustris philosophi et medici Apollinaris Offredi Cromonensis de primo et ultimo instanti in defensionem communis opinionis adversus Petrum Mantuanum seliciler incipil. Ecco il principio di quello del Mantovano che il Pompovazzi cita colle parole Petrus de Mantua o Mantuanus concivis meus: Incip il sublilissimus Tractatus ejusdem (Magistri Petri Mantuani) de instanti. Dicemus primo naturaliter loquentes, quod sola forma secundum se el quam libel sui proprietatem potest incipere el desinere esse. Materia enim prima est ingenita el incorrutlibilis: el non plus esl,  - 340 eil   341 sul “De Anima” un corso che non potè finire. Forse ad esso si riferiva il manoscritto che il Tommasini (Bibliothecae Patavinae publicae et privatae) dicediaverveduto nella libreria privata del Rodio ; quanto a quello di Firevze, il titolo ci avverte, come abbiam detto, che esso deriva come quello di Roma dall'insegnamento psicologico del Pomponazzi a Bologna.Si troverà nell'Appendice l'indice delle questioni che vi sono registrate. È certo in ogni modo che il manoscritto di Roma è il Commento intero del Pomponazzi sul De Anima di Aristotele, e ciò che più monta e risulta dalla data apposta alla fine del medesimo, è l'opera della sua età matura, l'espressione più completa del suo insegnamento più importante, il corso da lui dato o compiuto sul “De Anima”, nel tempo che segnò l'apice della sua attività, in quell'anno 1520 in cui egli stesso datava dalla Cappella di S. Barbaziano in Bologna il De Naturalium Effectuum Causis, fu ilvelerit de materia prima in rerum natura quam nunc sil, velminus. Secundum tamen verilalem (cioè la fede) malaria ali quando desinil esse ulinc onsccralione, plusaulem velminusali quando est de forma tam subslunliali quam accidentali. Sed hoc proposilum non destruil. Er quo sequilur quod si aliquod ens nalurale incipil vel desinil esse, ipsum incipil vel desinit esse propter cjus formam substanlialem quae incipit vel desinit esse. Premessa la eternità della materia, tutto il trattato si aggira sulle difficoltà e le antinomie che possono sorgere dalla applicazione delle categorie del moto e della quantità alla generazione e alla cessazione delle forme nella materia, e specialmente dalla relazione della materia con la forma nei virenti. La qualità delle argomentazioni giustifica la parola sublilissimus aggiunta al titolo del Trattato e ricorda i ragionamenti della Scuola Eleatica e specialmente di Zenone sul moto. Questo libro è uno dei più curiosi esempii dell'ardire pur troppo sterile quanto ai risultati o b biettivi,ma non infecondo quanto alla ginnastica della mente,con cui la Dialettica del Medio Evo e della Rinascenza si accinse alla soluzione dei problemi più difficili. Nel manoscritto di Firenze sopracitato come anche in quello che qui facciamo conoscere Pietro Mantovano è spesso designato colle iniziali P. M. Il Sig. Fiorentino è rimasto dubbioso se queste let tere indicassero Pietro Manna cremonese, che il Pomponazzi nell'Apologia chiama viracerrimi in genii gravissimique judicii. Essendo il Manna cremonese, è chiaro che il Pomponazzi non poteva chiamarlo concivis meus. Di Pietro Trapolino, il più celebre dei due Trapolini che il Pomponazzi ebbe per maestri, ecco ciò che dice il Papadopoli Libro III, Sezione 2.a capo 6 della sua storia dell'Università di Padova. Petrus Trapolinus Patavii nalus patricia genle....philosophus, malhemalicusel medicus declinante SaeculoXV celeberrimus, Medicinam in Gymnasio palrioprofessuseslutconstatex Albis gymnasticis. VixilannosLVIII; viveredesiitan. MDIX caipsadiequa caplum direplumque Patavium estab exercilu Maximiliani, in eaquererum catastrophe quaemulla conscripseralperiere. Superesiquem juvenis ediderat liber de Ilumido radicali. Di AntonioTrapolino suo precettore in medicinail Pomponazzi parla nella12a delle sue Du Vilazioni sopra il4o dei Meteorologici di Aristotele adducendo le difficoltà che egli scolaro gli opponera su certe cause della mutazione delle forme nei misti. Ivi l'autore avvicina Antonio Trapolino a Gentile Gentili, a Jacopo da Forlì e a Marsilio (di Santa Sofia) altri rinomati professori di M e dicina nell'Università di Padova. Di Pietro Roccabonella che fu pure suo maestro è menzione alla fine del De Falo. Finalmente di Francesco di Neritone altro suo professore oltre al cenno che ne fa. Grice: “Italians are rightly obsessed with Pomponazzi. They complained he looked more ‘a Jew than an Italian,’ but he predates Ryle’s Concept of Mind. One of his influences is Offredi, a lizii – who wrote not just on Aristotle’s De Anima (a manuscript Pomponazzi consulted) but who himself set to defend Pomponazzi – to prove that he was a real lizio, he wrote on Analytica Posteriora too – “Only a true lizio will comment on that!” -- Offredi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Offredi,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692203750/in/photolist-2mKS4ff

 

Grice ed Olgiati – classici – filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Busto Arsizio). Filosofo. Grice: “I’m impressed that Olgiati dedicated a whole tract to the idea of ‘soul’ in Aquino!” Figlio di Giuseppe Olgiati e Teresa Ferrario, si formò presso Seminari milanesi. Collaborò con Gemelli e Necchi alla Rivista di filosofia neo-scolastica e fondò con loro il periodico Vita e Pensiero. Fu insignito da Pio XI del titolo di Cameriere Segreto e da Pio XII di Protonotario Apostolico. Inoltre fu, assieme ad Gemelli, uno dei fondatori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Presso tale ateneo insegnò nelle facoltà di Lettere, di Magistero e di Giurisprudenza. Fu condirettore della Rivista del Clero Italiano insieme a Gemelli. Fu autore di innumerevoli scritti relativi alla religione e all'istruzione. I suoi allievi più illustri furono Melchiorre e Giovanni Reale. Tomba di Agostino Gemelli mons. Olgiati. Il libro Le lettere di Berlicche, scritto da C. S.Lewis, oltre ad essere dedicato a Tolkien, è dedicato anche a Olgiati. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte — Università Cattolica del Sacro CuoreLa storia: Le origini, su uni cattolica. Saggi: “Religione e vita” (Vita, Milano); “Schemi di conferenze” (Vita, Milano); “I fondamenti della filosofia classica” (Vita, Milano); “Il sillabario della Teologia” (Vita, Milano); “Il concetto di giuridicità in Aquino” (Vita, Milano); “Marx” (Vita, Milano); Il sillabario della morale Cristiana” (Vita, Milano); “Il sillabario del Cristianesimo, Vita, Milano) b I nuovi soci onorari della Famiglia Bustocca. Almanacco della Famiglia Bustocca per l'anno 1956, Busto Arsizio, La Famiglia Bustocca, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Olgiati. Olgiati. Keywords: classici, il gusto per l’antico, ius, Aquino, sillabario, filosofia classica, filosofia no-classica, logica classica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Olgiati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701662254/in/photolist-2mPyVEK-2mLLy7L-2mLLy6U-2mKFrQ6-2mLGwVU-DvhhWW-DhRHD2

 

Grice ed Olivetti – l’archivista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “Olivetti deals with some topics dear to me and Strawson, like subject, transcendental subject, and the rest – he also uses ‘analogy,’ which is a pet concept of mine – I have been compared to Apel, so the fact that Olivetti in his ‘conversational’ approach relies on him, helps!” - Professore a Roma -- preside della Facoltà di filosofia. Formatosi nella Facoltà di Filosofia di Roma negli anni sessanta, confrontandosi con i temi del rapporto fede e ragione nell'ambito di un collegio di docenti orientato sul versante marxista, storicista, postidealista, trovò in Zubiena il suo maestro. Con lui iniziò una collaborazione intellettuale che lo portò a studiare i temi della filosofia della religione, partecipando ai colloqui romani inaugurati dal filosofo piemontese, dapprima come segretario e poi, dopo la morte di Zubiena come organizzatore. Dopo iniziali studi di estetica religiosa e di filosofia classica tedesca, si dedicò alla ricerca di un approccio neo-trascendentale al tema della religione, insegnando filosofia morale a Bari e poi sostitundo Zubiena nella cattedra romana di filosofia della religione. Giunse dopo l'incontro decisivo col pensiero di Lévinas, ad elaborare una concezione di questa disciplina come antropologia filosofica e etica in quanto «filosofia prima anzi anteriore» su base storica, nata dalla dissoluzione in età tardo settecentesca, soprattutto ad opera di Kant e Hegel, della onto-teologia. Molta rilevanza aveva nel suo insegnamento lo studio dei classici tedeschi, in chiave storica, e da ultimo il confronto sia con la fenomenologia, specie con Lévinas e Marion, sia con la filosofia analitica. In Analogia del soggetto, la sua opera maggiore, l'autore elabora una teoria analogica del soggetto, riprendendo suggestioni di Husserl, Apel e Lévinas, confrontandosi con Heidegger e suggerendo una teoria dell'"umanesimo dell'altro uomo" su base staurologica ed etico-interinale («espropriarsi del caritatevole nell'interim interlocutivo» ibidem).  La tesi è che non esiste un'essenza dell'essere umano. Tale essenza è immaginata, e senza siffatta immaginazione l'essere e l'umano non si coapparterrebbero. Così si dice, in un certo senso la fine dell'etica. Tuttavia così si dice anche che l'etica, e non l'ontologia, è la filosofia prima, anzi anteriore. Di seguito l'autore prospetta un ripensamento del soggetto trascendentale, con un differimento dell'ergo rispetto al cogito cartesiano, partendo dal “loquor,” ovvero «dall'origine analogica di ogni logica, in modo da scomporre la presenza trascendentale in sum-prae-es-abest. Si perverrebbe così all'abbozzo di un «ripensamento dell'appercezione trascendentale, in modo tale da reimmettere il pensiero rappresentativo nella giusta traccia della rappresentazione. Attività accademica e influenza Direttore dell'Istituto degli Studi Filosofici E. Castelli e poi dell'"Archivio di Filosofia", si fece promotore di colloqui e convegni nei quali conveniva, a Roma, ogni due anni, nei primi giorni di gennaio, l'élite della filosofia della religione europea e mondiale (P. Ricœur, J.-L. Marion, V. Mathieu, S. Quinzio, V.  Melchiorre, E. Lévinas, L. Lombardi Vallauri, B. Forte, B. Casper, Ingolf Dalferth, Jean Greisch, P. Capelle, Jean François Courtine, E. Falque, Piergiorgio Grassi, Paul Gilbert, S.J. Stéphane Mosès, Paul Mendes-Flor, P. Prini, Adriaan Peperzak, Richard Swinburne, Gabriel Vahanian, Marcel Hénaff, Vincenzo Vitiello, Xavier Tilliette, Michel Henry, James Taylor, tra gli altri). Nelle sue prolusioni e nei suoi contributi introduttivi si prospettava lo sfondo su cui si sarebbero esercitati i contributi e le discussioni del Colloquio, di seguito pubblicati in numeri monografici della Rivista "Archivio di Filosofia". I temi trattati erano spesso centrali nell'elaborazione di una filosofia della religione come filosofia tout court e abbracciavano, negli anni ottanta e novanta del Novecento, temi centrali come "Teodicea oggi?", l'argomento ontologico, l'Intersoggettività, il Dono, la Filosofia della Rivelazione,il Sacrificio, il Terzo. La sua personalità riservata entro l'ambito strettamente scientifico e il rigore speculativo dei suoi scritti non ne hanno favorito una conoscenza pubblica al di là dei circuiti accademici, e il suo insegnamento ha lasciato un traccia significativa costituendo una vera e propria scuola di filosofia della religione.  Saggi: “Il tempio simbolo cosmico” (Milani, Padova); “L'esito teo-logico della filosofia del linguaggio” (Milani, Padova); “Filosofia della religione come problema storico” (Milani, Padova); “Da Leibniz a Bayle: alle radici degli Spinoza briefe, “Archivio di filosofia”; “Analogia del soggetto” (Laterza, Roma); "Filosofia della religione" in La filosofia, Le filosofie speciali (Pomba, Torino); Avant-propos, in Le Tiers, Archivio di Filosofia Archives of Philosophy, Considerazioni introduttive sul tema: Postmodernità senza Dio?, in «Humanitas»  a.c. di F.Ciglia e De Vitiis Traduzioni e curatele:  Kant I., La religione entro i limiti della sola ragione, Romam Laterza); “La religione nei limiti della sola ragione, I.Kant (Laterza, Roma); “Saggio di una critica di ogni rivelazione, con introduzione J.G. Fichte, Laterza, Roma) ; Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Francesco Valerio Tommasi, Archivio di filosofia », 7Francesco Valerio Tommasi, Le persone, infiniti fini in sé. Un ricordo lettore di Kant, « Studi Kantiani », Filosofia della religione Fenomenologia Ontologia Teologia Fede Ragione  Bruno Forte, Del sacrificio e dell'amore_In memoria, su, Tributo dell'Roma, Istituzioni collegate, su filosofia.uniroma1.  E. Giacca: un filosofo della religione", Giornale di filosofia, su giornaledifilosofia.net. Archivio di filosofia, su libraweb.net. Marco Maria Olivetti. Oivetti. Keyword: implicatura, l’archivista -- “philosophy of language.” Cratilo, teologia del linguaggio, esito teo-logico della filosofia del linguaggio, la religione razionale secondo Kant, l’idea de fine – autonomia, il regno dei fini in Kant, religione e linguaggio, l’esito teologico della filosofia del linguaggio, Jacobi.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Olivetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701272178/in/photolist-2mPSNGy-2mPZjhA-2mLJBAD-2mLN3xV-2mLEvWg-2mLEwLN-2mLJzAr-2mLN4xk-2mLEwYs-2mLyZUY-2mLGjg5-2mLCQLJ-2mFYSKW-2mFTkXC-FcebeC

 

Olivi (Undine): Enrico Palladio degli Olivi (Udine). medico e storico italiano. Anche filosofo.

 

Grice ed Opocher – giustizia – filosofia italiana – IVSTVM QVIA IVSSUM -- Luigi Speranza (Treviso). Filosofo. Grice: “There are two points that connect me with Opocher: ‘individuality’ in Fichte, since I love the problem of the in-dividuum, perhaps influenced by my tutee Strawson (“Individuals!”) – and Opocher’s ‘analisi’ as he calls it, of the ‘idea’, as he calls it, of ‘giustizia’, particularly in Thrasymachus, for which I propose an eschatological study!” -- Enrico Giuseppe Opocher (Treviso), filosofo. Con Adolfo Ravà e Giuseppe Capograssi è considerato uno dei maggiori filosofi del diritto italiani del Novecento[senza fonte].  Nacque da Enrico Giovanni, ginecologo di fama, e da Ida Cini. Durante la Grande Guerra la famiglia, timorosa dei bombardamenti, si trasferì dapprima nella periferia di Treviso, quindi a Pistoia presso una parente. Gli anni successivi riportarono un clima di serenità e agiatezza, nel quale Enrico crebbe, dividendosi tra la città natale e Vittorio Veneto, meta delle sue vacanze estive.  Dopo il liceo fu avviato, secondo il volere del padre, agli studi giuridici, benché fosse decisamente più inclinato verso la filosofia. Nel 1931 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Padova, ma continuò a coltivare i propri interessi personali seguendo le lezioni di filosofia del diritto tenute da Adolfo Ravà. Sotto la guida di quest'ultimo stilò una tesi su La proprietà nella filosofia del diritto di G. A. Fichte, con la quale si laureò brillantemente. Ottenuta la libera docenza, vinse il concorso per la cattedra di filosofia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell'Padova, succedendo a Bobbio che in Veneto era divenuto segretario regionale del Partito d'Azione. Nell'ateneo padovano insegnò ininterrottamente per quarant'anni, tenendo lezioni per i corsi di filosofia del diritto, di storia delle dottrine politiche e di dottrina dello stato Italiano.  È ricordato in maniera particolare per i suoi studi sull'idea di giustizia, e sul rapporto tra diritto e valori, nonché per la redazione di un celebre manuale, Lezioni di filosofia del diritto, prima edizione 1949, usato da generazioni di allievi.  Fu magnifico rettore dell'Università. È stato Presidente della Società Italiana di Filosofia Giuridica e Politica. Influenzato dall'amicizia con il cattolico Capograssi e col laico Bobbio, fu azionista con Bobbio e Trentin, condividendo (a Palazzo del Bo) le attività cospirative della Resistenza locale. Nel dopoguerra rimase amico stretto di Trentin e di Visentini, divenendo a sua volta il maestro di Toni Negri.   Saggi:“Individuale” (Padova, MILANI); “Esperimentato” (Treviso, Crivellari); “Giusto” (Milano, Bocca); “Filosofia del diritto” (Padova, MILANI); “Gius-to” (Padova, MILANI); “Gius-to” (Milano); Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fulvio Cortese, Liberare e federare: L'eredità intellettuale di Silvio Trentin, Firenze University Press, 2citando D. Fiorot, La filosofia politica e civile – filosofia CIVILE --.  in Scritti, G. Netto, Ateneo di Treviso, Treviso, Vedi G. Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del Pensiero, Padova, I rettori Unipd | Padova, su unipd. Denominazione attuale: Società Italiana di Filosofia del Diritto, vedi.  Giuseppe Zaccaria, Il Rettore della tolleranza, in La Tribuna di Treviso, Toni Negri: «Un uomo davvero libero nell'università chiusa degli anni '60», in [Il Mattino di Padova] Giuseppe Zaccaria, Ricordo  Omaggio ad un maestro, Padova, MILANI, 2Giuseppe Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del PensieroDiritto, Società Italiana di Filosofia del Diritto, su sifd. Grice: “Opocher is concerned with ‘iustum quia iussum,’ which while transparent to Cicero as analytically false a posteriori, it is just impossible to express in Anglo-Saxon or English. Both iustum and iussum come from the same root. So what is just is what is commanded. The principle of positivism. Opocher finds this all too easy, so he rather examines Fichte, who tries to express in his vernacular vulgar (Recht, Wesen, Gemein Wesen, and so forth) all the ideas of contractualism – a contract between a ego and alter – on the wake of the beheading of Marie Antoinette!” . Opocher. Keywords: giustizia – fairness, gius, il concetto di gius nel diritto romano, iustum non quia iussum – verbal aspect here --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Opocher: giustizia del neo-Trasimaco.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742604009/in/dateposted-public/

 

Grice ed Ordine – BRVNO – filosofia italiana – Luigi Speranza (Diamante). Filosofo. Professore a Calabria. Rriconosciuto come uno dei massimi studiosi del Rinascimento e Bruno. Ben noto ai lettori per i suo eccellente saggio su Bruno, è anche uno dei migliori conoscitori attuali del milieu sociale, artistico, letterario e spirituale dell'età del Rinascimento e degli inizi dell'Età moderna.Sigillo d’Ateneo dell’Urbino. Centro  di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani. “L' utilità dell'inutile” (Milano, Bompiani). Opere: “La cabala dell'asino”, “Asinità e conoscenza in Bruno” (Teorie & oggetti, Napoli, Liguori, Collana I fari, Milano, La Nave di Teseo);  “La soglia dell'ombra -- Letteratura, filosofia e pittura in Bruno” (Venezia, Marsilio); “Contro il Vangelo armato: Bruno, Ronsard e la religione” (Milano,  Cortina); “Teoria della novella e teoria del riso” (Napoli, Liguori); “Tre corone per un re. L'impresa di Enrico III e i suoi misteri” (Milano, Bompiani). Classici per la vita. Una piccola biblioteca ideale, Collana Le onde, Milano, La Nave di Teseo, Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere” (Milano, La Nave di Teseo). Grice: “Some like Bruno, but I don’t – for one, he was a PRIEST before he was burned – no philosopher *I* know is a priest. Being a priest, as A. J. P. Kenny well knows, disqualifies you as a philosopher. Campanella was a priest too, and I’m not sure about Telesio. I mention the three because while there is a Keats-Shelley Association in Rome, only the Italians can think of ONE centro di studi TELESIANI, BRUNIANI e CAMPANELLIANI – enough to have a triple split personality!” Nuccio Ordine. Ordine. Keywords: Bruno, futilitarianism, riso, risus significant laetiia animae – il sorriso di Macchiaveli, centro di studi telesiani, divenne centro di studi telesiani, bruniani, e campanelliani! – telesio not a priest!--. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ordine: l’inutilita dell’utilitarismo di Geremia Bentham” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741075342/in/datetaken/

 

Grice ed Orestano – l’opzione eroica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Alia). Filosofo, self-described as a ‘Federalista siciliano’ --. Grice: “There is something pompous about Italian philosophers and their isms – Orestano’s ism is the superrealism!”  Grice: “When I was invited to deliver my lectures on the conception of value, I was hoping it was a first, but Orestano had written two big volumes on it!” – Studia a Palermo. Insegna Palermo, Pavia, e Roma. Collabora con Marinetti nella concezione del futurismo, e lavorando ad alcune pubblicazioni comuni. E inoltre vicino alle idee politiche, collaborando tra l'altro con “Gerarchia.” Invitato da Balbo nella Libia italiana, difende gli ideali e gli intenti italiani in contrapposizione al nazionalismo. E eticista, fenomenologo e promulgatore d'un'idea filosofica positivista che egli stesso denomina “super-realismo.” Si ritira a vita privata nel su palazzo di Roma per dedicarsi alla sua opera principale “Nuovi principi” (Milano, Bocca). Membro dell’Accademia d'Italia e della Società filosofica italiana e dell’Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici. Autore di noti aforismi, a lui sono intitolate una via di Roma e una scuola di Palermo. Saggi: “Opera omnia” (Padova, C. E. D. A. M.); “Comenio”, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della scuola”, Angiulli, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della scuola”, A proposito dei principi di pedagogia e didattica” (Città di Castello, Alighieri);“Un'aristocrazia di popoli -- saggio di una valutazione aristocratica delle nazionalità” (Milano, Treves); “Verità dimostrate, Napoli, Rondinella); “Opera letteraria di Benedetta, Roma, Edizioni Futuriste di Poesia); “Esame critico di Marinetti e del Futurismo” (Roma, Estratto dalla "Rassegna Nazionale"); “Civiltà europea e civiltà americana” (Roma, M. Danesi); “Nuove vedute logiche” (Milano, Bocca); “Il nuovo realismo” (Milano, F.lli Bocca); “Verità dimostrate, Milano, Bocca); “Idea e concetto” (Milano, Bocca, Celebrazioni I, Milano, Bocca Editori, Celebrazioni, 2, Padova, MILANI, “Filosofia del diritto” (Milano, Bocca, Gravia levia, Milano, Bocca); “Saggi giuridici, Milano, Bocca); “Verso la nuova Europa” (Milano,  Bocca); Prolegomeni alla scienza del bene e del male, Milano, Bocca); “Leonardo, Galilei, Tasso” (Milano, Bocca); “La conflagrazione spirituale e altri saggi filosofici” (Milano, Bocca); “Pensieri, un libro per tutti”; Studi di storia della filosofia”; “Kant”; “Rosmini-Serbatti”; “Nietzsche”; Contributi vari, studi pedagogici, studi danteschi; Aligheri e saggi di estetica e letteratura; conversazioni di varia filosofia; corsi, ricerche e conferenze, studi sulla Sicilia, Filosofia della moda e questioni sociali,  Dizionario Biografico degli Italiani, E. Guccione, L'idea di Europa in  Federalisti siciliani tra XIX e XX secolo, A. R. S. Intergruppo Federalista Europeo, Palermo, E. Guccione, Da un diario una nuova pagina di storia, in  La politica tra storia e diritto, Scritti in memoria di L. Gambino, G. Giunta” (Angeli, Milano);  Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Quando i vincitori scrivono la storia della filosofia: il caso di F. Lamendola, Arianna, O.  Castellana, Il rapport tra stato e Chiesa nel pensiero politico, Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici. I valori egoistici risultano espressi con le lettere T e e te1 Hay Ja, Un Un,, Tv Uy. Gli valori altruistici sono espresso con le lettere: i. I valori neutrali sono espresso colle lettere : Ym. Siccome non si propone di dare una teoria compiuta dei fatti concomitanti di questo o quello valore, ma solo di ANALIZZARE tal unicasi va   speciali, così, quando adopera i simboli senza l'indice soscritto, intende significare il valore egoistico – con la lettere ‘e’ sottoittesa. Questi simboli possono esprimere questo o quello BENE, ma anche questa o quella volizione a questo o quello BENE riferentisi. Per indicare una volizione, si adopera il stesso segno *fra parentesi quadratti*. Infine, si suppone, di regola ceteris paribus,che la circostanza concomitante sia sempre una sola, la quale, insieme alla volizione, formi ciò che chiamamo il “bi-nomio” della volizione. Se le circostanze sono più, allora si forma un “poli-nomio” della volizione. La precedenza di una lettera in un binomio o un polimonioindica il valore principale, sia desiderato o sia attuato. In che modo i fatti concomitanti del valore sono connessi collo scopo della volizione? Siccome ogni scopo di volizione è anche un oggetto di valutazione, la domanda può formularsi così. Come i valori possono entrare in connessione tra loro? Si noti però che la connessione deve stabilirsi prima del cominciamento della volizione, giacchè questa volizione deve tenerne conto. Le co-esistenze casuali restano naturalmente escluse. Tra lo scopo dellla volizione e l'oggetto della valutazione concomitante possono correre varie relazioni. C’e una relazione d’identità. Ciò che il  artista o un politico come Mussolini crea non soddisfa lui SOL tanto, apparirà sempre in qualche modo come un BENEFICATORE di tutta una sfera di uomini – la nazione italiana. C’e una relazione di CO-ESISTENZA di più qualità di una stessa cosa, o anche di più cose. Per esempio, un tale VUOL comprare un piano che ha (+) un bel tono. Ma il piano ha anche (-) una cattiva meccanica. O un cane da guardia molto vigile (+), il quale però morde (-). O una macchina automobile che lavora bene (+), ma che fa rumore e fumo (-) ,ecc. C’e un nesso causale, nelle sue due forme: a) lo scopo è CAUSA di conseguenze valutabili. Il politico chi, per esempio, promuove il movimento e l' industria dei forestieri, mira ad arricchire la sua nazione (+), ma anche la de-moralizz (-). b) lo scopo non si può raggiungere che come EFFETO di dati valori morali. Per esempio: un fabbricante per  . Ora torniamo alla domanda principale. In che modo il valore morale di una valutazione dipende dai valori concomitanti, e,in caso di un simple bi-nomio della volunta, dal valore concomitante? Abbiamo distinto quattro categorie di valori, “g”, “T”, “u”, e “u”, le quali si applicano anche ai fatti concomitanti. Però il caso u si può omettere, perchè non accadrà mai, CHE SI VOGLIA UN PROPRIO NON-VALORE PER sè stesso. Rimangono così tre possibilità, le quali, liberamente combinate, dànno *dodici* casi che costituiscono la tavola dei valori. Per l'esame di questi casi bisogna pensare che ad un oggetto di volizione si aggiungano gli altri come fatti concomitanti, e osservare le variazioni di valore che questo intervento produce. La VOLIZIONE ‘POSITIVAMENTE ALTRUISTICA’ (benevolenza e beneficenza) è data da una formula. Il momento più importante è qui l'associazione della circostanza concomitante u, IL PROPRIO DANNO. È evidente che l'aggiunta di questo secondo momento accresce il valore di (i) e di tanto, quanto più grande sarà il sacrificio proprio. Indicando il valore con “W” ,si avrà dunque: W(ru) > WV. Se invece si aggiunge “u”, IL DANNO ALTRUI, sia dello stesso beneficato (quando il beneficio produce pure un MALE al beneficato), sia di persone estranee al rapporto (quando per beneficare uno si danneggia altri), allora il valore della volizione con questa circostanza concomitante diventerà minore. E la formula sarà: W(ru) < W(r). Se la circostanza concomitante è pure in favore del beneficato, allora la formula sarà indubbiamente: guadagnare di più deve migliorare la condizione materiale dei suoi operai. W (rr)> Wr.   glianze. Invece L’AGGIUNTA DEL VANTAGGIO PROPRIO AL BENE ALTRUI nè diminuisce, nè aumenta il valore. La volizione egoistica è espressa dalla formula, la modificazione più grave qui si ha, quando al caso si aggiunge la circostanza del  MALE ALTRUI. Allora si avrà: W(gu)<W(9). Se la circostanza concomitante è invece “r”, il valore della volizione egoistica si eleva: W(gr) > W(g). Che poi alla volizione egoistica si aggiunga la circostanza secon aria di un ALTRO PROPRIO VANTAGGIO (plusvalia) o anche di un proprio danno, non modifica il valore di (g). Si avranno quindi le due egua W (99)= W (g)= 0 W(gu)= W(9)=0. Così pure si aumenta il non-valore, se oltre al danno principale si aggiungono altri danni. Epperò: W (UU)< W (U). Per quanto il caso sia inusitato, si può prevedere anche, che al male altrui si associ una qualche conseguenza buona, indiretta,  W (rg)= Wr. La volizione altruistica negativa o anti-altruistica è espressa con una formula. Se per attuare il danno altrui, si fa anche il danno proprio u, questa circostanza aggrava il male e aumenta il non-valore: W (uu) < W (u). W(UY) > W(u). Il fatto concomitante della propria utilità non aggiunge nè toglie al valore della volizione principale anti-altruistica. Si avrà quindi l'eguaglianza: W (ug)= W u. La somma dei risultati ottenuti si può disporre in un Quadro. W(rr) > W(v)? W(gr )> W(g)? W(ur)> W (U)? W(yg)=W(r) W(99)=W(g)=0 W(ug)=W(U) W(ru)<W(Y) W(gu)<W(g) W(UU)<WU) W(ru)>W(V) W(gu)=W(g)=0 W(uu)<W(U). Da questo quadro si rileva che le circostanze concomitanti con segno negativo non sono più feconde di effetti di quelle con segno positivo. Di queste ultime, “g” non modifica nulla, e “r” non dà risultati sicuri, come indica il punto interrogativo. L'influenza dei fatti concomitanti si può dunque riassumere così. Agisce aumentando debolmente il valore. ‘g’ non modifica nulla. ‘u’ diminuisce grandemente il valore. ‘u’ opera secondo lo scopo della volizione -- ora aumentando, ora diminuendo e ora non-modificando il valore. Si è già detto che sarebbe uni-laterale il voler giudicare del valore morale di una volizione dallo scopo ;che però, in quanto lo scopo prende parte alla determinazione del valore, l'altruismo positivo è buono, L’EGOISMO è INDIFFERENTE. L’altruismo NEGATIVO (malevolenza e maleficenza) è cattivo. Ora è importante constatare, che il senso in cui i tre momenti valutativi operano sui fatti concomitanti è completamente lo stesso La validità della tavola dei valori, dianzi tracciata, ma pure prevista. Allora il non-valore si ridurrà, nel modo indicato dalla in-eguaglianza: subisce variazioni, se cambia la qualità della volizione? Itendendo per qualità la differenza tra appetizione e repulsione, che però non deve equipararsi a una contra-posizione logica tra affermazione e negazione, i cui termini si escludano a vicenda, ma considerarsi come una doppia possibilità psicologica, di cui l'una abbia altret tanta realtà indipendente, quanto l'altra. Un'analisi della NOLIZIONE mostra, che esse si comportano egualmente come la volizione, solo che si applicano di regola ai valori “T”, “u” ed “u”, RITTENENDOSI ASSURDO (IRRAZIONALE) IL NON VOLVERE IL PROPRIO VANTAGGIO ‘g’. Indicando le nolizioni con (T) (ū) (T) = (non- T) = (U) (U = (non-- U) = ( ) (ū)=(non u) = (g). Lo stato subbiettivo di rappresentazioni ed i predisposizioni anteriore alla volizione è indicato con il concetto di “Progetto”. E siccome in questo stato abbiamo supposta anche la cognizione delle circostanze concomitanti valutabili, così al binomio della volizione o al polinomio della volizione corrisponde un binomio o un polinomio del progetto. Per indicare questi stati si adopera gli stessi simboli *senza la parentesi quadratti*. Osservando le volizioni in rapporto agli stati predisposizionali, l'analisi delle valutazioni dei fatti concomitanti può rendersi più esatta.  (ū) si possono fare le seguenti sostituzioni, che aiutano a trovare il corrispondente valore nella tavola relativa alle volizioni. Si ponga, per esempio, un bi-nomio iniziale della volizione “uu”, che esprima il mio desiderio di far male, al momento opportuno, a una persona, ma che non mi sia possible evitare, ciò facendo, conseguenze dannose pe rme,u. Se ildesiderio di non danneggiarmi prevale, allora non si avrà più il binomio (uu), ma l'altro (ūr), il quale dice che la volizione è risultata nel senso di non volere il male proprio, pur ammettendo che questa volizione abbia per circostanza concomitante y, cioè il bene altrui. In forma positiva la volizione finale sarà (gr). E così da una situazione iniziale negativa “vu” si riesce nella opposta gr (1). Questi sono i co-ordinati fra loro due bi-nomi di progetti, dai quali procedano due volizioni formalmente concordanti. Anche i due bi-nomi di queste volizioni saranno coordinati fra loro. Essaminemo la coppia dei due binomi yu-gu, dei binomi, cioè, che hanno la maggiore importanza pratica. Il primo bi-nomio esprime l'altrui bene col proprio danno. Il secondo bi-nomio esprime il bene proprio col danno altrui. Nel primo rientrano, nel senso o grado *massimale*, tutte le occasioni in cui si può affermare la grandezza morale di un uomo (magnanimita). Nel senso o grado minimale, i casi della più comune fedeltà al proprio dovere (to do one’s duty). La sezione di linea dei valori morali che comprende il MERITORIO e IL CORRETTO è tutta espressa da questo bi-nomio del Progetto. Laddove la sezione che va dal punto d'INDIFFERENZA al TOLLERABILE e al RIPROVEVOLE corrisponde alla negazione di questo binomio del progretto. Nel binomio “gu” sono espressi tutti i casi che vanno dal più SANO EGOISMO alle negazioni più delittuose dell'altruismo. Reciprocamente, la rinunzia a siffatte volizioni va dal semplicemente dove ROSO ALL’EROICO. Le volizioni che procedono da questi due bi-nomi comprendono adunque tutte le quattro classi di valori, caratterizzati in principio. I due bi-nomi anzidetti suppongono un CONFLITTO (non coooperazione) fra l'interesse proprio e l'interesse altrui. È evidente che dalla grandezza di questi interessi, dalla portata di “g” e di “Y”, dipende il valore morale della valutazione. I momenti “u” e “u” s'intendono compresi nella negazione di “g” e “y”. Intanto è certo che il VALORE EGOISTICO in cui “g” è congiunto con “u” , “W(gu)”, si trova sempre al di sotto del zero della scala, ed ha segno negativo. Mentre il valore altruistico in cui è congiunto con “u”, “W(ru)”, si trova al di sopra del zero ed ha segno positivo. Ciò posto, la funzione valutativa tra i termini dei due binomi dei pogretti si può scoprire agevolmente con una semplice osservazione. Sacrificare un piccolo interesse proprio a un grande interesse altrui ha un VALORE POSITIVO MINORE che il sacrificare a un piccolo interesse altrui un grande interesse proprio. D'altra parte chi non pospone a un grande interesse altrui un piccolo interesse proprio produce un non-valore morale più basso, che non colui il quale per una utilità propria rilevante non tien conto di utilità altrui tras curabili. Questo abbozzo di una LEGGE del valore si può esprimere nelle formule, nelle quali “C” e “C'” indicano le costanti proporzionali sconosciute, condizionate dalla qualità delle due unità “g” e “r”. Nell'applicazione di queste due formule all'esperienza si rendono necessarie talune modificazioni. Se poniamo I valori “r” o “g” eguali ai limiti 0 e 0 ,allora i calcoli diventano molto esatti. Per g per g. L’ESPERIENZA NON è però SEMPRE D’ACCORDO CON QUESTE FORMULE. Ognuno ammetterà che l'adoperarsi nell'interesse altrui si accosti l punto morale d’INDIFFERENZA, quanto più grande è quest'inteesse; e che il trascurarlo divenga nella stessa misura RIPROVEVOLE, “u” pposto costante e limitato l'interesse proprio da sacrificare. È F ,  1 W(ru) = Cg -0 Y Y g W (gu) = - C per r = 00 per r = 0 lim W (ru) = 0, lim W(ru)= 0, lim W (ru)= 0 , , limW(ru)= 0, lim W (gu) = - 0 0 limW (gu)= 0 lim W (gu)= 0 lim W (gu)= – 00.   pure evidente, che la trascuranza di un interesse altrui diviene tanto più INDIFFERENTE quanto più IRRILEVANTE è questo interesse. Epperò non si ammetterà da tutti, che il valore dell'altruismo di venga allora infinito, come nella seconda formula. Osservando però bene, questi casi non rientrano nel campo della morale. Si contrasterà pure che il valore del sacrificio di un bene proprio per l'altrui, cresca colla grandezza del bene sacrificato (formula terza). Ma l'esperienza prova che l'esitazione al sacrificio si fa maggiore quanto più grande è il bene cui si sta per rinunziare. Invece è da riconoscersi che non è esatta la quarta formula. Non si può negare ogni valore al bene che si fa ad altri, solo perchè NON si determina un CONFLITTO con un bene proprio. Le formule anzidette si debbono mitigare nella loro assolutezza, perchè si accostino di più alla realtà. Per far ciò, basta attenuare il valore di “g”, il che si può ottenere aggiungendo a “g” ogni volta una costante “c” o “c '”.  Queste formule non modificano i limiti funzionali dianzi ottenuti, ponendo r = 00, T = 0 0 g = 00. Cambia bensì la formula del quarto limite. Se g= 0: lim W (ru) = C , lim W (gu) = - ' Sin qui abbiamo considerato l'una variabile IN-DIPENDENTE dall'altra. Che avverrà però, se le variazioni si compiranno in entrambe le variabili congiuntamente, supponendo che “r” e “g” rimangano uguali fra loro per grandezza di valore? Sostituendo a “g” il simbolo “r”, le formule diverranno altri. Si avranno così le formule. T r W (ru) = 0 9 + c g +di  e Y W(gu)= W(gu)=-C' ito Y W(ru)= C y- to' . Da questo risulta che il non-valore deve crescere e diminuire nello stesso senso o grado limite di “r” e “g”, e il valore in senso o grado di limite contrario. Consultando l'esperienza, si può riscontrare agevolmente che un oggetto, per esempio un dono, abbia lo stesso valore per chi lo dà e per chi lo riceve. Ora si domanda, regalare di più avrà un valore più alto o più basso del regalare di meno? Senza dubbio più alto. E se si contrapponga vita a vita, CHI SACRIFICHI LA PROPRIA VITA per conservare quella di un altro, suscita di fatto grande ammirazione. QUESTO è però IL CONTRARIO DI ciò che quelle formule esprimono. O “c” corre adunque correggere le formule e per far ciò introducemo un esponente di “g”, più grande dell'unità, e lo indicamo colle lettere “k” e “k'”. Le due formule diverranno così, rimettendo “y” al posto di “r”.  Sicchè si avranno i seguenti limiti. A questo punto, il concetto di limite non hanno più bisogno di alcun'altra correzione. Per semplicità di espressione ponendo C= 1ek =2, la formula del binomio divienne W(gu)= T. È questa una formula a discuttere. . g2+1 ghto Y gkilt o W(gu)= W (ru)= C per r= 9 perr= g= 0  T g2+1 W (ru)= e Y e limW(ru)=00 lim W(gu) = 0 limW(ru)=0 limW(gv)=0. Preliminarmente non si ne ricava alcune conseguenze. Ogni pr getto offre a colui, che dovrà reagire con una volizione,l a doppia possibilità di fare o di tralasciare. Le due volizioni staranno, secondo la formula principale or ora  ricavata, in un rapporto di RECIPROCITà negativa, per ciò che ri guarda il loro valore morale. In secondo luogo, siccome una volizione di grande valore (positivo o negativo) o e MERITORIA O RIPROVEVOLE. Quella volizione di piccolo valore o e CORRETTA o TOLLERABILE, così potrà dirsi in generale che quanto PIù DISTANTI sono il NUMERATORE E IL DE-NOMINATORE della formula in una scala ordinale (1, 2, 3, … n), tanto più il valore della volizione e indicato dalle parti estreme superiore o inferiore della linea dei valori. Quanto più vicini o meno distanti sono invece quei numeri, tanto più l'indice del valore cadde verso il punto di mezzo di detta linea. La formula si applica inoltre anche ai casi di una volizione I cui scopo non siano accompagnati da circostanze concomitanti. Basta ridurla. W(9)=0(1). UU. Mentre la prima coppia esprime il caso di CONFLITTO D’INTERESSI, la caratteristica della seconda formula è la CONCOORDANZA O INTERSEZZIONE O COOPERAZIONE O CONDIVIZIONE gl'interessi propri con gli altrui, positive, o, come nella guerra o il duello, negativi.  Se il progetto offre l'occasione di congiungere con la mia utilità l'altrui, o se mi rappresenta un pericolo altrui nel quale scorgo un pericolo mio, la volizione corrispondente e espressa con (gr). V'è però anche la rappresentazione del desiderio di un male altrui, cui si associa anche la previsione di un danno proprio. La corrispondente volizione e espressa con “(uu)”. Il conflitto qui non esiste fra “g” e “y”, ma fra “g” e”v”, cio è fra “g” e -Y Questa riflessione ci fa subito applicare al caso attuale la formula principale del primo binomio. Così, go+1 Y. W(uu)= W (Y)= >.  Passamo ora ad esaminare un'altra coppia di binomi: gr g+1 1 T   (go+ 1)r. Mantenendo anche in questo caso il principio della RECIPROCITà negativa dei due binomi di progetto, l'altro binomio diverrà epperò la seconda formula principale così ottenuta e (1): W(uu)= -(g2+ 1)r. Le costanze rilevate in queste formule dimostrano sufficientemente che il valore morale è in relazione tanto con lo scopo principale della volizione quanto con i fatti valutabili concomitanti, com’era di sperare! Recenti studi sui valori morali in Italia. TAROZZI comunica al congresso di psicologia (Roma) un programma di etica scientifica, sotto il titolo: Sulla possibilità di un fondamento psico logico del valore etico. " I risultati dell'indagine psicologica sono capaci di assumere importanza di fondamento e di criterio nella determinazione del valore etico delle azioni umane e nell'apprezzamento etico degli individuiumani?.. Questo il problema.Tarozzi crede possibile una risposta afferma tiva,enedàleragioni. Il valore etico è il risultato di un apprezzamento morale.L'ap prezzamento morale è funzione della coscienza morale, che si forma in noi storicamente e psicologicamente. E siccome lo studio della for mazione storica si risolve pure in un'indagine psicologica,cosìla vera sede della dimostrazione del valore etico è la psicologia. A ciò non si può opporre, che il valore etico dipenda diretta mente dal fine etico, e che questo per l'assolutezza sua (o teolo gica o categorica) sia indipendente dalla causalità psicologica e antropologica.Giacchè,anche ammessa questa indipendenza del fine etico, nulla vieta che essa riceva una interpretazione psicolo gica e antropologica. Si può cioè voler sapere come sia possibile nella realtà (umana) il fine etico, e ciò conduce anche a interpretare la relazione dei valori etici con quei fini, e a trovare il criterio per la valutazione morale degl’individui umani. Fra il principio assoluto e l'atto concreto,più ancora fra quel principio e l'individuo,intercorre la eterogeneità più radicale;per giudicare quindi se l'atto compiuto o da compiersi stia in un giusto rapporto col principio,è necessaria una interpretazione psicologica. Senza questa interpretazione la valutazione etica alla stregua dei principi assoluti non può farsi. Ove poi si abbia un concetto non teologico,nè categorico del fine etico, la psicologia può darne non solo l'interpretazione, m a anche, coll'aiuto dei dati dell'antropologia e della sociologia,una vera e propria dimostrazione. L'ufficio della psicologia nella dimostrazione del fine etico è anzi assai più rilevante, perchè da questa dimo strazione dipende : 1° se il principio sia ammissibile oppur no ; 2° quale valore etico abbiano le azioni e gl'individui in base al principio dimostrato. Ma non a questo si ferma l'ufficio dellapsicologia nella morale. Volendo fondare un'etica, umanistica nelle sue basi,e umanitaria nelle sue norme, un'etica cioè rispondente alla " concezione di un significato morale della vita umana,la coscienza del quale giusti fichi, non in senso di fine, m a in senso di fondamento, i particolari propositi delle volizioni umane », la psicologia porterebbe i più decisivi elementi a una tale concezione della umanità. La psico logia è scienza sovrana nell'àmbito dell'etica umanistica ; senza di essa è impossibile la ricerca di un significato morale della vita, che assuma valore di fine dopo essere stato fondamento e criterio, e risponda alle tendenze onde la moralità positiva si svolge nella storia dell'umanità. Oltre a questo contributo diretto della psicologia all'etica, vi sono gl'indiretti, consistenti nella difesa,che solo la psicologia può fare contro lo scetticismo morale.La legittimità di una valutazione etica, che abbia forza di per sè, si suole negare da chi crede che il bene e il male siano risultato di convenzioni sociali più o meno inveterate, mutabili secondo i vari tempi e ibisogni,e non rispondenti a una costante necessità della vita e della natura umana. Per riparare dallo scetticismo si è ricorso o all'utilitarismo o alla metafisica.Ora,allo scetticismo e anche ai suoi falsi rimedi (l'uti litarismo e la metafisica) non può opporsi efficacemente che la ricerca psicologica. Essa sola, riuscendo a determinare positiva mente le concezioni fondamentali del valore morale, porge argo menti di difesa sia contro la negazione di un fondamento reale e necessario del valore etico, sia contro le affermazioni erronee od arbitrarie di esso (1). Un esempio importantissimo dà ilTarozzi dell'ufficio della psi cologia nell'etica,accennando ai problemi concernenti la ricerca dei fondamenti psicologici della solidarietà o dei fondamenti naturali di essa, come li chiamava Genovesi, opportunamente ricordato dall'autore. Questo esame particolareggiato comprende la crudeltà e le sue varie forme, la simpatia,così in generale,come nelle sue due manifestazioni principali, gli atti di cortesia e di protezione. Le dispute sulla natura umana,così conclude il Tarozzi,atten dono la loro decisione non dagli argomenti del razionalismo,ma dai fatti che la psicologia può rivelare e valutare. Quando fosse dato di stabilire, che non è generale nell'uomo l'avversionealpotente,ma “allenatureavare,fredde,crudeli., quando si potesse esplorare in un àmbito sempre più vasto l'esten sione dei fatti e degl'istinti della simpatia,sì da rendere legittimo il costituire con essi il concetto dell'umanità,questa umanità sarebbe ilfondamento diuna morale immanente,estranea,benchènonop posta, all'utilitarismo. Quando si potesse attribuire positivamente, cioè psicologicamente e antropologicamente, un valore definitivo al rapporto di solidarietà, e stabilire che esso risponde a un istinto originario,valido per se stesso,e non per l'esperienza della sua utilità,sarebbe tolta all'utilitarismo quella base consistente nella proposizione universale, che l'uomo agisce per il suo utile.Ne c'è da temere che i dubbî della ricerca psicologica si riflettano nella morale, perchè i risultati che la psicologia ci potrà offrire non avranno valore di modificazione del contenuto normativo della  morale,ma bensì tenderebbero a modificare il carattere formale di essa, come dottrina del dorer essere e come scienza. La norma Al Congresso medesimo G. Calò presenta una comunicazione intorno alla Interpretazione psicologica dei concetti etici Il Calderoni ritiene che l'assenza della ricerca e della sufficiente analisi di quello ch'è il fatto ultimo e irriducibile su cui poggia tutta la vita morale, il giudizio etico , ha impedito il costituirsi dell'etica come scienza. Molto ha anche nociuto “ la nessuna, o quasi, distinzione che si è fatta tra il giudizio etico e il giudizio teoretico o conoscitivo , La morale deve invece ricercare come ogni altra scienza, dei fatti ultimi, elementari, irriducibili su cui fondare l'edificio autonomo delle proprie investigazioni , L'elemento irriducibile, la realtà ultima,da cui deve prendere le mosse ogni dottrina morale, è un fatto psicologico,un sentimento,  non uccidere per esempio,apparterrà sempre al contenuto normativo della morale, qualunque conclusione possa trarre la psicologia intorno agl'istinti di pugnacità e di ferocia. Ma se le conclusioni intorno al fondamento umano delle tendenze alla soli darietà e alla simpatia saranno negative,l'etica sarà un sistema dottrinale, la cui imposizione presenterà i caratteri della acciden talità e della fluttuazione dei fatti sociali, oppure i caratteri tra scendentali metafisici o religiosi; e perciò la valutazione etica sarà una gradazione fondata su altra base, non su quella della realtà effettiva dei fatti umani ,. Se invece “ quelle conclusioni saranno positive,l'etica,assumendole come sue proprie, avràafondamento il significato psicologico e antropologico dell'umanità morale e potrà scientementestabilirei valori umani in relazione cone sso Infine il TAOROZZI riassume il suo credo in queste parole, che tutto si debba attendere dalla scienza, e che essa sola possa spiegare un giorno perchè abbiano universale valore massime conversazionali come queste: Non uccidere u ‘non mentire,’ “Ama il tuo prossimo. il sentimento di valore. Ogni qual volta noi giudichiamo del va lore morale d'un sentimento, d'un'azione, d'una determinazione volitiva, tale giudizio si presenta alla nostra coscienza con un sentimento particolare di approvazione o di disapprovazione.L'esame retrospettivo ci dice, che quel giudizio non risulta da un meccanico sovrapporsi dei concetti del soggetto e del predicato (buono, giusto, ecc.), dal paragone delle loro estensioni e connotazioni ri spettive, dalla rivelazione pura e semplice del loro rapporto : ciò che interviene, e ciò che più importa, è il sentimento di approva zione o di disapprovazione, di adesione o di ripugnanza. Qui si presenta un problema fondamentale. Trattasi di vedere se il sentimento di approvazione o di disapprovazione accompagni semplicemente, come effetto o come carattere, la rivelazione del rapporto in cui l'obbietto considerato è con quel predicato ; o se quel sentimento appunto renda possibile la costituzione del predi cato e quindi, mercè la capacità di riferimento propria della ragione, l'enunciazione del rapporto. Questo problema non può essere risoluto senza una analisi com parativa del giudizio conoscitivo e del giudizio valutativo.E que st'analisi mostra appunto che, mentre nella funzione conoscitiva il sentimento è un sopraggiunto, nella funzione valutatrice è,al con trario, costitutivo del rapporto. Conoscere è constatare,attingere ciò che è;mentre nel valutare, l'atteggiamento dello spirito non è di chi constata,ma di chi reagisce;non di chi afferma e riconosce l'essere,ma di chi vi aggiunge qualcosa risultante da ciò che in lui non corrisponde,ma risponde alla realtà conosciuta: è l'atteggiamento non di chi afferma o nega, ma di chi si sovrappone alla realtà, o che le assenta o che le si ribelli, sia che lodi, sia che condanni , (1). Mentre per il teoretico il sentimento è un accessorio trascura bile, per il moralista esso è la vera realtà etica, poichè il senti mento " serve a caratterizzare qualsiasi obbietto di giudizio etico: in ultima analisi, ogni giudizio etico si riduce ad approvazione o disapprovazione d'un sentimento, d'un istinto, d'una volizione, d'un'azione ; ora l'approvazione e la disapprovazione non sono che due speciali sentimenti,due forme diverse d’uno stesso sentimento, ilsentimento del valore.Ilgiudizio etico,dunque,intanto è pos sibile in quanto si compie una sintesi fra l'obbietto conosciuto e la ragione valutativa ch'esso suscita in noi:è,insomma,questa stessa reazione che costituisce tutto quanto noi diciamo di quel fatto qualsiasi ch'è assunto come soggetto del giudizio. Si direbbe che quel fatto tanto ha di realtà etica quanto e come vive nel senti mento valutativo „. Questo poi " varia e quasi si determina e si atteggia diversamente secondo gli obbietti a cui si riferisce, e di venta volta a volta sentimento del giusto, del buono, del santo, dell'eroico o dei loro contrari, di rimorso o di autosodisfazione, di rimpicciolimento o di stima di se stessi,di pace dell'anima,ecc.; di modo che può dirsi che ognuna di queste determinazioni del sentimento di approvazione e di disapprovazione ha una sua indi vidualità e che l'analisi di esse ci dà l'analisi di tutta la coscienza morale , (1). Il sentimento del valore,come fatto fondamentale della coscienza etica, si pone a norma della realtà interiore e dispone gerarchi camente i vari istinti e le varie tendenze. Un'altra sua proprietà è anche quella di avvertire ogni atto che rappresenti un non-valore come un'intima contradizione,il che dà luogo al sentimento particolare dell'obbligazione. Il sentimento del valore è dunque di sua natura tale da assu mere, di fronte al resto della realtà psichica,un'attitudine speciale e da contrapporre all'esistenza di fatto un'esistenza di diritto.Esso si distingue profondamente dal piacere e dal dolore,perchè questi sono stati subbiettivi interessanti semplicemente l'individualità del soggetto,mentre ilsentimento del valore è obbiettivo anche rispetto alla individualità del soggetto che giudica.Il sentimento del valore oltrepassa la sfera della mia utilità o del mio benessere indivi duale; sonoiochesento,manonperme.Altrocarattere diffe renziale è questo, che nei sentimenti di piacere e dolore lo stato subbiettivo è confuso con l'oggetto della rappresentazione,mentre nel sentimento del valore, l'oggetto è nettamente distinto dall'atto valutativo e può essere rappresentato come obbietto di conoscenza teorica. Ciò ch'è piacevole e spiacevole non esiste che nel sentimento e per il sentimento,mentre ciò ch'è valutato è chiaramente rappresentato di fronte all'atto giudicativo, è insomma conosciuto. Non si può valutare se non ciò ch'è ben noto, tanto è vero che la valutazione si presenta spessissimo sotto forma di preferenza e il valore viene appreso comparativamente ad altri come plus-valore o come minus valore. Sebbene il giudizio di valore abbia il suo punto di partenza nel sentimento,esso non esclude,anzi richiede necessariamente l'inter vento della funzione conoscitiva, la quale prepari il terreno su cui possa esercitarsi la funzione apprezzativa.La grande varietà dei giudizi morali osservabile fra individui diversi dipende appunto dal diverso modo come sono appresi e considerati gli obbietti,dai diversi elementi che ci pone in luce la funzione conoscitiva (1). Così, mentre l'analisi del processo della valutazione etica è com pito della psicologia morale,gli obbietti a cui le nostre valutazioni morali si riferiscono non possono esser tratti analiticamente dalla natura stessa dei nostri sentimenti di valore. Essi possono essere determinati in parte in base alla considerazione di rapporti for mali della volontà, in parte in base all'esperienza storica e sociale, quale è studiata dall'etica storica comparativa (2). 200. - Mario Calderoni, nelle sue Disarmonie economiche e disarmonie morali, si è recentemente proposto di porre in rilievo talune concordanze fra le leggi economiche del valore e della ren dita e le valutazioni morali sociali. In tal modo egli crede che l'economia politica possa apportare un contributo positivo alla scienza della morale e aiutarne il definitivo costituirsi. “ La vita morale può considerarsi, così il Calderoni, come un vasto mercato, dove determinate richieste vengono fatte da taluni uomini o dalla maggioranza degli uomini agli altri,iquali oppon gono a queste richieste una resistenza, secondo icasi,maggiore o minore, e richiedono alla loro volta incitamenti, stimoli, premi e compensi di natura determinata.Questi stimoli o incitamenti prendono la forma sociale di approvazione e di biasimo, di lodi, di gloria, di premio e punizione. Premesse alcune nozioni intorno alla legge dell'utilità marginale e alla formazione della rendita, non soltanto fondiaria, ma anche, in generale, del consumatore e del produttore, Calderoni accenna più particolarmente a due specie di disarmonie economiche che si verificano nei fenomeni di rendita. La prima è conseguenza del principio che,data la unicità del prezzo in un mercato, il compra tore e il venditore realizzano un vantaggio, rappresentato dalla differenza tra ciò che sarebbe bastato a indurli a comprare o a vendere la singola dose in questione, e ciò che, per effetto del mercato, vengono a ricevere. Ora, se i prezzi sono proporzionali ai costi marginali delle merci,essi non sono proporzionali ai costi di tutte quelle dosi che non sono al margine. Tutti coloro che si trovano più o meno lontani dal “ margine di produzione o di I mezzi di produzione si trovano infatti in quantità limitata e variano grandemente per qualità ed efficacia, sicchè la produzione si compie in condizioni differentissime da diversi individui,e l'au mento di produzione fatto con mezzi più costosi,mette quelli che impiegano i mezzi più facili in una posizione privilegiata,ch'è poi quella da cui la rendita deriva. Queste e altre considerazioni mostrano, che il fenomeno della rendita non si può correggere mai assolutamente, e che dà luogo a vere e proprie disarmonie economiche (2). La seconda specie è descritta dal Calderoni così:Supponiamo che sia raggiunta in un modo qualsiasi l'abolizione dei più stri denti ed evidenti fenomeni di rendita. In tal caso tutti iprodut  consumo si trovano a fruire di un prezzo,che basta soltanto a rimunerare quegli individui, i quali cesserebbero dal produrre se il prezzo ribassasse;e godono perciò di un vantaggio differenziale, o rendita, più o meno grande. Nè è possibile la correzione automa tica del fenomeno della rendita,mediante aumento di produzione da parte di quelli che guadagnano di più, e conseguente ribasso di prezzi,perchè non sta ad arbitrio dei produttori di ottenere in quantità indefinita le merci in quistione. tori riceverebbero retribuzioni equivalenti, per ciascun loro pro dotto,a ciò che è necessario e sufficiente per indurli alla loro produzione. E nondimeno non si potrebbe ancora affermare che all'eguaglianza di retribuzione per i produttori dei diversi prodotti corrisponda una intima ed effettiva eguaglianza nei sacrifizi o nel lavoro che il prodotto costa a ciascuno.La misurazione di questo rapporto implicherebbe la conoscenza dei bisogni e dei desideri più intensi, dei sacrifizi più gravi per ciascun individuo e porterebbe a risultati assai diversi.Dal fatto che due individui sono disposti a dar la medesima somma per una merce o a contentarsi di una data somma per un servigio, nulla può dedursi intorno alla in tensità del desiderio che hanno o del sacrificio che fanno : come dal fatto che due individuisi scambiano una merce, non puòde dursi che chi la cede la desideri meno di chi l'acquista. Dal persistere di queste differenze è condizionata un'altra serie di disarmonie economiche più sottili e più intime e per loro na tura irriducibili,perchè persisterebbero anche quando si riuscisse a stabilire rapporti equivalenti o eguali sul mercato. Dopo questi cenni Calderoni passa a rilevare le analogie tra fatti economici e fatti morali, le quali renderebbero,a suo giudizio, possibile una concezione economica della morale. Anzitutto, non meno in morale che in economia, ciò di cui effettivamente si giudica è, non il valore complessivo o generale degli atti e delle attitudini, di cui s'invoca l'adempimento o l'osservanza; ma il loro valore marginale e comparativo, valore atto a variare e col numero di questi atti effettivamente compiuto dagli uomini,e col numero altresì di quegli altri atti, cui si rinuncia per compierli  Vi è nella vita una gran quantità di atti ed attitudini,che puressendodiunaincontestabile utilità»,puressendoessen ziali alla conservazione ed al benessere della convivenza umana, non entrano nell'ambito di ciò che noi chiamiamo la morale. Perchè? Con ciò Calderoni vuole opporsi a tutta quanta la tradizione intuizionistica e kantiana in filosofia morale. Gli atti morali non hanno alcun valore assoluto, ma un valore esclusiva mente marginale e comparativo. Perchè nonostante la loro desiderabilità astratta,nonostante i van taggi totali che la società ritrae dal loro adempimento, vantaggi certamente assai maggiori,nel loro complesso,a quelli degli atti che la morale esalta; essi sono tuttavia atti di cui non è deside rabile un ulteriore aumento, la cui desiderabilità “ marginale com parata, in altre parole è zero o addirittura negativa. Gli atti prodotti dall'istinto personale di conservazione o da quello della riproduzione della specie non sono considerati virtuosi,perchè,ben lungi dal richiedere u n incitamento, essi richiedono freni, gli uomini essendo piuttosto proclivi ad eccedere che a difettare in essi, e a sacrificar loro l'adempimento di altre funzioni che sono marginalmente o comparativamente . più desiderabili , Le nostre tavole di valori contengono tutte quelle cose, per ottenere un au mento delle quali,in noi stessi o negli altri,siamo disposti a de terminati sacrifici; ma non già tutte le cose che possono apparirci desiderabili. Col crescere delle azioni virtuose esse tendono a diminuire di valore, come analogamente il diminuire delle azioni viziose tende a render meno disposti a far dei sacrifici per dimi nuirle ulteriormente; ond'è sempre concepibile un limite, natural mente molto diverso,secondo i casi,oltre al quale il vizio, di verrebbe una vizio, vviene infatti per la domanda e per l'offerta etica lo stesso che per la domanda el'offerta economica. In una società di complet ialtruisti avrebbe pregio l'egoista. L'ALTRUISMO è una virtù il cui valore è strettamente connesso colla presenza di egoisti o almeno di non altruisti nella società. Queste considerazioni confuterebbero la legge morale di Kant, che prescrive di seguire massime capaci di divenire universali. “ N e s suna virtù e nessun dovere resisterebbe ad un esame fatto rigo rosamente in base a questo criterio.Molte azioni sono per noi un dovere,appunto perchè gli altri uomini non le fanno e rimangono tali a condizione che non siano troppi gli uomini capaci e volonte rosi di imitarle... Come in una barca sopraccarica,l'opportunità di sedersi da una parte o dall'altra dipende strettamente dal nu  e la un virtù, virtù,   mero di persone sedute dalla parte opposta: se qui fosse seguito un imperativo kantiano qualsiasi, il capovolgimento della barca porrebbe tosto fine ai consigli del pilota e alle buone volontà dei passeggieri, Si può credere che si possa ovviare a questi errori particola reggiando quanto più è possibile i precetti e le sanzioni, individua lizzandole in grado estremo.M a alla stessa maniera che in un mercato nonsipuòvariareilprezzosecondogliavventori,cosìalla legge d'indifferenza del mercato , corrisponde una legge d'indifferenza morale, per cui sono stabilite regole comuni non troppo discutibili e sanzioni precise, non atte troppo a variare e applicabili alla media dei casi. La necessità di dare precetti e sanzioni generali dà luogo a fe nomeni analoghi ai fenomeni di rendita. Alla generalità e rigidità della legge morale farà contrasto la varietà delle condizioni indi viduali, per le quali si verificheranno vantaggi e svantaggi diffe renziali da individui a individui. Il dovere per ciascuno sarà di fare, non già quello che nel suo caso è il meglio o l'ottimo,ma ciò che in media è meglio che gli uomini facciano di più,di quanto ora non facciano; non agendo così egli si attirerà una sanzione, che nel suo caso, potrà anche talvolta essere “ immeritata Le pene e i premi hanno un costo marginale che cresce col cre scere della loro severità e grandezza,e colla loro estensione; mentre colla loro estensione diminuisce la loro efficacia marginale : la gloria e l'onore, come l'infamia, diminuiscono rapidamente di efficacia quanto maggiore è il numero degl'individui che ne frui scono o soffrono. Così alcuni si troveranno a godere di lode o gloria molto superiore al loro “ merito , individuale, per avere compiuto azioni, poniamo, talmente conformi al loro carattere che sarebbe piuttosto stato necessario " punirli , se si fosse voluto di Ciò premesso, il Calderoni trova le analogie fra le disarmonie economiche e morali. stoglierli dal farle. Altri subiranno invece biasimo o infamia di gran lunga sproporzionata alla loro colpa Se poi i precetti e le sanzioni fossero più particolareggiate e commisurate a ciò che è necessario e sufficiente per indurre ciascuno al ben fare, rimarrebbe ancora una gran diversità nelle condizioni individuali, delle quali non si potrebbe tener conto senza diminuire l'efficacia dei precetti e delle sanzioni medesime.E questo dà luogo all'altra specie di disarmonie morali analoghe a quelle che persi sterebbero nel campo economico,se si correggesse la legge d'indif terenza del mercato. Queste disarmonie morali infatti persiste rebbero,anche se le prime si venissero a eliminare,analogicamente a quello che è stato osservato nei fenomeni di rendita. Grice: “I love Orestano loving Benedetta” – Grice: “Orestano takes Meinong very seriously – as he should! Few outside Austria do! Meinong symbolses the I with ‘e’ from Latin ‘ego’ (Italian io), and the other with a, for Latin ‘alter, Italian altro. So we have W for value (worth), and the possibilities that ego desires the evil for alter – sadism. When ego desires the good, he is altruism. Altruism can be reciprocal. In a purely altruistic society, things go well – but Pound knows who’s against that! That’s why Orestano finds sympathy for Meinong, and so do I” --.  Francesco Orestano. Orestano. Keywords: l’opzione eroica, Alighieri, Galilei, Tasso, Vinci, concezione aristocratica della nazionalita, l’eroe Mussolini, l’eroe Enea, Weber e la teoria dell’eroe carismatico, l’ozione dell’eroe non e una ozione. It’s not an option, Calderoni.  Luigi Speranza, “Grice ed Orestano”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718248754/in/photolist-2mNCu2K-2mNaxw3V

 

Grice ed Orioli – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vallerano). Filosofo. Grice: “Only in Italy, a philosopher, rather than a cricketer, is supposed to take part in a revolution and write a book about his shire!” -- Fondatori della Repubblica Romana. “De' paragrandini metallici” (1825 (Milano, Fondazione Mansutti). Il padre, medico, lo condusse a Roma, dove si laureò brillantemente. La professione non lo attraeva molto: lo troviamo, infatti, professore di filosofia nei seminari e nei licei dell'Urbe. Da Roma si trasfere a Perugia, dove si laureò. Insegnò a Bologna. Partecipò con gli allievi all'insurrezione delle Romagne; successivamente fu eletto membro del governo provvisorio di Bologna, che fu sciolto in seguito all'intervento militare dell'Austria. Tentando di mettersi in salvo,salpò da Ancona diretto in Francia con un altro centinaio di rivoluzionari; ma il brigantino Isotta sul quale viaggiava venne catturato dall'allora capitano di vascello della marina austriaca Francesco Bandiera (padre dei due famosi fratelli Attilio ed Emilio) e tutti i rivoluzionari furono arrestati. Venne incarcerato a Venezia. Poco dopo venne liberato, forse per mancanza di risultanze gravi sul suo conto.  Iniziò così l'errare, costretto a fuggire da terra in terra, inneggiando sempre all'Italia unita. Fu professore di archeologia alla Sorbona. A Bruxelles insegnò. Soggiornò anche a Corfù, dove tenne un corso dnell'università della città.  Quando Pio IX concesse l'amnistia, poté tornare a Roma, dove tenne la cattedra di archeologia. Le sue attitudini per il giornalismo non attesero molto per farsi notare, e così fondò un periodico politico che ebbe però vita breve, La Bilancia.  Fu eletto deputato al parlamento della Repubblica Romana. Quando il governo pontificio fu restaurato, in riconoscimenti dei suoi meriti, fu nominato consigliere di stato. Pubblica molti saggi di filosofia. Tra i più famosi sono da menzionare “Dei sette re di Roma e del cominciamento del consolato” (Firenze), “Intorno le epigrafi italiane e l'arte di comporle” (Roma). Prese parte alla polemica sui sistemi di prevenzione contro i fulmini e la grandine, che coinvolse anche Bellani, Beltrami, Demongeri, Lapostolle, Normand, Majocchi, Contessi, Molossi, Nazari, Richardot, Scaramelli, Tholard e Volta. Le compagnie assicurative usarono questi studi per valutare rischi e premi per i campi agricoli.  Riconoscimenti Il comune di Vallerano (VT) lo ha onoratocon l'intitolazione di una delle vie principali del borgo antico, quella del Teatro comunale, e con l'apposizione di una lapide commemorativa sulla facciata della casa in cui lo scienziato nacque. A Viterbo un Istituto Statale di Istruzione Superiore -che comprende il Liceo Artistico e diversi indirizzi di Istituto Professionale, A. Ghisalberti, nella voce della Enciclopedia Italiana, vedi, riporta queste date di nascita e morte, A. Ghisalberti, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fondazione Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, G.  Polizzi, Alla ricerca dello «specioso» e dell’«insolito». G. Leopardi, «Lettere Italiane», Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  -- rità assai leggieri, e , se grandemente non m'inganno , assai consentanei alla ragione ), de'quali ho stiinato aver bisogno , l'enunciazione de'puri fatti che costruiscono l'istoria della dignità regale nella città de'sette colli , ha dovuto essere da   me corretta, e ridottasotto la forma seguente. 1...Come lo abbiamo già detto,lasuccessio ne al trono, mai non appartenne in Roma a fi gliuoli maschi de're precedenti. 2.° Essa appartenne sempre a'generi loro , quando ve n'ebbe di viventi (Numa,Servio , Tarquinio il Superbo ). 3.°Losposodellafigliuolamaggiorefuatutti gli altri preferito ( Servio ). 4.° Quando i generi erano morti, la succes sione passò ai primogeniti del primo genero (Tullo Ostilio, secondo lamia correzione della leggenda che lo concerne; Anco Marcio ). 4.° Quando si tratta di due re, in luogo di un solo, e diquella magistraturabinariaed a vita che si surrogò ne primitempi alla dignità regia, parimente non si rinunziò a queste m e desime regole, e se non trovansi due generi che potessero elevarsi al potere supremo,si'elevano egualmente a quello, secondo l'ordine legale due figli di genero (Reno e Romolo;Bruto e Col latino ). 7. Lafigliastradelrefuequiparataallafiglia neldrittodidareiltronoalmarito,oaʼsuoi di scendentimaschi,inun tempo,incuiprobabil mente figlie proprie non esistevano (Tullo Osti  1 103 6.° Quando non v'ebbero , nè generi , nè fi gliuolidigeneri,iltronopassò a’nipoti che s'a mò riguardare,insìfattacontingenza,come le gittimi eredi de’dritti degli ascendenti loro (Tullo Ostilio,se si preferisce l'ipotesi , nella quale egli è nipote d'una figlia di Romolo maritata ad Osto ).   11.o Fuori della serie deʼre, o de'magistrali che ne tenner le veci, tra gli stessi pretendenti che, senza ottenerla , dimandarono la dignità suprema,unodiquelli,de'qualil'antichitàciha trasmesso la memoria, è stato ugualmenle un ge nero di re (Numa Marcio);duealtri,ne'quali' non ci è dato riconoscere questa qualità, non hanno dimandato iltrono per le vie legali ma cercaronod'ottenerlocon un delitto(ifigliaoli d'Anco ); due di che solo siparla presso Plutar  104 se si ricusi di considerare 1'Ersilia dalla qualediscende,comefigliadiRomolo,e sesi rispetta la tradizione, secondo la quale l'ultim re non è che il patrigno o al più ilpadre adote tivo della seconda Ersilia ). 2 8.° In un caso,nel quale ilcapo supremo non potè far valere ildritto di successione alla sua dignità negli eredi maschi delle sue figliuole , ne in altro modo potè effettuare la trasmissione dellasuprema autoritàper viad'altredonne sue discendenti,almeno tramandò ilsuo grado nel l'erede necessario della moglie ( Bruto rispetto a Lucrezio Tricipitino suo successore nella p r e tura massima, o vogliam dire nel consolato ). 9.° Quando non vi furono eredi quali che si fossero dilatodidonna,iltrono,sempre messi in non cale imaschi,ricadde in unapersona e slranea,cioènonlegatadipiirentelacolla fami glia reale (Tarquinio Prisco ). 10.° Quando,nonostantel'aversieredi legit timi per parte di donna,una persona estranea conseguì la dignità regia , ciò avvenne contra il dritto, per la forza dell'armi ( Tazio ). lio   Non altraèl'espression'rigorosade'fatti,cosi come sono riferiti dagli antichi, o come io d o vetti correggerne la sostanza e l'enunciazione, secondo le regole di una critica, se posso dirlo, in nessun modo 'temeraria.'Le mie autorità , i miei ragiovamenti , non sofferirono contraddi zióve ne’loroparticolari,eme nechiamo felice. Si volle 'solamente avvertirmi che nel mio si stema erano alcuni fatti dubbiosi , e ricavati per conghiettura.  105 stato . co ( Voleso e Proculo ),sono statiproposti senza gran fattofermarsi sopra la proposizione; non hannopresosulseriolalorqualitàdicandidati,e sembrano'avervi rinunziato essi stessi; finalmen tefurono messi innanzi inun tempo ,nel quale tutto che concerne le leggi relative alla succes sione regia era evidentemente suggetto di contro versia , e dispuldvasi intorno alle basi stesse di questa parte della costituzione organica dello Io risposta,ioviho presentatol'analisi,per così dire più condensata,delletradizioni; lebo prese da prima quali sileggono; mi sono per 'messo unicamente qualche volta. o. Spesso la successione al trono in R o m a s'è fat ta contra ogni principio d'equità, d'utilità, e di convenienza reciproca de'cittadini : perchè ( per qui contentarmi d' un solo esempio il q u a l e a b b r a c c i a u n l u n g o p e r i o d o d ' a n u i ), n o n certamente a vantaggio del partito latino, o di quel deʼsabini, sotto la dinastia etrusca, la di gnità regia restò sempre nella fazion toscana. Grice: “Orioli philosophised on many topics. To Italian philosophers, who are OBSESSED, during their unstable political history, with political philosophy, his ‘research’ on the consulate proves helpful. He notes that Romolo had no son – so who to succeed him? Other than that, he was almost shot (Orioli, not Romolo) after trying to oppose what he called the Roman theocrazy – or theocracia – For Orioli there are various cracies: theocracia, democrazia, TIMOcrazia, and ARISTO-crazia. Francesco Orioli. Orioli. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Orioli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690012070/in/photolist-2mKEPJE

 

Grice ed Ornato – filosofia italiana – la conversazione d’Antonino con Antonino -- Luigi Speranza (Carmagna Piemonte). Filosofo. “Visse vita ritirata, modesta e schiva d'onori e ricchezza intesa soltanto allo studio.” “Coltiva le scienze fisiche e matematiche, la filologia, la poesia, la musica e con singolare amore le discipline metafisiche. Sii trasferisce a Torino dove frequenta alcuni esponenti dell'aristocrazia sabauda. Tra le sue amicizie più importanti Santarosa, Sabbione ed i fratelli Balbo. – Dei concordi è insegnante di matematica nel collegio dei paggi imperiali, impiegato nella segreteria dell'Accademia delle Scienze di Torino e successivamente professore presso la Reale Accademia Militare. In seguito ai moti rivoluzionari e nominato da Santarosa Ministro della Guerra della giunta rivoluzionaria. Si rifugia in esilio a Parigi. Nella capitale francese stringe amicizia con Cousin e la sua casa è frequentata da numerosi patrioti italiani. Ottiene di poter rientrare in Italia e si ritira a Caramagna dove riceve le visite dei patrioti Pellico, Provana, Gioberti e Balbo. Si trasferisce a Torino dove morirà e verrà sepolto nel cimitero monumentale. Saggi: traduzione di Ode a Roma di Erinna, traduzione dei “Ricordi di Antonino, Picchioni, Vita, studii e lettere inediti di Leone Ottolenghi, E. Loescher. Biografiche e risultati di ricercheo, O. Becchio  G. Calogero, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ulteriori approfondimenti  possono essere reperiti nei seguenti siti:  Comune di Caramagna Piemonte, su comune.caramagnapiemonte.cn. Associazione Culturale "L'Albero Grande", su alberogrande. Due difetti o cattivi abiti, nota  qui e contrappone Antonino. L’uno, del  lasciarci guidare unicamente dalla IMPRESSIONE che fan su di noi l’oggetto  esterno, divagando da questo a quello  secondo che quello ci attrae più fortemente che questo. L’altro del lasciarci guidare unicamente dal pensiero o idea  che ci vengono in mente a caso, seguendo  quelli che eccitano più la nostra attenzione. Due stati passivi, dove l’uomo non esercita punto la volontà nè l’intelletto, ma segue ciecamente, nel primo,  il caso esterno, o nel secondo, il caso interno, cioè quella che è stata nomata di poi legge di associazione di due idee: due stati quindi dove l’uomo non ha scopo. Il primo de’ quali ha luogo nella vita puramente ANIMALE, e il secondo nel sogno. Quello,  proprio del giovane troppo dedito al  senso. Questo, del vecchio rimbambito. E quindi, dopo avere esortato sè stesso a fuggire il difetto del giovane si esorta  a fuggire quello del vecchio. Il carattere  che fa riconoscere il vecchio per rimbambito è il vaneggiare, cioè il parlar senza costrutto, ripetendo il già detto. Ma avverte sè stesso che l’uomo può essere rimbambito già an-che quando non parla ancora senza costi itto, non vaneggia ancora in parole, se egli fa delle azioni senza costrutto, o vaneggia nelle azioni: il che ha luogo  ogni volta che esse azioni non sono collegate tra sè, non hanno unità, cioè  non sono riferite tutte ad uno stesso ed unico scopo. Questo lodare la compassione senza aggiungere con Epitteto che  ella debba essere puramente esteriore  e non di cuore, è certamente una contradizione al principio stoico. La compassione essere come tutti gli altri affetti un moto irragionevole dell’anima, e contrario alla natura, il saggio non essei'c  accessibile alla compassione; una contradizione a ciò che è detto in questo  medesimo §, dovere il saggio mantenere il suo genio interno netto da passione. Ma è una di quelle contradizioni magnanime per le quali IL CUORE corregge  talvolta gli errori dell’INTELLETO. Sul  punto particolarmente della compassione, come su quello dell’affezione verso gl’amici e i congiunti e verso tutti gli  uomini e Antonino uno stoico poco fedele al  principii della sua scuola, e segue  piuttosto gl’accademici e i liceii, i quali insegnavano il sentimento della pietà  essere il carattere distintivo delle belle  e grandi anime; e quel detto di Focione, conservatoci dallo Stobeo: non  togliete nè Voltare dal tempio y nè dalla  natura umana la compassione. F< in questa  deviazione, almeno in pratica, dal rigore dell’antica dottrina del Portico [PORTICUS – stoici], Antonino e stato preceduto da altri  stoici romani illustri. Il che non potea non avvenire, perchè  secondo un antico senario greco, il cuore  soltanto del malvagio non è capace di  essere ammollito. E però il severissimo CATONE, già deliberato in quanto a sè di morire, pianse, come narra Plutarco, per pietà di tutti quelli amici e concittadini suoi che eransi pur dianzi  affidati ad un maro procelloso per non  lasciarsi cogliere in Utica da Cesare  vincitore, come avea pur pianto alcuni  anni innanzi per un fratello amatissimo,  quando trovandosi esso Catone al comando di una legione in Macedonia, alla  novella che il detto fratello era moreute in Enos città della Tracia, salpò  immantinente con piccolo e fragil legno da Tessalonica, contro l’avviso di tutti  i nocchieri, per un mare tempestosis-  simo, e giunto in Enos trovò il fratello già spento (Plut., vita di Catone).  E pianse certamente Cornelio Tacito,  benché stoico anch’egli, quando, dopo aver narrato come era vissuto e morto,  non senza sospetto di veleno, Giulio  Agricola suo suocero, aggiungeva queste  patetiche parole: « Beato te. Agricola,  che vivesti sì chiaro e moristi sì a  tempo: abbracciasti la morte con forte  cuore e lieto; quanto a te, quasi scol-  pandone il principe. Ma a me e alla  figliuola tua, oltre all’acerbezza dell’aver perduto un tanto padre, scoppia il  cuore che non ci sia toccato ad assi-  stere nella tua malattia, aiutarti man-  cante, saziarci di abbracciare, baciare,  affissarci nel tuo volto; avremmo pure  raccolti precetti e detti da stamparli nei  nostri animi. Questo è il dolore, il coltello al nostro cuore.Senza dubbio.  0 ottimo padre, per la presenza della  moglie tua amatissima, ti soverchiarono  tutte le cose al farti onore; ma tu se*  stato riposto con queste meno lagrime,  e pure alcuna cosa desiderasti vedere  al chiudere degli occhi tuoi. Fra le varie divisioni dei beni  appo gli stoici, l’una è questa, che dei  beni altri sono finali, altri efficienti,  altri e finali insieme ed efficienti. I beni finali sono parte della felicità e  la costituiscono: gli efficienti solo la  procurano: i finali ed efficienti insieme  e la procurano e sono parte di quella.  Del primo genere sono la letizia, la libertà deir animo, la tranquillità, ecc.  Del secondo, l’uom prudente ed amico;  del terzo, tutte le virtù. L’uom prudente ed amico è un bene efficiente,  perchè muove con la sua diapoaizion  razionale la tua diapoaizion razionale  (lib. V), cioè è occasione a te di buone azioni. E nello stesso modo è un  bene di quel secondo genere ogni cosa,  o sia pensiero o altro, che è occasione  a te per camminare verso la perfezione.  Di questo bene parla ora Antonino. Il  quale, per lo esser solo efficiente, e non  finale, cioè pel non essere accompagnato  ancora da quel sentimento intimo di  gioia perfetta che costituisce la felicità,  non attrae invincibilmente il tuo volere;  ed è necessario quindi, perchè operi veramente sull’ uomo, che questi si sottragga da tutte le altre cose che ne  lo possono sviare (conferisci quello che  ne insegna la teologia intorno alla grazia). E quando Antonino chiama questo  bene razionale (che è attributo generale  del bene appo gli stoici), il fa per op-  posizione al preteso bene degli Epicurei,  che è sensibile. Seneca, epistola ultima. Chi riguarda il piacere come sommo  bene, giudica che il bene sia sensibile:  noi il giudichiamo intelligibile. E più  sotto. Non è bene dove non è ragione. Tutte queste cose era necessario notare per ìscliiarimento e con-  formazione del testo, dove la maggior  parte dei cementatori ed interpreti ha  voluto cangiare la parola efficiente in  civile o vuoi sociale^ con manifesto danno  del senso e del pensiero di Antonino. Dispensazione in greco “economia” vale generalmente governo della casa, amministrazione. E perchè molte cose  si fanno pel governo della casa, le quali  da per sè sole non si farebbero (come  per esempio il risparmiare certe spese  perchè le sostanze famigliar! sopperi-  scano al mantenimento di quella), quindi  è stata applicata questa voce ad ogni  cosa che si faccia con fine provvidenziale, benché sia di nessun pregio in  sè od anche noiosa; come p. e. il gastigare i rei. È usata sovente in questo  senso dagli scrittori latini di  tarda età, e stoici ed altri, e massima-  niente dai padri della chiesa. È tra noi  disusata perchè è disusato il concetto eh’ ella esprime. Ma per provare la sua  antica cittadinanza in Italia allegherò  il passo seguente di Cavalca, l’ultimo  dei citati sotto essa voce nel V. della  Crusca (Medicina del cuore): Per divina dispensazione avviene che, per li  pessimi vizi e gravi, grave e lunga tribolazione ed infermitade arda e salvi  r anima. » Da una nota dell’ Ornato credo  che, quando la scrisse, inclina per  l’ interpretazione di questo luogo, a dar  ragione a Xilandro contro i posteriori. Se non muta poi di parere, il senso di  questa espressione con libertà di parole dovrebbe essere liberalmente cioè con  liberalità di parole, o generosamente poiché così anche lo Xilandro intende lo  £À6u0£.'iu)5 del testo. E con questo raccomandare la generosità nelle preghiere,  Antonino intenderebbe, come osserva il  Gataker, di biasimare le preghiere che  non mirano che all’interesse proprio di  chi lo fa. E però loda quella preghiera  degli Ateniesi, i quali, al dire di Pausania, solevano pregare non solo per  tutta l’Attica, ma anche per tutta la  Grecia. AUto^ nel senso peripatetico e  scolastico, è V affezione costante deWente:  e per quel carattere di costanza si di-  stingue dalla disposizione^ che è varia-  bile. Appo gli stoici è la forza o virtù  che mantien l’ente in quella affezione  costante; o, siccome essi favellano, è  spirito (intendi aria) che mantiene il corpo e il contiene: » perchè l’ente ò  corpo appo loro. La mente dell’ universo, dice Senone, penetra per tutte  le cose particolari e le mantiene e go-  verna: ma non tutte nel medesimo modo:  perchè nelle une si manifesta come abito (pietre, legni); nelle altre come natura (intendi principio organico mero: piante,  alberi); nelle altre come anima (prin-  cipio animrle mero: bruti); nelle altre ancora come mente e ragione (anima  ragionevole universale e sociale appo  Antonino; uomini. Le cose governate dair abito sono adunque i corpi  dove non è altro principio costituente  che il generale di corpo: dove per conseguenza non è altro carattere distin-  tivo che quella affezione (modo d’essere) costante por cui sono il tal corpo  anziché il tal altro. Sono la classe infima e generalissima di corpi, che noi  chiamiamo inorganica. Nelle cose go-  vernate dalla natura, oltre al carattere  generale di corpo v’ ha già il carattere  d’organizzazione. Nelle cose governato  dall’anima, oltre al carattere di cor-  poreità e di organizzazione, v’ha di più  quello di animalità ecc. Le classi si van  cosi ristrignendo e innalzando sino al-  r ultima, che ha per carattere la razionalità. In questo § il testo è. in più d’un  luogo corrotto, e verìsimilmente havvi anche qualche lacuna. Non potrei dire  precisamente quali sieno le emendazioni  seguite o fatte da lui, perchè una  sua lunghissima nota sulle difficoltà di  questo paragrafo, oltre che è piena di cancellature e in gran parte non intelligibile, è anche manchevole, essendone  stato lacerato via, non so da chi (forse  dall’Ornato. medesimo per aver mutato  parere), un mezzo foglio. Nel voltare  in italiano io mi sono discostato il meno  possibile dalle sue parole stesse e ho serbato inalterato il senso della  sua interpretazione. Questo paragrafo, essendo corrotto  in più luoghi, dei quali l’ emendazione fu  inutilmente tentata finora, è diversamente inteso dagli interpreti. L’ Ornato  lasciò scritto al principio di una lunga  nota: «di questo veramente corrotto  paragrafo non so che partito trarre. La sua interpretazione che io seguii  nel volgarizzamento vuol dunque essere accettata con quella medesima riserva  con che egli la propose. La parte che segue di questo para-  grafo è assai guasta, e fors’ anche muti-  lata. L’Ornato non la tradusse in alcun  modo, riserbandosi di farlo quando avesse  trovato una correzione che gli piacesse:  intorno a che lasciò molte note. Nel  mio volgarizzamento ho letto il testo  come fu letto dallo Schiiltz, non perchè  egli approvasse in tutto quella lezione,  ina perchè non seppe trovarne una migliore. Il testo di questo paragrafo è corrotto, e chi corregge in un modo e chi in  un altro, e chi ancora difendo la vulgata.  Io ho seguito quella fra le molte e varie  emendazioni, dalla quale parvemi almeno  di poter trarre un senso chiaro. Poi sensori tutto  il paragrafo conf. anche V, 33, e Seneca. More quid est? aut finis,  aut transitus. Tutti gli interpreti che io co-  nosco finora, compreso anche il Gata-  kero, il quale nondimeno si scosta dal  vero meno che gli altri, pigliano qui il  granchio (fan pietà Dacier o Joly  che seguono ciecamente Gasauhono,  come fa pure Barberini: il Milano poi  è la stessa pecora sempre, Hoffmann erra men grossamente com Gatakero), confondendo insieme, siccome  fossero una sola cosa, la toù 3Xou (fùaiv  e il ToO xóojjiou ’hys.u Qvixdv; quando anzi  nella distinzione di queste duo cose è fondato il senso di tutto il paragrafo. La toO  SXou qjvlcjis è la potenza creatrice o faci-  trice primitiva; lo •óyepwvixòv toO xóopiou  è la potenza governatrice, dipendente da  quella prima, generata, o formata da quella prima: siccome la natura dell’ uomo forma l’nomo, cioè la mente dell’nomo non  meno che il corpo; e la mente deH’uomo  poi gOTema il corpo. Il senso adunque  di tutto il paragrafo è questo: La natura  dell’universo decretò, determinò con deliberazione ragionevole il mondo, dan-  dogli, per così dire, un corpo ed una  mente. Ora, o questa mente, a cui è  affidato il governo del mondo, segue la  ragione (perchè la mente nel senso dello  ^ìf£|jiovixbv può anche talora essere sra-  gionevole); e allora tutte le cose che  ella fa, sono quali le ha determinate  generalmente dà principio la natura  formatrice del tutto, sono involute in  quella prima determinazione, sono conseguenza necessaria di quella prima de-  terminazione, ecc.; ovvero essa mente  non segue sempre la ragione, e allora  essendo essa soggetta a capriccio, dovrà  accadere che non solamente le cose di  minor conto che ella fa, ma anche le  cose principali sieno sragionevoli. Ma  noi non veggiamo mai che nelle cose  principali ella sia sragionevole; dunque  non può essere sragionevole nè anche  in quelle di minor conto; dunque tutte  le cose vanno secondo ragione. Godo di aver potuto deeiferare nel  manuscritto dell’Ornato e quindi trarre  in luce la precedente nota (la cui reda-  zione sarebbe certo migliore se l’ autore  avesse potuto ripulire e pubblicare egli  stesso il suo lavoro); perchè l’inter-  pretazione e illustrazione contenuta in  essa è ingegnosissima, naturalissima e  confermata da tutto quello che conosciamo della fisica degli stoici. La natura universale (n toù óXov (pdcjts), la  potenza facitricc o creatrice è il Dio puro, il quale trae  l’universo dalla sua propria sostanza, è  l’unità assoluta senza distinzioni e diversità di parti, è la natura naturane;  la potenza governatrice, la mente che go-  verna il mondo (TÓrìysixovixóv toù xó^jxou),  generata da quella prima, è all’incontro,  nell’attuale diversità delle cose,' nella  nauìra naturata, nel mondo propriamente  detto e composto di anima e di corpo, è, dico, la provvidenza, l’anima di esso  corpo. Al novero degli interpreti che frantesero questo § è ora da aggiungersi  Pierron. Ed è tanto più  da stupire che il sig. Pierron abbia egli  pure sì mal compreso, in quanto che,  avendo egli già prima tradotto la Me-  tafisica di Aristotele, dovea essere suf-  ficientemente versato nelle dottrine filosofiche delle principali scuole della  Grecia. Quasi tutti i traduttori hanno  franteso questo luogo, pigliando l’iwoia  per intelletto ragione e traducendo quindi: vide ne intellectus hoc feraf.... il senso  letterale, aggiungendo ciò che è sottin-  teso, è: vedi se la nozione (che tu hai di te  stesso come uomo) soffre cotesto, soifre  cioè che tu dica esser nato a goder dei  piaceri. Pierron, seguendo l’ esempio  di tutti i suoi predecessori, pigliò anch’egli Vhvo'.a per intelletto traducendo: vota a' il y a du bon aena à le  prétendre. Colia bontà delle singole azioni  vuotai procacciare di ben comporre la vita.  Il testo e bravissimo. Talvolta  troppo fedele alla lettera e studioso di  conservare tutta la brevità dell’ origi-  nale, avea tradotto: ai vuol comporre  la vita mettendo inaieme le azioni ad una  ad una; poi comporre inaieme la vita  accozzando le azioni ad una ad una;  poi allogando le azioni ad una ad^ una.  Non credo che so avesse potuto ripu-  lire e terminare egli stesso il suo la-  voro, si sarebbe contentato di alcuno  di questi tre modi, che tutti peccano  di oscurità e di ambiguità. A costo dì  essere men breve, io ho creduto di dover  essere piò chiaro non solo in questa  frase, ma in tutto questo paragrafo,  svolgendo un poco il concetto dell’autore siccome io l’intendo. Quasi tutti gli interpreti fran-  tendono. 0.   Nel novero degli interpreti che fran-  tesero questo luogo comprendi ora an-  che Mr. Al. Pierron, che sdgue docil-  mente- jl Gataker e lo Schultz. L’errore  sta nel legare Io i^’oioy ctv xoti up^rìae  col ófUTw che precede; laddove si   riferisce all’azione alla quale l’animale  ragionevole tendea e nella quale è stato  impedito. E ciò pare che abbia poi ca-  pito lo Schultz nella sua seconda edi-  zione del testo greco, avendo egli posto  una virgola dopo il óutù.  (15) Se tu vo/eafi ftema la debita ri-  tterva.., che da lei etesaa; cioè a dire:  se tu volesti assolutamente e non a condizione soltanto che la cosa fosse possibile; questo atto della tua volontà  fu veramente un male, perchè, come è  detto altrove, l’ animai  ragionevole non dee voler nulla che non  sìa in poter suo, ed anche il bene re-  lativo, non dee volerlo se non se con-  dizionalmente, cioè in quanto sia pos-  sibile; rimpossibilità essendo per gli  stoici sinonimo di non voluto dalla na-  tura e dal destino, al quale il savio  non dee ripugnare. Che se poi la cosa  voluta da te fu una di quelle che non  sono pur buone in senso relativo, e  quindi il volerla fu un appetito, pren-  dendo il vocabolo volere nel significato  volgare, cioè un moto del senso, piut-  tosto che della volontà ragionevole; tu  non ricevesti nocumento nè impedimento  veruno: perchè tu non sei «erwo, ma  bensì mento, ragione o volontà razionale, e come tale, in quanto operi secondo  la tua propria natura non puoi essere  impedito da nissuna forza esteriore. Così intendo questo luogo, così certamente è stato inteso dall’ Ornato (assai  diversamente dagli altri interpreti che  io conosco, Gataker, Schultz e Pierron), e questo senso  ho procurato, di esprimere traducendo.  L’Ornato lasciò una breve nota a questo  luogo, ma in essa non fa che avver-  tire le difficoltà del tradurlo, stante la  povertà dell’italiano,comparativameute  al greco, e scusare l’ oscurità e l’ ambiguità della traduzione tentata da lui. Di tutto questo paragrafo fa quattro tentativi diversi di  traduzione, tutti laboriosissimi, come  appare dalle molte cancellature e correzioni. In margine alla quarta od ultima  prova scrisse: Sta qui fermo, perche  farai peggio se cangi. Non fu quindi  senza molto bilanciare che mi risolsi a  fare io, come feci, una quinta prova,  essendomi sembrato che il miglior par-  tito fosse qui di tradurre letteralmente,  e spiegare i sensi del testo nelle note. Ad illustrazione del senso stoico di  tutto il paragrafo ricordiamoci priiniera-  inente che secondo gli stoici: c Dio, con-  siderato dal lato fisico, è la forza motrice  della materia, è la natura generale, e  r anima vivificante del mondo; conside-  rato dal lato morale, è la ragione eterna  che governa e penetra l’universo, è la  provvidenza benefica, è il principio della  legge naturale che comanda il bone e  proibisce il male. » Ricordiamoci ancora  che l’aria, come uno dei due elementi  attivi e parte essa stessa della sostanza  divina, ò dagli stoici considerata come  il principio della vita sensitiva. Dice  adunque Antonino: non contentarti ora-  mai di essere unito con Dio a quel  modo solamente che sono uniti con lui  gli esseri solamente sensitivi, cioè per  mezzo della respirazione; ma fa’ ancora  di unirti con lui a quel modo che si  appartiene agli esseri intellettivi, cioè  con cognizione e accettazione libera  dello scopo che Iddio ha proposto al-  r accettazione libera di quelli. E però, siccome tu traggi dall’aria ambiento  gli elementi della tua vita sensitiva,  traggi ancora dalla ragione ambiente  gli elementi della tua vita intellettiva. L’esistenza delle' cose dissolvendotù (Tràvxa èv [xerai^oX-^. K«ì ocùrCg  cù év ^'.r,v£xet à^.Xoicoasi, \at xaxa ti (JiOo-  p^). Qui mi pare che fosse il caso  di dovere assolutamente abbandonare  la lettera e contentarci di esprimere il  senso del testo, piuttosto che cercar  di tradurne le parole, che non sono tra-  ducibili in italiano. L’Ornato avea detto: tutte le, cose vanno soggette a mutazione.  E tu stesso ti alteri continuamente, e  peì'^isci, per cosi dire. Ma egli non era  contento, come appare dall’usato segno.  E in vero che significa quel tutte le cose  vanno soggette a mutazione f Significa, e  non può significare di più, che tutte le  cose possono essere mutate e lo saranno  effettivamente quando che sia; ma ciò  liou esprime quella condizione delle cose,  per cui non hanno stato, o modo di es-  sere che perduri pure un istante senza  mutamento, che è la vera condizione  delle cose secondo il pensiero di Anto-  nino e voluta esprimere da lui. Chi do-  vesse tradurre questo luogo in tedesco,  lo potrebbe fare, parmi, benissimo dicendo: Alle (Unge aind in unaufhorlichem  anclera-werden; come si dice in werden  non solo dai filosofi, ma anche nel lin-  guaggio famigliare, quando di una cosa  che non è ancora, ma si sta incomin-  ciando 0 si va facendo, si suol dire:  Die Saehc iat noch ini werden. Ma la  nostra lingua non ha tutta la flessibi-  lità del tedesco, uè sarebbe chiaro, uè  permesso il dire in italiano: tutte le coae  sano in un continuo mutarai. È una singolare coutradizione  di Marco nostro e di, altri stoici poate-  riori il venir cosi spesso parlando con  tanto dispregio della materia che aottoatà  alle cose (tt,? ii7:oy.e'.[xi\rng uXin?, — A"edi  anche YI, 13, e altrove). Il mondo è tut-  tavia per essi un animale perfetto e  bellissimo, il cui corpo è la materia, e  l’anima, Dio (vedi i Ricordi passim, e  specialmente X, 1). Le rughe sul volto  del vegliardo, le screpolature delle ulive  e del fico vicini ad infradiciare, la bava  del cignale ed altre sì fatte cose hanno  pure una certa grazia e venustà, perchè il mondo è perfetto, e nulla è  nelle suo parti che non conferisca alla  bellezza del tutto. Perchè dunque ora  tanto dispregio non solo per tale o tale  altra parte, ma universalmente per tutta , la materia che sottosta, quando questa  materia, che non è poi altro per gli  stoici se non se il suhstratum indeter-  minato di tutto il contingente sensibile,  è essa pure sostanza divina secondo la  scuola?  Intendi: « o tu voglia dire che  il mondo sia stato formato di atomi.  ed abbia quindi origine dal caso; o che  sia stato formato di nature (essenze,  entelechie, monadi), ed abbia quindi  per origino l’ intelligenza, o la natura,  che qui è sinonimo di intelligenza; que-  sta cosa pongo io certa anzi tutto, come  tratta dalla mia osservazione immediata,  che io sono attualmente parte di un tutto  governato da una natura. » Con altre  parole: « o tu faccia venire il mondo  dalla pluralità, o tu lo faccia venire  dall’unità, ella è cosa di fatto che io  ci ravviso attualmente una pluralità  governata da una unità. » Il qual me-  todo di filosofare, per cui, lasciata stare  la disputa intorno all’origine delle cose,  si viene ad esaminare la realtà attua-  le di esse; lasciato stare il lontano e  mediato, si viene ad osservare l’ imme-  diato e prossimo; lasciata stare la co-  gnizione dedotta, si viene a far capo  alla cognizione di fatto acquistata per  osservazione; è solenne ad Antonino. Ricordi il lettore che appo  stoici mondo, tutto, natura, Dio sono   V   sostanzialmente la stessa cosa, e però  quelle che poco innanzi furono chiamate  parti del tutto, qui sono dette della  natura. Dìo, natura, mondo, tutto sono  espressioni diverse che corrispondono a  modi diversi di considerare una stessa  cosa, e questa diversità è relativa alla  mente finita dell’uomo che non può si-  multaneamente contemplare gli aspetti  e momenti diversi delle cose, e non alla  realtà obbiettiva. Quindi ò che le espres-  sioni soprascritte sono non di rado usate  runa per l’altra, poiché sostanzialmente  significano la medesima cosa. Il mondo  KÓrfixog), dice il Laerzio, era  dagli stoici considerato: 1® come causa  0 pbtenza informatrice di tutte le cose  che sono {natura nuturans, i; t£-   Xvtxfi, -ij ToO òlo\j q>0ai<é ), la quale, come  artefice e informatrice di sé medesima,  trae da sé stessa e informa tutte le coso con suprema saviezza e divina necessità,  cioè secondo le sue leggi che sono quelle  della ragione; 2" come la totalità delle  cose informate e ordinate dalla potenza  informatrice immanente in esse e go-  vernatrice di esse (dotta allora  xòv Toù xd^fjLou) e quindi come l’opera  vivente, il vivente organismo, o corpo  organato da quella {natura naturata);   finalmente come l’unità dei due, cioè  dell’ organismo vivente e della forza or-  ganatrice e governatrice, in quanto l’uno  non si distingue dall’altra se non se  per la contemplazione della mente finita  deU'uomo. Vedi i Prolog» nell’edizione  di Torino. Fa che tu vi sottoponga col pen^  siero... di che io ragiono. Ho conser-  vato tutte le parole della interpretazione dell’ Ornato, perchè non avrei  saputo quali altre più chiare sostituir  loro; atteso che io non son sicuro di  intendere qui nè che cosa abbia voluto dire r Ornato, nò che cosa Antonino.  L’Ornato volea faro a questo luogo una  nota; ma non la fece, e non trovo altro,,  che si riferisca a questo luogo, ne’suoi  manoscritti, se non se un cenno pel  quale è indicato che egli lesse qui ò, ti  risolutamente^ ove tutti gli altri, che io  conosca, lessero &ti; e che egli intese  r Ù7TÓ0OU diversamente da tutti gli altri  interpreti. Il Gatakcr, e lo Schultz  che lo segue da vicino, non sono più  chiari. Le quali tu apprendi»,, conside-  razione del tutto. Così l’Ornato svolse ed  illustrò il pensiero di Antonino espres-  so brevissimamente e, parmì anche, poco  chiaramente nel tosto. Non ho mutato  quasi nulla alla versione di questo para-  grafo lasciata dall’ Ornato, sia perchè ho  motivo di credere che ne fosse già poco  meno che contento egli stesso, trovando  io questo paragrafo nettamente ricopiato; ^  sia perchè non avrei voluto correr pericolo (li alterarne benché minimamente il  senso, trattandosi di un luogo che egli  intese assai diversamente da tutti gli  altri interpreti. Vuol dire che non bastano le  impressioni buone che noi riceviamo per  mezzo della sensibilità, le quali possono  e sogliono venir cancellate da impres-  sioni contrarie, ma ci vuole anche il la-  voro deir intelletto che riduca quelle ad  unità e le fermi cosi nel nostro spirito,  formandone come un corpo di scienza.  Non basta l’osservazione, l’applicazio-  ne dello spirito alle cose di circostanza,  ma ci vuole ancora la contemplazione,  l’ applicazione dello spirito alle cose  permanenti, al generale immutabile.  Solo col ridurre ad unità il moltiplice,  a generalità il particolare, si possono  radicare le cognizioni nell’ anima, la  quale si compiace dell’unità, e quindi della scienza: compiacenza cui la sem-  plicità del cuore dee far rimanere se-  creta naturalmente nel cuore, ma non  artatamente celata; ed allora è l’ani-  ma veramente grave e soda e come chi  dicesse, veneranda. Sul fine del para-  grafo fa la enumerazione delle diverse  categorie alle quali si dee riferire l’og-  getto osservato. 0.   Questa nota dell’ Ornato che per le  troppe citazioni del testo greco non  può qui darsi che in parte, trovasi in-  tera nell’edizione di Torino. Grecismo, per suole accadere. Non  era possibile il tradurre altrimenti.   Del resto vada a rilento chi per la  sola ragione del non potersi tradurre  sempre colla stessa voce una stessa  parola del testo, accusa Antonino qui  ed altrove di arguzia. Gli stoici crede-  vano che, là dove è una stessa parola,  debbe essere anche una stessa idea. Ed  anche Platone (vedi il Cratilo) il credette; e il credette il Vico: e tanti j  altri il credettero: e noi il crediamo.,  Se quella idea generalissima che l’an- !  tichità avea attaccata al:p:?.eìv non si '  trova più annessa al nostro amare, ciò j  non prova altro se non che il greco e  l’italiano sono due lingue diverse. E  sap evadicelo. Il passo di Platone è nel Teeteto dove parlando dell’ uomo filosofo liberalmente educato, dice, udendo egli lodare e magnificare un  tiranno od un re, gli par di udire lodato  e magnificato un pastore, perchè egli  munga di molto latte; e l’animale cui  pasce e munge il re, gli pare anche più  ritroso e più infido di quello cui pasce  e munge il pastore; nè men rozzo nè  meno ineducato stima egli l’uno che  l’altro, mancando ad amhidue il tempo  per badare a sè, e vivendo il primo fra  le mura della reggia a quello stesso  modo che l’altro nella capanna sul monte. Del resto, il senso generale di tutto  questo paragrafo, non bene inteso, se-  condo me, dagli interpreti, mi pare che  sia: Tu dèi farti capace sempre pih cho  tu puoi vivere da filosofo in questa tua  corte come faresti in. quella tua villa .che agogni. Non incontri tu ad ogni  •passo esempi di quel che dice Platone:  uomini che vivono nei palagi come fa-  rebbe un rozzo pastore in sul monte:  ingolfati cioè quelli e questo nelle cure  materiali del governo dell’armentoV E  sottintende: se per costoro il palagio  non è altrimenti che una capanna, non  può ella con più ragiono essere la reggia per te come un ritiro filosofico? Gran ragione ha qui Antonino  • di raccomandare a sè medesimo anche  ' questo genere di contemplazione, cioè  a dire lo studio dei fenomeni, e delle  maraviglie, come egli dice sapientemente, “dell’organismo corporeo degli animali e deir uomo massimamente: perchè non è  altro studio il quale possa per via più  compendiosa e sicura condurre alla co-  gnizione della infinita sapienza, e provvidenza infinita della causa reggitrice  del mondo. Nè l’uorao può presumere  di conoscere sè medesimo, sé non co-  nosce almeno un poco di queste mara-  viglie, cioè come si formi, cresca, si  conservi, si rinnovi e deperisca il suo  corpo, quale sia la natura e il modo  di operare della causa o principio a  cui dehbonsi riferire questi fenomeni,  quali le relazioni di questa vita orga-  nica del suo corpo con quella del prin-  cipio che in lui sente, vuole, e pensa,  e come possano questo due vite modificarsi fra loro scambievolmente. In vero  chi aspira a conoscere sè medesimo,  per quanto sia dato all’uomo di pur  conoscere sè stesso, e non cura di co-  noscere un po’intimamente anche que-  sta delle due parti di che si compone  Tesser suo, porta gran pericolo di er-  rare nel vano, e di prendere astrazioni  por realtà, il che avvenne appunto agli  stoici, ignorantissimi di anatomia o  quindi più ancora di fisiologia. Perchè  uno appunto degli errori fondamentali  della loro filosofia, quello por cui mu-  tilavano la natura umana escludendo  da essa la sensibilità che riferivano al  corpo come a cosa straniera all’ uomo  propriamente, il quale per essi non era  altro che ragione e volontà; questo er-  rore, dico, è in gran parte da attribuire  alla imperfezione delle loro cognizioni,  ai loro errori circa la costituzione fisica delluomo e le relazioni in che ella  si trova colla sua costituzione morale  e intellettuale; o per dire più vera-  mente, alla loro totale ignoranza dello  leggi che governano i fenomeni dell’or-  ganismo corporeo dell’uomo, delle rela-  zioni intimissime della vita di esso organismo corporeo con quella della mente,  e della natura egualmente spirituale di  ambidue. Questi versi sono di Omero e  sono dei più famosi nell’antichità, dei  più spesso citati e ripetuti, imitati dai  poeti posteriori; o però Antonino non  li scrisse per intero, ma solo quei brani  che sono stampati in corsivo, bastando  quelli a richiamare alla memoria i versi  interi, alle diverse sentenze contenuto  in essi alludendo egli poi nella parte se-  guente del paragrafo. Con questi versi Glauco (dopo aver  detto magnanimo Tidide a che mi chiedi  il mio lignaggio?) incomincia la sua risposta a Diomede, il quale, prima di  accettare il combattimento con lui,  aveagli chiesto qual fosse la sua stirpe.  Io li ho tradotti letteralmente, giovan-  domi in parte della traduzione del Monti,  la. quale, come nota a tutti i lettori,  avrei volentieri dato qui inalterata, se  in essa fosse più fedelmente espresso,  e nell’ ultimo verso non interamente  guasto il senso delle parole di Omero. Il qual verso, voglio dire il 149\ è tradotto da Monti come segue: CosxVuom  • nasce e così muor: il che fa fare un falso  sillogismo a Glauco, il quale secondo  la traduzione del Monti, concludendo,  affermerebbe dell’wo/Ho ciò che dovea  affermare delle schiatte umane, mutando,  come direbbero i loici, nella conclusione  il piccolo termine, che nella premessa  minore- non era uomo ma schiatta o  stirpe, come disse il Monti. E pure- il  verso di Omero ò chiarissimo. Questo  strafalcione il Monti non avrebbe fatto  se, come quasi ignorante del greco, con  tante altre traduzioni avesse saputo •  consultare quella mirabilissima, non  solo per eleganza di stile ma ancora  per fedeltà, precisione e chiarezza, del  Voss, il quale in cinque bellissimi esa-  metri tedeschi traduce letteralmente i  cinque esametri greci. Anche il Pope,  sebbene i suoi lavori sui poemi di Omero,  tutto die pregevolissimi per altri rispet-  ti, non meritino il nome di traduzione,  non fece qui lo sproposito di Monti. Ed altri ancora potrei nominare dei  nostri che con nobilissimo intendimento  si diedero all’ardua impresa di recare  nella nostra lingua chi l’una e chi l’altra  di quelle poche reliquie che ci rimangono della greca poesia (dico poche  rispetto a ciò che fu divorato dal tem-  po); i quali avrebbero meglio inteso e  meglio tradotti moltissimi luoghi se  avessero potuto consultare, se non tutti  gli interpreti, cementatori ed espositori,  almeno i traduttori tedeschi. Ma basterà  che io nomini il più valente, a parer  mio, di tutti, Belletti, al quale, tranne  forse una più intima notizia del greco,  nulla mancava, non valor d’arte, non  felicità d’ ingegno, a poter fare una traduzione perfetta, o prossima alla perfezione, dei tragici greci. E in vero,  leggendo io le traduzioni del Bcllotti e  riscontrandolo diligentemente cogli originali, ebbi in moltissimi luoghi ad am-  mirarne la eccellenza, anzi direi quasi  in tutti quei luoghi dov’egli capì ab-  bastanza intimamente il suo testo e non erano difficoltà insuperabili a qual-  sivoglia traduttore. Ma anche in molti  altri luoghi io ebbi a lamentare che  egli pure non abbia saputo o potuto  giovarsi delle eccellenti traduzioni fatte  da* suoi predecessori alemanni. Nel solo  Agamennone, che anche considerato in  sè stesso e non come parte di una  grande e sublime trilogia, è forse il  più bel monumento della scena antica,  e certamente il più grande di tutti per  sublimità tragica, recondita filosofia,  splendore di immagini e copia di alti  e forti pensieri, quanti errori avrebbe  evitati il Belletti, quante meno scempiaggini avrebbe fatto dire a quella  grande anima e colossale ingegno di  Eschilo, so egli avesse solo potuto pro-  fittare della traduzione e dei Prolego-  meni di Guglielmo Humboldt? Non dirò  del libro di Federico Welcker sulla Tri-  logia di Eschilo^ che forse non era an-  cora pubblicato quando il Bellotti traducea l’ Agamennone. Ed è tanto più da  lamentare che a Bellotti siano mancati questi sussidi, quanto è meno da sperare  che sia presto per sorgere un altro in-  gegno italiano, il quale possa fare quello  che avrebbe potuto il Bellotti.   Ritornando al paragrafo di Antonino  e al luogo citato di Omero, è da notare  come siffatti pensieri intorno al poco o  niun valore della vita considerata in sè,  e di tutte le cose umane e dell’ uomo  stesso, così frequenti nei poeti ebraici;  frequentissimi in questo scritto di An-  tonino e divenuti quasi abituali nei  cristiani dei primi secoli, si trovino  pure non di rado anche nei poeti greci  più antichi, voglio dire in quelli delle  prime e più splendide epoche della greca  letteratura, sebbene i Greci fossero un  popolo di allegra immaginazione. Forse  non dispiacerà al lettore il vederne  qui raccolti alcuni esempi: nell’ Odissea la terra non nutre nulla  di più infermo che Vuomo. Nell’ottava  delle pitie di Pindaro Che  siatn noi dunque o che non siamo f Leggiero veder d* ombra che sogna. Letteralmente la seconda parte. L’uomo è l’ombra di un  sogno. Nel Prometeo di Eschilo  e non vedevi V imbecille natura a  vano sogno eguale onde è impedito il cieco  umano gregge? Nell’Aiace di Sofocle,  perocché veggo  non essere noi, quanti viviamo, altro che  larve ed ombra vana. Nel Filottete del . medesimo Sofocle, Filottete  chiama sè medesimo: ombra di un  fumo. Nella Medea di Euripide -- non ora soltanto incomincio a stimare  tutte le cose umane come un' ombra, E  vuoisi notare come appo i tragici ed  anche appo i) lepidissimo Aristofane la  parola effimeri, cioè quelli che durano  un giorno, è spessissimo usata come  sinonimo di uomini. A queste, o ad altre simili sentenze d’ antichi ed illu-  stri poeti, le quali erano nella me-  moria di tutti gli eruditi del suo tempo,  alludeva evidentemente Antonino con  quelle sue parole: il più breve detto,  anche di quelli che sono i più noti ecc., accennava poi per esempio quelli di  Omero. Questa nota fu scritta in tempo che  io, quasi appona ripatriato dopo trent’an-  ni di assenza, e mandato a stare in  un cantuccio al tutto vacuo di studi e  di lettere (prendendo i vocaboli in un  senso un po’ alto), e ridottomi a passare  nella solitudine i pochi momenti d’ozio  che r esercizio di un pubblico ufficio mi  lasciava, avea potuto, non saprei diro  perchè, immaginarmi che il valentis-  simo sig. Bellotti fosse già del numero  di quei felici che più non vivono altri-  menti sulla terra che per la memoria  di opere egregie che vi lasciarono. Avvertito ora del mio errore, non  cangio nulla a quello che ho scritto di  lui; ma aggiungo V espressione di un voto,  che deve esser quello di tutti gli amatori  delle buone lettere desiderosi di vedere  vie più chiara e più grande la rino-  manza di un nobilissimo ingegno: ed '  è che l’esimio sig. Bellotti, come sta  ora, da quanto mi dissero, rivedendo o  migliorando il suo Yolgarizzamento di  Sofocle, così possa egli poi rivedere ed  emeudare quello ancora di Eschilo, il  quale, a parer mio, ne ha maggiore bi-  sogno; perchè quello, tranne forse al-  cune eccezioni, non pecca gravemente  che nella parte lirica; laddove in questo  trovai, 0 parvemi certamente trovare,  molti luoghi da dover essere emendati  non solo nella parte lirica troppo spesso  non traducibile in italiano (come è in-  traducibile Pindaro, secondo che fu sen-  tenziato anche da G. Leopardi  non ismentito dal tentativo più audace  che felice di Giuseppe Borghi); ma  eziandio nel dialogo. Ella comjyie nondimeno..», si avea  proposto. Mi sono scostato, anche nel  senso, interamente dall’ Ornato, il quale  avea tradotto: ella rende intero e com-  piuto quanto ella avea fatto fino allora;  primieramente perchè il senso voluto  esprimere dall’ Ornato non mi sembrava  abbastanza chiaro; e poi, e principal-  mente perchè mi parve troppo grande  licenza il tradurre per quanto avea fatto  fino allora, il tò irpoTcOiv, il quale mi  sembra qui usato nel senso il più ovvio  del verbo “7rp.oT{6T)|ju”, che è quello di  proporre, e così l’ intende anche lo Schultz contrariamente al’Gataker seguito dall’ Ornato. Veggo bene le ra-  gioni che possono avere gl’indotto a interpretare a quel modo. Ma  non mi persuadono. Il pensiero di An-  tonino mi sembra chiaramente, l’anima razionale, la quale non si propone  altro che di operare sempre secondo  ciò che richiede il momento presente, e di aver caro tutto ciò che le inter-  viene, come cosa voluta dalla natura,  in qualunque istante le* sopravvenga la  morte, compie sempre interamente il  compito che ella si avea proposto, e  in modo soddisfacente a sè stessa; ella  ha tutto ciò che potea desiderare, ha  totalmente esaurita la sua parte come  attrice sulla scena del mondo; e appunto il morire quando la natura lo  vuole, è la conclusione, il compimento  della parte a lei assegnata e da lei liberamente accettata nel gran dramma  della vita universale. Bone avverte qui il Gataker aver già  Socrate usato il medesimo argomento  per indurre Alcibiade a disprezzare la  moltitudine, alla* quale peritavasi di  farsi innanzi a concionare: qual è, diss’egli, di costoro quegli che ti impau-  risce? forse Micillo il ciabattieref Trigaió  il conciatore f Trochilo il ferravecchio?  ora non sono costoro quelli dei quali si  compone V adunanza del popolo? Che se  non temi di favellare a ciascuno di essi  separatamente, che è dò.che ti fa timido  a parlar loro riuniti insieme? Il ragionamento di Socrate era giustissimo ap- >  plicato ad una moltitudine di popolo  riunito, e avrebbe anche potuto ricor-  dare ad Alcibiade l’antico detto di Solone ai:li Ateniesi conservatoci da Plu-  tarco: preni ad uno ad uno »iete tante  volpi; riuniti insieme siete tanti allocchi.  Ma il medesimo ragionamento applicato  allo cose di cui parla Marco nostro non  ò molto concludente. E una melodia,  per es., come qui avverte opportuna-  mente il Pierron, è qualche cosa di più  che una semplice successione di suoni,  e Antonino dimentica di considerare  ciò appunto per cui le note musicali  hanno potenza da commovere T anima  sì intimamente. Avverta il lettore che idea tra-  gica fondamentale ai poeti greci era la  lotta infelice della volontà e liberta  morale dell’ uomo contro l’ inflessibile  necessità; o per dir più veramente,  quella fatale retribuzione di giustizia  che risulta inevitabilmente alla vita  umana dalle leggi necessarie dell’ordine morale. Perchè quella necessità che non era punto upa cosa cieca secondo gli stoici, apjio i quali il /«<o  non era altro che la concatenazione  delle cause secondo le leggi della na-  tura, cioè della ragione e quindi della  giustizia; quella necessità, dico, non  era punto una cosa cieca neppure nella  mente dei poeti: sendo che a Nemesi  figlia appunto di essa necessità e particolarmente incaricata di vendicare i  delitti e rovesciare le troppo grandi e-  immeritate prospérità, a Nemesi^ dico,  e alla Giustizia (5“tx-ri), che erano i due  concetti più puri fra tutte le divinità  immaginate dall’ antico politeismo, il  semplice, ma sublime buon senso dei  Greci riferiva tutto ciò che risguarda  il supremo governo del mondo. L’idea  dunque della giustizia era congiunta  con quella della necessità^ sebbene in  modo diverso, anche nella mento dei  poeti, come in quella degli stoici. Cho  se Antonino non fa qui esplicitamente  alcuna allusione a quella retribuzione  di giustizia, che era l’elemento morale  della tragedia greca, ma solo allude alla inutilità della lotta contro alla necessità, e sembra così impicciolire l’i-  dea nobilissima dell’antica tragedia;  egli è perchè questa inutilità intendeano  gli stoici e i poeti allo stesso modo, e  quasi esprimevano colle medesime pa-  role; laddove intendeano in modo di-  verso quella retribuzione: e non erano  forse i poeti quelli clie la intendeano  in modo men vicino al vero. Benissimo il Gataker ricorda qui  alcuni detti memorabili di Pocione, conservatici da Plutarco, ai quali alludea  probabilmente Antonino in questo luogo.  Già condannato a morte per giudizio  iniquo de’ suoi cittadini, in proposito.  di uno che non ristava dal dirgli vil-  lanie, disse Focione: non sarà alcuno  che faccia costui cessare dal disonorar  «è medesimo? E già vicino a morire,  questa sola ingiunzione fece al figliuolo:  dimenticasse il fatto ingiusto degli Ateniesi. Quanto alle parole che seguono  di Marco nostro: mpposto che non e in-  fingenac, non debbono esser prese come,  espressione di nn sospetto nel caso  particolare di Focione, ma bensì in un  senso generale, quasi dicesse Antonino  con istoica riserva, non bastar sempre  le parole a dar certo fondamento a un  giudizio sulle disposizioni interne del-  l’animo altrui, nè doversi mai fingere,  neppur quando il fingere potesse gio-  vare a bene edificare gli uomini. Da stólto (à|*vu/jiov). Traduce inìquo, seguendo lo Schultz  che tradusse iniquum. Ma non e ben risoluto di aver bene interpretato quello “ayvofxov,” come appare dal  consueto segno. E veramente non parmi  che lo ayvcofjLov possa esser preso in  questo senso, sebbene abbia quello  ingrato, disleale, disamorato. Il senso  più ovvio di questo aggettivo è privo  di senno, stolto, inavveduto, e parmi che  41 1 reo Aurelio questo senso quadri benissimo in questo , luogo, meglio che non faccia quello di  inìquo. Dopo aver detto Antonino essere da pazzoy cioè a dire da stolto, il  volere che ì malvagi non pecchino; aggiunge che lo ammettere in tesi gene-  rale ed assoluta, poiché non si può fare  altrimenti, che essi debbano di neces-  sità peccare, e il volere ad un tempo  che essi facciano una eccezione a favor  tuo, è cosa non solo às. stolto ma anche da tiranno: da stolto perchè l’eccezione, anche di un solo caso non è  possibile ai malvagi;.da tiranno perchè  vuoi esser distinto e che ti si abbia  maggior rispetto che agli altri uomini.  Anche il Gataker intende 1’ àyvwi^ov  così; iPierron segue lo Schultz. Parole di Epitteto malissimo interpretate da Pierron, che riferisce l’àiro OavTi al padre,  quando deve essere riferito al figliuolo,  corno fece l’Ornato, seguendo Gataker e Schultz. La medesima sentenza  si trova anche nel Manuale del mede-  simo Epitteto con parole poco diverse, e fu benissimo tradotta dal Leopardi. Se tu hacer<fi per avventura un tuo Jigliolino o la moglie, dirai teco stesso:  io bacio un mortale. Manuale, Tutto è opinione. Il lettore com-  prenderà facilmente come il senso stoico  di questa frase, tante volte ripetuta  da Marco nostro, è al tutto alieno da  quello della famosa sentenza del sofista  Protagora: V uomo è misura di tutte le  cose. La sentenza del sofista si riferiva  ad ogni cosa, alla verità obbiettiva, alla  moralità come alla sensibilità, e tendea  quindi a distruggere la possibilità' di  ogni cognizione teorica, la morale come  la religione. La sentenza di Antonino al  contrario, il quale, per un errore direi  quasi magnanimo, riduceva, seguendo gli  stoici anteriori, tutta l’essenza dell’ uo-  mo alla ragione e alla volontà ragionevele, non si riforisce ad altro che alla  sensibilità, cioè ai piaceri e ai dolori  di cui essa sensibilità è soggetto. Intendi raziocinio nel senso proprio dei loici, cioè facoltà del sillogizzare, operazione propria dell’intelletto;  e nota qui il carattere esclusivo del  Portico, il quale considerava e stimava  un nulla, non che la sensibilità ma l’in-  telletto stesso, a paragone dei buon  uso della volontà, cioè della moralità  della ragione. Traducendo ho usato il vo-  cabolo raziocinio piuttosto che intelletto,  perchè in italiano il senso della parola  intelletto può essere troppo facilmente  confuso con quello di ragione, la differenza fra i due non essendo così ben determinata nella nostra lingua, come è fra i  due corrispondenti tedeschi Verstandnis e  Vernunft. Ornato. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ornato” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701273778/in/photolist-2mLLwjC-CkaHMd-2mLExs3

 

 

