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Wednesday, February 9, 2022

GRICE E PANUNZIO

 Fervono oggi in Italia, nel campo polìtico e filosofico, le discussioni e le polemiche molto vivaci su Hegel, sulla idolatria dello Stato ovverosia sulla sua statolatria, sullo Stato considerato da Hegel come l’Ente supremo. Forti correnti antihegeliane si deiineano in Italia nel Fascismo contro le correnti e le scuole idealistiche facenti, cora’è noto, capo al Gentile e alla sua interpetràzione attua- listica, dopo (piella storica del Croce, dell’hegelismo. Non si vuole e non si deve qui parlare di filosofìa. Il concetto « hegeliano » dello Stato si prende qui nel suo aspetto sociale e politico, e da questo punto di vista è indubbio il suo nesso storico ed ideologico con lo Stato fascista. A conferma di ciò, basti notare che lo Stato fascista nega innanzi tutto e soprattutto Marx e Io Stato marxista. Non a torto e significativamente il movimento hitleriamo in Germania è e si chiama antimarxista e non antisocialista e si denomina anzi « nazionalsocialista >. Ora Marx, per costruire ia classe, negò il suo maestro, Hegel, e di Hegel prese il concetto della « società civile», risolvendolo analiticamente nelle classi, donde la lotta di classe centro del suo sistema teorico e pratico, riducendo anzi in ultima istanza la società civile in blocco alla pretesa unitaria ed omogenea classe operaia, e negò lo Slato. Se, contro la classe marxistica, si deve ricostruire e riabilitare lo Stato, è evidente, per ciò solo, il ritorno necessario da Marx ad Hegel. Sta tutta qui, per me, la parentela fra Stato fascista e Stato hegeliano. Riconosco, e lo disse, prima di tutti, un nostro filosofo, Filippo Masci, La libertà nel difillo e nella Sloria secando Kant ed Hegel, in Atti della R. Accademia di Scienze Morali ePolitiche, Napoli, 1903, che l’ideologia statale di Hegel si prestò molto bene, nelle mani delle classi reazionarie e fondiarie tedesche, alla fonda­ zione dello Stato prussiano reazionario e conservatore. Ma altro sono le dottri­ ne, altro l’uso e lo sfruttamento che di esse tanno le classi sociaii secondo i loro bisogni ed il loro spirito di classe ; per quanto sia anche giusta l’osservazione dello stesso Masci che lo Stato di Hegel per gran parte — rlducendosi la sua Filosofia del diritto molte volte e in molti punti a mera trattazione empirica di diritto co­ stituzionale positivo germanico — non faccia che, abbandonata la fliosofia pura e speculativa, trascrivere in termini di pensiero filosofico ia realtà di tallo dello Stato prussiano del suo tempo. Per cui lo Stato di Hegel si prestava per questo verso a quel tale «giuoco diclasse, di piegare lo Stato filosofico ed etico del gran­ de pensatore alla propria situazione psicologica di classe. Ma questi indubbi aspet­ ti stona e poiitici empirici dello Stalo di Hegel, che lo fanno passare (non si di­ mentichi che Hegel visse e scrisse dopo l’esperienza immediata della Rivoluzione francese, in un periodo, come oggi il Fascismo, anch’esso accusato dai superficiali e dagli stolti d, reazionarismo, di restaurazione, e appartenne al ciclo appunto della Restaurazione postrivoluzionaria) per reazionario e per il filosofo dello Stato rea­ zionario. non devono farci perdere di vista gli elementi filosofici essenziali non accidentali e fossili, e specialmente il profondo vivo e vitale concetto della . società avile.. di corporazione e del nesso fra la società civile e lo Stato. Ho piacere di notwe qui che uno scrittore tedesco, li Bindek, Sialo e Società nella moderna fllosofia poltlica, in Rio. Inlernaz. di Filosofia del diriUo, fase. Ili, 1924, a proposito del mio scritto: Slato e Sindacali, ha rilevato il mio rUerimento a Hegel per la com­ penetrazione della società con lo Stato. Gli elementi vivi e vitali non devono non separarsi attraverso la critica e la scienza dagli elementi morti e superati di Hegel Per questi ultimi non dobbiamo dimenticare i primi; anche se, per il suo tempo m cu. signorava, prima di Marx, la prassi e la teoria sviluppata poi dopo e fino a un certo punto anche offre Marx da Sorci, del Sindacalismo. la concezione hege- liana della Società era burocratica, e la concezione del governo, ossia dello Stato aulocralica. Vedi su ciò le acute osservazioni e critiche ad Hegel dei Capograssi, già da me c tate in questo scritto. Questo il giudizio obbieilivo sullo Hegel poIÌUco A non dire qui (vedi su ciò il mio volume Lo Slato di diritto, libro II