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Tuesday, May 11, 2021

Grice e Corleo

 Sotto il generico vocabolo parola si può intendere qualun que segno che serva a rappresentare una percezione o un'idea. Pur nondimeno questa voce nell'uso ordinario è ristretta a si gnificare i suoni articolati , con cui l'uomo esprime le pérce ANTROPOLOGIA 245 zioni o le idee ad altri uomini ; e siccome i suoni articolati sono stati legati ad altri segni scritti , così la parola , oltre di es ser pronunziata , è anche scritta. - Orche cosa è mai questa communicazione da un'uomo all'altro ? Essa propriamente è un mezzo di suscitare nella mente degli uomini, ai quali si parla , percezioni o idee consimili a quelle che ha e che vuol commu nicare colui che parla . Perciò la communicazione consiste nel far sorgere in altri quelle stesse percezioni o quelle stesse idee . Ciò in due modi può succedere , cioè : o mediante una con venzione di segni , sia volontariamente fatta , sia abitualmente seguita , cosicchè ogoi vocabolo per ragion di associazione con venzionale desti una percezione o un'idea corrispondente; o pure mediante una natnrale associazione che si stabilisce tra certi suoni e certe percezioni o idee , cosicchè non abbisogni altro che imitare appositamente quei suoni per suscitare in altri le percezioni o idee' naturalmente annesse. È del primo modo la maggior parte dei vocaboli che costituiscono le varie lingue ; poichè una convenzion prima espressamente o tacitamente falta, e l'uso che ciascun trova della lingua del paese in cui nasce , fan sì che appena si pronunziano i determinati vocaboli, tosto si destino in coloro che ascoltano le percezioni e le idee cor rispondenti . Sono del secondo modo tutte quelle altre parole , le quali per lo più imitano suoni naturali , come le voci de' varii animali , il romore dei venti, lo scorrer de' fiumi, il rimbombo del tuono , della esplosione , ed altri simili . Ancorchè l'uomo non sappia per antecedente convenzione il sigoificato di tali pa role , egli tosto si fa l'idea della cosa che s'indica , perchè la imitazione del suono naturale sveglia la percezione socia. Sen tendo il bacbuc dei Tedeschi, quantunque non sapessi l'aleman no , mi debbo far tosto l'idea del vuotarsi di un vaso a bocca stretta. In questa categoria va pure il vocativo o , che è pro priamente in tutte le lingue, perchè la pronunzia molto spon tanea di questa vocale fa volgere le persone verso il punto , donde essa vien pronunziata : e quindi da per sè stesso il voca tivo o serve a chiamare , perchè ottiene spontaneamente questo effelto. Intanto la parola, oltre che serve a mettere in communica zione gli uomini fra loro ed a far nascere in essi le riprodu zioni di percezioni e d'idee secondo la volontà di chi parla, è al tresi utile ad un'uomo solo , allorchè egli si racchiude in se stesso e si va rappresentando le cose per meditarvi . Difatti è un'osservazione ben comune che noi parliamo dentro noi stessi, allorquando pensiamo le diverse cose , e principalmente allor quando ci rappresentiamo idee astratte . 32 246 CAPO VI , ſ 347 La influenza della parola sull ' astrazione cominciò ad esser guardata con attenzione nel passato secolo , quando Condillac , e gli altri della scuola empirica credettero che l'unica differenza tra l'uomo ed i bruti consistesse nella parola . In verità è ben facile rilevare , che senza gl'innumerevoli segni articolati l'uomo non potrebbe mai formarsi e ritenere l'immensa serie d'idee astratte, e per dirla più esattamente , non potrebbe egli nè sin tetizzare ne analizzare in sì gran copia , posciachè l'astrazione è figlia dei grandi incrociamenti delle sintesi e delle analisi . Certamente i punti simili delle percezioni rappresentandosi similmente si sintetizzano , ed i dissimili si analizzano rappre sentandosi dissimilmente; ma se per ciascuno di quei punti si mili e dissimili non vi fosse un segno associato , non sarebbe mica possibile riprodurre e ritenere la immensità delle simili tudini e delle differenze che offrono da un momento all'altro tutte le percezioni . Imperciocchè tra moltissimi punti simili , che fra loro si differenziano in picciola cosa , sarebbe più fa eile la confusione, anzichè la distinta rappresentazione di cia scun grado minimo di somiglianza e di differenza per mezzo delle percezioni medesime . Al contrario, i segni articolati sono fra loro diversissimi; e perciò attaccando un segno a ciascuna di quelle minute sintesi ed analisi , si ha di già quanto basta per poterle esattamente richiamare , senza poterle mai confon dere fra loro. Per esempio , quante gradazioni diverse non of fre un colore solo , il bianco ? Or si potrebbero mai ritenere senza confonderle tutte queste gradazioni ? Ma l'uomo vi adatta parole diverse per significarle, e la confusione è evitata ; egli dice : bianco chiaro, bianco sbiadito , bianco lordo, bianco latte, ec . Vi sono poi delle parti di percezioni che si isolano dal com plesso niediante l ' astrazione , e se non vi fosse un segno per risvegliarne l'idea , non potrebbero esser pensate giammai. Per esempio , l'idea di colore, siccome abbraccia i colori tutti, con qual di essi partitamente o complessivamente potrebbesi rap . presentare , se non vi fosse una parola distinta da tutti i co fori singoli per richiamarla ? - Vison pure dei gruppi d'idee astratte che con maggior ragione han bisogno di un segno per essere pensate , come la gloria, la virtù , l'onore, il dovere, ec . Cosi anche sono i concetti metafisici degli esseri soprasensibili, Iddio, la sostanza , ec . É in forza dell'unità del segno, che sorge l'unica idea astratta ; poichè , se vogliam provarci a idear la cosa senza parola alcuna, particolarmente nelle nozioni astratte che non rappresentano esseri reali , ma soli rapporti fra gli es seri , non sappiamo veramente come farcene l'idea. ANTROPOLOGIA 247 Oltre a tutto ciò la parola ha una virtù speciale , che fa vedere il legame di una idea coll ' altra; perciocchè, messo un segno radicale , tutte le sue variazioni di desinenza e tutti i suoi derivativi indicano , come un gruppo che costituisce un'a zione risultante venga variandosi in mille modi : il che importa una sintesi mista all'analisi, perchè la radicale ferma indica il punto fondamentale della somiglianza , mentre la varietà delle desinenze e dei derivati fa vedere tutte le relazioni di tempo , di luogo, di quantità , di modalità , ec. Questo vantaggio non si potrebbe altrimenti ottenere, che coll'articolazione delle sil labe , poichè rimanendo ferme una o più sillabe come radicali , le altre col mutarsi indicano le differenze. Siegue da tutto ciò che la parola ha un'influenza grandis sima nelle operazioni della sintesi, dell'analisi e dell'astrazione; e siccome senza di esse l'uomo non può nè giudicare , nè ra gionare , cosi la parola ha un'influenza suprema nel giudizio e nel raziocinio . Infatti i sordo - muti hanno un limite strettissimo nelle sintesi , nelle analisi e nelle astrazioni ; ed a misura che si allarga in loro la sfera dei segni per mezzo della gesticola zione , e più anche per mezzo della scrittura , essi inoltransi nell'astrazione, i loro giudizii ed i loro ragionamenti divengono più estesi e più esatti . S 348 Se la parola abbia potuto avere origine dagli stessi uoinini. Fondamento delle opinioni in contrario . Si de terminano le posizioni del problema . Dopo che Rousseau disse che l'uomo non poteva mai dare origine al linguaggio , la scuola di Bonald si valse di questa stessa dottrina per fondarvi sopra l'edificio della divina rivela zione , che dovette communicarsi al primo uomo coll'insegnamento diretto della parola , e che dovette tradizionalmente discendere colla parola medesima in tutta l'umana generazione , fino a che colla dispersione delle lingue venne a guastarsi la forma ge nuina primitiva della parola rivelata , e varii innesti di origine umana si attaccarono al primitivo tronco , cosicchè insiem colla parola furono anche travisate le idee della rivelazione prima . Questa stessa dottrina è stata abbracciata con molta facilità dal Gioberti, quantunque in tutt'altro alla scuola di Bonald egli non appartenesse. lo non entrerò in questa quistione dal lato teologico , molto più che non veggo nella Bibbia ed in tutta la tradizione patri stica dei primi dodici secoli della Chiesa nessuna espressione che alluda all'insegnamento primitivo della parola per mezzo di Dio. Veggo per altro che le anzidette scuole han preso a dimostrare 248 CAPO VI , 348 filosoficamente che l'uomo da sè stesso non può dare origine al linguaggio , e con questa dimostrazione negativa credono dare il più saldo appoggio alla necessità della primitiva rivelazione della parola. Guarderò adunque le loro ragioni da questo stesso lato filosofico , e porrò così il quesito : È egli vero che per poter parlare in qualunque guisa bisogna l’uso preventivo del l'astrazione, e viceversa per potere astrarre bisogna l'uso an tecedente della parola ? Se ciò fosse vero , sarebbe questo un circolo vizioso , da cui non potrebbe mai uscire l'origine pura mente umana della parola; e perciò , essendo un fatto che l'uo mo parla , ed ammesso che egli sia stato creato da Dio , re sterebbe come una ipotesi interamente consona alla divina bontà che egli stesso gli abbia insegnato a parlare fin dalla origine. Resterebbero cosi giustificati gli argomenti della scuola teolo gica di Francia e di quella del Gioberti. Ma a me pare che , posto a quel modo il quesito , la neces sità del circolo vizioso venga tutta dal non voler discendere nella minuta analisi di un tutto coniplessivo , e dal volere la spie gazione sintetica di un fatto che costa d'innumerevoli elementi, senza volere esaminare come nascano gli elementi medesimi, e come gradatamente si combinino fra loro per costituire il fatto totale nel modo che oggi si presenta . Uno dei difetti delle scuole dell'età nostra è questo precisamente, che i nodi voglionsi tagliare invece di scioglierli ; e cosi mi pare sia accaduto al problema che riguarda l'origine del linguaggio. Infatti, se si domaada : l'uomo può esercitare quella vastità di astrazione che attualmente esercita senza fare uso della pa sola ? la risposta