Oro -- Grice e Trissino – la difficolta dei segni di Trissino non favori la diffusione di sua filosofia – filosofia italiana  (Vicenza). TRISSINO-DAL-VELLO-D’ORO -- or ORO (Vicenza).  Filosofo. Ritratto di Vincenzo Catena. Persona di spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, il Trissino incarnò perfettamente il modello dell'intellettuale universale di tradizione umanistica. Si interessò, infatti, di linguistica e di grammatica, di architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia e di traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di molte altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua erudizione sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua greche, sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana.  Fu anche un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il condottiero Cesare Trivulzio, Leone X, Clemente VII, Paolo III, e l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della Repubblica di Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la sua famiglia da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio, appena adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da lui portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca e delle opere di Marco Vitruvio Pollione.Giovanni Giorgio Trissino nacque a Vicenza l'8 luglio 1478 da antica e nobile famiglia. Suo nonno Giangiorgio combatté nella prima metà Professoreil condottiero Niccolò Piccinino, che al servizio dei Visconti di Milano invase alcuni territori vicentini, e riconquistò la valle di Trissino, feudo avito. Suo padre Gaspare era anch'esso uomo d'armi e colonnello al servizio della Repubblica di Venezia e sposò Cecilia Bevilacqua, di nobile famiglia veronese. Ebbe un fratello, Girolamo, scomparso prematuramente, e tre sorelle: Antonia, Maddalena, andata in sposa al padovano Antonio degli Obizzi, ed Elisabetta, poi suor Febronia in San Pietro nel 1495 e dal 1518 rifondatrice insieme a Domicilla Thiene di San Silvestro.   Targa marmorea che Trissino fece realizzare a ricordo del suo maestro Demetrio Calcondila in S.Maria della Passione a Milano Trissino studiò greco a Milano sotto la guida del dotto bizantino Demetrio Calcondila, sodale di Marsilio Ficino, e poi filosofia a Ferrara sotto Niccolò Leoniceno. Da questi maestri imparò l'amore per i classici e la lingua greca, che tanta parte ebbero nel suo stile di vita. Alla morte di Calcondila, fece murare una targa nella chiesa di S.Maria della Passione a Milano, dove fu sepolto il suo maestro. Il 19 novembre 1494 sposò Giovanna, figlia del giudice Francesco Trissino, lontana cugina, da cui ebbe cinque figli: Cecilia, Gaspare,  Francesco, Vincenzo e Giulio.  Trissino sostene l'Impero come istituzione, come d'altronde era tradizione nella sua famiglia da generazioni, ma ciò venne interpretato in spirito antiveneziano e, per questo, egli fu temporaneamente esiliato dalla Serenissima. Nel 1515, durante uno dei suoi viaggi in Germania, l'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo lo autorizzò all'aggiunta del predicato "dal Vello d'Oro" al proprio cognome e alla relativa modifica dello stemma gentilizio (aurei velleris insigna quae gestare possis et valeas), che nella parte destra riporta su fondo azzurro un albero al naturale con fusto biforcato sul quale è posto un vello in oro, il tronco accollato da un serpente d'argento e con un nastro d'argento tra le foglie, caricato del motto "PAN TO ZHTOYMENON AΛΩTON" in lettere maiuscole greche nere, preso dai versi 110 e 111 dell'Edipo re di Sofocle che significa "Chi cerca trova", privilegi trasmissibili ai propri discendenti.   Stemma di Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F. Castelli. In quegli stessi anni intraprese diversi viaggi tra Venezia, Bologna, Mantova, Milano (dove conobbe Cesare Trivulzio, comandante francese) e Padova (dove riscoprì il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri). Poi si recò a Firenze ed entrò nel circolo degli Orti Oricellari (i giardini di Palazzo Rucellai) in cui si riunivano, in un clima di marca neoplatonica e di classicismo erudito, Niccolò Machiavelli e i poeti Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai ed altri. Qui il Trissino discusse il De vulgari eloquentia e compose la tragedia Sofonisba. Questi anni agli Orti Oricellari furono centrali, sia per quanto il poeta ricevette intellettualmente, sia per la forte impronta che lasciò sui suoi sodali: si vedano le tragedie di Giovanni di Bernardo Rucellai e il poemetto le Api (in endecasillabi sciolti, concluso dalle lodi del Trissino, cfr. il paragrafo sul Profilo religioso del Trissino) o le poesie pindariche di Luigi Alamanni, o ancora i punti di contatto fra le tante digressioni erudite sull'arte militare contenute nell'Italia liberata dai Goti che rimandano all'Arte della guerra del Machiavelli, elaborata proprio in quegli anni. Anzi, le idee linguistiche del poeta spronarono lo stesso Machiavelli a scrivere anche lui un Dialogo sulla lingua, nel quale difende l'uso del fiorentino moderno (cfr. il paragrafo Opere linguistiche).  In seguito si recò a Roma, dove stampò nel 1524 la Sofonisba (dedicandola papa Leone X), la prima tragedia regolare, e la famosa Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana (dedicata a Clemente VII), un arditissimo libello in cui si suggeriva l'inserimento nell'alfabeto latino di alcune lettere greche per segnalare alcune differenze di lettura (vedi sotto). Intanto il figlio Giulio, di salute cagionevole, venne avviato dal padre alla carriera ecclesiastica e, dopo il suo soggiorno a Roma sempre presso papa a Clemente VII, divenne arciprete della cattedrale di Vicenza.  Sempre a Roma, nel 1529 Trissino diede alle stampe alcuni testi fondamentali: la versione riveduta della Epistola, la traduzione del De vulgari eloquentia, Il castellano (dialogo sulla lingua, dedicato a Cesare Trivulzio ed ispirato a quello dantesco), le Rime (dedicate al cardinale Niccolò Ridolfi) e le prime quattro parti della Poetica (il primo trattato ispirato alla Poetica di Aristotele, da poco riscoperta), con le quali il programma di riforma letteraria classicheggiante avviato con la Sofonisba può dirsi quasi concluso. Per i prossimi 20 anni il poeta non stamperà più nulla.  Queste opere sollevarono un grande clamore per la loro arditezza e disorientarono (o meglio: orientarono diversamente) la nascente letteratura italiana: nessuno aveva osato finora riformare addirittura l'alfabeto, né aveva avuto ardire di cancellare l'intero sistema dei generi in uso fin dal Medioevo (le sacre rappresentazioni e il poema cavalleresco, in primis) per farne sorgere dal nulla dei nuovi, cioè poi quelli antichi (la tragedia, la commedia e il poema epico). Da questi libelli prese avvio la secolare questione della lingua italiana. A Bologna, nel corso dell'incoronazione di Carlo V a Re d'Italia e Sacro Romano Imperatore, egli ebbe il privilegio di reggere il manto pontificale a Clemente VII e Carlo lo nominò conte palatino e cavaliere dell'Ordine Equestre della Milizia Aurata.  Secondo quanto riportato dallo storico Castellini, Trissino rifiutò posizioni di potere offertegli dai pontefici a seguito dei successi riportati come diplomatico (Nunzio e Legato), ad esempio l'arcivescovado di Napoli, il vescovado di Ferrara o la porpora cardinalizia, in quanto desideroso di una propria discendenza ed essendo il figlio Giulio avviato nella gerarchia ecclesiastica. Rientrato a Vicenza sposa Bianca, figlia del giudice Nicolò Trissino e di Caterina Verlati, già vedova di Alvise di Bartolomeo Trissino. Da Bianca ebbe due figli: Ciro e Cecilia. Alla nomina di Ciro come erede universale, si scatenarono le ire di Giulio che per lungo tempo lottò in tribunale contro il padre e il fratellastro per poi morire in odore di eresia calvinista. Anche a seguito delle divergenze causate dai cattivi rapporti con Giulio, la coppia si divise quando Bianca si trasferì a Venezia, dove morì il 21 settembre 1540.  Trissino manifestò il proprio fervente sostegno all'Impero dedicando, qualche anno prima della morte, a Carlo V il suo poema in 27 canti L'Italia liberata dai Goti, il primo poema regolare destinato, come si vede fin dal titolo, ad essere importante per la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Nel 1548 stampò anche la commedia I Simillimi, anch'essa la prima commedia regolare.  Villa Trissino di Cricoli (VI) Intanto nella villa di Cricoli alle porte di Vicenza, già dei Valmarana e dei Badoer e acquistata dal padre Gaspare, si radunava una delle più prestigiose Accademie vicentine. Qui Trissino scoprì uno dei più grandi talenti della storia dell'architettura, Andrea Palladio, di cui fu mentore e mecenate, che portò nei suoi viaggi con sé ed educò alla cultura greca e alle regole architettoniche di Marco Vitruvio Pollione.  Morì a Roma l'8 dicembre 1550 e fu sepolto nella Chiesa di Sant'Agata alla Suburra. Vennero alla luce le ultime due parti della sua Poetica, la quinta e la sesta (dedicate ad Antonio Perenoto, vescovo di Arras), che erano comunque già pronte, come si evince dalla chiusura della quarta parte. Progetta e attua una imponente riforma della lingua e della poesia italiane sui modelli classici, cioè la Poetica di Aristotele da poco riscoperta, i poemi di Omero, e le teorie linguistiche esposte di Alighieri nel “Della volgare eloquenza” riscoperto da lui stesso a Padova. Un programma in piena antitesi sia con la moda del petrarchismo di P. Bembo, sia con quella del romanzo cavalleresco incarnato supremamente dall' “Orlando furioso” di L. Ariosto, che allora infuriavano.  Il programma di riforma venne esposto attraverso saggi diversi, cioè un saggio di orto-grafia e di orto-fonetica (Epistola dele lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana, dedicata a Clemente VII), un saggio di teoria della lingua italiana (Il castellano, dedicato a C. Trivulzio), due saggi di grammatica (“Dubbii grammaticali” e la “Grammatichetta”) e un manuale di teoria dei generi letterari (“Poetica”). Tali proposte (specie quella di modificare l'alfabeto inserendovi alcune lettere greche così da rendere visibili le differenti pronunce di alcune vocali e di alcune consonanti) e la riscoperta del “Della volgare eloquenza” di Aligheri) sono clamorosi e fa esplodere in Italia la secolare questione della lingua, idealmente chiusa da “I promessi sposi” di Manzoni.  Questa intensa speculazione teorica ha il suo sbocco fattuale in quattro saggi poetici, tutte molto importanti: la Sofonisba (dedicata a Leone X), la prima tragedia regolare della letteratura moderna (regolare si definisce un'opera costruita secondo le norme derivate dai testi classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e l'Ars poetica di Orazio), L'Italia liberata dai Goti (dedicata a Carlo V), il primo poema epico regolare, e I simillimi (dedicata al G. Farnese), la prima commedia regolare. Si aggiunga un volume di poesie d'amore e di encomio (Rime, dedicato a N. Ridolfi) di gusto anti-petrarchista e ispirato ai poeti siciliani, agli Stilnovisti, ad Aligheri e alla tradizione del Quattrocento, tutte cassate dal Bembo. Anche queste opere sollevarono un grande dibattito, ma saranno destinate ad avere un ruolo centrale nello sviluppo degl’umanita italiana ed europea, se si considera l'importanza che la tragedia e l'epica, ad esempio, hanno in tutta Europa. A lui si deve anche l'invenzione dell'endecasillabo sciolto (cioè senza rima) ad imitazione dell'esametro classico, anche questa un'invenzione destinata a fama europea. La sua produzione comprende diversi generi: innanzitutto un Architettura, incompleto, ricerche sulla numismatica, traduzioni, ed orazioni varie. Se ci si concentra solo sugli studi di teoria del linguaggio, si ha a che fare con pochi testi, ma tutti rilevantissimi, attraverso i quali struttura un coerente programma di riforma del linguaggio sui modelli classici e sul linguaggio d’Alighieri ispirato alla Poetica di Aristotele, ad Omero e al “Della volgare eloquenza”, un sistema da opporre sia alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima, che aveva dato come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo, quindi, i generi letterari solo alla lirica e alla novella), sia all'”Orlando furioso” di L. Ariosto, che è un romanzo cavalleresco e non un poema epico. Attraverso il proprio programma iverrà a creare una tradizione di gusto classico del tutto nuova che nei secoli a venire si affiancherà al bembismo sebbene agli inizi gli fu avversario. Il suo sistema iinfatti, vuole sopperire ai vuoti lasciati dal petrarchismo bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione antica e quattrocentesca (la cosiddetta docta varietas). Né egli e l'unico convinto di queste idee, come si dice ancora oltre, ma era affiancato da S. Speroni, B. Tasso (padre di Torquato), A. Brocardo, P. Tolomei, A. Colocci, M. Equicola e altri ancora.  Volendo sintetizzare, le sue opere si raccolgono intorno a tre date:  Dà alle stampe a Roma la tragedia “Sofonisba” (composta prima agli Orti Oricellari) e l'Epistola sulle lettere da aggiungere all'alfabeto. Tutte le sue opere stampate in vita sono scritte secondo l'alfabeto da lui congegnato e non con l'alfabeto usuale. Vengono date alle stampe sei opera: “Della volgare eloquenza”, le prime IV parti della Poetica, il dialogo “Il castellano, le Rime, i Dubbi grammaticali e la Grammatichetta.  Dà alla luce il poema L'Italia liberata dai Goti, e la commedia I simillini. Passeremo in rassegna le principali opere poetiche, tranne gli Scritti linguistici, che hanno un paragrafo apposito. La Sofonisba è in assoluto la prima tragedia regolare della letteratura europea, destinata a vasta fortuna specie in Francia. Secondo il modello antico, Trissino compone una tragedia in endecasillabi sciolti, che imitano i trimetri giambici (il verso a questa data fa la sua prima apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono canzoni petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno anch'esse qui la loro prima apparizione e si ritroveranno nella poesia di Luigi Alamanni e poi ancora di Gabriello Chiabrera). L'argomento (con sensibile differenza dai classici antichi) è storico (preso da Tito Livio), non fantastico, mitico o biblico. L'azione, come poi sarà canonico nel teatro regolare, si svolge nello stesso posto (unità di luogo) e nello stesso giorno (unità di tempo) e prevede in scena un numero limitato di persone. Venne recitata durante il carnevale di Vicenza, messa in scena dall'amico e allievo Andrea Palladio. La proposta piacque, tutto sommato, e riscosse successo: l'endecasillabo sciolto, metro nuovo, fu approvato anche dal Bembo (come ricorda Giraldi Cinzio) e divenne da allora in poi il metro quasi canonico del teatro italiano, specie tragico (vedi sotto). Anche nelle Rime si mostra uno sperimentatore e il Petrarca, modello obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini derivanti da altre epoche e da altri autori, in special modo la poesia occitana, quella siciliana, gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi. Nel sistema del Trissino è possibile usare ancora metri come, ad esempio, i sirventesi e le ballate (cassati dal Bembo) o anche introdurre particolari nuovi come gli occhi neri di guaiaco della donna amata, immagine inventata dal poeta su un referente quotidiano della cultura cinquecentesca e non in linea con le immagini tipiche del Petrarca (occhi di stelle e simili).  Il Castellano è un dialogo sulla lingua dedicato a Cesare Trivulzio, comandante francese a Milano. Si ambienta a Castel Sant'Angelo e ha per protagonisti Giovanni di Bernardo Rucellai (il castellano, appunto) e Filippo Strozzi, amici degli Orti Oricellari. Il Trissino espone per bocca del Rucellai il suo ideale linguistico, preso dal De vulgari eloquentia, cioè quello di un volgare illustre o cortigiano, mobile ed aperto, fondato in parte sull'uso moderno e concreto della lingua, e in parte sugli autori della tradizione letteraria. Questi autori sono soprattutto Dante e Omero poiché dotati di enargia, cioè della capacità di rendere visibili a parole ciò di cui stanno narrando. Le idee linguistiche del Trissino sollevarono grande clamore (fondate com'erano su un testo la cui paternità dantesca non era ancora assicurata) e fecero scoppiare il secolare 'dibattito sulla lingua italiana' concluso, come detto, almeno idealmente, dal Manzoni tre secoli dopo. Fra i molti che parteciparono al dibattito si ricordi il fiorentino Niccolò Machiavelli al quale il Trissino aveva letto il De vulgari eloquentia sempre agli Orti Oricellari, il Bembo, ovviamente, Sperone Speroni, Baldassarre Castiglione.  Poetica Le teorie che soggiacciono a questo vasto programma vengono esposte nella Poetica (1529), libro fondamentale non solo per il Trissino, essendo in assoluto il primo libro di poetica in Europa ad essere modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in tutto il continente. Né banale né senza rischi era, come potrebbe apparire, l'idea di resuscitare dei generi letterari di fatto morti da millenni e lontani per gusto e ispirazione dalla società rinascimentale.  Sul piano linguistico immagina una lingua di ispirazione dantesca e omerica, cortigiana e illustre, che contempli l'innovazione e la tradizione, che sia aperta a una collaborazione ideale fra varie regioni italiane e non sul predominio esclusivo del toscano trecentesco, che ottemperi anche l'inserimento di neologismi e di dialettismi.  Nella poesia lirica si appoggia, sempre dietro Dante, alla tradizione occitana, siciliana, stilnovista e dantesca e anche petrarchesca. Nella metrica saccheggia ampiamente il trecentesco Antonio da Tempo che ancora contempla ballate e sirventesi, generi cassati dal Bembo, come detto, e si mostra vicino allo sperimentalismo della poesia quattrocentesca. Discorre, inoltre, della possibilità di utilizzare in italiano metri di stile greco e latino, come fatto da lui nei cori della Sofonisba, proposta che avrà grande successo nei secoli a venire, specie nella poesia per musica e nel melodramma.  Discorre poi della tragedia, della commedia, dell'ecloga teocritea e del poema omerico, i generi resuscitati dal mondo classico. A ogni genere vengono date ovviamente le proprie regole tratte da Aristotele, cioè le unità di tempo e di luogo, per la tragedia e la commedia, e le unità narrative, per il poema epico. Vengono quindi stabilite le nette differenze fra il romanzo cavalleresco e il poema epico. Mentre il romanzo cavalleresco narra una vicenda fantastica costituita dall'intreccio di molte storie diverse (alcune delle quali destinate a non chiudersi nel poema poiché non necessarie alla conclusione generale della vicenda), nel poema epico, invece, la vicenda dovrà essere di matrice storica e dovrà essere unitaria e conclusa: essa cioè dovrà venire raccontata dall'inizio alla fine, e i pochi protagonisti dovranno ruotare tutti attorno ad essa, tutti per un solo scopo, e le loro vicende dovranno venire concluse entro l'arco del poema, non lasciando nulla in sospeso. Il genere epico, inoltre, secondo una caratteristica che gli diventerà propria, viene dal Trissino investito di un alto valore morale e politico, profondamente pedagogico, ignoto al romanzo, che lo trasformano in un percorso di formazione morale e culturale.  Per questi tre generi nuovi, il poeta propone l'endecasillabo sciolto, corrispettivo moderno dell'esametro e del trimetro giambico classici (vedi paragrafi sottostanti).  Sul piano dello stile e dei registri il poeta rimanda alle teorie dei greci Demetrio Falereo e di Dionigi di Alicarnasso, che ponevano come vertice dello stile poetico l'energia, cioè la capacità di rappresentare visivamente con le parole le cose di cui s sta narrando, prerogativa, per il Trissino, dello stile di Omero e Dante. Sempre dietro Demetrio e Dionigi, divide la lingua italiana in quattro registri stilistici e non tre, come voluto dalla tradizione medievale e bembesca (la cosiddetta rota Vergilii, secondo la quale esistono 3 registri stilistici soltanto: quello basso, esemplificato dalle Bucoliche, quello medio dalle Georgiche, e quello alto o tragico dell'Eneide). Questo veniva a reimpostare daccapo i rapporti ormai consolidati fra genere letterario e registro stilistico, e fu una novità che avrebbe causato non poco l'insuccesso di un poeta il cui punto debole fu proprio lo stile. Tornò in scena con L'Italia liberata da' Gotthi, un vastissimo poema di endecasillabi sciolti in 27 canti, stampato nel 1547 (primi 9 canti) e nel 1548 (restanti 18), ma iniziato intorno ai primi del secolo, nell'età di Papa Leone X. Esso è di fatto il primo poema epico moderno e sarà destinato, come la Sofonisba, a inaugurare un genere del tutto nuovo, in dichiarata antitesi alla tradizione medievale del romanzo cavalleresco che in quegli anni stava sfondando con Ludovico Ariosto.  L'idea che soggiace alla composizione dell'opera è illustrata nella famosa Dedica a Carlo V che precede il poema, dove il Trissino dichiara di essersi ispirato ovviamente ad Aristotele e all'Iliade di Omero. Con la guida di Omero e di Demetrio Falereo (e non di Dante, si noti), inoltre, reclama l'uso di un volgare illustre che contempli l'inserimento di voci dialettali, arcaiche o anche latine e greche, come infatti nel poema avviene. Come detto più volte, inoltre, lo scopo del poema è 'ammaestrare l'imperatore', non solo attraverso dei modelli cavallereschi, ma anche attraverso conoscenze tecniche di architettura, arte militare e via di seguito.  Il poema è ligio, insomma, a quanto stabilito nella Poetica: la trama è tratta da un accadimento storico cioè la guerra gotica tra l'imperatore bizantino Giustiniano I e gli Ostrogoti che occuparono l'Italia (per la quale il poeta segue lo storico bizantino Procopio di Cesarea), che viene raccontata dall'inizio alla fine, e i (relativamente) pochi protagonisti ruotano attorno ad essa. I personaggi, a loro volta, saranno specchio di altrettanti vizi e virtù da correggere, in questa crociata che sarebbe anche un percorso di formazione bellica e morale del suo lettore ideale, cioè Carlo V stesso. Il poema, atteso da vent'anni dai dotti italiani, fu uno dei più clamorosi fiaschi della storia letteraria italiana, come noto, anche se ebbe un impatto profondissimo. Critiche violente vennero da Giambattista Giraldi Cinzio (che ne parla nei suoi Romanzi) e da Francesco Bolognetti, ma non solo. I quali derisero il poema per la sua imitazione pedissequa dei valori dell'eroismo classico (grandezza e generosità d'animo, nobiltà e gloria), per l'attenzione estrema alla corretta applicazione delle regole aristoteliche, più che alla fluidità della narrazione o al dare un rilievo psicologico ai personaggi, assolutamente frontali. Inoltre, la ripresa parola per parola del modello omerico (ma in generale di tutte le moltissime fonti tradotte dal poeta) fu ritenuta noiosa, e la solennità dell'argomento venne a scontrarsi con la prosaicità dello stile trissiniano, del metro senza rima costruito in maniera formulare (come quello di Omero ovviamente) che rende il dettato fiacco e stereotipato. I lunghi intervalli eruditi, inoltre, in cui il poeta si dilunga nelle descrizioni degli accampamenti, dei monumenti della Roma medievale, di città, architetture, armature, eserciti, giardini, mappe geografiche dell'Italia, precetti morali, massime e apologhi eruditi e via di seguito, soffocano la narrazione epica (nella prima edizione il poema è addirittura corredato da tre cartine geografiche) e rendono il poema di difficile lettura.  Ciò non toglie, tuttavia, che l'Italia liberata abbia un posto di rilievo nella letteratura: la visione di un mondo superiore di eroi solenni e composti nella dignità del loro ideale e della loro missione, tipicamente aristocratici, anticipava le preoccupazioni morali della Controriforma.  Sarà proprio alla fine del secolo, infatti, che il poema trissiniano avrà la sua fortuna, col Tasso ma non solo.  “I simillimi” w l'ultima opera stampata dal poeta e i modelli sono indicati da lui stesso nella dedica a Farnese: Aristofane e la Commedia antica -- Menandro è stato riscoperto solo nel Novecento) -- sul modello della quale il Trissino ha fornito la favola dei cori (con l'appoggio anche dell'Arte poetica di Orazio) ma non del prologo. Dichiarata è anche l'ascendenza da Plauto (essenzialmente i Menecmi). Il testo è costruito in versi sciolti, ovviamente, mentre i cori sono costituiti anche da settenari e sono rimati.Le opere linguistiche  Frontespizio del Castellano di Giangiorgio Trissino, stampato con lettere aggiunte all'alfabeto italiano da quello Greco. I suoi saggi di filosofia del linguaggio sono essenzialmente quattro: l'Epistola, Castellano, Dubbi, Grammatichetta, oltre, ovviamente la Poetica. Accese discussioni suscita il suo esordio letterario, cioè la proposta di ri-formare l'alfabeto classico italiano, di radice latina – Lazio -- contenute nell' “Ɛpistola del Trissinω” delle lettere nuωvamente aggiunte nella lingua italiana”, dove suggerisce l'adozione di grafia dell’abecedario di vocali e consonanti della fonologia greca al fine di “dis-ambiguare” un segno diversi resi allora, e ancor oggi, con il medesimo segno grafico: e e o aperte (“ε” ed “ω”) e chiuse, z sorda e “z” sonora (“ζ”) – “Speranζa” -- nonché la distinzione dell’“i” e dell’ “u” con valore di vocale (i, u), o di consonante (j, v).  Ri-propone questa idea, sebbene ricorrendo a segni diverse, anche l'accademico della Crusca (cruschense) Salvini, sempre senza successo. Accolta fu nei secoli a venire, invece, la sua proposta di utilizzare la “z” al posto della “t” nelle vocaboli latini che finiscono in “-tione” (implicatione > “implicazione” -- oratione > orazione) e di distinguere sistematicamente il segno “u” dal signo “v” (uita > “vita”)  I punti principali dell'abecedario riformato sono i seguenti: carattere fonema Distinto da Pronuncia “Ɛ”, “ε”; E aperta [ɛ] E e E chiusa [e] “Ω” “ω” O aperta [ɔ] O o O chiusa [o] V v V con valore di consonante [v] U u U con valore di vocale [u] J j con valore di consonante J [j] I iI con valore di vocale [i] “Ӡ” “SPERANӠA” “ç” – Sperança -- Z sonora [dz] Z z Z sorda [ts]. Tali idee vengono confermate. Nel Castellano, propone il modello di una lingua cortigiana-italiana formata dagli elementi comuni a tutte le parlate dei letterati della penisola, non solo nel lessico ma anche al livello della fonetica (visibile ormai grazie al suo abecedario ri-formato). La sua teoria si appoggia ad Omero e soprattutto alla sua traduzione del “De vulgari eloquentia”, e vede amplificata nella “Poetica”, in riferimento a tutti i generi letterari, ed e illustrata materialmente nella sua Grammatichetta messa a disposizione da Trissino stesso e i Dubbi grammaticali. Alla sua tesi si dimostrano particolarmente ostili i toscani, ovviamente, visto che Aligheri stesso asserisce nel trattato che il toscano non è il volgare illustre. Tra di essi spicca il Machiavelli, come accennato, che compose un “Dialogo sulla lingua” nel quale reclama la specificità del fiorentino in opposizione a Bembo e anche a Trissino, che nella grammatica di base parte sempre dalla lingua letteraria, anche perché l'unica in grado di assicurare a livelli profondi una similarità fra i vari parlari italiani. Un esempio: se nel toscano di Poliziano è normale usare “lui” in funzione di soggetto, Bembo invece rispolvera “egli” e lo stesso fa Trissino. Machiavelli, invece, difende l'uso di “lui”, normale a Firenze. La riforma trissiniana dei segni dell’abecedario italiano, applicata sistematicamente da lui in tutti i suoi saggi (anche negli appunti!), è un prezioso documento delle differenze di pronuncia tra il tosco toscano e la lingua cortigiana, fra la lingua letteraria e la corretta pronounia Nordica (e vicentino) perché applica i propri criteri nel pubblicare i suoi saggi o nell'interpretare alcuni segni del toscano. La conseguente maggior difficoltà non favoresce la diffusione della sua filosofia e porta diverse critiche da parte dei filosofi suoi contemporanei. Sebbene sia noto come esegeta aristotelico, il Trissino si era formato, invece, sul finire del Quattrocento e nei primi del Cinquecento nelle capitali culturali italiane sature di cultura neoplatonica e mistica: non ci riferiamo solo agli anni a Milano presso il Calcondila (amico di Marsilio Ficino) o a Ferrara presso il Leoniceno, ma soprattutto a quelli trascorsi agli Orti Oricellari fiorentini e nella Roma di Leone X, figlio di Lorenzo de' Medici. Importanti sono i due ritratti che ci vengono lasciati da due contemporanei. Il primo è il quello di Giovanni di B.  Rucellai, che nel poemetto in versi sciolti Le api, dopo aver discusso dell’armonia cosmica e della dottrina ermetico-platonica dell’Anima Mundi, specifica ai vv. 698-704: «Questo sì bello e sì alto pensiero / tu primamente rivocasti in luce / come in cospetto degli umani ingegni Trissino, con tua chiara e viva voce, tu primo i gran supplicii d’Acheronte ponesti sotto i ben fondati piedi / scacciando la ignoranza dei mortali». Insomma il Trissino viene riconosciuto come un interprete del pensiero platonico e, si direbbe, democriteo. Il secondo, invece, riguarda le esposizioni rilasciate al'Inquisizione, dopo la morte del poeta, da parte del Checcozzi, il quale dichiara che il Trissino «faceva discendere le anime umane dalle stelle ne’ corpi e diede a divedere come i passaggi di quelle di pianeta in pianeta fossero stimate altrettante morti e dicesse essere pene infernali non le retribuzioni della vita futura ma le passioni e i vizi» (in B. Morsolin, Giangiorgio Trissino. Monografia di un gentiluomo letterato del secolo XVI, Firenze, Le Monnier). A questo si aggiungano ancora la ripetuta ammissione di credere nella salvezza per sola Grazia (Morsolin, confermata nell'Epistola a Marcantonio da Mula), cioè di essere a rigore un luterano, e la lunga requisitoria contro il clero corrotto contenuta contenuta nell'Italia liberata, requisitoria che però, come rilevato da Maurizio Vitale (in L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto di Scienze ed Arti, ), non figura in tutte le stampe del poema ma solo in quelle indirizzate forse in Germania.  Anche quindi, auspicava un riordino interno della Chiesa e una sua restaurazione morale, in linea con il generale movimento di riforma che scoppio' nel Rinascimento, con Lutero, Erasmo etc.... senza per questo farne un luterano in senso stretto. Insomma, è un tipico esponente della tradizione religiosa pre-tridentina, in cui il fervido sostegno alla Chiesa romana e la vicinanza coi papi non escludono forti iniezioni di filosofia idealista e della scuola di Crotone, di stoicismo e di astrologia, di tradizione bizantina e millenarismo, in cui Erasmo da Rotterdam, M.Lutero, Agrippa von Nettesheim, Pico, Ficino si fondono in una forma religiosa eclettica e ancora tollerata prima dell'apertura del Concilio di Trento. Le persecuzioni inizieranno dopo la sua morte  e vi verrà coinvolto, invece, il figlio Giulio, vicino al calvinismo, che subirà l'Inquisizione.  Il suo poema, una vera enciclopedia dello scibile, è molto interessante a riguardo, e queste venature di pensiero religioso inquiete ed eclettiche sono evidenti in maniera palese. Si ricordino gl’angeli che portano nomi di divinità pagane -- Palladio, Onerio, Venereo etc... -- e che non sono altro che allegorie delle facoltà umane o delle potenze naturali (Nettunio, angelo delle acque, ad esempio, o Vulcano come metonimia del fuoco) come indicato nel De Daemonius di M. Psello e nel pensiero idealista o accademico. E questo uno dei punti più bersagliati dai critici contro lui, per primo, ancora una volta, G. Cinzio. Di A. Palladio cura soprattutto la formazione di architetto inteso come filosofo umanista. Questa concezione risulta alquanto insolita in quell'epoca, nella quale all'architetto era demandato un compito preminentemente di tecnico specializzato. Non si può capire la formazione filosofica ed umanistica e di tecnico specializzato della costruzione dell'architetto Andrea della Gondola, senza l'intuito, l'aiuto e la protezione di lui. È lui a credere nel giovane lapicida che lavora in modo diverso e che aspira a una innovazione totale nel realizzare le tante opere. Gli cambia il nome in Palladio, come l'angelo liberatore e vittorioso presente nel suo poema L'Italia liberata dai Goti. Secondo la tradizione, l'incontro tra lui e Gondola ha nel cantiere della villa di Cricoli, nella zona nord fuori della città di Vicenza, che in quegli anni sta per essere ristrutturata secondo i canoni dell'architettura classica. La passione per l'arte e la cultura in senso totale sono alla base di questo scambio di idee ed esperienze che si rivela fondamentale per la preziosa collaborazione tra i due "grandi". Da lì avrà inizio la grande trasformazione dell'allievo di G. Pittoni e Giacomo da Porlezza nel celebrato Andrea Palladio. E proprio lui a condurlo a Roma nei suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico e ad avviare il futuro genio dell'architettura a raggiungere le vette più ardite di un'innovazione a livello mondiale, riconosciuta ed apprezzata ancora oggi. Il sistema letterario inventato dal lui non e il solo tentativo di preservare un rapporto diretto con la cultura degl’antichi con Aligheri e con l'umanesimo del Quattrocento, che il sistema bembiano esclude. Molti altri condividevano le sue idee, infatti, come A. Brocardo, B. Tasso, anche loro intenti a inventare nuovi metri su imitazione dei classici. Tuttavia, se si eccettua forse S. Speroni, e uno dei pochi che struttura nella sua Poetica un sistema totale, onni-comprensivo, aristotelico in senso pieno, dove ogni genere è regolato in maniera specifica; e questo gli permette di essere un punto di riferimento privilegiato.  Bisogna fare a questo punto una distinzione essenziale fra le sue produzione filosofica e le sue teorie letterarie. Le opere poetiche, forse con la sola eccezione della Sofonisba e delle Rime, sono notoriamente brute. Lo stile è fiacco e prosaico e la narrazione dispersa in mille meandri eruditi, ragione per cui furono conosciute da tutti, lette e ammirate, ma non apprezzate né imitate dal punto di vista stilistico. L’invenzione del verso sciolto, che e centrale nella storia letteraria europea, infatti, non e destinata a fiorire con lui ma solo alla fine del secolo perché venisse accettata entro un poema di genere e di stile alto come quello epico. La sua filosofia, invece, trova un successo secolare, non solo in Italia ma in molti paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del classicismo. Questo specie per quel che riguarda i due generi principali del mondo degl’antichi, la tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto. In Italia si può dire che ha grande fortuna col verso sciolto e col poema epico, ma minore col teatro tragico. La Sofonisba, quando usce, non era in Italia l'unica tragedia di imitazione antica, anche se era la prima: vi erano, infatti, anche quelle di Giovanni di Bernardo Rucellai, composte sempre agli Orti Oricellari. Ma la tragedia ispirata ai modelli antici non trovò terreno in Italia e fu soppiantata presto, già a metà del secolo, da quella 'alla latina' -- cioè piena di fantasmi, conflitti, colpi di scena e sangue, shakespeariana insomma), riportata in auge a Ferrara dalle Orbecche di Giambattista Giraldi Cinzio -- una linea di gusto che, alla fine del Cinquecento e nel Seicento, si sposerà in pieno col teatro gesuita, di ispirazione anche esso stoica e senecana.  Non così nell'epica e nel verso sciolto. Il poema del Trissino è nominato infatti da tutti i principali autori epici dell'epoca (e spesso in mala fede), da Bernardo Tasso (intento anche lui alla realizzazione del poema Amadigi, che nella prima stesura era in versi sciolti) e Giambattista Giraldi Cinzio (che compose contro l'Italia liberata il volume Dei romanzi), F. Bolognetti e via via fino a Tasso. Quest'ultimo parla spesso dell'Italia liberata nei Discorsi del poema eroico e, sebbene ne rilevi i limiti, la tiene presente chiaramente come modello teorico e anche in molti passaggi della Gerusalemme liberata (fra cui la famosa morte di Clorinda, ripresa da quella dell'amazzone Nicandra, ad esempio). Vale la pena specificare che il titolo di “Gerusalemme liberate”, infatti, non fu deciso dal Tasso (che nei Discorsi chiama sempre il suo poema “Goffredo”), ma dallo stampatore A. Ingegneri, che doveva aver notato la somiglianza dell'opera tassiana col poema trissiniano.  Mentre nel Rinascimento i critici iniziavano a discutere dei rapporti fra poesia epica e romanzo cavalleresco, si assiste a un lento processo di 'acclimatazione' del verso sciolto nei poemi narrativi. Dapprima viene usato nei generi minori, come le ecloghe pastorali, i poemetti georgici, gli idilli o le traduzioni, ma alla fine del secolo sarà impiegato in opere imponenti come l'”Eneide” di Caro, o nel poema sacro del Mondo creato di Tasso, o nello stile fastoso dello Stato rustico di G. Imperiale o quello classico di Chiabrera  in pieno Barocco. Anzi, proprio Chiabrera (non a caso allievo di Speroni) si può dire che sia il suo grande erede, animato come lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare i generi letterari sui modelli classici. La Poetica è citata dal Chiabrera in punti importanti, sia in difesa del verso sciolto, sia dei generi metrici non bembeschi o nuovi, sia, implicitamente, nella ripresa del mito di Dante e di Omero (cfr. il paragrafo apposito in Chiabrera).  Il Trissino ebbe ancora fortuna anche nel XVIII secolo, con l'edizione in due volumi Scipione Maffei di Tutte le opere (Verona, Vallarsi, ancora oggi punto di riferimento indispensabile), e con nove tragedie intitolate Sofonisba, una delle quali d’Alfieri. Grande fu l'influenza anche nel melodramma: si contano ben quattordici Sofonisba, una delle quali di Gluck e uno di Caldara. Ma a parte la fortuna della Sofonisba, considerando che la riforma poetica dell'Accademia dell'Arcadia si ispira dichiaratamente alla poesia e alla metrica del Chiabrera, possiamo dire che il Trissino sia stato uno dei fondatori della poesia arcadica e capostipite di una tradizione letteraria, anche quella del melodramma settecentesco. Non a caso è uno degli autori più presenti nella ragion poetica di Gravina, maestro del giovane Pietro Metastasio, la cui prima opera sarà la tragedia Giustino, una riproposizione quasi parola per parola del III canto dell'Italia liberata dove si narrano gli amori di Giustino e di Sofia. PCastelli dedica la poeta una intera monografia (La vita di Giovangiorgio Trissino oratore e poeta). Si può dire, quindi, che non solo nell'epica il Trissino abbia avuto fortuna, ma anche nel teatro italiano, anche se nelle forme del melodramma e non quelle della tragedia, come tipico della tradizione italiana. Questo grazie, soprattutto, alla mediazione del Chiabrera, che seppe rendere le forme metriche del Trissino (prima fra tutte il verso sciolto) di insuperabile eleganza.  Nell'Ottocento si ricordino l'Iliade di Vincenzo Monti e l'Odissea di Ippolito Pindemonte, che proseguono la grande storia del verso sciolto nella traduzione italiana, e le considerazioni di tre grandi scrittori. Il primo è Manzoni che, meditando sul romanzo storico, rifletté anche sui rapporti fra creazione poetica e verosimiglianza storica date da Aristotele nello scritto Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e d’invenzione. Il secondo è G. Carducci che stronca  il poema ne I poemi minori del Tasso (in L’Ariosto e il Tasso) e il terzo è B. Morsolin che compose la biografia del poeta (Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato) che ancora oggi è indispensabile.Francia In Francia, invece, si assiste in un certo senso alla situazione opposta e le teorie del Trissino trovarono vasta eco più nel teatro che nel poema epico, questo anche perché in generale il teatro classico francese ha sempre prediletto i modelli greci ai latini e il teatro, in genere, al melodramma. Nel teatro francese l'influenza della Sofonisba sarà forte: la prima rappresentazione documentata in francese è nel castello di Blois, davanti alla corte della regina, Caterina de' Medici, non a caso una fiorentina[29]. La corte di Francia era già abituata d'altronde alla poesia italiana di stile classico da almeno trent'anni, dopo il soggiorno presso Francesco I di Francia di Luigi Alamanni. Da qui in poi si conteranno otto Sofonisba fino alla fine del Settecento, una delle quali di Pierre Corneille. Non così invece nell'epica, genere che in Francia trovò poco seguito, e nel verso sciolto, che non si acclimatò mai nella poesia francese, poco adatta per suo ritmo naturale a un verso senza rima. Il Voltaire, che amava l'Ariosto, ricorda l'Italia liberata nel suo Saggio sulla poesia epica più che altro per rilevare le pecche del poema. In Inghilterra si ricorda la fortuna del verso sciolto (blank verse) a partire dal XVII secolo, che avrà la sua consacrazione nel Paradiso perduto di Milton, e le lodi tributate al Trissino da Pope nel prologo alla Sofonisba di Thomson. In Germania si ricordano tre Sofonisba. Anche Goethe possede una copia delle Rime trissiniane  Opere: “Sofonisba, tragedia Ɛpistola del Trissino de le lettere nuωvamente aggiunte ne la lingua Italiana; De vulgari eloquentia di Alighieri; traduzione Il castellano, dialogo: Daelli; Poetica; Dubbi grammaticali; Grammatichetta; L'Italia liberata dai Goti, poema epico I simillimi, commedia Galleria d'immagini  Gian Giorgio Trissinoincisione da Tutte le opere non più pubblicate di Giovan Giorgio Trissino, Miniatura di Gian Giorgio Trissino. Incisione da Castelli La vita di Giovangiorgio Trissino, Targa a Trissino, in piazza Gian Giorgio Trissino. Targa posta sulla casa natale di Gian Giorgio Trissino, in corso Fogazzaro 15 a Vicenza, opera di Bartolomeo Bongiovanni.Medaglione posto nel salone di Palazzo Venturi Ginori, a Firenze, raffigurante Giovan Giorgio Trissino, membro dell'Accademia Neoplatonica che lì ebbe sede.  Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,Margaret Binotto, La chiesa e il convento dei santi Filippo e Giacomo a Vicenza, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato. L'incisione recita: DEMETRIO CHALCONDYLÆ ATHENIENSIIN STUDIIS LITERARUM GRÆCARUMEMINENTISSIMOQUI VIXIT ANNOS LXXVII MENS. VET OBIIT ANNO CHRISTI MDXIJOANNES GEORGIUS TRISSINUS GASP. FILIUSPRÆCEPTORI OPTIMO ET SANCTISSIMOPOSUIT. Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, ernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato; Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, Giambattista Nicolini, Vita di Giangiorgio Trissino, Nell'originale sofocleo "τὸ δὲ ζητούμενον ἁλωτόν", letteralmente "ciò che si cerca, si può cogliere".  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato, Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, Pierfilippo Castelli, La vita, Antonio Magrini, Reminiscenze Vicentine della Casa di Savoia. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato, Silvestro Castellini, Storia della città di Vicenza...Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, nota a pag 48  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1Come i saggi di Lucien Faggion ricordano, per preservare il patrimonio famigliare non era inusuale sposare cugini di altri rami della medesima famiglia.  La decisione di scegliere Ciro come proprio erede ebbe ripercussioni drammatiche per diverso tempo. Oltre al trascinarsi della causa civile intentata da Giulio al padre e a Ciro, nacque una vera e propria faida tra i discendenti Trissino dal Vello d'Oro e i parenti del ramo dei Trissino più prossimo alla prima moglie, Giovanna. Le voci che fecero risalire a Ciro la denuncia anonima alla Santa Inquisizione delle simpatie protestanti di Giulio nel 1573, spinsero Giulio Cesare, nipote di Giovanna, a uccidere Ciro a Cornedo nel 1576, davanti a Marcantonio, uno dei suoi figli. Quest'ultimo decise di vendicare il padre, accoltellando a morte Giulio Cesare che usciva dalla cattedrale di Vicenza il venerdì santo del 1583. R. Trissino, altro avversario dei Trissino dal Vello d'Oro, s'introdusse nella casa di Pompeo, primogenito di Ciro, e ne uccise la moglie, Isabella Bissari, e il figlioletto Marcantonio, nato da poco. Si vedano al proposito vari saggi sull'argomento di Lucien Faggion, tra cui Les femmes, la famille et le devoir de mémoire: les Trissino aux XVIe et XVIIe siècles. Dovette affrontare una causa civile intentatagli dai Valmarana: negli ultimi decenni ProfessoreAlvise di Paolo Valmarana perse villa e tenuta, giocandosele col patrizio Orso Badoer, che rivendette la proprietà a Gaspare Trissino. Gli eredi Valmarana tentarono di riprendersela ipotizzando un vizio all'origine, ma il tribunale diede ragione ai diritti del Trissino. Si veda Lucien Faggion, Justice civile, témoins et mémoire aristocratique: les Trissino, les Valmarana et Cricoli au XVIe siècle,.  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, voce Trissino nel sito Treccani L'Enciclopedia Italiana.  Paolo D'Achille, Trissino, Giangiorgio, in L'Enciclopedia dell'Italiano.  "Palladio" è anche un riferimento indiretto alla mitologia greca: Pallade Atena era la dea della sapienza, particolarmente della saggezza, della tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della guerra; Pallade, a sua volta, è un'ambigua figura mitologica, talvolta maschio talvolta femmina che, al di fuori della sua relazione con la dea, è citata soltanto nell'Eneide di Virgilio. Ma è stata avanzata anche l'ipotesi che il nome possa avere un'origine numerologica che rimanda al nome di Vitruvio, vedi Paolo Portoghesi, La mano di Palladio, Torino, Allemandi, 2 Dal volantino della mostra dedicata a Trissino, in occasione dell’anniversario della promulgazione dello Statuto del Comune, organizzata dalla Provincia di Vicenza, Comune di Trissino e Pro Loco di Trissino.  L. Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova, Giachetti, Losanna, 1824. Sull'autore in generale si vedano almeno tre testi fondamentali:  Pierfilippo Castelli, La vita di Giovangiorgio Trissino, oratore e poeta, ed. Giovanni Radici, Venezia, Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, Firenze, Le Monnier, Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, Vicenza); N. Pozza, Vicenza, Neri Pozza, Sulla Sofonisba:  E. Bonora La "Sofonisba" del Trissino, Storia Lettaliana, Garzanti, Milano, M. Ariani, Utopia e storia nella Sofonisba di Giangiorgio Trissino, in Tra Classicismo e Manierismo, Firenze, Olschki, C. Musumarra, La Sofonisba ovvero della libertà, «Italianistica», Sulle Rime:  A. Quondam, Il naso di Laura. Lingua e poesia lirica nella tradizione del classicismo, Ferrara, Panini, C. Mazzoleni, L’ultimo manoscritto delle Rime di Giovan Giorgio Trissino, in Per Cesare Bozzetti. Studi di letteratura e filologia italiana, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Sull'Italia liberata si vedano almeno (in ordine di stampa):  F. Ermini, L’Italia liberata dai Goti di Giangiorgio Trissino. Contributo alla storia dell’epopea italiana, Roma, Romana, A. Belloni, Il poema epico e mitologico, Milano, Vallardi, Ettore Bonora, L'"Italia Liberata" del Trissino,Storia della Lett. italiana,Milano, Garzanti, Marcello Aurigemma, Letteratura epica e didascalica, in Letteratura italiana,  IV, Il Cinquecento. 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Richardson, Trattati sull’ortografia del volgare, Exeter, University of Exeter,  M. Pozzi, Gian Giorgio Trissino e la letteratura italiana, in Id., Lingua, cultura e società. Saggi sulla letteratura italiana del Cinquecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, A. Cappagli, Gli scritti ortofonici di Claudio Tolomei, «Studi di grammatica italiana», N. Maraschio, Trattati di fonetica del Cinquecento, Firenze, presso l’Accademia,  C. Giovanardi, La teoria cortigiana e il dibattito linguistico nel primo Cinquecento, Roma, Bulzoni, M. Vitale, L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto de Scienze ed Arti,. Sulla traduzione di Dante e l'importanza del De vulgari eloquentia si vedano almeno (in ordine di stampa):  M. Aurigemma, Dante nella poetica linguistica del Trissino, «Ateneo veneto», foglio speciale,  C. Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana, in Geografia e storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi,Floriani, Trissino: la «questione della lingua», la poetica, negli Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, etc...(ora in Gentiluomini letterati. Studi sul dibattito culturale nel primo Cinquecento, Napoli, Liguori, I. Pagani, La teoria linguistica di Dante, Napoli, Liguori,  C. Pulsoni, Per la fortuna del De vulgari Eloquentia nel primo Cinquecento: Bembo e Barbieri, «Aevum», E. Pistoiesi: Con Dante attraverso il Cinquecento: Il De vulgari eloquentia e la questione della lingua, «Rinascimento», Per le trafile del codice dantesco posseduto dal Trissino, oggi alla Biblioteca Trivulziana di Milano, cfr. l'introduzione diRàjna alla sua edizione del De Vulgari Eloquentia (Firenze, Le Monnier) e G. Padoan, Vicende veneziane del codice Trivulziano del “De vulgari eloquentia”, in Dante e la cultura veneta, Atti del convegno di studi della fondazione “Giorgio Cini”, Venezia-Padova-Verona, V. Branca e G. Padoan, Firenze, Olschki, Tutti i testi del Trissino si rileggono nei due volumi intitolati Tutte le opere Scipione Maffei (Verona, Vallarsi, 1729), che non riproducono però l'alfabeto inventato riformato. Alcuni testi hanno avuto delle edizioni moderne:  La Poetica si rilegge nei Trattati di poetica e di retorica del Cinquecento B. Weinberg, Bari, Laterza, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino. Scritti linguistici, A. Castelvecchi, Roma, Salerno (che contiene la Epistola delle lettere nuovamente aggiunte, Il Castellano, i Dubbii grammaticali e la Grammatichetta). I testi sono riprodotti con l'alfabeto inventato dal Trissino. La Sofonisba è stata curata da R. Cremante, nel Teatro del Cinquecento, Napoli, Ricciardi, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino ed è dotato di un vasto commento e introduzione. La traduzione del De vulgari eloquentia si può leggere in D. Alighieri, F. Chiappelli, nella collana “I classici italiani”, G. Getto, Milano, Mursia, oppure, assieme al testo latino, nel 2 tomo dell’Opera Omnia curata da Scipione Maffei (vedi sotto). Per l'Italia liberata dai Goti e per I Simillimi si deve ricorrere, invece, alle prime edizioni o all'edizione del Maffei o alle ristampe sette-ottocentesche. Per l'elenco completo di tutte le stampe, ristampe, studi ed edizioni sul Trissino vedi Alessandro Corrieri, Giangiorgio Trissino., consultabile (aggiornata al 2 settembre ) presso//nuovorinascimento.org/cinquecento/trissino.pdf.  A. Palladio Trissino (famiglia). Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Encyclopædia Britannica, Inc.  Opere di Gian Giorgio Trissino, Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gian Giorgio Trissino,. Opere di Gian Giorgio Trissino, su Progetto Gutenberg. Gian Giorgio Trissino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  ItalicaRinascimento: Giovan Giorgio Trissino, L'Italia liberata dai Gotthi.  L’uomo solo ha il comercio del parlare. Questo è il nostro vero e primo parlare. Non dico nostro, perchè altro parlar ci sia che quello dell'uomo. Perciò che fra tutte le cose che sono solamente a l'uomo e dato il parlare ,sendo a lui necessario solo. Certo non a gl’angeli non a gl’animali inferiori e necessario parlare. Adunque sarebbe stato dato invano a costoro, non avendo bisogno di esso.  E la natura certamente abborrisce di fare cosa alcuna invano. Se volemo poi sottilmente considerare la INTENZIONE del parlar [parabola] nostro, niun'altra ce ne troveremo, che il MANIFESTARE all’altro questo o quello CONCETTO de la mente nostra. Avendo adunque gl’angeli prontissima e neffabile sufficienzia d'intelletto da chiarire questo o quello gloriosi concetto, per la qual sufficienzia d'intelletto l'uno è TOTALMENTE  NOTO all'altro, o per sè, o almeno per quel fulgentissimo specchio, nel quale tutti sono rappresentati bellissimi e in cui avidis simi sispecchiano. Per tanto pare, che di ni uno SEGNO DI PARLARE ha mestieri. Ma chi opponesse a questo, allegando quei spiriti, che cascarono dal cielo; a tale opposizione doppiamente si può rispondere. Prima, che quando noi trattiamo di quelle cose, che Sono Che Q a bene essere , devemo essi lasciar da 3 parte, conciò sia che questi perversi non vol lero aspettare la divina cura. Seconda risposta,e meglio è,che questi demoni a MANIFESTARE fra sè la loro perfidia, non hanno bisogno di conoscere , se non qualche cosa di ciascuno, perchè è, e q u a n t o è 1 : il c h e certamente s a n no ; perciò che si conobbero l'un l'altro avanti la ruina loro. Agl’ANIMALI INFERIORI poi non fu bisogno provvedere di parlare. Conciò sia che per solo ISTINTO DI NATURA siano guidati.E poi tutti quelli animali, che sono di una medesima specie, hanno le medesime azioni, e le medesime passioni; per le quali loro proprietà possono le altrui conoscere; ma aquelli che sono di diverse specie, non solamente non e necessario loro il parlare, ma in tutto dannoso gli sarebbe stato, non essendo alcuno amicabile comercio tra essi. E se mi fosse opposto che IL SERPENTE che PARLA a la prima femina, e l'asina di Balaam PARLA, a questo rispondo, che l'ANGELO nell’asina e IL DIAVOLO nel serpente hanno talmente operato che essi animali mossero gli organi loro. E così d'indi la voce risultò distinta, come vero parlare; non che quello de l'asina fosse altro che ragghiare e quello del serpente altro che fischiare. Il testo ha: nonindigent, nisiutsciantquilibetde quolibet, quia est, et quantus est. Parrebbe più proprio il tradurre cosi:non hanno bisogno di conoscere, se non ciascheduno di ciaschedun altro, che è,e quanto è: ossia l'esistenza e il grado.  Se alcuno poi argumentasse da quello, che Ovidio disse nel quinto della Metamorfosi, che LE PICHE parlarono. Dico che dice questo FIGURATAMENTE, intendendo altro. Ma se si dicesse che le piche al presente e altri uccelli parlano, dico che è falso; perciò che tale atto NON è parlare, ma è certa imitazione del suono de la nostra voce; o vero che si sforzano di imitare noi in quanto SONIAMO ma non in quanto PARLIAMO (cf. ‘talk,’ ‘speak’, ‘speak in tongues’). Tal che se quello che alcuno espressamente dicesse, ancora la pica ridicesse, questo non sarebbe se non rappresentazione , o vero imitazione del SUONO di quello, che prima avesse detto. E così appare, agl’UOMINI SOLI essere stato dato il PARLARE; ma per qual cagione esso gli fosse NECESSARIO, ci sforzeremo brievemente trattare. Che e NECESSARIO agl’uomini il comercio. Ovendosi adunque l'uomo NON PER ISTINTO DI NATURA ma per ragione. E essa ragione o circa la separazione !, o circa il giudidizio, o circa la elezione diversificandosi in ciascuno; tal che quasi ogni uno de la sua pro . La voce del testo discretio sarebbe resa meglio dalla parola discernimento. del parlare. , pria specie s'allegra; giudichiamo che niuno intenda l'altro per la sua propria AZIONE o PASSIONE, come fanno le bestie; nè anche per speculazione l'uno può intrar ne l'altro, come l'angelo, sendo per la grossezza e opacità del CORPO mortale la umana specie da ciò ritenuta. Fu adunque bisogno che volendo la generazione umana fra sè COMUNICARE IL SUO CONCETTO avesse qualche SEGNO SENSUALE e razionale; per ciò che dovendo prendere una cosa da la ragione, e ne la ragione portarla, bisognava essere razionale; ma non potendosi alcuna cosa di una ragione in un'altra portare, SE NON PER IL MEZZO DEL SENSUALE e bisogno essere sensuale, perciò che se 'l fosse solamente razionale, non potrebbe trapassare; se solo sensuale, non potrebbe prendere dalla ragione, nè ne la ragione de p o r r e . E questo è segno c h e il s u bietto, di che parliamo, è nobile ; perciò che in quanto è suono, egli è per natura una cosa sensuale e inquanto che, secondo la volontà di ciascun , significa qualche cosa, egli è razionale 1. Iltestoha:Hoc equidem signum est,ipsum sub jectum nobile, dequoloquimur: naturasensualequi dem , in quantum sonus est , esse ; rationale vero , in quantum aliquid significare videtur ad placitum . A noi pare più giusto l'interpretare questo passo cosi. Questo segno (l'aliquod rationale signum et sensuale di cui ha parlato poche righe più sopra) è per l'appunto il nobile soggetto di cui parliamo. Sensuale per natura, in quanto è SUONO. Razionale, in quanto che, se     A che uomo fu prima dato il parlare, echedisseprima,& inche lingua. l'uomo solo fu dato il parlare. Ora istimo che appresso debbiamo investigare, a che uomo fu prima dato ilparlare,e che cosa prima disse, & a chi parlò , e dove e quando , & eziandio in che linguaggio il primo suo parlare si sciol se. Secondo che si legge ne la prima parte del Genesis , ove la sacratissima Scrittura tratta del principio del mondo , si truova la femina, prima cheniunaltro,aver parlato, cioèlapre sontuosissima EVA, la quale al DIAVOLO, che la ricercava , disse , ‘Dio ci ha commesso , che non mangiamo del frutto del legno che è nel mezzo del paradiso, e che non lo tocchiamo , acciò che per avventura non moriamo. Ma a vegna che in scritto si trovi la donna aver pri mieramente parlato, non di meno è ragionevol cosa che crediamo, che l'uomo fosse quello, che prima parlasse. Nè cosa inconveniente mi pare condo la volontà di ciascuno, significa qualche cosa. Contro la quale interpretazione stala punteggiatura, e la voce esse del testo, che sarebbe di troppo ; ma ,per com penso, il brano riesce più chiaro, e si collega meglio col senso di tutto il Capitolo. 9  Anifesto è per le cose già dette , che a pensare, che così eccellente azione de la il   generazione umana prima da l'uomo, che da la femina procedesse. Ragionevolmente adunque crediamo ad esso essere stato dato primier mente il parlare da Dio, subito che l’ebbe formato. Che voce poi fosse quella che parla prima, a ciascuno di sana mente può esser in pronto e io non dubito che la fosse quella, che è Dio, cioè Eli, o vero per modo d'interrogazione, o per modo di risposta. Assurda cosa veramente pare, e da la ragione aliena, che da l'uomo fosse nominata cosa alcuna prima che Dio ; con ciò sia che da esso,& in esso fosse fatto l'uomo.E siccome, dopo la prevaricazionedel'u m a n a generazione , ciascuno esordio di parlare comincia da heu ; così è ragionevol cosa , che quello che fu davanti , cominciasse da alle grezza , e conciò sia che niun gaudio sia fuori di Dio,ma tuttoinDio,& esso Dio tuttosiaal legrezza, conseguente cosa è che 'l primo p a r lante dicesse primieramente Dio. Quindi nasce questo dubbio,che avendo di sopra detto, l'uomo aver prima per via di risposta parlato, se risposta fu,devette esser a Dio; e se a Dio, parrebbe, che Dio prima avesse parlato, il che parrehbe contra quello che avemo detto di sopra. Al qual dubbio risponderemo,che ben può l'uo mo averrisposto a Dio, chelointerrogava, nè per questo Dio aver parlato di quella LOQUELLA, che dicemo.Qual è colui, che dubiti, che tutte le cose che sono non si pieghino secondo il voler di Dio,da cuièfatta, governata,econservata   ,   ciascuna cosa ? É conciò sia che l'aere a tante alterazioni per comandamento della natura in feriore si muova, la quale è ministra e fattura di Dio, di maniera che fa risuonare i tuoni, fulgurare il fuoco, gemere l'acqua, e sparge le nevi, e slancia la grandine ; non si moverà egli per comandamento di Dio a far risonare alcune parole le quali siano distinte da colui, che maggior cosa distinse?e perchè no? Laon de & a questa, & ad alcune altre cose credia mo tale risposta bastare. Dove,& a cuiprima l'uomo abbiaparlato. ta così da le cose superiori,come da le in feriori), che il primo uomo drizzasse il suo primo parlare primieramente a Dio , dico, che ragionevolmente esso primo parlante parlò s u bito,che fu da la virtù animante ispirato: per ciò che ne l'uomo crediamo,che molto più cosa umana sia l'essere sentito che il sentire, pur che egli sia sentito,e senta come uomo. Se adunque quel primo fabbro, di ogni perfezione principio & amatore ,inspirando il primo uomo con ogni perfezione compi , ragionevole cosa mi pare, che questo perfettissimo animale non prima cominciasse a sentire, che 'l fosse sen tito. Se alcuno poi dicesse contra le obiezioni,  11 Iudicando adunque (non senza ragione trat    , che non era bisogno che l'uomo parlasse, es sendo egli solo ; e che Dio ogni nostro segreto senza parlare, ed anco prima di noi discerne ; ora (con quella riverenzia , la quale devemo usare ogni volta,che qualche cosa de l'eterna volontà giudichiamo),dico,che avegna che Dio sapesse, anzi antivedesse (che è una medesima cosa quanto a Dio)ilconcetto del primo par lante senza parlare,non di meno volse che esso parlasse ; acciò che ne la esplicazione di tanto dono, colui, che graziosamente glielo avea do nato,se ne gloriasse.E perciò devemo credere, che da Dio proceda , che ordinato l'atto de i nostri affetti, ce ne allegriamo. Quinci possiamo ritrovare il loco, nel quale fu mandata fuori laprimafavella;perciòchesefuanimato l'uo m o fuori del paradiso , diremo che fuori : se dentro , diremo che dentro fu il loco del suo primo parlare. Ra perchè i negozj umani si hanno ad esercitare per molte e diverse lingue , tal che molti per le parole non  intesi da molti,che se fussero senza esse; però fia buono investigare di quel parlare, del quale si crede aver usato l'uomo, che nacque senza sono altrimente 1 Di che idioma prima l'uomo parld, e donde fu l'autore di quest'opera.   madre, e senza latte si nutri, e che nè pupil lare età vide,nè adulta.In questa cosa,sì come in altre molte, Pietramala è amplissima città, e patria de la maggior parte dei figliuoli di Adamo .Però qualunque si ritrova essere di cosi disonesta ragione, che creda, che il loco della sua nazione sia il più delizioso, che si trovi sotto il Sole , a costui parimente sarà licito preporre il suo proprio volgare , cioè la sua materna locuzione,a tutti gli altri; e conse guentemente credere essa essere stata quella diAdamo.Ma noi,acuiilmondo èpatria, sì come a'pesci il mare , quantunque abbiamo bevuto l'acqua d'Arno avanti che avessimo denti,e che amiamo tanto Fiorenza,che pe averla amata patiamo ingiusto esiglio, non dimeno le spalle del nostro giudizio più a la ragione che al senso appoggiamo. E benchè se condo il piacer nostro , o vero secondo la quiete de la nostra sensualità, non sia in terra loco più ameno di Fiorenza;pure rivolgendo i vo lumi de'poeti e de gli altri scrittori, ne i quali il mondo universalmente e particularmente si descrive , e discorrendo fra noi i varj siti dei luoghi del mondo , e le abitudini loro tra l'uno e l'altropolo,e'lcircolo equatore,fermamente comprendo , e credo, molte regioni e città es sere più nobili e deliziose che Toscana e Fio renza, ove son nato, e di cui son cittadino; e molte nazioni e molte genti usare più dilette vole, e più utile sermone , che gli Italiani. R i  r   tornando adunque al proposto , dico che una certa forma di parlare fu creata da Dio insie me con l'anima prima ,e dico forma, quanto a i vocaboli de le cose,e quanto a la construzione de'vocaboli , e quanto al proferir de le con struzioni; la quale forma veramente ogni par lante lingua userebbe, se per colpa de la pro sunzione umana non fosse stata dissipata, come di sotto si mostrerà. Di questa forma di par lare parlò Adamo , e tutti i suoi posteri fino a la edificazione de la torre di Babel , la quale si interpreta la torre de la confusione. Questa forma di locuzione hanno ereditato i figliuoli di Heber, i quali da lui furono detti Ebrei ; a cui soli dopo la confusione rimase, acciò che il nostro Redentore , il quale doveva nascere di loro,usasse,secondo laumanità,dela lin gua de la grazia, e non di quella de la confu sione 1. Fu adunque lo ebraico idioma quello, che fu fabbricato da le labbra del primo par lante . ' Il testo ha : qui ex illis oriturus erat secundum humanitatem ,non lingua confusionis, sed gratiæ frue retur.E deve tradursi:ilqualedovevanascere di loro secondo l'umanità , usasse della lingua della grazia , e non di quella della confusione.   Hi come gravemente mi vergogno di rin  15 e per  De la divisione del parlare in più lingue. A en ta nerazione umana : ma perciò che non possia mo lasciar di passare per essa, se ben la fac cia diventa rossa , e l'animo la fugge , non starò di narrarla. Oh nostra natura sempre prona ai peccati , oh da principio , e che mai non finisce, piena di nequizia; non era stato assai per la tua corruttela, che per lo primo fallo fosti cacciata, e stesti in bando de la p a tria de le delizie? non era assai, che per la universale lussuria, e crudeltà della tua fami glia, tutto quello che era di te, fuor che una casa sola, fusse dal diluvio sommerso , il male , che tu avevi commesso , gli animali del cielo e de la terra fusseno già stati puniti ? Certo assai sarebbe stato; ma come prover bialmente si suol dire,Non andrai a cavallo anzi terza ; e tu misera volesti miseramente andare a cavallo.Ecco,lettore, che l'uomo , o vero scordato,o vero non curando de le prime battiture, e rivolgendo gli occhi da le sferze, che erano rimase , venne la terza volta a le botte, per la sciocca sua e superba prosunzio ne. Presunse adunque nel suo cuore lo incu rabile uomo, sotto persuasione di gigante, di  ,  superare con l'arte sua non solamente la na tura,ma ancoraessonaturante,ilqualeèDio; e cominciò ad edificare una torre in Sennar, la quale poi fu detta Babel, cioè confusione, per la quale sperava di ascendere al cielo,avendo intenzione, lo sciocco,non solamente di aggua gliare,ma diavanzare ilsuo Fattore.Oh cle menzia senza misura del celeste imperio;qual padre sosterrebbe tanti insulti dal figliuolo? Ora innalzandosi non con inimica sferza, ma con paterna , & a battiture assueta , il ribel lante figliuolo con pietosa e memorabile corre zione castigò. Era quasi tutta la generazione umana a questa opera iniqua concorsa ; parte comandava, parte erano architetti,parte face vano muri,parte impiombavano,parte tiravano le corde ", parte cavavano sassi, parte per ter ra,partepermareliconducevano.E cosìdi verse parti in diverse altre opere s’affatica vano , quando furono dal cielo di tanta con fusione percossi, che dove tutti con una istessa loquela servivano a l'opera , diversificandosi in molte loquele , da essa cessavano , nè mai a quel medesimo comercio convenivano ; & a quelli soli, che in una cosa convenivano una · Il Witte osservò che in luogo di pars amysibus tegulabant, pars tuillis linebant, come leggeva erro neamente la volgata nel testo latino , si deve leggere : pars amussibus tegulabant, pars trullis (o truellis) linebant, e si deve tradurre : parte arrotavano sulle pietre i mattoni,parte con le mestole intonacavano.   istessa loquela attualmente rimase , come a tutti gli architetti una , a tutti i conduttori di sassi una,a tuttiipreparatori di quegli una, e così avvenne di tutti gli operanti; tal che di quanti varj esercizj erano in quell'opera , di tanti varj linguaggi fu la generazione umana disgiunta. E quanto era più eccellente l'arti ficio di ciascuno , tanto era più grosso e b a r b a r o il l o r o parlare . Q u e l l i p o s c i a , a li q u a l i il sacrato idioma rimase , nè erano presenti nè lodavano lo esercizio loro ; anzi gravemente biasimandolo, si ridevano de la sciocchezza de gli operanti.M a questi furono una minima parte di quelli quanto al numero ; e furono , sì come io comprendo , del seme di Sem , il quale fu il terzo figliuolo di Noè , da cui nacque il popolo di Israel, il quale usò de la antiquissima locu zione fino a la sua dispersione. e specialmente in Europa. Er la detta precedente confusione di lin gue non leggieramente giudichiamo , che allora primieramente gli uomini furono sparsi per tutti iclimi del mondo e per tutte le re gioni & angoli di esso. E conciò sia che la  P Sottodivisione del parlare per il mondo ,   , principal radice dela propagazione umana sia ne le parti orientali piantata , e d'indi da l'u no e l'altro lato per palmiti variamente diffu si, fu la propagazione nostra distesa; final mente in fino a l'occidente prodotta , là onde primieramente le gole razionali gustarono o tutti,o almen parte de ifiumi di tutta Europa. Ma ofusseroforestieriquesti,cheallorapri mieramente vennero, o pur nati prima in E u ropa, ritornassero ad essa; questi cotali por tarono tre idiomi seco ; e parte di loro ebbero in sorte la regione meridionale di Europa, parte la settentrionale , & i terzi, i quali al presente chiamiamo Greci , parte de l’Asia e parte de la Europa occuparono.Poscia da uno istesso idio ma,dalaimmonda confusione ricevuto,nac quero diversi volgari , come di sotto dimostre remo ; perciò che tutto quel tratto, ch'è da la foce del Danubio, o vero da la palude Meotide, fino a i termini occidentali (li quali da i confini d'Inghilterra, Italia e Franza , e da l'Oceano sono terminati), tenne uno solo idioma: ave gna che poi per Schiavoni, Ungari , Tedeschi, Sassoni , Inglesi & altre molte nazioni fosse in diversi volgari derivato ; rimanendo questo solo per segno, che avessero un medesimo prin cipio , che quasi tutti i predetti volendo affir mare, dicono jo. Cominciando poi dal termine di questo idioma,cioè da iconfini de gli Ungari verso oriente,un altro idioma tutto quel tratto occupò. Quel tratto poi, che da questi in qua    . si chiama Europa, e più oltra si stende,o ve ro tutto quello de la Europa che resta , tenne un terzo idioma 1, avegna che al presente tri partito si veggia ; perciò che volendo affermare, altri dicono oc, altri oil, e altri sì, cioè Spa gnuoli , Francesi & Italiani.Il segno adunque che i tre volgari di costoro procedessero da uno istesso idioma,è in pronto;perciò che molte cose chiamano per i medesimi vocaboli, come è Dio,cielo,amore,mare,terra,e vive,muore, ama ,& altri molti.Di questi adunque de la meridionale Europa , quelli che proferiscono oc tengono la parte occidentale, che comincia da i confini de'Genovesi ; quelli poi che dicono sì, tengono da i predetti confini la parte orientale, cioè fino a quel promontorio d'Italia, dal quale comincia il seno del mare Adriatico e la Sici lia.Ma quelli che affermano con oil,quasi sono settentrionali a rispetto di questi ; perciò che da l'oriente e dal settentrione hanno gli Ale manni , dal ponente sono serrati dal mare in 1 Il testo ha : A b isto incipiens idiomate , videlicet a finibus Ungarorum versus orientem aliud occupa vittotum quodabindevocaturEuropa,necnonul terius est protractum . Totum autem , quod in Europa restat ab istis , tertium tenuit idioma. E deve essere tradotto cosi : A cominciare da questo idioma, cioè dai confini degli Ungari verso oriente , un altro idioma occupò l'intero tratto che da quei confini in là si chiama Europa , e che si protrae anche più oltre. Tutto il tratto poi della rimanente Europa tenne un terzo idioma. 19    glese, e dai monti di Aragona terminati , dal mezzo di poi sono chiusi da'Provenzali,e da la flessione de l'Appennino. Noi ora è bisogno porre a pericolo 1 la ' Il verbo periclitari del testo latino qui vale mettere alla prova , cimentare.   , ragione, che avemo, volendo ricercare di quelle cose ne le quali da niuna autorità siamo aiutati, cioè volendo dire de la variazione, che intervenne al parlare , che da principio era il medesimo.Ma conciòsiachepercammininoti più tosto e più sicuramente si vada , però so lamente per questo nostro idioma anderemo,e gli altri lascieremo da parte , conciò sia che quello che ne l'uno è ragionevole , pare che eziandio abbia ad esser causa ne gli altri. È adunque loidioma,deloqualetrattiamo(come ho detto di sopra) in tre parti diviso , perciò che alcuni dicono oc , altri si, e altri oil. E che questo dal principio de la confusione fosse uno medesimo (il che primieramente provar si deve) appare, perciò che si convengono in molti vocaboli,come gli eccellenti dottori dimostrano; De le tre varietà del parlare, e come col tempo il medesimo parlare si muta , e de la invenzione de la grammatica. A   la quale convenienzia repugna a la confusione, che fu per il delitto ne la edificazione di Babel. I Dottori adunque di tutte tre queste lingue in molte cose convengono, e massimamente in questo vocabolo,Amor. Gerardo di Berneil , « Surisentis fez les aimes Puer encuser Amor.» Il re di Navara, «De'finamor sivientsenebenté.» M. Guido Guinizelli, « Nè fè amor , prima che gentil core , Nè cor gentil,prima che amor,natura.» Investighiamo adunque , perchè egli in tre parti sia principalmente variato,e perchè cia scuna di queste variazioni in sè stessa si varii, come la destra parte d'Italia ha diverso par lare da quello de la sinistra, cioè altramente parlano i Padovani , e altramente i Pisani : e investighiamo perchè quelli,che abitano più vi cini,siano differenti nel parlare,come è iMila nesi e Veronesi,Romani e Fiorentini;e ancora perchè siano differenti quelli,che si convengono sotto un istesso nome di gente,come Napole tani e Gaetani , Ravegnani e Faentini ; e quel che è più maraviglioso, cerchiamo perchè non si convengono in parlare quelli che in una medesima città dimorano , come sono i Bolo gnesi del borgo di san Felice , e i Bolognesi   della strada maggiore.Tutte queste differenze adunque,e varietàdi sermone,che avvengono, con una istessa ragione saranno manifeste. Dico adunque , che niuno effetto avanza la sua ca gione, in quanto effetto,perchè niuna cosa può fare ciò che ella non è.Essendo adunque ogni nostra loquela (eccetto quella che fu da Dio insieme con l'uomo creata) a nostro benepla cito racconcia,dopo quella confusione,la quale niente altro fu che una oblivione de la loquela prima, & essendo l'uomo instabilissimo e va riabilissimo animale , la nostra locuzione ne durabile nè continua può essere ; m a come le altre cose che sono nostre (come sono costumi & abiti),simutano;cosìquesta,secondo ledi stanzie de iluoghi e dei tempi,è bisogno di va riarsi.Però non è da dubitare che nel modo che avemo detto,cioè,che con ladistanziadeltempo il parlare non si varii, anzi è fermamente da tenere ; perciò che se noi vogliamo sottilmente investigare le altre opere nostre,le troveremo molto più differenti da gli antiquissimi nostri cittadini, che da gli altri de la nostra età, q u a n tunquecisianomoltolontani1.Ilperchèaudace mente affermo, che se gli antiquissimi Pavesi ora risuscitassero,parlerebbero di diverso parlare di quello, che ora parlano in Pavia ; nè altrimente questo , ch'io dico , ci paja maraviglioso , che  , 1Iqualicisianomolto lontani(magis....quam a coetaneis perlonginquis).   ciparrebbe a vedere un giovane cresciuto,il quale non avessimo veduto crescere.Perciò che le cose , che a poco a poco si movono , il moto loro è da noi poco conosciuto;e quanto la va riazione de la cosa ricerca più tempo ad essere conosciuta, tanto essa cosa è da noi più stabile esistimata.Adunque non ci ammiriamo,se i discorsi di quegli uomini,che sono poco da le bestie differenti, pensano che una istessa città abbia sempre il medesimo parlare usato, conciò sia che la variazione del parlare di essa città non senza lunghissima successione di tempo a poco a poco sia divenuta , e sia la vita de gli uomini di sua natura brevissima. Se adunque il sermone ne la istessa gente (come è detto) successivamente col tempo si varia, nè può per alcun modo firmarse, è necessario che il par lare di coloro, che lontani e separati dimorano, sia variamente variato ; sì come sono ancora variamente variati i costumi & abiti loro , i quali nè da natura,nè da consorzio umano sono firmati, ma a beneplacito, e secondo la conve nienzia de i luoghi nasciuti.Quinci si mossero gl'inventori de l'arte grammatica ; la quale grammatica non è altro che una inalterabile conformità di parlare in diversi tempi e luo ghi.Questa essendo di comun consenso di molte genti regulata , non par suggetta al singulare arbitrio di niuno, e consequentemente non può essere variabile.Questa adunque trovarono,ac ciò che per la variazion del parlare , il quale  DE LA VOLGARE ELOQUENZIA. 23   De la varietà del parlare in Italia da la destra e sinistra parte de l'Appennino. Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro. Oro. Keywords: la riforma della lingua italiana, filosofia del linguaggio, Alighieri, lingua e linguaggio, codice di comunicazione, il parlare umano, il parlare solo umano, la prima lingua, la parlata dei genovesi, la filosofia del linguaggio in Alighieri, l’eloquenza, la filosofia del linguagio, only man speaks. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trissino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51652743276/in/photolist-2mKUm41-2mGnP2f

 

 

Grice ed Orsi – filosofia italiana – filosofia fascista – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Palma di Montechiaro). Filosofo. Grice: “Orsi uses ‘psicologia speculativa’ where I would use ‘psicologia filosofica,’ since speculativa opposes to prattica, rather!” --Allievo di Ottaviano, insegna a Catania. Pubblica nella sua attività di ricerca scritti minori di autori italiani  e il saggio “Gl’hegeliani di Napoli.” Cura l'edizione dell'opera di Ottaviano su Campailla; “La psicologia filosofica di Spaventa” – e stato nella segreteria della rivista “Sophia”. Altri saggi: “Lo spirito come atto puro,” “La filosofia moderna,” “L'uomo al bivio: immanentismo o cristianesimo? Saggio di realismo esistenziale, “Antropologia”; “Psiche e meta-fisica” “Psicologia speculativa” “Sulla psico-patia”. Grice: “The D’Orsi – and indeed a Domenico D’Orsi, back in the 1700s, are a very noble family in Sicily. D’Orsi is associated with “Sophia”, founded by Ottaviano. His interests have been many and varied – but most notably philosophical psychology, which the Italians call ‘psicologia speculativa’ as opposed to cheap scientific psychology. They have the great Spaventa, who philosophized on the most abstract issues concerning the old Roman idea of an ‘animo’. Compared to what Ryle’s and Watson’s psychological behaviourism is a no-no-no!” O’Orsi has philosophized on democracy. I democratici can be ingenuii, as I prefer them, or critici. He has also ‘cured’ the edition of Ottaviano on Campailla, and went continental to study Napoli!” Grice: “Orsi has done a lot to allow us to understand Spaventa. As most Italians, Spaventa was fascinated by the Hun, and cared to trasnalte a book that the Hun never cared to read: Lotze’s Elementi di psicologia speculativa. I can imagine Spaventa wondering what he was doing, bringing Lotze’s ‘seele’ as ‘animo’. The ‘elements’ by Lotze, as translated by Spaventa, are elementary enough – but the section on the ‘soul/body’ (anima/corpo), ‘animo/corpo, corpo animato, corpo inanimate) is interesting. But far more interesting is Orsi’s unearthing Spaventa’s “Psiche e metafisica” – not to be confused with LABRIOLA’s essay by the same name. This is a hodge podge of reflections. But mainly anti-materialistic. While an emergentist, Spaventa (as discovered by Orsi) struggles to understand the connection between ‘sentire’ and ‘sentito’ and more generally, between the ‘sentire’ as a processo fisiologico – Spaventa goes on to distinguish three levels of the ‘sentire’ – the first is the processo fisiologico itself, the second is what Spaventa, as unearthed by Orsi, calls the ‘unita distintiva del sentito’, and the third is the ‘unita reflessiva del sentito’ or ‘raprresentazione’. So if you feel cold, there’s cold qua processo fisiologico of a ‘corpo animato’ – ‘uninanimated bodies cannot FEEL cold’ – second there is the unity of COLDNESS as distinctive from say, HEAT. And third there is the concetto ‘’freddo’ – so that there is a ‘unita reflessiva del sentito’ – the expression ‘freddo’ now NAMES or represents, or stands for the sensation itself. Domenico D’Orsi. Orsi. Keywords: animo, amore, Ottaviano, Campailla, Spaventa, gl’hegeliani di Napoli, Sophia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Orsi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742674470/in/datetaken/

 

Grice ed Ortes – il verso -- filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Venezia). Filosofo. Grice: “Being English, I was often confronted with that very ‘silly’ song by Cleese and Idle, but then they were never the first! Which is good, since they are Cambridge and Ortes is Oxonian! Viva La Fenice!” --   Considerato uno dei più dotati tra i filosofi veneti settecenteschi, precursore nell'analizzare dal punto di vista della produzione complessiva alcuni aspetti come popolazione e consumo. La sua impostazione filosofica si fonda su un rigoroso razionalismo. Nel mercantilismo vide far gran confusione fra moneta e ricchezza. Fu un sostenitore del libero scambio pur con alcune restrizioni della proprietà che interessavano il clero, anche se appartenevano al passato ed è considerato per questo un anticipatore di Malthus, ma con qualche contraddizione. Malthus prevede l'aumento della popolazione, in trenta anni, in modo esponenziale, quindi molto di più dell'aumento delle sussistenze. Altre saggi: “Grandi, abate camaldolese, matematico dello Studio Pisano, Venezia, Giambatista Pasquali, “ Dell'economia nazionale” (Venezia); “Sulla religione e sul governo dei popoli” (Venezia); “Saggio della filosofia degli antichi” -- esposto in versi per musica (Venezia); “Dei fedecommessi a famiglie e chiese,” Venezia, “Riflessioni sulla popolazione delle nazioni per rapporto all'economia nazionale: errori popolari intorno all'economia nazionale e al governo delle nazioni” (Milano, Ricciardi), R. Donati (Genova, San Marco dei Giustiniani). Catalano, Dizionario Letterario Bompiani. AMilano, Bompiani, Citazionio su Treccani L'Enciclopedia Italiana. Quanto i suoi studi matematici influissero sul suo metodo economico,vedremo; qui, brevemente, come in fluissero sulle sue considerazioni filosofiche. Così, scrive egli delle opinioni (1) ed ecco si studia di ridurre a (1) “Calcolo sopra il valore delle opinioni e sopra i piaceri e i dolori della vita umana”, Venezia, Pasquali, ristampato dal Custodi,t.XXIV degli ECON. MOD.   FILOSOFIA IN FORMULE MATEMATICHE numero determinato il valore dell'opinione, che alcun gode, per possedere certa qualità che lo pone innanzi agli altri nella scelta degli oggetti piacevoli. Questa buona opi nione nasce o dai natali,come la nobiltà,la patria ecc., o dallaprofessione,come la milizia,lelettere ecc.,o da qualche prerogativa, come dall'autorità, dal merito ecc. Ciascun uomo fornito di alcuna di queste qualità gode di qualche cosa che non godrebbe se ne fosse privo. Ortes si studia di determinare il valore di questi beni recati dall'opinione. Valga un esempio. Se si chiede quanto aggiunga di valore alla nobiltà l'opinione della stessa, Ortes ragiona così: postoche larenditagiorna liera di tutte le famiglie nobili sia 20,000, quella che proviene da cariche,magistrature,commende ecc. 3,300, quella che vien data dall'opinione,cioè coll'autorità di disporre di più posti, e colla riputazione dei grandi sul volgo, a 700,posto che il numero di tutti i nobili sia 10,000, il valore di tutta la nobiltà sarebbe espresso da 20,000 + 3,300 + 700 = 2. Falostessocoin 10,000 puto per le altre opinioni,di cui dice esser pretesto la virtù,ma verofinel’interesseproprio,poichè,dipen dendo il valore delle opinioni dalla ricchezza attuale o possibile, è manifesto che si deve prima d'ogni altra cosa cercare l'utileproprio. Avverte che v'ha sempre un'opinione predominante che varið col variare dei secoli: ai tempi di Roma li bera era la conquista;sottoAugusto illusso;ilplato nismo ai tempi di Costantino; l'investitura ai tempi di Gregorio VII ; le lettere sotto Leon X ;finalmente lozio a tempi dell'autore! Strana è questa classificazione,   44 PIACERI E DOLORI. tuttavia 1?Ortes mostra come il pretesto della virtù coprisse basse mire di privato interesse. Lo stesso ozio ha il suo pretesto dell'ordine, benchè sia figlio di vana alterigia.L'uomo che dee servire a molte di queste opi nionisaràpiùcivile,ma piùtimidoefinto;chiapoche; sarà più rozzo,ma anche più sicuro e più libero. E come l’Ortes si studia di ridurre a calcolo le opi nioni,così parimenti i piaceri e i dolori. Meno originale e meno astruso è l'Ortes in questo scritto.Con molta inesattezza di idee e di lingua, espone daprincipioladottrina chetuttociòcheèconforme alla conservazione e sviluppo del nostro essere, genera piacere; il contrario,dolore; parla dei dolori e piaceri delsenso,dei dolori e piaceri dell'opinione; mostra l'uomo naturalmente soggetto al dolore, e che il piacere non è che un sollievo del dolore; con ragionamento curioso studiasi mostrare che il piacere non può mai s u perare il dolore, perchè il piacere essendo preceduto, secondo l'Ortes, dal dolore, sopito che questo sia, tutto quel di più di piacere che si volesse applicare gene rerebbe dolore contrario, come l'indigestione dopo la fame cessata, la stanchezza dopo la danza ecc.  Il calcolo del piacere e dei dolori dipende dal grado della elasticità delle fibre onde alcuno è fornito,e,quanto ai piacerie dolori d'opinione, dalla stima che ciascuno fadeglistessi. L'autore nonpretendeanovitàdidot trina, professa di avere scritto secondo la propria espe rienza, con un temperamento indolente é coisuoi sensi inun'etàdimezzo.Vedrem poi com’eglistessone ab bia dato un giudizio severo. Due altre opere filosofiche si hanno dell’Ortes : un   ragionamento delle scienze utili e delle dilettevoli per rapportoallafelicità umana;— e riflessioni su gli oggetti apprensibili, sui costumi e sulle cognizioni umane per rapporto alle lingue (1); ma si può dispensarsi dal tener dietro a questi discorsi, che, a dir vero, son pesantissimi. In sostanza l'uno si riduce a mostrare l'ufficio delle umane facoltà nella scienza e nelle arti belle,anche queste in titolandole scienze ma dilettevoli,in contrapposto delle a ltre che chi ama scienze utili; nelle scienze tiene il campo l'intelletto, nelle arti belle l'imaginazione; quelle hannoperoggettoilverocom'è,questeilveroma ela borato dalla fantasia. Quindi discorresi in quali termini sia concesso il lavoro dell'imaginazione e concludesi sul tenore dell'epigrafe : Sol la scienza del ver giova ed alletta. L'altro ebbe occasione dallatraduzione del Pope, perchè volendo ragionare delle difficoltà del tradurre, si trova così accresciuta in mano la materia, che piuttosto d’un proemio s’appiglia a farne un saggio a sè. In fatto prende la cosa da alto, e filosofeggia sulla varietà reale degli oggetti e sulla varietà nel modo di rappresentarseli, onde s'apre l'adito a discorrere delle lingue e delle loro diversità, quindi intorno l'uso della parola, e particolarmente intorno all'eloquenza. Infine ritorna donde era partito, e conclude che se il traduttore può benissimo esporre le verità apprese da altra lingua, non potrà tuttavia produrne tale impressione negli ani mi, come ne è prodotta dall'originale, se non facendo sene come nuovo autore, esprimendole cioè inmodo; tip. Pasquali.  SUL MODO DI TRADURRE. Non si può negare che osservazioni argute si tro vino spesso nell'Ortesa ncheinqueste riflessionisugli oggetti apprensibili, suicostumi, e sulle cognizioni umane per rapporto alle lingue; ma pur troppo è d'uopo cercarsele in una lettura assai noiosa. Qualche volta dà risalto a quell'idea che vedremo poi sua prediletta in economia, che cioè quello solo riesca ove siavi la pubblica persuasione, non già ove questa non corrispondaagliimpulsi; e però egregiamente dice, che allora un ammiraglio potea condurre gli’inglesi in  America, come un tempo un romito potea condurli in Soria, perchè gl’inglesi stessi voleano e avean voluto così. Qualche volta, faticosamente sì, ma pur si conduce a qualche sentenza netta e perspicua, come, p. es., dopo  GOLDONI, COLTURA ALLAMODA, PUB. OPINIONE. Adatto all'indolee ai pregi della propria  lingua. Chi volesse calcare l'autore straniero sarebbe come chi cre desse ricopiare un ritratto con soprapporvi isuoi colori, coprendone così e confondendone letinte,ecangiando il quadro in un mascherone o in un empiastro. necessità invece che gli scrittori s'accordino sempre col carattere nazionale de'lettori; e qui l’Ortes osserva, che il miglior poeta comico italiano de'suoi tempi potea bensi starsene in Francia per passar quivi meglio i suoi giorni, ma non giammai perchè il suo talento comico fosse così ben rilevato nella lingua francese a Parigi, come il fu già in Venezia nel dialetto suo veneziano. Qualche volta sembrerebbe anche gaio,come quando si lagna che, temendosi la fatica dello studio, si trascu rassero le cognizioni vere, contentandosi di dizionari, giornali, compendi o altri repertori per dilettare, diver tire,ocome diceano,per amuseare! È  USO DELLA PAROLA PEI GOVERNI avere deplorato che il mondo governisi da chi più ciarla , non da chi più sa, egli conclude: se chi preten desse governar altri senza render ragione del suo go verno,sarebbe uomo assai vano;ilsarebbe non men certamente chi pretendesse governarli per sola copia ed eleganza di voci. Qualche volta infine dimostrasi d'animo aperto e sollecito per le innovazioni. « Qui cade a proposito (così egli) d'avvertire l'errore di quelli che si figurano di richiamar nelle nazioni la verità e la ragione comune (cioè gli in teressi comuni, pubblici, universali in contrapposto ai particolari, privati, speciali) perquantovi sifosse smarrita, col rinovar quelle leggi che ne prescrivevano le modificazioni a'tempi de'lorobisavoli, progetto al tutto assurdo e impossibile. La verità e la ra » gione comune potrà ben richiamarsi per leggi, per quanto a'tempi trasandati fosse stata più riconosciuta » per sè stessa in quei costumi, di quel che il sia ai tempi presenti per costumi che la modificassero in contrario di sè medesima; giacchè essa in sè stessa è una sola di tutti i luoghi e di tutti i tempi; ma il richiamarla al presente per le sue modificazioni antiche, quando tali modificazioni debbon ad ogni tempo esser diverse, non può essere che una miseria » di mente, per cui si creda la natura non più capace » d'invenzioni in sua natura, di quel che siasi un po vero consigliere segreto che creda operar in sua rece. Chi declama contro i nuovi costumi che si vanno in » troducendo, e deplora gli usati che si van disusando; ha molta ragione se inuovi costumi son modificazioni di una ragion men comune, di quel che siano gli usatichea quellidan luogo. Ma seinuovicostumi son » tanto buone modificazioni della comun ragione, quanto gli usati che siperdono; ei declama inutilmente, come se ciòfosse contro il variar de venti, essendo l’una e l'altra cosa quanto innocente, tanto inevitabile e necessaria,e potendo,anzidovendo,quella comun ragione,per disposizione di natura e per sapienza illimitata del supremo suo artefice, praticarsi sempre per modificazioni diverse, e comparire in sembianze ché non siano giammai le stesse, essendo nondimeno la stessa per sè medesima. Senza questo una simile verità o ragione correrebbe rischio di non esercitarsi che per inganno; ed è ancor vero che talvolta con richiamare la verità, la ragione, e la religione stessa per le sole loro modificazioni esterne di tempi molto remoti, si riesce a perdere tutto il senso reale ed interno di queste virtù, incariabili per sè stesse, riducendole a quelle materiali loro modificazioni esterne, senza alcun rapporto a quell interno lor senso e significato. Si pigli intanto l'Ortes in parola, poichè avrem campo di trovarlo in seguito così reluttante a certe modificazioni che non sembra quel desso. Meglio avremo occasione di riandare alcuni suoi pensieri dello stesso libro, che con certo apparato filosofico mettono innanzi quell'armonia degli interessi, da lui tanto raccomandata nelle sue opere economiche. Ma lasciamo per ora queste meditazioni di filosofia. Gianmaria Ortes. Ortes. Keywords: verso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ortes” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690552167/in/photolist-2mPsU62-2mNaHiH-2mMYJP6-2mKHAhF-2mKDA5r-2mPvmTf

 

Grice ed Otranto – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Otranto). Filosofo. Grice: “Otranto wrote a tractatus ‘de arte laxeuterii,’ which is an art of ‘divination,’ as when we say that smoke divinates fire!” -- Grice: “Had Otranto not written ‘scritti filosofici’ we wouldn’t call him a philosopher!” – Filosofo. Sull'infanzia e sulla formazione poco è noto. Non si sa dove oggiorna e studia, né chi siano stati i suoi maestri. La sua filosofia, però, lascia immaginare una formazione molto solida. Insegna a Casole. Tradusse la liturgia di Basilio ed altri testi liturgici per volontà del vescovo. Le sue competenze linguistiche gli valeno inoltre degli incarichi diplomatici. Interprete al seguito dei legati papali Benedetto, cardinale di Santa Susanna, e Galvani. E a Nicea al seguito del re Federico di Svevia. Saggi: “L'arte dello scalpello”, con una raccolta di testi geo-mantici ed astrologici; traduzioni di testi liturgici; “Dialogo contro i giudei”; Tre monografie o syntagmata “Contro i Latini” -- su questioni dottrinali significative nella polemica fra cattolici ed ortodossi (quali la processione dello spirito santo o il pane azzimo); un'appendice ai tre syntagmata; lettere e frammenti di  lettere;.  J Hoeck-R.J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios von Otranto Abt von Casole. Beiträge zur Geschichte der ost-westlichen Beziehungen unter Innozenz III. und Friedrich II., Ettal. M. Chronz: Νεκταρίου, ηγουμένου μονής Κασούλων (Νικολάου Υδρουντινού): « Διάλεξις κατά Ιουδαίων». Κριτική έκδοση. Athena,  L. Hoffmann: Der anti-jüdische Dialog Kata Iudaion des Nikolaos-Nektarios von Otranto. Universitätsbibliothek Mainz, Mainz, Univ., Diss., Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Homosexuality in a textual gap in what was going on in Italian Byzantine convents under Roman rules. Longobards being raped, or raping Greek monks. Nicola Nettario d’Otranto. Otranto. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Otranto” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice ed Ottaviano – collettivismo – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Modica). Filosofo. Grice: “Perhaps with Holllinghurst, and Hogarth, of course, Ottaviano is one of the few who have cherished in the analysis of ‘la curva’ or ‘la linea’ – and it has revived a debate which should fascinate a few!” Diplomatosi a Modica, si laurea a Milano. Straordinario di Storia della Filosofia a Cagliari, poi a Napoli, ottenne la cattedra, conseguendovi la libera docenza ne passò poi a Catania, dove fonda e diresse l'Istituto di Magistero, insegnandovi. Fonda la rivista “Sophia”. Grande conoscitore della filosofia del periodo medievale, di cui peraltro ritrova e studiò molte opere inedite, elaborò una propria teoria.  Delle due saggi, “Critica dell'Idealismo” (Napoli,) e “Metafisica dell'essere parziale” (Padova), la prima ma fu ben presto censurata e poi bruciata pubblicamente a causa della sua dura critica all'Idealismo di Gentile. Questa sua opposizione a Gentile, nonché le sue critiche a Croce, gli valeno dure vessazioni accademiche.  Compone inoltre un ampio e comprensivo Manuale di storia della filosofia (Napoli). Membro dell'Accademia d'Italia, si occupa, per primo, della filosofia di Gioacchino da Fiore, esaltato d’Aligheri nella Commedia, pubblicandone un saggio. Pubblica il codice di Oxford “Joachimi Abbatis Liber contra Lombardum,” che attribuì a qualche seguace della scuola di Fiore. Mentre celebrava, a Novara, Pietro Lombardo, riprese a parlare di Fiore, presentandolo come un romantico "ante litteram" e un fautore della nazione italiana. Segnalò pure due ignorati codici gioachimiti della biblioteca Casanatense di Roma, occupandosi altresì della condanna di Gioacchino da parte del Concilio Lateranense ed evidenziandone lo sgomento suscitato. Inoltre, nella rivista Sophia, diretta da lui ed allora edita dalla MILANI di Padova, diede spazio a vari studiosi gioachimiti. Sempre sull'argomento, ritenne dapprima Gioacchino un triteista, ma, dopo aver visionato le tavole del Liber figurarum, scoperto da L. Tondelli propese invece per un'ortodossia trinitaria. Fonda e diresse un partito nazionale d'impronta social-liberale, che però non ebbe seguito. Opere principali: Pietro Abelardo. La vita, le opere, il pensiero” (Poliglotta, Roma); “Il "Tractatus super quatuor evangelia" di Fiore, Archivio di filosofia, Padova, Testi medioevali inediti. Alcuino, Avendanth, Raterio, Anselmo d’Aosta, Abelardo, Incertus auctor” (Olschki, Firenze); Joachimi abbatis Liber contra Lombardum (Scuola di Gioacchino da Fiore), Reale Accademia d'Italia Studi e documenti, Roma, Un documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore” (Rondinella, Napoli); Pier Lombardo, in Celebrazioni piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro, Urbino); “Critica dell'Idealismo” (Rondinella, Napoli); “Metafisica dell'essere parziale” MILANI, Padova); “La tragicità del reale, ovvero la malinconia delle cose. Saggio sulla mia filosofia” (MILANI, Padova); Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note D. D'Orsi” (MILANI, Padova); E. Scarcella, Dizionario Biografico degli Italiani, D. D'Orsi, Il filosofo della quarta età: ricordo di Ottaviano, quotidiano “La Sicilia”, Catania, di. D.'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni fa moriva, quotidiano “La Sicilia”, Catania,. E. Scarcella,  Dizionario Biografico degli Italiani, stituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma,. Gioacchino da Fiore  Massimiliano Pace, Info Magazine. Grice: “I love Ottaviano: he had three main interests: philosophy, philosophy, and philosophy. More specifically, as a Sicilian he was not interested in Italian philosophy, which he found too continental; he loved a mediaeval – and he loved Gentile – he corresponded extensively with him! La visione cristiana di Ernesto Buonaiuti, F. Campitelli, Foligno 1924.   A proposito di un libro sul Prepositino, in «Rivista di filosofia neoscolastica», a. XX, 1928, pp. 366 – 371.  Traduzione, prefazione e note di: Anselmus Cantuariensis, Opere filosofiche, trad. pref. e note di C. Ottaviano, 3 vol., Carabba, Lanciano 1928.  Metafisica del concreto. Saggi di una Apologetica del Cattolicesimo, Angelo Signorelli editore, Roma 1929.  Ricerche lulliane, in «Estudis universitaris catalans», XIV, 1929, pp. 1 – 13.  Pietro Abelardo. La vita, le opere, il pensiero, Tipografia Poliglotta, Roma 1929.  Otto opere sconosciute di Raimondo Lullo, in «Rivista di cultura», maggio – giugno 1929, pp. 214 – 224; luglio – agosto 1929, pp. 289 – 296; tradotta in francese: L'Ars compendiosa de R. Lulle, avec une étude sur la bibliographie et le Fond Ambrosien de Lulle, Paris 1930; ristampata sempre in francese: L'Ars compendiosa de R. Lulle, avec une étude sur la bibliographie et le Fond Ambrosien de Lulle, par Carmelo Ottaviano, Librairie philosophique J. Vrin, Paris 1981.  Guglielmo d'Auxerre. La vita, le opere, il pensiero, Biblioteca di filosofia e scienze, Roma 1930.  A proposito di un libro su S. Anselmo, in «Rivista di filosofia neoscolastica», a. XXII, 1930, pp. 379 – 387.  I problemi del realismo, in «Giornale critico della filosofia italiana», n. 5, 1930.  Le “Quaestiones super libro Praedicamentorum” di Simone di Faversham, in «Memorie della R. Accademia dei Lincei» Serie VI, vol. III, fasc. IV, Roma 1930.  Traduzione, prefazione e note di: Tommaso d’Aquino, Saggio contro la Dottrina averroistica dell’unità dell’intelletto, Carabba, Lanciano 1930.  Traduzione, prefazione e note di: Tommaso d’Aquino, Saggio sull'essere e l'essenza e altri opuscoli, prefazione, traduzione e note critiche di C. Ottaviano, Carabba, Lanciano 1930.  Frammenti abelardiani, in «Rivista di cultura», fasc. 11, Prof. P, Loescher, Roma 1931, pp. 3 – 23.  Il "Tractatus super quatuor evangelia" di Gioacchino da Fiore, in «Archivio di filosofia», Parte I, Padova 1931, pp. 73 – 82.  Osservazioni critiche sui presupposti del problema della conoscenza. Il superamento dell'immanenza sulla base della nozione di individuo, in «Archivio di filosofia», n. 3, novembre 1931, pp. 35 – 47.  Il pensiero e il suo atto, in «Archivio di filosofia», n. 4, dicembre 1931, pp. 20 – 31.  La riforma della logica di Aristotele, in «Archivio di filosofia», n. 4, dicembre 1931.  Nota polemica, in «Rivista di cultura», n. 9 – 10, 1931.  Le opere di Simone di Faversham e la sua posizione nel problema degli universali, in «Archivio di filosofia», 1931.  Traduzione, curatela e note di: Tractatus de Universalibus attribuito a San Tommaso d’Aquino, a cura di C. Ottaviano, Reale Accademia d'Italia, Roma 1932.  Introduzione, traduzione, prefazione e note di: Anselmo d'Aosta, Il Monologio, Palermo 1932.  Antologia del pensiero medioevale. Per le scuole medie superiori, Ires, Palermo 1932.  Testi medioevali inediti. Alcuino, Avendanth, Raterio, S. Anselmo, Pietro Abelardo, Incertus auctor, a cura di Carmelo Ottaviano, Olschki, Firenze 1933.  Riccardo di San Vittore, la vita, le opere, il pensiero, in «Atti della Reale Accademia dei Lincei», IV, n. 4, 1933, pp. 411 – 541.  Traduzione, prefazione e note di: Bonaventura da Bagnoregio, Itinerario della mente verso Dio, traduzione, prefazione e note di C. Ottaviano, Antologia del pensiero medievale per le scuole medie superiori, Palermo 1933.  Il pensiero di Francesco Orestano, Ires, Palermo 1933.  Il superamento dell'immanenza in B. Varisco, in «Archivio di filosofia», n. 4, 1934.  Traduzione e note di: P. Abelardus, Epistolario completo. Contributo agli studi sulla vita e il pensiero di Pietro Abelardo, trad. it. e note critiche di C. Ottaviano, Ires, Palermo 1934.  Joachimi abbatis Liber contra Lombardum. La Scuola di Gioacchino da Fiore, a cura di Carmelo Ottaviano, Reale Accademia d'Italia - Studi e documenti, Roma 1934.  Critica del principio d'immanenza, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVI, 1934, p. 559 - 577.  Il perduto “Liber de potentia, obiecto et actu” di Lullo in un manoscritto romano, in «Estudis franciscans», luglio – dicembre 1934, pp. 257 – 268.  Un documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore nel 1215, Rondinella, Napoli 1935 (poi ripubblicato in "Siculorum Gymnasium", Università di Catania, 1949).  Storia, filosofia della storia, scienza della storia, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVII, 1935, pp. 67 – 81.  Un brano inedito della Philosophia di Guglielmo di Conches, A. Morano, Napoli 1935.  Il cosiddetto “riferimento necessario alla coscienza” nell'idealismo, in AA. VV., Atti del IX Congresso nazionale di Filosofia, (Padova 20 – 23 settembre 1934), Padova 1935, pp. 348 – 363.  Novità in filosofia, Milani, Padova 1935.  Pier Lombardo, in Celebrazioni piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro, Urbino 1936.  Critica dell'Idealismo, Rondinella, Napoli 1936. (Pubblicato nuovamente da Milani, Padova 1948)  Traduzione, prefazione e note di: Pietro Abelardo, L'origine delle monache; e La regola del Paracleto, traduzione, prefazione e note di Carmelo Ottaviano, Carabba, Lanciano 1936.  L'unica forma possibile di idealismo, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVIII, 1936, p. 47 – 64.  La scuola attualista e Scoto Eriugena, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVIII, 1936, pp. 142 – 151.  Riflessioni sulla polemica Orestano – Olgiati, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXIX, 1937, pp. 83 – 86.  Curatela di: T. Campanella, Epilogo magno (Fisiologia italiana). Testo inedito con le varianti dei codici e delle edizioni latine, a cura di C. Ottaviano, Reale Accademia d'Italia, Roma 1939.  Kritik des Idealismus, mit einer Einfuhrung von Fritz-Joachim Von Rintelen: Realismus-Idealismus?, Aschendorff, Munster 1941.  Metafisica dell'essere parziale, MILANI, Padova 1942.  L'unità del pensiero cartesiano e il cartesianesimo in Italia, MILANI, Padova 1943   Scritti (1928 – 1945) con 327 giudizi della critica italiana e straniera, Tipografia agostiniana, Roma 1946.  Panteismo o trascendenza, in «Humanitas», n. 42, 1949.  Il problema morale come fondamento del problema politico, Milani, Padova 1952.  L'idealismo trascendentale e la metafisica classica, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», XLV (1953), pp. 535 – 570.  La soluzione scientifica del problema politico, Rondinella editore, Napoli 1954.  Le incertezze della scienza moderna, Padova 1959.  Progetto di un disegno di legge per salvare la Democrazia dalla dittatura, MILANI, Padova 1961.  Dalla democrazia ingenua alla democrazia critica, MILANI, Padova 1961.  Che cosa è il social-liberalismo, MILANI, Padova 1962,  Lineamenti programmatici per una riforma della scuola italiana, MILANI, Padova 1962.  Presentazione di: Agostino Sepinski, Cristo interiore secondo San Bonaventura, presentazione C. Ottaviano. trad. di suor M. Luisa Orgiani, Politica popolare, Napoli 1964.  La tragicità del reale, ovvero la malinconia delle cose. Saggio sulla mia filosofia, MILANI, Padova 1964.  Critica del socialismo: ossia Introduzione alla teoria della proprietà per tutti, MILANI, Padova 1964.  Introduzione alla teoria delle proprietà per tutti, ovvero la mia soluzione al problema economico-politico, MILANI, Padova 1968.  Didattica e pedagogia. Ovvero la mia riforma della scuola, MILANI, Padova 1968.  La legge della bellezza come legge universale della natura. Considerazioni teoretiche e applicazioni pratiche, MILANI, Padova 1969.  Manuale di Storia della filosofia, 3 vol., La Nuova Cultura, Napoli 1970.  Manuale di storia della filosofia e della pedagogia, La Nuova Cultura, Napoli 1972.    Appunti di pedagogia contemporanea, 1974  Personalismo e collettivismo. Introduzione alla teoria della proprietà privata per tutti, Solfanelli, Chieti 1978.  Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note a cura di Domenico D'Orsi, MILANI, Padova 1999.     «Sophia: fonti e studi di storia della filosofia» Da a. 1, n. 1 (gen./mar. 1933) A a. 41, n. 1/4 (gen./dic. 1973).- Palermo: Ires, 1933-1973. - 39 v. Trimestrale. Il complemento del titolo varia in: rivista internazionale di fonti e studi di storia della filosofia; poi in: rassegna critica di filosofia e storia della filosofia. Luogo ed editore variano in: Napoli, A. Rondinella; poi in: Padova, Milani. Alcuni degli articoli più significativi scritti da Ottaviano per Sophia:  Le «rationes necessariae» in S. Anselmo, in Questioni e testi medievali , in «Sophia», n. 1, 1933, pp. 92 – 97. Novità abelardiane, in Questioni e testi medievali , in «Sophia», n. 1, 1933, pp. 99 – 101. Storicismo attualista, in «Sophia», n. 2, 1933, pp. 135 – 143. Storicismo attualista, seconda puntata, in «Sophia», n. 1, 1934, pp. 149 – 164. Controversie medievali. A proposito della paternità tomistica di un “Tractatus de universibus”, e della data del “De unitate intellectus”, in «Sophia», n. 1, 1935, pp. 134 – 140. Intorno al IX Congresso nazionale di Filosofia di Padova, in «Sophia», n. 2, 1935, pp. 285 – 287. Intorno alla critica dell'immanenza, in «Sophia», n. 2, 1935, pp. 288 – 290. Critica del principio di immanenza, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935, pp. 543 – 569. A proposito della storia, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935, pp. 613 – 617. I grandi idealisti contemporanei, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935. L'idealismo sulla via di Damasco, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935. Contraddizioni idealistiche, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935. La fondazione del realismo, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Postilla alla “Difesa del principio di immanenza”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Postilla a “Immanenza, idealismo e realismo”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Idealisti per forza, in «Sophia», n. 1 – 2, 1937. Ancora sulla fondazione del realismo, in «Sophia», n. 3, 1937. Fanatismo idealista, ovvero l'agonia dell'Idealismo, in «Sophia», n. 3, 1937. Nuova illustrazione del documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore nel 1215. Postilla, in «Sophia», n. 3, 1937, pp. 360 – 365. Intorno all'idealismo e al realismo, in «Sophia», n. 4, 1937. Postilla all'art. di Chiocchetti: “A proposito dell'idealismo di C. Ottaviano”, in «Sophia», n. 3, 1939. Anti-moderno, in «Sophia», n. 3, 1939, pp. 265 – 281. Intorno alla critica all'idealismo, in «Sophia», n. 2, 1940. Intorno alla valutazione della filosofia moderna, in «Sophia», n. 4, 1940, pp. 483 – 506. La teoria delle “species” e l'idealismo immanentistico, in «Sophia», n. 1, 1943. La natura della sensazione e la fondazione del realismo, in «Sophia», n. 3, 1946. Referendum ai nostri Lettori in occasione della ripresa delle Rivista, in «Sophia», n. 1 – 2, 1944 – 45 – 46. Francesco Orestano [1873 – 1945], in «Sophia», n. 12 – 13 – 14, 1944 – 45 – 46. Il vero significato della relatività galileiana nel movimento, in «Sophia», n. 3 – 4, 1947, pp. 285 – 330. Natura pura e soprannaturale, in «Sophia», n. 2, 1949. I fondamenti logici della relatività, in «Sophia», n. 1, 1950, pp. 37 – 50. Gli argomenti probativi dell'evoluzionismo, in «Sophia», n. 2, 1950. Intorno al significato storico dell'idealismo italiano, in «Sophia», n. 1, 1951. Intorno alla legge di conservazione dell'energia, ossia del materialismo, in «Sophia», n. 1, 1951. Intuizionismo e logicismo in matematica, in «Sophia», n. 3 – 4, 1951, pp. 342 – 345. Intorno alla gratuità dell'ordine soprannaturale, in «Sophia», n. 1, 1952, pp. 39 – 45. Postilla a E. Riverso, Aporie e difficoltà del Positivismo logico, in «Sophia», n. 2, 1953. Valutazione critica del pensiero di B. Croce. 1) L'estetica, in «Sophia», n. 1, 1954. Valutazione critica del pensiero di B. Croce. 2) Lo storicismo assoluto, in «Sophia», n. 1, 1954. Bilancio di Benedetto Croce, in «Sophia», n. 2 – 3, 1954. Einstein filosofo, in «Sophia», n. 3 – 4, 1954, pp. 260 – 274. Giudizio intorno alla Logistica, in «Sophia», n. 1, 1956. Logica, matematica, poesia, in «Sophia», n. 1 – 2, 1957, pp. 3 – 32. Crolla l'idolo einsteiniano, in «Sophia», n. 2, 1960, pp. 213 – 217. Il “compagno Scioccherellov”, ossia la tragicommedia del comunismo, in «Sophia», n. 3 – 4, 1960, pp. 450 – 453. Mi intrattengo ancora con il “compagno Scioccherellov”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1961, pp. 358 – 359. “Individui di tutto il mondo unitevi”, ossia Critica della democrazia come idea-forza, in «Sophia», n. 2 – 3, 1961. Giudizio su Benedetto Croce come uomo politico, in «Sophia», n. 4, 1961. L'assalto alla diligenza, ossia la scuola privata ecclesiastica e laica all'assalto del tesoro della Stato, in «Sophia», n. 4, 1961, pp. 437 – 439. Difesa della scuola statale, ossia l'Antistato contro lo Stato, in «Sophia», n. 1 -2, 1962, pp. 25 – 50. L'“ordine della scuola italiana”, in «Sophia», suppl. n. 2 al n. 1 -2, 1962. In difesa dell'umanità Abbasso gli scienziati, viva i filosofi!, in «Sophia», n. 1 -2, 1965. Come integrare la dottrina relativistica di Einstein, in «Sophia», n. 3 -4, 1966, pp. 233 – 274.    Scritti sull'autore  AA. VV., Carmelo Ottaviano nella filosofia del Novecento, Atti dei convegni tenuti a Milano e Catania nel 2007, a cura di Francesco Rando e Francesco Solitario, Prometheus, Milano 2008.  A. Cartia, Tempo, memoria e infinito. I temi del tragico nell'opera di Carmelo Ottaviano, a cura di Alessandro Ghisalberti e Francesco Rando, Prometheus, Milano 2013.  G. Bontadini, Dall'attualismo al problematicismo, Brescia 1950, p. 146.  F. Coniglione, «Sophia». Nel segno di Ottaviano: una rivista a tutto campo, in AA. VV., La cultura filosofica italiana attraverso le riviste, a cura di Piero Di Giovanni, Franco Angeli, Milano 2006, pp. 89-124.  B. Croce, Conquiste filosofiche a passo di carica e a suon di tromba, in «La Critica», XL, 1942, pp. 173 – 174.  D. D'Orsi, Il filosofo della quarta età: ricordo di Carmelo Ottaviano nel trigesimo della morte, quotidiano “La Sicilia”, Catania, del 23/02/1980.  D. D'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni fa moriva il filosofo Carmelo Ottaviano, quotidiano “La Sicilia”, Catania, del 24/01/1984.  D. D’Orsi, Appunti autobiografici ed evoluzione filosofica di Carmelo Ottaviano, in Archivium Historicum Mothycense, V (1999), pp. 57 – 68.  D, D’Orsi, Metamorfosi di un'opera quale compendio di una vita filosofica, Introduzione a Carmelo Ottaviano, Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note a cura di Domenico D'Orsi, MILANI, Padova 1999.  A. Del Noce, Il problema dell'ateismo, Teismo e Ateismo politici: postulato del Progresso e postulato del Peccato, Il Mulino, Bologna 1964, pp. 519 – 520 n. 8.  A. Del Noce, Giovanni Gentile, Il Mulino, Bologna 1990, pp. 35 – 36 n. 24.  R. Di Tommasi, Compendio di una vita filosofica: Carmelo Ottaviano, in Voci dal Novecento, a cura di Ivan Pozzoni, Limina Mentis Editrice, Villasanta 2010, pp. 331-378.  C. Ferro, L'«antimoderno» di Carmelo Ottaviano, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», XXXII (1940), pp. 492 – 496.  E. Garin, Cronache di filosofia italiana 1900/1943, laterza, Bari 1966, p. 460.  V. Mathieu, La filosofia del Novecento. La filosofia italiana contemporanea, Le Monnier, Firenze 1978, pp. 116 – 117.  C. Mazzantini, La riduzione ad absurdum dell'immanenza gnoseologica, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», Anno XXVI, Fascicolo III, maggio 1934, Vita e Pensiero, Milano.  P. Mazzarella, Il contributo di Carmelo Ottaviano agli studi di filosofia medievale, in «Sophia», n. 3 – 4, 1956, pp. 334 – 376.  P. Mazzarella, Tra finito e infinito. Saggio sul pensiero di Carmelo Ottaviano, Milani, Padova 1961.  P. Mignosi, Carmelo Ottaviano, in «La Tradizione», n. V – VIII, 1929.  F. Minazzi, Il principio di immanenza nel dibattito filosofico italiano degli anni Trenta: il confronto tra Giulio Preti e Carmelo Ottaviano, in numero monografico de «Il Protagora», Aspetti e problemi della filosofia italiana contemporanea, a cura di Antonio Quarta, XXVIII-XXIX, gennaio 1988 - dicembre 1989, IV serie, nn. 13-16, pp. 245-274.  E. Scarcella, «OTTAVIANO, Carmelo» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 2013.  M. F. Sciacca, Di una recente critica del principio di immanenza, in «Ricerche filosofiche», anno V, fasc. II, 1935, pp. 127 – 133.  M.F. Sciacca, Il secolo XX, Bocca, Milano 1942, vol. I, p. 665 n

 

 

 

Ottaviano. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ottaviano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741935518/in/datetaken/+

 

 

Grice e Pace – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Berga). Filosofo. Grice: “I love the fact that Pace, like me, is a Protestant, and married one! This should deduce the defeasibility of non-monotonicity: ‘all Italians are Catholic;’ he surely wasn’t --- and neither is Speranza, or Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!”  Grice: “I love Pace – in a way he reminds me of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A good thing about Pace is that he stopped saying that he was commenting on Aristotle – his Casaubon edition is still very readable – and tried to compose his own ‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made Pace a logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher. Studia a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione riformata e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si rifugiò a Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore. Tradusse Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius analyticus.” A Ginevra sposò Isabella Venturina, protestante originaria di Lucca.  Ottenne la cattedra  a Heidelberg. Pronuncia una famosa prolusione, “De iuris civilis difficultate ac docendi method”. Fu coinvolto in una polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di Istituzioni alla quale aspirava, accusò Pace di averlo boicottato e gli rivolse delle offese in un componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo denunciò davanti al Senato accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg per Altdorf. Ebbe anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg per le sue simpatie per il Ramismo  Insegnò a Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence. Rese pubblica la sua abiuria al protestantesimo; quell'anno ebbe la cattedra a Padova e scrisse “De Dominio maris Adriatici”, un'opera a favore della Repubblica di Venezia che gli valse anche il cavalierato. La sua edizione dell'Organon di Aristotele, fu inclusa in un'edizione  delle opere di Aristotele edita da Casaubon ed ebbe ampia diffusione. Pubblicò a Sedan le “Institutiones logicae” e a Francoforte il suo importante commento In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum, Commentarius Analyticus.  Saggi: “De dominio maris Adriatici” (Imp. Caes. “Iustiniani Institutionum libri IV, Adnotationibus ac notis doctiss. scriptorum illustrati & adaucti. Quibus adiunximus appendicis loco, leges XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX adnotatos; Caii libros II Institut. Studio & opera Ioannis Crispini At. In ac postrema editione accesserunt” Ginevra: apud Eustathium Vignon). Ἐναντιόφαν. seu Legum conciliatarum centuriae III, Spirae: typis Bernardi Albini, De rebus creditis, seu De obligationibus qua re contrahuntur, et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis, Commentarius; accesserunt tres indices, Spirae Nemetum: apud Bernardinum Albinum, “Tractatus de contractibus et rebus creditis, seu de obligationibus quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius. Accesserunt tres indices, vnus titulorum, eo quo explicantur ordine descriptorum, alter eorundem titulorum ordine alphabetico, tertius rerum & verborum in toto opere memorabilium, Parisiis: apud Franciscum Lepreus, Isagogica in Institutiones imperiales,  Lyon, Barthélemy Vincent, Oeconomia iuris utriusque, tam civilis quam canonici,  Lyon, Barthélemy Vincent, Methodicorum ad iustinianeum Codicem libri,  Lyon, Barthélemy Vincent, Analysis Codicis, Lyon, Barthélemy Vincent, Artis Lullianae emendatae libri IV Quibus docetur methodus, ad inueniendum sermonem de quacumque re, Valentiae: apud Petrum Pinellum, De dominio maris Hadriatici, Lyon, Barthélemy Vincent. Benedictis, «Gentili, Scipione, Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza, dimostrazione e metodo in un maestro aristotelico dell'età di Galilei: “Profezia e ragione” (Napoli, Morano); Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Operum Aristotelis”. Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. G. Acquaviva e TuScovazzi, Il dominio di Venezia sul mare Adriatico” (Milano: Giuffrè); A. Franceschini, Giurisprudenza, Venezia: Officine Grafiche di Carlo Ferrari,  Philippe Tamizey de Larroque, Jules Pacius de Beriga: compte-rendu du mémoire de M. Ch. Revillout avec documents inédits, Paris: V. Palmé,  Marine Bohar, « Giulio Pace da Beriga et sa De iuris civilis difficultate ac docendi methodo oratio. Présentation et traduction », Revue d'Histoire des Facultés de Droit. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Grice: “A very systematic logician, and especially interesting being from Vicenza. In fact, he came from Berga, the centre of Vicenza. Quite unlike our Occam who came from Surrey! My special interest is in the particular treatment of ‘interpretatio’ in general. He is one of the licei, i. e. peripathetics, which is nice. By interpretatio in general he means ‘hermeneia’. And he distinguishes then between the MATERIA – of the vehicle of expression, say, the physical sound – ‘vox’ – or any other physical channel one uses to signify something – and the FORM, the signatum itself. The term he uses is “NOTA”, so a particular bit of something – say, a tear – is a SIGN or NOTA of some affection (pathos) in the soul. From there he builds his whole system of communication. There are two types of NOTA, in terms of subject-predicate terministic logic – conjoined by the copula. He is a practical logician and does not much dwell on the topic of what relation this “NOTARE” is – But he does make the usual point that while a THING (res) gets ‘notated’ by an idea (or passion) in the soul – this notatio is ‘naturalis’. Whereas the notatio between a particular physical bit (say, a tear) and some idea or passio of the soul is artificial, as any cocrodile knows!” -- Opere. Keywords: dialettica, Aristotele, Porfirio, Boezio, categoria, praedicamentum. Giulio Pace. Pace. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pace” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692091995/in/photolist-2mPSXPb-2mPVkio-2mPQGvz-2mPKvMM-2mPAuFE-2mPiqeP-2mNzeEc-2mNaHiH-2mN8Hgb-2mN35cA-2mLLZRD-2mLFz5i-2mLGod1-2mKFrQ6-2mLGv16-2mKQW9n-2mPq5pS-2mKG3XG-2mPs71e-2mKMjs5-2mKC3nj-2mKCnei-2mKyErQ-2mPE3Bq-2mKRu2r-2mKCfz1-DhRHD2-jgWnTm-jhFt4p-jhJqzU-hSTpSd-Eoj4SX-DvhhWW-CfbuaM-CntuMM-nBVxwm-nBVKvy

 

Grice e Paci – relazione – filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Monterado). Filosofo. Grice: “Paci’s essay on Vico by far exceeds anything that Hampshire wrote about him – magnificent title, too, “ingens sylva.” -- “There are many things I love about Paci: first, he adored Jabberwocky, as he states in his “Il senso delle parole.” Second, he loved Russell’s theory of relations, as he states it in “Relazione e significati.” Third, he agrees with me that Heidegger is the greatest philosopher of all time, as he states in his masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say, with a smile, that it was ironic that he was born in Monterado and that he had written an essay on ‘Il nulla,’ seeing that “Monterado is, today, well, il nulla.”” Italian essential philosopher «Avevo ben presto compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente con chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.»  (Carlo Sini). Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e dell'esistenzialismo in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona), intraprese gli studi elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse al corso di filosofia dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo soprattutto le lezioni di Adolfo Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi alla rivista Orpheus. Si trasferì dopo due anni all'Università degli Studi di Milano dove divenne allievo di Antonio Banfi, con il quale si laureò nel novembre del 1934 discutendo una tesi dal titolo Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone. Collabora alla rivista Il Cantiere.  Nel 1935 iniziò il servizio militare nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene congedato. Richiamato nel 1943 come ufficiale allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne catturato in Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il campo di prigionia di Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di Wietzendorf, qui ebbe modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in quella sede a leggere Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica di Edmund Husserl e a costruire un rapporto di amicizia.  Incominciò la sua carriera di docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia, mentre, a partire dall'anno accademico 1957-1958, successe a Giovanni Emanuele Barié all'Università Statale di Milano.  Dopo aver inizialmente collaborato con la rivista Filosofia, nel 1951 fondò la rivista aut aut, che diresse fino al 1976; il periodico costituisce una testimonianza dei suoi variegati interessi letterari e culturali. Il nome della rivista richiama dei testi più famosi del filosofo danese Søren Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo nel suo proposito di accogliere l'irriducibile paradossalità dell'esistenza e l'ostacolo che questa impone al sapere.  Tra i suoi allievi più famosi ricordiamo Giovanni Piana, Carlo Sini, Salvatore Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario Vegetti, Guido Davide Neri.  Pensiero Carlo Sini individua l'inizio dell'intera speculazione filosofica di Paci già a partire dalla sua tesi di laurea: in alcune frasi della breve Prefazione vediamo il filosofo marchigiano, ancora ventitreenne, esprimere una specifica interpretazione della filosofia dell'esistenza, dimostrando già un grado elevato di comprensione del proprio tempo e delle proprie inclinazioni.  L'esistenzialismo Paci giunge perciò all'esistenzialismo attraverso lo studio di Platone. Base dell'esistenzialismo di Paci è la relazione, intesa come condizione di esistenza di tutti gli avvenimenti che costituiscono il mondo. Evento è anche l'io, che si conosce come esistenza finita ed empirica in rapporto ad altre esistenze. Dalla pura condizione esistenziale del fatto, attraverso la conoscenza, Paci definisce la condizione dell'uomo come personalità morale.  L'io conoscente è la chiara forma della legge morale che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto singolo come soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di irreversibilitàche, insieme al principio di indeterminazione (impossibilità che il conoscente si conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente), è uno dei punti di riferimento del sistema di Pacila forma non è mai definitiva, e al contempo ogni questione risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il realizzarsi dell'esistente "uomo" nella forma significa un continuo progresso che va dal passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente, verso il futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso e arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il male.  Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di Paci parte dalla consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra "singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa "mancanza" eterna, questo limite, è nello stesso tempo una risorsa: il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto confrontato con un altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e identità al nostro io, e questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a stringere "relazioni".  Da qui si possono capire le due definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello stesso filosofo che definiva il suo pensiero come relazionismo, e l'altra invece di Nicola Abbagnano, che lo definì "esistenzialismo positivo": positivo proprio perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base dell'esistenza in una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità. La vita umana per Paci si fonda infatti su un bisogno (bisogno di senso nel tempo, bisogno di altro); questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale, che implica un consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una possibilità, una possibilità di "salvarsi" dall'insensatezza (o di provarci, quantomeno), e tale possibilità si trova nel lavoro. Il lavoro esistenziale (inteso come l'impegno che si investe nel condurre la propria vita) può infatti essere orientato dalla consapevolezza e dal continuo impegno intellettuale di ricerca di senso anche e soprattutto mediante la relazione. Questa ricerca di senso si traduce, alla base, nell'esercizio dell'epoché.  L'epoché Termine fondamentale della filosofia di Husserl, filosofo che Paci ebbe come punto di riferimento per tutta la vita, l'epoché si traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone un abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad utilizzare. In questo senso è emblematico l'episodio che Paci stesso racconta riguardo al suo approccio all'epoché. Studente di filosofia, si recò nell'ufficio di Antonio Banfi (il suo "maestro" per eccellenza) per chiedere spiegazioni sul concetto di epoché. Banfi gli chiese di descrivere un vaso che si trovava lì vicino a loro. Tuttavia, qualunque definizione Paci provasse a dare (colore, forma geometrica, uso) cadeva in una categoria di giudizio posteriore all'oggetto stesso, o comunque soggettiva (il colore dipende dalla luce, la forma geometrica si rifà a categorie astratte che l'uomo ha inventato, l'uso è indipendente dall'oggetto stesso).  L'epoché, quindi, si costituisce come ricerca di una visione "originaria". Compito difficilissimo (Husserl lo definiva impossibile ed inevitabile), l'esercizio dell'epoché non si deve tradurre in un'impossibilità di giudizio, ma nella consapevolezza che qualunque giudizio è parziale, soggettivo. Se applicata alla vita, all'esistenza, l'epoché si traduce in una continua ricerca dell'originario, della verità, di una verità ulteriore che si annida nel mondo, negli altri, negli oggetti, nei luoghi, in tutto ciò che forgia la nostra esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e che si annida nel percorso stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella capacità di creare relazioni autentiche. In Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Paci individua nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando la ridotta disamina del concetto da parte di Martin Heidegger ed Emmanuel Lévinas, che lo considerarono come se si trattasse di un metodo puramente gnoseologico.  Relazione e riflessione La relazione è per Paci qualcosa di fondamentale e ulteriore dotato di un profondo significato esistenziale. Paci scriveva che la relazione prescinde i due soggetti che la intrecciano: è un concetto "nuovo", "terzo", che è tanto più significativo quanto più i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e dal lavoro di riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata, resa e mantenuta continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione infine, come salvezza dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il passato per ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro di un progetto. Epoché, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il lavoro esistenziale di ricerca di senso.  La filosofia di Paci si traduce dunque in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa capovolgere la situazione tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno. In questo Paci si distanzia da Jean-Paul Sartre e dalle conclusioni del filosofo francese, che Paci ammirava e considerava uno stimolo continuo per la sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente nell'investigazione filosofica di Paci (ancor di più nell'ultima parte della sua vita), rimane punto essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una verità ulteriore.  Opere: “Il Parmenide di Platone” (Milano_ (cf. L. Speranza, “Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone”).  Principato, “Principii di una filosofia dell'essere” (Modena, Guanda); “Pensiero, esistenza e valore” (Milano-Messina, Principato); “L'esistenzialismo” (Padova, MILANI); “Esistenza ed immagine” (Milano, Tarantola); “Socialità,” Firenze, Le Monnier, “Ingens Sylva: saggio sulla filosofia di Vico,” Milano, Mondadori, “Filosofia antica”, Torino, Paravia, “ Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, “L'esistenzialismo,” in Luigi Rognoni e Enzo Paci, L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in Andrea Biraghi, “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, “Tempo e verità nella fenomenologia,” Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano, Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier Aldo Rovatti, Milano, Bompiani,. Note  Sini22.  Civita.  Sini.  Pecora356.  Storia, aut aut. 5 luglio.  Vigorelli.  Paci.  Alfredo Civita,  degli scritti di Enzo Paci, Firenze, La Nuova Italia, Andrea Di Miele, La cifra nel tappeto: note su Paci interprete di Vico, in Bollettino del Centro di studi vichiani. Anno XXXVII, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Paolo Ercolani, Enzo Paci, il caldo romanzo di una prassi teorica, in Il manifesto, Costantino Esposito, Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi dell'idealismo e l'arrivo dell'esistenzialismo in Italia, in Il contributo italiano alla storia del Pensier oFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tempo e verità nella fenomenologia di Edmund Husserl, Bari, Laterza, M. Pecora, La cultura filosofica italiana attraverso le riviste, in Rivista di storia della filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di Enzo Paci, in L'Unità,Giuseppe Semerari, L'opera e il pensiero, in Rivista Critica di Storia della Filosofia, C. Sini, Enzo Paci. Il filosofo e la vita, Milano, Feltrinelli, C. Sini,  Enciclopedia ItalianaIV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Vigorelli, L'esistenzialismo positivo Milano, Franco Angeli, 1987. Amedeo Vigorelli, La fenomenologia husserliana Milano, Franco Angeli, aut aut Edmund Husserl Esistenzialismo Scuola di Milano Enzo Paci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Contributo per una nuova cultura, Saggiatore; Cenni per un nostro clima, Orpheus, Problema dei giovani. Orpheus », n. 3, pp. 2-4. 3304 - In margine a un'inchiesta, « Orpheus, Appunti per la definizione di un atteggiamento, Orpheus, B. Croce, Poesia popolare e poesia d'arte, Bari 1933, « Orpheus, Il nostro realismo storico, « Il cantiere », anno I, n. 4, 24 marzo. 3402 - Valore della polemica per il realismo, « Il cantiere, Dialettica, metodo diairetico e rettorica nel Fedro di Platone, « Archivio di storia della filosofia, Arte e decadentismo,  Libro e moschetto, Nota sull'ultimo Thomas Mann, « Nuova Italia, ósi - Nota sull'Etica di Max Scheler (prima parte), « Nuova Italia, La filosofia del dolore, « Meridiano di Roma », n. 37, p. 5. 3703 - La filosofia della vita, « Meridiano di Roma », n. 42, p. 8. 3704 - La vita contro lo spirito, « Meridiano di Roma », n. 47, p. 10. 3705 - Filosofia dell'immanenza, «Meridiano di Roma, Il mondo come induzione nemica, Torino 1937, «Meridiano di Roma», n. 39, p. 11. 1938 3801 - Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone, Messina- Milano, Principato, pp. 270. Indice: parte prima: I) I dialoghi giovanili fino al Cratilo; II) Il Fedone, il Simposio, il Fedro; III) La Repubblica. Parte seconda: I) La prima parte del Par­ menide; II) La seconda parte del Parmenide. Parte terza: I) Il Teeteto. Parte quarta: I) Il Sofista; II) Politico, Filebo, Timeo e le idee numeri. 3802 - Filosofia della natura e filosofia della scienza, « Rivista di filo­ sofia », n. 2, pp. 161-174. Ristampato in 3901, parte prima cap. IV. 3803 - Una metafisica dell'individualità a priori del pensiero, « Logos », n. 1, pp. 105-118. 3804 - Nota sull'Etica di Max Scheler (seconda parte), « Nuova Ita­ lia, Disegno di una problematica del trascendentale anteriore al pen­   siero moderno, « Archivio di storia della filosofia », n. 6, pp. 359-374. 3806 - La scuola di Marburgo, « Meridiano di Roma », n. 9, p. 1. 3807 – Appunti, Vita giovanile », anno I, n. 8, 15 maggio. 3808 - Orientamenti del pensiero contemporaneo, « Vita giovanile », anno I, n. 9, 31 maggio. 3809 - La logica del tuono, « Vita giovanile », anno I, n. 11, 30 giu­ gno. 3810 - L'idealismo di A. Banfi, « Vita giovanile », anno I, n. 12, 15 luglio. 3811 - Marconi genio latino, in Liceo scientifico G. Marconi di Parma. Annuario, anno scolastico 1936-37, Parma. 3812 - B. Spinoza, Ethica (passi scelti, collegati e tradotti), introdu­ zione e note di E. Paci, Milano-Messina, Principato. 3813 - Ree. di F. Lombardi, Kierkegaard, Firenze 1936, «Nuova Ita­ lia; Principi di una filosofia dell'essere, Modena, Guanda, pp. 317. Indice: Parte prima: I) La dialettica dell'essere; II) Il pro­ blema della fenomenologia; III) Il mondo ideale e la deduzione dell'unità e del molteplice; IV) Filosofia della natura e filosofia della scienza. Parte seconda: I) La natura come esistenza; II) L'esistenza dell'uomo; III) La scelta e la vita degli altri. Parte terza: I) L'essere spirituale; II) La filosofia e le forme dello spirito; III) La vita morale; IV) La vita dell'arte; V) La vita religiosa; Orientamenti del pensiero contemporaneo, DOTTRINA FASCISTA, II senso della storia, « Corrente di vita giovanile », anno II, n. 10, 31 maggio.   3904 - 4001 - Parole di Antonio Pozzi, « Corrente di vita giovanile », anno II, n. 13, 15 luglio. 1940 Pensiero, esistenza e valore, Messina-Milano, Principato, pp. 195. Indice: I - L'atto come problema; II - Idea e fenomeno­ logia della ragione; I I I - Temi fondamentali del pensiero di Husserl; IV - La filosofia dei valori; V - Il pensiero di Lask; VI - Scheler e il problema dei valori; VII - Personalità ed esi­ stenza nel pensiero di Kierkegaard; VIII - Il problema dell'e­ sistenza; IX - Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers; X - Umgreifende e comunicazione nel pensiero di Jaspers; XI - Jaspers e lo scacco del pensiero; XII - Esteriorità ed interio­ rità - XIII - La vita come ricerca; XIV - Valori ed opere; XV - Concretezza e dialettica dell'essere; XVI - La struttura dell'esi­ stenza. Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers: prima parte, La coscienza infelice, « Logos », n. 1, pp. 187-198. Seconda parte, L'Umgreifende, « Logos; La comunicazione, « Logos », n. 3, pp. 494-505. Ristampato in 4001, capp. IX, X, XI. Il problema dell'esistenza, « Studi filosofici », n. 1, pp. 93-105. Ristampato in 4001, cap. Vili. Studi su Kierkegaard, « Studi filosofici », nn. 2-3, pp. 279-291. Ristampato in 4001, cap. VII. L'atto come problema, « Studi filosofici », nn. 2-3, pp. 220- 229. Ristampato in 4001, cap. I. Arte, esistenza e forme dello spirito, « Studi filosofici », n. 4, pp. 388-417. Ristampato in 5001, cap. II. Gli studi di filosofia, « Meridiano di Roma », n. 45, p. X. U. Spirito e la filosofia dell'esistenza, « Meridiano di Roma, - Esistenzialismo gnoseologico, « Corrente di vita giovanile, Presentazione di K. Jaspers, « Corrente di vita giovanile; F. Nietzsche, Antologia, introduzione (pp. 1-108) e scelta di E. Paci, Milano, Garzanti. Platone, Teeteto, introduzione, traduzione e note di E. Paci, Milano, Mondadori. Ree. di A. Guzzo, Sic vos non vobis, Napoli 1939-40, « Studi filosofici», nn. 2-3, pp. 309-312. Ree. di G. Della Volpe, Critica dei principi logici, Messina 1940, « Studi filosofici », nn. 2-3, pp. 312-314. Ree. di N. Abbagnano, La struttura dell'esistenza, Torino 1939, « Studi filosofici », n. 4, pp. 431-434. Ree. di M. Sciacca, La metafisica di Platone, Napoli 1939, « Studi filosofici », n. 4, pp. 434-436. 1941 Il significato storico dell'esistenzialismo, « Studi filosofici », n. 1, pp. 134-150. Ristampato in 5001, cap. I. L'uomo qualunque, « Meridiano di Roma », n. 27, p. 3. Difesa della filosofia, « Atti dell'VIII Congresso di Studi Filo- sofici », a cura del Centro Didattico di Padova, Padova, Prov- veditorato. Romanticismo e antiromanticismo, « Architrave », anno I, n. 8, 1 luglio. Platone, Fedro, introduzione e commento di E. Paci, Torino, Paravia. 1942 4201 - Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel, « Studi filosofici, Personalità e forme dello spirito, in AA. VV., Studi critici, Mi- lano, Bocca, pp. 127-141. 4203 - L'attualità di Platone, in AA. VV., L'attualità dei filosofi clas- sici, Milano, Bocca, pp. 63-67. 4204 - Il significato pedagogico dell'esistenzialismo, « Tempo di scuo- la », agosto-settembre, pp. 670-674. 4205 - Ancora sull'esistenzialismo, « Gazzetta del popolo », 19 settem- bre, p. 3. 4206 - 4207 - 4208 - 4209 - 4210 - 4301 - 4302 - 4303 - 4304 - M. Heidegger, Che cosa è la metafisica, introduzione e tradu- zione di E. Paci, Milano, Bocca. L'introduzione è stata ristam- pata in 5001, cap. V. K. Jaspers, Ragione ed esistenza, prefazione e traduzione di E. Paci, Milano, Bocca. Ree. di A. Pellegrini, Novecento tedesco, Milano 1942, « Pri- mato », n. 21, p. 397. Ree. di U. Spirito, La vita come arte, Firenze 1942, « Prima- to », n. 22, p. 413. Ree. di P. Carabellese, Che cosa è la filosofia, Milano 1942, « Primato », n. 24, p. 456. 1943 L'esistenzialismo, Padova, Milani, pp. 67. Indice: I - Premes- se; II - Kierkegaard; III - Nietzsche; IV - Heidegger; V - Jaspers; VI - Abbagnano; VII - Conclusione; V i l i - Nota bi- bliografica. Socialità della nuova scuola, Firenze, Le Monnier. L'esistenzialismo in Italia, a cura di N. Abbagnano e E. Paci, « Primato », n. 1, 1 gennaio 1943, pp. 2-4. Il cavaliere la morte e il diavolo, « Tempo di scuola », febbraio, pp. 255-260.   1946 4601 - Th. Mann e la musica, « Rivista musicale italiana », n. 1, pp. 88-111. Ristampato in 4701, cap. V e in 6502, parte seconda, cap. I. 4602 - Th. Mann e la filosofia, «Studi filosofici», n. 2, pp. 97-114. Ristampato in 4701, cap. II e in 6502, parte seconda, cap. II. 4603 - Metodologia e metafisica, « Studi filosofici », nn. 3-4, pp. 205- 212. 4604 - Nascita e immortalità, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il proble­ma della immortalità; L'uomo tra razionalismo e romanticismo, « Costume », n. 2, pp. 40-49. L'uomo di Platone, « Costume », n. 3, pp. 8-18. Ree. di L. Scaravelli, Critica del capire, Firenze 1942, « Co­ stume », n. 3, pp. 121-127. 1947 Esistenza ed immagine, Milano, Tarantola, pp. 198. Indice: I - Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la filosofia; III - Verità ed esistenza in T. S. Eliot; IV - Rilke e la nascita della terra; V - Valéry o della costruzione; VI - L'uo­ mo di Proust. I capitoli I e II sono stati ristampati rispettiva­ mente come cap. I e cap. II della seconda parte di 6502. I ca­ pitoli III, IV, V, VI sono stati ristampati rispettivamente come cap. II della prima parte, cap. I della prima parte, cap. IV della prima parte, cap. I l i della prima parte di 6601. Verità ed esistenza in T. S. Eliot, « Indagine, Ristampato in 4701, cap. Ili, e in 6601, parte prima, cap. II. Umanesimo e forma nell'ultimo Th. Mann, « Indagine, P. Valéry, Eupalinos preceduto da l'Anima e la danza, seguito dal Dialogo dell'albero, introduzione di E. Paci, Milano, Mon- dadori. 1948 La storia come arte, in AA. VV., Il problematicismo, Firenze, Sansoni, La responsabilità e il problema della storia, « Studi filosofici », n. 2, pp. 115-127. Ristampato in 5001, cap. X. Unità ed esistenza, in « Atti del Congresso Internazionale di Filosofia » (Roma 1946), Milano, Castellani. A. L. Huxley, Scienza, libertà e pace, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Novalis, Frammenti, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Da questa introduzione è stato tratto il cap. XI di 4902. 1949 Ingens Sylva, Saggio sulla filosofia di G. 23. Vico, Milano, Mon- dadori, pp. 249. Indice: I - L'esistenza e l'opera; II - Crisi gio- vanile e dualismo; III - Medium te mundi posui; IV - Esistenza e immagine; V - Natura e pensiero; VI - Ada integer vere sa- piens; VII - Mito e arte; V i l i - Mito e filosofia; IX - Storia e metodologia della storia. Studi di filosofia antica e moderna, Torino, Paravia, pp. 248. Indice: I - Mito e logos; II - Eraclito; III - Sul Fedro; IV - Lo Stato come idea dell'Uomo nella ' Repubblica ' di Platone; V - Democrito, Platone, Aristotele; VI - Sulle opere di G. B. Vico anteriori alla ' Scienza Nuova '; Sulla ' Scienza Nuo- va'; V i l i - La malinconia di Kant; IX - Il ' Preisschrift ' di Kant; X - Negativo finito e fenomenico in Kant; XI - I Fram- menti ' di Novalis e il loro significato nella storia della filoso- fia; XII - Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel; XIII - L'eredità di Hegel.   4903 - 4904 - Filosofia e storiografia, « Rassegna d'Italia », n. 4, pp. 399- 405. Ristampato in 5001, cap. XI. L'altro volto di Goethe, « Rassegna d'Italia », nn. 11-12, pp. 1142-1144. 4905 - La concezione mitologico-filosofica del ' logos ' di Eraclito, 4906 - 4907 - 4908 - 4909 - 5001 - «Acme;  Esistenzialismo trascendentale, « Rivista di Filosofia », n. 4, pp. 419-433. Ree. di T. Wilder, The Ides of March, London 1948, « Rasse­ gna d'Italia » n. 2, pp. 210-212. Ree. di M. Grene, Dreadful Freedom, Chicago 1948, « Rasse­ gna d'Italia », n. 5, pp. 567-570. Ree. di K. Lowith, Da Hegel a Nietzsche, Torino 1949, « Ras­ segna d'Italia; Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, pp. 312. In­ dice: I - Il significato storico dell'esistenzialismo; II - L'esi­ stenza e la aurora dello spirito; III - L'esistenza e la forma; IV - Poesia e comunicazione; V - L'esistenzialismo di Heideg­ ger e lo storicismo; VI - Il metodo e l'esistenza; VII - Giudi­ zio e valore; V i l i - La politica e il demoniaco; IX - Pensiero e azione; X - La responsabilità e la storia; XI - Filosofia e sto­ riografia; XII - Eros e natura; XIII - Il problema morale; XIV - Le forme dello spirito e il valore; XV - Il problema critico re­ ligioso. Il nulla e il problema dell'uomo, Torino, Taylor, pp. 170. In­ dice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Forme e problemi dell'esistenzialismo; Neokantismo ed esistenzialismo; Mito ed esistenza;  Il nulla e il problema morale; VI - Esi­ stenzialismo positivo. Riedito con un nuovo capitolo nel 1959 (vedi 5901). Linguaggio, comportamento e filosofia, « Archivio di filosofia », n. 1 (Filosofia e linguaggio), pp. 12-26. 5002 - 5003 -   5004 - Antologia del pensiero scientifico contemporaneo, a cura di E. Paci, Firenze, Sansoni, pp. 203. 1951 5101 - Il significato dell'irreversibile, «Aut Aut», n. 1, pp. 11-17. Ristampato in 5401, cap. VII. 5102 - Il significato del significato, « Aut Aut », n. 1, pp. 46-49. Ri- stampato in 6503, prima appendice. 5103 - Marxismo e cultura, « Aut Aut; Sul significato del mito, « Aut Aut;  Ripeness is ali, « Aut Aut », n. 1, pp. 54-56. 5106 - Moby Dick e la filosofia americana, « Aut Aut », n. 2, pp. 97- 120. 5107 - Umanesimo e tecnica, « Aut Aut », n. 2, pp. 149-150. 5108 - Possibilità della critica e della storia dell'arte, « Aut Aut », n. 2, pp. 161-Problemi filosofici della biologìa, « Aut Aut », n. 2, pp. 181- 185. Il nostro giardino, « Aut Aut », n. 3, pp. 231-239. Fondamenti di una sintesi filosofica (parte prima), « Aut Aut », n. 4, pp. 318-337. Fondamenti di una sintesi filosofica (parte seconda), «Aut Aut », n. 5, pp. 403-425. Arte e metamorfosi, « Aut Aut », n. 5, pp. 442-443. Fondamenti di una sintesi filosofica (parte terza), « Aut Aut », n. 6, pp. 515-538. Dialogo e cultura, « Aut Aut », n. 6, pp. 545-546. 5116 - Empirismo e relazione in Whitehead, in « Atti del Congresso Filosofico di Bologna », Milano 1951. Ristampato in 5401, cap. V.   5117 Ree. di F. Lion, Cartesio, Rousseau, Bergson, Milano 1949, « Aut Aut », n. 1, p. 83. Ree. di M. Mila, L'esperienza musicale e l'estetica, Torino, 1950, « Aut Aut », n. 1, pp. 84-85. Ree. di I. M. Bochenski, Précis de Logique Mathématique, Bussum, 1950, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di A. J . Ayer, Language, Truth and Logic, London, 1949, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di J . R. Weinberg, Introduzione al positivismo logico, To­ rino, 1950, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di B. Russell, Le Principe d'Individuation, in « Revue de Métaphysique et Morale », I, 1950, « Aut Aut », n. 1, pp. 88-89. Ree. di M. Dal Pra, Sul trascendentalismo dell'esistenzialismo trascendentale, in « Rivista critica di storia della filosofia », II, 1950, «Aut Aut », n. 1, p. 89. Ree. di D. Emmet, Time is the mind of space, in « Philosophy », n. 94, 1950, «Aut Aut », n. 1, p. 89. Ree. di L. de Broglie, Fisica e microfisica, Torino, 1950, « Aut Aut » n. 1, pp. 90-91. Ree. di « Il Politico » (Rivista di scienze politiche, Università di Pavia), nn. 1-2, 1950, « Aut Aut », n. 1, pp. 91-92. Ree. di Don Giovanni Rossi, U'omini incontro a Cristo, Assisi, 1951, « Aut Aut », n. 2, p. 186. Ree. di U. Spirito, Scienza e Filosofia, Firenze, 1950, « Aut Aut », n. 2; pp. 186-187. Ree. di Marianna Leibl, Psicologia della donna, Milano, 1950, « Aut Aut », n. 2, pp. 194-195. Ree. di D. Katz, La psicologia della forma, Torino, 1950, « Aut Aut », n. 2, p. 195. Ree. di G. Tagliabue, Le strutture del trascendentale, Milano, 1951, « Aut Aut, Ree. di G. Hegel, Propedeutica filosofica, Firenze, 1951, « Aut Aut », n. 3, p. 285. Ree. di G. Gentile, La vita e il pensiero, Firenze, 1948-1950, « Aut Aut », n. 3, pp. 284-285. Ree. di Durkheim, Hubert, Mauss, Le origini dei poteri magici, Torino, 1951, « Aut Aut », n. 3, pp. 285-286. Ree. di S. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, Torino 1951, « Aut Aut », n. 3, pp. 286-287. Ree. di P. M. Sweezy, La teoria dello sviluppo capitalistico, To­ rino 1951, « Aut Aut », n. 4, pp. 380-381. Ree. di A. Visalberghi, John Dewey, Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5, pp. 465-466. Ree. di L. Borghi, /. Dewey e il pensiero pedagogico contem­ poraneo negli Stati Uniti, Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5, p. 466. Ree. di G. Corallo, La pedagogia di Giovanni Dewey, Torino 1951, « Aut Aut » n. 5, pp. 467-468. Ree. di J. Dewey, L'arte come esperienza, Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5, pp. 468-469. 5141 -Ree.diR.Borsari,Logicaconcreta,Firenze1951,«AutAut», n. 5, pp. 469-70. 5142 - Ree. di B. Croce, Intorno a Hegel e alla dialettica, in « Qua­ derni della critica », n. 19-20, 1951, « Aut Aut; Filosofia dell'Io e filosofia della relazione, « Aut Aut », n. 7, pp. 12-24. Ristampato in 5401, cap. II. 5202 - Schoenberg..., « Aut Aut », n. 7, pp. 47-49. 5203 - Sul problema dell'utile e del vitale, « Aut Aut », n. 7, pp. 60-65. 5204 - Civiltà e valore, « Aut Aut », n. 8, pp. 95-105. Ristampato in 5401, cap. XII.   5205 - Schemi e figure, « Aut Aut », n. 9, pp. 211-223. 5206 - Alain e la paura dell'Europa, « Aut Aut », n. 9, pp. 233-235. 5207 - Negatività e positività in Wittgenstein, « Aut Aut, Sull'estetica di Dewey, « Aut Aut », n. 10, pp. 317-330. Ri­ stampato in 5401, cap. XV. 5209 - Studi italiani di estetica, « Aut Aut », n. 10, pp. 356-366. 5210 - Relazione forma e processo storico, « Aut Aut », n. 11, pp. 409-417. Ristampato in 5401, cap. XI. 5211 - Organicità e concretezza della forma estetica, «Aut Aut», n. 11, pp. 418-422. 5212 - Presentazione di Whitehead, « Aut Aut », n. 12, pp. 507-517. Ristampato in 6501, cap. III. 5213 - Sulla concezione psicoanalitica dell'angoscia, « Archivio di filo­ sofia », n. 1 (Filosofia e psicopatologia), pp. 71-79. 5214 - Possibilità e relazione, « Rivista di filosofia », n. 4, pp. 387-398. Ristampato in 5401, cap. Vili. 5215 - Alain et notre libertà, « La nouvelle revue francaise », settem­ bre, Paris (Hommage à Alain). Ristampato, in italiano, in 5206. 5216 - Ree. di B. Berenson, Piero della Francesca o dell'arte non elo­ quente, Firenze 1950, « Aut Aut », n. 7, pp. 80-81. 5217 - Ree. di A. E. Jensen, Come una cultura primitiva ha concepito il mondo, Torino 1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 168-169. 5218 - Ree. di Catalogo generale edizioni Laterza, Bari 1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 169-170. 5219 - Ree. di E. Castelli, Il demoniaco nell'arte, Milano 1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 171-172. 5220 - Ree. di C. Diano, Forma ed evento, Venezia 1952, « Aut Aut », n. 9, pp. 264-265. 5221 - Ree. di M. Bense, Die Theorie Kafkas, Witsche, 1952, « Aut Aut; Recc. di Renato Cirell Czerne, Natureza e Espirito, San Paulo 1949: idem, Filosofia corno concetto e corno historia, San Paulo 1950, « Aut Aut », n. 9, pp. 266-267. Ree. di R. Mondolfo, Il materialismo storico di F. Engels, Fi­ renze 1952, « Aut Aut », n. 9, pp. 267-268. Ree. di E. Cassirer,Storia della filosofia moderna, voi. I, Torino 1952, « Aut Aut », n. 9, p. 268. Ree. di H. Kelsen, La dottrina pura del diritto, Torino 1952, « Aut Aut », n. 10, p. 378. Ree. di E. Garin, L'umanesimo italiano, Bari 1952, « Aut Aut », n. 10, pp. 378-379. Ree. di P. Chiodi, L'ultimo Heidegger, Torino 1952, « Aut Aut », n. 12, p. 579. Ree. di B. De Finetti, Macchine che pensano (e che fanno pen­ sare), in « Tecnica e organizzazione », nn. 2-3, 1952, « Aut Aut », n. 12, pp. 579-580. Ree. di H. Kelsen, Teoria generale del diritto e dello stato, Mi­ lano 1952, « Aut Aut », n. 8, p. 168. 1953 L'esistenzialismo, in L'espressionismo e l'esistenzialismo, a cura di L. Rognoni e E. Paci, Edizioni Radio Italiana, Torino, pp. 87-180, Indice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Hei­ degger; III - Jaspers; IV - Sartre; V - Marcel, Lavelle, Le Sen­ ne; VI - Abbagnano; VII - Esistenzialismo e letteratura. Rie­ dito come 5602. La mia prospettiva estetica, in AA. W . , La mia prospettiva estetica, Brescia, Morcelliana, pp. 139-150. La criticità della filosofia, « Aut Aut », n. 13, pp. 28-43. Ri­ stampato in 5401, cap. IV. 5304 - La relazione, « Aut Aut », n. 14, pp. 97-108. 5305 - La vita come amore, « Aut Aut; Relazione e tempo, « Aut Aut », n. 15, pp. 219-230. Un convegno di filosofia, « Aut Aut », n. 15, pp. 244-250. Prospettive empiristiche e relazionistiche in Whitehead, « Aut Aut Semantica e filosofia, « Aut Aut », n. 16, pp. 320-323. Valéry precursore della semantica, « Aut Aut », n. 16, pp. 323- 325. Implicazione formale e relazione temporale, « Aut Aut », n. 17, pp. 394-402. Ristampato in 5401, cap. XX. Sul problema della persona, « Aut Aut », n. 17, pp. 426-429. Definizione e funzione della filosofia speculativa in Whitehead, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 3, pp. 304-334. Arte e comunicazione, « Galleria », n. 2, pp. 3-5. Ristampato in 5401, cap. XIV. Quantità e qualità, « Civiltà delle macchine », n. 6, p. 11. Ri­ stampato in 5401, cap. XXI. Sul primo periodo della filosofia di Whitehead, « Rivista di filo­ sofia », n. 4, pp. 397-415. Ristampato in 6501, cap. IV. Kierkegaard e la dialettica della fede, « Archivio di filosofia», n. 2 (Kierkegaard e Nietzsche), pp. 9-44. Ristampato in 6502, parte prima, cap. III. Ironia, demoniaco ed eros in Kierkegaard, « Archivio di filoso­ fia », n. 2, (Kierkegaard e Nietzsche), pp. 71-103. Ristampato in 6502, parte prima, cap. I. Sul principio logico del processo, « Atti dell'XI Congresso in­ ternazionale di Filosofia », Bruxelles 20-26 agosto 1953, voi. Vili, pp. 42-46. Ristampato in 5401, cap. X. La nevrosi della filosofia, « Atti del XVI Congresso Nazionale di Filosofia », Roma-Milano 1953. Ristampato in 5401, cap. VI. Ree. di Th. Mann, Nobiltà dello spirito, Milano 1953, « Aut Aut , n. 16, pp. 362-363. Ree. di H. K. Wells, Process and Unreality, New York 1950, « Aut Aut », n. 16, pp. 366-367. Ree. di J . Prévost, Baudelaire, Paris 1953, « Aut Aut », n. 16, pp. 370-371. Ree. di R. Girardet, La società militaire dans la Trance con- temporaine, Paris 1953, «Aut Aut», n. 16, p. 371. 1954 Tempo e relazione, Torino, Taylor, pp. 360. Indice: I - Intro­ duzione; I I - Filosofia dell'Io e filosofia della relazione; I I I - Angoscia dell'Io e relazione; IV - Linguaggio comportamento e filosofia; V - Negatività e positività in Wittgenstein; VI - Witt­ genstein e la nevrosi della filosofia; VII - Il significato dell'ir­ reversibile; V i l i - Relazione e situazione; IX - Possibilità e re­ lazione; X - Sul principio logico del processo; XI - Relazione forma e processo; XII - Relazione e civiltà; XIII - Dewey e l'interrelazione universale; XIV - Tempo realtà e relazione nella filosofia americana; XV - Esperienza e relazione nell'estetica di Dewey; XVI - Arte e relazione; XVII - Relazione e irrelazione; XVIII - Relazione e irreversibilità; XIX - Relazione e linguaggio filosofico; XX - Implicazione formale e implicazione temporale; XXI - Linguaggio perfetto e situazione quotidiana; XXII - Quan­ tità e qualità; XXIII - La tecnica e la libertà dell'uomo. Riedito come 6503. L'epicureismo, in Grande antologia filosofica, diretta da U. Pa­ dovani, Milano, Marzorati, voi. I, pp. 483-508. Appunti per i rapporti tra filosofia, scienza empirica e sociolo­ gia, in AA. VV., Filosofia e sociologia, Bologna, Il Mulino, pp. 89-90. Interpretazione del teatro, « Aut Aut », n. 19, pp. 21-36. Ri­ stampato in 6601, parte prima, cap. VII. Il cammino della vita, « Aut Aut; Appunti sul neopositivismo, « Aut Aut, Kierkegaard contro Kierkegaard, « Aut Aut », Angoscia e relazione in Kierkegaard, « Aut Aut; Angoscia e fenomenologia dell'eros, « Aut Aut », n. 24, pp. 468-485. Ristampato in 6502, parte prima, cap. Vili. 5410 - Il cuore della vita, « Casabella », n. 202, pp. VII-X. 5411 - Ripetizione, ripresa e rinascita in Kierkegaard, « Giornale cri- tico della filosofìa italiana », n. 3, pp. 313-340. 5412 - Unità e pluralità del personaggio, in AA. VV., Teatro, mito e individuo, Milano, Laboratorio, Whitehead e Russell, «Rivista di filosofìa», n. 1, pp. 14-25. 5414 - Il significato dell'introduzione kierkegaardiana al concetto della angoscia, « Rivista di filosofia », n. 2, pp. 392-398. Ristampato in 6502, parte prima, cap. VI. 5415 - Storia e apocalisse in Kierkegaard, « Archivio di filosofia », n. 2 [Apocalisse e insecuritas), pp. 141-162. Ristampato in 6502, parte prima, cap. V. 5416 - La tecnica e la libertà dell'uomo, « Civiltà delle macchine », I, pp. 12-14. 5417 - Ritorno alla sociologia, « Civiltà delle macchine », V, pp. 71-72. 5418 - Nota sul « Congresso intemazionale di filosofia di San Paolo », agosto 1954, « Aut Aut », n. 23, pp. 440-444. 5419 - S. Kierkegaard, Il concetto dell'angoscia, a cura di E. Paci, To- rino, Paravia. 5420 - Ree. di W. Dilthey, Critica della ragione storica, Torino 1954, « Aut Aut,  Arte e linguaggio, in AA. VV., Il problema della conoscenza storica, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, pp. 49-76. Esistenza natura e storia, « Aut Aut », n. 26, pp. 120-129. Esperienza conoscenza storica e filosofia, « Aut Aut », n. 27, pp. 196-204. Sul significato dell'opera di Einstein, « Aut Aut », n. 28, pp. 282-308. L'ironia di Tb. Mann, « Aut Aut », n. 29, pp. 363-375. Ristam­ pato in 6502, parte seconda, cap. IV. Due momenti fondamentali dell'opera di Th. Mann, « Aut Aut », n. 29, pp. 423-439. Ristampato in 6502, parte seconda, cap. III. Su due significati del concetto dell'angoscia in Kierkegaard, « Orbis litterarum », n. 10, pp. 196-207. Critica dello schematismo trascendentale (I parte), « Rivista di filosofia; Silenzio e libertà del linguaggio nel neopositivismo, « Archivio di filosofia », n. 3 (Semantica), pp. 313-324. L'appello di Einstein, « Civiltà delle macchine », V, pp. 21-22. Ree. di P. Romanelli, Verso un naturalismo critico, Torino 1953, « Aut Aut », n. 27, pp. 263-266. Ree. di E. N. Rogers, Auguste Perret, Milano 1955, « Aut Aut », n. 28, pp. 358-359. Ree. di H. Mayer, Thomas Mann, Torino 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 458-460. 5514 - Ree. di C. Cases, Thomas Mann e lo spirito del racconto, « No­ tiziario Einaudi », nn. 6-7, 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 460- 461.   5515 - 5601 - 5602 - Ree. di AA. VV., Omaggio a Th. Mann, in « Il Ponte », n. 6, 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 461-463. 1956 L'opera di Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio Italiana, pp. 129. Indice: I - La notte bianca; II - La vita vivente; III - Un nomade a Pietroburgo; IV - Il puro folle; V - Satira ed epica del demoniaco; VI - Voci di fanciulli sulle tombe dei padri; VII - Viva i Karamàzov! Ancora sull'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana, pp. 221. Indice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Heideg­ ger; III - Jaspers; IV - Marcel, Lavelle, Le Senne; V - Esisten­ zialismo teologico; VI - Aspetti letterari; VII — L'esistenza negativa in Sartre; V i l i - L'esistenza diabolica in Th. Mann; IX - La positivizzazione dell'esistenzialismo; X - Abbagnano; XI - Sartre e il problema del teatro; XII - L'esistenzialismo nella filosofia contemporanea; XIII - L'eredità di Husserl e l'esistenzialismo di Merleau-Ponty. Hegel e il problema della storia della filosofia, in AA. VV., Ve­ rità e storia: Un dibattito sul metodo della storia della filosofia, Asti, Arethusa, pp. 147-152. Nota su «Altezza reale», «Aut Aut», n. 31, pp. 52-56. Ri­ stampato in 6502, parte seconda, capitolo V. Sul senso e sull'essenza, « Aut Aut », n. 33, pp. 175-189. La natura e il culto dell'Io, « Aut Aut », n. 34, pp. 279-299. Appunti su un convegno, « Aut Aut », n. 34, pp. 315-326. Filosofia e antifilosofia, « Aut Aut », n. 35, pp. 400-406. Ri­ stampato in 5902, pp. 33-43. Filosofia e linguaggio perfetto (risposta a una lettera di A. Ve- daldi), « Aut Aut », n. 36, pp. 470-479. Funzione e significato del mito, « Giornale critico della filosofia italiana », Processo, relazione e architettura, «Rivista di estetica», n. 1, pp. 51-68. Ristampato in 6601, parte prima, cap. IX. 5612 - Sul concetto di 1 precorrimene ' in storia della filosofia, « Ri­ vista critica di storia della filosofia », n. 2, pp. 227-233. 5613 - Problematica dell'architettura contemporanea, « Casabella », n. 209, pp. 41-46. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XIII. 5614 - Critica dello schematismo trascendentale (II parte), « Rivista di filosofia », n. 1, pp. 37-56. 5615 - Immanenza e trascendenza (Convegno promosso dall'Istituto di filosofia dell'Università di Milano), « Il Pensiero », n. 1. Inter­ venti di E. Paci: Sulla relazione Dal Pra, pp. 82-86; Sulla rela­ zione Antoni, pp. 27-31; Sulla relazione Guzzo, pp. 149-151; Sulla relazione Allmayer, pp. 172-173; Sulla relazione Spirito, pp. 201-206. 5616 - Processo esistenziale, processo naturale, processo storico, « Anais de Congresso Internacional de Filosofia de Sào Paulo », 9-15 agosto 1954, San Paolo, 1956. 5617 - 5618 - 5619 - 5701 - La scienza e Venciclopedia filosofica, « Civiltà delle macchine », II, pp. 39-40. Vivere nel tempo, « Civiltà delle macchine », III, pp. 11-12. F. Woodridge, Saggio sulla natura, introduzione di E. Paci, Mi­ lano, Bompiani. 1957 Dall'esistenzialismo al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, pp. 399. Indice: I - Prospettive relazionistiche; II - Il fonda­ mento storicistico del relazionismo; III - Il consumo dell'esi­ stenza e la relazione; IV - La struttura relazionale dell'esperien­ za; V - Whitehead e il relazionismo; VI - Relazionismo e rela­ tività; VII - Relazionismo e schematismo trascendentale; Vili - La verificazione nel neopositivismo; IX - Relazionismo e natu­ ralismo; X - Orientamento estetico relazionistico; XI - Perma­ nenza ed emergenza nel linguaggio; XII - Sul significato del mito; XIII - Senso essenza e natura; XIV - Tempo e natura.   5702 - Storia del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italia­ na, pp. 314. Indice: I - La filosofia greca e i suoi rapporti con l'oriente; II - Le origini autonome della filosofia greca; III - La scuola di Mileto o i primi pitagorici; IV - Eraclito di Efeso; V - Senofane e Parmenide; VI - Zenone di Elea e Melisso di Samo; VII - Il pitagorismo nell'età di Filolao; V i l i - Empe­ docle di Agrigento; IX - Anassagora di Clazomeno; X - La scuo­ la di Abdera; XI - Protagora di Abdera; XII - Gorgia di Leon- tini; XIII - Prodico di Ceo; XIV - Antifonte sofista; XV - Ippia di Elide; XVI - Logos e natura; XVII - Letteratura e pensiero filosofico; XVIII - Eschilo e la polis; XIX - Pensiero e poesia in Sofocle; XX - La visione filosofica in Euripide; XXI - Antifilosofia e filosofia in Aristofane; XXII - Scienza, tecnica e mito; XXIII - Natura e cultura; XXIV - Medicina e filosofia; XXV - Filosofia, arte e musica; XXVI - Filosofia e storiografia. 5703 - La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, pp. 267. Indice: I - L'eredità di Kant; II - Spiritualismo, positivismo e neocri­ ticismo; III - Le conclusioni dell'idealismo; IV - Storicismo e filosofia dei valori; V - Pragmatismo e realismo; VI - Processo e organicità; VII - La fenomenologia e il mondo della vita; VIII - Esistenzialismo e ontologismo; IX - Empirismo logico e fenomenologia della percezione; Fenomenologia dei processi in relazione, « Aut Aut », n. 38, pp. 105-114. Giallo e nero, « Aut Aut », n. 41, pp. 425-427. Schematismo trascendentale, « Aut Aut », n. 41, pp. 427-429. Hartmann e la tradizione ?netafisica, « Aut Aut », n. 42, pp. 486-491. Antonio Banfi, « Aut Aut », n. 42, pp. 499-501. Per la logica di Husserl, « Aut Aut », n. 42, pp. 501-505. Sul significato del platonismo in Husserl, « Acme », nn. 1-3, pp. 135-151. L'architettura e il mondo della vita, « Casabella », n. 217, pp. 53-55. Ristampato in 6601, parte prima, cap. X.   5712 - // metodo industriale, l'edilizia e il problema estetico, « La casa », Roma, ed. De Luca. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XI. 5713 - Scienza ed umanità nella storia del pensiero scientifico italiano, in « Mostra storica della scienza italiana », Milano, Pizzi, Relazionismo e realtà sociale, « Criteri », n. 7, pp. 3-8. 5715 - Antonio Banfi, « Raccolta Vinciana. Necrologie », pp. 335-338. 5716 - L'estetica come richiamo all'esperienza (riassunto), in Atti del III congresso internazionale di estetica (3-5 settembre 1956, Venezia) Torino, Edizioni della rivista di estetica, pp. 513-514. 5717 - Recc. di E. Husserl, Ideen zu einer Phànomenologie und phà- nomenologische Philosophie, voli. I-III; Die Krisis der euro- pàischen Wissenschaften und die transzendentale Phànomeno­ logie; Erste Philosophie, Den Haag, 1950-1956, « Aut Aut », n. 38, pp. 185-187. 5718 - Ree. di C. S. Peirce, Caso, amore e logica, Torino 1956, « Aut Aut », n. 39, pp. 310-311. 5719 - Ree. di Beth Mays, Etudes d'epistemologie génétique, Paris 1957, « Aut Aut », n. 39, pp. 311-313. 5720 - Ree. di C. Cascales, L'humanisme de Ortega Y Gasset, Paris 1957, « Aut Aut », n. 40, pp. 391-394. 5721 - Ree. di P. Rossi, Bacone, dalla magia alla scienza, Bari 1957, « Aut Aut », n. 42, pp. 524-525. 5722 - Ree. di R. Pettazzoni, L'essere supremo nelle religioni primi­ tive, « Aut Aut », n. 42, pp. 525-526. 5723 - Ree. di L. Mumford, La condizione dell'uomo, Milano 1957, «Aut Aut», n. 42, pp. 530-531. 5724 - Ree. di G. Friedmann, Le travail en miettes, Paris 1957, « Aut Aut », n. 42, pp. 531-532. 5725 - Dizionario di filosofia, a cura di A. Biraghi, Milano, Edizioni di Comunità. Voci: Eleati; Eraclito; Atomismo; GIRGENTI; Anassagora; Socrate; Cinici; Cirenaici; Megarici; Platone; Aristotele; Romanticismo; Neopositivismo; Relazione; Etica; Libertà; Arbitrio; Bene; Determinismo-indeterminismo; Dovere; Respon- sabilità; Eudemonismo; Virtù; Saggezza; Azione; Violenza; Estetica; Forma; Sublime; Catarsi. In appendice a cura di E. Paci: Breve dizionario dei termini greci, pp. 631-642. 1958 Samuel Alexander, in Les grands courants de la pensée mon- diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati, pp. 27-48. Sul mio comportamento filosofico, in AA. VV., La filosofia con- temporanea in Italia, Asti, Arethusa, pp. 289-301. La dialettica in Platone, in AA. VV., Studi sulla dialettica, To- rino, Taylor, pp. 18-37; e in « Rivista di filosofia », n. 2, pp. 134-153. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. I. Vita e ragione in Antonio Banfi, « Aut Aut », nn. 43-44, pp. 56-66. Ristampato in 6501, cap. II. In margine ad Heidegger, «Aut Aut», n. 45, pp. 106-115. Meditazioni fenomenologiche, « Aut Aut », n. 57, pp. 229-239. Schelling e noi, « Aut Aut », n. 48, pp. 323-325. Tempo e percezione, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il tempo), pp. 19-27. Ungaretti e l'esperienza della poesia, « Letteratura », nn. 35-36, pp. 83-93. Ristampato in 7202, pp. 17-38. Fenomenologia e architettura contemporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XII. Sul significato dei Maestri Cantori di Wagner, « L'approdo mu- sicale », n. 2, pp. 85-101. La concezione relazionistica della libertà e del valore, in « Atti del XII Congresso Nazionale di Filosofia, Venezia, voi. Ili, pp. 313-318. Ristampato in 6101, ap- pendice seconda. M. Merleau-Ponty, Elogio della filosofia, traduzione, introduzio- ne e note di E. Paci, Torino, Paravia. AA. VV., Neopositivismo e unità della scienza, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. L'introduzione è stata ristampata in 6501, cap. Vili. R. Sanesi, Frammenti dall'Isola Athikte, prefazione di E. Paci, Milano, Schwarz. Ree. di G. Pedroli, La fenomenologia di Husserl, Torino, 1958, « Aut Aut », n. 47, p. 290. 1959 Il nulla e il problema dell'uomo (nuova edizione), Torino, Tay- lor, pp. 191. Al testo della prima edizione (5002) viene ad ag- giungersi qui un nuovo capitolo: Tempo, esistenza e relazione. Le pp. 123-133 di questo volume sono state ristampate in 6701. Filosofia e antifilosofia (una discussione con E. Paci), in E. Ga- rin, La filosofia come sapere storico, Bari, Laterza, pp. 33-54. Sulla fenomenologia, « Aut Aut », n. 50, pp. 75-83. Sartre e noi, « Aut Aut », n. 51, pp. 188-189. Sulla relazione lo-tu, « Aut Aut », n. 52, pp. 217-221. Esercizio sulla evidenza fenomenologic a, «Aut Aut», n. 53, pp. 279-285. Sul significato dello spirito in Husserl, « Aut Aut », n. 54, pp. 345-372. Vagine da un diario, « Archivio di filosofia », n. 2 (La diaristica filosofica), pp. 187-216. Ristampato in 6102. Filosofia e storia della filosofia, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 4, pp. 539-542.   5910 - Wright e lo « spazio vissuto », « Casabella; Imbarazzi di B. Russell, « Inventario», nn. 1-6, pp. 257-266. Ristampato in 6501, cap. VII. Tempo e riduzione in Husserl, « Rivista di filosofia », n. 2, pp. 146-179. Per una fenomenologia della musica contemporanea, « Il Ver- ri », n. 1, pp. 3-11. La crisi della cultura e la fenomenologia dell'architettura con- temporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca, n. 6. A. N. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. L. Actis Perinetti, Dialettica della relazione, prefazione di E. Paci, Milano, ed. di Comunità. 1960 Husserl sempre di nuovo, in AA. VV., Omaggio a Husserl, a cura di E. Paci, Milano, Il Saggiatore, pp. 7-27. E. Garin, E. Paci, P. Prini, Bilancio della fenomenologìa e del- l'esistenzialismo, Padova, Liviana. I testi di Paci sono: Bilan- cio della fenomenologia, pp. 75-87; Risposte e chiarimenti, pp. 97-104; Commemorazione di Husserl, pp. 141-160. Wright e lo « spazio vissuto », in Saggi italiani 1959 (scelti da Moravia e Zolla), Milano, Bompiani, pp. 131-132. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XIII. Aspetti di una problematica filosofica, « Aut Aut », n. 55, pp. 1-9. La fenomenologia come scienza del mondo della vita, « Aut Aut », n. 56, pp. 55-83. Sullo stile della fenomenologia, « Aut Aut », n. 57, pp. 133- 142.   6007 - 6008 - 6009 - 6010 - 6011 - 6012 - 6013 - 6014 - 6015 - 6016 - 6017 - 6018 - 6019 - 6020 - 6021 - La scienza e il mondo in A. N. Whitehead, « Aut Aut », n. 57, pp. 180-186. Sulla presenza come centro relazionale in Husserl, « Aut Aut », n. 58, pp. 236-241. Il problema dell'occultamento della « Lebenswelt » e del tra­ scendentale in Husserl, « Aut Aut », n. 59, pp. 265-282. Ri­ stampato in 6301, parte prima, cap. II. La fenomenologia come scienza nuova, « Aut Aut », n. 60, pp. 349-369. Ristampato in 6301, parte quarta, cap. I. Indicazioni elementari sulla « analisi esistenziale », « Aut Aut », n. 60, pp. 403-410. Tempo e relazione intenzionale in Husserl, « Archivio di filo­ sofia », n. 1 (Tempo e intenzionalità), pp. 23-48. Coscienza fenomenologica e coscienza idealistica, « Il Verri », n. 4, pp. 3-15. Ristampato in 7501, cap. XIII. Ricordo di Luigi Stefanini, in AA. VV., Scritti in onore di L. Stefanini, Padova, Liviana, pp. 31-33. Tempo e relazione nella fenomenologia, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 2, pp. 161-189. Scienza, tecnica e mondo della vita in Husserl, « Il pensiero critico », n. 2, pp. 1-23. Ristampato in 6301, parte prima, cap. I. Doxa e individuazione nella fenomenologia di Husserl, « Rivi­ sta di filosofia », n. 2, pp. 144-161. Nulla di nuovo tutto di nuovo, in « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo n. 3, autunno-inverno 1959-1960 », pp. 13-48. i7 problema dell'intersoggettività, « Il pensiero », n. 3, pp. 291-325. Ristampato in 7301, parte terza, cap. II. Tre paragrafi per una fenomenologia del linguaggio, « Il pen­ siero », n. 2, pp. 145-156. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. III. Indicazioni fenomenologiche per il romanzo, « Quaderni mila­ nesi », autunno, pp. 130-134.   6022 - 6023 - 6024 - 6101 - G. Brand, Mondo, io e tempo nei manoscritti inediti di Hus­ serl, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5), tradu­ zione di E. Paci, in « Archivio di filosofia », n. 2, pp. 9-16. Ristampato in 6101, prima appendice. Ree. di G. R. Hocke, Die Welt als Labyrinth; Manierismus in der Literatur, Hamburg, 1939, « Aut Aut », n. 56, pp. 125-127. 1961 Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Bari, Laterza, pp. 276. Indice: I - Il senso della fenomenologia; II - Il signi­ ficato dell'intenzionalità; III - Tempo e riduzione; IV - Tempo e dialettica; V - Tempo e intersoggettività; VI - Mondo della vita e scienza del mondo della vita; VII - Il tempo e il senso dell'essere; Vili - La fenomenologia come teleologia universale della ragione. Appendici: I - E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5) trad. it. di E. Paci; II - La concezione relazionistica della libertà e del valore. Diario fenomenologico (14 marzo 1956 - 30 giugno 1961), Mi­ lano, Il Saggiatore, pp. 122. Riedito con una nuova introduzio­ ne come 7302. La phénoménologie, in Les grands courants de la pensée mon­ diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati, voi. I, tomo II, pp. 435-440. Qualche osservazione filosofica sulla critica e sulla poesia, « Aut Aut», nn. 61-62, pp. 1-21. Ristampato in 6601, parte secon­ da, cap. V. Espressione e significato, « Aut Aut », nn. 61-62, pp. 162-167. Fenomenologia psicologia e unità della scienza, « Aut Aut », n. 63, pp. 214-234. La psicologia fenomenologica e il problema della relazione tra inconscio e mondo esterno, « Aut Aut », n. 64, pp. 314-334. 6102 - 6103 - 6104 - 6105 - 6106 - 6107 -   6108 - 6109 - 6110 - 6111 - 6112 - 6113 - 6114 - 6115 - 6116 - 6117 - 6118 - 6119 - 6120 - 6121 - Guenther Anders e l'intenzionalità della scienza, « Aut Aut », n. 64, pp. 365-367. Merleau-Ponty, Lukàcs e il problema della dialettica, « Aut Aut », n. 65, pp. 498-515. I paradossi della fenomenologia e l'ideale di una società razio­ nale, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 4, pp. 411- 442. Ristampato in 6301, parte seconda, cap. III. Fenomenologia e obbiettivazione, «Giornale critico della filo­ sofia italiana », n. 2, pp. 143-152. Ueber einige Verwandtschaften der Philosophie Whiteheads und der Phànomenologie Husserls, « Revue internationale de philosophie », nn. 56-57, pp. 237-250. Ristampato (in italiano) in 6501, cap. VI. Relazionismo e significato fenomenologico del mondo, « Il pen­ siero », n. 4, pp. 28-51. Tecnica feticizzata e linguaggio, «Europa letteraria», nn. 9- 10, pp. 50-65. Per una fenomenologia dell'eros, « Nuovi argomenti », nn. 51- 52, pp. 52-76. A Fhenomenology of Eros, in AA. VV., Facets of Eros, The Hague, pp. 1-22. E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, avvertenza e prefazione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. E. Gellner, Parole e cose, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Ree. di S. Freud, Lettere 1873-1939, Torino, 1960, «Aut Aut », n. 64, p. 394. Ree. di S. Freud, Le origini della psicoanalisi, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, pp. 394-395. Ree. di W. Jensen, Gradiva, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, p. 395. Ree. di F. Fornari, Problemi del primo sviluppo psichico, in   6201 - 6302 - 6203 - 6204 - 6205 - 6206 - 6207 - 6208 - 6209 - 6210 - 6211 - 6212 - 6213 - « Rivista di Psicologia », IV, 1960, « Aut Aut », n. 64, pp. 395-396. 1962 L'ultimo Sartre e il problema della soggettività, « Aut Aut », n. 67, pp. 1-30. Alcuni paragrafi di questo saggio sono con­ fluiti in 6301, terza parte. Nuove ricerche fenomenologiche, « Aut Aut », n. 68, pp. 99- 112. Nota su Robbe-Grillet, Butor e la fenomenologia, « Aut Aut », n. 69, pp. 234-237. Ristampato in 6501, cap. XV. Problemi di antropologia, « Aut Aut », n. 70, pp. 275-283. Ristampato in 6501, cap. XVI. Per una sociologia intenzionale, « Aut Aut », n. 71, pp. 359- 367. Struttura e lavoro vivente, « Aut Aut », n. 72, pp. 453-457. Ristampato in 6501, cap. XVII. A proposito di sociologia e fenomenologia (risposta a una let­ tera di F. Ferrarotti), « Aut Aut », n. 72, pp. 507-510. A cominciare dal presente, « Questo e altro », n. 1, pp. 49-54. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. VI. In un rapporto intenzionale, « Questo e altro », n. 2, pp. 25-41 Banfi, Gellner e Merleau-Ponty, « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo n. 5 primavera 1961 - primavera 1962 », pp. 40-47. Fenomenologia e antropologia in Hegel, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 47-81. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. II. Bomba atomica e significato di verità, « Il Verri », n. 6, pp. 159-162. n M. Merleau-Ponty, Senso e non senso, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore.   1963 6301 - Funzione delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il sag- giatore, pp. 482. Indice: Parte prima: I - Crisi della scienza come crisi del significato della scienza per l'uomo; II - L'oblio del mondo della vita e il significato del trascendentale. Parte seconda: I - La fenomenologia come scienza nuova; II - La cor- relazione universale e la filosofia come trasformazione dell'es- sere in significato di verità; III - La fenomenologia e l'ideale di una società razionale; IV - Il paradosso estremo della fenome- nologia; V - La psicologia e la unità delle scienze; VI - Materia vita e persona nella teleologia della storia; VII - La psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza; V i l i - La crisi dell'Europa e la storia dell'umanità; IX - La dialettica del linguaggio e il fondamento della storia; X - Il fondamento fenomenologico della storia della filosofia; XI - Esperienza e ragione; XII - Scienza, morale e realtà economica nella lotta della filosofia per il significato dell'uomo; XIII - L'u- nità dell'uomo e l'autocomprensione filosofica. Parte terza: I - Natura e storia; I I - Soggettività e situazione; I I I - Ambiguità e verità; IV - Prassi pratico-inerte e irreversibilità; V - Uomo natura e storia in Marx; VI - Il rovesciamento del soggetto nel- l'oggetto; VII - La dialettica del concreto e dell'astratto. Pic- colo dizionario fenomenologico.  i7 significato dell'uomo in Marx e Husserl, « Aut Aut », n. 73, pp. 10-21. Questo saggio è la traduzione italiana di una confe- renza tenuta da E. Paci presso l'Accademia filosofica di Praga il 24 ottobre 1962. Il senso delle parole: Lebenswelt; Struttura, « Aut Aut », n. 73, pp. 88-94. La psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza, « Aut Aut », n. 74, pp. 7-19. Ristampato in 6301, parte seconda, cap. VII.   6307 - Il senso delle parole: Epoche; trascendentale, « Aut Aut », n. 74, pp. 108-111. 6308 - Il senso delle parole: Alienazione e oggettivazione, « Aut Aut », n. 75, pp. 103-104. 6309 - Sociologia e condizione umana, « Aut Aut », n. 76, pp. 7-16. 6310 - Il senso delle parole: Riconsiderazione; senso; causa; il cogito e la monade, « Aut Aut », n. 76, pp. 106-108. 6311 - Fenomenologia e antropologia culturale, « Aut Aut », n. 77, pp. 9-11. Ristampato in 6501, cap. XVIII. 6312 - Il senso delle parole: Sprachleib; soggettività linguistica; lan- gue et parole; strutturalismo, fonologia e antropologia, « Aut Aut », n. 77, pp. 100-103. 6313 - 6514 - 6315 - 6316 - 6317 - 6318 - 6319 - 6401 - Memoria e presenza dei Buddenbrook, « Aut Aut », n. 78, pp. 7-27. Ristampato in 6502, parte seconda, cap. VI. Il senso delle parole: Gradi della alienazione; strumentammo; il corpo proprio inorganico; informale e nuova figurazione; tra­ dizione e avanguardia, « Aut Aut », n. 78, pp. 91-95. Follia e verità in Santayana, « Revue internationale de philoso­ phie », n. 63, pp. 50-61. Ristampato in 6501, cap. X. Problemi di unificazione del sapere, « De Homine », nn. 15-16, pp. 65-78. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. I. Die Positive Bedeutung des Menschen in Kierkegaard, « Schweit- zer Monatshefte », n. 2, pp. 177-184. Alcuni paragrafi sul romanzo contemporaneo, «Europa lettera­ ria, Omaggio a R. Mondolfo, in AA. VV., Omaggio a R. Mondolfo, Città di Senigallia, Atti del Consiglio Comunale, seduta del 19 agosto 1962, Urbino, S.T.E.U., pp. 47-50. 1964 Problemi di unificazione del sapere, in AA. VV., L'unificazione del sapere, Firenze, Sansoni, pp. 63-76.   6402 - A. N. Whitehead, in Les grands courants de la pensée mondia­ le contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, terza parte, voi. II, Milano, Marzorati, Annotazioni per una fenomenologia della musica, « Aut Aut, Il senso delle parole: Scientificità; irreversibilità; entropia e informazione; operazionismo; musica e modalità temporali, « Aut Aut », nn. 79-80, pp. 132-138. Teatro, funzione delle scienze e riflessione, « Aut Aut », n. 81, pp. 7-14. Ristampato in 6601, parte prima, cap. III. Il senso delle parole: Prima persona; fenomenologia e fisiologia; dualismo teatro e personaggi, « Aut Aut», n. 81, pp. 108-112. Le parole, « Aut Aut Il senso delle parole: linguaggio oggettivato; soggetto e com­ portamento; la scienza e la vita, « Aut Aut », n. 82, pp. 104- 107. Fenomenologia e cibernetica, « Aut Aut », n. 83, pp. 25-32. Ri­ stampato in 6503, terza appendice. Il senso delle parole: introduzione; cose e problemi; forme ca­ tegoriali, « Aut Aut », n. 83, pp. 93-95. Whitehead e Husserl, «Aut Aut», n. 84, pp. 7-18. Il senso delle parole: Percezione e conoscenza diretta; struttura, traduzione, e unificazione del sapere; il simbolismo e la possi­ bilità dell'errore, « Aut Aut », n. 84, pp. 97-100. Thomas Mann, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. 1965 Relazioni e significati l (Filosofia e fenomenologia della cultu­ ra), Milano, Lampugnani Nigri, pp. 228. Indice: I - Filosofia e fenomenologia della cultura; II - Fenomenologia della vita e ragione in Banfi; III - Il significato di Whitehead; IV - Logica   6502 - e filosofia in Whitehead; V - Empirismo e relazioni in White­ head; VI - Whitehead e Husserl; VII - Nota su B. Russell; V i l i - Neopositivismo, fenomenologia e letteratura; IX - Ca­ duta della intenzionalità e linguaggio; X - Follia e verità in Santayana; XI - Scienza e umanesimo italiano; XII - Fenomeno­ logia e letteratura; XIII - Fenomenologia e narrativa; XIV - Fenomenologia, psichiatria e romanzo; XV - Robbe-Grillet, Bu- tor e la fenomenologia; XVI - Problemi di antropologia; XVII - Struttura e lavoro vivente; XVIII - Sul concetto di struttura. Relazioni e significati II (Kierkegaard e Th. Mann), Milano, Lampugnani Nigri, pp. 341. Indice: parte prima: I - Ironia, demoniaco ed eros; I I - Estetica ed etica; I I I - La dialettica della fede; IV - Ripetizione e ripresa: il teatro e la sua funzione catartica; V - Storia ed apocalisse; VI - La psicologia e il pro­ blema dell'angoscia; V I I - Angoscia e relazione; V i l i - Ango­ scia e fenomenologia dello eros; IX - L'intenzionalità e l'amo­ re; X - Kierkegaard e il significato della storia. Parte seconda: I - Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la filosofia; III - Due momenti fondamentali nell'opera di Mann; IV - L'ironia di Mann; V - Su « Altezza reale »; VI - Ricordo e presenza dei « Buddenbrook ». Tempo e relazione (nuova edizione), Milano, Il Saggiatore, pp. 386. Al testo della prima edizione (vedi 5401) si aggiungono tre nuove appendici: I - Significato del significato; II - Seman­ tica e filosofia; I I I - Fenomenologia e cibernetica. L'infanzia di J. P. Sartre, in Le conferenze dell'associazione cul­ turale italiana (1964-1965), Cuneo, Sasto, fascicolo XVI, pp. 19-30. Sull'orizzonte di verità della scienza, « Aut Aut », n. 85, pp. 7-16. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. V. Il senso delle parole: Processo; percezione non sensoriale; il tessuto della esperienza, « Aut Aut », n. 85, pp. 93-95. Sulla struttura della scienza, « Aut Aut », n. 86, pp. 27-36. Ri­ stampato in 7301, parte quinta, cap. IV. Il senso delle parole: Pubblico e privato; genesi, « Aut Aut », n. 86, pp. 91-95. 6503 - 6504 - 6505 - 6506 - 6507 - 6508 -   6509 - Struttura temporale e orizzonte storico, « Aut Aut », n. 87, pp. 7-19. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. VI. 6510 - Il senso delle parole: Logica forinole e linguaggio ordinario; metafisica descrittiva, « Aut Aut », Antropologia strutturale e fenomenologia, «Aut Aut», n. 88, pp. 42-54. Ristampato in 7301, parte quarta cap. III. 6512 - Condizione dell'esperienza e fondazione della psicologia, « Aut Aut », n. 89, pp. 82-89. 6513 - Il senso delle parole: i due volti della psicologia; sul principio della economia del pensiero, « Aut Aut », Una breve sintesi della filosofia di Whitehead, « Aut Aut », n. 90, pp. 7-16. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. VIII. Il senso delle parole: Sul problema dei fondamenti; esperienza e neopositivismo, « Aut Aut », n. 90, pp. 79-84. La voce Sul problema dei fondamenti è stata ristampata come cap. II della parte quinta di 7301. Funzione e significato nella letteratura e nella scienza, in La cultura dimezzata, a cura di A. Vitelli, Milano, Giordano, pp. 165-169. Sul concetto di struttura in Lévi-Strauss, « Giornale critico del- la filosofia italiana», n. 4, pp. 485-503. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. II. Attualità di Husserl, « Revue internationale de philosophie », nn. 71-72, pp. 5-16. Ristampato in 7301, parte prima, cap. I. 6519 - Sul problema della fondazione delle scienze, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 36-43. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. III. 6520 - i7 senso delle strutture in Lévi-Strauss, « Paragone », n. 192, pp. 114-125, e « Revue internationale de philosophie », nn. 73- 74, pp. 300-313. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. I. 6521 - Nota su De Saussure, in « Casa editrice II Saggiatore: Catalogo generale 1958-1965. Preceduto da un'inchiesta su ' Struttura- lismo e critica ' a cura di C. Segre », pp. LXIX-LXXIII. 6522 - Ideologia, parola negativa, in « Casa editrice il Saggiatore: sup-   6523 - 6524 - 6525 - 6601 - plemento a l catalogo generale aggiornato a l 3 0 settembre 1965 », pp. 21-75. E . Husserl, Esperienza e Giudizio, nota introduttiva di E . Paci, Milano, Silva. G. Piana, Esistenza e storia negli inediti di Husserl, prefazione di E . Paci, Milano, Lampugnani Nigri. C. Sini, Whitehead e la funzione della filosofia, prefazione di E. Paci, Padova, Marsilio. 1966 Relazioni e significati I I I (Critica e dialettica), Milano, Lampu- gnani Nigri, pp. 376. Indice: Parte prima: I - Sulla poesia di Rilke; II - Sul senso della poesia di T. S. Eliot; III - L'uomo di Proust; IV - Valéry o della costruzione; V - Sulla musica contemporanea; V I - Per una fenomenologia della musica; V I I - Interpretazione d e l teatro; V i l i - Teatro, funzione delle scien- ze è riflessione; IX - Sull'architettura contemporanea; X - L'ar- chitettura e il mondo della vita; XI - Il metodo industriale, l'e- dilizia e il problema estetico; XII - Fenomenologia e architet- tura contemporanea; XIII - Wright e « lo spazio vissuto ». Parte seconda: I - I l significato della dialettica platonica; I I - Dialettica, fenomenologia e antropologia in Hegel; I I I - T r e 6602 - 6603 - 6604 - paragrafi p e r u n a fenomenologia d e l linguaggio; I V sulla fenomenologia d e l linguaggio; V - Dialettica e nalità nella critica e nella poesia; VI - A cominciare dalpre- sente; VII - In un rapporto intenzionale; Vili - L'alienazione delle parole. Per un'analisi fenomenologica del sonno e del sogno, in A A . VV., Il sogno e le civiltà umane, Bari, Laterza, p p . 247-255. Kierkegaard vivant et la véritable signification de l'histoire, in AA. VV., Kierkegaard vivant (colloque organisé par l'Unesco du 21 au 23 avril 1964), Paris, Gallimard, pp. 111-124. Il senso delle parole: Sul problema della fondazione, « Aut Aut », n. 91, pp. 94-96. - Ancora intenzio-   Psicanalisi e fenomenologia, « Aut Aut », n. 92, pp. 7-20. Ri­ stampato in 7301, parte quarta, cap. VI. 17 senso delle parole: L'archeologia del soggetto; psicologia e problematica della scienza, « Aut Aut », n. 92, pp. 91-96. . Ayer e il concetto di persona, « Aut Aut », n. 93, pp. 7-20. Ri­ stampato in 7 3 0 1 , parte quinta, cap. IX. Il senso delle parole: Primitività della persona e azione umana; linguaggio e realtà, « Aut Aut », n. 93, pp. 97-100. Per lo studio della logica in Husserl, « Aut Aut », n. 94, pp. 7-25. Ristampato in 7301, parte terza, cap. III. Il senso delle parole: Ricerca trascendentale e metafisica; espe­ rienza temporale e riconoscimento, « Aut Aut », n. 94, pp. 101- 104. Tema e svolgimento in Husserl, « Aut Aut », n. 95, pp. 7-28. Il senso delle parole: Morfologia universale; prima persona e linguaggio, « Aut Aut », n. 95, pp. 101-104. Fondazione e costruzione logica del mondo di Carnap, « Archi­ vio di filosofia », n. 1 [Logica e analisi), pp. 95-107. Modalità, coscienza empirica e fondazione in Kant, « Il pensie­ ro », nn. 1-2, pp. 5-22. Ristampato in 7301, parte seconda, cap. III. E. Husserl, Logica formale e trascendentale, prefazione di E. Paci, Bari, Laterza. Ricordo di E. De Martino, colloquio tra E. Paci, C. D. Levi Carpitella, G. Jervis, « Quaderni dellTSSE », n. 1, pp. 5-14. Filosofia e scienza, discussione tra E. Paci, P. Caldirola, P. D'Arcais, Panikkar, « Civiltà delle macchine », I, pp. 19-30. 1967 Il nulla e il problema dell'uomo, in E. De Martino, Il mondo magico, Torino, Boringhieri, Il significato di GALILEI filosofo per la filosofia, in AA. VV., Studi Gali- leiani, Firenze, Barberi, pp. 1-28. Ristampato in 7301, parte seconda, cap. II. Fondazione fenomenologica dell'antropologia e antropologia del- le scienze, « Aut Aut », nn. 96-97, pp. 28-46. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. IV. Il senso delle parole: Fenomenologia della prassi e realtà obiet- tiva, « Aut Aut », nn. 96-97, pp. 153-154. Il ritorno a Freud, « Aut Aut », n. 98, pp. 62-73. Ristampato in 7301, parte quarta, cap.V. Il senso delle parole: Autoanalisi e intersoggettività, « Aut Aut », n. 98, pp. 104-106. Fondazione e chiarificazione in Husserl, « Aut Aut », n. 99, pp. 7-13. Ristampato in 7301, parte terza, cap.VI. Il senso delle parole: Fenomenologia ed enciclopedia, « Aut Aut », n. 99, pp. 94-96. Per un'interpretazione della natura materiale in Husserl, « Aut Aut », n. 100, pp. 47-73. Ristampato in 7301, parte terza, cap. IV. Il senso delle parole: Decezione conflitto e significato, « Aut Aut », n. 100, pp. 83-87. Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Hus- serl, « Aut Aut », n. 101, pp. 27-47. Ristampato in 7301, parte terza, cap. V. Il senso delle parole: Struttura e contemporaneità al nostro pre- sente, « Aut Aut », n. 101, pp. 95-98. Il senso delle parole: La motivazione, « Aut Aut », n. 102, pp. 108-110. Informazione e significato, « Archivio di filosofia » , n. 1 [Filo- sofia e informazione), pp. 37-53. Ristampato in 7 3 0 1 , parte quinta, cap. VII. Kafka e la sfida del teatro di Oklahoma, « Studi germanici » , n. 2, pp. 240-252. 3 A . CIVITA, Bibliografìa degli scritti di Enzo Paci.   Per una semplificazione dei temi husserliani fino al primo vo­ lume delle « Idee », « Studi urbinati », nn. 1-2, pp. 767-787. Ristampato in 7301, parte terza, cap. I. 1968 Inversione e significato della cultura, « Aut Aut », n. 103, pp. 7-13. Ristampato in 7301, parte prima, cap. VII. Il senso delle parole: L'altro, « Aut Aut », n. 103, pp. 108-109. Per una nuova antropologia e una nuova dialettica, « Aut Aut », n. 104, pp. 7-14. Ristampato in 7301, parte seconda, cap. VII. Il senso delle parole: L'uomo e la struttura, « Aut Aut », n. 104, pp. 93-95. Motivazione, ragione, enciclopedia fenomenologica, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 100-128. Ristampato in 7301, parte terza, cap. Vili. E. Paci, P. A. Rovatti, Persona, mondo circostante, motivazione, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 142-171. Il senso delle parole: Alienazione, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 198-200. Keynes, la fondazione dell'economia e l'enciclopedia fenomeno­ logica, «Aut Aut», n. 107, pp. 69-100. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. VII. Il senso delle parole: L'uomo stesso, « Aut Aut », n. 107, pp. 110-112. Vita e verità dei movimenti studenteschi, « Aut Aut », n. 108, pp. 7-14. Il senso delle parole: Razionalità irrazionale, «Aut Aut», n. 108, pp. 122-123. 6812 - Vico, le structuralisme et l'encyclopédie phénoménologique des sciences, « Les études philosophiques », nn. 3-4, pp. 408-Domanda, risposta e significato, «Archivio difilosofia», n. 1 [Il problema della domanda), pp. 11-26. La presa di coscienza della biologia in Cassirer, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 109-117. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. IX. The Vhenomenological Encyclopedia and the « Telos » of the Humanity, « Telos », voi. I, n. 2, pp. 5-18. Ri Hegel: Enciclopedia delle scienze filosofiche, in AA. VV., Orien­ tamenti filosofici e pedagogici, Milano, Marzorati, voi. II, pp. 909-941. 6904 - Antonio Banfi e il pensiero contemporaneo, in AA. VV., Antonio Banfi vivente, Firenze, La Nuova Italia, pp. 34-45. Ristampato in 7301, parte prima, cap.II. 6905 - II senso delle parole: Sviluppo e sottosviluppo, « Aut Aut », nn. 109-110, pp. 213-215. 6906 -Aldilà,«AutAut»,n.Ili,pp.7-14. 6907 - J7senso delle parole: Soggetto ed oggetto dell'economia, « Aut Aut » n. Ili, pp. 101-103. 6908 - L'enciclopedia fenomenologica e il Telos dell'umanità, « Aut Aut», n. 112, pp. 26-45. Ristampato in 7301, parte prima, cap. III. 6909 - Il senso delle parole: Violenza e diritto, « Aut Aut», n. 112, pp. 105-107. 6910 - Il senso delle parole: Istituzione totale, «Aut Aut», n. 113, pp. 84-86.   6911 - L'architettura come vita, « Aut Aut », n. 113, pp. 87-89. 6912 - Dialectic of the Concrete and of the Abstract, « Telos », n. 1, pp. 5-32. 6913 - Barbarie e civiltà, in « Atti del Convegno Internazionale sul tema: Campanella e Vico » (Roma 12-15 maggio 1968), Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Quaderno, La dialettica del processo. Milano, Mondadori. 6915 - S. Veca, Fondazione e modalità in Kant, prefazione di E. Paci, Milano, Mondadori. 1970 7001 - Il senso delle parole: Ancora sul marxismo e sulla fenomenologia, « Aut Aut », nn. 114-115, pp. 129-138. 7002 - Due temi fenomenologici: I - Fenomenologia e dialettica. II • La fenomenologia e la fondazione dell'economia politica, « Aut Aut », n. 116, pp. 7-37. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. Vili. 7003 - Il senso delle parole: La ripetizione, « Aut Aut », n. 116, pp. 113-114. 7004 - L'ora di Cattaneo, « Aut Aut », n. 117, pp. 7-19. 7005 - Il senso delle parole: Ontico e ontologico, « Aut Aut », n. 117, pp. 101-102. 7006 - Il senso delle parole: Barbarie e civiltà, «Aut Aut», n. 118, pp. 114-121. 7007 - Il senso delle parole: La figura, « Aut Aut », nn. 119-120, pp. 164-166. 7008 - Vita quotidiana ed eternità, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il senso comune), pp. 15-22. 7009 - Intersoggettività del potere, « Praxis », nn. 1-2, pp. 87-92.   7010 - Fenomenologia e dialettica marxista, « Praxis; Sui rapporti tra fenomenologia e marxismo, in J. T. Desanti, Fe­ nomenologia e prassi, Milano, Lampugnani Nigri, pp. 105-122. Astratto e concreto in Althusser, « Aut Aut », n. 121, pp. 7-20. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. X. Il senso delle parole: Sostanza e soggetto, « Aut Aut », n. 121, pp. 100-101. La « Einleitung » nella fenomenologia hegeliana e l'esperienza fenomenologica, « Aut Aut », n. 122, pp. 7-18. Ristampato in 7301, I sez., cap. IV, seconda parte. Il senso delle parole: La fenomenologia come scienza dell'appa­ renza e della esperienza della coscienza, « Aut Aut », n. 122, pp. 94-96. Hegel e la certezza sensibile, « Aut Aut », nn. 123-124, pp. 7-18. Ristampato in 7301, sez. II, cap. IV, seconda parte. Il senso delle parole: Storia e verità, « Aut Aut », nn. 123-124, pp. 151-152. Considerazioni attuali su Bloch, « Aut Aut », n. 125, pp. 20-30. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. XI. Il senso delle parole: Speranza e carità: l'uomo nuovo, « Aut Aut », n. 125, pp. 104-107. Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico, Aut Aut », n. 126, pp. 7-21. Ristampato in 7401, cap. VI, e in 7501. Il senso delle parole: « L'homme nu » di C. Lévi-Strauss, « Aut Aut », n. 126, pp. 105-107.   7112 - La phénoménologie et l'histoire dans la pensée de Hegel, « Pra- xis », nn. 1-2, pp. 93-100. Lo stesso testo è apparso in inglese col titolo History and Fhenomenology in Hegel's Thought, in « Telos », n. 8, pp. 77-83. 7113 - 7114 - H. Bergson, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. E. Minkowski, 17 tempo vissuto, prefazione di E. Paci, Torino, Einaudi. 7115 - P. Scarduelli, L'analisi strutturale dei miti, prefazione di E. Paci, Milano, Celuc. 7116 - E. Paci, P. A. Rovatti, R. Tomassini, S. Veca, Per una fenome- nologia del bisogno, « Aut Aut, Life-World, Time, and Liberty in Husserl, in AA.VV,. Life- World and Consciousness. Essays for A. Gurwitsch, a cura di L. E. Embree, Evanston, Northwestern Univ. Press, pp. 461-468. 7202 - 7203 - Ungaretti e l'esperienza della poesia, in G. Ungaretti, Lettere a un fenomenologo, premessa di E. Paci, Milano, Vanni Scheiwil- ler, pp. 17-38. Il senso della religione in MaxHorkheimer, in Max Horkheimer, Giuseppe Guerreschi, An Maidom e zum Schicksal der Religion, Milano, Arte Edizioni, due pagine non numerate. 7204 - A proposito di fenomenologia e marxismo. Considerazioni sul « Dialogo » di Vajda, « Aut Aut », n. 127, pp. 44-57. 7205 -17sensodelleparole:Lavoroeteologia,«AutAut»,n.127,pp. 120-122. 7206 - La presenza nella « Fenomenologia dello spirito » di Hegel, « Aut Aut », n. 128, pp. 5-22. Ristampato in 7301, sez. Ili, cap. IV, parte seconda. 7207 - Variazioni su Cattaneo, « Aut Aut », n. 128, pp. 89-96. 7208 - Il senso delle parole: Il federalismo, « Aut Aut », n. 128, pp. 97-98.   7209 - Spontaneità, ragione e modalità della praxis, « Praxis, Che cosa ha taciuto B. Croce, « Tempo », n. 50, pp. 30-34. 7211 - Ci sono strutture di strutture di strutture..., « Tempo, B. Russell, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. 7213 - J . Wahl, La coscienza infelice nella filosofia di Hegel, prefazione di E. Paci, Milano, Istituto Librario Internazionale. 7214 - S. Zecchi, Fenomenologia dell'esperienza, presentazione di E. Paci, Firenze, La Nuova Italia. 7215 - Intervista con Enzo Faci, in Parlano i filosofi italiani, « Terzo programma », fase. Ili, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, pp. 586. Indice: Parte prima: I - Attualità di Husserl; II - L'eredità di Banfi; III - L'enciclopedia fenomenologica e il telos dell'umanità. Parte seconda: I - Vico, lo strutturalismo e l'en­ ciclopedia fenomenologica delle scienze; II - Il significato di Ga­ lileo per la filosofia; III - Modalità, coscienza empirica e fonda­ zione in Kant; IV - Hegel e la fenomenologia. Parte terza: I - I temi husserliani fino al primo volume di Idee; II - Sul pro­ blema dell'intersoggettività; I I I - Per lo studio della logica in Husserl; IV - Per una interpretazione della natura materiale in Husserl; V - Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Husserl; VI - Fondazione e chiarificazione in Husserl; VII - Cultura e dialettica; Vili - Motivazione, ragione, enciclo­ pedia fenomenologica. Parte quarta: I - Il senso delle strutture in Lévi-Strauss; II - Sul concetto di struttura in Lévi-Strauss; III - Antropologia strutturale e fenomenologia; IV - Fondazione fenomenologica dell'antropologia ed enciclopedia delle scienze; V - Il ritorno a Freud; VI - Psicanalisi e fenomenologia; VII - Keynes, la fondazione della economia e l'enciclopedia fenomeno­ logica; V i l i - Fenomenologia e fondazione dell'economia poli-   tica; IX - La presa di coscienza della biologia in Cassirer. Parte quinta: I - Problemi di unificazione del sapere; II - Sul pro­ blema dei fondamenti; III - La fondazione delle scienze; IV - La struttura della scienza; V - Il significato di verità della scien­ za; VI - Struttura temporale e orizzonte storico; VII - Infor­ mazione e significato; V i l i - Whitehead in sintesi; IX - Una sintesi di Ayer sul concetto di persona; X - Astratto e concreto in Althusser; XI - Modalità e novità in Bloch. 7302 - Diario fenomenologico (nuova edizione), Milano, Bompiani, Marxismo e fenomenologia, « Aut Aut », n. 133, pp. 1-13. Ri­ stampato in 7401, cap. I. i7 senso delle parole: Attualità della « fenomenologia » di Hegel, « Aut Aut » Bisogni, paradossi e trasformazioni del mondo, « Aut Aut », n. 134, pp. 1-10. Il senso delle parole: Filosofia analitica e fenomenologia, « Aut Aut », n. 134, pp. 109-111. Il senso delle parole: I limiti dell'empirismo, « Aut Aut », n. 135, pp. 111-112. La negazione in Sartre, « Aut Aut », nn. 136-137, pp. 3-12. Il senso delle parole: L'istante, « Aut Aut », nn. 136-137, pp. 159-160. Il senso delle parole: Sul relazionismo, « Aut Aut », n. 138, pp. 117-119. Cancellare la scrittura morta per trovare la verità viva, «Tem­ po », nn. 2-3, p. 56. L'uomo deve imparare a servirsi della scienza, « Tempo », nn. 4-5, p. 56. La pelle di leopardo ideologica, « Tempo », nn. 6-7, p. 51. Enzo Paci: Cosi vedo Sartre, « Tempo », nn. 8-9, p. 70.   7315 - Amore e morte. Freud e la rivoluzione dell'uomo, «Tempo», nn. 10-11, p. 80. 7316 - L'enigma Ludwig: Visconti e Thomas Mann, «Tempo», nn. 12-13, p. 68. 7317 - L'uomo e la semiotica universale, « Tempo »,n. 14,p.71. 7318 - Ateismo nel cristianesimo e cristianesimo nell'ateismo, «Tempo », n. 15, p. 74. Letteratura e reazione, « Tempo, La presa di coscienza dell'eros e la trasformazione della società, « tempo », n. 17, p. 74. « Il Capitale » tra Shakespeare e Kafka, « Tempo », n. 18, p. 68. Un congresso di filosofi che riscoprono la dialettica, « Tempo », n. 19, p. 63. Linguaggio e silenzio in Wittgenstein, « Tempo », n. 20, p. 80. Quel superstizioso di Freud, « Tempo », n. 21, p. 73. Filosofia Arte e Letteratura, « Tempo », n. 22, p. 76. Quando la volontà è malata, « Tempo », n. 23, p. 72. Colloqui con Sartre, « Tempo », n. 24, p. 60. Un messaggio contro il male, « Tempo », n. 25, p. 68. La realtà si ritrova nella continua dialettica tra realismo e sur- realismo, « Tempo », n. 26, p. 62. Husserl e Marx a Praga, « Tempo », n. 27, p. 53. Mito e vacanza della vita, « Tempo », n. 28, p. 54. Eclisse e rinascita della ragione in Horkheimer, « Tempo », n. 29, p. 54. G. Lukàcs tra la vita e lo spirito, « Tempo », n. 30, p. 56. La situazione limite di Bataille, « Tempo », n. 31, p. 56. Il progresso economico distruggerà la specie umana, « Tempo », n. 32, p. 56.   7336 - La filosofia della vita e della cultura di Simmel e di Banfi, « Tem- po », Trovare l'uomo partendo dalla solitudine, « Tempo », n. 34, p. 58. 7338 - La musica come mediazione tra la vita e il suo significato, « Tem- po », n. 35, p. 58. 7339 - Ter Marcuse la rivoluzione continuerà con l'estetica, « Tempo », n. 37, p. 60. 7340 - Il filosofo del senso comune, « Tempo », n. 38, p. 82. 7341 - Il fallimento dell'uomo e la religione, « Tempo », n. 39, p. 80. 7342 - La vera neutralità della scienza, « Tempo », n. 40, p. 80. 7343 - La nuova via tra Pitagora e Darwin, « Tempo », n. 41, p. 80. 7344 - L'idiota di famiglia e la guarigione dell'uomo, « Tempo, L'eredità di G. Marcel è anticapitalista?, « Tempo », n. 43, p. 96. 7346 - Lukàcs inedito scoperto a Budapest, « Tempo », n. 44, p. 94. 7347 - I cervelli avranno un futuro, « Tempo », n. 45, p. 86. 7348 - Forse una nuova dialettica con la vittoria del proletariato, « Tempo », n. 46, p. 116. L'uomo tra Tolomeo e Copernico, « Tempo », n. 47, p. 94. Minkowski: psicopatologia e vita vissuta, « Tempo », n. 48, p. 84. La costruzione logica del mondo, « Tempo », n. 49, p. 90. Lenin e la filosofia, « Tempo », n. 50, p. 76. Jaspers e l'armonia di una nuova storia, « Tempo », n. 51, p. 70. 1974 Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, pp. 68. Indice: I - Marxismo e fenomenologia; II - La nuova fenomenologia; III - Fenomenologia dell'economia e della psicologia; IV - La   trasformazione del mondo attuale; V - Fenomenologia e costi- tuente mondiale; VI - Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico. 7402 - La filosofia contemporanea (nuova edizione), Milano, Garzanti, pp. 338. Al testo della prima edizione (vedi 5703) si aggiungono 7 nuove appendici: I - L'eredità kantiana e il marxismo; II - Lenin e la filosofia; III - Sul marxismo italiano; IV - C. Lukàcs; V - Sociologia e scuola di Francoforte; VI - Sullo strutturalismo; VII - Moore e la filosofia analitica inglese. 7403 - 7404 - 7405 - 7406 - 7407 - 7408 - 7501 - 7601 - 7602 - Vérification empirique et trascendance de la vérité, in AA. VV., Vérité et Vérification, La Haye, M. Nijhoff, pp. 59-67. Considerazioni attuali sul problema dell'utile e del vitale in Cro- ce, in AA. VV., Benedetto Croce, a cura di A. Bruno, Catania, Nicolò Giannotto Editore, pp. 341-355. Il senso delle parole: Sulla fenomenologia del negativo, « Aut Aut », n. 140, pp. 134-136. Il senso delle parole: Husserl e il cristianesimo, « Aut Aut », n. 141, pp. 133-134. Undici studiosi alla scoperta degli Evangeli, « Tempo », n. 1, p. 64. R. Osculati, Fare la verità. Analisi fenomenologica di un lin- guaggio religioso, Nota finale di Enzo Paci, Milano, Bompiani. Intervista con Enzo Paci, in La filosofia dal '45 ad oggi, a cura di Valerio Verrà, Roma, ERI, pp. 455-458. Dizionario di filosofia, Milano, Rizzoli. Voce: Esistenzialismo. Enzo Paci. Paci. Keywords: relazione. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Paci: i principi metafisici di Vico” --. Luigi Speranza, “Grice e Paci: significato e significati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742511685/in/datetaken/

