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Thursday, February 24, 2022

GRICE E MONDOLFO -- ANTICA FILOSOFIA ITALICA

 Antica filosofia italica. La filosofia italica sin dai tempi antichi era cosi deita, e quel che più monta, dai Greci stessi, e l'autorità non sospetta di un Platone e di un Aristotele, che non la chiamarono con altro nome,ci sembra dar peso alle ragioni di quanti la vogliono originaria, contro l'opposta opinione di chi tra noi la dice por tata dalle colonie greche. Comunque sia, certo è che in questa seconda supposizione,l'Italianonperdetuttoilsuomerito, perchè la scienza quisorse più splendida mercè ilconcorso del genio e il sussidio delle tradizioni italiane.-- Le scuole di cui essa può menar vanto sono due, la pitagorica e l'eleatica. Il nome di questa scuola deriva da quello del suo fonda tore,dicuisitieneincertacosìl'originecome iltempo della nascita; l'origine, perchè è dubbio s'ei nascesse à Şamo della Ionia od a Samo della Magna Grecia ; il tempo , perchè chi lo vuol nato nell'anno 584 av. C.,chi nel 608,e chi ancor prima, ai tempi di Numa,il quale, come ciè noto,mori nel 672, dopo quarantatrè anni di regno. Tra i filosofi che vi apparten nero,chiamati ancor essi pitagorici, con un Archita di Taranto (il più celebre di tutti), che capitanò più volte gli eserciti, e non fu mai sconfitto, si ricordano un Filolao, probabilmente di Crotone,unTimeodiLocri,edunOcellodiLucania.- Tacia mo iminori o dimen notadottrina,come Liside,Clinia,Eurite, Zeleuco e Caronda; i quali due ullimi, legislatori entrambi, di Locri l'uno, l'altro di Catania, insigni rese l'efficacia che, per loro opera specialmente, ebbe allora la filosofia negli ordini ci vili, quando, mutata la forma, i governi regi si convertirono in popolari. Il Pitagoreismo ebbe vita dal bisogno di una scienza, che, professata da uomini austeri e ornati di grandi virtû, e con giunta all'operosità civile (in ciò la consorteria pitagorica, chè tale fu veramente, distinguesi dalle indiane) servisse di criterio per una riforma riconosciuta necessaria in mezzo al guasto ognor crescente della religione, dei costumi e della libertà; lo che ci spiega le persecuzioni a cui andò soggetlo.  Scuola pitagorica. -12 Nuovo affatto è nella scienza il metodo recatovi dai pita gorici. Questo metodo (e lo stesso dicasi del linguaggio ) è il matematico; il quale consiste nell'applica re le idee di quantità   -13 alla natura interna ed esterna, ed al principio sommo della m e desima; metodo che, tutto essendo nel mondo capace di numero e di misura, non sarebbe forse tanto strano quanto a prima vista appare, se non fosse che i pitagorici all'esperienza, che la verità ci rivela nell'ordine dei contingenti, il più delle volte preferi rono il ragionamento a priori, error palese a chi consideri che dal concetto, per esempio, di circolo, di triangolo, di pen tagono, non si può argomentare che questi tipi si effettuino in natura, e chi lo fa si espone al pericolo manifesto di costruire da sè un mondo fantastico, un mondo che non esiste fuori della sua mente. Ma i pitagorici erano educati allo studio delle m a tematiche; perciò non è meraviglia cheil metodo di queste scien ze trasportassero nelle regioni della filosofia. Il gran problema metafisico dei pitagorici riducesi adunque al seguente: trovare le leggi mentali della quantità effettuate nella realtà, e con queste salire alla prima cagione. Ed ecco perchè tutto è numero nel loro sistema : i principi delle cose sono i numeri; un numero, una unità parziale è ogni cosa;un n u m e r o , u n a u n i t à g e n e r a l e il l o r o c o m p l e s s o , c i o è l ' u n i v e r s o o mondo , il quale comprendendo in sè tutti i numeri od unità parziali, à in sè la