è facile : nol può: perchè la parola , siccome testé abbiam veduto ( s prec. ) , influisce grandemente nell'eser cizio dell'astrazione . Parimente se si domanda : l'uomo può par lare senza l'esercizio dell'astrazione ? è anche facile ugualmente la risposta che nol può : perchè la convenzione implica la co noscenza dell'utilità del linguaggio, ed implica nel tempo stesso l'attaccamento di un'idea ad un segno articolato , il che è un'ef fetto di astrazione . -- Ma il problema non è ben presentato col porre le due anzidette domande ; perocchè non si vuol sapere se l'esercizio completo della parola , qual'è attualmente , può stare senza l'uso dell'astrazione , nè anche si vuol sapere se lo sviluppo immenso che ha preso l'astrazione nelle molte succes sive generazioui possa mai stare senza l'uso della parola. In - vece il problema vero è quest'altro : Vi può essere un linguag gio primitino, un primo uso di suoni articolati, colla sola in fluenza di un'astrazione di primo grado, la quale per compiersi ANTROPOLOGIA 249 non ha bisogno dell'uso della porola ? Quando due cose s ' in fluiscono a vicenda , in modo che non può crescer l'una senza che cresca l'altra , se si guardano sinteticamente dopo un lun ghissimo periodo di mutuo accrescimento , non pajono più na turalmente spiegabili, e comparisce quella specie di circolo vi zioso, di cui si parlava inpanzi , perchè lo sviluppo pieno del l'una suppone lo sviluppo pieno dell'altra, ed amendue si sup pongono talmente a vicenda, che non si sa più qual delle due debba esser prima . Per isciogliere problemi di tal fatta biso gna incominciare dal periodo primo , cioè dal momento men complicato e meno sviluppato : allora soltanto si può scorgere la influenza mutua , e come mano mano vengano accrescendosi l'una coll'altra . Qui trovo un'obbiezione ben facile . Mi si dirà : avete voi elementi storici ben certi per poter determinare qual sia stato il periodo primo dell'umano linguaggio ? Anzi taluni credono tro vare nell'Etnografia una base sufficiente per poter sostenere che le lingue più antiche sono più elevate e più ricche di forza plastica : onde da quelli si crede che i linguaggi sieno andati mano mano deteriorando. —Veramente, se io dovessi esaminare il mio problema sull'appoggio dei soli dati storici , non micre derei autorizzato a dare una soluzione diffinitiva; imperciocchè io non son' uso a sciogliere i problemi scientifici a posteriori , e viceversa io so che la ragione necessaria delle cose governa la storia . Io non entro ad esaminare se l'uomo fu creato adulto o no , se , dimenticato il linguaggio primitivo, sia stata possibile la nascita di tanti linguaggi nuovi : non entro in questi esami storici, dai quali la Filosofia non potrebbe sempre ricavare ri sultati rigorosi . lo invece domando, se sia possibile , senza pre cedente convenzione alcuna, stabilirsi una communicazione d'idee tra gli uomini per mezzo di segni anche involontariamente ado perati , e se trovata l'utilità pratica di una convenzione di tal fatta , siasi potuto fare avvertitamente ciò che prima si è fatto spontaneamente. Posta così la quistione , non ha bisogno più della ricerca storica , perchè essa si attacca alla natura comune degli uomini, quantunque anche la storia potrà venire in con ferma di ciò che la cosa deve essere per natura sua propria . S 349 Come un linguaggio primo possa nascere con conven zioni tutte involontarie, e come in progresso astrazione e lin guaggio si possano perfezionare a vicenda. Poc' anzi distinguevamo (S 347 ) due specie di linguaggio, uno naturale , spontaneo ed imitativo , l ' altro puramente convenzio nale; e quest'ultimo è certamente il più ricco di vocaboli , come 250 ' CAPO VI , S 349 delle cose , o pure anche serve ad esprimere le idee più astratte ed i concetti più metafisici. Or sebbene il linguaggio che imita i suoni naturali il segno vocativo , sieno per sè stessi assai ristretti , pure han questo di particolare , che senza bisogno di convenzione alcuna , e senza anchie aver lo scopo di conimuni care ad altri una qualunque idea , possono essere adoperati , e producono l'effetto della communicazione che non era nell' in tenzione di nessuna delle parti . Nessuno più dell'uomo rozzo e del bambino è da natura inclinato ad imitare i romori che sente . Non è necessario supporre che questa imitazione abbia uno sco po : essa è spontanea, è come la ripetizione naturale delle ca denze che si esieguono non dall'uomo solo , ma anche dai bru . ti . — Comincio da questo caso semplicissimo , non perchè io creda che il linguaggio sia nato in questo preciso modo , ma quando si cerca la possibilità di una cosa , bisogna ricercarla tra le possibilità più semplici e più comuni ; imperciocchè, pria che si dica che una cosa non può essere, è mestieri osservare in quante maniere ben semplici ella può avvenire. Or vediamo, allorchè un'uomo imita spontaneamente un suono qualunque naturale , che cosa accade negli altri uomini che lo ascoltano. Il suono imitato per ragione di associazione richiama naturalmente la percezione dell'oggetto che suole ordinariamente