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Monday, November 8, 2021

DIZIONARIO GRICEIANO O

 

Ocone (Benevento). Filosofo. Grice: “Ocone has selected Croce as the quintessential Italian liberal! That should please Oxonians like Collingwood!” -- Grice: “I like Ocone’s idea of a liberalism without a theory – ‘liberalismo senza teoria’ – that should please J. M. Jack!” --  Grice: “Speranza has  noted that if Bennett speaks of meaning-nominalism, we could well speak of meaning-liberalism.” Grice: “While meaning-liberalism requires that the limit of one’s liberty to make a sign stand for an idea is your co-conversationalist, meaning-anarchism is Humpty Dumpty (‘I didn’t know that!’ ‘Of course you don’t’) and meaning-conventionalism is the idea that there is a repertoire on which conversationalists rely!” Si occupa soprattutto di temi concernenti il neoidealismo italiano e la teoria del liberalismo. Allievo di Franchini, è borsista dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli negli anni 1993-1994. Qui ha l'opportunità di lavorare direttamente nella biblioteca personale di Benedetto Croce e con l'aiuto di Alda Croce, figlia del filosofo, raccoglie e analizza il materiale scritto nel mondo su di lui. Un frutto parziale e selezionato del suo lavoro vede la luce nel 1993 nel volume  ragionata degli studi su Benedetto Croce pubblicata dalla ESI (Edizioni Scientifiche Italiane) di Napoli, che vince l'anno successivo la prima edizione del "Premio nazionale di saggistica Benedetto Croce", istituito dall'Istituto Nazionale Studi Crociani.  È stato direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Roma, dalla quale è stato successivamente allontanato per le sue posizioni nazionaliste. Successivamente è entrato a far parte della Fondazione Giuseppe Tatarella ed è diventato Direttore Scientifico di Nazione Futura.  È anche membro del Comitato Scientifico della Fondazione Cortese di Napoli, del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Bettino Craxi, del Comitato Scientifico dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain e del Comitato Scientifico della Fondazione Farefuturo.  Attività e pensiero Nel 1995 fonda a Napoli, con un piccolo gruppo di laureati e laureandi della Federico II, cittadini sanniti e napoletani, il trimestrale "CroceVia" edito dalla ESI (Edizioni Scientifiche Italiane), che si propone di rinnovare il messaggio crociano e che entra in poco tempo nel dibattito culturale nazionale. Nel 2008 i suoi studi crociani prendono corpo nel volume Benedetto Croce, Il liberalismo come concezione della vita, pubblicato dall'editore Rubbettino nella collana “Maestri liberali” della Fondazione Luigi Einaudi di Roma. Il volume, presentando l'immagine originale di un Croce partecipe del processo europeo di distruzione delle categorie epistemiche, ha numerose recensioni. A partire dalla sua interpretazione di Croce, Ocone elabora la prospettiva di un liberalismo senza teoria, cioè storicistico e non fondazionistico. Il suo progetto filosofico può essere così formulato: riconquistare il liberalismo alla filosofia; ritornare in filosofia all'idealismo; ricongiungere il liberalismo con l'idealismo (si vedano, a tal proposito, gli interventi di Ocone nella polemica fra neorealisti e postmodernisti). In quest'ordine di discorso, Ocone ritiene che la critica rivolta a Croce di essere un liberale anomalo, in quanto nel suo pensiero il concetto di individuo sarebbe sacrificato, vada ribaltato: l'individualismo non è affatto consustanziale al liberalismo, ma si è legato ad esso solo in una sua prima fase di sviluppo (all'inizio della modernità). Quello di Ocone è un liberalismo che non prescinde né dal senso storico né dal realismo politico. Successivamente il pensiero di Ocone ha assunto molti caratteri propri dello scetticismo politico di Michael Oakeshott, in particolare della sua critica del razionalismo, del perfezionismo e del paternalismo. Egli ha pertanto insistito sul carattere “anticonformistico” e “eretico” del liberalismo, sulla priorità in esso del momento “negativo” o della contraddizione. La critica delle ideologie, e in particolare del “politicamente corretto”, diviene in quest'ottica il correlato pratico degli approdi antimetafisici della filosofia contemporanea. E filosofia e liberalismo finiscono per coincidere  Da ultimo, la sua riflessione ha messo a tema il significato teorico e storico dell’affermarsi dei cosiddetti “populismi” e “sovranismi”. Essi, prima di essere ostracizzati, vanno per Ocone capiti: pur in modo confuso e contraddittorio, lungi dall'essere un “incidente di percorso” incorso al processo di globalizzazione in atto, essi ne segnalano la definitiva crisi dell’ideologia portante: il globalismo. Questa ideologia può essere considerata una radicalizzazione coerente della mentalità illuministica e progressista, cioè da una parte del processo di secolarizzazione e razionalizzazione e dall'altra dello speculare e connesso relativismo e nichilismo. I “populismi” sono perciò per Ocone movimenti di reazione ai meccanismi di spoliticizzazione (e connesso “disciplinamento” in senso foucaultiano) propri della globalizzazione, che aveva definito la sua ideologia all’incrocio fra le idee di due “deviazioni” dell’autentico liberalismo: il neoliberismo, sul versante economico, e la cultura liberal sul versante di un diritto globale fortemente eticizzato.  Ocone ha scritto su diverse riviste scientifiche e culturali e sui maggiori organi di stampa nazionali. Attualmente è nella redazione della rivista “LeSfide”, edita dalla Fondazione Craxi, e nel Comitato editoriale dell quotidiano online “L’Occidentale”. Collaboratore de “Il Giornale” e de “Il Riformista”, è opinionista politico di “formiche.net”, “Huffpost” e “nicolaporro”. Molto seguita è la sua rubrica domenicale di riflessione politico-culturale “Ocone’s Corner” sulla rivista online “startmagazine”.  Un estratto di un suo articolo (Intervista a Remo Bodei, in Corrado Ocone, Prendiamola con filosofia, Il Mattino, è stato utilizzato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca come documento per la stesura della traccia della prova scritta di Italiano negli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore a.s. (Tipologia BRedazione di un saggio breve o di un articolo di giornale2. Ambito socio-economicoArgomento: La riscoperta della necessità di «pensare»).  Nella sezione Dal dopoguerra ai giorni nostri, Percorso 9f Il dibattito delle ideeDall'“impegno” al postmoderno, Dal periodo tra le due guerre ai giorni nostri) dell'antologia "Il piacere dei testi", editore Paravia, è contenuto il suo saggio "Né neorealisti né postmodernisti" da "qdR". Opere: “Coronavirus. Fine della globalizzazione” Il Giornale, Milano  La chiave del secolo. Interpretazioni del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli, Europa. L'Unione che ha fallito, Historica, Cesena, “La cultura liberale. Breviario per il nuovo secolo” Giubilei Regnani, Roma-Cesena. “Attualità di Benedetto Croce” Castelvecchi, Roma,  “Il liberalismo nel Novecento: da Croce a Berlin” Rubbettino, Soveria Mannelli[,  (curatore) Il liberale che non c'è. Manifesto per l'Italia che vorremmo, Castelvecchi, Roma  (con altri autori) I grandi maestri del pensiero laico, Claudiana, Torino  (curatore) Robin George Collingwood, Autobiografia, Castelvecchi, Roma   (con Donatella Di Cesare e Simone Regazzoni) Il nuovo realismo è un populismo, Il Nuovo Melangolo, Genova,  (Pietro Reichlin e Aldo Rustichini) Pensare la sinistra. Tra equità e libertà, Laterza, Roma-Bari, Liberalismo senza teoria, Rubbettino, Soveria Mannelli  (con Dario Antiseri), “Liberali d'Italia” Rubbettino, Soveria Mannelli  (con altri autori) “Le parole del tempo. Lessico del mondo che cambia” Pierfranco Pellizzetti, Manifesto libri, Roma’ Spettri di Derrida, Carola Barbero, Simone Regazzoni e Amelia Voltolina, Annali della Fondazione europea del Disegno (Fondation Adami),  Il Nuovo Melangolo, Genova, Profili riformisti. 15 pensatori liberal per le nostre sfide, con prefazione di Emanuele Macaluso, Rubbettino, Soveria Mannelli, Marx visto daOcone, con prefazione di Paolo Savona, Luiss  (Collana "Momenti d'oro dell'economia"), Roma (curatore con Nadia Urbinati), La libertà e i suoi limiti. Antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio, Laterza, Roma-Bari,  Croce. Il liberalismo come concezione della vita Rubbettino, Soveria Mannelli  (curatore), Bobbio ad uso di amici e nemici, con postfazione di Giuliano Amato, I libri di Reset, Marsilio Editori, Venezia (curatore con Enzo Marzo), Manifesto laico, Laterza, Roma-Bari, (coautore, Maurizio Viroli), Lessico repubblicano, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, ragionata degli scritti su Benedetto Croce; prefazione di Vittorio Stella, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli. Cfr. Archivio borsisti in Istituto Italiano per gli Studi Storici  Premio Benedetto Croce, su mediamuseum. Comitato Scientifico, su fondazioneluigieinaudi.  Riccardo Ficara, La Fondazione Einaudi allontana Ocone perché "filo-sovranista", su Secolo Trentino, La Fondazione, su Fondazione Giuseppe tatarella.  Organigramma, su nazionefutura.  Fondazione Cortese di Napoli in//fondazionecortese/  Fondazione Craxi, su fondazionecraxi.org. Comitato Scientifico dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain, su istituto.maritain.net.  Comitato Scientifico e di indirizzo, su fare futuro fondazione.  Copia archiviata , su rubbettino.  Gianni VattimoPubblicazioniLa recensione, Caffe' Europa, su caffeeuropa.  Duccio Trombadori, Questo don Benedetto somiglia a Nietzsche, su ilGiornale, Il blog di GIANNI VATTIMO: Corrado Ocone e la filosofia classica tedesca, su giannivattimo.blogspot.com.  La filosofia politica è una pseudo-scienza. Parola di filosofo. E che filosofo!, su reset.  Corrado Ocone, Attualità di Benedetto Croce su opac.,  Europa : l'Unione che ha fallito / Corrado Ocone ; prefazione di Francesco Giubilei, su opac., La natura del potere svelata dal coronavirus, su ilGiornale, Coronavirus: fine della globalizzazione, Store ilGiornale, su store.ilgiornale. Fine di una storia, il ritorno della politica? su leSfide.  Chi Siamo, su loccidentale.  MIUR Traccia della prova scritta di Italiano per gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superioreanno scolastico su archivio.pubblica.istruzione.  Il piacere dei testi  QDR MagazineQualcosa da Raccontare, su QDR Magazine.  Corrado Ocone, La chiave del secolo : interpretazioni del Novecento / Corrado Ocone, su opac., La cultura liberale : breviario per il nuovo secolo / Corrado Ocone, su opac., Attualità di Benedetto Croce / Corrado Ocone, su opac., Il liberalismo nel Novecento : da Croce a Berlin /su opac., Il liberale che non c'è : manifesto per l'Italia che vorremmo su opac., I grandi maestri del pensiero laico ntroduzione di Massimo L. Salvatori, su opac., Robin George Collingwood, Autobiografia / R. G. Collingwood ; prefazione di Corrado Ocone, su opac., Il nuovo realismo è un populismo / Donatella Di Cesare, Simone Regazzoni, su opac., Pietro Reichlin, Pensare la sinistra : tra equità e libertà / Pietro Reichlin, Aldo Rustichini, su opac., Liberalismo senza teoria / Corrado Ocone, su opac., Liberali d'Italia Dario Antiseri ; prefazione di Giulio Giorello, su opac., Le parole del tempo / M. Barberis...[et al.] ; Pierfranco Pellizzetti, su opac., Spettri di Derrida / Carola Barbero, Simone Regazzoni, Amelia Valtolina, su opac., Corrado Ocone, Profili riformisti : 15 pensatori liberal per le nostre sfide / Corrado Ocone ; prefazione di Emanuele Macaluso, su opac., Karl Marx : teoria del capitale / [visto da Corrado Ocone], su opac., La liberta e i suoi limiti : antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio / Corrado Ocone e Nadia Urbinati, su opac., Benedetto Croce : il liberalismo come concezione della vita / prefazione di Valerio Zanone, su opac., Bobbio ad uso di amici e nemici / a cura della redazione di Reset e di Corrado Ocone ; postfazione di Giuliano Amato, su opac., Manifesto laico / Enzo Marzo ; contributi di Sergio Lariccia ... \et al.! ; con un intervento di Norberto Bobbio, su opac., 22 giugno .  Lessico repubblicano : Torino, Maurizio Viroli, su opac.,  ragionata degli scritti su Benedetto Croce / Corrado Ocone ; prefazione di Vittorio Stella, su opac., La genialità di Marx agli occhi dei liberisti,  riconosce i pregi dell'analisi... in archiviostorico.corriere Premio al Premio nazionale Benedetto Croce di saggistica, in premiflaiano Sito internet, su corradoocone.com.Corrado Ocone. Ocone.  Keywords: liberalismo – Refs.: Luigi Speranza: “Grice ed Ocone” – The Swimming-Pool Library.