cap V Lo Stalo noumeno immanente di Hegel, Città di Castello 1921) che la prima fase del pensiero politico di Hegel fu tutfaltro che reazionaria. Come pure non mi sembra che SI possa e SI debba dire che Io Stato hegeliano, per la sua statolatria, sia uno Stato panteistico, non solo antico, ma addirittura uno Stato asiatico indiano, meno nspettoso della libertà umana dello stesso Stato pagano platonicc»-aristoteìico Ve- di su ao, contro l’opinione del Masci, l’appendice al mio citato Stato di diritlo: Se lo Sialo hegeliano sia Stato moderno, pp. 169-171. C'è si diflerenza fra Stato fa­ scista e Stato hegeliano; anzi è questo il punto fondamentale per cui non si può e non si deve ridurre al tipo dello Stato hegeliano lo Stato fascista: che mentre per Mussouni, tutto è nello Stato ; nulla fuori dello Stato ; nulla contro lo Stato • ma non è vero che nulla, non dal Iato politico, ma da quello filosofico e morale, è sopra lo Stato ; per Hegel, Invece, nulla è sopra lo Stato, per la semplice ragione che lo Stato è tutto ed anzi Dio stesso realizzato nel mondo. Ma da questo a dire che lo Stato di Hegel è più che antico asiatico, ci corre. Si può e si deve dire invece che lo Stato fascista appartiene al ciclo della filosofia idealistica trascendente, mentre lo Stato hegeliano è basato sull’immanenza, donde esso è Dio stesso. Del resto, a questo proposito, sono anche note, nel campo filosofico, le premesse trascendenti ed anche le interpretazioni net senso della trascendenza dell’idealismo hegeliano. Vedi su ciò, in conformità dell’interpretazione trascendente anglo-americana deH’idealismo hegeliano, il mio libro Diritto Forza e Violenza, parte IH. Orientata verso la trascen­ denza è la fase recentissima del pensiero idealistico italiano, donde la dissoluzione t in­ terna • della posizione idealistico-attualistica visibile nei rappresentanti dì questa scuola discendenti dal Gentile. L ’idealismo attualistico, capovolgendosi la posizione del Gioberti, che dalla trascendenza andò verso l’immanenza, da Dio alla Storia, fa oggi il cammino inverso dall’umano al divino, dalla Storia all’ Idea. Vedi su ciò sinteticamente ed efficacemente la prefazione di Balbino Giuliano al volume di R ugoero Rin a l d i, Gioberti e il problema religioso del Bisorgimenlo, Firenze, Vallee- chi 1929. Sulla filosofia del diritto di Hegel, dal lato sociale e per le sue connessioni ideologiche con il Corporativismo fascista attuale, V., oltre ì miei scritti citali, par­ ticolarmente, Lo Stato di diritto, G. Passerini D’Entreves, La filosofia del diruto di Hegel, Torino, 1924. Sui rapporti fra la « volontà di tutti • di Rousseau e la ■societàcivile» di Hegele fra la ■volontà generale•dei primoe •lo «Statoi del secondo, vedi il mio Sfato di diritto libro II, i capitoli su Rousseau e sullo Stato di Hegel. Sui rapporti fra società e Stato nella concezione fascista in rapporto aile mie idee in poposito, vedi G. Leibholz, Z u den problemen des lascistisehen Verfassangsreclds, Leipzig, 1928.Nessuna delle tre forme di dit­ tatura sopra analizzate, comprende la dittatura del Duce. Che cosa essa è? Essa è una forma ideale a sé.. Essa è uno « Stato di grazia » dello spirito. È quella che io credo si debba chiamare la dittatura eroica, figura storica o se vogliamo filosofica, non figura giuridica ; ed in quanto tale, eccezionale e soprannaturale, non ordinaria e comune. Di essa non si occupano e non parlano i trattati di Dottrina dello Stato e di Diritto costituzionale. Dovete, per comprenderla, se me lo chiedete, aprire un libro, il libro degli E r o i di Tommaso Carlyle (1).Un acuto scrittore, il Michels, richiamando il concetto di Max Weber, parla; di Uomo e di Capo carismatico (2).La dittatura eroica è spirituale, non materiale, soggettiva, non oggettiva, prodotta e posta «dal popolo»; nonimposta «alpopolo». ' per cui essa è considerata dal popolo che la genera e ne èli geloso proprietario e custode, come la cosa sua più intima preziosa e per-sonale. Dobbiamo, se mai, per inquadrarla in qualche modo in una delle forme stabilite, ricollegarla, come si è dimostrato, alla dittatura rivoluzionaria. La rivoluzione è un’idea; e la dittatura rivoluzionaria è, come sappiamo, la dittatura dell’idea. Ma questa idea deve trovare il suo Uomo, il suo corpo, l’Eroe. Onde può dirsi che la dittatura eroica è la soggettività, la coscienza del­ l’idea di un popolo, nella sua marcia e nel suo cammino nella storia. LO STATO FASCISTA NELLA DOTTRINA DELLO STATO