pienezza d'ogni grado di entità, epperciò è decade; e la prima cagione, il principio di tutti iprincipi delle cose, la causa che ad ogni altra causa antecede, è numero essa pure, ma il numero per antonomasia, e quindi può chiamarsi l ' v n i t à , l a d r a d e , l a t r i a d e , i l q u a d e r n a r i o ( o s o l i d o ), i l s e t t e n a r i o e la decade. Ma lasciamo da banda questo gergo simbolico,e vediamo che di sostanziale si peschi in fondo alla dottrina pi tagorica, e come s'abbia a intendere la sua formola : Ogni cosa è un numero. Che cosa è il numero per eccellenza , la Monade somma , infinita, il Dio dei pitagorici? E che sarà l'essere individuo ? Che cosailmondooduniverso?Dioèl'entecheinsècontiene la propria essenza e quella di tutti gli esseri, epperò tutti i contrari, cioè le cose più opposte e disparate (inito ed infinito, dispari e pari, uno e più, positivo e negativo , quiete e moto , loce e tenebre, bene e male ecc.), ed inoltre la moltiplicità loro insieme concilia, risultandone una suprema unità, un'armonia universale;Dio,insomma,è l'unità suprema di tutti icontrari.-- Le cose particolari,gliesseriderivatidaleisonoimmaginisue, epperò consteranno anch'esse di elementi contrari, a unità ed armonia ridotti; dunque ogni essere è un numero ed armonia parziale.- Poni assieme tutti questi numeri, tutti gli esseri finiti, e in modo che icontrarinon cozzino, ma formino un    ---14 --- solo numero , una sola unità vastissima, immagine essa pure della Monade Divina. Tale il mondo od universo dei pitagorici, il quale sarà l'assieme dei contrari, non già nell'unità somma inesistenti, ma in atto e da Dio ridotti ad armonia. Ora, in qual modo la generalità dei contrari, cioè la de c a d e , il m o n d o i n e s i s t e v a n e l l ' u n i t à p e r e c c e l l e n z a , i n D i o ? Q u i i pitagorici tacciono, di modo che nulla di positivo e certo può rilevarsi dalla loro dottrina.Bensi e'ciapprendono come l'uni verso o mondo si venisse formando per ispirazione od aspira zione.La Monade universale e suprema, contenente in sè le unità particolari, da principio era una, continua, indivisa, ma non indivisibile, e da ogni parte circondata da un vuoto im menso;ilquale,aspiratodaessa,come l'aria entraneipolmoni, siintrodussefraicontrari,ossiafralemonadi particolari,e cosi separandoli, individuolli, e produsse la grande moltiplicità delle cose mondiali. La formolaesprimentel'armoniauniversale (tuttoènumero) per la scuola pitagorica può dirsi il principio di tutta la filo sofia, dappoichè essa l'applicò in tutti tre gliordini,metafisico, logico e morale. Che cosa è l'anima umana , la quale, diceva Filolao, giace nel corpo come in un sepolcro? !, risponde il pitagorico, un numero, un'armonia, insieme conciliando essa due contrari, cioè i sensi e la ragione, che sono ilnegativo ed il positivo, l'irragionevole ed il ragionevole. E la verità, la co gnizione che cosa è mai ? Un numero, un'armonia, come fuor dell'armonia è l'errore, essendo che per l'acquisto della m e d e sima cooperano gli stessi contrari, quantunque la ragione si spinga più oltre dei sensi, i quali non escono dalla sfera dei contingenti o fenomeni. E che sarà, infine, la virtù ? Un numero , un'armonia, che risulia anch'essa dall'accordo dell'irragionevole col ragionevole, essendo la virtù riposta nella soggezione dei sensi all'impero della ragione,toltalaquale,all'armonia sotten traladisarmonia,allavirtûilvizio.- Vadasèchelavirtù ci rimena alla Monade suprema, all'ordine od armonia univer sale, che d'ogni essere è principio e fine. Critica.