 

Biraghi, andrea – “Dizionario di filosofia,” Milano.

 

Grice e Padovani – filosofia classica – Luigi Speranza (Ancona). Filosofo. Grice: “I like Padovani, especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’ (‘metafisica classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi (convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra) con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche sull'opera di Schopenhauer. Si laureò con una tesi su Spinoza eproseguendo poi la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, Padovani iniziò a collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui divenne ben presto uno dei principali rappresentanti.  Venne nominato professore di filosofia della religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare sintonia.  Sempre affiancato da Gemelli, anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria casa di Milano diversi intellettuali cattolici avversi al fascismo (noti col nome di "Gruppo di Casa Padovani") come Dossetti eFanfani. Si avvicinò durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto "Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando Sciacca fondò il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo redattore.  Venne accolto come professore di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova.  Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era stata la sua scelta di non sposarsi.  Il pensiero filosofico  La tomba di Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio Padovani e figura ispiratrice del suo pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito di Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività filosofica fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il problema fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari. Saggio sul pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera” (Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da altri panorami filosofici e religiosi. Pubblicò il testo più importante del suo pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita” (riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica classica.  Con la pubblicazione del suo Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia, il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la filosofia) di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente dalla teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli aveva sempre avuto un forte legame.  Altre opere:  – Grice: “Cf. Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in Italia,”Milano,  “La storia della filosofia con particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,” Como, “Aquino nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto della morale” (Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di storia della filosofia,” Roma, P. Faggiotto,Padova A. Cova, Storia dell’Università cattolica del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. And then there’s Pagani: essential Italian philosopher  difficult  to find. Padovani. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Padovani,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740815513/in/datetaken/

 

Grice e Paganini – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo. Grice: “Paganin must be the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia philosophically!” --  Grice: “Strawson never read Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed as he was with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget Shropshire’s proof of the immortality of the human soul – He told me he basically drew it from an obscure tract by Paganini, as inspired by the death of Patroclus – Paganini’s tract actually features one of my pet words. He speaks of the ‘domma’ of the ‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential Italian philosopher.Lucca stava passando dalla reggenza austriaca seguita al collasso napoleonico al diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì l'intero corso dei suoi studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole secondarie, alla filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari lucchesi. Prtecipò alla prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra, col l'annessione del Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu nominato docente nell'ateneo lucchese. In questo ufficio fu difensore della dottrina rosminiana e nonostante venisse sorvegliato dalla polizia il governo decise poi di offrirgli una cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso. Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati da due avvenimenti; la espulsione dai seminari ecclesiastici di discepoli a lui carissimi, perché rei di professare le dottrine del Rosmini e la condanna di certe proposizioni tolte ad arbitrio e senza critica dalle molte opere del filosofo di Rovereto. Morì a Pisa. Annuario della R. Pisa per l’anno accademico. sba.unipi/it/risorse/archivio-fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano Opere. Paganini. Keywords: Alighieri. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paganini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692032980/in/photolist-2mPXDFp-2mPNuPp-2mNaHiH-2mKRbtW

 

Grice e Pagano – eroe – filosofia italiana – filosofi agiustiziati --– Luigi Speranza (Brienza). Filosofo. Essential Italian philosopher. Uno dei maggiori esponenti dell'Illuminismo ed un precursor edel positivismo, oltre ad essere considerato l'iniziatore della scuola storica napoletana del diritto. Personaggio di spicco della Repubblica Partenopea, le sue arringhe contornate di citazioni filosofiche gli valsero il soprannome di "Platone di Napoli". Nato da una famiglia di notai,  si trasfere a Napoli. Studia sotto l'egida di Angelis, da cui apprese anche gli insegnamenti del greco. Frequenta i corsi universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum universae Romanorum nomothesiae examen” (Napoli, Raimondi), dedicato a Leopoldo di Toscana ed all'amico grecista Glinni di Acerenza. Studia sotto Genovesi, il cui insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri con cui condivide l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,” loggia della quale e maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di avvocato criminale gli consenteno di acquistare un terreno all'Arenella, dove costitue un cercchio, alla quale partecipa, tra gli altri, Cirillo. Insegna a Napoli, distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui diviene poi giudice) nella difesa dei congiurati della Società Patriottica Napoletana Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte. Incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato condannato per corruzione che lo accusa di cospirare contro la monarchia. Venne liberato per mancanza di prove. Scarcerato ripara clandestinamente a Roma, dove e accolto positivamente dai membri della Repubblica. Insegna al Collegio Romano, accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo indispensabile per vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il  rivoluzionario Galdi.  La libertà è la facoltà di ogni uomo di valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli piace, colla sola limitazione di non impedir ad’altro uomo di far lo stesso. Il Giudice Speciale lo schernisce dopo avergli letto la sentenza di morte. Ritratto di Giacomo Di Chirico. Lasciata Roma, si sposta per un breve periodo a Milano e, dopo la fuga di Ferdinando IV a Palermo, fa ritorno a Napoli, divenendo uno dei principali artefici della Repubblica, quando il generale  Championnet lo nomina tra quelli che doveno presiedere il governo provvisorio. La vita della repubblica e corta e molto difficile. Manca l'appoggio del popolo, alcune province sono ancora estranee all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie sono sempre limitate a causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di tempo, ha tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti. Importanti in questo periodo sono le sue proposte sulla legge feudale, in cui si mantiene su posizioni piuttosto moderate e il progetto di Costituzione. Essa per la prima volta stabilisce la giurisdizione esclusiva dello stato napoletano sul diritto civile e, tra le altre cose, prevede il de-centramento amministrativo. Prevede inoltre l'istituzione dell'eforato, precursore della corte costituzionale. Il suo progetto rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione monarchica. Si distingue sostenendo altre leggi di capitale importanza come quella sull'abolizione dei fedecommessi, sull'abolizione delle servitù feudali, del testatico, della tortura. Con la caduta della repubblica, dopo aver imbracciato le armi che difendeno strenuamente gl’ultimi fortilizi della città assediati dalle truppe monarchiche, e arrestato e rinchiuso nella "fossa del coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. E in seguito trasferito nel carcere della Vicaria e nel Castel Sant'Elmo. Giudicato con un processo sbrigativo e approssimato, e condannato a morte per impiccagione. A nulla e valso l'appello di clemenza da parte dei regnanti europei, tra cui lo zar Paolo I, che scrive al re Ferdinando. Io ti ho mandato i miei battaglioni, ma tu non ammazzare il fiore della cultura europea. Non ammazzare Pagano, il più grande filosofo di oggi. Fu giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri repubblicani come D. Cirillo, G. Pigliacelli e I. Ciaia. Salendo sul patibolo, pronuncia la seguente frase. Due generazioni di vittime e di carnefici si succederanno, ma l'Italia, o signori, si farà. Italia si fara. Italia, o signori, si fara. Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione, Colletta. Esponente fra i più rilevanti dell'Illuminismo merita di essere preso in esame dalla nostra prospettiva per la visione consegnata ai Saggi politici, un'opera a carattere filosofico -- di ‘filosofia civile' per l'ispirazione complessiva e il disegno di fondo in cui i diversi elementi della sua multiforme natura sono orientati verso un unico obiettivo. E anche per la filosofia politica, che emerge in tutta la sua peculiarità da un lavoro pur dai caratteri tecnici obbligati come il Progetto di Costituzione della Repubblica napoletana, da lui personalmente redatto.  Saggi: “Burgentini”, “Oratio ad comitem Alexium Orlow virum immortalem victrici moschorum classi in expeditione in mediterraneum mare summo cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani. Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato Totaro, reo dell'omicidio di D. Giuseppe Gensani in grado di nullità aringo” (Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone: monodramma-lirico” (Napoli, Raimondi); “Considerazioni sul processo criminale (Napoli, Raimondi); “Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in Napoli. Diretto al Regio Tribunale dell'Ammiragliato e Consolato di Mare” (Napoli); “Corradino: tragedia” (Napoli, Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli, aRaimondi); “L' Emilia: commedia” (Napoli, Raimondi); “Saggi politici de' principii, progressi e decadenza della società” (Napoli); “Discorso recitato nella Società di Agricoltura, Arti e Commercio di Roma nella pubblica seduta del di 4 complementario anno 6° della libertà, Roma, presso il cittadino V. Poggioli. “Considerazionisul processo criminale” (Milano, Tosi e Nobile); “Principj del codice penale e logica de' probabili per servire di teoria alle pruove nei giudizj criminali”; “principj del codice di polizia” (Napoli, Raffaele Di Napoli). Le opere teatrali  non furono mai rappresentate in pubblico. Le mette in scena privatamente nella sua villa dell'Arenella. Sono caratterizzate da temi prevalentemente sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse sono presenti, con funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo.  Intitolazioni e dediche  Statua di Mario Pagano a Brienza (PZ) Al giurista lucano sono state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano in sei trattenimenti a forma di dialoghi di Francesco Astore e Mario Pagano, ovvero, della immortalità di Terenzio Mamiani. Nella Corte d'Assise di Potenza fu collocato un busto marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne dedicato il Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto firmato da Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a suo nome, come quella di Lecce e di Potenza.. Nel Venne inaugurato un busto in marmo ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da Giuseppe Guastalla. Il suo personaggio apparve nel film Il resto di niente di Antonietta De Lillo, interpretato da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la scienza penalistica del secolo XIX, Giannini, Fulvio Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida, Petronilla Reina Gorini, Ricordanze di trenta illustri italiani, Minerva, N. Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo, Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi pratici della laicità agli inizi del secolo Wolters Kluwer Italia, Mario D'Addio, Le Costituzioni italiane: Colombo, Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana, Guida, Saverio Cilibrizzi, I grandi Lucani nella storia della nuova Italia, Conte, Alessandro Luzio, La massoneria e il Risorgimento italiano: saggio storico-critico, Volume 1, Forni, Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria in Basilicata, FrancoAngeli, Carlo Colletta, Proclami e sanzioni della repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione di Mario Pagano, Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario Ippolito, il pensiero giuspolitico di un illuminista, Torino, Giappichelli Editore, Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione, Palermo, Sellerio, Franco Venturi, Illuministi italiani, tomo V, Riformatori napoletani, Milano-Napoli, Ricciardi, Repubblica Napoletana Repubblicani napoletani giustiziati  Emanuele De Deo. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Considerazioni sul processo criminale, su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana, su repubblicanapoletana. Principii del codice penale, su trani-ius. Relazione al Convegno di Brienza su Mario Pagano, del 25-27 ottobre 1999, su trani-ius. Dell origine delle pene pecuniarie. 2 7 C A P . De'progresiviavanzmenti della sovra nità per mezzo de'giudizi. Del maggior estabilimento de'giulizi. Pruovestoriche.Presode'Creci giudicava della Socieeta.  Del duello. Degli altri modi aduprati ne'divinigiu dizj. CAP. XIV. DellaFortura. Sull'ifteltosoggetto. Prüovestoriche. Coltura inquest 'ultimo period della barbarie.  Dello sviluppo della macchina; e del miglioramento del costume,delloSpirito, e delle 79 quantoelle çonferial miglioramento del costume ca,edella originedelcommercio,  di antichitd. 59 . lingue. SAG . 8q 24 de'popoli. De'giudizj degli aprichi Germani, ede' Scioglimento di una opposizione alleco Se dette. Deprincipidellagiurisprudenza de'bar De divinigiudizj. Nuova explicaziurediun famoso puntu Della legislazione di questi tempi, Dello stato delle proprietà , e dell'agri. Dellorigine dell'ospitalitit,ecome, Delle arti , e delle scienze di cotest'epur 78 barbari della mezza età  DellaReligione. De principi e progressi delle società colte. L'estinzione della indipendenza privata , la libert . civile , la moderazione del governo forma no l'esenziale colturadellenazioni. Dell'originedellaplebe, ede'suoidrit 'ti. Delle varie caçioni , dalle quali nascono gono dalla varia modificazione della macchina. 113 CAP.IX.De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al valore Ea lergenonfrenalalibertà,mala garantisce e ladifende  vi e polite.  i diverfi governi , e primieramente delleinterne. Dellaeducazione. Dell'esternecagioni locali,chesuldiver fo governo hanno influenza, Delclima. diverfi. Del rapporto dellasocietà colle potenze stranicre. Dellalibertà,edellecagioni ,che la tolgono. Comelaleggecivilepofanuocere alla De'diversielementi dellaCitta.Della leggeuniversale, edell'ordine cosifisico, come morale. Come leforze,edoperazionimoralifor. Come secondo i varj climi nafcono governi libertà, inducendo la servitù. Dellalibertapolitica. Delledueproprietàdiogni moderato, Deldrittoscritto,delleleggie giu e regolar governo risprudenza de'coltipopoli,  La moltiplicazione degli uomini è maggiore neglistati guerrieri , che ne'commer. Del Gusto , e delle belle arti. Del piacevole. Del rafinamentodelgusto,devarjfonti del piacere. Delle leggiagrarie dell'antiche repub Della galanteria de popoli colti. Dellagalanteriadebarbaritempi. Delle arti di lullo de'populipoliti, DelamonetatedeleFinanze: Dell'oggetto delle belle arti, edelgusto. Dell'ingegno creatore , 3DelloSpirito,ecostumedelle colte nazioni. Delle sorgenti del Genio. Qualigoverni fieno per loro natura guerrieri,equali commercianti Quali cose forminu la bellezza nelle arti imitative . L'unit. forma e la bontd , e la bellez za degli elleri. Proprieta. bliche,e della violentari partizione de poderi. Di duegeneridistati o'conquistatori, o commercianti. cianti . Di unterzogenere distato nè.com , Divisione delle belle arti. De'contrasti,opposizione,antitesi. 2Deldilicato,del forte, delsublime, dela delle grazie , e dell'intereffe Jempre vivo Decadenza delle belle arti delle nazioni, e della prima di elle , cive dello sfibramento dellamacchina dell'uomo , e delle zioni dalla prima , e del novello stato selvaggio. Generale prospetto della Storia del Reggno. Del progresso e perfezione delle belle arti. Dell'epoche progresive de'varii ramı delle belle arti. Del corso delle belle arti IN ROMA, e nella moderna Italia. conseguenze morali. Dellacorruzionede'regolarigoverni, la quile rimena la barbarie. Lagrandezza ne'popolicolti ne'barbari, la dilicatezza ,esublimitd èmaggiore. Delle Scienze , e delle arti delle nazioni corrotte. Divifone dal dispotismo. Della decadenza delle Nazioni . Delle universali cagioni della decadenza. Diversità dellaseconda barbarie delle na . De lcorso delle nazioni di Europa. Dell'inondazionede'barbari,e delri Jorgimeuto dell'europeacostura.  Le note segnate colle pa Dello ftata degli uomini , che sovravissero alle vi. focievole. cende della natura . liare .Del secondo stato della vita selvaggia. Dei varj doveri, e dritti de'compagni , coloni , Del primo stato della vita selvaggia. Del terzo fato della vita selvaggia. Delle cagioni che strinfero la sociesà fami Del vero principio motore degli uomini al vivere. Delleduespeciede'bisognififci,emorali. Della distinzione delle famiglie, dell'origine della nobiltà. Dell'incremento delle famiglie e dell'origine de famoli, e delle varie lor claffi. fervi. Del quarto stato della vita selvaggia.  re Società . 60 Della domestica religione di ciascunafamiglia. 79 Dell'origine dell'anzidetta religion domestica . Si Ricapitulazione de'diversi stati della vita selvago.  Degli affidati,e de'vafalli della mezza età. ST Paragone tracompagnoni de'Germani ,fooj de Greci,e i cavalieri erranti degli ultimi barba L'imperodomesticoficonrinnòneleprime barba 69 Dell'antropofagia y o fia del pasto delle carni u m d ri tempi. 64 gia. Della religione de'selvaggi. De'costumi de'selvaggi. 89 Del secondoperiodo delle barbare nazioni.  e di coloro, che  ghi .  ins 116 se de'pa V. blici militari consigli. Dello stabilimento del le città e del primo periodo delle barbariche società. conviti . Chene'tempi degliDei fi tennero iprimi pub. Della Teocrazia . Dello stato della religione del le prime società. Dell'influenza della religione in tutti gli affari de'barbari . la componevano .  Delprimo passo dele selvagge famiglie nelcorso civile , ossia dell'origine de vichi. Dell'origine de'tempj, é di'pubblici, ésacri Della sovranità della concione, i20 СА.  Dellidee degli antichi intorno allamonar· 143 Dellaforma dellaromana repubblicanelsecondo. Del governo de primi greci.De'costumi, delgenio di questa età,e della tral de'costumi di questa età della fo Dell'arti, .Saggio II.Dellorigineestabilimento Dello stabilimento delle città e del primo periodo .  Che ne'tempii degli Dei si tennero i primi pub blicimilitariconsigli . Della teocrazia Dello stato della religione delle prime società Dell'influenza della religione in tutti gli affari dei barbari componevano. Dell'idee degli antichi intorno alla monarchia Della forma della romana repubblica nel secondo Del governo feudale di tutte le barbare 'nazioni. Della sovranità della concione e di coloro che la Del governo de'primi Greci. De 'giudizi nel secondo periodo della barbarie di . periodo della barbarie ROMA. De'costumi,del genio di questa età edellatrasmi. Continuazione de costumi di questa età della so CAPITOLO XVIII. Del progresso delle barbare società : del terzo ed ultimo loro periodo CAPITOLO I. De'progressivi avanzamenti della sovranitàper mezzo  bari tempi esercitato da're. De'principii della giurisprudenza de'barbari. Del diritto della proprietà . grazione delle colonie de barbari Il potere giudiziario non venne negli eroici e bar. de'giudizi . cietà Delle arti e cognizioni di questa età. Del maggiore stabilimento del giudiziario potere . Del ducllo. Degli altri modi adoprati ne'divini giudizi. Dello stato della proprietà e dell'agricoltura in Dello sviluppo della macchina e del miglioramento del costume , DELLO SPIRITO ROMANO E DELLA LINGUA ROMANA. dconferi al miglioramento del costume de popoli . Dell' arti e delle scienze di cotest'epoca, dell'ori quest'ultimo periodo della barbarie . gine del commercio . De'divini giudizi Della legislazione di questi tempi . Dell'origine dell'ospitalità , e come e quanto ella Della tortura Della religione o dest   civile,la moderazione del governo formano l'es. senziale coltura delle nazioni. Dell'origine della plebe e de'suoi diritti verni , e primieramente delle interne. Delle varie cagioni dalle quali nascono idiversi go hanno influenza . Come le forze ed operazioni morali sorgono dalla Della società colta e polita. L'estinzione dell'indipendenza privata, la libertà De'diversi elementi della citt. Della educazione. Dell'esterne cagioni locali che sul diverso governo Del clima varia modificazione della macchina De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al valore . Secondo i vari climi nascono governi diversi . Della libertà e delle cagioni che la tolgono Della legge universale e dell'ordine cosi fisico co Delle varie specie della legge , e della legge civile . La legge non toglie la libertà, ma la garantisce. Vera idea della libertà civile. Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile. Della legge relativamente alla proprietà. Del rapporto della società colle potenzę straniere , . me morale . 9Della libertà politica Della giusta ripartizione delle possession. Delle leggi agrarie dell'antiche repubbliche,edella forme degli stati cianti commercianti Di un terzo genere di stato né commerciante ne varia ripartizione de'poderi . Leggi ed usi distruttivi della proprietà Delle varie funzioni della sovranità e delle varie. Di due generi di stati, o conquistatori o commer. Quali governi sieno per lor natura guerrieri e quali. La moltiplicazione degli uomini e maggiore negli stati guerrieri che ne commercianti conquistatore .Partizione della legge civile, qualità delle leggi Della moneta e delle finanze   Dell'arti di lusso de'popoli politi zioni  Dello spirito e costume della nazione italiana. Della passione dell'amore de'popoli colti. Della decadenza delle na. . Della corruzione delle società . Stato delle cognizioni in una nazione corrotta. Costumi e carattere delle nazioni corrotte. Della galanteria de'tempi cavallereschi . Cagioni fisiche e morali della decadenza della sociela Divisione del dispotismo. Del civile corso delle nazioni d'Europa Dell'inondazione de'barbari e del risorgimento del Discorso sull'origine e natura della poesia CAPITOLO J. Del metodo che si tiene nel presente discorso Dell'origine del verso e del canto.  Le barbare nazioni tutte son di continuo in una vio leuza di passioni, e perciò parlano cantando Origine ed analisi delle prime lingue dei selvaggi e Diversità della seconda barbarie delle nazioni dalla prima, e del novello stato selvaggio l'europea coltura barbari Dėll'interna forma ed essenza poetica, è propria mente della facoltà pittoresca de primi poeti , Della maniera di favellar per tropi , allegorie e caratteri generici   Analisi di alquante voci greche e latine le quali fu rono traportate dalle prime sensibili nozioni a rap  Della personificazione delle qualità de'corpi nata dalle prime astrazioni della mente umana. Per quali ragioni tutte le cose vennero animate Continuazione universale Della qualità patetica dell'antica poesia e de'co  Ricapitolamento di ciò che si è detto  presentarne dell'altre . La poesia è un genere d’istoria , ossia un'istoria .rica dell'antica poesia. Dell'origine della scrittura . dalle vive fantasie de'selvaggi . lori dello stile. Più distinta analisi della lingua allegorica e gene. Dell'origine della pantomimica , del ballo e della Dell ll'origine delle feste. Commedia , tragedia , satira , ditirambo furono in Conferma dell'anzidetta verità musica principio una cosa sola . Saggio del Gusto e delle belle arti Dell'oggetto delle belle arti e del gusto . Della nascita della tragedia Della tragedia. Dell'origine delle varie specie di poesia Delle belle arti. Divisione delle belle arti. Del piacevole 544 e dell'interesse sempre vivo Dell'ingegno creatore. Quali cose formino la bellezza nelle arti imitative. L'unità forma e la bontà e la bellezza degl’esseri. Del raffinamento del gusto ed e vari fonti de lpiacere. De'contrasti, opposizione, antitesi/ Del dilicato, del forte, del sublime e delle grazie. Delle sorgenti del genio. La grandezza e sublimità ċ maggiore nei barbari; la dilicatezza ne'popoli colli   Decadenza delle belle arti. Del corso delle belle arti in Roma e nella moderna Continuazione »  -- Del maggior estabilimenta del giudiziari opotere. mente  De progres sivi avanzamenti del la Sovranità per wieszo delGiudizj. Deprincipjdellagiurisprudenzadibarbari. Del Duello  Deglialtrimodiadopratine'd'ùinigiudizj. Della Tortura . Della legislazione di questi tempi . C A P. Dello stato della proprietà, e dell agricoltura in 45 Dello sviluppo della macchina, & del migliora. Il potere giudiziario non venne negli eroici; e bara bari tempi esercitata da re . quest'ultimo periodo della barbarie. De divini giudiz].mento del costume, dello spirito, e dellelina gue. Dell'arti, e delle scienze dicorest'epoca, dell origine del Commercio . L'estinzione della indipendenza privatą, la liber: D e diversi elementi della città nità per Della Religione Ultimo Dell'esternecagioni locali,che suldivariopovera Dell'originedellaplebe,ede'suoidritti. 7wotere.20 94 iebare Dellevariecagioni dallequalinasconoidiversi governi,e primieranientedell"interne. Della educazionerà civile, la moderazione del gover formand l'essenziale coltura delle nazioni. . Dell originedell'ospitalità, e come, e quanto ella confert al miglioramento del costume de popoli . leforzeed operazionimoralisorgonodala Come modificazione dellamacchina. la varia 103 lore i ed al vas P. X. Secondo i varj climi nascono governi diversi. Delle varie specie della legge, e della legge ci vile . La leggenon togliela libertà, ma carentisce la vera idea della libertà civile . Della libertà politica.  Del clima . De climipiùvantaggiosi all'ingegno, CA Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile . Dellaleggeuniversale, edell'ordinecasi fisico, come morale , Della legge relativamente alla proprietà. no hanno influenza: Del rapporto della società colle potenze stranie. Della libertà, e delle cagioni, che la tolgono ,Quali governi sieno per lor natura guerrieri ,e quali commercianti ,Dellapassionedell'amoredepopolicolti. Delle varie funzioni della sovranità , e delle varie forme degli stati. Di duegeneridistari,oconquistatori,ocoma mercianti. Di un terzo genere di stato nel commerciante nd conquistatore . La moltiplicazione degli uomini a maggiore negli stari guerrieri, che ne commercianti. Partizione della legge civile , qualità delle Lego gi.Dellagiust:ripartizionedelepossessioni. Dello leggiagrariedell'anticherepubbliche,edel la varia ripartizione de'poderi. Leggi , ed usi distruttivi della proprietà . Della moneta delle Finanze . Dellospiritoecostumedellecoltenazioni. 195 Della galanteria de tempi Cavalereschie. Dell arti di lusso de'popoli politi, Costumi , e carattere delle nazioni corrotte . Diversità della seconda barbarie delle nazioni dala laprima,èdelnovellostatoselvaggio , Del civile corso delle nazioni di Europa . Dell'inondazione de barbari, e del risorgimento delloeuropea coltura seri e delle crisi, per mezzo delle quali si Dell'estrinseche morali cagioni, che turbano il naturaleedordinariocorsodelleNazioni pag. Della varia efficacia delle anzidette cagioni orientale Delle varie fisiche catastrofi. Delle differenti epoche delle varie fisiche cata Ragioni del Vico contra l'antichità e la Sapienza. Dell'antichissima coltura degli Egizie de' Caldei» 87 De 'Caldei. strofi della terra Della contesa delle nazioni sulle loro antichità. Dellà successione di varie fisiche vicende  Del disperdimento degli uomini per mezzo delle naturali catastrofi  Delle morali cagioni attribuite dagli uomini igno ranti a'fisici fenomeni Delle diverse cagioni delle favoleDelle diverse affezioni degli uomini nel tempo delle crisi Delle crisi di fuoco Continuazione dell'analisi degli effetti prodotti nello spirito dallo sconvolgimento del ce Dellaverosimiglianzadelpropostosistema .   VIantichissime nazioni orientali. Del modo come sviluppossi l'uomo dalla terra Dello stato primiero della terra e degli uomini , e delle varie mutazioni sulla terra avvenute »Seconda età del mondo Originė degli uomini secondo il sistema delle . Sviluppo dell'anzidetta platonica dottrina sui due Della favola di Pandora . Dello spirito delle prime gentili religioni periodidelmondo. Prima età del mondo » 140 9 142 ed origine della secondo l'antichissima teologia Sviluppo dello spirito umano , ·religione   Dell'invenzione dell'arti,e degli usi giovevoli L'ordine della successione delle varie catastrofi Dello stato de popoli occidentali dopo 1°Atlan tica catastrofe Del diluvio di Ogige , e di Deucalione Delle morali cagioni che diedero all'anzidetta favola l'origine,ed'altre favole eziandio porto. Ricapitolazione Diunaparticolarecrisidell'Italia alla vita si ritrova solo nella mitologia Dell'Atlantica catastrofe . che alla medesima catastrofe hanno rapDello stato degli uomini, che sopravvissero'alle vicende Del terzo stato della vita selvaggia . Delecagioni,chestrinserolasocietàfamigliare, Del vero principio motore degli uomini al vivere socie Della distinzione delle famiglie, o dell'origine della  Pag. 5 della natura .  yole .Del primo stato della vita selvaggia. Del secondo stato della vita selvaggia . Delle due specie de' bisogni fisici , e morali . nobiltà .   Dell'incrementodelefamiglie,edell'origine defa Dei varjdoveri,edirittide'compagni,coloni,eservi. Degli affidati, e de vassalli della mezza età. Paragone tra'compagnoni de'Gerinani,socj de Greci, eicavalierierrantidegliultimibarbaritempi. 59 Del quarto stato della vita selvaggia . L'impero domestico si continuò nelle prime barbare  Dell'anıropofagia , o sia delpasto delle carni umane . 75 80 CAPITOLO XX. Ricapitolazione de diversistatidellavitaselvaggia.86  moli , e delle varie ior classi.  Della religione de' selvaggi . Della domestica religione di ciascuna famiglia .' Dell'origine dell'anzidenta religion domestica.  e ' . società . De costumi de'selvaggi. Del primo passo delle selvagge famiglie nel corso civile, ossia dell'origine de'vichi,ede'paghi. CAPITOLO II. Dello stabilimento delle città , e del primo periodo delle Del secondo periodo delle barbare nazioni . Dell'origine de tempj , e de'pubblici , e sacri con. viti. Chene tempjdegliDeisitenneroiprimipubblicimi CAPITOLO VI. CAPITOLO VII. Dello stato della religione delle prime società . 1 1 9 Dell influenza della religione in tutti gli affari de' baru Della sovranità della concione , o di coloro , che la componevano .  Del governo de primi Greci , litari consigli. 115 Della Teocrazia. bari . barbariche società. 1ell'idee degli antichi intorno alla monarchia . CAPITOLO XII. Della forma della Romana repubblica nel secondo pe riodo della barbarie , CAPITOLO XIIL CAPITOLO XIV . Delgovernofeudaledituttelebarbarenazioni. 151 CAPITOLO XVI. Di costuini,delgeniodiquestaetà,e della trasmi Continuazione de'costumidiquestaetàdellasocietà.164 CAPITOLO ULTIMO, Dell'arti, e cognizioni di questa età .TAPITOLO I. Del dritto dellaproprietd. pag. Í CAP. II.Dellasorgente dedritti ingenera le , e di quello della proprieta . 3Delprogresso della proprietd, e dell'ori De'costumi,delgenio diquestaetà,edel  Dellearri,ecognizionidiquesta Del progresso delle barbare focietà , offia del terzo  Della forma della Romana Repubblica nel secondo (1)Parlando Liviodell'elezione,chedoveafarsidelre per la morte di Romolo,adopra sì,fatta espressione. Summa potestatepopulo perinissa.E soggiunge. Decreverunt enim ( Senatores ), ut cum populus jussisset, id sic ratum esset sipatresauctores fierent.I.1.C.VII.Quindi tuconvocata laconcione,evenne elettoreNuma.E l'istessoautoredell' elezionediTulloOstiliodice:regempopulus jussit,patres auctores facti. I senatori ,come si è detto altrove, fiebant auctures.Perchè tutte le cose prima eran proposte nel sena to,indi allaconcione recate.Auctor è l'inventore,il propo nitore , il principio , ed origine della cosa . Vol.II. IO  145 Nox CA P. XII. periodo della barbarie . . questi furono i quiriti , cioè gli armati di asta : avvegnachè ,come gli altri popoli barbari uella concione , ne' comizi on differente affatto dal regno eroico fu il go verno de' primi Romani . ll re ad un senato prese deva,econsenatoriprendera le deliberazioni,le quali nella grand'assemblea del popolo ricevevano lasanzionedilegge(1).Il potere de'primiredi Roma era limitato così,come quello di tutti i re gnanti de' tempi eroici . La sovrana dello stato era laconcione,> checomponevasidaque'capidelle tribù,edellecurie,iqualierano dettidecuriones, e tribuni, che uniti votavano per le di loro curie , e tribù,come ne'parlamenti nostri ibaroni rappre. sentavano le di loro terre , e città . E > >   serva (1) E tal antico costume Virgilio dipinse negli eroici compagni d'Enea . Ductores Teucrim primi, et delecta juventus Consilium summis regni de rebus habebant . Scant longis adnixi hastis, et scula tenentes.  146 e poi per varj gradi , e dopo molto correr di tenipo alla libertà pervenne ,e tardi assai acqui stò il diritto alla magistratura. Prima ottenne di es Da più luoghi di Omero si ravvisa il costume medesimo de'Greci.E fu questo un generale costume di tutte le barba re genti adoprato nelle generali assemblee . Perché i barbari temendo ognora le sorprese de'nemici ,stanno sempre in su l'armi, nè confidano la di loro sicurezza personale ,anche tra' cittadini, alla legge, ma al di loro braccio soltanto,Tacito de' Germani:utturbaeplacuit,considuntarmati.Tum adne gotia,nec minus suepe ad convivia procedunt armari,Livio 1. de'Galli dice,In his nova,terribilisquespeciesvisa est,quod armati (ila mos gentis ) in concilium venerunt, Ovidio ci attesta l'istesso de'Sarmati, degli Umbrici Stobeo, 9 radunavansi que' capi coll'asta alla mano , la qua le portavan per simbolo del loro impero, non che per la propria difesa (1). i La plebe era tanto serva in Roma ,quanto pres so iGermani,iGalli,iGreci.Ella non aveva par. tenellaconcione.Questo argomento fu dalnostro gran Vico ampiamente trattato.Egli sviluppò l'in terosistemadelgovernoRomano,edispiegando il corso della storia di quel popolo ha dimostrato,che per gran tempo in Roma la plebe fu dell'intutto 9 . 21. ,   147 ser affrancata , poi consegui il bonitario dominio , cioè l'utile, e dipendente dal diretto,che inobili possedevano;quindi fece acquisto del perfetto,e compiutodominio,detto quiritario,perchèfupria de'soliquiriti,ossia de'patrizj,enobiliRomani; e finalmente ebbe voto nell'assemblea , e partecipe divennedellaRepubblica,che darigidaaristocra zia in popolare alla fin sicangiò (1).Come nel prin (1) Populus de'Latini valse da principio , quanto laos de'Greci,che significò una tribù, una popolazione,come abbiamo altrove mostrato . Quindecim liberi homines populus est.Apuleius in Apol.E Cesare dice nel 1,6. de bello Gall. si quisant privatus, aut populus eorum decreto non stetit. Ove dinota populus popolazione,tribù. Ma se populus da principio dinotò una speciale popo lazione,e tribù,nel progresso si prese tal voce per la radu nanza ditutteletribù,checomponevanolacittà.Ma ven nero rappresentate queste tribù da' capi detti Tribuni, nome che restò per dinotare militari magistrati,come tribuni milia Eum.Ma primasignificòancheicivili,cioèigiudici,onde Tribunal si disse il luogo , ove amministravasi giustizia . I Latini scrittori, che vennero in tempo , che ogni orma dell' antico stato erasi perduta , ed erasi colle cose cambiato il vam  7 . 7 pulus trasse il nome da populus pioppo . Perocchè questa p o polazione radunavasi sotto di un pioppo quando di comune interesse trattavasi, secondochè in alcune terre del regno an cor oggid) si usa, quando parlamentasi . E tal costume di radunare sotto degli alberi il popolo è ben antico , e secondo la semplicità delle prime genti.Ateneo l. 12. p. 539. scrive, che sotto di un platano i primi re della Persia davan udienza a' litiganti, e decidevano le liti. 9 E per avventura po   cinio la plebe poteva avere il diritto di suffragio ne'comizj,non avendo proprietà nè reale,nè per sonale ? Tale fu ilcorso,che fece la Bomana repub blica,come quel valentuomo dimostrò,non dissi mile da quelle dell'altre barbare nazioni (1).Egli è però vero , che un'intempestiva tirannide turbo p e r p o c o il c o r s o r e g o l a r e d i q u e l l a c i t t à . I r e p r e sero in Roma sin dall'albore de'suoi giorni van, taggio “grandissimo su gli altri prenci, e capi.Il po polo Romano era più tosto un esercito,e la città un campo,e un militare alloggiamento,quella fe roce,emarzialegenteerasempreinguerra,eco m e il l u p o , v e r a c e e m b l e m a d e l s u o g e n i o n a t i v o nutrivasi di sangue,e distruzione.Or se come ben anche Aristotile osservò parlaydo degli eroiciregni, era nella guerra maggiore il poter del re presso tut telebarbare nazioni,meraviglianonè,seilca p i t a n d e l l ' a r m i , il d u c e d e l l a g u e r r a , i l usurpato una straordinaria potenza in Roma .Il po tere esecutivo sempre ne'tempi di guerra,come il mare nelle tempeste diffondesi sulla terra,guada gpa sul poter legislativo . M a i re di R o m a sforniti di straniera milizia invanu tentarono ritenere colla  148 9 re lordelleparole,ricevendo latradizione,cheilpopolone' cominciamenti di quella repubblica nell'assemblea radunato dis poneva della pubbliche cose,s'ingannarono credendo,che la plebe ben anche quivi votasse. (1).Nel libro 2. della scienza nuova . avesse   149 forza quel potere,che avean acquistato coll’autori tà.Vennero discacciati da quella repubblica,ed ella ben tosto rientrò nel suo ordinario cammino . CAP. XIII. De'giudizj nel secondo periodo della barbarie di Roma . Le dueispezionidelapublicaasembleaerano in Roma in questa second'epoca della barbarie la guerra esterna , e la persecuzione de'ribelli cittadi ni.Ma lecoseprivate,lapersonaldifesa,lapar ticolar vendetta veniva per anche ai privati affida ta.L'impero domestico conservava ilsuo vigore. I feroci padri di famiglia non cedevano ancora la di loro sovrana , e regia autorità , se non per quella parte che rimirava la pubblica difesa , onde veniva composto l'unico sociale legame .Ma rimaneva in tatta, ed illesa la di loro sovranità riguardo alle loro famiglie , e alla privata difesa , ed offesa . Viveano ancora nello stato di privata guerra .Il ferro decideva delle loro contese,e col privato braccio prendean rendetta delle private offese.  Ilpopolo dunque,che radunavasi in Roma in quest'età nell'assemblea ,era quella popolazione, o truppa de'servi,clienti, e compagni guidata dal suo capo , e il voto suo era quello del suo signore 9 che dovea sostenere,e difendere,ubbidire,e se. guirnellaguerra,dacuinonformava persona di versa secondo le cose già dimostrate . . > .   Niun'altra nazione ci ha conservato monumenti piùchiaridellostatodellaprivata,ecivile guerra del popolo Romano . Il processo Romano è la sto riadelduello,permezzodicuiterminavano que' barbari abitatori dell'Aventino le loro contese ,Tut. ti gli atti , e le formole di tal processo altro non che i legittimi atti di pace sostituiti a que' primi violenti modi . Quando la concione , ossia il governo cominciò a mischiarsi nelle private contese , a p o c o a p o c o il d u e l l o a b o l ì , e c a n g i ò il m o d o d i contrastare , rilasciando in tutto l'apparenza medesi - ma,leformole,egliattistessi:laguerra arma tainlegale combattimento fu tramutata.Secondo chealtrovesièdeito,iriti,eleformole sonola storia dell'antichissima età delle nazioni (8). Cioc chè l'acutissimo Vico al proposito di alcune formo le dell'antico processo Romano osservd .  150 7 sono , Ma ilprocesso civile ci conservò le formole dell'antica barbarie , e non già il criminale . Il civi lenacque ne'tempi alla barbarie più vicini.Più tardi ebbe l'origine il giudizio criminale . I barbari soggettaronoprimailoro averi all'arbitrio altrui, che le proprie persone . L'ultima , cui si rinunziò dacostoro,fulavendettapersonale.Meno sisacri fica della naturale indipendenza , rimettendo nelle mani di un terzo i diritti della proprietà ,che quel li della persona . Quindi i pubblici giudizj essendo sorti nel tempo della coltura, non serban gran ve. stigj dello stato primiero .

 

 

Francesco Mario Pagano. Mario Pagano. Pagano. Keywords: eroe, massone, Italia si fara. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pagano” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716791072/in/photolist-2mQ81kz-2mQ8kJS-2mPvJmk-2mN35cA-2mKFrQ6-2mKUufg-2mKAEA8-2mKG3XG-2mKCnei-2mKuZ8r-Ck9fTK

 

Grice e Paggi – filosofia italiana – filosofia ebrea – “Ebrei d’Italia” -- Luigi Speranza (Siena). Filosofo. Grice: “C. of E. folks are all over the place – but how many of them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian philosopher. Filosofo. Insegna a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolge per diversi anni l'attività di mercante nella sua città natale. Abbandona il commercio ed aprì un istituto. Insegnante ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un metodo logico, facile ed ameno insieme. La Comunione israelita lo volle a Firenze, dove Paggi si trasfere con la moglie e i cinque figli. Insegna nelle Pie Scuole fiorentine, mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una casa editrice. Tra i testi pubblicati vi furono anche le opere del padre, apparse nella collana «Biblioteca Scolastica». Scrive inoltre una grammatica e un lessico ebraici per i suoi figli. Per opera della moglie sorse a Firenze un istituto. “Ebrei d'Italia” (Livorno, Tirrena); “Una libreria fiorentina del Risorgimento” (Firenze, Ciulli). Mordecai Paggi. Paggi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741417580/in/datetaken/

 

Grice e Pagliaro – filosofia italiana – filosofia siciliana – la lingua dei siculi -- Luigi Speranza (Mistretta). Filosofo. Essential Italian philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della scuola di romana. Fra i padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul pensiero linguistico. Dopo il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si iscrisse al corso di laurea a Palermo, dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari, Pitrè, Gentile e Guastella. Si trasferì poi a Firenze dove subì l'influenza di Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipò volontario come sottotenente del Corpo degli arditi, e fu insignito della medaglia d'argento al valor militare. Si iscrisse all'Associazione Nazionalista Italiana e  prese parte all'Impresa di Fiume al seguito di D'Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e  Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare, per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e dottrina del fascismo"  e "Mistica fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli intellettuali di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della cultura, che ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo capo redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando non entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non figura tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento.  Fu voluto da Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico". Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta del Regime fascista, fu sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nnella cattedra, insegnò Filosofia del linguaggio a Roma. Fu presidente della sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Fu presidente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la Fabbri Editori, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con larghissimi consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dove rimase fino al 1969. Fu nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi politici ed economici. Fu promotore e direttore della rivista Ricerche linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Fu candidato alla Camera per il Partito Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale  e al Senato nel collegio Roma IV, ma non fu eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Fu membro della giuria del premio Marzotto. Lasciò anticipatamente l'insegnamento universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria, il “Pagliaro”.  Ha esplorato soprattutto l'antico e medio persiano, la lingua della Grecia classica, quindi il latino classico e medievale, nonché l'italiano dei tempi di Dante cui ha dedicato varie operee della scuola siciliana. Come critico letterario e glottologo, diede nuove, originali interpretazioni di Vico, D'Annunzio e Pirandello.  In ambito linguistico, già nel suo Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le lezioni dei suoi corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove idee, delinea una nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie questioni linguistiche la quale viene condotta parallelamente ad un confronto storico-critico con l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla filosofia classica tedesca. Al contempo, Pagliaro abbozzava in esso prime idee sulla natura del linguaggio inteso fondamentalmente come tecnica espressiva, allontanandosi così dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al positivismo, ed analizzando in modo approfondito, ma al contempo trasversalmente alle varie discipline, la natura e la struttura dell'atto linguistico fra due inter-locutori basandosi sia sull'indagine semantica (mediante un metodo che egli chiama "critica semantica") che sull'interpretazione storico-critica, fino a considerare il linguaggio come una forma di inter-azione semiotica condizionata storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel simbolismo linguistico (soprattutto fonetico) poi, afferma Pagliaro ne” Il segno vivente” riecheggiano non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore ma anche la storia dell'intera umanità a cui egli appartiene come "soggetto storico".  In estrema sintesi, si può dire che la sua teoria linguistica è una posizione unificata tra lo strutturalismo saussuriano e l'idealismo hegeliano.  Saggi: “Epica e romanzo” (Sansoni, Firenze); “Sommario di linguistica aria” (Bardi, Roma); “Il fascismo: commento alla dottrina” (Bardi, Roma); “La lingua dei Siculi” (Ariani, Firenze); “Il comune dei fasci” (Monnier, Firenze); “La scuola fascista” (Mondadori, Milano); “Dizionario di Politica,” Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma); “Insegne e miti della nazione italiana, la nazione romana: teoria dei valori politici – la romanita e la razza romana” (Ciuni, Palermo); “Il fascismo nel solco della storia” (Libro, Roma); “Le Iscrizioni Pahlaviche della Sinagoga di Dura-Europo” (R. Accademia d'Italia, Roma); ”Storia e Dottrina del fascismo” (Pioda, Roma); “Teoria dei valori politici” (Ciuni, Palermo); “Logica e grammatica” (Bardi, Roma); “Il canto V dell'"Inferno" d’Alighieri” (Signorelli, Milano); “Il segno vivente” (ERI, Torino); “La critica semantica” (Anna, Firenze); “Il contrasto di Cielo d'Alcamo e poesia popolare” (Mori, Palermo); “Linguistica della "parola"”(Anna, Firenze);  “I primordi della lirica popolare in Sicilia” (Sansoni, Firenze); “La Barunissa di Carini: stile e struttura” (Sansoni, Firenze); “Filosofia del linguaggio” (Ateneo, Roma); “La parola e l'immagine” (Scientifiche, Napoli); “Poesia giullaresca e poesia popolare” (Laterza, Bari); “La dottrina linguistica di Vico” (Lincei, Roma); “Il Canto XIX dell'Inferno” (Monnier, Firenze); “Linee di storia linguistica dell'Europa” (Ateneo, Roma); “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Ateneo, Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia,  Anna, Firenze, “Forma e Tradizione,” Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento, Palermo. Commento all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Herder, Roma); Romanzi Ceneri sull'olimpo, Sansoni, Firenze, Alessandro Magno, ERI, Torino, Ironia e verità, Rizzoli, Milano (raccolta di elzeviri). Sottotenente di complemento, 32º reggimento di fanteria Aiutante maggiore in 2a in un battaglione di riserva, vista ripiegare una nostra colonna d'attacco, riordinava i ripiegandi e li guidava al contrattacco, respingeva il nemico che già aveva occupato un tratto della nostra linea. In un successivo attacco, sotto un intenso bombardamento e il fuoco di mitragliatrici avversarie, dava mirabile esempio di coraggio e di fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi nei punti più minacciati e facilitando così la conquista di ben munite e contrastate posizioni. Monte Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana: da Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma,.  La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia d’Italia, Viella, Roma,  Cfr. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, Cit.  Cfr. Riunioni Del Secolo XX  Cfr. Riunioni Accademia Nazionale dei Lincei  Centro di studi filologici e linguistici siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno Camera  Mininterno Senato //opar.unior/386/1/Filologia_dantesca_di_Pagliaro.pdf  Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina. Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura Comparata,  Cfr. pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj, maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili. Rivista semestrale di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Editori Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del diavolo  Istituto Nastro Azzurro   Studia classica et orientalia. Oblate, Casa Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana. Da Pagliaro a  Mauro, Carocci Editore, Roma, A. Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino Pagliaro", in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter Belardi: studi latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni del Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo Vallone, Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma, M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Giuliano Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, Walter Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del Novecento, Casa Editrice Il Calamo, Roma,  D.  Di Cesare, Storia della filosofia del linguaggio, Carocci Editore, Roma, Tullio De Mauro, Lia Formigari (Eds.), Italian Studies in Linguistic Historiography. Proceedings of the International Conference in Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista, prefazione di A. Lyttelton, Unicopli, Milano, A. Tarquini, Il Gentile dei fascisti: gentiliani e anti-gentiliani nel regime fascista, Società editrice il Mulino, Bologna, A.  Battistini, Gli studi vichiani di  Pagliaro, Guida Editori, Napoli, Tullio De Mauro,  Dizionario biografico degli italiani, Roma,, su treccani.  Enciclopedia Italiana Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere dLa Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma. Antonino Pagliaro. Pagliaro. Keywords: i arii; la lingua degl’arii, la favella degl’arii, I fasci littori, dal lictor al littore, il littorio, l’uso dei fasci nell’Etruria non-aria, la dottrina linguistica di Vico, “scienze filosofiche – lincei” , ossesso dalla latinita della Sicilia, Cratilo, discussion di Storia Romana, Romolo, proprieta private, Cicerone, Empedocle, il fascino dei fasci – enciclopedia del fascismo, fascisti gentiliani ed anti-gentiliani, l’uso di ‘ario’ – latinita, arieta, romanita – il linguaggio, sessione sul linguaggio -- filosofia del linguaggio --.Tullio. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pagliaro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702786125/in/photolist-2mLNXjb-2mLEb9W-2mLNi1Z

 

Palazzani essential Italian philosopher female?

 

Grice e Panella – del sublime – filosofia italiana -- Luigi Speranza  (Benevento). Filosofo. Grice: “Panella’s conceptual analysis of the sublime poses the implicatural question: “x is ‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of ‘pulcher’ which complicates things!” Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo urbano,’ to which I’ll add “l’incubo suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential Italian philosopher. Si laurea a Pisa, dove è stato insegnante. Si è occupato di filosofia politica e storia del pensiero politico, ha insegnato Estetica nella stessa università.  È stato presidente della giuria del premio letterario "Hermann Geiger" e membro della giuria del premio letterario "ArtediParole" riservato a studenti delle scuole medie. Si è distinto anche come poeta pubblicando otto volumi di poesia, da ricordare Il terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a Firenze con Editore Polistampa. In collaborazione con David Ballerini ha girato due documentari d'arte, La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso da Rai2 n e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato. Ha vinto il Fiorino d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio concesso annualmente dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e artistiche particolarmente rilevanti.  Collabora con l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi nella presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze. Saggi:” Monografie Robert Michels, Socialismo e fascismo” (Milano, Giuffré); Lettera sugli spettacoli di Rousseau, Aesthetica. Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, (Milano Saggi); Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica, Palermo); “Del sublime, Frosinone, Dismisura Testi, “Il sublime e la prosa. Nove proposte di analisi letteraria” (Firenze, Clinamen, Zola: scrittore sperimentale. Per la ricostruzione di una poetica della modernità” (Chieti, Solfanelli); “Pasolini. Il cinema come forma della letteratura” (Firenze, Clinamen); “Il sosia, il doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria” (Bologna, Elara) – cfr. H. P. Grice on P. H. Nowell-Smith as J. L. Austin’s ‘straight man’ in their Saturday mornings double-acts! – il ‘replicante’ -- , I piaceri dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la società dello spettacolo” (Firenze, Pagnini); “Il mantello dell'eretico. La pratica dell'eresia come modello culturale” (Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), “ L'incubo urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello spettacolo in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, F. Bazzani, R. Lanfredini e S. Vitale, Firenze, Clinamen); “Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella letteratura” (Chieti, Solfanelli); Il secolo che verrà. Epistemologia, letteratura, etica in Deleuze” (Firenze, Clinamen); “Storia del sublime. Dallo Pseudo-Longino alle poetiche della modernità” (Firenze, Clinamen); “La scrittura memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita, Grottaminarda, Delta); “Alberto Arbasino e la "vita bassa". Indagine sull'Italia n cinque mosse, Prove di sublime. Letteratura e cinema in prospettiva estetica” (Firenze, Clinamen); “Curzio Malaparte autore teatrale e regista cinematografico” (Roma, Fermenti); “Introduzione al pensiero di Vittorio Vettori. Civiltà filosofica, poetica "etrusca" e culto di Aligheri” (Firenze, Polistampa); “Le immagini delle parole. La scrittura alla prova della sua rappresentazione” (Firenze, Clinamen); “La polifonia assoluta. Poesia, romanzo, letteratura di viaggio di Vettori” (Firenze, Toscana); “L'estetica dello choc. La scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia” (Firenze, Clinamen); “e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica dell'eccesso” (Firenze, Clinamen); “Le maschere del doppio: tra mitologia e letteratura” (Editore libri di Emil); Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen.  Panella. Keywords: “socialism e fascismo” del sublime, cura di Mosca, Mosca, l’influenza di Mosca in Torino, Michels, il fascismo di Michels, Mussolini e Michels, Michels ed Enaudi, la radice proletaria di Benito, dal socialism al fascismo, pre-ventennio fascista, il socialismo, l’ordine di 1848, la rivoluzione, la dittadura dell’eroe carismatico, l’assenza di mediazione nel duce come proletario lui stesso, l’aristocrazia del fascismo, applicazione della teoria di Mosca sull’aristocrazia, l’aristocrazia della nazione italiana, la razza italiana, la razza Latina, I latini e l’oltre razzi italici – latini, etruschi, sabini, uschi, umbri, liguri, la questione della razza nel fascismo, la questione della razza nel ventennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panella” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740490386/in/datetaken/

 

Grice e Panunzio – implicatura – la filosofia italiana nel ventennio fascista -- Filosofia italiana – Luigi Speranza (Molfetta). Filosofo. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio – Italian philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario, in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in seguito uno dei massimi teorici del fascismo.  Nacque a Molfetta da Vito e Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città: «un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali».  Il periodo socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.  Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra "riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schiera tra i cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Labriola, quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli. Durante i suoi studi universitari il contatto con docenti come F. Nitti, N. Colajanni, I. Petrone e G. Salvioli contribuì alla formazione del suo pensiero socialista. Il suo percorso intellettuale fu altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco Saverio Merlino, i quali avevano già da tempo incominciato un processo di revisione del marxismo.  Nel 1907 pubblica il suo primo studio, intitolato Il socialismo giuridico, in cui teorizza l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista da parte del sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente la società. Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un "diritto sindacale operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema socialista" fondato non su una base economica, bensì su una base etica, solidaristica:  «Il socialismo giuridico non sarebbe dunque che l'applicazione del principio di solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel campo del diritto e della morale: in se stesso non è una idea astratta balzata ex abrupto dal cervello di pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale di tutta la materia sociale che vive e freme attorno a noi. Si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi su L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come relatore Giorgio Arcoleo. Consegue presso lo stesso ateneo la laurea in filosofia. In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica altresì il proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo rivoluzionario, collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il Divenire Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Angelo Oliviero Olivetti e con «Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle.  Il sindacato ed il diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e fonte di diritto — non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico della produzione — fu approfondita  allorché vide la luce la sua seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica volontaristica». Panunzio prendeva quindi le mosse affrontando il problema del rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto) che, negata dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo:  «Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il sindacalismo non è dunque antiautoritario»  (Sergio Panunzio) In sostanza, Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non "statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale. Fu poi dato alle stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al sindacalismo operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio paradigmatico di autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai sindacati contemporanei.  Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi familiari ma anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, grazie all'interessamento di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per mantenere la famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi compagni di partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia scuola normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Con la fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta "nazionale" del suo pensiero.  Dopo aver insegnato per un anno a Casale Monferrato e un altro a Urbino, passò alla Regia scuola normale "Giosuè Carducci" di Ferrara, ove insegna,  conseguendo al contempo la libera docenza presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita nell'ateneo bolognese). È di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra — l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con Benito Mussolini, direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed "eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista:  «Io sono fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità astratte! Alle guerre esterne dovranno succedere le interne, le prime devono preparare le seconde, e tutte insieme la grande luminosa giornata del socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione ideale di queste giornate livide e paurose, macchiate di misfatti e di infamie. Quest'articolo di Panunzio, apparso sul quotidiano ufficiale del Partito Socialista, suscitò una grave polemica, sicché Mussolini dovette rispondere sul numero del giorno dopo. Tuttavia la replica di Mussolini, il quale si stava convincendo dell'opportunità dell'intervento, fu «debole, sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla all'altezza del miglior Mussolini polemista». Infatti,  «al momento di questa polemica, Mussolini era psicologicamente già fuori del socialismo ufficiale ed è indubbio che le argomentazioni di Panunzio, sia per il loro spessore teorico sia perché provenienti da un uomo di cui egli aveva grande considerazione intellettuale, furono probabilmente l'elemento decisivo che lo spinse a compiere il grande passo, il «voltafaccia» dal neutralismo assoluto all'interventismo. La Grande Guerra All'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale, si arruolò volontario come quasi tutti gli interventisti "di sinistra" (come Filippo Corridoni e Mussolini); tuttavia, in quanto emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché dovette concentrarsi sulla lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto sulle colonne del «Popolo d'Italia» (i cui articoli erano sovente concordati con lo stesso Mussolini), in favore della guerra italiana, ritenuta dal Panunzio una guerra non «di difesa e conservazione, ma di acquisto e di conquista; non una guerra ma una rivoluzione». Una guerra anche popolare, come avevano dimostrato le grandi mobilitazioni del «maggio radioso», in contrapposizione alle posizioni conservatrici di Antonio Salandra e della classe dirigente liberale. Anche da un punto di vista più propriamente militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di membro del direttivo del neonato fascio nazionale di Ferrara, il quale diede vita altresì al giornale «Il Fascio».  Oltre all'analisi politica e all'impegno giornalistico, Panunzio lavorò anche a una sistematizzazione filosofico-giuridica delle sue idee riguardo al conflitto, con le opere Il concetto della guerra giusta, Principio e diritto di nazionalità in Popolo, Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione alla Società delle Nazioni. Nel primo saggio, egli sosteneva l'utilità e la legittimità di una guerra anche offensiva, purché essa fosse il mezzo per il conseguimento di un fine più grande, ossia la giustizia e la creazione di nuovi equilibri più giusti ed equanimi. Nella seconda, invece, individuava nel principio di nazionalità la nuova idea-forza della società che sarebbe scaturita dalla guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre la terza opera (La Lega delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la prima volta il concetto di «sindacalismo nazionale»:  «La Nazione deve circoscriversi, determinarsi, articolarsi, vivere nelle classi, e nelle corporazioni distinte, e risultare «organicamente» dalle concrete organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa esige, dove le nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non ancora funzionino storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e aggruppamenti di classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni trovino, a loro volta, la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà nella Nazione. Ecco la «reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e la sintesi organica tra Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo Nazionale»  (Sergio Panunzio) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma Terminata la guerra, Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla sinistra interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento», quindicinale recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto più importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve il 15 marzo 1919: in questo, Panunzio sosteneva l'organizzazione di tutta la popolazione in classi produttive, le quali dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni, a cui doveva essere demandata l'amministrazione degli interessi sociali; affermava altresì la necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da affiancare al Parlamento politico. In tale testo programmatico era chiaramente abbozzato il futuro corporativismo fascista, tanto che l'amico Mussolini, nel discorso pronunciato a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè del fascismo), riprese le tesi di Panunzio per il programma dei Fasci Italiani di Combattimento:  «L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare; vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, perché io, come cittadino, posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter votare secondo le mie qualità professionali. Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di costituire dei Consigli di categoria che integrino la rappresentanza sinceramente politica»  (Benito Mussolini) A Ferrara, Panunzio assisté alla nascita del fascismo locale (e delle squadre d'azione), intrattenendo rapporti di amicizia con Italo Balbo (che sarebbero durati per tutta la vita) e Dino Grandi (che era stato suo allievo), pur non aderendo ufficialmente al movimento, a causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui ambigui — con gli agrari. Risale a quel periodo, infatti, la pubblicazione delle due opere Diritto, forza e violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo, riprendendo la tesi delle Réflexions sur la violence di Georges Sorel, l'autore precisava il suo discorso distinguendo una violenza "morale", "razionale", "rivoluzionaria", la quale doveva essere il mezzo per l'affermazione di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius condendum), da una violenza invece gratuita e immorale. Critica da un punto di vista neokantiano il concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere tuttavia margini di sviluppo per una visione totalitaria dello Stato. A seguito dell'uscita dei fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali per opera di Edmondo Rossoni, Panunzio collaborò con il settimanale ufficiale della Confederazione, cioè «Il Lavoro d'Italia»[28], vergando un importante articolo sul primo numero, nel quale ribadiva le sue tesi sul sindacalismo nazionale. Dopo essersi speso invano, con l'aiuto di Balbo, per una conciliazione tra Mussolini e Gabriele D'Annunzio, appoggiò la politica pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra» del PNF (cioè per un ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò — con la caduta del primo Governo Facta — la costituzione di un governo di "pacificazione" che riunisse fascisti, socialisti e popolari (prospettiva ritenuta possibile da Mussolini stesso), scrivendo un importante articolo che individuava nel capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare e pacificare il Paese:  «Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici, checché si dica in contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti adulatori. L'uomo non è ancora bene conosciuto. Chi scrive può affermare con piena sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è legata al nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B. Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio, episodio. Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è vero o non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente, ascoltato. La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che delitto è sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due parti in lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di necessità e di sincerità»  (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il reincarico di Facta e il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto dall'Alleanza del Lavoro (il cosiddetto «sciopero legalitario»), scrive a Mussolini mostrando la sua delusione nei confronti dei socialisti confederali, ritenendo quindi impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando ormai sempre più necessaria una svolta a destra:  «Anch'io pensavo unirci con i confederali che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato politico, viene proprio ora. Di lì a breve, il fascismo salì al potere.  L'impegno politico e culturale durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista, Panunzio strinse legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano, ottenendo la tessera del PNF (su iniziativa dell'amico I.  Balbo) e venendo eletto deputato. Nello stesso anno divenne membro del Direttorio nazionale provvisorio del PNF, che lasciò dopo neanche un mese in quanto chiamato alla carica di sottosegretario del neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al tempo da Costanzo Ciano).  In questo periodo, inizia a interrogarsi — assieme ai massimi teorici fascisti — sulla vera natura ed essenza del fascismo, per il quale coniò la definizione di «conservazione rivoluzionaria», che sosterrà per tutta la sua vita:  «Il Fascismo non è unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione, ma è nello stesso tempo — beninteso sotto due aspetti differenti — una cosa e l'altra. Se mi è lecito servirmi d'una frase che non è una frase vuota di senso, ma una concezione dialettica, io dirò che il Fascismo è una grande «conservazione rivoluzionaria. Quel che costituisce la superba originalità della «rivoluzione italiana», ciò che la fa grandemente superiore alla rivoluzione francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e approfittando degli insegnamenti di Vico, di Burke, di Cuoco e di tutta la critica storica della Rivoluzione essa ha conservato il passato, realizzato il presente e orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari, giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica, che si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato, vale a dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato parlamentare. Partecipò inoltre attivamente al dibattito incentrato sull'edificazione dello «Stato nuovo», fornendo importanti spunti, alcuni dei quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il "sindacato unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità giuridica (istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una Magistratura del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra capitale e lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato sindacale (poi corporativo):  «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e del Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo. È di questi tempi altresì l'evoluzione del pensiero panunziano riguardo a una concezione organicistica dello Stato, attraverso una critica serrata dello Stato democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico, livellatore, astratto» (sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e cioè il suffragio universale»), che doveva portare a uno «Stato organico, gerarchico», fondato su un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è organizzato pesa, chi non è organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve essere considerata, infatti, la definizione panunziana del fascismo quale «concezione totale della vita. Tutta la riflessione teorica politico-giuridica di questo periodo fu riassunta e sistematizzata nel suo volume, pubblicato nel 1925, Lo Stato fascista, il quale accese grandi dibattiti in ambiente fascista, tanto che l'autore ebbe modo di confrontarsi su questi temi — spesso polemicamente — con importanti personalità intellettuali come Carlo Costamagna, Giovanni Gentile e Carlo Curcio. n virtù di queste premesse teoriche e operative, appoggiò Mussolini durante la crisi causata dal delitto Matteotti, al fine di incrementare il processo di riforma statuale avviato dal fascismo, che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle leggi fascistissime volute da Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563, che istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il documento fondamentale della politica economica e sociale fascista.  Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto il concorso per un posto da professore straordinario in filosofia del diritto presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne ordinario e si trasferì a Perugia, di cui fu Rettore nell'anno accademico. Chiamato a insegnare dottrina dello Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Roma, cattedra che detenne sino alla morte. Non appena insediatosi nell'ateneo romano, incaricato dal Duce di organizzare, in qualità di Commissario del Governo, la neonata Facoltà Fascista di Scienze Politiche di Perugia, che doveva essere la «Oxford italiana» e «fascista. In tale veste, chiamò a insegnare a Perugia docenti quali Paolo Orano, Robert Michels, Angelo Oliviero Olivetti, Maurizio Maraviglia e Francesco Coppola. Fu ancora deputato. Malgrado gli impegni accademici, Panunzio continua a sostenere l'edificazione dell'ordinamento sindacale corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i suoi articoli giornalistici, partecipando agli intensi dibattiti degli anni trenta sulla legislazione corporativa. Più precisamente, egli si situava in quell'ala sindacalista del fascismo che, nella nuova struttura statuale, perorava un potenziamento dei sindacati all'interno del sistema corporativo, affinché essi potessero intervenire più decisamente nella direzione economica del Paese. In questo periodo, grazie a opere teoriche fondamentali, Panunzio sistematizzò e definì organicamente il suo pensiero. In sostanza, lo Stato fascista, che è sindacale e corporativo, si contrappone allo «Stato atomistico ed individualistico del liberismo. Inoltre lo Stato fascista è caratterizzato dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come «unione di anime, al contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente, ateo e agnostico». Il giurista molfettese introdusse anche il concetto di funzione corporativa in quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre canoniche: esecutiva, legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il necessario fondamento giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la creazione dello Stato corporativo. Lo Stato fascista, infine, si configura come uno Stato totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una rivoluzione ed essendo formalmente uno "Stato rivoluzionario". Con l'istituzione delle corporazioni (attraverso la Legge n. 164) e la creazione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni (Legge n. 129), Panunzio redasse la Teoria Generale dello Stato Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di ordinamento sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva e propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle corporazioni; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la quale all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata — «ordinata, subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo Stato, in quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche sono un momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico dello Stato. Partecipò, con notevole peso specifico, alla riforma del Codice di procedura civile e del Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare, il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse posta a base del codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne enfatizzava la "funzione sociale. Divenne consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50].  Morì a Roma, in piena guerra. L'archivio di Sergio Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente disponibile alla ricerca presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in Roma. Saggi: “Il socialismo giuridico” (Moderna, Genova); “La persistenza del diritto -- discutendo di sindacalismo e di anarchismo” (Abruzzese, Pescara); “Sindacalismo e Medio Evo” (Partenopea, Napoli); “Il diritto e l'autorità” ((POMBA, Torino); “Guerra giusta” (Colitti, Campobasso); “Lega dei nazioni” (Taddei, Ferrara); “Nazione e Nazioni” (Taddei, Ferrara); “Diritto, forza e violenza” (Cappelli, Bologna); “Stato di diritto” (Taddei, Ferrara); “Lo stato nazionale e sindacati” (Imperia, Milano); “Che cos'è il fascismo” (Alpes, Milano); “Lo stato nazionale nel veintennio fascista” (Cappelli, Bologna); “Sentimento di stato” (Littorio, Roma); “Dittatura” (Forlì); “Stato e diritto: l'*unità* dello stato e la *pluralità* degli ordinamenti giuridici” (Mdenese, Modena); “Leggi costituzionali del regime italiano” (Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma); “Popolo, Nazione, Stato: un esame giuridico” (Nuova Italia, Firenze); “I sindacati e l'organizzazione economica dell'impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “Sulla natura giuridica dell'Impero italiano” (Poligrafico dello Stato, Roma); “L'organizzazione sindacale e l'economia dell'Impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “La Camera dei fasci e delle corporazioni” (Trinacria, Roma); “Teoria generale dello stato” (MILANI, Padova); “Motivi e metodo della codificazione dello stato italiano” (Giuffrè, Milano); F. Perfetti, “La conversione all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio, Storia contemporanea»,  “Il sindacalismo ed il FONDAMENTO RAZIONALE DELLO STATO ITALIANO  (Volpe, Roma). Non c'è dubbio che tra i molti scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo italiano e il più competenti e intellettualmente influenti, come Gentile. H. Matthews, Il frutto del fascismo” (Laterza, Bari). Fornisce con le sue teorie una patina di legittimità rivoluzionaria alla dittatura. Z. Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista” (Milano). Il filosofo più importante del fascismo.  Perfetti,  Il socialismo giuridico, LModerna, Genova, Sindacalismo e Medio Evo, Partenopea, Napoli. G. Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica in «Schema»,  L. Paloscia, La concezione sindacalista, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Mussolini, Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le inversioni del sovversivismo guerrafondaio, in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in  Ver sacrum, Taddei, Ferrara. Sergio Panunzio, I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo d'Italia», Perfetti, La Lega delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento», Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza” (Cappelli, Bologna); “Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara). Il settimanale e diretto da Rossoni e annove, tra i collaboratori più attivi e competenti, A. Casalini.  Il sindacalismo nazionale, in «Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice, Mussolini il fascista,  La conquista del potere, Einaudi, Torino. L'ora di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», «Popolo d'Italia» per espressa volontà di Mussolini.  Lettera citata in Perfetti, Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel problema elettorale, in «Il Resto del Carlino», Idee sul Fascismo, in «Critica fascista», L. Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia: origini e sviluppo, in Continuità e fratture nella storia delle università italiane dalle origini all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche Perugia, Perugia. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci, Roma,  Renzo De Felice, Mussolini il Duce,  I: Gli anni del consenso, Einaudi, Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma; Il concetto della dittatura rivoluzionaria, Forlì, Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena. Leggi costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma,  Perfetti,  XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico  Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.  Giovanna Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in “Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi, Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista, Il Mulino, Bologna, Laterza, Roma-Bari). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma. nuova edizione ampliata, Lulu.com,. Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice, Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di Sergio Panunzio, Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra fascista: storia di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna. Giuseppe Parlato, Il sindacalismo fascista,  II: Dalla grande crisi alla caduta del regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Il sindacalismo fascista,  I: Dalle origini alla vigilia dello Stato corporativo, Bonacci, Roma); Francesco Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», Francesco Perfetti, Introduzione, in Sergio Panunzio, Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere, Firenze. Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano 1993.  Fascismo Sindacalismo rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio,.  Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei deputati.  Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico modern” (Giuffrè, Milano). Fervono oggi in Italia, nel campo polìtico e filosofico, le discussioni e le polemiche molto vivaci su Hegel, sulla idolatria dello Stato ovverosia sulla sua statolatria, sullo Stato considerato da Hegel come l’Ente supremo. Forti correnti antihegeliane si deiineano in Italia nel Fascismo contro le correnti e le scuole idealistiche facenti, cora’è noto, capo al Gentile e alla sua interpetràzione attua- listica, dopo (piella storica del Croce, dell’hegelismo. Non si vuole e non si deve qui parlare di filosofìa. Il concetto « hegeliano » dello Stato si prende qui nel suo aspetto sociale e politico, e da questo punto di vista è indubbio il suo nesso storico ed ideologico con lo Stato fascista. A conferma di ciò, basti notare che lo Stato fascista nega innanzi tutto e soprattutto Marx e Io Stato marxista. Non a torto e significativamente il movimento hitleriamo in Germania è e si chiama antimarxista e non antisocialista e si denomina anzi « nazionalsocialista >. Ora Marx, per costruire ia classe, negò il suo maestro, Hegel, e di Hegel prese il concetto della « società civile», risolvendolo analiticamente nelle classi, donde la lotta di classe centro del suo sistema teorico e pratico, riducendo anzi in ultima istanza la società civile in blocco alla pretesa unitaria ed omogenea classe operaia, e negò lo Slato. Se, contro la classe marxistica, si deve ricostruire e riabilitare lo Stato, è evidente, per ciò solo, il ritorno necessario da Marx ad Hegel. Sta tutta qui, per me, la parentela fra Stato fascista e Stato hegeliano. Riconosco, e lo disse, prima di tutti, un nostro filosofo, Filippo Masci, La libertà nel difillo e nella Sloria secando Kant ed Hegel, in Atti della R. Accademia di Scienze Morali ePolitiche, Napoli, 1903, che l’ideologia statale di Hegel si prestò molto bene, nelle mani delle classi reazionarie e fondiarie tedesche, alla fonda­ zione dello Stato prussiano reazionario e conservatore. Ma altro sono le dottri­ ne, altro l’uso e lo sfruttamento che di esse tanno le classi sociaii secondo i loro bisogni ed il loro spirito di classe ; per quanto sia anche giusta l’osservazione dello stesso Masci che lo Stato di Hegel per gran parte — rlducendosi la sua Filosofia del diritto molte volte e in molti punti a mera trattazione empirica di diritto co­ stituzionale positivo germanico — non faccia che, abbandonata la fliosofia pura e speculativa, trascrivere in termini di pensiero filosofico ia realtà di tallo dello Stato prussiano del suo tempo. Per cui lo Stato di Hegel si prestava per questo verso a quel tale «giuoco diclasse, di piegare lo Stato filosofico ed etico del gran­ de pensatore alla propria situazione psicologica di classe. Ma questi indubbi aspet­ ti stona e poiitici empirici dello Stalo di Hegel, che lo fanno passare (non si di­ mentichi che Hegel visse e scrisse dopo l’esperienza immediata della Rivoluzione francese, in un periodo, come oggi il Fascismo, anch’esso accusato dai superficiali e dagli stolti d, reazionarismo, di restaurazione, e appartenne al ciclo appunto della Restaurazione postrivoluzionaria) per reazionario e per il filosofo dello Stato rea­ zionario. non devono farci perdere di vista gli elementi filosofici essenziali non accidentali e fossili, e specialmente il profondo vivo e vitale concetto della . società avile.. di corporazione e del nesso fra la società civile e lo Stato. Ho piacere di notwe qui che uno scrittore tedesco, li Bindek, Sialo e Società nella moderna fllosofia poltlica, in Rio. Inlernaz. di Filosofia del diriUo, fase. Ili, 1924, a proposito del mio scritto: Slato e Sindacali, ha rilevato il mio rUerimento a Hegel per la com­ penetrazione della società con lo Stato. Gli elementi vivi e vitali non devono non separarsi attraverso la critica e la scienza dagli elementi morti e superati di Hegel Per questi ultimi non dobbiamo dimenticare i primi; anche se, per il suo tempo m cu. signorava, prima di Marx, la prassi e la teoria sviluppata poi dopo e fino a un certo punto anche offre Marx da Sorci, del Sindacalismo. la concezione hege- liana della Società era burocratica, e la concezione del governo, ossia dello Stato aulocralica. Vedi su ciò le acute osservazioni e critiche ad Hegel dei Capograssi, già da me c tate in questo scritto. Questo il giudizio obbieilivo sullo Hegel poIÌUco A non dire qui (vedi su ciò il mio volume Lo Slato di diritto, libro II cap V Lo Stalo noumeno immanente di Hegel, Città di Castello 1921) che la prima fase del pensiero politico di Hegel fu tutfaltro che reazionaria. Come pure non mi sembra che SI possa e SI debba dire che Io Stato hegeliano, per la sua statolatria, sia uno Stato panteistico, non solo antico, ma addirittura uno Stato asiatico indiano, meno nspettoso della libertà umana dello stesso Stato pagano platonicc»-aristoteìico Ve- di su ao, contro l’opinione del Masci, l’appendice al mio citato Stato di diritlo: Se lo Sialo hegeliano sia Stato moderno, pp. 169-171. C'è si diflerenza fra Stato fa­ scista e Stato hegeliano; anzi è questo il punto fondamentale per cui non si può e non si deve ridurre al tipo dello Stato hegeliano lo Stato fascista: che mentre per Mussouni, tutto è nello Stato ; nulla fuori dello Stato ; nulla contro lo Stato • ma non è vero che nulla, non dal Iato politico, ma da quello filosofico e morale, è sopra lo Stato ; per Hegel, Invece, nulla è sopra lo Stato, per la semplice ragione che lo Stato è tutto ed anzi Dio stesso realizzato nel mondo. Ma da questo a dire che lo Stato di Hegel è più che antico asiatico, ci corre. Si può e si deve dire invece che lo Stato fascista appartiene al ciclo della filosofia idealistica trascendente, mentre lo Stato hegeliano è basato sull’immanenza, donde esso è Dio stesso. Del resto, a questo proposito, sono anche note, nel campo filosofico, le premesse trascendenti ed anche le interpretazioni net senso della trascendenza dell’idealismo hegeliano. Vedi su ciò, in conformità dell’interpretazione trascendente anglo-americana deH’idealismo hegeliano, il mio libro Diritto Forza e Violenza, parte IH. Orientata verso la trascen­ denza è la fase recentissima del pensiero idealistico italiano, donde la dissoluzione t in­ terna • della posizione idealistico-attualistica visibile nei rappresentanti dì questa scuola discendenti dal Gentile. L ’idealismo attualistico, capovolgendosi la posizione del Gioberti, che dalla trascendenza andò verso l’immanenza, da Dio alla Storia, fa oggi il cammino inverso dall’umano al divino, dalla Storia all’ Idea. Vedi su ciò sinteticamente ed efficacemente la prefazione di Balbino Giuliano al volume di R ugoero Rin a l d i, Gioberti e il problema religioso del Bisorgimenlo, Firenze, Vallee- chi 1929. Sulla filosofia del diritto di Hegel, dal lato sociale e per le sue connessioni ideologiche con il Corporativismo fascista attuale, V., oltre ì miei scritti citali, par­ ticolarmente, Lo Stato di diritto, G. Passerini D’Entreves, La filosofia del diruto di Hegel, Torino, 1924. Sui rapporti fra la « volontà di tutti • di Rousseau e la ■societàcivile» di Hegele fra la ■volontà generale•dei primoe •lo «Statoi del secondo, vedi il mio Sfato di diritto libro II, i capitoli su Rousseau e sullo Stato di Hegel. Sui rapporti fra società e Stato nella concezione fascista in rapporto aile mie idee in poposito, vedi G. Leibholz, Z u den problemen des lascistisehen Verfassangsreclds, Leipzig, 1928.Nessuna delle tre forme di dit­ tatura sopra analizzate, comprende la dittatura del Duce. Che cosa essa è? Essa è una forma ideale a sé.. Essa è uno « Stato di grazia » dello spirito. È quella che io credo si debba chiamare la dittatura eroica, figura storica o se vogliamo filosofica, non figura giuridica ; ed in quanto tale, eccezionale e soprannaturale, non ordinaria e comune. Di essa non si occupano e non parlano i trattati di Dottrina dello Stato e di Diritto costituzionale. Dovete, per comprenderla, se me lo chiedete, aprire un libro, il libro degli E r o i di Tommaso Carlyle (1).Un acuto scrittore, il Michels, richiamando il concetto di Max Weber, parla; di Uomo e di Capo carismatico (2).La dittatura eroica è spirituale, non materiale, soggettiva, non oggettiva, prodotta e posta «dal popolo»; nonimposta «alpopolo». ' per cui essa è considerata dal popolo che la genera e ne èli geloso proprietario e custode, come la cosa sua più intima preziosa e per-sonale. Dobbiamo, se mai, per inquadrarla in qualche modo in una delle forme stabilite, ricollegarla, come si è dimostrato, alla dittatura rivoluzionaria. La rivoluzione è un’idea; e la dittatura rivoluzionaria è, come sappiamo, la dittatura dell’idea. Ma questa idea deve trovare il suo Uomo, il suo corpo, l’Eroe. Onde può dirsi che la dittatura eroica è la soggettività, la coscienza del­ l’idea di un popolo, nella sua marcia e nel suo cammino nella storia. LO STATO FASCISTA NELLA DOTTRINA DELLO STATO. LO STATO NUOVO. Genesi dello Stato fascista . La natura ideale del Fascismo. Il Fascismo come >conservazione revoluzionaria. Gli elementi dello Stato fascista. La restaurazione politica e rinstaurazione sociale nello Stato fascista . Sindacalismo; Nazionalismo; Fascismo. Il lato politico ed il lato sociale dello Stato. Il rapporto fra lo Stato e 1 Sindacati. Lo Stato-società ; lo Stato^asse ; lo Stato-popolo ; Io Stato-nazione. In nota; rapporti fra lo Stato fascista e lo Sta to di Hegel. Struttura e funzioni dello Stato fascista. Lo Stato sindacale-corpo rativo . Stato ed economia. La Corporazione. Lo Stato fascista neirordiiiamento giuridico. Leggi costituzionali sociali ; politiche. La Carta del Lavoro. Le istituzioni e gli organi fondamentali. Legislazione ed esecuzione. Lo Stato-Partito. Lo Stato militare ed il cittadino-soldato. I caratteri, la qualilìcazione, e la denominazione dello Stato fasci sta. La statocrazia come formula ideale dello Stato fascista. La difesa penate dello Stato fascista.. LO STATO FASCISTA NEL DIRITTO PUBBLICO POSITIVO. CONCETTI GENERALI E GL’ISTITUTI FONDAMENTALI. Criteri di metodo e dì studio. Il diritto costituzionale fascista : le leggi ; la prassi ; la dottrina ; la storia. Il metodo giuridico ed i suoi limiti. Le leggi costituzionali ; le leggi costituzionali rivoluzionarie. L ’in­ staurazione rivoluzionaria. L ’atto fondamentale della rivoluzione ; il Proclama del Quadrumvirato. I! diritto rivoluzionario : organi provvisori ; costituenti ; costituzionali. . Il Potere politico o corporativo deilo Stato ed i suoi presupposti so­ciali politi« e giuridici. La crisi della democrazia parlamentare. Re­gime parlamentare e Regime fascista. La divisione dei poteri come specificazione di organi e di funzioni, e la coordinazione dei poteri. Critica della teoria dei «tre poteri ». La fun­zione di governo, ossia corporativa o politica dello Stato. Natura dì questa funzione e sua denom inazione. L ’ Organo supremo. Dalia funzione politica alla determinazione del titolare di essa. La gerarchia degli organi costituzionali. 11 Capo dello Stato ; il Capo del Governo ; il Gran Consiglio del Fascismo. L ’ Or­gano supremo come organo complesso. Le relazioni statiche e dina­miche fra i tre elementi dell’Organo supremo. La Monarchia e il P.- N . F . La forma di governo : il Regime fascista de! Capo del Governo. La forma di governo desunta dalla posizione costituzionale dell’Organo supremo. Confronto fra il Regime fascista e l’attuale regime inglese superparlamentare a • Premier ». Perfezione e superiorità del Regime fascista nell’evoluzione delle forme di governo, in quanto piena realizzazione del regime popolare. Il Capo del Governo ; ampiezza ed intensità dei suoi poteri e delle sue attribuzioni. Sua posizione gerarchica rispetto agli altri Ministri, suoi puri collaboratori tecnici. Gerarchia in senso amministrativo e in senso costituzionale. La dinamica delle relazioni fra il Capo del Governo e gli altri organi dello Stato, ed il Partito come fulcro giuridico ed istituzione-cardine del Regime fascista. Nesso organico fra la Monarchia e il P. N. F.. L’unità sostanziale fra il Re, il Popolo, il Partito. Il Gran Consiglio. La prerogativa suprema del Re : la scelta e la nomina del Capo del Governo. (In nota; la progressiva delimitazione della competenza legislativa materiale del Parlamento e la crisi della legge formale. I gradi del potere legislativo ed il problema della gerarchia delle nor­ me giuridiche e della relativa Giurisdizione costituzionale). LE CORPORAZIONI E TEORIA GENERALE DELLA CORPORAZIONE. PRINCIPI GENERALI. Il Corporativismo concepito come principio lllosoflco. Corporativismo economico e Corjiorativismo politico. Errore <1i ridurre il Corporati­vismo al puro piano economico. Unità di Fascismo e di Corpora­tivismo. La corporazione e le Corporazioni. Sindacato e Corporazione. Sinda­calismo corporativo e Corporativismo sindacale. CHE COSA SONO E COME SONO COSTITUITE LE CORPORAZIONI. 1. L’essenza delle Corporazioni e le loro proprietà costitutive. . . 2. I,a costituzione organica delle Corporazioni. Le lunzjoni delle Corporazioni. Preponderante rilevanza della loro funzione normativa ed esame di quest’ultima. Il funzionamento pratico delle Corporazioni. Il reale e l'ideale nella C o r p o r a z i o n e. CHE COSA FANNO LE CORPORAZIONI. I compiti e i problemi delle Corporazioni. La funzione corporativa come esplicazione della potestà d’impero dello Stato. L ’unità deH’attività dello Stalo. Le « funzioni » ; gli « atti » dello Stato . Attività economica in senso materiale, ed in senso formale dello Stato. L ’attività giuridico-economica dello S t a t o . I destinatari delle norme corporative. Che cos’è la produzione. L’ese­ cuzione produttiva. Sua differenza dalla esecuzione amministrativa. 5. Lo Stato e la produzione. Piano economico e piano produttivo. Dire­ zione e gestione. L’autarchia. Autarchia economica in senso formale. L’economia corporativa come economia mista. Il diritto economico. Iniziativa privata ed autarchia. IniziaUva pri­ vata e libertà economica. La libertà come categoria spirituale e filosofica. Iniziativa privata e proprietà privata. Personalità e proprietà ; lavo­ro e proprietà. LE CORPORAZIONI ISTITUITE. IL PIANO DELLE 22 CORPORAZIONI. Il quadro delle Corporazioni ed i loro tre gruppi . Il ciclo produttivo per grandi rami di produzione come criterio co­stitutivo delle Corporazioni e della loro distinzione in tre gruppi. 154 3. La relatività come criterio per la costituzione e la classificazione del­le Corporazioni. Esplicazione di questo criterio di relatività in due leggi : la organicità decrescente e la generalità crescente delle Corporazioni. Natura strettamente « sperimentale dell’ordinamento delle Corporazioni ». Il Sindacato come elemento attivo delle Corporazioni. Statica e dinamica delle Corporazioni. Mozione presentala dal D U C E ed approvata dall'Assemblea Generale del Consiglio Nazionale delle Corporazioni. TEORIA GENERALE DEL PARTITO. CONSIDERAZIONI GENERALI DI METODO SUL PARTITO NELLA DOTTRINA DELLO STATO E NEL DIRITTO PUBBLICO. Il partito rivoluzionario nella Dottrina dello Stato e suo posto siste­matico in e s s a . Il procedimento di formazione dello Stato fascista, ossia il Partito rivoluzionario come origine immediata e formale dello Stato fascista. 3. Delimitazione dello studio de! Partito sotto l’aspetto politico e sotto l’aspetto giuridico. Criteri di metodo e degli organi dello stato. Le varie teorie sulla natura giuridica del Partito, particolarmente sul Partito come istituzione politica autarchica e come organo dello Stato. Le varie specie di istituzioni pubbliche. Nuovo concetto delTautarchia. IL PARTITO RIVOLUZIONARIO, OSSIA IL PARTITO-STATO. Il partito rivoluzionario come nozione pubblicistica a sè. .Il partito rivoluzionario nella Storia e nella Dottrina dei partiti. Se il partito rivoluzionario sia ancora un partito e de. bba chiamarsi partitoIl partito rivoluzionario come partito di regime. Partiti di governo e partiti di regime. lì partito socialista ed il Partito fascista come partiti rivoluzionari. Partito rivoluzionario e partito unico. Il partito unico nella concezione socialista e nella concezione fascista. Stato dì partiti ; Stato-partito. 5. Il partito totalitario ed il partito unico. Differenza, non identità fra le due nozioni. Il partito unico può intendersi in due sensi: a) in senso giuridico o formale come ente processuale ossia come organo della rivoluzione ; b) in senso sostanziale come ente politico ossia come organo dello Stato. La giustificazione del partito rivoluzionario. Il partito rivoluzionario come organizzazione militare . passaggio dal Partito-Stato allo Stato-partito. LA DITTATURA RIVOLUZIONARIA. Considerazioni generali sul fenomeno storico-politico della dittatura. 2. Esposizione e critica di alcune opinioni sulla dittatura. Le crisi dello Stato e le r iv o lu z io n i. Distinzione, classificazione e analisi delle varie forme dì dittatura. La dittatura costituzionale. La dittatura rivoluzionaria.. La dittatura polìtica . La dittatura e r o i c a . PARTIJP- REGIME STATO. Posizione e determinazione critica e metodica del concetto di regime 2. Il concetto di regime nella recente dottrina politica e giuridica ita­liana . Il concetto di regime in rapporto a quello di rivoluzione . Il movimento interno ossia la dialettica del regime . Le istituzioni del Partito e quelle del Regime : le istituzioni del Regime e quelle dello S t a t o . IL CONCETTO DI STATO-PARTITO. L o S t a t o - p a r t i t o . Lo Stato dei partiti ; delle leghe ; dei sindacati (Partitismo ; Leghismo, Sindacalismo). Il partito rivoluzionario ; il Partito-Stato; «la formula politica». Modernità del concetto di rivolurione e di partito rivoluzionario. L ’unità e la continuità dello Stato ; la vicenda e la successione del­le forme di g o v e r n o . Socialismo rivoluzionario ; riformismo ; bolscevismo ; Fascismo . L’esperienza sovietica russa. La classe. La Nazione. Lo Stato-oggetto; il partito-soggetto. L’esperienza fascista. Contraddizione sovietica; verità fascista. Il problema giuridico del P. N. F.. Dal Partito-Stato allo Stato-par­tito. Insurrezione e dittatura come torme logiche della Rivoluzione. Lo Stato-formae lo Stato-sostanza. Natura e scopo del P. N. F,. Istituzione ed organo dello Stato. Nuovo concetto degli organi dello Stato . L'uno politico: lo Stato; il pluralismo sociale. Sindacati. Il Partito ei S i n d a c a t i . L’università del Fascismo; suo presupposto: il partito unico .  SCRITTI FIL030F1GO-GIURIDICI E DI DOTTRINA DELLO STATO . Il Diritto e l’autorità, Torino, Pomba, 1912. . Le ragioni della Giurisprudenza pura, Roma, Rio. Inier. di Sociologia, 1914. . Il concetto della guerra giusta, Campobasso, Coluti, 1917. . L o • Slato giuridico^ nella concezione di I. Pelrone, Campobasso, Coluti, 1917. , Introduzione alla Società delle Nazioni, Ferrara, Taddei, 1920. . La Lega delle Nazioni, Ferrara, Taddei, 1920. . Lo Sialo di diritto. Città di Castello, lì Solco, 1921. . I l socialismo, la Filosofia del diriilo e lo Staio, Città di Castello, il Solco, 1921. . Lirillo, Forza e Violenza. Bologna, Cappelli, 1921. . Staio e Sindacati, Roma, Rio. Inter. di Filos. del Dir. 1923. . Consenso ed apatia, in Annaii dell'Universilà di Ferrara, 1924. . Filosofia e Polilica del diritto, Milano, Rio. di Dir. Pubb. 1924. . La Politica di Sismondi, Roma, Rio. Inlern. di Filos. del Dir., 1926. . Il Sentimento detto Stalo, Roma, Libreria del Littorio, 1929. . Diritto sindacale e corporaliuo, Perugia, La Nuova Italia, 1930. . Stalo e Diritto, Modena, 1931. . Le leggi cosittuzionu/i del Regime {Relazione al F Congresso giuridico italiano) Roma, 1932. . Popolo, Nazione e Stato, Perugia, La Nuova Italia, 1933. . Allgemeine Theorie des fase, slischen Staales, Berlino, Walter de Gruyter, 1934. SCRITTI POLITICI 1. Il Socialismo giuridico, Genova, Libreria moderna, 1907. 2. Il Sindacalismo nel passalo, Lugano, Pagine Libere, 1907. 3. La persistenza del diritlo, Pescara, Casa Ed. Abruzzese, 1910. 4. Sindacalismo e Medio Eoo, Napoli, Casa Ed. Partenopea, 1911. 5. Stalo Nazionale e Sindacali, Milano, Imperia, 1924. 6. Che cos’è il Fascismo, Milano, Alpes, 1924. 7. Lo Stato Fascista, Bologna, Cappelli, 1925. 8. Il riconoscimento rivoluzionario dei Sindacati, Roma, Il DiriUto del Lavoro 1927. 9. Sindacalismo, Torino, Pomba, 1928. 10. Rivoluzione e Costituzione, Milano, Treves, 1933. 11. La fStoria» del Sindacalismo fascista, Roma, Quaderni di segnalazione, 1933. 12. Riforma Coslltuzionale {Le corporazioni ; il Consiglio delle Corporazioni, il Se­ nato), Firenze, La Nuova Italia, 1934, 13. Economia mista {dal Sindacalismo giuridico al Sindacalismo economico), Milano, Hoepli, 1936. Dante Alighieri (1265-1321)esaltanelsuoDeMonarchia1’ordinamento gerarchico del mondo conchiuso nell’ idea imperiale ; pocoappressoMarsiliodaPadovafondasulpopolo 11dirittodidarsiunproprioordinamentogiuridico, secondo le speciali esigenze di ogni gruppo sociale, e Bartolo espone nel trattato De regimine sivitatis (1354) le varie forme dei governi, secondo l’autonomo diritto  dellecittàedeiregni;finchéEneaSilvioPiccolomini (1405-64)avantiildefinitivotramontodell’ideaim¬ periale, traccia a grandi linee, nel Libellus de ortu et auctoritateimperli(1446),ildisegnodell’ordinepoli¬ tico dell’ universo, secondo la disciplina dei gruppi so¬ vranigerarchicamentecongiuntinell’impero—A.Solmi pag.429§76.—«Sull’autonomianeldirittoromano, sivedaMarquardt,OrganisationdeVempireromain. Paris 1889 - 92, I, 105 ; e per il concetto giuridico moderno Regelsberger Pandekten, Leipzig 1893,1,105-6 e la letteratura ivi citata. Le dottrine dei giuristi medievali sono esposte dal Gierke Deut. Genossenschaf- tsrectvoiIII;Berlin1881pag.510eseg.SuDante, sarebbe da vedere il mio scritto in Bull, della Soc. Dantesca, N. S., XIV, 1907, pag.98411 ;su Marsilio e Enea Silvio, cfr.Rehni Gesch. Staatsrechtswissen schaft, Ereiburgi.B.1896Pag.185eseg.96eseg.,224eseg.; suBartolo,loscrittodelSalvemini,StudistoriciFi¬ renze1901,pag.-137-68».Solmi,Op.cit.pag.430. la cooperazione, lo stato come cooperazione – lo stato come la cooperazione ideale – cooperazione volontaria – cita. Sergio Panunzio. Panunzio. Keywords: stato, nazione, razza, popolo, popolo e nazione sono cose distinte – la nazione ha una valore plus sopra popolo. Razza e distinto a nazione – una rivoluzione basata sulla razza – la concezione della razza e della nazione, l’italianita, la romanita, il ventennio fascista – la filosofia giuridica previa al ventennio fascista – morte di Sergio Panunzio. L’altro Sergio Panunzio. Concetti. Citazione della teoria dell’aristocrazia di Mosca, non di Pareto, citazione di Labriola, critica al stato prussiano di Hegel, l’ordine di 1848, Mazzini, la revoluzione causata per comunisti, la dittatura fascista, il dittatore eroe, cita de Martinis, l’eroe non e senso sociologico di Martini, ma filosofico. Il concetto di la nazione italiana, il concetto di Roma, la luce di Roma, la storia italiana, il concetto di stato-nazione, il concetto di stato-razza. Citazione di “La mia battaglia”, citazione di Mussolini. Scritti sistematici, evoluzione della teoria dello stato fascista – positivismo, assenza di elementi mistici. La revoluzione de perturbi e morbidi comunisti al ordine del reglamento de 1848, la dittadura come reazione alla revoluzione, il concetto di stato, popolo, nazione, antichita romana, I sindicati nella antica roma, I sindicati nella Firenze medievale, il comune del comune, la citdazione della Monarchia di Aligheri, Marsilio di Padova, e Machiavelli. Definizione concise. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701619634/in/photolist-2mHsg1f-2mHo7Ma-2mLGjg5-2mLCQLJ

 

 

Grice e Panunzio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ferrara). Filosofo. Grice: “I like his ‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is going to contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. Figlio di Sergio, il più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo rivoluzionario. Ligato alle correnti conservatrici e contro-rivoluzionarie italiane.  Studia a Roma sotto I. Zolli.  Insegna a Roma. Come Grice, alla Regia Marina, partecipa ad operazioni di guerra nel mediterraneo contro Capt. H. P. Grice, e viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Collabora con “Pagine Libere”, “L'Ultima”, “Carattere” e altre riviste specializzate in studi filosofici. Si muove nella direzione di un simbolismo esoterico pieno di sacrali e regali elementi. Fonda a Roma la rivista del tradizionalismo, “Meta-Politica” -- Pubblica saggi in una collana a cui darà il nome di "Dottrina dello Spirito Italiano". Il concetto di “meta-politica” è al centro del dibattito sulle radici europee da parte degli esponenti della destra e il culto del pagano (anti-cattocomune) di de Benoist. Cerca di ri-condurne l'orientamento tradizionale, iniziatico, e simbolico. L’imponente biblioteca del padre è donata a U. Spirito che ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia.   “Contemplazione e simbolo”; “Summa iniziatica occidentale” (Volpe, Roma); “Simmetria, Roma); “Metapolitica, “Roma eterna”, Babuino, Roma); “Luci di iero-sofia” (Volpe, I Classici Cristiani, Cantagalli, Siena); “La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma politico del Novecento alla svolta Meta-politica del Duemila”,  Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia, Simbolismo, Sapienza, nel poema Sacro,  Metapolitica, Roma ; Cantagalli, Siena Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis”, Gl’Eroi, Cantagalli, Siena, Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” Siena, Cantagalli, Princípio, Appello. Storia ed Eségesi Breve. Precedente Storico e Agiografico, Roma, Scritti remoti  L’anima italiana, Sophia, Roma,  Difesa dell’Aristocrazia: Pagine Libere, Roma Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e Mazzini nello spirito italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico” (Bocca, Milano); “Tradizione, L’Ultima, Firenze; “Cosmologia degl’antichi romani, Dialoghi, Roma,  Ispirazione e Tradizione (Città tradizionali e Città ispiratrici), Carattere, Verona  Lo spiritualismo storico di L.  Sturzo (Per una rettificazione metafisica della Sociologia), Conte, Napoli Scritti, S. Benedetto, Parma   La Pianura, Ferrara, Atanor, Roma. Schena, Fasano,  Ristampe e nuove antologie  Difesa dell’Aristocrazia, Quaderni di Metapolitica,  Roma  I Quaderni di Metapolitica, Roma  Vecchie e nuove cosmologie (Avviamento alla “Scienza dei Magi”), Per una rettificazione metafisica della sociologia (Lo spiritualismo storico di L. Sturzo). Sull'autore:  Testimone dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”, (Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla metafisica alla metapolitica: omaggio,  Ed. Simmetria, Roma.  Inediti. In corso di stampa Note  Olinto Dini, Percorsi di libertà, Firenze, Polistampa, Giambattista Scirè, La democrazia alla prova, Roma, Carocci. Combattente nella guerra, rimane chiaramente,  un teorico del fascismo. S. Sotgiu,  in Il Giornale, Tradizionalismo (filosofia.   Silvano Panunzio. Panunzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700941826/in/photolist-2mHsg1f-2mHo7Ma-2mLGjg5-2mLCQLJ

 

Grice e Paolino – dizionario filosofico portatile for gym users -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “In England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In Italy, small a country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli, Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia compiuta dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi nella sua Storia della letteratura italiana), che quello studio non fu veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai Normanni, benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore.  Opere * Giangiuseppe Origlia, Istoria dello studio di Napoli,  Torino, Giovanni Di Simone, Girolamo Tiraboschi. Grice: “Paolino is a quasi-contractualist. His contractualist treatise is very accessible. Man is the political animal, so politics is in the essence. Polis means civil, so a man who is not civil is not a man. Paolino analyses a contract – in general, and then the social contract in particular. This sets him to analyise such duties which are addressed to the other members of the civitas. Paolino was alo the author of a dictionary of antiquities, which has the nice alphabetical touch about it, if you are into a first  thought on Julius Caesar or Cicero! He also traced the stadium tradition to the ‘gym,’ ‘nudare’ as he notes. And notes that it started in the cities where such as Athens or Rome where the athletes needed a place to get undress and practice. He mentions Plato’s Academy (after Hekademos) and Aristotle’s Lycaeum, after the statue of Apollo Liceo, reposing after extercise. It is good to call Platonists accademici and Aristotelians liceii then. The gyms were particularly popular in Italy – even before the great expansion of the Latins and Romans over other ethinicities. In the South of Italy especially, due to the weather, it is more natural for an athlete to feel the need to get undress as soon as possible, and philosophers followed.” --   D. Di tutte adunque le società dei Mondo non fu ch'una ftetia l'origine , perchè tut te,giusta ilvostro avviso, nonsìmisero inpiè,nèsiformarono,fenonfecondo le diverse nécessità ,e bisogne degli uomini ; anzi intutte altresìsiebbe un isteffo fine perchè n o n si r i s g uardò ad altro, fenonal commodo, edutilecommune de socj.Ma quali fonolesocietàparticolari,chesareb berostatemainelMondoinufo,semante nuta si fofle ben falda , e ftabile la società Universale(A )? (A)Eglièfuordidubbio,chegliuo mini , essendo tutti in obbligo , ed in dovere d'amarsi u vicenda; el'unocomenon nato, persemedesimo,dovendononche alproprio anche all' altrui commodo badare , quando ciòtutto esattamenteosservavano,non veni yano a comporrecheuna societàuniversale inguisa cheniundieficonsiderarsenepotea aldi fuora ; Quindi divero io non  M. La  271 safidical'Eineccio, ilqualetuttoscaglian, dosicontroilPuffendorfio, che trattiavea,e deafai malamenge inferiti tuttigliobblighi, egliumani doveridella società,soggiugneto, jto ch'era uom tenutosoddisfara tuttiquegli che Uella ,ch'è la più vera,e la più saggia, Antichitàdel e lasola infallibile maestra dell'umanaGinnasioNa   II. Cosa fossero  prudenza si lasciarono in dietro digran lunga ogni al traNazione.Quindi,giustache scrive Dion Crisosto mo agli Alessandrini sull'autorità d'Anacarside , non vi fu Città dellaGrecia,che non avesse avuto ilsuo Gin nasio. Questo folo basta di presente supporre per farci sicuramente acredere,che Napoli(Città oggi dall'eterna divina provvidenza maravigliosamente fornitadi quanto in una ben nobile,e doviziosa potrebbe mai l'uom brą mare ;e sopra tutte l'altre ben culte Città dell'Europa, e per le scienze,e per l'armi,e per lo Erano presso deGreci questiGinnasj alcuni grandi, ftatiiGinnasie magnifici edifizj con ampj portici,e stanze d'ogni ca ondeveniferopacità,luoghi coverti,e scoverti,ombre,ed altrepref così deti: eso che infinite comodità,ove la gioventù ammaestravasi qual fosse la lor forma.Oppinio non meno nell'arte Ginnica , che nelle scienze , e nelle fa  paricelebre gran trafficodi )essendostata,come tutti fuor versia asseriscono,fondata diogni contro l'altre daGreci,ebbe anch'ella-come dellaGrecia ilsuoGinnasio finda'suoicominciamenti Infatti Strabone (1),che vise . che a'suoi altempo diAugusto,scrive, giorniquestacittà aveaancora tiche Greche costumanze molte dell'an ,come leCurie,le l'Efebeo,e altre dital Fratrie, fatta ; e con queste ebbe il Ginnasio ; né v'ha scrittore al tresì osi su questo muover di buon senno,che ombra di dubbio. e nedicolorochearti liberali;onde fotto uno stesso tetto venivano a c o m avuto illuogoprendersi, per così dire, due diverse Accademie proprio per le , e due Scuole,ribut ta varj, e diversi generi di Scuole , cioè : quelle dell'arte ta comefavolo- bellica , e quelle delle scienze , e delle belle lettere . E niodimoltiçe-perchè a coloro,che applicatieranoallaGinnica,eper lebriscritori.Io gran novero loro, e per gli esercizi, che far dovea > no, come il corso, la lotta, ilsalto,il pancrazio,ildi (1) Strab.1.s. fco,   . “γύμνοω”, det idioma, senza aggiugnimento d'altro, semplicemente O tiGinnasj.Perlaqual cosaalcuni nelprogressodeltem po non badando che al semplice suono del vocabolo , con cui chiamavansi, li credettero non per altro essere edificati,cheper un talmestiere:opi statiesiprima ,forseilprimo,CraffopressoCicero nione che portò la ne (2) , e tra gli altri , che in questi ultimi secoli sostennero fi furono Girolam o Mercuriale, e Pier L a però avendo per certo,per quel, che ne scri sena.Noi Ginnica non fu po ve Galeno a Trafibolo , che l'arte fta in voga nella Grecia , che alquanto prima dell'età di Platone (3) , e che in Grecia , come manifestamen te fi ravvisa nell'ingegnoso, ed ammirabile poema di visselungamente prima di quel cele Omero,ilqualee da molti celebri scrittori, come bre filosofante avanti lo Lino , Filamone , Tamiride , e altri fioriti stesso Omero, furonvị le Scuole delle belle lettere fi no da’primi tempi; stimiamo più ragionevole il credere, che s'introdussero i giuochi Ginnici, ed Atle che dopo fatto , che am . tici,iGreci altro allor nonavessero pliare que’medesimiedifizj,fattimolto tempo prima non per altro fine, che per le Scuole , e chiamatigli per le ragioni,chetestè noiaccennammo,Ginnasj:poichè Crasso steso, il quale fu il primo , come disimo, ed A2 inge sco, facea mestieri d'uno spazio maggiore , e asai più grande diquello,che bisognava percoloro,che istrụi vansi nell'arti liberali, e venivano per questo ad occu parę buona parte di tali edifizj; erano questi dal modo, con cui in es si faceansi quegli esercizj, cioè dalla voce Greca yújrow , che tanto vale quanto nudare ,nel nostro e . Cic.l.2. de orat. Apud Anson.Vandal differt. 8.de Gymnasiarcb.  ingenuamente egli anche lo attesta, a metter in campo u n sentimento a questo del tutto opposto ; parlando del suo tempo dà atutti a conoscere, che le pubbliche Scuole delle scienze non era allora in costume d'a prirsi inaltroluogo,che ne'Ginnasi;e cheper quanto egli si studialle, non potea in niun modo fisar in cui queste erano colà state erette.Ego aliomodo interpretor(diceegli)quiprimum Palæftram e sedesdeporticusetiamipsos,Catulé,Grecosexercita tionis, eg dele&tationis cauffa , non difputationis invenisse arbitror ; et sæculis multis ante Gymnasia inventa sunt , quaminhis Philofophigarrirecæperunt; hocipsotem porecumomnia Gymnasia Philosopbiteneanttamen eo rum auditores discum audire , quam Philofophum malunt & c. Per verità non v'era Ginnasio nella Grecia,in cui non vi fossero queste Scuole;cosileggiamo,che in Ate ne nel Cinofarge (4), il quale fu un Ginnasio eretto molto prima del tempo di Platone , eranvi tra l'altre Scuole, quelle della setta Cinica, dalle quali egli anche forse ebbe il nome , e nell'Accademia eravi l'udito rio di Platone (5) come nel Liceo quello d'Aristote le(6).Anzi accolto,ovvero al di dentro d'alcuni celebri Ginnasj trovavansi non meno delle Scuole,che delle fa mose,e celebriBiblioteche;come sappiamo diquello parimente in Atene , che avea dappresso la celebre Bi blioteca di Pisistrato, rammentata da San Girolamo,e da altri (7),e quello in Rodi, della cui celebre Biblio (4) Schol.Ariftoph.PaceXenophont.inHippar.Plutar.Symphofilovi11.q.iv.Suid. Pauf.in Artic. (7) Hieron.de Beat. Pompbil. martyr. ep. Ad Marcel.14.Gell. l.vi.c.17. Lucian. adverfus indo&um. Pauliin Atricis. Ifidor.orig.hiv1.3 . a  Р еросر (s) Suid.Pauf.in Attic.Schol.Ariftoph.ad Nubes ec. (6) Ammon.vit.Aristot.Plutarch.deexilio.Cicer.q.Tufcul.l.1.C.4. . teca parla Ateneo (8);é per questa stessa ragione forse, per cui sempre a'Ginnasj accoppiavansi le Scuole delle lettere, troviamo che molti valenti uomini , e dotti scrittori applicarono in molti luoghi delle lor opere q u e fto vocabolo , a significar non altro , che queste, quasi pereccellenza;essendo lostudiodelle scienze moltopiù nobile , e sublime di tutti gli esercizi ginnici. III.  . che ebbe una con quello nello stesso tempo le ScuolenideleScuole (8) Atben.Biblioth.l.1.dipnofoph.c.1. (9) Senec.epift.76. ut 0 1 , Suppostoadunque pervero,comeloèinfatti,Tenimonianza che Napoli,come CittàGreca,ebbe ilsuo Ginnasio findiSeneca,edi da'suoi primi principi,egli convien credere anchevero,triautoriLati > . di Napoli : delle bellelettere;senza lequali nella Grecia,comeScienzechevi abbiam detto , non si formava Ginnasio ; e certamente s'insegnarono; di queste , di cui è solo or noftro assunto il favellare ,vifiorirono. parlaSenecainuna suapistola(9),nellaquale,come dalle parole ,che poco fa da noi fi allegarono di Cras fo,con lui filagna presso Cicerone di que'giovani, che al meglio delle lorlezioni lasciavano ilormaestri nel le Scuole per correre frettoloji a veder il disco, la lot ta,eglialtriginniciesercizi;cosìeglifiduole forte mente col fuo Lucilio , che nelle Scuole della nostra Città vistoavea farcerchio a'Filofofi,giovani in nove romolto pochi alparagone di quelli, che a calca tra ftullavansi nel Teatro , il quale , come egli narra , era in questa Città non guari distante dello stesso Ginnasio: Pudet autem me generis humani.(scrive egli) Quoties Scho lam intravi,prater ipfum TheatrumNeapolitanum . Il fcis,transeundum eft, Metronactispetentibusdomum lud quidem farctum est: hoc ingenti studio , quis fit Pithaules bonus,judicatur.Habet tibicen quoqueGræcus   du præco concursum:at in ilo loco,in STAL  : quo ritur, inquovirbonusdiscitur,paucissimisedent;& bi plerisque videntur nibil boni negotii babere , quod agant, inepti cu inertes vocantur. i più nobili dellaCittà non isdegnavano neppurd'inviarviper tal finei proprifigliuoli;poichèegliscrive,chepor tatosi in Napoli con Antonio Giuliano,professor diRet torica uditovaveaungiovinettomoltoriccocum utriusque lingua magistris ( per valerci delle stesse sue p a role)meditans, exercensadcaul'asRomaorandaselo quentia latinafacultatem. Quanto allaFilosofia,ladot trina di Epicuro , la quale venne da'più dotti dell' an tichitàricevuta con applauso,e fu universalmente se guita da tutti que'grandi uomini del tempo d'Augu Ito; era quella , che in queste medesime Scuole avea maggior voga ; come par che si conobbe da una Iscri zione,che nel 1685.fi rinvenne in un Cimiterio fco verto nella Valle della Sanità , non guari distante da quella Chiesa (11) sopra alcune urne,che state erano per quel che n'appariva , di Epicurei ; poichè in alcune di quelle vedeası il nome di alcuni celebri filosofanti di questasetta,scritti conGreci caratteri,einalcune altre con caratteriLatinileggevasi;manonbene,eoscuramente: E come apprendiamo da Gellio,che fa anche di questo Ginnasio onorata memoranza> vir bonusque . 3 DELLA e fiori alquanto dopo Seneca; al suo tempo in questeScuole nell'istessa guisa, che in quelle del Ginnasio di Cartagine ramme morato da molti Autori (10),s'istruivano igiovani non meno nellescienze,chenellelingue;eipiù (10) Salvion.1.7.Hieron.inCatbalog.ccap.3.JoneProph.Aug.1.2.conf.c.3.6.6.0.7, fc.8.l.s.c.8. (11) Celan.Giorn.3.dellenotiziediNap.  12STALLIVS.GAIVS.SEDES HAVRANVS.TVETVR EX EPICVREIO.GAVDI.VIGENTE CHORO Quindi tra' maestri , che in tali Scuole insegnarono le lettere umane , e le lingue , fi conta Stazio Papinio nativo diSilta,Città dell'Epiro,che fiorì circa al tem po dell'Imperadore Domiziano;padre di Publio Stazio; il quale , come dal costui poema fi ravvisa (12) espose in queste Scuole l'opere de'più celebri poeti Greci, co meOmero,Efiodo,Teocrito,ed altridiquesto gene re;etracoloro,chev'insegnaronolescienze filosofi che, deve annoverarsi senza dubbio quel Metronatte,di cui, come prima abbiam fatto vedere, fa motto Seneca; e fimorì molto giovine,che glifu contemporaneo,co me questi medesimo attestainun'altra pistola diretta al lo stesso fuo Lucilio (13);e febbene degli altrimaestri, e professori, che vi furono in questi, o in altri più anti chi tempi,dato non ci siaora di tesser un ben lungo,e distinto catalogo , poichè i lumi , e le memorie della Storia totalmente ci mancano ; non però egli è certo , che essi furono tutti di tanto sapere adorni,e di sì rara dottrina,che abbondando perciò laCittà digiovani let terati venneellada'Romaniconcordementenoncon altro titolo chiamata , che di dotta, e ftudiofa ; e così per tralasciar degli altri,che cið fecero (14) Columella in parlando di Napoli , non con altro epiteto nominol la>,che con questo: Doftaque Parthenope, Sebethide roscida lympha. E'l medesimo fece anche Marziale col seguente verso: bi ܕ di 00 .1 >1 li al  (12) Papir.Star.flvar.s.epiced.inpatr. (13) Senec.ep.93. Er (14) Oras.Epod.adCanid.Sil.Italib.12.Stor.l.3.Syluar.Ovid.Metamorpb.is.  Napoli,quanto Illo Virgilium me tempore dulcis alebat mente cari; ond'è,che niuna altra Città più della loro Costantino.Sen.ritroviam nellaStoria,che avessero eglinofino nel cadi li,chevogliomentodellorImperio maggiormentefrequentata;equel no,averTitalisopratuttolafrequentavano,se vogliam prestarfe in rifateleScuo-de aStrabone (16) che impiegavano ilpiù del lor tem le,con allega re'inpruovailpo allostudio delle lettere,edelle scienze. marmo,cheog  Et quas d o &t a Neapolis creavit. Anzi Virgilio e riguardo scienze Parthenope, studiisflorentem ignobilis oci. E tra perquelto conto iNapoletani,e per laGin > comebenrifletteilBemboinunasua pistola (15), fu mandato , e mantenuto da Augusto in questa Città a proprie spese per farvi i suoi studj. E in fat ti nella prima Egloga de' Buccolici, scrit ti anche in Napoli , egli riporta a' favori di quel Principe il suo Napoletano ozio,cioè,studioconquelleparole:Deus nobis hæc otia fecit. E confessa nella fine de'Georgici, che : che visicolei nica , la quale nel si . lor Ginnasio esercitavanoanche con vavanofofefta-somma diligenza e con tutta la magnificenza del Mon ta frequentata da'Romani;edo,divennero universalmente agli stesiRomani somma anche dagl'Im peradori fino a gi fi conserva Quindi Lucilio,che fu ilprimo tra’Latini a scrive fopra lafontere delleSatire,non solo visse,ma anche morir volle tra' .An nunziata;mo:Napoletani, comeattefta Quintiliano(17),eCicerone,il strato falso ; e quale v’ebbe anche un'abitazione(18)eVirgilio,dicui di che propria mente in efoabbiam favellato, Orazio , Livio , Marziale , Silio Ita fac cialimenzio-lico , Claudiano , e tutti gli altri tra gli antichi , ne mar che morapportatomercè dellor saperelasciaronoa'posteriillornome im in cuilafenzamortale,abitarono inNapoli perpiù tempo (19); anzi dubbio fi parla delle Scuole . molti (15) Bemb.vol.1.1.2.lett.27. (16) Strab.l.3.infin. (17) Quintil.l.10. (18) Cicer.l.8.ep.famil. (19) Crinit.de Poet.Latin.Philoftr.Icon.Sil.Ital.lib.12. IV. per  9 molti,come dal Poeta Archia narra Cicerone (20) brama rono ben' anche di esservi ricevuti per Cittadini ; cosa, che iGreci non erano molto larghi a concedere;feb bene su ciò non tuttiusassero lastesamoderazione:(21) Ma non menode'privatiCittadiniRomani,visita rono questa nostra Città glistesiImperadori ; poichè sal vo Celare,ilquale,comescrisseCicerone(22)inalcun tempo ebbe a sdegno i Napoletani, forse perchè infer matosi fra esi Pompeo nelprincipio della lor guerra, glimostrarono,come scrivePlutarco,moltisegnid'af fezione (23 ) , gli altri tutti fino a Costantino , lebbero p e r le ftese ragionianche molto cari : così che eglino molte prerogativen'ottennero(24).Ilperchè Tito ,chesuccef se a Vespasiano circa l'anno 79..dell'era Cristiana, essendo pe'violenti tremuoti accaduti al suo tempo , a cagione di unobengrandeincendiodelMonte Vesuvio(25)rovinati molti luoghi vicini ;e traquelli ,come scrivonoalcuni de'noftri Storici,in Napoli anche il Ginnasio :egli pose ogni studio per farlo con pubblico danajo ristorare : e c o munalmente fivuole,chediquestofattonefacciaanche oggi giorno una chiara, e certa testimonianza quella Gre. eLatina Inscrizione, la qualetuttaviaravvisiamoin questa città in un marmo elevato nel muro della Fonta na dell'Annunziata , ch'è la seguente , riferita anche dal Grutero(26),non cheda tuttiinostri Istorici(27),li quali vogliono, che in essa fi faccia parimente una espressa memoria dellescuole,ch'esistevanonelGinnasio.  " 100 Jens 1 CI, 22 > 1 00 TO са, fuz a . B (20) Cic.proArchia. (21) Ezechiel. Spanhem. Orb. Roman. (22) Cic. Ad Attic.l.10. ep.11. (23) Plutar.inPomp. (24) V.l'AutordellaStor. Civil.delRegn.l.1.C.4. (25) Sueton.in Tit. cap.12.b.i. (20) Gruter.pag.173.Infcript.oper.& locor.publicor. (27) Capacc.ift.l.1.c.18.Bened. di Falco Antich. Di Nap.&c. TI   -ΙΤΟΣ -ΚΑΙΣΑΡ ΕΣΠΑΣΙΑΝΟΣ: ΣΕΒΑΣΤΟΣ . ΚΗΣ ΕΞΟΥΣΙΑΣ• ΤΟΙ OE ·TIIATOE ·TO :H :TEIMHTHE OETHEAE·TOT: TYMNASIAPXHEAE ΥΜΠΕΣΟΝΤΑ •ΑΠΟΚΑΤΕΣΤΗΣΕΝ NI ·F ·VESPASIANVS ·A V G .COS.VIII.CENSOR.P. P. IBVS .CONLAPSA ·RESTITVIT Ma senza che quì noi ci distendiamo molto nepo co in far riflettere agli abbagli, ed agli errori, che co munalmente han preso tutti nella sposizione di questo marmo ; basta, che con qualche diligenza per uom si legga , per dubitare se in esso si tratti del Ginnasio ; o v ver più tosto dell'antiche Terme , come più probabil cosa essercrediamo, nel fito delle quali eglifu trovato ; ed ; il numero delpiù,il quale si vede in esso adoperato a notare gli edifizj rifatti per ordine di Tito ,par che troppo chiaramente lo ci additi ; nè per qualunque ftu dio vi fi faccia, potrà mai scorgervisi parola, che colle Scuole, o cogli esercizj letterarj abbia coerenza ; onde quanto su ciò fi dice sono tutte pure,e prette immagi nazioni de'nostri; egli v'ha però un altro marmo rife rito dal Capaccio (26), ove espressamente leggasi: SCHOLAM. CVM. STATVIS ET IMAGINIBVS  ORNAMENTISQVE. OMNIBVS SVA: IMPENSA FECIT (26) Capacc. Ift. tom.I.h.1.6.18. . E per   .I. 11 E perverità ebberoi Greciin costume di adornardi statue, e d'immagini ilor Ginnasj,con riporre quellede più celebriAtleti,edicoloro, chesieranopiùnella Ginnicą refi immortali,ne'luoghi, ove l'arte esercitava si;e quellede’gran Filosofi nelleScuole;come del Gin nasio diTolommeo celebre inAtene narraPausania(27) Per la qual cosa se non a Tito , sicuramente ad Adria no , che nell'anno 117. dell'Era volgare successe nell Imperio a Trajano;di quanto narrafi in questo marmo convien darsi il vanto:poichè questo Imperadore, come scrive Sparziano (28) inomnibus pæne urbibus,com aliquid ædificavit,o ludosedidit:efucotantoamatoda'Na poletani, che volontariamente lo elessero Demarco; ch' è quanto dire Pretore dellalor Repubblica ; come prug va il Reinesio (29) contro il Capaccio ,ed altri,che cre dettero esser questo un Magistrato:Greco;avendo avuto le colonie a fomiglianza diRoma parimente un talMa giftrato. Orciðne fachiaramenteconoscere,cheilGin nasio, e le Scuole in Napoli furono ugualmente celebridiquesteScuo non meno prima, chedopo che questa città fi:sottolefinoaCostan mise aldominio de Romani; poichè febbene i Napole tanidall'anno1428.diRoma,come sostienetraglial triilReinefio (30)finoad Augufto,edanche molto tem po dopo , toltone il tributo , che pagavano a'Romani, effendo ftati trattati da quelli con ogni piacevolezza,ed. amore ,e reputati amici anzi, che soggetti ; fossero stati dopocircail tempo di Tito,o diVespasiano,se si vuol credere al Caracciolo, ridotti in forma di Colonia, (27) PaulinAttic. Cic.definib.l.s. (28) Spart.in Adrian.cap.20. (29) Reinef.var.le&t.l.3.0.13. (30) LoMeliovariar,bection6.3.6.16 20 CO ) 210 eto 7h OV V. Continuazione CIT per col ied che cole :ftu. onde magi 0 rife : e refi B 2 Cih   e refi più soggetti,preso avessero a dismettere gli antichi Greci inftituti;tutta volta seguirono pur eglino,come manifestamentedaquantoabbiam dettoappare,adeser citarsi nella Ginnica , e tener te loro Scuole ben ordi nate ; con mantenervi ottimi professori in ogni genere di scienze. Ma inqualeregionedellanostraCittàsituatofosse le,edelGinna-questo Ginnasio,molto'vario è il sentimentodegli Au tori. Alcuni credettero, che le Scuole state foffero ove nel corso degli anni edificosi la Chiela di S.Andrea (31); non però questa oppinione quanto sia folle, e vana di leggieri si mostra ;poichè o fi vuole , che queste Scuo le fossero divise dal Ginnasio;e ciò quanto sia lungi dal (31) Summon.  le cole che di sopra abbiam detto,bastante mente lo appalesano; o fivuol credere,che queste era no , come in fatti furono,accoppiate,ed unite, anzi in corporate con quello ; e gianımai fi verrà a moftrare esservi in tal luogo apparse vestigia di tali edifizj. E' ben vero,che essisupposero laddove fuinappresso eret to ilCollegio de'RR.PadriGesuiti,vifossestatoun altro Teatro , diverso da quello , che di sopra divisam mo; maquestoanchequantosiainverisimile,anzi im possibile chiaramente appare da quel che in tutti i noftri İftoricisilegge;come dire:che Napoliatempopari mente diRuggiero Normanno dopovarj,ediversiac crescimenti diedifizj,ediabitanti,nonera,che'una Cittàmoltopicciola,etale,chefattadaquelRemi. surare , non li rinvenne il fuo giro maggiore, che di 2363.pallil;onde ove:mai figurarvifivoglianotanti diversi Teatri, e Ginnasi di quella magnificenza,ed a m piezza , ch'era solito dagli antichi edificarsi, non po trem VI. SitodelleScuo vero ,   tremmo mai concepire; senza che in sì picciolo spazio non vi farebbe rimasto luogo per abitarvi. ; seguentefillogismo:Appare eglidicono da Platone,che: il luogo proprio per liGinnasj esserdebba ilmezzo della Gittà:aveano questi,secondogliantichi,ilpiùdappresso leTerme;ecome sideduce da Stazio nelGinnasio de'Na poletani eraviun TempiodedicatoadErcole:orduppo Ito, che in Napoli il Ginnasio occupasse questaregione, veniva egli ad aver tutto ciò;perchè ella quafiil mez: zo occupava dell'antica Città;avea nel suo distretto le  chi IK er qual sopra tutti ik prese a difenderla,avendo preso,a scris vere di questo Ginnasio , che per la morte sopraggiun tagli,non potèterminare;fiappoggianodeltuttosul 13 Altri all'incontro furono di parere , che il Ginna fro occupasse propriamente quellaregione della Città,la quale per le Terme,ch'erano nelsuo distretto,chiamof fi Termenfe ;e si vede anche dagli antichi scrittori chia mata Erculense , come chiamolla S. Gregorio nelle fue pistole(32)perloTempio,cheiviancheera inonor di Ercole oveoggièlaCappelladettaS.M.adErcole e dopo fu chiamata,comeparimente or fichiama,di Forcella;non già come vogliono alcuni,ch'è troppo follia il credere dallaScuoladi Pittagora,che quivi era, la qualeavea per insegna la lettera biforcata Y ;ma si bene , giusta che fu il sentimento de'più favj, da un antico Seggio, il quale facea per avventura per sua im-. prela,queltalettera,che finoggimiriamoscolpitain un antico marmo sopra la portadella Chiesa Parrocchia ledi S.Maria a Piazza;e diede ilnome a tutto il quar . tiere.Quegli,che'fifostengono inquesta oppinione, come sivede da quel dotto libro, che Pier Lalena, 1 (32) S.Gregor.ep.59.fol.116 Terme ,   Terme,ed un Tempio ancora consecrato ad Ercole;dun que, eglino conchiudono,deve credersi di necessità, che questo così fosse.Pur tutta volta,posto che Platone non parli di quel che in fatti costumavasi nella Grecia al fuo tempo , ma soltanto di quel che bramava , che fi costumasse;poichè sappiamo per certo,che tutti iGin nasj eretti erano fuora delle porte della Città, o a can to a quelle , come lungamente pruova Meursio , e tutti gli altri, che dottamente hanno le cose deGreci co'lo roscrittiillustrato;e perchèleTerme esserpotevano, come realmente erano, secondo che or ora diremo, an che in altriluoghi di Napoli , e cosi pure il Tempio in onor di Ercole , il quale ove fifuppone accoppiato al Ginnafio,figurar non fideve moltoampio,e magni fico, ma per ben picciolo,e come un nostro Oratorio , o Cappella;nècreder,chequestofossestatosolo,ma con esso insieme congiunti,o dentro lo stesso ben molti altridellamedesima formaerettiinonordiMercurio,di Apollo ,di Cupido , e di altro Dio di questo genere ,( . , del Teatro, e Somma piazza . E per verità quiviiveg gonfi! ancheoggienellecase,chediciamodell'Anti caglia , e in tutta quella vicinanza , ove dopo fu eret: to il Tempio in onor de'Principi degli Apostoli S. Pie tro , e Paolo infino al vicolo della Porta piccola della Chiesa della Vergine Avvocata,volgarmente detta l'A nime del Purgatorio, infiniti pezzi d'opera laterizia, e condo costume era di farsi universalmente da Greci ne' Ginnasj;devequestosentimentoanche con tutta ragio ne: ributtarfi. più koNon pochifinalmentecontesero,eforsecon saldo giudizio,econ maggior fondamento,che ilGinna fio ,e 'l Teatro stati fossero in questa Città in una stes fa ,verso quella contrada,che anticamente dicevasi saparte fe $ 5 1  15 secolo, quella di Berito (35) e quella di Costantinopoli eretta teflandrini;te del pra (33) Viil Celan. notiz. di Nap. Giorn,2. (34) V.Plutar.inopusc.viramepicur.noneffebeatam.Strab.l.s.& 17.Philoftr.inPo lemon.pag.532. Spartian. In Adrian. cap.20. Sueton.in vit. Claud. Gronov. dissertat.deMuseo. (35) Juftinian. Conftitut. Ad Anteceffores $.7.6 Dioclet.h.n.c.quietate velprofeffione fe excufat.6 l.10.c.eod. (36) V.l'AutordellaStor.CiviledelRegnol.s.  dur NON Comunque però ciò sia,rientrando in nostro sen tiero;dopo che Costantino trasferì laSede dell'ImperiodeleScuolede nellanuova suaCittà,non vihadubbio,ch'egli,echedopotraj . Lita 1 10 ove crediamo noi essere stato il Ginnasio , viene ad essere per avven tura fuor delle mura ,ovvero accanto a quelle. VII. Continuazione quelli, che lo seguirono, tralasciaffero perla lorlonta-dpeolrl'taItmapelraifoede nanza, di frequentar Napoli a l l a g u i s a, che i l o r a n t e - Costantinopoli. ceffori avean fatto; e che perciò venne ella anche me- Womenerico da no da'privatiCittadiniRomani frequentata;ma nonpertempodiNero questo il suo Ginnasio fcemò dipregio :erano allora in letani,eglio an di marmi Orientali di una maravigliosa bellezza,in gui fa , che in niuna altra parte di Napoli se ne rinvenga tanta copia ; e vi si discuoprono parimente le vestigia d'alcuni edifizj, che pajono non aver fervito , che per leTerme (34).Questo sentimento vien confermato oltre modo non solo da quelche scriveSeneca a Lucilio,che come di sopra abbiam riferito,suppone in fatti ilGin nasioaccanto alTeatro;ma benanchedalcostume di giàricevutonellaGrecia,ilqualecome testédanoi notossi, era d 'erigere questi Ginnasj fuora , o vicino le 1 porte della Città; poichè comunque tra levarie op 0 pinionide'scrittorifisupponga,che fosseilsitodell' anticaNapoli,questo luogo veramente Oriente le scienze in un molto sublime grado;per tro-rientali,accre varsi inmoltiluoghidellefamoseUniversitàdegliStudj,etonelIV.eV. delle celebri Academie , di cuiquella d’Alessandria (34) CoʻLeteratiA stimonianza dal medesimo Costantino il Grande (36) portavano 10-fa S. Agoftino bilito netrai Napo 3 ita   qual cosamoltidiquesti, ed egli altri Orientalisoprattutto in questi tempi, ne'quali trovandosi la Sede dell'Imperio in Costantinopoli; rela era la‘nostra Città a quella fu bordinata , capitando continuamente in essa; questo gran cambiamento delle cose non solo non apportò niuno im pedimento allaletteratura Napoletana;ma moffii Na poletani dall'emulazione di superar gli Orientali , che è troppo naturale tra gli uomini,egli è incredibilequarto maggiormente ella fosse venuta ad accrescerli. Ciò tanto è vero, che anche nel V. secolofiori vano perciò in queste Scuole mirabilmente le scienze; e vi fioriva soprattutto lo studio dell'eloquenza , come attesta S. Agostino , che allora altresì ,vivea : perchè scrivendo egli contro gli APaolino. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paolino” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740689183/in/datetaken/

 