Capitolo Unico I.O STATO NUOVO
1. Genesi dello Stato fascista ...............................................................
2. La natura ideale del Fascismo. Il Fascismo come >conservazione r
vbluzionaria »........................................................................................
3. Gli elementi dello Stato fascista. La restaurazione politica e rinstau
razione sociale nello Stato fascista . . . . . .
4. Sindacalismo; Nazionalismo; Fascismo.............................................
5. Il lato politico ed il lato sociale dello Stato. Il rapporto fra lo Stato
e 1 Sindacati. Lo Stato-società ; lo Stato^asse ; lo Stato-popolo ; Io Stato-nazione. In nota; rapporti fra lo Stato fascista e lo Sta to di Hegel.........................................................................................
6. Struttura e funzioni dello Stato fascista. Lo Stato sindacale-corpo rativo . . . . . . . . . . . .
7. Stato ed economia. La Corporazione....................................
8. Lo Stato fascista neirordiiiamento giuridico. Leggi costituzionali sociali ; politiche. La Carta del Lavoro. Le istituzioni e gli organi
fondamentali. Legislazione ed esecuzione.................................. 9. Lo Stato-Partito. Lo Stato militare ed il cittadino-soldato.
10. I caratteri, la qualilìcazione, e la denominazione dello Stato fasci sta. La statocrazia come formula ideale dello Stato fascista.
11. La difesa penate dello Stato fascista...........................................
B i b l i o g r a f i a ......................................................................... • Panunzio,Teoria generaledelloSialo fascisla.
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PARTE II.
LO STATO FASCISTA NEL DIRITTO PUBBLICO POSITIVO
Capitolo Unico
CONCETTI GENERALI E GL’ISTITUTI FONDAMENTALI
1. Criteri di metodo e dì studio. Il diritto costituzionale fascista : le leggi ;
la prassi ; la dottrina ; la storia. Il metodo giuridico ed i suoi limiti.
Le leggi costituzionali ; le leggi costituzionali rivoluzionarie. L ’in­ staurazione rivoluzionaria. L ’atto fondamentale della rivoluzione ;
il Proclama del Quadrumvirato. I! diritto rivoluzionario : organi provvisori ; costituenti ; costituzionali. . . . . . . . 66
2. Il Potere politico o corporativo deilo Stato ed i suoi presupposti so­
ciali politi« e giuridici. La crisi della democrazia parlamentare. Re­
gime parlamentare e Regime fascista . . . . . . » 78
3. La divisione dei poteri come specificazione di organi e di funzioni, e
la coordinazione dei poteri. Critica della teoria dei «tre poteri ». La fun­
zione di governo, ossia corporativa o politica dello Stato. Natura
dì questa funzione e sua denom inazione............................................» 82
4. L ’ Organo supremo. Dalia funzione politica alla determinazione del
titolare di essa. La gerarchia degli organi costituzionali. 11 Capo
dello Stato ; il Capo del Governo ; il Gran Consiglio del Fascismo. L ’ Or­
gano supremo come organo complesso. Le relazioni statiche e dina­
miche fra i tre elementi dell’Organo supremo. La Monarchia e il
P.- N . F ............................................................................................................... ........
5. La forma di governo : il Regime fascista de! Capo del Governo. La
forma di governo desunta dalla posizione costituzionale dell’Organo supremo. Confronto fra il Regime fascista e l’attuale regime inglese superparlamentare a • Premier ». Perfezione e superiorità del Regime
fascista nell’evoluzione delle forme di governo, in quanto piena realizzazione del regime popolare...........................................................................