 

Oddi (Padova). Filosofo. Figlio di  Oddo degli Oddi, convinto sostenitore della scuola galenica. Professore per incarico del Senato veneziano assieme a Bottoni a Padova, dove insegna e introdusse senza ricevere emolumenti l'insegnamento della pratica clinica nell'ospedale di San Francesco Grande, precedendo così tutte le altre scuole. Commentari dell'Ateneo di Brescia  G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, coi tipi della Minerva, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marco degli Oddi. Marco degl’Oddi. Oddi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Oddi” – The Swimming-Pool Library.

 

Offredi (Cremona). Filosofo. Gli era tributata grande autorità negli ambienti filosofici. Fu lettore nello studio di Pavia e di Piacenza ed era in buoni rapporti con Eugenio IV, Visconti e Sforza.  Opere “De primo et ultimo instanti in defensionem communis opinionis adversus Petrum Mantuanum,” S.l., Bonus Gallus,  Giambattista Fantonetti, Effemeridi delle scienze, compilate da Giovambattista Fantonetti, Paolo-Andrea Molina, Rinascimento, Istituto nazionale di studi sul Rinascimento, Giuseppe Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, raccolte da G. Robolini, pavese, Giambattista Fantonetti, Effemeridi delle scienze mediche, compilate da Giovambattista Fantonetti, Paolo-Andrea Molina. Offredi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Offredi,” The Swimming-Pool Library.

 

Olgiati (Busto Arsizio). Filosofo. Grice: “I’m impressed that Olgiati dedicated a whole tract to the idea of ‘soul’ in Aquino!” Figlio di Giuseppe Olgiati e Teresa Ferrario, si formò presso Seminari milanesi. Collaborò con Gemelli e Necchi alla Rivista di filosofia neo-scolastica e fondò con loro il periodico Vita e Pensiero. Fu insignito da Pio XI del titolo di Cameriere Segreto e da Pio XII di Protonotario Apostolico. Inoltre fu, assieme ad Gemelli, uno dei fondatori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Presso tale ateneo insegnò nelle facoltà di Lettere, di Magistero e di Giurisprudenza. Fu condirettore della Rivista del Clero Italiano insieme a Gemelli. Fu autore di innumerevoli scritti relativi alla religione e all'istruzione. I suoi allievi più illustri furono Melchiorre e Giovanni Reale. Tomba di Agostino Gemelli mons. Olgiati. Il libro Le lettere di Berlicche, scritto da C.S.Lewis, oltre ad essere dedicato a Tolkien, è dedicato anche a Olgiati. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte — Università Cattolica del Sacro CuoreLa storia: Le origini, su unicattolica. Altri saggi “Religione e vita” (Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano; “Schemi di conferenze, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano); “I fondamenti della filosofia classica, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano); “Il sillabario della Teologia, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano); “Il concetto di giuridicità in Aquino” Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano, “Marx” Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano, Il sillabario della morale cristiana, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano, Il sillabario del Cristianesimo, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano  biografias y vidas. I nuovi soci onorari della Famiglia Bustocca. Almanacco della Famiglia Bustocca per l'anno 1956, Busto Arsizio, La Famiglia Bustocca, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Olgiati. Olgiati. Keywords: ius, Aquino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Olgiati” – The Swimming-Pool Library.

 