Grice e Papi – la scuola di Milano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste). Filosofo. rice: “Papi’s ‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is, “Apriti Sesamo” is Two words, and they charm, they are not charmed! “Abracadabra” may be different!” -- essential Italian philosopher.  Studia a Milano e Stresa. Insegna a Pavia. Politicamente attivo nella corrente lombardiana del partito socialista italianoI, segue un percorso che lo ve varcare le porte del Parlamento ed assumere la vice-direzione e poi la direzione dell'Avanti! Sospettando un aumento del tenore affaristico nella politica così come lui stesso dichiara in un'intervista abbandona bruscamente la filosofia e si dedica alla filosofia. Fonda “Oltrecorrente”. Saggi: “Filosofie e società. Marx risponde a Veca, prende le distanze da Engels e rende omaggio a Papi.  E’ questa un delitto clamoroso che tenne le cronache dell’epoca deste anche per lo spessore di chi lo compì: Francesco Starace assassino evasore e falsario. Cugino del gerarca fascista Achille Starace.  Il 5 febbraio 1940 l’ing. Giovanni Castelli, 32 anni, di Busto Arsizio, industriale in maglieria, vedovo e padre di un bambino, si recò a Milano. Ma la notte non rincasò. Il giorno successivo giunge ai familiari un telegramma nel quale il Castelli li informava che andava a Bologna per affari. Il telegramma era firmato Giovanni, mentre per solito il Castelli si sottoscriveva Gianni. Questo particolare e la mancanza di altre notizie indussero il padre del Castelli a recarsi a Milano per rivolgersi alla polizia. Venne accertato che il telegramma era falso. Del Castelli nessuna traccia. Il 9 febbraio Maria Mazzocchi, (1), venne mandata dal suo convivente Francesco Starace (2) a ritirate un ombrello che aveva dimenticato al Miralago, la Venezia dei Milanesi, in via Ronchi 24. Il custode la fece entrare, considerato che l’inverno il Miralago era chiuso al pubblico. La Mazzocchi recatasi nel locale indicatole dallo Starace trovò il corpo di un uomo morto riverso sul pavimento: era il Castelli. Aperta l’inchiesta e identificata la vittima emerse che la stessa era conosciuta agli Starace perchè frequentava il Miralago.   La pubblicità del Miralago in piazzale Loreto, all’inizio di via Porpora  Ma non solo. Francesco Starace e Giovanni Castelli si frequentavano perchè avevano un’amicizia in comune: Lidia Biasin. Lo Starace aveva avuto rapporti con lei ancora sedicenne e il Castelli la concupì in un boschetto del Miralago: Lidia li aveva fatti incontrare perché entrambi, all’epoca, erano nel ramo maglieria. Lo Starace, ormai fallito, doveva 12.000 lire al Castelli. Nelle more dell’inchiesta – secondo la ricostruzione fattane dallo Starace – lo stesso avrebbe invitato il Castelli al Miralago per ricordargli le sue condotte nei confronti della Biasin e che per questo doveva pagare. La ricattatoria pretesa degenerò in una colluttazione che ebbe come suggello l’esplosione di due colpi di pistola sparati dallo Starace contro il Castelli. Caso volle che alla scena iniziale assistette il garzone di un lattaio che indicò di avere udito anche degli spari. L’arma era in dotazione in un cassetto del locale ristorante. Ma oltre ad essere accusato di omicidio lo Starace derubò la vittima del portafogli, dell’anello, di una penna stilografica in oro tanto che nè il denaro – il Castelli doveva avere con sé almeno 10.000 lire – nè gli oggetti di valore furono mai trovati. Da subito lo Starace sostenne che la sottrazione di tali oggetti era stata fatta per creare l’apparenza di una rapina ciò non di meno fu accusato di rapina In Assise i legali di Francesco Starace cercarono di ottenere l’infermità mentale dell’assistito con l’aiuto di tre dottori: il dott. Moretti Foggia aveva avuto in cura un fratello dello Starace per paralisi infantile; il prof. Medea ebbe in cura uno zio dell’imputato affetto da una grave forma di deperimento nervoso; il prof. Pini curava una zia dell’accusato affetta da psicosi malinconica. Nessuno degli avvocati della difesa, stranamente, parlò del più noto dei parenti dell’inquisito: quell’Achille Starace ormai caduto in disgrazia anche agli occhi di Mussolini. La Corte respinse le tesi dei luminari volta a sostenere una certa propensione patologica nella stirpe dello Starace e inflisse all’imputato 30 anni di carcere. Inviato a Roma per espiare la pena lo Starace, dopo il 25 luglio 1943, offrì la sua collaborazione ai tedeschi e riuscì a ottenere la libertà. In carcere era entrato in contatto con alcuni falsari. Ricercato perché aveva intrapreso la remunerativa attività in Riviera venne arrestato a Milano per essere tradotto a Genova. Ma mentre veniva condotto a Genova ammorbidì la sorveglianza di uno dei custodi con un bel po’ di milioni, ritrovandosi di nuovo libero. Subito strinse relazioni con gente  che tra il maggio 1945 all’ottobre del 1946 riuscì a spacciare circa 8 milioni di AM-lire, in biglietti da 1000, nonché carte annonarie italiane e svizzere, clichés per la stampa di biglietti da 100 lire.  Il 19 ottobre 1946 il nuovo Corriere della Sera titolava a pag. 2   Era la prima volta che il giornale faceva esplicito riferimento a una consanguineità tra Francesco Starace e Achille Starace. Addirittura si dilungò oltre a indicare che nella stamperia erano stato trovato materiale copioso tra   Nel 1949 allo Starace fu inflitta una pena di 22 anni, per l’attività di falsario. Ma tale condanna non ebbe effetto poiché, in sede di esecuzione,  gli fu computata la pena più grave comminatagli per il delitto del Miralago.1) Maria Mazzocchi, separata, fu impiegata come cassiera da Francesco Starace, allora caposala del Motta di piazza Duomo. A seguito del verificarsi di frequenti ammanchi di cassa, dei quali fu sospettato lo Starace, furono entrambi licenziati. 2) Francesco Starace, nato nel 1906 a Napoli, ex caposala del Motta di piazza Duomo, e figlio di Germano Starace gestore del Miralago. Separato. Dopo essere stato licenziato dalla Motta il padre gli aprì una bottiglieria ma abbandonò il negozio per impiantare un’industria di maglieria.  “La parola incantata”. Fulvio Papi. Papi. Keywords: il fascismo, il veintennio fascismo, filosofi fascisti, enciclopedia di filosofia, filosofia e societa, la scuola di Milano, fascismo, Giordano Bruno, fRefs.: Luigi Speranza, “Grice e Papi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740417896/in/datetaken/

 

Grice e Pareyson – implicare ed interpretare – liberalismo, risorgimento, fascismo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Piasco). Filosofo. Linceo. Nato da genitori entrambi originari della Valle d'Aosta, si laureò a Torino con una tesi dal titolo “Esistenza” – su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore Loffredo di Napoli. Compì spesso viaggi di studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si fece notare dai più importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo di  Solari e Guzzo, dopo aver seguito in Germania i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso di Cavour di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri esponenti della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu arrestato per alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza, insieme con Bobbio, Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare anonimamente articoli.  Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari atenei tra cui Pavia e Torino dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut international de philosophie, oltre che direttore della Rivista di estetica, succedendo a Stefanini che la fondò  a Padova. Ebbe molti allievi, fra cui Eco, Vattimo,  Tomatis, Perniola, Givone, Riconda, Marconi,  Massimino, Ravera, Perone, Ciancio, Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i maggiori filosofi  del XX secolo, assieme a Abbagnano fu tra i primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo principalmente ad Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La filosofia dell'esistenza e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo. Si dedicò anche a dare una nuova interpretazione dell'idealismo  non più in chiave hegeliana (Fichte), individuando in Schelling un precursore a cui l'esistenzialismo doveva la propria ascendenza, sostenendo che «gli esistenzialisti autentici, i soli veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers e Marcel, si sono richiamati a Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo anda ripreso in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma come interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili rispettivamente a  Kierkegaard e a Feuerbach, e che sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel marxismo.  Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente tre fasi:  una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un esistenzialismo personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come la comprensione di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con l'Altro; una seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling, ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica, bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica, negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità del male e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica – cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda sul lemma "Pareyson", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, Dizionario Biografico degli Italiani, come anche labiografia presente in centrostu di pareyson Home.html  Luciano Regolo, A Torino Gadamer ricorda Pareyson, Repubblica, Cfr. Schelling, in «Grande antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia della libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf. Grice, “ill-will” --. Roma, Gregoriana, F. Tomatis. Altri saggi: “La filosofia dell'esistenza” (Napoli, Loffredo); “L’esistenzialismo” (Firenze, Sansoni); “Esistenza e persona” (Torino, Taylor); “L'estetica idealista del fascismo” (Torino, Filosofia); “Fichte, Torino, Edizioni di «Filosofia); “Estetica. Teoria della formatività, Torino, Filosofia); “Teoria dell'arte, Milano, Marzorati, I problemi dell'estetica, Milano, Marzorati); “Conversazioni di estetica, Milano, Mursia, Il pensiero etico” (Torino, Einaudi); “Verità e interpretazione, Milano, Mursia); “L'esperienza artistica, Milano, Marzorati,  Schelling, in Grande antologia filosofica, Milano, Marzorati); “Filosofia, romanzo ed esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La filosofia e il problema del male, in Annuario filosofico, Filosofia dell'interpretazione, Torino, Rosenberg); Kierkegaard e Pascal, Sergio Givone, Milano, Mursia); “Filosofia della libertà, Genova, Melangolo); Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le "Opere complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson", Mursia, Milano.  Interviste principali Se muore il Dio della filosofia, Ciro Sbailò, “Il Sabato”, anno Io, filosofo della libertà, Roberto Righetto, “Avvenire” Mario Perniola, "Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di Estetica, Alberto Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla teoria dell'interpretazione di Luigi Pareyson, Milano, Vita e Pensiero, Francesco Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di Luigi Pareyson, Roma, A. Armando Editore, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara, L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma, Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice, Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis,  pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste & Musumeci Éditeur, Ermenegildo Conti, La verità nell'interpretazione. L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni,  Pareyson. Vita, filosofia,, Brescia, Editrice Morcelliana,  Musaio, Interpretare la persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo Diego Bubbio, Piero Coda, L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Gianpaolo Bartoli, Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità della relazione, Roma, Nuova Cultura, Santi Lo Giudice, "Verità e interpretazione,” Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" Pubblicazioni e  critica Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito "filosofico.net". Pareyson. Keywords: implicare ed interpretare, “Liberalismo, risorgimento, fascismo” – la filosofia politica fascista, la morale fascista, Pareyson e Gentile, fascismo, I saggi anonimi di Pareyson, ‘Liberalismo, risorgimento, fascismo’ ----  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pareyson” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740386631/in/datetaken/

 

Grice e Parinetto – implicatura ed alchimia – la bucca del culo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Grice: “Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le streghe?” Grice: “The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian allows for “lo strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua opera convergono tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del Tao Te Ching di Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come (Eraclito, Nietzsche e Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale, quali Deleuze e Guattari. È considerato uno degli interpreti eterodossi del marxismo. Particolarmente importanti sono state le sue analisi sulle persecuzioni dei movimenti ereticali e sulla stregoneria, nella cui repressione legge il tentativo di annichilimento di qualsiasi diversità sociale da parte del potere (non solo religioso ma anche economico e culturale). Ha contribuito, spesso, con queste sue analisi, alla comprensione dell'emarginazione di tutte le istanze sociali e culturali minoritarie, non solo del passato ma anche contemporanee. Altro tema centrale dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere contrapposto alla scienza moderna e volto alla trasformazione dell'umano anziché del sociale. Ha anche una profonda cultura musicale, tanto da essere stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come recensionista. Fu anche collaboratore del periodico La Verità (organo della federazione bresciana del PCI).  È in via di costruzione, presso la biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che raccoglie la sua vasta produzione. Saggi: “Alchimia e utopia, Pellicani” (Mimesis); “Corpo e rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx, Pellicani” (Mimesis); “Gettare” (Mimesis); I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx: sulla religione, La nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo” (Mimesis,” La rivolta del diavolo: Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi); “La traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia e ragione” Nuova Italia,  Marx diverso perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale” (Contemporanea, “Nostra signora dialettica” Pellicani,  Processo e morte di Bruno: i documenti, con un saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile. Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Giordano Bruno, La magia e le ligature, Mimesis, Niccolò Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Dickinson, Dietro la porta, 237 liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti i frammenti,  Mimesis,  Rime sulla morte, Mimesis, Hegel e Hölderlin, Eleusis, carteggio, Mimesis); Il teatro della verità. Massoneria, Utopia, Verità, Mimesis, Angelus Silesius, L'altro io di dio, Mimesis,  La via in cammino: Tao Te Ching, Edizioni La vita (Felice, Milano); Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa Alternativa, Vedi per esempio Una polemica sulle streghe in Italia, riferimenti in.  Vedi per esempio la recensione a I Lumi e le streghe  Vedi di Renzo Baldo  Cfr. Fondazione Luigi Micheletti Catalogo Emeroteca, su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia da Nicoletta poidimani  Biografia da zam, su zam. Una polemica sulle streghe in Italia --  nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e Insegnamento di Filosofia e Storia. Parinetto. Keywords: etymologia araba d’alchimia, processo e morte di Bruno, massoneria, eretico, alienazione, la bucca del culo, anale, analita, il falo, il pene, quando l’ano appare (da fece) – metafora – da fece in vece del falo, Bruno, de magia, trattati di magia, processi a Bruno, gl’antichi romani, I corpo e la revoluzione fascista – il veintennio fascista e l’analita -- Refs.: “Grice e Parinetto” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740588353/in/datetaken/

 

Grice e Parisio – L’implicatura di Cicerone – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Figline Vegliaturo). Filosofo.: Grice: “I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher should!” Come molti filosofi italiani senza titolo nobiliario, ha una vita errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a Corfù, ritorna in patria dove apre una scuola. Si trasfere a Napoli dove ottenne cariche e favori dal re Ferrandino. Risiede per qualche tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposa la figlia del filosofo Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e Venezia, torna a Cosenza, dove fonda l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma, invitato daLeone X, vi insegna sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che latino nell'archiginnasio. Rimame a Roma fino alla morte di Leone X,  dopo di che ritorna definitivamente a Cosenza. Saggi: Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis”; “Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae Glareani adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano); Q. Horatii Flacci Omnia poemata cum ratione carminum, et argumentis vbique insertis, interpretibus Acrone, Porphyrione, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei Bonfinis et Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea annotationes doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli Vtinensis, atque Henrici Glareani apprime vtiles addidimus; Nicolai Perotti Sipontini libellus de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino. Quae omnia longe politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem prodeunt; “Index copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere animaduersione digna visa sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli, Claudius Claudianus, Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia nuper impressus: in quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum utilitatem: addita sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia: Albertino da Lessona, Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis ex epistolis excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae: plenae frugis: & ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. et recensuit & approbauit, Vicentiae: per Henricum & Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii Maximi Priscorum exemplorum libri nouem: diligenti castigatione emendati: aptissimisque figuris exculti: cum laudatis Oliverii ac Theophili commentariis: Hermolai Barbari: Georgii Merulae: Mar. Antonii Sabellici: Raphaelis Rhegii: multorumque praeterea nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem literarum: ad inveniendas historias nuper excogitato: alteroque in usum grammaticorum ad vocabula rerumque cognitionem” (Venezia,  per Bartholomeum de Zanis de Portesio); “Habes in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera nuper accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:... Eiusdem Epitome. Carmen de Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam Ioan. Chry. de Eucha. quandam expositionem & in eandem materiam Lau. Vall. sermonem. habes Phi. adhorationem ad Theodo. & adversus gentes Tertul. Apologeticum, Venetiis: arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum,); “Retoricae breviarium ab optimis utriusque linguae auctoribus excerptum”; “Liber de rebus per epistolam quaesitis. Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus poetas illustrauit libris... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana” (excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri typographus, Davide Andreotti, Storia dei cosentini” (Napoli, Marchese); Ugo Lepore, «Per la biografia’ Biblion,  Francesco D'Episcopo, Fondatore dell'Accademia Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi sui suoi natali, in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata e diretta da L. Pellegrini, Accademia Cosentina Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Indice. A quibus primumd C inventa rhetorica et celebrata; qualis primu apud athenienses e!o^ quentia e usus ac stadium; quale primu apud romanos; quid sit rhetorica, quid inter rhetorica et Dialc<fh*«» AnFSietoricaiitars, quod utilis sit rhetorica; Sit 'nc ars necessaria; Quae praeftarc oporteat rhetorica; Qualeseifedel eant Rhetoriesecan didati* Quae fdre eos oporteat* ti»it; quod sit officium rhetoricae; quidintero fficiumdC finem; quis rhetoricae finis; quae materia; De ciuilib * quadfaonibus, SC earuhi generibius; De circunftanda quaefacithypOi» , thefim; De tribus generibus caufar; partes Rhetoricae qumqi; Demuenrione. Zo; Qufcotrouerfiaenoconfidat zi^4z Dcconftitutionc* zz»4^ Quotfintcoftiturioncs,etquf; Deftatucomecdurah» Dedatudeiinitiuo. De datu generali Dedatutranflariuo Ex plurib conditutionibus quomcH do prmdpalequisinuemat Quae caufa dmplexfit iuneda^ quae con^ zp.do De quaedione, ratione, iudicatione &nrmamento, partes orationis; De genere deliberativo; Genus Demondratiuunit; Genus ludiciale. Figlio da Tommaso, giureconsulto e consigliere del Senato napoletano, e Pellegrina Poerio. Ha come primo maestro Pedacio, che lo avvia alla conoscenza del latino. Si trasfere a Lecce, dove il padre e stato nominato governatore, e intraprese lo studio del greco sotto la guida di S. Stiso. Si reca Corfù per frequentare la scuola di G. Mosco, dove perfeziona la conoscenza del greco. Rientrato a Cosenza, frequenta le lezioni di T. Acciarini. Ha certamente una formazione giuridica, sollecitata dal padre, di cui resta traccia nel “Vocabularium legale” (Napoli, Biblioteca nazionale), un elenco alfabetico di quesiti giuridici tratti dai giureconsulti antichi. Ma l’interesse per il diritto e le istituzioni politiche antiche deriva a Parisio anche dalla frequentazione di Pucci, allievo di Poliziano a Firenze, attivo a Napoli. Si trasfere a Napoli ma i suoi contatti con Pucci e con l’ambiente culturale napoletano risalivano a qualche anno prima. Invitato a tenere lezioni sulle “Silvae” di Stazio e nell’occasione pronuncia l’orazione “Ad patricios neapolitanos”, nella quale elogia G. Pontano. Alla frequentazione dell’ambiente pontaniano risale probabilmente l’adozione del nome latino Aulus Ianus Parrhasius.  Nominato da Ferdinando I d’Aragona maestro di camera e ricoprì incarichi nella cittadina calabrese di Taverna e a Lecce. E in rapporti di amicizia con Ferdinando II (Ferrandino), come evidenziano una lettera a lui indirizzata e l’epicedio in versi per la morte della madre, Ippolita Maria Sforza. È probabile che segue Ferrandino nella fuga da Napoli occupata da Carlo VIII ( e poi nella riconquista del Regno. Dopo la morte di Ferrandino e la salita al trono di Federico I si trova coinvolto in intrighi di corte e prefere abbandonare Napoli per trasferirsi a Roma. Arrivato a Roma  segue le ultime lezioni di P. Leto e si lega a T. Inghirami, che gli fa assegnare l’insegnamento di oratoria nello studio romano. In seguito all’uccisione di due suoi allievi, implicati nelle trame che accompagnarono il pontificato di Alessandro VI, decide di abbandonare Roma e di trasferirsi a Milano.  Nella città lombarda trova alloggio e occupazione nella scuola di A.  Minuziano. Collabora ad alcune edizioni date alle stampe da Minuziano e scrisse epigrammi contro due suoi avversari, G. Ferrari, docente di eloquenza nella scuola milanese, e il corso Damiano Nauta. Si trasfere presso C. Cotta, che gli dette l’opportunità di aprire una scuola propria e che forma con lui un sodalizio editoriale. L’allontanamento da Minuziano provoca polemiche e scambi d’accuse, di cui danno testimonianza le tre orazioni di Parisio in Alexandrum Minutianum. Sposa Teodora Calcondila, figlia dell’ateniese Demetrio, che insegna greco a Milano. Furono allievi di Parisio a Milano, oltre a Cotta, anche il figlio di Demetrio, Teofilo, A. Alciato, P. Giovio (che scrive su biografia nei suoi Elogia) e il figlio di E. Poncher, vescovo parigino all’epoca presidente del Senato milanese. Fu grazie a Poncher che ottenne la cattedra di eloquenza lasciata vacante da Ferrari, fuggito da Milano dopo la caduta di Ludovico. La polemica con Minuziano, dopo una temporanea ri-conciliazione, si riaccese in un contesto politico meno favorevole a lui, in seguito alla sostituzione del Poncher con J. Charles. A quest’ultimo Minuziano dedica l’edizione liviana data alle stampe,  per la quale Parision accusa l’avversario di aver plagiato le proprie lezioni su questo autore. La polemica degenera in una campagna denigratoria nella quale Minuziano e affiancato da Ferrari,rientrato a Milano, Nauta e R. Panato da Lodi. Replica sotto lo pseudonimo di Furius Vallus Echinate in un opuscolo stampato a Legnano da G. Giacomo assieme con la ri-edizione del commento a Claudiano. Oggetto anche di un’aggressione fisica accetta l’offerta di G. Trissino, allievo di Calcondila e si trasfere a Vicenza. Pubblica numerosi saggi: il commento al De raptu Prosperpinae di Claudiano; i carmi di Prudenzio e il Carmen Paschale di Sedulio (ambedue nella tipografia di Guillaume la Signere e con il contributo della famiglia Cotta). Ancora presso Scinzenzeler e con una prefazione di C. Cotta, il “De viris illustribus urbis Romae”, una delle compilazioni tardo-antiche trasmesse sotto il nome di Aurelio Vittore, che attribue a Cornelio Nepote (nello stesso anno Minuziano pubblica lo stesso testo fra le opere di Svetonio); il “Libellus de regionibus urbis Romae” (tip. Scinzenzeler), una versione interpolata della “Notitia regionum urbis Romae” che attribusce a un inesistente Publio Vittore. Le iniziative editoriali sono accompagnate dalla ricerca di codici antichi: nell’edizione di Sedulio dichiara di aver utilizzato un antico codice scoperto in un monastero. A un codice di Parisio fa riferimento T. Calcondila nell’edizione di Valerio Massimo a Legnano da G. Giacomo con commenti dello stesso Parisio e di altri. Riusce a impadronirsi anche di alcuni dei manoscritti bobbiesi scoperti da G. Merula e attualmente nella Biblioteca nazionale di Napoli: i codici Lat. 1 e 2 utilizzati per le edizioni di testi grammaticali di Probo e altri autori pubblicate a Milano da Scinzenzeler e Vicenza  da Zeno), e il IV.A.8 contenente l’“Ars grammatica” di Carisio, pubblicata da P. Ciminio (Napoli, G. Sultzbach). I tre codici sono custoditi nella Biblioteca nazionale di Napoli. L’attività editoriale prosegue a Vicenza, con la collaborazione della tipografia dei Ca’ Zeno. Pubblica una raccolta di clausule ciceroniane tratte dalle familiari, un manuale di retorica e la citata raccolta grammaticale. Non fa in tempo a pubblicare il “De rebus per epistolam quaesitis”, una raccolta di notazioni filologiche in forma epistolare incominciata a Milano e a cui dette forma editoriale a Vicenza. Il suo nome si legge anche nell’edizione di Lattanzio stampata a Venezia da G. Tacuino, ma non è chiaro se egli abbia realmente contributo a questa edizione. Le sue note ai primi due libri dell’ “Eneide” sono inclusi nell’edizione virgiliana stampata nel a Milano da Scinzenzeler.  Arrivato a Vicenza pronuncia “Ad municipium Vicentinum” e tenne corsi fino all’anno successivo. E ad Abano, per curare la podagra di cui soffriva. In seguito alle vicende seguite alla sconfitta di Venezia ad Agnadello si trasfere dapprima a Padova e poi Venezia, ospite da L. Michiel. Vaglia la proposta di insegnamento offertagli dalla città di Lucca, ma qualche mese dopo preferì abbandonare Venezia per la Calabria, dove arriva nel giugno dopo una sosta di alcuni mesi a Napoli, dove e accolto da A. Seripando e da altri sodali dell’Accademia Pontaniana. All’attività svolta a Cosenza viene fatta risalire quella che in seguito verrà denominata l’Accademia cosentina. Insegna ad Aiello, quale precettore dei figli del conte Antonino Siscari. Nella scuola di Taverna tenne corsi su Plauto e sui grammatici. E a Pietramala, dove apprese dal cognato Basilio Calcondila che Leone X gli assegna un incarico di insegnamento presso lo Studio romano (oltre a Calcondila, l’incarico era stato raccomandato al pontefice da Fedra Inghirami e Giano Lascari).  Arrivato a Roma  tenne i corsi. Ottenne da Leone X la dispensa dall’insegnamento e una pensione. Progetta di trasferirsi a Napoli, grazie a un legato del cardinale Luigi d’Aragona, ma le precarie condizioni di salute lo indussero a raggiungere Cosenza, dove muore. Oltre all’edizione carisiana di P. Ciminio, anche altri pubblicarono inediti di Parisio. Suo figlio da alle stampe a Napoli le lettere inviategli dal maestro, ma la stampa è attualmente irreperibile. Ne resta una copia manoscritta nel codice XXVIII.1.62 della Biblioteca dei girolamini di Napoli. Il cosentino B. Martirano pubblica a Napoli (G. Sultzbach) il suo commento all’Ars poetica di Orazio. Il “De rebus per epistolam quaesitis” e pubblicato da H. Estienne II, che nella prefazione lo presenta come il maggiore umanista della recente generazione (un giudizio ripetuto ancora da Sabbadini). Vennero date alle stampe anche le sue esegesi alle Heroides (Venezia, G. Tacuino) e le Metamorfosi di Ovidio e la “Pro Milone” di CICERONE. Lascia in eredità ad A. Seripando l’ingente biblioteca raccolta negli anni precedenti: essa contava, nell’inventario redatto dopo la morte, 567 fra codici e libri, molti con annotazioni dell’umanista. Seripando li lascia in eredità al fratello, il cardinale Girolamo. La biblioteca passa poi al convento napoletano di S. Giovanni in Carbonara, subendo perdite e dispersioni. Il nucleo più consistente è conservato nella Biblioteca nazionale di Napoli. Parte degli inediti parisiani (lettere, orazioni, prolusioni) sono stati pubblicato da Iannelli, Lo Parco, e in studi più recenti. Il De rebus per epistolam quaesitis, a cura di L. Ferreri, Roma. Fonti e Bibl.: C. Iannelli, De vita et scriptis Auli Iani Parrhasii Commentarius, Napoli; F. Lo Parco, Aulo Giano Parrasio. Studio biografico-critico, Vasto; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne’ secoli XIV e XV, Firenze 1905, passim; F. Lo Parco, Aulo Giano Parrasio e Andrea Alciato, in Archivio storico lombardo; Due orazioni nuziali inedite, Messina; U. Lepore, Per la biografia, Biblion; M. Ferrari, Le scoperte a Bobbio in Italia medievale e umanistica,  M. Manfredini, L’inventario della sua biblioteca,  in Rendiconti dell’Accademia di Architettura, lettere e belle arti di Napoli; C. Tristano, La biblioteca di un umanista calabrese, Manziana ,  M. Lauletta, Un inedito: la Praefatio in Flaccum, in AION, Sezione filologico letteraria; L. Munzi, Prassi didattica e critica del testo in alcune prolusioni inedite, in Studi umanistici piceni, Parrhasiana, I, a cura di L. Gualdo Rosa et al., Napoli, Parrhasiana, II, a cura di G. Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, XXIV, M. Paladini, Appunti su Parrasio maestro, in Vichiana, Parrhasiana, III, a cura di G. Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, D. Pattini, Preliminari per un’edizione del commento di A. G. Parrasio alla Poetica di Orazio in Filologia e critica, L. Ferreri, L’influenza di F. Pucci nella sua formazione in Valla a Napoli, a cura di M. Santoro, Pisa-Roma. Aulius Ianus Parrhasius. Aulio Giano Parrasio. Parisio. Keywords: implicatura, implicatura retorica, Cicerone, filosofia italiana, gl’antichi romani, Livio, Catullo, Orazio, Cicerone, Stazio, l’oratoria, il gusto per l’antico in Italia. PARRHASIANA, Vico, Sabbaldini sull’importanza da Parisio, grammatica speculativa, grammatica modista, ars grammatica, probo, la grammatica, la dialettica e la retorica --.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parisio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691307311/in/photolist-2mKMsLp

 

Grice e Parrini – implicare, interpretare – filosofia italiana – Luigi Speranza (Castel’Azzara). Filosofo. Grice: “Italians are supposed to be non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves they shouldn’t!” Professore a Firenze, membro di svariate istituzioni scientifiche internazionali e del comitato scientifico di alcune riviste filosofiche italiane e straniere e condirettore della collana "Epistemologica" pubblicata dall'editore Guerini e associati, fu segretario nazionale del Comitato dei dottorati di ricerca in Filosofia, nonché Presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi europei, in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento in Epistemologia generale e applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze. Si occupò di filosofia analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di vari aspetti del pensiero scientifico e epistemologico del XIX e del XX secolo, della filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una nuova interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale sviluppò le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto epistemologico della logica e la natura della verità. Lasciò più di un centinaio di pubblicazioni. Saggi: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica” (Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza domma: materiali per un bilancio dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a dogma; Strawson and I loved them – and he knows it – he totally misunderstands us when he thinks we are into ‘reductionism’! But at least he cares to call me Herbert, as I never myself did! Don’t Italians know abbreviations?! H. P.!” – “In difesa di un domma” -- Mulino, Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,” (Angeli, Milano); “Conoscenza e realtà: positivismo” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni della filosofia. Filosofia in età antica – antica filosofia italica (Mndadori, Milano); “L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del Novecento. Figure, correnti, battaglie” (Guerini, Milano) – Grice: “Gentile was right when he distinguished between classical liceo and the rest! We don’t need no scientific education, we don’t need no thought control!” – “Fare filosofia, oggi” (Carocci, Roma). Note  "lanazione",  Scheda docente presso il Dipartimento di filosofia dell'Università degli Studi di Firenze, su philos.unifi. Paolo Parrini in SWIFSito web italiano per la filosofia, su lgxserver.uniba.Lo studio del riferimento in W. V. Quine, “Rivista di filosofia” Da Quine a Katz, I, “Rivista critica di storia della filosofia” [= Rcsf], "Vero" come espressione descrittiva, Rf, Da Quine a Katz, II, Rcsf, Di alcuni problemi di filosofia della logica, Rf, Recensione di R. G. Colodny, The Nature and Function of Scientific Theories. Essays in Contemporary Science and Philosophy (Pittsburgh, 1970), Rcsf, Recensione di M. Serres, Le Système de Leibniz et ses modale mathèmatiques, 2 voll. (Paris, 1968), Rcsf, Recensione di N. Rescher, Essays in Philosophical Analysis (Pittsburgh), Rcsf, 2 Recensione di E. P. Papanoutsos, The Foundations of Knowledge (English edition with an Introduction of J. P. Anton, New York, 1968), Rcsf,  Il carattere dei giudizi esistenziali e alcuni problemi dell'empirismo, in Atti del XXIV Congresso Nazionale di Filosofia: Bilancio dell'empirismo contemporaneo, Roma, Società Filosofica Italiana: Recensione di M. Bunge (ed.), Exact Philosophy. Problems, Tools and Goals (Dordrecht, 1973), Rcsf, Sulla traduzione italiana di "The Development of Logic" di W. C. Kneale e M. Kneale, Rcsf,  Linguaggio e teoria. Due saggi di analisi filosofica, Firenze, La Nuova Italia, Per un bilancio dell'empirismo contemporaneo: contributo alla storia del positivismo logico, Rcsf, 31: 193-239 (reworked version in 8001)  1977  7701– Edizione, con Introduzione, di A. N. Whitehead e B. Russell, Introduzione ai "Principia Mathematica", Firenze, La Nuova Italia  Recensione di K. R. Popper, Objective Knowledge. An Evolutionary Approach (Oxford), Rcsf, Recensione di J. Danek, Les Projets de Leibniz et de Bolzano: deux sources de la logique contemporaine (Laval, Quèbec), Rcsf, Le rivoluzioni scientifiche, nella serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "Storia delle idee", Rai 3, Scienza e filosofia nell'Ottocento: la scoperta del concetto di energia, nella serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "La scienza e le idee", Rai  Recensione di W. V. Quine, I modi del paradosso e altri saggi (Milano, 1976), Rcsf, Filosofia e scienza nella cultura tedesca del Novecento, in Storia della filosofia, diretta da M. Dal Pra, vol. X: La filosofia contemporanea: il Novecento, Milano, Vallardi: 2Materialismo e dialettica in L. Geymonat (in collaborazione con M. Mugnai), Rf,  – Linguistica generativa, comportamentismo, empirismo,"Studi di grammatica italiana", Tutte le parole per definire la realtà (a proposito del Convegno fiorentino I livelli della realtà), "L'Unità", Fisica e geometria dall' Ottocento ad oggi [Antologia di testi introdotti e commentati], Torino, Loescher: Analiticità e teoria verificazionale del significato in Calderoni, Rcsf, Una filosofia senza dogmi. Materiali per unbilancio dell'empirismo contemporaneo, Bologna, il Mulino  Introduzione a W. V. Quine, Logica e grammatica, Milano, Il Saggiatore: Scienza, vita e valori (con lettura di testi di A. Huxley e brani dal Quartetto per archi n. 15, op. 132 di L. van Beethoven) per la serie radiofonica a c. di Massimo Piattelli Palmarini, Rai 3, Lettera di risposta a M. Pera, Rovesciando si impara . "L'Espresso",  – Scienza e filosofia: diamo a ciascuno il suo, “La Stampa”. Recensione di R. S. Cohen, P. K. Feyerabend, M. W. Wartofsky (eds.), Essays in Memory of Imre Lakatos(Dordrecht, 1976), Rscf, Recensione di R. Harrè Introduzione alla logica delle scienze (Firenze), Rcsf,  Recensione di S. Lunghi, Introduzione al pensiero di K. Popper (Firenze), Rcsf, Empirismo logico e convenzionalismo, Milano, F. Angeli  Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach, Relatività e conoscenza a priori, Bari, Laterza, Popper indeterminista (Recensione di K. R. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica, Milano, 1984, 3 voll.), “L'Indice [dei libri del mese]”, Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach, Da Copernico a Einstein, Bari, Laterza:  Recensione di T. Nickles, Scientific Discovery, Logic and Rationality e Scientific Discovery. Case Studies (Dordrecht), Rsf [= Rivista di storia della filosofia; già Rcsf], L’ultimo Preti e i suoi corsi universitari, "Quaderni dell'Antologia Vieusseux", Empirismo logico, kantismo e convenzionalismo, "Paradigmi", Edizione, con Introduzione, di M. Schlick, Forma e contenuto, Torino, Boringhieri, Recensione di A. J. Baker, Australian Realism. The Systematic Philosophy of John Anderson (Cambridge, 1986), Rsf, L'antidoto degli elettroni (Recensione di I. Hacking, Conoscere e sperimentare, Bari), "L'Indice", Preti teorico della conoscenza, Annali del Dipartimento di Filosofia dell'Università di Firenze,  (anche in Il pensiero di Giulio Preti nella cultura filosofica del Novecento, a c. di F. Minazzi, Milano, Angeli: Filosofia italiana e neopositivismo, Rf,  (also in Filosofia italiana e filosofie straniere nel dopoguerra, a c. di P. Rossi e C. A. Viano, Bologna, il Mulino: Vogliamo le prove (Recensione di A. Grünbaum, I fondamenti della psicoanalisi, Milano, 1988), "L'Indice" La psicoanalisi nella filosofia della scienza, Rsf, A ciascuno il suo sombrero (Recensione di P. [Paolo] Rossi, Paragone degli ingegni moderni e postmoderni, Bologna), "L'Indice", Sulla teoria kantiana della conoscenza: verità, forma, materia, in Kant, Bologna, Zanichelli, Tra empirismo e kantismo (recensione di G. Preti, Lezioni di filosofia della scienza, Milano, 1990, e P. L. Lecis, Filosofia, scienza, valori. Il trascendentalismo critico di G. Preti, Napoli,1990), "L'Indice", Induzione, realismo e analisi filosofica, Rsf, Ancora su filosofia e storia della filosofia, Rsf, Scienza e filosofia, Parte Quinta della Storia della filosofiadiretta da Mario Dal Pra, vol. X: La filosofia nella prima metà del Novecento, II edizione, Padova, Piccin Nuova Libraria: cap. XIII: Scienza e Filosofia nella cultura tedesca,  Empirismo logico e filosofia della scienza: Con Carnap oltre Carnap. Realismo e strumentalismo tra scienza e metafisica, Rf, Nota introduttiva a Evert W. Beth, Sulla distinzione kantiana tra giudizi sintetici e giudizi analitici, "Iride", Recensione di N-E. Sahlin, The Philosophy of F. P. Ramsey(Cambridge, 1990), Rsf, Il pensiero peregrinante di un monaco mancato (recensione di J-F. Lyotard, Peregrinazioni. Legge, forma, evento, Bologna), "L'Indice", Ma Madonna non è Kant (a proposito del Convegno del Centro fiorentino di Storia e Filosofia della scienza “Kant e l'epistemologia contemporanea”,"Il Sole 24 Ore", Origini e sviluppi dell'empirismo logico nei suoi rapporticon la filosofia continentale. Alcuni testi inedita; Presentazione di R. Lanfredini, Husserl. La teoria dell'intenzionalità. Atto, contenuto, oggetto, Bari, Laterza: ix-xiii     9405 – Reichenbach, la teoria della relatività e la problematica dell'a priori (giugno 1990), in Dagli atomi di elettricità alle particelle atomiche. Problemi di storia e filosofia della fisica tra Ottocento e Novecento, a c. di S. Petruccioli, "Lezioni Galileiane", vol. IV, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, Conoscenza e realtà. Saggio di filosofia positiva, Bari, Laterza, L'insegnamento medio della filosofia in Italia. Alcune considerazioni scientifico-culturali, Rsf, 5 Intervento/intervista sull'insegnamento della filosofia nella Scuola media superiore, "Corriere della Sera", Intervento/intervista sul X Congresso Internazionale  della Union of History and Philosophy of Science, F. Bordogna, Neopositivisti rivalutati al congresso, "il Sole-24 Ore",  Filosofi, vi esorto alla Bosnia, "L'Indice", Mito e scienza in Ernst Cassirer. Considerazioni introduttive, in Mito e scienza in Ernst Cassirer, a c. di P. Parrini, in “Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze”, Perchè è scorretto (moralmente) dire che è uno di noi[Intervento sul Documento del Comitato nazionale di bioetica sulla sperimentazione sull'embrione], "il Sole 24 Ore", Con i “continentali” il dialogo è aperto, “il Sole 24 Ore”,Filosofia e storia della filosofia, in Filosofia analitica oggi, “Informazione filosofica”, Le origini dell’epistemologia, in Storia della filosofia, a c. diP. [Pietro] Rossi e C. A. Viano, L’Ottocento, Bari,Laterza: 570-82     9703 – Immanenzgedanken e conoscenza come unificazione. Filosofia scientifica e filosofia della scienza, Rsf, Realismo, scetticismo e analisi filosofica [Risposta a P. Leonardi], “Paradigmi”, Intervento in “Il documento dei Quaranta”: risposte e considerazioni, “L’informazione filosofica”, Per un sapere senza assoluti [su Otto Neurath], “il Sole 24 Ore”, La mia terza via nella ragnatela di concetti e credenze, “Letture”, Presentazione e Curatela con Rosaria Egidi diForme di argomentazione razionale, “Paradigmi”, Ermeneutica ed epistemologia, “Paradigmi”, Presentazione e Curatela con D. Marconi e M. Di Francesco, Filosofia analitica 1996-1998. Prospettive teoriche e revisioni storiografiche, Milano, Guerini, Dell'incertezza, ovvero del "non raccapezzarsi" [su S. Veca, Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche, Milano, 1997], "Iride", Sull'insegnamento della filosofia nella scuola media superiore riformata, Rsf, Aggiornamento delle voci Causalità, Convenzionalismo, Teoria scientifica, Verità, Dizionario di Filosofia, di N. Abbagnano, terza edizione aggiornata e ampliata da G. Fornero, Torino, Pomba, Io difendo gli epistemologi, "Letture", Sulle vedute epistemologiche di Enriques (e di Croce), Rsf, Una risposta laica alla fine degli assoluti [Intervento nel dibattito sul nichilismo], "il Sole 24 Ore",  La filosofia è ancora motore di progresso [Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Filosofia delle occasioni mancate [Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Il conoscere tra filosofia e scienza, in Atlante del Novecento, 3 voll., con la direzione di L. Gallino, M. L. Salvadori, G. Vattimo, Torino, Pomba, Vol. III: Il declino delle certezze. Un secolo e le sue immagini: Metafisica e filosofia analitica, in Annuario di filosofia 2000: Corpo e anima. Necessità della metafisica, Milano, Mondadori: Ancora sul convegno fiorentino della SFI, Lettera alla Rst, Crisi del fondazionalismo, giustificazione epistemica e natura della filosofia, "Iride" La 'terza via' della filosofia positiva, in AA. VV., La navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la 'terza navigazione', Roma, Armando Editore: Internet non è fatto per i ‘verofobi’, "il Sole 24 Ore",  Empirismo logico, tutta un'altra storia, "il Sole 24 Ore", La verità (Discussione di Paolo Parrini e Marco Messeri), "Palomar",  Una risposta laica alla fine degli assoluti, in Nichilismo Relativismo Verità. Un dibattito, a c. di V. Possenti e A. Massarenti, Rubbettino, Soveria Mannelli: Epistemologia, filosofia del linguaggio e analisi filosofica, in La filosofia italiana in discussione, a c. di F. P. Firrao, Milano, Paravia e Bruno Mondadori, Dimensioni scientifiche e filosofiche della conoscenza. Una panoramica introduttiva, in "Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze": Miserie dell'epistemologia italica, in Scienza Dossier, "il Sole 24 Ore",Sapere e interpretare. Per una filosofia e un’oggettività senza fondamenti, Milano, Guerini, Conoscenza e cognizione. Tra filosofia e scienza cognitiva, Milano, Guerini, Il ‘dogma’ dell’analiticità cinquant’anni dopo. Una valutazione epistemologica, in Conoscenza e cognizione, Dimensioni della filosofia, vol. I: Filosofia in età antica, Milano, Mondadori Università (in collaborazione con Simonetta Parrini Ciolli Incompreso, o quasi, dagli Americani [K. R. Popper: “Il più grande epistemologo mai esistito?”], in Karl Popper oggi. A cento anni dalla nascita, “Reset”, L’empirismo logico. Aspetti storici e prospettive teoriche, Roma, Carocci, Popper e Carnap su marxismo e socialismo, “Nuova Civiltà delle Macchine”, Filosofia e scienza in Enriques, “Nuncius. Annali di storia della scienza”, Più realista dell’empirismo [Ricordo di Wesley C. Salmon], "il Sole 24 Ore", Crisi dell’evidenza e verità: due modelli epistemologici a confronto, in La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia, a c. di V. Possenti, Roma, Armando: Filosofi italiani allo specchio: Paolo Parrini, “Bollettino della Società Filosofica Italiana”,  Reason and Perception. In Defense of a Non-Linguistic Version of Empiricism, in Logical Empiricism. Historical and Contemporary PerspectivesNota su P. Valore, Due convegni su Giulio Preti a trent’anni dalla scomparsa, Rsf, Il pensiero filosofico di Giulio Preti, ed. by P. Parrini and L. M. Scarantino, Milano, Guerini e Associati: 11-14 (Presentazione by P. Parrini andL. M. Scarantino), Preti filosofo dei valori, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Giulio Preti: ‘A Crossing of the Ways’, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Il pupazzo di garza: alcune riflessioni epistemologiche, in Il pupazzo di garza, M. Papini e D. Tringali, Firenze, Tra kantismo ed empirismo, in Scienza e conoscenza secondo Kant. Influssi, temi, prospettive, a c. di A. Moretto, Padova, il Poligrafo, Recensione di G. 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Fonnesu, Bologna, il Mulino: Generalizzare non serve [titolo redazionale per Patti chiari, amicizia lunga], “L’Indice dei libri del mese”, risposta alla recensione di Massimo Ferrari. Quale congedo da Kant?, in Congedarsi da Kant?, A. Ferrarin, Pisa, ETS, Quale congedo da Kant? Replica a una replica di Ferraris, inhttp://www. epistemologica.it/images/stories/PDF/Note%20e%20Discussioni/ Quale%20congedo%20da%20kant.pdf]     Filosofia e scienza, in Pianeta Galileo 2005, a c. di A. Peruzzi, Firenze: I filosofi e la scienza: da Kant ad Einstein, in Pianeta Galileo, A. Peruzzi, Firenze: La filosofia della scienza in Italia, in Pianeta Galileo Peruzzi, Firenze: A priori materiale e forme trascendentali della conoscenza. Alcuni interrogativi epistemologici, in A priori materiale. Uno studio fenomenologico, a c. di R. Lanfredini, Milano, Guerini Fra nichilismo e assolutismo. Alcune riflessioni metafilosofiche, “Iride”,  L’a priori nell’epistemologia di Giulio Preti, Rsf, Analiticità e olismo epistemologico: alternative praghesi, in Le ragioni del conoscere e dell’agire. Scritti in onore di Rosaria Egidi, aR. M. Calcaterra, Milano, Angeli: A proposito di offerte filosofiche, in F. D’Agostini, G. Mari, P. Parrini, La priorità del male e l’offerta filosofica di Salvatore Veca, “Iride” Revisione delle Voci: Broad, Causa, Causalità, Empiriocriticismo per l’Enciclopedia filosofica, a c. del CentroStudi Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani     Voci: Circolo di Berlino, Costruttivismo, de Finetti,Empirismo logico, Fisicalismo, Pap, Reichenbach per l’Enciclopedia filosofica, a c. del Centro Studi Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani La filosofia della scienza in Italia, Intervista a c. di Duccio Manetti per il Pianeta Galileo http://www.pianetagalileo.it/ popparrini.html     Scienza e filosofia oggi, Intervista a c. di Duccio Manetti, in Humana.mente, http://www.unifi.it/bibfil/humana.mente/     Quine e Carnap su analiticità e ontologia: una valutazione critica, in Questioni di metafisica contemporanea, a c. di S. Chiodo e P. Valore, Milano, Editrice il Castoro. L’approccio teorico-problematico nell’insegnamento della Filosofia, in Insegnare Filosofia. Modelli di pensiero e pratiche didattiche, a c. di L. Illetterati, Torino, Pomba: Presentazione di Luca M. Scarantino, Giulio Preti. La costruzione della filosofia come scienza sociale, Milano, Bruno Mondatori: ix-xv     0705 – Il convenzionalismo epistemologico al di là dei problemi geocronometrici, “Rsf”, Bisogna conoscere il passato per orientarsi nel futuro? Risposta a Marco Santambrogio, “Iride”, Per la verità, ancora una volta [su D. Marconi, Per la verità. Relativismo e filosofia, Torino] “Iride”,  Mente, verità e razionalità. Tre modelli epistemologici a confronto, in Razionalità, verità e mente, a c. di F. Di Lorenzo Ajello, Milano, Bruno Mondadori:  Spirito positivo e filosofia italiana, in Il positivismo italiano: una questione chiusa?, a c. di G. Bentivegna, F. Coniglione, G. Magnano San Lio, Acireale-Roma, Bonanno, Intervento alla Tavola Rotonda: Il positivismo italiano: una questione chiusa?, in Il positivismo italiano: una questione chiusa?  La rivista “Epistemologia” tra logica, scienza e filosofia, in La cultura filosofica italiana attraverso le riviste: P. Di Giovanni, Milano, Angeli: Intervista in occasione del conferimento del Premio internazionale Giulio Preti 2008, a c. di U. Maionchi e D. Manetti: http://www.pianetagalileo.it/ 2008/interviste_paolo.parrini.html   (Autopresentazione), in Storia della filosofia dalle origini a oggi, Filosofi italiani contemporanei, D. Antiseri e S. Tagliagambe, Le grandi opere del Corriere della sera, RCS libri, Milano, Bompiani: Il pensiero di Preti e la sua difficile eredità, in Pianeta Galileo a c. di A. Peruzzi, Firenze: La scienza come ragione pensante, Lectio Magistralis tenuta in occasione del conferimento del Premio internazionale Giulio Preti  in Pianeta Galileo a c. di A. Peruzzi, Firenze Verità e razionalità in una prospettiva positiva, “Annuario filosofico”, Milano, Mursia, Il principio di verificazione nell’empirismo logico, in Portale Internet della Treccani, http://www.treccani.it/Portale/sito/scuola/in_aula/scienze_umane_e_sociali/verita_della_scienza/parrini.html Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma     Scienza e Filosofia, in Pianeta Galileo a c. di A. Peruzzi, Firenze, Relativismo e oggettività. Il peso dell’esperienza, in Metafisica, persona, cristianesimo. Scritti in onore di Vittorio Possenti, G. Goisis, M. Ivaldo, G. Mura, Roma,Armando,  Epistemologia [Kant e l’epistemologia], in L’universo kantiano. Filosofia, scienze, sapere, a c. di S. Besoli, C. La Rocca, R. Martinelli, Macerata, Quodlibet: L’esperienza neoilluminista nello specifico pretiano, in Impegno per la ragione. Il caso del neoilluminismo, W. Tega, Bologna, il Mulino Integrazione della Corrispondenza Dal Pra-Parrini del Fondo Mario Dal Pra (Università di Milano): http://www.epistemologica.it/images/stories/PDF/ Parrini/Archivio%20DalPraParrini.pdf     Laggiù dove tutto è possibile (davvero), in Isole del pensiero. Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Antonio Nunziante, a c. di Giovanni Faccenda, Milano, Electa Mondadori: Metafisica, sì, ma quale metafisica?, in Isole del pensiero. Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Antonio Nunziante, a c. di Giovanni Faccenda, Milano, Electa Mondadori:  Il valore della verità, Milano, Guerini, Dimensioni epistemologiche del kantismo, in Continenti filosofici. La filosofia analitica e le altre tradizioni, M. De Caro e S. Poggi, Roma, Carocci:  Scienza e filosofia: eredità del passato, prospettive per il futuro, in Una storia delle scienze. Discussioni e ricerche, Atti del Convegno: “Orizzonti e confini nella ricerca epistemologica” (Centro Congressi della Sapienza, Università di Roma, Facoltà di Sociologia), G. Rinzivillo, Roma, La Sapienza: Relativismo, peso dell’esperienza e valore della verità, in “Diritto e Questioni Pubbliche”  [http://www.dirittoequestionipubbliche.org/page/2011_n11/10_mono%20II%20-%20 Parrini.pdf]    Filosofia e scienza in Italia nell’età del positivismo, Portale Treccani, 26/05/2011: http://www.treccani.it/scuola/in_aula/scienze_umane_e_sociali. Croce ha accentuato il nostro ritardo culturale?, “Il Riformista”, La pittura come scrittura filosofica. De Chirico e la metafisica, in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, a c. di F. Bazzani, R. Lanfredini, S. Vitale, Firenze, Editrice Clinamen: Fenomenologia ed empirismo logico, in Storia della fenomenologia, a c. di A. Cimino e V. Costa, Roma, Carocci, Salvare i fenomeni. Considerazioni epistemologiche sul caso Galileo, in Pianeta Galileo, A. Peruzzi, Firenze: Presentazione del Convegno internazionale su Giulio Preti per il centenario della nascita, in Pianeta Galileo 2011, a c. di A. Peruzzi, Firenze: 2Realismi a prescindere. A proposito di realtà ed esperienza,“Iride”, Lezione del 20/12/2012 per le “Lectiones Commandinianæ” dell’Università di Urbino)     La scrittura filosofica, in La verità in scrittura, a c. di Fabio Bazzani, Roberta Lanfredini, Sergio Vitale, Firenze, Editrice Clinamen: Etica ed epistemologia, in Etica, libertà, vita umana. Commenti al libro di Piergiorgio Donatelli, La vita umana in prima persona, “Politeia”, Verità e razionalità in una prospettiva positiva, in Filosofi italiani contemporanei, a c. di Giuseppe Riconda e Claudio Ciancio,Torino, Mursia: Presentazione del volume Sulla filosofia teoretica di Giulio Preti, a c. di L. M. Scarantino, Milano, Mimesis: A priori, oggettività, giudizio: un percorso tra kantismo, fenomenologia e neoempirismo. Omaggio a Giulio Preti, in Sulla filosofia teoretica di Giulio Preti, a c. di L. M. Scarantino, Milano, Mimesis Il problema del realismo dal punto di vista del rapporto soggetto/oggetto, in Realtà verità rappresentazione, a c. di P. L. Lecis, V. Busacchi, P. Salis, Milano, Angeli: Ontologia e epistemologia, in Architettura della conoscenza e ontologia, a c. di R. Lanfredini, Milano, Mimesis:  Kant e il problema del realismo, in Immanuel Kant, a c. di R. Pettoello, “Nuova Secondaria”  “Esercizi Filosofici”, 1: http://www.openstarts.units.it/dspace/handle Esercizi di equilibrio in filosofia, in A Plea for Balance in Philosophy. Essays in Honour of Paolo Parrini, vol. 2: New Contributions and Replies, a c. di R. Lanfredini e A. Peruzzi, Pisa, ETS: Discussione sulla materia: Una prospettiva epistemologica, “Aquinas: Rivista Internazionale di Filosofia”, Mach scienziato-filosofo, Introduzione a Ernst Mach, Conoscenza ed errore. Abbozzi per una psicologia della ricerca, Milano, Mimesis, Epistemologia e approccio sistemico. Qualche spunto per ulteriori riflessioni, “Rivista di filosofia neo-scolastica, Logical-Empiricism: an Austrian-Viennese Movement? Or an Unsolved Entanglement among Semantics, Metaphysics and Epistemology, “Paradigmi”, Fare filosofia, oggi, Roma, Carocci editore (v. Intervista: https://www.letture.org/fare-filosofia-oggi-paolo-parrini/)  Epistemologia e approccio sistemico. La dinamica della conoscenza e il problema del realismo, “Rivista di Filosofia Neo-Scolastica” Quine su analiticità e olismo. Una valutazione critica in dialogo con Sandro Nannini, in Dalla filosofia dell’azione alla filosofia della mente. Riflessioni in onore di Sandro Nannini, a c. di C. Lumer e G. Romano, Roma-Messina, Corisco Né profeti né somari. Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento quindici anni dopo, “Filosofia italiana” Sulla filosofia degli analitici, in Prassi, cultura, realtà. Saggi in onore di Pier Luigi Lecis, a c. di V. Busacchi, P. Salis, S. Pinna, Milano, Mimesis: Scienza e arte, ovvero verità e bellezza, in TBA, a c. di P. Valore, in corso di stampa     2) Empirismo logico e fenomenologia. Uno snodo fondamentale della filosofia del Novecento, relazione su invito presentata all’International Conference “Experientia/Experimentum”, Napoli Filosofia e storia della filosofia: una prospettiva epistemica, relazione su invito presentata all’incontro “Filosofia e storia della filosofia: prospettive a confronto”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Esplicazione e rielaborazione dei concetti, in Metodi, stili e orientamenti della filosofia, a c. di R. Lanfredini, Carocci Editore, Roma, Paolo Parrini. Parrini. Keywords: implicare, interpretare, antica filosofia italica, Herbert Paul Grice, in difesa di un domma – indice to ‘filosofia eta antica’. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parrini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739504427/in/datetaken/

 

Grice e Pascoli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Perugia). Filosofo. Fisologia. Grice: “An excellent philosopher. He philosophised on the will, on the soul, and on a functionalist approach.” Filosofo. Lingua. Fratello maggiore di Leone Pascoli. Insegna a Roma e Perugia. Tiene dimostrazioni anatomiche mediante dissezione di cadaveri, come il suo collega e concorrente Andrea Vesalio. Intrattenne una vasta corrispondenza con intellettuali di tutta Europa.  Le sue opere filosofiche e scientifiche seguono i metodi di Descartes et Malebranche. I suoi trattati di metafisica, medicina e matematica esibiscono una filosofia coerente e metodico che dimostra la vitalità filosofica della cultura italiana del periodo. Saggi: “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazion de' geometri con ordine, chiarezza, e brevità nelle più sottili questioni di filosofia metafisiche, logiche, morali e fisiche” (Poletti, Andrea); “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore, Salvioni, Giovanni Maria); “Del moto che ne i mobili si rifonde in virtù di loro elastica possanza” (Bernabò, Rocco); “Delle febbri teorica e pratica secondo il nuovo sistema ove tutto si spega per quanto e possible ad imitazione de gemetri”; “Il corpo umano o breve istoria dove con nuovo metodo si descrivono in comendio tuti gl’organi suoi ed I loro principali offij”; “De fibra mortice et morbosa nec non de experimentis ac morbis”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazione de geometri con ordine, chiarezza e brevita nelle piu sottil qestioni di filosofia logica, morale, e fisica. Osservazione teoretiche e pratiche inviate per lettere”; “Sofilo Molossio, pastore arcade PERUGINO e custode delg’ARMENTI AUTOMATICI in Arcadi gli difende dallo scrutinio ne che fa nella sua critica Papi” (Roma); “Anatome literarum sive palladis pervestigatio” (Roma); “SOFILO SENZA MASCHERA” (Roma); “Del moto che nei corpi si diffonde PER IMPUSLO ESTERIORE, trattato fisico matematico ad insegnare la possanza degli elementi quatro” (Roma); “Della natura dei NOSTRI PENSIERI e della natura con cui si ESPRIMONO. Riflessioni METAFISICHE” (Roma); “Del moto che nei mobile si rifonde in virtu di loro elastica possanza” (Roma); “De homine sive de corpore humano vitam habente ratione tam prospera tam afflictae valetudinis” (Roma); “Delle risposte ad acluni consulti sulla natura di varie infermita e la maniera di ben curarle con una notizia della epidemina insorta nel GHETTO GIUDEO di roma, e del congatio de’ buoi ne” (Roma); “Con una breve notizia del mal contagioso dei buoi”; “Opuscoli anonimi in difesa di Alessandro Pasocolo” – si credeno suoi soi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Lalande, Dulac, Billy. Elogio. Bartelli, letto con Lic.de'Superiori decimo lustro il secondo a n no già corre,da che le suoi ceneri, filosofo perugino, sotto un'umi le sasso mute riposano inRoma,dallaPatria,ahi! pur troppo neglette. Qui nacque, quà si educa, quì sparse per decennale tempo i lumi della filosofia più sublime, insegnò ed esercitò qui Medicina. E celebratissimo perfino oltre Italia; e tanta gloria egli accrebbe alla perugina Medica Scuola, che forse questa per opera d'altrui a tanta rinoman za non 'mai pervenne : nulladimeno sulla di lui tomba alcuna corona di patrio lauro non siposò, nè del suo nome videsi ancor fregiato un'Elogio. Penso peraltro che Tu non debba di ciò do lerti , ora che siedi puro ed impassibile sull' eter no seggio dei Buoni ;dacchè se vivente fosti il più fido seguace delle profonde dottrine del forte animo di Cartesio , forse oggi di averne auta pur anco comune la sorte oltre la tomba tu ti com . piaci Al vivere suo aprì Cartesio le luci nel bel suolo di Francia , e sulle scoscese balze di S v e zia le chiuse e sebbene tornassero , dimandate le sue ceneri nelle Gallie, pure cento anni pas  opra il sesto decimo lustro Soprailsesto 0; sarono prima che di lui si leggesse un encomio . Il nostro Alessandro in Perugia nacque e Roma les ue ossar accolse, nè furono queste da'suoi concittadini manco desiderate; e solamente dopo   ottantadue anni, nella stessa sua patria, oggi al cun poco di lui si ragiona. Piacciavi, accademici valorosi, che io ne parli almeno ad onore di questa sua terra natale, ed'a gloria di quella medica fronda di cui venne meritissimamente il suo crine ricinto', che quì splendeva allora più ver de e più onorata. Nè voglio credere che siavi alcuno il quale reputi vana cosa questo mio dire; imperocchè, Lui laudando , essendomi dato di e sporre dottrine non'tutte convenevoli a' tempi ne quali si vive, ciò non torrà certamente che Egli non debba essere reputato grande Filosofo e som mo Medico: essendo che se lafilosofia e la medicina, o da meglio dire, se ogni umano sapere soggia cé par troppo a cangiamento coll'andare dei se coli, è cosa costante che la verità e l'errore só no di tutte le menti nostre retaggio ; sicchè tut ti i secoli e tutti gli uomini da non pochi lati si avvicinano sempre fra loro. Colprogrediredelsecolodecimo settimole scienze tutte di più chiara luce folgoreggianti,per la via progredivano del possibile loro migliora mento :Sciolto lo spirito umano dagli opprimen  . Se questo Elogio di Alessandro Pascoli potrà servire a qualche riparo del lungo silenzio in che ilsuo nome si stétte ; se a sprone di studiosa gioventù possa per buona ventura tornare, se del lo estinto encomiato e di Voi.,.dotti Colleghi, non tantoindegno riesca, al fine da me proposto lietamente mi stimerò pervenuto. O ti legami del Peripato, erasi finalmente avveduto della sua nobiltà; e la mente erasi accorta pote re da se stessa pensare . Sembrava che la natura tutta fosse giunta a tale momento di crisi, dalla quale aspettare si dovevano grandi cose e grandi uomini; e grandi cose e grandi uomini difatti si ebbero. Fra questimolti, fiorirono Dracke, Copernico, Ticone, Keplero, GALILEI, Bacone , e finalmente Cartesio, destinato dal cielo a compiere il bramato rinnovamento negli studii moltiplici della natura. Appena ilgrande Filosofo dell'Aja di chiarò al mondo intero non doversi alcuna cosa ritenere per vera , quando che non venga dimo,  strata per tale; appena disse'che la umana mente deve tutto in dubbiezza riporre, finchè alla cer tezza non sia pervenuta;'e di queste le fonda menta non che i caratteri stabilì ; lo studio ed il filosofare degliuomini dialtropiù nobilesplendo re si rivestirono. La geometria,la logica, lameta fisica,lafisica,elamedicinamedesimainpiù sta bile e più onoratá sede allora si collocarono . Il secolo diCartesio segnòmai sempre una delle e poche più luminose e memorande nella storia del l'umano intendimento, imperocchè ogni1 dotto partecipò del beneficio influssodi questo tempo ; ed il nostro Pascoli divenne Filosofo col divenire Cartesiano. Se non che non solo di Filosofia ma di medicina altresì ai nobilissimi studj sentissi da natura invitato; e cono scendo la forza del proprio genio, nol poterono. Comincia con Cartesio dal dubitare e quindi giunse a persuadere sè stesso , tro e  6 distrarre da quelli ne i solerti padri di gesú che accorti iniziandolo nelle regole del loro Istituto cercarono farne conquista.; nè il volere del padre il quale all'officio del foro il destinava. Vide egli bene assai per tempo come a corre merita mente il medico lauro, doveva alle filosofiche discipline tutto sè dedicare. Perchè la filosofia di ogni umano sapere è fondamento primiero. Accostumato come Cartesio a meditare più che a leggere, a pensare più che a parlare, medita sul le opera di quell sommo e le studia intensamente, facendosi propri i di lui principj , e tutta la filosoficacartesianatelasvolsee conobbe. Il discorso sul metodo, le metafisiche meditazioni, le regole per la ricerca del vero, il trattato sull’uomo di Cartesio sono a lui splendentissima face onde dirigersi nel difficile sentiero della filosofia. Cosi lo studio di questa precedette e quindi 'accompagna quello della medicina, non mai volendo egli l'uno dall'altro separare. Tra noi, ai giorni nostri tristissimi , sembra essere riserbato vedere non poca turba di gioventù male accorta gire in traccia di medica scienza senza lo inestinguibile lume del più retto filosofare, senza la conoscenza della natura , di sė medesimo, e perfino del proprio idioma nativo. Vergogna s o m ima di que'paesi e di que'tempi che vogliopsi dire illuminati! E per attribute diverse.Quin di dalla cognizione dell'Io personale passa a quella pe ressenza perfetta che è Dio. Traicanoni della filosofia cartesiana erayi quello di ritenere e gate si trovano le verità : donde poi le idee in nate,dondela concatenazione diesse, la quale incominciando da dio scende all'anima umana, quindi ai corpi, quindi ai bruti, quindi alle cose, tutte della natura.E quifa duopo ricordare che mentre Cartesio col suo dubbio universale prese la via delle speculazioni intellettuali a sta bilire i gradi della verità , Bacone da Verulamio , coldubbio stesso fondamentale, prese la via del le sensazioni, ed al fine desiderato pervenne in cammino più regolare e meno incerto. Piega alquanto piùla sua mente al Cancelliere d'Inghilterra che al pensatore dell'Aja. Ora chi potrebbe mai credere che dopo ise coli di Bacone e Condillac sorgessero nuovamente, nelle dottrine delle idee , i secoli di Cartesio e di Malebranche? Eppure oggi è cosi.Umana mente!  varsiesistenzefuoridinoi,erisultarel'uomo da un corpo e da uno spirito, sostanze interamente fra loro per essenza e ' chę i sensisieno ingannevoli guide alla umana ra gione ; e che perciò l'anima nostra ha in se stes . sa e per se stessa principj stabili, cui tutte le  1 Ora tornando al nostro laudando diciamo che parlò egli primamente della esistenza e durata d e glienti modali; poscia diquelle sostanze che nelle loro idee inchiudono essenzialmente un qual   che modo di essere';e fondo le principali massi me dellaumana certezzasullaesistenzade'corpi. Dalle essenziali proprietà degli enti corporei stu diò pur egli l uomo sotto il duplice rapporto di sua materiale e spirituale sostanza; e ragionando dell'anima, ne fissò la essenza sulla immateriali tá di lei, donde le sue potenze intelletto é vo lontà . La credette immortale; e mentre Cartesio ne tacque la dimostrazione, scrivendo in una sua lettera non essere necessario di mostrare la immortalità dell'anima tostochè siasi provata la sua spiritualenatura, non volle tacerla col pubblicare il discorso sulla immortalità dell anima umana. Da troppa vanitàdinome; ed al desiderio di piacere agli amici, motteggiando alcun poco , egli fu 'mósso a scrivere contro Papi filosofo sabinese sostenendo a tutta possa, ma non con persuasione di aninio, le dottrine del suo prediletto Cartesio sulla vita antomatica delle bestie; volendosi però nascondere bizzarramente coll'intitolare il suo saggio “ Sofilo Molossio Pastore Arcade Perugino Custode degli’armenti automatici in Arcadia'. Apparve preziosissimo a tutti questo saggio e se ne m e nò'romore in tutte le societá dotte di Roma. Tali erano i sali attici in esso 'raccolti, i vivaci sar casmi, ileggiadri concetti. Avvenne però che dopo sei annila suprema inquisizione con decreto solenne condanna l'opera del Pastore Arcadico Sofilo Molossio. Ale  8 e  e le sue ferme opinioni sull' animalitá delle bestie; protestandosi in mille modi vero seguace di PITAGORA, e vero devoto a tutto ciò che la umana credenza prescrivesi. Fu questa la sola nube che per poco offuscasse l'ottima famadel Pascoli nel corso della lunga etá sua, é questa fu del suo animo la dispiacenza più viva. песа.Applicatevidasennoafilosofare,poi che  2 per tale via depurate la mente umana da gli errori che la offuscano, e sollevata dalle passioni che la opprimono, si eleva cosi libera e tranquilla a tale grado di serenità , dove gode veramente di se medesima Stabilito avendo 9 lora fu che ilPascoli accortosi dell'errore cui con dotto lo aveva una sua male accorta vanità di spirito , ritrattò subito pubblicamente le sue opi nioni;enelSofilosenzaMaschera scuoprìilsuo vero nome Erano pure a suoi tempi, quali oggi vivono, alcuni falsi sapienti , che superbamente umili, a busando del comune adagio, id tantum scio quod nihil scio, il più irragionevole scetticismo nelle coșe tutte proclamavano , e di ogni credenza e di ogni filosofia si facevano dispregiatori e nemici , Contra tale specie di stupidi pensatori si scagliò il nostro Pascoli; e fece conoscere come filosofare non altro è se non se rettamente pensare, essendo che chi mal pensa conviene che male discorra, Sulle traccie di Platone, di CICERONE, d’AQUINO, di Cartesio, ripete a tutti conse l’apprensione, al giudizio, al discors , al metodo; e a diligente disamina tutte prendendole, formò il suo saggio di logica, seguendo ugualmente la pre diletta sua cartesiana maniera. Espnse quindi i precetti del ben' apprendere , del ben giudicare, del ben parlare, del ben disporre. Prefere il metodo analitico  che il pensiero è all anima essenziale, come alla materia è la estensione , parlò delle operazioni del nostro intelletto, le quali ridusse all' per istudiarelecose,elochiamò metodo di risoluzione o di disciplina ; si servi del metodo sintetico per insegnare ad altri, e lo disse metodo di composizione o d idottrina. Dopo che la scienza del calcolo per la invenzione de' caratteri algebrici si fece più ordinata, e di più estese applicazioni capace, lo studio delle m a tematiche divenne universale ad ogni sapiente: e di quanta utilitá si renda allo sviluppo dell'uma no intelletto ed alla ricerca del vero , ognuno di leggeri il conosce . Studio si fatto non poteva es sere dal nostro Pascoli trascurato, e sulle opere del Gottigues, dello Scohetten, di BARTOLINO; dell'Ozanam , di FARDELLA, di Cartesio si for mò matematico. Scrive il saggio di logistica od arimmetica, nel quale prendendo a trattarele quat tro operazioni fondamentali, non in cifre numeri che,ma in algebriche, intitolò il suo lavoro col nome di Arimmetica nova o speciosa: ed applicando le stesse operazioni alla dottrina de'polinomj, la quale perviensi a studiare le leggi del moto. A lui però non piace solamente seguire le dottrine di questi s o m mi, ma cerca direnderle più facili epiù sicure. Lasciò di ragionaré del moto in astratto; e col tatto, colla vista, coi sensi, in concreto lo e samino . Parla della natura, condizioni, proprietà, e leggi del moto per impulso esteriore ed in virtù di elastica forza. Quindi si lancia col pensiero, in alcuni moti possibili rispetto al vortice massimo del sole. Con tale chiarezza di principi, con tale ordine d'idee egli ne seppe parlare che meritò l'approfazione sincera ditutti i dotti e capace. Archimede, GALILEI, Gassendo, Rohault, Cartesio avevano già insegnata la strada per la quale perviensi ed alle equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei nostri pensieri. Pose poi mano alla fisica, od a quella scienza vastissima , la quale avvicinando al nostro pensiero le cose materiali che ne circondano, fà che lumana intelligenza al più alto grado di sublimi tà siconduca  L'uomo di fatti penetra con la sua scorta i più nascosi secreti della natura; e con leipasseggiandolaterra e con lei traversando glioceani,e su cieli passeggiando con lei,fache sopra tutto il creato sovranamente s'innalzi. La prima verità che ci insegna la fisica è che il m o to costituisce il fondamentale fenomeno de'corpi tutti. Ond'è che tutto è movimento in natura,o tutto a movimento èdisposto, o tutto di movimento è. Il grande matematico e fisico cremonese BIANCHINI glie ne dette la più solenne e pubblica testimonianza Mi si dia materia e moto, dice Cartesio, ed io imprendo tosto a crea re un mondo , il Pascoli con maggiore umilta così diceva “ Materia e moto sono i due prin n.cipali strumenti, donde con sua possanza si » valeDio,dimomento inmomento,aprodur 9. rac racoli, e miracoli di stupor infinito. Si ode oggi nelle nostre scuole far menzione di un etere comune, di un imponderabile unico ed universale, motore di tutti I fenomeni iquali hannoluo go "nei movimenti della materia e degli animali . Le scuoleAlemanne apreferenzadialtre risuo nano di questa materia unica-eterea, capace a prendere diverse forme ed aspetti, tutto pene trando investendo agitando il creato: La vide pure questa materia motrice universale: ciò che dicono oggi con tanto entusiasmo, e for se con troppa persuasione dinovità, Mesmer, Wohlfart, Sprengel ed altri sulfluido elettro-magnetico universale; ciò che con tanto calore pro e con eguale robustezza di argomenti dimo strato dal nostro Alessandro 1 e in natura, senza miracolo , continuati min & clamano Lennosseck, Prokaska, ed Ennemoser sulfluido biotico universale de corpi viventi, era stato già conosciuto non meno chiaramente dilo ro, Finalmente volle ardimentoso inalzare i suoi sguardi ai movimenti del sole e nel vastissimo campo dell'astronomia tentando alcun passo quale ché suo opinamento volle manifestare. Si dichiara del sistema astronomico di Copernico e di GALILEI oppositore fermissimo. Ma qui potrebbe dataluno dimandarsi, se il facesse egli forse per tenere dietro alle massime proclamate dalla romana corte nella quale viveva? Nò. Chè la saggia condotta dei prudenti interpreti delle sacre corte ha assai già moderata la forza di quegl’anatemi scagliati un secolo innanzi sulla tomba del riformatore di Thori, e sul capo del pensatore pisano. Potevasi allora dalle pubbliche scuole o ne communi discorsi dei dotti liberamente difendere (come ipotesi) ilmovimento terrestre e la stazione solare, senza tema di contraire brutte macz chie nell anima, o a spiacevoli incontri soggiace, re Ond'èchese con tutta la forza del suo'sapere alla copernicana sentenza si oppose, ciò fece'con intima persuasione di mente , e non per condiscendenza di basso cortigianismo. Nei e il solo che dalla credenza di Coperni colunginestasse. Imperocchè fra i moltiche ridi re potrebbonsi, quel grande onore d'Italia, quel l’astronomo profondissimo della dotta Bologna, MANFREDI, basta per valente compagno del nostro Alessandro rammemorare. Vero si fu peròche a fronte degl'ingegnosi sforzi di tanti uomini insigni, prosegui ilsuo cammino la terra, è fermo il sole si stette. Qui terminarono le fi losofiche laboriose occupazioni di lui, e conqueste sole poteva rendersi della Patria e della nazione assai benemerito : ma fu pure medico Alessandro Pascoli, è inedico di altissima riputazione. Se sono grandi i nomi dei restauratori della umana filosofia, non meno grandi furono quelli di Silvio, di Lancisi di Baglivi, di Ramazzini, e di altri che le medie che scienze ad alto grado di rinomanza condusse ro . Alessandro Pascoli visse nel tempo in cui la medicina seguiva tuttora le insegne de'Jatro-chimici, dell'Elmonzio, e del Silvio; insegne che stavano già per cangiarsi dal Santorio e dal B o relli,onde quelle trionfassero degl’átro-matematici ed e meccanici. Nè si per verrá mai a spiegareun costante ed unico vessillo sotto il quale si raccolgano in ogni tempo i cultori della medicina le che sia proprio di lei in tutte le età che trascor. rono? Grande e funesto destino, a molte scienze comune , alla medica comunissimo! Conosce in quali giorni vive; quale del secolo suo fosse dominante lospirito; epienodialtoin gegno ,nellamedicascienza sifèvalente:Carte sio aveva per dodici interi anni studiato'l'Anato mia a fine di ben conoscere l' uomo ; e il nostro Pascoli per non minore tempo applicò la sua m e n te allo studio profondo della struttura del corpo umano. Annuncia sulle prime ai dotti un trattato riguardante i cangiamenti che provengono agli organi corporei per cagione delle passioni: pensiero veramente sublime sul quale però le speranze di ognuno restarono pur troppo delase . Ai tempi del nostro Alessandro l'Anatomia non avevaancorastrettocon altrenaturaliscienzequel Putile nesso di che oggi si onora ;né quel filo sofico linguaggio, nè quelle sottili applicazioni si trovavano in essa , siccome in quella d'oggidi noi ammiriamo.Allefaticheed allementi sublimidi Scarpa , di Soemmering, di Mechel, di Portal, e dell'immortale Bichat dobbiamo la eccellenza cui oggi l'anatomico studio è pervenuto . Nè Vicq d’Azir, nè Geoffroy di Saint Ilaire', nè Blecard, nè Gall vissero in quella età; pure potevasi quel tempo chiamare il tempo delle scoperte anatomi miche . Erano già nati gli scrutatori sommi"dell’uman corpo Arveo, Senae, Asellio, Willis, Nuck,  Malpighi, Ruischio, Lancisi ed altri. Vive e studia con Redi. Ciò basta. Insieme per più tempo in Firenze si occuparono indefessamente di anatomiche dissezioni e quel dotto scrittore toscano ha caro Alessandro quanti altri mai, al grande Cosimo presentandolo quale soggetto degnissimo di tutta la considerazione sovrana. La fabbrica del corpo umano dal nostro encomiato descritta non presenta, è ver, peregrine cose. Ma l'ordine, la chiarezza, la concisione rendettero il saggio suo utile al pubblico insegnament , pel quale oggetto egli stesso si protesa averlo unicamente composto. Quando il gran Malebranche si avvenne nel libro dell'uomo di Cartesio, ed ipcontrò in questo filosofo un ge  vio simile al suo, prese (dice l'elegantissimo Fontenelle) il grande partito di rompere ogni commercio con le erudite facoltà, ed in seno del cartesianismo tutto si abbandona. Legge il saggio medesimo di Cartesio, lo medita profondamente e scrive egli pure sull'uomo. Mentre però l'uomo di Cartesio e di Malebranche fu l'uomo del metafisico e del filosofo, l'uomo nelle mani del Pascoli e l'uomo dell'anatomico e del medico. Ha somma intelligenza nell'osservare i fenomeni dellaumana vita, sicchè lemas sime del suo Cartesio con quelle modificate del gran Cancelliere d'Inghilterra, formarono in lui quello spirito di filosofia induttiva, il quale alla ricerca del vero nelle cose di fatto e perciò in medicina, è l'unica sicura via . Scrivendo dell'Uomo prese Alessandro ilgiu sto partito di primamente designarne le parti , quindi ad esse dare vita ed azione, poi de'mali a cui vanno soggette tenere ragionamento, e fi nalmente l'opportuno metodo curativo de morbi con tutta la modestia del dire proporre. In tale modo ilnostro encomiato presentò alpubblicoun tesoro di dottrina, che per molti e molti annida ogni medica scuola Italiana fu allo insegnamento de giovani:offertoe prescritto, riputatolo per il prezioso e completo deposito della medica scienza . Le opinioni di Galeno e di Silvio erano quelle che fra i cultori d'Igea in quel tempo tut tor dominavano , Stava per sorgere la setta del più   solidismo, ed Elmonzio, Cartesio, Silvio erano ancorai tre grandi nomi proferiti dalla bocca di tutti; cosicchè fra i conciliatori e moderatori di questi tre Principi delle mediche scuole si e mento etereo piú sciolti gli umori , ed il moto fer mentativo di essi prodursi . Questo elemento lá presiedere alla circolazione sanguigna, qua tutto il fonte del calore animale sostenere perenne. Era quest etere per Alessandro la fondamentale sor gente delle fermentazioni non naturali, donde le febri tutte'nascevano che ove accada condensa mento di esso,lemaligne;ovesoluzione,lebe nigne; ove infine abbia luogo latente glandolare fermento, originarsi le intermittenti opinäva. Po i te dottrine fisiche di questo etere universale espo neva', la sua azione sulla vita degli organi', finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di Scrodéro, di Hoffmanno, di Etmullero, diLemery , e degli altri molti di quella età . E forse che non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio, sostituendo al nome di etere cartesiano quello di elettro-magnetico? Io i l dimando Abituato il nostro Pascoli fin dall'infanziaa piegare la sua mente al metodo geometrico e a disporre le sue idee con quell'ordine e successio ne, utile al buon’acquisto di tutte le cognizioni  il nostro Pascoli . Quindi è che nelle sue opere parlasi dello spirito di Willis, del fuoco di GIRGENTI,del l'archeo di Wan -Helmonzio, del primo elemento di Cartesio :e si dice farsi per virtù di questo ele pose + 17 + 4  Oltre al suo trattato dell'uomo, che abbraccia l'intero studio della medicina , sono n u m e rosissimi i suoi Consulti, le sue Lettere , i suoi Votiemessi in oggetti di pubblica sanità.Incau se dificili di Foro canonico e civile, in Canoniz zazioni di santi uomini diede Pareri e Giudizj, che guidarono le Autorità competenti a retti e s e n sati decreti Avendo inoltre il Pascoli,saputo unire a somma dottrina, urbanità di modi nel conversare , ed umiltà di espressioni nel parlare e nello scrivere, non é a stupirsi se ai dotti d'Ita+ lia ed oltremonte rispettabile e caro addiyenisse L'amicizia che seco lui ebbero un Redi, un Magliabecchi, un Montemelini, un'Ottaviani,unLes protti, un Zannettini, un Lambertini, un Segur, un Baglivi; da quali o dedicazioni di opere, o non interrotte scentifiche corrispondenze, o laudi sincere egli ottenne, siccome fecero pure un Bian chini,un Loy,un Marini,uno Sprengel,un'Al ler ; ci ayvisano dovere riporre Alessandro Pasco li fra gli uomini grandi, che in filosofia ed in mea umane, e preciso nel descrivere gli organi, chia ro nello esporre i fatti, esatto nella diagnosi, cautissimo nella prognosi. E poi semplice quanto mai possa dirsi nel metodo del medicare, e dichiarossi nemico di ogni farragine farmaceutica, ripetendo sempre a se stesso e ad altri che a buon medico pochi medicamenti bastano o 18 di pintore pochi colori. come a buon ;  dicina fiorirono fra il terminare del secolo decimo settimo e del decimo ottavo sul cominciare, Il nostro Pascoli legge in Roma anatomia e ,edicina dalla più fiorente alla più tarda etá sua, grandi opori godendo e distintissime cariche sem pre occupando. I papi Clemente XI, Innocenzo XIII, Benedetto XIII, Clemente XII. lo hanno a medico, Archiatro lo salutarono, Protomedico lo proclamarono, lo scelsero Conclavista. Del supremo tribunale sanitario, della congregazione dei sacri riti, fè parte onorata e principale, tanta era la dottrina che quella romana corte in Lui venerava . Potrebbe forse da taluno di noi dimandarsi se il Pascoliavesse meritatosigrandeecomune conside razione come Medico pratico,quanta ne ebbe come teorico;imperocchè pur troppo è duopo riguardare la medicina sotto ilduplice aspetto diScienza edi Arte.Difatti non rade volte accade che amedico quanto ésser si voglia dottissimo, manchi quel tatto pratico, quella squisitezza di medica vista, e, dicia molo pure , quell'inesplicabile nesso di favorevoli  19 Dopo che per due lustri dalla patria Univer sità degli Studj, e dalle private Accademie le fisi che,e mediche scienzeinsegnò,Padova eRoma il chiedettero a gara , generosamente patria novella offerendogli. Il Pontefice Clemente undecimo a se chiamatolo, fece si che a Padova, cui era già sul punto di recarsi, Roma preferisse. E così Perugia lo perdette per sempre e   E quièbenforzacrederecheAlessandroPa scoli vivendo dodici lustri in Corte, in Roma,tra Grandi , tra Principi sempre ; cui furono affidati in téressantissiminegocj delle Principesche Famiglie Albani, Chigi, Rospigliosi, Sora ed altre, fosse di grande ingegno, di profonda politica, di somma costumatezza dotato; dacchè, una di queste do ti che manchi, a sorte sì grande non si pergie ne , o per poco di questa si gode. Difatti sappia m o come tra le tante virtù che lo adornarono, erano prime il decoroso contegno in che egli si tenne, l'essere del suo buon nome forte difenditore, il  20 incontri e di buone venture, che tanto valgono al la propizia riuscita dell'esercizio clinico, e su cui la opinione e la fidanza di ottimo e felice medico riposa. Nel nostro Alessandro sembra che tutto si riunisse a renderlo valente nell'arte come nella scienza rinomatissimo. Ed in vero pel lungo corso che visse all'aura del Campidoglio, non fuvvi personaggio distintocui non prestasse medica mano o medica consultazione. Oltre ai pontefi ci sopraenunciati, la regina di Polonia ed i suoi figli, gli Elettori Bavaro, Sassone, e Coloniense, la Regina d'Inghilterra, ed ogni altro Principe e Grande, (a quali sifortemente il vivere più ca le ) lui ebbero a tutela de' propri giorni bene ed ilparlar pensar bene di tutti, siche tutti rispettando ed amando, seppe da tutti rispetto riscuotere ed amore. Cosi Roma e ammiratrice di un filosofo Perugino. Ed il suo nome onorato più spesso colà che tra noi si pronuncia forse e si ripete. Lontano dagl'incanti del bel sesso, ne fuggi perfino, in quanto il potè, la medica cura. Che più? Con religiositá e fortezza di animo sostenne una completa cecitá, senza che in se stesso foss'egli meno tranquillo, nè meno fosse da altri dimandato e compianto. Che se al possedimento disua vasta dottrina, se al buon successo dell'arte sua, se al corredo delle nobili doti dell'animo che in Pascoli fece ro si bella mostra di loro, si aggiunga la felicità de' tempi nei quali visse, dovremo anche meno stupirci che potesse egli giungere al più alto grado di celebrità e di onoranza . Io voglio dire la felicità dei tempi; ossia quell buon tempo ai dotti propizio, in cui dessi sono veramente stimati, e nel quale i Principi, ei Grandi concorrono agara (siccome oggi) informar li, tosto chè i principi e i grandi bene conoscono che le scienze e le lettere sono veramente il sostegno de’ troni, e delle nazioni delle cittá dei paesi il primo ed il più luminoso decoro. Ed alla estimazione de' medici credo che non poco in ogni tempo contribuisca la buona Fidanza de'popoli, colsaldo tenersi di quel velame che agli occhi del volgo i misteri nasconde d'Igea; velame tanto utile che sia serbato; imperocchè la remozione di esso chi ne abbisogna e cui serve reciprocamente danneggia. Dopo si grandi fatiche, carico di meriti e di onori, questa misera terra abbandona e  perenne ricordanza dei posteriche cirima ve dilui? Laviva fama delle suetante virtù, ladi lui valentia nell'arte del medicare; e più ci restano i suoi numerosi volumi , depositarii immanchevoli del vasto sapere nelle fisiche e nelle mediche facoltá. Saremmo noi co tanto ingiusti per dimenticare i sudori dei dotti che ci precedettero , solamente perchè il modo loro di filosofare non è più simi le a quello de'tempi nostri? E vorremmo noi far ci riputare così creduli e così inorgogliti nel lusin garci che alle dottrine ed alle massime nostre del la filosofia e della medicina, tutti coloro che ci suc cederanno coi secoli pieghino riverenti la fronte e le venture età inalterato rispettino ciò che ad esse faremo noi pervenire? Non siavi chi lo cre da , o la storia dell'umano sapere ne disinganni, Ond' è che degli esimj ingegni, dei benemeriti cittadini, degl'insigni scrittori,sebbene lunga serie di anni da essi ci divida, serbare si debbe ricor danzavivissima,afronte decangiamentiaquali puògireincontrol'umano filosofareeilmedi co opinamento. Si, dotti Accademici, apprezziamo mai s e m prelefaticheutilide'trapassati, seneimitinoi buoni esempli, se ne rispettino i nomi ; ed il titolo a non meritarci d'ingrati, le loro tombe di verdicorone di lauro con più frequenza e con più giustizia si onorino. Rivolgendosi al Busto marmoreo dell'Encomiato, che innalzavasi nella Sala dell' Accademia. Tutto ciò che vien detto di Alessandro Pascoli in questo Elogio, come filosofo e medico , è tolto dalla let tara ed analisi fatta delle molte sue opere , in diversi tem pi pubblicate; il catalogo delle quali trovasi registrato nella Biografia dei Scrittori Perugini delchiarissimo Cavaliere Gio.Battista Prof.Vermiglioli all'Articolo Pasco li Alessandro - Noi credemmo di non trascrivere ibra ni medesimi dell'Encomiato, a conferma de' suoi detti e delle sue opinioni , e ciò per non aumentare la stampa inu tilmente; sapendo che agli eruditi medici sarebbe ridire le cose stesse le quali nelle opere delPascoli già bene conoscono , o potranno rilevare quando lo vogliano . Quello poi che riguarda la di lui vita privata e so ciale lo rilevammo dalla storia di sua famiglia , dalla Biografia sopracitata; nonchè da quella degli illustri italia ni compilata dal chiarissimo Sig. Emilio de Tipaldo, Venezia. Finalmente da non poche pregevoli notizie ms. lasciate da Francesco Aurelio Ginanneschi, giovane di Alessandro Pascoli, ed ultimo che stet te venti e più anni con lui, e perciò informatissimo della sua vita. Questo ms  trovasi presso di noi. Nacque da Domenico Pascoli, e da Ippolita Mariottini . La famiglia dei Pascoli fu originaria di Ravenna, siccome ne scris se Celso , fratello del nostro Alessandro , nella storia del la sua Casa .La prima di esse fu stampata in Roma in 8°, presso lo Zanobi, dedicata a Fabrizio Paolucci, Segretario di Stato di Clemente XI. La seconda che contiene tutta la di lui ritrattazione e pubblicata egualmente in Roma  in 8° per il Buagni, dedicata a Banchieri assessore del S. Officio. Ambedue queste operette interessanti la vita letteraria ed i sentimenti morali del Pascoli le abbiamo nella Biblioteca pubblica Scaff. Quando la Regina d'Inghilterra in Roma lo chiama a medicarla, nell'atto di presentare il polso, gli disse. É vero, Sig. Dottore, che voi non avete piacere di medicare le donne? Alla quale dimanda egli risponde. É verissimo, ma non le regine. Muore in Roma. confortato da tutti gli ajuti della Religione, Gl’ultimi18 circa dei quali in una completa cecità Fù sepolto nella Chiesa di S. Silvestro a Monte Cavallo de' RR.PP, Teatini- La Iscrizione sepolcrale umile, compostasi da se medesimo, e che trovasi tuttora sopra l'avello, è la seguente. Hic Posuit Exuvias In Die Irae Resumendas Alexander Pascoli Perusinus Verissimo. Non mi piace medicar le donne, ma non le regine”,eforsedeglialtri,chesap di Antonio Blado); Trattato della mutazione dell' altra Lettera si apprende che avea aria,in4. Roma per Alessandro Gar. Pure scritto un trattato di Rettorica danoec.Di questo opuscolopro- eprincipalmente sulla Invenzione dusse il suo giudizio il Bonciarioia dicui ne offer copia allo stessoBon una letterainedita. Perchèi Digesti si allegano morie di sua famiglia originaria di Ra iniscrittoperdueifedil paragra- venoa, epoistanziataio Perugia; eda fo per due ss congiunti. queste memɔrie medesime passate quin 2. Del partodell'Orsa . piano e non siano appassionati. Da  V. Conclusione del Tribuno della scoli,ed. Ippolita Mariottini.Termi plebe,in4.RomapergliEredidi natiigiovanilisuoistudiipressoipp. suo articolo, e dal Vincioli nell'opu scolo sullo stesso argomento. I ràstampata velan anderò. Leco- Dizionario medico,che egli di e che io farò non saranno da sco- morando in Firenze , studiò assidua »lare,elatineperqualchemese>,ma mentealloSpedaleperfareosserva »volgari, e contro tutta l'Accademia zioni anatomiche, eperpoterecosì fiorentina, massime sopra il Boccaccio, migliorareunsuo Trattatosulcangia Gennajo da Domenico Pa. egli tolse a seguire la medicina VI.VersiinLodedelleacquedi incuineotlennelemagistraliinsegne S.Galgano. Civengonoricordatidal. quandocontavasolianni21. Grisaldiioquellelettererammentateal Posciasirecòin Firenzeameglio apprendere la scienza salutare alla scuo e ciario . della Poesia,in CelsoPa. IIF. Questione di Giovanni Osma. Romapergli Eredi rino Gigliotto Magistrato. anguste ma lucrose vie del fo. PAPA scoli fratello di Alessandro, e di Leg IV.Risoluzioni di quattrodubbj. ne, dimorando in Roma scrisse le me di a suoi posteri, noi raccoglieremo le 3.4. Del Perseo, e del Pesco, e brevi notizie di Alessandro, e Leone. loro natura . Roma per gli Eredidi Nacque Alessandro in Perugia nel Gio. Gigliotti ,in Giovanni Gigliotti. E'questoun' Gesuiti, che conoscendolo di bello in opuscolo con cuisicoufutano leopi- gegno, desideravano a loro condurlo, e nionidi Plutarco, del Manuzio edel terminate gli studii legali, perch èil Sigonio, iquali credettero che il Tri- padre voleastrascinarlo miserameate buoo della plebe in Roma non fosse per le ro taliana, esoprailBoccaceio.Gioviin- buonesperanze,nonostantechesi tendernepocheparole:»Sostatotardo riducesseagliestremi.Ristabilitositor n'arisponderviperchèm'haingom- nòaprosperamealeesercitarelasua »bratotuttopiùdiunmeseunacom- professione,ecolfavoredeldottoMae »posizioncellachehofattaperun stro,potèpresentarsial Gran-Duca »miopatrone, laqualesubitochesa- CosimoI. Aggiugnel'Eloynelsuo ladi Francesco Kedi, e mentre co Da una lettera inedita di Lorenzo si sotto di lui attendevaallaclinica, al Bonciariosembracheeglisiaccin- fudamortalemalattiasorpreso,ma gesse a scrivere anche sulla Lingua i- il Redi medesimo ne concepì sempre e   èverissimo, ma non le Regine. Fu Rimpatriato nuovamente si posea anche medico straordinario deiPonte studiare le lingue greca e latina sot- fici Clemente XI. Innocenzio XIII. Be to il Canonico Guidarelli, dicuiveg. Pedetto XIII. eClemente XII. incom gasil'articolo, e le Matematiche sot- pagnia di Leprotti,ilqua to ilDottorNeri,mentrenon lascia- lemoltoprofittavade'consiglidel Pa vadiattendereancheallaMedicina scoli.Doveaesseremedicoprimario pratica, soltoLodovicoViti; nèpassò pontificio, ma per non imbarazzarsi poi molto tempo, che ottennein pa gui la giubilazione. Veggasi la dedica premessa alla sua opera de Hom inc . Marini Archiatri PontificjCaraffa de Gymn.Rom. Com , in stud. Med. Borhe. Valen.1741. enuovamentetraledisputazionimedicheraccoltedall' Halleer, per le approvazioni da farsi ne'miracoli Adaltrionorifuinnalzatoin Ro- operatiadintercessione de’ServidelSi ma, imperciocchèebbe luogo frai gnorenellaloro canonizzazione e ,esi XII.ArchiatridelCollegiode'Medici dique'prodigjdistesepurealcunedi efragliArcadicon ilnomediSofiló squisizioni.ProfessavalaMedicinacon Molossio.Varie istituzioni sanitarie lo semplicità, e dioesiche il rinomatissi ebbero a medico in Roma, ove cura mo Cardinale Alessandro Albani Camer la Regina di Polonia , ed il suo figliuo- lengo, lo ebbe in tanta stima, che non soleva conferire impiego a perugin , se non gli veniva raccomandato lo , gl’eleltori di Baviera e di Colonia, llo fante Elettorale di Sassonia elaReginad'Inghilterra,laquale dalPascolichesoleachiamareilCa nell'ultima malattia volle il Pascoli merlengo perugino. Fu avuto in isti. e narra Celso suo fratello , che nella ma anchedalcelebre Hallerche ne primavoltaincuiAlessandroletoccò parlònelleoperesue(4),edilSeguer ilpolzo, glidisse la Regina, onève àlui dedica  la sua Schedula monito. ro Pascoli, che voi non avete pia- ria ec. PA mentodegli organicorporeiper ca- ceredimedicardonne?»cuirispose: gione delle passioni . PA 171 triaunaCattedradiFilosofia,cheten- ri;nonostanteperòfucontinuamente neperapni10.,ragunandopoisem- ingraziadeglistessiPontefici,edi preincasasuaunaAccademiaaperta vennemedicodelConclavedopola diLetterati.Intantofuchiamatoaleg- mortediBenedettoXIII. eequandofu gereinPadova,ementresidispone creatoClementeXII. Vaarecarsiaqueldottissimo Studio, Inoltredal1928.al1736.aveaeserci Clemente XI.lochiamò aleggerenell' tata in Roma anche la carica di Pro ArchiginnasioRomano. Coldreca. tomedicodiquellaMetropoli,edello tosi incomiocid tosto ad iosegnare, la Stato Ecclesiastico  e la Consul Notomia,chepernoveannicontinui tasoleasemprericercareisuoivoti vi professò; ottenne poi alire catte- in qualunquebisogno di medica poli dre di Teorica e Pratica con vistosi zia.Fu similmente varie volte occu stipendi,finchènel1951.neconse patodallaCongregazionede,Riti nellaCorte, rifiutò semprequesti ono PERVGINVS VIXIT  OB.V. tica il Sig. Pietro Angelo Papi M e 1.Dellefebbri TeoricaePratica dicoeFilosofoSabinese.Roma1706. secondoilnuovosistema,ove tuttosi perilZanobj 8. spiega per quanto è possibile ad im Dopo il lungo spazio di 6. anni , mitazionede'Geometriec.Perugia fuproibitaquest'opera,el'Autore X. Della natura dei nostri pensie; Osservazioni Teoriche e Prati- ri, e della natura concuisiespri che di Medicina inviate fonde in virtù di loro elastica possan. Sofilo Molossio Pastore Arcade zaec. Roma presso Rocco Barnabò perugino, e custode degli armenti automatici in Arcadia. Gli difende dal De homine sive de corpore PA PA l pel Costantini 4.Sieguonoal- toccodascrupolopubblicòilN.VII. cunisuoidiscorsiinmateriemediche. AnatomeLiterarumsivePal. Morì santamentein Roma nella vecchia etàdi valloconquestaiscrizionenelsuotu. anni89.edopo18.annidicecità,e mulocheerasicompostaperluistesso. Le dolle opere che lasciò a' poste- ri sono : lo scrutinio che nefa nellasua cri • II. Il Corpo umano o breve Istoria dove con nuovo metodo si descrivono ladis pervestigatio ec.Romae In ultimo vannoaggiun- per lo Buagni .Vedi ilN. V. .M. HIC 0.POSVIT ,EXVVIAS IN .DIE .IRAE .RESVMENDAS ALEXANDER .PASCOLI typis CajetaniZanobii8.L'anno1715. incompendiotuttigliorganisuoi, furiprodottaperloSalvioniin4.con cd i loro principali officj ec .Perugia 1700. pel Costantini in 4.Ven.1712. qualche diversità nel titolo. VII.Sofilosenzamaschera.Roma te due Pistole del Baglivi al Pascoli : Defibrámotriceetmorbosa,necnon zionidialcuniServidi Dio.Roma de experimentis ac morbis ec. 1741. per (1)Giornale de Letterati Ven.  fusepolto in S. Silvestro di Monte Car Voti scritti per le Canoniza-. Del moto che nei mobili siri. Nuovo metodo per introdursi IX. Deimotoche nei corpi sidif ad imitazione de'Geometri con ordi- fonde per impulso esteriore ne , chiarezza e brevità nelle più , Tratta sot- to fisico matematico ad insegnare la tiliquistionidiFilosofia,Logica,Mo- possanzadegliclementi4.Roma per rale,eFisica.Ven.perAndreaPo- 'loSalvioni letti1702.in4.vediilN.X. fig. (1) o lettere mono.Riflessionimetafisichecc.Ro aglieruditissimiSignoridisuapri- ma1724.4.(2)Servedisecondapar vataAccademiaec.Ven.1702.per teall'operadataalN.I. Andrea Poletti4.,ed ivinuovamente   humanovitamhabenterationetampro- insegne;econtinuandoinessigiunse speraetamaffictaevaletudinis.Li- a cuoprirel'onorevolepostodiSegre bri tres.Romae 1728. vol.3.in4.ex per Andr. Poletti (sò posciaaRavenna ,d'onde alloscri. onori , che non versavansi allora con soilBarnabòcon varj discorsi.L' tantagenerosità,perchèalsolomeri operastessafuristampatainVenezia toconcedevansi.Scorsipochimesidi pel Polettiin4.cuisiag. suadimorainFirenze,tornòarive giunseunamemoriadelSeguerdiret- derelapatria,dacuisirecònuova. ta al Pascoli . mente in Roma sede degli studii lega XIV.Alcuniopuscolianonimiin li, versode'quali Leonecrainclina. Difesadi AlessandroPascoli, Sicre-tissimo,laquella Metropoli diportava. donosuoi, esonoinrispostaadal-sicontantasaggezza,chedivennefa triopuscoli del bresciano Cri- miliaredelDucad'WedaAmbasciado. stoforoZannettinigiàstatoscolaredel redelRediSpagnaallaCorteromu. medesimoPascoli;edinquelledispu- na. Ma circostanze politiche, cheoscu. tealtri moltiopuscolisi videro. Ma raronolariputazionediquelpocoas sennato Ministro, anche ad egli fe delle sue opere mediche si fe ce altra edizione in Venezia in due cero cambiare partitie siavviò per volume. Oltregli unacarrieradiversa.Dopodiaverevi Scritti che al Pascoli indirizzarono sitatealcunedelleprimarieCittàd'Ita , il Baglivi, ed il Seguer glilia , torno a rivedere la patria , e ad fudedicatalaseconda edizionedelle unavastissimasuppellettiledicognizio Maschere sceniche del Ficoroni. Conversando gl’uomini tra sè, ed avendo inconseguen ROMA ETCRIS EMANUELE Donde è nico il za necessità di comunicare a vicenda ipensieri, e le linguagio degl, a ز to Cà CO . Uomini partico idee,che passano intimamente loro nell'animo; nè potendo laze ciò conseguire in questo mondo sensibile, se non che in virtù di qualche oggetto atto a muovere i sensi, CONVENNERO DI COMUN CONSENSO ad unire in maniera I loro pensieri, e leloro idee, ancorche al tutto insensibili, a certi SEGNI SENSIBILI, ed in particolarealle voci, che queste, stimolando per entro agli orecchi gli organi dell'udito, destino conun a tale alte razione nell'animo, di chiode, quei pensieri, e quelle idee, che concordarono di ESPRIMERE per s i n i l i segni, o voci, chiamate comunemente termini. I termini dunque in logica non sono, se non chele semplice voci inventate dagl’uomini a piacere per esprimere con maniere sensibili le loro idee insensibili. Di qui è, che nato è tra i popoli ogni linguaggi po a rticolare.Di cosi fatto linguaggio, e delle idee, che esso esprime , rispetto alle operazioni dette dell'intellett, cioè rispetto al raziocinio umano, nel corso del libro presente facciamo esatta menzione. Alessandro Pascoli. Keywords: fisiologia, corpo, galileo, il fuco di Girgenti, Cicerone, Bianchini. Verissimo, non mi piace medicar le donne, ma non le regine” spiegazione dell’entimema in termini dell’intenzione dei communicatori – chi da il segno e chi lo receve – il segno sensibili dell’idea della cosa. Equivoco se il termine e dunque la proposizione rippresenta due idee. -- Luigi Speranza, “Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pascoli – decadeniza divina – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Mauro di Romagna). Filosofo.. Considerato il maggior filosofo decadente, nonostante la sua formazione principalmente positivistica.  Dal Fanciullino, articolo programmatico, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia.  Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata da Carducci e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso ri-organizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo poetico e artistico. Nacque in provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci figli due dei quali morti molto piccolo di Ruggero Pascoli, amministratore della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamano affettuosamente Zvanì. Il padre e assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti di lavoro, non sono mai chiarite e i responsabili rimasero ignoti. Nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia ha forti sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente ne “La cavalla storna”. Il probabile mandante e infatti Pietro Cacciaguerra (al quale fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano, possidente ed esperto fattore da bestiame, che divenne successivamente agente per conto del principe, co-adiuvando l'amministratore A. Petri, sub-entrato al padre dopo il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, sono L. Pagliarani detto Bigéca, fervente repubblicano, e M. Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da lui venne scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del padre, X agosto, la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il padre.  Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato il saggio “Omicidio Pascoli”. Il complotto frutto di ricerche negli archivi locali e che, oltre a pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi di uncomplotto perpetrato ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lascia segni profondi nel poeta. La famiglia comincia a perdere gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la sorella Margherita di tifo, e la madre per un attacco cardiaco (di "crepacuore", si disse),  il fratello Luigi, colpito da meningite, e il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi anche il fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato. Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale e pare conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul delitto da essere minacciati di morte.  Le due sorelle Ida e Maria andarono a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera, chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio, sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente umanitari. Dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite dovette lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino. Si trasferì a Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Gunse a Rimini assieme ai suoi cinque fratelli: Giacomo, Raffaele, Alessandro Giuseppe, Ida, Maria (6, chiamata affettuosamente Mariù. L'appartamento, già scelto da Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa delle materie scientifiche. Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) ssi iscrisse all'Bologna, dove ebbe come docenti G. Carducci e G. Gandino, e diventò amico del poeta e critico S.Ferrari. Conosciuto A. Costa e avvicinatosi al movimento anarco-socialista, comincia, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico lucano G. Passannante ai danni del re Umberto I, lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito, pensando all'assassinio del padre. Dessa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente. Colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera. La paternità del componimento e oggetto di controversie. Sia la sorella Maria sia lo studioso P. Bianconi negano che avesse scritto tale ode. Bianconi la define la più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana. Benché non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, G. Lolli, segretario della federazione socialista di Bologna e il suo amico, dichiara di aver assistito alla lettura e attribue a lui la realizzazione della lirica. Arrestato per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante. Durante il loro processo urla. Se questi sono i malfattori, evviva i malfattori! Dopo poco più di cento giorni, esclusa la maggiore gravità del reato, con sentenza, la Corte d'Appello rinvia gli imputati Pascoli e U. Corradinidavanti al Tribunale. Il processo, in cui Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ha luogo, chiamato a testimone anche Carducci che invia una sua dichiarazione. Non ha capacità a delinquere in relazione ai fatti denunciati. Viene assolto ma attraversa un periodo difficile. Medita il suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come dirà nella poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con impegno. Nonostante le simpatie verso il movimento anarco-socialista, quando Umberto I venne ucciso da un altro anarchico, G. Bresci, Pascoli rimase amareggiato dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la militanza politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse l'impegno verso i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di alcune liriche:  «Pace, fratelli! e fate che le braccia ch'ora o poi tenderete ai più vicini, non sappiano la lotta e la minaccia.»  (I due fanciulli). Dopo la laurea con una tesi su Alceo, Pascoli intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Dopo le vicissitudini e i lutti, aveva finalmente ritrovato la gioia di vivere e di credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della laurea da Argenta:  "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio destino".  Su richiesta delle sorelle Ida e Maria, nel convento di Sogliano, riformula il proprio progetto di vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle negli anni universitari. Ecco a tale proposito una lettera di Giovanni scritta da Argenta, il quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così risponde:  "Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera, io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!."  E ancora da Matera il poeta scrive. Amate voi me, che ero lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro. Amate voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie e consolatrici dei vostri dolori?  Iniziato alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un simbolo massonico), è stato rinvenuto. Insegna a Livorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno. Inizia la collaborazione con la rivista Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a rinnovarsi in cinque edizioni. Con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col poemetto Veianus e coi successivi Carmina. E chiamato a Roma per collaborare con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza di A. Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista Convito (dove sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel volume Poemi conviviali), e di Annunzio, il quale lo stima, anche se il rapporto tra i due filosofi e sempre complesso. G. Bernardo, a capo del Grande Oriente d'Italia, esplicitamente dichiara l'appartenenza di Pascoli e Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge. Il nido di Castelvecchio «La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera»  (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio) Divenuto professore universitario e costretto dalla sua professione a lavorare in più città (Bologna, Messina e Pisa), non si radicò mai in esse, preoccupandosi sempre di garantirsi una via di fuga verso il proprio mondo di origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Infatti si trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo S.  Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito i vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con S. Berti, matrimonio che contempla e seguito vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Sa. Berti, matrimonio che contempl e seguito Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo anni di sacrifici e dedizione alle sorelle, a causa delle qualia causa delle quali ha di fatto più volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo S. Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo mostra dedicata agli "Amori di Zvanì" e allestita dalla Casa Pascoli nel, getta luce sulle sue vicende amorose inedite, chiarendo finalmente il suo desiderio più volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti particolari della vita personale, emersi dalle lettere private, furono taciuti dalla celebre biografia scritta da M. Pascoli, poiché giudicati da lei sconvenienti o non conosciuti.  Il fidanzamento con la cugina Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato all'insaputa di Mariù, dimostra infatti il suo reale intento. Di fronte alla disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, né l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, ancora una volta rinuncerà al proposito di vita coniugale.  Si può affermare che la vita moderna della città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica, nella sua poesia. In un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì, in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di microcosmo chiuso su sé stesso, come se ha bisogno di difenderlo da un minaccioso disordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul tormentato rapporto con le sorelle il nido familiare che ben presto divenne tutto il mondo della sua poesia. Scrive parole di estrema chiarezza il poeta Mario Luzi. Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle quali Ida è connivente solo in parte. Si tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In pratica difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto il resto. Non è solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.»  ([M. Luzi]) In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle osterie, e con il marito di Ida, il quale  dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da lui, partì per l'America lasciando in Italia la moglie e le tre figlie. Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea, gli gettarono progressivamente, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo conduceno in una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo. Abusa di vino e cognac, come riferisce anche nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo nido di Castelvecchio, dopo la perdita della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di agnosticismo mistico, come testimonia una missiva a G. Semeria. Io penso molto all'oscuro problema che resta. Oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande morte. Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse. Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove aveva accettato l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva oscura, Sotto il velame e la mirabile visione. Assunse la cattedra di letteratura italiana a Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati poi celebri, tra cui A. Garzanti. Presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino “Inno a Roma” in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come un'anticipazione della bandiera tricolore.  Scoppiata la guerra italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche. Le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la cirrosi epatica per l'abuso di alcool. Nelle memorie della sorella viene invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato.  Il certificato di morte riporta come causa un tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La malattia lo porta infatti alla morte, un Sabato Santo vigilia di Pasqua, nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2. La vera causa del decesso fu probabilmente la cirrosi epatica. Venne sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice delle opere postume.   L'ultima dimora dove morì, a Bologna in via dell'Osservanza n. 2. Sul cancello si può  brevi parentesi politiche della sua vita. Venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere. L'ulteriore senso di ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del tutore Carducci e al compimento degli studi con una tesi su Alceo.  A margine degli studi veri e propri, comunque, conduce una vasta esplorazione della filosofia ttraverso le riviste francesi specializzate come la Revue des deux Mondes, che lo misero in contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura dei testi scientifico-naturalistici di J. Michelet, J. Fabre e M. Maeterlinck. Tali testi filosofici utilizzano la descrizione naturalistica la vita degli insetti soprattutto, per quell'attrazione per il micro-cosmo così caratteristica del romanticismo decadente in chiave filosofica. L’sservazione era aggiornata sulle più recenti acquisizioni filosofiche dovute al perfezionamento del microscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata letterariamente attraverso uno stile lirico in cui domina il senso della meraviglia e della fantasia. E un atteggiamento positivista romanticheggiante che tende a vedere nella natura l'aspetto pre-cosciente del mondo umano. Coerentemente con questi interessi, vi fu anche quello per la filosofia dell'inconscio di Hartmann che apre quella linea di interpretazione della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi freudiana. È evidente in queste letture come in quella successiva di J. Sully sulla psicologia un'attrazione verso il mondo piccolo dei fenomeni naturali e psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizza tutta la sua poesia. E non solo la sua. La cultura filosofica ha coltivato un particolare culto per il mondo dell'infanzia, dapprima, in un senso culturale più generico, poi, con un più accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di Vico e di Rousseau, paragonano l'infanzia allo stato primordiale di natura dell'umanità, inteso come una sorta di età dell'oro. Si comincia ad analizzare in modo più realistico e scientifico la psicologia, portando l'attenzione del individuo in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La filosofia produce una quantità considerevole di saggi che costituirono la vera letteratura di massa. Parliamo delle innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm  di Andersen, di Ruskin, Wilde, Maeterlinck; o come il capolavoro di Dodgson, Alice nel Paese delle Meraviglie (cf. Pinocchio, Cuore). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi di Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. Saggi sull'infanzia, dall'intento moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot, Il piccolo Lord di F.H. Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio” di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la sua teoria della poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del fanciullino, ai riflessi di un vasto ambiente filosofico che e assolutamente maturo per accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui sa cogliere un gusto diffuso e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia manca dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, ricerca una sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo il modello dei poeti maledetti Verlaine e Mallarmé.  La poesia come nido che protegge dal mondo. La poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere alla verità di ogni cosa. Il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la ragione e, di conseguenza, rifiuta il positivismo, che e l'esaltazione della ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po' forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione, che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali del nido. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna appare sempre più come il paradiso perduto dei valori morali e culturali, la città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I luoghi poetici della terra, del borgo, dell'umile popolo che ricorrono fino agli anni del primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del tutto.  Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899 scrisse al pittore De Witt. C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo; ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura, specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a liberarci dall'immutabile destino». In questa contrapposizione tra l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza familiare e agreste si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della mortedella poesia pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta dai boschi della Media Valle del Serchio, non usce più (psicologicamente parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso lavoro di pubblicazioni poetiche e saggistiche, e accettando di succedere a Carducci sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo una visione univocamente ristretta attorno ad un "centro", rappresentato dal mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte.  Fu come se, sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse trovato nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo per costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben delimitato, al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali relazioni umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con straordinario impegno creativo, costruendo una raccolta di versi e di forme che la letteratura italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi di Chiabrera. La ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella sua eleganza, delle strutture metriche scelte da Pascolimescolanza di novenari, quinari e quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata come un paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma poetica attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti francesi e le altre avanguardie artistiche proclamano nei confronti della spontaneità espressiva.  Frontespizio di un'edizione del discorso socialista e nazionalista di Pascoli La Grande Proletaria si è mossa, in favore della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni, comprendenti gli inni Ad Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni, Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi italici; Poemi del Risorgimento; nonché il celebre discorso La grande Proletaria si è mossa, tenuto  in occasione di una manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, nei quali il poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla ("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il mondo di Pascoli è tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come ricordo dei lutti privati. Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle Avemarie. Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane madre queste myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali. Dalla Prefazione di Pascoli ai Canti di Castelvecchio. Il poeta e il fanciullino. Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra. Da Il fanciullino. Uno dei tratti salienti per i quali è passato alla storia della letteratura è la cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco. Influenzato dalla psicologia di J. Sully e dalla filosofia dell'inconscio di Hartmann, dà una definizione assolutamente compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia (dichiarazione poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo:  dei margini di purezza e candore, che sopravvivono nell'uomo adulto. Della poesia e delle potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano. Caratteristiche del fanciullino. Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma intuisce. Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose. Riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione), trasformandolo in simbolo. Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso cantati da Giovanni Pascoli Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica poetica, ma:  Possiede una sensibilità speciale, che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni. Comunica verità latenti agli uomini -- è Adamo, che mette nome atutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che tuttavia ha portata universale). Deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire). Percepisce l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica. La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed è vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtà ontologica. Ha scarso rilievo la dimensione storica (trova suoi interlocutori in Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo. La poesia vive fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica (il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà ontologica (il mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà circostante senza cheil proprio punto di vista personale e preciso interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso, tranne in poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI del fanciullino, dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il poeta rrifiuta. Il classicismo, che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia, così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite della poesia del Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito maggiore attribuibile al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di far uscire la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del Carducci e del Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre parole, fu in grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia d'Oltralpe e di respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente innovativa: essa perde il proprio tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con brevi frasi, musicali e suggestive.  La poesia cosmica  L'ammasso aperto delle Pleiadi nella costellazione del Toro. Lo cita col nome dialettale di Chioccetta ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa produzione pascoliana liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide: "E la terra sentii nell'Universo. Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella. E mi vidi quaggiù piccolo e sperso errare, tra le stelle, in una stella". Si tratta di componimenti permeati di spiritualismo e di panteismo (La Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di certo; lo spazio aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento cosmico. Scrive il critico Giovanni Getto: " È questo il modo nuovo, autenticamente pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo praticamente ancora operante nell'emozione fantastica, nonostante la chiara nozione copernicana sul piano intellettuale, del Leopardi, il Pascoli sostituisce una visione eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio ancora, una visione in cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva saputo consegnare alla poesia". La lingua pascoliana Pascoli disintegra la forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale comporta "il concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di silenzio. Ha rotto la frontiera tra grammaticalità e evocatività della lingua. E non solo ha infranto la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche annullato "il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido corrente, continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In una parola egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato". Pascoli e il mondo degli animali In un'epoca storica in cui il mondo degli animali rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti, quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al lavoro, soprattutto agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e squarcia un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale mondo di relazioni. Come scrive Maria Cristina Solfanelli, «Giovanni Pascoli si avvede assai presto che il suo amore per la natura gli permette di vivere le esperienze più appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui vede negli animali delle creature perfette da rispettare, da amare e da accudire al pari degli esseri umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla di loro e, spesso, prega affinché possano avere un'anima per poterli rivedere un giorno. Saggi: “Myricae” (Livorno, Giusti); “Lyra romana ad uso delle scuole classiche” (Livorno, Giusti, -- antologia di scritti latini per la scuola superiore – “Pensieri sull'arte poetica, ne Il Marzocco  (meglio noto come Il fanciullino) Iugurtha. Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io. Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno, Giusti); (antologia di autori latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti); “Intorno alla Minerva oscura” (Napoli, Pierro); “Sull’imitare. Poesie e prose per la scuola italiana (Milano-Palermo, Sandron). (antologia di poesie e prose per la scuola), “Sotto il velame. Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori” Milano-Palermo, Sandron,  (antologia di prose e poesie italiane per le scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia” (Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi conviviali, Bologna, Zanichelli,  Odi e Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi poemetti” (Bologna, Zanichelli); “Canzoni di re Enzio La canzone del Carroccio” (Bologna, Zanichelli); “La canzone del Paradiso” (Bologna, Zanichelli); “La canzone dell'Olifante” (Bologna, Zanichelli); “Poemi italici” (Bologna, Zanichelli); “La grande proletaria si è mossa -- iscorso tenuto a Barga per i nostri morti e feriti (La Tribuna); “Poesie varie, Bologna, Zanichelli); “Poemi del Risorgimento, Bologna, Zanichelli); “Patria e umanità. Raccolta di scritti e discorsi” (Bologna, Zanichelli); Carmina” (Bononiae, Zanichelli); (poesie latine) Nell'anno Mille. Dramma” (Bologna, Zanichelli); (dramma incompiuto) Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi” (Bologna, Zanichelli); “Antico sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino” (Bologna, Zanichelli). “Myricae” è la prima vera e propria raccolta delle sue poesie, nonché una delle più amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico poiché "non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone "quadretti" di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari, colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Crebbe per il numero delle poesie in esso raccolte. La sua prima edizione, raccoglie soltanto 22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva comprendeva 156 liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili tamerici, diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano riflessioni profonde.  La descrizione realistica cela un significato più ampio così che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale. La rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è solo all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa da scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. Pascoli ha dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero Pascoli, mio padre"). La poesia-pensiero del profondo attinge all'inconscio e tocca all'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso da tutti. Anche autore di poesie in lingua latina e con esse vinse per ben tredici volte il Certamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso di poesia latina che annualmente si teneva ad Amsterdam. La produzione latina accompagnò il poeta per tutta la sua vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del collegio degli Scolopi di Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul letto di morte.  In particolare, l'anno 1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto “Veianus” e l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi è anche il carme alcaico Corda Fratres, inno della confraternita studentesca meglio nota come Corda Fratres. Ama molto il latino, che può essere considerato la sua lingua del cuore. Il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di morte Pascoli parlò in latino, anche se la notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta. In quegli anni non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia latina (G. Giacoletti, un insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato da lui, vinse l'edizione del Certamen con un poemetto sulle locomotive a vapore. Ma lo fa in maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici, sorprendenti. L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta curata da E. Pistelli col saggio di A.  Gandiglio. Esistono delle traduzioni in lingua italiana delle sue poesie latine quali quella curata da M. Valgimigli o le traduzioni di E. Mandruzzato. Tuttavia la produzione latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la poetica del Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica della memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce dalle memorie, dolci e tristi, della sua infanzia. Ditelo voi, se la poesia non è solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui rivive ciò che è morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è morto, attingendo non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la propria esperienza, descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più vicino ad una sorta di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie? Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi che giravano  la macina al buio, affamati, con la museruola?". Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle epocheil poeta si appella alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte. "L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino.  Qui interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose. "Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza, ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente, parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento: il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo, e anche prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in latino per un moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore di esprimere una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici, senza apportare alcuna novità alla letteratura latina.  Pascoli invece reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una sensibilità moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino di Pascoli. (cfr. A. Traina, Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali: Poemata Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano essere i temi favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che Pascoli sentiva come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro figlio (cfr. Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano, privando invece le madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa chiama il bambino). I “Poemata Christiana” sono da considerarsi il suo capolavoro in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari poemetti, tutti in esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal ritorno a Roma del centurione che assistette alla morte di Cristo sul Golgota (Centurio), alla penetrazione del Cristianesimo nella società romana, dapprima attraverso gli strati sociali di condizione servile (Thallusa), poi attraverso la nobiltà romana “(Pomponia Graecina”), fino al tramonto del paganesimo (“Fanum Apollinis”).  La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella Biblioteca statale di Lucca. A San Mauro la sua casa natale è sede di un museo dedicato alla sua memoria e dichiarata Monumento nazionale. Gli vengono dedicate importanti iniziative in tutta la Penisola. Viene coniata una moneta celebrativa da due euro con l'effige del Poeta.  Il delitto Ruggero Pascoli  Omicidio Pascoli. Il complotto (Mimesis)  F. Biondolillo, La poesia, Maria Pascoli, Autografo Memorie, Alice Cencetti,  una biografia critica, Le Lettere, G. Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi? Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli suoi... Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è giusto!   Ma non si potrebbe trovare il modo di punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che in parte s'è disviata in pro' di lui. Non essere così ragionevole, o Giustizia. Perdona più che puoi. Più che posso? Ella dice di non potere affatto. Se gli uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da sentire veramente quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare che il delitto fosse pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di morte o mortificazione. Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore al delitto gli uomini lo mostrano appunto già assai, quando abominano, in palese o nel cuore, il delitto anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più tollerabile?»  La storia dell'I.I.S. Raffaello. Domenico Bulferetti, L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice Milanese,  Piero Bianconi, Pascoli, Morcelliana, Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto Alfassio Grimaldi, Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli anni giovanili del Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il giovane. Attraverso le ombre della giovinezza",  realizzato in occasione della mostra omonima allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli  Per approfondire gli anni di ricostruzione del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle, senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti, G. Gori, U. Sereni "Vita immagini ritratti", Parma, Step.  Il rinvenimento è opera di G. Ruggio, Conservatore di casa Pascoli a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal Grande Oriente d'Italia ad un'asta di manoscritti storici della casa Bloomsbury, e la notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne Il Corriere della Sera,  Filmato audio S. Ruotolo e G. Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro: "Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage (archiviato il 29 marzo )., al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si disse: «evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica nelle logge, almeno per evitare un fastidio»  Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca e latina.  Le date sulle docenze universitarie sono prese da Maurizio Perugi, "Nota biografica", in G. Pasocli, Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro: catalogo, San Mauro Pascoli, Comune,.  Cfr. sempre Rosita Boschetti, op. cit, pag. 28. Scrive da Matera a Raffaele la lista delle sue spese. 65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al casino (necessità), 15 in libri (più che necessità)».  Fondazione Pascoli: la vita,  Gian Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta  Vittorino Andreoli, I segreti di casa Pascoli, recensione qui  Testo dell'"Inno a Roma"  Testo di "Al corbezzolo"  Fondazione Pascoli: la vita,  Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli  Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il decadentista. Vittorino Andreoli, op. cit  Maria Pascoli, Lungo la vita (Milano, Mondadori); Giovanni Getto, poeta astrale, in "Studi per il centenario della nascita di G. Pascoli". Commissione per i testi di lingua, Bologna, Fondazione Giovanni PascoliNuovi poemetti,  A. Schiaffini, Disintegratore della forma poetica tradizionale, in "Omaggio a Pascoli",  G. Contini, Il linguaggio di Pascoli, in "Studi pascoliani", Lega, Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Gli animali da cortile, Chieti, Tabula fati,.  Vegliante.  Alberto Fraccacreta, Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi.  Luigi Del Santo, Cammei Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei carmi latini e greci minori di Giovanni Pascoli, Giuseppe Giacoletti, De lebetis materie et forma eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum, Amstelodami: C. G. Van Der Post, Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror; edidit H. Pistelli; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli); Poesie latine; Manara Valgimigli, Milano: A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi cristiani; introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo Mandruzzato, Milano: Biblioteca universale Rizzoli, Carte pascoliane della Biblioteca Statale di Lucca, su//pascoli.archivi.beniculturali/. Museo di Casa Pascoli, su polomusealeemiliaromagna.beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Guido De Franceschi, Giovanni Pascoli: cento anni fa moriva il massimo autore latino dell'età moderna, in Il Sole 24 ORE, 5Giuseppe Saverio Gargano, Poeti viventi italiani: G"Vita Nuova", Gargano, Saggi di ermeneutica. Del Simbolo (Sul "Vischio" di Giovanni Pascoli), in "Il Marzocco" Gargano, Poesia italiana contemporanea, in "Il Marzocco", G.S. 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Sanguineti, Poesia e poetica/ Atti del Convegno di studi pascoliani/ San Mauro, 1-Comune di San Mauro Pascoli/ Comitato per le onoranze a Giovanni Pascoli, Rimini, Maggioli, 1984 Stefano Pavarini, Pascoli e il silenzio meridiano (Dall'argine), in "Lingua e stile", Stefano Pavarini, Pascoli tra voce e silenzio: Alba festiva, in "Filologia e Critica", Maura Del Serra, Voce Pascoli, in  Il Novecento, Milano, Vallardi, Arnaldo Di Benedetto, Frammenti su "Digitale purpurea" nei "Primi poemetti" di Giovanni Pascoli", in Poesia e critica del Novecento, Napoli, Liguori, Ruggio, Pascoli: tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta, Milano, Simonelli, Franco Lanza, scritti editi ed inediti, Bologna, Boni, Marina Marcolini, Pascoli prosatore: indagini critiche su "Pensieri e discorsi", Modena, Mucchi, Maria Santini, Candida Soror: tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli la più adorata sorella del poeta della Cavalla storna, Milano, Simonelli, Le Petit Enfant trad. dall'italiano, introd. e annotato da Bertrand Levergeois (prima edizione francese del Fanciullino in Francia), Parigi, Michel de Maule, "L'Absolu Singulier",  Marinella Mazzanti, I segreti del "nido". Le carte di Giovanni e Maria Pascoli a Castelvecchio, in Raffaella Castagnola, Archivi letterari del '900, Firenze, Franco Cesati, Mario Martelli, Pascoli, tra rima e sciolto, Firenze, Società Editrice Fiorentina,  Pietro Montorfani e Federica Alziati, Giovanni Pascoli, Bologna, Massimiliano Boni Editore,  Massimo Rossi, Giovanni Pascoli traduttore dei poeti latini, in "Critica Letteraria", Mario Buonofiglio, Lampi e cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il lampo" di Giovanni Pascoli, in "Il Segnale",  ora disponibile in Academia Andrea Galgano, Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli tra memoria e nido, Roma, Aracne editrice,  Massimo Colella, "Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere canore". Pascoli, Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista Pascoliana", Jean-Charles Vegliante,  L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto San Giovanni, Mimésis,.  Accademia Pascoliana; Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli Socialismo utopico Thallusa. Treccani Dizionario biografico degli italiani --  italiana di Giovanni Pascoli, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.  nello specchio delle sue carte. Fondazione Giovanni Pascoli. Giuseppe Bonghi.  testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara Valgimigli, Poesie latine, Mondadori,  Casa Pascoli. "Poemi conviviali". Giovanni Pascoli. Pascoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689469228/in/photolist-2mQ2SsQ-2mKC3nj

 

Grice e Pasini – implicatura – filosofia italiana – La meta-meta-for a del cavaliere perduto -- Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo. Figlio di Pietro, discendente di una famiglia originaria della val Sabbia, trasferitasi in un primo momento a Schio e poi a Vicenza, dov'era ascritta al Consiglio Nobile della città. A metà del Seicentopiù o meno all'epoca della morte di Pacealcuni Pasini di Vicenza figurano tra i mercanti di seta e panni grossi. Studia a Padova applicandosi agli studi giuridici, che ben presto trascurò per interessarsi della nuova scienzafu in contatto con Galilei e  soprattutto della filosofia, seguendo assiduamente le lezioni di Cremonini, impegnato nel commento mortalista della Fisica e del De coelo di Aristotele e seguace dell'aristotelismo critico e razionalistico di Pomponazzi, che mette in discussione l'immortalità dell'anima e alcuni dogmi cattolici. Uno dei incogniti, uno dei circoli più attive, vivaci libere. A tale adesione alcuni biografi settecenteschi attribuiscono le accuse di eresia nei suoi confronti. Come invece dimostra una serie di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, e un fatto di sangue a determinare il provvedimento giudiziario che lo condanna all'esilio. Per un futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini), insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari,  nella villa Pavaran uccise Roberto Malo e ne ferì gravemente il fratello. Condannato a cinque anni di esilio a Zara, poi ridotti di circa la metà, e assolto e liberato. Reintegrato nella società vicentina, fu vicario a Barbarano e a Orgiano, dove era già stato agli inizi della carriera. La sua vita dovette scorrere come quella di tanti nobili di provincia, tra affari privati, responsabilità amministrative, passione letteraria e interessi culturali, sempre presente l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e composizioni sono spesso dirette a podestà, capitani e dogi. Si registra un stretto legame gl’incogniti e una grande produzione letteraria. Fece parte della corrente poetica del marinismo, che ha in Marino il proprio modello. ””Rime varie, et gli increduli, ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto illustre Giacomo Godi” (Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici componimenti in metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo, “Campo Martio overo Le bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino, dell'illustriss. sig. Marco, componimento di quasi 900 versi settenari ed endecasillabi sciolti, uscito a Vicenza presso Grossi e dedicato a un membro dell'illustre famiglia Molino; “Rime” diuise in errori, honori, dolori, verita, & miscugli (Vicenza); Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato all'illustrissimo signor Dominico Molino, Vicenza, di carattere politico-encomiastico, racconta allegoricamente come il sogno trasporta il podestà attraverso i cieli sino alla via Lattea, dove trova gli eroi che hanno illustrato la sua famiglia; “Rime Marinistiche”, raccolta complessiva delle sue Rime, stampata a Vicenza; fanno rientrare l'autore nel filone marinista dell'epoca. “La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato de' passaggi dall'una metafora all'altra e degl'innesti dell'istesse nel quale si discorre secondo l'opinione e l'uso de'migliori, se senza commetter diffetto, si possano usare dai poeti e, oratori. Dedicato all'illustrissimo, et eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo erotico cavalleresco che indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni feudali di provincia. La sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione del romanzo barocco veneto e dei narratori incogniti, secondo una linea che intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -è da questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I promessi sposi.” Vicenza nella sua toponomastica stradale, "Le Garzantine", Manzoni a Vicenza Firenze, Olschki). Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. e cantòinquestaforma. Nela vagastagion, che l'Usignolo Dolenteancoradel'anticooltraggio Contragichearmonie filagna,e plora, E chedinouoamorfecondoilsuolo Del gran Pianeta altemperato raggio Di verde giouentù gode , ès'honora, Con man prodiga Flora D'odorositesori Consuperbia pomposa. D'ogniintornospargeagemmatifiori; Ma qual donna deglialtriinmaestosa monarchia sublimarpareala Rosa. Tributariadilei, versandol’vrna, La figliuola del Sole Albanascente Le offriadiperleruggiadoseunnerabo; Etella, delapuraondanotturna. L’homaggio accoltoinfen,lieta,eridente Di sii 2   Diricca gravidanzaempieafıilgrembo; Indi , il purpu r e o l e m b o Spiegando a poco a poco , Scoprial'auratocrine Delgranlumedelcieloalprimofoco; Levolauanointornoafar rapine Preciofed'odorl'inrevicine. Superbaciterea, ch'in Regia tinta Le imporporasse il suo bel piele foglie, Incota i detti ingiuriosa eccede. Chianti Giunohomai, tuagloriaè vinta, Altrolatte il mio fangne il pregiotoglie, E'ltuofiorealmio fiors'humilia, ecede. Cositumida fiede Coninportunoorgoglio L'ambitiofo petto Dela Reginadelsuperno foglio, Chefdognandoilsuo Numeellernegletto, Lo sguardo oscura, eintorbidal'aspetto. Frome, egal carrodi vendetta ingorda Di vampe, efocbi,edisaette,elampi . Grida lontana ancor ;Figlio vendetta, Con frettolofaman richiama, elega Ilvago augel da le flellate piume , Econla voce anco la sferza accorda , Zosgrida,ebate,eimpatienteilpiega, Quevfailmondo incanutirdi brume. Delarmi ilfjero Num e Quiui a funguignalite Sai Vandalicicampi Alti Duciinfiammana, e fchiereardite; Giungeellaa lui,cuiparche'lguardoaukāpe Ambo fiam vilipeli, amboschernići, numi impotenti fon Marte, e Guinone; La tuapudica Dea,latuadiletta, Quella,chedelsu’amorresegraditi Cillenio, e Febo,elcacciator garzone, Questa del vago Adone Coleancor le memorie Solo a tuo scorno, e in vno Al mio lattedirinfratia le gloriezn. Mirà d'orgoglio altierfastoimportuno, Che di rosa anteporsi ardisce a Giuno . S'ami lamadre ,e leigradir desij, A lasuperbal'alterigiaScorna, Ela suarosaleaxuilisci ofiglio Madre ,non fia,ch'io letue ingiurie oblij (risponde) al cielo pur sagli ,e ritorna, Ch'io benfarollebumiliareilciglio: Dipiùfinovermiglio Distino ostro più grande, P e r tinger rosa altera , Dicuilagloriafoltesfaghirlande; Stella non splende , ou'è delsolla jpera , E appolaneuengnicandors'annera. Cosidetto,ellaparte, egliaccore Doue aßalitoil Vandalloferoce ColGoto afalitor pugna , e contende : Disanguinosifiumi ilprato/corre, D'urli, e di strida una mistura atroce , Che difonde terrori al Cielo ascende ; Dubbio ilsuccessopende, Alfinscompiglia,efrange il gran duce Adoino Lanemica Vandalicafalange; Mail ficroDio, ch'adostroperegrino Aspira,affrettailsyomortal destino. Cadeilprodesignor,fuggedisperso Semi viva fi getta addosso al morto; El'abbraccia,e lofringe,el bacia,e’lterge Condiluuijd'angoscia,elcrins'afferra, E Straccia, efuelleinfindaleradici; I sulerose, chelbuon sangueasperge, E checompagnefondelasuaterra, Spe r g e presag i in v n mesto , e felici. Esclama. O fioriamicia Lostuolnemico, ilfuotrionfosdegna Per sì gran danno il G o t o l a g r i m o f e j j Goiodisco ilgerman nel duoloimmersa Nela fortune gloriosa insegna Trarose inuolue il busto sanguinoso, E dono doloroso A Lutterial'invia, Cheil granmaritofcorto Esangue, efreddoogni dilettooblia, I d'amor piena, edotadiconforto, che    Così pullulerà la Rosa ORSINA. E cosìgerminò,cosìdalcielo, Per lomondo abbellir,netrasseisemi, Nelsuonataleancorgrandeiammirata: Sorge fecondo il glorioso stelo , E ne'Gallicicampi,ene'Boemi Degnirampoli Italiane traslata , D'apiinvece,adorata Schiera d'altepirtudi Lovà suggendo,efaui P o i ne compone di Reali ftudi , Onde ilmondo isuoi cafiinfaufti, e graui Persidolceliquortornisoaui. DefiudilaudedilSole,acuis'aprica solo ,e solo a'suoirai s'auanza e gode, E l'irrigailfuddordi nobilonda; Duro, einduftre cultor glièla fatica, Siepe l'ardire, il buon valor custode, El ' applauso de ' Cor i a u r a gioconda Ondeè poi,chediffonda Cosi pregiato odore E dipalma, e di Lauro Ch' ı n t a l nel g i r do e l età migliore Non neadunolaGloriainfuotesauro DalBoreaàl'Auftro, edalmar' Indo, alM auto. Scritte så in Cielo alettere difato, Là de l'eternità ne'cupi annali, Digermetal son le grandezze,eipregi. Febo m'inspira è colassu fermato, Ch'eglifioriscafolfreggiimmortali, Alteimprese,opreilluftri,èfattiegregi: Tirannieftinti,Regi Debellati,daafflitti, Regnisommersiinlutti, Espugnatecittà,Ducisconfitti, Prouinciescosse, esercitidestrutti, Pergliopresileuar, fianosuoifruti. Lietoverdeggi, eauuenturosogoda, Che'l cielgliarride, eporgelafortuna Grandi Che'l core hor m i pungete, Insegna peregrina Delmio venireimmaturo ancorSarete; Cosi auuerrà, cosilo ciel destina, Il diadema adorar veggio di Piero. Fortunata Dalmatia,borche s'innesta NeltuoceppoRealfinobilpianta, attendi pure un secolo d'Eroi. Vomiti incendihomai Chimera infesta, Stragede'campisiabelua Erimanta, Che fienconcettiipercussorisuoi; Altri indomiti buoi sbuffinofiamme in Colco, C'hauralliubbidienti Adaratronouelnouobifolco; SorganProcufti,elanguirandolenti  Ancola Famahà lingue, E filgrande, efacondo, Ei gesti degli Eroi spiega, ediftingue. Bastiàl'ORSIN valor, c'habbiagiocondo Teatro Italia, e spettatore il mondo. Gran di alimentià le r a dice prime. Beltesoroèvirtù;ma s'altaloda, Mase honori laforteancogli aduna, ViepiùchiaroSplendorne’raggiesprime Eccolohomaisublime Gemmarfi intorno,intorno Sold'insegned'impero, Manti, porpore, scettriilfanno adorno; Mafouratuttiin maestà primiero Sotto noui Tesei gliultimi accenti, Canzon chiudanlelabbra. La meta-meta-fora. itopedelabiturates.  347 daglianimal:corterdel'acquecitopedeèsolce Nec tenoftra iuberfiericenfura pudican . Sentäthaoppreffo CarullaDeXNptysPelleic Cerula verrentes abiegnis equora palmisan Verrentesperremigantı, palmisperremi son metafore di poca comienienza; perche le mani non icopano come inftrumento profimo. DS Fortetfolcodálfoco et  verriginsJalmocodel la core circulari. Sedtamen,uttentesdisimularerogat. Cenfura è traslation dal Magistrato Cenforio a } rigordell'atninre; oubetèmetaforaanch'ega, che nonficonfaconla censura; perchefebene: legesautiubescentvetant,quepermitan, AMAP H i u n t. La censura pero non era legge, nè magistrato, che hau e f l c a u c o r i t à d i far legge. Ma a f o l o gaftigauachi contrauenità a'buonicollumi, adalcuneleggi et adalcunivnitalchequi? Pinnestodiduemetaforeinvafolopredicatos poilslacione confaceuole alla vièpoiilpallaggionelnornogar dell'altropredje viè censura. tom 1 Nel terzo de arte ama ndi,  Ecco   Nequevliusitinntisim per untitabii. Nequifleprezesirefoue palmulis metaforam non producer ad extremum nec ineaintere. Sed abvnaadaliamtranfilire; hicveroraliumiprie Prorumfecurses, och Nonèdigiustitiachc Catullorefiabbando pato  1945 Epiù sottodiffe. Qui formula croftramentofumprofcidir quota Aoftrumè metafora trasportata da gli vecelli allegalee, acuimancauailproprio perfignif carlofprone, equindiancoallanaue perde notarlaprora, e proscindere è pur metafora, che Hon ha corsispondenza con legalec, ma con quellecose, chetagliano: Ecco appresso v o trappasso da metafora a metafora. Ecco VA alero inneftopuriuinell'aggionto, e nel softantiuo. Dide currum wlitanumper ladate, che viag giava PHASELLUSilleguem videtihofpittia'? Siswiffenavium celerrimus. Oprisforeivolarejouelinteo. Ognuno sà che Falelloèvna fpeciedi nauigio; nel descriver la celericà del quale nel n a a i g a r e Pau r o r e fi vale della metafora del nuotatore e fubitò palla al volo ch'è dell'uccello e quianco fåvn'innestoinquel volarepairwisin cuivuo) direnauigar coiremi:poichenen f volacon lepalme, maconl' aliscosiinnettal'operation! dellyccello con l'inftrumento dell'huomo, ch'è la mano sopra il qualpaflo il Muretto di fe.Aiuntvitiofumeffefernelsuscepram  tolco da'legamini ]? wimruna è 2349 nato da Tibulloze da Propertio speiò fenciamo lianch'elli. Propertio nella festa decimadlegiadel. cerzo ang niNini Sublime capulmafiflimunubar Afperala Mefiffimosa sperme, chehannodicomune ,Ring oluenparcela branquillità,ch'e delmare cal P6 Sempere n i m vacuos n a x i f o b r i a t o r q u e r u m a r e s. Nox fobristonguet,inpeito Pace Pasini. Pasini. Keywords: implicatura, il cavalier perduto, la metafora, “dall’una metafora all’altra,  galilei, cremonini, degl’incogniti, keplero, Manzoni, rapimento, anonimo, incognito, meta-meta-fora. Refs.: “Grice e Pasini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691984749/in/photolist-2mPyn68-2mLLZRD-2mKQW9n-2mKbpiZ

 

Grice e Passavanti – eroe – filosofia italiana – Luigi Speranza (Terni). Filosofo. Partecipa alla Grande Guerra csergente nel 4º reggimento Genova cavalleria, in cui e protagonista di incredibili atti di eroismo. Partecipa  alla occupazione di Fiume tra i legionari di Annunzio. Da soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante esempio, trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo strazio della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla lotta; sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo fra i primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In critica situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando, alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano, alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito, sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra. Superdecorato, volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per la maggiore grandezza della Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di eroico soldato. A capo della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare che più che le parole valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio e combatté con i fanti nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entra per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di combattente, animato da indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo del valore personale, della continuità dello spirito di sacrificio e della più pura fede nei destini della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave, del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia. Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto spirito militare e di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. V. Pirro, Arrone: EThyrus. L’arma dell’eternita, Roma, (Camera Deputati), L’organizzazioe economica dell’industrai eletrica, Roma, Le benemerenze e la tirannide degli idrolettrici, Roma, Risveglio e viluppo agricolo, Roma, Bonifica integrale, Roma, Per una piu armonica distribuzione di pesi fra I diversi cespiti della ricchezza e I diversi lavoatori, Roma, Precursoi. L’IDEA ITALIANA, in Piemonte, Roma, La contabilita generale dello stato italiano, Roma, lineamenti chematica di contabilita di stato, Siena, Storia di Terni, dale origi al medio-evo (Roma), Interamna de Naarti, “INTERAMNA NAHARS”, La contabilita di stato o economia di stato nella storia italiana, Giappichelli, Torino, L’ECONOMIA DI STATO PRESO I ROMANI (Giappichelli, Trino, 1936), La contabilita generale dello stato esposta per tavole sinottiche, aRosrino, Attualita economiche, Roma, La contabilita dello stato”. “Nel numero e l’univeso ma il numero e un segno che po cconviene interpretare. Elia Rossi Passavanti. Passavanti. Keywords: eroe, Annunzio, Fiume,il concetto di economia di stato, l’economia di stato presso i romani, la terni pre-romana, la terni no-romana, la terni umbra, la terni osca, la lingua umbra, l’idea italiana, economia di stato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740922209/in/photolist-2mQaKxF-2mPY4jk-2mPqp6k

 

Passavanti, jacobo – libro dei sogni.

 

Grice e Passeri – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “He was Zabarella’s uncle – mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s amazing how much a little book like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced those Renaissance and pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned about the immortality or other of the soul!” -- genua: essential Italian philosopher. Pubblica commentarii al “De Anima” e alla “Fisica” – contro Galileo. Dimostrara la perfetta convergenza fra le idee di Aistotele e Galileo sulla dottrina dell'unità dell'intelletto. “Disputatio de intellectus humani immortalitate” (Monte Regali: Torrentino; “De anima”  (Venezia, Iunctas-Perchacinum); A. Paladini, “La scienza animastica”. At cum Latini uideantur hoc negare, nosrem itaefle comprobare possumus quoniam Aristotele cum dederitcommunem ANIMA. Animæ definitione subiungit et propriam cuiusque gradus dicendam fore et prior rem natura elTe vegetatiuam sensitiua, quod in codem intelligitur, non autem in diversis quoniam in eodem animato pofita senfiti, uaponitur vegetatiua et pofita intellectiva nimortalibusalięponátur, quiaficutise habet vegetativa in sensitiua, ita & sensitiva in INTELLECTIVA, quoniam in consequenterfe habentibus polito primo non ponitur se cundum ,atposito secundo ponicur primú. Itaq;essentiægraduúanimæcum fefecon s equantur, polita posteriori dabitur prior et per consequens communem animæ definitionem analogam esse oportet. Secundum autem anobisposicum, utintelligatur Animain scilicet intellectiuã immortalem fore secundum quidautem mortalem , intellectum quattuor modis dici, certumeft. depossibili, deinhabitu speculative et agente. Vnus quisque horum modorum arguir intelletum corruptibilé, quoniamomne quodincipit, necessariodefinit:cumautem intellectus materialis in Sphæranon detur fed tantum in puero nuper nato, cum inces perit in Socrate, ut ita dixerim necessario delinet. Similiter intellectus agens in Socrate incipit, quoniáili copulatur, ut forma & cum agens ili copulatur, intellectus in habitu, qui genitus est desinit intellectus etiam in actu speculans, cum de non speculari transeat ad speculationem, videtur genituscum autem amplius non speculator actu, definit este intellectus actu speculans . ita ut intellectus quodammodo et propter diverdos respectus quossuscipit, dicatur corruptibilis et factus secundum autem substantiam cum eadem sit substantia intellectus agentis et possibilis dicitur eternus et simpliciter immortalis, quod rationibus ab Aristotele acceptis itaefleoftendi potest. Omne enim formas omnes materiales recipiens estim materiale intellectus autem possibilis recipit omnes formas igitur est immaterialis, est autem necessarium tale recipiens esse immateriale. Quoniam quod intus eft extraneum prohibet. Pomponatius [POMPONAZZI] támenstuder destruere hanc rationem, primum enim inquitillam non concludere proptere aquòdfi intellectcus. Eus materialis esetseparatusfequeretur et suam operationem separatam fore, quia operatio ipsam essentiam consequitur:atArist. inquitsiintelligereestficutsentire,ecce quod comparat operationem intellectus operationisensus, igiturvideturhæc ratio, potiusintellectummortalē probarc,quàm immortalem. NullaefthæcratioPompo Ratij,quoniam fequereturintellectumeffe uirtutem materialem , quod di&tum Arift. omnino negat.prætereavideturcommitte refallaciam afecúdum quidadfimpliciter, propterea quòd non ualct, possibilis obie &tiuedepédet, igituromnis intellectus.At cum Alexan,velitanimam intellectiuafiue intellectum possibilemnonesseformā, sed; præparationemquandam , qux& sirecipiat omnes formas,essetamcnmortalcm,peto abilloquid per preparationemintelligat, uel intelligitpuram priuationem , uelpri-, uationem cum aptitudine, non primum: quoniam priuatio fola nihil recipit, igitur priuationem cum aptitudineillumintelli gere oportet, igitur erit forma:si forma , ergomaterialis,quarepreparatiohæc non, recipiet omnes formas. Adiungit præte rea Pomponatius,intellectus vnicam tan tum operationem habet, proptereaquòd D i j ynius  Secunda ratio, qux nostram sententiam confirmat, accipiturab Arist. in3.de Anima.13.& isiinquibus propofitain13.quesstioncan intellectus sit intelligibilis quema admodúalia materialia-intelligibilia,foluit in15. Etintelligibiliseftficutipsaintelligi biliain his quæ funt fine materia idem est, quod intelligit et quod intelligitur, quilo  unius virtutis unica est operatio cum itaq; intellectus fit vna uirtus, quęmedia est inter: pure materiales et  omnino abstractas, vna driteius operatio:esseautcm mediãexeoni titurostendere, quoniã intelligitvniuerfale infingulari et quatenusintelligitvniuerfa le, comunicat cum abstractis, quatenusin singularicomunicatcummaterialibus, primum dictum sublatum fuit, non inconuenire quòdvna virtus diuerfimodefe habens, di versasexercear operationes, secundum di & umapudme nullum eft, quoniam intel ligere fubftantiarum quæ omnino funtfe paratæ,est intelligere per essentiam ,intelli gereauté intellectusestvniuersalisperspe ciem ,fiitaq;hocintelligerenonconuenit substantiis omnino separatis, quomodo na erit media participatione extremorum, qux re erit adhucex hoc fundamento intelles Aus pure materialis. Tertia ratio accipitura quodamnorabia ti, Quoniam naturalis philosophus uide túrdare duo eusnon eftcum LATINIS interpretandus, sed intellectum esse intelligibilem, cum possi bilishabueritintellectum agentem ut formam , tunc est intelligibilis per speciem, q u x actu est scilicet per formam intellectus agentis et est intelligibilis vel uti intelligere tixet enim si intellectusintelligereturqué admodum dicútLatini,effetintellectusdo teriorisconditionis lapide, quoniamlapis per suam speciem intelligitur per se, intellectus vero per accidens, intelligendola pidem per fuam fpeciem. Quare intelle dus materialis et fi uideatur intelligibilis ficuti alia intelligibilia materialia per speciem, nontameneodemmodoquoniam intellectus intelligibilis per suam formam fit intelligents, intelligibileautem materias leminimè, dequibusfufius in explanatio neeiuslocidiximus. phy. fundamenta Metaphy.primú quòd detur abstractum in natura, nam fi Metaphy, ignoraret abstractum, eum non determinaret, alterum fundamentum eft quod naturalis supponit abstractum et  qud abstractum magnitudine ficintelligens, quod tribuítanimasticusfine quo Mera    phy. Non haberet, quodabftractum fitina telligens.Adrem fiintelleétusessetmorta lis,nondareturMetaphy.quoniam per nullam naturam posset haberi abstractum esse intelligens, intellectus enim quimor talis est non poteft habere eandem opera tionem, cum intelligere intelligentiarum, quarefieffet mortalis, non habereturco gnitioeorum, quæperessentiamsunt sep rata. Ultima ratio quæ immortalitatem animá confirmat, estquoniam felicitatéacqui ri pofle conveniunt peripatetici omnes, quam habere esset impossibile, liintellectus esset mortalis. Pomponatius discurritagés defelicitates, illam contingere hominibus, quoniam omnes lībiinuicem funt auxilio alijenimaguntsecundum intellectumpra: eticum ;alijautem secundum intellectum , Speculatiuum: rectè inhocdicit, fed,falli, tur, cum -velithominem effe hominem per intellectum, ideo homo exercet operatiot nesmorales per formam, qua est homo,& propterea inquit Averroes p moralis capitfi, nemhominisineoquod homo, quiqui demfinisest cogitatiua, ideofoelicitas non competit homini ut homo, fedut in coquoddam diuinum reperitur.10, Ethi. cap.9. Aliauita et finispotioristo, ideo nos   li er  nos cum homines fimus,non debemus h u mana curarc, sed perueniread immortale & sempiternum, peridquodinnobisdi uinum eft. Dequibusfufiusin expositione c o m .; de anima diximu s. Ianua. Marco Antonio Genua. Marco Antonio Passeri. Antonio Passeri. Passeri. Keywords: peripatetici, lizii, nous, intelletto, etimologia d’intelletto, da lego – ‘to care’, ‘to decide’. Intelleto, nous, animus vs. anima, mens, Boezio, l’intelletto, l’anima intelletiva, animistica, animastica. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691304466/in/photolist-2mPyn68-2mKQ7M8-2mPCgo1-2mKMrVm-2mKyJgk-CfbuaM

 

Passini

 

Pasqualini difficult to find. M. Pasqualini, C. Pasqualini.

 

Grice e Pasqualotto – trasmettitore/ricevitore – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo. Grice: “I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously as Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” – But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””Frequenta il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro Faggin. Sotto la guida di Formaggio, si laurea in filosofia aPadova, con una tesi sull'estetica tecnologica di Bense. Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è maestro nel suo stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora attivamente ad alcune importanti riviste di filosofia come Angelus Novus, Contropiano, Il Centauro. -- è professore a Venezia; a 'Padova; è stato cofondatore dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Contribuito alla nascita della rivista “Marco Polo, rivista di filosofia orientale” --  e comparata “Simplègadi” è stato tra i promotori del Master in Studi Interculturali dell'Padova, presso il quale ha insegnato Filosofia delle Culture. Direttore scientifico della Scuola Superiore di Filosofia orientale e comparativa di Rimini. Contributo teorico Nel saggio Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale, Pasqualotto descrive la sua avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una prima fase si è formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte, e in questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era la morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta; Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita. Un'insoddisfazione di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca continua di nuove possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire lo studioiniziato già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a quella occidentale. Il buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno ampio di indagine e di confronto con diversi temi o autori della cultura europea; ma anche il pensiero taoista e l'esperienza della filosofia indiana hanno rappresentato nel corso degli anni un importante ambito di riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta fase del suo viaggio intellettuale, Pasqualotto si è rivolto all’estetica orientale come meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile superamento della scissione tra esperienza e riflessione (250-259). In una quinta fase, Pasqualotto si è avvicinato all’estetica di Emilio Garroni come uso critico del pensiero, quale comprensione dell’esperienza in genere all’interno dell’esperienza: in un certo senso, quindi, l’estetica andava coincidendo con la filosofia. Valutando la riflessione di Garroni prossima a quella orientale, Pasqualotto arrivò a considerare l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai quali, come l’assenza di pensiero non può essere pensata senza idee, così non si possono pensare idee senza pensiero, come era stato già pensato da. Dōgen. Nella sua sesta ed ultima fase,  guarda l’estetica con gli occhi della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale, quindi come un ampliamento dell’orizzonte particolare dell’estetica verso una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza. Pasqualotto, infatti, è stato il primo pensatore italiano a elaborare la valenza teoretica di una filosofia come comparazione, teorizzata con rigore in Filosofia come comparazione, distinguendola da un mero esercizio comparativo di pensieri appartenenti ad ambiti geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato echi e possibilità di dialogo con filosofi italiani, come Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cognetti, Giovanni Leghissa, e stranieri come Raul Fornet-Betancourt, Heinz Kimmerle, F. Jullien, Ram A. Mall, Ryōsuke Ōhashi, R. Panikkar, G. Stenger, F. Wimmer.  Tra la fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila ha contribuito all'introduzione in Italia della filosofia di Marco Polo sull’Oriente a cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi con gli altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali della filosofia, accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori, si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e metodi per una filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale.  Riassumendo gli elementi chiave del pensiero di Pasqualotto, potremmo individuare due componenti fondamentali: il concetto di Ermenuetica interminabile e quello di Dialogo interculturale Il concetto di Ermenuetica interminabile prevede come elementi: 1. il pensiero come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come 'ambito problematico sempre aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità stabile, ma sempre problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di ricerca; 3. il concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di 'anatta') come struttura relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale tutto ciò che è, è un ‘nodo’ di relazioni in continua trasformazione ed evoluzione processuale. Il concetto di Dialogo interculturale prevede come elementi: 1. la 'meditazione' come ‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel senso critico del pensiero radicato nel presente; 2. l'aperturaconseguente alla compresenza degli elementi precedentidell’orizzonte di una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale. Pasqualotto precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che viene attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a tre variabili interdipendenti. L’orizzonte di una filosofia interculturale dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno spazio illimitato pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali che sono gli esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare le conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive multiculturali, sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e la funzione della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare nell’orizzonte della filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può essere definita 'a tre variabili interdipendenti': due sono costituite da pensieri o ambiti di pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un soggetto (individuale o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di questa modalità di rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste autonomamente, prima, dopo o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è importante evidenziare che il soggetto risulta sempre e necessariamente implicato nella pratica della comparazione, al punto che tale pratica lo forma e lo trasforma: il suo sguardo è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio viene condizionato e prodotto da una serievirtualmente infinitadi osservazioni comparative. Fra i temi affrontati più di frequente dalla sua riflessione ricordiamo: 1. il tema dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; il soggetto che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici relazioni, nel suo ricercare il senso del realtà del mondo, non è un osservatore disincarnato e disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel rilevamento di quel senso nella trasformazione di sé e della realtà; il corpo, in base al quale esso è la mente e, insieme, la condizione prima della conoscibilità del mondo; in questo senso il tragitto di Pasqualotto ha sicure relazioni al tema odierno della ‘cognizione incorporata’ e della Filosofia del corpo; il concetto di ‘processo’, in base al quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è, in quanto 'nodo' potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente, concezione che deriva direttamente dalle filosofie orientali, in particolare dal buddhismo; l’illuminismo in base al quale i limiti della ragione possono venir posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già perfettamente considerato dalla Dialettica dell'illuminismo; l tema delle pratiche filosofiche e della pratica artigianale;  il tema dei diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al suo pensiero; su questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai temi della ‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno della globalizzazione  unisce una profonda preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito pare essere abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti, nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise parole. È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata, della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno del dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano, almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle discipline accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni interdisciplinari ed interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di mettere in comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo luogoma, dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener presenti le ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da vicino con germi xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi e con rigurgiti di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo l’Europa. Ci sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche e ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più stretto e più cupo. Al fondo delle intenzioni di Pasqualotto, c’è un atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita psicologica occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la preoccupazione e l’impegno sociale e politico, forse considerando la marginalità dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma insieme sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza. 