6. Il Capo del Governo ; ampiezza ed intensità dei suoi poteri e delle sue attribuzioni. Sua posizione gerarchica rispetto agli altri Ministri,
suoi puri collaboratori tecnici. Gerarchia in senso amministrativo e
in senso costituzionale..................................................................................... 106
7. La dinamica delle relazioni fra il Capo del Governo e gli altri organi dello Stato, ed il Partito come fulcro giuridico ed istituzione-cardine del Regime fascista. Nesso organico fra la Monarchia e il P. N. F.. L’unità sostanziale fra il Re, il Popolo, il Partito. Il Gran Consiglio. La prerogativa suprema del Re : la scelta e la nomina del Capo del Governo. (In nota; la progressiva delimitazione della competenza legislativa materiale del Parlamento e la crisi della legge formale. I gradi del potere legislativo ed il problema della gerarchia delle nor­ me giuridiche e della relativa Giurisdizione costituzionale). . .
Bibliografia . . ........................................................................................»
• 108 115

 - 307
PARTE ni.
LE CORPORAZIONI E TEORIA GENERALE DELLA CORPORAZIONE
Capitolo Primo PRINCIPI GENERALI
1. Il Corporativismo concepito come principio lllosoflco. Corporativismo economico e Corjiorativismo politico. Errore <1i ridurre il Corporati­
vismo al puro piano economico. Unità di Fascismo e di Corpora­
tivismo ......................................................................................................... 123
2. La corporazione e le Corporazioni. Sindacato e Corporazione. Sinda­
calismo corporativo e Corporativismo sindacale . . . . 126
Capitolo Secondo
CHE COSA SONO E COME SONO COSTITUITE LE CORPORAZIONI
1. L’essenza delle Corporazioni e le loro proprietà costitutive. . . 2. I,a costituzione organica delle Corporazioni............................................» 3. Le lunzjoni delle Corporazioni. Preponderante rilevanza della loro
funzione normativa ed esame di quest’u ltiin a ...................................« 4. 11 funzionamento pratico delle Corporazioni. Il reale e l'ideale nella C o r p o r a z i o n e . ........................................................................................ »
Capitolo Terzo
CHE COSA FANNO LE CORPORAZIONI
1. I compiti e i problemi delle Corporazioni............................................ 2. La funzione corporativa come esplicazione della potestà d’impero dello Stato. L ’unità deH’attività dello Stalo. Le « funzioni » ; gli « atti » dello Stato ......................................................................................................... 3. Attività economica in senso materiale, ed in senso formale dello Stato. L ’attività giuridico-economica dello S t a t o . ................................... 4. I destinatari delle norme corporative. Che cos’è la produzione. L’ese­ cuzione produttiva. Sua differenza dalla esecuzione amministrativa. 5. Lo Stato e la produzione. Piano economico e piano produttivo. Dire­ zione e gestione. L’autarchia. Autarchia economica in senso formale.
L’economia corporativa come economia m ista................................... 6. Il diritto economico. Iniziativa privata ed autarchia. IniziaUva pri­ vata e libertà economica. La libertà come categoria spirituale e filo­
sofica ......................................................................................................... 7. Iniziativa privata e proprietà privata. Personalità e proprietà ; lavo­
ro e proprietà
» 129 131
133 135
139
U1
144 145
148
151 152

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Capitolo Quarto
LE CORPORAZIONI ISTITUITE. IL PIANO DELLE 22 CORPORAZIONI
1. Il quadro delle Corporazioni ed i loro tre gruppi . . . . 153 2. Il ciclo produttivo per grandi rami di produzione come criterio co­
stitutivo delle Corporazioni e della loro distinzione in tre gruppi. 154 3. La relatività come criterio per la costituzione e la classificazione del­
le Corporazioni. Esplicazione di questo criterio di relatività in due
leggi : la organicità decrescente e la generalità crescente delle Corpo-
razioni. Natura strettamente « sperimentale dell’ordinamento delle Corporazioni ». Il Sindacato come elemento attivo delle Corporazioni.
Statica e dinamica delle Corporazioni..................................................... 157
APPENDICE
Mozione presentala dal D U C E ed approvata dall'Assemblea Generale del
Consiglio Nazionale delle Corporazioni il 13 novembre J9S3-XII 159
Bibliografia 161
PARTE IV.