Olivetti (Roma). Filosofo. Grice: “Olivetti deals with some topics dear to me and Strawson, like subject, transcendental subject, and the rest – he also uses ‘analogy,’ which is a pet concept of mine – I have been compared to Apel, so the fact that Olivetti in his ‘conversational’ approach relies on him, helps!” - Professore a Roma -- preside della Facoltà di filosofia. Formatosi nella Facoltà di Filosofia di Roma negli anni sessanta, confrontandosi con i temi del rapporto fede e ragione nell'ambito di un collegio di docenti orientato sul versante marxista, storicista, postidealista, trovò in Zubiena il suo maestro. Con lui iniziò una collaborazione intellettuale che lo portò a studiare i temi della filosofia della religione, partecipando ai colloqui romani inaugurati dal filosofo piemontese, dapprima come segretario e poi, dopo la morte di Zubiena come organizzatore. Dopo iniziali studi di estetica religiosa e di filosofia classica tedesca, si dedicò alla ricerca di un approccio neo-trascendentale al tema della religione, insegnando filosofia morale a Bari e poi sostitundo Zubiena nella cattedra romana di filosofia della religione. Giunse dopo l'incontro decisivo col pensiero di Lévinas, ad elaborare una concezione di questa disciplina come antropologia filosofica e etica in quanto «filosofia prima anzi anteriore» su base storica, nata dalla dissoluzione in età tardo settecentesca, soprattutto ad opera di Kant e Hegel, della onto-teologia. Molta rilevanza aveva nel suo insegnamento lo studio dei classici tedeschi, in chiave storica, e da ultimo il confronto sia con la fenomenologia, specie con Lévinas e Marion, sia con la filosofia analitica. In Analogia del soggetto, la sua opera maggiore, l'autore elabora una teoria analogica del soggetto, riprendendo suggestioni di Husserl, Apel e Lévinas, confrontandosi con Heidegger e suggerendo una teoria dell'"umanesimo dell'altro uomo" su base staurologica ed etico-interinale («espropriarsi del caritatevole nell'interim interlocutivo» ibidem).  La tesi è che non esiste un'essenza dell'essere umano. Tale essenza è immaginata, e senza siffatta immaginazione l'essere e l'umano non si coapparterrebbero. Così si dice, in un certo senso la fine dell'etica. Tuttavia così si dice anche che l'etica, e non l'ontologia, è la filosofia prima, anzi anteriore. Di seguito l'autore prospetta un ripensamento del soggetto trascendentale, con un differimento dell'ergo rispetto al cogito cartesiano, partendo dal “loquor,” ovvero «dall'origine analogica di ogni logica, in modo da scomporre la presenza trascendentale in sum-prae-es-abest. Si perverrebbe così all'abbozzo di un «ripensamento dell'appercezione trascendentale, in modo tale da reimmettere il pensiero rappresentativo nella giusta traccia della rappresentazione. Attività accademica e influenza Direttore dell'Istituto degli Studi Filosofici Enrico Castelli e poi dell'"Archivio di Filosofia", si fece promotore di colloqui e convegni nei quali conveniva, a Roma, ogni due anni, nei primi giorni di gennaio, l'élite della filosofia della religione europea e mondiale (Paul Ricœur, Jean-Luc Marion, Vittorio Mathieu, Sergio Quinzio, Virgilio Melchiorre, Emmanuel Lévinas, Luigi Lombardi Vallauri, Bruno Forte, Bernard Casper, Ingolf Dalferth, Jean Greisch, Philippe Capelle, Jean François Courtine, Emmanuel Falque, Piergiorgio Grassi, Paul Gilbert S.J. Stéphane Mosès, Paul Mendes-Flor, Pietro Prini, Adriaan Peperzak, Richard Swinburne, Gabriel Vahanian, Marcel Hénaff, Vincenzo Vitiello, Xavier Tilliette, Michel Henry, James Taylor, tra gli altri). Nelle sue prolusioni e nei suoi contributi introduttivi si prospettava lo sfondo su cui si sarebbero esercitati i contributi e le discussioni del Colloquio, di seguito pubblicati in numeri monografici della Rivista "Archivio di Filosofia". I temi trattati erano spesso centrali nell'elaborazione di una filosofia della religione come filosofia tout court e abbracciavano, negli anni ottanta e novanta del Novecento, temi centrali come "Teodicea oggi?", l'argomento ontologico, l'Intersoggettività, il Dono, la Filosofia della Rivelazione,il Sacrificio, il Terzo. La sua personalità riservata entro l'ambito strettamente scientifico e il rigore speculativo dei suoi scritti non ne hanno favorito una conoscenza pubblica al di là dei circuiti accademici, e il suo insegnamento ha lasciato un traccia significativa costituendo una vera e propria scuola di filosofia della religione.  Opere: “Il tempio simbolo cosmico” (Cedam, Padova); “L'esito teologico della filosofia del linguaggio” in Jacobi, Cedam, Padova, Filosofia della religione come problema storico, Cedam, Padova); “Da Leibniz a Bayle: alle radici degli Spinoza briefe, “Archivio di filosofia”; “Analogia del soggetto, Laterza, Roma-Bari "Filosofia della religione" in La filosofia, Le filosofie speciali, Utet, Torino Avant-propos, in Le Tiers, Archivio di FilosofiaArchives of Philosophy, Considerazioni introduttive sul tema: Postmodernità senza Dio?, in «Humanitas» [Postmodernità senza Dio?, a.c. di F.Ciglia eDe Vitiis Traduzioni e curatele:  Kant I., La religione entro i limiti della sola ragione, M.M. Olivetti, Roma-Bari, Laterza (Introduzione del Curatore). La religione nei limiti della sola ragione, con introduzione M.M.O, I.Kant (Laterza, Roma); “Saggio di una critica di ogni rivelazione, con introduzione M.M.O, J.G. Fichte, Laterza, Roma-Bari); Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Francesco Valerio Tommasi, Nota biografica su  « Archivio di filosofia », 7Francesco Valerio Tommasi, Le persone, infiniti fini in sé. Un ricordo di Marco Maria Olivetti lettore di Kant, « Studi Kantiani », Filosofia della religione Fenomenologia Ontologia Teologia Fede Ragione  Bruno Forte_Del sacrificio e dell'amore_In memoria di M.M. Olivetti , su webdiocesi.chiesacattolica. Tributo dell'Roma, Istituzioni collegate, su filosofia.uniroma1.  Emanuela Giacca : un filosofo della religione", Giornale di filosofia, su giornaledifilosofia.net. Archivio di filosofia, su libraweb.net. Marco Maria Olivetti. Oivetti. Keyword: “philosophy of language.” Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Olivetti” – The Swimming-Pool Library.

 

Olivi (Undine): Enrico Palladio degli Olivi (Udine). medico e storico italiano.

 

Opocher (Treviso). Filosofo. Grice: “There are two points that connect me with Opocher: ‘individuality’ in Fichte, since I love the problem of the in-dividuum, perhaps influenced by my tutee Strawson (“Individuals!”) – and Opocher’s ‘analisi’ as he calls it, of the ‘idea’, as he calls it, of ‘giustizia’, particularly in Thrasymachus, for which I propose an eschatological study!” -- Enrico Giuseppe Opocher (Treviso), filosofo. Con Adolfo Ravà e Giuseppe Capograssi è considerato uno dei maggiori filosofi del diritto italiani del Novecento[senza fonte].  Nacque da Enrico Giovanni, ginecologo di fama, e da Ida Cini. Durante la Grande Guerra la famiglia, timorosa dei bombardamenti, si trasferì dapprima nella periferia di Treviso, quindi a Pistoia presso una parente. Gli anni successivi riportarono un clima di serenità e agiatezza, nel quale Enrico crebbe, dividendosi tra la città natale e Vittorio Veneto, meta delle sue vacanze estive.  Dopo il liceo fu avviato, secondo il volere del padre, agli studi giuridici, benché fosse decisamente più inclinato verso la filosofia. Nel 1931 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Padova, ma continuò a coltivare i propri interessi personali seguendo le lezioni di filosofia del diritto tenute da Adolfo Ravà. Sotto la guida di quest'ultimo stilò una tesi su La proprietà nella filosofia del diritto di G. A. Fichte, con la quale si laureò brillantemente. Ottenuta la libera docenza, vinse il concorso per la cattedra di filosofia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell'Padova, succedendo a Bobbio che in Veneto era divenuto segretario regionale del Partito d'Azione. Nell'ateneo padovano insegnò ininterrottamente per quarant'anni, tenendo lezioni per i corsi di filosofia del diritto, di storia delle dottrine politiche e di dottrina dello stato Italiano.  È ricordato in maniera particolare per i suoi studi sull'idea di giustizia, e sul rapporto tra diritto e valori, nonché per la redazione di un celebre manuale, Lezioni di filosofia del diritto, prima edizione 1949, usato da generazioni di allievi.  Fu magnifico rettore dell'Università. È stato Presidente della Società Italiana di Filosofia Giuridica e Politica. Influenzato dall'amicizia con il cattolico Capograssi e col laico Bobbio, fu azionista con Bobbio e Trentin, condividendo (a Palazzo del Bo) le attività cospirative della Resistenza locale. Nel dopoguerra rimase amico stretto di Trentin e di Visentini, divenendo a sua volta il maestro di Toni Negri.  Opere:“Il problema dell'individualità” (Padova, CEDAM); “L’esperienza,” Treviso, Tipografia Crivellari, “Giustizia e materialismo storico, Milano, Bocca, Estr. da "Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto", Filosofia del diritto. Raccolte ad uso degli studenti dall'assistente Luigi Caiani, Padova, CEDAM,  “Giurisprudenza, Padova, CEDAM, “Analisi dell'idea della giustizia” (Milano, Giuffrè,Dario Ippolito, Dizionario biografico degli italiani,  79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fulvio Cortese, Liberare e federare: L'eredità intellettuale di Silvio Trentin, Firenze University Press, 2citando D. Fiorot, La filosofia politica e civile di E. Opocher, in Scritti in onore di E. Opocher, G. Netto, Ateneo di Treviso, Treviso, Vedi G. Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del Pensiero, riferimenti in .  Padova, I rettori Unipd | Padova, su unipd. 15 aprile .  Denominazione attuale: Società Italiana di Filosofia del Diritto, vedi .  Giuseppe Zaccaria, Il Rettore della tolleranza, in La Tribuna di Treviso, Toni Negri: «Un uomo davvero libero nell'università chiusa degli anni '60», in [Il Mattino di Padova] Giuseppe Zaccaria , Ricordo  Omaggio ad un maestro, Padova, CEDAM, 2Giuseppe Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del PensieroDiritto, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Dario Ippolito, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Società Italiana di Filosofia del Diritto, su sifd. Opocher. Keywords: fairness. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Opocher: giustizia del neo-Trasimaco.”