emettere cotal suono : per esempio, se un bạmbino , senza la menoma intenzione , e solo per imitare , esiegue il belato della sua pecora, chiunque lo sente si rappresenta in quel momento l'animale che fa quel belạto . Senza voler communicare , vi è di già tutto quello che costituisee la communicazione. Un suo no , a cui è attaccata una percezione, adoperato la prima volta spontaneamente, per caso , per imitazione, per qualunque altra causa , desta la percezione socia , e senza convenzione alcuna divien segno della medesima. Infatti, se il bambino che imitava poc' anzi il belato della sua pecora , non conoscesse punto la mia lingua, e se io volessi più tardi rinnovare in lui la per cezione della pecora , che altro dovrei , se non che , imitare il belato medesimo? Nè ciò dipende da che io conosco l'utilità della lingua; giacchè potrei supporre all'inverso che il bambino il quale , imitando spontaneamente il belato, si accorse o dai segni, o dallo sguardo ch' io diedi all'animale, che già mi feci ricordanza dell'animale medesimo, più tardi egli stesso potrebbe servirsi a ragion veduta di quel belato per riprodurre in me di proposito la stessa percezione . Immagino un'altro caso. Se alla vista di un pericolo l'uomo gitta un grido , un suono qualunque, quand' anche non sapesse ANTROPOLOGIA 251 che vi fossero altri uomini , da cui potrebbe essere soccorso , un grido spontaneo che suole uscire per lo più involontaria mente - sotto il dominio della paura , e se a quel grido si ve dessero accorrere altri uomini, i quali, scorgendo la posizione pericolosa , venissero in aiuto , non sarebbe tosto quel grido spon taneo un segno della chiamata in aiuto , segno non convenzio nale in principio , nia che per l'effetto ottenuto diventa base di una convenzione in avvenire ? Immagino anche un'altro caso più semplice . Se un'uomo spontaneamente , e senza intenzione alcuna , pronunzia una vo cale, per esempio o , la vocale più facile a pronunziarsi , e se altri uomini son presenti e sentono quella vocale, che cosa mai dovrà avvenire ? non si volteranno essi verso colui che la pro nunzia ? non è naturale il rivolgersi verso il punto donde parte il suono ? Ebbene , un'effetto si è oltenuto : quella vocale pro nunziata senza intento alcuno ha richiamato l'attenzione degli altri . Ciò che si è dapprima ottenuto senza intenzione , può la seconda volta esser voluto di proposito per la utilità che se n' è ricavata : ripetendosi dunque avvedutamente lo stesso suono, quello è divenuto un vocativo naturale . E noi osservammo che appunto questa vocale è il vocativo in tutte le lingue ( S 347) . La convenzione dunque non nasce dapprima a ragion veduta , ma nasce per mezzo di un'effetto, che un suono articolato , per accidente o per imitazione emesso , ha di già conseguito. Vo lendo di nuovo ottenere avvedutamente lo stesso effetto, non ci vuol'altro che ripetere lo stesso suono : la convenzione è bella e fatta . Or quando vi sono tante possibilità d'incominciare l'uso dei suoni articolati e di dar luogo spontaneamente alla convenzione, come si può dire in tuono assoluto che sia impossibile l'uso della parola senza aver la preventiva conoscenza della utilità della parola medesima ? - Io non dico che il linguaggio nacque in questo o in quell'altro modo ; ma dico che vi sono moltis sime possibilità tutte naturali , nelle quali l'uomo può avvertire l'utilità dell'uso dei suoni articolati per gli effetti spontanei che ne ottiene , e senza il bisogno di una preventiva convenzione. Basta questo per distruggere a rigor di logica le basi tutte di quell'edificio che si vuol fondare sull'impossibilità assoluta che l'uomo parli senza prima aver conosciuto l'uso e l'utilità della parola . Ma invero i bruti ebbero forse insegnato da Dio l'uso dei segoi , con cui si communicano i loro bisogni , la loro gioia , i loro pericoli , la domanda del soccorso ? Forse non vediamo 252 CAPO VI, S 350 fin dal loro nascere i varii animali communicarsi per mezzo di suoni , per lo più istintivi , i diversi loro stati ? Non possono essi perfezionare il loro linguaggio , perchè non han facoltà di sintetizzare e di analizzare gli elementi delle percezioni , e molto meno han facoltà astrarre , siccome vedremo a suo luogo. Ma la corrispondenza degli effetti in esito alle loro prime voci istintive fa si che essi le ripetano volontariamente ; e tutti co nosciamo come gli animali domnandino il cibo o la libertà del movimento per mezzo di speciali suoni , nel che dalla loro parte vi ha una specie di tacita convenzione , perché l'effetto otte nuto una volta, per ragion di associazione, fa appunto le veci di una convenzione. Se dunque questo linguaggio inferiore è possibile nei bruti , i quali non astraggono , perchè lo stesso principio di spontanea convenzione non è possibile nell'uomo ! Egli , che ha la piena capacità di astrarre, riconosce più facil mente l'utilità degli effetti ottenuti , e si crea l'idea generica della convenzione della parola , dalla quale discende poi come conseguenza la necessità di variare i segni in ragione dei bi sogni, in ragion delle