-- Bene esaminando la dottrina dei pitagorici, si scuopre nella medesima un error capitale, che à per sorgente l'abuso del metodo trascendentale,come quello che licondusse a trasportare nell'ordine delle realtà leastrazionidellamatema tica, e a concepir Dio quasi unità generica o numero per ec cellenza, che è come dire quale un'essenza in cui si contengono esiimmedesimano lecosetuttequante.Nè asalvarlidalpan teismo implicitobastanolealteveritàframmischiatevi,eladichia    -15 Senofanc,schernitoredeipoliteisti,iqualiammettono più dei, e degli antropomorfisti, che li fingono a loro immagine e somiglianza, insegnò che Dio è potentissimo, uno ed eterno;po tentissimo, perchè Egli è l'ente (entità, forza, energia e potenza per la scuola italica sono termini sinonimi); uno, perchè, tra più dèi uguali, nessuno è potentissimo per l'uguaglianza, e se inferiori, nessuno è potentissimo per inforiorità; eterno, perchè l'ente non può non essere, e il non ente non può divenire. Si fosse egli qui arrestato! ma fra gli altributi divini ne annovera un quinto, dal quale poi con falsa logica deduce una (1) Colonia ionica di Elea. (2) Elea ebbe un'altra scuola, fondatavi da Leucippo e Demo crito, i quali spiegavano la formazione del mondo con ammettere nel vacuo immenso una infinità di atomi eterni, il cui fortuito accozzamento avrebbe dato origine a tutte cose (atomismo). Questa scuola,chiamata fisica,non siconfonda coll'eleaticasemplicemente detta, e denominata anche metafisica per distinzione. Uno  razione di Filolao, Dio essere imperatore e duce sommo, ed eterno, potentissimo, supremo e diverso dalle altre cose; per chè d'uopo è che accetti le conseguenze chi non rinunzia al l'erroneità dei principi. E l’erroneità del principio pitagorico sta appunto nel far di Dio un tutto, un numero che comprende in sè ogni altro numero. « Il sentimento religioso e morale, scri ve il dottissimo Bertini (Idea d'una filosofia della vita) induce va i Pitagorici a collocare Dio molto al dissopra del mondo;ma il fato della logica li forzava sovente ad immedesimarli in una sola sostanza, e ricacciavali nel panteismo ». Scuola elearica. La scuola eleatica ebbe tal nome da quello della città dove sorse, poco dopo la pitagorica, per opera di Senofane, che, nato a Colofone della Ionia nell'anno 620 av. C., tardi migrò di là per l'invasione della patria,e venuto nellaMagna Grecia,pre se stanza in Elea, e vi morì nella grave età di oltre a cent'an ni.- SenofaneebbediscepoloParmenide,eParmenideZenone, buon patriota, che, condannato a morte da un tiranno, corag giosamente sostenne ilsupplizio.Questi due,d'Elea entrambi, con Melisso di Samo, il quale capitano gli Italioti (1) contro Pericle, continuarono la dottrina del primo, e vi dettero forma più rigorosa, se non incremento. D'altri nomi più famosi non la menzione la storia della filosofia eleatica (2).   -16 Una dottrina si ripugnante al senso comune non poteva menarsi per buona; perciò si levarono a impugnarla e combat terla gli empiristi, o fautori del metodo a posteriori, sostenendo controgliEleati el'esistenzarealedisostanzefinite,elaloro contingenza e varietà,elamutabilitàloro,attestatadall'evidenza dei fatti. Zenone, quel valente Zenone che Aristotele riconobbe quale inventore della dialeitica (scienza ed arte di ragionare e disputare ), come lo fu senza dubbio tra gli Occidentali, a sua volta non lasciò senza difesa la filosofia della sua scuola e del suo maestro,anzi incalzò gliavversari con molta lena e con buona copia d'argomenti diretti a dimostrare, per una parte la fallacia dei sensi e l'autonomia della ragione, per l'altra, e con sofismi ad homincm , che l'empirismo, ilquale all'autorità della ragione oppone quella dei sensi, contiene in sè contraddizioni ben più gravi di quelle che si dicevano implicite nella metafisica eleatica. Ed allora, se la memoria non ci falla, sorse la prima delle po lemiche che, per la loro importanza, ànno meritato una pagina nella storia della scienza. ~ Famoso argomento di Zenone deito l'Achille.  