 

Ordine (Diamante). Filosofo. Professore a Calabria. Rriconosciuto come uno dei massimi studiosi del Rinascimento e Bruno.  Di lui iHadot ha scritto: Ordine, ben noto ai lettori per i suoi eccellenti lavori su Bruno, è anche uno dei migliori conoscitori attuali del milieu sociale, artistico, letterario e spirituale dell'età del Rinascimento e degli inizi dell'Età moderna».   Attività Fellow dell'Harvard University Centre for Italian Renaissance Studies e della Alexander von Humboldt Stiftung, ha insegnato in numerose università prestigiose quali Yale, New York University, Ecole Normale Supérieure Paris, Paris IV: Paris-Sorbonne, Paris III Sorbonne Nouvelle, CESR of Tours, Institut Universitaire de France, Paris VIII: Vincennes, Institut des Études Avancées de Paris, Warburg Institute e all'Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt. È Membro d’Onore dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze e Membro dell’Académie Royale de Belgique. Ha ricevuto 5 dottorati honoris causa e il Sigillo d’Ateneo dell’Urbino. È Presidente del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani e membro del Comitato scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani. Collabora, inoltre, alle pagine culturali del Corriere della Sera e I suoi saggi (in particolare il best seller, “L' utilità dell'inutile,”) sono molto popolari. Dirige collane di classici in Italia (“Classici della letteratura”, Bompiani) e due collane presso Les Belles Lettres le Opere complete di Bruno e la «Bibliotheque Italienne»; in Romania, e 2 collane presso l’editore Humanitas di Bucarest; in Brasile, c1 collana presso l’editore Educs di Caxias do Sul; in Bulgaria,  1 collana presso l'editore Iztok Zapad di Sofia; in Russia 1 collana presso l'editore Saint Petersburg University Press di San Pietroburgo. È membro del Board della collana «Boston Studies in the Philosophy of Science» (Springer).  Opere: “La cabala dell'asino. Asinità e conoscenza in Bruno, Collana Teorie & oggetti, Napoli, Liguori, Collana I fari, Milano, La Nave di Teseo, “La soglia dell'ombra. Letteratura, filosofia e pittura in Bruno” (Collana Biblioteca, Venezia, Marsilio); “Contro il Vangelo armato: Bruno, Ronsard e la religione” (Collana Scienze e idee, Milano, Raffaello Cortina, “Teoria della novella e teoria del riso” (Collana Teorie e oggetti della letteratura, Napoli, Liguori, “L'utilità dell'inutile: manifesto” (Milano, Bompiani, Premio Nazionale Rhegium Julii Saggistica Tre corone per un re. L'impresa di Enrico III e i suoi misteri, Collana Saggi, Milano, Bompiani,  Classici per la vita. Una piccola biblioteca ideale, Collana Le onde, Milano, La Nave di Teseo, (editorial.uv.cl/portfolio-item/una-escuela-para-la-vida/). Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere” (Milano, La Nave di Teseo). Grande Ufficiale dell'ordine al Merito della Repubblica italiana. Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana —  a Roma,  Sigillo d'Ateneo de la Universidad de Urbino, Laurea Honoris Causa de la Universidade de Caxias do Sul,  Laurea Honoris Causa all'Università federale del Rio Grande do Sul. Membro del comitato scientifico Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Albo vincitori premi Rhegium Julii TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nuccio Ordine. Ordine. Keywords: futilitarianism. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ordine: l’inutilita dell’utilitarismo di Geremia Bentham” – The Swimming-Pool Library.

 

Orestano (Alia). Filosofo. Grice: “There is something pompous about Italian philosophers and their isms – Orestano’s ism is the superrealism!”  Grice: “When I was invited to deliver my lectures on the conception of value, I was hoping it was a first, but Orestano had written two big volumes on it!” -- Si laurea a Palermo. Insegna a Roma e a Palermo. Collabora con Marinetti nella concezione del futurismo, e lavorando ad alcune pubblicazioni comuni. Fu inoltre vicino alle idee politiche, collaborando tra l'altro con la rivista “Gerarchia.” Invitato da Balbo nella Libia italiana, difese gli ideali e gli intenti italiani in contrapposizione al nazionalismo. Fu eticista, fenomenologo e promulgatore d'un'idea filosofica positivista ispirata anche a Herbart, che egli stesso denominò “super-realismo.” Si ritirò a vita privata nel su palazzo di Roma per dedicarsi alla sua opera principale “Nuovi Principi.” Tuttavia in seguito riprese l'insegnamento universitario a Pavia. Divenne membro dell’Accademia d'Italia e presidente della Società filosofica italiana".Autore di noti aforismi, a lui sono intitolate una via di Roma e una scuola primaria di Palermo. Tutta la sua produzione, edita e inedita, composta da circa 80 pubblicazioni, è stata pubblicata dalla casa editrice CEDAM, in un'Opera omnia. Opere Comenio, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della scuola”, Angiulli, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della scuola”, A proposito di un libro: principi di pedagogia e didattica, di Barth” (Città di Castello, Alighieri);“Un'aristocrazia di popoli: saggio di una valutazione aristocratica delle nazionalità” (Milano, Fratelli Treves); “Nuovi principi” (Roma, Edizioni Optima, Verità dimostrate, Napoli, Casa Editrice Rondinella, Opera letteraria di Benedetta, Roma, Edizioni Futuriste di Poesia, Esame critico di Marinetti e del Futurismo, Roma, Estratto dalla "Rassegna Nazionale", Civiltà europea e civiltà americana, Roma, M. Danesi, Nuove vedute logiche, Milano, F.lli Bocca,  Nuovi principi, Milano, Bocca); “Il nuovo realismo” (Milano, F.lli Bocca); “Verità dimostrate, Milano, F.lli Bocca); “Idee e concetti” (Milano, F.lli Bocca, Celebrazioni I, Milano, Fratelli Bocca Editori, Celebrazioni, 2 , Padova, CEDAM, “Filosofia del diritto, Milano, F.lli Bocca, Gravia levia, Milano, F.lli Bocca, Saggi giuridici, Milano, F.lli Bocca, Verso la nuova Europa, Milano, F.lli Bocca, Prolegomeni alla scienza del bene e del male, Milano, F. lli Bocca, Leonardo, Galilei, Tasso, Milano, F.lli Bocca, La conflagrazione spirituale e altri saggi filosofici” (Milano, Bocca); Opera omnia, Padova, CEDAM, Comprende opere teoretiche, opere morali, opere giuridico-politiche, filosofia del diritto, saggi giuridici, “Verso la nuova Europa”; “La conflagrazione spirituale e altri saggi filosofici, Opere varie: celebrazioni; Gravia levia, Pensieri, un libro per tutti, Leonardo da Vinci, Galilei, Tasso. Opere inedite: Studi di storia della filosofia: Kant, Rosmini, Nietzsche, Contributi vari, studi pedagogici, studi danteschi Aligheri e saggi di estetica e letteratura; conversazioni di varia filosofia; corsi, ricerche e conferenze, studi sulla Sicilia, Filosofia della moda e questioni sociali, A. Tarquini, Dizionario Biografico degli Italiani, E. Guccione, L'idea di Europa in  Federalisti siciliani tra XIX e XX secolo, A.R.S.Intergruppo Federalista Europeo, Palermo, E. Guccione, Da un diario una nuova pagina di storia, in  La politica tra storia e diritto, Scritti in memoria di L. Gambino, G. Giunta” (Franco Angeli, Milano); A. Tarquini, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Quando i vincitori scrivono la storia della filosofia: il caso di F. Lamendola, Arianna Editrice, O.  Castellana, Il rapport tra stato e Chiesa nel pensiero politico, Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici. Francesco Orestano. Orestano. Keywords: Alighieri. Luigi Speranza, “Grice ed Orestano”.