percezioni, e finalmente in ragione delle idee più astratte. Concepita una volta l'utilità dell'uso dei suoni articolati, non ci vuol'altro che possedere in fatto la capacità di variare indefinitamente l'articolazione dei suoni , e l'uomo possiede già questa capacità meravigliosa . Egli adunque può , da un certo numero di fatti spontanei in cui il suono è riu scito a stabilire una convenzione, elevarsi all'idea astratta della convenzione della parola , poichè dai fatti singoli si forma la sintesi , l'astrazione, e l'idea generica delle cose; e possedendo in fatto la varietà dei suoni articolati , è già nel caso di far da sè tutto il resto . S 350 Come sia necessario che le lingue ritraggano le re lazioni necessarie de pensieri in tutte le varie operazioni men tali di sintesi, di analisi, di astrazione e di giudizio . Quantunque i vocaboli che compongono il linguaggio siano convenzionali , pure siccome debbono significare le percezioni , gli elementi delle medesime ed i concetti astratti , debbono quindi ritrarre le proprietà fondamentali del pensiero , cioè le rela zioni costanti che debbono avere fra loro tutte le percezioni , e tutte le operazioni della mente sulle medesime. Perciò, seb bene sieno diverse le parole che si adoperano ne' varii linguaggi per significare la medesima cosa , pure in tutte le lingue vi sono parti fisse del discorso , vi è una sintassi necessaria , vi sono in somma relazioni che son comuni a tutti gl'idiomi . In primo luogo, siccome le percezioni tutte rappresentano i ANTROPOLOGIA 253 risultamenti esteriori e sono anch' esse dei risultamenti orga nici subbiettivi, perciò vi ha un fondo comune in tutte ed è l'azione risultante, che equivale alla somma delle azioni sostan ziali aggregate insieme. Le azioni sostantive e la loro aggre gazione, ecco ciò che è comune a tutti gli oggetti ed a tutte le percezioni. — Quindi in ogni lingua debbono esistere parole addette ad indicare le azioni risultanti in tutta la loro immensa varietà : questi sono i verbi, cioè le parole per eccellenza , per chè in verità, tutto quello che si può rappresentare, ad azioni sostanziali si riduce, e perciò il verbo è il fondamento di tutte le parole: ogni proposizione si aggira intorno a lui , e se vuol farsene un'analisi, la mossa si dee sempre prendere dal verbo, perchè tutte le altre parole non possono indicare , se non che i varii rapporti dell'azione risultante significata dal verbo.ee Inoltre , per questo stesso che tutte le azioni risultanti son composte di azioni sostanziali intransitive ed immutabili, è ne cessario che tutti i verbi abbiano il loro fondamento in un verbo solo, e che quel verbo sia intransitivo, siccome sono le azioni sostanziali, dalla cui riunione nascono tutte le azioni risultanti , le quali sono rappresentate da tutti gli altri verbi . Infatti ab biam notato già da molto tempo ( $ 165) che in tutte le lingue vi è un verbo sostantivo intransitivo, il verbo essere , al quale si possono facilmente ridurre tutti gli altri verbi , decomponen doli in copula e predicato : io amo è lo stesso che io sono amante. Ed è notevole che tutti i verbi chiamati attivi , o me glio transitivi , perchè denotano un'azione che passa dal sog getto all'oggetto , si sciolgono tutti in un verbo fondamentale che è intransitivo , o come i gramatici dicono neutro , cioè nè attivo nè passivo ; poichè ciò che è veramente transitivo é la forma dei risultati, ma ognuna delle azioni sostanziali com ponenti è intransitiva.si La sintesi e l'analisi sono necessarie , perchè le percezioni sono complessive e costano di più elementi ,che colla riprodu zione, sovrapponendosi gli uni agli altri, si sintetizzano nei punti simili e si analizzano nei dissimili. Bisogna dunque che tutte le parole indichino idee composte , e che tutte sieno decompo nibili. Però, siccome gli elementi di ogni risultato sono azioni sostantive , perciò è necessario che tutte le parole si possano sciogliere in una parola sola che indichi l'azione sostantiva , non come occulta (sub stantia) , ma come realtà , cioè come essere, Onde i nomi, non meno che i verbi , si sciolgono tutti nell'es sere , il quale è verbo e nome allo stesso tempo, ed è appunto verho sostantivo, perchè indica un'azione che sta per sè stessa , e che non ha bisogno dell'altrui appoggio . 33 254 CAPO VI , S 350 Gli addiettivi e tutte le altre parole che indicano modalità o relazione , rappresentano la composizione delle azioni sostan ziali , e perciò non stanno mai da sè sole, ma han bisogno del verbo o del - nomne , su cui debbono appoggiarsi ; conciossiachè in verità la consposizione e qualunque suo modo di essere non può stare senza i suoi componenti, anzi non è altro che la somma medesima dei componenti. Però , siccome la composi zione è una fornia complessa , e come tale si distingue da cia scun componente , quindi è che tutte le parole indicanti modd lità , quantità e relazi ni, conie gli avverbii , le preposizioni , le congiunzioni, gli aggettivi , ec . non sono riduttibili al solo verbo essere , nè al solo nume essere , a differenza dei verbi e dei nomi che tutti