strana conseguenza : l'ente è tutto od intiero, epperò nulla a lui può aggiugnersi; donde segue che nulla può incominciare ad essere.Qui l'error di illazione, il sofisma del conseguente è manifesto; quanto viene all'esistenza è forse un che d'aggiunto all'infinitudine divina ? D'altronde, se nulla può nascere o di venire, che pensare degli esseri contingenti e mutabili, cosi detti perchè nei vari momenti del tempo sono e non sono, e mutano continuamente ? Senofane se la spicciò nettamente con negare a dirittura l'esistenza delle sostanze finite, e sentenziò: « Tali cose non ànno altra vita fuorchè l'apparenza, ed appartengono all'opinione. O che! sarà dunque menzognera sempre la voce dei sensi ? E ci ingannerà di continuo l'intimo sentimento ? Che si, rispondono in coro gli Eleati , quanto ci rilevano i sensi altro non è che illusione; e la ragione è il mezzo unico per giungere al vero; e il vero è che tutto è uno, e l'uno è tuito. Critica. Ma l’arte dei Zenoni, che con sofismi strani pro pugnano la falsità del vero, e quel che è più, l'incertezza del l'evidente, e, prova non dubbia di grande acume, perfin riesco no a dimostrare, contro la possibilità del moto, che nella più rapida sua corsa il più celere cavallo non raggiungerà mai una tartaruga,quantochè tardissima, la quale anche di poco la pre ceda ("), tutta l'arte dialettica, ripeto, non sarà mai da tanto che possa collocare sopra una base solida isistemi della scuola   Filosofia presso i Greci antichi. Principio, mezzo e fine; infanzia,virilità e decrepitezza, o decadimento, ecco i tre stadi o periodi, le tre età dell'antica fi losofia greca. Tra il principio e la fine corrono ben sette secoli, all'incirca; ma noi li percorreremo in minor tempo, se non ci manchi lena. da l'alete a Socrate. La prima età della filosofia greca antica incomincia con Talete, e termina al comparire della filosofia socratica. Talete, già è delio, nacque 600 anni av. C. e Socrate nel 170 ; qui dunque abbiamo press'a poco un periodo di centotrenť anni, durante i quali sorsero due scuole, la ionica e la sofistica; le quali, aggiunte alla pitagorica ed all'eleatica, ci dànno in com plesso l'antica filosofia designata col nome di italo-greca. Scuola ionica. Fondata in Mileto della Ionia, sua patria, da Talete,primo tra i filosofi greci conosciuti, ma forse non tale veramente, que sta scuola è, come vedremo, la men filosofica di tutte le pre cedenti. Nè la ragione è difficile a comprendersi da chi sappia che la scienza ebbe allor contrari i voluttuosi costumi e la ser vitù di quelle cit tà, soggette ai Lidi ed ai Persiani, e che , a giudicarnedalsilenzioe daipochicennidellastoria,coloroi quali la professavano erano ben lontani dalle virtù che adorna vano i pitagorici; virtù che col venir meno a poco a poco, pois  cleatica; e sono tre: l'idealismo logico, perchè si nega l'au torità dei sensi, per riconoscere soltanto quella della ragione; l'idealismo metafisico, perchè si esclude la materialità, ilmolte plice ed ogni mutamento; e, conseguenza di ciò, ilpanteismo, che ammette la sola esistenza dell'ente immutabile ed eterno, e cosi rimuove ogni concetto di creazione. Il primo nacque colla scuola pitagorica,mada Senofane fu recatoasistema;ilsecon do venne accolto dagli Eleati per evitare le contraddizioni della medesima, che nell'uno identificava le cose più opposte; il terzo sidirebbe comune alle due scuole,se non fosse che nell'eleatica si lasciò da banda la parte corporea e mutabile, e così si riusci a un panteismo parziale, al panteismo idealistico.

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