 

Saggi: “Avanguardia, tecnologia ed estetica (Roma, Officina); “Teoria come utopia” (Verona, Bertani); “Storia e critica dell'ideologia, Padova, CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist. dell'Enciclopedia Italiana); “Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli, Guida, Saggi di critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Il Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente, Parma, Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio,  Illuminismo e illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma, Donzelli, Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova, Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Il Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio); Oltre la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza, Colla; Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia inter-culturale, Milano, Mimesis, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente: interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale (Pretto), Milano, Mimesis; Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio); “Dall’estetica tecnologica all’estetica interculturale, in Studi di estetica, Filosofia come comparazione in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra Occidente e Oriente, Padova, Esedra). Cfr. Davis, Bret W.,.) Nishida Kitaro, L’io e il tu, Renato Andolfato, Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo, Postfazione,  N.  Kitaro, Uno studio sul bene, E. Fongaro, Torino, Boringhieri, Nishida Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia: conferenze per la Società filosofica di Shinano, E. Fongaro (Venezia, Marsilio); Buddhismo e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente. Interviste sull’intercultura ed il pensiero orientale, D. De Pretto, Milano, Mimesis,  Nietzsche o dell'ermeneutica interminabile, in, Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Intercultura e globalizzazione, in, Incontri di sguardi. Saperi e pratiche dell’intercultura, A. Miltenburg, Padova, Unipress, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio,  Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East & West, Venezia, Marsilio. Interessante può essere, sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta” (Milano, Cortina,  La riforma di pensiero, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Corpo. Illuminismo e illuminazione, Roma, Donzelli); Saggezze d'Oriente e d'Occidente come forme di vita, n Id., Oltre la filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere, sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di Sennet, nel suo L’uomo artigiano, Milano, Feltrinelli,  Diritti umani e valori in Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Libertà. Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Il tao della filosofia, Milano, Luni,, Premessa.  I termini 'ecologico' e 'agnostico' non sono propri dei supo testi ma depositati nel suo insegnamento 'orale', nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e conseguenze della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente Revue Bibliographique de Sinologie, M. Ghilardi, E. Magno, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente. in onore, Milano-Udine, Mimesis,  E. Fongaro, M. Ghilardi, Filosofia come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi, E. Magno, Mimesis, A. Crisma, Dao, ossia cammino. Note in margine al percorso di riflessione di in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi, E. Magno, Mimesis, M. Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale fra filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, M. Donzelli, Napoli, Liguori, G. Marramao, Pensare Babele. L'universale, il multiplo, la differenza, in Iride, M. Pagano, Un contributo ermeneutico per la filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, M. Ghilardi, E. Magno, La filosofia e l'altrove: Festschrift, Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko, F. La Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico, Daodejing,  Mandukya Upanishad, Mimesis Festival: Che cos’è la filosofia? d Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G. Pensiero buddhista e filosofie occidentali, Panikkar e la questione dei diritti umani, La compassione intelligente nella tradizione buddhista, Nirvana e Samsara, Covid-19 e Libertà. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, Anteprima di Per una filosofia interculturale, Anteprima di Taccuino. Anteprima di Alfabeto Filosofico,  su books.google. Anteprima di Dieci Lezioni sul Buddhismo, Materiali su Interculturalità e Oriente, Materiali su Interculturalità e Oriente. Giangiorgio Pasqualotto. Pasqualotto. Keywords: Marco Polo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740451898/in/datetaken/

 

Grice e Pastore – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Orbassano). Filosofo. Grice: “A proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by nationality, and he has a few for Italians; he does not distinguish between Welsh Russell and English Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent section on the ‘alleged’ imperfections of ordinary language, to which I refer to in my reference to the common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore lists six imperfections of ordinary language, for which he notes how confusing the allegations are.” “He ends by noting the moral of the formalist: “not everything that is explicated is implicated, and not everything that is implicated is explicated!” – Grice: “The Italian philosophers he mentions make an interesting list.” Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,” which is charming.” Laureato a Torino con Graf e D'Ercole, fu insegnante di liceo e ottenne una cattedra a Torino. Fondò e diresse il “Laboratorio di logica sperimentale” a Torino. Fu collaboratore della Rivista di filosofia.  I suoi manoscritti sono conservati nell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di Firenze. La salma del filosofo riposa nel Cimitero di Bruino.  Saggi: “La logica formale dedotta dalla meccanicia”; “Scienza” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e del conoscere,” “Il pensiero puro,” “Causa ed esperienza”; “Solipsismo,”  “Potenzia logica” “Logica sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La volontà dell'assurdo. Storia e crisi dell'esistenzialismo” (Logicalia, Dioniso, “Introduzione alla metafisica della poesia,” F. Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La Colombaria” (Firenze, Olschki); M. Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della fisica-matematica” Soveria Mannelli, Rubbettino); Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F.  Selvaggi, Un filosofo triste: Annibale Pastore in Scienza e metodologia. Saggi di epistemologia, Roma, Gregoriana). “E notissima la storia della logica romana in cui assai per tempo viene a prevalere la teoria catechistica, sviluppata negli innumerevoli manuali di logica ad uso delle scuole, mutuanti l’insegnamento dalli saggi di Varrone, di Cicerone, di Aulo Gelio, e di Quintiliano. Questo indirizzo comprende altresi I saggi di Mario Vittorino, di Vegezio, e si spinge fine a quelle imporntantissimei di Boezio e di Cassiodoro che riduceno la logica all’uso d’una TABULA LOGICA o combinazione di concetti secondo le regole della silogistica BOEZIO Introductio ad categehoricos syllosigmos; de syllogism categorico-hypothetico, de divvisione, de definitione, Cassiodoro (Venezia). In tutta quanta la scolastica la sillogistica di Boezio e ripresa ed applicate con sottiissimo svolgimento. COmincia, a vero dire, per essere incompletamente conosciuta. Si complete con Pietro LOMBARDO. Quindi fa decisamente il suo ingress nell’ovcidente latino per opera di Aquino, Abano, ed Egidio Colonna – Summa theologica, cfr. JORDANO BRUNO, de specierum scrutinio; de lampade combinatoria lulliana, de porgresso et lampade venatoria legocorum, S’istende la lussureggiante vegetazione dei terministi, fra I quali appena e il caso dei ricordare il nostro Paolo Veneto, Pietro Tartareto, e Pietro Nigri. Per onore della filosofia, voglio dire che, in mezzo a tanta zavorra, I pensamenti originali sono molto piu numerosi ed important di quanto non si creda comnemente. Nizolio, Pauli Veneti, Logia parva, tractatus summlarum (Venezia). Le loro relazionei possbili con le varie posizioni di certi dischetti girevoli atorno un centro comune, sovrapposit l’uno all’altro, sui quali erano segnai I concetti fundamentale. Questo tentative di Bruno contiene in gemre tutta la teoria della quantifiicatione del predicato e la teoria della logica sperimentale. In seguito aa mie personali ricerche compiute nella biblioteva comunate di Noto (Siracusa) la priorita della dottrina della quantificazione del predicato si deve attributire al sottilissimo casista Giovanni Caramuel, che l’espose nella sua Grammatica audax. Zvsdilio, zinytofuvyio in stidyyrlid lohivsm, ztoms. Facciolati Logia protehroai, rudimenta di Logicca, Tizio, Arte di pensare. In Italia, PEANO, Calcolo geometrico secondo l’ausdehnungslehre di H. Grassmann preceduto dale operazione della logica deduttiva (Torino), arithmetics, prinicipia, nova method exposita, I principi di geometrica logicamente espsosti (Torrino Bocca) elementi di calcolo geometrico, principi di logica matematica R d M, formule di logica matematica, sul concetto di numero, sui fondamenti dlela geomentria, saggio di calcolo geometrico, studi di logica matematica, NAGYj, Fondamenti del calcolo logico, Napolo, sulla rappresentazione grafica della quantita logica, Lencei, lo stato atauale ed I progressi della logica, rivista italiana di filosofia, I principi di logica esposit secondo le dottrine modern (Torino Leoscher, I teoremi funzionali nel calcolo logico (Riv. Di Mat.) La logica matematica e il calcolo logico (Riv. Ital. Filos. Roma), I primi dati della logica (Roma), Sulla definizione e il compito della logica (Roma, Balbi), Alcuini teoremi intorno alle funzione logiche (Riv Mat.), BURALI-FORTI (-- Logica matemaitca Milano, Sui simboli di logica matemaitca (Il Pitagora), G. Vacca, G. Vailati, A. Padoa, M. Pieri, F. Castellano, C. Ciamberlini, Giudice, Padoa, Nota di Logica matemaica (Riv di Mat), Vailati, un teorema di logica matematca (riv mat), sul carattere del  della logica il sviluppo della logica formale (Rivista filos. ), Vacca, Sui precursori della logica matematica, Riv Mat, Bettazzi, Chini, Boggio, Ramorni, e Nasso. Tutt I logici italiani apparengono alla scuola del Pano, al qualse si devele la prima introduzione della logica matematica o pura in Itala. In essa introduzione, il Peone, esposti lucidamente gli studio, dimstra l’identita del calcolo sulle classi, col calcolo sulle propsizione. La sua popera contiene per la prima volta la teoria dei numeri interi completamente riditta in formole facendo ricorso ad un liitatissimo numero di idee logic ache Peano espresso coi simbolo: e, > =  + V ~ A. – sette simboli --. Di qui trae origine la sua idegografia in cui ogni idea e rappresentata con un segno, e il su strumento analitico anda perfezionadosim rapidamente. Arrichitta di numerose indicazioni storiche per la collaborazioni di valenti seguazi, procedette alacremente, raccogliendo e trattando completamente in simboli tutte le proposizioni della matematica. L’importanza filosofica di questo movimento iniziato dal Peano non e ancora stata apprezzatta convenientemen da ogni filoso, ma I saggi di Peano comincia solo ORA a richiamare sola di se l’attenzione dei filosofi. Il ritardo filosofico e tanto piu strano quanto pio chiara e la filiazione filosofica di questa ideografia. Il Peano stesso non cessa mai di far notare che la sua ideografia e casata su teoremi di logica. Ma se con definizione opportune, si pote riddure le idee di logic ache si incontrano in molte parti della mateica ad un numero sempre piu piccolo di idee primitive, attualmente ancorsa si desidera una riduzione analogia di tutte le idee di logic ache si incontrano nella LOGICA PURA. Questa riduzione presenta invero seriissime difficolta ed e piu facile il riconocere quante e quai siano le idea primitive in aritmetca e in gemoetrica che in logica. Continuando le richerche mi convene supporre consosciuto tento di portare un contribute alla soluzione del problema suddetto.  Annibale Pastore. Pastore. Keywords: implicature, logica meccanica, acrisia. Meccanica rama della fisica.  Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702186073/in/photolist-2mPAuFE-2mPowr2-2mN8ym7-2mLKdDg-2mLEd47-2mKuZ8r-2mKCfz1-BvUfSB-BaofQH-ogsG8n-ofMJ4G-hSTpSd/

 

Grice e Peano – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Spinetta di Cuneo). Filosofo. Grice: “As I reduce “the” to “every,” I am of course following Peano, who predates Russell!” -- important Italian philosopher. Linceo. Peano’s postulates, also called Peano axioms, a list of assumptions from which the integers can be defined from some initial integer, equality, and successorship, and usually seen as defining progressions. The Peano postulates for arithmetic were produced by G. Peano in 9. He took the set N of integers with a first term 1 and an equality relation between them, and assumed these nine axioms: 1 belongs to N; N has more than one member; equality is reflexive, symmetric, and associative, and closed over N; the successor of any integer in N also belongs to N, and is unique; and a principle of mathematical induction applying across the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N and so does the successor of any of its members, then in fact M % N. In some ways Peano’s formulation was not clear. He had no explicit rules of inference, nor any guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind established shortly before him. Further, the four properties attached to equality were seen to belong to the underlying “logic” rather than to arithmetic itself; they are now detached. It was realized by Peano himself that the postulates specified progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8,..., would satisfy them, with suitable interpretations of the properties. But his work was significant in the axiomatization of arithmetic; still deeper foundations would lead with Russell and others to a major role for general set theory in the foundations of mathematics. In addition, with O. Veblen, T. Skolem, and others, this insight led in the early twentieth century to “non-standard” models of the postulates being developed in set theory and mathematical analysis; one could go beyond the ‘...’ in the sequence above and admit “further” objects, to produce valuable alternative models of the postulates. These procedures were of great significance also to model theory, in highlighting the property of the non-categoricity of an axiom system. A notable case was the “non-standard analysis” of A. Robinson, where infinitesimals were defined as arithmetical inverses of transfinite numbers without incurring the usual perils of rigor associated with them. Fu l'ideatore del latino sine flexione, una lingua ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del latino classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto Galant" presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo Peano e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore Michele e successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati chilometri prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino, divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire dal 1890.  Vittima della sua stessa eccentricità, che lo portava ad insegnare logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte allontanato dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché "più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di presentarsi alle sessioni di esame".  Ricordi del grande matematico (e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano, scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri di Torino guidata dal socialista  Lerda.  Morì nella sua casa di campagna a Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella notte.  Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Giovanni Vailati, Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca, Mario Pieri e Tommaso Boggio. Peano precisò la definizione del limite superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie (la cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di frattale), mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora vigente non fosse conforme a quanto intuitivamente si intende per curva.  Da questo lavoro partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da Jordan (curva secondo Jordan).  Fu anche uno dei padri del calcolo vettoriale insieme a Tullio Levi-Civita. Dimostrò importanti proprietà delle equazioni differenziali ordinarie e ideò un metodo di integrazione per successive approssimazioni.  Sviluppò il Formulario mathematico, scritto dapprima in francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiamava il suo latino sine flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior parte dimostrate.  Come logico dette un eccezionale contributo alla logica delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Diede una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi "assiomi di Peano" che vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia Mathematica per sviluppare la teoria dei tipi.  I contributi di Giuseppe Peano sulla logica furono osservati con molta attenzione da Russell, mentre i contributi di aritmetica e di teoria dei numeri furono osservati con molta attenzione da Giovanni Vailati, il quale sintetizzava in Italia il passaggio tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione di metodiche di analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e matematici, e anche specificava gli interessi di storia della scienza, allargando la prospettiva anche agli studi sociali. Per questo Peano ebbe dei contatti molto stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Guglielmo Rinzivillo, Giuseppe Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Guglielmo Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia, Roma Nuova Cultura. Ebbe ampi riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle implicazioni critiche della nuova logica formale. Era affascinato dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppò il "latino sine flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai congressi internazionali di Londra e Toronto.  Tale lingua fu concepita per semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari, applicandola a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra quelli principalmente di origine latina e greca rimasti in uso nelle lingue moderne. Uno dei grandi meriti dell'opera di Peano sta nella ricerca della chiarezza e della semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la definizione di notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per esempio, il simbolo di appartenenza (es: x A) o il quantificatore esistenziale "".  Tutta l'opera di Peano verte sulla ricerca della semplificazione, dello sviluppo di una notazione sintetica, base del progetto del già citato Formulario, fino alla definizione del Latino sine flexione. La ricerca del rigore e della semplicità portarono Peano ad acquistare una macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di persona i tipi per la Rivista di Matematica (da lui diretta) e per le altre pubblicazioni. Peano raccolse una serie di note per le tipografie relative alla stampa di testi di matematica, uno per tutti il suo consiglio di stampare le formule su righe isolate, cosa che ora viene data per scontata, ma che non lo era ai suoi tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della Corona Commendatore della corona L'asteroide  Peano è stato battezzato così in suo onore.  Il dipartimento di Matematica di Torino è a lui dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Saggi: “Aritmetica”; “Algebra” (Torino, Paravia,); “Forma matematica” (Torino, Bocca); “Calcolo differenziale”; “Calcolo integrale” (Torino: Bocca); “Analisi infinitesimale” (Candeletti); “Calcolo infinitesimale e geometria” (Torino: Bocca), “Logica della geometria” (Torino: Bocca)”; “Principio dell’arimmetica” (Torino, Paravia); “Giochi di aritmetica e problemi interessanti” (Paravia, Torino). Provai una grande ammirazione per lui quando lo incontrai per la prima volta al Congresso di Filosofia, che e dominato dall'esattezza della sua mente. Russell. Amico, Storie della scuola italiana. Dalle origini (Zanichelli, Bologna); Celebrazione, E. Luciano e C. Roero Torino); “Storia di un matematico” (Boringhieri).  L. Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino, Einaudi); Racconta episodi del rapporto con il prozio Giuseppe.  Assiomi di Peano, Glottoteta, Lingua artificiale, Matematica, Latino sine flexion, U. Cassina Calcolatori ternari M. Gramegna  Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E Peano stregò  Russell. The third kind of term, things, are only the entities indicated by proper names, but they have no additional relation with other terms. This leads Russell to con- sider the sole denoting concept which presupposes uniqueness- "the': Russell admits the great importance ofthis term, recognizes the merit of Peano's notation,5 and attributes to him the capacity to make possible genuine mathematical definitions defining terms which are not concepts (p. 63). the meaning of a word with its indication-refere.nce (and the meaning of a denoting concept with its denotation). Peano does something more than provide the standard notation. The pre-eminence of descriptions over other forms of denotation is definitive. The notation for descriptions is inspired in the Peanesque symbolism (i.e. "laeb"; see my 1990h), but membership of classes is replaced by propositional functions (i.e. (l£)(<I>X)), which is explained as "a certain denoting function of <l>x, which, if <1>£ is true for one and only one value ofx, denotes that value, but in any other case denotes (P).p" (m1904, p. 5). Perhaps the most interesting for us is the insistence on the indefinability of "the" (Peano's inverted iota is already used), together with the notion of denotation (p. 60). The published article adds the expression of the main definition in terms of propositional functions together with the previous manuscript definition in Peano's terms of existence and uniqueness (although not in symbolic form). The two essential definitions are (Principia, * 14.01.02): . \jI(IX)(epX) • =.(3b) : epx •=~ .x=b : \jib E ! ( 7 X ) ( e p X ) • = . ( 3 b ) : 4 > x . =• . x = b which express the conditions of existence and uniqueness essentially with Peanesque resources, i.e. in terms of quantification and identity, although adding propositional functions. Peano explicitly displays various resourses to eliminate completely the definite article (the inverted iota) from any proposition. He actually recommends this line in cases where the required conditions of existence and uniqueness are doubtful, precisely through a sort of definition "in use': The descriptor is by no means "indefinable" in his system.  Russell:  "I read Schrader on Relations and found his methods hopeless, but Peano gave just what I wanted (Letter to Jourdain, in Grattan-Guinness). If, as Russell maintained in Principia following Peano, definitions are to be always nominal, their definienda are only mere abbreviations. Russell formulates his Principle to preserve the admissible part of Bradley (his methodological and analytical resourses) and almost the entire Moore, in so far as they were compatible with the requirements of Peano's logic. The main thesis of this paper is that some of the moststimportant ideas and symbolic devices that made Russell's theory of descriptions possible are already present in writings by Peano that Russell knew well. The paper contains a detailed comparison betwee? the relevant parts of Russells theory-including manuscripts recently publIshed-and ~ome o.f F~ege and , . . ht as well as a discussion of numerous pOSSIble obJectlons that Peanos mSig s, . . fl db could be posed to the main claim. Even if Russell was not actually.m uence. y those insights, the parallelism is close enough to be worth analyzmg, espeCially in the case of Peano, whose writings are not very well known.  (r) can be clearly found in Frege and Peano, that (2) was almost admitted by Frege and was admitted explic- itly-including the symbolic expression-by Peano. THE SYMBOLIC ELIMINATION OF "THE" IN PEANO. The Peanoian origins of the symbols relevant to Russell's theory of descriptions have been noted and sometimes explained (see, .for instance, 1988a and 199Ia, Chap. 3). I will confine myself to recalling that they were the letter iota (i) for the unit class, and ~he sam~ letter inverted (1), or denied ("fa), for the only member of thiS class,.l.e. the definite article of ordinary language. Peano's ideas also evolved in three stages towards greater precision in the treatment of des~~iptions. . This last step took place explicitly in I9ooa. There Peano starts from the above-mentioned definition in terms of the unit class, but then he adds a series of "possible" definitions (the ones allowing an alternative logic al order), one ofwhich offers this equivalence: In I897a Peano introduces his fundamental d~fimt~on ~f the u:l1t class as the class such that all of its members are identical; in Peaman symbols, tx =ye (y =x). Likewise he defined indirectly the.unique mem- ber of such a class: x = "fa • = • a = tx. However, concerning the defin- ability of the definite article, he added the important ~dea that eve~ proposition containing it can be reduced to. the for,? ta eb, and thiS, again, to the inclusion of the referr~d .um~ class in the oth~r class (a ~ b), which already supposes the eLzmmatzon of the symbol t: Thu~, Peano says, we can avoid identities whose first member contams thiS symbol (I897a, p. 215)·1I Here we find the assertion that the only individual belonging to a unit II As an anonymous referee pointed out to me, one ~aj~rdifferenc~between ~eano and Russell's treatment of classes in the context of descnption theolJ' is that, while for Peano descriptions combine a class abstract with the inverse of the umt class operator, for Russell the free use of class abstracts was not available due to the discovery of paradoxes. 12 To be more precise, Peano did not write literally that the mentioned expression is meaningless, but rather "nous ne donnons pas de signification ace symbole si la classe a est nulle, ou si elle contient plusieurs individus" (I897b:269). But I take it to be equivalent in practice, given that ifwe do not meet the two mentioned conditions, the symbol cannot be used at all. I} There are, however, other additional ways ofeliminating the same symbols accord- ing to Peano, e.g. the following one, which is very similar and depends on the same hypothesis: laE b. = : a = tx. :Jx • Xc b(ibid).   class (a) such that it belongs to another class (b) is equal to the existence of exactly one element such that this element is a member of that class (b). In other words: "the only member of a belongs to b" is to be the same as "there is at least one x such that (i) the unit class a is equal to the class constituted by x, and (ii) x belongs to b" (or "the class of x such that a is the class constituted by x, and that x belongs to b, is not an empty class"). This seems to be equivalent to Russell's celebrated defini- tion, although, of course, Peano spoke in terms of classes instead of propositional functions; that is to say, in terms of properties or predi- cates, which define .classes (without forgetting that Peano often read the membership symbol as "is"). which expresses the same idea in a way where any reference to the letter iota has disappeared. We can read now" the only member of a belongs to b" as the same as "there is at least one x such that (i) the unit class a is equal to all the y such that y =x, and (ii) x belongs to b" (or "the class of x such that they constitute the class ofy, and that they constitute the class a, and that in addition they belong to the class b, is not an empty class"). Thus, the full elimination underlay the mentioned definition, although Peano, in lacking philosophical goals, had no interest in mak- ing this point explicit. Peano was completely aware of the importance of this device as a way to reduce the definite article to logical terms, i.e. to eliminate it, as a result ofwhich the symbol would cease to be primitive. That is why he added that the above definitions "expriment la P[proposition] 1a Eb sous une autre forme, OU ne figure plus Ie signe 1; puisque toute P contenantIesigne1aestreductiblealaforme 1aEb,OU bestuneCIs, on pourra eliminer Ie signe 1 dans toute P" (I900a:352). Therefore, the general belief according to which the symbol "1" was necessarily primitive and indefinable for Peano is wrong. Second, by pointing out that in the "hypothesis" preceding the quoted definition it is clearly stated that the class "a" is defined as the unit class in terms of the existence and identity of all of their members (i.e. uniqueness): Before making more explicit the parallelism with Russell's theory, I have collected some different possible objections against this rather strong claim, in order to discuss them. I think that all of these objections are either misconceived or simply have no force with regard to my main claim as stated in the two previous paragraphs. However, I take them into consideration because they have been proposed by several people who read earlier versions of this paper and, consequently, could be pro- posed by others. Thisiswhy"a"isequaltotheexpression''tx''(inthesecondmember). The objection could still be maintained by insisting that since"a" can be read as "the unit class", Peano did not really achieve the elimination of the idea he was trying to define and eliminate, as it is shown through the occurrence of these words in some of the readings proposed above. However, as I will explain below, the hypothesis preceding the definition only states the meaning of the symbols which are used in the second member. Thus, "a" is stated as "an existing unit class", which has to be (1) It is true that the symbol "1" has disappeared, but in the definiens we still can see the symbol of the unit class, which would refer somehow to the idea that is symbolized by ''tx'', so the descriptor has not been really eliminated. The answer is very simple: for Peano there were at least two forms ofdefining this symbol with no need for using the letter iota (in any of its forms). However, the actual substitution would lead us to rather complicated expressions,14 and given Peano's usual way of working (which can be First, by directly replacing tx by its value: y 3(y = x), as defined above. Making the replacement explicit, we have: 14 Starting from this idea, we can interpret the definition as stating that "la Eb" is only an abbreviation for the definiens and dispensing with the conditions stating exist- ence and uniqueness in the hypothesis, which have been incorporated to their new place. Thus, the new hypothesis would contain only the statement of"a" and"b" as being classes, and the final entire definition could be something like the following: la Eb • =:3x 3{a =y 3(y =x) • X Eb}, a, bECls.::J :. ME b. =:3XE([{3aE[w, zEa. ::Jw•z' w= z]} ={ye(y= x)}] •XEb), a E Cis. 3a: x, yEa. ~x.y.X = y: bE CIs •~ : ... (Ibid.) understood in this way: " 'a' stands for a non-empty class su~h that all of its members are identical." Therefore, we can replace "a", wherever it occurs, by its meaning, given that this interpretation works as only a purely nominal definition, i.e. a convenient abbreviation.  characterized as the constant search for shorter and more convenient formulas), it is quite understandable that he preferred to avoid it. In fact, the operation is by no means necessary, for the symbolic expression above was already enough to obtain the full elimination of the descriptor. We must not forget that the important thing is not the intu- itive and superficial similarity between the symbols "la" and ''tx'', caused simply by the appearance of the letter iota in both cases, or the intuitive meaning of the words "the unit class", but the conditions under which these expressions have been introduced in the system, which were completely clear and explicit in the first definition.IS "k e K" as "k is a class"; see also the hypothesis from above for another example). But this by no means involves confusion with i~clusion,as. it is shown by the fact that Peano soon added four defimte properties precisely distinguishing both notions, which made it po~siblefor.hi~~.~ for Russell himself, to preserve the useful and convenient readmg is (2) The supposed elimination is a failure, for (i) it depends upon Peano's confusion of class membership and class inclusion, so that (ii) a singleton class (la) and its sole member (lX) are not clearly distinct notions; it follows that (iii) "a" is both a class and, according to the interpretation of the definition, an individual (iv), as is shown by joining the hypothesis preceding the definition and the definition itself This multiple objection is very interesting because it can be taken as proceed- ing from the received view on Peano, according to which his logic not only falls s~ort ofstrict logical standards, but also contains some import- ant confuSions here and there. However, the four points can easily be s~own t? be mistaken. (Incidentally, I think this could have been recog- mzed With pleasure by Russell himself, who always thought of Peano and his school as being strangely free oflogical confusions and mistakes.) . Fir~t, it ~n hard~y be said that Peano confused membership and mcluslOn, given that it was he himselfwho introduced the distinction in 1889 through his symbol "e" (previously to, and therefore independently of, Frege). If the objection means (which is rather unlikely) that Peano would admit the symbol for membership as taking place between two classes, it is true that this was the case when he used it to indicate the meaning of some symbols, but only through the reading "is" (e.g. full clarity that"1" (T) makes sense only before individuals, and ''t'' before classes, no matter which particular symbols we use for these notions. Thus, ''ta'', like "tx", both have to. be read as "the class consti- tuted by ...", and" la" as "the only member of a". Therefore, although Peano, to my knowledge, never used "lX" (probably because he always which could be read as " 'a and b being classes, "the only member of a belongs to b" is to be the same as "there is at least one x such that (i) 'there is at least one a such that for eve~,': and z belonging to a,.w = z' is equal to 't~ey such that y =. x' , and (ii) x belongs to b ,where both the letter Iota and the words the unit class" have disappeared from the definiens. aeCis.3a:x,yea.-::Jx,y. x=y:beCIs•~:. . l a e b . = : 3 x 3(a = t x . x e b), 15 There is a well-known similar example in the apparent vicious circle of Frege's famous definition ofnumber. the reply to objection (1). There are other, minor objections as well. (see my 199Ia, Chap. 3, §I.3)· Second, "la" does notstand for the singleton class. Peano stated with thought in terms of classes), had he done so its meaning, of course, would have been exactly the same as "la", with no confusion at all. Third, "a" stands for a class because it is so stated in the hypothesis, although it can represent an individual when preceded by the descriptor, and together with it, i.e. when both constitute a new symb.ol as a w.hol~. Here Peano's habit could perhaps be better understood by mterpretmg it in terms of propositional functions, and then by seeing" la" as being somewhat similar to <!>x, no matter what reasons ofconvenience led him to prefer symbols generally used for classes ("a" instead of"x"). There is little doubt that this makes a difference with Russell. It could even be said that while, for Peano, the inverted iota is the symbol for an operator on classes, which leads us to a new term when it flanks a term, for Russell it was only a part of an "incomplete symbol". I am not sure about Peano's answer to this, but at any rate for him the descriptor could be eliminated only in conjunction with the rest of the full express- ion "la e b", so that the most relevant point of similarity again can be found in Peano. Last, there is no problem when we join the original hypothesis and the definition: as I have pointed out in the interpretation contained in the last part of (3) If, as it seems, "a" is affected by the quantifier in the hypothesis, then it is a variable which occurs both free and bound in the formula (if it is a constant, no quantifier is needed). I am not sure about the possible reply by Peano himself Perhaps he did not always distinguish with present standards o f clarity between the several senses o f "existence" (or related differences) involved in his various uses of quantifiers,r6 but in principle there is no p'roblem when a variable appears both bound and free in the same expression, although in different occurrences. At any rate, I cannot see how this could affect my main claim; the important thing here is to recognize the fundamental similarities between the elim- ination of the descriptor in Peano and Russell. However, in the several readings I proposed I hope to have clarified a little the role of ".3" in Peano. . (5) Peano could hardly have thought that he was capable of eliminat- ing the descriptor, for he continued to use the symbol and his whole system depended on it as a primitive idea.IS The only additional reply is that only reasons ofconvenience can explain the retaining ofa symbol in a system in cases where the symbol can be defined, i.e. eliminated. (After all, Russell- himself continued to use the descriptor after its elimination by means of his theory of descriptions.) But, as we have seen, there is no doubt Peano thought that the descriptor could easily be eliminated from propositions. (4) Russell rejected definitions under hypothesis, therefore he would have rejected the Peanian definition of the descriptor. Of course, we must admit that Russell (like Frege) rejected this kind ofdefinition, but this took place especially in the context of the unrestricted variable of Principia.I ? Besides, he himself used this kind of definition for a long period once he mastered Peano's system. It was because he interpreted these definitions as Peano did, i.e. merely as -a device for fixing the meaning of the letters used in the relevant symbolic expressions. Thus, when for instance one reads, after whatever symbolic definition, things like" 'x' being ..." or" 'y' being ...", this would really be a definition under hypothesis, but, of course, only because the meaning of the sym- bols used always has to be determined somehow. Anyway, there is no point in continuing the discussion ofthis objection, given that it is hard- ly relevant to my main claim. Even if Peano's original elimination of the descriptor does not work because of its taking place in the framework of a merely conditional definition, the force of his original insight could well have influenced Russell; at any rate, it is worth knowing in itself (6) The reduction mentioned, even if it really took place, was by no means followed by the philosophical framework which made Russell's theory of descriptions one of the most important logical successes of the century. Thus, Peano did not realize the importance of the elimination. This last point can hardly be denied, but Peano's goals were very different from Russell's, so I think that to point out a "lack" like this makeslittle sense from a historical point ofview. 16 I would like to recall here that it was Peano himselfwho discovered the distinction between bound and free variables (which he respectively called "apparent" and "real"), and probably-and independently of Frege-also the existential and universal quantification (see my I988a and I99Ia for a detailed account of both achievements). 18 In his I966a (p. 659), Professor Quine wrote that "1" was a primitive and indefin- able idea in Peano. However, now that we have exchanged several letters concerning an earlier version ofthis article, I must say he has changed his mind. His letter to me ofII October 1990 contains the following passage: "I am happy to get straight on Peano on descriptions. I checked your reference and I fully agree. Peano deserves all the creditfor it thathas been heapedon Russell(except perhaps for Russell's elaboration ofthe philosophi- cal lesson of contextual definition)" (my emphasis). As for the sense in which the philo- sophical consequences of the elimination of the descriptor were not very important for Peano, I have faced the problem in my reply to objection (6). 17 And also in previous stages from 1906 onwards, through the (finally unsuccessful) attempt at a substitutional theory based upon propositions, with no classes and no propositional functions. . 19 For according to him the descriptor cannot be defined in isolation, but only in the context of the class (a) from which it is the only member (la), and also in the context of the clas~ (b) from which that class is a member, at least to the extent that the class a is included in the class b, although this supposes no confusion between membership and inclusion; see the second point of my reply to objection (2) above. I think this is just the right interpretation ofthe whole expression"1a Eb". In any case, I cannot help being convinced that none of these objec- tions seems to have any force against my main claim: that the elimin- ation of the descriptor was present in Peano with essentially the same symbolic resources as in Russell. This is equivalent to the first two claims at the beginning of this paper: (1) Peano clearly stated the conditions of existence and uniqueness as providing the true significance of the descriptor; and (2) he had enough symbolic techniques for dispensing with it, including those required for constructinga definition in use.I9   As for (3), we have a few relevant passages, but the clearest one occurs in I897b (p. 269), as I pointed out above. There we can read that" Ta" is meaningless if the conditions of existence and uniqueness are not ful- filled. Thus, even the third claim was made by Peano. Perhaps under certain different interpretations of Peano's devices it could be shown that his elimination of the descriptor was not exactly equivalent (in the tech- nical sense) to Russell's. Yet even if so, I think that from the historical viewpoint, which means to do justice both to Peano and Russell, it is important to know that Peano had these resources at his disposal,' and that they may have influenced Russell. However, we can see the heritage from Peano in a clearer way if we compare the definition with the version for classes in the same letter: . The parallelism is therefore complete, but before finishing this paper I want to insist on my main claims by resorting now to one of Russell's manuscripts from 1905, "On Fundamentals" (I90Sb).20 First, we find there a definition stated in terms similar to Peano's, and with almost exactly the same symbolic resources: Finally, I am not accusing Russell of plagiarism. I only affirm that some ofthe ideas and devices which are important for the eliminative definition of the descriptor were already present in Frege and Peano, including the conceptual and symbolic resources, and that these works are ones that Russell had studied in detail before his own theory was formulated in 1905.22 Second, the later improvement of this definition is precisely in the sense of making clearer that, although the method of the propositional function was preferable to the one of class membership, the symbolic expression of the conditions of existence and uniqueness is preserved. Even the idea -- also coming from Peano -- according to which we cannot define the expression “la" alone, but always in the context of a class (which in Russell became the form of a propositional function), appears here. Benacerraf, P., and Putnam, H., eds., Philosophy ofMathematics  (Cambridge: Cambridge U. P.). The first appearance of Russell's definition, under the form which was adopted as final, took place, not in "On Denoting", but in a letter to Jourdain of 3January 1906: 12 According to that, all other influences must be regarded as secondary. Concerning Meinong's influence, for Russell the principle of subsistence disappears as a consequence of the eliminative construction of the definite article, which was a result of the new semantic monism. Russell's later attitude to Meinong as a "main enemy" was only a comfortable recourse (v. however, Griffin I977a). As for Bacher, Russell himself admitted some influence from his nominalism (in his 1906a). In fact, Bacher I904a describes mathematical objects as "mere symbols" (p. 122), and he advises Russell to follow this line of work in a letter of April 1905 (only two months before Russell's key idea): "the 'class as one' is merely a symbol or name which we choose at pleasure" (quoted by Lackey [Russell I973a:30]). Finally, for MacColl it is necessary to mention his 1905a, which appeared in January 1905, where he spoke of "symbolic universes", which include things like round squares (p. 308), and also spoke of "symbolic existence". Russell pub- lished his I905tl as a direct response to this author, and there we can see some conclusions from the unpublished manuscripts, although still by solving peculiar cases in a Fregean context (see I990a). I agree with I. Grattan-Guinness that MacColl was an important part of the context of Russell's ideas on denoting (personal communication), but I have no room here to devote to the matter. 20 For a fuller study ofthis manuscript, see I992a. There is, however, a previous occurrence of this definition in the,manuscript "On 'JI(lX)(<I>x)•=•(:3b):<j>x.=x.X =b:'JIb. (Grattan-Guinness I977a, p. 70)21 21 Substitution" (I905d), written in December 1905, with only slight symbolic differences. I am indebted to Gregory Landini for the historical point. 'JI(t'u)•=:(:3b):xEU.=x.X =b:'JIb. Peano, G., as. Opere Scelte, ed. U. Cassina, 3 vols. (Roma: Cremonese, 1957- 59)· - - , I897a. "Studii di logica matematica". Repr. in 05,2: 201-17. - - , I897b. "Logique mathematique". Repr. in 05,2: 218-81. - - , I898a. "Analisi della teoria dei vettori". Repr. in 05,3: 187-2°7. - - , I90oa. "Formules de logique mathematique". Repr. in 05,2: 304-61. Giuseppe Peano. Peano. Keywords: implicatura, l’operatore iota. Refs.: Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo definito,” -- Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’operatore ‘iota’, Deutero-Esperanto, l’errore di Quine, il carattere non primitive dell’operatore iota. --  H. P. Grice, “Definite descriptions in Peano and in the vernacular,” Luigi Speranza, "Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692216159/in/photolist-2mPEDc8-2mMRLT9-2mKS7Wc-2mKNCSe-2mKJypq-2mKJy6j-2mKCvRU-2mKyXoA-2mKfouW

 

Grice e  Pecoraro – il conflitto – filosofia italiana – Luigi Speranza (Salerno). Filosofo. Grice: “He must be the only philosopher who philosophised about ecstasis!”Grice: “Many don’t consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal degree without (not within) Italy!” – Domenico Paladino, Vettor Pisani, Omar Galliani, Jan Knap, Giordano Montorsi, Iler Melioli, Xante Battaglia. Un'esperienza che sarà importante in seguito, quando i tratti metafisici e di rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno riscoperti in chiave nichilista.  Fonda "Quadranti" dedicato a G. Marotta dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli.  è possibile dividere il percorso di studi e del suo pensiero in due momenti distinti.  Il primo, attivismo filosofico, comprende tutte le attività e le iniziative tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e filosofico; la divulgazione di temi e autori poco studiati --  tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del suicidio, Metafisica e Teatro, Vattimo, Esposito, Agamben.Contatto con Vattimo, Esposito, Givone, Volpi, Mattei, Ferraris. Studia nichilismo, suicidio e filosofia negative, politica e morale.  Una filosofia disperata e negativa, assolutamente slegata da prospettive etico-politiche. Si tratta di una filosofia fondata sul nichilismo e su una tradizione di filosofi maledetti. I voyeuristic "esteticamente salvificano di un datato phatos esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi filosofica del suicidio, della psicanalisi e dei lacci concettuali e storici tra nichilismo, nullae negazione.  Il risultato è una filosofia anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una inter-soggettività pessimista e malincolica, che nega qualsiasi etica, sociale e politica estremizzando così l´accusa contro l´umano e tutte le sue costruzioni sociali, storiche e morali.  In questo orizzonte di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale, maniera di ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello alla responsabilità e all´azione di un noi (Freud ego et nos) tragico-nichilista --  Ricerca un orizzonte di senso diverso e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi precedenti fili conduttori.  Interessi, letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in intensità e chiarezza. RDecisive, in questa fase, sono le questioni etico-politiche, la critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno filosofico. In primo luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono, i due Seminari tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli dedicato al “Bio-potere" e la Bio-politica" Riformula il concetto di bio-potere usando come chiave interpretativa il "Bios" di Esposito. La bio-politica discute e mette alla prova la sua lettura radicalmente sistematica”della volontà di potenza, avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del nichilismo. Oltre a questi due temi, il rigetto del relativimo, lo studio delle relazioni tra massa e potere; l´affermazione di una visione essenzialista dell´umano, la riscoperta della psicanalisi, del movimento Modernista. Elabora di un percorso teorico che, fondandosi sulla necessità di pensare il presente e non il future di una filosofia dell’attuale  e sulla convinzione che le categorie filosofiche sono obsolete e dannose per spiegare e trasformare il mondo, si concentra in due diversi ambiti di ricerca in una complessa e non risolta tensione tra aspirazioni pluriversalistiche e l´impegno filosofico nella realtà e nella cultura. Il primo etico-morale si occupa delle condizioni di possibilità di forme dell’inter-soggettivo nell´epoca dei "diritti di tutte le cose del mondo" e della reazione alla crisi di fondamenti, delineando quindi le basi di una filosofia del dovere di stampo post-illuminista.  Il second opolitico-sociale– attraverso la critica del politicamente corretto e della retorica democratica, la de-costruzione del concetto di democrazia attraverso la ripresa dell´idea di servitù volontaria, la lotta contro il fascismo tende a ripensare il concetto di democrazia e la pratica democratica" nei sistemi di potere e, più specificamente, si dedica all´esame delle possibilità di una trasformazione radicale del pensiero filosofico e di una concezione del “politico” in senso non tecnicista e non "sinistroide-reazionario". Saggi: “I voyeuristi” (Salerno, Sapere); “Metafisica e poesia” (Roma); “Cosa resta della Filosofia?”; “Dal sacro al Profano”; “Dall´Arcaico al Frammento” “Bio-potere, Bio-politica”. Rossano Pecoraro. Pecoraro. Keywords: fascismo, voyeuristic. Leopardi, I voyeuristi, conflitto e mediazione, voir, voyant/voyeur. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pecoraro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738819567/in/dateposted-public/

 

Grice e Pelacani – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Parma). Grice: “At Oxford, Strawson used to confuse Pelacani with Pelacani!” -- Antonio Pelacani (Parma), filosofo. Fu lettore (Grice: “reader or lecturer?”) a Bologna, divenne consigliere Visconti.  In questa veste si trova più volte coinvolto in processi per eresia montati da  Giovanni XXII per gettare nella polvere il Visconti. Grande commentatore di Avicenna e Galeno. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saggi: “Circa intellectum possibilem et agentem”; “De unitate intellectus”; Utrum primum principium sive deus ipse sit potentie infinite”; “De generatione et corruptione"; “Questiones super tre metheorum.” Antonio Pelacani. Pelacani. Keywords: passivo/attivo; non-agens/agens. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pelacani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737858332/in/datetaken/

 

Grice e Pelacani – filosofia italiana – Luigi Speranza (Noceto). Filosofo.  “Dottore diabolico.” Parente di Antonio Pelacani. Della sua medesima casata un altro filosofo: Francesco Pelacani  Nato nella provincia di Parma, al comune di Noceto, la sezione di Castamezza, a pochi chilometri da Parma, nulla si sa della sua vita  sino a quando frequenta la facoltà artium philosophie et medicine a Pavia dove come titolare della cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma in arti un certo Bossi. Insegna a Bologna e Padova. Contesta molte regole della meccanica aristotelica e sostenne l'applicazione di nuovi strumenti matematici per sostituire le regole obsolete. In particolare condusse nuovi studi sull'ottica ne“Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus de ponderibus” si occupa di statica ed elaborò nelle “Quaestiones de proportionibus” una teoria del vuoto che si contrapponeva alle tesi del continuo dei fisici aristotelici. Si occupa anche del moto dei pianeti in “Theorica planetarum” e mette in discussione la cosmologia di Aristotele negando che si puo sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teologica dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire di Dio. Nega quindi la possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima individuale. Concepisce la natura o l'universo come un ente ANIMATO (‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire”), un grande eterno animale in continuo movimento dove gl’esseri nascono per generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale,  è convinto che gl’uomini deveno conformarsi alla virtù per sua libera scelta. Per il materialismo delle sue dottrine, il dottore diabolico, com'era soprannominato, e accusato d'eresia e condannato ma ciò non gli impede d’essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel duomo di Parma.  Gli si attribuiscono dei commenti a Witelo per una corretta interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera questiones super tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini. G. Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie degli scrittori e letterati parmigiani raccolte da I. Affò (Stamperia reale, Bodoni), citato anche per la sua avarizia in B. Veratti, De' matematici italiani” -- Commentario storico  R. Majocchi, Codice diplomatico dell'Pavia,  Enciclopedia Garzanti di filosofia, F. Camerota, Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva e la filosofia della percezione. Giunti, La scuola francescana di Oxford, Opere Le Quaestiones de anima” (Firenze, Olschki); “Questiones super tractatus logice magistri Petri Hispani” (Parigi, Vrin); “Quaestiones circa tractatum proportionum magistri Thome Braduardini” (Parigi, Vrin); “Questiones super perspectiva communi” (Parigi, Vrin); “Quaestiones de anima: alle origini del libertinismo,” V. Sorge, Napoli, Morano, Firenze, Sismel, Edizioni del Galluzzo. Scientia de ponderibus. Tractatus de ponderibus, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pelacani is yet another of the Pelacani. There are at least four of them: two Antonios, una Biagio, and one Francesco. Biagio Pelacani. Pelacani. Keywords: implicature, prospettiva, filosofia della percezione, origini del libertinismo, commentario in detaglio sulla semiotica di Occam – dialettica – segno, nota, sermo. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani, Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire, literally.’” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692236265/in/photolist-2mKSdUR

 

Grice e Pellegrini – l’amore come affezione dell’animo – e la sua manifestazione nel giovine nobile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sonnino). Filosofo. Grice: “I like Pellegrini: he found Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica Nichomaechaea is intended for!” -- Fu, secondo Tiraboschi, uomo che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più pontefici pareva destinato a' più grandi onori; ma che non giunse che ad ottenere alcuni beneficii ecclesiastici». Tenne la cattedra di filosofia a Roma. Pubblicò  il “De affectionibus animi noscendi et emendandis commentaries” e un'edizione della traduzione in latino di Lambin dell' Etica Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri decem -- corredandola di un riassunto e di commenti, nei quali altera il testo di Aristotele di cui lamenta la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele sconsigli lo studio dell'etica ai giovani, ancora immaturi per una retta comprensione dei principi morali, al contrario, ritiene che lo studio dell'etica debba essere impartito prima ancora di quello della filosofia della natura, in modo che i giovani possano affrontare gli studi scientifici con animo libero dalle passioni. Fu più oratore che flosofo, non pensò ad inovar cosa alcuna, e seguì costantemente insegnando i precetti del filosofo stagirita.  Saggi: “Oratio habita in almo urbis gymnasio de utilitate moralis philosophiae, cum ethicorum Aristotelis explicationem aggederetur” (Roma); “De Christi ad coelos ascensu” (Roma); “Oratio in obitum Torquati Tassi philosophi clarissimi” (Roma); G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla "Sapienza" di Roma nel Seicento. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,  Milano, Società tipografica de' classici italiani. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma, Roma, Pagliarini rist. anast. Bologna, Forni. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla "Sapienza" di Roma nel Seicento. Le cattedre e i maestri, Firenze, Leo S. Olschki. Pellegrini scrive due important commenti su Aristotele, uno in cui enumera gl’affezioni dell’anima – dall’amore all’ira – amore, Speranza, ira, audacia, temore, dolore. Nell’introduzione, elabora un concetto generale di che cosa e un’affezione dell’anima – il corpo non e menzionato. Ma Pellegrini elabora sulla questione dell’anima e il corpo per l’affezione – che e affetato nell’affezione? Il econdo e un commentario sull’onore e la nobilitated – Due trattati sono menzionato dai storici della filosofia. Nel terzo trattato, Pellegrini elabora la questione di Tasso ‘filosofo chiarissimo’ – vide Tasso --. Finalmnte, nella sua funzione di censore papale, riceve un saggio sulla politica d’aristotele da un filosofo Tedesco. Pellegrini critica la toleranza del filosofo alla posibilita del fraudo – ma il filosofo no considera le oggezioni di seria considerazione. Pellegirni e associato al ginnasio di Roma – Il ginnasio e una istituzione laica – “for I cannot imagine naked monks, playng around!” – Grice. Keywords: implicatura. H. P. Grice, “Il Tasso di Pellegrini” --  Pellegrini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692188465/in/photolist-2mKRYGH-Ck9fTK-nViEV6-hSTpSd

 

Grice e Pennisi – lo spirito nazionale – filosofia italiana – filosofia dell’isola – filosofia della sicilia – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Catania). Filosofo. Grice: “I like Pennisi’s irreverent tone – typically Italian! – to evolution – and especially evolution of language. By obsessing with linguistic tokens, we have lost our capacity to mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor of ‘the price of lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a Griceian at heart in that in his study of both schizo ad paranoic (both psychotic) systems of communication, he focus on what he and I call the ‘adequazione pragmatica,’ i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky, to implicate!” Ha diretto il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagoche e degli Studi Culturali dell'Messina, presso cui è titolare della cattedra di filosofia del linguaggio. I suoi interessi riguardano prevalentemente la psicopatologia del linguaggio e, più in generale, la relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione umana. Consegue la laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a Catania  con una tesi dal titolo “I presupposti ideologici della teoria della storia linguistica di B. Terracini,” sotto la guida di  Piparo. Vince il concorso libero per ricercatore e  svolge la carica presso l'Istituto di Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina. Diventa professore associato di filosofia del linguaggio nella Facoltà di Magistero di Messina. Vince la procedura di valutazione per l'ordinariato--  è direttore del Dipartimento di Scienze cognitive e della formazione della Facoltà di Scienze della Formazione e preside presso la stessa Facoltà. -- è coordinatore del Collegio di Dottorato in Scienze cognitive dell'Messina.  Aree di ricerca Psicopatologia del linguaggio. L'ipotesi di base per l'analisi del linguaggio psicopatologico parte da un confronto sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due declinazioni più significativequella schizofrenica e quella paranoica con il linguaggio tipico delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei soggetti normali. La tesi di Pennisi è che i soggetti psicotici, a differenza di quelli con deficit cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di vista dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare, la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La cognitività linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le regole stesse dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di essere i dominatori naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che beffardamente ci avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente estinzione. In continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto di bio-politica, in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In particolare, propone di investigare i fenomeni sociali e politici mediante la comprensione delle dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è, nel sistema di idee proposto da Pennisi, l'idea di poter ingegnerizzare la società e di poterme controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale illusione è data dal linguaggio e dalla razionalità linguistica che contraddistingue Homo sapiens. Accadimenti come le crisi economicheal pari di altri fenomeni socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i fenomeni naturali che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi migratori e la riproduzione. Altre opere: “L'errore di Platone – biopolitca, linguaggio, e diritti civile in tempo di crisi” (Bologna, Mulino); “Il prezzo del linguaggio” (Bologna, Mulino); “L’isola timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia” (Roma, Squilibri); “Le scienze cognitive del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Scienze cognitive e patologie del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Segni di luce” (Mannelli, Rubbettino). “Psicopatologia del linguaggio: storia, analisi, filosofie della mente” (Roma, Carocci); “Le lingue utole: le patologie del linguaggio fra teoria e storia” (Roma, Nuova Italia Scientifica); "La tecnologia del linguaggio tra passato e presente, in Blityri, Pisa, ETS,  Telmo Pievani, Linguaggio, proprio tu, ci tradirai. R.  Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il pensiero del potere in S. Kubricke oltre, in Le ragioni della natura” (Messina, Corisco, Franco Lo Piparo Tullio De Mauro Umberto Eco.Dip. Scienze cognitive, psic., ped. (unime), su unime. Pennisi. Keywords: filosofia dell’isola, filosofia della sicilia, filosofia siciliana, cariddi, capo peloro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pennisi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739554110/in/datetaken/

 

Grice e Pera – il ragionere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo. Important Italian philosopher. Si diploma in ragioneria all'Istituto "F. Carrara" di Lucca. Studia a Pisa sotto Barone. Insegna a Pisa. Convinto che le libertà civile si e riconduce alla dignità intrinseca della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di ciascuno, rileva come sia sbagliato fare del relativismo elitario il fondamento della società. Questa sorge grazie a quel terreno fertile rappresentato dal principio della tolleranza  Un saggio filosofico di rilievo riguarda il metodo scientifico e l'induzione. Dedicato nell’”Espresso” ai filosofi che avevano tentato di confutare Marx, il primo e Popper. Ulteriori studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai metodi induttivi e scientifici. Saggi "Hume, Kant e l'induzione". Sviluppa ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da Galvani. Analizza in dettaglio il rapporto tra scienza e filosofia, in particolare nel rinascimento volgare italiano (Galilei, Telesio). La metafora delle palafitte (anche usata da Vitters): come le palafitte dell'uomo preistorico, la filosofia (in particolare la teoria della relatività e la fisica atomica) non si fonda su una base solida come la roccia, ma e soggetta a modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle, di nuovi fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle precedenti della fisica classica.  C’e progresso in filosofia. Non poggerebbe su un fondamento immutabile, ma su un principio che puo essere oggetto di ulteriori analisi ed approfondimenti.. La filosofia ha validità limitata a un determinato contesto – e. g. Oxford. Secondo questo orientamento il griceianismo e modificabile. Fra le revisioni di sistemi scientifici studiate da lui vi è la rivoluzione di Telesio e Galilei che reca obsoleto il geo-centrismo. Sono poi analizzate le teorie elettromagnetiche, a partire dalle prime formulazioni empiriche di Volta e Galvani. Pera analizza il progresso della filosofia in relazione a quella del metodo, basato su procedimenti razionali ed induttivi.  Altri saggi: "Induzione, scandalo dell'empirismo", i "La scoperta scientifica: congetture selvagge o argomentazioni induttive?",  "È scientifico il marxismo?", “Il canone del razionale” Craxi. Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello stato di diritto, la rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti. Quei politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno. Si occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in Italia. La democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Lo istrumento della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere. Partecipa anche ad alcuni temi di politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca. vivere “velut si Deus daretur”. "Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via. Il denominatore comune e il rinascimento e l’'illuminismo. Il concettio di eguaglianza fra gl’italiani i e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base della costituzione dellea nazione italiana. È lo stesso soffio del vento di Monaco nel 1938. Defende nostra autonomia individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da ciò il nostro liberalismo)”. Altre opere: “Apologia del metodo” (Pisa, Scientifica); “La scienza su palafitte” (Roma, Laterza); “Induzione” (Bologna, Mulino); “Il razionale e l’irrazionale nella scienza” (Milano, Saggiatore); “La rana ambigua. La controversia sull'elettricità animale tra Galvani e Volta” (Torino, Einaudi)’ “Scienza e retorica” (Roma, Laterza); “Persuasione” (Milano, Guerini); “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo” (Milano, Mondadori); “Il libero e il laico” (Siena, Cantagalli); “Etica liberale” (Milano, Mondadori); “Il liberalismo di Pannunzio” (Torino, Centro Pannunzio). La scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura. “Il mio e un relativismo elitario” Marcello Pera. Pera. Keywords: implicature, relativismo elitario, implicatura elitaria, ragione, filosofo come ragionere, le radici romana del ragionere, ratio, ragionere, l’assenza del concetto di ratio nella lingua greca, la ‘ratio’ di Pitagora, la ‘ratio’ della scuola di Crotone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685518838/in/photolist-2mPQGvz-2mPMaQM-2mPtnaL-2mPszkp-2mPpwbZ-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mLP4Rj-2mPCgo1-2mKG3XG-2mKCrta-2mPpskp-2mPvmTf-2mKjsJY-2mKgN49-2mPHbXQ-2mKbok1-2mJq2uE-E4u3XA-Bq5Mgn-nTXjQ9-obihzh-oddDmK-obniwY-oddCEe-oddKsc-ob9cLV-nTWNqo-obnngm-nTXn7o-obrAi8-nTXmLo-oddxmi-obnk8d-obrGZK-obrLsr-nTYe3e-obrG22-nTXgE1-nTXiX7-nTYdn6

 

Grice e Peregalli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. I luoghi e la polvere Incipit All'inizio della Genesi il serpente convince Eva a mangiare con Adamo il frutto dell'albero della conoscenza. Così i loro occhi si apriranno e vedranno per la prima volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia della conoscenza e del desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo, il suo scorrere nelle nostre vene, diventa dominante. Lo splendore dell'attimo, la sua rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo corrode la vita e la esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche l'amore per la fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano.  Citazioni Se si vuole vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i costi, se si vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto poco la conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la differenza. Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della conoscenza, sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio, l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa", sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso e, quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia, colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la "carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare, dirigere, comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri tortuosi, o spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento) può ancora trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca, sigillato, perché non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque non deve essere imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre guardato indietro. Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo che in quest'epoca falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare la morte e la fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti, superfici nitide e sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un sentiero possibile sia quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte dall'uomo una crepa, una rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo che teorizza le guerre "intelligenti" e gli obiettivi "mirati" la barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle costruzioni. Il decadimento fa parte dell'essere. Tutto decade, crolla, si disfa. Ma questo decadimento è un frammento di noi. Il concetto di incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto è contaminato dal tempo e dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue radici in un luogo lascia un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle città, nei paesi, nelle campagne, "rovine semplici"...Cascine abbandonate, un muro senza aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non dicono nulla di più della loro solitudine e del loro abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni non si legge più tra le pieghe dell'architettura. Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro origine. Troviamo queste rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di eternità. L'idea che tutto debba tornare a risplendere com'era. È un'epoca, questa, in cui da una parte si desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa per la fragilità delle persone e dei luoghi. Pensare che un luogo possa cristallizzarsi in un'eternità senza tempo è una chimera che denota, mascherato di umiltà, un senso di presunzione infinito. La nostra vita è la nostra memoria. Attraverso il passato guardiamo il futuro. Se lo distruggiamo e lo ricostruiamo in modo fittizio non resterà più niente. La bellezza di un oggetto deriva in buona misura dalla sua patina. Più che la frattura tra antico e moderno, ciò che dà consistenza alla nostra vita e la rende accettabile è la patina del tempo. La certezza che le cose e i luoghi deperiscono serenamente. È questa una "decrescita" estetica, un principio che vede nella caducità la traccia della loro bellezza. Una volta le cose erano fatte per durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata la loro deperibilità per farle diventare sempre più belle. Oggi le cose si producono per essere effimere, e al tempo stesso si proteggono con vernici e altre sostanze, perché sembrino eterne. Una città per avere un'anima non deve essere perfettamente pulita. Devono rimanere le tracce di quello che accade. Così i resti della nostra vita possono affiorare, come i ricordi dagli angoli delle strade, dai cespugli, dai muri. La materia di cui sono fatte le cose deve plasmarsi sull'aria che si respira, deve ricevere l'ombra. La durata delle cose nel tempo non si può comperare. Il corpo va amato per quello che è. La sua fossilizzazione, invece, rischia di tradirne l'essenza, la cui forza è la caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita, ci tiene con il fiato sospeso in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo odore, la sua superficie, il suo colore, è la sua consistenza che muta negli anni e si adatta a noi e al mondo. Parole come design e lifting hanno un suono sinistro. Dicono lo stesso. La plastificazione degli oggetti e dei corpi, il loro luccicare senza vita, come i pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo un mondo che dovremmo indossare come una muta per aderirvi perfettamente e in cui però i nostri movimenti diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano che toglie il respiro. Corpi rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto rimodellati. Il museo deve introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le opere dei morti dialogano con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e fecondo. I musei, che sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti edifici-scultura. Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati del momento, che inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di sapere a cosa serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni o le opere presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono un riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza. L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi, luoghi diroccati e abbandonati, immagina il loro passato, sente attraverso la pelle consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati, attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il calore riarso del sole.  Roberto Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani. Roberto Peregalli. Peregalli. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Peregalli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738894063/in/datetaken/

 

Grice e Perniola – filosofia italiana – Luigi Speranza (Asti). Filosofo. Studia la filosofia del metaromanzo a Torino sotto Pareyson. Incontra Vattimo ed Eco, che si è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di Pareyson. Cllegato alla all'avanguardia dei situazionisti. Insegna a Salerno e Roma.  Collabora a agaragar, Clinamen, Estetica Notizie. Fondato Agalma. Rivista di Studi Culturali e di Estetica.L'ampiezza, l'intuizione e molti-affrontato i contributi della sua filosofia gli ha fatto guadagnare la reputazione di essere una delle figure più importanti del panorama filosofico contemporaneo. Pubblica “Miracoli e traumi della Comunicazione”. Le sue attività ad ampio raggio coinvolti formulare teorie filosofiche innovative, filosofare, l'estetica di insegnamento, e conferenze. Si concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nel suo primo saggio principale, Il metaromanzo, sostiene che il romanzo da Henry James a Samuel Beckett ha un carattere auto-referenziale. Inoltre, si afferma che il romanzo è soltanto su se stesso. Il suo obiettivo e quello di dimostrare la dignità filosofica del meta-romanzo e cercare di recuperare un grave espressione culturale. Montale gli loda per questa critica originale del romanzo come genere filosofico. Però, non solo hanno un'anima accademica ma anche una anima anti-accademica.. Quest'ultima è esemplificato dalla sua attenzione all’espressioni alternativa e trasgressiva. Un saggio importante appartenente a questa parte anti-accademico è “L'alienazione artistica”, in cui attinge la filosofia marxista. Sostiene che l'alienazione non è un fallimento di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa dell'arte come categoria distintiva dell'attività umana. I situazionisti (Castelvecchi, Roma) esemplifica il suo interesse per l'avanguardia. Dà conto dei situazionisti e post-situazionisti nel quale è stato personalmente coinvolto. Ha videnzia anche le caratteristiche contrastanti dei membri del movimento. In “Agaragar” continua la critica post-situazionista della società capitalistica e della borghesia. Saggio sul negativo” (Milano: Feltrinelli). – cf. Grice, “Negation and privation”. Il negativo qui è concepito come il motore della storia.  Post-strutturalismo. Offre alcuni dei suoi contributi più penetranti alla filosofia. In Dopo Heidegger. Filosofia e organizzazioni culturali sulla base di Heidegger e Gramsci, include un discorso teorico sulla organizzazione sociale. Sostiene la possibilità di stabilire un rapporto tra cultura e società nella civiltà. Come l'ex interrelazioni tra la metafisica e la chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e professione sono state decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un modo per superare il nichilismo e il populismo che caratterizzano la società. Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo contiene sezioni sulla Società dei simulacri e Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso (Transiti. Come andare dalla stessa per lo stesso). Teoria dei simulacri si occupa con la logica della seduzione. Anche se la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto. Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono. Una immagine e una simulazione in che seducono e ancora fuori loro vuoto ha un effetto. Illustra il ruolo di tale immagine in una vasta gamma di contesti culturali, estetiche e sociali. La nozione di transito sembra essere più adatto per catturare l’aspetto culturali della tecnologia che altera la societa..Transit di oggivale a dire che vanno “dallo stesso allo stesso” evita di cadere nella contrapposizione della dialettica che avrebbe precipitare pensare nella mistificazione della metafisica”.  Postumano include altri territori nella sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- indaga un modo di sentire che non ha nulla a che vedere con i precedenti che hanno caratterizzato l'estetica. Sostiene che sensologia ha assunto. Ciò richiede un universo emozionale im-personale, caratterizzato da un’esperienza anonima, in cui tutto si rende come già sentito. L'alternativa è quella di tornare indietro al mondo classico e, in particolare, all’antica Roma. In “Il sex appeal dell'inorganico”, riunisce la filosofia e la sessualità. La nostra sensibilità trasforma il rapporto tra una cosa e gl’esseri umani. Sex si estende oltre l'atto e i corpo. Un tipo organico di sessualità viene sostituita da una sessualità neutra, in-organica, arti-ficiale, indifferente alla bellezza o forma. Esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità nell’esperienza estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una linea che apre prospettive sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più sorprendente è la sua di coniugare una rigorosa re-interpretazione della tradizione filosofica con una meditazione sul “sexy”. Si rivolge aspetti perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo, apice o qualsiasi rilascio della tensione. Si occupa dell’orifizio e l’organio, e la forma di auto-abbandono che vanno contro un modello comune di reciprocità erotica. Tuttavia, attingendo alla tradizione critica trascendentale, sostiene anche che ogni coniuge e una cosa, perché in costanza di matrimonio ogni affida il suo la sua intera persona all'altra al fine di acquisire un diritto pieno su tutta la persona dell'altro.  In “L'arte e la sua ombra” popone un'interpretazione alternativa dell'ombra che ha una lunga storia nella filosofia. Nell'analisi dell'arte e del cinema, esplora come l'artisti sopravviveno nonostante la comunicazione di massa e la riproduzione. Il senso dell'arte è da ricercarsi in ombra creato, che è stato lasciato fuori dallo  stabilimento arte, comunicazione di massa, mercato e mass media. La sua filosofia copre anche la storia di estetica e teoria estetica. Pubblica “Enigmi -- Il momento Egizio Nella Società e nell'arte” in cui analizza l’altra forma di sensibilità che si svolgono tra gl’uomini e le cose. La nostra società vivendo un “momento egizio”, caratterizzato da un processo di rei-ficazione. Come il prodotto di alta tecnologia assume sempre una proprietà organica, gl’uomini si trasformano in cosi, nel senso che si vedeno deliberatamente come oggetti sessuali. In L'estetica del Novecento fornisce un resoconto originale e la critica alle principali teorie estetiche caratterizzato il secolo precedente. Traccia le tendenze basate sulla vita, la forma, la conoscenza, l’azione, il sentimento e la cultura. In Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale la sensazione di Cattolica. La forma culturale di una religione universale), sottolinea l'identità culturale del cattolico (kath’holou”), piuttosto che il suo uno moralitstico e dogmatico. Propone il cattolico senza l'orto-dosso e una fede senza dogma che consente il cattolico ad essere percepito come un senso universale di sentimento culturale. “Strategie del bello: estetica italiana” analizza le principali teorie estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Mette in luce il rapporto tra i tratti storici, politici e antropologici radicati nella società italiana e il discorso critico sorto intorno a loro. La conoscenza e la cultura sono concessa una posizione privilegiata nella nostra società, e dovrebbero sfidare l'arroganza degli stabilimento, l'insolenza degli editore, la volgarità dei mass media, e il roguery plutocratico.  La filosofia dei media. La sua ampia gamma di interessi teorici  includono la filosofia dei media. In “Contro la Comunicazione” analizza l’origine, il meccanismo, la dinamica della comunicazione e suo effetto degenerative. “Miracoli e traumi della comunicazione” si occupa dell’effetto inquietante della comunicazione concentrandosi sull’evento generative: una rivolta degli studenti, la rivoluzione iraniana, la caduta del muro di Berlino, World Trade Center attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti trattati con sullo sfondo dell’effetto miracoloso e traumatico in cui la comunicazione offusca la differenze tra il reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il declino delle professione, il successo del populismo, il ruolo della dipendenza, le ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma non meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. In finzione, e l'autore del romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia, che è stato trasformato in una donna. Altra narrativa è del Terrorismo Come una delle belle arti (al terrorismo come una delle Belle Arti.  Saggi:  “Il meta-romanzo” ( Milano, Silva); “Tiresia, Milano, Silva); “L'alienazione artistica” (Milano, Mursia); “Bataille e il negativo, Milano, Feltrinelli); “Philosophia sexualis” (Verona, Ombre Corte); “La Società dei simulacra” Bologna, Cappelli); “DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura” (Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso” (Bologna, Cappelli); “Estetica e politica” (Venezia, Cluva); “Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte” (Genova, Costa & Nolan); “Del Sentire, Torino, Einaudi); “Più che sacro, Più che profane” (Milano, Mimesis); “Il sex appeal dell'inorganico” (Torino, Einaudi); “L'estetica del Novecento, Bologna, Il Mulino); “Disgusti. Nuove Tendenze estetiche” (Milano, Costa); “I situazionisti” (Roma, Castelvecchi); “L'arte e la SUA ombra” (Torino, Einaudi); “Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale, Bologna, Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses a stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli e traumi della Comunicazione, Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello. Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di estetica, Strategie Del Bello: estetica italiana” (Milano, Mimesis); “Estetica: Una visione globale” (Bologna); La Società dei simulacra” (Milano, Mimesis, Berlusconi o il '68 Realizzato” (Milano, Mimesis,.  Estetica e politica. Nuova Edizione, Milano, Mimesis); “Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi, Milano, Mimesis); “.L'avventura situazionista. Storia critica dell'ultima avanguardia” (Milano, Mimesis); “L'arte espansa” (Torino, Einaudi); Del Terrorismo Come una delle belle arti, Milano, Mimesis, “Estetica Italiana Contemporanea, Milano, Bompiani,“Pensare rituale”; “La sessualità, la morte, Mondo, l'umanità “Estetica: Verso una teoria di sentimento”“Di volta in volta”,  “La differenza del Filosofica Cultura italiana”,“Logica della Seduzione”, “Stili di post-politici”, differenziazione, “Venusiano Charme”, “decoro e abito da sera”. G. Borradori, ed., Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana.  “Tra abbigliamento e nudità”, Zona  “Al di là di postmodernità”, Differentia “La bellezza è come un fulmine”,  Moderna Museet, “Riflessioni critiche”, “Enigmi di temperamento italiano”, Differentia,. “Primordiale Graffiti”, Differentia, “Urban, più di urbana”, Topographie, ed in Strata, Helsinki, “Emozione”, Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano, Charta,  “Verso visiva filosofia”, la 6a Settimana; “Burri ed Estetica”, Burri” (Milano, Electa); “Stile, narrativa e post-storia” Tema celeste,  europea, “Un estetico del Grand Style: Guy Debord”, Sostanza, Arte tra il parassitismo e l'ammirazione”, RES,  “Sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte.  “La svolta culturale e sentimento” “il Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana,  Ripubblicato come “La svolta culturale nel cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione, Strumenti di devozione. Le pratiche e gli oggetti di Religiois Pietà;  “Ricordando Derrida”, sostanza, “La giustapposizione”, Rivista Europea.”, Celant, G., & Dennison, L.arte, architettura, cinema, performance, fotografia e video, Milano, Skira, “Cultural Turns in Estetica e Anti-Estetica”, Guarda anche Estetica Anti-art Internazionale Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento filosofia italiana; La filosofia del sesso; filosofia occidentale;  La sessualità, la morte, mondo --  è il più utile e punto di partenza per Perniola, Fondazione desanctis Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. E. Montale, “Entra in scena il metaromanzo”. Il Corriere della Sera, Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Bredin "L'alienazione artistica" di Mario Perniola,Inverno  Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con  //notbored.org/ debord  a.html  I situazionisti, Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo  “Pensare rituale. La sessualità, la morte” (Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Sulla influenza della nozione di simulacri vedere Robert Burch. “Il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la metafisica?”. Sentire la differenza, Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte. Stati di emergenza. Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori interpretazioni del concetto di transito vedere Hayden White, "la differenza italiana e la politica della cultura", Ricodifica. La filosofia Nuova italiana. Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera del Libro  Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo. catalogo IAPL, Siracusa.  La Teoria Pinocchio, Perniola, il sex appeal del inorganica, Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della teoria di Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh,  Critica d'arte,  Filosofie del desiderio nel mondo contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra),  Anna Camaiti Hostert sexy cose,//altx.com/ebr/ebr6/6cam.htm; intervista tra Sergio Contardi e Mario Perniola//psychomedia/jep/number3-4/contpern.htm  Prefazione di Per l'influenza di arte e la sua ombra vedere Farris Wahbeh, Recensione di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della inorganica”, The Journal of Aesthetics e Critica d'arte,  Robert Sinnerbrink, “Cinema e la sua ombra: di Mario Perniola arte e la sua ombra”, Filosofia Film, film-philosophy /sinnerbrink.pdf  Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, Sulla ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte vedere;  “Retorica postmoderno ed Estetica” in “Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of Philosophy, Edward N. Zalta (ed.),//plato.stanford.edu / voci / post modernismo   “La svolta culturale del cattolicesimo”. Laugerud, Henning, Skinnebach, L. Katrine. Gli strumenti di devozione. Le pratiche e oggetti di pietà religiosa dal tardo Medioevo al 20 ° secolo. Aarhus ulteriore lettura Giovanna Borradori, ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana, il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la metafisica?, Nel sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte, New York-London, Continuum, A. Carrera, revisione a Disgusti, in Canada Rassegna di letteratura comparata, SFilosofie del desiderio nel mondo moderno, in stati di emergenza: Culture di rivolta in Italia,la differenza italiana e la politica della cultura, in Laurea Facoltà di Filosofia, Farris Wahbeh, Rassegna di Arte e la sua ombra e il sex appeal della Inorganica, in The Journal of Aesthetics e Critica d'arte, O' Brian, L'arte è sempre scivoloso, il valore dei valori sospensione, in Neohelicon,  Civiltà, Dell'Arti Giorgio, M. Parrini, “Catalogo dei viventi italiani” (Notevoli, Venezia); Marsilio Nils Roller, simulazione, una conversazione tra Sergio Contardi e M. Perniola (//psychomedia/ jep/number3-4/contpern.htm )  Recensione di “La sessualità, la morte, World”  sirreadalot.org/religion/ religion/ritualR.htm )  Recensione di Sinnerbrink di “arte e la sua ombra” /film-philosophy il rilascio Il corpo dell'immagine /italiaoggi.com.br/not12/ ital_ ed Estetica  (//agalmaweb.org/ ) Blog su “Feeling Thing” (in italiano) (//cosachesente.splinder.com/ ). Mario Perniola. Perniola Keywords: ‘seduzione’ ‘le strategie del bello’ ‘altre il desiderio e il piacere’ sesso, sessuale, psychologia del sesso, Perniola’s misuse of ‘sesso’, eros. -– Luigi Speranza, “Grice e Perniola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737811182/in/datetaken/

 

Grice e Perone – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo. Grice: “While Perone can be a pessimist, I think the party is NEVER over!” Grice: “I especially appreciate two things in the philosophy of Perone: his emphasis on the the intersection between modality and temporality: ‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a theme in my “Personal identity” and also the implicature: what is actual is also possible” – AND his idea of an ‘interruption,’ which I take it to the rational flow of conversation!” Speranza, “The feast of conversational reason,” “The feast of reason and the bowl of soul” -- important Italian philosopher. Studia a Torino sotto Pareyson. Studia la filosofia della liberta. Insegna a Roma e Torino. Si dedica alla filosofia ermeneutica. La politica è l’invenzione dell’ordine che con-tempera il „per me“ e il „per tutti”. Studia la morale creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una normatività più inclusiva. la secolarizzazione;  Una metafora ha ispirato l'intero percorso di pensiero di Perone, quella della lotta di un uomo, Giacobbe, con il divino, l'Angelo (Genesi).  Nella notte del deserto, uno straniero interrompe la sua solitudine e combatte con lui in una battaglia che non ha vincitore. All’alba scopre di essere stato ferito dall'angelo.  La ferita significa anche la benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con Dio e non è stato ucciso, d'ora innanzi si chiama “Israele”.  Il racconto è la cifra dell'estrema tensione che sussiste tra il finito e l'infinito, tra il penultimo e l'ultimo, tra i singoli significati e il senso complessivo.  La filosofia ha un'obbligazione di fedeltà al finito che la conduce a non rinnegare mai le condizioni storiche del pensiero, ma anche a non rinunciare alla sua vocazione a trascenderle con l'ascolto del non immediato, il lavoro e la fatica.  Riconosciuto il moderno come condizione, il pensiero non può illudersi di potersi semplicemente installare nell'essere o nel senso, come se tra finito e infinito non si fosse consumata una cesura.  E tuttavia, ugualmente inopportuno e un appiattimento sui semplici significati storici, dimentico dell'appello dell'essere.  La necessaria protezione del finito (peiron) (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti)  non significare l'eliminazione di nessuno dei due contendenti. Sulla soglia  tra finite (peiron) e infinito (a-peiron), tra storia e ontologia, si realizza una mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma la sua conservazione. Al fine di preservare la doppia eccedenza del finito (peiron) sull'infinito (a-peiron) e di questo su quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi, sia trasformandola in identità alla Velia, sia indebolendola fino a un punto d'in-differenza.  Così, è vero, per esempio, che la memoria non conserva che questo o quello frammento, né può pretendere di ricordare direttamente l'intero (la totalita – cf. Grice ‘total temporary state’).  Ma è altrettanto vero che questo o quello frammento non va abbandonato a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una vita, di una storia…) a dover essere ricordato. La filosofia resta ossessionata dal tutto (cf. Grice’s ‘total temporary state’), ma questo tutto non ha l'estensione della totalità, ma l'intensione di un frammento in cui ne va dell'intero, il totto. Peiron ed apeiron, Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta di *dire* sempre insieme due cose, due poli opposti, secondo una dialettica dell'et-et, dell'indugio e dell'anticipazione.  Il finito, la parte (il soggetto, il presente, il sentimento) e analizzato come una “soglia”, come un luogo che non puo nemmeno essere vissuto senza la memoria dell'altro polo. Come nel caso di Giacobbe/Israele, la ferita finite, parziale, e un luoo che porta la ferita inferta loro dall’altro polo (l’infinito, il tutto) come una benedizione. Elabora la filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio in profondità – spesso svolto contro-corrente, Parte integrante della sua ricerca filosofica è altresì un confronto continuo con Guardini. Opere:”Esperienza divina” (Mursia, Milano); “Storia e ontologia” (Studium, Roma); “La totalità interrotta”  (Mursia, Milano); “La memoria” (Sei, Torino); “La lotta dell’angelo e il demonio” (SEI, Torino); “Le passioni del finite” (EDB, Bologna); “Il gusto per l’antico” (Rosenberg, Torino);  “Nonostante i soggetti” (Rosenberg, Torino); “Il presente possible” (Guida, Napoli); “Sentimento vero” (Napoli, Guida); “Sentimento” (Cittadella, Assisi); ” “Umano e divino” (Queriniana, Brescia); “Il racconto della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia); Un tema che è diventato predominante nella produzione più recente è la riflessione etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si ricordano:  “Lo sspazio pubblico” (Mulino, Bologna); “Identità, differenza, conflitto” (Mimesis, Milano); “Secolarizzare” (Mursia, Milano, Givone, I sentieri della filosofia, Torino. Una cospicua parte della sua produzione di si concentra sul finite e sul rapporto tra filosofia e narrazione. Anche il tempo e la memoria: “Il tempo della memoria” Mursia, Milano); “Memoria, tempo e storia; Il tempo della memoria, Marietti, Genova); “Il rischio del presente”; “L'acuto del presente: una poetica” (Orso, Alessandria); “Ateismo”; “Futuro”; “Memoria, Passato, Pensiero, Presente, Riflessione, Silenzio, Tempo.   Ccurato e introdotto presso Rosenberg la Scuola di Alta Formazione Filosofica: “Dialogo con l'amore”; “Metafisica”; “Dare ragioni”; “Coscienza, linguaggio, società” “Un'antropologia della modernità”; Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente,; Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia responsive; “Valori, società, religione”. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè l'IN-finito, ma più in generale l'oggetto, il mondo – non è un limite che i soggetti poneno a se stessi, ma una barriera che loro è posta e che, dunque, non si lascia ultimamente inglobare dal soggetti, per quanto potente loro siano. Ai limiti estremi dell’estensione e la ptenza, i soggetti incontrano la resistenza testarda del mondo e misurano così la propria im-potenza di in-finito. Questa lotta/scontro con la barriera lascia nei soggetti una ferita che appartiene per sempre all'identità delle sue coscienze. L'Angelo può quindi essere definito quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta Il tema della tensione tra cielo e terra è centrale. Come dimenticare che la teologia è forse l'unica rama della filosofia che osato vedere nella tensione tra l’uomo e il divino non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo quanto per la terra?  E attiva un'originalissima interpretazione del rapporto tra il segnato e il senso. Con ‘segnato’ intendo una cristallizzazione storica di una scelta determinata, avente in sé una ragione sufficiente. Con ‘senso’ intendo una direzione capace di UNI-ficare una MOLTE-plicità in sé dispersa fra il segnato S1, il segnato S2, … il segnato Sn, in modo da costituir il segnato come un progetto e un'interpretazione della realtà. La definizione del gusto per l’antico come tempo della cesura risale in “La totalità interrotta”. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e Memoria, dove individua nella modernità l'epoca della cesura. Il modern è dunque chiamato a essere il tempo della memoria. La memoria è sempre memoria della cesura. L’uso  della categoria di ‘illuminismo non simpatizza per quella interpretazione del moderno, dimentiche della tensione. Semplicemente pone l'umano in luogo del divino come fonte di legittimazione -- puntando tutto sul continuio, anziché sul dis-continuo della storia. Per un approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo, contro l'essere, ciò che è forte, è lecito essere forti, perché la minaccia non lo vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua maestà e incommensurabile grandezza. Per una trattazione sistematica del concetto di "soglia”, che svolge con particolare attenzione cfr. Il presente possibile,  («Il presente come soglia»).  Se una totalità è interrotta, non possiamo ricordare se non frammenti, e quasi istantanee del tempo. Tuttavia, se la memoria afferra brandelli e frammenti, è perché in essi vi legge il tutto, perché li pensa capaci di dar *senso* e di riscattare, perché in essi vi scorge l'essenziale. La memoria sa che non tutto può essere salvato. Ma osiamo credere che nella memoria salvata vi possa essere un senso anche per ciò che è andato perduto. Nel rivalutare la funzione dell'indugio osserva che perlopiù la filosofia non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio, puntando invece sulla funzione anticipative. Particolare rilievo riveste a questo proposito la distinzione che traccia tra spazio pubblico e spazio comune.  Individua anzi come rischio immanente della democrazia» il ri-assorbimento dello spazio pubblico entro la semplice logica dello spazio comune. Lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello spazio comune. E. Guglielminetti, ed., Interruzioni. il melangolo, Genova. https://www.theologie.hu-berlin.de/de/guardini/mitarbeiter/li, su theologie.hu-berlin.de.vips/ugo.perone, su sdaff. http://www.lett.unipmn/docenti/perone/, su lett.unipmn oportet idealismo su spaziofilosofico. http://www.spaziofilosofico/numero-05/2052/il-pudore/#more-2052, su spaziofilosofico. Ugo Perone. Perone. Keywords: implicature, peiron/apeiron, Velia, Grice on ‘other’; finito/infinito, Velia, Elea, I veliani, Guardini. Total temporary state, Israele, etimologia, la ferita di Giaccobe dopo la lotta coll’angelo, nella Vulgata. Israele, la lotta di Giacobbe e il angelo, la ferita, Giacobbe zoppo, iconografia, controversia sull’etimologia di israele, ei combatte, la tradizione di Velia, l’infinito di Velia – il continuo e il discontinuo, l’infinito della scuola di Crotone, Cicerone, l’infinito di Giordano Bruno. Infinitum, indefinititum, dal verbo, finire, finio in romano, -- I due rappresentanti della scuola di Velia, Melisso, peras, pars. Guardini, il sacro, il divino, I dei, uomo e dio, opposizione, -- la storia della filosofia di Perone, il presente possible, la totalita interrota, I soggeti, trascendentale e immanente. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688092547/in/photolist-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mKw3hq-2mKuZ8r-2mKgNbU

 

Grice e Persio – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo. Dei lincei. Figlio di Altobello Persio, studia a Napoli. Conosce Telesio di cui diventa discepolo, e scrive diverse saggi a difesa e chiarimento: “De naturalibus rebus” (Venezia, Valgrisio). Pubblica il “Trattato dell'ingegno dell'uomo” (Venezia, Manuzio) in cui riprendeva la teoria di Telesio di uno “spirito” come principio, movimento, vita, e intelligenza.  A Roma conosce Campanella e Galilei e pubblica “Del bever caldo costumato dagl’antichi romani” (Venezia, Ciotti) in cui riprende diverse idee già trattate in precedenza riguardo allo spirito e ai consigli per la sua conservazione. Altri saggi:  “Digestum vetus, seu Pandectarum iuris civilis: commentarijs Accursii praecipua autem philosophicae illustrates cum pandectis florentini” (Venezia, Franceschi);  “Novarum positionum in rethoricis dialecticis ethicis iure civili iure pontificio physicis  triduo habitae” (Venezia, Sambeni). “De ratione recte philosophandi et de natura ignis et caloris” (Roma, Mascardo). Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Roma.  la dialettica di Telesio -- Campanella -- Gailei -- contro Cicerone -- contro Boezio itiumdialecticum,ponitAristoteles. PRO POSITIONES DIALECTICA FACVLTATE. I Dialecticesarcis magistros primos requiramus. Non Aristotelem profectò fuisse cenfendum est. Sedmultòantea,quunplurimosexstitiffe,mania i teftantibus. Sed nereferasadtā antiquos:neges etiam, Pythagora eos fuiffelogicos (quodtamen falsumn, indedeprehenditur, cùm mathematicisartibus; quae fine Logice tractarinon possant. Ittaaccuratèftuduerint) Zeno tamen Eleates, ex Platone et Laertio, inventor efficitur quod et ad Parmenidem nostrum I Dehip. Et Plar. plac.li. gularisfuit, noninfophifticisde arte ipla contentionibus, Ledin explicarione historiarum, incaricorum, Lucanum Galenus extendit. ClinomachusThurius; noftercóterraneusprimusdeaxio DIALECTICIS IN METAPHORAM enumerar Aristoteles interuitia dialectica. Grammaticum est et grammaticae syntaxeos uitium  festum est; uelcum Platone Prometheum, uelúci deorum interpretem existimabimus, quem infacrislitteris Noeum doctiexistimant;uelcumaliquotdoctis,Mofissacrú illumfacerdotisornatum ,&uestitumExhodiexpreffum. Itaque Logices exercitatio apud hebraeorum liberostin et cpoëinatum compositione, inq.aenigmatum enodatione, doctis uiris at matis seu enunciacis confcripsit fi Laërtiocredimus.quod fi berumeft, principiú doctrinehuiusciphilofophodebeatur; quaodeindecranslarakc ab Arift.inlibrudeinterpretatione Nonitaque Democritum Dialectices inventionis dispositioni SIGNARUM u tnec Protagora nelenchorumjutex Plato rum et Peripateticorum sectae manarunt. Dialecticen igitur, facultatem, seu virtutem bene differen ditenemus, hocest disputandi, disceptandi ratiocinandi. Quotiesita querationeutimur, toties dialectico munere diendiq.;ita Logicenhanc, essefacultatem, omniadisputan di,intelligendiq. Rectè itaque Aristoteles, omnes IDIOTAS quod ammodo uti Dialectice, confirmauit. Duplex itaquc; quinimmohaec, uel utiilius magistra, cólá tuitur; cùm omnis disciplinae principium sit experientia, ob item  ne patet; principem negare possumus. Quinneque Platonem ipsum cum Socrate a Dialectice's perfectaecognitionesecludimus; de cuius schola academico fungimur. Naturalis ergo logice facultas. Utenim visus et auditus facultas est naturalis, videndi, au Standis, vel uti prudentia quaeda in communi somnibusartifi cibus, quicum differunt, nonsuaquadam et propria, sedcom muni dialecticorum facultate differunt. Si, ut ait Aristoteles, finisa discipline ahabetur, quandoprac statur quod attisuiribu s continetur, dialectices finis erit, be a ne differcre. Subiecum uerò dialectices ponimus res omnes. quoduel Aristotele tefte confirinamus. Quid etiamfi. Nonens, subiectum dialectices ponamus et  iudicium. Quas Adrastus Simplicii testimonio, peripateticus nobilissimus adprobauit, ad aures fuisse Aristotelis. A servatio et inductio. dialectice itaque communisoinnibus rebus. Ratione tra: ut omnino quidlibet seu verum seu falsum quid tractari, ac ratione disputari et explicari possit. Dialectices uerò partes duas esse tenemus, inventionem, licet, necessarium, uerisimile, captiofumdari potest; nonobid enunciate logice partim necessária, partim ueri similis, pártim captiofa esse debet. Sedtota necessaria.  Genus illud verè esse dicimus, totum partibus essentiale. Unde hominem genus esse Catonis et Ciceronis. Catonem verò et Ciceronem speciem esse hominis. Cum uerò satiùs putemus; ueri et propria sermonis usum aiuris consultis et rei publicae principibus, quàm a scholis in ertium philosophorum petere; meliùs quaeduo individua, vulgò dicunt et unam speciem n, ili dua sspecies et unumge nus dixisse videri debent. Sed fideridebunt consultos, non ridebunt Platonem ne que Aristotelem, terse comparationes intelligi. Genus item et speciem adlocum de toto et partibu srectè ablegamus. Categorias etianiad inventionem dialecticam sternere uiam, melius eftut concludamus. Paronyma ad coniugatare uerti debere aestimamus. Locum ad numeramus in subiectis et tempus inadiun rum referamus. Animi sensum, aet intelligentiam, rerum similitudine mer itémq. Cicero e Quinctilianus. Quamuis itaqueo pusali quod artishuius genuncia tum scia. Differentiam,quam Porphyrius declarare adgrediebatur. Vel ad formam et causam vel ad comparatorum locum et ad invenrionem rectiùs asfcriberem. Accidentium nominee e rectiùs facta adiuncta et rerum in ctis. Quae verò cumaliquo conferantur, ad speciem opposito: seu oluit Aristoteles. Quae verò sint in uoce, NOTAS ET SIGNA en forum mentis esse: utea, quaescribuntur, eorum, quae fintin  Puocessensa ilaapudomnes eadem esse, SYMBOLA a et  ligrisnon s cadem, deprehendamus. Quo sit ut dialectices et grammatices lata differentia nis mentionem, sed syllogismi genesin et  analysin, tribuster minis et  PROPOSITIONIBUS conclusit et  terminauit.non enim AD EXTERNUM SERMONEM dirigiuoluit, sedadinternum. Aliquis homo currit. Aliquis homo non currit, nullum có subalternae dicuntur. Multòiuftiore ratione collantur. Quiai: temeffe tenemus. Ex causis itaque necessariis futurum necessarium, ex liberis liberum, ex physicis physicum effecue syllogismis maximè necessariam putamus.  Quod & Graeci Aristotelis interprete sprofitentur, inventionem illam Theophrasti et Eudemi propriam ess. Cui et Boethius desu omulta addidisse etiam, teftatur; sedutrum o m átio absolute vera; sit etiam necessaria, camietfi IN PARTIBUS SERMO consistere. Rectè igitu rin analyticis nnllam Aristoteles interpretatio sunt ambae affirmantes vel ambae negantes. Quales sunt antecedentes causae, talem euentusueritamur. Nos logicen compositorum enunciatorum et perse, et in 6. niarectè, alias dictum. Datur igitur enunciatum, compositum, feu CONIUNCTUM, praeter simplex. Quod multas sententias coniunctas habet. Cujus et sunt suae species, ar COPULTATUM difiun&um, con nexum et elatum et cetera. Accamenin DISIUNCTIONE illudtenemus, utomnis disiun paratim nulla fit neceffitasi. Nam difiunctioniş necessitate penderee partiumnonucie ritate, sed dissentione, palàm est. contineatur, cùm illatotafitanimi, eadémq .apudomnesgea tes. Haectota SYMBOLIC in voce. Logice itaque sine SYMBOLIS INTERPRETATIONIS potestinani tradictionis nomen meretur. Homo albus est. Homo non albus, tantundem. Omnis homo albus, (vidam hoino albus et contra. Quae praenotionem duplicem esse dicimus, verborum alteram, dum concluderetur ab antecedente, Quid fi hocidein dixerit Aristoteles. Rerum autem praecognitiones, &anticipationesgenera fit. Definitiones,& partitionesesteprincipiaomniumferèar, tium, uelindesumptasquasdammaximas. Principia uerò non tantum priùs nota, sed esse notiora, ait, Aristoteles; immo verò ita clara, ut contraria quoque inde  rerum uerò alteram. Et uerborum illamdicimus, quaeinomnibusdefinitionis, requiritur. Rerum verò, quae debet esse in definitione ad explicanberent. Immoeandem determinismediis et  extremis ut consta hilexplicaret. Itaque syllogismi maior et minor hanc praenotionen habes & universales esse, unde speciales illis comparatae ptotimus concipiantur et concludantur. At ve rò id praecipuèin INFORMATIONE artis integra cuerifli mum esse putamus, ut a generalibus ad specialia progresia unde modi per ee emanant. Et primum illum tenemus, quando attributum eftinessen et definitiştotius et partium. Demonstrationis et demonstratii omnísq. Explicationis et eiuste rminorum vocabuli somnino dum quod definitur in distributione ad explieta dum quod distribuitur, in demonstratione et qua vis expositione ad demonstrandum et ad exponendum quod quaeritur. Alioquini retesseresis SIGNIFICATAS. Conclusio ergo, et problema, quod concluderetur, hang duplicem haberet praecognitionem Non: acciperet aucem siant manifestissima. Cùm autem quaein scientia sunt, per se finto portet, sit, cùm quid alicuiaderit vel simpliciter vel quod ämodoerit: cia   tiasubie et i, et ineius definitione ad hibetur. mus definitioni: quoduelexempla Aristotelem .palàm faciunt. Accedit QUARTUS MODU. Perseinest quòd causa sit certa et non fortuita generalis ergo hic modus per se, quotiessci licetcaussaede suis effectibus dicuntur. PROPRIORUM ACCIDENTIUM eritne ullus. Tertius hic enim inodus affections et accidentia cognata quod ammouo sensu, Aristotelis contextum declaratum iri. Omnes itaque modos per se ab Aristotelem retinerit enemus nec ab iici duos reliquos. Unde fit, ut consequentes artes antecedentibus subalternae sint, ubi aliquid docent, superiorum decretis expli tionisuelinueniendae,ueliudicandae. Omnem disciplinam fieri autper demonstrationem , aut firmauit. Acperdefinitionem et distributionem,accuratiorem sci entiamconfici,quàm perdemonstrationem, tenemus. Quare non sequitur ,Scio ex causa', propterquamresest. quoniamilius estcausfa. Nec aliterhabere potest. ergo, Scio steriorú, e Platone ferè sumptaess e quiuisanim aduerterepoterit. Plato enim ad instituendasartes, definitionem et distri butionem proposuit. Syllogistica e demonstrationis, qualem Aristoteles cominentus est, non meminit. Tunc enimartes bene disputare, docere, demonstrare po secundus modus per se est primo contrarius. Per se est quod est in essentia et definitione attribute qui inodus distribution generis in species, aut differentias conuenit, ut pri 17 cabile. Ergo sic dialectice omnes subalternaes intin genererat: per definitionem, concedimus quod et Aristoteles rectè con per syllogisticam demonstrationem. De definitione uerò tam multa, quae differuntur inlib.Po do complectitur. Atquopacto ex Aristotelis littera Ex diffentaneo. Ideóq.no terit Son3   teritquis, cùm logicam inventioneimn ipsarum natura, qua litatéq. tota, ex causis, effectis, subiectis, adiunctis, ceterisq. Quirendam, re&tefortassis affirmet Aristototele, tamen illud falsò, quòda d percipiendam hanc disciplinam demoribus praecepit, ut paedia in auditore praecedat. Quod autem ne adolescentes quidem percipiendis moribus esse idoneos voluit Aristoteles. Falso. Certè pueros quos damui dimus diuinitate quadammen ti, confirmarunt. Quaenonprotinusquid rectum, prauúinq. fit;discar. Quincum Chrysippo putarunt et ante trienniumil  tis praeditos, utinquibusdam, multorum virorum iudicia ex E los 1 argumentis per videnda. Cùm dispositionem, ineadem uel uel syllogistico conclusionis iudicio a e vortino enunciati tandem ordinanda, ab ini stimanda et judicanda, universatio per media ad extrema exercuerit. Et hoc pacto NOSTER TELESIUS est progressus in sua philosophia conscribenda Antonio Persio. Persio.  Keywords: implicature, dialecticis, Telesio, Campanella, spirito come vita, animo come aria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690501967/in/photolist-2mPjPna-2mKHkna

 

Grice e Pessina – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Studia a Napoli sotto Galluppi. Cura la sua storia della filosofia. Di idee liberali, prende parte ai moti. Pubblica un saggio sulla costituzione italiana che gli procura la persecuzione della polizia e il carcere. Reclsuo nell’isola di Santo Stefano, sposa la figlia di Luigi Settembrini. Fugge dal regno, insegna a Bologna. Fonda “Il Filangieri”. Dei Lincei.  Muore nella suo palazzo in via del Museo, strada che prese in seguito il suo nome: Anche il palazzo dove visse. Aula a lui intitolata.  A lui è dedicato un busto alla passeggiata del Pincio. Saggi “Che cosa e il diritto private?” (Napoli: Poligrafico); “Procedura del diritto (Napoli, Jovene); “Il naturale e il giuridico – alla regia di Napoli” (Napoli, Accademia Reale delle Scienze); Il piu privati dei diritti (Napoli, Marghieri, Diritto e privacita (Napoli, Marghieri); Il privato del diritto (Napoli, Marghieri); Che e private nel diritto privato? (Napoli: Marghieri); “Il diritto privato” (Napoli: Priore); Storia della filosofia (Milano: Silvestri); Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  La scuola italica vepne fondata da Pitagora che creò una filosofia matematica;l'anima', secondo lui,èunnumerochesimuove;l'ar monia dell'anima ,o la sua rassomiglian za con Dio costituisce la virtù; e la giustizia è l'equa retribuzione.La scuo la di Elea svolse pienamente l'idealismo pitagorico ; e la varietà , non negata da Pitagora , esclusivamente affermata dalla scuola gionica,venne assorbita dell'uni tà da Senofane , trascurata interamente da Parmenide, e negata da Zenone. Empedocle edAnassagoraseguirono l'E clettismo, ma ilprimo fupiùprocliveal pitagorismo , ed il secondo alla scuola gionica. Lo scetticismo ebbe a fautori i sofisti iquali sorgeano da tutte le scuo le ; Gorgia , discepolo di Empedocle era sofista , e tale era benanche Protagora , discepolo di Democrito ; ma questi non pensavano che a sedurre il popolo colle loro vane disputazioni e colla loro effe migata eloqueaza.  Nulla possiamo dire della Glosofia appo i Romani ; perocchè essi rivolgendo il pensiero alla guerra ed alle cose pub bliche non poteano riconcentrarsi nelle severe meditazioni filosofiche ; epperò anche quando la filosofia del dritto e laGiurisprudenza'fiorirono Del Roma do impero i Giureconsulti non fecero che freddamente seguire ora l'Epicurea, ora la stoica filosofia. E se alcuno ci obbiettasse le opere di Cicerone di Se песа > di Plinio, risponderemmo che questi pensatori saranno sempre degoi di venerazione pe"filosofi, ma che non fondarono alcun sistema puovo , Neander, origine e sviluppamento de'prin cipali sistemi gnostici. Walsch de gnostico rum systematis fonte Lewald de doctrina gnosticorum.- Olearii,dephilos.eclectica.  stitui. D. Italia. Anco in Italia ebbe il sen sualismo degli adetti ; ma in alcuni fu originale, in altri una imitazione di Locke, di Gassendi ; e di Condillac. Fra’primi possiamo annoverare Zanolli , Muratori, Bianchi,e Verri.Ilprimo diquesti,  7 2 be spazio è la relazione di due 'corpi di stanti l'uno dall'altro , che il tempo è la successione o consistenza per gli es seri creati , e che la felicità rattrovasi lo scetticismo , tentò formare i princi pii più stabili dell'umana credenza , as segnò la sola probabilità alle idee moa rali,e riconobbe che i sensi ci fanno a perti i fenomeni esteroi ed il loro ordine successivo,ma non la natura della causa. Kirwan sosténne che non possono aver luogo gli esseri senza una causa,che lo nello stato di piacere assoluto non misto a veruna pena. Da ultimo , Young, det tando un trattato sulla forza della testi monianza , la rinchiuse ne'confini della probabilità,e sostenne che essa è capace di un convincimento superiore ad ogni altra esperienza.   tentando la spiegazione di molti fenome ni intellettuali colla dottrina sulla forza attrattiva delle idee , dimostrò che tutte le umane azioni si rifondono in semplici probabilità. Muratori, che fu il solo.cu rato fra’filosofi , ed il solo filosofo fra’ curati ,7 indagando le forze dell'umano intendimento, confutò lo scetticismo m e diante una morale poggiata su’ prin cipiidella ragione e dell'amor proprio. Bianchi fa dipendere il piacere dalla cessazione del dolore.Verri avrebbe vo luto che si fosse a'suoi tempi effettuata la dottrina del sentimento o del senso morale. Fra'secondi , Baldinotti negò che si possano discoprire le essenze delle cose co’sensi o colla riflessione ed ammise il principio che ogni nostra cognizione debb'esser di fatto,Lo studio di Locke, dopo l'opera di Baldinotti attirò in Italia molti proseliti; fra'quali possiam nomi nare a cagion di onore il Sarti , il P a vesi , il Tettoni , il Capocasale ed il Briganti. Iovano molti pensatori, arversi  119   120 per fede a’principiidelLockianismo,cercaronoban dirlo; egli vi avea radicato i suoi pro fondi germi che si estesero insino al ]l'aurora del secolo presente. Fra suoi seguaci si distinsero Soave , de Toma so ,Valdastri ed altri. Il primo ; se guendo il sistema di Locke sulle idee acquisite, riguardò l'idea come l'imma gine degli obbietti, e fondò la certezza sulle treevidenze di Condillac. Valda. . stri fè derivare dalla sensibilità tutte le nostre idee , trasse il criterio del vero dal senso intimo , e sostenne nulla es servi di vero in metafisica se non fonda to sulla economia delnostro essere. An co ilRezzonico,ilCornianiedilPran di diedero opera alla propagazione del Condillachismo in Italia. Ma gli italia ni , benchè sensualisti , non si nabissa rono nelle funeste conseguenze del ma terialismo francese, perocchè risentivano ancora l'influenza della vera e sapa fi losofia,laqualemaiè,chesi scompa gni dalle verità che crediamo divina. C. Italia. Il P. Giovenale , il M a gneni , il Rufini , il Miceli ed altri p o chi seguirono l'idealismo , ed ebbero a scopo comune quello di determinare l'i deale priucipio costitutivo delle cose.Ma il P. Ermenegildo Pino diede a luce la sua Protologia che,quantunque tenuta in dispregio da'sensualisti del secolo XVIII , pure non lascia di onorare l'autore e la patria di lui.Questo libro venne diretto ad indagare ilPrimodellaveritàde'prin cipii , e delle scienze , l'Uno che in se racchiude il principio delle scienze tut te: Egli con prove ingegnose e con sot tili ragionamenti dimostra che le parole non ànno il primo senso nelle umane con venzioni , che esiste un Primo , causa ed origine dell'umana intelligenza, che il primo principio della ragione è dimo  Law ed Hutton sono isuoi più forti so. stenitori,ilprimo negando ogni realtà obbiettiva alle idee di spazio e di tem po,ed ilsecondo inclinando alle opinio ni del celebre Berkeley. è strato all'uomo , che le parole non sono 1   Borovshi , Notizia sulla vita e sul carattere di Kant Jachman ,Lettere ad un amico in torno Kant - Wasianki, Emmanuele Kant negliultimiannidellasuavita.- Biografiadi Emmanuele Kant. - Rink , Tratti della vita diKant. Bouterweck,Em.Kant.Rimem branze.- Grohman, Allamemoriadi Kant. Cousin , Lezioni sulla filosofia di Kant ( Prima Versione italiana di F. Triochera con notedelB.PasqualeGalluppi) Kant,Idee sulla maniera di apprezzare le forze vive Principiorum metaphysicorum nova dilucidatio. Considerazioni sull'ottimismo. Sogni di un uomo che vede gli spiriti -  135 - segoi delle idee , nè le idee segni delle parole, che il primo pensiero dell'uomo è il mistero nel senso dell'Uno o Primo, ovvero di Dio ; che l'analisi è la distin zione della pluralità costituita dall'Uno; e da ultimo che non già la dimostrazio ne matematica , sibbene la scienza del Primo èlaragioneprimitivadellascienza. C. Italia. Dietro l'impulso di Premo li, dietro gli sforzi di qualche altra e Università che cercava difenderlo, il misticismo ebbe in Italia parecchi col tivatori,fra'quali si distinsero il Fer. rariedilLeti.Ilprimo fèderivarela filosofia dallarivelazione,dalla esperien za,e dalla ragione,ed asseverò che ilfi losofo cristiano debhe seguir laprima in preferenzadellealtre.IlLeti, attenen dosi ad un principio rivelato o positivo, tento fopdare un sisteina cosmologico sul Genesi ; epperò , secondo lui , tutte le cose han principio da Dio , lapima si congiunge con uno spirito materiale co stituito come la vera forma delle cose m a teriali, e contenente la luce,l'acqua , la terra, che sono volatili o fissi, e for mano gli altriobbietti.:Ma la riforma  conoscendo lapropria fallacia ed illusio ne, De ti intese della massime a divinità determinare derivare di S. ,edi le idee Tomuniaso gli Secco che immediatamente attribu , seguì facendo da , le però Dio 1 6 e   Rousseau , Discorso sulla quistione se il ri sorgimento delle scienze e delle arti abbia contribuito a depurare i costumi. Discor SO sull'origine e su'fondamenti della ine guaglianza tra gli uomini Lettere scritte dalla montagna Del contratto sociale o principii del Dritto Politico Emilio o del laEducazione Jacobi,L'idealismoedil realismo Lettera a Fichte Alcune let tere contro Schelling Delle cose divine, Romanzi filosofici - Introduzione alla filosofia. Koeppen Della rivelazione considerata per rispetto alla filosofia di Kant e di Fichte Trattati sull'arte di vivere La dottrina di Schelling Sul fine della filosofia.- Guida perlalogica- SaggiodelDirittonaturale- Esposizionedellanaturadellafilosofia- Filo SofiadelCristianesimo- Politicasecondoiprin cipii di Platone Teoria del Dritto secondo i principii di Platone - Lettere ad un amico su'  C C filosofica sperimentale preoccupò gli spi riti per lo studio degli obbietti sensibi li;ed è questa appunto la ragione per cui le speculazioni del misticismo non ven nero accolte e ridotte ad una dottrina generale. tori. B. Italia. L'Eclettismo ebbe in Ita lia de'forti e valenti sostenitori. Il Pa dre Ceva confutòGassendi e Cartesio; la celebre Agnesi , prevenendo il Cou sin , disse non doversi aderire a setta alcuna , ma scegliere tra le sentenze dei filosofi quelle che rispondono alla espe rienza ed alla ragione ; il Corsini inse gnò non doversi seguitare ne i Carte siani, nè i Peripatetici , ma le migliori opinioni di tutte le sette con una spe cie di Eclettismo. S. 7. venne sostenuto in Italia da molti 'Glo L'Empirismo - Razionalismo sofi, tra' quali si distinsero Luini, G o ripi,Scarella,Ansaldi,Vico Stelli ni, e Genovesi. Luini si oppone all'ar monia prestabilita di Leibnitz accostan dosi al pensiero della forma sostanziale   9 viene le categorie di Kant, ammettendo nello spirito certe idee prime,e discer de lapercezione dellaconvenienzao di screpanza di due idee dall'assenso dissenso a tale percezione. Secondo lui,lamenteumananonpuòcompren dere come convenienti due cose che re  157 dell'anima , distingue nell'anima la so stanza 'le potenze i modi , afferma che nel percepire un oggetto noi ci distin guiamo dall'atto della percezione,che le potenze s'argomentano col ragionamen to , che le forze sono una certa condi zionata esigenza delle sostanze, che colla filosofiaè dato di scoprire nell'a nima una certa sovraesistenza , e che il razionale non debbe superare il fatto. Il Gorini , elevando la dottrina dell'as sociazione, considerò l'idea come sen plice rappresentazione dell'oggetto,e so stenne il principio logico che la cogni zione intuitiva è composta di due idee e la dimostrativa di tre. Lo Scarella concilia il principio di contraddizione e quello della ragion sufficiente, pre  pugnano fra loro , il principio della cognizione stà nel predicato che chiara mente si vede convenire o disconvenire dal soggetto. Infine egli 'distingue gli errori secondo le facoltà dello spirito, divide la psicologia in fenomenale e ra zionale, classifica le facoltà, spiega i s o gni con certe continue commozioni ce rebrali,distinguel'animaumana daquel la de'bruti,indica due specie d'appe > > al ' 158 tito,l'unasensitival'altra razionale; ed ammette l'anticipazione in noi di qualchecosainnata,chedicesi idea. Ansaldi dimostra che lo stoicismo non è atto a diminuire i momenti di infeli cità , confuta l'uomo macchina di La Mettrie,il principio dell'associazione diHartley,distingueilsentimento dal la sensazione;e provando che è impos sibile dedurre il fisico dal morale , che le facoltà dell'anima sono indipendenti da’principii dell organismo , fonda il principio morale sopra una virtù costituti va dell'ordine invariabile delle cose , lontanandosi dall'Utcheson e dalla dot    159 trina dell'amor proprio. Gerdil divise le idee in idee di modi , di sostanze , e di relazioni , pose il'criterio del ve ro nella osservazione e nella esperienza regolatedallaragione,dichiarò l'idea dell'Ente un idea di formazione , pose il criterio morale in un paturale criterio diapprovazione,che indipendentemente dalla considerazione e del proprio utile determinò il giudizio o dettame pratico in virtù di certe conosciute leggi di convenienza di che l'uomo si compiace per natura ; fè consistere l'ordine nel rapporto comune fra molti oggetti, de dusse l'immaterialità dell'apima dalla diversità tra la sostanza pensante e qua lunque sostanza corporea ,  dall'impos sibilità che la materia contenga la pri ma origine del moto di sostanza e di modo ; dedusse l'esi- stenza di Dio dalla necessaria esistenza di qualchecosa ab eterno; pose per principio che le regole della morale per condurre al buon fine debboń trarşi dal la natura umana, e collocò il fine o la e dalle nozioni  Egli si elevò ad un sistema empi rico razionale fondato sulla storia e sulla ragione, e gettò le prime fon damenta della scienza dell'Umanità. Il suo metodo è ricavato dalla psicolo gia, dalla natura della scienza , e dal la geometria , ed in esso la facoltà in ventriee, o la facoltà certa del sapere è preposta a quella dell'ordinare o comporre ; esso è l'analisi geometrica ben diversa da quella diCondillac. Il'Vieo venue a ridurre la filologia ad una vera forma di scienza e da ritrarre dalla “mitolo  . Il nostro celebre concittadino Giambattista Vico, conosciuto più a'tempi nostrichea'suoi,più daglistranieri che dalla sua patria, scrisse la Scienza nuova, monumento di gloria italiana, in cui egli avea indagato i principii fi losofici della storia , precedendo di un secolo le teorie di Hégel, di Cousin . per а gia starei felicità nel bene sommo , o nell'amore divino. direunaverastoria;eiposeil   meta fisica, che io sostanza è una vera teo logia , si è di stabilire un vero appog giato al senso comune ed all'ordine e ternodellecose,qualèDio.Da que sto priocipio egli deduce che tutte le scienze emapano da Dio , rimangono comude  3 una na velle; che e criterio del vero:nel senso 161 eercò surrogare il principio dell'auto rità universale a quello della ragione in dividuale. Questo senso comune del Vi co è un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo , da tutta zione, o da tutto il genere umano. Se condo lui , il vero è diverso dal certo, inquantocchè quello è riposto nella con formità della mente coll'ordine delle cose,.equesto nella coscienza sicura dal dubbio , quello fondasi sulla ragio ne, e questo sull'autorità ; la metafisica è quella che stabilisce l'Ente e il Vero , ed è legata necessariamente alla religio Ló ne cristiana. Lo scopo della sua , inLui,etornanoaLuisolo;cheDio è l'infinito posse , nosse ,   velle > ; corpo,contiene una virtù infioita'di esten sione che va all'infinito, e che dipende dallo sforzo dell'universo;e che il co noscere chiaro in metafisica è vizio,co sicchè approfitta in metafisica colui che si sarà perduto nella meditazione di questa scienza.Nella suaPsicologiaegli distingue la sostanza intelligente dalla corporea ; indi sostiene che quella è l'a nimaedhalasuasedenelcuore,che in essa esistono le facoltà della memo ria, della fantasia, dell'umano arbi trio ; che la mente umana > l'uomo è il posse , posse , 6 - 162 nito , che tende all'infinito ; che l' Ea teè Dio, elecreatureesistonoperpar tecipazione ; che la causa unica è quel - la che per produrre l'effetto 'non abbi sogna d'altra ; che l'essenza consiste ia una indefinita virtù ; che l'anima è di versa dal corpo e dalla materia ;che il 4 > 2 pe'pervi,chesidannogli universali, oleideecomeformedellecose che queste sono create da Dio, e che l'ani ma distingue l'uomo dalle bestie. Il non intende    Vico considera l'uomo come ente fioito procedente da Dio , superiore agli altri animáli per la ragione , e in cui distin guesi la natura innocente dalla corrotta. Egli è naturalmente socievole', onde in lui un linguaggio ; la sua vita propria è quella che è consentanea alla natura ; a lui appartengono l'umanità o l'altrui commiserazione , il desiderio dell'utile, il carattere d'una comune cognazionedi natura , l'istinto alla fede , il pudore , e infine la brama dell'onore. L'uomo insomma è un essere costituito d'intel letto e di volontà , corrotto in entram bi dagli errori e dalle passioni , m a c a pace dello sforzo della mente al vero che come equo bene è il giusto , conformità della mente all'ordine è l'o è nesto.La giustizia,secondo lui è la virtù universale ; la yirtù è la stessa ragione , e distinguesi in prudenza , come , temperanza e fortezza ; e causa della . società fu l'onestà. Noi abbiamo verso Dio de'doveri a soddisfare col culto, senza onestà non può darsi società civi   164 le,lagiustiziadev'essere universaleo architettonica, perchè uno è Dio.Il Vico nella sua.Scienza nuova parte dall'idea o cognizione di Dio che illumina gli uomini etutto dispone co'suoi ordini prestabiliti.A questa idea principale si rannodano le seguenti : questo mondo è diretto dalla Provvidenza divioa;questo mondo civile fatto dagli uomini non è molto antico ; in esso tutte le nazioni convengono sulla religione , sul matri monio solenne , e sulla sepoltura ; su questi sursero le nazioni più barbare ; tutte le nazioni percorrono tre età,età degli Dei , clà degli eroi , età degli u o mini ; tre diverse lingue , geroglifica simbolica , volgare ; le nazioni furo pri ma di natura cruda , indi severa,quin di benigna , e poscia dilicala ; la for ma di governo è o teocratica o è delle repubbliche democratiche o Aristocratiche , o finalmente è quella del le monarchie ; formate le città nasco BO.le trasmigrazioni de'popoli , ed il dritto naturale delle genti; cresciute le nazioni , 'l'equità civile rafforza il drittonaturale;tutto ciò dura finchè non'sopravvengono delle grandi crisi per mutare ilmondo civile; queste vi cissitudini umane formano il corso del le nazioni nel quale si ravvisano tre età,degliDei,deglieroi,degli uomi ni,,tre specie di natura fantastica eroica, e intelligente, tre specie di costumi , religiosi colerici e officio si, tre specie di dritto naturale, di vino , eroico, umano tre specie di governo , Teocratici , Aristocratici o Democratici, e monarchici , tre specie di lingue, mentale., eroica e di parlari articolati tre specie di carat teri , geroglificii , eroici e volgari ,  aleo Vico idea gli dini lesi doè nesto nė joni atri pri -in SUI are ; elit 10 specie di giurisprudenza , divina, eroica , ed umana , tre specie di auto rità,divina,croica edumana,trespe cie di giudizi ,divini , eroici umani , tre specie di tempi, religiosi, eroici, e civili; tutte queste cose hanno apco un ricorso; il corso e ricorso è fondato sul fatto; la storia ideale non è propria de Greci e Romani , tre Tor oé Iri. del co ed ute   ma di tutto il mondo; la Scienza nuova si offre sotto gli aspetti di Teologia ra. giogata , di filosofia , di Storia delle umane idee,di criticafilosofica,disto ria ideale eterna , di sistema del dritto. naturale e dellegeộti, di scienza de'prin: cipii di storia universale.Questo grande uomo ebbe delle lodi edelleaccuse:ma sarebbe lungo edifficileilgiudicarleper vedere se le une o le altreprepondera- no ; epperò altro non faeciamo che ri mapere stupiti come intempi tantomeno civilizzati de'nostri che si addimandano ci vilissimi l'Italia abbia dato alla luce un in gegoo sì 'straordinario e maraviglioso.  1 La filosofia del Vico rimase ignota per lungo tempo all'Europa ; ma ebbe anco ra de continuatori fra'quali vennero ad altissima rinomanza lo Stellini ed il G e novesi.Lo Stellinianalizzòlefacoltàuma ne, 2 C 166 affermando che il bene o l'ottimo stato dell'anima dipende dalla proporzio ne o dall'equilibrio di tutte,e fecede rivare la virtù dall'equilibrio tra le fa coltà e le affezioni umane.Nella sua ope   rasull'originee su'progresside'costu mi dimostrò esservi tre epoche della n a tura umana, cioè quella de'sensi che ser vono all'animo, quella dell'animo che servea'sensi,equella del mutuo com mercio tra l'anima e i sensi. Lo Stelli ni integrò, per dir così, la filosofia.Vi chiana , in quantocchè Vico cercò nella storia la morale delle nazioni con quella degli individui , e Stellini fece la storia de costumi degli individui colla morale dellenazioni,comprendendo l'assoluta necessità di dedurre i principii morali dalla patura delle cose che si offre spon tanea alla nostra contemplazione,dando upa unità sistematica alla scienza della morale , e riducendo la dottrina della virtù alla sola grandezza.Filangieri,Ma rio Pagano , Ierocades ed altri prose guirono quasi in silenzio la via lumino samente segnata da Vico e da Stellini, ma colui che si fè chiaro , e fra' Vichi sti etragliempiricirazionali,ful'Abate Antonio Genovesi nostro concittadino.Egli nella suametafisicasostieneche non possiamo avere idee distinte intorno alla so stanza , che l'essenza consiste in varie proprietà , e che si distingue in reale , nozionale enominale.L'anima secon do lui,è lo stessosubbiettopensanteed intelligente,edèdotata d'intellettoe diragionedellapercezione,del giudi zio e del raziocinio ; per ben filosofare è mestiere che si faccia uso di quelle ideechepossiamo avere,che laveritàsia chiaraedevidente, maiilGlosofo non  il principio dell’au torità e dell'arte critica , cità della mente umana e della esten sione della conoscenza. Secondo lui , la > 1 1 debbe scostarsi dalle dimostrazioni stabi lite se non quándo ci si presentano delle obbiezioni, Egli dichiara imperfettala scienza teosofica e conchiude che ascen diamo al Verbo per via della ragione; segue il principio che rion sidapno nemmeno le idee intellettuali senza;un motocorrispondentenelcervello> am mette il principio del vero e del falso > il cui criterio è l'evidenza intelligibile sensuale e storica > > . della capa   ra umana  169 9 morale è mossa dal conoscere la natu in che trovansi due forze , l'una concentrica e l'altra diffusiva che entrambe dalla morale devono esser di rette alla felicità ; scopo della morale è quello di regolare e non distruggere l'uo mo ; la legge naturale è risposta de dae precetti di attribuire i proprii diritti a Dio a te ed agli altri , e di fare tutto che conviene alla felicità del genere u m a no.Egli ripone la legge morale nella ra gione e distingue questa come facoltà calcolatrice dalla regola che la governa e che consiste nel tenore dell'essenze e dei rapporti essenziali delle cose ordi nate,eperla quale v’ba un'obbliga zione perfetta che è della forza e della giustizia , ed un obbligazione imperfetta che è la legge dell'umanità.Egli dimo stra ancora che l'utile è ilpiù bello in dizio di una legge generale che punisca o premii talune azioni , e che tutti i d o veri si riducono si a rispettare le palu rali proprietà di ciascuno che ad acqui star le proprietà , purchè non s'invada 8   no le proprietà di coloro i quali sono al medesimo piano dell'universo con noi. Il Genovesi non è un pensatore origina le,ma è originale pel suo metodo, per la sua chiarezza , per la sua critica ; e se talvolta si desidera in lui maggior ordi ne , maggior precisione , ciò nasce ap punto dalla difficoltà di riunire in un sol corpo l'intera filosofia italiana.  170 S all'immaginazione- De 2 Antropologia di G. Gorini-Luini, Meditazione Ansaldi, Riflessioni sui mezzi di per fezionarelafilosofiamorale– Saggiointorno traditione principiorum legisnaturalis- ElementaLogicae,Psycholo giae , ac Theologiae naturalis , auctore J. B. Scarella Gerdil., Anti Emilio o Riflessioni sulla teoria e la pratica dell'educazione contro Rousseau - Piano degliStudii- Logicae Insti tutiones Storia delle sette de'filosofi Prin cipiidellamoralecristiana- Originedelsenso morale Memoria dell'ordine di Dio e della immaterialità delle nature intel ligenti- PhilosophicaeInstitutionesquibusEthi ca seu Philosophia practica continetur - J. B. Vici: De nostritemporis studiorum ratione- Dell'esistenza De antiquissima italorum sapientia- De uno uni versi juris principio et fine uno liber unus ; De Constantiajurisprudentisliberalter- Principii di scienza nuova Jacobi Stellini : Ethices Opera omnia PaganoSaggipolitici Discorsosull'ori gineenaturadellapoesia- Genovesi:Elemen ta metaphysicae - Elementorum artis logico criticae - La Logica pe'Giovanetti - Istituzio nidimetafisica pe'principianti--Diceosina o sia Filosofia del giusto e dell'onesto.§ 1. Per dar compimento alla espo. sizione dell'attuale filosofia italiana e insieme allo svolgimento storico de'si stemi filosofici non rimane che esporre lo stato della filosofia in Italia al secolo presente. I filosofi italiani oggdì si di vidono nelle cinque classi dei sensuali sti, degli idealisti,de'mistici,degli ecletticiedegliEmpiristi-Razionalisti.La tendenza della filosofia italiana al dì d'oggi è l'Empirismo Razionalismo benchè si ravvisiqualche avanzo di sensismo, e som   qualche imitazione dell'idealismoaleman no non che del misticismo francese e del eclettismo scozzese. È il chiarissimo Barone Pasquale Galluppi, di cui or ora ci faremo a parlare che , colla po tenza della sua dialettica, e colla seve rità del metodo analitico , rappresenta eminentememente la filosofia in Italia , movendo guerra sì all'idealismo diKant che al sensualismo del Condillac. Noi per seguire l'ordine ideologico dei di versi sistemi di filosofia esporremo pri mamente ledottrinedegliempirici;po scia verremo agli idealisti, a'mistici , ed agli eclettici; e da ultimo agli E m piristi-Razionalisti.  Poli:Supplimenti al Manuale della Storia dellafilosofiadiGuglielmoTenneman- Gio berti:Del Primato morale e civile degl'Ita liani. § 2. I capi del sensualismo italiano nel secolo presente sono il Gioia , il Romagnosi,ed ilLallebasque.Melchior   re Gioia , fondando la sua filosofia sul la ricerca de'fatti, non fece che mirare aduna scienza popolare.Procedendo in tal modo egli trovò tre facoltà fonda mentali : la sensazione , l'attenzione ed il raziocinio ; indagò l'origine delle sen sazioni e dell'istinto, ammisel?orga nizzazione e gli stimoli esterni eome cause dell'istinto,e spiegò l'anomalia dellesensazioni,eleloro leggi,por gendo un cenno storico sulle norme materiali che furono falsamente riguar date come norme misuratrici della in telligenza.Riguardo a'prodotti intellet tuali e morali , egli inclinò ad una i deologia fisiologica , che egli conchiude con una teoria del piaceree del dolore, in cui considera il dolore come n o n sempre proveniente da lesioni organiche, e il piacere come  271 non sempre effetto della cessazione del dolore , e stabilisce l'azione reale del piacere e del dolore, e le loro sorgenti come inoti maggiori o minori del moto ordinario delle fi bre. Poscia dimostra che essi influisco  no sulla felicità, sulle facoltà intellet tuali,sulle affezioni sociali, e sulle passioni ; e rettificando le nozioni false sulla vita , mostra che le sensazioni u- nite alla forza intellettuale cisvelano l'e sistenza del me e del fuor dime epro ducono certe operazioni diverse dalle semplici sensazioni ; cpperò distingue la sensazione dalla idea e dal giudizio. Nella filosofia morale, il Gioia dove soggiacerealleconseguenzedelsuo si stema empirico ; ed infatti il suo prin cipio è che la morale è la scienza della felicità, riponendo egli la felicità dell'a vanzo delle sensazioni gradevoli su’mali; e che la virtù è una somma di atti uti li disinteressati. Il sistema del Gioia è erroneo e difettoso , perchè tende a ge neralizzare ilsensualismo,favorisce il si stema del piacere , approssima l'ideolo gia alla fisica , analizza superficialmente ed inesattamente i fenomeni psicologici, e deduce da un fatto incerto una teori ca o un principio. Ma la comunicazio ne della scienza al popolo , una filoso fia pratica e sociale, una mente vasta e perspieace, un giudizio avvalorato dalla induzione ,una ammirabile chiarezza d'idee e di ragionamenti;ed una scelta erudizione, sono le doti che se fossero andate disgiun tedanonpochierroriavrebbero formato del Gioia un pensatore non mediocre. Giandomenico Romagnosi segue,  nel suo metodo , ne'suoi principii , e nelle suededuzioni,l'empirismo,ma un'em- pirismo psicologico, da lui manifestato, cercando il principio del Dritto nale nelle relazioni appoggiate Pe all'es senza ed alle reali connessioni delle co se, dimostrando che l'arte di governar la società deve riuscire l'ordine morale di fatto perfezionato , e che nella spo sizione dell'ordine teoretico e pratico debbe aver luogo la storia della natura umana e delle sue relazioni 3 nendosi la ricerca de'fenomeni e propo psicolo gici sperimentali , lasciando le astruse indagini della metafisica psicologica. E gli definendo la psicologia , la dinamica dell'uomo interiore; stabilisce le tre   funzioni psicologiche del conoscere, del volere, e dell'eseguire , dichiara l'esi stenza del me e degli altri corpi il cui carattere esclusivo è la pluralità di so stanze compresa in un sol concetto ; e dimostra che le sensazioni sono i segni reali e naturali cui in natura corrispon dono le cose e i modi di esseri reali che il sentire è diverso dall'intendere che stà nel percepire l'essere e il fare delle cose ; che il senso intimo è una facoltà occulta che unisce all'uno il moltiplice , al semplice il complesso , che perciò è suo ufficio il conformare gliatti psicologici che qualificano l'in tendere, il dettare un sentimento in ogni giudizio , l'attrarre ciò che è ana logo e respingere ciò che ripugna ; che laleggedell'umana intelligenzaè funzione in cui il senso dell'azione ri cevuta e quello della reazione corrispo sta concorrono a produrre la percezio ne dell'essere e del fare ideabile delle cose. Nulla,secondo lui,avvi d'innato o a priori riguardo alle idee che tutte  -  e > una   derivano dalla sensazione combinata col la reazione o dalla competenza dell'Io combinata con quella degli obbietti e sterni. Egli ripone il criterio del vero nel principio di contraddizione , consi dera la causa come un non so che rac chiudente il concetto d'una potenza pro duttrice di un atto o di un fatto ; ne ga le idee iunate pel principio che l'Io vedendo tutto in sè stesso non può di stinguere dall'acquisito ciò che vi si rattrova d'innato ; considera il valore della prova nella certezza , e nel dubbio , e conchiude che lo stato esterno e sensibile degli ele menti delle prove è fondamento univer sale e primitivo del loro impero. La morale, secondo lui, stànel propor zionare la natura de' mezzi secondo la speciale considerazione del fine. Il principio generale della sua morale è l'ordine della perfezione , cheper leg ge di fatto reagisce su quello della conservazione tanto coll'insegnare quan to col somministrareimezzi delmiglior  bilità , e nel dubbio nella proba >   Lallebasque (1) congiunge alla scienza del pensiere la filosofia naturale. Secondo (1) È comune opinione che sot to il nome di Lallebasque tenga celato quello del caraliere Pasquale Borrelli:  276 essere umano ; e che mira al benesse re all'utilità fisica o morale ed alla umana felicità che costituiscono l'uomo attuale e le leggi naturali per cui l'uo > mo , com 'essere perfettibile è tenuto a seguire l'ordine morale di natura. E gli distinse l'incivilimento dalla civil ne pose le basi nella natura nella religione, nell'agricoltura, nel governo, nella concorrenza ;ed il prin cipio nell'incivilimento sempre dativo. Una mente vasta, un ingegno acuto e profondo ed una dialettica rigorosa formano tutti i suoi pregi ; ma è in e qualche modo oscuro e confuso , né fu tanto innovatore quanto lo predica rono i suoi proseliti , e per l'empiri ) smo da lui professato , e per le diffi coltà della scienza, là; g  lui,lasensazioneèprimitiva, conti nuata, riprodotta ed aumentata; ed è lo stesso che l'idea , tranne che questa si adopera più di frequente a signifi care le funzionidell'intelletto. In quan to al giudizio , egli distingue quello di occupazione da quello di attenzione;e riduce ogni giudizio a quello di diver sità; considera il raziocinio come l'atto onde due idee producono un giudizio per via d'una terza. Riguardo alla vo lontà egli sostiene che il calcolo voli tivo e l'atto prelativo si risolvono in un giudizio di preferenza pel quale la volontà sisviluppa come un'azionecon cui l'animo eccita i nostri organi a pro cacciarci ciò che abbiam prescelto. In trattando della scienza etimologica,egli ripartisce le lingue in radicali e pro duttive; indaga l'origine delle parole e le loro cause,che sono l'imitazione,il bisogno , il comodo , l'arbitrio ; rico nosce due mezzi per trovare le lingue radicali : la ricerca de'popoli che han comunicato con quello per la cui lingua   han luogo le indagini etimologiche , e l'attignere dalla lingua derivata la noti zia di quelle che àn concorso a formarla. Un luogo stuolo di empiristi tenne dietro a questi tre pensatori. Gigli de finisce la filosofia la scienza di ciò che può conoscersi con esatte osservazioni e con esperienze bene istituite; Savioli è seguace di Locke e di Soave ; Troisi ri conosce ne'sensi gli strumenti delle po stre prime idee ; Mazzarella riconosce l'attività e la sensibilità come proprietà costitutive dell'essere semplice ;Bini dichiaratutte le idee provvenire all'ani ma col mezzo de'sensi ; Pezzi nega l'e sistenza delle appercezioni e delle idee astratte;Accordino fadipendere tutte le facoltà dell'anima dalla sensibilità, e riguarda l'uomo neiprimi momenti della sua esistenza come una tavola .rasa ove non è impresso alcun carattere ; Mara no distingue la percezione dall'idea e preferiscel'analisi;Abbà fadipendere le idee dal senso e dall'azione dell'ani ma ; Zelli afferma che l'uomo riceve le 278losofico sulla coscienza ; Testa afferma che il sentimento non può fallire al ve e che l'osservare la natura e fi - 279prime idee per mezzo de'nervi ; Alberii dichiara pescibile tutto che esce dalla sfera del mondo sensibile ; Passeri rico nosce l'influenza del fisico sulla rettitu dine delle nostre azionispirituali; San e chez niega alla ragione la conoscenza dell'assoluto e trae tutte le idee da' sensi ; Gatti dichiara esser la sensazione il risultamento di una conformazione spe ciale vivente; Bonfadiniriconosceilme todo induttivo come mezzo logico della verità, e spiega l'origine delle idee col ; , l'analisi e coll'astrazione ; Regulèas pre tende nell'anima altro non esservi che il sentire ; Bruschelli trae l'esistenza del mondo e di Dio dall'osservazione de' fatti che ne circondano ; Grones dichiara la metafisica la scienza delle cose astratte conoscibili per mezzo dell'osservazione costante edelleesperienzeaccurate;Piz zolato forma della filosofia una scienza fenomenical; Butlura poggia ilsapere ro, studiarne i fatti sono isoli mezzi sicu ri d'ammaestramento ; Bradi riduce la certezza alla diretta cognizione del m o do diesserespeciale degliobbietti;Fa. gnani fonda il suo sistema Glosofico sul dinamismoesullasensibilitàو;ا Bragazzi propone per facoltà d'apprendere l'os servazionede'fenomenidello spiritoeper criterio del vero la verificazione ; Costa sostiene la memoria e le altre facoltà a simiglianza della sensazione , ed ammette l'origine delle idee generali e normali dall'idea individuale ; Ferrari segue il principio dell'associabilità interna e Fel lettiquello dell'utile umanitario. L'Empirismo inItalia venne applicato alla pedagogia da lPasetti, dal Fontana, dal Tommaseo , e dal de Renzi, alla Storia da F. Rossi, alla estetica dal Cicognara,e dal Delfico;edallagenea logia delle scienze dal de Pamphilis, dal Rosselli e dal celebre medico Luigi Fer rarese che riunisce tutti i rami delle scien ze a quella dell'uomo , seguendo il prin cipio che in esse tutto èrelativoanoi. 28 f 1 1 e Gioia : Il nuovo Galateo ca Tavole Statistiche sofia ad uso delle scuole Logica Statisti Elementi di filo Ideologia Eser cizio logico - Nuovo prospetto delle scienze economiche – Del merito e delle ricompense Dell'ingiuria , de'danni , e del soddisfaci mento- Indole,estensione,evantaggidella Statistica Romagnosi:Che cosa è mente sana ? Indovinello massimo Della suprema economia dell'umano sapere Vedute fonda mentali sull'arte logica - Dell'insegnamento primitivo delle matematiche Assunto primo della scienza del dritto naturale Introduzio ne allo studio del Dritto Pubblico Universale Dell'indole e de'fattori dello incivilimento Biblicteca italiana. Vari articoli di filoso fia L'antica filosofia morale Genesi del Dritto Penale - Progetto del Codice e della Procedura Penale Lallebasquc: Introduzio De alla filosofia naturale del pensiero  la - - - cu mo Fa il - - - cato su! si dal per Ista OS ette mali Fel en -ia oi. Eila, alla 281 . ea dal Fer àa cipiidellaGenealogiadelpensiero— Borrelli: Gia Troisi: L'arte di ragionare-Istituzionimetafisiche- Mazzarel Intorno a'principii dell'arte etimologica gli : Analisi delle idee la: Corso d'Ideologia elementare Bini : Lezionilogico-metafisicomorali- Pezzi:Le zioni di filosofia della mente e del cuore , r i formata e dedotta dall'analisi dell'uomo Accordino:Elementi di filosofia Regole dell'arte logica Marano : Abbà:Elementa Lo Prin   282 . gices et Metaphysices - Zelli : Elementi di metafisica– Pungileoni:Dell'udito vista Alberic : Del nescibile Passeri : - e della Della natura umana socievole Sanchez : In fluenza delle passioni sullo scibile umano Gatti Principiid'ideologia- Bertolli:l. dee sulla filosofia delle scienze morali e poli tiche Germani:Dell'umana perfezione Scaramuzzi : Esame analitico della facoltà di sentire- Bonfadini:SullecategoriediKant Réguleas:Nuovo piano d'istruzione ideo logicaelementare- Bruschelli:Praelectiones elementares logico metaphisicae Buttura : La coscienza Logica Testa:Introduzio ne alla filosofia dell'affetto . Filosofia del l'affetto Bravi : Teorica e Pratica del Pro babile Fagnani:Storianaturale dellapo tepza umana - C Elementi dell'arte logica Baldini : Cenni sopra un nuovo corso di filo sofia elementare - Ramelli : Prospetto degli studii filosofici nelle scuole comunali Nessi: Schizzo intorno i principii di ogni filosofia De Ocheda : Filosofia degli antichi Grones : Ricerche metafisico matematiche sullalin guadelcalcolo— Pizzolato:Introduzioneal lo studio della filosofia dello spirito umano Savioli : Institutiones metaphysicae in Epitome redactae Zandonella:Elogiodi Bacone Costa : Del modo di comporrc le idee F e r rari:LamentediRomagnosi Felletti:In    torno,ad una nuova sintesi delle scienze Pasetti : Sull'educazione fisico morale F o n tana : Manuale per l'educazione umana Tommaseo : Scritti varii sull'educazione De'Renzi : Sull'indole de'ciechi Rossi : Studii Sto rici Cicognara : Ragionamenti su bello Delfico : Pensieri sulla storia e sulla incertezza ed inutilità della medesima N u o vericerchesulBello- DePamphilis:Geno grafia dello scibile considerato nella sua unità di utile e di fine Rossetti : Dello scibile e delsuoinsegnamento- Ferrarese:Saggiodi una nuova classificazione sopra le scienze del l'uomo fisico e morale Delle diverse spe cie di follte - Ricerche intorno all'origine dell'istinto Trattato della mònomania sui cidia— Esamedellostatomoraleedimputa bile de'solli monomoniaci.  Elementi di ito e dela - Paseri: Sanchez:In - - umano Bertolli: 1 orali epolis perfezione- a facoltà di oriediKant uzione Praelectiones - Buttura : -latroduzio ilosofia tiiadelPro e delap e logica- del ideo orso dinilo spetto del ali- Nessi filosofia – e sula oduzione al Grones : lin - ee umano - inEpitome Bacone elletti . For :lo S 3. Non ostante il gran numero di fautori che si procacciò l'Empirismo in Italia, pure siavvertì ilbisogno di spie gare la natura umana non dall'esperien za , ma dalla subbiettività dell'uomo ; epperò sorsero i Razionalisti a combat   284 , ilsecondo affermando l'assoluta necessità delle idee ionate , o deprincipiiapriori,ed ilterzoan nunziando esser la filosofia una scienza degli enti di ragione. Lusverli considera le facoltà come Colui il quale diede una forma siste  ! un potere di produrre qualche effetto, dipendente dalla forza spirituale;Defendiriconosce ne'sordo muti l'idea dell'ente in universale ; ed ilParma nelfondo diogniesistenzarat trova l'essere. Ceresa affermò essersi im battuti nel vero coloro i quali riposero il principio del conoscere nella pura sub biettività che è sola infinita, spontanea, positiva, e tale che l'uomo per suo m e z zo elabora la sua obbiettività. > o tere le tendenze empiriche ; ed aspira rodo a spiegare i problemi più difficili della filosofia; ma non si elevarono alle chimere ed alle astrazioni del Trascen dentalismo alemanno.IlMaggi,ilBian chetti , il Receveur , coltivarono il R a zionalismo pelsuo lato obbiettivo,il primo cercando un sommo archetipo lo gico e supremo , P   1aspira 1 dificili ronoale Trascen ilBian: tempo , di spazio , di iriposero 0 ilha etiro,il terzo an na scienza considera chetipolos afermando ionate, 0 prodare Jalla fora nesont ersale ;eld stenza rat essersi im pura possibilità dell'essere medesimo. Secon do lui , quest'idea è è innata, poiehè non proviene nè da'sensi , nè dal sentimento dell'Io , nè dalla riflessione; e da essa derivado tutte le idee acquisite diforma e di materia , di sostanza , Egli sipropone di ricondurre la filosofia dell'intelletto sulla giusta via, combattendo i sistemi che hanno perturbate lementi e disono rata la filosofia , e stabilire un criterio saldo e irremovibile alla verità ed alla certezza.IlRosminisegue ilprincipio che l'idea unica ed innata si è quella dell'Ente nell'universale. Egli preferi che riducesi a'due sce il suo metodo assiomi di non assumere nella spiegazio ne de'fattidellospiritoumano,nème no nè più di quel che è necessario a spiegarli.Egli parte dal principio che l'uomo pulla può pensare senza l'idea dell'Ente ; che quindi la qualità più g e perale delle cose è l'esistenza nella pura suk 7 spontana I suo mez 283 matica al Razionalismo si fu l'Abate A n tonio Rosmini-Serbati. Egli si di di essenza , di causa , rma siste  moto , e di estensione ; esso è il senti mento intellettuale , l'intelletto medesi mo. Ecco ipunti principali della sua teoria : l'anima ha due potenze origina li , l'intelletto che ha per obbietto es senzialelaforma elasensibilitàcheè esterna se ha per obbietto un corpo , interna se ha per obbietto l'Io ; la co scienza upisce la sensibilità all'intelletto con una sintesi primitiva , il cui effetto è la ragione scorgendo irapporti gene rali, ed è la facoltà di giudicare con giungendo l'attributo al subbietto la sensibilità esterna è tratta ad operare colla materia prima, e la ragione produce le percezioni intellettive; donde lafacoltà di generalizzare e la libertà all'indefi nito svolgimento delle facoltà dell'uomo. Egli distingue la sensazione dalla perce zione sensitiva , l'idea di una cosa dal giudizio sulla sua sussistenza>,laperce zione sensitiva dalla intellettiva , un atto dello spirito dall'avvertenza dell'atto. Finalmente dimostra che è impossibile che l'uomo percepisca una cosa diversa da sè;  I   che lo spirito comunica le sue proprie forze alle cose percepite ; che l'idea del l'essere è fonte e criterio del vero e genera la cognizione de'corpi, di noi; di Dio , ed anco la legge morale. Per tal modo l'idea dell'ente è,secondo lui, il primo principio inpato nella psicolo gia e nell'ontologia , il criterio del vero e del certo nella logica,ilprincipio su premo del bene e del dovere nella m o rale.  senti nedesi lasua Itoeso chee le quattro idee di spazio , di tempo , rigio io огро, lacr eleto to| gene CON Terce adal 0;he :cold acele 287 Non rimane che dirqualche cosa in torno al nostro concittadino Ottavio C o lecchi, seguace in qualche modo della filosofia di Kant. Il Colecchi pone di sostanza , e di causa efficiente , colle quali espone le leggi della ragione che egli dichiara comuni ad ogni»sistema fi losofico.Il principio del suo sistema è questo: l’io non potrebbe determinare la sua esistenza nel tempo senza una esi stenza interna, dal quale deriva che la cagione movente la sensibilità non può riponersi nello stesso me , cioè che il cel indef. uomo berce 7atto atto. eche   vario delle rappresentazioni nasce all'oc casione del di fuori che modifica il sen so;chelariunionedelvarionellospa e zio e nel tempo è opera della fantasia,  288 è e quindichel'unitàsinteticadell'oggetto nell'esperienza è un prodotto della fan tasia di accordo con l'intelligenza. Secondo lui , l'induzione fisica è diversa dall'in duzione matematica inquantocchè quella mena allo scetticismo e questa a cono scenze necessarie ed universali; se il rap porto tra le idee è neeessario, le idee e i termini di questo rapporto son tali anch'esse ; ogni nostra conoscenza in comincia da'sensi , e passa da questi al la intelligenza. Riguardo alle leggi della ragione egti sostiene che la ragione esi ge inogni esperienza come data la to talità delle parti dello spazio e degli arti colideltempo non confondendoquello che è con quello che appare, 2 1 / 1 1. lità delle parti del tutio dato nella di visione , la totalità delle condizioni nella catena delle cause e degli effetti, pro nunziando l'accordo delle due causalità la tota-  della natura e della libertà , il necessa rio nella serie de contingenti ed infine un ente assoluto , dotato di tutte le possibili realtà,Dio.Nellamorale,egli sostiene che il principio della propria felicità non può elevarsi alla dignità di legge morale , che le due idee del giu sto e dell'ingiusto sono originarie e non fattizie , e che le regole etiche , le qua-li dirigono l'uomo interno sopo essen zialmente diverse dalle giuridiche che dirigono l'uomo esterno.IlColecchi non è solamente seguace del Kant ; ma egli cerca armonizzare colla morale i pensa menti del Vico sulla filosofia e sulla le gislazione;anzi poichè le verità del Kantismo eran sepolte nella scienza ila lica , il Colecchi ba saputo raccogliere un seme da'principii di questa per pro durre novelli frutti e contribuire allo a vanzamento delle filosofiche discipline. Receveur:Institutionum philosophicarum ele menta Maggi : Critica sistematico-univer le e guida alla rigenerazione della filosofia. Bianchelti: Studii filosofici tuzioni logico metafisiche - Lusverli: Isti Defendi : Sul dolore estetico e sull'entusiasmo, ragionamen to- Parma:Supplimentisulsansimonismo Rosmini-Serbati: Saggio sulla felicità- Saggio sulla unità dell'educazione Opuscoli filosofici- Nuovosaggiosull'originedelleidee- Principii della scienza morale - Frammento di una storia dell'empietà pii e leggi generali di medicina e filosofia spe culativa- Colecchi:Quistionifilosofiche. Ceresa : Princi. Il sensualismo venne anco com battuto da taluni che ,seguendo l'esem pio della scuola Teologica Francese,si elevarono al misticismo e fondarono la scuola de'soprannaturalisti,chefecero prevalere la fede ed il sentimento sulla riflessione e sulla ragione. Primo fra questi , il Palmieri attacca di fronte l'em pirismo del secolo XVIII, mette in campo le idee ippate come impressioni permanenti e modifcazioni dello spirito , afferma che sonovi nello spirito delle idee e delle impressioni non avvertite  e  la teologia hanno lo stesso scopo , cercano un solo vero discutono gli stessi principii , esse non ponuo essere due scienze. Il Mastrofini si vapta autore di upa metafisica subli- . attualmente che la ragione per giudi care debbe seguire certe basi e regole impressenell'anima;erivendicando l'au torità de'libri sacri , confutando il Kan tismo e negando alla filosofia la facoltà di spiegare lo stato dell'uomo sostiene che tutti i suoi sistemi sono contraddi zionimanifeste,echeilsoloveroèil soprannaturalismo che è l'unico,enon contraddittorio , quando anche la ra gione non potesse sentirne chiaramente l'evidenza. Il Manzoni stimando incom piata la filosofia che anno gli uomini sul giusto e sull'ingiusto indipendente mente dalla Religione, e la distinzione tra la filosofa e la Religione come una imperfezione , si accosta al soprapoatu ralismo , sostenendo che la filosofia m o rale va congiunta alla teologia , che la ragione naturale è imperfetta , e che se la filosofia e .   (1) Il nome di Licinio Ventebranz è ana grammatico ed é celato in esso quello di Via cenzo Albertini  me incuiapplicalafilosofiaallateolo- gia; Ventenbranz (1)predicauna filoso fia eclettico - cristiana ; Perolari M a l mignati sostiene che la sola filosofia verissima è la morale cristiana. L 'Oli vieri ed il Pasio sostengono una morale dedotta dalla Rivelazione. Cesare Can tử dimostra che , dovendosi basare la giustizia positiva sull'assoluta, non po trà giammai mepare ad effetto questa sua condizione se non colla Religione positiva ; che l'umanità è regolata da Dio , che il linguaggio della parola fu dato da Dio all'uomo e con esso tutte le idee primitive di giustizia e di retti tudine morale. Parma pretende che o gni sistema filosofico debba dipartirsi da un dato primitivo anteriore alla di mostrazione , e che sola la filosofia re, ligiosa assume tutti gli elementi delm a terialismo , dell'idealismo e dello scet 2 292- 1   293 Riccardi fa consistere il difetto di o goi filosofia del vizio logico emorale di sostituire la parola natura alla Divinità ; e pretende la scienza essere essenzial mente religione , non potersi dar conto di alcuna cosa che risalendo a Dio , la filosofia non dover concludere contro i fatti della Rivelazione , la stessa fisica esser falsa se a questa è opposta. Il P. Ventura cerca identificare la filosofia alla Rivelazione. Secondo lui,la filoso fia 'sta tutta nel metodo , il fondamento della certezza è riposto nel senso comune, l'intelletto e la verità costituiscono un tut toiodissolvibile,l'uomo sirapporta aDio, la convenienza dell'ente coll'intelletto forma ad un tempo il sommo Vero ed il sommo Bene , l'uomo debbe conosce  ticismo , epperò , secondo lui , la teo logia è un ingrandimento dell'umana ragione , o la scienza dell'umanità illu strata da'più alti intelletti, > la filosofia non è che la reli e 2 gione , essa comprende la Teologia , 1'Etica la Logica e la Fisica e debbe re Dio mos   Vincenzo Gioberti (1) è il più recen te sostenitore del misticismo a'tempi n o stri. Egli cerca surrogare l'ontologia al ta psicologia , e il metodo sintetico al l'analitico; segue il dommatismo , cer cando dedurre ogni cosa con logica stret ta e severa ; unisce la filosofia alla teo logia , subordinando la prima alla secon da ; e distinguendo la parte razionale da quella che è superiore alla ragione, incomincia dal primo Ente,in relazione alla mente umana ; e , dopo aver pre septata una dottripa sommaria dell'asso luto si intrattiene a mostrarne lo svolgi mento in tutte le forme delle scienze umaneedivine.Secondolui,la  un tutte le sue parti decidere coll'auto rità generale. 9 > (1) Intorno al Gioberti e mestiere leggere la Nota del Mamiani SULĽ ONTOLOGIA E SUL METODO ed un articolo di G. Massari cuiètitolo:CONSIDERAZIONI SULL’INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA ? propo DI GIOBERTI (Progresso). V.   de e combinati con essa formapo tre realtà indipendenti dallo spirito , cioè una sostanza ed una causa prima moltiplicità di essenze e di sostanze , ed un atto col quale l'Ente si collega alle esistenze ; il nostro pensiero intuisce questa realtà con un atto semplice e simultaneo che precede ogni intuizione particolare , e per cui mezzo l'intellet to percepisce leproprietà essenziali del 1.Ente mercè la rivelazione ; l'Idea non può addivenire obbietto di riflessione senza la parola interna , quindi è neces sario l'intervento del linguaggio per ope ra della ragione ; vi è gran differenza fra l'intuizione e la riflessione , fra il. metodo ontologico e il metodo psicolo gico , e d'accanto alle facoltà che a p > > sizione : l'Ente crea le esistenze è la formola ideale che comprende tutte le nozioni dello spirito umano ; ogni suo membró esprime una realtà obbiettiva assoluta e necessaria nell'Ente , rela tiva e contingente delle esistenze; que sti due membri son legati dalla creazio una > e   non ha lasciato di cadere in molti gravi errori , specialmente quando egli  296 prendono l'intelligibile,avvidell'uomo un istinto che mira al sopra intelligibile senza poterlo giammai conoscere ;l'Ente si offre al nostro pensiero come lecido e tenebroso ; e da ciò sorge il legame e strettissimo tra la filosofia e la teologia tra’dogmi rivelatieirazionali.Egliap plica la sua formola ideale a molti blemi di logica , d'ideologia , e di m e tafisica ; prova la sua fecondità e lar ghezza in lei rattrovando la ragione e la fonte del sapere; imprende a de linearnelastoria attraversoleopinioni,le credenze, elerivoluzioni de'popoli,ed a mostrare che dessa abbraccia la ragione di tutti sistemi potevoli di filosofia.La sua filosofia offre a'nostri tempi il pri mo esempio di unametafisicaortodossa, ma arditaed originale;sicchèpuòdirsi aver egli tentato di mostrare i legami tra la filosofia e la rivelazione cattolica estimando il pro progresso 7 delle scienze spe rimentali e lo svolgimento dellaciviltà ma   attaccando il metodo psicologico, affer ma che esso fu la cagione del mate  297 e quando sostituisce al metodo a naliticoilsintetico.È principioricono ciuto da ogni sana mente che l'analisi di per sè sola non può menare allo sco primento della verità ; ma è falso che la sola sintesi si adatta a darci la no zione del vero. L'unico metodo è quel lo di conciliare l'analisi alla sintesi; pe rocchè vi sono delle idee che conoscia mo per mezzo della solaanalisi,edelle altre che conosciamo per mezzo della sola sintesi. E poi l'accagionare Rena to Cartesio di tutte le dottrine mate rialistedel secolo XVIII palesa una immoderata avversione al psicologismo che da alcuni si vuole esser l'ultimatuin > della filosofia, ma dal quale noi sti miamo doversi partire per giungere al l'ontologia,allaconoscenza delleleggi che reggono il mondo sensibile ed il mondo soprassensibile.Del resto ilGio berti evitando ed il Panteismo ed il " rialismo che nel secolo scorso ebbe lao go,   · rolar iMalmignati :Lezionifilosofiche- Par ma:SulleoperediGerbet Supplimentosul Sansimonismo- Cantù:NotiziadiG.D. Ro magnosi- Riccardi:Lapraticade'buonistudi ad uso della gioventù studiosa- Discorso alla gioventù sullo studiodellafilosofia- Ventura: De methodo philosophandi– Gioberti:Intro duzione allo studio della filosofia Errori fi losofici di Antonio Rosmini Teorica del so vrannaturale filosofia estetica Saggio sul bello e Principii di Del Primato Morale e civile Lettera sulle dottrine filosofi degli Italiani co-politiche dell'Abate de Lamenoais.  298 parallogismo nel dedurre con ragiona- menti a priori la scienza de'Gniti da quella dell'infinito, non fa altro che proclamare la verità della Rivelazione Cattolica. Palmieri : Analisi ragionata de'sistemi e de' fondamenti dell'ateismo e della incredulità Manzoni : Osservazioni sulla morale cattolica Mastrofini:Leusure Olivieri:La filoso fiamorale- Pasio:Elementaphilosophiaemo raliscumnotis- Ventebranz(Albertini):Di scorso critico intorno a'pregiudizii ed errori ed a'tanto disputati due metodi d'insegnare le scien zeastratte- Lo Spirito della Dialettica- Pe C C -  osserva che i sensualisti hanno preso una strada erronea occupandosi del la quistione sull'origine delle idee e mischiandola con quella sulla realtà dell'u mano sapere che essi non han conosciuto l'uomo che per le sole sensazioui trala sciando l'analisi dell'essere interno , che non hanno avanzato la scieoza,non potendovi essere scienza Glosofica senza la cognizione dell'uomo intelligente e m o rale; epperò caddero in errore coloro i quali lo annoverarono tra'sensualisti. Il suo metodo è di ricercare tutto che i filosofi italiani hanno scritto intor no ad esso  .1  ida e de ta scien emo 1 oried -A Pour tosul Ro studi ala ra : tro 2 cibi do, iïdi osofi civile che zione della scuola Scozzese.Oltre il Sebastia ni ed il Corradini , dobbiamo poverare S 5. Sonovi in Italia alcuni filosofi che si addano a coltivare l'eclettismo tra questi il Mamiani ed il Winspeare. Il Conte Terenzio Mamiani della Rovere, comparando , sceglien e fondendo i loro trattati , ecco l'ecletismo. Il principio che egli açco glie è di esaminare non soloi fenomeni sensibili, ma gliinterni, cioèifatti e  300 e rigettare tutte le idee non comprovate dall'esperienza come fatti esteroi , o incompiute per aver trascu rato una di queste serie ; e , secondo lui , le ultime conclusioni della filosofia razionale debbono combaciare con le o pinioni del senso comune , quindi pos sono tacciarsi di false quelle teorie che credono mostrare che il genere umano sia caduto in errore. Ora se tali sono i principii e tale è il metodo degli eclet tici e degli scozzesi , e se la scuola cui appartiene un Autore debbesi rilevare dal metodo edaiprincipii,possiamodire che l'Autoresiapprossimaall'eclettismo della scuola Scozzese. Veniamo ora al le sue principali opinioni. La filoso > venne dagli uomini cer cata ; m a questi hanno mancato di buon metodo non serbando proporzio  ni tra'diversi elementi che costituisco no lanatura;ne'filosofi italiani benme ditati e specialmente nel Galilei vi è il vero metodo sperimentale. Il Mamiani lo riduce ad un mezzo che ha > و per fia esiste , della coscienza materia  loscibile,perfineilvero elofacon sistere nelle cinque arti preparatoria inventiva , induttiva , dimostrativa , di stributiva. Egli pone il criterio di cer tezza nell'intuizione immediata , o m e glio nell'identificazione dell'oggetto con noi , distingue nella conoscenza l'atto di giudicare dall'oggetto giudicato ,e cer cando un legame tral'oggetto el'idea, lo colloca ove l'ente si converte col vero ed il conoscitore si identifica col co goito ; ammette l'intuizione immediata o l'atto di nostra mente il quale cono sce le proprie idee e le loro vicende voli attinenze , nonchè l'intuizione m e diata o l'atto di nostramente,ilquale per >  301 la certezza assoluta dell'intuizione immediata prova in un modo assoluto l'esistenza delle realtà estrinseche o i loro rapporti con lo spazio e col tem po ; fonda la certezza sulla duplice in tuizione sulsensointimoesulsenso > comune,nega che iprincipiiapodittici e gli assiomi siano atti a dimostrazione o aspiegazione,faderivarlacausa dalla' > SCO unde 1. Sofia che me èil ile to eria pos Bano di 001 clet cer cu Idee Cati dal dire 2 SIDO 080 LIO SCO   successione delle esistenze e ripone il criterio del vero nella conversione del fatto operata dalla intuizione creatrice la quale è un prodotto della nostra spontaneità e mette capo al senso comune.  302 L'ultimo che sia venuto in campo a sostenere l'eclettismo Scozzese è il Ba rone Winspeare che nello scorso anno ha pubblicato il primo volume de'suoi Sag gi di filosofia intellettuale. Dalla prefa zione ove egli fa manifesto il piano del lavoro si rileva che egli è parteggiano della scuola Scozzese,perochèladi fende dalle accuse promosse contro di essa , e sostiene che seguirla svolgendo la è il solo mezzo per far progredire la scienza filosofica. Il Barone Winspeare ha voluto ristaurare un sistema che egli stimava più atto a far progredire quelle verità necessarie al progresso dell'intelli genza ed allaosservanza della morale. Un simile tentativo gli apporta sommo ono re , perocchè lo à immaginato ed ese guito con molto studio e coscienza. Nul l'altro possiam dire intorno a lui poichè 1  و 303 è una rapida rassegna delle dottrine fi losofiche da'Greci infino al XVIII se. colo , non si può dedurre un sistema for molato ne'principii e delle sue con seguenze . - che dal solo primo volume dell'opera , - Corradini : Utilità della filosofia Prospet to delle Lezioni di filosofia razionale Seba stiani:NovumSystemaEthices- Mamiani: Del Rionovamento dell'antica filosofia in Italia Sei Lettere all'Abate Rosmini Dell'O n tologia e del metodo Lettere a P. S. Man . cini intorno alla filosofia del Dritto ed all'ori gine singolarmente delDritto di punire– Winspeare:Saggidifilosofiaintellettuale- Blanch: Articoli due sul Wiospeare nel Museo di Scieu ze e Lettere), Per dar compimento all'attuale filosofia italiana non rimane che esporre le opinioni di coloro che si diedero al- l'Empirismo -Razionalismo. Tamburini confutò Holbach , Condillac , e Kant ; ri l' pose l'obbligazione morale del bisogno  l'altra su’lim miti di essa.Riguardo alla prima,ab battendo lo .Scettismo egli prova es sere in noi reale la cognizione , esistere le facoltà intellettuali come cause delle  della perfezione che si appoggia all'uma na natura , al senso universale ed al l'ordine naturale, si oppose alle dot trine dell'amor proprio e dello interes combatté le opinioni di 'Condorcet sul progresso o meglio sull'umana per fettibilità da lui circoscritta al reale ,al possile , alla storia , e considerata non > come infinita,sibbenecomeprogressiva; stazionarla , e retrograda. 2 30% 1 se, per opera del Barone squale Galluppi che combattendo leop poste dottrine del Condillac e del Kant , ne viene salutato a buon diritto il fon datore ed ilsostenitore.Egliincomincia dal proponersi lo scioglimento di due importanti quistioni ,l'una sulla realtà dell'umana conoscenza Pa Gli sforzi del Tamburini prepararono la puova era della filosofia italiana , la quale sorse insieme coll’Empirismo-Ra zionalismo per opera 2   305 US idee , e lo spirito giungere al vero al lorchè dietro la testimonianza del senso intimo afferma ciò che è e piega ciò che non è. Ecco perchè il Galluppi appar tiene alla filosofia moderna , alla scuola psicologica di Cartesio. Nell'analisi dei fenomeni intellettuali egliammette le ve rità primitive di esperienza interna con tenenti principii a priori ed a posteriori riconosce il principio dell'oggettività della sensazione e della intuizione in mediata in quella;dimostrail passaggio dalla regione del pensiero a quella del l'esistenza per mezzo del punto di co municazione tra la conoscenza intellet tuale e la reale,pel quale egli ammette le idee universali, come leggi dello spi rito derivanti dalla sua soggettività , le quali formano i giudizii analitici e si risolvono in due ordini di conoscenze le une di esistenza e le altredi ragione, queste servendo di base alle verità de dotte, e quelle supponendo l'applica zione delle verità razionali a'dati del l'esperienza. Secondo lui,benchè tutti i    306 ) ! } giudiziipuri siecoidentici,pure lo spirito allarga la sfera delle sue conoscenze,ed il raziocinio ci istruisce,1.o perchè or dina e classifica le nostre conoscenze , 2.° perchè ci mena a conoscenze che 1 1 pon potremno avere senza di esso;per mezzo della causalità da una esistenza sperimentale ci eleviamo ad esistenze che tali non sono;lasensibilità è ester na ed interna ', questa percepisce il me e le sue modificazioni , quella ci rivela l'esistenza del fuor di me e delle sue modificazioni.Riguardo a’limitidelle no stre Conoscenze egli cerca determinarli dimostrando esserciignotel'essenzedelle cose , e la natura Divina , ed ignoto il modo onde le cause effettrici agiscono non che quello onde gli esseri produco no in sè o in altri quelle date modifi cazioni.Il sistema delle facoltà dello spirito introdotto dal Galluppi ha per iscopolaricercadelle facoltà elemen tari ; e queste sono la coscienza e la sensibilità che presentano allo spiri to gli obbietti , l'analisi che li sepa  la sintesi che li riunisce, il de siderio , e la volontà che mossa da que sto dirige le operazioni dell'analisi della sintesi. L'illustre filosofo di Tro pea professa le medesime teorie in tut ti i suoi scritti filosofici ; se non che degli elementi e nelle lezioni di fi losofia, poggiate sull'empirismo-razio dalismo , segue il metodo analitico pro cedendo dal noto all'ignoto. Egli divi de la logica in pura o scienza delle idee e mista o scienza di fatti seguendo il principio dell'identità progressiva ed istruttiva, considerando come ufficio del ragionamento il rapnodare e subordinare le nostre idee,dichiarando il sillogismo un'analisi del discorso,e stimando mol to importante l'entimema. Secondo lui, la religione naturale è l'insieme delle verità che si possono provare per mezzo della ragione,che ci svelano come dob biamo pensare di Dio,e de'suoi rapporti cogli esseri creati ; la ragione ne inse gnacheDioèeterno immutabile uno iqboito;lasua eternità,non ha  ra, e }   successione fisica , nè metafisica ; la re lazione fra Dio e le creature è quello di causalità cioè tutte le creature sono state create da Dio ;. l'esistenza di due principii eterni dell'universo è assurda; il male non ripugna alla bontà divina ; l'esistenza de'doveri ne vien manife stata dalla coscienza ed è una verità pri mitiva ; il dovere oon può defipirsi per e  ; chè è una nozione semplice , una zione soggettiva che deriva dalla natura umana ; le verità morali son necessarie ma sintetiche;ilprincipio deldovere è distinto da quello dell'utile che gli è subordinato ; la massima : si giusto è primitiva;il principio di beneficenza non basta a mostrarci i nostri doveri verso gli altri ; noi abbiamo de'doveri non solo verso gli altri;ma verso Dio e verso noi stessi , la filosofia ci m a n i festa l'immortalità dell'anima umana , il congiungimento della felicità colla virtù, verità che vengon dimostrate dal premio della virtùedellapenadelvizio, verità provate dalla naturale indistrutti 308 10 when 2   309 bilità dell'anima e dal desiderio costante negli uomini di un bene supremo , rità enunciate dalla ragione non solo ma anche dalla Rivelazione che è un'azione immediata di Dio sullo spirito umano con che Dio produce nello spirito le co noscenze che vuol produrre , e la cui possibilità deriva dalla semplice nozione dell'Oppipotenza. Egli riponendo la leg ge morale nella retta ragione che dirige la nostra volontà al nostro benessere seguendo il sistema del dovere indipen dente dall'utile, introducendo qualche cosa ! 1 d'innato nella morale , ed ammet tendo il dovere come un principio sin tetico a priori , si eleva dall'Empirismo psicologico ad un ragionevole Idealismo nella morale . Ecco le principali opinio ni professate dall'immortale Galluppi , cui va tanto debitrice l'attuale filosofia italiana de'suoi progressi , ed in cui non sappiamo se sia maggiore l'eleva tezza e l'acume d'ingegno o la forza e la potenza del ragionamento. Molti altri filosofi dietro l'esempio del ve   Galluppi pure si addissero all'Empiri smo-Razionalismo. Tedeschi la forza dell'anima come upica ed divisa , sostiene le idee assolute ed im mutabili , distingue le idee io riflesse o prodotte dall'astrazione,e spontanee o prodotte da uo intimo impulso che de mena dal sensibile all'intelligibile sino alla cognizione della sostanza. Zantede schi presenta un sistema di facoltà de dotto dal percepire dal sentire,e dal l'appetireintellettivo,sensuale,e ra zionale,considerando la logica come quellascienzachedirigela facoltàCO noscitiva a perfezionarsi , stabilisce il metodo induttivo sulla causalità e l'analogia ; la sua melafisica è la dot trina dell'Eote che s'accosta alla teoria del Vico e degli antichi italiani ; nella filosofia morale egli racchiude i prioci pii delle azioni , come la coscienza , la libera volontà , e la legge morale , e d ilprecettocomune:quod tibinon vis alio ne feceris. Mancino concepisce la filosofia-come scienza dello spiritouma considera in sul > /  311 S corpo ; la filosofia è la scienza dello spiri to umano in sè ed in tutte le sue relazioni;perconoscerel'apimaè me stiere l'analisi che scompone il partico lare per ridurlo a principii generali; la vila dell'anima stà nella cognizione-azio pe  no , e ne deduce uoa filosofia eclettica cioè equitativa e completa che accoglie il vero da per ogni dove; epperò divi de la filosofia insoggettiva cioèdirettaa disaminare le forze dell'iplendimento . ed oggettiva o diretta a disaminare gli obbiettidellaconoscenza;rionega l’Em pirismo ed il Razionalismo ; e conside ra le idee come prodotte dalle sensazio ni, dalla coscienza,e dall'attività dello spirito e Buldassarre Poli è uno de'più for ti propugnatori dell'Empirismo-Razio nalismo. Secondo lui , l'uomo consta di due elementi, apima che si riduce all'atto del giudizio o idea-volizione-coscienza;conoscere pon èchegiudicareegiudicarenonèche co Doscere,mailgiudicareèilmodo del co 2   312 noscere e il conoscere è l'effetto del giudi care, il giudizio non è una sintesi tra l'at tributo ed il subbietto perchè l'anima non ha forza sintetica potendo solo percepire e vedere,il giudizio ha le sue applica zioni come ilbello,ilbuono,ilvero,le sue perfezioni, che sono ilbuon senso,lo spirito , il gusto , l ' ingegno, il carattere l'istinto e le sue relazioni che sono i rapporti dell'anima coll'età col sesso , coll'indole , colla fisonomia , col clima, col vitto , col sodoo  colle malattie o colle altre circostanze; il giudizio è un tutto composto ed un effetto che non può sussistere senza parti componenti e senza facoltà generatrici,che sono due: volontà-intelletto ed intelletto-volontà fondate sul principio di simultanea in divisibilità;tuttele altre facoltà son modi empirici di queste due facoltàpri mitive che colle loro leggi sono attri buti dell'anima ; il giudizio e le rispet tive facoltà dell'intelletto e della volontà hanno per fattori supremi l'oggettivo ed il soggettivo messi tra loro in rap >   donde il commercio del fisico col morale nell'uomo ; la filosofia si Altri Empiristi-Razionalisti non happo pubblicate delle opere ; ma il loro si stema traspare da vari articoli di gior nali e ragionamenti disparati. Ricci è amante del metodo empiricospeculativo; porto , rannoda alla religione ed alla Teologia perocchè questi fattori dipendono da Dio ; la vita dell'anima eilgiudiziosono og gettilimitatiperfettibili;questo perfe zionamento è dato come legge di natu ra e come scopo all'anima ed alle sue facoltà , esso è riposto nel maggior a u mento ed equilibrio possibile delle fa coltà dell'anima congiunto al maggior grado possibile di scienza e di felicità, esso può ottenersi avendosi de'mezzi fa cili e corrispondenti che si riducono all'uso reiterato e frequente deglistessi atti o delle stesse funzioni; quindi l'uo mo perrendersiperfettoalmaggiorgra do deve operare e usareperquanto può delle proprie facoltà , secondo la loro natura e la loro destinazione.   Rivato limita il sapere filosofico 314  e e > cioè il pro filosofico , soste pendo che l'uomo dee tutto studiare e nel mondo esteruo e nello interno tutto riferire alla coscienza ; Riccobelli si accinge a combattere ilTrascendenta lismo di Kant sullo spazio e sul tempo ; Devincenzi pone per primo fondamento dell'Ecletismo la cognizione perfetta di tutte le filosofie e scegliere il vero da tutte; e per lui l'eclettismo è quella modesta filosofia che nulla sprezzando esamina tutte le dottrine e segue il vero ovunque il rinviene. Stefano Cusani so stiene che lo spirito umano ha due sole vie nella ricerca del vero , cedimentoempiricoedilrazionale,> che i principii assoluti sono anteriori nel loro stato fenomenale , ma contempora nei nella loro essenza alle idee necessa rie , che la tendenza filosofica del X I X secolo dev'esserel'Ontologia,echedo vrebbesi elevare una metafisica sul fon damento psicologico degli eclettici fran cesi e sul fondameuto ontologico dei filosofi alemanni.Molti altri recenti filo C Supplimenti al Manuale della Storia della filosofia di Tennemann Ricci:ArticolisulCousinismo (Antologia di Firenze)- Rivato . e sul + sofi han coltivate le scienze filosofiche pel lato d'un tal sistema ma i limiti di brevità che abbiamo imposti a poi stessi ci vietapo di noverarli. Tamburini : Introduzione allo studio della fi Josofia morale Elementa Juris Naturae Cenni sulla perfettibilità dell'umana famiglia Galluppi : Saggio sulla critica della conoscen za - Filosofia della volontà Lezioni diLo gica e Metafisica Elementi di Filosofia Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia relativamente a'principii delle umane conoscen ze da Cartesio insino a Kant Introduzione allostudiodellaFilosofia- Memoriasulsistema di Fichte o sul Razionalismo assoluto l'idealismo Trascendentale di Kant Tede : schi : Sulla filosofia Zantedeschi : Elementi di Psicologia empirica , di Logica e Metafisica, e di Filosofia morale Mancino · Elementi di filosofia – Poli : Saggio filosofico sopra la scuola de'mederni filosofi naturalisti Saggio di un corso di filosofia Primi ele menti di filosofia Intorno al vero e giusto spirito filosofico. Riassum317 to sempre,identico stesso nell'India, nella Grecia nel cadere del medio evo, nella filosofia moderna , e nel l'attuale filosofia. del Progresso. Gall è que gli che rappresenta eminentemente in Francia la filosofia empirica spingen dola sino al materialismo. Il raziona lismo ebbe pochi adetti, fra'quali la Baronessa de Stael ; il misticismo ebbe de’seguaci; ma quegli che più di tutti imprese a difenderlo si fu Lamennais. L'eclettismo comprende gliEcletticipro priamente detti o Cousinisti, gli eclet tici scozzesi , tra'quali Jouffroy, e i fi losofi Storici che muovono tutti dal Guizot; cosicchè tre sono i grandi campioni dell'ecletismo Cousin , Jouf ' In Francia la filosofia superando i limiti dell'ideologia e della psicologia empirica , a malgrado alcuni avanzi di sensualismo, ha cangiato la sua direzio ne ; ed ha dato luogo alle cinque scuo le degli Empiristi, de'Razionalisti,dei Mistici,degli Ecletici, e deFilosofi >   pro fondità dell'Alemagna , si presenta una lotta di varii sistemi.Qualche avanzo del sensualismo invalso nel secolo scorso as sume l'originalità italiana; ma l'Idea lismo ben presto gli fa guerra benchè numeri pochi seguai ; il misticismo non ha'che pochissimi coltivatori,e l'eclet tissimo scozzese comincia ad introdur sinelleopere de'Filosofi italiani; ma  froy e Guizot. Il sansimonismo inva se i dominii delle scienze morali e sociali ; ed a malgrado le sue stranezze attirò de'fautori, frà quali alcuni sco standosene alquanto fondarono la filoso fia del progresso continuo, che è addi venuta la filosofiapredominante in Fran cia ma che debbe esser posta in accor do colla Religione Cristiana. Il fonda tore del Sapsimonismo è Saint-Simon; e P. Leroux è quegli che lo ha tra mutato nella filosofia del progresso con tinuo. Nell'Italia , che è chiamata a tenere il giusto mezzo tra la eccessiva superfi cialità della Francia e l'eccessiva 9   l'empirismo-razionalismo combatte tutti questi sistemi e viene a fondarsi sulla ragione e sull'esperienza. Ogni sistema in Italia ha un grande ingegno che lo difende. Romagnosi segue ilsensualismo Rosmini l'idealismo , Gioberti il misti cismo , Mamiani l'eclettismo scozzese e Galluppi l'Empirismo-Razionalismo. Que sto sistema, proprio de’filosofiitaliani, che è l'ultima espressione dello svolgi mento della filosofia , debbe mirare ad una nuova formola più compiuta , e ten tare lo scioglimento de'più ardui pro blemi per mezzo dell'esperienza combi nata colla ragione ; esso abbisogna di un metodo e diun prịåcipio che spie ghi il commercio de sensi colle idee del mondo esterno col mondo interno ; ed al suo ampliamento contribuiscono non solo leversioni delle operestraniere,ma anche altri lavori filosofici degli italiani che preparano una restaurazione definiti va delle scienze filosofiche. Noi di que sto sistema abbiamo lodevolmente par lato al cominciamento del nostro lavoro; e facciam voti perchè tutti gli Italiani pensatori presenti ed avvenire di unani me consentimentosiraccolgadosottouna sola e medesima bandiera,sotto le inse goe dell'Empirismo-Razionalismo,ricono scendo per  loro capo e maestro l'immorta le filosofo di 'Tropea Pasquale Galluppi.Enrico Pessina. Pessina. Keywords: storiografia filosofica in Italia, la storia della filosofia roman, Galluppi, diritto private. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690010515/in/photolist-2mPrdWj-2mKEPgR