si ridurono al sostantivo, essere . Nel tempo stesso non possono sussistere per sè , ed han continuo bisogno degli esseri , perchè la composizione non può stare senza dei singoli componenti. Sotto tai riguardo la differenza che passa tra tutte le parole che indicano le modalità , le qualità e le relazioni dell'azione e quelle che indicano l'azione medesima , sono quelle stesse differenze che esistono tra il lutlo e la col lezione delle parti che lo compongono ; imperocchè i verbi , e principalmente il verbo essere, nel quale tutti si sciolgono , in dicano la collezione delle azioni , mentrechè gli aggettivi, gli avverbii , le prepos zioni , le congiunzioni , ec. indicano come queste azioni son disposte , e quali relazioni han fra loro , iu tutti i varii gruppi che compongono. Siccome ogni gruppo di azioni è un risultato che subisce varie modificazioni secondo i cangiamenti parziali del nuoiero e della posizione de ' suoi componenti , cosi vi ha una sintesi fondamentale in tutte le parti simili che nel risultato son fer me, e vi ha una continua analisi di tutte le parti variabili ed accessorie . Per questa ragione son necessarie talune parole ra dicali che esprimono la parte sintetica fondamentale , cioè, il fondo permanente delle azioni : la radicale poi si va cangiando nelle sue desinenze , o ne' suoi articoli, segnacasi, ed ausiliari , per indicare tutte le variazioni e tutti gli accessorii che in torno a quel gruppo fondamentale di azioni si effettuano. La lingua monosillabica dei Cinesi supplisce a ciò coll' accozzare diverse sillabe, cioè diverse parole , di cui ognuna esprime una idea , e tutte unite esprimono un complesso : le idee fisse si esprimono con sillabe lisse, le variabili colle sillabe varianti. - Sorge da ciò la necessità dei derivativi , delle varie desinenze e dei suffissi , come anche la necessità di trasformare in ma niera avverbiale i nomi ed i verbi , e di operare tutti quei can ANTROPOLOGIA 255 giamenti di preposizione in verbo ed in nome , degli aggettivi in sostantivi e viceversa ; poichè, fissa la forma fondamentale, tutti i mutamenti di forma debbono esprimersi con cangiarli se condo il bisogno e secondo la relazione che vuolsi esprimere tra un gruppo di azioni ed un'altro Finalmente vi ha un'altra forma obbligata in tutte le costru zioni del discorso , ed è quella del giudizio, poichè tutte le pro posizioni in tanti giudizii si risolvono, e come si va da un giu . dizio all'altro per mezzo di connessione , così le proposizioni prendono forma concatenata e compongono periodi, e gli stessi periodi s'incatenano fra loro e formano discorsi. - Però è no ievole che le operazioni dell'analisi e della sintesi spontanea non possono altrimenti annunziarsi che sotto forma di proposizione, cioè di giudizio ; quantunque agli occhi perspicaci del filosofo anche una parola sola , considerata nella sua radicale o nella sua derivazione, indica benissimo l ' operazione analitica che vi è dentro. La ragione, per cui non si può annunziare ad altri , che sotto forma di giudizio, una completa operazione di sintesi e di analisi , si è appunto questa , che quando si annunziano ad altri cotali operazioni, vi è di già il concorso della riflessione, e perciò non si annunzia altro che il risultato ultimo della sin tesi e dell'analisi riflessa , il qual risultato abbiam veduto es sere il giudizio ( S 87 ) . Onde si ha che nelle singole parole si rappresentano le sintesi e le analisi spontaneamente fatte, e nel complesso delle medesime si rappresenta il loro risultato totale , che perciò appunto veste la forma di giudizio . Da tutte queste osservazioni emerge che le parole e la loro costruzione in tutti i linguaggi debbono avere forme fisse e forme variabili , siccome i risultamenti organici subbiettivi ed i risultamenti esteriori obbiettivi hanno forme fisse e forme variabili , poiché le parole, che sono segni , debbono necessaria mente prendere lo stesso aspetto delle cose significate . $ 351 Lingue ricche e lingue povere di vocaboli, lingue ric che e lingue povere di forme. 50 In ogni linguaggio possono riguardarsi due parti distinte , cioè i vocaboli e la loro costruzione . Ogni vocabolo è segno di una percezione, o di una parte di percezione, o di un'idea. La costruzione dei vocaboli rappresenta tutte le relazioni che han fra loro le percezioni e le idee. Onde la lingua è lo spec chio più sicuro del grado delle conoscenze di un popolo; poiché la povertà o la ricchezza dei vocaboli edelle forme di costru zione indicano quante percezioni, quante idee , esistano presso il medesimo, ed in quante maniere sappia egli metterle in re lazione fra di loro . 