TEORIA GENERALE DEL PARTITO
Capitolo Primo
CONSIDERAZIONI GENERALI DI METODO SUL PARTITO NELLA DOTTRINA DELLO STATO E NEL DIRITTO PUBBLICO
1. Il partito rivoluzionario nella Dottrina dello Stato e suo posto siste­
matico in e s s a ............................................................................................... 109
2. Il procedimento di formazione dello Stato fascista, ossia il Partito rivoluzionario come origine immediata e formale dello Stato fascista. 3. Delimitazione dello studio de! Partito sotto l’aspetto politico e sotto
l’aspetto giuridico. Criteri di metodo.....................................................» 4. Le varie teorie sulla natura giuridica del Partito, particolarmente sul Partito come istituzione politica autarchica e come organo dello Stato. Le varie specie di istituzioni pubbliche. Nuovo concetto delTautarchia
e degli organi dello S t a t o . ...................................................................... •
Capitolo Secondo
IL PARTITO RIVOLUZIONARIO, OSSIA IL PARTITO-STATO
1. Il partito rivoluzionario come nozione pubblicistica a sè. .
2. Il partito rivoluzionario nella Storia e nella Dottrina dei partiti. Se il partito rivoluzionario sia ancora un partito e debba chiamarsi partito
» 172 173
180
191 195

 - 309~
3. Il partito rivoluzionario come partito di regime. Partiti di governo e partiti di regime. lì partito socialista ed il Partito fascista come partiti rivoluzionari..............................................................................
4. Partito rivoluzionario e partito unico. Il partito unico nella concezione socialista e nella concezione fascista. Stato dì partiti ; Stato-partito. 5. Il partito totalitario ed il partito unico. Differenza, non identità fra
le due nozioni. 11 partito unico può intendersi in due sensi: a) in senso giuridico o formale come ente processuale ossia come organo della rivoluzione ; b) in senso sostanziale come ente politico ossia come organo dello Stato. . . . . . . . . .
6. La giustificazione del partito rivoluzionario. Il partito rivoluzionario come organizzazione militare . . . . . . . .
passaggio dal Partito-Stato allo Stato-partito...................................
Capitolo Terzo
LA DITTATURA RIVOLUZIONARIA
1. Considerazioni generali sul fenomeno storico-politico della dittatura. 2. Esposizione e critica di alcune opinioni sulla dittatura
3. Le crisi dello Stato e le r iv o lu z io n i............................................
4. Distinzione, classificazione e analisi delle varie forme dì dittatura.
La dittatura costituzionale . . . . . . . .
5. La dittatura rivoluzionaria............................................................. 6.La dittatura polìtica . . . . . . . . .
7. Conclusione. La dittatura e r o i c a ............................................
Capitolo Quarto PARTIJP- REGIME STATO
1. Posizione e determinazione critica e metodica del concetto di regime 2. Il concetto di regime nella recente dottrina politica e giuridica ita­
200
205
210
» 259 liana .............................................................................................................. • 261
!
3. Il concetto di regime in rapporto a quello di rivoluzione .
4. Il movimento interno ossia la dialettica del regime . .
5. Le istituzioni del Partito e quelle del Regime : le istituzioni del Re­
.
gime e quelle dello S t a t o . ...................................................................• 27$
Capitolo Quinto
IL CONCETTO DI STATO-PARTITO
1. L o S t a t o - p a r t i t o ....................................................................................... 2. Lo Stato dei partiti ; delle leghe ; dei sindacati (Partitismo ; Leghi­
283
284 3. Il partito rivoluzionario ; il Partito-Stato; «la formula politica» 285
smo ; Sindacalismo) ................................................................................
. . » .
266 » 272

 — 310 —
— 4r Modernità del concetto di rivolurione e di partito rivoluzionario.
L ’unità e la continuità dello Stato ; la vicenda e la successione del­
le forme di g o v e r n o .................................................... . . . t 286
5. Socialismo rivoluzionario ; riformismo ; bolscevismo ; Fascismo . > 288 6. L’esperienza sovietica russa. La classe. La Nazione. Lo Stato-og­
getto; il partito-soggetto........................................................................... 290 7. L’esperienza fascista. Contraddizione sovietica; verità fascista. > 291 8. Il problema giuridico del P. N. F.. Dal Partito-Stato allo Stato-par­
tito........................................................................................................................ 2 9 2 9. Insurrezione e dittatura come torme logiche della Rivoluzione. Lo
Stato-formae lo Stato-sostanza...................................................................292 10. Natura e scopo del P. N. F,. Istituzione ed organo dello Stato. Nuo­
vo concetto degli organi dello S t a t o .................................................. 293 11. L'uno politico: lo Stato; il pluralismo sociale: 1 Sindacati . . . 300 12. Il Partito ei S i n d a c a t i ............................................................................ 300
13. L’università del Fascismo; suo presupposto: il partito unico . . 301 Bibliografia.........................................................


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