 

Orioli (Vallerano). Filosofo. Grice: “Only in Italy, a philosopher, rather than a cricketer, is supposed to take part in a revolution and write a book about his shire!” -- Fondatori della Repubblica Romana. “De' paragrandini metallici” (1825 (Milano, Fondazione Mansutti). Il padre, medico, lo condusse a Roma, dove si laureò brillantemente. La professione non lo attraeva molto: lo troviamo, infatti, professore di filosofia nei seminari e nei licei dell'Urbe. Da Roma si trasfere a Perugia, dove si laureò. Insegnò a Bologna. Partecipò con gli allievi all'insurrezione delle Romagne; successivamente fu eletto membro del governo provvisorio di Bologna, che fu sciolto in seguito all'intervento militare dell'Austria. Tentando di mettersi in salvo,salpò da Ancona diretto in Francia con un altro centinaio di rivoluzionari; ma il brigantino Isotta sul quale viaggiava venne catturato dall'allora capitano di vascello della marina austriaca Francesco Bandiera (padre dei due famosi fratelli Attilio ed Emilio) e tutti i rivoluzionari furono arrestati. Venne incarcerato a Venezia. Poco dopo venne liberato, forse per mancanza di risultanze gravi sul suo conto.  Iniziò così l'errare, costretto a fuggire da terra in terra, inneggiando sempre all'Italia unita. Fu professore di archeologia alla Sorbona. A Bruxelles insegnò. Soggiornò anche a Corfù, dove tenne un corso dnell'università della città.  Quando Pio IX concesse l'amnistia, poté tornare a Roma, dove tenne la cattedra di archeologia. Le sue attitudini per il giornalismo non attesero molto per farsi notare, e così fondò un periodico politico che ebbe però vita breve, La Bilancia.  Fu eletto deputato al parlamento della Repubblica Romana. Quando il governo pontificio fu restaurato, in riconoscimenti dei suoi meriti, fu nominato consigliere di stato. Pubblica molti saggi di filosofia. Tra i più famosi sono da menzionare “Dei sette re di Roma e del cominciamento del consolato” (Firenze), “Intorno le epigrafi italiane e l'arte di comporle” (Roma). Prese parte alla polemica sui sistemi di prevenzione contro i fulmini e la grandine, che coinvolse anche Bellani, Beltrami, Demongeri, Lapostolle, Normand, Majocchi, Contessi, Molossi, Nazari, Richardot, Scaramelli, Tholard e Volta. Le compagnie assicurative usarono questi studi per valutare rischi e premi per i campi agricoli.  Riconoscimenti Il comune di Vallerano (VT) lo ha onoratocon l'intitolazione di una delle vie principali del borgo antico, quella del Teatro comunale, e con l'apposizione di una lapide commemorativa sulla facciata della casa in cui lo scienziato nacque. A Viterbo un Istituto Statale di Istruzione Superiore -che comprende il Liceo Artistico e diversi indirizzi di Istituto Professionale, A. Ghisalberti, nella voce della Enciclopedia Italiana, vedi , riporta queste date di nascita e morte, A. Ghisalberti, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fondazione Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, G.  Polizzi, Alla ricerca dello «specioso» e dell’«insolito». G. Leopardi, «Lettere Italiane», Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Orioli. Orioli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Orioli” – The Swimming-Pool Library.

 