 

Grice e Petrarca – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Arezzo). Filosofo. Grice: “There are a few studies on Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,” etc. – but his most important contribution is via implicatura, as when I deal with Blake or Shakespeare.” Considerato il precursore dell'umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il “Canzoniere”, patrocinato quale modello di eccellenza stilistica da Bembo. Uomo moderno, slegato ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo, Petrarca rilanciò, in ambito filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla scolastica e operò una rivalutazione storico-filologica dei classici latini. Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropocentrico (e non più in chiave assolutamente teocentrica), Petrarca (che ottenne la laurea poetica a Roma) spese l'intera sua vita nella riproposta culturale della poetica e filosofia antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici, offrendo un'immagine di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. La storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e in quest'ottica si deve valutare anche l'opera latina del Secretum.  Le tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino. Nacque da ser Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani (o Canigiani), entrambi fiorentini. Il padre, originario di Incisa, appartene alla fazione dei guelfi bianchi e fu amico d’Alighieri, esiliato da Firenze per l'arrivo di Valois, apparentemente entrato nella città toscana quale paciere di Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i guelfi neri contro quelli bianchi. La sentenza emanata da Cante Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze, esilia tutti i guelfi bianchi, compreso il padre di Petrarca che, oltre all'oltraggio dell'esilio, e condannato al taglio della mano destra. A causa dell'esilio, trascorre l'infanzia in diversi luoghi della Toscana. Prima ad Arezzo, poi Incisa e Pisa, dove il padre era solito spostarsi per ragioni politico-economiche. A Pisa, il padre, che non perde la speranza di rientrare in patria, si e riunito ai guelfi bianchi e ai ghibellini per accogliere Arrigo VII. Secondo quanto affermato dallo stesso Petrarca nella Familiares, indirizzata a Boccaccio, a Pisa avvenne, probabilmente, il suo unico e fugace incontro con l'amico del padre, Alighier. La famiglia si trasfere a Carpentras, vicino Avignone, dove il padre ottenne incarichi presso la Corte pontificia grazie all'intercessione del cardinale Niccolò da Prato. Nel frattempo, il piccolo Francesco studiò a Carpentras sotto la guida del letterato Convenevole da Prato, amico del padre che verrà ricordato dal Petrarca con toni d'affetto nella Seniles. Alla scuola di Convenevole, presso la quale studiò, conobbe uno dei suoi più cari amici, Guido Sette, arcivescovo di Genova, al quale Petrarca indirizzò la Seniles. Anonimo, Laura e il Poeta, Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico realizzato nel corso del Cinquecento mentre era proprietario Pietro Paolo Valdezocco. Gli studi giuridici a Montpellier e a Bologna L'idillio di Carpentras durò fino ad allorché lui, il fratello Gherardo e l'amico Guido Sette furono inviati dalle rispettive famiglie a studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al fastidio provati nei confronti della giurisprudenza, il soggiorno a Montpellier fu funestato dal primo dei vari lutti che Petrarca dovette affrontare nel corso della sua vita: la morte della madre Eletta. Il figlio, ancora adolescente, compose il Breve pangerycum defuncte matris (poi rielaborato nell'epistola metrica), in cui vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola latina electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decise di cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli nella ben più prestigiosa Bologna, anche questa volta accompagnati da Guido Sette e da un precettore che seguisse la vita quotidiana dei figli. In questi anni Petrarca, sempre più insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli letterari felsinei, divenendo studente e amico dei latinisti Giovanni del Virgilio e Bartolino Benincasa, coltivando così i primi studi letterari e iniziando quella bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita. Gli anni bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in Provenza, non furono tranquilli: scoppiarono violenti tumulti in seno allo Studium in seguito alla decapitazione di uno studente, fatto che spinse Francesco, Gherardo e Guido a ritornare momentaneamente ad Avignone. I tre rientrarono a Bologna per riprendervi gli studi fino all’anno in cui Petrarca ritornò ad Avignone per «prendere a prestito una grossa somma di denaro, vale a dire 200 lire bolognesi spese presso il libraio bolognese Bonfigliolo Zambeccari. Ser Petracco morì, permettendo a Petrarca di lasciare finalmente la facoltà di diritto a Bologna e di dedicarsi agli studi classici che sempre più lo appassionavano. Per dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione doveva trovare una fonte di sostentamento che gli permettesse di ottenere un qualche guadagno remunerativo: lo trovò quale membro del seguito prima di Giacomo Colonna, arcivescovo di Lombez; poi del fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni, dal 1330. L'essere entrato a far parte della famiglia, tra le più influenti e potenti dell'aristocrazia romana, permise a Francesco di ottenere non soltanto quella sicurezza di cui aveva bisogno per iniziare i propri studi, ma anche di estendere le sue conoscenze in seno all'élite culturale e politica europea.  Difatti, in veste di rappresentante degli interessi dei Colonna, Petrarca compì un lungo viaggio nell'Europa del Nord, spinto dall'irrequieto e risorgente desiderio di conoscenza umana e culturale che contrassegnò l'intera sua agitata biografia: fu a Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana, Colonia, Lione. Particolarmente importante fu allorché, nella città di Lombez, Petrarca conobbe Angelo Tosetti e il musico e cantore fiammingo Ludwig Van Kempen, il Socrate cui verrà dedicata la raccolta epistolare delle Familiares.  Poco dopo essere entrato a far parte del seguito del vescovo Giovanni, prese gli ordini sacri, divenendo canonico, col fine di ottenere i benefici connessi all'ente ecclesiastico di cui era investito. Nonostante la sua condizione di religioso (è attestato che dal  il Petrarca è nella condizione di chierico), ebbe comunque dei figli nati con donne ignote, figli tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta, Giovanni e Francesca. L'incontro con Laura Secondo quanto afferma nel Secretum, Petrarca incontrò per la prima volta, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, 7 (che cadde di lunedì. Pasqua Laura, la donna che sarà l'amore della sua vita e che sarà immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura ha suscitato, da parte dei critici letterari, le opinioni più diverse: identificata da alcuni con una Laura de Noves coniugata de Sade (morta a causa della peste, come la stessa Laura petrarchesca), altri invece tendono a vedere in tale figura un senhal dietro cui nascondere la figura dell'alloro poetico (pianta che, per gioco etimologico, si associa al nome femminile), suprema ambizione del letterato Petrarca. La scoperta dei classici e la spiritualità patristica Come accennato prima, Petrarca manifestò già durante il soggiorno bolognese una spiccata sensibilità letteraria, professando una grandissima ammirazione per l'antichità classica. Oltre agli incontri con Giovanni del Virgilio e Cino da Pistoia, importante per la nascita della sensibilità letteraria del poeta fu il padre stesso, fervente ammiratore di Cicerone e della letteratura latina. Difatti ser Petracco, come racconta Petrarca nella Seniles donò al figlio un manoscritto contenente le opere di Virgilio e la Rethorica di Cicerone e un codice delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia e uno contenente le lettere di san Paolo. In quello stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la Patristica, il giovane Francesco comprò un codice del De Civitate Dei di Agostino d'Ippona e conobbe e cominciò a frequentare l'agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro, dotto monaco agostiniano e professore di teologia alla Sorbona. Dionigi regalò al giovane Petrarca un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumentò ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica agostiniana. Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna, Petrarca si buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a visionare i codici della Biblioteca Apostolica (ove scoprì la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio) e, nel corso del viaggio nel Nord Europa, Petrarca scoprì e ricopiò il codice del Pro Archia poeta di Cicerone e dell'apocrifa “Ad equites romanos”, conservati nella Biblioteca Capitolare di Liegi. Oltre alla dimensione di explorator, comincia a sviluppare le basi per la nascita del metodo filologico moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle varianti e quindi sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagli errori dei monaci amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti per congettura). Sulla base di queste premesse metodologiche, lavora alla ricostruzione, da un lato, dell' “Ab Urbe condita” di Livio; dall'altro, della composizione del grande codice contenente le opere di Virgilio e che, per la sua attuale locazione, è chiamato Virgilio Ambrosiano. Da Roma a Valchiusa: l'Africa e il “De viris illustribus”; Marie Alexandre Valentin Sellier, “La farandola di Petrarca”, olio su tela, Sullo sfondo si può notare il Castello di Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui trascorse gran parte della sua vita fino all’anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre portava avanti questi progetti filologici, Petrarca cominciò a intrattenere con  Benedetto XII, un rapporto epistolare (Epistolae metricae) con cui esortava il nuovo pontefice a ritornare a Romae continuò il suo servizio presso il cardinale Giovanni Colonna, su concessione del quale poté intraprendere un viaggio a Roma, dietro richiesta di Giacomo Colonna che desiderava averlo con sé. Giuntovi nella Città Eterna Petrarca poté toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica capitale dell'Impero Romano, rimanendone estasiato. Rientrato in Provenza, Petrarca comprò una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue nel tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che lentamente cominciò a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in cui era caduto il Papato. Valchiusa (che durante le assenze del giovane poeta era affidata al fattore Raymond Monet di Chermont) fu anche il luogo ove Petrarca poté concentrarsi nella sua attività letteraria e accogliere quel piccolo cenacolo di amici eletti (a cui si aggiunse il vescovo di Cavaillon, Philippe de Cabassolle) con cui trascorrere giornate all'insegna del dialogo colto e della spiritualità.  «Più o meno in quello stesso periodo, illustrando a Giacomo Colonna la vita condotta a Valchiusa nel primo anno della sua dimora lì, Petrarca delinea uno di quegli autoritratti manierati che diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza: passeggiate campestri, amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se non quella del quieto vivere. Fu in questo periodo appartato che, forte della sua esperienza filologico-letteraria, incominciò a stendere le due opere che sarebbero dovute diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il De viris illustribus. La prima, opera in versi intesa a ricalcare le orme virgiliane, narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica, incentrata sulle figure di Scipione l'Africano, modello etico insuperabile della virtù civile della Repubblica romana. La seconda, invece, è un me Gli anni successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita  daglione di 36 vite di uomini illustri improntata sul modello liviano e quello floriano. La scelta di comporre un'opera in versi e un'opera in prosa, ricalcanti i modelli sommi dell'antichità nei due rispettivi generi letterari e intesi a recuperare, oltre alla veste stilistica, anche quella spirituale degli antichi, diffusero presto il nome di Petrarca al di là dei confini provenzali, giungendo in Italia. L'alloro con cui Petrarca fu incoronato rivitalizzò il mito del poeta laureato, figura che diventerà un'istituzione pubblica in Paesi quali il Regno Unito.  Il nome di Petrarca quale uomo eccezionalmente colto e grande letterato fu diffuso grazie all'influenza della famiglia Colonna e dell'agostiniano Dionigi. Se i primi avevano influenza presso gli ambienti ecclesiastici e gli enti a essi collegati (quali le Università europee, tra le quali spiccava la Sorbona), padre Dionigi fece conoscere il nome dell'Aretino presso la corte del re di Napoli Roberto d'Angiò, presso il quale fu chiamato in virtù della sua erudizione. Approfittando della rete di conoscenze e di protettori di cui disponeva, pensò di ottenere un riconoscimento ufficiale per la sua attività letteraria innovatrice a favore dell'antichità, patrocinando così la sua incoronazione poetica. Difatti, nella Familiares, confide al padre agostiniano la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino per realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi. La Sorbona fece sapere al Nostro l'offerta di una incoronazione poetica a Parigi; proposta che, nel pomeriggio dello stesso giorno, giunse analoga dal Senato di Roma. Su consiglio di Giovanni Colonna, Petrarca, che desiderava essere incoronato nell'antica capitale dell'Impero romano, accettò la seconda offerta, accogliendo poi l'invito di re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare a Roma per ottenere la sospirata incoronazione.  Le fasi di preparazione per il fatidico incontro con il sovrano angioino durarono, Petrarca, accompagnato dal signore di Parma Azzo da Correggio, si mise in viaggio per Napoli col fine di ottenere l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto nella città partenopea a fine febbraio, fu esaminato per tre giorni da re Roberto che, dopo averne constatato la cultura e la preparazione poetica, acconsentì all'incoronazione a poeta in Campidoglio per mano del senatore Orso dell'Anguillara. Se conosciamo da un lato sia il contenuto del discorso di Petrarca (la Collatio laureationis), sia la certificazione dell'attestato di laurea da parte del Senato romano (il Privilegium lauree domini Francisci Petrarche, che gli conferiva anche l'autorità per insegnare e la cittadinanza romana), la data dell'incoronazione è incerta: tra quanto affermato da Petrarca e quanto poi testimoniato da Boccaccio, la cerimonia d'incoronazione avvenne in un arco temporale. In seguito all'incoronazione incominciò a comporre l'Africa e il De viris illustribus. Gli anni successivi all'incoronazione poetica furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la corruzione Avignonese. Subito dopo l'incoronazione poetica, mentre Petrarca sostava a Parma, seppe della prematura scomparsa dell'amico Giacomo Colonna (avvenuta nel settembre del 1341), notizia che lo turbò profondamente. Gl’anni successivi non recarono conforto al poeta laureato: da un lato le morti prima di Dionigi e, poi, di re Roberto ne accentuarono lo stato di sconforto; dall'altro, la scelta da parte del fratello Gherardo di abbandonare la vita mondana per diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero Petrarca a riflettere sulla caducità del mondo. Mentre soggiorna ad Avignone, conobbe il futuro tribuno Cola di Rienzo (giunto in Provenza quale ambasciatore del regime democratico instauratosi a Roma), col quale condivideva la necessità di ridare a Roma l'antico status di grandezza politica che, come capitale dell'antica Roma e sede del papato, le spettava di diritto. E nominato canonico del Capitolo della cattedrale di Parma, mentre e nominato arcidiacono. La caduta politica di Cola, favorita specialmente dalla famiglia Colonna, sarà la spinta decisiva da parte di Petrarca per abbandonare i suoi antichi protettori: fu infatti in quell'anno che lasciò, ufficialmente, l'entourage del cardinale Giovanni[63].  A fianco di queste esperienze private, il cammino dell'intellettuale Petrarca fu invece caratterizzato da una scoperta importantissima. Dopo essersi rifugiato a Verona in seguito all'assedio di Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Azzo da Correggio, Petrarca scoprì nella biblioteca capitolare le epistole ciceroniane ad Brutum, ad Atticum e ad Quintum fratrem, fino ad allora sconosciute. L'importanza della scoperta consistette nel modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a distanza con gli amici, l'uso del tu al posto del voi proprio dell'epistolografia medievale ed, infine, lo stile fluido e ipotattico indussero l'Aretino a comporre anch'egli delle raccolte di lettere sul modello ciceroniano e senecano, determinando la nascita delle Familiares prima, e delle Seniles poi. A questo periodo di tempo risalgono anche i Rerum memorandarum libri (lasciati incompiuti), l'avvio del De otio religioso e del De vita solitaria che furono rimaneggiati negli anni successivi[64]. Sempre a Verona, Petrarca ebbe modo di conoscere Pietro Alighieri, figlio di Dante, con cui intrattenne rapporti cordiali. La vita, come suol dirsi, ci sfuggì dalle mani: le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Ci rese miseri e soli. Delle cose familiari, prefazione, A Socrate. Dopo essersi slegato dai Colonna, Petrarca cominciò a cercare nuovi patroni presso cui ottenere protezione. Pertanto, lasciata Avignone insieme al figlio Giovanni, giunse a Verona, località dove si era rifugiato l'amico Azzo da Correggio dopo essere stato scacciato dai suoi domini, per poi giungere a Parma nel mese di marzo, dove strinse legami con il nuovo signore della città, il signore di Milano Luchino Visconti. Fu, però, in questo periodo che iniziò a diffondersi per l'Europa la terribile peste nera, morbo che causa la morte di molti amici del Petrarca: i fiorentini Sennuccio del Bene, Bruno Casini  e Franceschino degli Albizzi; il cardinale Giovanni Colonna e il padre di lui, Stefano il Vecchio; e quella dell'amata Laura, di cui ebbe la notizia. Nonostante il dilagare del contagio e la prostrazione psicologica in cui cadde a causa della morte di molti suoi amici, Petrarca continuò le sue peregrinazioni, alla perenne ricerca di un protettore. Lo trovò in Jacopo II da Carrara, suo estimatore che lo nominò canonico del duomo di Padova. Il signore di Padova intese in tal modo trattenere in città il poeta il quale, oltre alla confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne una rendita annua di 200 ducati d'oro, ma per alcuni anni Petrarca avrebbe utilizzato questa abitazione solo occasionalmente. Difatti, costantemente in preda al desiderio di viaggiare, fu a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove conobbe il doge Andrea Dandolo. Prende la decisione di recarsi a Roma per lucrare l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decise di incontrarsi con loro. L’occasione fu di fondamentale importanza non tanto per Petrarca, quanto per colui che diventerà il suo principale interlocutore durante gli ultimi vent'anni di vita, Giovanni Boccaccio. Il novelliere, sotto la sua guida, incominciò una lenta e progressiva conversione verso una mentalità ed un approccio più umanistico alla letteratura, collaborando spesso con il suo venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra questi ricordiamo la riscoperta del greco antico e la scoperta di antichi codici classici. Petrarca risiedette prevalentemente a Padova, presso Francesco I da Carrara. Qui, oltre a portare avanti i progetti letterari delle Familiares e le opere spirituali ricevette anche la visita di Boccaccio in veste di ambasciatore del Comune fiorentino perché accettasse un posto di docente presso il nuovo Studium fiorentino. Poco dopo, e spinto a rientrare ad Avignone in seguito all'incontro con i Cardinali Eli de Talleyrand e Guy de Boulogne, latori della volontà di papa Clemente VI che intendeva affidargli l'incarico di segretario apostolico. Nonostante l'allettante offerta del pontefice, l'antico disprezzo verso Avignone e gli scontri con gli ambienti della corte pontificia (i medici del pontefice e, dopo la morte di Clemente, l'antipatia d’Innocenzo VI) gl’indussero a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prese la decisione definitiva di stabilirsi in Italia. Targa commemorativa del soggiorno meneghino di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla basilica di Sant'Ambrogio. Petrarca iniziò il viaggio verso la patria italiana,  accogliendo l'ospitale offerta di Giovanni Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano. Malgrado le critiche degli amici fiorentini (tra le quali si ricorda quella risentita del Boccaccio), che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al servizio dell'acerrimo nemico di Firenze. Petrarca collaborò con missioni e ambascerie (a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a Mantova e a Praga) all'intraprendente politica viscontea.  Sulla scelta di risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo cosmopolita proprio del Petrarca. Cresciuto ramingo e lontano dalla sua patria, Petrarca non risente più dell'attaccamento medievale verso la propria patria d'origine, ma valuta gli inviti fattigli in base alle convenienze economiche e politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un signore potente e ricco come Giovanni Visconti prima e, dopo la morte di lui, del successore Galeazzo II, che si rallegrerebbero di avere a corte un intellettuale celebre come Petrarca. Nonostante tale scelta discutibile agli occhi degli amici fiorentini, i rapporti tra il praeceptor e i suoi discipuli si ricucirono: la ripresa del rapporto epistolare tra Petrarca e Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo a Milano nella casa di Petrarca situata nei pressi di Sant'Ambrogio poi, sono le prove della concordia ristabilita.  Nonostante le incombenze diplomatiche, nel capoluogo lombardo matura e porta a compimento quel processo di maturazione intellettuale e spirituale iniziato pochi anni prima, passando dalla ricerca erudita e filologica alla produzione di una letteratura filosofica fondata da un lato sull'insoddisfazione per la cultura contemporanea, dall'altra sulla necessità di una produzione che potesse guidare l'umanità verso i principi etico-morali filtrati attraverso il neoplatonismo agostiniano e lo stoicismo cristianeggiante. Con questa convinzione interiore, Petrarca portò avanti gli scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum e il De otio religioso; la composizione di opere volte a fissare presso i posteri l'immagine di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati anche nella vita quotidiana (le raccolte delle Familiares e, dal 1361, l'avviamento delle Seniles)le raccolte poetiche latine (Epistolae Metricae) e quelle volgari (i Triumphi e i Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere). Durante il soggiorno meneghino Petrarca iniziò soltanto una nuova opera, il dialogo intitolato De remediis utriusque fortune (sui rimedi della cattiva e della buona sorte), in cui si affrontano problematiche morali concernenti il denaro, la politica, le relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Per sfuggire alla peste, Petrarca abbandonò Milano  per Padova, città da cui  fugge per lo stesso motivo. Nonostante la fuga da Milano, i rapporti con Galeazzo II Visconti rimanono sempre molto buoni, tanto che trascorse tempo nel castello visconteo di Pavia in occasione di trattative diplomatiche. A Pavia seppellì il piccolo nipote di due anni, figlio della figlia Francesca, nella chiesa di San Zeno e per lui compose un'epigrafe ancor oggi conservata nei Musei Civici. Si recò a Venezia, città dove si trovava il caro amico Donato degli Albanzani[91] e dove la Repubblica gli concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri (sulla Riva degli Schiavoni) n cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua biblioteca, che era allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa: si tratta della prima testimonianza di un progetto di bibliotheca publica. La casa veneziana fu molto amata dal poeta, che ne parla indirettamente nella Seniles, quando descrive, al destinatario Pietro da Bologna, le sue abitudini quotidiane. Vi risiedette stabilmente (tranne alcuni periodi a Pavia e Padova) e vi ospita Boccaccio e L. Pilato. Durante il soggiorno veneziano, trascorso in compagnia degli amici più intimi, della figlia naturale Francesca (sposatasi con il milanese Francescuolo da Brossano), decise di affidare al copista Giovanni Malpaghini la trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere. La tranquillità di quegli anni fu turbata dall'attacco maldestro e violento mosso alla cultura, all'opera e alla figura sua da quattro filosofi averroisti che lo accusarono di ignoranza.  L'episodio fu l'occasione per la stesura del trattato De sui ipsius et multorum ignorantia, in cui Petrarca difende la propria "ignoranza" in campo aristotelico a favore della filosofia neoplatonica-cristiana, più incentrata sui problemi della natura umana rispetto alla prima, intesa a indagare la natura sulla base dei dogmi del filosofo di Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani davanti alle accuse rivoltegli, Petrarca decise di abbandonare la città lagunare e annullare così la donazione della sua biblioteca alla Serenissima.  L'epilogo padovano e la morte.  La casa di Petrarca ad Arquà Petrarca, località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove l'ormai anziano poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Della dimora Petrarca parla nella Seniles. Dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito dell'amico ed estimatore Francesco I da Carrara di stabilirsi a Padova nella primavera.. È ancora visibile, in Via Dietro Duomo a Padova, la casa canonicale di Francesco Petrarca, che fu assegnata al poeta in seguito al conferimento del canonicato. Il signore di Padova donò poi una casa situata nella località di Arquà, un tranquillo paese sui colli Euganei, dove poter vivere. Lo stato della casa, però, a abbastanza dissestato e ci vollero alcuni mesi prima che potesse avvenire il definitivo trasferimento nella nuova dimora. La vita dell'anziano Petrarca, che fu raggiunto dalla famiglia della figlia Francesca si alternò prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e quella vicina al duomo di Padova,  allietato spesso dalle visite dei suoi vecchi amici ed estimatori, oltre a quelli nuovi conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda Lombardo della Seta, che daveva sostituito Giovanni Malpaghini quale copista e segretario del poeta laureato. Si mosse dal padovano soltanto una volta quando e a Venezia quale paciere per il trattato di pace tra i veneziani e Francesco da Carrara. Per il resto del tempo si dedicò alla revisione delle sue opere e, in special modo, del Canzoniere, attività che portò avanti fino agli ultimi giorni di vita. Colpito da una sincope, muore ad Arquà esattamente alla vigilia del suo settantesimo compleanno e, secondo la leggenda, mentre esaminava un testo di Virgilio, come auspicato in una lettera al Boccaccio. Il frate dell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino Bonaventura Badoer Peraga fu scelto per tenere l'orazione funebre in occasione dei funerali, che si svolsero il nella chiesa di Santa Maria Assunta alla presenza di Francesco da Carrara e di molte altre personalità laiche ed ecclesiastiche. Per volontà testamentaria le spoglie di Petrarca furono sepolte nella chiesa parrocchiale del paese, per poi essere collocate dal genero, nel 1380, in un'arca marmorea accanto alla chiesa. Le vicende dei resti del Petrarca, come quelli di Dante, non furono tranquille. La sua tomba espezzata all'angolo di mezzodì e vennero rapite alcune ossa del braccio destro. Autore del furto e Martinelli, un frate da Portogruaro, il quale, a quanto dice una pergamena dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito in quel luogo dai fiorentini, con ordine di riportare seco qualche parte del suo scheletro. La veneta repubblica fa riattare l'urna, suggellando con arpioni le fenditure del marmo, e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca del misfatto. I resti trafugati non sono mai recuperati. La tomba, che versa in stato pessimo, venne sottoposta a restauro dato lo stato pessimo in cui il sepolcro versava. Il restauro però, a seguito di complicazioni burocratiche e di conflitti di competenza e questioni anche politiche, e addirittura processato con l'accusa di violata sepoltura. Avennero resi noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella sua tomba ad Arquà Petrarca. Il teschio presente, peraltro ridotto in frammenti, una volta ricostruito, è riconosciuto come femminile e quindi non pertinente a Petrarca. Un frammento di pochi grammi del cranio esaminato con il metodo del radiocarbonio, consente di accertare che il cranio ritrovato nel sepolcro e femminile. A chi sia appartenuto e perché si trovasse nella sua tomba è ancora un mistero, come un mistero è dove sia finito il suo cranio. Lo scheletro è  invece riconosciuto come autentico. Riporta alcune costole fratturate. Ferito da una cavalla con un calcio al costato. Nello studium, affresco murale, Reggia Carrarese, Sala dei Giganti, Padova. Fin dalla giovinezza, manifesta sempre un'insofferenza innata nei confronti della cultura a lui coeva. La sua passione per i classici latini liberate dalle interpretazioni allegoriche lo pone pongono come l'iniziatore dell'umanesimo italiano. In “De remediis utriusque fortune, ciò che interessa maggiormente a Petrarca è l'humanitas, cioè l'insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più umani della vita, con un'ansia di meditazione e di ricerca tra erudita ed esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue sfaccettature. Di conseguenza, pone al centro della sua riflessione intellettuale l'essere umano, spostando l'attenzione dall'assoluto teo-centrismo all'antropo-centrismo moderno.  Fondamentale nella sua filosofia è la riscoperta dei classici. Già conosciuti nel Medioevo, erano stati oggetto però di una rivisitazione in chiave cristiana, che non teneva quindi conto del contesto storico-culturale in cui le opere erano state scritte. Per esempio, la figura di Virgilio fu vista come quella di un mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle Bucoliche, la nascita di Cristo, anziché quella di Asinio Gallo, figlio del politico romano Asinio Pollione: un'ottica che Dante accolse pienamente nel Virgilio della Commedia. Petrarca, rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il travisamento dei classici operato fino a quel momento, ridando loro quella patina di storicità e di inquadramento culturale necessaria per stabilire con essi un colloquio costante, come fece nel libro delle Familiares. Scrivere a Cicerone o a Seneca, celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza mancanze e contraddizioni, era per lui un modo letterariamente tangibile (e per noi assai significativo simbolicamente) di mostrare quanto a loro dovesse, quanto li sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei. Oltre alle epistole, all'Africa e al De viris illustribus, opera tale riscoperta attraverso il metodo filologico da lui ideato  e la ricostruzione dell'opera liviana e la composizione del Virgilio ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo innovativo approccio alle fonti e alle testimonianze storico-letterarie si avverte, anche, nell'ambito della numismatica, della quale Petrarca è ritenuto il precursore. Per quanto riguarda la prima opera, Petrarca decise di riunire le varie decadi (cioè i libri di cui l'opera è composta) allora conosciute in un unico codice, l'attuale codice Harleiano conservato ora al British Museum di Londra.  Il giovane Petrarca si dedicò a quest'opera di collazione per cinque anni, grazie ad un lavoro di ricerca e di enorme pazienza. Prende la terza decade, correggendola e integrandola ora con un manoscritto veronese del X secolo vergato dal dotto vescovo Raterio, ora con una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Chartres[120], il Parigino Latino acquistato dal vecchio canonico Landolfo Colonna, contenente anche la quarta decade. Quest'ultima fu poi corretta su di un codice risalente al secolo precedente e appartenuto al preumanista padovano Lovato Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la prima decade, Petrarca poté procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero. Il Virgilio Ambrosiano L'impresa riguardante la costruzione del Virgilio ambrosiano è invece molto più complessa. Iniziato già quand'era in vita il padre Petracco, il lavoro di collazione portò alla nascita di un codice composto di 300 fogli manoscritti che conteneva l'omnia virgiliana (Bucoliche, Georgiche ed Eneide commentati dal grammatico Servio), al quale furono aggiunte quattro Odi di Orazio e l'Achilleide di Stazio. Le vicende di tale manoscritto sono assai travagliate. Sottrattogli dagli esecutori testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano verrà recuperato solo quando Petrarca commissionò al celebre pittore Simone Martini una serie di miniature che lo abbellirono esteticamente. Alla morte del Petrarca il manoscritto finì nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia, Gian Galeazzo Visconti conquistò Padova ed il codice fu inviato, insieme ad altri manoscritti del Petrarca, a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca situata nel castello di Pavia. Galeazzo Maria Sforza ordinò al castellano di Pavia di prestare il manoscritto allo zio Alessandro signore di Pesaro, poi il Virgilio Ambrosiano tornò a Pavia. Luigi XII conquistò il Ducato di Milano e la biblioteca Visconteo-Sforzesca venne trasferita in Francia, dove ancora si conservano, nella Bibliothèque nationale de France, circa 400 manoscritti provenienti da Pavia. Tuttavia il Virgilio Ambrosiano fu sottratto al saccheggio francese da un certo Antonio di Pirro. Sappiamo che a fine Cinquecento si trovava a Roma, ed era di proprietà del cardinal Agostino Cusani, fu poi acquistato da Federico Borromeo per l'Ambrosiana. Il messaggio petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana, non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti, il legame con l'agostinismo e la tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi costanti all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto, però, alla tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata da tre nuove accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra l'anima e Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della verità divina. La seconda, la rivalutazione della tradizione morale e filosofica classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e non più in chiave di contrasto o di mera subordinazione; infine, il rapporto "esclusivo" tra Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione collettiva propria della Commedia dantesca. Comunanza tra valori classici e cristiani La lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca. L’umanita di Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della conoscenza. Sul legame degl’antichi è significativo il celebre passo della morte di Magone, fratello di Annibale che, nell'Africa  ormai morente, pronuncia un discorso sulla vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano, anche se tale discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del lamento di Magone:   Edizione dell'Africa stampata a Venezia, nella stamperia di Aldo Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del poema.  «Heu qualis fortunae terminus alte est! Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum / praecipiti gaudere loco; status iste procellis / subjacet innumeris, et finis ad alta levatis est ruere. Heu tremulum magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria fictis / illita blanditiis! Heu vita incerta labori dedita perpetuo, semperque heu certa, nec unquam Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae natus homo in terris! O qual è il traguardo dell'alta sorte! Quanto l'anima è cieca davanti alle fauste imprese! Ecco la follia dei potenti, godere delle altezze vertiginose; questo stato è esposto ad infinite tempeste, ed è destinato a cadere chi si è innalzato a quelle vette. O tremante sommità dei grandi onori, fallace speranza degli uomini, vana gloria adornata da finti piaceri! O vita incerta, dedita ad una fatica incessante, come certo è il giorno di morte, né mai previsto abbastanza! O che sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!»  (Africa) L'agostinismo del Secretum e dell'Ascesa al Monte Ventoso  Vista del Mont Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel pensiero di sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura teologica, visto come alieno dalla cura dell'anima umana. A tal proposito, il filosofo Giovanni Reale delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la cultura contemporanea:  «La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che distragga pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la sapienza necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del singolo uomo. L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo Petrarca è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da un lato, in cui il vescovo d'Ippona interloquisce con lui spingendolo ad un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il celebre episodio dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1, inviata seppur in modo fittizio a Dionigi da Borgo San Sepolcro. La forte vena morale che percorre tutte le opere petrarchesche volgare tende a trasmettere un messaggio di perfezione morale: il Secretum, il De remediis, le raccolte epistolari e lo stesso Canzoniere sono impregnati di questa tensione etica volta a risanare le deviazioni dell'anima attraverso la via della virtù. Tale applicazione etica negli scritti (l'oratio), però, deve corrispondere alla vita quotidiana  se l'umanista vuole trasmettere un'etica credibile ai destinatari. Prova di questo binomio essenziale è, per esempio, “Delle cosa familiar”, indirizzata a Cicerone. Esprime, in un tono di amarezza e di rabbia al contempo, la sua scelta di essersi allontanato dall'otium letterario di Tuscolo per addentrarsi nuovamente nell'agone politico dopo la morte di Cesare e schierarsi a fianco d’Ottaviano contro Marcantonio, tradendo così i principi etici esposti nei suoi trattati filosofici. Ma qual furore a danno di Antonio ti mosse? Risponderai per avventura l'amore alla repubblica, che dicevi caduta in fondo. Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone come di sì grand'uomo stimare si converrebbe, ond'è che tanto fosti amico di Augusto? Io ti compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. Oh, quanto era meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu dici, non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar tranquilla vecchiezza. La declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea la sua vocazione civile. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno nella vita politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione prettamente sociale, quale suo impegno nell'aiutare gl'uomini contemporanei a migliorarsi costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei confronti del prossimo. Oltre ai trattati morali si deve però anche registrare che cosa significa per lui nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio presso i potenti di turno (i Colonna, i Da Correggio, i Visconti e poi i Da Carrara) spinse i suoi amici ad avvertirlo della minaccia che tali regnanti avrebbero potuto costituire per la sua indipendenza intellettuale. Però, nella “Epistola ai posteri” ribadì la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte. I più grandi monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi a loro, né so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere favoriti della mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che dall'alto loro grado io molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi ritratto. Tanto peraltro in me fu forte l'amore della mia libertà, che da chiunque di loro avesse nome di avversarla mi tenni studiosamente lontano. Nonostante l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola, Petrarca rimarca il fatto che i potenti vollero averlo di fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì che il poeta finisse «per non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese di posizioni». Il legame con le corti signorili, scelte per motivazioni economiche e di protezione, getta pertanto le basi per la figura del cortigiano. Se Alighier, costretto a vagare per le corti dell'Italia soffre sempre per la lontananza da Firenze, fonda, con la sua scelta di vita, il modello del cosmopolita, segnando così il tramonto dell'ideologia comunale fondamento della sensibilità d’Alighieri prima, e che in parte fu propria del contemporaneo Boccaccio. La sua caratteristica è l'otium, vale a dire il riposo. Parola latina indicante, in generale, il riposo dei patrizi romani dalle attività proprie del negotium, la riprende rivestendola però di un significato diverso: non più riposo assoluto, ma attività intellettuale nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario ove potersi concentrare e portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da questo ritiro. Questo ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita solitaria e del De otio religioso, è vicino, per sensibilità del Petrarca, ai ritiri ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come l'attività letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica religiosa. Petrarca, con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e il Canzoniere, scrisse esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi romani di cui voleva riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli credeva di raggiungere il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua fama è legata alle opere in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto affidare la sua memoria ai posteri con la Commedia, Petrarca decise di eternare il suo nome riallacciandosi ai grandi dell'antichità:  «Il Petrarca (a parte una letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare, anche privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e della normale comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira il Petrarca, si carica di valori ideali.»  (Guglielmino-Grosser182) Petrarca preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel Canzoniere, esse valgono quali nugae, cioè quale «elegante divertimento dello scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria. Il suo volgare, al contrario di quello d’Aligheri, è caratterizzato però da un'accurata selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie (da qui la limatio petrarchesca) per la definizione di una poesia «aristocratica», lemento che spingerà il critico letterario Gianfranco Contini a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo dantesco. Dante e Petrarca Magnifying glass icon mgx2.svg IDalle considerazioni fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra Petrarca e Dante: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici "depurati" dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente appostavi dai commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul sentimento che Petrarca nutrì per l'Alighieri è la Familiares, XXI, 15, scritta in risposta all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui lui odia Alighieri. Afferma che non può odiare qualcuno che conosce appena e che affronta con onore e sopportazione l'esilio. Prende le distanze dall'ideologia, esprimendo il timore di essere influenzato da un così grande esempio se avesse deciso di scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo storpiamento da parte del volgo. L“Africa” è un poema epico che tratta della seconda guerra punica e in particolare delle gesta di Scipione. Costituito da dodici egloghe, gli argomenti del “Bucolicum carmen” spaziano fra amore, politica e morale. Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal titolo, che richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle Bucoliche. Attualmente, la lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice Vaticano lat. Dedicate all'amico Barbato da Sulmona, le Epistolae metricae sono 66 lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre per la maggior parte si occupano di politica, morale o di materie letterarie. I Psalmi penitentiales ne accenna nella Seniles, X, 1 a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei salmi davidici della Bibbia, in cui chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono della Misericordia divina. Il “De viris illustribus” è una raccolta di 36 biografie di uomini illustri dedicata a Francesco I da Carrara signore di Padova. Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita di personaggi della storia di Roma da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a Nerone. In seguito Petrarca aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta e fu continuata dall'amico e discepolo padovano di Petrarca, Lombardo della Seta, fino alla vita di Traiano. I Rerum memorandarum libri (Libri delle gesta memorabili) sono una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa latina, basati sui Factorum et dictorum memorabilium libri dello scrittore latino Valerio Massimo. Iniziati in Provenza, furono continuati allorché Petrarca scoprì le orazioni ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares. Difatti, furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i primi 4 libri e alcuni frammenti del quinto libro. Il “De secreto conflictu curarum mearum” è una delle sue opere più celebri  e fu composta, anche se in seguito fu riveduta. Articolato come un dialogo tra lui stesso e un santo alla presenza di una donna muta che simboleggia la Verità, consiste in una sorta di esame di coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e l'amore carnale per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la sua vita. "La vita solitaria” è un trattato di carattere religioso e morale.  L'autore vi esalta la solitudine, tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che favorisce la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal mondo che Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i valori spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei libri, soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli. Da questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo cristiano" di Petrarca. Il “De otio religioso” è un'esaltazione della vita monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al “De vita solitaria”, esalta però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi, definita come la migliore condizione di vita possibile. Il “De remediis utriusque fortunae” è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina. Basata sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano composto nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il "Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa. Il De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua. Ut ad plenum auctorum constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non scriptores. Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti.  L’occasione per la sua “Invectivarum contra medicum quendam libri IV,” una serie di accuse nei confronti dei medici e la malattia che colpe Clemente VI. Nella Familiares, V, 19, gli consiglia di non fidarsi dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu inviata poi al Boccaccio. Il “De sui ipsius et multorum ignorantia” e composta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro lizij gli rivolgeno, in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali. In quest'apologia dell’umanismo risponde come lui e interessato alle scienze che interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e dogmatiche proprie del nominalismo. Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli calumnia -- di carattere politico, e una nvettiva rivolta ad Hesdin, sostenitore della necessità che la sede del viscovo di Roma e Avignone. Per tutta risposta sostenne la necessità che il viscovo di Roma appartiene a Roma, sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana. Di grande importanza sono le epistole latine in prosa, in quanto contribuiscono a costruire l'immagine autobiografica idealizzata che offre di sé e quindi la sua eternizzazione. Basate sul modello di Cicerone, ricavato dalla scoperta delle “Epistulae ad Atticum” compiuta da lui a Verona, le lettere sono aggruppate in quattro raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus familiaribus libri), 350 epistole in 24 libri, dedicate a Socrate; le Seniles, 126 epistole in 17 libri, e dedicate a F. Nelli; le “Sine nominee” (cioè "senza nome del destinatario"), 19 epistole politiche in un libro; e le 76 epistole “Variae”. È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte l'epistola “Ai posteri”. Le lettere spaziano dagli anni bolognesi sino alla fine della sua vita e sono indirizzate a vari personaggi suoi contemporanei, ma, nel caso del XXIV libro delle Familiares, sono rivolte fittiziamente a personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares è celebre l'epistola incentrata sull'ascesa al Monte Ventoso. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono. Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, prima quartina della lirica d'apertura del Canzoniere). Il “Canzoniere” è la storia poetica della sua vita interiore vicina, per introspezione e tematiche, al Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno introduttivo. Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono: 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali, divisi tra rime in vita e rime in morte di Laura, celebrata quale donna superiore, senza però raggiungere il livello della donna angelo della Beatrice d’Alighieri. Difatti, Laura invecchia, subisce il corso del tempo, e non è portatrice di alcun attributo divino nel senso teologico stilnovista-dantesco. Anzi, la storia del “Canzoniere,” più che la celebrazione di un amore, è il percorso di una progressiva conversione della sua anima. Si passa, infatti, dal giovanil errore (l'amore terreno) ricordato nel sonetto introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse, alla canzone Vergine bella, che di sol vestita in cui affida la sua anima alla protezione di dio perché trovi finalmente pietà e riposo. L'opera, che gli richiese anni di continue rivisitazioni stilistiche -- da qui la cosiddetta limatio petrarchesca -- prima di trovare la forma definitiva sube ben varie fasi di redazioni. I "Trionfi" e un poemetto allegorico in volgare toscano, in terzine dantesche, compost a Milano -- è ambientato in una dimensione onirica e irreale (strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con la Comedia). Viene visitato d’Amore, che gli mostra tutti gl’uomini che cedeno alle passioni del cuore. Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla stessa Laura, apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova.  La Fama poi sconfigge la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus Eternitatis).  Già quand'era in vita fu riconosciuto immediatamente quale maestro e guida per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle discipline umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò il seme del suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in particolar modo a Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa dell'umanesimo Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini Francisci Petracchi de Florentia), trasmise la sua passione a C. Salutati,  cancelliere della Repubblica di Firenze e vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei principali umanisti del '400: Poggio Bracciolini, il più grande scopritore di codici latini del secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Leonardo Bruni, il più notevole rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro Salutati. Fu il Bruni a consolidare la fama di Petrarca, allorché redasse una Vita di Petrarca, seguita da quelle di Filippo Villani, Giannozzo Manetti, Sicco Polenton e Pier Paolo Vergerio. Oltre a Firenze, i soggiorni del poeta in Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali locali desti declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze della classe politica locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di Pier Candido Decembrio e di Francesco Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a diventare il prototipo per tutte le corti principesche italiane; a Venezia si diffuse, invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe dirigente della Serenissima, grazie all'attività di Leonardo Giustinian e di Francesco Barbaro prima, e di Ermolao il Vecchio e dell'omonimo detto il Giovane poi. Pietro Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e cardinale veneziano Pietro Bembo divenne anche il modello del cosiddetto classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava progressivamente già delineando nella lirica italiana. Difatti Bembo, nel dialogo Prose della volgar lingua, sostenne la necessità di prendere come modelli stilistici e linguistici Petrarca per la lirica, Boccaccio invece per la prosa, scartando Dante per il suo plurilinguismo che lo rendeva difficilmente accessibile: «Requisito necessario per la nobilitazione del volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità. Ecco perché Bembo non accettava integralmente il modello della Commedia di Dante, di cui non apprezzava le discese verso il basso nelle quali noi moderni riconosciamo un accattivante mistilinguismo. Da questo punto di vista, il modello del Canzoniere di Petrarca non presentava difetti, per la sua assoluta selezione linguistico-lessicale.»  (Marazzini)  Gianfranco Contini, grande estimatore di Francesco Petrarca e suo commentatore. La proposta bembiana risultò, nelle diatribe relative alla questione della lingua, quella vincente. Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle Prose, si diffuse presso i circoli poetici italiani una passione per le tematiche e lo stile della poesia petrarchesca (stimolata anche dal commento al Canzoniere di Alessandro Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche dalla diffusione dei petrarchini, cioè edizioni tascabili del Canzoniere. A fianco del petrarchismo, però, si sviluppò anche un movimento avverso alla canonizzazione poetica operata dal Bembo: prima nel corso del Cinquecento, allorché letterati come Francesco Berni e Pietro Aretino svilupparono polemicamente il fenomeno dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento, la temperie barocca, ostile all'idea di classicismo in nome della libertà formale, declassò il valore dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente nel corso del Settecento da Ludovico Antonio Muratori, Petrarca ritornò pienamente in auge in seno alla temperie romantica, quando Ugo Foscolo prima e Francesco De Sanctis poi, nelle loro lezioni universitarie di letteratura tenute dal primo a Pavia, e dal secondo a Napoli e a Zurigo, furono in grado di operare un'analisi complessiva della produzione petrarchesca e ritrovarne l'originalità. Dopo gli studi compiuti da Giosuè Carducci e dagli altri membri della Scuola storica compiuti tra fine '800 e inizi '900, il secolo scorso vide, per l'area italiana, Gianfranco Contini e Giuseppe Billanovich tra i maggiori studiosi del Petrarca.  Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying glass icon mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che studia i documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro caratteristiche estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Jean Mabillon nel 1681, nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei precursori che, inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno analizzato e dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di studio da parte della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti umanisti e anche il loro precursore e fondatore, Francesco Petrarca. Nel 1361, infatti, l'imperatore Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei documenti imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero stati stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che dichiaravano tali terre indipendenti dall'Impero. Petrarca rispose con la Seniles in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il tono (il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della data cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo diploma.  Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea poetica — Roma. A Petrarca è intitolato il cratere Petrarca su Mercurio. L'epistola, scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli chiedeva se fosse vera l'invidia che Petrarca nutriva per Dante, contiene l'accenno all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E primieramente si noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo, che solo una volta negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.»  (Delle cose familiari). La critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o ad altre località, è divisa: Ariani e Ferroni, nota 6 propendono per la città toscana, mentre Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova  quando la famiglia di ser Petracco si stava dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti. Si legga il brano dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli ancora impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione per imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia, quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete, qual silenzio ne' campi!»  (Lettere Senili, X, 2, traduzione di G. Fracassetti)  Petrarca mostrò, nei confronti di tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella Familiares, XX, 4, in cui il futuro autore del Canzoniere scrive a Marco Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.»  (Delle cose familiari). Come però ricorda Wilkins, la scelta di Petrarca di entrare a far parte della Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i proventi necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per la cura delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa.  A sviluppare la tesi dell'identificazione di Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, Più precisamente, nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere la vita della presunta amata del Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di Noves nobile famiglia di Avignone nacque una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Fa fatta per man di notaio la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo Avignonese. Due anni più tardi nella chiesa di S. Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che chiamavano prima, il Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la vide»   Si legga l'episodio di come fossero stati dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che suscitò il pianto nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così affranto «d'una mano porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone: "tieni, sorridendo mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara volta la mente, e quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle leggi".»  (Lettere Senili Il codice, dopo la morte di Petrarca passò nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando questa città verrà conquistata, agli inizi del '400, da Gian Galeazzo Visconti, anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei duchi milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore, il cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano. Si veda: Cappelli. Da questo momento in avanti, Petrarca non esitò a chiamare Avignone la novella Babilonia di apocalittica memoria, come testimoniato dai celebri sonetti avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre a motivazioni di carattere morale, ci fu anche la profonda delusione che suscitò la decisione di Benedetto XII di non recarsi a prendere possesso ufficialmente della sua sede vescovile e ristabilire così pace in Italia (Ariani). Petrarca scrisse, riguardo alla morte del vecchio amico e protettore, due lettere commoventi: la prima, al fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni (Delle cose familiari; la seconda, all'amico A. Tosetti, soprannominato Lelius (Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti). Nella Nota alla prima Fracassetti ricorda come Petrarca, nella Familiares, V, 7, avesse avuto, in sogno, il presagio della morte del Vescovo di Lombez venticinque giorni prima della sua effettiva scomparsa.  Cappelli55. Significativa la ricostruzione storico-letteraria compiuta da Amaturo,  ove si rievocano le figure di intellettuali che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese (Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane citate; il Liber catulliano).  Boccaccio esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X  indirizzata a lui, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come Silvano (il nome letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato) avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores». Inoltre, bisogna ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno schiaffo alla proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come docente nello Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in possesso dei beni paterni sequestrati. L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la politica espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze dell'Italia centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità tra Milano e Firenze perdureranno fino a metà '400, quando salì al potere come duca dello Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di alleanza con Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de' Medici.  Durante l'epidemia di peste milanese, morì il figlio Giovanni (Pacca), nato da una relazione extraconiugale. I rapporti con il figlio, al contrario di quanto avvenne con la secondogenita Francesca, furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle di Giovanni (Dotti) accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi fossero serpenti»). Come ricordato nella Familiares. Si separa dal figlio Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non precisati dissapori (Familiares); tre anni dopo sarebbe tornato a Milano.»  (Rico-Marcozzi)  Il ravennate Giovanni Malpaghini fu presentato  da Donato degli Albanzani a Petrarca che, rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta intelligenza, lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i due uomini, durata appunto si interruppe il 21 aprile di quell'anno, quando il Malpaghini decise di lasciare l'incarico presso l'Aretino. Per maggiori informazioni biografiche, si veda la biografia di Signorini.  Petrarca, nella Seniles informa il fratello Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova dimora sui colli Euganei, dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non dilungarmi di troppo della mia chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano che dieci miglia da Padova mi fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta da un oliveto e da una vigna che dan quanto basta a una non numerosa e modesta famiglia. E qui, sebbene infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente tranquillo lungi dai tumulti, dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e scrivendo. Lettere Senili.  La lettera non può essere considerata "reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal Petrarca. Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato in contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più "mitica" l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich, Petrarca e il Ventoso, in Italia medioevale e umanistica,  9, Roma, Antenore,  Il ventiquattresimo libro delle Familiares è composto da lettere indirizzate a vari personaggi dell'antichità classica. Per Petrarca, infatti, gli antichi non sono lontani e irraggiungibili: la costante lettura delle loro opere fa sì che Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano attraverso queste ultime, rendendo i rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati scrittori classici vicini per la comunanza di sentimento.  L'Otium degli antichi romani non consisteva unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani, indicati sotto il sostantivo di negotium. Per Cicerone, l'otium non era soltanto il riposo dalle attività forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro nella propria intimità domestica col fine di dedicarsi alla letteratura (De officiis, III, 1). In questo caso, il modello petrarchesco è affine a quello stoicheggiante dell'oratore romano. Si veda il riassunto operato da Laidlaw,  42-52 che ripercorre la concezione all'interno della letteratura latina. Per Cicerone, nello specifico si vedano le pagine Laidlaw,  44-47.  Termine di origine catulliana, Petrarca lo prende in prestito per descrivere le liriche come "diversivo, passatempo". La questione delle nugae volgari e, più in generale, delle opere latine, è esposta nella Familiares (Delle cose familiari) Guglielmino-Grosser I  testi sono raccolti nel codice Vaticano Latino come ricordato da Santagata,  Bisogna ricordare che Il Canzoniere non raccoglie tutti i componimenti poetici del Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura: altre rime (dette extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri manoscritti (cfr. Ferroni).  L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi, dal contrasto tra l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura) e l'aspirazione all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della religione cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser186.  Petrarca mantenne, nell'ambito della lirica volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come ricorda Marazzini, Si delinea una tendenza del linguaggio lirico al 'vago', inteso nel senso di una genericità antirealistica (al contrario di quanto accade nel corposo realismo della Commedia), testimoniato anche dalla polivalenza di certi termini, i quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un numero molto grande di combinazioni diverse. Eppure la lingua di Petrarca, selezionata e ridotta nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di varianti canonizzando un polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana, quella latineggiante, quella siciliana o provenzale...»   Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur in forma minore, era presente nel mondo letterario italiano del '400 anche un'ammirazione verso il Petrarca volgare, come testimoniato dalle edizioni a stampa del Canzoniere e dei Trionfi uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani Bartolomeo Valdezocco e Martino "de Septem Arboribus" (cfr. Ente Nazionale Francesco Petrarca, Culto petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici  la notte  Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana Wilkins Ariani21. Più specificamente Bettarini: «dopo essere stato accusato di aver falsificato un istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000 lire e al taglio della mano destra».  Dotti  Bettarini e Pacca Per informazioni biografiche, si veda la voce Pasquini.  Il ricordo di Petrarca al riguardo è riportato in Lettere Senili, Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si colloca indubbiamente. La Casa del Petrarca, su arqua petrarca.com. Pacca Si legga il brano della Lettere Senili, Il brano è ricordato anche da Wilkins Ariani Wilkins Rico-Marcozzi. Si recò a studiare a Bologna, seguito da un maestro privato...»; e Wilkins in cui si ritiene che questo maestro avesse «l'incarico, almeno per Francesco e Gherardo, di fungere in loco parentis».  Ariani Ariani,  Wilkins, Dotti Bettarini.  Cappelli  Pacca Rico-Marcozzi; Ferroni Wilkins, Wilkins,  Rico-Marcozzi. Giacomo Colonna reclutò Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che Petrarca battezzò in seguito, rispettivamente, Socrate e Lelio.»   Ferroni Pacca Alinari:.., su alinariarchives La distinzione tra le due scuole di pensiero emerge in Ferroni,  Ariani ricorda che il primo sostenitore del filone allegorico-letterario fu il giovane Giovanni Boccaccio nel suo De vita et moribus domini Francisci Petrarche.  Ariani28. Dotti, specifica che questo san Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva da Napoli.  Ariani35.  Per maggiori approfondimenti biografici, si veda la biografia di Moschella.  Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da parte di Dionigi, di una copia delle Confessiones di s. Agostino.  Billanovich Billanovich,  Wilkins  e Pacca  Wilkins; Wilkins Rico-Marcozzi. Nel frattempo aveva raggiunto Roma accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un avventuroso viaggio, e dove nella sua prima lettera contemplando dal Campidoglio le rovine dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza e maestosità, dando forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al rimpianto per la sua decadenza che divennero i cardini etici, estetici e politici dell’Umanesimo. Pacca Dotti,  Dotti Mauro Sarnelli, Petrarca e gli uomini illustri, Treccani). Ariani Certo il privilegio toccava, del tutto straordinariamente, a un poeta che ancora non aveva pubblicato molto per meritarselo: ma la protezione dei potenti Colonna e la rete di estimatori che aveva saputo intessere per tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al massimo le epistole metriche, la fama dell'Africa. e del De viris, le rime volgari già note...»  Dello stesso avviso anche Pacca74 e Santagata19.  Moschella. Dionigi fa ritorno in Italia; dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr. Petrarca, Familiares), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per l'agostiniano nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi per l'astrologia giudiziaria e per i classici latini.»   Wilkins34: «La conoscenza dell'antica tradizione e delle due o tre incoronazioni celebrate da singole città in tempi moderni, insieme all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in Petrarca il desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò dapprima il suo pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e ne venne a conoscenza anche qualche persona che aveva legami con l'Parigi.»   Si legga il brano della lettera dove inizia la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano: «E chi dico io, e lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa più grande di re Roberto Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G. Fracassetti)  Wilkins; Rico-Marcozzi. Sulla base dei contraddittori racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello stesso giorno questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna decidendo di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle ceneri degli alti poeti che ivi dimorano".»  Difatti Petrarca riteneva che l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella di Stazio e che quindi, se vi fosse stato incoronato, sarebbe stato direttamente un successore degli antichi poeti classici da lui tanto amati (Pacca).  Cfr., ad esempio, Rico-Marcozzi; Wilkins,  Ariani, Pacca74.  Rico-Marcozzi. Sono le date fornite da Petrarca ([Familiares]), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data. Lacultur, biografia di Francesco Petrarca, su lacultur.altervista.org.  Wilkins; Dotti. «In Avignone egli vedeva simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di Pietro.»  Paravicini Bagliani.  Moschella.  Petrucci.  Wilkins,  Così Ariani, Wilkins sostiene invece che Cola sia giunto ad Avignone a Wilkins4 «Cola si intrattenne parecchi mesi e in quel periodo strinse amicizia con Petrarca. Cola era ancor giovane e poco noto; ma i due uomini avevano in comune un grande entusiasmo per la Roma antica e cristiana, una grande preoccupazione per lo stato presente della città e una grande speranza per la restaurazione dell'antica potenza e dell'antico splendore.»   Il Mondo di Petrarca Ariani,  il quale ricorda, a testimonianza della rottura coi Colonna, Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr. Bucolicum carmen. Santagata16 ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come con il fratello di lui Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus. Rico-Marcozzi.  Pacca e Cappelli. Dotti, Wilkins, Ariani46.  Troncarelli.  Waley.  Pacca, Padova, sRico-Marcozzi: «Giacomo II da Carrara, signore di Padova, che  gli fece ottenere un ulteriore e ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa nei pressi della cattedrale».  Ariani49.  Una prospettiva generale del rapporto tra Petrarca e Boccaccio è esposto in Rico,  Branca87.  Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares) che gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un vescovado».  Ariani, Ferroni; D. Ferraro, Petrarca a Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento; Firenze: Olschki, Viscónti, Galeazzo II, su treccani. Pacca, Amaturo. Ma è fuor di dubbio che tra il poeta e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di mutuo interesse: da un lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio che gli offriva l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente a essere adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né discordanti con i suoi ideali civili. Ariani Cappelli La riflessione petrarchesca si indirizza sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua circostanza concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera capace di delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se stesso e la cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su tutti i terreni.»   Rico-Marcozzi: «il Secretum...composto in tre fasi successive. Ferroni Ariani Cappelli Wilkins Vicini Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo amico sia di Petrarca che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il primo si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune egloghe del Bucolicum Carmen, in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena. Si veda la voce biografica Martellotti.  U. Dotti, Petrarca civile: alle origini dell'intellettuale moderno, Donzelli Editore, Wilkins,  espone dettagliatamente le trattative tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il verbale del Maggior Consiglio con cui si procedette all'approvazione della proposta petrarchesca. Per ulteriori informazioni, si veda Gargan,  Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti, Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio, quando però Petrarca si era recato momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante l'assenza dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte di Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città lagunare (Cfr. Wilkins,  Rico-Marcozzi -- fece ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia Francesca maritata al milanese Francescuolo da Brossano.»  Pacca,  Ma...bisogna dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella vigorosa affermazione della filosofia morale sulla scienza naturale. Ed è questo il motivo della sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone, Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita morale dell'uomo. Casa del Petrarca, Arquà.  Wilkins Ariani Wilkins, Billanovich. Petrarca designacon indicazioni esplicite anche per noi remoti quale loro custode un letterato padovano, Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina, ma cliente premuroso del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi anni aveva lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i desideri. Così...era promosso subito a buon segretario. Ariani  G. Baldi, M.  Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia, dalla storia al testo, Paravia Wilkins La tomba del Petrarca.  Canestrini e Dotti,  Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in Dizionario biografico degli italiani,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Si veda Analisi Genetica dei resti scheletrici attribuiti a Petrarca.  Si veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian sulla riesumazione dei resti di Petrarca.  Ricchissima la  al proposito: si ricordino i libri citati in, tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da Petrarca a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua più importante, Billanovich, Petrarca letterato, uno dei maggiori studiosi del Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins.  Pacca e Cappelli,  Garin. Si veda il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone anche la chiave di lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale.  Dotti, Magdi A. M. Nassar, Numismatica e Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro Paese., Milano, Numismatici Italiani Professionisti, Billanovich Per la datazione cronologica, cfr. Billanovich. Il Petrarca formò tra i venti e i venticinque anni il Livio Harleiano»; Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe condita eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone; Cappelli, Billanovich, Billanovich, Un riassunto veloce è esposto anche da Ariani63.  Cappelli42 e Ariani62.  Cappelli,  Albertini Ottolenghi,  Albertini Ottolenghi. Significativo il titolo del settimo capitolo di Ariani. Lo scavo introspettivo.  Ferroni10.  Ferroni,  Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178.  Petrarca, Africa,  Cappelli  e Guglielmino-Grosser Dotti,: I versi vennero infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che di uno pagano.»   Santagata. Il gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e l'interiorità della coscienza. Delle cose familiari, Guglielmino-Grosser, confrontando Dante, il quale non ha trasmesso ai posteri dati biografici della propria vita, e Petrarca, afferma che quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di informazioni dettagliate sulla sua vita quotidiana, vere o false che siano, mira a trasmettere di sé un'immagine concreta».  Dotti, sulla base della Familiares delinea il senso del messaggio umanistico lanciato da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve: bisogna affaticarsi ad ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di coloro con i quali viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le nostre parole possiamo giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum adiuvari posse non ambigitur (Familiares). Il colloquio umano è dunque lo strumento dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si congiungono gli spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e l'indagine costante e irreversibile sono la molla di un processo che non può aver fine se non con la morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio e la cultura ne sono il filo conduttore.»   Viaggi nel TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale. Si ricordino i celebri versi di Pd in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale  Guglielmino-Grosser Guglielmino-Grosser Marazzini Santagata/ La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole' duecentesche. Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo Gianfranco Contini.  Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti, Pulsoni Giuseppe Pizzimentig Opera: Altichiero, San Giorgio battezza Servio re di Cirene; Si veda, per maggiori informazioni, Pacca,  Per maggior informazioni, si veda il saggio di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti sulle Epistolae metricae.  Pacca,  Pacca,  Ferroni14.  Amaturo,  Cappelli Ferroni,  Pacca; Santagata; Amaturo,   Le epistolae retrodatate furono, secondo Santagata, probabilmente scritte ex novo perché fossero aderenti al progetto culturale-esistenziale idealizzato dal Petrarca.  Guglielmino-Grosser; Ferroni; Ariani; Dionisotti. Salutati e dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.»  Dionisotti. Dopo lungo intervallo, Boccaccio compose in volgare una succinta vita di Alighieri cui fece seguire un'assai più succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti. Cappelli,  Di Benedetto Si veda la voce enciclopedica curata da Praz e Di Benedetto Ariani Pacca, Petrarca e Bresslau,  Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti, M. Albertini Ottolenghi, Note sulla biblioteca dei Visconti e degli Sforza nel Castello di Pavia, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria,  Raffaele Amaturo, Petrarca, con due capitoli introduttivi al Trecento di Carlo Muscetta e Francesco Tateo” (Roma, Laterza); M. Ariani, Petrarca, Roma, Salerno), F. Bettarini, Petrarca, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani,   Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Billanovich, Petrarca letterato. Lo scrittoio del Petrarca,  Roma, Storia e Letteratura,Giuseppe Billanovich, Gli inizi della fortuna di Francesco Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, G. Billanovich, Il Boccaccio, il Petrarca e le più antiche traduzioni in italiano delle Decadi di Tito Livio, in Giornale Storico della Letteratura Italiana,  Vittore Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, Firenze, Sansoni, H. Bresslau, Manuale di diplomatica per la Germania e per l'Italia, Annamaria Voci-Roth, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali-Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Giovanni Canestrini, Le ossa di Francesco Petrarca: studio antropologico, Padova, Reale Stab. di Pietro Prosperini, Guido Cappelli, L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci); G. Contini, Letteratura italiana delle origini, Firenze, Sansonie, A. Benedetto, Un'introduzione al petrarchismo cinquecentesco, in Italica,  Carlo Dionisotti, Bruni, Leonardo, in U. Bosco, Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Carlo Dionisotti, Salutati, Coluccio, in Umberto Bosco, Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, U. Dotti, La formazione dell'umanesimo nel Petrarca (Le "Epistole metriche"), in Belfagor,  Firenze, Leo Olschki, U. Dotti, Vita del Petrarca, Roma-Bari, Laterza,  E.  Fenzi, Sull’ordine di tempi e vicende nel Bucolicum carmen di Petrarca, I generi della lettura, Firenze, Pensa Multimedia Editore, Giulio Ferroni, Andrea Cortellessa e Italo Pantani, L'alba dell'umanesimo: Petrarca e Boccaccio, in G.  Ferroni, Storia della letteratura italiana, Milano, Mondadori, Lucio Gargan, Gli umanisti e la biblioteca pubblica, in Guglielmo Cavallo, Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Roma-Bari, Laterza, Salvatore Guglielmino e Hermann Grosser, Dal Duecento al Cinquecento, in Il sistema letterario, Storia, Milano, Principato);  C.  Marazzini, La lingua italiana. Profilo storico” (Bologna, Mulino); G. Martellotti, D. Albanzani, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Moschella, Dionigi da Borgo San Sepolcro, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, V. Pacca, Petrarca, Roma-Bari, Laterza, Agostino Paravicini Bagliani, Colonna, GIacomo, in Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Emilio Pasquini, Convenevole da Prato, in Dizionario Biografico degli Italiani,  28, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rime (Bari, Laterza); Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  Firenze, Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  3, Firenze, Le Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  Firenze, Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro; Lettere varie libro unico, Giuseppe Fracassetti,  Firenze, Monnier, Lettere Senili, G. Fracassetti, Firenze, Le Monnier,  Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti (Firenze, Monnier); Il Bucolicum carmen e i suoi commenti inediti, Antonio Avena, Padova, Società Cooperativa Tipografica, Francesco Petrarca, Africa, Léonce Pinguad, Parigi, Ernest Thorin,  E. Petrucci, Roberto d'Angio, in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Praz, Petrarchismo, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, C. Pulsoni, Il Dante di Petrarca: Vaticano latino in Studi petrarcheschi, Padova, Antenore, F. Rico e L. Marcozzi, Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,, Francisco Rico, La "conversione" del Boccaccio, in S. Luzzato e G. Pedullà, Atlante della letteratura italiana” (Torino, Einaudi); R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini” Firenze, Sansoni, M.Santagata, I frammenti dell'anima. Storia e racconto nel Canzoniere, Bologna, Mulino,  M.  Signorini, Malpaghini, Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Troncarelli, Casini, Bruno, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, D. Waley, Colonna, Stefano, il Vecchio, in Dizionario biografico degli italiani Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. Wilkins, Vita, Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani (Milano, Feltrinelli); Donata Vicini, Musei civici di Pavia, Milano, Skira,  Petrarchismo; Pre-umanesimo Umanesimo Canzoniere Petrarchino; Biblioteca di Petrarca Incoronazione poetica Casa del Petrarca. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Petrarca, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Petrarca, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ente ufficiale per gli studi petrarcheschi in Italia, Boccaccio, Epistole e lettere, Biblioteca Italiana, F. Lamendola, Il culto di Virgilio nel medioevo, Centro Studi La Runa. Romano Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo G. Contini, V. Pacca. Catalogo dei Compositori e delle opere Musicali sulle rime di su Artemida. Le tre corone fiorentine della lingua italiana. Francesco Petrarca. Petrarca. Keywords: implicature, cicerone, I lizij, lucrezio, filosofia Latina, filosofia romana.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico – Platone, Cicerone, Petrarca e Grice.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690251670/in/photolist-2mPAuFE-2mPqp6k-2mNzeEc-2mLNkZK-2mLMfs3-2mPV6V9-2mKG3XG-2mPE3Bq-2mGnP2f-nbwQP3-nbwZwH

 

Grice e Petrone – il determinismo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Limosano). Filosofo. Grice: “I like some phrases by Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’” Grice: “Some of his philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as ‘la nostra guerra’.”  Insegna a Modena e Napoli. Cerca di conciliare l'oggettivismo dei linzij con il soggettivismo critico. Dei Lincei. Collabora a “Cultura Sociale politica e letteraria”. In “Il Rinnovamento” si espresse criticamente sulla condenna del modernism da Pio X. Altre saggi: “Filosofia come analisi” (Pisa, Spoerri); “Psico-Genesi” (Roma, Balbi) – cfr. psico-genesi nella teoria della comunicazione di Grice --;  “I limiti del determinismo” (Modena, Vincenzi);  “Idee morali del tempo” (Napoli, Pierro); “Uno stato mercantile”;  “La premessa del comunismo” (Napoli, Tessitore); “Confessioni di un idealista” (Milano, Sandron); “Lo spirito” (Milano, Milanese); “A proposito della guerra nostra” (Napoli, Ricciardi); “Etica” (Palermo, Sandron)“Ascetica” (Palermo, Sandron); “La vita nova” (Cecchini, Roma, Storia e letteratura); “Filosofia politica”; “La terra nella economia capitalistica”; “Il latifondo siciliano”; “La legge aggraria”; “Il diritto al lume dell’idealismo critico”; “La conezione materialistica della storia” spirito”; “L’etica come intuizione” -- – contro Labriola --. “La storia interna” “Il valore della vita”, “L’inerzia della volonta”; “La’energia profonda dello spirito”; “La fase della filosofia del diritto”; “I caratteri differenziati del diritto” --  Cf. Tyrrell. (cf. A. M. G. – “Tyrrell and Tyrrell”). Avevamo già corretto le stampe di questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del Rinnovamento di Milano (pieno di tutto fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda pienamente col programma dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella irriverenza del linguaggio lo passa di molto; e trascende con  Petrone (L'Enciclica di Pio X) a stravolgimenti indegni dello spirito e del senso dell'enciclica. Ed ancora sullo stesso periodico. Ma peggio ancora spropositò su questo punto nel Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del modernismo e dell'enciclica che lo condanna. Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Igino Petrone. Petrone. Keywords: determinismo, l’eroe, Ennea, eroe stoico, l’eroe sannita, il sannio, la lega sannitica, spirito, inerza della volonta, due direzioni dell’inerzia della volonta, contro Gentile, contro Nietzsche, umano, non sovrumano, filosofia del diritto, lo spirito, liberta dello spirito, il limite della pscogenesi della morale, il principio dell’amore proprio, il principio della benevolenza, amore proprio conversazionale, benevolenza conversazionale, il sentiment morale, filosofia del diritto, communismo giuridico, la simplificazione di labriola, contro labriola, criticismo, idealism critico, meditazioni di un idealista, Gentile contro Petrone, Croce contro Petrone – l’identita sannia, psicologia del sannita, i romani contro i sannita, la prima guerra sannita, la seconda guerra sannita, la terza guerra sannitica – la repubblica romana, l’espansionismo dei romani nell’Italia, I romani contro I sanniti – bassorilievo dei sanniti, I liguri e I sannita, le popolazione italiche, economia e psicologia del Molise, il sannio, la complessita dello spirito della filosofia italiana. Il linguaggio sannita, il linguaggio umbro, il linguaggio osco – il linguaggio falisco, limosano, musanum, limosanum, un stato mercantile chiuse, Fichte contro Marx, Nietzsche, il valore della vita, il problema morale, la filosofia del diritto, diritto positivo, diritto naturale, la filosofia politica nel criticismo, azione, l’etica e l’ascetica, l’etica dell’eroe come azione, l’energia dello spirito contro l’inerza della volonta – l’inerza della volonta nell’elezione dei fini; l’inerza della volonta nell’elezione dei mezzi; il spirito contro la volonta, I limiti dei determinismo, l’indeterminismo dello spirito, la causa dello spirito, causa spirituale dell’agire umano, lo spirito umano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrone” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738846948/in/datetaken/

 

Grice e Pezzarossa -- eloquenza lombarda – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Filosofo. Grice: “He wrote a LOT! Including a study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it) on the spirit (spirito) of Italian philosophy, which reminded me of Warnock, the irishman, and his search for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa – Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Studia a Mantova. Insegna a Mantova. Co-involto nella repressione che porta al martirio di Belfiore. Di idee tendenzialmente liberali e  preoccupato sulle condizioni sociali disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che pure ai suoi occhi rappresenta un'occasione di progresso.  La pubblicazione del suo saggio di filosofia gli procura guai con la Congregazione dell'Indice. Partecipa attivamente ai moti. Condanato al carcere. Pezza-Rossa e uno dei vente che partecipano alla prima riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Saggi: “Critica della filosofia morale” (Milano, Stamperia Reale); “Lo spirito della nazione italiana” (Mantova, Elmucci); “Saggi di filosofia” (Mantova, Caranenti). C. Cipolla, Belfiore I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova” (Milano, Angeli); R. Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa in una prospettiva filosofica, in Tazzoli e il socialismo Lombardo” (Milano, Angeli). La prova sull’esistenza esteriore. Confutazione dello scetticismo. Dante e la filosofia. Lo spirito della filosofia italiana. Sistema di psicologia empirica. Il fondamento, il processo e il sistema della umana esistenza. Il sistema politico e sociale della nazione italiana; il sucidio, il sacrifizio della vita e il duello, supra il suicidio, la grammatica ideologica, ossia le leggi comuni di ogni parlare dedotte da quelle del pensare, Milano, la Facolta inventrice. I romani vinti dai longobarrdi conservano la proppia legge. La filosofia dell’esperienza. Il metodo sperimentale. LoSpiritodellafilosofiaitaliana. Ragiona mento. Mantova. L'Autore non pretende io questo Ragionamento a novità di principii, nè a confutazione di scuole,ma 80 lo vien cercando le varie fasi della italiana filosofia e lo spirito,che lacondusse al grande rinnovamento opera tosi nel secolo di Galileo. Da Pitagora a Leone X , durante la fortuna ro mana,nelletenebredellabarbarie,esotto ilgiogo della scolastica,gliparvediscontrare,quando più,quando meno , sempre conosciute e conservate le tracce del metodo vero e positivo, ed intorno a questo espone le proprie impressioni, cosìsemplicemente come le eb. be a sentire.  dome che di. mostra la modestia dei padri nostri , i quali, non del Pezza-Rossa,Prof. Giuseppe. Parlando dell'antichità della filosofia italiana, osser vacome l'Italiafosselaprima,che diedeaquesta scien za un sistema, e le impose un nome : acume e   vero conoscitori,ma piuttosto amici del vero s'inti tolarono. Le basiprincipalidelloro metodo consistevanonel. l'esperienza e nella osservazione.-- Fecero quindi un altro passo onde meglio procedere nella investigazione delle verità , e fu quello di riconoscere l'ufficio, che la ragione esercita sopra i fatti, sì nel mondo esterio re che nell'interiore, sendochè, non al senso, ma alla sola ragione è dato il giudicare. Di questo modo l'an tica nostra filosofia seppe dare ai sensi , si sentimen ti ed alla ragione ciò che loro competeva , e impedi che i primi si levassero al di sopra della seconda, e questa rifiutasse l'autorità e la potenza di quelli  280 . . Così dei secoli anteriori al dominio romano ; ma la prevalenza delle scuole straniere non tardò molto a comprimere la scuola nazionale, e la sopravveguente barbarie la fece quasi dimenticare, sebbene del tutto non laspegnesse. Senonche,collaconquistadelmon dosubìleinfluenze intellettualideipopoliconquistati, accettò dottrine d'ogni maniera, egizie, asiatiche, drui diche, ma greche sopra tutto; e de fe'tale un amal gama che a stento potrebbe chiamarsi filosofia; o a meglio dire , ciascuno appigliossi a quella scuola, che meglio sffacevasi alle sue tendenze. Parrà strano, ma è pur vero, Roma corrotta,e degenerata nei costumi, affaticossi particolarmente a rialzar la morale, non tanto forse per rilevarla daddovero, quanto per palliar m e glio col suo manto la nutrita liceoza, testimonio Sede ca. La scuola pitagorica,odiata,ma temutaeammirata, appalesavasi quindi di tratto in tratto nelle manifestazioni di alcune anime forti; e Catone, il censore,va me880 acapodella nobile schiera:ilnome dipitagorico non mai cessò dal significare uomo virtuoso e incorrotto. « La qual indole morale e severa (dice il Pezza Rossa ) sotto cui presentossi la filosofia italiana, fece si ch'essa non venisse dal nascente Cristianesimo tanto combattuta, quanto lo furono tutte le altre.Il Cristianesimo infatti sorgea potente e divino, non figlio del l'umano pensiero, ma avvolto nel manto dei flosof, ma rivelatore della semplice verità. Al suo mostrarsi, tutte le scuole cadute erano in basso, e le pocbe ve rità, alle quali eran gionte, rimanevano dalle violenti polemiche siffattamente svisate , che impossibile omai tornavalosceverarecon certezzailverodalfalso.Ami carle fra loro, no concedevan le gare e i particolari interessi;ricondurle allapristinasemplicità,era impre. sa da nemmeno tentarsi.Che fece dunque il Cristiane simo ? Egli indisse guerra a tutte più o meno le spe culative dottrine,mostròchefallacierano,disutilieper piciose, e colla santità della propria morale fondò la prima di tutte le filosofie: quest'è la filosofia delle a zioni. « Scaduta la parte speculativa, non rimaneva all' italiana filosofia che la parte pratica, la parte da lei col tivata sempre con severa costanza e che meglio poteva rispondereagl'insegnamenti cristiani. Apollonio infatti, dicui S. Girolamodice, ch'era un prodigio inudito, degno di esser conosciuto in tutt'isecoli, avuto dal popoloinconcettodimago,ma filosoforeputato dalla gente di senno, Apollonio chiede a sè medesimo che cosa vogliasi in un filosofo per essere veramente pita gorico ? e quindi risponde : richiedersi elevazione d ' a nimo, gravità, costanza, buona fama, sincera amicizia, frugalità, pace, virtù.Fregiato di così belli ornamenti, il pitagorismo si proponeva in morale un lodevole fi ne, il perfezionamento della umana natura , risultante dallo specialeperfezionamentodiciascunindividuo.Nes sun'altra filosofia poteva meglio consonare al Vangelo. « I primi sapienti del Cristianesimo, prima di e dificare, trovarono però di dover distruggere il vecchio edifizio fin dalle fondamenta, e gridarono contro ogni filosofia. Tertulliano ed Origene vogliono che, dopo il Vangelo, non abbia più mestieri di ricerche, nè di curiosità dopo Cristo. Nessuna scuola è da principio ri. Se non che, distrutta colla dialettica l'arte del ragionare, e affidati gli uomini al solo senso comune, in mezzo all'incipiente barbarie, nulla presentavasi tanto naturale quanto lo scetticismo : e questo infatti mostrossi.— È notoche,sottoilnome delloscetticismo, spesso fu insegoato a sprezzare vergognosi pregiudizii; non devesi scordare che il dubbio fu il padre dell'at tuale civiltà ; e che, se il secolo di Cartesio è di Gali avesse ardito dubitare, le scienze e le arti nonsarebberoperancheripste. Foperòunoscetti cismo di sola teoria,doo dipratica;stettedel pensiero, non nelle azioni: e perciò,s'egli diede l'ultimo crollo alla filosofia speculativa, non portò alla morale un grave nocumento. Ed è appunto nella morale che la italiana filosofia sopravvisse. Il grande Boezio vide l'estrema bassezza, in cui la sapienza era caduta,e saggiamente pensò a raccorre in un sol corpo le positive cognizioni, che dal guosto generale si erano salvate, e qual breve enciclopedia de'suoi tempile presertò sotto l'smabile nome: Con solazione della filosofia;nomeche insè solo abbrac cia il carattere di tutta up'êra. Cbi cercasse le cagioni, in forza delle quali stel te viva, anche nei secoli detti barbari, la pratica filo  sparmiata : l'acqua di Talete, l'infinito di Anassimad dro, il fuoco d'Eraclito , l'omeomeria di Apassagora , l'etere infinito di Archelao, i numeri di Pitagora, gli atomi di Epicuro, gli elementi di Empedocle, tutte in somma le antiche speculazioni furono guerreggiate:i santi Padri non lemono chiamar sogoi molti pensieri di Aristotile, molti di Platone delirii. Ma in quello che gli ecclesiastici scrittori studiavano le scuole per com batterle, non poteano a meno di scontrarsi qua e colà in principii verissimi, ai quali non si poteva niegare adesione, e questi raccogliendo insieme e collocandoli sotto il patrocinio del Vangelo, se ne giovarono a com. provare l'armonia del vero filosofico col religioso. leo non   983 sofia, le troverebbe in parte della politica stessa de' barbari invasori. Semplici e rozzi, cupidi solo di bot tino, occuparodo solo il territorio, lasciando ai vinti eleggi, e costumi,ereligione,mutando l'aspetto mate riale, non quello degli spiriti; sia che l'ignoranza li rendesse inetti a far mutamenti, o sia che li movesse rispetto per genti tanto più umane,sebbene meno forti di loro.Oode che procedesse codesta loro maniera di conquista, o da calcolo, o da impotenza , egli è certo che recarono desolazione senza recare alcuna propria filosofia : a tal che la italiana , accompagnata da toote altre in epoca di prosperità, ma sola rimasta in quella della sventura, anzichè cedere e prostrarsi, potè parifi carsi, alla guisa dell'oro sul crogiuolo, e spogliarsi di quelle macchie,che la fortona le aveva apportate. Passa quindi la dimostrare come la buona filosofia pratica cominciasse a fruttare anche ottima teo ria, sebbene il risorgimento fosse ritardato dalla scolastica, ed impedito dal platonismo. Or ecco le vie (egli ripiglia) per le quali gra datamente lospirito'filosofico avanzò,guadagnandosem pre terreno.Il Leoni coavea, pelprimo, portatoalloStu dio padovano la cognizione di Aristotile genuino, e mostra to come inscientemente lo siavea contorto e dinon sue dottrinefattomaestro;quando sorsequel potente ingegno di Pomponaccio,chesidovrebbe riguardare siccome il quinto anello della gran catena filosotica ita liana, dopo Pitagors, Catone, Boezio e Dante. Pigmeo di corpo,ma dispiritogigante,penetrò meglio che altri nello spirito della patria filosofia, e siccome,a farla rinascere, conveniva, prim ad 'ogni altra cosa, abbattere il colosso peripatetico, egli coraggiosamente sostende che, secondo Aristotile, voluto sostegno della morale e del la religione, potevasi dimostrare l'anima non e s s e r e immortale , miracoli non potersi dare, non vi essere provvidenza,ma inognicosadominareildestino.Stra biliarono tutti a conclusioni di tanta conseguenza, e  pretesero che da lui solo derivassero tali dottrine,dal Peripato non mai ; accagionarono di empietà il gran Mantovano,cheavrebbe senzadubbio incontrata lama la ventura, se il cielo non avesse posto a capo della Chiesa on Leone X , e datogli un Bembo per consi gliere. La sapienza elatolleranza medicea permisero al Pomponaccio quellocheprima non era stato permesso, separare dalla teologia la fhosofia, condurre una linea di confine tra gli obbietti della fede e quelli della ra gione. L'esempio del gran maestro fa segaito da n u merosidiscepoli,tra'quali ebberofamaScaligero,Sepul. veda, Porzio, Benamico, Giovio, e dae Cardinali, il C o n tarini,cioè, ed Ercole Gonzaga. Fu imitato con isforzi contemporanei dalCesalpino,dalCremonino,dalloZa barella,eforsedaquelVanini,che,mal comprenden do ilPomponaccio, spinse lo sfrenato ingegno allo stre mo,e corse la miseranda fioe che tutti sanno.Imper ciocche, gli è pur mestieri confessarlo, la fortuna del primo e la sioistra interpretazione de'suoi principii, non solo a tutti ispirò corsggio, ma ad alcuni fio an che baldanza. Tale si fa il Cardano, a cui la fecondi ta del genio troppe più idee somministrò di quelle che ilsuo giudizio poteva ordinare;ma disse:loslu dio della natura doversi ridurre all'arte ed alla fatica, e però venne salutato come l'uomo delle in vensioni. Tale il Bruno , che proclamò sfrenatamente la filosofia del dubbio, filosofia che ovunque disseminò, viaggiando Italia, Francia, Alemagna , e che fu poscia da Cartesio abbracciata e sviluppata con tanta gloria , com' ebbe a confessare yo giudice non sospetto,Leibni. zio. Si ridestarono allora i principali pensieri de'pita gorici, e meravigliando si conobbe che la flosofia ita liana,in tutte le sue fasi, e io tatte le sue manifesta zioni, non aveva all'ultimo che un fondo solo,ilm e todo esperitivo e naturale. A questo metodo avviò l' Italia Lorenzo Valla, e il Nizzolio, e l'Aconzio, ed il Poliziano,e inalmente Tommaso Campanella,che,   285 vent'appi, sale in bigoncia, e disputa con tanta forza contro le fallacie scolastiche, che i vecchi sclamarono maravigliati: essere in lui passato lospirito diTelesio. Egli sostende che il senso è un fondamento della scien za,chedalla dimostrazionepositivaesensibilevasce la intellettiva, perciocchè sentire è sapere : la ragione tanto essere più certa, quanto più al senso vicina ; non però doversi andare cogli empirici che pretendono ra gionare perlesoleapparenzevariabili,accidentali,sfug gevolissime,ma sìanchedietroveritàcostanti,che badoo principio nell'anteriore sentimento, e del testi monio di tutti gli uomini. «Con longbeeperigliose fatichegiunse quindi f palmente l'Italiaa ridurinprincipiiquello,cheinpra tica aveva sempre tenuto;scaddero allora i sillogismi, le formole, le categorie, le ipotesi, gli a priori, con totti gli altri vincoli della ragione , e sostenuto dall' analisi e dall'esperienza,ilnuovo metodo spiegò il vo lo alle più eccelse scoperie.  36 «AllascuolaitalianaattioseCopernico ilsuo siste ma astronomico,da Galileo poscia rivendicato : da Ga- ' lileo che mostra immobile e improntato di macchie il sole, e Giove di satelliti circondato : da Galileo, che, permezzo dinuovelenti,interroga l'armonia misterio sa dei cieli,e con esperimenti sorprende la patora nei segreti delle arcane sue leggi. Torricelli, colla inven zione de'barometri e de'microscopii, apporta alla fisi ca povella vita; Cavalieri , Maurolico e Tartaglia ren dopo fruttuose le matematiche colle applicazioni. Leo pardo da Vinci dà buone leggi all'estetica; Buonarotti , l'uomo delle quattro anime, fisa il buon gusto nelle arti; Machiavelli scopre aisudditi ei ai regnanti ise. greti della politica; l'Accademia del Cimento affatica senza posa delle esperienze,le dabbie verità rischiara, e le certe diffonde; la fisica,la geografia e l'astrono mia,sposate insieme, fanno sì che un Italiano discopra il nuovo Continente, ed un altro italiano glimponga il nome. Ogoi arte insomma, ogni scienza, ogni di sciplina quasi per incanto risorge : ed è cosa per ve rità sorprendente il vedere nei dettati di quell'epoca gloriosa tantacopiosità di pensieri,da contenere, quasi in germe, tutte le altre scoperte verificate dappoi. «Conserviamo adunqueconclude l'Autore)ilpre zioso retaggio, che da'nostri maggiori ci fu tramandato e,che piùè,adoperiamo di renderlofruttuoso:accioc chè,dopoaverportataaglialtrilascienza,non venghia mo giustamente paragonatiallenubi,lequalisidis fanno in quel medesimo che d'amica pioggia feconda no lecampagne.» Esponendo i proprii pensamenti, il Pezza-Rossa, con singolare modestia,non sierige a maestro, ma sti mola ed invoglia gli altri a frugare in questa materia, pago di poter dimostrare che noi siamo ricchi di tanta domestica dottrina da non invidiare la forestiera; che il buon metodo non l'abbiamo a cercare lontano; e che sarebbe ingratitudine il disconoscere la nostra a n tica sapienza, per seguire alcune splendide fantasie ol tramontane. Giuseppe Pezza-Rossa. Giuseppe Pezzarossa. Pezzarossa. Keywords: il martirio di Belfiore; lo spirito della nazione italiana; eloquenza lombarda. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pezzarossa” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738592386/in/datetaken/

 

Grice e Pezzella – Cesare deve morire – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Grice: “I like Pezzella – His “La memoria del possibile” would make Benjamin think twice! – and I do not mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una tesi sul pensiero di Benjamin. Presso la Scuola Normale Superiore diviene ricercatore di ruolo, e lo rimane fino al, anno in cui dà le sue dimissioni anticipate. Ha collaborato a un seminario di Derrida a Parigi. Ha conseguito con la tutela di Marin il Doctorat a Parigi (Grice: “a reason why which few consider him Italian!” ) e il DEA in Réalisation cinématographique seguendo i corsi diretti dal documentarista Rouch a Nanterre. Ha insegnato Estetica ed Estetica del cinema, con affidamenti annuali provvisori, in diverse università.. Ha tenuto, su invito, un seminario a Parigi, in collaborazione con Michaud. È redattore della rivista Altraparola e collabora col Centro per la riforma dello Stato nella sede di Firenze. Il pensiero di Benjamin e quello dDebord sono punti di riferimento costanti del suo lavoro. Inizialmente ha studiato la persistenza delle forme del mito all’interno della modernità (e in tal senso si è occupato di Bachofen, iintroducendo Il simbolismo funerario degli antichi, col sostegno del Warburg Institut di Londra). L’intersezione tra mondo mitico e modernità estrema lo porta a interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin e della Scuola di Francoforte. Vicino alla tradizione del pensiero dialettico, apprezza soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia degli anni Trenta e Quaranta, dopo i seminari di Kojève su Hegel; di Benjamin considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica, che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per Pezzella lo spettacolo –nella formulazione teorica che ne ha dato Debord- è la forma di vita dominante del capitalismo attuale, in particolare della sua industria culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel libro estetica del cinema, distingue gli stereotipi spettacolari dalle forme critiche-espressive. Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo attuale, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale (cfr. il libro La voce minima). Ha tintrodotto in Italia il pensiero politico di Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione Micheletti di Brescia. Altri saggi: “L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “Il tragico” (Il Mulino, Bologna); “Conversazione di Narcisso con Narcisso – Conversazione con me”  (Manifesto, Roma); “Il volto di Marilyn” (Manifesto, Roma); “La memoria del possibile” (Jaca, Milano); “Estetica del cinema” (Mulino, Bologna); “Insorgenza” (Jaca, Milano, “Le nubi di Bor” (Zona, Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (Manifesto, Roma); “Altrenapoli” (Rosemberg, Torino”; “I fantasmi” (Cattedrale, Ancona); “Il volto dell’altro”; “L’ospite ingrate” (Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere” (Jaca, Milano);  “Repubblica”; “Il bene comune” (Il Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il tempo del possible”; “Attualità della Comune di Parigi” (Il Ponte); Utopia e insorgenza. Per Abensour”; “Altraparola, Micheletti, Brescia); Alle frontiere del capitale. Comunismo eretico e pensiero critico, Jaca, Milano. Pezzella. Keywords: Cesare deve morire, Narcisso, “conversations with myself”, Antonino, nubi di Bor, Freud, Narcissismus -- Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del possibile,” Villa Grice – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739466750/in/datetaken/

 

Grice e Piana – merli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo. Grice: “I never cease to get moved when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do philosophy of music – the Italianate warmth so strange to the coldness of Scruton!” Insegna filosofia a Milano. Si è trasferito a Pietrabianca di Sangineto in Calabria, dove ha continuato a scrivere e pubblicare.  È stato allievo diPaci, con il quale scrisse la sua dissertazione sulle opere inedite di Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal concetto di fenomenologia, ("strutturalismo fenomenologico") influenzato particolarmente da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune indicazioni sullo strutturalismo fenomenologico sono contenute nell'articolo online in italiano e in tedesco L'idea di uno strutturalismo fenomenologico.  Il suo pensiero è orientato verso la filosofia della conoscenza, la filosofia della musica e i campi della percezione e immaginazione. Allievi di Piana sono stati, in particolare, Paola Basso, Alfredo Civita, Vincenzo Costa, E. Franzini, C. Serra, P. Spinicci.  Uno dei più acuti e originali filosofi italiani (in l'Unità), uno dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia, dell'indirizzo fenomenologico (in Paese Sera). Tra i più lucidi, originali e fecondi fenomenologi italiani" (in "L'idea di Europa e le responsabilità della filosofia"). Vede l'esperienza della fenomenologia di Husserl che costituì il centro d'interesse di un grande maestro come E. Paci. Non è il caso qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato sostenere che Piana, in quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico, si è preso quella del fenomenologo più prossimo ai temi 'duri' di Husserl, agli obbiettivi che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero" (in L'Unità). Considerato il più illustre filosofo della musica del nostro tempo -- in "Il significato della musica", relazione al convegno 'Approcci semiotico-testologici ai testi multimediali', Macerata. In un intervento letto durante un convegno tenuto all'Macerata. Elio Franzini ha dichiarato "Piana è a mio parere uno dei pensatori maggiori del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre originale e innovativo, come dimostrano i suoi essenziali contributi alla filosofia della musica. In sintesi un maestro in cui si ritrovano sempre momenti di autentico pensiero". Il più grande  maestro della fenomenologia italiana. Il suo stile filosofico rappresenta il centro di gravità attorno al quale tendemo a condensare gran parte di quello che di eccellente la fenomenologia italiana fa, convinti che i suoi meriti non sono ancora adeguatamente riconosciuti. La vera filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre oltre, indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo soprassedere.In certo senso si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero facilmente dimenticare. La filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche qualcosa di profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di una scienza che deve in qualche modo «liberarsi» dalla filosofia. È come liberarsi dai ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Saggi: “Filosofia dell’esperienza”; “L’idea di uno strutturalismo fenomenologico”; “Il manifesto”; “La filosofia tende all’elementare e non ha fretta”; “L’importanza filosofica di arrivare ultimi”; “Esistenza e storia” (Nigri, Milano); “La fenomenologia” (Mondadori, Milano); “Elementi di una dottrina dell'esperienza” (Saggiatore, Milano); “La notte dei lampi”; “La filosofia dell'immaginazione” (Guerini, Milano); “Filosofia della musica” (Guerini, Milano); Mondrian e la musica, Milano, Guerini); Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica” (Guerini, Milano); “Numero e figura: idee per una epistemologia della ri-petizione” (Cuem, Milano); “Album per la teoria della musica”; “Frammenti epistemologici”.  I suoi saggi sono racchiuse: “II strutturalismo fenomenologico e psicologia della forma”; “La notte dei lampi”; “Le regole dell’immaginazione”; “Filosofia della musica”; “Intervallo e cromatismo nella teoria della musica”; “Alle origini della teoria della tonalità”; “Teoria del sogno e dramma musicale”; “La metafisica della musica”; “Mondrian e la musica”; “Filosofia della musica”; “Estetica musicale”; “Introduzione alla filosofia”; “Interpretazione del “Mondo come volontà e rappresentazione””; “Immagini per Schopenhauer, “Interpretazione del “Tractatus” di Wittgenstein”; “Commenti a Wittgenstein”; “Commenti a Hume”; “Prroblemi della fenomenologia”; “Fenomenologia, esistenzialismo, marxismo”; “Fenomenologia”; “Stralci di vita”; “Conversazioni sulla “Crisi delle scienze europee” di Husserl”; “Fenomenologia delle sintesi passive; “Barlumi per una filosofia della musica”; “De Musica, rivista fondata da lui. Spazio Filosofico, collana fondata da lui; "La fenomenologia come metodo filosofico", “Linguaggio” Guerini, Milano); "Immaginazione e poetica dello spazio", “Metafora Mimesi Morfogenesi Progetto” (Guerin, Milano); "Considerazioni inattuali su Adorno", "Musica/Realtà",  "Figurazione e movimento nella problematica musicale del continuo", “La percezione musicale, Guerini, Milano, "Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni”; “Riflessioni sull'arte del comporre", “Il canto di Seikilos” (Guerii, Milano); I compiti di una filosofia della musica brevemente esposti”; De Musica,  Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica, La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica; Immagini per Schopenhauer,  Il canto del merlo” – i merli – il canto dell’uccello, funzione del canto dell’uccello maschio. “Occorre riflettervi ancora”; “Considerazioni in margine a Fantasia e imagine”; “ Leggere i poeti. Note in margine a G. Pascoli”; La sociologia della letteratura (Milano); Questioni di dettaglio (Milano), Storia e coscienza di classe (Milano) E. Ricerche logiche (Milano); Storia critica delle idee (Milano); fenomenologica italiana; Fenomenologia, coscienza del tempo e analisi musicale; Variazioni dei significati” - Burnout e risorse; Musicoterapia, alle radici fenomenologiche del Cosmo antico; Fondamenti della Matematica; La scienza della felicita; La fenomenologia dell’esperienza. Scuola di Milano – scuola milanese -- Giovanni Piana. Piana. Keywords: il linguaggio di Spinicci, merli, la serie dodecafonica, il triangolo di Sarngadeva. Oltre il linguaggio, linguaggio e comunicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piana” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739384580/in/datetaken/

 

Grice e Piccolomini – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo. Grice: “What Piccolomini is trying to do, but knowing, is providing what I do in from the bizarre to the banal – a good functionalist interpretation of the rather poor functionalist explanation by Aristotle of what the Italians call the ‘anima,’ because it ‘animates’ the body (corpore).  Figlio dai senesi Niccolò ed Emilia Saracini. Insegna a Macerata, Perugia, Padova. Analizza il terzo libro del “Sull’anima” di Aristotele. Saggi: “Peripateticarum de anima disputationum”; “Academicarum contemplationum”. Tutore di Tasso, ricordato in “Il Costante; overo, dela clemenza”.  Formula una una teoria sincretica tra i accademici e i liceisti.  ‘Unico’ dei Filomati. Altre saggi “Universa philosophia de moribus” (Venezia, Franceschi); “Comes politicus, pro recta ordinis ratione propugnator” (Venezia, Franceschi); “Libri ad scientiam de natura attinentes” (Venezia, Franceschi); “Librorum Aristotelis de ortu et interitu lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi); “In tres libros de anima lucidissima expositione” (Venezia, Franceschi); “Instituzione del principe”; “Compendio della scienza civile”; “Octavi libri naturalium auscultationum perspicua interpretatione” (Venezia, Franceschi); “In libros de coelo lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi). Treccani Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. Garin, Storia della filosofia italiana” (Torino, Einaudi); A. Malmignati, “Tasso a Padova” (Firenze, Biblioteca Riccardiana); Roma, Pieralisi (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli, Roma, Pieralisi, Francesco Piccolomini, F.  Cavalli, La scienza politica in Italia, Venezia). Francesco Piccolomini. Piccolomini. Keywords: apollo lizio, statua di apollo lizio, in riposo dopo la palestra, il lizio, Aristotele lizio, i lizij, i lizii, gl’aristotelici, i peripatetici – gl’accademici e i lizii, gl’accademicij e i lizij. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piccolomini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691299421/in/photolist-2mPAuFE-2mNzeEc-2mLQ1Vx-2mKMqqn-2mKyJgk-B1ZwSw-BpZrfX-BNUDky-BRdPLK-BpZs4R-B26n3t-BpZt9X-BwnxSq-BRdJLK-BYv5UR-BRdJDF-BwnzCQ-BNUCP3-B1ZvoQ-BRdKpP

 

Grice e Pico – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo. Grice: “I liked to say: some like Pico, but Pico’s my man! Since I always preferred his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote a series of 900 theses which he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of these theses are criticized by a papal commission. When Pico defends himself in his “Apologia,” the pope condemns all 900 theses. Pico flees to France, but is imprisoned. On his escape, he returns to Florence and devotes himself to private study at the swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of Plato and Aristotle, but the only part he was able to complete was “On Being and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and unity. Mirandola is often described as a syncretist, but in fact he made it clear that the truth of Christianity has priority over the prisca theologia or ancient wisdom found in the hermetic corpus and the cabala. Though he was interested in magic and astrology, Mirandola adopts a guarded attitude toward them in his “Heptaplus,” which contains a mystical interpretation of Genesis; and in his Disputations Against Astrology, he rejects them both. The treatise is largely technical, and the question of human freedom is set aside as not directly relevant. This fact casts some doubt on the popular thesis that Pico’s philosophy is a celebration of man’s freedom and dignity. Great weight has been placed on Pico’s “On the Dignity of Man.” This is a short oration intended as an introduction to the disputation of his 900 thesesall condemned by the evil pope --, and the title was suggested by his wife (“She actually suggested, “On the dignity of woman,” but I found that otiose.””). Mirandola has been interpreted as saying that man (or woman) is set apart from the rest of creation, and is completely free to form his (or her) own nature. In fact, as The Heptaplus shows, Pico sees man as a microcosm containing elements of the angelic, celestial, and elemental worlds. Man (if not woman) is thus firmly within the hierarchy of nature, and is a bond and link between the worlds. In the oration, the emphasis on freedom is a moral one: man is free to choose between good and evil. Grice: “This irritated Nietzsche so much that he wrote ‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P. Grice, “Goodwill and illwillmust we have both?”  L'esponente più conosciuto della dinastia dei Pico, signori di Mirandola. L'infanzia di Pico della Mirandola, di Paul Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes (Francia). Nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della Concordia  e sua moglie Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia ha a lungo abitato il castello di Mirandola, città che si era resa indipendente e riceve da Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governano come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della Mirandola sono strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. Soggiorna in molte dimore. Tra queste, quando vive a Ferrara, il palazzo in via del Turco gli permette di essere vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze. Mostra grandi doti nel campo della matematica e impara molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il francese. Ha anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come Savonarola, Ficino, Lorenzo il Magnifico, Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi, Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. Entra a far parte dei Idealisti Fiorentini. Si reca a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro di studii, dove conosce alcuni uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges Hermonyme. Ben presto divenne celebre e si dice che ha una memoria talmente fuori dal comune che conosce l'intera Divina Commedia a memoria. e a Roma dove prepara 900 tesi in vista di un congresso filosofico (per la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ha mai luogo. Sube infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fugge in Francia dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione d’Alessandro VI, il quale vede di buon occhio la sua volontà di dimostrare la divinità attraverso la magia e la cabala, nonché godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabile quindi definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. Muore per avvelenamento da arsenico mentre Firenze viene occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII. Sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da padre Chiaroni  accanto a quelle di Poliziano e dell'amico Girolamo Benivieni.  Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro, non nella scuola dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere, ma sui principî delle cose umane e divine. Uno studio coordinato del dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri di Parma dimostra che e avvelenato con l'arsenico. Il volto di Giovanni Pico ricostruito con le moderne tecniche forensi Di Pico della Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria. Si dice conosce a mente numerose opere su cui si fonda la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la “Divina Commedia” *al contrario*, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere.  Tutt'oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima memoria.  Secondo una popolare diceria, ha una amante o una concubina segreta. Tuttavia ha un rapporto amoroso con l'umanista G.  Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo dedica a Pico, e di alcune allusioni poco chiare di Savonarola. E comunque un seguace dell'ideale dell'amor platonico, privo cioè di contenuti erotici e passionali. Anche la figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico. La sua filosofia si riallaccia all’idealismo di Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario, cerca di riconciliare aristotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali, come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della cabala.  All'interno del testo delle Conclusiones si scaglia duramente contro Ficino, considerando inefficace la sua magia naturale perché carente di un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica. Il suo proposito, esplicitamente dichiarato ad esempio nel “De ente et uno”, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dagl’antichi, accomunate dall'aspirazione al divino e alla Sapienza. In questo suo ecumenismo filosofico vengono accolti non solo i filosofi esoterici insieme a Platone, Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere gnostico ed ermetico proprio della filosofia greca, ma anche i mistici. Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale "pace filosofica" inserirsi proprio in questo progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione. Si accorse che il suo ideale e difficilmente perseguibile. Ad esso, a poco a poco, si sostitusce nella sua mente il proposito riformatore di Savonarola, rivolto al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasforma così nell'aspirazione ad una  moralità meno generica. A differenza di Ficino, emerge un maggiore senso di irrequietezza e una visione più cupa ed esistenziale della vita.  Al centro del suo ideale di concordia universale risalta fortemente il tema della dignità e della libertà umana. L'uomo infatti è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata, poiché. Già il Sommo Padre, Dio Creatore, ha foggiato,  questa dimora del mondo quale ci appare. Ma, ultimata l'opera, l'artefice desidera che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Dunque l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o basso), bensì. Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parla. Nn ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Afferma, in sostanza, che Dio ha posto nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti. Tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio.Quindi, sostiene che è l'uomo a forgiare il proprio destino secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la coltivazione di alcuni tra i semi d'ogni sorta che vi sono in lui. L'uomo non è né «angelo né bestia. La sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però,  non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà (o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può scegliere che creatura essere. Il suo secondo grande interesse è rivolto alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di sapienza a cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità. Non esiste alcuna scienza che possa attestare meglio la divinità che la magia. Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia. In fatti, il mago opera attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta  e dunque, partendo dalla natura, può giungere a conoscere tale sfera metafisica attraverso la conoscenza della struttura matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.  Se la magia è giudicata positivamente per quanto riguarda invece l'astrologia egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo porta a distinguere nettamente tra astrologia matematica o speculativa, cioè l'astronomia, e l'astrologia giudiziale o divinatrice. Mentre la astrologica speculative ci consente di conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la astrologia prattica crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo, che può scegliere cosa essere, muove una forte critica a questo secondo tipo di credenze e di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio della dignità e della libertà umane. L’astrologica prattica (o giudiziale) attribuisce erroneamente a un corpo celeste il potere di influire sulla una vicenda umana (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e togliendo agl’uomini la libertà di scegliere. Non nega che un certo influsso vi possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia giudiziale di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza astrale). La vicenda dell'esistenza umana e tanto intrecciata e complessa che non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio dell'uomo. Tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da  Savonarola nel suo Trattato contra li astrologi.  Saggi: “Lettera a Barbaro sul modo di parlare dei filosofi”; “Commento sopra una canzone d'amore di Benivieni, “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi su tutte le cose conoscibili”; “Novecento conclusioni filosofiche”; “cabalistiche e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia”; “Heptaplus: della settemplice interpretazione dei sei giorni della Genesi”; “Expositiones in Psalmos,  “L'essere e l'uno”; “Dispute contro l'astrologia divinatrice”; “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “Le dodici regole”; “Le dodici armi della battaglia spirituale”; “Le dodici condizioni di un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. A lui si attribusce anche la paternità dell’ “Amoroso combattimento onirico di Polifilo”. Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia. Fu in particolare il cardinale  Pedro Grazias, dopo essere intervenuto presso i reali Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.  Fu avvelenato -- caso risolto 500 anni dopo, in Gazzetta di Modena, G. Gallello et al. Già all'epoca della sua morte si vociferò che e avvelenato (cfr. S. Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti).  Recenti indagini condotte a Ravenna dall'équipe di G. Gruppioni dell'Bologna  riscontra elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa pre-levati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua morte (cfr. Delitti e misteri del passato, L. Garofano, S. Vinceti, G. Gruppioni (Rizzoli, Milano). L’avvelenamento, la cui morte finora si ritene fosse stata causata dalla sifilide, e ad opera della stessa mano che due mesi prima avrebbe uccide Poliziano, legato a Pico da grande amicizia. Risolto il giallo della sua morte, Pisa, La sua Memoria Straordinaria. enivieni fa porre anche una lapide sulle spoglie tumulate nella chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso: «Qui giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse perfino gli Antipodi.” Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore, dispone d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro invece, in posizione poco visibile, è riportato l'epitaffio, “Girolamo Benivieni per lui e se stesso pose nell'anno Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con le sacr'ossa sue qui iace”. E. Garin, Vita e dottrina (Monnier); K. Zeller, L’aristolelismo rinascimentale, edizioni Luria, F. Yates Bruno e la tradizione ermetica Laterza U. Perone, C. Ciancio, Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino, E. Garin, Vallecchi, Sul richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal, Colloquio con il Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal, Pensieri, Paolo Serini, Einaudi, Torino, F. Secret, I cabbalisti cristiani del Rinascimento, tRoma, Conclusiones nongentae. Le novecento tesi. A. Biondi, Studi pichiani (Firenze Olschki). Conclusiones Magicae numero XXVI, secundum opinione propria”. Fra le tesi redatte in vista del congresso filosofico di Roma, Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla divinità della magia (cit. da F. Secret, ibidem, e in Zenit studi. Pico della Mirandola e la cabala). La natura è una correlazione misteriosa di forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia speculative e controllare tramite la magia. Distingue due tipi di astrologia: matematica e divinatrice. Nega il valore della seconda (G. Granata, Filosofia, Alpha Test, Milano. Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato in corroborazione delle refutazione astrologice del signor conte Joan Pico della Mirandola (cit. in Romeo De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento, Guida, Napoli).  Indizi e prove: e Alberto Pio da Carpi nella genesi dell’Hypnerotomachia Poliphili.  Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Mazzali,  Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri Ioannis Pici Mirandulae, Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, S. Bernardini, Apologia. L'autodifesa di Pico di fronte al Tribunale dell'Inquisizione, P. Fornaciari, Società internazionale per lo studio del Medioevo latino, Galluzzo, Firenze  G. Barone, Antologia, Virgilio, Milano, Studi Dario Bellini, La profezia, Oltre la cinquantesima porta, Sometti, G. Busi, Vera relazione sulla vita e i fatti, conte della Mirandola, Aragno,  E. Cassirer, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento” (Nuova Italia, Firenze); H,  Lubac, L'alba incompiuta del Rinascimento, Jaca, Milano, V. Giovanni, La filosofia in Italia, Palermo, Boccone del Povero, F. Frigerio, "Il commento alla Canzona d'Amore di Benivieni", Conoscenza Religiosa, Firenze, Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, E. Garin, L'Umanesimo italiano, Laterza, Bari); S.Puledda, Interpretazioni dell'Umanesimo, Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi, Pichiana. delle edizioni e degli studi, in "Studi pichiani", Olschki, Firenze, A. Sartori,Filosofia, teologia, concordia, Messaggero Padova,  Zambelli, L'apprendista stregone. Astrologia, cabala e arte lulliana in Pico e seguaci” (Marsilio, Venezia); “Le fonti cabalistiche”;  G. Busi, "Chi non ammirerà il nostro camaleonte?" La bibliotic a cabbalistica, in G. Busi, L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Aragno Torino S. Campanini, Guglielmo Raimondo Moncada (Flavio Mitridate) traduttore di opere cabbalistiche, in M. Perani, Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano, Officina di Studi Medievali, Palermo ,  Susanne Jurgan e Saverio Campanini, con un testo di Giulio Busi, Nino Aragno, Torino Saverio Campanini Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio, Castiglione delle Stiviere; cabala; Ficino Filosofia rinascimentale Mirandola Umanesimo Prisca theologia.Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il Centro di Cultura Giovanni Pico della Mirandola, L’Umanesimo, la cabala cristiana, Discorso sulla dignità dell'uomo Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org.  I "Carmina" e l'"Oratio de hominis dignitate", su thelatinlibrary.com.The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola, su pico-kabbalah.eu. Giovanni Pico, dei conti della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico, conte della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico della Mirandola. Pico. Keywords: amore platonico, amore socratico, Pico e Girolamo – l’epitafio – amore platonico Ficino – la dignita dell’uomo, la concordia degl’antichi, la magia, il platonismo di Pico. Pico e Pico.  Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pico: the dignity of man," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717891308/in/photolist-2mPoBys-2mPmNVF-2mN36eA-2mN8Hgb-2mMZCrP-2mMZCG3-2mLLZRD-2mLQc9e-2mLP4ps-2mKAijH-2mKuSJj-2mKAur7-2mKgNnk-2mKje8p-2mKgNvM-2mKkjv7-2mGnP2f-jm6WhY-jkTaV6-jkV8Kj

 

Grice e Pico – stregone – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Mirandola). Filosofo. Grice: “It is very likely that Cartesio took the idea of the malignant daemon from Pico, who was obsessed with him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill suggested that I should translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman ‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’ succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very well aware when he allowed the burning of a few male witches at Mirandola. On the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice: “Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered – by his successor to the county!” “A very sad thing is that he was murdered along with his son Alberto.”Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” ---  Important if unjustly neglected, murdered, Italian philosopher. Italian nobile e  filosofo, nipote di Pico. Figlio di Galeotto I Pico, signore di Mirandola, e Bianca Maria d'Este, figlia di Niccolò III d'Este. Come lo zio, Pico,si dedica principalmente alla filosofia, ma ha reso soggetto alla Bibbia, anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et humanæ sapientiæ e in particolare nei sei libri intitolati examen doctrinæ vanitatis gentium, si deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti Aristotele. Scrive una biografia dettagliata di suo zio (“Ioannis Pici Mirandulae Vita”) e un altro di Savonarola, di cui era un seguace. Avendo osservato i pericoli a cui la società è stata esposta, al momento, lancia un avvertimento in occasione del Concilio Lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense de reformandis Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a W. Pirckheimer). Muore a Mirandola, assassinato dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio più giovane, Alessandro. L'altro figlio Giantommaso è stato ambasciatore a Clemente VII. Mentre spesso sostene che la filosofia raggiunta una parte della verità, dice in effetti, che la filosofia da solisono semplici raccolte di falsità confusi e internamente incoerenti. In possesso di un tale punto di vista, si schiera non solo con Savonarola, ma con alcuni dei padri e con i riformatori pure. Su questo punto, e insistente. Il cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare dalla filosofia, le scienze e le arti. Questa tesi centrale si diffonde attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Saggi: “De studio di Divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from ‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De pro-videntia dei,” “De rerum prae-notione,” “Quaestio de falsitate astrologiae,” “Examen vanitatis gentium doctrinae  et veritatis Christianae disciplinae, “”Strix, sive de ludificatione daemonum”; Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes isn’t!” – “Opera Omnia,” – C. Herbermann. P. Burke, "Stregoneria e Magia in Italia del Rinascimento: Pico e la sua Strix, " di S. Anglod,  The Damned Art: Saggi in letteratura di Magia,  Londra. Herzig, T.  "La reazione dei demoni alla sodomia: magia e omosessualità in Strix di Pico" Il Cinquecento, A. Kors e E. Peters.  La stregoneria in Europa, Una storia Documentario. Estratti dal Pico Strix., C. Schmitt, Pico e la sua critica di Aristotele. The Hague:Nijhoff); Pappalardo, L.”Fede, Immaginazione e scetticismo" (Nutrix), Turnhout: Brepols. Centro Internazionale di Cultura; Springer. Nobile, filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e conte di Concordia in tre periodi differenti:, poi nuovamente per pochi mesi ed infine, ma stavolta privato di Concordia. Assassinato dal nipote Galeotto II Pico, suo successore definitivo. Succede al padre nel governo dei feudi, ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. I fratelli, non contenti, assediano e bombardano la Mirandola e gli imprigionano. Rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini. Si ritira a Roma. Critica il paganismo classica. Scrive una biografia dello zio  Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta contro l'astrologia. Seguace di Savonarola, si batte inutilmente per la sua assoluzione, e ne scrive dopo la morte una biografia. Sostenne da un lato la necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro i problemi della filosofia. Scrive il “De reformandis moribus,” che invia a Leone X, l'”Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis christianae disciplinae,” nel quale attacca la filosofia arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” sulle possessioni demoniache.  L'”Examen” non attacca soltanto la filosofia arcaica, ma si scaglia ugualmente contro Aristotele ed Aquino. Dei due filosofi, contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero con la forza dell'intelletto di intuire la verità ultima. Al contrario, al pari della dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia, nutre una profonda sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la possibilità di giungere a una conclusioni arbitraria. Riprendendo alcune tesi tipiche dello scetticismo di Pirrone e Sesto Empirico, nega la validità dei sillogismi e dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è conoscibile, mentre la fede può fondarsi solo su una rivelazione. Muore assassinato dal nipote Galeotto II assieme all'ultimogenito Alberto. Altri saggi: “De studio divinae et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”;  “Quaestio de falsitate astrologiae”. Litta Pompeo, Famiglie celebri di Italia. Torino, J. Delumeau, “Il peccato e la paura” (Bologna, Mulino); L. Pappalardo, "Fede, immaginazione e scetticismo" (Turnhout: Brepols). Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di Giulio II, Caccia alle streghe nella Signoria della Mirandola, Sovrani di Mirandola e Concordia. Schizzo biografico a cura de Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della Mirandola. Treccani Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Francesco Pico della Mirandola. Giovanni Francesco II Pico della Mirandola. Gianfrancesco Pico della Mirandola. Gianfranco Pico della Mirandola. Pico. Keywords. Refs: Luigi Speranza: Pico. Keywords: demonio, demonologia – read excerpts of Stryx in the Italian volgare under entry for translator.  Refs.: “Grice, Acrkill, Pico and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e Pico," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia -- Gianfranco Pico della Mirandola. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716794552/in/photolist-2mN36eA-2mN8Hgb-2mMZCG3-2mMZCrP-2mLLZRD-2mLQc9e-2mLP4ps-2mKAijH-2mKAur7-2mKuSJj-2mKje8p-2mKkjv7-2mKgNvM-2mKgNnk-2mGnP2f-jm6WhY-jm54Cc-jpofjt-jkTaV6-jkV8Kj-jkW6UL-jkNtpy-jkMKsr-jkKBUB-jqf5Qu-jkNd2G-jkKfjv-jkKdnp-jkKQxG-jkKh6X-jkEKUz-jkLdEZ-jkNwNs-jkLhh8-jkTfPx-jkTLNG-jkLx4v-jkPrAy-jkPZxE-jkLtXa-jkMk5j-jkKbFk-jq4enS-jq3oMA-jkPJhj-jkLQia-jkF7DF-jrVVTK-jkGK9m-jkGnC4

 

Grice e Pieralisi – la teoria del segno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Jesi). Filosofo.  Esalta il valore della pace fra gli uomini e fra tutte le creature. L’anima è presente non solo negli esseri umani, ma anche negli animali, ai quali appunto l'anima conferisce come agl’uomini un'esistenza eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la necessità etica di trattare gli animali con rispetto ed amore. De anima belluarum: sopravvivenza? Una domanda, S. Rocco, Venezia. Della filosofia razionale speculativa parte soggettiva ossia la logica” (Pace, Roma); “La filosofia razionale pratica ovvero dei doveri naturali” (Pace, Roma); “Sui vizi capitali dell'insegnamento scientifico: riflessioni” (Pesar). Segno si chiama una cosa qualunque che colla manifestazione di se indica una qualche altre cosa. Col vedere che e quell oche dicesi segno si viene a sapere che sia anche l’altro di cui e segno. Segno arbitrario chiamasi quell oche per libera disposizione degl’uomini e stato destinato ad indicar la cos ache significa.  Nel segno naturale l’eistenza sua coll’esistenza di quell ova naturalmente congiunta. Il segno e rappresentativo sis ta in lugo della cosa che significa, la rappresenta, ne tiene le veci. Come l’imamagine de in uomo si pone in lugo dell’uomo. Ci sono cinque massime della conversazione. La prima. La parola si adopre ad esprimere ci oche l’uso stablito vi esprime. La seconda: si deve evitare la ambiguita: una parola che e equivoca non si adopria almeno nei contribuzioni alla stessa conversazione, ora cosi, or cosa. Ora nell’uno ora nell’altro dei suo significant – signati. Seppure la diversita loro non fosse tale che togliesse ogni pericolo di equivocare. La terza massima: adoprando un vocabolo oscuro, che non e di uso e non e di quell’uso che se nuo vuol fare, si fefnisca il senso nel quale se aopra, onde far nota che s’intende signare con esso. Quarta massima: nell’esporre le cosa o dimostrare la verita, la parola e usata nel senso suo priprio, evitando tropi, figure, ed altre eleganze, che, se giovano al bello, pregiudicano spesso al vero; essendoche eccitano l’immaginazione a figurarise le cosa, anziche chiamare l’attenzione a vederle nell’’esser loro ad a conoscerle quali son. Finalmente, una quinta massima. Se per la scrazesa dei termini e necessario usare una stessa parola in un senso alquanto diverso, non si tracuri, per amore di brevita, di aggiugere ad essa quant’altre parole sieno necessario perche il senso che si vuole che abbia, riesca caro e preciso. Sezioni: ‘Sopra-sezione: il segno dell’a idea. Segno. Segno naturale, segno arbitrario. Segno manifestativo e suppositivo o rappresentativo. Segno dell’idea, segno del pensiero. Il gesto – segno del pensiero. Parola e un segno articolato. La parola ha un aspetto fisico e un aspetto logico. Quanto considerate semplicemente nell’esere materialmente e un segno fisico. Se viene considerate in quate e segno di un’idea od esprime un pensiero, e presa formalmente – logicamente. Le parole sono comune o propri, di uno o piu eseri, la parola ‘pietro’ e semplice, un termine complesso e ‘uomo eminentemente virtuoso, o semplicemente, un santo. Termine categorematico e sincategorematico. Una praole che da se soli nulla significa, ma solamente se si aggiune ad altra – della quale modifica la significazione specialemnte in qualte all’estension dell’idea de cui e segno. Essempli de segno sincategoremtatico e ‘ogni’ e ‘qualche’. ‘Leone’ permesse una figura. Si usa ad indicare una spezie di animale, una costellazione in forma di leone, o un uomo che si comporta come un leone. Un termino analogo e ‘saludabile’ che si applica al cibo ed al stilo di vita. Quando il segno e sengo manfestaivo de una idea o segno suppositivo della cosa rappresentata da esse. Il segno dunque tiene nella conversazione il ugo della cosa della quali si parla, falle le loro veci, la rappresentato. Questo loro officio e quell che si chiama la loro supposizione, lo stare cio per le cose, il sustituirise, o, meglio, l’essere sostituiti ad essa. La supposizione e materiale si el segno sta per se stesso materialmente preso, La supposizone e formale se eil segno e adoprato secondo il suo esser logico, se sta per quello che chi parla ha destignato a segnare. ‘uomo’, dotato di ragione. La supposizione formale puo essere semplice o logica relae. La supposizione formale e logica si eil segno sta pr ler idea di cui e segno, e ch e la cosa da lui immediatamene espresso. ‘l’uomo e una specie’. La supposizione e relae quando starper la cosa stessa esistente in natural sotto quella forma, in cui l’essere e rappresentato dall’idea, I cui il segno e segno – ‘luomo vive. La supposizione puo esser reale, colletiva e distributaiva. La supposizione formale relae de una parola puo essere colletiva o distributive. E colletivo se la parolsta sta nel discorso per TUTTI e ciasccuno CUPULATIVAmente gli individuo di quell nome, ossia gli essere che sonne nell’estensione dell’idea dal segno espresso. Come se si dicsse, le parti equagliano il tutto. La supposizione e distributive se il termine star per tutti e ciascuno DISGIUNTIVAmente gli esseri prappresentati dall’idea, di cui e segno, star per uno di esso, o queso o quell oche sia, e cosi stat per ognunon ossia vale per ognuno chi oche e detto delle cose rappresentate dalla idea significate al segno, ‘le parti son o inferior al tutto. Gli uomini hanno forza minore di quella d’un cavallo. C’e la possibilita intrisece della origine naturale dei segno. Non pottrebe mai dimostrare deall’impossibilita in cui gli uomini si arebero trovati di costituirse un linguaggio per comuniare fra loro e manifestare recipricamente I prorpir pensiere. Sebeene molto e rilento e non sensa gravi difficolta avvrebebero tuttavia posti nella necessita di farlo putoto elevera a segni delle cosa e costituirli cosi termini logici. Quelle che per una combinazione o relazione e coll’aiuot di un gesto avverebo puotuo associare alle idea della cosa. Nessuna ripugnanza in cio si vede, e finche ripugnanza non si vede, la possibilita d’una cosa non puo essere a buon diritoo negata. La parola serve all’uomo mirabilmente per TRASFONDERE negli altri le sue conosence, per mostrare le ragione nelle quali egli ha scoperto l’essere di tante cosa, che immediatamente non apparisicono e non si possoni in loro stsse vedere e perceptire, per guidare in somma per sentitieri gia battuti alla conosecna di cose alle quali tutte ciascune da se solo sensa l’aiuto dell’altrui intelligenza I cui acquisti gl imanifesta la praola non avvrebe trovato la via di pervenire. Per intedere il discourse si tiene in cota tre fattori. Primo: al senso che colla definizione il parlante ha dichiarato di voler dare alle sue parole. Secondo: a quello que aparisce DAL CONTESTO avvervi volute significare. Terzo e finalmente, al CONCTTO che si sa ch’egli potesse avere dellle cose di cui ha parlato, perche nessuno puo volere esprimere quell che non sa. Keywords: segnare, segnato, segnante. Refs.: Luigi Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737646572/in/photolist-2mPSXPb

 

Grice e Pievani – il maschio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Gazzaniga). Filosofo. Grice: “Only in Italy, Dietelmo becomes Telmo –“ Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when everyone attacks him! Talk about rallying to the defense of the under-dogma!” Studia a Milano. Conduce ricerche in Biologia evolutiva e Filosofia della biologia, sotto N. Eldredge e I. Tattersall presso l'American Museum of Natural History, New York.  Grice: “Some Italians would not consider him an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree without (i. e., not within) Italy!” – Insegna a Milano. Bologna, e Padova. Opere: “Il management dell'unicità, Guerini, Milano, “Homo sapiens e altre catastrofi” Meltemi, Roma); Immagini del tempo nel cinema d'oggi, Meltemi, Roma, “Sotto il velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e idee, Milano, Cortina); “Introduzione alla filosofia della biologia” (Laterza, Roma); La teoria dell'evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica, Mulino, Bologna); Chi ha paura di Darwin?, IBIS, Como-Pavia, Creazione senza Dio, Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo all'italiana” (Milano, Bompiani); “Perdere la libertà per Sante ragioni. Dal nascere al morire: la mano della Chiesa sulla nostra vita, Milano, Chiarelettere); Nati per Credere, Codice, Torino); La vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto, Raffaello Cortina, Milano,  Introduzione a Darwin (Roma, Laterza); La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Mulino,  Homo sapiens. Il cammino dell'umanità, Atlante dell'Istituto Geografico De Agostini,  “Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica” (Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin spiega proprio tutto, Torino, Einaudi,  Il maschio è inutile. Un saggio quasi filosofico, Milano, Rizzoli,  Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, Einaudi, Torino; Lectures, Giappichelli, Come saremo. Storie di umanità, Codice, Torino, "Homo Sapiens Le nuove storie dell'evoluzione umana", LGeografica,  Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione umana, Geografica, Imperfezione. Una storia naturale, Milano, Cortina, Perché siamo parenti delle galline? E tante altre domande sull’evoluzione, Scienza, Trieste,; Sulle tracce degli antenati. L’avventurosa storia dell’umanità (Scienza, Trieste). Dietelmo Pievani. Telmo Pievani. Pievani. Keywords: il maschio, maschile, maschilita, maschilita fascista, fascist masculinities, il concetto di maschio, dysmorphismo sessuale – sessualita e mascolinita, il maschio – uso del maschio in opposizione a sostantivi astratti come mascolinita, o maschilita. i macchi, homosociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pievani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700953156/in/photolist-2mLCU95-2mLCWXw-2mLGqAQ

 

Grice e Piovani – Enea, eroe stoico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “Like Austin, and then again like me, Piovani could invent lingo. The whole point of ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical language,’ and there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary philosophical language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” –Studia a Napoli. Insegna a Trieste, Firenze, Roma, Napoli. Dei lincei. Scrive su alcuni fogli del regime. La sua ricerca filosofica ha avvio all'indomani immediato della tragica conclusione della seconda guerra mondiale e di ciò porta I segni anche nell'elaborazione della propria caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni del liberalismo democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito volontaristico dell'attualismo, la necessità di ripensare il modello idealistico d’Italia lo indusse ad un'intensa riflessione sul significato e sul valore dell'individuo nel suo farsi persona, che lo impegnò per tutta la vita, troncata dalla malattia. Spazia dalla filosofia del diritto al pensiero filosofico italiano, soprattutto a quello meridionale, ricopre incarichi nelle più importanti accademie italiane. Fonda il Centro di Studi Vichiani. Pratica una fenomenologia dell'individuale. Per il pensatore napoletano l'individuo non è concepito come un'entità chiusa ed ego-istica tendente all'assolutizzazione ma, al contrario, accettando egli la sua natura di vivente limitato, afferma sé stesso nella responsabilità della propria azione. Concorrono elementi esistenzialistici, l’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è documento “Norma e società” (Napoli, Jovene). Utilizza anche temi della prima Azione blondeliana. La necessità di fondare la persona grazie a un criterio o norma, che è la ragione dell’agire e del pensare -- la logica della vita morale -- fa scoprire il tema di fondo della  filosofia morale. Il soggetto è un volente non volutosi -- vale a dire che il soggetto, per quanto approfondisca il proprio essere che è il suo esistere, deve arrestarsi dinanzi alla constatazione di essere dato, di non essersi voluto.  L’alternativa esistenziale dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di essere a fronte della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria datità. Ma questa accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita morale, rifiuta ogni ostinazione singolaristica e comporta che la vita è vita di relazione, dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del soggetto che si accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria alterità rispetto a se stesso.  L’essenziale instaurazione personalitaria consente la fondazione del diritto e della morale. Entrambe formazioni storiche, fondate dinamicamente in quanto capaci di comprendere ogni forma in cui si sostanzi l’attivo desiderio dell’uomo di soddisfare l’insaziabile bisogno di valori, anch'essi costruiti dalla scelta esistenziale dei soggetti storici. Sostiene che l'essere umano non possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento poiché, essendo un essere limitato e storico, è di fatto costretto a fondare continuamente i suoi punti di riferimento. A questo proposito assumono appunto un ruolo primario  il valore, considerate non come assoluto bensì prodotto della specificità individuale. Del resto proprio il valore esalta la responsabilità dell'azione degl’individui, che, altrimenti, verrebbe mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di assoluto. Si può dunque parlare di un pluralismo etico che non significa relativismo ma relatività e, dunque, rispetto. Una posizione che sembra chiaramente riprendere il pensiero di Kant e, in particolare, il tema dell'agonismo etico. Per il ricorrere di questi temi, la sua filosofia può riassumersi nella formula tra esistenzialismo ri-pensato e storicismo ri-novato. Tra questi, un numero di “Gerarchia”, su cui scrive  riferendosi alla partecipazione emotiva degl’italiani al conflitto. Questo modo di sentire e di interpretare gl’eventi deve essere posto in luce perché esso indica che un ventennio di regime fascista è riuscito a dare agl’Italiani almeno quel senso di pre-occupazione della tutela e della difesa dei propri interessi, che è il presupposto indispensabile per la formazione di una autentica e completa coscienza imperiale. Roma e Tirana, in Gerarchia, Evoluzione liberale, in Biblioteca della libertà, Piovani, Enciclopedia filosofica di Gallarate, Bompiani, Milano. Altre saggi: “Il significato del principio di effettività” (Milano, Giuffre); “Morte e trasfigurazione  dell'Università” (Napoli, Guida);“Teodicea sociale” (Padova, Milani); “Linee di una filosofia del diritto” (Padova, MILANI); “Gius-naturalismo ed etica moderna” (Bari, Laterza); “Filosofia e storia delle idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica e coscienza morale” (Napoli, Morano); “Principi di una filosofia della morale” (Napoli, Morano); Oggettivazione etica e assenzialismo, Napoli, Morano); “La filosofia nuova di Vico” ((Napoli, Morano); “ Per una filosofia della morale, Milano, Bompiani); Tra esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale (Napoli, Morano); F.Tessitore, Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, D. Jervolino, Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Napoli, Morano, G.Acocella, Idee per un'etica sociale. Soveria Mannelli, Rubbettino, P. Amodio,  degli scritti su Pietro Piovani, Napoli, Liguori, G. Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica (Napoli, Giannini); A. Nieddu, Norma soggetto storia: saggio sulla filosofia della morale (Napoli, Loffredo); A.  Nieddu, Incontri blondellani”; “Volontà, norma, azione” (Cagliari, Editore); A. Perrucci, L'etica della responsabilità” (Napoli, Liguori, G. Morrone, La scuola napoletana: lettura critica e informazione bibliografica, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura (Sussidi eruditi)  M. Olivetti, Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Etica Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Centro di Studi Vichiani del Cnr di Napoli. La lezione etica più che mai attuale di F Tessitore, Il Messaggero, di F Tessitore, Napoli, 1 studi vichiani. Pietro Piovani. Piovani. Keywords: “i principi metafisici di Vico”, Vico, principio. Luigi Speranza, “Grice e Piovani: I principi metafisici di Vico”, filosofia nuova di VIco, la Gerarchia, Roma e tiranna – colletivo, guerra, esperienza condivisa, ventennio del regime – il debito di Vico a Roma --- la Roma di Vico e la Roma antica – interpretazione filosofica – idealismo, Hegel --. The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737615912/in/datetaken/

 