256 CAPO VI, S 351 Però è notevole una cosa , che forse non è stata abbastanza studiata sino al presente . Vi sono certe parole che non espri mono un'idea o una percezione sola , ma servono ad esprimerne più di una . Per sapere se mai una di tali parole esprima una idea piuttosto che un'altra, fa d'uopo stare attento alla forma del discorso , dall' insieme del medesimo , come anche dalla forma della costruzione , si ricava ciò che precisamente si vuol dire colla parola che si adopera . Questo fatto è ben noto ai grammatici ed ai filologi ; ma forse la causa del fatto non è da loro cercata nella Filosofia . Acciocchè una parola sia adoperata a significare oggetti di versi , è necessario che essa in origine appartenga ad un'oy getto solo ; poichè non è presumibile che siasi voluta fare una convenzione anfibologica , cioè una convenzione di usare un se gno solo per rappresentare più oggetti , appunto per far na scere la dubbietà di sapere l'oggetto che propriamente vuolsi indicare. Allorchè dunque si presenta un'oggetto nuovo , che perciò non haancora vocabolo proprio , l'oggetto stesso fa spe rimentare il bisogno di trovare un vocabolo per indicarlo , ed in pari tempo egli fa svegliare l'idea socia dell'oggetto simile avente un vocabolo proprio : allora l'uomo prende quel nome , e se ne serve per indicare l'oggetto novello ch' è ancora in noninato. Questo bisogno si sperimenta più di tutto nell'espri mere le idee astratte , a cui mano mano un popolo si eleva ; e perciò egli si serve delle voci che indicano oggetti , quanto più è possibile, somiglianti a quelle idee . - Nasce cosi l'uso dei traslati : una parola , che propriamente è servita ad indicare una cosa , è adoperata a significarne un'altra che solo ha con essa qualche somiglianza . I traslati di tal fatta sono una ne- cessità, perchè la presentazione dell'oggetto o dell'idea nuova conduce al bisogno di significarla, e non potendo formarsi sul momento un nuovo vocabolo apposito per l'impossibilità di fare una pronta convenzione , si ricorre più prestamente ai vocaboli degli oggetti ' simili, lasciando pure al resto del discorso l ' in carico di mostrare la diversità e la novità del significato, pel quale si adopera una vecchia parola . Ma oltre a ciò vi ha pure una necessità di usare alcune pa role da traslati o metaforicamente, quantunque il pensiero che vuolsi esprimere abbia parole sue proprie. La esattezza dei vo caboli appartiene sopra tutto a quegli uomini meditativi che sono avvezzi alla precisione delle idee, e che valutano ciò che propriamente esprima ciascuno dei segni , che essi adoperano per indicarle . Ma il numero maggiore degli uomini non può ANTROPOLOGIA 257 mai aver fatto queste esatte meditazioni , e molto meno può aver l'abitudine del linguaggio preciso . Inoltre gli uomini , spinti dal momentaneo bisogno di communicare il loro pensiero, e molto più quando sono sotto il dominio delle passioni che maggiormente l'incalzano, non han tempo a ricercare la parola che esatta mente corrisponde al pensiero medesimo : allora succede un'effetto ch' è tutto proprio dell'associazione delle idee : si presenta una idea che non richiama prontamente alla memoria il suo voca bolo , ed invece richiama per ragion di similitudine un'altra idea o percezione che ha pronto il vocabolo : allora la lingua , senza metter tempo ir mezzo , si approfitta di questo vocabolo per indicare, non l'idea propria, ma l'idea simile; e cosi si la un'altro genere di traslati , cioè i traslati metaforici. Coloro che ascoltano son pur'essi obbligati da quel linguaggio a pas sare dalla idea simile non propria all'idea propria ; e ciò , quando la similitudine calza bene , riesce a proccurare una maggior persuasione ; 'come pure riesce a rappresentare lo stato di esal tamento dell'animo di colui che parla , quando lo si vede cor rere rapidamente d'idea in idea, senza aspettare la corrispon denza esatta delle parole , é con servirsi dei vocaboli che in dicano idee simili . - Quest'altro genere di trasláti è anch'esso una necessità , perchè la maggioranza degli - uomini non può sempre misurare le parole , e molto meno lo può , quando è sotto l' ardore delle passioni , o nel momento di una pubblica arringa, in cui il linguaggio naturalmente si eleva colle mela fore per l'imperioso bisogno di esprimersi con qualunque pa rola si presenti più adatta . Con questi criterii è ben facile giudicare , perchè vi sieno lingue ricche e lingue povere di vocaboli, perchè vi sieno lin gue ricche e lingue povere di forme, ed in qual rapporto stieno tra loro l'abbondanza e la povertà degli uni e delle altre . I popoli men civilizzati e meno avvezzi alla riflessione scien tifica, avendo un minor numero d'idee, debbono esseri poveri di parole ; ed a misura che son poveri di parole , più abbon dano di traslati , perocchè ad ogni cosa nuova che ai mede simi si presenta ,debbono adattare per similitudine uno dei loro vecchi vocaboli . Queste lingue però diventano ricchissime di forme, ed inclinano quasi sempre alle circonlocuzioni ed al figurato. Ciò è ben naturale , perché la forma stessa del discorso deve dare a comprendere che la parola non venga adoperata nel senso suo ordinario, ma in un senso di somiglianza, in un senso figurato o allegorico . Queste lingue si prestano anche fa cilmente alla nascita dei vocaboli composti , perchè sentono il 258 CAPO VI, S 351 bisogno di accoppiare due parole indicanti oggetti proprii, per significare un'oggetto che ha una somiglianza con ambidue uniti insieme. Perciò queste lingue contengono