Ornato (Carmagna Piemonte). Filosofo. “Visse vita ritirata, modesta e schiva d'onori e ricchezza intesa soltanto allo studio.” “Coltivò le scienze fisiche e matematiche, la filologia, la poesia, la musica e con singolare amore le discipline metafisiche»  (Provana). Sii trasferisce a Torino dove frequenta alcuni esponenti dell'aristocrazia sabauda. Tra le sue amicizie più importanti Santarosa, Sabbione ed i fratelli Balbo. -- è tra i fondatori dell'Accademia dei Concordi è insegnante di matematica nel collegio dei paggi imperiali, impiegato nella segreteria dell'Accademia delle Scienze di Torino e successivamente professore presso la Reale Accademia Militare. 1in seguito ai moti rivoluzionari viene nominato da Santarosa Ministro della Guerra della giunta rivoluzionaria. Si rifugia in esilio a Parigi. Nnella capitale francese stringe amicizia con ilCousin e la sua casa è frequentata da numerosi patrioti italiani. Ottiene di poter rientrare in italia e si ritira a Caramagna dove riceve le visite dei patrioti Pellico, Provana, Gioberti e Balbo. Si trasferisce a Torino dove morirà e verrà sepolto nel cimitero monumentale Opere: traduzione di Ode a Roma di Erinna, traduzione dei “Ricordi di Marco Aurelio, Picchioni, Vita, studii e lettere inediti di Leone Ottolenghi, E. Loescher. Biografiche e risultati di ricercheo, Oreste Becchio  Guido Calogero, Enciclopedia Italiana,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Vladimiro Sperber,Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Ulteriori approfondimenti  possono essere reperiti nei seguenti siti:  Comune di Caramagna Piemonte, su comune.caramagnapiemonte.cn. Associazione Culturale "L'Albero Grande", su alberogrande. Due difetti, 0 cattivi abiti, nota  q^ui e contrappone Antonino: l’uno, del  lasciarci guidare unicamente dalle im-  pressioni che fan su di noi gli oggetti  esterni, divagando da questo a quello  secondo che quello ci attrae più forte-  mente che questo: l’altro del lasciarci  guidare unicamente dai pensieri o idee  che ci vengono in mente a caso, seguendo  quelli che eccitano più la nostra atten-  zione: due stati passivi, dove l’uomo   «   non esercita punto la volontà, nè l’in-  telletto, ma segue ciecamente, nel primo,  il caso esterno, o nel secondo, il caso   M.irco Altri lio.  eh’ io chiamerò interno, cioè quella che  è stata nomata di poi legge di asso-  ciazione delle idee : due stati quindi  dove Tuomo non ha scopo; il primo  de’ quali ha luogo nella vita puramente  animale, e il secondo nel sogno: quello,  proprio del giovane troppo dedito al  senso; questo, del vecchio rimbambito.  E quindi, dopo avere esortato sè stesso  a fuggire il difetto del giovane, si esorta  a fuggire quello del vecchio. Il carattere  che fa riconoscere il vecchio per rim-  bambito è il vaneggiare, cioè il parlar  senza costrutto, ripetendo il già detto.  Ma Antonino avverte sè stesso che  l’uomo può essere rimbambito già an-  che quando non parla ancora senza co-  sti itto, non vaneggia ancora in parole,  se egli fa delle azioni senza costrutto,  o vaneggia nelle azioni: il che ha luogo  ogni volta che esse azioni non sono  collegate tra sè, non hanno unità, cioè  non sono riferite tutte ad uno stesso  ed unico scopo.Questo lodare la compassione (e  Antonino sarà più esplicito in altri luo-  ghi), senza aggiungere con Epittcto che  ella debba essere puramente esteriore  e non di cuore, è certamente una con-  tradizione al principio stoico: la com-  passione essere^ come tutti gli altri affetti;  un moto irragionevole delV anima, e con-  trario alla natura, il saggio non essei'c  accessibile alla compassione; una con-  tradizione a ciò che è detto in questo  medesimo §, dovere il saggio mantenere  il suo genio interno netto da passione;  ma è una di quelle contradizioni ma-  gnanime per le quali il cuore corregge  talvolta gli errori dell’intelletto. Sul  punto particolarmente della compas-  sione, come su quello dell’aifezione versò  gli amici e i congiunti e verso tutti gli  uomini (vedi I, 13, 14; VI, 39; X, 36)  era Antonino uno stoico poco fedele ai  principii della sua scuola, e seguiva  piuttosto Platone e Aristotele, i quali insegnavano il sentimento della pietà  essere il carattere distintivo delle belle  e grandi anime; e quel detto di Fo-  cione, conservatoci dallo Stobeo: non  togliete nè Voltare dal tempio y nè dalla  natura umana la compasnione. F< in questa  deviazione, almeno in pratica, dal ri-  gore dell’antica dottrina del Portico,  Antonino era stato preceduto da altri  stoici illustri così greci come romani:  il che non potea non avvenire, perchè  secondo un antico senario greco, il cuore  soltanto del malvagio non è capace di  essere ammollito. E però il severissimo  Catone, già deliberato in quanto a sè  di morire, pianse, come narra Plutarco,  per pietà di tutti quelli amici e con-  cittadini suoi che eransi pur dianzi  affidati ad un maro procelloso per non  lasciarsi cogliere in Utica da Cesare  vincitore, come avea pur pianto alcuni  anni innanzi per un fratello amatissimo,  quando trovandosi esso Catone al co-  mando di una legione in Macedonia, alla  novella che il detto fratello era moreute in Enos città della Tracia, salpò  immantinente con piccolo e fragil legno  da Tessalonica, contro l’avviso di tutti  i nocchieri, per un mare tempestosis-  simo, e giunto in Enos trovò il fratello  già spento (Plut., vita di Catone, XI).  E pianse certamente Cornelio Tacito,  benché stoico anch’egli, quando, dopo  aver narrato come era vissuto e morto,  non senza sospetto di veleno, Giulio  Agricola suo suocero, aggiungeva queste  patetiche parole: « Beato te. Agricola,  che vivesti sì chiaro e moristi sì a  tempo : abbracciasti la morte con forte  cuore e lieto ; quanto a te, quasi scol-  pandone il principe. Ma a me e alla  figliuola tua, oltre all’acerbezza dell’ a-  ver perduto un tanto padre, scoppia il  cuore che non ci sia toccato ad assi-  stere nella tua malattia, aiutarti man-  cante, saziarci di abbracciare, baciare,  affissarci nel tuo volto; avremmo pure  raccolti precetti e detti da stamparli nei  nostri animi. Questo è il dolore, il col-  tello al nostro cuore. — Senza dubbio.  0 ottimo padre, per la presenza della  moglie tua amatissima, ti soverchiarono  tutte le cose al farti onore; ma tu se*  stato riposto con queste meno lagrime,  e pure alcuna cosa desiderasti vedere  al chiudere degli occhi tuoi. Fra le varie divisioni dei beni  appo gli stoici, l’una è questa, che dei  beni altri sono finali, altri efficienti,  altri e finali insieme ed efficienti. I  beni finali sono parte della felicità e  la costituiscono : gli efficienti solo la  procurano : i finali ed efficienti insieme  e la procurano e sono parte di quella.  Del primo genere sono la letizia, la li-  bertà deir animo, la tranquillità, ecc.  Del secondo, l’uom prudente ed amico;  del terzo, tutte le virtù. L’uom pru-  dente ed amico è un bene efficiente,  perchè muove con la sua diapoaizion  razionale la tua diapoaizion razionale  (lib. V. 28), cioè è occasione a te di buone azioni. E nello stesso modo è un  bene di quel secondo genere ogni cosa,  o sia pensiero o altro, che è occasione  a te per camminare verso la perfezione.  Di questo bene parla ora Antonino. Il  quale, per lo esser solo efficiente, e non  finale, cioè pel non essere accompagnato  ancora da quel sentimento intimo di  gioia perfetta che costituisce la felicità,  non attrae invincibilmente il tuo volere;  ed è necessario quindi, perchè operi ve-  ramente sull’ uomo,* che questi si sot-  tragga da tutte le altre cose che ne  lo possono sviare (conferisci quello che  ne insegna la teologia intorno alla gra-  zia). E quando Antonino chiama questo  bene razionale (che è attributo generale  del bene appo gli stoici), il fa per op-  posizione al preteso bene degli Epicurei,  che è sensibile. Seneca, epistola ultima :  « Chi riguarda il piacere come sommo  bene, giudica che il bene sia sensibile :  noi il giudichiamo intelligibile. » E più  sotto: « Non è bene dove non è ra-  gione. » Tutte queste cose era necessario notare per ìscliiarimento e con-  formazione del testo, dove la maggior  parte dei cementatori ed interpreti ha  voluto cangiare la parola efficiente in  civile 0 vuoi sociale^ con manifesto danno  del senso e del pensiero di Antonino. Dispensazione^ in greco economia^  vale generalmente governo della casa,  amministrazione. E perchè molte cose  si fanno pel governo della casa, le quali  da per sè sole non si farebbero (come  per esempio il risparmiare certe spese  perchè le sostanze famigliar! sopperi-  scano al mantenimento di quella), quindi  è stata applicata questa voce ad ogni  cosa che si faccia con fine provviden-  ziale, benché sia di nessun pregio in  sè od anche noiosa; come p. e. il ga-  stigare i rei. È usata sovente in questo  senso dagli scrittori greci e latini di  tarda età, e stoici ed altri, e massima-  niente dai padri della Chiesa. È tra noi  disusata perchè è disusato il concetto eh’ ella esprime. Ma per provare la sua  antica cittadinanza in Italia allegherò  il passo seguente del Cavalca, l’ultimo  dei citati sotto essa voce nel V. della  Crusca (Medicina del cuore): Per di-   vina dispensazione avviene che, per li  pessimi vizi e gravi, grave e lunga tri-  bolazione ed infermitade arda e salvi  r anima. » Da una nota dell’ Ornato credo  che, quando la scrisse, inclinava^ per  l’ interpretazione di questo luogo, a dar  ragione allo Xilandro contro i posteriori.  