Grice e Pirandello – e dov’è il copione? è in noi, signore – il dramma è in noi -- siamo noi – filosofia italiana – filosofia siciliana, reduzione siciliana – I ciclopu – identita personale, l’uno, nessuno, decadentismo -- Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo. Grice: “Pirandello would say he is no philosopher, but then I’m a cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi, l'ultimo dei quali incompleto. Io son figlio del Caos. E non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos. Figlio di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto, appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle tradizioni risorgimentali, nacque in contrada Càvusu a Girgenti..Nell'imminenza del parto che dove avvenire a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il padre decide di trasferire la famiglia in un'isolata tenuta di campagna per evitare il contatto con la pestilenza. Porto Empedocle, prima di chiamarsi così, era la Borgata Molo. Quando si decide che la borgata diviene comune autonomo. La linea di confine fra i due comuni venne fissata all'altezza della foce di un fiume essiccato che taglia in due la contrada chiamata u Càvuso o u Càusu, pantalone. Questo Càvuso appartene a metà alla Borgata Molo e l'altra metà a Girgenti. A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe parve che non e cosa che si scrive che qualcuno e nato in un paio di pantaloni e cangia quel volgare càusu in caos. Il padre, partecipa alle imprese garibaldine. Sposa Caterina, sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci Gramitto.  Il suo nonno materno, Giovanni Battista Ricci Gramitto, e tra gli esponenti di spicco della rivoluzione siciliana e, escluso dall'amnistia al ritorno del Borbone, fuggito in esilio a Malta dove muore. Il bonno paterno, Andrea Pirandello, e un armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere di Genova. La famiglia vive in una situazione economica agiata, grazie al commercio e all'estrazione dello zolfo. La sua infanzia e serena ma, come lui stesso racconta, caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi genitori, in modo particolare con il padre. Questo lo stimola ad affinare le sue capacità espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per cercare di corrispondervi al meglio.  Fin da ragazzo soffre d'insonnia e dorme  abitualmente solo tre ore per notte. E molto devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una domestica di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma inculcandogli anche credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa presenza degli spiriti. La chiesa e i riti della confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad un'esperienza di misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua esistenza.  Si allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento apparentemente di poco conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per far vincere un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal comportamento inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere a che fare con la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da quella ortodossa.  Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente, fu iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante un’estate preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In seguito a un dissesto economico, la famiglia si trasfere a Palermo. Frequenta il regio ginnasio Vittorio Emanuele II e dove rimase anche dopo il rientro dei suoi a Porto Empedocle. Si appassiona subito alla letteratura. Scrive “Barbaro", andata perduta. Aiuta il padre nel commercio dello zolfo, e puo conoscere direttamente il mondo degl’operai nelle miniere e quello dei facchini delle banchine del porto mercantile.  Studia a Palermo e Roma. Studia filologia sotto Monaci. Studia Bücheler, Usener e  Förster. Scrive “Foni ed evoluzione fonetica del dialetto della provincia di Girgenti.” Si trasfere a Roma, dove poté mantenersi grazie agli assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe L. Capuana che lo aiutò molto a farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e critici. Un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di proprietà del padre, nella quale era stata investita parte della dote di Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole sostentamento, li ridusse sul lastrico.  Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella era sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia, a causa delle quali o lei rientrava dai genitori, o Pirandello era costretto a lasciare la casa. La malattia prese la forma di una gelosia delirante e paranoica, che la porta a scagliarsi contro tutte le donne che parlassero col marito, o che lei pensava che volessero avere un qualche tipo di rapporto con lui; perfino la figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa del comportamento della madre tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La chiamata alle armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua situazione mentale.  Solo diversi anni dopo, egli, ormai disperato, acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico. Morirà in una clinica per malattie mentali di Roma, sulla via Nomentana. La malattia della moglie lo porta  ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicoanalisi di Freud, lo studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei confronti della malattia mentale.  Spinto dalle ristrettezze economiche e dallo scarso successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico impiego fisso una cattedra di stilistica dove impartire lezioni private di italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario. Inizia anche una collaborazione con il Corriere della Sera. Il suo primo grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti di veglia alla moglie paralizzata alle gambe. La critica non diede subito al romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre opere di Pirandello.  Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette aspettare a quando si dedica totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico N. Martoglio gli chiese di mandare in scena nel suo  Minimo presso il Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo. Acconsente e la rappresentazione dei due atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i buoni uffici del suo amico Martoglio anche A. Musco volle cimentarsi con il teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di Sicilia, rappresentato con grande successo al Pacini di Catania. Cominciò da questa data la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà nel novembre al teatro Argentina di Roma: «Gravi dissensi» di cui Pirandello scrive al figlio Stefano. La guerra fu un'esperienza dura per Pirandello; il figlio venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta rilasciato, ritorna in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita. Durante la guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono al punto da rendere inevitabile il ricovero in manicomio dove rimase fino alla morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico, dedicandosi soprattutto al teatro. Fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway.  Nel giro di un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo, come testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale. Degno di nota fu lo stretto rapporto con Abba, sua musa ispiratrice, della quale Pirandello, secondo molti biografi e conoscenti, era innamorato forse solamente in maniera platonica.  Molte delle opere pirandelliane cominciavano intanto ad essere trasposte al cinema. Pirandello andava spesso ad assistere alla lavorazione dei film; andò anche negli Stati Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di Hollywood, come Greta Garbo, interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di questi viaggi andò a trovare, su invito, Albert Einstein a Princeton. In una conferenza stampa difese con veemenza la politica estera del fascismo, con la guerra d'Etiopia, accusando i giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il colonialismo contro i nativi americani. Pirandello e la politica: l'adesione al fascismo. Non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne l'ammirazione per il patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in un'epoca di crisi. La sua idea politica di fondo e legata principalmente a questo patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa sul Giornale di Sicilia testimonia gli ideali patriottici della famiglia, proprio nei primi mesi dallo scoppio della Grande Guerra durante la quale il figlio e fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per la maggior parte della prigionia, nel campo di concentramento di Pian di Boemia, presso Mauthausen. Non riuscì a far liberare il figlio malato neppure con l'intervento di Benedetto XV. Nella sua vita condivise alcune delle idee dei giovani fasci siciliani e del socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota come la sua idea politica e stata oscurata dalla riflessione umoristica. Per Pirandello, i siciliani hanno subìto le peggiori ingiustizie dai vari governi italiani -- è questa l'unica idea forte che ci presenta.  Nella prima guerra mondiale e un interventista, anche se avrebbe preferito che il figlio non partecipasse in prima linea alla guerra, cosa che invece fa, arruolandosi volontario immediatamente e rimanendo ferito e prigioniero degli austriaci, situazione che e estremamente angosciosa per lo scrittore. Nel primo dopoguerra non adere subito ai fasci di combattimento, tuttavia pochi anni dopo esplicita l'adesione al fascismo, ormai istituzionalizzato. E ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi. Chiese l'iscrizione al partito fascista inviando un telegramma a Mussolini, pubblicato subito dall'agenzia Stefani. Eccellenza, sento che questo è per me il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se l'E.V. mi stima degno di entrare nel partito nazionale fascista, pregerò come massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con devozione intera. Il telegramma arriva in un momento di grande difficoltà per il presidente del consiglio dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti. Per la sua adesione al fascismo e duramente attaccato da alcuni intellettuali e politici fra cui il deputato liberale G. Amendola che in un a saggio arriva a dargli dell'accattone che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pur non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che ritiene persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati al teatro, non rinnega mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una profonda sfiducia nei regimi social-democratici, così come non si interessa mai del marxismo, solo ne “I vecchi e i giovani” mostra un leggero interesse per il socialismo -- regimi nei quali si andano trasformando la democrazia liberale, che ritene a loro volta corrotta, portando ad esempio gli scandali dell'età giolittiana e il trasformismo. Pova inoltre un deciso disprezzo per la classe politica che avrebbe voluto vedere, nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e una forte sfiducia verso la massa caotica del popolo, che anda istruita e guidata da una sorta di monarca illuminato. E tra i firmatari del “Manifesto” redatto da Gentile. La sua adesione al fascismo e per molti imprevista e sorprende anche i suoi più stretti amici. Sostanzialmente egli, per un certo conservatorismo che comunque ha, guarda al Duce come ri-organizzatore della società. Un'altra motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il fascismo lo riconduce all’ideale patriottico ri-sorgimentale di cui e convinto sostenitore, anche per le radici garibaldine del padre. Vede nelli una idea originale, che dove rappresentare la forma dell'Italia destinata a divenire modello. Puo apparire un punto di contatto colli fasci il sostenuto relativismo filosofico di entrambi. Ben diverso pero è il relativismo morale dei fasci, fondato sull'attivismo e il suo relativismo esistenziale che si richiama allo scetticismo razionale. Si fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato, negatore di ogni certezza, incompatibile con l'ansia attivistica o il relativismo ottimistico dei fasci Sempre nel solco di Amendola e dei critici anti-fascisti vi è anche un commento più pragmatico alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale avrebbe avuto origine nel suo ricercare finanziamenti per la creazione della sua compagnia di teatro, che ha così il sostegno del regime e le relative sovvenzioni. Il governo fascista, pero, perfino dopo il Nobel, gli prefiere sempre Annunzio e Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati ideali del regime. Ha molta difficoltà a re-perire i fondi statali, che Mussolini spesso non vuole concedergli. Non sono infrequenti suoi scontri violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di a-politicità. Sono a-politic. Mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco. Se vuole potrei aggiungere casto. Clamorosoe  il gesto narrato da C. Alvaro in cui a Roma strappa la sua tessera del suo fascio davanti agli occhi esterrefatti del Segretario Nazionale. Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non si onsume mai. Si conclude senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro d'Arte. Dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, si ritira. Forse a parziale compensazione di questo mancato sostegno, e uno dei primi trenta accademici, nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia d'Italia – i reali italiani! In nome del suo ideale patriottico, partecipa alla raccolta dell'oro per la patria donando la medaglia del premio Nobel. Questa scelta di adesione ai fasci è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla critica. L’ideologia fascista non ha mai parte nella sua vita o nel suo teatro, abbastanza avulse della realtà politica, così che non fu in grado di vedere e giudicare la violenza dei fasci. Il contenuto anarchico, corrosivo, pessimista e quasi sempre anti-sistema del suo teatro e guardato con sospetto da molti uomini del partito. Non lo considerano una vera "arte fascista". La critica non lo esalta, spesso considerando il suo teatro non conformi all’ideale fascista. Vi si vede una certa insistenza e considerazione della borghesia altolocata che i fasci condanno come corrotta e decadente. Gl’arzigogoli filosofici dei personaggi dei suoi drammi borghesi sono considerati quanto di più lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel parecchi teatro e accusato dalla stampa di regime di disfattismo tanto che anche fine tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Nonostante i suoi elogi al capo del governo, il Duce fa sequestrare l'opera “La favola del figlio” cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche. A lui e imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio! Le sue volontà testamentarie, che negavano ogni funerale e celebrazione, metteranno in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordina così alla stampa che non ci fanno troppe celebrazioni sui quotidiani, ma che ne fanno data solo la notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino ama trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino, un'amena e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte Cimino. In particolare  rimase affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato nella località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare un'omonima poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in tale località.  Ambienta a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto vivo ancora oggi il suo ricordo a cui sono dedicati monumenti, lapidi e strade.  Frequenta anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i periodi estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri in piazza Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova nella definizione che egli stesso diede ad Arsoli chiamandola La piccola Parigi. Appassionato di cinematografia, mentre assiste a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu Mattia Pascal, si ammala di polmonite. Ha già subito due attacchi di cuore. Il suo corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopporta oltre. Al medico che tenta di curarlo, disse. Non abbia tanta paura delle parole, professore, questo si chiama morire. La malattia si aggrava e muore. Per lui il regime fascista vuole esequie di stato. Viene nvece rispettate le sue volontà espresse nel testamento. Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni -- né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. Per sua volontà il corpo, senza alcuna cerimonia, e cremato, per evitare postume consacrazioni cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri furono deposte in una preziosa anfora greca già di sua proprietà e tumulate nel cimitero del Verano. Camilleri e altri quattro dettero il via a un lento e travagliato adempimento delle sue ultime volontà (in caso non fosse stato possibile lo spargimento). Far seppellire le ceneri nel giardino della villa di contrada Caos, dove e nato. Ambrosini trasporta l'anfora in treno, chiusa in una cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però bloccato dal vescovo di Agrigento G. Peruzzo. Camilleri si reca al vescovo, che rimase inamovibile. Propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una bara, che venne appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi e poi a bordo di una littorina, giunse a Girgenti. Dopo una cerimonia religiosa, l'anfora con le ceneri e estratta dalla bara e riposta nel Museo Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel giardino della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, realizzata una scultura monolitica di R. Mazzacurati, artista vincitore del concorso indetto, costituita principalmente da una grossa pietra non lavorata, le ceneri vennero portate nel giardino e versate in un cilindro di rame inserito nel terreno, che venne chiuso da una pietra sigillata con del cemento.  Una parte rimanente delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai lati interni dell'anfora, non essendo più contenibile nel cilindro ri-colmo e ri-aperto per l'occasione, venne dispersa, rispettando il desiderio originario di lui stesso. Davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico. (L. Pirandello, dai Foglietti). E convinto che qualunque filosofia e fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui prevale la bestia -- l'aspetto animalesco e irrazionale. La sua e una teoria della pluralità dell'io. Pubblica i saggi “Arte e Scienza” e “L'umorismo” -- caratterizzati da un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso filosofico. I due saggi sono espressione di un'unica identita artistica ed esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano che vede come centrale proprio la poetica dell'umorismo. In “L'umorismo” confluiscono idee, brani di scritti e appunti precedenti. Sue varie chiose e annotazioni a L'indole e il riso di L. Pulci di A. Momigliano e parti dell'articolo di A. Cantoni nella «Nuova Antologia». Il suo umorismo si inserisce in un rigoglioso e più che secolare campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e rappresenta il momento ri-epilogativo probabilmente più soddisfacente di una serie di acquisizioni teoriche che la cultura ha chiare e consolidate . Bisogna infatti aspettare il saggio di A. Genovese, “Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria del Riso come Introduzione all’Estetica” (Bocca, Torino) per avere un saggio di ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculative pur nell'ispirazione idealistica da cui prende le mosse. Tecnicamente persuasivo, insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche, praltro, in un panorama di non rara fossilizzazione culturale, va detto che l'opera di Genovese è stata appaiata forse soltanto dal coraggioso saggio, e Homo ridens. Estetica, Filologia, Psicologia, Storia del Comico” (Firenze, Olsckhi). Distingue il comico dall'umoristico. Il comico e definito come avvertimento del contrario, nasce dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del contrario. L'umorismo, il "sentimento del contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della situazione. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro. Da quel primo *avvertimento* del *contrario* mi ha fatto passare a questo *sentimento* del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico. Quindi, mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la situazione *evidentemente contraria* a quella che dovrebbe normalmente essere, l'umoristico nasce da una più ponderata ri-flessione che genera compassione e un sorriso di comprensione. Nell'umoristico c'è il senso di un *comune sentimento* della fragilità dell’uomo da cui nasce un compatimento per la debolezze dell’altro che e anche la propria. L'umoristico è meno spietato del comico che giudica in maniera immediata. Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci fa ridere adesso ci fa tutt'al più sorridere, o piantare. La filosofia  dell'umoristico in nasce già quando pubblica le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi al “Copernico” di Leopardi riprende l'ironia che attribusce l’eliocentrismo alla pigrizia del sole stanco di girare attorno ai pianeti. Si vede una notazione dell’umoristico nella contrapposizione di due sentimenti opposti. Dopo l’accettazione dell’eliocentrismo, i terrestri accetano di essere una parte infinitesimale dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di compenetrarsene. L'analisi dell'identità condotta da lui lo porta a formulare la teoria della crisi dell'io. Il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale, ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre, costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza, con propria intelligenza, vivi e in atto. Paradossalmente, il solo modo per recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale inserisce addirittura una ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle convenzioni sociali. Questo comportamento porta presto all'isolamento da parte della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se stesso e l’altro senza dover creare un personaggio, è semplicemente “persona”. Esemplare di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno, nessuno e centomila.  Ancora sulla crisi dell'identità del singolo impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo circonda, in Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del lanternino, tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio di "sentirsi vivere. Nella lanternisofia, il lanternino che proietta tutto intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione? (Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia verso la fede religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio vuoto spirituale, che cercò di riempire, come il citato personaggio del Paleari, con l'interesse personale verso l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo, che tuttavia non gli daranno la serenità esistenziale. Il contrasto tra vita e forma Luigi Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Influenzato dalla filosofia irrazionalistica di fine secolo, in particolare di Bergson, Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia dominata da una mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di questo flusso dominato dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta, inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il folle, che pure è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta delle sue opere teatrali). Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre sempre lo stesso schema di lettura. Il relativismo psicologico o conoscitivo «La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola Ah! E la seconda moglie del signor Ponza Oh! E come? Sì; e per me nessuna! nessuna! Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra! Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede. Ed ecco, o signori, come parla la verità. -- Dialogo finale di Così è (se vi pare)). Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel rapporto inter-personale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha con se stessa. Gl’uomini nascono liberi ma il caso interviene nella loro vita precludendo ogni loro scelta. L’uomo nasce in una società pre-costituita dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso. Solo per l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro, come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal.  L'uomo dunque non può capire né l’altro né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portando consapevolmente o, più spesso, inconsapevolmente, una maschera dietro la quale si agita una moltitudine di personalità diverse e inconoscibili.  Queste riflessioni trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e centomila. Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari. Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci giudicano. Nessuno perché, paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo io". Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa la sua filosofia si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra i siciliani. Ogni personaggio siciliano ha un proprio modo di vedere la realtà. Non esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono i siciliani che credono di possederla. Dunque, ognuno ha una propria verità. Questa incomunicabilità produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e persino da se stesso. Proprio la crisi e frammentazione dell'io interiore crea un altr’ io diverso e discordante. L’io consiste di frammenti che ci fanno scoprire di essere -- uno, nessuno – molti -- centomila --. Il personaggio come il Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e – molti centomila e i protagonisti della commedia ‘a fare’, “Sei personaggi in cerca di autore” di conseguenza avverte  un sentimento di “estraneità” – alienazione o alterita – strano – etimologia -- dalla vita che lo fa sentire forestiero della vita, nonostante la continua ricerca di un senso dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al cospetto della società o delle persone più vicine. Il peronaggio accetta la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gl’altro tende a identificarlo. Prova ommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere. Incapace di ribellarsi, pero, o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova maschera, si rassegna. Il personaggio vive nell'infelicità, con la coscienza della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che laltro lo fa vivere per come esso lo vede. Il personaggio accetta alla fine passivamente il ruolo da recitare che lui si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la reazione tipica del personaggio più deboli come si può vedere nel romanzo “Il fu Mattia Pascal”. Il soggetto non si rassegna alla sua maschera. Accetta pero il suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno esempio varie opere come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La patente. Rosario Chiàrchiaro è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti ed è rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gl’altro gli ha attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In questo modo ha un lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane – ma almeno se ne ricava un vantaggio. L'uomo, accortosi del relativismo, si rende conto che l'immagine che di sé non corrisponde in realtà a quella che l’altro ha di lui e cerca in ogni modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli e quello che l’altro credono di percipere in lui e non si ferma nel mantenere questo suo atteggiamento sino all’ultima e drammatica conseguenza. Si chiude in una solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nasce la voluta follia. La follia è lo strumento di contestazione per eccellenza della forma fasulla della vita sociale, l'arma che fa esplodere la convenzione e il rituale, riducendoli all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza.  Solo e unico modo per vivere, per trovare l’io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma solo frammenti -- e quindi di non essere uno ma nessuno -- accettare l'alienazione completa da se stesso. Tuttavia il colletivo non accetta il relativismo. Il soggeto chi accetta il relativismo viene ritenuto pazzo dal colletivo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila.  Divenne famoso proprio grazie al teatro che chiama “teatro dello specchio”, perché in esso viene raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scrive moltissime opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono divise in base alla fase di maturazione dell'autore:  Prima faseIl teatro siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza fase Il teatro nel teatro (meta-teatro) Quarta fase Il teatro dei miti. Generalmente si attribuisce il suo interesse per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione. Compose alcuni lavori teatrali, andati perduti poiché da lui stesso bruciati (tra gli altri, il copione de Gli uccelli dell'alto). In una lettera  alla famiglia, si legge. Oh, il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva emozione, senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà della rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato dai fantasmi della mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non ancora fermato, uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi accade di non vedere e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi ammattire dietro uno scoppio di fischi! -- da una lettera ai familiari. È in questa dimensione che si parla di teatro mentale: lo spettacolo non è subito passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li cerchi).  In un'altra missiva, spedita da Roma, sostiene che la scena italiana gli appare decaduta:  «Vado spesso in teatro, e mi diverto e me la rido in veder la scena italiana caduta tanto in basso, e fatta sgualdrinella isterica e noiosa -- da una lettera ai familiari. La delusione per non essere riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.  Pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla dimensione adultera dell'eco. È in questo momento che Pirandello si distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero" oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle cose per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con il sentimento del contrario).  Fondò la compagnia del Teatro d'Arte di Roma con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di altri artisti: il figlio S. Pirandello, O. Vergani, C. Argentieri, A. Beltramelli, G. Cavicchioli, M. Celli, P. Cantarella, L. Picasso, Renzo Rendi, M. Bontempelli e G. Prezzolini -- tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta Abba, Lamberto Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il cui primo allestimento risale con Sagra del signore della nave dello stesso Pirandello e Gli dei della montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i gravosi costi degli allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli introiti del teatro semivuoto costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla nascita, a rinunciare alla sede del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli allestimenti la compagnia si produsse prima in numerose tournée estere, poi fu costretta allo scioglimento definitivo, avvenuto a Viareggio. Prima faseTeatro Siciliano Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha ancora molto da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie caratteristiche di rilievo; alcuni testi sono stati scritti interamente in lingua siciliana perché considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace di esprimere maggiore aderenza alla realtà.  La morsa e Lumìe di Sicilia Roma, Teatro Metastasio, Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, La ragione degli altri, Milano, Teatro Manzoni,  Cecè, Roma, Teatro Orfeo, Pensaci, Giacomino, Roma, Teatro Nazionale, Liolà, Roma, Teatro Argentina, Seconda fase: Il teatro umoristico/grottesco. Pirandello e Marta Abba Mano a mano che l'autore si distacca da verismo e naturalismo, avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio della seconda fase con il teatro umoristico. Presenta personaggi che incrinano le certezze del mondo borghese: introducendo la versione relativistica della realtà, rovesciando i modelli consueti di comportamento, intende esprimere la dimensione autentica della vita al di là della maschera.  Così è (se vi pare), Milano, Teatro Olimpia, Il berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, La giara, Roma, Teatro Nazionale, Il piacere dell'onestà (Torino, Carignano) La patente, Torino, Alfieri, Ma non è una cosa seria, Livorno, Rossini,  Il giuoco delle parti, Roma, Quirino, L'innesto, Milano, Manzoni, L'uomo, la bestia e la virtù, Milano, Olimpia, Tutto per bene, Roma, Quirino, Come prima, meglio di prima, Venezia, Goldoni, La signora Morli, una e due, Roma, Argentina. Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano radicalmente. Il teatro deve parlare anche agli occhi non solo alle orecchie, a tal scopo ripristinerà una tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico multiplo, in cui vi può per esempio essere una casa divisa in cui si vedono varie scene fatte in varie stanze contemporaneamente. Inoltre il teatro nel teatro fa sì che si assista al mondo che si trasforma sul palcoscenico.  Abolisce anche il concetto della quarta parete, cioè la parete trasparente che sta tra attori e pubblico. In questa fase, infatti, tende a coinvolgere il pubblico che non è più passivo ma che rispecchia la propria vita in quella agita dagli attori sulla scena. Ha un incontro con  Filippo. Conseguenza, oltre alla nascita di un'amicizia e che Filippo sente come accadde in passato per lui, il bisogno di allontanarsi dal regionalism dell'arte verista pur conservandone però le tradizioni e le influenze. Incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Sei personaggi in cerca d'autore, Roma, Valle, Enrico IV, Milano, Manzoni, All'uscita, Roma, Argentina, L'imbecille, Roma, Quirino, Vestire gli ignudi, Roma, Quirino, L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Degli Indipendenti, La vita che ti diedi, Roma, Quirino, L'altro figlio, Roma, Nazionale, Ciascuno a suo modo, Milano, Dei Filodrammatici, Sagra del signore della nave, Roma, Odescalchi, Diana e la Tuda, Milano, Eden, L'amica delle mogli, Roma, Argentina, Bellavita, Milano, Eden,  O di uno o di nessuno, Torino, di Torino, Come tu mi vuoi, Milano, dei Filodrammatici; Questa sera si recita a soggetto, Torino, di Torino, Trovarsi, Napoli, dei Fiorentini, Quando si è qualcuno, Buenos Aires Odeón, La favola del figlio cambiato, Roma, Reale dell'Opera, Non si sa come, Roma, Argentina, Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro Nacional. Alla fase del teatro dei miti ase si assegnano solo tre opera. La nuova colonia Lazzaro I giganti della montagna Romanzi  Copertina de Il turno,  Madella. Scrive sette romanzi:  L'esclusa, a puntate su La Tribuna (Milano, Treves); Il turno (Catania, Giannotta); l fu Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. Suo marito, Firenze, Quattrini. (poi Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, I vecchi e i giovani, Milano, FTreves. Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, R. Bemporad & figlio. Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad; Novelle. Le novelle sono considerate le opere più durature. I critici hanno cambiato tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di essere ricordate. Fare distinzione tra il contenuto di una novello o romanzo  e un dramma è difficile. Molte novelle sono state messe in opera a teatro. “Ciascuno a suo modo” deriva dal “Si gira”. “Liolà” ha il tema preso da “Il fu Mattia Pascal”; “La nuova colonia” e presentata in “Suo marito”. Analizzando le novelle si puo renderci conto che ciò che manca è una delineazione tematica, una cornice. Sono presenti un crogiolo di personaggi ed eventi.  Il tempo in cui una novella e ambientata non è definito. Alcune  si svolgono nell'epoca umbertina, poi giolittiana e del dopo-giolitti. Diversamente accade nella novella siciliana. Iil tempo non è fissato. E un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e che è rimasta ferma. I paesaggi della novellistica sono vari. Per quella detta siciliana si ha spesso il tipico paesaggio rurale. In alcune si trova il tema del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità d'Italia. Altro ambiente delle novelle è la Roma umbertina o giolittiana.  Il protagonista e sempre alla presa con il male di vivere, con il caso e con la morte. Non si trova mai rappresentanti dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini della porta accanto: il sarto, il balie, il professore, il piccolo proprietario di negozi che ha una vita sconvolta dalla sorte e dal dramma familiare. Il personaggio ci viene presentato così come appaie. E difficile trovare un'approfondita analisi psicologica. La fisionomia e spesso eccentrica. Per il sentimento del contrario, il personaggio ha un carattere *opposto* a come si presenta. I personaggi conversano nel presentarsi per come essi *sentono* di essere. Ma alla fine, e sempre preda del caso, che li farà apparire diverso e cambiato.  Novelle per un anno -- è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte dapprima nell'opera Amori senza amore. In seguito si dedica maggiormente per tutta la sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno, così intitolata perché il suo intento e quello di scrivere 365. Novelle per un anno, Firenze, Bemporad; Milano, Mondadori); Scialle nero (Firenze, Bemporad); La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad, VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX, Donna Mimma, Firenze, Bemporad);  Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad,  La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad, Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, Una giornata, Milano, Mondadori). Si svolge la produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande pubblico, quella delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale, non esprimono alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono piuttosto le forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non rimandando a nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello scrittore.  Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo, ma la cui prima lirica risale quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la serena classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma. “Mal giocondo” (Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel); Pasqua di Gea, Milano, Galli (dedicata a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamora a Bonn, con una chiara influenza della poesia di Carducci. Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione Cooperativa) -- il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane, traduzione di Goethe, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Scamandro, Roma, Tipografia Roma, Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non amava molto il cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò lentamente, negli anni. Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo, conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione per immagini, che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere il romanzo Si gira, poi ripubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo è spietato sia quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a vedere su uno schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica e fredda, sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica popolato di personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per soddisfare il palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello stesso tempo la struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da lui stesso formulata, di trarne un film prefigurano un'idea di linguaggio cinematografico di grande modernità: il film nel film. Momento cruciale per la storia del cinema, nei primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento del sonoro. Anche in questo caso ad un iniziale rifiuto seguì una svolta significativa. In una lettera a Marta Abba, Pirandello scrisse: "L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte: il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" Pirandello sul set de Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra casa di Ugo Gracci. Il crollo di M. Gargiulo, Lo scaldino di A. Genina. Ma non è una cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di Gennaro Righelli Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier  La canzone dell'amore di Gennaro Righelli, primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi di George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio di W. Ruttmann. Il fu Mattia Pascal di Pierre Chenal, Questa è la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il ventaglino, La patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima di J. Hopper Liolà di A. Blasetti Il viaggio di Vittorio De Sica Enrico IV di Marco Bellocchio Kaos di P. e V. Taviani, adattamento da Novelle per un anno, Le due vite di Mattia Pascal di Monicelli Tu ridi di P. e V.Taviani, adattamento da Novelle per un anno; La balia di Bellocchio, adattamento da Novelle per un anno; Pirandello nell'opera lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, Liolà di Giuseppe Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra del Signore della Nave di Michele Lizzi, Sogno (ma forse no) di Luciano Chailly. Altre opere: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel); A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e Filosini,  Pasqua di Gea, Milano, Galli,  Amori senza amore, Roma, Bontempelli); Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione Cooperativa; Traduzione di Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Beffe della morte e della vita, Firenze, Lumachi, Lontano. Novella, in "Nuova Antologia", Quand'ero matto.... Novelle, Torino, Streglio, Il turno, Catania, Giannotta); Beffe della morte e della vita. Firenze, Lumachi, Notizia letteraria, in "Nuova Antologia", Dante. Poema lirico di G. Costanzo, "Nuova Antologia", Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio); Il fu Mattia Pascal, Roma, Nuova Antologia, Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves); Prefazione a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, Studio preliminare a A. Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, Arte e scienza. Saggi, Roma, Modes, L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano, Carabba); “Scamandro” (Roma, Tipografia); “La vita nuda” (Milano, Treves); “Suo marito, Firenze, Quattrini); “Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Terzetti, Milano, Treves); “I vecchi e i giovani, Milano, Treves); Cecè. In "La lettura",  Le due maschere, Firenze, Quattrini, Erba del nostro orto” (Milano, Studio Lombardo); “La trappola” (Milano, Treves); “Se non così” "Nuova Antologia", Si gira ( Milano, Treves); “E domani, lunedì” (Milano, Treves); “Liolà” ( Roma, Formiggini); Se non così Con una lettera alla protagonista, Milano, Treves); “Un cavallo nella luna” (Milano, Treves); Maschere nude,  Milano, Treves, Pensaci, Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves); Il giuoco delle parti. Ma non è una cosa seria. Milano, Treves, Lumie di Sicilia. Il berretto a sonagli. La patente. Milano, Treves, L'innesto.  La ragione degli altri, Milano, Treves,  Berecche e la guerra, Milano, Facchi, Il carnevale dei morti. Firenze, Battistelli, Tu ridi. Milano, Treves); Pena di vivere così, Roma, Libreria nazionale,  Maschere nude” (Firenze, Bemporad); Tutto per bene. Firenze, Bemporad, Come prima meglio di prima. Firenze, Bemporad); “Sei personaggi in cerca d'autore -- commedia da fare” (Firenze, Bemporad); Enrico IV (Firenze, Bemporad); L'uomo, la bestia e la virtù” (Firenze, Bemporad, La signora Morli, una e due. Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Firenze, Bemporad, La vita che ti diedi. Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo. Firenze, Bemporad, X, Pensaci, Giacomino! Firenze, Bemporad, Così è (se vi pare). Firenze, Bemporad, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La giara. Firenze, Bemporad); Il piacere dell'onestà. Firenze, Bemporad,  Il berretto a sonagli. Firenze, Bemporad,  Il giuoco delle parti. Firenze, Bemporad, Ma non è una cosa seria. Firenze, Bemporad, L'innesto Firenze, Bemporad, La ragione degli altri. Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La patente.Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere del medico. La morsa.  L'uomo dal fiore in bocca. Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda.  Firenze, Bemporad,  L'amica delle mogli. Firenze, Bemporad, La nuova colonia. Firenze, Bemporad, Liolà. Firenze, Bemporad, O di uno o di nessuno. Firenze, Bemporad, Lazzaro (Milano, Mondadori); “Questa sera si recita a soggetto” (Milano, Mondadori); “Come tu mi vuoi” (Milano, Mondadori); “Trovarsi” (Milano Mondadori); “Quando si è qualcuno” (Milano, Mondadori); “Non si sa come” (Milano, Mondadori); “Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, Milano, Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad,  La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad,Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad,  Berecche e la guerra, Milano, Mondadori,  Una giornata, Milano, Mondadori, Teatro dialettale siciliano, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con Nino Martoglio, Catania, Giannotta, Prefazione a N. Martoglio, Centona. Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, Prefazione a E. Levi, Lope de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, Introduzione a S.D'Amico, Storia del teatro italiano, Milano, Bompiani); In un momento come questo, in "Nuova Antologia",Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, Tutti i romanzi, Milano, A. Mondadori, Novelle per un anno, Milano, A. Mondadori, Maschere nude, Milano, A. Mondadori); Lettere a Marta Abba, Milano, A. Mondadori, Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori. Oltre al Nobel ricevette diverse onorificenze:  Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese — Canicattì Intitolazioni. A lui è stato dedicato un asteroide. Enciclopedia Italiana Treccani alla voce Girgenti. In A. Camilleri. Biografia del figlio cambiato, Milano,  Lettere da Palermo e da Roma, Bulzoni, Roma, Il risorgimento familiare. Medicina e Insonnia. in.. Riferimenti autobiografici a questo problema che affligge si trovano in numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia Pascal, L'uomo solo, La trappola, La giara  G. Bonghi, Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici italiani  A. Camilleri, In effetti, afferma in un lettera ai familiari da Roma. I professori di questa università, nella facoltà mia, sono d’una ignoranza nauseante (Lettere giovanili da Palermo e da Roma Bulzoni, Roma, difese pubblicamente durante una lezione un suo compagno rimproverato ingiustamente dal rettore.  M. Manotta, L. Pirandello, Pearson Italia S.p.a.,  Da Album Pirandello, I Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del figlio cambiato, BU. La storia di Luigi e Antonietta è infatti quella di un matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per interesse, da parte di due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e diventa un matrimonio d'amore con la moglie ideale (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e Sciascia, Avagliano, S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Storia, G. Mazzacurati, Introduzione e biografia, dalla Prefazione a Il fu Mattia Pascal, Einaudi; Vita di Pirandello; Pirandello e la moglie Antonietta, G. GiudiceTipografico Torinese, M. Manotta, Pearson Paravia Bruno Mondadori, L. Pirandello, S. Pirandello, A. Pirandello, Il figlio prigioniero: carteggio tra L. e S. Pirandello durante la guerra Mondadori,  Motivazione del Premio Nobel per la Letteratura. Tutti i no di Mussolini a Pirandello. L'arci-fascista non piace al Duce; G. Afeltra, Mia cara Marta, l'amore platonico di Pirandello  Tra Pirandello e M. Abba ottocento lettere di emozioni  Einstein e l'invito. Lo scontro che nessuno vide  L. Lucignani, Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale. Chiede di entrare nei Fasci (La Stampa); F. Sinigaglia, I volti della violenza a teatro, Lucca, Argot. Non e l'unico filosofo che si iscrive al partito fascista nel pieno della vicenda Matteotti. Ungaretti si iscrisse appena nove giorni dopo il funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La Sapienza" di Roma. La sua adesione al fascismo, G. Giudice, Pirandello (POMBA Torino); Pirandello e la politica, su atutta scuola. G. Lagorio, Troppi idiotic. E Pirandello partì; Pirandello, nudità e fascismo; Pirandello. Gli anni del fascismo; B. Mussolini, Nel solco delle grandi filosofie -- relativismo e fascismo, in Il popolo d'Italia. Le idee di Mazzini e di Sorel influenzano profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile (S. Zamponi, Lo spettacolo del fascismo, Rubbettino. Sorel è veramente il notre maître (B.Mussolini, Il Popolo in Opera Omnia); Interviste: parole da dire, uomo, agl’altr’uomini, Rubbettino; riportato da G. Giudice. Prefazione alle Novelle per un anno, Milano, Storie dalla storia, L'oro alla patria Il Sole 24 ORE  M. Sambugar, Letteratura italiana per moduli, Incontro. R. Dombroski, L'esistenza ubbidiente – la filosofia sotto i fasci (Guida); L'Ovra a Cinecittà di Natalia ed Emanuele V. Marino,  Boringhieri, Il Post); I giganti della montagna, taote.  Così, in una bara in affitto, riportammo a Girgenti le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del pre-fetto, e infine del vescovo. In Camilleri e lo strano caso delle ceneri di Pirandello. N. Borsellino, Il dio di Pirandello: creazione e sperimentazione, Sellerio, R. Alajmo, Le ceneri di Pirandello, Drago, in Saggi poesie, scritti varii Mondadori, Milano). I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie e davanti agl’occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico. D. Marcheschi, L'umorismo, Milano, Oscar Mondadori, X.  Marcheschi rivela che copia intere pagine del saggio da opere precedenti di L. Dumont, A. Binet, G. Séailles, G. Negri, G. Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di T. Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in “Caro Pirandello, ti ho beccato a copiare.  Pirandello, L'umorismo e altri saggi, Giunti; S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, TPirandello: guida al Fu Mattia Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una scelta spiritista  Sambugar, La sua filoofia s'inserisce in un contesto culturale in cui è presente il concetto di relativismo: la teoria della relatività di Einstein, il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria quantistica di M. Planck. Simmel fonda il suo relativismo sulla convinzione che non esistono leggi storiche obiettivamente valide. Dizionario di filosofia). E nelle arti figurative il relativismo è ripreso dal cubismo caratterizzato da una rappresentazione dell'oggetto considerato simultaneamente da diversi punti di vista. S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Maschere nude, I. Zorzi, Newton Compton); E. Providenti, Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio Providenti, Luigi Pirandello. Epistolario, Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze); U. Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Laterza, RomaBari, Luigi Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria. C. Vicentini, Il disagio del teatro (Marsilio, Venezia). La prima rappresentazione della commedia La morsa si ha a Roma, al Metastasio, ad opera della Compagnia del "Teatro minimo" diretta da N. Martoglio che la mise in scena assieme all'atto unico Lumie di Sicilia. Cedendo alle insistenze di Martoglio acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia sono rappresentate nella stessa serata. I due atti unici hanno diverso esito presso il pubblico, che accolge con favore La morsa, mentre non grade Lumie di Sicilia (in Interviste, Parole da dire, uomo, agli altri uomini" di I. Pupo, Rubettino,  Legato a ricordi della fanciullezza di Pirandello.  Da. Savio, Il carnevale dei morti. Sconciature e danze macabre nella narrative, Novara, Interlinea. l mio primo libro fu una raccolta di versi, “Mal giocondo”. In quella prima raccolta di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non so neppure che cosa e l'umorismo ("Le lettere"); “Il cinema di Amedeo Fago Pirandello NASA. Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Esclusa, Milano, Fratelli Treves, Fu Mattia Pascal, Milano, Treves, I Pirandello. La famiglia e l'epoca per immagini, E. Zappulla, Catania, la Cantinella, R. Alonge, Roma-Bari, Laterza, U. Artioli, L'officina segreta” (Bari, Laterza); R. Barilli, La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, E. Bonora, Sulle novelle per un anno in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, N. Borsellino, Ritratto e immagini, Roma-Bari, Laterza, N. Borsellino e W. Pedullà (diretta da), Storia generale della letteratura italiana, Il Novecento, La nascita del Moderno, Milano, Motta, F. Michele e M. Rössner, L’identità italiana, Atti del Convegno internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De Castris, Storia di Pirandello (Bari, Laterza); A. Benedetto, Verga, Annunzio, Pirandello (Torino, Fògola); L. Lugnani, L'infanzia felice (Napoli, Liguori); G. Macchia, “La stanza della tortura, Milano, Mondadori,  Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, F. Medici, Il dramma di Lazzaro. Asprenas, A.  Pagliaro,  “U ciclopu, dramma satiresco d’Euripide ridotto in siciliano (Firenze, Monnier); G. Podestà,  "Humanitas", F. Puglisi, L'arte; Messina-Firenze, D'Anna, F. Puglisi, Pirandello e la sua lingua, Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, L. Pirandello, Milano, Mondadori, F. Puglisi, Pirandello e la sua opera Catania, Bonanno, C. Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano. D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello” (Milano, Feltrinelli); A. Sichera, Ecce Homo!Nomi, cifre e figure di Pirandello (Firenze, Olschki); R. Scrivano, La vocazione contesa” (Roma, Bulzoni, G. Taffon, Il gran teatro del mondo, in Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900. Tecniche, forme, invenzioni, Roma, Laterza, G. Venè, “Fascista. La coscienza borghese tra ribellione e rivoluzione” (Venezia, Marsilio); M. Veronesi (Napoli, Liguori); C. Vicentini, “Il disagio del teatro” (Venezia, Marsilio); R. Vittori, Il trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi' (Firenze, Liberoscambio); E. Zappulla, Pirandello e la filosofia siciliana, Catania, Maimone, Filosofi siciliani del secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di Pirandello D. Fabbri Lanterninosofia  su Pirandello Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Conferenza Episcopale Italiana. nobelprize. Audiolibri di Luigi Pirandello, su LibriVox.  di Luigi Pirandello, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.:etteratura fantastica, Fantascienza. Movie Luigi Pirandello, su Internet Broadway Database, The Broadway League.Luigi Pirandello, su filmportal.de.  Centro Nazionale Studi Pirandelliani, su cnsp. Istituto di studi pirandelliani allo Studio Luigi Pirandello. E. Licastro, Pirandello fra Spengler e Wittgenstein. Luigi Pirandello. Pirandello. Keywords: e dov’è il copione? è in noi, signore – il dramma è in noi -- siamo noi – R Chiede d’entrare nei fasci, La Stampa, Gentile e Sorel, Mussolini e Nietzsche, Mussolini e Sorel. – ridotto in siciliano. U ciclopu, decadentismo, identita personale, l’io e la societa, il collettivo, l’intersoggetivo. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pirandello” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675808450/in/photolist-2mPzFQD-2mMVzhz-2mLKtaD-2mLEqtd-2mKNNqN-2mKjsJY-2mJoZKd-2mJmMsF-2mJq2uE-2mJmM2F-2mJkynC-2mJoZHV-2mJq2vG-2mJq2uz-2mJmM3h-2mJgred-2mJoZJM-2mJkymR-2mJgreo-2mJkynN-2mJoZHp-2mJoZJX-FMciDY

 

 

Grice e Pirro – l’idealismo di Gentile – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Severo). Filosofo. Studia a Roma sotto Spirito. Studia Allmayer sotto Plebe. Insegna a Perugia e Palermo. Studia Gentile. Pubblica “L'attualismo di G. Gentile e la religione” (Sansoni). Fra i suoi saggi si ricordano anche “Filosofia e politica in Croce” (Bulzoni). Si interessa alla ricerca storiografica e svolse numerosi saggi di  su Terni. Esponente di spicco della vita culturale della città umbra, studia gli aspetti poco indagati di quella che fino ad allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto la Giunta di G. Ciaurro, coordina il progetto per la realizzazione di un museo archeologico nel convento di San Pietro sotto. Peroni. Nei suoi studi di storia ricostrusce prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di G. Pansa, episodi della guerra civile tra cui l'assassinio del sindacalista Carloni e del dirigente d'azienda Corradi.  Fonda il "Centro Studi Storici", un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata la rivista “Memoria” L'obiettivo di “Memoria”  è quello di porre fine all'amnesia organizzata, facendo conoscere a tutti le vicende di una città figlia non solo dell'industrializzazione. Accanto ad un nuovo sguardo per le vicende passate “Memoria” inaugura una stagione di storiografia libera da condizionamenti ideologici e basata sulle fonti.  Suscita critiche per la ricostruzione di alcuni episodi di violenza avvenuti durante la resistenza anti-fascista, critiche che si sono particolarmente concentrate all'indomani della sua scomparsa ad opera di storici locali, che lo accusano di revisionismo. In realtà il suo lavoro è sempre stato suffragato dalla presenza della fonte documentale. Le vicende ricostruite, come ad esempio quella dell'uccisione di Corradi o Urbani, ad opera dei partigiani non sono mai trattate dalla “storiografia ufficiale”. Consigliere dell'stituto per la Storia dell'Umbria e dell'stituto di Cultura della Storia dell'Impresa Franco Momigliano, dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. Il saggio  “Regnum hominis: l'umanesimo di Gentile” fa parte della collana della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma. Un saggio dedicato al Risorgimento pubblicato da Morphema intitolato Scritti sul Risorgimento. Un saggio "Dopo Gentile dove va la scuola italiana". Il Consiglio Comunale di Terni delibera di dedicare la sala Tacito di Palazzo Carrara in Terni a Pirro. Con l'occasione si presenta il carteggio "La vita come Ricerca, la vita come Arte, la vita come Amore", titolo riferito all’omonimo saggio di Spirito. In occasione delle celebrazioni della fondazione del Liceo Tacito di Terni, gli viene dedicate nell'atrio della scuola, una targa con una dicitura tratta da una poesia di Gibran. Altre opere: "Italia e Germania nel Novecento", raccolta di saggi da “Studi Politici". Pubblica una raccolta di memorie di scritti di garibaldini intitolata "Correva l'anno 1867” “Terni e l'affrancamento di Roma nelle memorie dei garibaldini; il saggio "Filosofia e Politica e Giovanni Gentile" (Aracne). Il Comune di Terni delibera la posa di una targa in memoria presso la dimora di  Pirro. La Soprintendenza Archivistica dell'Umbria e delle Marche dichiara il suo archivio di notevole interesse culturale ai sensi del T.U. dei Beni Cultural. Viene scoperta sulla casa a Piazza Clai a Terni una targa commemorativa. Viene pubblicato da Intermedia "L'unica via è il Pensiero: scritti in memoria". Altre saggi: “Una missiva a Spirito,” “L'attualismo di Gentile e la religione” (Firenze, Sansoni); “Filosofia e politica in Croce” (Roma, Bulzoni); “Filosofia e politica in Gentile” (Firenze, Sansoni); “La riforma Gentile e il Fascismo”, Giornale critico della filosofia italiana” (Firenze, Sansoni); La politica dell’idealismo italiano” (Firenze, Sansoni); “La prassi come educazione nella gentiliana interpretazione di Marx” (Firenze, Sansoni); “Cultura e politica” (Firenze, Sansoni); “Filosofia e politica: il problematicismo” (Roma, Bulzoni); “La repubblica fascista”; “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica fascista” (Perugia, IRRSAE, “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone, Thyrus,  Terni e la sua Provincia durante la Repubblica Sociale” (Arrone, Thyrus); R. Ugolini, G. Petroni, dallo Stato Pontificio all'Italia unita” (Scientifiche, Napoli); “Interamna Narthium materiali per il museo archeologico di Terni” (Arrone, Thyrus); Le acque pubbliche gli acquedotti di derivazione e le utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni nei sommari riguardi: tecnico, legislativo e storico” (Terni-Giada, ICSIM, Una scuola una città: il Liceo ginnasio di Terni” (Arrone, Thyrus); “Terni nell'età del Risorgimento” (Arrone, Thyrus); “Sull'avvenire industriale di Terni, scritti di L. Campofregoso; Perugia: CRACE/ICSIM, “Garibaldi visto da G. Gentile” (Roma, Istituto per la storia del Risorgimento Italiano); "Per Garibaldi" (Arrone, Thyrus); “I Giustizieri, La Brigata Gramsci tra Umbria e Lazio, di M. Marcellini, Mursia, neRegnum hominis, L'Umanesimo di Gentile” (Collana Scientifica Fondazione U. Spirito e Renzo de Felice, Roma, Nuova Cultura); “Scritti sul Risorgimento” (G. Furiozzi), Terni, Morphema); “Dopo Gentile dove va la scuola italiana (Firenze, Lettere); La vita come ricercar, la vita come arte, la vita come amore” (Terni, Morphema); Italia Germania Saggi di Filosofia Politica, Amazon, Filosofia e Politica in G. Gentile” (Aracne, Roma); Maceo Carloni: Storia e Politica (Intermedia, Orvieto); Manifesto del convegno su G. Petroni; Garibaldi Terni Mostra documentaria e pubblicazioneIstituto della Storia del Risorgimento G. Petroni Dallo Stato Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio Terni, La Rivoluzione Francese, Terni, La nascita della Repubblica e gli anni della ricostruzione”; Bibliomediateca, Terni, 7ricerca storico documentaria; sezione ldella mostra in collaborazione con Archivio di Stato di Terni e Biblioteca comunale di Terni; in collaborazione con Centro per la promozione,  Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea” (Arrone, Thyrus); Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere dell'Umbria meridionale, scritti di Vaux et al.; Terni: CRACE/ICSIM  E. Passavanti nell'Italia del Novecento, Atti del Convegno di studi (Terni)” (Arrone: Thyrus); Convegno dei Lincei (Terni), Cesi e i primi Lincei in Umbria, atti del Convegno dei Lincei: Terni” (Arrone: Thyrus); dei Lincei, “Mazzini nella cultura italiana:”, atti del Convegno di studi, Terni” (Arrone: Thyrus); Magalott,  erudito, giureconsulto, docente di Diritto” (Arrone: Thyrus); Per Garibaldi” (Arrone: Thyrus); San Valentino patrono di Terni, atti del Convegno di studi: Terni” (Arrone: Thyrus); La vita come arte” (Sansoni, Firenze); “La vita come amore” (Sansoni Firenze); “La riforma della scuola” (Sansoni, Firenze); “Il problema dell'unificazione del sapere”; “Dal mito alla scienza” (Sansoni, Firenze); “La mia ricercar” (Sansoni, Firenze); Dall'attualismo al problematicismo” (Sansoni, Firenze); di Giovanni Gentile;  Il concetto di “pedagogia, in Scuola e Filosofia” (Sandron Palermo); “Giornale critico della filosofia italiana” (Sansoni, Firenze); “La scuola laica” (Vallecchi. Firenze); “Sistema di logica’ (Laterza, Bari); “La scuola” (Vallecchi, Firenze); “Che cos'è il fascismo”; Discorsi e polemiche” (Vallecchi Firenze); “Saggi critici” (Vallecchi, Firenze); Scritti pedagogici” (Treves, Milano); “Origini e dottrina del fascismo” (Istituto Fascista, Roma); di B. Croce  Contributo alla critica di me stesso. Napoli); Conversazioni critiche, (Laterza, Bari); “La letteratura d’Italia” (Laterza, Bari); “Cultura e vita morale” (Laterza, Bari); “Etica e politica” (Laterza, Bari); “Pagine sparse” (Laterza, Bari); La guerra civile”; “Memoria” (Thyrus, Arrone); “La storia rovesciata”, “L'umanesimo di  Gentile” (Cultura, Roma); “L'uomo e la storia (Thyrus, Arrone). Il percorso storico, "Regnum hominis". L'ospite di passaggio, la difesa. Sull'avvenire industriale di Terni; Rassegna storica del Risorgimento. La vita come Ricerca, la vita come Arte, la Vita come Amore.  Vincenzo Pirro. Pirro. Keywords: l’idealismo di Gentile, Istituto Nazionale Fascista, Origini e dottrina del fascismo, che cosa e il fascismo – discorsi e polemiche vallecchi, Firenze, Mazzini, per una storia dell’umbria durante la repubblica fascista, la repubblica fascista, gentiliana interretazione di Marx; la filosofia di Gentile, filosofia e politica in Gentile, Gentile nella grande guerra, il partito ha un capo che e dottrina vivente, Gentile e Mussolini, il concetto di stato, il concreto di Mussolini nel astratto dello stato, Pirro interprete di Gentile – la universita fascista di Bologna, la formazione dei dirigenti del regime – la repubblica fascista, storia e filosofia, la critica de Pirro alla damnatio memoriae di Croce, lo studio della filosofia nel veintennio fascista, l’origine del fascismo filosofico – Gentile, filosofo del fascismo – dizionario filosofico del fascismo, stato, spirito nazionale, italianita, romanita, propaganda, democrazia, repubblica, Italia, stato italiano -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pirro” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738640643/in/datetaken/

 

Grice e Pizzi – la regola di Boezio – filosofia italiana – la causa della cosa – abduzione e prova -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “About time an Italian philosopher takes ‘la regola di Boezio’ seriously!” Studia a Milano. Studia il condizionale contro-fattuale.  Insegna a Calabria e Siena, “Logica della prova” a Milano. Cura Hughes e Cresswell, che offre una panoramica completa e aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa linea di ricerca, compila due antologie con introduzioni. Una dedicata al tempo e una dedicata al condizionale (se-ismo). Comone una serie di saggi in cui viene introdotta una logica dell'implicazione consequenziale. Il scopo della logica dell’implicazione con-sequenziale e riformulare le basi della logica connessiva nel quadro della logica modale. Questa traduzione consente di assiomatizzare un sistema G che risulta complete e decidibile mediante tableaux con un sviluppo verso una generalizzazione di questi risultati. Altri temi di ricerca csono stati il problema della definizione a della reduzione della necessita ai termini di contingenza, l'applicazione del quadrato dell’opposizione e del cubo dell’opposizione al modo, l'approccio al modo in termini di multi-imodo, cioè mediante l'impiego di un linguaggio base avente come primitivi una moltitudine d’operatori modali – contro la tesi dell’aequi-vocita di Grice. Nel campo della scienza il tema su cui lavora in modo preminente è stato quello del contro-fattuale della causa, a cui ha dedicato saggi destinati a un pubblico interessato all'epistemologia giudiziaria alla Hart/Honore – causation in the law. If you’re looking for the cause of what he did, what he did was very wrong – implicature! Sempre in questo settore compone un saggio sull’abduzione, dove analizza un caso giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica compone un saggio che contiene una discussione metodologica delle indagini ancora aperte sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog. Altre opere: “Introduzione alla logica modale” (Il Saggiatore, Milano); “La Logica del tempo” (Boringhieri, Torino); “Leggi di natura, modalita, ipotesi” (Feltrinelli, Milano); “Eventi e cause: na prospettiva condizionalista” (Giuffre', Milano); “Diritto, abduzione e prova” (Giuffre', Milano); “Ripensare Ustica, Createspace); “Implicazione logica”;  “Causalità (filosofia) “Abduzione”; “Strage di Ustica, claudiopizziit.wordpress.com. Claudio Pizzi. Pizzi. Keywords: la regola di Boezio, la tragedia d’Ustica, il se, condizionale contro-fattico, Grice, il modo, operatore di modo, cubo di Aristotele, il cubo dell’opposizione, opposizione quadratica, opposizione cubica, prova, causa, probabilita, l’idea di causa, ‘Actions and Events’ – causa ed aitia – il significato di causa in Cicerone – di causa a cosa – causa come latinismo – uso di cosa come causa – evoluzione della cosa dalla causa – della causa della cosa – implicazione, interplicazione, explicazione, interplicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738904654/in/datetaken/

 

Grice e Pizzorno – la pollitica assoluta – filosofia italiana – filosofia del sindacato, filosofia fascista -- Luigi Speranza (Trieste). Filosofo. Studia a Torino. Insegna ad Urbino, Milano e Fiesole. Oltre agli importanti studi sulla materia sociologica conduce ricerche di sociologia economica e politica, in special modo sulle organizzazioni sindacali e sui conflitti di classe, sulla politica italiana e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nelle società industriali. Saggi: “Le classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione” (Einaudi); “Lotte operaie e sindacato in Italia, “Le regole del pluralismo”; “I soggetti del pluralismo”; “Classi, partiti, sindacati (Bologna); “Le radici della politica assoluta (Feltrinelli): “Il potere dei giudici” ("Il nocciolo", Laterza); “Il velo della diversità: studi su razionalità e riconoscimento (Feltrinelli); “Sulla maschera” (Il Mulino). Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “The reason why Pizzorno – bless his soul – does not criticize fascism, is that he possibly finds his theory of ‘communitarianism, razionalization and community, and the appeal to Tonnies’s community, almost too fascist to be true! – it’s the ‘bund’ – and other fascist conceptions that I sindacati had to fight against during the veintennio fascista!”. Grice: “The pity with PIzzorno is that he focuses on sindacati as from 1968, when he was getting drunk in Paris! He should have studied the sindicati during the veintennio fascista!” -- Grice: “I am pleased that Pizzorno quotes me. He apparently says that he is not into ‘conversation’ in the *sense* (senso) of Grice. Footnote there. When the index was compiled, Pizzorno, who was at Oxford at the time and could have asked (or axed), had no idea what my Christian name was, so he followed Speranza’s advice: ‘when you do not know the first name or Christian name use ‘John’ – so he did. (The corollary to Speranza’s corollary is: when you don’t know the surname, use ‘Smith’). So Grice, J. I became in his name index!” Alessandro Pizzorno. Pizzorno. Keywords: politica assoluta, razionalita e riconoscimento, razionalizzazione, soggetti del pluralism, lotta operaia, sindacato, la politica assoluta, fascismo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzorno” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738886114/in/datetaken/

 

Grice e Plantadossi – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ripatransone). Filosofo. Saggi: “Conclusiones”, “Lectura super Primum Sententiarum”, “Prologi”; “Questiones”; “Questio de gradu supremo”. Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Not to be confused with FRANCESCO of Marchia. This is JOHN of Marchia. Nannini – metafisica, idea, exemplaris. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals. From Ripa to me.” Giovanni da Ripa. Giovanni da Ripatransone. Giovanni Plantadossi. Keywords: implicatura, universale, il problema degl’universali, A. Combes, Vignaux, Nannini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plantadossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692212085/in/photolist-2mKS6HX

 

Grice e Plebe – il dizionario – filosofia italiana – filosofia siciliana. Luigi Speranza (Alessandria). Filosofo. Grice: “I think I love Plebe: he wrote a beautiful chapter on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief history of ancient rhetoric,’ and like my tutee Strawson, he approached Aristotle and modernist logic in a genial way --.” I have been criticized for titling ‘Sicilian philosophy’ anyone from Sicily, even if he left Sicily when he was three years old. In such a case, Plebe is a representative of Sicilian philosophy, my critic would say. Born in Italy, he jumped to the isle to teach … philosophy!” Seguo il verso di Orazio “Odio la massa e me ne tengo lontano”. Solo in questo sono uomo di destra. Studia a Torino. Insegna a Perugia e Palermo. Filosofo inizialmente marxista, ha una clamorosa rottura e viene annoverato fra i sostenitori dell'anticomunismo politico-culturale di quel periodo. Dopo una militanza di due anni con i socialdemocratici di Saragat, aderisce al Movimento Sociale Italiano. Rompe anche.Adere  al partito Democrazia Nazionale. Storico della filosofia, in particolare la antica filosofia italica. Riavvicinatosi al marxismo,  è editorialista del quotidiano Libero. Si define come un illuminista scettico sostenitore d'un anarchismo. Altre saggi: “Hegel. Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico” (Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” Vera, Spaventa, Jaja, Maturi, Gentile” (Torino, SEI); “Spaventa e Vera” (Torino, Edizioni di filosofia; “La nascita del comico: nella vita e nell'arte degli antichi italici e romani” (Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino, Edizioni di filosofia); “Processo all'estetica” (Firenze, Nuova Italia); “Il problema kantiano” (Torino, Edizioni di filosofia); “Breve storia della retorica” Milano, Nuova Accademia); “La dodecafonia” (Bari, Laterza); “La logica formale” (Bari, Laterza); “Discorso semi-serio sul romanzo” (Bari, Laterza); “Estetica” (Firenze, Sansoni); “Storia della filosofia. Per il liceo classico” (Messina, D'Anna); “Termini della filosofia” (Roma, Armando); “Antica filosofia italica” (Firenze, Nuova Italia); “Che cosa è l'Illuminismo” (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Marx (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Hegel” (Roma, Ubaldini); “Atlante concettuale delle nuove filosofie: termini di denunzia, categorie dell'anti-conformismo, formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie” (Roma, Armando); “L'estetica italiana dopo Croce” (Padova, RADAR); “Che cosa è l'estetica?” (Roma, Ubaldini); “Che cosa è l'espressionismo?” (Roma, Ubaldini); “Dizionario filosofico” (Padova, RADAR); “Storia del pensiero” (Roma, Ubaldini); “Filosofia della re-azione” (Milano, Rusconi); “Quel che non ha capito Marx” (Milano, Rusconi); “Il libretto della destra” (Milano, Borghese); “A che serve la filosofia?” (Palermo, Flaccovio); “Un laico contro il divorzio” (Roma, INSPE); “La civiltà del post-comunismo” (Roma, CEN); “La filosofia italica” (Milano, Vallardi); “Il materialismo: fisica, biologia e filosofia oltre l'ideologia” (Roma, Armando); “Semiotica ed estetica” (Roma-Baden Baden); Il libro-Field educational Italia-Agis); “Leggere Kant, Roma, Armando); “Logica della poesia” (Palermo, Ila Palma); “Storia della filosofia” (Palermo, Ila Palma); “Manuale di estetica” (Roma, Armando); “Manuale di retorica”; Roma, Laterza); “La filosofia occidentale” (Roma, Armando); “Contro l'ermeneutica” (Bari, Laterza); L'euristica” (Roma, Laterza); “I filosofi e il quotidiano” (Roma, Laterza); “Dimenticare Marx?” (Milano, Rusconi); Politica (Milano, Rusconi); “Filosofi senza filosofia” (Roma, Laterza); “Tornerà il comunismo?” (Casale Monferrato, Piemme); “Manuale dell'intellettuale di successo” (Roma, Armando); Il quinto libro del capitale. Marx contro i marxisti” (Milano, via Senato); Gl’illuministi. Obiettivo libertà (Milano, via Senato); “Memorie di sinistra e memorie di destra. Un filosofo negli anni ruggenti” (Palermo, Qanat). Storia della filosofia: Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano); Il filosofo trasgressivo, cinema gay, Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario, La destra fece un brutto affare. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Armando Plebe. Plebe. Keywords: il dizionario – Gentile hegeliano – Torino SEI – storia della filosofia, antica filosofia italica, filosofia italica e filosofia romana, antica filosofia romana, filosofia dell’antica roma, azione e reazione, cicerone e la retorica Latina, la rhetorica ad herennium; Cicerone e la disputa tra retorica e filosofia; la retorica come arte nel ‘De oratore’ ciceroniano; la polemica di Quintiliano contro Seneca sulle sententiae; forma a contenuto nella retorica ciceroniana; il dialogo de oratoribus; quintiliano, la decadenza della retorica Latina; lessico logico, valore di verita, Strawson citato da Plebe, testo di Strawson tradutto da Plebe in “Logica formale”, la polemica Grice/Quine sotto Aristotele, connetivi, quantificatori, quadrato dell’opposizione, indice alla storia della filosofia antica di Plebe, approccio hegeliano alla storia della filosofia antica Latina – indice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plebe” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700177027/in/photolist-2mPXDFp-2mPCBQQ-2mNbFJE-2mNaHiH-2mLLZRD-2mLGRht-2mLyVqx-CkaHMd-CntuMM-CntseF

 

Grice e Poggi – implicatura – filosofia italiana – il veintennio fascista – incontro con Mussolini ad Ancona – filosofia ligure – I fatti di Sarzana – lasciato in liberta da Mussolini – massone proibiti -- Luigi Speranza (Sarzana). Flosofo. Colpito dalla violenza usata nei confronti del popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che dovettero subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo porta a simpatizzare per quel partito che stava nascendo e al quale si iscrise. Studia a Palermo e Genova. Pubblica “La questione morale nel socialismo: Kant e il socialismo.” Insegna a Genova. Ppartecipa come delegato al Congresso socialista di Ancona, nel corso del quale ebbe un duro scontro con il massimalista  Mussolini sul problema della compatibilità o meno del socialismo con la massoneria.  L'assemblea da in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi di Mussolini dell'incompatibilità. Si reca nelle domeniche d'inverno al palazzo genovese di via Palestro dove Rensi animano un vero e proprio salotto, arricchito dalla presenza di illustri personalità quali il poeta e romanziere Pastorino,  Buonaiuti, Sella o Rossi. Mussolini si ricorda di quel suo leale tenace avversario e lo liberar, come attesta una registrazione esistente nel suo fascicolo personale presso l'Archivio Centrale dello Stato, lasciato in libertà dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato per atto di clemenza di S.E. il Capo del Governo. Saggi: “Lo stato italiani” (Firenze, Bemporad); “Cultura e Socialismo” (Torino, Gobetti); “Gesuiti contro lo stato liberale” (Milano, Unitas); “Filosofia dell'azione” (Roma, Alighieri); “Concetto del Diritto e dello Stato: saggi critici” (Padova, Milani); La preghiera dell'uomo” (Milano, Bocca); G. Meneghini, Socialismo spezzino, appunti per una storia, Massa G. Meneghini, G. Meneghini Sui luttuosi fatti del luglio v. Giuseppe Meneghini, La Caporetto del fascism Sarzana Mursia Editore Milano,  Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova G. Meneghini, G. Meneghini,  Poggi  G. Meneghini, Poggi, Piero Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Liguria Edizioni Sabatelli, Giuseppe Meneghini, Socialismo spezzino Appunti per una storia, Massa, Centro Studi Agostino Bronzi,.Fatti di Sarzana Socialdemocrazia. Anti-fascista e uomo di cultura, da Testimoni del tempo e della storia di Isa Sivori Carabelli. Alfredo Poggi. Poggi. Keywords: stati pontificii, positivismo giuridico, filosofia giuridica italiana contemporanea – il concetto di diritto, il concetto dello stato italiano – incontro con Mussolini, lasciato in liberta da Mussolini, I fatti di Sarzana, filosofia ligure, criticism kantiano, Adler, saggi sulla filosofia dell’azione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689791889/in/photolist-2mPTxJB-2mPAuFE-2mLyVJy-2mKPS8q-2mPhuNk-2mKw3hq-2mKDGhr-2mKxnN1-2mKjsJY-2mPHbXQ-FJVKRC-FbXzmb-Ecrffr-BVvVQu-BqfWHD-Ck2izm-Ck5F6m-Ck9fTK-BvUfSB-AJp6ja-mwcBH4-my8CQ1-mwc4Gc-mwc6XV-mwctYM-mwdQhS-muiFDv-ihD8Yp-ihisHC

 

Grice e Pojero – Villa Pajero -- la setta iniziatica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo. Grice: “Like me, he held symposia in his villa – Villa Amato-Pojero in the Giardino Ingelse a Palermo – lots of Brits there!” StudIa a Napoli e Pisa. La sua villa ai Giardini Inglesi divenne luogo di incontro di filosofi. La sua biblioteca e punto di incontro di filosofi come Gentile, Vailati, Brentano, e Gemelli. Critica il razionalismo, incapace di comprendere la metafisica. Dizionario biografico degli italiani,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Amato Pojero. Giuseppe Pojero. Pojero. Keywords: la setta iniziatica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pojero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737398687/in/datetaken/

 

Grice e Poli – implicatura – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cremona). Filosofo. – e: Bologna. Insegna a Milano e Padova. Pubblica il saggio di “Filosofia elementare”, un eclettico sistema di empirismo e razionalismo.   “Saggi di scienza politico-legali” considerano il diritto un insieme di scienza in quanto trattano dei principi e di arte in quanto applicazione di un principio giuridico nella valutazione dei singoli casi. Il diritto e un'espressione provvidenziale. Si distingue in naturale e in positivo. Combatte il positivismo negli “Studii di filosofia contemporanea”, ri-vendicando la superiorità dello spirito sulla materia. “Saggio filosofico sopra la scuola dei moderni filosofi naturalisti -- coll'analisi dell'organologia, della craniologia, della fisiognomia, della psicologia comparata, e con una teoria delle idee e de' sentimenti” (Milano); “Primi elementi di filosofia” (Napoli); “Elementi di filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano); “La scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia, Istituto Lombardo. Rendiconti); Studii di filosofia contemporanea, Istituto Lombardo. Rendiconti, Cenni sull'opera di Simone Corleo: il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia dell'identità, Istituto Lombardo. Rendiconti, La filosofia dell'incosciente, Istituto Lombardo. Memorie», Studi C. Cantoni, Studio della vita e delle opere. Milano, Filosofia Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dizionario biografico austriaco. Il linguaggio, presidendeo dale grandi controversie de’ filosofi intorno alla sua origine e alla sua formazione, antro non e che elil complesso de’ segni destinati ad esprimere le nostre idee e I nostril sentimente. E comeche vari siano codesti segni per la loro indole e per la loro origine, cosi varia e la specia del linguaggio naturale, ossie delle grida, dei gesti e dell’azione, ed artificiale, ossia della parola e della scrituttura. Fra tutte le opinioni, sembra incontrastabile prima di tutto che gl’animali hanni i segni d’una specidie di linguaggio naturale nelle gride e nei moti. Ma questi signi sono o incerti e inisignificanti. O quasi sempre dubii almameno per noi, senza che sia in loro il potere di perfezionarli. In secondo luogo, e dimostrate che gl’animali quantunque forniti dell’organo della loquella e dell’udito, come anche della facultata di associare e d’imitare, non poterono mai giungere all’invenzione del linguage veramente articolato, e cio per difetto senza dubbio della facolta superior di della ragione. Sicche i pappagalli, che pur vanno ripetendo le voci umana, non hanno al pari delle scimie ne’ loro gesti una vera connessione mentale tra i suoni e le idee annessse, come il dimonstrano il loro parlare a caso ne mai correlative alle domande nuove e straordinarie, e la loro incapacita a ingrandire ed estendere il linguaggio gia appreso. In tterzo luogo e sicuro che com’e impossibile che gl’animale reseano dell’uso d’un linguaggi overamente articolato, non possedendo le idee astratte e generali delle quali esso si compone, cosi riusicrebbe loro affatto inutile, non avendo bisodno di espremiere tutti i nostri pensieri e tutti i nostri sentimenti. Baldassare Poli. Poli. Keywords: naturalisti, organologia, craniologia, fisiognomia, psicologia comparata. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701255863/in/photolist-2mLEs8a-2mLHzhB-2mPxhsE-2mKTyvC-2mPpVqK-2mKFeJo-2mKU7b1-2mPs71e-2mPEECV-2mPoBGn-2mKBwcu-2mKAsyK-2mKCnei-2mPNG7N-2mKyErQ-2mPE3Bq-2mKDA5r-2mKw3hq-2mKDwcr-2mKEJsY-2mKxnN1-2mKA5tC-2mKAuZM-2mKCfz1-2mKjsJY-2mKbpiZ-2mKbok1-2mPLygi-2mPHbXQ-2mHGgw3-2mGT6p1-2mGnP2f-2b7eYAu-22DwUXj-243yMxV-2mES4nb-Eoj4SX-E58e4H-E4u3XA-Dw1w1R-CRAGiK-DcDDsS-DeWyrT-DndBhH-Bq6mau-CfbuaM-CkaHMd-Cntjci-Ckaz7s-CntuMM

 

Grice e Pollastri – olismo hegeliano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Studia a Firenze. Studia la filosofia della natura di Hegel. Si occupa in particolare di filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge la filosofia. Ha uno sportello di consulenza presso il quartiere 4, Centro di Salute Mentale della ASL. Pubblica Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico cercasi, Il filosofo in azienda e L’uomo è ciò che pensa. Fonda Phronesis Associazione Italiana per la Consulenza Filosofica, IPOC.  Collana “Pratiche Filosofiche” diretta da U. Galimberti per Apogeo e cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore IPOC. Insegna consulenza filosofica in numerose università italiane. Ha inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia dell’improvvisazione.  Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz. Collabora con “Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Pubblica la biografia artistica di R. Tesi, Una vita a bottoni (Squilibri). Attivo in campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di Ionesco, Nicolaj, Feydeau, e Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi di F. Storelli dal saggio di A. Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo momentaneamente assenti” di L. Squarzina.  La sua teoria della consulenza filosofica e tutt'uno con una più generale concezione della filosofia e del filosofare. È all’interno di questa idea generale, che comprende una visione della società, degli orizzonti, dei destini della filosofia e il ruolo che il filosofo si svolge, che può essere inserita la sua visione della consulenza filosofica. Il punto di partenza potrebbe essere posto in un’analisi della società e nel ruolo che in essa giocano le psicoterapie e, più largamente il linguaggio e la cultura psico-terapeutica. La sua idea sembra essere quella di chi vede in corso un processo di trasformazione del dolore del male in una pato-logia psicologicamente rilevabile e curabile. Oggi, tanto i manuali psico-patologici come DSM-IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco (sovente però confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono), tendono a far credere che ogni qualvolta si stia “male” ipso facto si sia “malato” e che, di conseguenza, sia necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò ovviamente porterebbe ad un estremo impoverimento nella capacità umana di comprendere e affrontare la vita. In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e l’unica cosa che sembra avere importanza è che esso venga eliminato, la filosofia e la consulenza filosofica (che sembrano più essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due cose diverse) non si presentano come pensiero risolutivo. Prendere decisioni e risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la complessità e anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa di davvero originale e inattuale che la filosofia offre agl’uomini ciò è giustappunto una prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato, l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di efficacia. Con questa impostazione non stupisce dunque che veda in modo estremamente critico la presenza del concetto di aiuto nella consulenza filosofica. Chi si concentra sull’aiutare il consulente rischia di fare semplicemente una psico-terapia mascherata e poco efficace. Concentrarsi sull’ausilio e la soluzione dei problemi posti dal consultante può disperdere la realtà e originale potenzialità della filosofia nel campo della considerazione dei problemi degli individui e della loro vita. Può annullare la capacità di ri-orientare il pensiero e l’agire che la ri-flessione filosofica porta con sé come sua assoluta specificità. Può, infine, privare gl’individui e la società di quella che è forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere svincolata dallo strabordante e acritico dominio del produrre, del finalizzare, e della tecnica. L’onnipresenza del paradigma tera-peutico non deve fare sì che si dimentichi anche il rapporto sano che la filosofia può mantenere con la psicologia rettamente intesa. La psicologia cioè come ricerca di ciò che è proprio del comportamento umano che ogni filosofo coltiva. Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane che cercano di coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni (si pensi all’antropologia o alla sociologia), la psicologia e tenuta in considerazione dallo sguardo del consulente. La psicologia è stata nient’altro che una conoscenza tra le molte che la filosofia doveva comprendere, criticare, porre nel giusto posto che a essa spetta entro una comprensione filosofica del mondo. E se il filosofo non disdegna di occuparsi anche di psicologia, perché oggi il filosofo consulente dove temere oltremisura di fare riferimento anche a essa? Posta in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico, la psicologia non è evitata, al pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca la sua azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del tutto connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura tra questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso, aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica, dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro: morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento- è un agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere applicato perché lo è già sempre, non potendo avvenire senza un argomento, un tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce, come tutte le attività, effetti pratici concreti. Saggi: “L' assoluto eternamente in sé cangiante”; “Interpretazione olistica del sistema hegeliano”; “Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita”; “Guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo); “Consulente filosofico cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica filosofica” (Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche filosofiche per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce, Squilibri); “La consulenza filosofica”; “Breve storia di una disciplina atipica, in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Inter-sezioni, Razionalità del sentimento e affettività della ragione”; “Appunti sulle condizioni di possibilità della consulenza filosofica”; “Discipline Filosofiche, Teoria pratica” e palle di biliardo”; “La consulenza filosofica come mappatura dell’esistenza, in “La cura degl’altro: la filosofia come terapia dell’anima” (Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Autaut, Analisi di P. Rovatti, La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e discorso filosofico, in Itinera. D. Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia. Neri Pollastri. Pollastri. Keywords: olismo hegeliano, etimologia di consultare, consolare, consultare, console – con-solus --, mutuo consiglio, Böttcher Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738831049/in/datetaken/

 

Grice e Pomponazzi  -- l’affair pomponazzi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Flosofo. Important Italian philosopher. Di famiglia agiata. Studia a  Padova sotto Nardò, Riccobonella e Trapolino. Insegna a Padova, Carpi, Padova, Venezia, Ferrara, Mantova, e Bologna. Pubblica “De maximo et minimo”. Publica un commento al “De anima” aristotelico. Scrive il “Trattato dell’immortalita dell’anima” (Bologna), il “Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione” (Grataroli, Basilea) e il “De naturalium effectuum causis, sive de incantationibus” (Grataroli, Basilea) oltre a commenti delle opere di Aristotele. Il “Tractatus de immortalitate animae, in cui sostiene che l'immortalità dell'anima non può essere dimostrata razionalmente, fa scandalo. Attaccato da più parti, la pubblicazione è pubblicamente bruciata a Venezia. Denunciato da Fiandino per eresia, la difesa di Bembo gli permette di evitare terribili conseguenze. E condannato da Leone X a ritrattare la sua tesi. Non ritratta. Si difende con la sua Apologia e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum, una risposta al De immortalitate animae libellus di Nifo, in cui sostiene la distinzione tra verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da Ardigò.  Evita ogni problema pubblicando il “De nutritione et augmentatione”, il “De partibus animalium” e il “De sensu”. Muore suicida. Per i peripatetici, l'anima è l'atto (entelechia) primo di un corpo che ha la vita in potenza. L’animo è la sostanza che realizza la funzione vitale dei corpi. Tre sono le funzioni dell'anima: la funzione vegetativa per la quale gl’esseri vegetali, animali e umani si nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale gl’esseri animali e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione intellettiva, per la quale gl’esseri umani comprendono.  La funzione intelletiva è la capacità di giudicare le immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere si identifica con l'oggetto intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto, ossia con la verità. L’intelletto possibile o passive è la capacità umana di intendere. L’intelletto attuale o attivo o agente è la luce intellettuale. L’intelleto agente contiene in atto ogni intelligibile, e agisce sull'intelletto potenziale come la luce mostra, mette in atto i colori che al buio non sono visibili ma pure esistono e dunque sono in Potenza. L’intelletto agente mette in atto una verità che nell'intelletto possibile e soltanto in potenza. L'intelletto agente è separato, non composto, impassibile, per sua essenza atto separato, esso è solo quel che è realmente. Questo è immortale ed eterno. Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo la dissoluzione del composto. Per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio nel caso dell'anima, ma non dell'anima nella sua interezza, bensì dell'intelletto, poiché è forse impossibile l'esistenza separata dell'anima intera. I parepatetici a Padova si sono divisi in due correnti: gli’averroisti e gl’alessandrini, seguaci questi delle interpretazioni di Alessandro di Afrodisia. Gl’averroisti, secondo una concezione influenzata dall’idealismo sosteneno l'unicità e la trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche dell'intelletto possibile, che per lui non appartiene agl’uomini ma è unico e comune all'intera specie umana. Gl’alessandrini manteneno l'unicità dell'intelletto agente, che fano coincidere con il divino, ma attribuisceno a ciascun uomo un intelletto possibile individuale, mortale insieme con il corpo. Va ricordato che per Aquino nell'uomo è presente un'unica anima per sua natura (simpliciter) immortale, ma per un certo aspetto (secundum quid) mortale, in quanto anche legata alle funzioni più materiali dell'essere umano.  Trae spunto da una discussione con Raguseo il quale, avendo sostenuto che la teoria d’Aquino sull'anima non si accorda con quella aristotelica, lo prega di provare le sue affermazioni mediante mezzi puramente razionali. Fecero bene gli antichi a porre gl’uomini tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché gl’uomini, né puramente eterni né semplicemente temporali, partecipano delle due nature e stando a metà fra loro, può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini sembrano dei perché, dominando il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono quasi completamente razionali. Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie. Altri ancora, uomini nel vero senso della parola, vivono mediamente secondo la virtù, senza concedersi completamente né all'intelletto e né ai piaceri del corpo. Gl’uomini dunque, sono di natura non semplice ma molteplice, non determinata ma bifronte – ancipitis -- media fra il mortale e l'immortale. Questa medietà non è il provvisorio incontro di due nature, una corporea e una non-corporea, che si divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della reale unità degl’uomini. La natura procede per gradi. Gl’esseri vegetali hanno un poco di anima. Gl’animali hanno i sensi e una certa immaginazione. Alcuni animali arrivano a costruirsi case e a organizzarsi civilmente tanto che molti uomini sembrano avere un'intelligenza molto inferiore alla loro.  Vi sono animali intermedi fra la pianta e la bestia, come la spugna della scimmia non sai se sia uomo o bruto, analogamente l'anima intellettiva è media fra il temporale e l'eterno. Polemizza cogl’averroisiti che hanno scisso dalla naturale unità umana il principio razionale da quello sensitivo e con’Aquino, rilevando che l'anima, essendo unica, non può avere due modi di intendere, uno dipendente e un altro indipendente dalle funzioni dei corpi. La dipendenza dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai sensi, lega l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso destino di morte.  È capovolta la tesi fondamentale d’Aquino. L'anima è per sé mortale e secundum quid, in un certo senso, immortale, e non il contrario, perché nobilissima fra le cose materiali e al confine con le immateriali, profuma di immortalità ma non in senso assoluto (aliquid immortalitatis odorat, sed non simpliciter). E ricorda che per Aristotele l'anima non è creata da Dio. Gl’uomini infatti sono generati dagl’altri uomini e anche dal sole. Riguardo al problema del rapporto fra ragione e fede, solo la fede, non le ragioni naturali, può affermare l'immortalità dell'anima e coloro che camminano per le vie dei credenti sono fermi e saldi,  mentre per quanto attiene i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe suscitare, afferma che per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario credere all'immortalità dell'anima e alle ricompense ultraterrene, perché la virtù è premio a sé stessa e chi afferma che l'anima è mortale salva il principio della virtù meglio di chi la considera immortale, perché la speranza di un premio e il terrore della pena provoca comportamenti servili contrari alla virtù.  Il Tractatus provoca clamore e polemiche alle quale rispose, ribadendo le sue tesi con l'Apologia, dove risponde alle critiche amichevoli di Contarini, Colzade e Fiandino. Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche di Nifo, professore di filosofia a Padova.Panizza chiese a Pomponazzi se possono esserci cause sopra-naturali di eventi naturali, in contrasto con le affermazioni di Aristotele, e se si debba ammettere l'esistenza del demonio anche per spiegare molti fenomeni che si sono verificati.  Dobbiamo spiegare questi fenomeni con cause naturali, senza ricorrere al demonio. E ridicolo lasciare l'evidenza per cercare quello che non è né evidente né credibile.  D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce dati sensibili, un puro spirito non potrebbe esercitare un'azione qualunque su qualcosa di materiale. Uno spirito non puo entrare in contatto con il mondo. In realtà vi sono uomini che, pur agendo per mezzo della scienza, hanno prodotto effetti che, mal compresi, li hanno fatti ritenere opera di santi o di maghi, com'è successo con Abano o con Cecco d'Ascoli. Altri, ritenuti santi dal volgo che pensa avessero rapporti con gli angeli sono magari dei mascalzoni. Facessero tutto questo per ingannare il prossimo. Ma, a parte casi di incomprensione o di malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti hanno la loro causa nell'influsso degli astir. È assurdo che un corpo celeste, che regge tutto l'universo non possa produrre un effetto che di per sé e nulla considerando l'insieme dell'universo. Cause naturali, comunque, secondo la scienza del tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni. Al tempo degli idoli non c'era maggior vergogna della croce, nell'età successiva non c'è nulla di più venerato. Ora si curano i languori con un segno di croce nel nome di Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non era giunta la sua ora. Ogni religione ha i suoi miracoli quali quelli che si leggono e si ricordano nella legge di Cristo ed è logico, perché non ci possono essere profonde trasformazioni senza grandi miracoli. Ma non sono miracoli perché contrari all'ordine dei corpi celesti ma perché sono inconsueti e rarissima. Nessun fenomeno ha dunque cause non naturali. L’astrologo che abbia colto la natura delle forze celesti, può spiegare tanto le cause di fenomeni che sembrano sopra-naturali che realizzare opere straordinarie che il popolino considererà miracolose solo perché incapace di individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da politici e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come personaggi straordinari o addirittura inviati da Dio stesso. Se Dio ha creato l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, sarebbe paradossale che egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi sovrannaturali come i miracoli. L’universo è controllato e determinato dall'agire degli astri e Dio agisce indirettamente muovendo questi ultimi. Sviluppa quindi una concezione dell'universo deterministica. Se tale e la forze che governa il mondo, se anche un fenomeno sopra-nturale ha una spiegazione nell'esistenza della forza naturale così potente, esiste ancora una libertà nelle scelte individuali dell'uomo? In Dio, conoscenza e causa delle cose coincidono e dunque egli è veramente libero. Gl’uomini si esprimeno invece in un mondo dove tutto è già determinato. Rifiutato il contingentismo degl’alessandrini, che salvano la libertà umana criticando gli stoici per i quali non esiste né contingenza né libertà umana, è costretto dalla sua concezione strettamente deterministica, ove tutto è regolato dalla forza naturale superiori agl’uomini, a propendere per l'impossibilità del libero arbitrio. L’argomento è difficilissimo. Gli stoici sfuggono facilmente alle difficoltà facendo dipendere da Dio l'atto di volontà. Per questo l'opinione stoica appare molto probabile. Nel cristianesimo c'è maggiore difficoltà a risolvere il problema del libero arbitrio e della predestinazione. Se Dio odia ab aeterno i peccatori e li condanna, è impossibile che non li odi e non li condanni. Così odiati e reietti, è impossibile che i peccatori non pecchino e non si perdano. Che rimane, allora, se non una somma crudeltà e ingiustizia divina, e odio e bestemmia contro Dio? E questa è una posizione molto peggiore di quella stoica. Gli stoici dicono infatti che Dio si comporta così perché la necessità e la natura lo impongono. Secondo il cristianesimo, il fato dipende invece dalla cattiveria di Dio, che potrebbe fare diversamente ma non vuole, mentre secondo gli stoici Dio fa così perché non può fare altrimenti. Espone la mortalita dell’animo con voce dolce e limpidissima. Il suo discorso e preciso e pacato nella trattazione, mobile e concitato nella polemica. Quando poi giunge a definire e a trarre le conclusioni, e rave e posato. Nulla tenero con gli uomini di chiesa, isti fratres truffaldini, domenichini, franceschini, vel diabolini riassume il suo spirito ironico e motteggiante consigliando alla filosofia credete fin dove vi detta la ragione, alla teologia credete quel che vogliono i teologi e i prelati con tutta la chiesa, perché altrimenti farete la fine delle castagne ma e serio e senza compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel “De fato” che Prometeo è il filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è continuamente tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non dorme, non mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato dagli inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi, questa la loro ricompensa. Epperò un filosofo e un dio terreno, tanto lontano dagli altri come un uomo o e dalla sua figura dipinta e lui e pronto, per amore della verità, anche a ritrattare quel che dico. Chi dice che polemizzo per il gusto di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere eretico. Trattati peripatetici  (Milano, Bompiani); B. Nardi (Firenze, Monnier); N. Badaloni, Cultura e vita civile tra Riforma e Controriforma” (Bari, Laterza); G. Zannier, Ricerche sulla diffusione e fortuna del De Incantationibus” (Firenze, Nuova Italia);  E. Garin, Aristotelismo veneto, Peripatetici veneti” (Padova, Antenore);  M. Sgarbi, “Tra tradizione e dissenso (Firenze, Olschki); P. Vitale, “Un aristotelismo problematico: il «De fato», Aristotele si dice in tanti modi, “Lo sguardo”. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia. Petrus Pomponatius. Pomponatius. Pietro Pomponazzi. Pomponazzi. Keywords: peripatetismo veneto. Pomponazzi. Keywords: paripatetismo veneto -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689160403/in/photolist-2mPmNVF-2mNaHiH-2mLQ1Vx-2mKLVA3-2mKAsyK-2mKv1Ab-2mKDwbv-2mKk2pP-2mKbo8n-2mKjibQ-2mKjhGt-2mKkohW-2mKfLXX-2mKhaME-2mKhc2y

 

Grice e Pontara – se il fine giustifichi i mezzi – filosofia italiana -- (Cles). Filosofo. Grice: “I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem about the reduction of the categorical to the the prudential imperative, “Se il fine giustifica i mezzi. Uno dei massimi studiosi della nonviolenza. Fortemente dubbioso dell’eticità del servizio militare. Insegna a Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento.  Uno dei fondatori di “Per la Pace”. Studia etica pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. “Se il fine giustifichi i mezzi” (Mulino, Bologna). Studia Nonviolenza, Pace, Utilitarismo, in Dizionario di politica (Pomba, Torino); Neo-contrattualismo, socialismo e giustizia,  Democrazia e contrattualismo, Riuniti, Roma); Filosofia pratica, Saggiatore, Milano, Antigone o Creonte. Etica e politica (Riuniti, Roma); “Etica e generazioni future” (Laterza, Bari); La personalità nonviolenta” (Abele, Torino); “Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza” (Abele, Torino); “Breviario per un'etica quotidiana” (Pratiche, Milano); “Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Teoria e pratica della nonviolenza” (Einaudi, Torino). G. Pontara. Pontara. Keywords: Grice on the mythic status of the contract in ‘Meaning Revisited’, Grice against the quasi-contractualist, se il fine giustifichi i mezzi, contrattualismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pontara” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701655769/in/photolist-2mPpwbZ-2mLGv16

 

Grice e Ponte – implicatura maschile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lodi). Flosofo. Studia a Genova. Insegna a Pontremoli. D'impostazione tradizionalista, dopo gli studi classici vive a Pontremoli. Storico delle idee e del diritto romano arcaico, studioso di simbolismo, fonda la rivista di ispirazione evoliana “Arthos” -- cultura tradizionale, testimonianza tradizionale, a cura di “Arya”  di Genova. Cura il “Tractatus de potestate summi pontifices”; La Cronologia vedica in appendice a La dimora artica dei Veda. Tra i fondatori del movimento tradizionale romano. Collabora attivamente con “Arya”, ispirate dall'O.I.C.L. Altre saggi: “Dei italici”; “Miti italici,” “Archetipi e forme della sacralità romano-italica” (Genova, Ecig); “Il movimento tradizionalista romano” (Scandiano, Sear); “La religione dei romani” (Milano, Rusconi); “Il magico Ur” (Borzano, Sear); “I liguri: etno-genesi di un popolo” (Ecig, Genova); “La città degli dei”; “La tradizione di Roma e la sua continuità” (Ecig, Genova); "Favete Linguis!" Saggi sulle fondamenta del Sacro in Roma antica” (Arya, Genova); "Ambrosiae pocula" (Tridente, Treviso); "Nella terra del drago" note insolite di viaggio nel Regno del Bhutan (Tridente, La Spezia); “Il mondo alla rovescia” (Arya, Genova); “In difesa della Tradizione” (Arya, Genova); “Le sacre radici del potere” (Arya, Genova); “La Massoneria volgare speculative” (Arya, Genova); “Lettere ad un amico” (Arya, Genova); :Hic manebimus optime” (Arya, Genova); “Etica aria” (Arya, Genova); “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta”; “ “I lari nel sistema spazio-temporale romano”;  “Santità delle mura e sanzione divina,”; “Gl’arii”; “Via romana agli Dei”;  Centro studi La Runa. Renato del Ponte. Ponte. Keywords: implicatura maschile, ario, gl’arii, I liguri, romani, antica roma, massoneria volgare. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponte” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738808129/in/dateposted-public/

 

Grice e Ponzio – il segno dell’altro – semiotica filosofica – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Pietro Vernotico). Filosofo. Studia a Bari sotto Semerari. Insegna a Bari. Cura Rossi-Landi. Studia la fenomenologia della relazione interpersonale. Insegna a Brindisi, Francavilla Fontana, Terlizzi. Studia Scienze dei linguaggi e linguaggi delle scienze. Intertestualità, interferenze, mutuazioni.  Pubblica “Enunciazione e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera” (Guerra, Perugia);  Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio; Introduzione a M. Bachtin (Bompiani); “Il discorso amoroso” (Mimesis) e Bachtin e il suo circolo (Bompiani, collana “Il pensiero Occidentale” diretta da G. Reale); Summule logicales (Bompiani); Manoscritti matematici (Spirali); La filosofia come professione, come istituzione, presuppone una filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla correlazione dialogica delle lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui ‘del linguaggio’ è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del linguaggio, che consiste nella pluri-discorsività dialogizzata. I campi di suo studio e di sua ricerca sono la semiotica e filosofia del linguaggio. Filosofia del linguaggio è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei suoi studi e come egli affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di vista della filosofia del linguaggio, alla luce degli sviluppi delle scienze dei segni, dalla linguistica alla bio-semiotica.  In tal senso il suo approccio può essere più propriamente definito come di pertinenza della semiotica generale, anche se si occupa di semiotica generale, in termini di critica. La semiotica generale supera l'illusoria separazione tra le discipline umanistiche, da una parte, e quelle logico-matematiche e le scienze naturali, dall'altra, evidenziando invece la condizione di inter-connessione. La sua ricerca semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un approccio che è trasversale e inter-disciplinare, o come direbbe lui stesso "in-disciplinato".  Si occupa di semiotica, di linguistica e delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della filosofia del linguaggio, intendendo ‘del linguaggio’ non come indicazione dell'oggetto della filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la filosofia” del linguaggio stesso, come la sua attitudine al filosofare. Filosofia del linguaggio e intesa come filosofia del dialogo, apertura all'altro, disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in crisi del mono-linguismo, del mono-logismo, inventiva, innovazione, creatività che nessun ordine del discorso, nessuna de-limitazione dei luoghi comuni dell'argomentare, può controllare o impedire. Il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella le differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero; uomo/donna; comunitario/extra-comunitario; co-nazionale/straniero; professore/studente. Afferma che ogni differenza-identità, ogni differenza di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza singolare e ogni genere. Ogni identità presuppone, in quanto basato sull'indifferenza e sull'opposizione, prevede il conflitto.  L'unica differenza non indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori identità, fuori genere, come d“sui generis” è l'alterità. Alterità intesa come relazione con l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui ciascuno è in-sostituibile e non indifferente. Un'alterità che l'identità rimuove e censura, relega nel privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera relazione con l'altro. Altre saggi “La relazione inter-personale” (Adriatica, Bari), “L’altro” (Adriatica, Bari); “Linguaggio e relazioni sociali” (Adriatica, Bari); Produzione linguistica e ideologia sociale (Donato, Bari); “Persone, linguaggi e conoscenza” (Dedalo, Bari); “Filosofia del linguaggio e prassi sociale” (Milella, Lecce); “Dialettica e verità -- Scienza e materialismo storico-dialettico” (Dedalo, Bari); “La semiotica in Italia” (Dedalo, Bari); “Marxismo, scienza e problema dell'uomo” (Bertani, Verona); “Scuola e pluri-linguismo (Dedalo, Bari); “All’origini della semiotica” (Dedalo, Bari); “Segni e contraddizioni” (Bertani, Verona);“Spostamenti, Percorsi e discorsi sul segno” (Adriatica, Bari); “Lo spreco dei significanti. L'eros, la morte, la scrittura” (Adriatica, Bari); Fra linguaggio e letteratura” (Adriatica, Bari); “Segni per parlare dei segni” (Adriatica, Bari); Filosofia del linguaggio, Adriatica, Bari, Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni ed eccedenza letteraria” (Bertani, Verona); “Dialogo sui dialoghi (Longo, Ravenna); La filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari); “La tartaruga” (Ravenna, Longo); “Filosofia del linguaggio”; “Segni valori ideologie” (Adriatica, Bari); “Dialogo e narrazione” (Milella, Lecce); “Tra semiotica e letteratura” (Bompiani, Milano); “La ricerca semiotica (Bologna, Esculapio); Il dialogo della menzogna” (Roma, Stampa alternativa, Scrittura, dialogo e alterità” (Nuova Italia, Firenze); Fondamenti di filosofia del linguaggio (Laterza, Roma); “Responsabilità e alterità” (Jaca, Milano); “La differenza non indifferente. Comunicazione e guerra, Mimesis, Milano);  “Il segno dell'altro: eccedenza letteraria e prossimità” (Scientifiche, Napoli); I ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie senza soggetto (Bari, Sud); Comunicazione, comunità, informazione -- comunicazione mondializzata e  tecnologia (Manni, Lecce); “I tre dialoghi della menzogna e della verità (Scientifiche, Napoli); “La rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea” (Levante, Bari); “Metodologia della formazione linguistica” (Laterza, Roma); “Che cos'è la letteratura?” (Milella, Lecce); “Elogio dell'infunzionale -- critica dell'ideologia della produttività” (Castelvecchi, Roma); “Semiotica della musica. Introduzione al linguaggio musicale” (Graphis, Bari); “La coda dell'occhio. Letture del linguaggio letterario” (Graphis, Bari); Basi. Significare, inventare, dialogare” (Lecce, Manni); “La comunicazione” (Graphis, Bari); “Fuori campo: il segno del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (Mimesis, Milano); Il sentire nella comunicazione” (Meltemi, Roma); Semiotica dell'io” (Meltemi, Roma); “I segni e la vita la semiotica” (Spirali, Milano); “Uomini, linguaggi, mondo” (Milano, Mimesis); “Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla linguistica generale” (Bari, Graphis); “I segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione globale (Bari, Cacucci); “Semioetica (Roma, Meltemi); “Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione” (Perugia, Guerra); “Semiotica e dialettica, Bari, Sud); “La raffigurazione letteraria (Milano, Mimesis); Semiotica globale. Il corpo nel segno (Bari, Graphis); Testo come ipertesto e traduzione letteraria, Rimini, Guaraldi); Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma di ricerca della Scuola di Bari-Lecce, (Milano, Mimesi); Dialoghi semiotici (Napoli, Scientifiche); “La cifrematica e l'ascolto” (Bari, Graphis); “Fuori luogo. L'esorbitante nella riproduzione dell'identico” (Roma, Meltemi); “A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica” (Perugia, Guerra); Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio (Bari, Graphis); Tre sguardi su Dupin” (Bari, Graphis); “Scrittura, dialogo, alterità” (Bari, Palomar); “Linguaggio, lavoro e mercato” (Milano, Mimesis); “La dissidenza cifrematica” (Milano, Spirali); Contexto, Da dove verso dove. La parola altra nella comunicazione globale (Perugia, Guerra); “La visione ottusa” (Milano, Mimesis); “L’analisi, la scrittura” (Bari, Graphis); Interpretazione e scrittura, Scienza dei testi ed eccedenza letteraria” (Multimedia, Lecce); “In altre parole, Mimesis, Milano); “La filosofia del linguaggio, Edizioni Laterza, Bari); “Marxismo e umanesimo. Per un'analisi semantica delle Tesi su Feuerbach (Dedalo, Bari); “Manoscritti matematici (Dedalo, Bari); Saggi filosofici, Edizioni Dedalo, Bari); Marxismo e filosofia del linguaggio (Dedalo, Bari); Freudismo, Dedalo, Bari); Semiotica, teoria della letteratura e marxismo (Dedalo, Bari); Il linguaggio, Bari, Dedalo); “Linguaggio e classi sociali. Marxismo e stalinismo (Dedalo, Bari); Il metodo formale e la teoria della letteratura” (Dedalo, Bari); “L'alienazione come fenomeno sociale” (Riuniti, Roma); “Il linguaggio come pratica sociale” (Dedalo, Bari); “Polifonie” (Adriatica,  Bari); Scienze del linguaggio e plurilinguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici” (Adriatica, Bari); Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature. Annali del convegno (Adriatica, Bari); “Tractatus. Summule logicales” (Adriatica, Bari); “La significanza del senso, in “Idee”,  “La genesi del senso”;  Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione alla linguistica (Adriatica, Bari); Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani, Milano); Segni (Laterza, Bari); “Umanesimo ecumenico (Adriatica, Bari); “Semiosi come pratica sociale” (Napoli, Scientifiche Italiane, Napoli); “Semiotica e ideologia” (Milano, Bompiani); “Uccelli, Stampa alternativa, Baria); “Il mio ventesimo secolo, Adriatica Bari); “Sulla traccia del grice” “Idee”, Emmanuel Lévinas, Su Blanchot, Palomar, Bari); “Maschere. Il percorso bachtiniano fino alla pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (Dedalo, Bari); Idea e realtà dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione, comunità, informazione” (Manni, Lecce); “Paul Valéry, Cimitero marino, in “Athanor”,  Il Mondo/il Mare, e in “L'immaginazione”,  Problemi dell”opera di Dostoevskij  (Sud, Modugno (Bari); Lisa Block de Behar, Al margine (Sud, Modugno Bari) Michail Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij  Sud, Bari); “Significato, comunicazione e parlare comune” (Marsilio, Venezia); “La scrittura e l'umano, Saggi, dialoghi, conversazioni” (Bari, Sud); “Per una filosofia dell'azione responsabile” (Manni, Lecce); “Vivant, Riflessioni su Lévinas” (Bari, Edizioni dal Sud); “Marxismo e filosofia del linguaggio” (Manni, Lecce); “Il metodo della filosofia”; “Saggi di critica del linguaggio” (Graphis, Bari); “Disoccupazione strutturale, “Millepiani”, “Lingua, metafora, concetto”; “Vico e la linguistica cognitiva” (Sud, Bari); Meditazioni  (Sud, Bari); “Dall'altro all'io” (Meltemi, Roma); Vita, Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura, Meltemi, Roma); “Linguaggio e scrittura” (Meltemi, Roma); “Trattato di logica. Summule logicales (Bompiani, Milano); “Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani, Milano); “Basi della semiotica”; “Nel segno” (Bari, Laterza); “Mondo di guerra, Athanor; “Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura” (Roma, Meltemi); “Ideologia” (Meltemi, Roma); “Il freudismo” (Milano, Mimesis); Karl Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione, Spirali, Milano, Renato Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. critica Leonard G. Sbrocchi, Bari, Edizioni Dedalo); “Metodica filosofica e scienza dei segni” (Milano, Bompiani); “Semiotica e ideologia” (Milano. Bompiani); Qohélet: versione in idioma saletino e trad. Italiana, Caputo, Lecce, Milella); In dialogo. Conversazioni (Milano, Esi, Athanor.  Umano troppo disumano, Roma, Meltemi, Linguaggi, Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di Pratiche linguistiche e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia, La filosofia del linguaggio (Bari, Laterza);  La filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca scientifica” Bari, Edizioni dal Sud, Athanor. La trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi e letture critiche, Bari, Sud, Calefato, Logica, dialogica, ideologica. I segni tra funzionalità ed eccedenza, Semiosi, infunzionalità, semiotica” (Milano, Mimesis); “La filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca” (Bari, Sud,); Lingua e letteratura, conoscenza e coscienza”; “Identità e alterità nella dinamica della coscienza storica”; “Tutto il segnico umano è linguaggio; Per Qohélet emigrato nel Sud è la vanità ad essere nienzi: dentr  il dialetto è straniera la parola dei re Frank Nuessel, “Virtual; Dal silenzio primordiale al brusio della parola”; “lla ricerca della parola “vissuta”; Tutt'altro”; “Infunzionalità ed eccedenza come prerogative dell'umano” (Milano, Mimesis). Augusto Ponzio. Ponzio. Keywords: il segno dell’altro, semiotica filosofica, segno, segnico, il segnico, l’amore, lo spreco del segno, Vico e la linguistica cognitive; Landi; sottiteso, Grice, pragmatica, metafora, vailati. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponzio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738109076/in/datetaken/

 

Porta -- there may be another!

 

Grice e Porta – implicatura magica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Figlio d’Antonella Della Porta, di origine milanese, interprete di noti sceneggiati Rai (da Sheridan, a Davide Copperfield, a Maigret) e dal baritono Arturo La Porta, di famiglia pugliese (sul Gargano), diretto da Von Karajan e in grandi compagnie con M. Callas, B. Gigli, T. Gobbi, G. Di Stefano, G. Simionato, R.Tebaldi, al cinema (La signora dalle camelie, Casa Ricordi) e in tv (Andrea Chénier di M. Landi, La traviata di M. Lanfranchi).  Studia Bruno a Roma. Cura “De umbris idearum” e il “Cantus Circaeus” in “Il nolese di ghiaccio” (Bompiani).“Ti presento Sophia”Altri saggi: “La Magia”; “Coincidenze miracolose, Storia della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore; Dizionario dell'inconscio e della magia” (Sperling); “Tu chiamale se vuoi coincidenze” (Lepre). “Ricerca sul mito”  “Sulle orme degli antenati”  “Incontri nella notte, “Segnali”; "Immagini da leggere"; “Bellitalia”. “Parlato semplice”  “Bruno”,  “Storia della Magia”  “Storia della cavalleria”   “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”, “Inconscio e Magia Psiche”,  “Guarire insieme”. Studia il rapporto tra la filosofia antica romana e psicologia junghiana. Collabora a “Abstracta”. “La Magia”; “L’Arte della Memoria” “Anima Mundi” Insegna a Siena.Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona.Istituto di Comunicazione Olistica Sociale, Bari.  Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma, Atanor, Ombre delle idee, Roma, Atanor,  Itinerari magici d'Italia. Una guida alternativa, Centro, Roma, Mediterranee, I grandi del mistero, Firenze, Salani,  Storia della magia mediterranea, Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento” (Milano, Fiore d'oro); “L'essenza dell'amore” (Roma, Atanor); Meyrink iniziato, Roma, Basaia); “Morte di un bacio” (Roma, Lucarini); “I tarocchi di Bruno. Le carte della memoria” (Milano, Jaca); “Racconti di tenebra” (Roma, Newton); “Bruno: tra magia e avventure, tra lotte e sortilegi la storia appassionante di un uomo che, ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato per eresie dall'Inquisizione e arso vivo sul rogo” (Roma, NCompton, La battaglia della montagna bianca, Chieti, Solfanelli, PFantasmi. Storie e altre storie sulle orme di M. R. James” (Roma, Compton); L’incubo e del terrore” (Roma, Compton); “Misteri di pietra” (Roma, Grapperia); “Racconti per amore” (Roma, Lucarini); “Bruno: avventure di un pericoloso maestro di filosofia” (Milano, Bompiani); “Roma magica e misteriosa”; Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla cripta dei Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio: un viaggio affascinante nel cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni” (Roma, Compton); “Misteri. Quasi un manifesto della letteratura del mistero e del segreto” (Milano, Camunia);  Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano, Rizzoli); Storia della magia. Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano, Bompiani); “Il ritorno della grande madre” (Milano, Saggiatore); “La magia” (Roma, Marsilio); “Coincidenze miracolose” (Roma, Idealibri); “Donne magiche” (Roma, Idealibri); A come anima, Milano, Pratiche, La quiete del Terrifico, Fasano, Schena, C come cuore. Pagine per lenire il mal d'amore, Milano, Pratiche, Intervista Ettore Bernabei, Roma, Edizioni Eri, S come seduzione; “Dizionario dell'eros e della sensualità” (Milano, Saggiatore); P come passioni” (Dizionario delle emozioni e dell'estasi” (Milano, Tropea); “Dizionario dell'inconscio e della magia” (Milano, Sperling); L'armonia del dolore, Roma, Pagine, Agguato all'incrocio, Milano, Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta storie realmente accadute” (Roma, Lepre); “Il mistero di Dante”;  "Qui trovo libertà autentica", su ecoradio.  Gabriele La Porta. Porta. Keywords: implicatura magica, Bruno, filosofia antica, Jung, il mistero di Dante, il mistero d’Alighieri, Roma, etimologia di roghi, maestro pericoloso, seduzione, sensualita, amore, estasi, storia della cavalleria, Atanor, Roma. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738737449/in/datetaken/

 

Grice e Porta – implicatura fisionomica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico Equense), filosofo. Grice: “He is the one with the funny illustrations of men and animals! The Italian way to comment on Aristotle!” Figlio di Nardo Antonio e di una patrizia della famiglia Spadafora, riceve le basi della sua formazione culturale in casa, dove si era soliti discutere di questioni scientifiche, e dimostra immediatamente le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare attraverso gli studi grazie alle condizioni agiate della famiglia: il padre era infatti proprietario terriero e armatore di navi. Prima il padre e poi il fratello maggiore Gian Vincenzo ebbero a partire dal 1541 la carica di scrivano di mandamento.  La famiglia ha una casa a Napoli a via Toledo (il palazzo Della Porta), una villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la villa delle Pradelle a Vico Equense. Tra i suoi maestri vi sono il classicista e alchimista Pizzimenti, e i filosofi Altomare e Pisano. Pubblica “Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium”. Pubblica un saggio di crittografia, il “De furtivis literarum notis” dove escrive un esempio di sostituzione poli-grafica cifrata con accenni al concetto di sostituzione poli-alfabetica. Per questo è ritenuto il maggiore crittografo italiano. Quando già la sua fama e consolidata, presenta il suo saggio sulla crittografia a Filippo II e viaggia in Italia. Ha un saggio, “Sull'arte del ri-cordare” – ars reminiscendi (Sirri, Napoli).  Fondato intanto i segrettari, l'Academia Secretorum Naturae, Accademia dei Segreti, per appartenere alla quale e necessario dimostrare di effettuare una scoperta. L'accento viene tuttavia posto più sul meraviglioso che sul scientifico. Le raccolte di segreti costituivano un genere letterario che aveva incontrato una straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per “segreto” si intende conoscenza arcana, ma anche ricetta, preparazione di farmaci e pozioni d’effetto straordinaro, riguardante un argomento di medicina, chimica, metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine, ecc.  Colui che insegna a padroneggiarli e chiamato professore di segreti. I segrettari sono però sospettati di occuparsi di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché  e indagato dall'Inquisizione e il circolo dei segrettari chiuso. A lui e tuttavia concesso di continuare gli studi di filosofia naturale. Pubblica “Pomarium” sulla coltivazione degli alberi da frutta. Pubblica “Olivetum”. Entrambi inclusi nella sua enciclopedia sull'agricoltura.  Pubblica  “De humana physio-gnomonia, della fisionomia degl’uomini” (Cacchi, Vico Equense).  Ritiene che l'animo non è impassibile rispetto ai moti del corpo e si corrompe per la passione. In “De ea naturalis physio-gnomoniae parte quae ad manum lineas spectat” (Trabucco, Napli) studia con attenzione i segni delle mani dei criminali. Un tale segnio non e frutto del caso ma importante indizio per comprendere appieno il carattere degl’uomini. Pubblica “Phyto-Gnomonica” (Salviani, Napoli) dove evidenzia l'analogia tra piante e animali, stimolato dai contatti con alcuni alchimisti, poderoso saggio sulle proprietà dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo umano, basato sull'antica dottrina delle segnature.  Corredata da tavole illustrate, estende il concetto di “fisio-gnomica” alle piante -- elencandole a seconda della loro localizzazione geografica.  Ravvisa collegamenti occulti tra la morfologia delle piante e quella dei minerali, degl’uomini, e persino, indirettamente, degli astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoo-morfismo.  Affascinato ed entusiasta per il gran Paracelso e per i suoi dottissimi seguaci perché la spagiria produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negli umani intelletti.  Onde da solleciti investigatori de' secreti della natura applicati a morbi, ritrovano soblimi ed infiniti rimedi, onde la medicina, così gran tempo ristretta negli angusti suoi termini, or, allargando fuori, ha ripieno il mondo de' suoi meravigliosi stupori. La sua villa e frequentata da Campanella. Amico di Sarpi. Conosce anche Bruno. Per ordine dell'inquisitore veneziano doverichiedere il permesso per le sue pubblicazioni a Roma. Si incontra con Sarpi e con Galileo. Incontra i Cesi.  Pubblica la “Taumatologia” (Sirri, Napoli); “Criptologia” (Sirri, Napoli). Scrive ancora un saggio di ottica (“De refractione optices"), uno di agricoltura (“Villae”), uno di astronomia -- “Coelestis Physio-Gnomoniae” (Paolella, Napoli) e “Della celeste fisonomia” (Paolella, Napoli) --  uno di idraulica e matematica -- “Pneumaticorum” (Carlino, Napoli) --, uno di arte militare (“De munitione”), uno di meteorologia -- “De aeris transmutationibus” (Paolella, Napoli) --, uno di chimica -- “De distillatione” (Camerale, Roma) -- e uno sulla lettura della mano (“Chirofisonomia). Nel campo dell'ottica esercita notevoli contributi, indagando le proprietà degli specchi concavi e convessi, conducendo un minuzioso studio delle lenti descrivendo la costruzione di ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il telescopio. Intraprese inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di polveri da sparo e di cosmetici. I numerosi esperimenti che ci descrive indicano un’attitudine che lo pone fra i principali chimici dell’epoca.  I suoi studi sono caratterizzati principalmente dalla ricerca di farmaci dagli effetti eccezionali, utili ad esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o incubi, rimedi contro l’impotenza e la sterilità. Dei Lincei. Rivendica l'invenzione del telescopio, resa nota da Galilei. Fa parte anche di un circolo dedicato alla letteratura dialettale napoletana (Schirchiate de lo Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio), e gl’oziosi. Raccogge esemplari rari del mondo naturale e coltiva piante esotiche. La sua villa e visitata dai viaggiatori e ispira Kircher a radunare una simile collezione nel suo palazzo a Roma. Commediografo e scrisse “Le commedie” (Stampanato, Bari, Laterza), in prosa, una tragi-commedia, una tragedia e un dramma liturgico; “Della chirofisonomia” (Napoli, Bulifon); “Claudii Ptolomaei Magnae Constructionis” (Vivo, Napoli); “Il Teatro” (Sirri, Napoli); “Villae” (Palumbo e Tateo,  Napoli);  “Elementorum Curvilineorum” (Cavagna e Leone, Napoli);  Accusato di plagio da Bellaso, che era stato il primo ad aver proposto questo tipo di cifratura dieci anni prima. U. Eco, R. Fedriga, Storia della filosofia: Dall'Umanesimo a Hegel, Laterza Edizioni Scolastiche, W.  Eamon, Il professore di segreti. Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, A. Paci, Carocci,.M.  Fumagalli, “Semplicisti e stillatori: l'arte degl’aromatari” (Milano, SGS,.Gnome, su treccani.  L. Turinese, “Zoo-morfismo, fisiognomica e fito-gnomica: antesignano della bio-tipologia in medicina,  in “Il cenacolo alchemico” (A. Paolella e G. Rispoli, Napoli, Il Faro di Ippocrate); D. Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento: La magia naturale” (Firenze); A. Paolella, La Spagiria, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G. Rispoli, Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate); A. Paolella, Carteggio linceo, in "Bruniana & Campanelliana", Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Convegno di Vico Equense, M. Torrini, Napoli), P. Piccari (Milano, Angeleli); G. Giudice, “II mago dell'arcana sapienza” (Milano, BVia Senato); A. Paolella, “I Meteorologica di Telesio, Porta e Cartesio -- tra credenza e scienza,  Roma,  Associazione geofisica italiana, A. Paolella, L’astrologia: la Coelestis Physiognomonia” (Poligrafici, Pisa); in "Atti del Convegno L’Edizione nazionale del teatro e l’opera, Salerno M. Montanile, A. Paolella, Appunti di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi filosofici, Napoli, R. Sirri, A. Paolella, Convegno, Roma, Scienze e Lettere, M. Santoro, La "Mirabile" Natura. Magia e scienza (Napoli-Vico Equense) Atti del Convegno, Pisa-Roma, Serra, R. Vivo, Tecnica e scienza, Serra, Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura. Napoli-Vico Equense M. Santoro. Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno, Vico Equense, dei Segretarii. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Ioan. Baptista Porta neapolitano autore (Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum);vulgò De ziferis, Io. Baptista Porta Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem,  vulgo de ziferis, altero libro superaucti, et quamplurimis in locis locupletati. Porta, il mago dell'arcana Sapienza. Filologia. Filologia dellaportiana. Giovanni Battista Della Porta. Porta. Keywords: implicatura fisionomica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738705704

 

Grice e Portaria – Eurialo e Niso, ovvero, dello spirito – filosofia italiana – Luigi Speranza – la coarta (Todi). Filosofo. Grice: “I like Portaria, but then anyone with an interest in Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul who God knews where it comes from, the Romans had spiritus, and animus anima, which is cognate with animos in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a hylemorphic conception where the body (corpus) is what has the ‘materia’ and the ‘breath’ is the ‘forma’ --  Italian philosophers would ignore this – and more so now when Davidson is in vogue! – if it were not for Aligheri who has Portaria in “Paradiso” – there is indeed a serous philosophical confrontation between a Platonic and an Aristotelian conception of the soul as seen in the controversy between Aquino and Portaria! Portaria uses the same linguistic tools: ‘is spiritus’ synonym with ‘anima’? Or must we speak of ‘homonymy.’ And add ‘medium’ into the bargan! Portaria is less canonical than Aquino and should interest Oxonians much, oh so much, more!” – Unfortunately, he was from Todi and donated all his manuscripts to Todi, which many skip in their Grand tour – although it IS on the Tevere as any member of the “Canottiere del Tevere” will know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul Grice – Matteo’s name is Matteo Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria. Nacque da una delle grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi. Studia a Bologna. Insegna a Roma. Alighieri lo nomina, biasimandolo, tramite le parole di Findanza  in opposizione a Ubertino da Casale: “Ma non fia da Casal né d'Acquasparta/là onde vegnon tali alla scrittura/ch' uno la fugge, e l'altro la coarta” (Par. XII, 124-126). Società dantesca. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia dantesca. Matteo d’Acquasparta. Matteo Portaria d’Acquasparta. Portaria. Keywords: filosofi citati d’Alighieri nella Commedia (Par. XII, 124: ma non fia da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la fugge, e l'altro la coarta.). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Portaria” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738696969/in/datetaken/

 

Grice e Porzio – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “His name was plain “Porta,” but in Latin that was latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who wants to be called “Door”?”  Studia a Pisa sotto Nifo. Scrive sul celibato dei preti (“De celibate”), sull'eruzione del Monte Nuovo (“Epistola de conflagratione agri puteolan”i) e sul miracoloso caso di digiuno di una ragazza tedesca (“De puella germanica”). I suoi saggi principali, fra cui il trattato di etica, “An homo bonus vel malus volens fiat” e in particolare il “De mente humana,” nel quale sostene la mortalità dell'anima secondo un'esegesi d’Aristotele. Proprio queste sue dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle sostenute da Pomponazzi nel “De immortalitate animae”, contribuirono a creare una leggenda biografica secondo la quale egli sarebbe stato allievo e quindi semplice epigono di Peretto. In ogni caso, al di là di una innegabile tendenza materialista nella sua esegesi d’Aristotele, evidente anche nel suo saggio, il “De rerum naturalium principiis,” sua produzione è caratterizzata anche da interessi teologici del tutto svincolati dai peripatetici e che sono particolarmente evidenti nei due commenti al pater noster che probabilmente non estranei ai fermenti evangelici della riforma italiana. Tra peripatetici, naturalisti e critici,"De' sensi" e il "Del sentire, studi ittiologici. Porta. Portius. Porcius. Simone Porzio. Porzio. Keywords: implicatura.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porzio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691202426/in/photolist-2mPwPqK-2mNaHiH-2mKLVA3-2mKNMDV-2mKCnei

 

Grice e Possenti – Romolo e Remo – radice dell’ordine civile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Studia a Torino. Insegna a Venezia. Dei Aquinensi. Fonda l’Annuario di filosofia. Centro di Ricerca sui Diritti Umani. Attrato dalla storia delle civiltà, ispirato da Vico. Studia l’idea di un Assoluto impersonale.  Incontra l'istanza metafisica e umanista attraverso Aquino, intuendo le possibilità speculative e liberanti incluse metafisica dell'essere. Tre sono gli ambiti primari della sua ricerca: metafisica, pensiero teoretico e ritorno al realismo; personalismo; filosofia politica. Studioso d’Aquino, del tomismo. Professoree della grande tradizione della filosofia dell'essere, orienta l'attenzione critica verso Gentile, il neo-parmenidismo italiano, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non consegnata interamente alla furia del tempo. Dunque il ritorno all'eterno invece che l’eterno ritorno di Nietzsche e la ripresa del tema della creatio ex nihilo, assente in molta filosofia moderna. Il suo approccio legge metafisica e nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi – i veliani -- di cui il primo è la fisiologia e il secondo la patologia. Individua pertanto nella destituzione dei valori e nella riduzione della ragione a volontà l'esito ultimo del nichilismo. Questo vuole liberare Italia dalla metafisica, ritenuta distrutta dal criticismo, ma il compito della filosofia dell'essere è preparare una ripresa della metafisica dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un posto nella storia della civiltà. Una presentazione ampia della sua è in “Storia della filosofia”; Filosofi italiani contemporanei, D. Antiseri e S. Tagliagambe, Bompiani, si veda anche nichilismo e filosofia dell'essere, intervista, a c. di G. Mura, “Euntes docete.” La riscoperta della metafisica esistenziale è un tentativo di mettere in luce la parzialità di non poche posizioni che hanno proclamato la fine della metafisica occidentale: Gentile, e Severino. Essi hanno operato come reagente per la riconquista della metafisica e per la critica del nichilismo, di cui offre una determinazione diversa da quelle di Nietzsche e di Heidegger (con applicazioni anche all'ambito del nichilismo giuridico). Il rigetto del nichilismo e l'analisi dell'antirealismo, del logicismo, del dialettismo e del razionalismo che affliggono la filosofia, gli conducono a giudicare concluso e senza possibilità di ripresa il ciclo della metafisica nel cammino di Gentile.  La base prima della filosofia dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo il grande tema da cui occorre partire. Dall'ente appunto e non dall'essere vuoto dei moderni. In tal modo crollano l'identità tra Logica e Metafisica della modernità razionalistica, l'idea di dialettica come generazione logico-apriorica del sapere, e l'idea di divenire come entrare-uscire dal nulla. Qui opera un'adeguata semantizzazione dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di trattare la questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone la negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso proprio va in nulla ma si trasforma. Si svolge verso un positivismo in cui la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che nello svolgimento della metafisica dagl’antichi a noi sia emersa, dopo la seconda navigazione platonica (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da Aristotele, una terza navigazione che si esprime nella Seinsphilosophie che ha toccato un punto di apogeo in Aquino e nei grandi tomisti. In tale prospettiva è possibile tracciare un'essenziale "storia della metafisica" quale progressiva penetrazione della verità dell'essere, culminante nella metafisica dell'actus essendi. Si tratta di una metafisica trans-ontica che, prendendo le mosse dall'ente, procede verso l'essere stesso (Esse ipsum per se subsistens), e che individua la struttura originaria nella partecipazione dell'ente all'essere. Le sue posizioni speculative sono consegnate alla trilogia “Nichilismo e Metafisica. Terza navigazione, Il realismo e la fine della filosofia moderna, e Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna. Esse sono discusse da ca. 20 autori in, “La Navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la terza navigazione (Armando, Roma) Cottier, Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo Metafisica Modernità. “In margine al realismo e la fine della filosofia moderna”, C. Dalfino e R. Pozzo, CNR-Iliesi, Roma.  La possibilità di guadagni per sempre rigetta l'idea fallibilista (Popper et alii), secondo cui ogni sapere (riportato poi solo a quello delle scienze) riposa su palafitte perennemente rivedibili.  La metafisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma l'esistenza. Il filosofo deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue acque, fuggendo l'oblio dell'essere e liberandosi dal sistema che intende racchiudere in sé la totalità. Un problema centrale per lui è la possibilità di una conoscenza filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che possano darle le scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità del dialogo tra filosofia e scienze, in quanto non esiste un solo sapere.  L'unità plurima o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra filosofia e il sacro. Nell'incontro tra compito della ragione e elezione del cristianesimo si individua un criterio di apertura e stimolo per la filosofia nella sua ricerca di senso. Il principio della persona è più fondamentale del principio della responsabilità (Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e a fortiori delle filosofie dell'impersonale o inter-soggetivo. Il concetto di persona si presta efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di individuo, di soggetto, di coscienza risultano inadeguate. La persona è originaria e primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno le altre categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto. Si veda il dossier sul “Principio Persona” con contributi di G. Grandis, M. Ivaldo, A. Madricardo, M. Pera, in “Studium”,  L'idea di persona è essenziale per maneggiare le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in specie da quando in Occidente si cerca di elaborare un'etica procedurale di norme senza base antropologica, che è il grande equivoco dei moderni.  Fa parte del vasto movimento del personalismo, volto alla riscoperta integra della persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed integrarele filosofie del ‘personalismo incompiuto' (Habermas, Rawls, Bobbio, L. Ferry, Parfit), allontanandosi da quelle dell'esplicito anti-personalismo, Nietzsche e Foucault in specie, ma pure Hegel, Heidegger, Severino nei quali forte è l'empito anti-personalistico.  Le assise della persona vanno ricercate nell'ontologia, onde essa è una sostanzialità aperta alla relazione, ma non riducibile a sola relazione. Le persone sono nuclei radicali di vita e realtà che non possono essere dedotti da alcunché e che anzi fonda l'agire e lo sperare dell'essere umano  Esse come totalità concrete è alla base di una filosofia che oggi deve fare i conti con la centralità del tema antropologico, con le problematiche bio-etiche (ad es. concernenti lo statuto dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e la natura umana non sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della prassi.  Il personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche che assegnano speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio un'invenzione del ‘900, ma originariamente della patristica, del Medioevo cristiano e dell'Umanesimo. Qui sono state elaborate in certo modo per sempre le idee fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di realtà.L'epoca dell'antropocentrismo moderno non è stata un'epoca di riscoperta della persona. Un antropocentrismo sicuro di sé non può dare risposte a molte domande della vita ed è tanto più impotente, quanto più le domande sono profonde, Se la controversia sulla persona si accende di nuovo in molti ambiti, è perché l'idea-realtà di persona attraversa un momento di eclissi e richiede nuovamente la fatica del concetto. Assolutamente primario è il nesso persona-tecnica, in cui la seconda è spesso animata da volontà di potenza, valendo come una potenza senza etica. La presenza nel Comitato Nazionale di Bioetica gl’induce a dedicare attenzione ai temi di biotecnologie, la rivoluzione biopolitica, l'influsso pervasivo del materialismo e del biologismo.  Il personalismo si declina poi in ambito sociale come concezione egualitaria e comunitaria (personalismo comunitario) quale fondamento del’'ordine politico proiettato verso la cosmopoli, la pace e il rispetto dei diritti umani.  Entro un dialogo critico con le tradizioni del liberalismo e dell’illuminismo, opera per mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico come quelle di ragion pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale, diritti dell'uomo, laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari col suo oggetto. Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico secondo due direttrici: la ripresa post-moderna di un ruolo pubblico per le grandi religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva di una piazza pubblica non agnostica ma attenta alla matrice teologica della società civile. Con la filosofia politica si opera il passaggio dal piccolo mondo dell'io al grande mondo' della società, verso la società aperta della famiglia umana. Sulla scia di diagnosi attive dagli anni ‘50 del Novecento (H. Arendt, J. Maritain, L. Strauss, Y. Simon, E. Voegelin) ritiene che la filosofia politica vada riportata al suo compito primario di pensare la buona società, lottando contro la crisi concettuale che procede all'ingrosso da Weber e dall'attacco al diritto naturale. In particolare è stata condotta una critica radicale a Kelsen, alla sua concezione relativistica dei valori e della democrazia, al suo intento di dissolvere l'idea di ragion pratica, tolta la quale l'ambito della prassi precipita nell'irrazionalismo e tutto è affidato al volere (Cfr. il dossier Cristianesimo e liberalismo nell'epoca postmarxista, “Humanitas”, con interventi di G. Campanini, V. Zanone, R. Esposito, M. Ivaldo. Esso raccoglie parte del dibattito sollevato da “Le società liberali al bivio” che vide interventi di O. Savona, C, Vigna, R. Cubeddu, E. Berti, L. Pellicani, U. Scarpelli. Si sostiene l'importanza della filosofia e dell'antropologia per la democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione del cosmo umano è compito della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera pubblica moralmente neutrale, consegnata al binomio del diritto positivo e la morale procedurale. La rinascita della filosofia politica avviene riprendendo competenza sui suoi problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace necessaria che non c'è e la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la ragione armata: ciò suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del mondo oltre la sovranità degli stati-nazione verso un'autorità politica mondiale o cosmo-politica, di cui l'ONU è lontana immagine.  Altre opere: “Frontiere della pace” (Milano); “Filosofia e società. Studi sui progetti etico-politici contemporanei, Massimo, Milano Giorgio La Pira e il pensiero di san Tommaso, Studia Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma); “La Pira tra storia e profezia. Con Tommaso maestro, Marietti, Genova-Milano  La buona società. Sulla ricostruzione della filosofia politica, Vita e Pensiero, Milano); Una filosofia per la transizione. Metafisica, persona e politica in J. Maritain” Massimo, Milano); “La filosofia dell'essere” Vita e Pensiero, Milano); Tra secolarizzazione e nuova cristianità” (EDB, Bologna); “Le società liberali al bivio”; “Lineamenti di filosofia della società” (Marietti, Genova); “Oltre l'Illuminismo”; “Il messaggio sociale” (Paoline, Roma); “Razionalismo critico e metafisica”; “Quale realismo?” (Morcelliana, Brescia); “Dio e il male, Sei, Torino); “Cattolicesimo e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano, Ares, Milano); “Approssimazioni all'essere. Scritti di metafisica e di morale” (Il Poligrafo, Padova); “Il nichilismo teoretico e la morte della metafisica” (Armando, Roma); “Terza navigazione. Nichilismo e metafisica” (Armando, Roma); “Filosofia e Rivelazione, Città Nuova, Roma); “La filosofia dopo il nichilismo” (Rubbettino, Soveria); “Religione e vita civile. Il cristianesimo nel postmoderno, Armando, Roma); “L'azione umana. Morale, politica e Stato in Jacques Maritain” (Città Nuova, Roma); “Essere e libertà” (Rubbettino, Soveria); “Radici dell'ordine civile” (Marietti, Milano); “Il principio-persona” (Armando, Roma); “Profili del Novecento. Bobbio, Noce, La Pira, Lazzati, Sturzo, Effatà, Cantalupa); “Le ragioni della laicità” (Rubbettino, Soveria); “L'uomo post-moderno”; “Tecnica, religione e politica” (Marietti, Milano); “Dentro il secolo breve. Paolo VI, La Pira, Giovanni Paolo II, Mounier, Rubettino, Soveria Nichilismo giuridico. L'ultima parola?, Rubbettino, Soveria. La rivoluzione biopolitica. La fatale alleanza tra materialismo e tecnica, Lindau, Torino. Pace e guerra tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in terris, Studium, Roma. I volti dell'amore, Marietti, Milano-Genova. Il realismo e la fine della filosofia moderna, Armando, Roma); “Diritti umani”; “L'età delle pretese” (Rubbettino, Soveria); “Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna” (Armando, Roma); “La critica del marxismo” (Massimo, Milano);  “Epistemologia e scienze umane” (Massimo, Milano); “Storia e cristianesimo” (Massimo, Milano); “Contemplazione evangelica e storia” (Gribaudi, Torino); “Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano); “La filosofia dell'essere, Il Cardo, Venezia Nichilismo Relativismo Verità. Un dibattito” (Rubbettino, Soveria); “Laici o laicisti? Dibattito su religione e democrazia” (liberallibri, Firenze); “La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia” (Armando, Roma); Ragione e verità. L'alleanza socratico-mosaica” (Armando, Roma);” Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Pira” (Marietti, Milano); Pace e guerra tra le nazioni” (Guerini, Milano); “Natura umana, evoluzione, etica” (Guerini, Milano); Governance globale e diritti dell'uomo” (Diabasis, Reggio Emilia); “Ritorno della religione? Tra ragione, fede e società” (Guerini, Milano); “Diritti Umani e libertà” (Religiosa, Rubbettino); in onore (Armando); Perché essere realisti? Una sfida filosofica (Mimesis, Milano-Udine. A. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo sguardo, su avvenire, A. Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima. Vittorio Possenti. Possenti. Keywords: radice dell’ordine civile – romolo e remo -- il principio Speranza, prima navegazione, seconda navegazione, terza navegazione, Gentile, comunita, Severino, Aquino, umanesimo, seconda navigazione --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Possenti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737204867/in/datetaken/

 

Grice e Pozza – presupposizioni ed implicature – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo. Grice: “I like Pozza; he uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Figlio di Luigi, ufficiale della Marina, regione Veneto, e di Cecilia Pontrelli, pugliese, durante gli studi al liceo di Taranto, Tommaso, un insegnante di matematica di stile tradizionale gli stimola il gusto per i problemi matematici e per l'eleganza formale delle dimostrazioni. Studia a Bari dove si laurea con una tesi su Serra avendo come relatore Vallone. Coniuga l'amore per i sistemi formali con l'amore per Leopardi, Carducci (maestro di Serra) e Annunzio (e tra i classici predilisse Tasso e Vita nuova di Alighieri).  Studia a Bari sotto Landi, Pisa, e quindi Metodi formali a Milano. Una svolta nella sua carriera intellettuale è segnata dalla partecipazione agl’incontri di San Giuseppe organizzati a Torino da Bobbio. A partire da qui sviluppa nuove idee in filosofia del diritto, specie su Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica con particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una teoria generale del diritto in collaborazione con L. Ferrajoli per i suoi Principia Juris. Organizza a Taranto gli incontri Info Giure Taras, Logica Informatica e Diritto, al quale partecipano alcune delle figure più rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica, tra cui Alchourron, Martino, Ferrajoli, Conte, Busa, Comanducci, Jori, Filipponio, Elmi, Guastini e Sartor. Insegna a Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e partecipando a conferenze di società filosofiche italiane (specialmente la Società Italiana di Logica e Filosofia della Scienza e la Società Italiana di filosofia Analitica, dal convegno nazionale fino al convegno di Genova. Insegna a Lecce. Tra le principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica testuale vi sono quella di  Petöfi che lo invita a filosofare con lui. La sua scelta è però quella di restare in Italia. Insegna a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue lezioni di logica deontica, a Petöfi e Kelsen, l'influenza maggiore viene dalle grandi opere di Frege, Russell e Carnap, ai cui  dedica uno studio continuo, con particolare attenzione alla visione filosofica. Pubblica un contributo di sapore neo-positivista, discutendo e formalizzando alcune argomentazioni in fisica quantistica. Un legame tra i suoi interessi in linguistica e il suo lavoro in logica formale è dato dalla sua teoria formale degli atti linguistici basata su una connessione originale tra logica intuizionistica, usata per gl’atti linguistici assertori, e logica classica, usata per i contenuti proposizionali. Presentando la sua teoria di una formalizzazione della “pragmatica,” define un modello Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale dell’asserzione, mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione introdotta da Frege (e accettata da Dummett) per cui il segno di asserzione si può usare solo per formule elementari assertorie. Ma, come molti filosofi sostengono, esistono atti linguistici composti. Per permettere il trattamento di un atto linguistici composto o molti-modale e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius, introduce il connettivo pragmatico che permette la costruzione di una formule assertive complessa. Il contenuto della formula assertiva è dato dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali. Il connettivo pragmatico, che connetta due atti linguistici assertori semplice in uno complesso,  ha invece una interpretazione intuizionistica. Il connetivo pragmatico non ha cioè un valore di verità – o sattisfazione fatica -- ma un valore di giustificazione. In fatti, un atto assertivo non è, in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere “giustificato” o non giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue l'asseribilità di un atto assertorio dal valore di verità della proposizione asserita. Oltre a spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a un trattamento in termini di logica classica e introdurre una fondazione formale della teoria dell’atto linguistico, dà anche una soluzione originale del problema della compatibilità tra logica classica (Grice) e logica non-classica (Strawson) o intuizionista. A questo saggio seguono  altri sulla logica erotetica, deontica, e sub-strutturale. La sua filosofia suscita interesse in diversi campi, dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della fisica alla logica e all'informatica, (specie a partire dalla sua collaborazione con Bellin). Alla sua teoria formale della “pragmatica,” oltre ai saggi di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta Informaticae. La sua influenza si estende così oltre che alla filosofia della fisica e alla filosofia del linguaggio anche alla logica e all'informatica, specie con convegni in suo onore organizzati a Verona. Ricordi di personalità internazionali e di amici sono raccolti in un sito in suo onore. Altre saggi: “Un'interpretazione pragmatica della logica proposizionale intuizionistica”; “Problemi fondazionali nella teoria del significato (Olschki, Firenze); “Una fondazione pragmatica della logica delle domande”; “Parlare di niente”; “Termini singolari non denotanti e atti illocutori”; “Idee”;  “Una logica pragmatica per la concezione espressiva delle norme”;  “Logica delle Norme” (S.E.U., Pisa); “Il problema di Gettier: osservazioni su giustificazione, prova e probabilità” (SIFA, Genoa); “Come distinguere scienza e non-scienza”; “Verificabilità, falsificabilità e confermabilità bayesiana” (Carocci, Ferrajoli); Principia juris. Teoria del diritto e della democrazia.  La sintassi del diritto” (Bari: Laterza). Carlo Dalla Pozza. Carlo Pozza. Pozza. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozza”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737989261/in/photolist-2mPUHFB-2mLGvyP-2mKTyvC-2mKDwcr-2mGnP2f-G3tvCn

 

Grice e Pozzo – il ginnasio -- implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Sudia a Milano. Consegue il dottorato a Saarlandes (“a reason why Italians don’t consider him Italian” – Grice) e la abilitazione a Trier – Grice: “A reason why Italians don’t consider him an Italian philosopher, since he earned his maximal degree without, and not within, Italy.” Insegna a Verona e Roma, all’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee.

 

Studia i peripatetici, la storia della logica dal Rinascimento, la storia delle idee e la storia dell’università di Bologna -- ha portato avanti la creazione di infrastrutture di ricerca per una migliore comprensione dei testi filosofici e che hanno plasmato il patrimonio culturale d’Italia. Caratteristica specifica del suo approccio alla lessicografia all’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee è l’uso della IT per la documentazione e l’elaborazione di dati linguistici e testuali in italiano.  Hegel: Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Firenze: La Nuova Italia). Associazione per l’Economia della Cultura “Storia storica e storia filosofica della filosofia nel XX e XXI secolo,” Schiavitù attiva, proprietà intellettuale e diritti umani. Riccardo Pozzo. Pozzo. Keywords: il ginnasio – implicature, identita nazionale, filosofia italiana, patrimonio italiano, storiografia filosofica, storia della filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozzo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738187238/in/dateposted-public/

 

Grice e Pra – hegeliani – filosofia italiana – Luigi Speranza (Montecchio Maggiore). Filosofo. Studia a Padova sotto Troilo. Insegna a Rovigo, Vicenza, e Milano. Partecipa attivamente alla Resistenza, nelle file di "Giustizia e Libertà", guadagnandosi due croci di guerra al merito partigiano, ed ha collaborato alla ricostruzione politica e culturale del Paese, con un'opera didattica e scientifica sempre sorretta da un'alta ispirazione morale.  Medaglia d'oro quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte, membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, dell'Accademia Olimpica di Vicenza, nonché membro autorevole della Società Filosofica Italiana, della quale è stato anche Presidente nazionale. Studia lo scetticismo, la logica medioevale, Hume, Condillac, la logica hegeliana, Marx, il pragmatism  italiano, la storia della storiografia filosofica). Ha sempre connesso la sua attività storiografica con l'esplicitarsi di interessi teorici che lo hanno portato ad elaborare,un'originale linea di pensiero denominata "trascendentalismo della prassi", poi evoluta in una forma di razionalismo storicista e critico. Il suo interesse fondamentale si è infatti sempre rivolto al chiarimento del rapporto tra teoria e prassi in una prospettiva anti-metafisica che lo ha fin dai suoi esordi posto in contrasto con le posizioni dell’idealismo italiano, e più in generale con ogni forma di dogmatismo teoricistico per favorire la libera esplicazione dell'iniziativa pratico-razionale dell'uomo.  Fondato la Rivista di storia della filosofia, un riferimento costante e prestigioso nell'ambito degli studi del pensiero occidentale. Autore di un fortunato Sommario di storia della filosofia per licei (La Nuova Italia, Firenze) e poi direttore di una monumentale Storia della filosofia (Vallardi, Milano).  Elabora una posizione che viene indicata come trascendentalismo della prassi.  Successivamente, avvicinandosi a Preti, propone uno storicismo critico, più attento alle strutture della ragione con cui l'esperienza storica si struttura. Altre sagi: “Il realismo e il trascendente” (Padova, Milani); “Amore di Sapienza”; “Aviamento elementare allo studio della storia della filosofia, della scienza e della pedagogia per i licei e gli istituti magistrali” (Vicenza, Commerciale); “La didache”; “Insegnamento del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli. Documento cristiano del I secolo” (Vicenza, Commerciale); Educare, Verona, La Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, La Scaligera, “Scoto Eriugena ed il neo-platonismo medievale” (Milano, Bocca); Condillac, Milano, Bocca, Il pensiero di Maturi, Milano, Bocca, Necessità attuale dell'universalismo” (Vicenza, Collezioni del Palladio); “Valori e cultura immanentistica” (Padova, Milani); “Hume, Milano, Bocca); “La storiografia filosofica antica” (Milano, Bocca); “Lo scetticismo” (Milano, Bocca); Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca, Amalrico di Bène, Milano, Bocca); Autrecourt, Milano, Bocca); “Dewey” (Milano, Bocca); “Il problema del linguaggio nella filosofia medioevale” (Milano, Bocca); “Prassi. Appunti delle lezioni di Storia della filosofia a cura di M. Reina. Milano, La Goliardica; Il pensiero filosofico di Marx, D. Borso, Shake ed., Milano); “La filosofia occidentale”; “Compendio di storia della filosofia con larga scelta di passi dagli autori,”; “La filosofia antica” “La filosofia medioevale” (Firenze, Nuova Italia); “Sommario di storia della filosofia per i licei classici” (Firenze, Nuova Italia); “La dialettica in Marx: Introduzione alla critica dell'economia politica, Bari, Laterza, Profilo di storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “Piccola antologia filosofica,  Firenze, Nuova Italia); “La dialettica hegeliana e l'epistemologia” (Milano, CUEM); “Hume e la scienza della natura umana, Roma-Bari, Laterza); “Logica e realtà. Momenti del pensiero medieval” (Roma-Bari, Laterza); “Storia della Filosofia, G. Scalabrino Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Paolo Beonio-Brocchieri, La filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi, Gabriele Giannantoni, Armando Plebe, Pierluigi Donini, La filosofia greca (Milano, Vallardi, La filosofia ellenistica e la patristica Cristiana(Milano, Vallardi, La filosofia medievale (Milano, Vallardi); La filosofia moderna” (Milano, Vallardi,  P. Casini, N. Merker, La filosofia moderna” (Milano, Vallardi); “La filosofia contemporanea” (Milano, Vallardi); La filosofia contemporanea. Il Novecento, Milano, Vallardi); “La filosofia della seconda metà del Novecento, Padova, Piccin Nuova libraria-Vallardi); “Logica, esperienza e prassi. Momenti del pensiero moderno e contemporaneo” (Napoli, Morano); “Il problema del realismo nella storia del pensiero, Milano, Unicopli); La storiografia filosofica e la sua storia. Testi per il corso di storia della filosofia I. A.A. con. Santinello, E. Garin, L. Geldsetzer e L. Braun, Padova, Antenore, Hume. La vita e l'opera, Roma-Bari, Laterza); A. Banfi, Relazioni dall'incontro A. Banfi: le vie della ragione, Milano,  con D. Formaggio e P.  Rossi, Milano, Unicopli); “Studi sul pragmatismo italiano” (Napoli, Bibliopolis); “Studi sull'empirismo critico di Preti” (Napoli, Bibliopolis); “Filosofi del Novecento, Milano, Angeli); “I problemi di metodo nella storiografia filosofica, in Panorami filosofici. Itinerari del pensiero, Padova, Muzzio); “Ragione e storia. Mezzo secolo di filosofia italiana” (Milano, Rusconi); “Storia della storiografia” (Milano, Angeli); “La guerra partigiana in Italia. D. Borso, Firenze, Giunti-INSMLI); “Dialettica hegeliana ed epistemologia analitica, E. Colombo, Brescia, Morcelliana); “Il trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza” (Milano-Udine, Mimesis); F. Cambi, Razionalismo e prassi a Milano Milano) N. Badaloni,  Studi offerti a Pra” (Milano, Angeli); L. Bianchi,  degli scritti di Pra, in La storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti, Milano, A. Montesperelli, Introduzione, in E. MirriL. Conti, Filosofi nel dissenso, Foligno,  M. Mirri, Fra Vicenza e Pisa. Esperienze morali, intellettuali e politiche in Il contributo dell’Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta anti-fascista ed alla guerra di Liberazione, Pisa, A. Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore, Montecchio Maggiore, F. Cassinari, Filosofia e storia della filosofia, Conversazione con F. Papi, «Itinerari filosofici»,  E. Rambaldi, Ricordo «Rivista di storia della filosofia», E. Garin, Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», A. Santucci, Filosofo e storico della filosofia, «Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, L’esistenzialismo positivo  «Rivista di storia della filosofia»,  M. Torre, La "Rivista di storia della filosofia", Milano, G. Paganini, Dall’empirismo classico all’empirismo critico, Le ricerche tra storia e teoria, Giordanetti, Il fondo manoscritto di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia»,  E.I. Rambaldi, Et vos estote parati. Mario Dal Pra, la vigilia, «Rivista di storia della filosofia», G. Barreca, L’archivio Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. I. Rambaldi, Mario Dal Pra in Enciclopedia filosofica, Milano,  Id., Mario Dal Pra giovane insegnante a Vicenza, «Rivista di storia della filosofia»,M. Rigamonti, Gli Hume, «Rivista di storia della filosofia»,M. Parodi, C. Selogna, Per una filosofia minore. Il pensiero debole, «Rivista di storia della filosofia», P. Vona, Ricordo, Rivista di storia della filosofia», E. Rambaldi, Filologia e filosofia nella storiografia, in «ACME»,E. Franzina, Partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e alla sua storia, in «Belfagor», Descrizione, in "Rivista di storia della filosofia",Ricordo di Pra, Informazione filosofica, sito "studifilosofici". G. BarrecaGiordanetti, Fondo Mario Dal Pra, Milano, Cisalpino.Dal Pra, Mario» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Presentiamo  Pra: l'uomo, il filosofo. Una mostra biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di Milano, Biblioteca di Filosofia, D. Borso, Una via religiosa alla Resistenza, "Humanitas",  Fascicolo speciale in memoria  anniversario della fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia, Milano, Angeli,. D. Borso, 'fucino', "Rivista di storia della filosofia", G. Bisogno, Anselmo in Italia: tra Mario Dal Pra e Sofia Vanni Rovighi, in «Dianoia. Rivista di filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna»,  Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche.Scuola di Milano  u TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. OpereVincitori del Premio Feltrinelli Filosofia Università  Università  Premi Feltrinelli 1950-, su lincei. Mario Dal Pra. Pra. Keywords: hegeliani, storiografia della filosofia antica, la filosofia antica, la filosofia italica antica, la filosofia romana, la filosofia romana antica, Antonino, Crotone, Velia, Filolao, Vico, Croce, la storia della filosofia, filosofia della storia della filosofia, storiografia filosofica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pra” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738561129/in/dateposted-public/

 

Prepostino da Cremona summa theological Manichean, caraterismo.