radicali che si pre stano ad inflessioni molto diverse, e per quanto son povere di vocaboli originali, tanto son ricche di composti e derivati. Per ciò sogliono chiamarsi lingue madri; e tali sono le più antiche lingue . Non vuolsi confondere la ricchezza delle forme colla ric chezza dei vocaboli, nè si deve credere che la ricchezza delle forme sia indice della perfezione maggiore della lingua , molto più quando non è congiunta a - ricchezza vera di parole . Al contrario , le lingue dei popoli più avanzati nella rifles sione e nella civiltà hanno un più esteso numero di vocaboli proprii , e fanno molto conto della purità e della proprietà della parola : onde esse sono più aliene dalla sinonimia , scansano le figure , e adoperano al bisogno strettissimo i traslati. Queste linyne si prestano meglio alla esattezza scientifica , ma quanto sono rigorose , tanto son più fredde , poichè non si confanno collo stato dell'uomo appassionato , il quale afferra qualunque vocabolo avente somiglianza coll'idea che vuole esprimere.- lin guaggi di tal sorta non son nati con quella esattezza fin dalla loro origine ; perciò portan l' impronta di molte radicali , di molti decivativi e di traslati che appartennero all'epoca più an tica della lingua. Tutti questi però coll'andare del tempo hanno acquistato significazioni loro proprie ; cosicché non si ha più l'idea di un traslato o di una metafora in ciascun vocabolo , ma vi si scorge un senso tutto proprio . Ciò prova che queste lingue sono più recenti, e sono figlie, anzichè madri. Esse sono ricchissinie in vocaboli, ma molto povere di forme . poichè ogni idea ed ogni percezione ha una voce propria che esattamente la esprime, e perciò le relazioni delle proposizioni sono meno in tralciate, son più semplici , e sempre più si avvicinano alla forma fondamentale di tutti i giudizii , soggetto copula e pre dicato. Un'altra osservazione debbesi pur fare intorno a queste due specie di linguaggi. Quelli che sono più antichi , più abbon danti di figure e di traslati , meno ricchi di vocaboli che di forme, esprimono le idee per come si presentano in forza del l'associazione , e perciò nella loro costruzione-riescono sempre più intralciati; cosicchè il soggetto dell'azione , l'azione stessa , ed il suo oggetto , non van sempre in ordine progressivo, ma per come si associano tumultuosamente le idee , cosi essi l'e sprimono : quindi la necessità di molti incisi e di molte tra sposizioni di parole . Al contrario , le lingue più riflessive , ANTROPOLOGIA 259 più abbondanti di vocaboli e men ricche di forme , abituano ad un'associazione d'idee più ordinata , e perciò le loro proposi zioni conservano la fisonomia ordinaria del giudizio , senza il tumulto d'idee bruscamente congiunte . Per questo le lingue an tiche non sono più intelligibili a noi , se prima non mutiamo la loro costruzione , da noi chiamata indiretta , in un'altra co struzione più conforme all'ordine logico delle idee che diciamo diretta e che a noi è divenula più abituale. Se si traducesse an pezzo greco o pure latino in lingua italiana o francese colla costruzione stessa che ha nell'originale, non sarebbe mica intel ligibile. —Intanto si scorye da ciò che al linguaggio appas sionato ed oratorio, a quel linguaggio, che ha bisogno di espri mere le idee per come si presentano nel tumulto delle passioni o nel calore della perorazione , le antiche lingue son meglio adatte , e quella stessa costruzione intralciata rileva vie mag giormente l'originalità e la spontaneità dell'associazione delle idee . Al contrario , le lingue nuove si prestano meglio alle opere scientifiche, e per sostenersi nella poesia e nell'oratoria han bi sogno di pensieri per sé stessi clevati , non potendo sperare il loro effetto dalla varietà della forma e dallo stile figurato . Io non scendo a particolari confronti tra lingua e lingua , poi che qui m'intrattengo dell'alta loro Filosofia generale. Lascio ai filologi ed agli etnologi lo applicare questi principii che na scono dalla natura stessa della parola, dallo stato più o meno amplo delle idee e dal corso delle loro associazioni. Solamente debbo notare che le migliori lingue debbono esser quelle , le quali accoppiano i due diversi vantaggi, dello stile figurato e dei traslati quando abbisognano, e della precisione rigorosa quando è necessaria. Le lingue antiche non possono riunire questi due vantaggi insieme, se non che in un caso solo , quando cioè la nazione è passata colla medesima lingua dal primo periodo della spontaneità a quello della riflessione , dall'epoca della poesia a quello della storia , della critica e della scienza . Bisogna però in tal caso che il popolo e gli scienziati mantengano quasi due linguaggi in una lingua sola, l'ordinario ed il sublime, il ri goroso ed il figurato : queste lingue sono ricche di vocaboli e di forme allo stesso tempo, ma peccano di molta sinonimia , ed in generale offrono un'esempio rilevante, che coloro , i quali ado perano il linguaggio esatto , non sanno più riuscire nell'altro linguaggio . 2

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