Se non mutò poi di parere, il senso di  questa espressione con libertà di parole^  dovrebbe essere liberalmente^ cioè con  liberalità di parole, o generosamente ^ poi-  ché così anche lo Xilandro intende lo  £À6u0£.'iu)5 del testo. E con questo racco-  mandare la generosità nelle preghiere,  Antonino intenderebbe, come osserva il  Gataker, di biasimare le preghiere che  non mirano che all’interesse proprio di  chi lo fa. E però loda quella preghiera  degli Ateniesi, i quali, al dire di Pau-  sania, solevano pregare non solo per  tutta l’Attica, ma anche per tutta la  Grecia. AUto^ nel senso peripatetico e  scolastico, è V affezione costante deWente:  e per quel carattere di costanza si di-  stingue dalla disposizione^ che è varia-  bile. Appo gli stoici è la forza o virtù  che mantien l’ente in quella affezione  costante; o, siccome essi favellano, è  spirito (intendi aria) che mantiene U  corpo e il contiene: » perchè l’ente ò  corpo appo loro. La mente dell’ universo, dice Senone, penetra per tutte  le cose particolari e le mantiene e go-  verna : ma non tutte nel medesimo modo:  perchè nelle une si manifesta come abito  (pietre, legni); nelle altre come natura  (intendi principio organico mero: piante,  alberi); nelle altre come anima (prin-  cipio animrle mero: bruti); nelle altre ancora come mente e ragione (anima  ragionevole universale e sociale appo  Antonino; uomini. Le cose governate dair abito sono adunque i corpi  dove non è altro principio costituente  che il generale di corpo : dove per con-  seguenza non è altro carattere distin-  tivo che quella affezione (modo d’es-  sere) costante por cui sono il tal corpo  anziché il tal altro. Sono la classe infima e generalissima di corpi , che noi  chiamiamo inorganica. Nelle cose go-  vernate dalla natura, oltre al carattere  generale di corpo v’ ha già il carattere  d’organizzazione. Nelle cose governato  dall’anima, oltre al carattere di cor-  poreità e di organizzazione, v’ha di più  quello di animalità ecc. Le classi si van  cosi ristrignendo e innalzando sino al-  r ultima, che ha per carattere la razionalità. In questo § il testo è. in più d’un  luogo corrotto, e verìsimilmente havvi anche qualche lacuna. Non potrei dire  precisamente quali sieno le emendazioni  seguite 0 fatte dall’ Ornato, perchè una  sua lunghissima nota sulle difficoltà di  questo paragrafo, oltre che è piena di  cancellature e in gran parte non intel-  ligibile, è anche manchevole, essendone  stato lacerato via, non so da chi (forse  dall’ Ornato. medesimo per aver mutato  parere), un mezzo foglio. Nel voltare  in italiano io mi sono discostato il meno  possibile dalle parole stesse dell’ Ornato,  e ho serbato inalterato il senso della  sua interpretazione. Questo paragrafo, essendo corrotto  in più luoghi, dei quali l’ emendazione fu  inutilmente tentata finora, è diversa-  mente inteso dagli interpreti. L’ Ornato  lasciò scritto al principio di una lunga  nota: «di questo veramente corrotto  paragrafo non so che partito trarre. La sua interpretazione che io seguii  nel volgarizzamento vuol dunque essere accettata con quella medesima riserva  con che egli la propose. La parte che segue di questo para-  grafo è assai guasta, e fors’ anche muti-  lata. L’Ornato non la tradusse in alcun  modo, riserbandosi di farlo quando avesse  trovato una correzione che gli piacesse :  intorno a che lasciò molte note. Nel  mio volgarizzamento ho letto il testo  come fu letto dallo Schiiltz, non perchè  egli approvasse in tutto quella lezione,  ina perchè non seppe trovarne una migliore. Il testo di questo paragrafo è cor-  rotto, e chi corregge in un modo e chi in  un altro, e chi ancora difendo la vulgata.  Io ho seguito quella fra le molte e varie  emendazioni, dalla quale parvemi almeno  di poter trarre un senso chiaro. Poi sensori tutto  il paragrafo conf. anche V, 33, e Seneca  epist. 65; « More quid est? aut finis,  aut transitus. Tutti gli interpreti che io co-  nosco finora, compreso anche il Gata-  kero, il quale nondimeno si scosta dal  vero meno che gli altri, pigliano qui il  granchio (fan pietà il Dacier o il Joly  che seguono ciecamente il Gasauhono,  come fa pure il Barberini: il Milano poi  è la stessa pecora sempre, il tedesco  Hoffmann erra men grossamente col Ga-  takero), confondendo insieme, siccome  fossero una sola cosa, la toù 3Xou (fùaiv  e il ToO xóojjiou ’hys.uQvixdv ; quando anzi  nella distinzione di queste duo cose è fon-  dato il senso di tutto il paragrafo. La toO  SXou qjvlcjis è la potenza creatrice o faci-  trice primitiva; lo •óyepwvixòv toO xóopiou  è la potenza governatrice, dipendente da  quella prima, generata, o formata da quel-  la prima: siccome la natura dell’ uomo forma l’nomo, cioè la mente dell’nomo non  meno che il corpo ; e la mente deH’uomo  poi gOTema il corpo. Il senso adunque  di tutto il paragrafo è questo : La natura  dell’universo decretò, determinò con de-  liberazione ragionevole il mondo, dan-  dogli, per così dire, un corpo ed una  mente. Ora, o questa mente, a cui è  affidato il governo del mondo, segue la  ragione (perchè la mente nel senso dello  ^ìf£|jiovixbv può anche talora essere sra-  gionevole); e allora tutte le cose che  ella fa, sono quali le ha determinate  generalmente dà principio la natura  formatrice del tutto, sono involute in  quella prima determinazione, sono con-  seguenza necessaria di quella prima de-  terminazione, ecc. ; ovvero essa mente  non segue sempre la ragione, e allora  essendo essa soggetta a capriccio, dovrà  accadere che non solamente le cose di  minor conto che ella fa, ma anche le  cose principali sieno sragionevoli. Ma  noi non veggiamo mai che nelle cose  principali ella sia sragionevole; dunque  non può essere sragionevole nè anche  in quelle di minor conto; dunque tutte  le cose vanno secondo ragione. 0.   Godo di aver potuto deeiferare nel  manuscritto dell’Ornato e quindi trarre  in luce la precedente nota (la cui reda-  zione sarebbe certo migliore se l’ autore  avesse potuto ripulire e pubblicare egli  stesso il suo lavoro); perchè l’inter-  pretazione e illustrazione contenuta in  essa è ingegnosissima, naturalissima e  confermata da tutto quello che cono-  sciamo della fisica degli stoici. La na-  tura universale (n toù óXov (pdcjts), la  potenza facitricc 0 creatrice, come dice  l’Ornato, è il Dio puro, il quale trae  l’universo dalla sua propria sostanza, è  l’unità assoluta senza distinzioni e diversità di parti, è la natura naturane;  la potenza governatrice, la mente che go-  verna il mondo (TÓrìysixovixóv toù xó^jxou),  generata da quella prima, è all’incontro,  nell’attuale diversità delle cose,' nella  nauìra naturata, nel mondo propriamente  detto e composto di anima e di corpo, è, dico, la provvidenza, l’anima di esso  corpo. Al novero degli interpreti che fran-  tesero questo § è ora da aggiungersi  Mr. Alexis Pierron, che pubblicò la sua  traduzione dei Ricordi un anno dopo  la morte dell’ Ornato. Ed è tanto più  da stupire che il sig. Pierron abbia egli  pure sì mal compreso, in quanto che,  avendo egli già prima tradotto la Me-  tafisica di Aristotele, dovea essere suf-  ficientemente versato nelle dottrine filo-  sofiche delle principali scuole della  Grecia. Quasi tutti i traduttori hanno  franteso questo luogo, pigliando l’iwoia  per intelletto^ ragione^ e traducendo quin-  di: vide ne intellectus hoc feraf.... il senso  letterale, aggiungendo ciò che è sottin-  teso, è: vedi se la nozione (che tu hai di te  stesso come uomo) soffre cotesto, soifre  cioè che tu dica esser nato a goder dei  piaceri. M. Alexis Pierron, seguendo l’ esempio  di tutti i suoi predecessori, pigliò an-  ch’egli Vhvo'.a per intelletto tradu-  cendo: vota a' il y a du bon aena à le  prétendre. Colia bontà delle singole azioni  vuotai procacciare di ben comporre la vita.  Il testo c brevissimo : l’ Ornato talvolta  troppo fedele alla lettera e studioso di  conservare tutta la brevità dell’ origi-  nale, avea tradotto: ai vuol comporre  la vita mettendo inaieme le azioni ad una  ad una; poi comporre inaieme la vita  accozzando le azioni ad una ad una;  poi allogando le azioni ad una ad^ una.  Non credo che so avesse potuto ripu-  lire e terminare egli stesso il suo la-  voro, si sarebbe contentato di alcuno  di questi tre modi, che tutti peccano  di oscurità e di ambiguità. A costo dì  essere men breve, io ho creduto di dover  essere piò chiaro non solo in questa  frase, ma in tutto questo paragrafo,  svolgendo un poco il concetto dell’au-  tore siccome io l’intendo. Quasi tutti gli interpreti fran-  tendono. 0.   Nel novero degli interpreti che fran-  tesero questo luogo comprendi ora an-  che Mr. Al. Pierron, che sdgue docil-  mente- jl Gataker e lo Schultz. L’errore  sta nel legare Io i^’oioy ctv xoti up^rìae  col ófUTw che precede ; laddove si   riferisce all’azione alla quale l’animale  ragionevole tendea e nella quale è stato  impedito. E ciò pare che abbia poi ca-  pito lo Schultz nella sua seconda edi-  zione del testo greco, avendo egli posto  una virgola dopo il óutù. P.   Pag. 216, 1. 7.   (15) Se tu vo/eafi ftema la debita ri-  tterva . . , che da lei etesaa; cioè a dire:  se tu volesti assolutamente e non a   - condizione soltanto che la cosa fosse possibile; questo atto della tua volontà  fu veramente un male, perchè, come è  detto altrove (IV, 1; VI, 50), l’ animai  ragionevole non dee voler nulla che non  sìa in poter suo, ed anche il bene re-  lativo, non dee volerlo se non se con-  dizionalmente, cioè in quanto sia pos-  sibile; rimpossibilità essendo per gli  stoici sinonimo di non voluto dalla na-  tura e dal destino, al quale il savio  non dee ripugnare. Che se poi la cosa  voluta da te fu una di quelle che non  sono pur buone in senso relativo, e  quindi il volerla fu un appetito, pren-  dendo il vocabolo volere nel significato  volgare, cioè un moto del senso, piut-  tosto che della volontà ragionevole; tu  non ricevesti nocumento nè impedimento  veruno: perchè tu non sei «erwo, ma  bensì mento, ragione o volontà razio-  nale, (V. la nota al § 26 del lib. X),  e come tale, in quanto operi secondo  la tua propria natura non puoi essere  impedito da nissuna forza esteriore. —  Così intendo questo luogo, così certamente è stato inteso dall’ Ornato (assai  diversamente dagli altri interpreti che  io conosco, il Gataker, lo Schultz e ul-  timamente il Pierron), e questo senso  ho procurato, di esprimere traducendo.  