 

Grice e Prestipino – per una antropologia filosofica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Gioiosa Marea). Filosofo. Insegna a Siena. Studia il socialismo, marxismo ed estetica. Saggi: “La teoria del mito e la modernità di Vico” (Palermo, Montaina); “L'arte e la dialettica in Volpe” (Messina, D'Anna); “Che cos'e la filosofia: strutture e livelli del conoscere” (Gaeta, Bibliotheca); “Per una antropologia filosofica: proposte di metodo e di lessico” (Napoli, Guida); “Marxismo (e tradizione gramsciana) negli studi antropologici,  Natura e società” (Roma, Riuniti); “Da Gramsci a Marx” (Roma, Riuniti); “Modelli di strutture storiche” (Bibliotheca, Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e Utopia” (Roma, Riuniti); Tre voci nel deserto. Vico Leopardi Gramsci” (Roma, Carocci); Scheda su aracneeditrice, Da una sponda all’altra del Mediterraneo: memorie di militanza comunista. Intervista a Prestipino. Art. in: Historia Magistra. Rivista di storia critica, Risorgimento italiano e dialettica storica in Gramsci, dal Calendario del Popolo Autori Aracne Editrice. Giuseppe Prestipino. Prestipino. Keywords: antropologia filosofica, Vico, Volpe, Gramsci,  Narciso e l’automobile, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prestipino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737844566/in/datetaken/

 

Grice e Preti – retorica e logica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pavia). Filosofo. Grice: “I like Preti. He wrote “Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what I do: I find the rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).” Grice: “Preti was a bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I mean C. L. Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Studia a Pavia sotto Levi, Villa e Suali. Studia Husserl. Insegna a Pavia e Firenze. I suoi saggi nella rivista banfiana "Studi Filosofici", lo videro coinvolto in una polemica sull'immanenza e la trascendenza. In “Fenomenologia del valore e Idealismo e positivismo, emerge con evidenza quell'impostazione tesa a conciliare istanze razionalistiche ed empiristiche. In “Praxis ed empirismo” presenta in maniera relativamente organica, per quanto rapidamente, alcuni temi al confine tra pensiero teoretico, filosofia morale e filosofia politica. Il suo saggio “Retorica e logica: le due culture” è un saggio a cavallo tra la ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il quale si intende dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta da C. P. Snow, l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito occidentale, quella logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la necessità di far prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove forme di oscurantismo elitario e fanatico. Inoltre, affianca costantemente alla propria attività di autore quella di curatore di classici del pensiero filosofico.  Il suo stile, volutamente trascurato, è rapido, nervoso e semplice, in implicita polemica con il bello scrivere e l'ermetismo tipico delle scuole idealistiche italiane. Tenta trovare una via alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante (di tradizione hegeliano-crociana), e uno invece dualistico, nel distinguo fra saperi umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia non deve annullare bensì esaltare le differenze.  Saggi: “Fenomenologia del valore” (Principato, Milano); “Idealismo e positivismo” (Bompiani, Milano); “Linguaggio comune e linguaggi scientifici” (Bocca, Milano); “L’universalismo” (Bocca, Milano); “Praxis ed empirismo, Einaudi, Torino); “Alle origini dell'etica contemporanea:  Smith, Laterza, Bari); “Storia del pensiero scientifico, Mondadori, Milano); “Retorica e logica, Torino, Einaudi); “Che será, será” (Firenze, Il Fiorino, Umanismo e strutturalismo. Scritti di estetica” (Liviana, Padova); “Lo scetticismo e il problema della conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, Saggi filosofici” (Nuova Italia, Firenze); “In principio era la carne” (Angeli, Milano, “Il problema dei valori: l'etica di Moore” (Angeli, Milano); “Flosofia della scienza” (Angeli, Milano); “Morale e metamorale. (Grice: “moralia e transmoralia”); Saggi filosofici inedita” (Angeli, Milano);  L'esperienza insegna... Scritti civili d sulla Resistenza” (Manni, San Cesario, Lecce, In principio era la carne, Luca Maria Scarantino, "Rivista di Storia della Filosofia", Notizie sull'operosità scientifica e sulla carriera didattica, F. Minazzi, "Il Protagora" Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a Gentile, F. Minazzi, "Il Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze. Lettere a Garin, F. Minazzi, "Il Protagora", Qui a Firenze si muore nel silenzio e nella solitudine. Lettere a Pra, Minazzi, "Il Protagora". E. Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali, in "La Tigre di Carta", A. Zanardo,  Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Minazzi, G. Preti:, Angeli, Milano), Pra, Studi sull'empirismo critic” Bibliopolis, Napoli, Pier Luigi Lecis, Filosofia, scienza, valori: il trascendentalismo” (Morano, Napoli, F. Minazzi, Filosofia del Novecento (Angeli, Milano); F. Minazzi, “L'onesto mestiere del filosofare” (Angeli, Milano); F. Minazzi, “Il cacodemone ne-oilluminista. L'inquietudine pascaliana di reti” (Angeli, Milano); A. Peruzzi, Filosofo europeo, Olschki, Firenze); P. Parrini e L. Scarantino, “Preti” (Guerini, Milano); V. Tavernese,  Preti. La teoria della conoscenza nel saggio postumo In principio era la carne, Firenze Atheneum, Scandicci,  L. Scarantino,  La costruzione della filosofia come scienza sociale, Bruno Mondadori, Milano); F. Minazzi, Suppositio pro significato non ultimato. G neorealista logico studiato nei suoi scritti inediti, Mimesis, Milano  Fabio Minazzi,  Le opere e i giorni. Una vita più che vita per la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano  Franco Cambi, Giovanni Mari, Intellettuale critico e filosofo attuale, Firenze); Il contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Minazzi e Sandrini, Il razionalismo critico europeo, Mimesis, Milano. F. Minazzi, Sul bios theretikòs (Mimesis, Milano, F. Maria, Un punto di vista cattolico, Stamen, Roma.  E. Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali. Giulio Preti. Preti. Keywords: retorica e logica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Preti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736985077/in/datetaken/

 

Grice e Preve – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Valenza). Filosofo. Important Italian philosopher. He is the tutor of Fusaro, of Torino. “Il comunitarismo è la via maestra che conduce all'universalismo, inteso come campo di confronto fra comunità unite dai caratteri del genere umano, della socialità e della razionalità,” da Elogio del Comunitarismo.Di ispirazione marxiana ed hegeliana, ha scritto numerosi volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati in Italia e all'estero. Il padre, che al momento della nascita di Costanzo è mobilitato, lavora come funzionario delle Ferrovie dello Stato mentre la madre, casalinga, proviene da una famiglia ortodossa di origine armena. Viene cresciuto dalla nonna materna in lingua francese, e attraverso di lei inizia a conoscere la cultura e la lingua greca; come vedremo, entrambe queste circostanze avranno un grande rilievo nella vita di Preve. Personalmente non è credente, pur riconoscendo l'importanza del fenomeno religioso. Studia a Torino. Sotto Garrone sull’elezione politica italiana”. Studia Hegel, Althusser, Sartre, e Marx. Scrive "L'illuminismo greco e le sue tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della nazione greca fra Settecento e Ottocento. Il problema della discontinuità con la grecità classica e con la grecità bizantina”. Insegna a Torino.  Fermo sostenitore della lettura dei testi filosofici nella lingua originale, apprende latino. Concilia l’esistenzialmente il comunismo, il marxismo e la filosofia.  Membro del Centro Studi di Materialismo Storico. Pubblica “La filosofia imperfetta” (Angeli, Milano). Questo testo testimonia la sua adesione di massima alla proposta filosofica dell'Ontologia dell'essere sociale du Lukács, ed anche, indirettamente, il suo distacco definitivo dalla scuola di Althusser. Fonda “Metamorfosi”. Spazia da un esame dell'operaismo italiano da Panzieri a Tronti e Negri, all'analisi del marxismo dissidente nei paesi socialisti, alla discussione sulla filosofia di Lukács, alla critica delle ideologie del progresso storico, all'indagine sullo statuto filosofico della critica marxiana dell'economia politica. Contribuisce ad organizzare,  un congresso internazionale dedicato al centenario della morte di Marx (Milano), e vi svolge una relazione sulle categorie modali di necessità e di possibilità in Marx. Da quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che uscirà nei due decenni successivi in due serie di numeri monografici e di cui e membro del comitato di redazione. Collabora al mensile teorico “Democrazia Proletaria”, organo dell'omonimo partito, che poi diverrà insieme con i fuoriusciti dal partito comunista italiano la seconda componente politica e militante del Partito della Rifondazione Comunista). Sarà iscritto a Democrazia Proletaria soltanto per un breve periodo, facendo parte della direzione nazionale; nella battaglia politica fra i sostenitori di una scelta ecologista (M. Capanna) e neocomunista, sostiene la seconda con una serie di articoli. Quando le componenti di Democrazia Proletaria e dell'Associazione Culturale Marxista confluiscono nel Partito della Rifondazione Comunista, abbandona la militanza politica diretta. Con la pubblicazione di otto volumi consecutivi usciti presso l'editore Vangelista di Milano, affronta il suo tentativo personale di coerentizzazione di un paradigma filosofico marxista globale. Si verifica infatti una discontinuità nella sua produzione. Opta per l'abbandono di ogni “ismo” di riferimento, uscendo del tutto “dalla cosiddetta Sinistra” e dalle sue procedure di “accoglimento e cooptazione”.  Ritenendo che la globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non si lasci più “interrogare” attraverso le categorie di Destra e di Sinistra, ma richieda altre categorie interpretative, Preve diviene inoltre un convinto sostenitore della necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa posizione, condivisa da alcuni intellettuali e movimenti internazionali, è stata criticata da molti, tra cui lo scrittore Valerio Evangelisti, che ne ha sottolineato l'ambiguità ideologica.  Autore e saggista molto prolifico, ha dedicato le sue ultime riflessioni a temi come il comunitarismo, la geopolitica, l'universalismo, la questione nazionale, oltre ovviamente ad un'ininterrotta attenzione al rapporto marxismo-filosofia. Cerca di opporsi alla deriva post-moderna seguita dalla stragrande maggioranza della sinistra italiana (in particolare dagli intellettuali legati al partito comunista italianoI) con un recupero dei punti alti della tradizione marxista indipendente, del tutto estranea alle incorporazioni burocratiche del marxismo come ideologia di legittimazione di partiti e di stati (soprattutto l'ultimo Lukács, l'ultimo Althusser, Bloch, Adorno). Dopo la fine del socialismo reale, che chiama comunismo storico novecentesco, ed in dissenso con tutti i tentativi di sua continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa, ha invece lavorato su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando sempre più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari della sinistra italiana (Rifondazione Comunista in primis, ma anche la scuola operaista e T. Negri in particolar modo). I suoi interventi sono apparsi sia su riviste legate alla sinistra alternativa (L'Ernesto, Bandiera Rossa) che su riviste come Indipendenza e Koiné, dove sostene l'esplicito superamento del dualismo destra-sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle di  Bobbio. Collabora con la rivista Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza, poi. È stato fino alla morte redattore del quadrimestrale Comunismo e Comunità.  Al di là delle prese di posizione sulla congiuntura politica, tre cardini della sua filosofia sono l'interpretazione della storia della filosofia, l'analisi filosofica del capitalismo e la proposta politica per un comunismo comunitario universalistico.  Rileggendo l'intera storia della filosofia soprattutto occidentale, utilizza una deduzione sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli permette di discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità universale. Infatti quello di lui è un orizzonte aperto universalisticamente alla verità, intesa hegelianamente come processo di auto-coscienza storica e sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella sua proposta di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura solidale e comunitaria degl’uomini e l'autonomia cognoscitiva della filosofia, contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o partigianamente ideologico. Viene definito «strenuo difensore dello statuto veritativo della filosofia da una parte, e deciso oppositore di ogni fraintendimento relativistico dall’altra. Intende il capitalismo come totalità economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: capitalismo astratto, capitalismo dialettico con una protoborghesia illuministica o romantica, una medio0borghesia positivistica e poi  esistenzialistica, e una tardo-borghesia sempre più individualistica e libertaria; capitalismo speculativo (post-borghese e post-proletaria) in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi al di là delle dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro politicamente e a sinistra culturalmente.  Nell'analisi filosofica del capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove studia il concetto consterebbe dei seguenti punti nella sua concezione (dove è considerato un'arma del capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché un'ideologia di fondo dell'occidente imperialista). ‘Americanismo’ come collocazione presupposta, anche sotto forma di benevola critica al governo statunitense. Religione olocaustica: Non aderisce al negazionismo dell'Olocausto e condanna i genocidi, ma considera la shoah un fatto non unico, utilizzato dal sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso di colpa dell'Europa. Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché la memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti, coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che agita l'accusa di anti-semitismo in tutti coloro che non lo accettano radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi veri e propri crimini. Teologia dei diritti umani, che considera (come altri filosofi marxisti come Losurdo, o comunitaristi) solo un grimaldello e un paravento del capitalismo per imporsi ed eliminare, in realtà, i diritti dei popoli e dei lavoratori, attuando il liberismo e l'imperialismo globali. “Antifascismo in assenza completa di fascismo. L’antifascismo, positivo un tempo, è considerato un fenomeno dannoso e a favore del sistema capitalistico, visto che il fascismo (da lui deprecato soprattutto per la colonizzazione imperialistica dell'Africa e la mascalzonaggine imperdonabile dell'invasione della Grecia, è stato ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze anti-sistema, e a fungere da nuova ideologia della sinistra post-comunista e post-stalinista (dopo il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto  per gli effetti della de-stalinizzazione), che diviene così inutile. Falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di manipolazione politologica". Derivata dal precedente, questa teoria punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al cosiddetto rossobrunismo (i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato dal citato V. Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle somma dei difetti degli estremismi opposti. L'unione di sostenitori rasati del razzismo biologico con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato sarebbe certamente un buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire dal piccolo circuito a luci rosse del sottobosco politico.  La sua proposta politica va nella direzione di un comunismo comunitario universalistico, da intendersi come correzione democratica e umanistica del comunismo, dal momento che quello storico sarebbe stato reo di non aver messo in comune innanzitutto la verità. Quello tratteggiato da lui è un sistema sociale che costituisce una sintesi di individui liberati e comunità solidali. Non è inteso come inevitabile sbocco storicistico o positivistico di una storia che si svilupperebbe linearmente, né tuttavia in modo aleatorio, bensì in potenza, a partire dalla resistenza alla dissoluzione comunitaria innescata dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema dell'auspicabile democrazia viene impostato su basi antropologiche, scommettendo sulle potenzialità ontologiche della bontà degpotenzialml’uomini, ente politico-comunitaria (zόoa politika); razionali e valutativi della giusta misura sociale (zόa lόgon échon) e generica, in senso marxiano (Gattungswesen), cioè in grado di costruire diversi modelli di convivenza sociale, compreso quello in cui gl’uomini, affermando la priorità etica e comunitaria per contenere i processi economici altrimenti dispiegantisi in modo illimitato e dis-umano, può realizzare le sue potenzialità ontologiche immanenti, attualmente alienate. La liberazione avverrebbe quindi a partire dal suo radicamento comunitario in cui agisce collettivamente, pur rimanendo l'individuo stesso l'unità minima di resistenza al potere. Adere al partito comunista italiano, ma presto si allontanò (essendo ostile al compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e Moro), entrando poi a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua. In seguito si iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo lo scioglimento della Democrazia Proletaria, e in seguito alla confluenza di quest'ultima in Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato dall'attività politica in senso stretto. In seguito manifestò critiche verso l'operaismo e il trotskismo che animavano talvolta queste esperienze della post-sinistra extraparlamentare.  Se dal punto di vista teorico si era già distanziato dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica e della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla sinistra avvenne con il bombardamento NATO in Jugoslavia durante la guerra del Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano.  Considera questo fatto come la fine della legalità costituzionale italiana riferendosi alla violazione dell'articolo 11 e un atto di tradimento verso i valori fondanti della Repubblica Italiana. Sul tema scrisse Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente. Molto clamore ha suscitato (anche tra le file della sinistra alternativa) la sua adesione ad alcune tesi del Campo Antimperialista per l'esplicito sostegno da questi fornito alla resistenza irachena. È stato uno dei filosofi di riferimento del comunismo comunitario, nonché animatore della rivista Comunismo e Comunità. Altre saggi: “La classe operaia non va in paradiso: dal marxismo occidentale all'operaismo italiano, in “Alla ricerca della produzione perduta” (Bari, Dedalo); “Cosa possiamo chiedere al marxismo”; “Sull'identità filosofica del materialismo storico”;  “Marxismo in mare aperto”; “Rilevazioni, ipotesi, prospettive” (Milano, Angeli); “La filosofia imperfetta”; “Una proposta di ricostruzione del marxismo ” (Milano, Angeli); “La teoria in pezzi”; “La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia” (Bari, Dedalo); “La ricostruzione del marxismo fra filosofia e scienza”; “La cognizione della crisi. Saggi sul marxismo di Althusser” (Milano, Angeli); “La rivoluzione teorica di Althusser, in Il marxismo” (Pisa, Vallerini); “La passione durevole” (Milano, Vangelista); “La musa di Clio vestita di rosso, in Trasformazione e persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo” (Milano, Angeli); “Il filo di Arianna. Quindici lezioni di filosofia marxista” (Milano, Vangelista); “Il marxismo e l’eguaglianza”, Urbino; “Quattro venti”; “Il convitato di pietra”; “Saggio su marxismo e nichilismo” (Milano, Vangelista); “L'assalto al Cielo”; “Saggio su marxismo e individualism” (Milano, Vangelista); “Il pianeta rosso”; “Saggio su marxismo e universalismo” (Milano, Vangelista); “Ideologia Italiana”; “Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia” (Milano, Vangelista); “Il tempo della ricercar” “Saggio sul moderno, il postmoderno e la fine della storia” (Milano, Vangelista); “L'eguale libertà”; “Saggio sulla natura umana” (Milano, Vangelista); “Oltre la gabbia d'acciaio”; “Saggio su capitalismo e filosofia” (Milano, Vangelista); “Il teatro dell'assurdo”; “Cronaca e storia dei recenti avvenimenti italiani”; “Una critica alla cultura dominante della sinistra nell'attuale scontro tra berlusconismo e progressismo” (Milano, Punto Rosso); “Strategia politica”; “Premesse teoriche alla critica della cultura dominante della sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo” (Milano, Punto Rosso); “Il marxismo vissuto del Che”; “Lettere di Che Guevara a Tita Infante” (Milano, Punto Rosso); “Un elogio della filosofia” (Milano, Punto Rosso); “Quale comunismo?”; “Uomini usciti di pianto in ragione” (Roma, Manifesto); “La fine di una teoria”; “Il collasso del marxismo storico del Novecento” (Milano, UNICOPLI); “Il comunismo storico novecentesco”; “Un bilancio storico e teorico” (Milano, Punto Rosso); “Nichilismo Verità Storia”; “Un manifesto filosofico della fine del XX secolo” (Pistoia, CRT); “Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero” (Pistoia); “Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal “Manifesto”, il futuro oltre la scienza e l'utopia” (Pistoia, CRT); “L'alba del Sessantotto”; “Una interpretazione filosofica” (Pistoia, CRT); “Marxismo, Filosofia, Verità” (Pistoia, CRT); “Destra e sinistra. La natura inservibile di due categorie tradizionali” (Pistoia, CRT); “La questione nazionale alle soglie del XXI secolo”; “Nota introduttiva ad un problema delicato e pieno di pregiudizi” (Pistoia, CRT); “Le stagioni del nichilismo. Un'analisi filosofica ed una prognosi storica” (Pistoia, CRT); “Individui liberati, comunità solidali. Sulla questione della società degli individui” (Pistoia, CRT); “Contro il capitalismo, oltre il comunismo”; “Riflessioni su di una eredità storica e su un futuro possibile” (Pistoia, CRT); “La fine dell'Urss”; “Dalla transizione mancata alla dissoluzione” (Pistoia, CRT); “Il ritorno del clero. La questione degli intellettuali oggi”( Pistoia, CRT); “Le avventure dell'ateismo. Religione e materialismo oggi” (Pistoia, CRT); “Un nuovo manifesto filosofico. Prospettive inedite e orizzonti convincenti per la filosofia” (Pistoia, CRT); “Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia” (Pistoia, CRT); “Scienza, politica, filosofia. Un'interpretazione” (Pistoia, CRT); I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e del Novecento, Pistoia, CRT); “L'educazione filosofica. Memoria del passato, compito del presente, sfida del future” (Pistoia, CRT); “Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente” (Pistoia, CRT); “Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e alcune novità” (Pistoia, CRT); “Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia, CRT); “Un filosofo controvoglia. Introduzione a G. Anders, L'uomo è antiquato” (Bollati Boringhieri); “Le contraddizioni di Bobbio. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale” (Pistoia, CRT); “Marx inattuale. Eredità e prospettiva” (Torino, Boringhieri); Verità filosofica e critica sociale. Religione, filosofia, marxismo” (Pistoia, CRT); “Dove va la sinistra?” (Boninsegni, Roma, Settimo Sigillo); “Comunitarismo filosofia politica” (Molfetta, Noctua); “La filosofia classica tedesca, Dialettica e prassi critica. Dall'idealismo al marxismo (Molfetta, Noctua); “L'ideocrazia imperiale americana” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia del presente. Un mondo alla rovescia da interpretare” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia e geopolitica” (Parma); All'insegna del Veltro, Del buon uso dell'universalismo. Elementi di filosofia politica” (Roma, Settimo Sigillo); Dialoghi sul presente. Alienazione, globalizzazione destra/sinistra, atei devoti. Per un pensiero ribelle” (Napoli, Controcorrente); “La comunità ritrovata. Rousseau critico della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori); “Marx e gl’antichi greci” (Pistoia, Petite plaisance); “Il popolo al potere. Il problema della democrazia nei suoi aspetti filosofici” (Casalecchio, Arianna); “Verità e relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca della globalizzazione” (Torino, Alpina); Elogio del comunitarismo” (Napoli, Controcorrente); “Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico” (Roma, Settimo Sigillo); “Storia della dialettica” (Pistoia, Petite plaisance); “La democrazia in Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare la democrazia realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla difesa della Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone Susa, Edizioni Melli-Quaderni); “Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla nascita di Karl Marx alla dissoluzione del comunismo storico novecentesco” (Napoli, La città del sole); “Il presente della filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance, Storia dell'etica, Pistoia, Petite plaisance,  “Hegel anti-utilitarista” (Roma, Settimo Sigillo); Storia del materialismo, Pistoia, Petite plaisance, Una approssimazione a Marx. Tra materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato); Ri-pensare Marx. Filosofia, Idealismo, Materialismo” (Potenza, Ermes); Un trotzkismo capitalistico? Ipotesi sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro seguaci europei, in Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della storia, Rimini, Il Cerchio); “Alla ricerca della speranza perduta. Un intellettuale di sinistra e un intellettuale di destra "non omologati" dialogano su ideologie e globalizzazione” (Roma, Settimo Sigillo);  La quarta guerra mondiale, Parma, All'insegna del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo, in La rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68, Roma, Manifesto); “Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia, Petite plaisance, Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di classe del capitalismo contemporaneo” (Pistoia, Petite plaisance, Logica della storia e comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento” (Pistoia, Petite plaisance); “Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante, Petite Plaisance,  Filosofia della verità e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia, Petite plaisance, Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della storia. La passione dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato,.Dialoghi sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, Saonara, Il Prato, Collisioni. Dialogo su scienza, religione e filosofia, Pistoia, Petite plaisance,  Karl Marx: un'interpretazione, Nova Europa). Prefere non definirsi marxista ma appartenente alla "scuola di Marx", e «allievo indipendente di Marx» (C. Preve, Elogio del comunitarismo, Controcorrente, Napoli,  Personalmente, non sono credente né praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni personalizzazione del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione, e sono pertanto in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la religione, così come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti dell’antropologia umana in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà il genere umano  (Elementi di politicamente corretto. Convegno, Lukács e la cultura europea (II intervento)  Relazione Congresso Nazionale di DP (terzultimo intervento)  Destra e Sinistra: confronto tra C. Preve e D. Losurdo; Carmilla: I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia  Democrazia comunitaria o democrazia proprietaria?”; “Considerazioni sulla geopolitica”; “Il bombardamento etico dieci anni dopo”; Fonte: A. Monchietto, Lucio Colletti; Marxismo, Filosofia, Scienza. L'“ultimo” filosofo marxista su la RepubblicaTorino  Addio al filosofo, In memoria, D. Fusaro  Un lutto veramente grande per noi di Gianfranco La Grassa, La Sala Rossa ricorda la figura e raccogliendosi in un minuto di silenzio, Preve, Con Marx e oltre il marxismo; Comunismo e Comunità » Laboratorio per una teoria anticapitalistica  A. Volpe e P. Zygulski, Verità e filosofia, in A. Monchietto e G. Pezzano, Invito allo Straniamento. I. filosofo, Pistoia, Petite Plaisance,  Preve, Elementi di politicamente corretto. E qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo al lettore che questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che ho peraltro intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati (americanismo come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia dei diritti umani, anti-fascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia Sinistra/Destra come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi in modo più analitico e preciso. Da Intellettuali e cultura politica nell'Italia di fine secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la Destra, la Sinistra, il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo culturale di un movimento di resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni, 2003.  C.Preve: audio congressi DP (RadioRadicale)  Intervista politico-filosofica (G. RepaciC. Preve)  «La costituzione italiana è stata distrutta per semprre con i bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora l’Italia è senza costituzione, e lo resterà finché i responsabili politici di allora non saranno condan morte per alto tradimento (parlo letteralmente pesando le parole), con eventuale benevola commutazione della condanna a morte a lavori forzati a vita. Eppure, questi crimini passano sotto silenzio, perché si continuano ad interpretare gli eventi di oggi in base ad una distinzione completamente finite (C. Preve, Elementi di politicamente corretto) Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Riuniti, Roma,Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro Monchietto, Marxismo e filosofia in Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, P. Zygulski, C. Preve: la passione durevole della filosofia, presentazione di Giacomo Pezzano, Pistoia, Editrice Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano, Invito allo Straniamento. I. Costanzo Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski, Costanzo Preve e l'educazione filosofica, in Educazione Democratica,  Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio,  Alessandro Monchietto, Invito allo Straniamento. II. Marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo Bontempelli); F.  Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle culture occidentali, Milano, Trevisini); Formenti, Il socialismo è morto. Viva il socialismo!, Meltemi, Milano). Costanzo Preve. Preve. Keywords: fascismo, antifascism – antifascism in assenza completa di fascismo, comunita, comunitarismo, la mascalzonaggine imperdonabile dell’invasione a Grecia;colonizzazione imperialista,storia dell’etica, storia ontologico-sociale della filosofia, vico anti-capitalista. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Preve," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684463462/in/photolist-2mKbok1-2mGnP2f-2mEd2LM-E58e4H-CfbuaM-C6j6p5-CdDphy-CfWJ4K-C6n5m7-BiosLy-CfUqUZ-BiyBqX-BGr8AF-BiuDHk-C6n22G-BGo4ac-CfT5uH-BinZFS-CfX854-C8EFGv-C8AG9k-C8EyDT-BGreRB-BNPngs-C8EyKe-CfWNyr-BinFbf-BGr6t4-C6ndRU-BGrkKR-CfUrBk-Biry7Y-CfWVBe-BNPcuy-C8EfEg-C8BXHK-C6iijj-Biotmm-BXesRa-B87iXx-B87iTp-C5w76F-C3dpu7-BXetE4-BUVNSb-B87kea-C3dpwG-BUVMeG-BXeqJ4-BCoJa1

 

Grice e Prini – il volo d’Icaro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Belgirate). Filosofo. Grice: “I like Prini, but I won’t expect his “Discorse e situazione” to be about Firth’s context of utterance!” -- “Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro desiderare. "Ventisei secoli nel mondo dei filosofi"). Tra i maggiori esponenti dell'esistenzialismo.  Studia ad Arona e Pavia sotto Lorenzi. Studia Sorbatti sotto Levi e Sciacca. Studia Plotino. Prini s'è legato al gruppo di filosofi che Sciacca aveva riunito intorno a se. Quando Sciacca si trasferì a Genova tutto il gruppo lo segue. Insegna a Genova, Perugia, Roma e Pavia. Scrive “Verso una nuova ontologia” e “Discorso e situazione”. “Lo scisma sommerso” analizza la spaccatura sotterranea che si è creata nella Chiesa cattolica tra il magistero ufficiale e la fede e le scelte di vita dei credenti. Un tema che diviene centrale è il tema del male. Scrive “Ventisei secoli nel mondo dei filosofi” -- «un ripensamento, una sorta di commiato personale dagli autori e dai problemi che gli erano stati cari per tutta la vita. Accanto al discorso apofantico, che definisce in modo univoco il suo oggetto e che vuol dimostrare le sue verità in modo necessario, apre lo spazio per la ‘conversazione’. Nel testo Verso una ontologia, risalire la dimenticanza della conversazione ad Aristotele, il quale ritene i discorsi semantici non vero-funzionali e quindi estranei al campo del linguaggio sino del metalinguaggio della filosofia. In “Discorso e situazione” definisce in modo più dettagliato gl’ambiti della conversazione. Nella molteplicità dell’uso logico della ragione, delinea un esame sistematico delle diverse forme della conversazione razionale “situata”, ossia in relazione al suo proprio oggeto o topico ed al suo proprii conversatori, e precisamente la verifica come forma della prova del discorso oggettivo o scientifico, la categoria della testimonianza e la determinazione particolare come ‘forma’ della ‘prova’ della conversazione. È stata un ricerca non inutile, credo, se ha messo in luce, per un verso, contro lo scientismo, la pluralità dell’uso della ragione, e per un altro verso, la fondamentale convergenza di quelle forme del discorso razionale in una dottrina della verità ostensiva dell’essere, o un’ontologia semantica. Gl’uomini di cui la filosofia deve occuparsi sono gl’italiani concreti. In “Il corpo che siamo” studia i corpi degl’italiani come elementi costituiti della inter-soggettività in un’unità psico0fisica del resto. Già Serbatti fa questo movimento verso i corpi, parlando di sentimenti fondamentali corporei. In “Il paradosso di Icaro” elabora la distinzione tra mero bisogni dei corpi e desideria o volonta. I bisogni, cioè le necessità di avere, si distingueno dalla volontà di essere autenticamente.  Il domandare intorno al senso di ciò che è e di ciò che si *è* un domandare che mette in questione anche i domandanti stessi.  In ‘L’ambiguita dell’essere’ caratterizza l’essere come ’ambiguo’: necessità assoluta (al modo di Velia), bontà o finalità assoluta, o come libertà od opposizione assoluta. Cerca queste tre modalità, ritenendole tutte essenziali all'essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Definie questa sua concezione problematicismo ontologico. Dal momento che l’essere è in sé ambiguo, esso non si lascia completamente definire e dimostrare dal discorso apofantico e si presta alla conversazione. C’è un carattere ludico nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter mettere tra parentesi la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca della verità, come dice Husserl, ein wirklicher Anfänger, un vero e proprio principiante.  Fa una distinzione tra il nucleo del messaggio evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle posizioni più tradizionaliste della Chiesa, specialmente in filosofia (si veda in particolare “La filosofia cattolica italiana del Novecento”), invito al dialogo tra la Chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Un passagio di “ Lo scisma sommerso” mostra in modo disambiguo ciò che ha in mente. Per questa mentalità generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione dell'Eden, di cui parlano in un senso simbolico che è da determinare i primi racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la responsabilità della sua stessa colpa?»  Altre saggi: “La metodologia della testimonanza” (Roma, Studium); “Verso una ontologia della conversazione” (Roma, Studium); “Serbatti: i sentimenti fondamentali corporei, ” (Roma, Armando); “Discorso e situazione” (Roma, Studium); “Il paradosso d’Icaro” (Roma, Armando); “L’ambiguità dell’essere” (Genova, Marietti); “Storia dell'esistenzialismo” (Roma, Studium); “Il corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica” (Torino, SEI); “Plotino e l'umanesimo interiore” (Milano, Vita e Pensiero); “Il potere” (Roma, Studium); “La filosofia italiana” (Roma, Laterza); “Lo scisma sommerso” (Milano, Garzanti); “Terra di Belgirate”; Torino, Sosso); “Ventisei secoli nel mondo dei filosofi” (Caltanissetta, Sciascia); “Un filosofo che canta i Salmi. “Croce e Gentile”, Il Prini sommerso; Il desiderio di essere. L'itinerario filosofico; L'ontologia del desiderio” l M. Flematti, “Prini”. Pietro Prini. Prini. Keywords: il volo d’Icaro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737756981/in/datetaken/

 

Grice e Prodi – il cane di Pavlov – filosofia italiana – Luigi Speranza (Scandiano). Filosofo. Grice: “While he likes semiotics, Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read English at Yale! No philosophy background!” -- Figlio di Mario ed Enrica, maestra. Studia e insegna a Bologna. A Bologna fonda il progetto Biologia cellulare del Svilupa un approccio semiotico alla biologia.  Con Il neutrone borghese, ha pubblicato anche alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro, biografia romanzata (con riflessi autobiografici) di L. Spallanzani. Il saggio “Il cane di Pavlov”; “Opera narrativa” (Diabasis, Reggio Emilia). Altre opere: “Scienza e potere” (Il Mulino, Bologna); “La scienza, il potere, la critica” (Mulino, Bologna); “Oncologia sperimentale” (Esculapio, Bologna); “Le basi materiali della significazione” (Bompiani, Milano); “La biologia dei tumori” (Abrosiana, Milano); “Soggettività e comportamento” (Angeli); Orizzonti della genetica” (L'Espresso); “Il neutrone Borghese” (Bompiani, Milano); Patologia Generale (CEA, “La storia naturale della logica” (Bompiani, Milano); “L'uso estetico del linguaggio” (Mulino, Bologna); Lazzaro: il romanzo di un naturalista del '700” (Camunia, Brescia); “Oncologia” (Esculapio, Bologna); “Gli artifici della ragione” (Sole 24 ore, Milano); “Il cane di Pavlov” (Camunia, Brescia); “Alla radice del comportamento morale” (Marietti, Milano); “Teoria e metodo in biologia” (Clueb, Bologna); “L'individuo e la sua firma”; “Biologia e cambiamento antropologico” (Mulino, Bologna); “Il profeta” (Camunia, Brescia); Conferenza "Prodi”, Repubblica  Apprezzato anche da G. Dossetti, La parola e il silenzio” (Paoline,  in riferimento ad un articolo che si rifaceva ai geni invisibili della città di G. Ferrero. Sul sottotitolo (i “geni invisibili” della città. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giorgio Prodi. Prodi. Keywords: il cane di Pavlov. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prodi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737954863/in/datetaken/

 

Grice e Prospero – implicatura laica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pescosolido), filosofo. Studia e Insegna a Roma. Studia Kelsen. Collabora con “L'Unità”. I suoi interessi sono principalmente rivolti al sistema istituzionale italiano e la filosofia politica della sinistra. La sua filosofia e aspramente criticate da Travaglio, che lo ha accusato di "pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la posizione nei confronti della democrazia diretta, e nei confronti della fiducia riposta daTravaglio, e dal Movimento 5 stelle di Grillo, nella intrinseca infallibilità del giudizio espresso dagli elettori e del popolo della Rete.  Sinistra Italiana. Saggi: “La politica post-classica”; “Il nuovo inizio”; “Nostalgia della grande politica”; “La democrazia mediata”; “Sistemi politici e storia”; “Il pensiero politico della destra” (Newton Compton); “I sistemi politici” (Newton Compton); “Politica e vita buona, Euroma la Goliardica, Sinistra e cambiamento istituzionale”; “Storia delle istituzioni in Italia” (Riuniti); “Il fallimento del maggioritario”; “La politica”; “Teorie e profili istituzionali” (Carocci); “Lo stato in appalto. Berlusconi e la privatizzazione del Politico (Manni); “Politica e società globale” (Laterza); “L'equivoco riformista” (Manni); “Alle origini del laico” (Angeli); “La costituzione tra populismo e leaderismo” (Angeli); “Filosofia del diritto di proprietà” (Angeli); “Perché la sinistra ha perso le elezioni” (Ediesse); “Il comico della politica”; “Nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi” (Ediesse); “Il libro nero della società civile”; “Il nuovismo realizzato” (Bordeaux); “Gramsci” (Bordeaux). Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contropotere del Quirinale, Left-avvenimenti, C. Prodi, l'errore più grande della sinistra europea è stato dimenticare il lavoro, il manifesto, Bruno Gravagnuolo, Grillo, il travaglio di Marco nel duello tv con Prospero l'Unità  Gli organismi di Sinistra Italiana, da "Sinistraitaliana.si"  Sinistra Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a Testaccio. Michele Prospero. Prospero. Keywords: implicatura laica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prospero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738325049/in/datetaken/

 

Grice e Pucci – implicatura – l’utopia di Pucci -- filosofia italiana (Firenze). Filosofo. Scrive alcuni trattati dove ambiva a una filosofia universale di stampo utopistico. Molto polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da essere tacciato di eresia e giustiziato dall'Inquisizione romana.  Della potente e ricca famiglia fiorentina dei Pucci. Scolto da un improvviso mutamento et cambiamento che lo fa decidere a darsi allo studio delle cose celesti ed eterne e a scoprire i reali motivi dei contrasti filosofici che lacerano l'Italia.  Assiste personalmente alla strage degl’ugonotti nella notte di San Bartolomeo, decise di aderire alle tesi protestanti. Controversie dottrinali gli procurarono l'espulsione dalla comunità calvinista alla quale aveva aderito in primavera. Discute del peccato originale e ha altresì contestato l'autoritarismo del concistoro della comunità. Quest'ultima gl’rimprovera, oltre a importanti punti dottrinali come la concezione del peccato originale, della fede e dell'eucaristia, la sua pretesa di pro-fetizzare, ricordandogli che, con la scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non puo più esistere. Su invito di F. Betti, incontra F. Sozzini. Pubblica un manifesto, e poi scrive a N. Balbani una lettera in cui espone la sua teoria dell'innocenza naturale dell'uomo, già discussa con Sozzini, secondo la quale tutti gl’uomini nascono et restano innanzi all'uso della ragione e del giudizio. Grazie alla redenzione operata da Cristo, il peccato originale non può causare la dannazione quando siamo ancora nel grembo materno. Il battesimo del bambino, che e naturalmente innocente per la naturale bontà della natura umana, per quanto non censurabile, è inutile. L'eventualità della dannazione è un problema dell'adulto che, raggiunta l'età della ragione, è in grado di distinguere il bene dal male. L’uomo è buono per natura e a causa dell'amore di Dio verso il genere umano, che ha creato l'uomo di natura buona, si fonda la filosofia. Il fondamento della filosofia, et bontà vera, è propriamente la fidanza generale in Dio del cielo e della terra, una fiducia fondata sulla conoscenza di Dio che è comune a tutti gl’uomini, una fede che si contrappone alla concezione della fede protestante, che consiste invece in una fidanza particulare che il singolo protestante ripone in Dio. È del resto la tesi sostenuta da Sozzini nel suo De Jesu Christo servatore. Sostene di aver tratto le proprie concezioni in virtù del dono dello Spirito Santo che, attraverso visioni, lo ispira permettendogli di preconizzare il prossimo avvento del regno di Dio che provoca la conversione di tutti i popoli, qualunque fosse la loro religione, sotto un'unica confessione. La redenzione operata da Cristo riguarda infatti tutti gl;uomini, anche i non cristiani, perché esalta la loro naturale bontà. La salvezza non costitusce un dubbio tormentoso ma è un obbiettivo che può essere raggiunto abbandonandosi con fiducia alla fede in Dio, è la fede naturale che ha Adamo, uomo naturale e immortale perché fatto a immagine e somiglianza di Dio nella mente e nello spirito. Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba essere escluso tanto che il peccato si trasmetta nelle generazioni, quanto che possa esistere una pre-destinazione semplice o doppia che sia, una per gl’eletti e una per i dannati stabilita ab aeterno. Sozzini rispose al Pucci con il “De statu primi hominis ante lapsum”, obiettando che la somiglianza di Adamo con Dio risiede nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e non nella sua immortalità. Se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finisce col peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente, visto che Adamo peca per sua libera scelta. La natura dell'uomo  non è diversa da quella d’Adamo. La salvezza degl’uomini risiede nella sua volontà di scegliere il bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua natura, che si fonda la sua etica. Il suo saggio principale e “La Forma d'una repubblica”. Per porre rimedio alla confusione e agli scandali regnante nella filosofia, e necessario un libero e santo concilio al quale si vede che tutti gl’uomini da bene di tutte le province inclinano, ma che viene rifiutato dai potenti prelati che oggi comandano non solo nella religione, ma anche nella repubblica. Per preparare questo concilio, è necessario che gl’uomini dabbene, all'interno di ogni singolo stato, si organizzino in un'unione, in un collegio o comunità nella quale essi si governino secondo un principio comune, i, senza alienarsi da i loro principi e magistrati civili e senza entrare in polemica contro la confessione religiosa vigente. Questi uomini, infatti, d'animo et tal volta anche di corpo alienato da gl’ordini et usanze di quelle repubbliche nelle quali è sono nati et allevati, conviene ch'e' vivino come forestieri nel loro natio terreno, o forastieri interamente per gli altrui paesi, è necessario ch'e' si portino molto saviamente e discretamente con i principi e magistrati de' luoghi dove essi habitano. Si tratta di un'aperta giustificazione del nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo provvisorio allo scopo di raggiungere un fine superiore nell'interesse di tutti i cristiani. L'insieme di questi collegi avrebbe formato di fatto una repubblica cattolica, cioè universale, che, con l'esempio dei retti comportamenti dei suoi aderenti, avrebbe col tempo acquisito il consenso della grande maggioranza della popolazione di ogni singolo stato, promuovendo così il rinnovamento dei costumi e delle diverse confessioni, fino a rifondare un'unica religione cristiana.  Gli elementi essenziali di questa rinnovata e unificata religione dovranno essere la fede «in un solo Dio del cielo e della terra, creatore et governatore dello Universo, nel Cristo morto e risorto per redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi, la testimonianza degl’apostoli, il rispetto dei dieci comandamenti, l'orazione domenicale e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che storicamente dividevano le confessioni cristiane sono sfumate dal Pucci, che vuole che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della Trinità e dell'incarnazione non si utilizzino sottigliezze e non si creino divisioni.  I membri di queste comunità dovranno essere tutti gl’uomini maggiorenni e laicigli ecclesiastici, infatti, sono evidentemente incapaci di superare le divisioni che essi stessi hanno creatoorganizzati sotto un capo temporaneo, provosto o console, assistito da un censore, che non deve avere alcun'autorità particolare, ma dovrà proporre le risoluzioni da approvare all'unanimità nell'assemblea generale dei membri: quando non vi fosse unanimità, si deciderà a sorte fra le diverse opzioni. Le donne, dovendo essere sottoposte ai mariti, possono assistere ma non hanno alcun'autorità né diritto di voto.  Il collegio ha anche il potere di punire le cattive condotte dei singoli membri, sino all'espulsione. Le diverse comunità si sarebbero tenute in contatto epistolarea questo scopo era costituito l'incarico di un cancellieree, attraverso delegati, si sarebbero riunite in diete da tenersi periodicamente nelle terre «di qualche gentilhomo o signore» aderente a un collegio di una delle maggiori città europee «come Francoforte, Lione, Parigi et simili, perché qui i convenuti alla dieta sarebbero passati inosservati più facilmente. Se gli aderenti ai collegi devono manifestare un formale ossequio alle autorità costituite, essi devono anche proporre una sia pur cauta propaganda per far guadagnare alla comunità nuove adesioni. Ciascuno deve mantenere il segreto della sua attività tramite giuramento, essere amico dei compagni e nemico di chi è loro nemico. Per saldare insieme i membri, è opportuno che essi si sposino nello stesso ambiente, con donne «sane e gagliarde per averne una buona discendenza, evitando però rapporti sessuali frequenti che, secondo il Pucci, sono nocivi alla salute fisica degli uomini e a quella morale delle donne. Nella famiglia, il padre riveste il ruolo di capo e di sacerdote laico: battezza egli stesso i figli in età audulta, i quali dovranno crescere in una decorosa austerità, studiando nelle scuole consigliate dalla comunità ed evitando carriere immorali, come quella ecclesiastica o avvocatesca. Fu a Cracovia, dove incontra F. Sozzini e altri dissidenti religiosi. Le sue idee però non trovarono successo in nessuna confessione calvinista o luterana, né fra gli anabattisti e i sociniani. In compenso qui conosce Dee. Anche qui la sua indole (Dee lo descrive come pericolosamente chiacchierone e utopico) non venne accolta positivamente e deluso dai protestanti si ri-converte al cattolicesimo dopo un incontro con Ippolito Aldobrandini. Srive “De Christi servatoris efficacitate in omnibus et singulis hominibus”, “L'efficacia salvifica del Cristo in tutti e in ogni uomo”, dedicato a Clemente VIII. Qui ri-assunge e sviluppa tutte le sue teorie su una chiesa universale ed ecumenica. Ogni uomo ha il diritto di professare una chiesa di Cristo, e Dio, grazie al suo amore universale per l'intera umanità, dove aiutare ad abbattere le barriere che separavano le chiese. Condotto in carcere a Roma, dove conosce Bruno e Campanella. E condannato a morte per eresia, decapitato e poi bruciato sul rogo al campo de' fiori  Il puccismo però gli sopravvisse nella chiesa luterana grazie a Huber. Lettera in A. Rotondò, Studi e ricerche di storia ereticale italiana del Cinquecento  Lettere, documenti e testimonianze  In D. Cantimori, Per la storia degli eretici italiani, L.Felici, La riforma protestante” (Carocci); Opere Lettere, documenti e testimonianze  (Firenze, Olschki); Sulla predestinazione (Firenze, Olschki); C. Cantù, “Gli eretici d'Italia” (Torino, Tipografic); Per la storia degl’eretici italiani, D. Cantimori ed E. Feist, Roma, Reale Accademia d'Italia, D. Cantimori, Eretici italiani” (Firenze, Sansoni, A. Rotondò, “Storia ereticale italiana (Torino, Giappichelli); Una disputa di antropologia filosofica sul primo uomo. Di fronte al naturalismo di F. Sozzini, Milano, Cusl, P. Carta, “Eresia -- Documenti sul processo e la condanna” (Padova, Milani); “Cultura politica” (Stango, Firenze G. Caravale, Il profeta disarmato. L'eresia” (Bologna, Mulino); M. Biagioni, L’Informatione della religione christiana, Torino, Claudiana,  V. Vozzi, l’Informatione della religione christiana. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pucci. Keywords: etymologia d’eretico; il profeta disarmato, nicodemismo, decapatizazione a Tornona, Roma. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pucci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691563953/in/photolist-2mPTxJB-2mKBzba-2mKDA5r-2mPNG7N-DndBhH-2mKNM4g-2mKuJyP-2mKuJqC-2mKre9p-ETqNtt-D4QXHL-D41J73-o7nNJE-nXsZFJ-nCEAAa-ncTeBF-ncTe6v-nu72SS-nqAmJ

 

Grice e Puccinotti – il boezio – filosofia sperimentale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino). Flosofo. Studia a Pavia e Roma. Insegna a Urbino,  Macerata, Pisa.  Il Granduca Leopoldo II di Toscana lo inserì in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul litorale pisano le risaie, dal punto di vista della medicina civile. Espose le sue analisi nel saggio “Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana”, conclusioni che saranno alla base del Regolamento sulla cultura del riso in Toscana. Opere: “Storia della febbre intermittente perniciosa (Roma), “Boezio” (Firenze); “Storia della medicina” (Firenze). Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. “Opere filosofiche”; “Del preteso paganesimo di Boezio”; “In Galileo sono due filosofie, la speculative e la sperimentalel; Galileo divise la fisica della metafisica:; Schema della filosofia speculative di Galilei nella gionarata prima dei dialoghi de’ massimi sistemil La filosofia della storia riconosce se stessa per la filosofia della scienza; Diffeti delle tendenze filosofiche – e come corrreggerli; Il sentiment di amore nazionale negl’Italiani esisteva anche quando l’Italia era divisa; Occorre oddi dare ai Congressi un principio filosofi e un fine civile; Del principio filosofico. Le filosofie son molte; ma una formula accettata e comune a tutti i filosofi ancora non esiste. Se domanda che agli scienzati si lasci la lora filosofia sperimentale; Si propone il sistema conciliativo delle due filosofie tramezzate dale matematiche; consigli ai discepoli. Invece delle filosofe spectulative adoprino le matematiche per completare la filosofia sperimentale. Fisici e metafisici, La scienza della natura non si fa cogli universali della metafisica; la filosofia della storia vien sempre dopo la storia, ossia dopo I fatti; per la scienze naturali le aspirazione agl’universali della metafisica ponno essere un fine, ma il rncipio in esse altro non e che l’osservazione, l’experienza, ed il calcolo. Indecisi I filosofi nel conceptire e applicare il principio dell’unita; condotti sull’esere umo il fisiologo e il filosofo, il primo puo fisicamente innoltrarse nei fenomeni piu elevate della corporeita animale e trovarvi una dimostrabile azione, attrativa di qualche imponderabile. Corrispondenza fra il carattere filosofico delle opera d’Areteo e quello della sua eta. Puccinotti. Keywords: il boezio, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Puccinotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736813322

 

Grice e Punzo – erote – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli), filosofo. Si laurea a  Napoli con una tesi su Kant alla luce della dottrina tomistica, una in erpetologia sul sistema nervoso dei serpenti, e una tsulla morale nelle lettere di Paolo.  Fonda la Lega Nazionale Contro la Distruzione degli Uccelli, e l'associazione culturale Trifoglio" di cui pubblica Il Trifoglio. Visse per circa vent'anni sull'isolotto disabitato di Vivara, contribuendo a preservarlo da possibili scempi e tutelandone il patrimonio ambientale. Per il suo impegno a favore di Vivara ricevette  il "Premio Mediterraneo" conferitogli da un'agenzia dell'ONU. Filosofo dai molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia dantesca, alla botanica, all'ornitologia e alla zoologia, anche un profondo conoscitore del latino. Dedica gran parte della sua vita intellettuale alla filosofia. Per lui, la pedagogia costituisce uno dei compiti più importanti al quale una società deve adempiere poiché l'educazione delle giovani generazioni e, in particolare, dell’adolescente, rapresenta il punto fondativo di ogni aggregato umano. In tale prospettiva il fanciullo, per potersi sviluppare al meglio, deve essere educato al bello attraverso la contemplazione della natura. La sua filosofia ha come culmine la definizione del concetto di religioso assoluto, inteso come elemento distintivo della spiritualità umana poiché capace di definire l'identità dell'individuo rispetto alle altre forme di vita.   Nota sull'episodio dantesco di Brunetto Latini, Napoli, Ed. Carlo Martello, Contributo per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Tip. G. Genovese, Nuovo contributo per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Martello, “Lettere erotologiche,”  Napoli, Martello, “Dialogo dell'amore olarrenico,” Napoli, Martello, L'altro viaggio, Napoli, Denaro; Il guardiano del verde isolotto. Olarrenismo; pseudomorfismo sessuale, Parisessualismo nevrotico; parisessuonevrotici; parisessualismo sostitutivo; line generali per una tipologia della vita erotico-affetiva. Tipi eerotio-effettivi meterotici – telerotici, caterotici; schema generale per un superamento delle fondamentali impostazione sessualogiche; critica della dottrina delle perversioni sessuali; critica del concetto di perversioni sessuali; critica del significato patologico attributo all’eros; cirtica della condanna morale implicita; superamento della dottrina delle perversione sessuali; essenza e significato della sessualita psichica; amore e sessualita, struttura della sessualita psichica, l’eros come anistonia psico-sessuale, la gradualita della sessualita psichica; principi per una classificazione dell’epitomia psico-sessuali; orientamento per una classificazione psicologica delle anisotnoia psico-sessuali, complessione psico-eterante egotropica ed eterotropica, orarrenismo eroticol maschilita complementare e maschilita olarrenica, amore elorrenico, la casistica, la storia e la filosofia, concezione etico-psicologica, etico-sociale, sessologia, tendenze erotiche, Zenone, amato da Parmenide; Alcibiade amato da Socrate. Il caso di Callia e Autolico citato nel Fedone, il simposio di Senofonte, Diogene Laerzio, Ariano, Atico, amore virile, virilta, virtu, maschio, Nicomaco, amato da Teofrasto, trattarello sull’amore di Teofrasto, trattarello sull’amore di Aristotele (erotikos a) dove si discute quattri questioni (tetra), peripatetici sull’amore, Eraclide, Clearco, e Geronino. Prolegomeni erotoligici. Schema genrale per un superamento del concetto d’omosessualita – critica e superamento di stesso – fondamentale discriminazione dei fenomeni confuse come omosessualita -- Giorgio Punzo. Punzo. Keywords: erote. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Punzo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738226409/in/datetaken/

 

Grice e Purgotti – implicatura metrica – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cagli), filosofo. Figlio di Nicola e Rosa Morbidi.  Dei Lincei. Dei Georgofili di Firenze. Studia a Roma sotto Imerio Cibo di Amelia e Pallieri. Insegna a Perugia. Spazia dalle scienze fisico-chimiche all'idrologia minerale, dalle scienze matematiche alle filosofiche con particolare riguardo alla teoria degli atomi.  “Questa memoria la patria che dagli scritti e dalle virtu del sommo scienziato ebbe tanto lustro ed onore nato in Cagli. Qui riposa insigne chimico e matematico esempio raro di virtu domestiche e civile.  Pubblica nel Giornale Scientifico Letterario di Perugia; “Lettere ad un amico intorno a vari filosofici argomenti”; “Riflessioni sulla teoria degli atomi”; “Trattato di chimica applicato specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina”; “Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Intorno all'azione dell'acido solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro”; “Osservazioni intorno a varie inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare”; Riflessioni sopra un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non come ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la stabilita del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV”; “Elementi di aritmetica, algebra e geometria”; “Studi chimici sulle acque minerali di Valle Zangona”; “Intorno agli usi ed effetti delle acue minerali”; “Riflessioni sulla teoria degl’atomi”; “Chimica”; “Analisi delle acque minerali di S. Gemini”; “Aritmetica e algebra”; “Chimica organica”; “Saggio di filosofia chimica”; “Geometria”; “Problemi tratti dagli elementi di Aritmetica”; “Algebra e Geometria”; “Nozioni elementari ragionate del calcolo aritmetico ad uso dei giovanetti”; “Intorno al primitivo insegnamento della scienza delle quantità”; “Chimica inorganica”; “Metalli delle terre aride e metalli propriamente detti”; “Elementi di aritmetica ragionata ad uso dei giovanetti”; “Elementi di aritmetica, algebra e geometria”; “Analisi delle acque minerali di S. Gemini”; “Lettere filosofiche: principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze”; “Chimica inorganica”; “Metalloidi”; “Compendio di nozioni farmaceutiche ad uso degli studenti”; “Esposizione delle avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci”; “Sul fluido bio-tico e le sue influenze nei moti delle tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale e nelle manifestazioni spiritualiste”; “Nozioni elementari intorno all'algorismo sui numeri interi estratte dal trattato di aritmetica ragionata”; “Chimica in-organica”; “Metalli”; “Chimica organica e nozioni le più interessanti di chimica agraria e filosofia”; “Studi chimici sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo Ulteriore”; “Sull'acqua salino-ferruginosa di Giano”; “Chimiche ricerche”; “Elementi di algebra”; “Elementi di aritmetica”; “Elementi di geometria” “I segreti dell'arte di comunicare le idee negl’elementi delle scienze esatte ed i difetti che anche attualmente vi sono coperti dal falso manto della matematica evidenza svelati dalla filosofica investigazione”;“Esercizi aritmetici” “Idrologia minerale del distretto di Civita Ducale nel secondo Abruzzo Ulteriore”“Studi chimici sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo ulteriore”“Intorno ai meta-fisici”“Idrologia narnese o rapporto degli studi chimici sulle acque potabili e minerali di Narni fatti per cura dell'inclita giunta municipale della stessa città”;“Delle acque minerali di San Galgano di Perugia”; “Memorie istoriche per il conte Gio. Battista Rossi-Scotti. Seguite dai relativi studi analitici intorno alla nutrizione”; “Frammenti tratti dalla chimica animale”; “Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di Monte Castello Vibio”; “Studi chimici seguiti da una relazione intorno alle loro virtù medicamentose”;; “Intorno dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico”; “Osservazioni”; “Intorno all’azioni cata-litica”; “La forza”; “Intorno agl’esami liceali”; “Vaganti idee”; “Delucidazioni intorno alla forza”; “Euclide e la logica naturale. Riflessioni”; “Compendio di nozioni farmaceutiche”; “Raccolta di cognizioni teorico-pratiche per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci, le quali sono utili al medico, e indispensabili al farmacista”; “Trattatello sull'arte di ben scrivere le ricette nell;italiano usando i pesi metrici”; “Intorno ai saggi idrotimetrici delle acque potabili”; “Esame critico della forza”; “Sulla necessità di escludere lo studio della geometria dai pubblici ginnasi e l'Euclide dai licei”; “Intorno alle odierne difese degl’antichi errori nell'insegnamento delle matematiche”; “Cicaloate polemiche”; “Intorno alla combustione”; “Cosa e la fisiologia”; “Uno scherzo scientifico”; “Dizionarietto biografico cagliese. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sebastiano Purgotti. Purgotti. Keywords: implicatura metrica, filosofia chimica ad uso dei giovanetti, il fluido bio-tico nella manifestazione degli spiriti, algorismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Purgotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737760683/in/datetaken/

 

Grice e Quarta – utopici – filosofia italiana – Luigi Speranza (Leverano). Filosofo. Essential Italian philosopher. Filosofo dell'utopia fu uno dei maggiori studiosi di Moro, sul quale scrisse “Una re-interpretazione dell'utopia.” Insegna a Salento. Studioso di Platone sul quale scrisse L'utopia platonica: Il progetto politico di un grande filosofo. Fonda il Centro di ricerca sull'utopia. Altri saggi: Tommaso Moro; Una reinterpretazione dell'utopia (Dedalo); Thomas More,  ECP L'utopia platonica; Il progetto politico di un grande filosofo,  Dedalo, Globalizzazione, giustizia, solidarietà,  Dedalo, Una nuova etica per l'ambiente, Dedalo, “ Homo utopicus, La dimensione storico-antropologica dell'"utopia.” Dedalo,  Filosofo dell'utopia. Grice: “Strictly, utopia is no-where, or erehwon if you must!” Luigi Speranza, “As in Lennon, “He’s a real nowhere man!” --. Gilbert and Sullivan, “Utopia, Ltd.” Quarta. Keywords: utopici, Campanella, erewhon. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quarta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737471576/in/datetaken/

 

Grice e Quattromani – implicatura – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cosenza). Filosofo. Essential Italian philosopher. Nacque da Bartolo ed Elisabetta d'Aquino, parente diTelesio. Cresciuto in un ambiente strettamente collegato alla cultura e alla nobiltà cosentina, viene educato alle idee religiose valdesiane del suo maestro Fascitelli.  Come si desume dal suo epistolario, si trasfere a Roma. Qui frequenta la Biblioteca Vaticana e ha modo di intessere relazioni con diversi esponenti del panorama intellettuale e culturale romano. I suoi primi studi riguardarono il Canzoniere di Petrarca, con particolare riferimento alle sue fonti. Dopo un breve soggiorno a Napoli, torna a Cosenza. Da qui scrive a B. Rota, per suggerirgli alcune correzioni alla seconda edizione accresciuta delle sue Rime. Effettua una serie di spostamenti tra la sua città natale e Roma. Il periodo è contrassegnato da alcune sue epistole, a carattere storico-letterario/ Risiede a Napoli. Rientrato a Cosenza scrive a Cavalcanti, che sarà con lui consulente della Congregazione dell'Indice, e  assume la direzione della Accademia cosentina, cui Quattromani da nuovo impulso, sia dal punto di vista squisitamente letterario, sia incentivando l'attenzione per la filosofia.  A Napoli pubblica "La philosophia di Telesio” che dedica a Carafa e le rime dedicate a Bernaudo. Rimonta, invece, la sua traduzione de Le historie del Cantalicio, nelle quali il nome è celato dietro lo pseudonimo di «Incognito Academico Cosentino».  Il suo ultimo periodo di vita lo trascorre a Cosenza, dove muore. Altre saggi: Manoscritti, Vaticano, Sonetto di Ms. della Casa. Oratione di Marco Catone., Giudizio sopra alcune stanze di Tasso, Vaticano, Commento a tre sonetti del Casa, lettera ad A. Caro, lettera a F. Mauro, lettera al S. Principe della Scalea, lettera a Ardoino, lettera a V. Bombino, Lettera a F. A. d'Amico, Lettera a Fabrizio Marotta, Oratione di Marco Catone, Lettera a Gio. Maria Bernaudo,  Lettera a G.V. Egidio, Lettera a V. Bilotta, Parallelo tra il Petrarca et il Casa, Della metafora, Parallelo tra il Petrarca et il Casa Poetica di Orazio, Sentimento della Poet.ca d'Orat. La Poetica d'Orazio, Oratione di Marco Catone, A T. Tasso Il Monta.no Acc.co Cose. Della metafora, Lettera ad Horatio Pellegrino, Lettera a Teseo Sambiase  Lettera alla Duchessa, Lettera a Teseo Sambiase, Lettera a Teseo Sambiase, Lettera a T. Sambiase, Lettera a T. Sambiase, Lettera a G. Sirleto, Cosenza, Biblioteca Civica, ex libris: “Bibliothecae Marchionis D. Matthaei de Sarno”, Istoria della Città di Cosenza, Biblioteca privata della Famiglia De Bonis,  Lettere al G. Bernaudo da una raccolta favoritami da F. Bombini, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Fondo Palatino, Luoghi difficili del Bembo Napoli, Biblioteca Nazionale, manuscripta autographa Summontis et aliorum aetate eius clariorum, Lettera a S. Reski, Roma, Biblioteca Angelica, rilegato con Gab. Barrii Francicani De Antiquitate et situ Calabriae, Roma, Apud Iosephum de Angelis); Annotationes Barrium Stampe “La philosophia di Bernardino Telesio” Ristretta in brevità, et scritta in lingua toscana dal Montano academico cosentino alla Eccellenza del Sig. Duca di Nocera Con Licenza de' Superiori. Marchio ed. In Napoli Appresso Gioseppe Cacchi al ilustre S. G. Bernaudo, in a a le rime del Sig. Gio. Batt. Ardoino Academico Cosentino in morte della Signora Isabella Quattromani sua moglie con Licenza de' Superiori Marchio ed. in Napoli Appresso Gioseppe Cacchi. Le historie de Monsig. Gio. Battista Cantalicio vescovo di Civita di Penna, et d’altri delle guerre fatte in Italia da Consaluo Ferrando di Aylar, di Cordoua,  detto il gran Capitano tradotte in lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernavdo in Cosenza per L. Castellano. Le historie de G. Cantalicio, vescovo di Civita di Penna e d’Atri Dele guerre fatte in Italia da Consalvo Ferrando de Aylar, di Cordova, detto il gran capitano, tradotte in lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernaudo nuouamente corretta, et ristampata, in Cosenza per Leonardo Angrisano, e L. Castellano, ad istanza di Enrico Bacco, libraro in Napoli. Le historie di Monsig. G. Cantalicio, vescovo d’Atri et Civita di Penna, delle guerre fatte in Italia da Consalvo Ferrando di Aylar, di Cordova, detto il gran Capitano, tradotte in lingua toscana  a richiesta di G. Bernaudo, Napoli Apresso Gio Giacomo Carlino Ad istanza di H. Bacco, alla Libraria dell'Alicorno rime di mons. Gio. Della Casa. Fregio In Napoli, Appresso Lazaro Scoriggio, lettere divise in due libre Et la tradottione del Quarto dell'Eneide di Virgilio del medesimo Auttore all'Illustrissimo & Eccellentissimo Signor Marchese della valle, &c in Napoli, Per Lazzaro Scoriggio. Il IV libro di Vergilio in verso Toscano. “Trattato della Metafora”; Parafrasi Toscana della Poetica di Orazio. Traduzione della medesima Poetica in verso toscano. Alcune annotazioni sopra di essa, alcune poesie toscane, e latine, Fregio in Napoli, Mosca con Licenza de' Superiori.Gabrielis Barrii Francicani: De Antiquitate et situ Calabriae nunc primum ex authographo restitutos ac per capita distributi. Prolegomena, Additiones, et Notae. Quibus accesserunt animadversions, Roma, S. Michaelis ad Ripam Sumptibus Hieronymi Mainardi Superiorum permissu. Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da M. Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da L. Stocchi, Castrovillari, Dalla Tipografia del Calabrese, A questo proposito, in un'articolata lettera inviata, da Roma a Cosenza,  illustra a M. Ferrao le ragioni per cui l'opera del Petrarca merita la sua attenzione, e la ricerca che stava compiendo sui poeti provenzali, riferendo che di ciò aveva già parlato con P. Manuzio, edizione veneziana di Giolito de' Ferrari  Stessa cosa si verifica per la seconda edizione, mentre soltanto postumo, nell'edizione napoletana compare quale traduttore. , “Scienza” e “scienza della letteratura” in S. Quattromani, in Bernardino Telesio e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli L. Borsetto, La “Poetica d'Horatio” tradotta. Contributo alla studio della ricezione oraziana tra Rinascimento e Barocco, in Orazio e la letteratura italiana, Roma Eadem, Enciclopedia oraziana, Eadem, “Pulzelle” e “Femine di mondo”. L'epistolario postumo, Alla lettera. Teorie e pratiche epistolari dai Greci al Novecento, A. Chemello, Milano Capacius I.C., Illustrium mulierum et illustrium litteris virorum Elogia, Neapoli, Carlinus & C. Vitale, Chioccarello B., De illustribus scriptoribus Regni Neapolitani Cornacchioli T., Nobili, borghesi e intellettuali nella Cosenza del Quattrocento, Cosenza Cozzetto F., Aspetti della vita e inventano della biblioteca attraverso un documento cosentino del Seicento, in «Periferia», Crupi P., Storia della letteratura calabrese. Autori e Testi, Cosenza  De Franco L., De Franco L., La biblioteca di un letterato del tardo Rinascimento: S. «Annali dell'Istituto Universitario Orientale», De Frede C., I libri di un letterato calabrese del Cinquecento (S. Quattromani, Napoli De Frede C., Un letterato del tardo Cinquecento e i suoi libri (S. Quattromani,-in «Atti dell'Accademia Pontaniana», Debenedetti S., Gli studi provenzali in Italia nel Cinquecento, Torino  Matteo Egizio, Napoli (rist. in S. Quattromani, Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da Matteo Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da L. Stocchi, Dalla Tipografia del Calabrese, Castrovillari Filice E.E., Cosenza  Fratta A., Il “Ristretto”  nell'ambito delle traduzioni scientifico-filosofiche del secondo Cinquecento, in Bernardino Telesio e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli Gorni G., Un commento inedito alle “Rime” del Bembo.  Telesio, Della Casa, Quattromani interprete di Tasso, Gli amori del Quattromani, il disegno culturale. La critica e le lettere; “Telesio, Bari Zangari D., Di un manoscritto inedito di S. Quattromani e delle sue relazioni col Tasso; Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Sertorio Quattromani. Quattromani. Keywords: implicature, la philosophia di Bernardino Telesio, Orazio, Poetica, Tratatto della metafora, Il Quarto di Virgilio, Petrarca. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quattromani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738064054

 

Grice e Quinto – gli scolari – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pieve di Cadore). Filosofo. Essential Italian philosopher. Studia a Conegliano e Milano sotto Pupi -- contrassegnate dall'adozione di un rigoroso metodo filologico, studia la storia del concetto di “scolastica”. Saggo: «“Timor” e “timiditas”. Note di lessicografia d’Aquino», La lingua del Lazio: Latino patristico e latino scolastico. Dalla comprensione della lingua del Lazio all'interpretazione del pensiero», Sui quattro sensi della Scrittura, I quattro sensi della Scrittura, Medioevo, «Il “timor” nella lingua della scolastica», Archivum Latinitatis Medii Aevil, Per la storia del trattato tomistico “de passionibus animi”. Il “timor. “Le “scholae” del medioevo come comunità di sapienti», Scholastica”. Storia di un concetto, Padova. “Lectio, disputatio, praedicatio”: la triade dell'esercizio scolastico secondo Aquino, “In principio erat uerbum”. Testi sul timore di Dio dal ms. PRivista di Storia della Filosofia  «“Teologia allegorica” e “teologia scolastica” in alcuni commenti all'“Historia scholastica” di P.  Comestore. in memoria, Riccardo Quinto. Quinto. Keywords: gli scolari. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quinto” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737409396/in/dateposted-public/

 

Grice e Raimondi – il gatto persiano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli), filosofo. Figlio del cremonese Alessandro. Insegna a Roma,  contribusce alla rinascita dell’idealismo contro i parepatetici, che dominano la filosofia. Pubblica la Data di Euclide. Le coniche di Apollonio di Perga. Autore di molti commentari, specialmente su alcuni libri della Synagoge, nota anche come Collectiones mathematicae, di Pappo di Alessandria e sui trattati di Archimede. Membro dell'accademia fondata da Aldobrandini, nipote di Clemente VIII. -- è celebre soprattutto per essere stato il primo direttore scientifico della Stamperia orientale medicea, o Typographia Medicea linguarum externarum, fondata a Roma da Ferdinando de' Medici. L'attività principale svolta dalla stamperia e, con l'appoggio di Gregorio XIII, la pubblicazione di saggi nelle per favorire la diffusione delle missioni cattoliche in Oriente. Forma un gruppo di ricerca costituito da Vecchietti,  inviato pontificio ad Alessandria d'Egitto e in Persia, dal fratello Gerolamo, da P. Orsino di Costantinopoli, neo-fita ebreo convertito, e di Tommaso Terracina. In un periodo in cui Roma intrattene buone relazioni diplomatiche con la dinastia Safavide, al potere in Persia  essi riuscirono a recuperare diversi manoscritti della Bibbia in lingue orientali. Sono portati a Roma più di una ventina di testi biblici ebraici e giudeo-persiani, tra cui i libri del Pentateuco, tra i pochi sopravvissuti ai giorni nostri.  La tipografia si trasfere a Firenze, in conseguenza dell'elezione di Ferdinando a Granduca di Toscana. E avviata la stampa delle opere. Sono pubblicate dapprima una Grammatica ebraica e una Grammatica caldea. Seguirono: una edizione arabo dei Vangeli, di cui furono tirate tremila copie; un compendio del Libro di Ruggero di al-Idrisi;  Il canone della medicina di Avicenna. Ill Granduca gli vende la Stamperia, chi  a sua volta la cedette al figlio di Ferdinando, Cosimo II, salito al trono. La Stamperia chiuse poiché la realizzazione di volumi nelle lingue orientali non si e rivelata economicamente conveniente. Uno degli ultimi saggi pubblicati fu una grammatica araba intitolata “Liber Tasriphi”. Il suo grande progetto, he egli peraltro non riuscì a realizzare, fu quello di pubblicare una Bibbia poliglotta comprendente le sei lingue principali del cristianesimo orientale: siriaco, armeno, copto, ge'ez, arabo e persiano. I manoscritti appartenuti alla stamperia orientale medicea sono disseminati in diverse istituzioni: la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Biblioteca apostolica vaticana, la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia. Giovanni Battista Vecchietti, su iliesi.cnr.  L'editoria del Principe, ovvero la stampa ufficiale delle istituzioni laiche e religiose. Per la dedicazione al re Ruggero II di Sicilia.  Tipografia Medicea Orientale, su thesaurus.cerl.org.  A.  Piemontese, La Grammatica persiana, K. Bibas, La Stamperia medicea orientale, in, Un Maestro insolito, Firenze, Vallecchi); Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Liber Tasriphi compositio est Senis Alemami: Traditur in eo compendiosa notitia coniugationum verbi Arabici, Roma, Medicae, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, manoscritti persiana. Giovan Battista Raimondi. Giambattista Raimondi. Raimondi. Raimondi. Keywords: il gatto persiano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Raimondi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Raio – ermeneutica dell’io e del tu – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. filosofo. Insegna a Napoli. Si occupa in particolare dell'ermeneutica. Saggi: “Antinomia e allegoria”; “Il carattere di chiave”, “Ermeneutica del simbolo” (Napoli, Liguori); “Il simbolismo tedesco. Kant Cassirer Szondi” (Napoli, Bibliopolis); “Conoscenza, concetto, cultura” (Firenze, La Nuova Italia); “Metafisica delle forme simboliche” (Milano, Sansoni); L'io, il tu e l'Es. Saggio sulla "Metafisica delle forme simboliche" (Macerata, Quodlibet); Rivista "Studi filosofici".  Giulio Raio. Raio. Keywords: ermeneutica dell’io e del tu, Szondi --  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Raio” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735603647/in/datetaken/

 

Grice e Raulica – l’implicatura del barone di Raulica -- l’origine dell’idee – il fondamento della certezza – filosofia italiana – filosofia siciliana – filosofia sicula -- Luigi Speranza (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Filosofo. Noto per il suo sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Figlio di Paolo Ventura, barone di Raulica, avvocato e consigliere della Suprema Corte di Giustizia del Regno di Sicilia e di Caterina Platinelli, studia a Palermo. Insegna a Roma. Si distinse come apologeta, scrittore e predicatore, soprattutto grazie alla sua "Orazione funebre di Pio VII. La sua carriera da filosofo inizia come esponente della corrente contro-rivoluzionaria. Teatino. Intraprese l'attività di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e prolissa, e veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con l'elezione di Pio IX al soglio pontificio, acquisì un ruolo politicamente prominente. Sostenne la legittimità storica e giuridica della rivoluzione siciliana. Auspica la ri-fondazione del Regno di Sicilia indipendente all'interno di una con-federazione italiana di stati sovrani. Ministro pleni-potenziario e rappresentante del governo siciliano a Roma.  La sua posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione della repubblica romana  e dell'esilio di Pio IX. Rifiuta l'offerta di un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad invocare la separazione tra potere temporale e spirituale riconosce la repubblica romana a nome del governo rivoluzionario di Palermo. Saggi: “La scuola de' miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della grazia di Gesù Cristo, figliuolo di Dio e Salvatore del mondo”; “Il tesoro nascosto: ovvero, Omilie sopra la passione del Nostro Signor Gesù Cristo”;  La Madre di Dio, madre degli uomini: ovvero, Spiegazione del mistero della SS. Vergine a piè della croce”; “Le bellezze della fede ne' misteri dell' Epifania: ovvero, La felicità di credere in Cristo e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina misericordia sopra le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres, terziario professo dell'ordine de'  predicatori”; “Il potere politico”; “Saggio sul potere pubblico, o esposizione della legge naturali dell'ordine sociale”; “Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare”; “La ragione filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie sulle donne del Vangelo”; “Corso di filosofia: ossia, Restaurazione  della filosofia”; “Sopra una Camera di Pari nello stato pontificio”; “La questione sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell'Italia”; “Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente”; “Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del gabinetto di Napoli nella questione sicula”; “Discorso funebre pei morti di Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di elogi funebri e lettere necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione cristiana dell'Ottocento. Atti del seminario Erice, E. Guccione, Firenze. Andreu F. Gioacchino Ventura: Saggio Biografico, "Regnum Dei", Bergamaschi G., Padre Gioacchino Ventura: fra tradizionalismo e neotomismo, Milano, Cremona Casoli G., Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del Risorgimento", Cultrera P., Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo); Giurintano C., Aspetti del pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico"; Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Palermo, Guccione E., Democrazia. Murri, Sturzo e le critiche di Gobetti, Palermo-Sao-Paulo, Ila-Palma, Guccione E., Alle radici della democrazia” Palermo); Guccione E., Un omaggio clandestine; in  "Nuova Antologia", Pastori P., “La rivoluzione napoletana in "Rassegna Siciliana di Storia e Cultura", S. Romano, La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Regione Siciliana. Martinucci P., Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. Gioacchino Ventura dei baroni di Raulica, Gioacchino Ventura Da Raulica. Gioacchino Ventura di Raulica. Raulica. Keywords: l’origine dell’idee – il fondamento della certezza, la legge naturale dell’ordine sociale, la sicilia come stato sovrano ed independente. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The Swimming-Pool Library, Villa Spearnza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735573662/in/datetaken/

 

Grice e Reale – erote demone mediatore – il gioco delle maschere nel convito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Candia Lomellina). Filosofo.  Ho la ferma convinzione che Platone e il più grande filosofo in assoluto comparso sulla terra, e che il compito di chi lo vuole comprendere e fare comprendere agli altri, pur avvicinandosi sempre di più alla verità, non può mai avere fine”. Studia a Casale Monferrato e Milano sotto Olgiati. Insegna a Parma e Milano. Fonda il Centro di ricerche di Metafisica.  La sua tesi di fondo è la seguente: la filosofia greca ha creato quelle categorie e quel peculiare modo di pensare che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della scienza e della tecnica dell'Occidente.  I suoi interessi spaziano lungo tutto l'arco del pensiero antico pagano e cristiano, e i suoi contributi di maggior rilievo hanno toccato via via Aristotele, Platone, Plotino, Socrate e Agostino. Studia ognuno di questi autori andando, in un certo senso, contro corrente e inaugurandone una lettura nuova.  La ri-lettura che da di Aristotele contesta l'interpretazione di Jaeger, secondo il quale gli scritti aristotelici seguirebbero positivisticamente un andamento storico-genetico che partirebbe dalla teologia, passerebbe per la metafisica, per approdare infine alla scienza; Reale ha sostenuto invece la fondamentale unità del pensiero metafisico dello Stagirita.  Ne La Filosofia antica, mette in evidenza come il pensiero di Teofrasto si diffuse per l'aspetto scientifico con un'ampiezza del tutto paragonabile a quella del maestro Aristotele, rivelando però uno scarso spessore nella speculazione filosofica. Da Stratone in poi, ciò provocò un ripiegamento della scuola peripatetica verso l'ambito della fisica e delle scienze empiriche.  Per quel che riguarda Platone, importando in Italia gli studi della scuola platonica di Tubinga, ha messo in crisi l'interpretazione romantica di Platone stesso, che risale a Schleiermacher, e ha voluto rivalutare il senso e la portata delle dottrine non scritt, vale a dire gli insegnamenti che Platone ha tenuto solo oralmente all'interno dell'Accademia e che conosciamo dalle testimonianze dei discepoli. In questo senso, Platone risulterebbe essere il testimone e l'interprete più geniale di quel peculiare momento della civiltà che passa dalla cultura dell'oralità a quella della scrittura. Negli studi su Plotino, contesta la tesi di fondo di Zeller che vede nel grande neoplatonico il principale teorico del panteismo e dell'immanentismo. Al contrario rilegge Plotino come il campione della trascendenza metafisica dell'Uno.  L'interpretazione che ha dato di Socrate, analogamente, si propone di risolvere le aporie della cosiddetta questione socratica, entrata in un vicolo cieco dopo gli studi di O. Gigon, secondo cui di Socrate non possiamo sapere nulla con certezza. Inaugura, invece, un nuovo modo di interpretare Socrate, non solo cercando di risolvere dall'interno le testimonianze contraddittorie degli allievi, ma soprattutto guardando al contesto della filosofia italica prima di Socrate e dopo Socrate: in questo modo, balzerebbe agli occhi la scoperta socratica del concetto di animo o anima come essenza e nucleo pensante dell'uomo. Socrate dice che il compito dell'uomo è la cura dell'anima: la psicoterapia, potremmo dire. Che poi oggi l'animo e interpretata in un altro senso, questo è relativamente importante. Socrate per esempio non si pronuncial sull'immortalità dell'anima, perché non ha ancora gli elementi per farlo, elementi che solo con Platone emergeranno. Ma, nonostante ancora oggi si pensa che l'essenza dell'uomo sia l’animo. Molti, sbagliando, ritengono che l’animo e una creazione semitica: è sbagliatissimo. Per certi aspetti il concetto di animo e di immortalità dell'animo è contrario alla dottrina semitica che parla invece di risurrezione dei corpi degl’uomini. Che poi i primi pensatori della patristica utilizzano categorie della filosofia antica, e che quindi il suo apparato concettuale sia in parte basato sulla filosofia antica non deve far dimenticare che il concetto dell’animo è una concezione aria. L'Occidente viene da qui. Infine, per quanto riguarda all’africano Agostino,  tende a ricollocarlo  nel contesto neoplatonico dell’antichità e quindi nel momento dell'impatto del dell’ebraismo con filosofia aria italica cercando di scrostarlo di tutte le successive interpretazioni dell'agostinismo medioevale. Ritiene, poi, che la cifra spirituale che caratterizza la filosofia d’Occidente sia costituita dalla filosofia italica. È stato infatti il logos a caratterizzare le due componenti essenziali della filosofia d’Occidentre e precisamente a fornire gli strumenti concettuali per elaborare l’ebraismo, dando luogo, così, a quella peculiare mentalità da cui sono scaturite la scienza e la tecnica. Ma se la cultura d’non si capisce senza la filosofia aria degl’italici, questa a sua volta non si capisce senza la metafisica come studio dei veliani dell’unità dell'essere. Il lavoro che svolge, studiando i filosofi italici, vuole anche servire a un confronto fra la metafisica antica e quella moderna. La preferenza che accorda a Platone dipende dal fatto che il filosofo ateniese è, con la seconda navigazione di cui parla nel Fedone, il creatore di questa problematica. Si fa così portavoce di un meditato ritorno alle radici della nostra cultura attraverso la riproposta dei classici filosofi italici. E in sintonia con la Scuola di Tubingarinnova l'interpretazione, mettendo in luce la primaria importanza delle dottrine non scritte di cui riferiscono gli allievi di Platone stesso (Aristotele in primis). In “Per una interpretazione di Platone” fa affiorare l'immagine di un Platone diverso, un Platone orale e in certo senso dogmatico. Del resto, non è forse Platone stesso (ad esempio, nella Lettera VII) a garantirci che la sua filosofia dev'essere ricercata altrove rispetto agli scritti? Lo stesso corpus degli scritti platonici, giuntoci nella sua interezza (circostanza, questa, unica nella storiografia della filosofia antica), non presenta, invero, quell'unità sistematica che ci si dovrebbe attendere, il che, ancora una volta, depone a favore della tesi secondo cui Platone cerca altrove, e precisamente nelle dottrine non scritte. Studia anche la metafisica di Aristotele, smaschererebbe la tesi fatta valere da Jaeger, secondo cui l'opera non presenta un'unitarietà ma sarebbe piuttosto una sorta di zibaldone filosofico -- e, in particolare, il libro XII risalir ebbein forza del suo spiccato interesse teologico alla giovinezza dello Stagirita. Lungi dal risolversi in un coacervo di scritti risalenti a differenti epoche e contesti, la Metafisica di Aristotele rileva Reale è profondamente unitaria. Al centro c'è la definizione della metafisica come scienza della causa e del principio, dell'essere in quanto tale, della sostanza, dei dei e della verità. In “La saggezza antica” sostiene che tutti i mali di cui soffre l'uomo d'oggi hanno proprio nel nichilismo la loro radice e che «un'energicquesti mali implicherebbe il loro sradicamento, ossia la vittoria sul nichilismo, mediante il recupero di un ideale e di un valore supremo, e il superamento dell'ateismo. Ma quello che egli propone non è affatto un ritorno a-critico a certe idee della antica filosofia italica, ma l'assimilazione e la fruizione di alcuni messaggi della saggezza antica, che, se ben recepiti e meditati, possono, se non guarire, almeno lenire i mali degl’uomini, corrodendo le radici da cui derivano. In una siffatta prospettiva, può acquistare un valore eminentemente filosofico anche la filosofia in lingua Latina in Seneca, a suo parere ingiustamente trascurato da una lunga tradizione che non gli avrebbe riconosciuto alcuna cittadinanza filosofica, per il mero fatto di avere nato in una lontana provincial romana. In “La terapia dell'anima” (Bompiani, Milano) riprende, ancora una volta, l'idea che la filosofia degli antichi in questo caso, quella di Seneca puo costituire un 'farmaco' per l'animo dilaniato degl’uomini. Oltre al campo specifico della filosofia anticasi occupa a vario titolo anche della storia della filosofia generale: per esempio, nella stesura del noto Manuale di filosofia per i licei edito dalla Scuola oltre alla direzione delle collane filosofiche Classici della filosofia, Testi a fronte della Bompiani e I Filosofi per Laterza.  Oltre a questo, i suoi principali scritti sono: “ Il concetto di filosofia prima e l'unità della Metafisica di Aristotele” (Vita e Pensiero, Milano); “Aristotele” (Laterza, Bari); Storia della filosofia antica,  Vita e Pensiero, Milano); “Il pensiero occidentale dalle origini (Scuola, Brescia); Per una nuova interpretazione di Platone” (CUSL, Milano); “Proclo” Laterza, Bari); “Filosofia antica, Jaca, Milano); “Saggezza antica, Cortina, Milano); “Eros demone mediatore. Il gioco delle maschere nel "Simposio" di Platone” (Rizzoli, Milano); “Platone. Alla ricerca della sapienza segreta” (Rizzoli, Milano, Bompiani, Milano, La nave di Teseo, Milano); “La Metafisica di Aristotele” (Laterza, Bari); Raffaello: La "Disputa", Rusconi, Milano); “Corpo, anima e salute. Il concetto di uomo" (Collana Scienza e Idee, Cortina, Milano); “Socrate. Alla scoperta della sapienza umana” (Rizzoli, Milano); “Il pensiero antico, Vita e Pensiero, Milano); ““Radici culturali e spirituali dell'Europa” (Cortina, Milano); “Storia della filosofia romana” (Bompiani, Milano, Collana Il pensiero occidentale, Bompiani); “Valori dimenticati dell'Occidente” (Bompiani, Milano); “ L'arte di Riccardo Muti e la Musa platonica” (Bompiani, Milano); “Agostino” (Bompiani, Milano); “Wojtyla un pellegrino dell'assoluto” (Bompiani, Milano); “Auto-testimonianze e rimandi dei Dialoghi di Platone alle dottrine non scritte" (Bompiani, Milano); “Storia del pensiero filosofico” (Scuola, Brescia); “Salvare la scuola nell'era digitale” (Brescia, Scuola); “Responsabilità della vita. Un confronto fra un credente e un non credente” (Milano, Bompiani); “Mi sono innamorato della filosofia” (Milano, Bompiani); “Romanino e la «Sistina dei poveri» a Pisogne” (Milano, Bompiani); “Cento anni di filosofia. Da Nietzsche ai nostri giorni” (Scuola, Brescia); Introduzione, traduzione e commentario della Metafisica di Aristotele, su archive.org, Bompiani, Traduzioni e commenti Reale ha tradotto in italiano e commentato molte opere di Platone, di Aristotele e di Plotino (la sua nuova edizione delle Enneadi è stata pubblicata  nella collana "I Meridiani" della Mondadori. Pubblica per Bompiani il poderoso volume I presocratici, da lui presentato come la prima traduzione integrale. Nonostante in Italia ne fosse già uscita una traduzione da Giannantoni edita da Laterza. Sostene la presenza di lacune e manomissioni nel Giannantoni, lacune e manomissioni che sarebbero dovute, a parere di Reale, all'ossequio all'ideologia e all'egemonia culturale marxista, secondo cui in quel periodo gl’intellettuali di area comunista dominano la scena in campo editoriale. Canfora, in risposta alle accuse di Reale, sostene la natura pubblicitaria e l'inconsistenza del ragionamento. Si sostene che, se influenza c'è stata nel Giannantoni, essa è stata di matrice idealistica, hegeliana e crociana. Qualsiasi omissione è da evitare, specie se non è segnalata nel testo. Con riguardo alla presunta irrilevanza di taluni tagli operati da Giannantoni sottolinea come i capretti a volte segnano la storia della filosofia più di alcuni filosofi e togliere questi animali dai frammenti, così come far sparire dei cavolfiori, si tasformarsi in una censura. Di Seneca, cura le opere in "Seneca. Tutti gli scritti". Interprete di Platone, La Stampa, Ripensando Platone e il Platonismo” (Milano, Vita e Pensiero). Dimostra la profonda unità concettuale di questi saggi di filosofia prima, mettendo in luce come Jaeger e condizionato dal positivismo e dalla teoria dell'evoluzione della cultura secondo le tre tappe di teologia-metafisica-scienza. Il concetto di filosofia prima e l'unità della "Metafisica" di Aristotele” (Milano, Bompiani); Storia della filosofia antica. La fondazione della botanica e il suo guadagno essenziale. Verso una nuova immagine di Platone, Milano, Vita e Pensiero, Cfr., in particolare, Il paradigma romantico nell'interpretazione di Platone, di H. Krämer, Napoli,  La filosofia antica, Milano,  Jaca. Ha ragione, bisogna imparare ad accettare la morte, Corriere della Sera.  Il concetto di filosofia prima e l'unità della metafisica di Aristotele, Milano, Vita e Pensiero ,La filosofia di Seneca come terapia dei mali dell'anima, Milano, Bompiani, In memoriam. Pur riconoscendo a Giannantoni una statura di studioso di prim'ordine, sostiene che molti marxisti non presentano talune cose nella loro effettiva realtà. Pur non potendosi parlare di complotto, nel testo di Laterza curato da Giannantoni mancano in un'edizione chiamata l'unica integrale italiana decine e decine di passi che elenco in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei veliani e crotonensi. Ci sono inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti filosofi. Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto. Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Naturalmente, sul piano pubblicitario, si comprende la auto-esaltazione. La mia traduzione è più completa della tua, come il mio bucato è più bianco del tuo. Ma anche la pubblicità bisogna saperla fare. Ci sono lauree brevi da poco istituite in proposito. Particolarmente inconsistente appare il ragionamento. Eccolo nella sintesi fornita dal suo intervistator.  Giannantoni e molto bravo, e questo lo sapevamo anche senza il supporto di Reale, Laterza è innocente del sopra menzionato reato ideologico. La colpa è della penetrazione comunista. Sembra quasi di sognare. Ma questa è la caricatura dell'antica cantilena sui comunisti padroni dell'editoria italiana. Per confutare questa sciocchezza Bobbio si limita a trascrivere i titoli del catalogo Einaudi. E infatti come negare l'affiliazione bolscevica di Bobbio? Che pena. Si fa riferimento all'osservazione secondo la quale le omissioni di Giannantoni riguardano aspetti poco rilevanti per un marxista come il frammento 23 di Orfeo -- un mal-ridotto frustulo papiraceo in cui si fa cenno ad un rituale misterico. Queste, e consimili, sono le omissioni rimproverate dal neo-presocratico Reale. Sembrra del tutto irrilevante sapere se Kant, quando scrive la Critica della ragion pratica, mangia capretto o una particolare minestra. Alla storia della filosofia questo poco interessi. Ma sapere se un *orfico* mangia capretto e significativo dal punto di vista filosofico. Se l’orfico s’astene, allora e vegetariano e, come tale, non ha condiviso la ritualistica italica in cui si consumeno le carni offerte ai dei e si lasciano ai dei gl’aromi per segnare la distanza tra gl’uomini e i dei. In sostanza, l’orfico crede, evitando il capretto, in una filosofia in cui gl’uomini e i dei sono legati. Non è un capretto né una vacca quello che manca in Giannantoni. Mancano in un'edizione chiamata l'unica integrale decine e decine di passi che elenco in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei Presocratici. Ci sono inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti autori. Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto. Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Laudatio. Roberto Radice, Claudio Tiengo, Seconda navigazione. Omaggio, Vita e Pensiero, Milano); G. Grampa, "Ritornare a Crotone: intervista a sulla sua «Storia della filosofia antica»", Vita e Pensiero. RDizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il mio Platone bocciato. Il cattolico amico di Platone. Critico il Platone di Reale il marxismo non c'entra. La dittatura culturale del marxismo, in Corriere della Sera, Treccani Storia della filosofia antica. Dalle origini a Socrate. Ospitato su gianfrancobertagni. Giovanni Reale, Storia della filosofia antica. Platone e Aristotele. Storia della filosofia antica. I sistemi dell'Età ellenistica. Giovanni Reale. Reale. Keywords: Crotone, Velia, Crotonensi, la scuola di Crotone, la scuola di Velia, I veliani, Parmenide, Girgentu – filosofia siciliana – magna Grecia non e Sicilia --. I confine della magna Grecia – filosofia italica, filosofia italiana – la filosofia nella peninsula italiana in eta anticha – filosofia Latina, filosofia romana. Catalogo di Nome di Filosofi Italici, il poema di Parmenide, il poema di Girgentu, il poema di Velia, la porta rossa di Velia, Zenone di Velia, Filolao di Taranto, Gorgia di Lentini, Archita di Taranto, studi degl’antichi italici da I romani, Etruria e Magna Grecia, le radice etrusche della filosofia romana, fisiologia, teoria dela natura, uomo, la moralia, la colloquenza o dialettica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reale” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690133489/in/photolist-2mKFrQ6-2mPsfT9-2mPxhsE-2mPhuNk-2mPsh7f-2mKLGeD-2mPpVqK-2mPE3Bq-2mPpskp-2mKxnN1-2mKAuZM-2mKbpiZ-2mKjsJY-2mPHbXQ-2mJf6ru-2mJjdUS-2mJf6sS-2mJf6qx-2mJjdWF-2mJkrgk-2mJf6td-2mJf6qs-2mJkrer-2mJoFqJ-2mJnD8P-2mJkrhc-2mJjdXH-2mJkrfo-2mJoFtu-2mJoFsC-2mJoFsh-2mJkrgq-2mJoFur-2mJjdWR-2mJf6sm-2mJf6qN-2mJf6qH-2mJjdWq-2mJnD9a-2mJoFuG-2mJoFt9-2mJjdXs-2mJf6rp-2mJoFs7-2mJnD6V-2mJoFqP-2mJf6sM-2mJkrhh-2mJf6qT-2mGT6p1

 

Grice e Reghini – implicatura – il numero sacro crotonense – e il simbolismo duodecimale del fascio littorio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice: “It’s difficult to call Reghini a philosopher; yes, he was interested in Pythagoras – but to what extent can, in spite of Russell, number GROUND a whole philosophy?” Studia a Pisa. Insegna a Roma. Promotore del Crotoensismo, e affiliato a vari gruppi dell'esoterismo italiano. Entra nella Società Teosofica e ne fonda la sezione romana. Più tardi, fonda a Palermo la Biblioteca Teosofica-Filosofica. E iniziato al Rito di Memphis di Palermo, rito massonico di supposta origine egizia ed entra a Firenze nella loggia Lucifero, dipendente dal Grande Oriente d'Italia. Ha una breve adesione al martinismo papusiano, che in Italia e diretto da Sacchi, verso le carenze della cui maestranza e pubblicistica apporta una demolizione magistrale. E chiamato d’Armentano, che lo avvia allo studio della scuola di Crotone. Entra nel Supremo Consiglio Universale del Rito filosofico italiano, dal quale però si dimise, non ha infatti un'alta opinione dello stato della massoneria in Italia. Insignito del 33° e massimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, entra a far parte come membro effettivo del Supremo Consiglio d'Italia, di cui e Gran cancelliere e Segretario generale.  Gli anni della Grande Guerra vedeno discepoli e maestri della Schola Italica Pitagorica partire volontari per il fronte. Non rimase inerte innanzi al sorgere dell’istanze interventiste. Partecipa attivamente alla manifestazione romana del maggio, culminata in Campidoglio, tesa ad ottenere la dichiarazione di guerra. Accolto nell'Accademia Militare di Torino come allievo ufficiale del Genio parte volontario per il fronte, ottenendo sul campo il grado di capitano del Genio. Lui ed il suo maestro Armentano creano a Roma l'Associazione Pitagorica, che riprende le fila di precedenti esperienze e si richiama operativamente al sodalizio pitagorico. Fonda e anima varie riviste, con interventi sagaci e ricchi di dottrina; scrisse sul papiniano “Leonardo”, dando vita ad “Atanór, Ignis, e UR, con Colazza,  Evola come direttore, Parise, ed Onofri. Contrasti d'idee e caratteriali prevalser nel rapporto di collaborazione fra lui ed Evola, provoca la scelta evoliana di allontanamento di questi, assieme a Parise, dalla rivista “UR” (rivista sórta a esprimere al pubblico della cultura italiana l'intento dell'occulto Gruppo di Ur; dove il Maestro fiorentino pubblica con l'eteronimo di Pietro Negri. E se ne ebbero anche strascichi giudiziari. Infatti Evola tenta di farlo incriminare per affiliazione massonica (affiliazione che costituiva reato dopo l'imposizione di scioglimento dell’associazioni segrete decretata dal regime fascista. Ma il potere giudiziario opta infine per un accordo tra i due onde evitare uno scandalo. Per via del condizionamento repressivo fascista vòlto all'emarginazione di tanti esponenti dell'esoterismo italiano (Armentano parte per il Brasile), ormai isolato si ritira dalle attività pubbliche e a Budrio si dedica all'insegnamento nel Circolo Quirico Filopanti”, alla meditazionein chiave pitagorica delle scienze matematiche.  Ottenne tuttavia riconoscimenti  dei Lincei e dall'Accademia d'Italia, per la sua opera sulla restituzione della geometria pitagorica. Il Crepuscolo dei Filosofi regalato dal suo autore, Papini all’amico Arturo al suo ingresso nella loggia fiorentina ‘Lucifero.” Nel frontespizio una dedica ad inchiostro, scolorito dal tempo, Al fratello Reghini il suo G Papini, in Reghini, pitagorico, su ilmanifesto  Rito filosofico italiano, Del Massa, “Pagine esoteriche” (Finestra, Trento). In questa qualità firma il decreto del suo scioglimento (riprodotto in: L. Sessa, I sovrani grandi commendatori e storia del supremo consiglio d'Italia del Rito scozzese antico ed accettato, Palazzo Giustiniani (Bastogi, Foggia), in seguito all'approvazione alla Camera dei deputati del progetto di legge sulla disciplina delle associazioni, presentato da Mussolini, mirante allo scioglimento della massoneria. Iacovella, "Il barone e il pitagorico”, Vie della Tradizione, Cfr. la recensione fatta ne da Guénon. Altri saggi: ““Parola sacra e parola di passo dei gradi”; “Il mistero massonico” (Atanor, Roma); “Geometria pitagorica” (Basilisco, Genova); “Il numero sacro nella tradizione pitagorica”; “Il numero sacro e la geometria pitagorica”;  Il fascio littorio, ovvero il simbolismo duodecimale”; “Il fascio etrusco” (Basilisco, Genova); “Il numero sacro nella tradizione crotonese” (Ignis, Roma); “Del Numero”; PrologoAssociazione culturale Ignis, Del Numero; Dell'equazione indeterminata di secondo grado con due incognite” (Archè/pizeta); “Della soluzione dell'equazione di tipo Pell x2-Dy2=B e del loro numero” (Archè/pizeta);“Il numero triangolare, il numero quadrato, il numero piramidale  a base triangolare, il numero piramidale a base quadrata” (Archè/pizeta); “Dizionario Filologico” (Associazione culturale Ignis"), Cagliostro, ("Associazione culturale Ignis"), “Considerazioni sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix, Genova); “Paganesimo, Scuola di Crotone, Massoneria” (Mantinea, Furnari, Messina); “Per la restituzione della massoneria crotonense italica (Raffaelli, Rimini); “La tradizione crotonense massonica” (Melita, Genova);  “Trascendenza di spazio e tempo”, Mondo Occulto (Napoli, ASEQ). Cura “De occulta philosophia” di C. Agrippa (Fidi, Milano);  I Dioscuri, Genova; La Sapienza pagana e pitagorica  (La Cittadella.  I Libri del Graal. Geminello Alvi, Reghini, il massone pitagorico che ama la guerra, Corriere della Sera, R. Paradisi, Il pitagorico che sogna l’impero, L’Indipendente, N. Luca, "Un intellettuale neo-pitagorico tra massoneria e fascismo" (Atanòr, Roma); Parise, "Nota sulla vita di A. Reghini", in calce a “Considerazioni sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix, Genova); R. Sestito, “Il figlio del sole” (Ancona, Associazione Culturale Ignis); Via romana agli Dei Amedeo Rocco Armentano, Evola  Parise, Schiavone,  a metà strada tra fascismo e massoneria, su archiviostorico.info. Centro De GiorgiScuola Normale Superiore di Pisa, Breve biografia su mathematica. Boni, Omaggio su rito simbolico; Un pitagorico dei nostri tempi; N. Bizzi, La Tradizione occidentale. Grandi massoni. Illustre matematico e anti-fascista -- grande oriente. Pitagorico, su ilmanifesto. Arturo Reghini. Reghini. Keywords: implicature, il fascio etrusco, scuola di Crotone, il fascio littorio, simbolismo duodecimale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reghini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675866520/in/photolist-2mMRo9E-2mJphgK-2mJgHMU-2mJkQY8-2mJqjKS-2mJphgV-2mJgHMP-2mJn4Bp-2mJn4Bj

 

Grice e Regina – uomini complementari – potenza e valore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sabbioneta). Filosofo.  Grice: “When Urmson said that for Prichard, duty cashed out in interest, he was right! But we must wait for Regina to emphasise Kierkegaard’s punning on interest – which literally means, ‘being in between’! The interesting (sic) thing is that Kierkegaard exploits the old Roman aequi-vocation between the alethic (being in between) and the practical (Prichard, ‘duty as interest’). Studia a Milano sotto Severino, laureandosi con una tesi su Lavelle e Heidegger.  Insegna a Macerata, Verona, e Cagliari. Progetto «Tempus», relativo all'organizzazione presso l'Sarajevo e Mostar di un master sulla tolleranza religiosa.. “Ripresa, pentimento, perdono», Verona); L'essere umano come rapporto. L'antropologia filosofica e teologica di Kierkegaard”; Forum, Conferenza Episcopale Italiana, Progetto culturale della Chiesa. Insegna a Verona. Si basa su Kierkegaard, Nietzsche e Heidegger (“the greatest living philosopher” – Grice). In Heidegger evidenzia l'importanza del ruolo sapienziale assegnato alla finitezza dell'uomo.  In Kierkegaard vede invece da cui partire per costruire una ontologia e una antropologia basate su una concezione dell'essere: l'esse come inter-esse. L'essere come inter-esse -- nella doppia valenza ontologica ed etica) pone il pensante in rapporto con un'ulteriorità che, nel trascenderlo, ne accentua e personalizza il differire. La metafisica fondata sull’inter-esse cessa di essere onto-teologia, ossia nient'altro che proiezione idolatrica della logica umana.  Sarajevo; “Dal nichilismo alla dignità dell'uomo” (Vita e Pensiero, Milano); “Esistenza e sacro” (Morcelliana, Brescia); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia, L. Romera, “Acta Philosophica”, recensione a U. Noi eredi dei cristiani e dei Greci (Poligrafo, Padova). Il termine è stato acquisito da  Heidegger; “Gesù e la filosofia” (Morcelliana, Brescia); “L'uomo complementare. Potenza e valore” (Morcelliana, Brescia); “Servire l'essere” (Morcelliana, Brescia); “La differenza viva: per una nuova concettualità” (Sentiero, Verona); “Noi eredi dei Greci” (Il Poligrafo, Padova); “La soglia della fede: la domanda su Dio” (Studium, Roma); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia). Umberto Regina. Regina. Keywords: uomini complementari – potenza e valore, essere ed interesse, esse ed interesse, Prichard, duty and interest, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Regina” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735483692/in/datetaken/

 

Grice e Renier – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Treviso). Filosofo. Essential Italian philosopher. Da antica famiglia patrizia veneziana figlio di Luigi e Fanny Venturi. Studia in Camerino, Urbino, ed Ancona, sempre seguendo gli spostamenti del padre, magistrato. Studia a Bologna, sotto Carducci, Torino, e Firenze, sotto Bartoli. Insegna a Torino. Fonda il Giornale storico della litteratura e la filosofia italiana, «profondendovi, negli studi particolari, nelle rassegne, negli annunci analitici e in un ricchissimo notiziario, un vero inesauribile tesoro di cultura, di notizie, di rilievi. Cura importanti edizioni critiche e monografie. I suoi saggi critici spaziano attraverso tutta la letteratura e la filosofia italiana. Atre opere: “Il tipo estetico della donna nel Medio Evo” (Ancona, Morelli); Isabella d'Este Gonzaga” (Roma, Vercellini); “Mantova e Urbino” (Torino, Roux); La cultura e le relazioni letterarie d'Isabella d'Este Gonzaga (Torino, Loescher); “Svaghi critici” (Bari, Laterza); A. Luzio, Rodolfo Renier, La coltura e le relazioni letterarie di Isabella d'Este Gonzaga, Sylvestre Bonnard). L. Vendittis, Letteratura italiana. I critici,  Milano, Marzorati, U. Renda, P. Operti, Dizionario storico della letteratura italiana (Torino, Paravia); Letteratura italiana. Gli Autori,  Torino, Einaudi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Rodolfo Renier. Renier. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Renier” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736526318

 

Grice e Rensi – implicatura – filosofia italiana. Luigi Speranza (Villafranca di Verona). Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher gets his obituary when he is alive!” Studia a Verona, Padova, e Roma. Insegna a Genova. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano, si reca a  Milano per assumere la direzione del giornale La lotta di classe, collaborando assiduamente anche alla turatiana Critica Sociale e alla Rivista popolare. A seguito delle misure repressive adottate dal governo e per sfuggire alla condanna del Tribunale Militare per aver preso parte ai moti operai milanesi, stroncati dall'esercito con la strage del generale sabaudo Fiorenzo a Beccaris, e costretto a cercare rifugio in Svizzera. Frutto dell'esperienza ticinese e la pubblicazione de “Gl’Anciens Régimes e la democrazia diretta” (Colombi, Roma) in cui difende il principio della democrazia diretta del sistema istituzionale federalista. Collabora con numerosi articoli ai fogli radicali Il Dovere di Bellinzona, la Gazzetta Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla rivista socialista e pacifista Coenobium. Rientra in Italia per stabilirsi a Verona dedicandosi alla filosofia. A seguito della campagna libica, vi fu la rottura col partito socialista, poiché  si era schierato con l'interventismo di L. Bissolati. Pubblica “Il fondamento filosofico del diritto” (Petremolese, Piacenza). Altri due volume, “Formalismo e a-moralismo giuridico” (Cabianca, Verona) e “La trascendenza: studio sul problema morale” (Bocca, Torino), ove sviluppa un idealismo trascendente. Insegna a Bologna, Ferrara, Firenze, Messina. L'esperienza della grande guerra manda in crisi la sue convinzione idealistica, conducendolo verso lo scetticismo, la cui prima formulazione sono i “Lineamenti di filosofia scettica” (Zanichelli, Bologna). Sostene che la guerra distrue la fede ottimistica nell'universalità della ragione, sostituendola con lo spettacolo tragico della sua pluri-versalità, vale a dire dell'irriducibile conflittualità dei diversi punti di vista. Espose nella “Filosofia dell'autorità” (Sandron, Palermo) la traduzione politica di questa concezione. Poiché tutti i punti di vista politici sono sullo stesso piano, quello che anda al potere lo fa con un atto di forza, tacitando tutti gli altri punti di vista. In questo saggio si è scorta una prima giustificazione dell'autoritarismo fascista. Tuttavia, dopo una prima simpatia per il fascismo, ne divenne un fiero avversario quando Mussolini con metodi anti-democratici comincia a perseguire il disegno dittatoriale. Sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali anti-fascisti di Croce, pagando questa scelta con la sospensione,  dalla cattedra di filosofia a'Genova. Arrestato e rinchiuso in carcere. Solo un abile stratagemma escogitato dall'amico e collega Sella, che pubblica sul Corriere della Sera il necrologio del filosofo, diffondendo così la falsa notizia della sua morte, indusse il duce a rimetterlo prontamente in libertà. Il dittatore teme l'ondata di sdegno sollevatasi per i metodi oppressivi del regime. Per la sua coerenza agli ideali di libertà, sube il definitivo allontanamento dalla cattedra e, fino alla sua scomparsa, comandato, da vigilato speciale, presso il centro bibliografico dell'ateneo genovese, per la compilazione della biografia ligure. Nonostante il doloroso distacco dalla scuola dove aveva insegnato per diciassette anni, continua la sua attività filosofica e collaborando al quotidiano socialista genovese Il Lavoro, l'unico foglio che accoglie testi di personalità che non hanno fatto atto di sottomissione al fascismo.  Ricoverato al Ospedale Galliera mentre infuria  il bombardamento della flotta inglese sulla città, per essere operato d'urgenza. Tuttavia l'azione militare danneggia alcune sale dell'edificio e i medici doveno rinviare l'intervento, una fatalità che non lascia scampo a Rensi. Ai funerali pochi amici ed ex allievi poterono seguire per breve tratto il carro funebre. La polizia, che vieta quest'ultimo devoto omaggio, disperse il funerale, schedando alcuni discepoli. Rensi, anche morto, tura il potere. Sulla tomba nel Cimitero monumentale di Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di vita ed esprime il suo dissenso, la sua resistenza e indipendenza intellettuale. Etsi omnes, non ego. Anche se tutti, non io. La sua filosofia si è sviluppata  dopo l'approdo allo scetticismo in direzione del realismo e del materialismo critico. Un realismo materialistico quindi, che considera derivato, con una certa libertà interpretative, dal criticismo. Arrriva ad ipotizzare che Kant puo pensare alla "cosa in sé" come a una più nascosta essenza materiale delle cose stesse.  La sua filosofia non e esente da paradossi concettuali e da mutamenti continui che lo hanno portato a cadere in alcune contraddizioni e incoerenze. Ma va anche considerato che al di sopra di esse a dominare è comunque un forte pessimismo, che non è solo esistenziale, ma anche gnoseologico. Sia il mondo, sia la mente umana sono irrazionali. Ma supponiamo che un tale fatto esteriore ai nostri orologi, destinato al controllo di questi, non esistesse, e che i nostri orologi continuassero a discordare. Come potremmo allora, in mancanza di quel fatto esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri orologi, conoscere l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre ragioni. Non c’è l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui controllarle e che le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere l’ora che è della ragione? Per esempio egli ha sostenuto che siccome la filosofia ha una storia che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico non può esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa nega continuamente sé stessa. Contro l'idealismo di Gentile allora imperante, che considerala storia una realizzazione progressiva dello spirito e della ragione, ha una visione negativa della storia, come assurdo, caso e vana ripetizione.  C'è storia dunque perché ogni presente, ossia la realtà, è sempre falsa, assurda e cattiva, e perciò si vuol venirne fuori, passare ad altro, quel passare ad altro in cui, unicamente, la storia consiste. C'è storia, insomma, l'umanità corre nella storia, per la medesima ragione per cui corre un uomo che posa i piedi su di un sentiero cosparso di spine o di carboni ardenti. La sua critica della religione si sviluppa poi in un'aperta apologia dell'ateismo. Sembra quasi di poter cogliere uno dei tratti dell'ateismo in un saggio Sopra lo amore di Ficino. Ficino  proponeva una visione dell'amore come amore eterno che ritorna come desiderio di ogni grado ontologico di ritornare al bene e al Tutto. Propone una nuova interpretazione di questa tipica teologia platonica, vedendo nell'amore ipotizzato da Ficino in realtà un preludio a quelle che diventeranno due tra le più influenti correnti filosofiche: l'idealismo e il volontarismo. L'amore come totalità dei diversi, o come volontà nelle vesti di matrice essenziale del tutto, mette da parte il bisogno dell’amore trascendete e sussurra l'ipotesi di un ateismo, forse professato tra le righe dai più celebri filosofi.  Filosofo profondamente problematico e inquieto, fine però per approdare a un forte pessimismo ontologico ed esistenziale, che lo spinse verso derive spiritualistiche, forse latenti nelle sue riflessioni fin dalle origini nelle “Lettere spirituali”. In quest'opera, come anche nell “La morale come pazzia” (Guanda, Modena) delinea una sorta di mistica dei valori e un'etica concepita come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in un universo cieco e indifferente. Nella sua “Autobiografia intellettuale” suddivide in tre periodi la sua evoluzione: un primo misticismo idealistico, un secondo relativismo scettico materialistico e ateo, un terzo misticismo spiritualistico come ultimo approdo del suo pensiero.  Il primo e un misticismo di tipo platonico, in cui sono presenti anche elementi di San Paolo e di Malebranche. Scrive “Le Antinomie dello spirito” (Petremolese, Piacenza); “Sic et Non -- Metafisica e poesia” (Romaa, Roma); “La trascendenza. Studio sul pensiero morale”. Il secondo nasce dal suo sconcerto di fronte alle violenze della grande guerra e lo porta alla negazione di qualsiasi razionalità della realtà. Pensa infatti che se gl’uomini ricorrono sistematicamente alla violenza per risolvere i loro conflitti questo significa che la ragione in sé non esiste, e che si tratta dell'illusione dell'uomo di pensare che si possa dare ordine al caos. L'irrazionalità della realtà si trova espressa in “Lineamenti di filosofia scettica”; “La filosofia dell'autorità”; “La scepsi estetica” (Zanichelli, Bologna); “Polemiche anti-dogmatiche” (Zanichelli, Bologna); “Interiora rerum – la filosofia dell’assurdo” (Milano, Unitas); “Realismo” (Milano, Unitas); “Apologia dell'ateismo” (Formiggini, Roma); e “Le aporie della religione”. Il secondo periodo è altresì caratterizzato da un avvicinamento al positivismo materialistico e dal rifiuto dell'idealismo di Croce e di Gentile. In esso va registrata anche una rivisitazione del panteismo di Spinoza, che interpreta alla maniera dei teologi, quindi come ateistico perché avrebbe negato il Dio personalizzato dei monoteismi. Pensa anche di realizzareuna sintesi di scetticismo e realismo perché se solo la scepsi è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo, essa è anche l'unica verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del nichilismo, perché si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la morte, ed essa è il nulla, solo il nulla possiede una verità. Prevale una forma di misticismo che non sorge, però, improvvisamente, essendo già chiaramente presente nelle opere maggiormente influenzate dallo scetticismo. Quest'ultimo fu, infatti, sempre sollecitato da un'innata, profonda religiosità, sicché non stupisce che il filosofo si apra alla voce del divino, poiché cerca nella negazione assoluta un criterio positivo che consenta la negazione stessa. A questo periodo appartengono: “Critica della morale”; "Critica dell'amore e del lavoro”; “Paradossi di estetica e dialoghi dei morti” (Corbaccio, Milano); “Frammenti di una filosofia del dolore e dell’errore, del male e della morte” (Guanda, Modena); “La filosofia dell'assurdo” e “Gorgia -- Autobiografia intellettuale – la mia filosofia – testamento filosofico” (Corbaccio, Milano). Isolato in vita nel mondo filosofico italiano, nel quale domina l'idealismo crociano-gentiliano, trova la comprensione di pochi intellettuali a lui affini. È stato quest'ultimo a creare la formula dello scettico credente, che in forme diverse ha dominato i pochi studi sul suo pensiero. Oggi ha trovato la collocazione nell'ambito del nichilismo..  Per alcuni tale collocazione resta comunque riduttiva rispetto alla vastità della sua filosofia, che andrebbe ancora approfondito. La trascuratezza nei suoi confronti sta nel fatto che la cultura italiana è stata a tutto il XX secolo dominata dall'idealismo e dall'esistenzialismo. Legato alla cultura socialista, si caratterizza per una certa dose di eclettismo e per una forte componente umanitaria, distante dal materialismo storico marxiano e riconducibile, più agilmente, nel novero dei pensatori vicini al socialismo utopista. Se durante l'attività politica in Italia aderisce all'idea della lotta di classe, l'esperienza svizzera lo porta a riconsiderare tale concezione dei rapporti di forza nella storia, ridimensionandone la portata. Infatti, l'antagonismo tra proletariato e borghesia e circoscrivibile ad alcune realtà contingenti e non costituirebbe un'invariante delle relazioni socio-politiche. E se, da un lato, il suo realismo politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del conservatore G. Mosca, dall'altro, la matrice umanitaria e socialista emerge nell'esaltazione degli istituti della democrazia diretta, caratterizzanti il sistema costituzionale americano e quello svizzero, considerati come gli unici in grado di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione delle classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il contingente recupero di Cattaneo sono sintomatici di un altro aspetto del suo orizzonte culturale: la feroce critica dell'istituto monarchico (tanto nell'accezione assolutista, quanto in quella temperata del costituzionalismo borghese ottocentesco), appannaggio di una vicinanza con il programma del Partito Repubblicano Italiano. Mostra un pessimismo storico verso il Risorgimento, la disapprovazione intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e ostile al riscatto sociale del proletariato, della casa regnante dei Savoia e l'appartenenza alla Massoneria.  Influenze "Atomi e vuoto e il Divino in me", queste parole di Rensi hanno ispirato M.  Lobaccaro nella composizione della canzone Rosa di Turi dei Radiodervish. Altri saggi: “Una Repubblica italiana: il Canton Ticino, "Critica sociale", Milano), “L'immoralismo di Nietzsche” (Carlini, Genova); “Il genio etico ed altri saggi” (Laterza, Bari); “Sulla risarcibilità del danno morale” (Cooperativa,Verona); “L’istinto morale”, Riuniti, Bologna); “L'orma di Protagora” (Treves, Milano); “Principi di politica impopolare” (Zanichelli, Bologna); “Introduzione alla scepsi etica” (Perrella, Napoli); “Teoria e pratica della reazione politica” (Stampa, Milano); “L'amore e il lavoro nella concezione scettica” (Unitas, Milano); “Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli scrittori italiani», Libreria Politica Moderna, Roma); “L'irrazionale, il lavoro, l'amore” (Unitas, Milano); "Terapia dell'ateismo" (Castelvecchi, Roma);  “Apologia dello scetticismo” (Formiggini, Roma); “Autorità e libertà: le colpe della filosofia” (Politica, Roma); “Il materialismo critico” (Sociale, Milano); “Spinoza” (Formiggini, Roma); “Scheggie: pagine di un diario intimo” (Bibl. Ed., Rieti); “Cicute: dal diario di un filosofo” (Atanòr, Todi); “Impronte: pagine di un diario” (Italia, Genova); “Raffigurazioni -- schizzi di uomini e di dottrine” (Guanda, Modena); “Le aporie della religione” (Etna, Catania); “Sguardi: pagine di un diario” (Laziale, Roma); “Passato, presente, future” (Cogliati, Milano); “Motivi spirituali platonici” (Gilardi, Milano); “Scolii: pagine di un diario” (Montes, Torino); “Vite parallele di filosofi: Platone e Cicerone” (Guida, Napoli); “Critica della morale” (Etna, Catania); “Figure di filosofi: Ardigò e Gorgia” (Guida, Napoli); “Poemetti in prosa e in verso” (Ist., Milano); "La morale come stato d'eccezione?" (Castelvecchi, Roma); “Trasea, contro la tirannia” (Oglio, Milano); “Lettere spirituali” (Bocca, Milano); “Sale della vita -- saggi filosofici” (Oglio, Milano); “La religione -- spirito religioso, misticismo e ateismo” (Sentieri Meridiani, Foggia); “Contro il lavoro -- sggio sull'attività più odiata dall'uomo” (Gwynplaine, Camerano);  “Le ragioni dell'irrazionalismo” (Orthotes, Napoli); “Su Leopardi” (Bruni, Torino). – “L'Intellettuale Dissidente, Pastorino, Uomini e idee della Massoneria. La Massoneria nella storia d'Italia, Roma, Atanor sub voce.  (in ordine cronologico), Giuseppe Rensi,  Istituto di Studi filosofici, Roma); M.  Untersteiner, Interprete del pensiero antico, Bocca, Milano); La scepsi estetica (Zanichelli, Bologna); N. Cuneo, Conti e C., Cuneo); Un moralista, Italia, Raffaele Resta, SIAG, Genova); A. Poggi (Azzoguidi, Bologna); “Il problema generale della giustizia e della giustizia penale” (Vallardi, Milano); P. Rossi, “L’deale di Giustizia” (Bocca, Milano); E. Buonaiuti, “Lo scettico credente” (Partenia, Roma); C. Mignone, “Leopardi e Pascal” (Corbaccio, Milano); P. Nonis, La scepsi etica, Studium, Roma, G. Morra,; Lauretta Rensi, Scetticismo e misticismo nel pensiero di Rensi, Ciranna, Siracusa, F. Tecchiati, Alla "Mostra internazionale del libro filosofico", La Voce di Calabria, Palmi, R. Bassanesi, La coscienza tragica” Filosofia, Torino); E. Alpino, La collaborazione di Rensi alla rivista "Pietre", Marzorati, Milano); Girolamo De Liguori, Lo scetticismo giuridico” (Giuffrè, Milano); A. Noce, "Tra Leopardi e Pascal, ovvero l'auto-critica dell'ateismo negativo", in Una giornata rensiana, Marzorati, Milano,  M. Sciacca, Una giornata rensiana” (Marzorati, Milano); G. Perano, Il problema della verità nello scetticismo di Rensi” (Lateranense, Roma); E. Mas, Tra democrazia e anti-democrazia” (Bulzoni, Roma); A.  Santucci, Un irregolare: Tendenze della filosofia italiana nell'età del fascismo, O. Pompeo, Faracovi, Belforte, Livorno); G. Rognini, “Dal positivismo al realismo” (Benucci, Perugia); L'inquieto esistere” (EffeEmmeEnne, Genova); F. Boriani, La questione morale nel positivismo” (Melusina, Roma); U. Silva, “La ribellione filosofica” (Genova, G. Liguori); Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. La coerenza critica, Il sentiero dei perplessi. Scetticismo, nichilismo e critica della religione in Italia da Nietzsche a Pirandello, La Città del Sole, Napoli, Willy Gianinazzi, Intellettuali in bilico, Milano, Ed. Unicopli, Nicola Emery, Lo sguardo di Sisifo: Giuseppe Rensi e la via italiana alla filosofia della crisi: con una nuova  rensiana, Marzorati, Settimo Milanese, 1Francesco Mancuso, Tra democrazia e fascismo, Aracne, Roma, P. Serra, Tra dissoluzione del socialismo e formazione dell'alternativa nazionalista” (Angeli, Milano); F. Meroi (Olschki, Firenze); “L’eloquenza del nichilismo, SEAM, Formello); G. Pezzino, Scacco alla ragione” (C.U.E.M.C., Catania); “A. Castelli, Un modello di Repubblica; la politica e la Svizzera (Mondadori, Milano); N. Greco, politica, autorità, storia, Viaggi d icarta, Palermo); P. Serra, “La rivolta contro il reale, Città Aperta,  Enna); A.  Montano, “Ethica ed etiche” (Napoli); G. Barbuto, Nichilismo e stato totalitario: libertà e autorità” (Guida, Napoli); M. Greco, la filosofia morale, Viaggidicarta, Palermo, F. Mancuso; A. Montano, Irrazionalismo e impoliticità Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, F. Meroi, filosofia e religione nel primo Novecento, Edizioni di storia e letteratura, Roma). D. Lobagueira,   Documenti, Trento); Armando Mascolo, Il corso infernale della storia. L'influenza di Schopenhauer nella filosofa, in F. Ciracì, D. Fazio, Schopenhauer in Italia, Lecce, Pensa MultiMedia, R. Bruni, “Il leopardismo filosofico” (Firenze, Le Lettere); “Filosofo della storia, Firenze, Le Lettere,.E. Bignami E. Buonaiuti B. Croce A. Ghisleri Manifesto degli intellettuali antifascisti Ad. Tilgher (Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Rensi, il filosofo dimenticato. scomodo nichilista di Franco Volpi l'"irregolare" di Orazio Martinetti. Giuseppe Rensi. Rensi. Keywords: filosofia dell’autorita, autorita e liberta, Gorgia, Gorgia ed Ardigo, Santucci, Tendenze della filosofia italiana nell’eta del fascismo, Gentile, necrologio, Ardigo, Platone, Cicerone, Ficino, Bradley, Bosanquet, diritto e forza, filosofia della storia, Gogia, Elea, Velia, Elea ed Efeso, Gorgia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rensi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51686039204/in/photolist-2mKNNqN-2mKAuZM-2mKjsJY

 

Grice e Resta – della fiducia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bari). Grice: “I like Resta; I was reading a book on golf that the Italians define, as I would cricket, as the game of ‘fiducia,’ so it is nice to see that Resta has tried to formulate some ‘rules,’ as we would call them, for trust. The cover of the essay is especially fascinating, as it depicts two acrobats on a circus ring. Where ‘fiducia’ becomes a matter of life and death – or a vital evolutionary tract, if often ‘ciecco,’ as Resta puts it. His research reminds me of Warnock on ‘trust’ in “The object of morality.”  Essential Italian philosopher. Filosofo. Nominato Alfiere del Lavoro. Studia  a Bari. Insegna a Bari e Roma. Dirige il Seminario sulla cultura giuridica della Fondazione Basso-Issoco, nonché delle riviste "Sociologia del Diritto" e "Politica del Diritto".  Spazia  dai temi classici della filosofia dfino a temi di particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei minori e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono i saggi nei quali indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di "farmaco" come anti-doto necessario alla violenza. Saggi: “Conflitto e giustizia” (Bari, De Donato); “Diritto e sistema politico” (Torino, Loescher); “L' ambiguo diritto” (Milano, Angeli); “Poteri e diritti, Torino, Giappichelli); “La certezza e la Speranza -- diritto e violenza” (Roma, Laterza). Le stelle e le masserizie. Paradigmi dell'osservatore” (Roma, Laterza); “L'infanzia ferita” (Bari, Laterza); “Il diritto fraterno” (Bari, Laterza); “Diritto vivente” (Bari, Laterza); “Le regole della fiducia” (Bari, Laterza); biodiritto. Eligio Resta. Resta. Keywords: della fiducia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Resta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736276056/in/datetaken/

 

Grice e Restaino – Antonino e compagnia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Alghero). Grice: “Only in Italy, a philosopher writes on cartoons!” Filosofo. Studia e insegna a Cagliari e Roma. Studia la storia della filosofia  e dell'estetica. Il suo saggio forse più noto è una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga” (POMBA, Torino) che non ha mancato anche di suscitare alcune polemiche, fino al punto che un gruppo di appassionati di fumetti ha lanciato una petizione chiedendo alla casa editrice il ritiro del saggio, accusato di contenere gravi lacune ed errori.  Ettore Gabrielli, Petizione contro l’POMBA per il libro Storia del Fumetto, Lo Spazio Bianco, Andrea Plazzi, Il fantasma del fumetto, in il Mulino, Bologna, Mulino. La fortuna di Comte, Comte sansimoniano, in Rivista critica di storia della filosofia, Comte scienziato, Comte filosofo, Mill e la cultura filosofica, La Nuova Italia, Firenze, Mill: Scritti scelti, Principato, Milano, Scetticismo e senso comune” (Laterza, Bari); Hume, Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia” (Angeli, Milano); Storia dell'estetica” (Pomba, Torino); “Storia della filosofia, fondata da Abbagnano, in collaborazione con Fornero e Antiseri, La filosofia contemporanea, Pomba, Torino); La filosofia anglo-americana, in La Filosofia della seconda metà del Novecento, G. Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Storia della filosofia, Pomba Libreria, Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura tra Otto e Novecento, Salerno, Roma); Giovanni Franco Restaino. Restaino. Keywords: Antonino e compagnia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Restaino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736775309/in/datetaken/

 

Grice e Ricordi – essere per amore – filosofia italiana. Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Se è vero che Shakespeare ha "inventato l'umanità", è altrettanto vero che egli l'ha poi divisa, il più delle volte, tra due grandi generi di rappresentanti: e questi passano davvero per le categorie dei platonici e degli aristotelici. Filosofo. Figlio di Ferruccio Merk Ricordi, in arte Teddy Reno e la produttrice e distributrice cinematografica Vania Protti. Studia a Roma e Napoli. Studia l’ermeneutica. Debuttato con Ronconi, con il quale ha lavorato nei primi anni della carriera. Attore con Stoppa, Lavia, e Filippo. Inizia la carriera registica che lo ha visto spesso anche interprete nei propri allestimenti. Questi sono stati salutati sempre da un forte e caloroso successo di critica e pubblico. Si dedicato a Shakespeare, alla drammaturgia antica, al teatro tedesco dell'età romantica, ma anche e costantemente ai contemporanei introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén.  Si ricordano Medea e Fedra di Seneca, Trio in mi bemolle di Rohmer e Dopo la festa di J. Amann, Anfitrione di H. Kleist e Don Giovanni e Faust di C. Grabbe, “Canti nel deserto” e Gli inganni dell'infinito di G. Leopardi, “Le ceneri di Roma e Orgia di Pasolini, Creditori di A. Strindberg e Demoni di L. Norén, Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e Nerone di G. Manfridi. Pubblicat su Leopardi, Shakespeare, Schiller e il concetto di teatralità: “Lo spettacolo del nulla” (Bulzoni) e Essere e libertà (Bulzoni). Pubblica"Le mani sulla cultura" (Gremese), una denuncia assai netta dell'egemonia storica della sinistra sulle arti, che si ravvisa in modo particolare nel "Teatro politico" del Novecento. Direttore del Teatro Stabile d'Abruzzo a L'Aquila; inaugurando il corso di questo importante Teatro ha diretto e interpretato Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme dedicato vari incontri al Teatro di Poesia.  Consigliere di amministrazione del Teatro di Roma.  Collabora a Liberal, per le cui edizioni pubblicato il saggio "Ideologia di Amleto” (Liberal). Pubblica "Shakespeare filosofo dell'essere" (Milano, Mimesis), saggio che si riassume nella tematica di una nuova “Filosofia del dramma”. Questo saggio rappresenta il sui progetto dedicato alla drammaturgia esistenzialista. Pubblica "Filosofia del bacio" (Mimesi), e "Pasolini filosofo della libertà" (Mimesis). Pubblica il suo saggio teoretico più rilevante, "L'essere per l'amore" (Mimesis).  Dante per Roma e nel mondo. Inizia un Progetto filosofico su Alighieri. -saggistico ma anche teatrale e comunicativo, che vorrà sostenere fino al centenario della morte del Poeta. Inizia quindi nell'estate  con la rassegna "Dante per Roma", con la lettura in luoghi significativi della "Città Eterna" -- Mausoleo di Cecilia Metella, Arco di Giano, Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano -- di sette Canti dell'Inferno. Realizza un primo documentario per Rai5. La rassegna si chiude on la lettura di sette Canti del Paradiso, ricevendo il plauso della critica e grande riscontro dal pubblico.  Pubblica “Filosofia della Commedia di Aligheri,” dedicato alla cantica dell'Inferno. “Il grande teatro shakespeariano” (Mimesis); “Filosofia della Commedia di Dante. L’Inferno – Il Purgatorio ” (Mimesis) “Dante per Roma: Inferno” Rai; La grande magia di Dante può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in Spettacol iLa Repubblica. Intervista di Grattarola. Franco Ricordi. Ricordi. Keywords: essere per amore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ricordi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735282057/in/dateposted-public/

 

Grice e Righetti – la ragione ecologica, o l’etica dello spazio filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Si concentra soprattutto sui temi dell’estetica. Fonda “La Stanza Rossa” sull rapporto arte-comunicazione. Affianca alle ricerche precedenti altri filoni di indagine, volti prevalentemente all’ambito della riflessione meta-etica.. Studia l’ecologia. Pubblica «Iride», «Dianoia» e «Millepiani».   Ecoinciviltà. La ragione ecologica spiegata all’umanità civile” (Mucchi, Modena); “La ragione ecologica: intorno all’etica dello spazio” (Mucchi, Modena); “Etica dello spazio -- per una critica ecologica al principio della temporalità” (Mimesis, Milano); “Dall’assenza d’opera all’estetica dell’esistenza” (Mucchi, Modena); “Forme della “verità”: follia, linguaggio, potere, cura di sé” (Liguori, Napoli); “La fantasia e il potere” (Mucchi, Modena); “La Stanza Rossa. Trasversalità artistica” (Costa, Milano); “Soggetto e identità. Il rapporto anima-corpo” (Mucchi, Modena). Cf. Grice, “From the banal to the bizarre: method in philosophical psychology.” Stefano Righetti. Righetti. Keywords: la ragione ecologica, o l’etica dello spazio, linguaggio, la pietra di bismantova. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Righetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736728734/in/dateposted-public/

 

 

Grice e Rignano – filosofia italiana – filosofia fascista – filosofia italo-giudea -- Luigi Speranza (Livorno). FIlosofo.  Grice: “I love Rignano, but I would not consider him a philosopher, in that he never attended a course on philosophy!” Figlio di Giacomo e Fortunata Tedesco. Studia a Pisa e Torino. Laureato, si interessò subito ai problemi filosofici collegati alla ricerca scientifica. Fondatore della Rivista di Scienza. Fonda a Bologna “Rivista di Scienza per Zanichelli. La rivista assunse il nuovo titolo di “Rivista di sintesi scientifica.” (cf. Grice on einheit der wissenschaft). La rivista nasce con il proposito di opporsi alla eccessiva specializzazione a cui era giunta la ricerca scientifica danneggiata per questo da criteri troppo specifici e restrittivi. Gli  fondatori, e in particolare Rignano, si proponevano di superare il particolarismo delle scienze per una visione più estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella scientifica ed elaborando una "sintesi" (o unita o continuita) tra le scienze della natura e le scienze dell'uomo.  In questo modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi prefissati, poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi delle teorie. Nei numerosi saggi che pubblica su “La rivista de sintesi scientifica” ebbe modo di mettere in rilievo le sue capacità di divulgatore e di condurre i suoi studi in completa autonomia dal mondo accademico ufficiale elaborando la sua conceziomei filosofica ispirate soprattutto dalla corrente positivistica. Chiese a Freud un'esposizione della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del sapere potessero essere interessati alle teorie e all'esperienze psicoanalitiche. Freud scrive “Das Interesse an der Psychoanalyse” che fu pubblicato in due puntate sulla rivista. Si interessò di psicologia e biologia ed è noto soprattutto per la sua ipotesi della "proprietà mnemonica" secondo la quale la sostanza vivente sarebbe in grado di "ricordare" le condizioni fisiologiche delle iniziali situazioni fisiche determinate dall'ambiente esterno e quindi di riprodurle nel prosieguo della vita biologica.  Questa sua teoria consentiva a lui di operare nella biologia un compromesso tra una visione meccanicistica della realtà naturale e una finalistica, vitalistica. Per il meccanicismo infatti non è possibile pensare che nell'ambito degli organismi viventi vi sia il proposito immanente di conseguire una finalità ma d'altra parte è innegabile he nel mondo organico sia presente una sorta di teleo-nomia particolare per ogni essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il periodo di adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia fisica mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Si interessa anche di filosofia della psicologia – o psicologia filosofica --  ma quando intese indicare lo statuto epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa competeva, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte e con quella umana dall'altra, si orientò verso soluzioni “intermedie”, che spesso complicavano più che risolvere i problemi"  Coerentemente al suo programma di sintetizzare opposti sistemi, elaborò anche una concezione economica di tipo socialista marxista che fosse in accordo con il liberismo. Altre saggi: “Per una riforma socialista del diritto successorio” (Bologna, Zanichelli);  “Di un socialismo in accordo colla dottrina economica liberale” (Torino, Bocca); “Sulla trasmissibilità dei caratteri acquisiti: ipootesi d'una centro-epigenesi” (Bologna, Zanichelli); “L'adattamento funzionale e la teleologia psico-fisica” (Bologna: Zanichelli); “Che cos'è la co-scienza?” (Bologna, Zanichelli); “Il fenomeno religioso” (Bologna, Zanichelli); “Il socialismo” (Bologna, Zanichelli); “Dell'attenzione: Contrasto affettivo e unità di co-scienza” (Bologna, Zanichelli); “Dell'origine e natura mnemonica delle tendenze affettive” (Bologna, Zanichelli); “Per accrescere diffusione ed efficacia alle università popolari” (Milano, Compositrice); “La vera funzione delle università popolari” (Roma, Antologia); “Vividità e connessione” (Bologna, Zanichelli); “L'evoluzione del ragionamento” (Bologna, Zanichelli); Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno d'esperimento, Como, Cooperativa comense A. Bari, Le forme superiori del ragionamento” (Bologna, Zanichelli); “Democrazia e fascismo” (Milano, Alpes). “Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio Rignano. Rignano. Keywords: diritto successorio, vitalismo, democrazia e fascismo, liberismo, liberalismo, socialismo, “Scientia”, filosofia italo-giudea -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rignano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51715544078/in/photolist-2mMVFvG-2mKKMUe-2mKRcBH/

 

Grice e Rigobello – l’allargamento interpersonale della razionale – filosofia italiana. By Luigi Speranza (Badia Polesine). Filosofo. “Il nostro rapporto con gli altri deve sempre farci essere un interrogativo per loro.” Fra i principali rappresentanti italiani del personalismo. Dopo gli studi liceali, all'Padova conseguì dapprima la laurea in filosofia, quale allievo di Stefanini e Padovani. Insegna a Padova, Perugia e Roma. Spazia dalla metafisica, all'etica e la filosofia politica, alla storiografia. Collaboratore a Studium. Ripensa il personalismo partendo dal presupposto per cui esso, potendo anche costituire un possibile complemento integrativo ed estensivo alla metafisica non potesse comunque considerarsi una dottrina filosofica definita bensì una posizione che mettesse in primo piano il concetto di "persona" (cf. Strawson, “Il concetto di persona”). Il personalismo non e in contraddizione con la metafisica  bensì ne poteva costituire un proficuo ampliamento psicologico, etico, antropologico. Il suo contributo più originale consiste, quindi, nel "personificare" (proprio per il tramite del personalismo) la ragione metafisica attraverso quel processo di integrazione sopra invocato fra l’esistenzialismo e la filosofia classica. Ri-esamina nel suo evolversi, nonché compara criticamente e storicamente, il concetto di “persona” alla luce della storia della filosofia fino ad arrivare alla filosofia greca e romana chiamando in causa anche l'ermeneutica, la filosofia morale e la sua storia. Ne risulta, quindi, che il concetto di “persona” deve anzitutto essere inteso in un senso giuridico. Non deve essere confuso con quello derivante dal concetto di esistenza della filosofia esistenzialistica, che nega la possibilità che le persone possamp governare la loro vita, in quanto ritenute prive di auto-dominio. Infine, le persone, pur nella sua reale concretezza, non e una sostanza. Tutto ciò ha costituito una delle tematiche principali in cui s'è venuta a delinearsi la sua filosofia, la persona e l’interpretazione".  La seconda tematica della sua attività di ricerca scaturisce dagli insegnamenti, per certi versi antitetici fra loro, dei due suoi maestri, ovvero quelli di Stefanini, grazie ai quali egli individua un primo polo di convergenza delle sue riflessioni filosofiche attorno alla nozione fenomenologica di un “mondo della vita”, e quelli di Padovani, incentrati sulla metafisica tradizionale e ruotanti attorno alla nozione di trascendenza con i suoi limiti. Ogni altra questione filosofica sembra snodarsi o essere compresa fra questi due poli di convergenza che egli sintetizza nella trascendenza, la legge morale, e il mondo della vita". Altro ambito tematico apre la prospettiva personalistica al dialogo col mondo moderno e contemporaneo, con l'etica, la politica, la religione, puntualizzando in particolare la sua valenza etica e politica nell'analisi della realtà sociale in cui le persone viveno ed agisce, nonché esprime il suo dissenso non su basi ideologiche ma come critica del sistema dominante. Questo tematica puo quindi chiamarsi "in dialogo con il mondo contemporaneo".  Come esponente di punta del personalismo italiano, storicamente rappresentato da Stefanini, Carlini,  Sciacca e Pareyson, rivolvela sua attenzione ad una ri-visitazione originale del personalismo comparato con l'etica e la politica, grazie a cui è emersa, oltre alla limitatezza della dimensione trascendentale, sia quella rilevanza civica assunta dalla persona umana come testimone della sua epoca che la sua responsabilità di cittadini. Mette in evidenza come il personalismo si distingua nella critica mossa al sistema idealista, che non ha attecchito nella filosofia d'oltralpe.  Riprende le e tematiche più tipiche della struttura delle persone umane e le relative implicazioni metafisiche in “Prossimità e ulteriorità” (Rubbettino). Inoltre, da sempre interessato anche all'ermeneutica pubblica “L'apriori ermeneutico” ((Rubbettino). Altre saggi: “Oltre lo storicismo” (Studium); “Ricchezza e povertà della metafisica classica” (Humanitas); “Il problematicismo di Spirito come empirismo coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in Rassegna di Umanesimo e antropocentrismo; La disponibilità come abito etico del rapporto autorità-libertà, Istituto editoriale del Mezzogiorno, Napoli, Kant e l'indirizzo idealistico, Il problema del linguaggio storiografico, Perugia, “Condizionamenti socio-logici e linguaggio morale” in Sociologia e filosofia,. Socrate e la formazione dell'uomo politico, in Civitas,  Esperienza di fede e struttura del sapere, Studium, Croce, perché possiamo e non possiamo dirci crociani, Coscienza. Mensile del movimento ecclesiale di impegno culturale, La riflessione sull'etica, Etica oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, A. Re e A, Poppi, Fondazione Lanza & Gregoriana, Roma,  Il tempo nello spiritualismo, Il concetto di tempo. Società filosofica italiana, Caserta, Giovanni Casertano, Loffredo, Napoli, “Persona, trascendentale, ermeneutica” in Filosofi italiani contemporanei, G. Riconda e C. Ciancio, Mursia, Milano); La storia nella coscienza della gioventù, AVE, Roma); L'intellettualismo in Platone (Liviana Editrice, Padova); Platone, Senofonte, Aristotele: il messaggio di Socrate” (La Scuola, Brescia); “Introduzione di una logica del personalismo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova, L'itinerario speculativo dell'umanesimo contemporaneo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova); L'educazione umanistica e la persona. Saggio di una filosofia dell'insegnamento umanistico” (Scuola, Brescia); “Determinazione ed ulteriorità nel Kant pre-critico” (U. Silva, Milano-Genova); “I limiti del trascendentale in Kant” (Silva, Milano); “La certezza morale, lfilosofia morale tenute all'Perugia nell'A.A. 1CLEUP, Perugia); “Legge morale e mondo della vita” (Abete, Roma); La morale radicale” (Perugia, Perugia); “Struttura e significato” (Garangola, Padova); “Antropologia” (Antenore, Padova); “Modelli storiografici di morale” (Frama Sud, Chiaravalle Centrale); “Ricerche sul trascendentale kantiano” (Antenore, Padova); “Dal romanticismo al positivismo” (Marzorati, Milano); “Il regno dei fini” (Bulzoni, Roma); “Il personalismo” (Città Nuova, Roma); “L'impegno ontologico” (Armando, Roma); “Il futuro della libertà” (Studium, Roma); “Politica e promozione umana” (Scuola, Brescia); “Perché la filosofia” (La Scuola, Brescia); “Studi di ermeneutica” (Città Nuova, Roma); “Verso una nuova didattica della storia” (Sei, Torino); “Persona e norma nell'esperienza morale” (Japadre, L'Aquila); “Certezza morale ed esperienza religiosa” (Vaticana, Vaticano); “Kant. Che cosa posso sperare” (Studium, Roma); “Lessico della persona umana” (Studium, Roma); “L'immortalità dell'anima” (La Scuola, Brescia); “Soggetto e persona: ricerche sull'autenticità dell'esperienza morale” (Anicia, Roma); “Autenticità nella differenza” (Studium, Roma); “Attualità della lettera ai Romani” (AVE, Roma); “Dio oltre i saperi. Tra teologia e filosofia” (San Paolo, Milano); “Interiorità e comunità. Esperienze di ricerca in filosofia, Studium, Roma, Oltre il trascendentale, Pubblicazioni della Fondazione "Ugo Spirito", Roma, L'altro, l'estraneo, la persona, Città Nuova Editrice, Roma,  La persona e le sue immagini, Città Nuova Editrice, Roma, L'estraneità interiore, Studium, Roma, Le avventure del trascendentale. Contributi al LV Convegno del Centro studi filosofici di Gallarate, Rosenberg, Torino); “Umanità e moralità” (Studium, Roma); “Immanenza metodica e trascendenza regolativa” (Studium, Roma); “L'apriori ermeneutico: domanda di senso e condizione umana” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Prossimità e ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima” (Rubbettino Editore, Soveria Mannelli); “L'insuperabile singolarità dell'avventura umana: dalla determinazione completa alla rottura metodologica” (Ramo, Rapallo); “Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico, intervista L. Alici” (La Scuola, Brescia); “L'intenzionalità rovesciata: dalle forme della cultura all'originari” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Struttura ed evento: tempo di vivere, tempo di dare testimonianza alla vita, la vita come testimonianza” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Dalla pluralità delle ermeneutiche all'allargamento della razionalità” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Ciascuno di noi nell'incontro con l'altro deve essere tale da suscitare curiosità e interesse di conoscenza reciproca (Presentazione a Alici, Grassi, Salmeri, Vinti (Studium); “La filosofia come testimonianza, Rivista bimestrale, Studium, Roma. Berti ebbe per qualche mese Rigobello come docente supplente di filosofia quando era ancora studente liceale. Cfr. E. Berti, "Origini del pensiero di Rigobello", in: Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, “La filosofia come testimonianza” (Studium. Cfr. Berti, "Origini del pensiero", in Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Roma,,Cfr. pure il contributo di Borghesi, "La dialettica tra struttura e significato", nella stessa collectanea.  Oltre quelli delle Parti II e III, si vedano soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I della collectanea in suo onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, la filosofia come testimonianza,  Studium, Roma, Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, cit.  Cfr. i vari contributi presenti nella miscellanea:  Estraneità interiore e testimonianza. Studi in onore, A.  Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche Italiane, Perugia); Cfr. pure "Biografia, pensiero e opere", Bollettino della Società Filosofica Italiana  nella rubrica Filosofi allo Specchio,  Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, cit.  Per questi aspetti centrali del pensiero, si vedano soprattutto i contributi presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: L. Alici, O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Cfr. L. Alici, O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, Ricordo, Umanità e moralità, in Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia, In memoriam: In ricordo straneità interiore e testimonianza. Studi in onore, A. Pieretti, Scientifiche Italiane, Napoli-Perugia, L. Alici, O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, Rigobello, la filosofia come testimonianza, giornate-studio in suo onore, evento organizzato a Perugia in collaborazione con l'Roma Tor Vergata e la LUMSA, Perugia/Roma, i cui atti sono stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e Vinti,  Studium, G.Dotto, Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano, E. Baccarini, Passione dell'originario: fenomenologia ed ermeneutica dell'esperienza religiosa, studi in onore” (Studium, Roma). Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico (Interviste), L. Alici recensione di G. Din, Padova. Video di un'intervista a cura di Valentini, fatta a Roma -  Armando Rigobello. Rigobello. Keywords: l’allargamento del razionale, ‘struttura e significato’, il regno dei fini, comunita, Grice on human vs. person, Strawson, the concept of the person, Ayer, the concept of a person. In personam, persona sui iure, persona populum (Cicero).  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rigobello” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736691639/in/dateposted-public/

 

Grice e Rimini – il significato totale – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Rimini). Filosofo. Il primo a conciliare gli sviluppi delle idee di Occam ed Aureolo. Questa sua sintesi ha un impatto duraturo. Insegna a Bologna, Padova e Perugia, e Rimini. Da lezioni sulle Sentenze di Lombardo. Oltre alla sua opera principale, il Commento alle Sentenze di Lombardo scrive diversi trattati, tra cui: “De usura,” “ De quatuor virtutibus cardinalibus” – cf. Grice, philosophy, like virtue, is entire --  e un estratto del commento alle sentenze, il “De intentione et remissione formarum,” un’appendice sulla IV distinctio del I libro del Commento alle Sentenze, una Tabula super epistolis B. Augustin. Mnifesta una certa attitudine sincretistica tra gli sviluppi d’Occam ed Aureolo. Mostra analoga tendenza anche nella ri-costruzione e dell'analisi del processo della percezione animale e unama e il conoscere umano, nelle quali si fondono in maniera originale elementi etero-genei desunti da Aristotele, Agostino e Ockham. Causa un grave fraintendimento della sua filosofia, è qualificato come tortor infantium (torturatore dei bambini), per la supposizione di aver condannato alle pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo. In realtà espone tale dottrina senza pronunciarsi. Talvolta è indicato quale antesignano dei nominalisti. Altre saggi: “Gregorii Lettura super Primum et Secundum Sententiarum”; “De imprestanciis venetorum”. L. Mazzali, E. Gori, Manuale di Filosofia Medievale, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di filosofia, Gregorius Ariminensis. Gregorio da Rimini. Rimini. Keywords: complesso significabile, semplice, complesso, animale, pane, l’animale percezione del pane, Socrate is seated, truth-functionality, scuola italiana, scuola di Bologna, studi generali in Italia, studio di Rimini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rimini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689613415/in/photolist-2mPMBQM-2mPyn68-2mPvn8a-2mPiqeP-2mKS2e5-2mKCMei-23WGnxf-E4u3XA-BNXFPx-B8NzEb-BxCpRq-ACvZaD-BxCnkJ-nNA42u-o5MkBM

 

Grice e Rinaldini – filosofia italiana. By Luigi Speranza (Ancona). Filosofo. Nato in una famiglia aristocratica originaria di Siena, studia a Bologna. Aservizio di  Urbano VIII, ottenne da Barberini, nipote del Papa, la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno e Comacchio. Insegna a Pisa. Amico di Galilei e Borelli, il quale lo soprannomina Simplicio per la sostanziale fedeltà all'aristotelismo tradizionale. E in corrispondenza. Uno dei soci fondatori dell'Accademia del Cimento. Tuttavia ha numerose controversie con i suoi amici e con Redi e Ruberti. Nonostante il conformismo, si oppone alla teoria della virtù zoo-genetica delle piante, sostenuta dagl’altri accademici del Cimento, precedendo Malpighi con l'ipotesi che anche gl’insetti delle galle nascessero da uova deposte da individui della stessa specie.  Insegna a Padova. Saggi: “Philosophia rationalis, atque entità naturalis.” Un'altra delle sue glorie è la sua proposta di scala termo-metrica utilizzando come riferimento fisso il congelamento e l’ebollizione dell'acqua all'ordinaria pressione atmosferica. Ppropone di dividere l'intervallo in 12 gradi. Altre saggi: “Opus algebricum” (Ancona, Salvioni); “Opus mathematicum” (Bologna, Dozza); “Mathematica italiana”; “Geometra promotus” (Padova, Frambotti); “Ars analytica mathematum” (Firenze, Cocchini); “Ars analytica mathematum” (Padova, Pietro Maria Frambotto); “De resolutione atque compositione mathematica” (Padova, Frambotti); “Philosophia rationalis, naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica vniuersa ex accuratis naturalium effectuum observationibus deducta et ubi rei natura patitur geometrice demonstrata exhibetur” (Padova, Frambotti); “Ad artem quam ipse conscripsit mathematum analyticam paralipomena” (Padova, Frambotti); “Commercium epistolicum (Padova, Frambotti). Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici, Lo sviluppo delle ricerche sulle galle,  F. Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici  C.  Pighetti, Il vuoto e la quiete: scienza e mistica: E. Cornaro e C. Rinaldini, Milano: Angeli); Dizionario biografico degli italiani, Roma, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Museo Galileo di Firenze. Carlo Renaldini. Carlo Rinaldini. Rinaldini. Keywords: cimento, cimentare, provando e riprovando, del Cimento, filosofia naturale, filosofia razionale, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rinaldini” – The Swimming-Pool Library. 51736002006

 

Grice e Riondato – il metodo dell’etologia – filosofia italiana. Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Studia a Padova sotto Stefanini, Ferrabino, Padovani e Diano.  Studia l’Aristotele neo-latino. Uno dei galileiani. Ezio Riodato. Riondato. Keywords: il metodo dell’etologia, morale, morale classica, Aristotele neo-latino, Epitteto, l’enuniciazione, dell’interpretazione in Aristotele, crisi, metafisica e scienza in Aristotele. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Riondato” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736231788/in/datetaken/

 

Grice e Riverso – la forma del segno – filosofia italiana (Napoli). Filosofo. Studia a Napoli. Insegna a Salerno e Napoli. Ha spaziato dalla filosofia critica ed analitica, alla logica formale, è stato esperto in problemi di linguistica, di filosofia delle scienze e delle culture. Altri saggi Colpa e giustificazione nella reazione anti-immanentistica del "Roemerbrief" barthiano, Teologia esistenzialistica, La costruzione interpretativa del mondo, L’epistemologia genetica, Metafisica e scientismo, Filosofia e analisi del linguaggio, Dalla magia alla scienza, Conoscenza e metodo nel sensismo degl'ideologi, L’esperienza estetica,  la filosofia d’Occidente, Corso di storia della filosofia, Natura e logo, La razionalizzazione dell'esperienza,  La filosofia analitica, La filosofia,  Individuo, società e cultura. La psicologia del processo culturale, L’immagine dell'Universo. Astronomia e ideologia, Il pragmatismo, La spiritualità, Il linguaggio nella filosofia romana antica, Democrazia, iso-nomia e stato,  Una corrente filosofica; riferimento e struttura; Il problema logico-analitico in Strawson, Democrazia e gioco maggioritario, Filosofia del tempo,  La civilta e lo stato; Alle origini del pensiero politico, La carica dell'elettrone, Esperienza e riflessione, Forma culturale e paradigma umano; Le tappe del pensiero filosofico nella cultura d’Occidente, Paradigmi umano e educazione, Filosofia del linguaggio, Dalla forma al significato, Cose e parole, Come Bruno inizia a parlare: Diario di una maestra di sostegno, La rimozione dell'eros nel giansenismo, Civiltà, libertà e mercato nella città italica antica. (Roma). Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e mistico che ha influenzato l'umanità,  morale e dottrina, Cogitata et scripta,  Filosofo del linguaggio, La Tribuna. Semiosi iconica e comprensione della Terra. Emanuele Riverso. Riverso. Keywords: la forma del segno, la tappa, le tappe, riferimento, ri-ferire, vico, animale raggionavole, magia e scienza, Giordano Bruno. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Riverso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702587144/in/photolist-2mLKfuq-2mLHNRM-2mLKgRJ-2mLMgSh

 

Roccoto be identified.

 

Grice e Rodano: immunità e comunità – filosofia italiana – i comunisti – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Fondatore del “catto-comunismo.”  E tra i fondatori del Movimento dei Cattolici Comunisti, poi Sinistra Cristiana. Studia a Roma. Frequenta la “Scaletta”. Milita nell'Azione Cattolica e nella FUCI, allora presieduta da Moro. Entra in contatto e collabora con anti-fascisti d'ispirazione cattolica (Ossicini, Pecoraro, Tatò e altri), comunista (P. Bufalini, A. Amendola, P. Ingrao, L. Radice e altri), del Partito d'Azione e liberali (U. Malfa, P. Solari, M. Fiorentino fra gl’altri).  Partecipa al Movimento dei Cattolici Anti-Fascisti. Con Ossicini e Pecoraro tra i promotori e dirigenti del “Partito Co-Operativista Sin-Archico” (poi “Partito Comunista Cristiano”) e ne redige i principali documenti. Fa parte, con Alicata e Ingrao, del triumvirato dirigente le due distinte organizzazioni clandestine, comunista e comunista cristiana. Scrive saggi sull’Osservatore Romano. Arrestato dalla polizia fascista in una generale retata dei militanti del partito comunista cristiano, e deferito al tribunale speciale con altri suoi dirigenti. Il processo non ha luogo per la caduta del fascismo e tutti vengono liberati poco dopo. Nel periodo badogliano ha intensi scambi d'idee con i compagni di partito e altre personalità anti-fasciste sulla linea da seguire. Stringe amicizia con Luca e Pintor. Collabora al “Lavoro”, diretto da Alicata (comunista), Vernocchi (socialista) e Gaudenti (cattolico). Sotto l'occupazione nazista di Roma fonda il “Movimento dei Cattolici Comunisti” e ne redige i documenti teorico-politici; scrive articoli sui 14 numeri usciti alla macchia di Voce Operaia, organo dello stesso movimento dei cattolici comunisti. Liberata Roma, il movimento di cattolici comunisti prende il nome di Partito della Sinistra Cristiana. Vi confluiscono i cristiano-sociali di G. Bruni. Vi partecipano anche Fe. Balbo, Sacconi, Barca, Amico, Chiesa, Valente, Mira, Tatò, Tedesco, Parrelli, Tranquilli, Rinaldini.  Stringe un rapporto di amicizia e collaborazione (che non sarà privo di momenti di dissenso critico) con Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso legalmente, scrive numerosi saggi. In quattro di essi sostiene la prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio della sua amicizia con R.  Mattioli. S'incontrano, a casa di Rodano e con la sua mediazione, Togliatti e G. Luca, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista italiano. A conclusione di un congresso straordinario, il partito della sinistra cristiana si scioglie. Sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e perciò al partito comunista italiano il compito di affrontare la questione cattolica, superando le pre-giudiziali a-teistiche e del dogmatismo marxista. Si adopera perciò per ottenere modifiche nello statuto del partito comuista italiano, che consentano l'iscrizione e la militanza in esso indipendentemente dalle convinzioni ideo-logiche e religiose, modifiche che saranno adottate dal partito comunista italiano nel suo congresso. Entrato nel partito comunista italiano,  scrive su periodici ufficiali di tale partito o ad esso vicini. Particolarmente numerosi i suoi saggi su Rinascita. Vi ha largo spazio l'invito ai cattolici a lavorare in politica e nelle altre dimensione della storia comune degli uomini in spirito di laicità, evitando quindi improprie commistioni con la fede religiosa. Questa posizione approfondita nel corso di tutta la sua opera ed essenziale per comprenderla contrasta con la linea della Chiesa di Pio XII, che coglie l'occasione di due suoi saggii sulla condizione economica del clero (Rinascita) per comminargli l'interdetto dai sacramenti, accusandolo di fomentare la lotta di classe all'interno delle gerarchie (L'interdetto e tolto sotto Giovanni XXIII). Cura i saggi politici di “Lo Spettatore Italiano”. Scrive sul Dibattito Politico, diretto da M. Melloni e U. Bartesaghi, teso a una difficile mediazione tra le posizioni politiche del mondo cattolico e di quello comunista e socialista, nel distinto riconoscimento dei rispettivi valori e motivi ideali. Vi collaborano tra gli altri G. Chiarante, Magri, Baduel, Salzano.  Durante il pontificato di Giovanni XXIII opera, tramite Togliatti, per la trasmissione ai dirigenti della proposta, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista italiano.  A conclusione di un congresso straordinario, il PSC si scioglie. Rodano sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e perciò al PCI il compito di affrontare accolta, di uno scambio di messaggi in occasione del  compleanno di papa Roncalli. L'iniziativa sarà il primo segno di disgelo tra URSS e Santa Sede. Si svolge un serrato dialogo tra Rodano e Augusto Del Noce, che mette in chiaro la diversità delle rispettive posizioni. Fonda, con C. Napoleoni, La Rivista trimestrale, affrontando nodi teorici e politici di fondo. Ancora con Napoleoni, e con Michele Ranchetti, dirige la Scuola Italiana di Scienze Politiche ed Economiche,  rivolta a militanti del movimento dell'epoca. Collabora alla rivista “Settegiorni”, diretta da Ruggero Orfei e Piero Pratesi, in cui fra l'altro scrive una serie di interventi d'intensa riflessione teologica, le Lettere dalla Valnerina. Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale, Rodano scrive sui Quaderni della Rivista Trimestrale, diretti da M. Reale, cui collaborano, insieme a F. Sacconi, E. Salzano, V. Tranquilli, G. Gasparotti, F. Rinaldini, M. Reale, R. Agata, C. Vincenti, A. Montebugnoli, P. Padoan, S. Sacconi, A. Zevi, Giaime e Giorgio Rodano, e altri.  Lo si considera l'esponente più autorevole del “catto-comunismo”: "i rapporti di Rodano con il mondo cattolico sono stati indagati a fondo. Quelli con Togliatti (che furono rapporti personali assai intensi) assai poco, come quelli con Berlinguer (all'Istituto Gramsci si conservano tre vaste memorie che scrive per Berlinguer), anche se il rapporto stretto di questi con A. Tatò è sufficiente a delinearne l'influenza".  Nella stagione del compromesso storico proposto da E. Berlinguer e oggetto prima di attenzione, poi di cauta convergenza da parte di A. Moro, Rodano elabora i fondamenti teorici di una politica diretta a non ridurre l'incontro tra le grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e del cattolicesimo democratico a una mera operazione di governo, ma a farne una strategia di lungo periodo di trasformazione della società. Quella stagione e quelle prospettive vengono improvvisamente troncate dall'assassinio di Moro. S'intensificano, all'epoca, i suoi contatti personali con esponenti del PCI, del PSI, della DC e di altri partiti (La Malfa, Malagodi, Visentini), su problemi politici a breve e lungo termine. Pubblica alcuni libri, scrive articoli su vari periodici e sul quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente. Altre saggi: “Sulla politica dei comunisti” (Boringhieri, Torino); “Questione demo-cristiana e compromesso storico” (Riuniti, Roma), “Lenin da ideologia a lezione” (Stampatori, Torino); “Lettere dalla Valnerina” (P. Pratesi, La Locusta, Vicenza); “Lezioni di storia possibile (V. Tranquilli e G.Tassani, Marietti, Genova); “Lezioni su servo e signore” (V. Tranquilli, Riuniti, Roma); “Cattolici e laicità della politica” (V. Tranquilli, Riuniti, Roma); “Cristianesimo e società opulenta” (M. Mustè, Ed. di Storia e letteratura, Roma) Saggi sono spubblicati in numerosi periodici e quotidiani, tra i quali l'Osservatore Romano, Primato, Voce Operaia  Rinascita Il Politecnico, Unità, Vie nuove, Società, Cultura e realtà, Lo Spettatore Italiano, Il Contemporaneo, Il Dibattito Politico, Argomenti, La Rivista Trimestrale, Settegiorni, Quaderni della Rivista Trimestrale, Paese Sera, Città Futura, Nuova Società, e Il Regno. I saggi più importanti, pubblicati sulla Rivista Trimestrale e sui successivi Quaderni, sono “Risorgimento e democrazia, Il processo di formazione della società opulenta”; “Il pensiero cattolico di fronte alla società opulenta”; “Egemonia riformista ed egemonia rivoluzionaria”; “Nota sul concetto di rivoluzione”; “Significato e prospettive di una tregua salariale; “Il centro-sinistra e la situazione del paese”; “Marx, A proposito del convegno delle ACLI a Vallombrosa”; “Su alcune questioni sollevate dal movimento studentesco; “Con Dopo Praga: considerazioni politiche sulla storia del movimento operaio, A proposito dell'autunno caldo”; “Considerazioni sulla dialettica sociale dell'opulenza”; “La peculiarità del partito comunista italiano”; “Dopo il congresso del partito comunista italiano: il nodo al pettine”, “I germi di comunismo”; “La questione demo-cristiana”; “La proposta del compromesso storico”; “Dopo la morte di Mao Tse-tung: la lezione di una grande esperienza (con V. Tranquilli); “Considerazioni sulla strategia dei comunisti italiani”; “Egemonia e libertà delle opinioni”; “Considerazioni sui fenomeni di eversione giovanilistica”; “La politica come assoluto”; “Note sulla questione giovanile”; “La giovinezza, specificità umana e condizione storica Dopo la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità e ideologie”; “Alla radice della crisi”; “L'incompatibilità tra capitalismo e democrazia”; “È possibile una soluzione reazionaria?” “Idee e strumenti della manovra reazionaria”; “Roluzione”; “Filosofia della storia”; Rivoluzione in Occidente e rapporto con l'URSS,  Il senso di una grande lezione: per una lettura critica di Lenin”; “Per un bilancio del compromesso storico”; “Innovazione e continuità”; “Contratti e costo del lavoro: imprese e sindacati, partiti e istituzioni”; “La chiesa di fronte al problema della pace”. P.  Craveri, Una critica pregnante, in Mondoperaio, Teorico del compromesso storico Archiviolastamp. Noce: Lettera a F. Rodano (lRegno-attualità,); Maria Lisa Cinciari: Cattolici comunisti (in Enciclopedia dell'anti-fascismo e della resistenza, Milano); L. Bedeschi: Cattolici e comunisti (Feltrinelli, Milano); M. Cocchi, P. Montesi: Per una storia della Sinistra cristiana (Coines, Roma), Casula: Cattolici-comunisti e Sinistra cristiana (Il Mulino, Bologna); G. Tassani: Alle origini del compromesso storico (EDB, Bologna); G. Ruggieri, R. Albani: Cattolici comunisti? (Queriniana, Brescia); M. Repetto: Il movimento dei cattolici comunisti: problemi storici e politici (in Quaderni della Rivista Trimestrale);: Ricordo, F. Broglio, "Un cristiano nella sinistra", in "Nuova Antologia", G. Giannantoni, M. Alema, P. Ingrao: Dibattito in Rivista Trimestrale, Nuovo Spettatore Italiano, G. Bella: “Lo Spettatore Italiano” (Morcelliana, Brescia); M. Papini: Tra storia e profezia: la lezione dei cattolici comunisti (Univ., Roma); E. Landolfi, Rodano, La rivoluzione in Occidente, Palermo, Ila Palma, M. Raimondo: solitudine e realismo del comunista cattolico (Galzerano, Salerno); M. Tronti: Una riflessione, (in Rivista Trimestralen. M. Manacorda: lettore di Marx in Critica marxista, C. Napoleoni, Cercate ancora, Ed. Riuniti, R. Valle); C. Napoleoni, Teoria politica, A. Noce: Il comunista (Rusconi, Milano); V. Tranquilli: Fede cattolica e laicità della politica  (in Teoria Politica); V. Tranquilli: Realtà storica e problemi teorici della democrazia  (in Bailamme,.M. Reale: Sulla laicità. Considerazioni intorno alle relazioni fra atei e credenti (in Novecento, R. Bellofiore: Pensare il proprio tempo. Il dilemma della laicità in Claudio Napoleoni  (in Per un nuovo dizionario della politica, Ed. Riuniti, Roma, L. Capuccelli); M. Lucente: La riflessione teorica di Rodano dalla Sinistra Cristiana alla “Rivista Trimestrale” (Tesi di laurea in scienze politiche, Milano); Istituto Gramsci: Convegno commemorativo di Rodano, Roma), M. Mustè, “Critica delle ideologie e ricerca della laicità” (Mulino); R. Albani: La storia comune degli uomini. Rileggendo Rodano (in Testimonianze, M. Papini: La formazione di un giovane cattolico nella seconda metà degli anni Trenta: Tra la Congregazione mariana “La Scaletta” e il liceo “Visconti” (in Cristianesimo e storia, V. Possenti: Cattolicesimo e modernità. Balbo, Noce, Rodano (Milano, M. Mustè: Fra Del Noce e Rodano: il dibattito sulla società opulenta, La Cultura, M. Mustè: Rodano: laicità, democrazia, società del superfluo (Studium, Roma). "Cristianesimo e società opulenta", a cura e con introduzione di Marcello Mustè (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, V. Parlato: L'utopia in Manifesto, E. Melchionda: Gli anni di Rodano (in Aprile,  Gabriele De Rosa, "Franco Rodano; il cristianesimo e la società opulenta", in "Ricerche di storia sociale e religiosa", anno G. Chiarante: Tra De Gasperi e Togliatti. Memorie (Carocci, Roma; M. Pandolfelli: Marxismo, Scienze politiche, Roma. S.d.). G.Tassani:"Il Belpaese dei Cattolici", Cantagalli,"La traccia e la prospettiva teorica di  Rodano". R. Moro. FRodano e la storia del 'partito cattolico' in Italia", in A. Botti, Storia ed esperienza religiosa. Urbino, Quattro Venti, Hanno detto di lui: la sua vita testimonia, in modo esemplare, quanto possa essere forte, nell’uomo, la dedizione all’impegno intellettuale e ai grandi ideali, tra i quali la politica intesa nel senso più nobile e più alto dell’accezione. Portatore d’una fede religiosa profondamente sentita e sofferta, ha avuto costantemente con sé il dantesco “angelo della solitudine”: durante l’intera sua vita, infatti, mai si è sottratto al rovello e al dubbio; mai ha preferito la comoda via dei pigri, degli opportunisti e dei neutrali. La sua prima “scelta di campo” nell’Italia divisa in due,  fu doppiamente coraggiosa: la resistenza al nazi-fascismo ed il tentativo di conciliare nel Movimento dei cattolici comunisti i valori della tradizione cristiana e cattolica con quelli della rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e con sacrificio personale in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra consensi e dissensi, un continuo dibattito. La sua “inquietudine” fu, dunque, sincera e feconda, sorretta da uno spirito virile, ma al fondo sensibile ed umanissimo. Certamente sarà ricordato dallo storico del futuro con queste sue peculiarità di intellettuale originale, pugnace e coraggioso. In questo modo l’ho visto e conosciuto, e così rimarrà per sempre nella mia memoria. S. Pertini, Quaderni della Rivista Trimestrale,. “ritengo che la sua vita e la sua opera abbiano fornito una prova concreta e significativa della validità di due principi che egli ha serenamente professato e praticato e che, anche con il suo personale contributo, sono acquisiti al patrimonio teorico e ideale del Partito comunista. Il primo è la distinzione e l’autonomia reciproca della politica e della fede religiosa (o della convinzione filosofica o del “credo” ideologico). Il secondo è l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata dal X congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congressosecondo la quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella capitalista. E. Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale. C’era nella sua avversione al misticismo, all’indistinto, all’anarchismo, una grande lezione di umanesimo storico e costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i rischi di un capovolgimento della democraziavissuta nei suoi angusti limiti democraticisticiin corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di una replica autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana, nella fase che stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire i confini del campo di ciascuno, da cui discende l’autonomia della politica dalla religione e dalle ideologie. Per questo ritengo che occorra respingere le sollecitazioni di quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta da Rodano. Quella questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra progresso e conservazione” A. Occhetto, Quaderni della Rivista Trimestrale, Per chi ha seguito, anche talvolta dissentendo, il pensiero di Rodano e lo ha spesso messo a confronto con la visione di Moro, appare chiaro che gli insegnamento di Rodano come quelli di A. Moro non hanno solo valore per la ricostruzione storica di una fase politica conclusa, ma hanno invece valore e significato come guida per la costruzione di un processo di allargamento della democrazia, di sviluppo e di confronto e di un dialogo che sono ancora più che mai attuali, perché attuali e non risolti sono i grandi problemi nazionali che richiedono sì maggioranze e governi più efficaci e risoluti, ma anche un più largo consenso popolare da realizzarsi col confronto, col dialogo, con la partecipazione, sia pure a vario titolo, ad un unico disegno di tutte le forze politiche rappresentative dell’intera realtà popolare. G. Galloni, Quaderni della Rivista Trimestrale, “benché creda che la storia sia opera di molti, e non di singole personalità pur spiccatissime, ho sempre ritenuto che il ruolo esercitato da Rodano nella vicenda italiana di questi decenni sia stato assolutamente fuori del comune, e portatore di cambiamento come a pochissimi altri è stato dato. Ciò dico soprattutto in riferimento alla storia e alle trasformazioni del partito comunista italiano, nei cui confronti Rodano ha esercitato una funzione liberatrice e maieutica che, se non temessi di far torto alla complessità del processo di un grande movimento di massa e agli innumerevoli apporti di cui esso è sostanziato, non esiterei a definire demiurgica.»  R. Valle, Quaderni della Rivista Trimestrale. Lasciamo ad altri le banalità sul consigliere del principe o sul consulente per i rapporti con il mondo cattolico o con il Vaticano. Togliatti ne fu attratto e interessato certo, anche perché l’esperienza di Rodano, le sue riflessioni, le sue frequentazioni arricchivano il Partito di qualcosa che altrimenti non sarebbe venuto. Forse qualcosa di analogo era stato per Gramsci e per Togliatti l’incontro con Godetti. Che conoscesse e stimasse Ottavini, che fosse intimo di Luca, non era importante perché ciò rappresentava un “canale”. E iuttosto decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si trovasse a casa sua tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla persecuzione vaticana, riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno del termine. G. Paietta, Quaderni della Rivista Trimestrale. Rrimane uno dei pochi uomini la cuia filosofia rende possibile l’appellativo di femminista anche per un appartenente al sesso maschile. La sua continua attenzione dalla questione femminile derivava, certo, da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la ricerca su quello che egli stesso define il processo di umanizzazione dell’uomo, nel cui quadro la liberazione della donna costitusce ben più di una semplice componente o misura, ma piuttosto una delle condizioni decisive per una reale, generale fuoruscita dall’alienazione e dallo sfruttamento umano. Oggi più d’uno ambirebbe, revanchisticamente, a considerare conclusa la stagione femminista. E invece il vero problema per le donne, per la democrazia, per il mutamento, è la perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello superiore del femminismo. Per questo il messaggio che può ben a ragione essere definito femminista nell’accezione più onnicomprensiva ed elevata, risulta tuttora rivolto alla speranza e soprattutto all’impegno: quell’impegno per cui egli ha consumato generosamente, e certo positivamente anche per la causa femminile, tutta intiera la sua vita. G. Tedesco, Quaderni della Rivista Trimestrale. Il mio primo interrogativo riguarda le scelte politiche che egli ha fatto, ponendosi come cattolico in contrasto con alcune direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato forza e serenità, pur con sofferenza, per queste opzioni non rinunciando alla sua fede e alla sua appartenenza ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato altra risposta che la sua fede teologale. La fede di Franco non era credenza dottrinale, magari utilizzata ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia che poi si muta in ribellione; era adesione cosciente e ferma a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, ancora vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel “sensus fidei” (ne ha parlato il Vaticano II nella Lumen Gentium) che diventa giudizio pratico nelle concrete situazioni per scelte che siano conformi alla volontà di Dio. È il discernimento di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani (12, 2) e che tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana. D. Torre, Quaderni della Rivista Trimestrale, Il rapporto con la chiesa, sia come comunità di fede che come istituzione, senza mediazioni di un partito cattolico rappresentava per Rodano un’occasione e una garanzia per depurare il movimento comunista non solo dall’ateismo scientista, ma anche di una visione totalizzante della rivoluzione politica e sociale. Il mito del regno dei cieli sulla terra e di una storia senza alienazioni. Corrispettivamente il movimento comunista e il portatore necessario di una trasformazione della società che non si presentasse come inveramento e compimento della razionalità illuministica, della rivoluzione borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento dialettico, e perciò offre un fondamento storico e materiale ad un mondo in cui le persone diventano centro e misura, liberate dalla rei-ficazione capitalistica, e perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un cristianesimo, non integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile. L. Magri. E. Melchionda, in "Aprile", Dall'utopia alla secolarizzazione, G. Vassallo, Il consigliere di Berlinguer che ama la Contro-Riforma. Giornalista politico  P. Franchi, Corriere della Sera, Archivio storico. Treccani L'Enciclopedia italiana". Franco Rodano. Rodano. Keywords: immunità e comunità – filosofia italiana – i comunisti, il laico, democrazia, revoluzione, lotta di classe, societa opulenta, peculiarita dei comunisti italiani, anti-fascismo, arrestato dai fascisti. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rodano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736193243/in/dateposted-public/

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