L’Ornato lasciò una breve nota a questo  luogo, ma in essa non fa che avver-  tire le difficoltà del tradurlo, stante la  povertà dell’italiano ,comparativameute  al greco, e scusare l’ oscurità e l’ ambi-  guità della traduzione tentata da lui. Di tutto questo paragrafo l’Ornato  avea fatto quattro tentativi diversi di  traduzione, tutti laboriosissimi, come  appare dalle molte cancellature e corre-  zioni. In margine alla quarta od ultima  prova scrisse: Sta qui fermo, perche  farai peggio se cangi. Non fu quindi  senza molto bilanciare che mi risolsi a  fare io, come feci, una quinta prova,  essendomi sembrato che il miglior par-  tito fosse qui di tradurre letteralmente,  e spiegare i sensi del testo nelle note. Ad illustrazione del senso stoico di  tutto il paragrafo ricordiamoci priiniera-  inente che secondo gli stoici: c Dio, con-  siderato dal lato fisico, è la forza motrice  della materia, è la natura generale, e  r anima vivificante del mondo; conside-  rato dal lato morale, è la ragione eterna  che governa e penetra l’universo, è la  provvidenza benefica, è il principio della  legge naturale che comanda il bone e  proibisce il male. » Ricordiamoci ancora  che l’aria, come uno dei due elementi  attivi e parte essa stessa della sostanza  divina, ò dagli stoici considerata come  il principio della vita sensitiva. Dice  adunque Antonino : non contentarti ora-  mai di essere unito con Dio a quel  modo solamente che sono uniti con lui  gli esseri solamente sensitivi, cioè per  mezzo della respirazione ; ma fa’ ancora  di unirti con lui a quel modo che si  appartiene agli esseri intellettivi, cioè  con cognizione e accettazione libera  dello scopo che Iddio ha proposto al-  r accettazione libera di quelli. E però, siccome tu traggi dall’aria ambiento  gli elementi della tua vita sensitiva,  traggi ancora dalla ragione ambiente  gli elementi della tua vita intellettiva. L’esistenza delle' cose dissolvendotù (Tràvxa èv [xerai^oX-^. K«ì ocùrCg  cù év ^'.r,v£xet à^.Xoicoasi, \at xaxa ti (JiOo-  p^). Qui mi pare che fosse il caso  di dovere assolutamente abbandonare  la lettera e contentarci di esprimere il  senso del testo, piuttosto che cercar  di tradurne le parole, che non sono tra-  ducibili in italiano. L’Ornato avea detto:  tutte le, cose vanno soggette a mutazione.  E tu stesso ti alteri continuamente, e  peì'^isci, per cosi dire. Ma egli non era  contento, come appare dall’usato segno.  E in vero che significa quel tutte le cose  vanno soggette a mutazione f Significa, e  non può significare di più, che tutte le  cose possono essere mutate e lo saranno  effettivamente quando che sia; ma ciò  liou esprime quella condizione delle cose,  per cui non hanno stato, o modo di es-  sere che perduri pure un istante senza  mutamento, che è la vera condizione  delle cose secondo il pensiero di Anto-  nino e voluta esprimere da lui. Chi do-  vesse tradurre questo luogo in tedesco,  lo potrebbe fare, parmi, benissimo di-  cendo : Alle (Unge aind in unaufhorlichem  anclera-werden ; come si dice in werden  non solo dai filosofi, ma anche nel lin-  guaggio famigliare, quando di una cosa  che non è ancora, ma si sta incomin-  ciando 0 si va facendo, si suol dire:  Die Saehc iat noch ini werden. Ma la  nostra lingua non ha tutta la flessibi-  lità del tedesco, uè sarebbe chiaro, uè  permesso il dire in italiano : tutte le coae  sano in un continuo mutarai. È una singolare coutradizione  di Marco nostro e di, altri stoici poate-  riori il venir cosi spesso parlando con  tanto dispregio della materia che aottoatà  alle cose ( tt ,? ii7:oy.e'.[xi\rng uXin?, — A"edi  anche YI, 13, e altrove). Il mondo è tut-  tavia per essi un animale perfetto e  bellissimo, il cui corpo è la materia, e  l’anima, Dio (vedi i Ricordi passim, e  specialmente X, 1). Le rughe sul volto  del vegliardo, le screpolature delle ulive  e del fico vicini ad infradiciare, la bava  del cignale ed altre sì fatte cose hanno  pure una certa grazia e venustà (III, 2),  perchè il mondo è perfetto, e nulla è  nelle suo parti che non conferisca alla  bellezza del tutto. Perchè dunque ora  tanto dispregio non solo per tale o tale  altra parte, ma universalmente per tutta  , la materia che sottosta, quando questa  materia, che non è poi altro per gli  stoici se non se il suhstratum indeter-  minato di tutto il contingente sensibile,  è essa pure sostanza divina secondo la  scuola?  Intendi: « o tu voglia dire che  il mondo sia stato formato di atomi.    Digitized by Coogle    378 BICORDI,   ed abbia quindi origine dal caso; o che  sia stato formato di nature (essenze,  entelechie, monadi), ed abbia quindi  per origino l’ intelligenza, o la natura,  che qui è sinonimo di intelligenza ; que-  sta cosa pongo io certa anzi tutto, come  tratta dalla mia osservazione immediata,  che io sono attualmente parte di un tutto  governato da una natura. » Con altre  parole: « o tu faccia venire il mondo  dalla pluralità, o tu lo faccia venire  dall’unità, ella è cosa di fatto che io  ci ravviso attualmente una pluralità  governata da una unità. » Il qual me-  todo di filosofare, per cui, lasciata stare  la disputa intorno all’origine delle cose,  si viene ad esaminare la realtà attua-  le di esse; lasciato stare il lontano e  mediato, si viene ad osservare l’ imme-  diato e prossimo; lasciata stare la co-  gnizione dedotta, si viene a far capo  alla cognizione di fatto acquistata per  osservazione; è solenne ad Antonino. Ricordi il lettore che appo  stoici mondo, tutto, natura, Dio sono   V   sostanzialmente la stessa cosa, e però  quelle che poco innanzi furono chiamate  parti del tutto, qui sono dette della  natura. Dìo, natura, mondo, tutto sono  espressioni diverse che corrispondono a  modi diversi di considerare una stessa  cosa, e questa diversità è relativa alla  mente finita dell’uomo che non può si-  multaneamente contemplare gli aspetti  e momenti diversi delle cose, e non alla  realtà obbiettiva. Quindi ò che le espres-  sioni soprascritte sono non di rado usate  runa per l’altra, poiché sostanzialmente  significano la medesima cosa. Il mondo  KÓrfixog), dice il Laerzio (VII, 70), era  dagli stoici considerato: 1® come causa  0 pbtenza informatrice di tutte le cose  che sono {natura nuturans, i; t£-   Xvtxfi, -ij ToO òlo\j q>0ai<é ), la quale, come  artefice e informatrice di sé medesima,  trae da sé stessa e informa tutte le coso con suprema saviezza e divina necessità,  cioè secondo le sue leggi che sono quelle  della ragione ; 2" come la totalità delle  cose informate e ordinate dalla potenza  informatrice immanente in esse e go-  vernatrice di esse (dotta allora  xòv Toù xd^fjLou) e quindi come l’opera  vivente, il vivente organismo, o corpo  organato da quella {natura naturata) ;   finalmente come l’unità dei due, cioè  dell’ organismo vivente e della forza or-  ganatrice e governatrice, in quanto l’uno  non si distingue dall’altra se non se  per la contemplazione della mente finita  deU'uomo. Vedi i Prolog» nell’edizione  di Torino. Fa che tu vi sottoponga col pen^  siero ... di che io ragiono. Ho conser-  vato tutte le parole della interpretazione dell’ Ornato, perchè non avrei  saputo quali altre più chiare sostituir  loro ; atteso che io non son sicuro di  intendere qui nè che cosa abbia voluto dire r Ornato, nò che cosa Antonino.  L’Ornato volea faro a questo luogo una  nota ; ma non la fece, e non trovo altro,,  che si riferisca a questo luogo, ne’suoi  manoscritti, se non se un cenno pel  quale è indicato che egli lesse qui ò, ti  risolutamente^ ove tutti gli altri, che io  conosca, lessero &ti; e che egli intese  r Ù7TÓ0OU diversamente da tutti gli altri  interpreti. Il Gatakcr, e lo Schultz  che lo segue da vicino, non sono più  chiari. Le quali tu apprendi»,, conside-  razione del tutto. Così l’Ornato svolse ed  illustrò il pensiero di Antonino espres-  so brevissimamente e, parmì anche, poco  chiaramente nel tosto. Non ho mutato  quasi nulla alla versione di questo para-  grafo lasciata dall’ Ornato, sia perchè ho  motivo di credere che ne fosse già poco  meno che contento egli stesso, trovando  io questo paragrafo nettamente ricopiato; ^  sia perchè non avrei voluto correr pericolo (li alterarne benché minimamente il  senso, trattandosi di un luogo che egli  intese assai diversamente da tutti gli  altri interpreti. Vuol dire che non bastano le  impressioni buone che noi riceviamo per  mezzo della sensibilità, le quali possono  e sogliono venir cancellate da impres-  sioni contrarie, ma ci vuole anche il la-  voro deir intelletto che riduca quelle ad  unità e le fermi cosi nel nostro spirito,  formandone come un corpo di scienza.  Non basta l’osservazione, l’applicazio-  ne dello spirito alle cose di circostanza,  ma ci vuole ancora la contemplazione,  l’ applicazione dello spirito alle cose  permanenti , al generale immutabile.  Solo col ridurre ad unità il moltiplice,  a generalità il particolare, si possono  radicare le cognizioni nell’ anima, la  quale si compiace dell’unità, e quindi della scienza: compiacenza cui la sem-  plicità del cuore dee far rimanere se-  creta naturalmente nel cuore, ma non  artatamente celata; ed allora è l’ani-  ma veramente grave e soda e come chi  dicesse, veneranda. Sul fine del para-  grafo fa la enumerazione delle diverse  categorie alle quali si dee riferire l’og-  getto osservato. 0.   Questa nota dell’ Ornato che per le  troppe citazioni del testo greco non  può qui darsi che in parte, trovasi in-  tera nell’edizione di Torino. Grecismo, per suole accadere. Non  era possibile il tradurre altrimenti.   Del resto vada a rilento chi per la  sola ragione del non potersi tradurre  sempre colla stessa voce una stessa  parola del testo, accusa Antonino qui  ed altrove di arguzia. Gli stoici crede-  vano che, là dove è una stessa parola,  debbe essere anche una stessa idea. Ed  anche Platone (vedi il Cratilo) il credette; e il credette il Vico: e tanti j  altri il credettero: e noi il crediamo. ,  Se quella idea generalissima che l’an- !  tichità avea attaccata al :p:?.eìv non si '  trova più annessa al nostro amare, ciò j  non prova altro se non che il greco e  l’italiano sono due lingue diverse. E  sap evadicelo. Il passo di Platone è nel Teeteto dove parlando dell’ uomo filosofo liberalmente educato, dice, udendo egli lodare e magnificare un  tiranno od un re, gli par di udire lodato  e magnificato un pastore, perchè egli  munga di molto latte; e l’animale cui  pasce e munge il re, gli pare anche più  ritroso e più infido di quello cui pasce  e munge il pastore; nè men rozzo nè  meno ineducato stima egli l’uno che  l’altro, mancando ad amhidue il tempo  per badare a sè, e vivendo il primo fra  le mura della reggia a quello stesso  modo che l’altro nella capanna sul monte. » Del resto , il senso generale di tutto  questo paragrafo, non bene inteso, se-  condo me, dagli interpreti, mi pare che  sia: Tu dèi farti capace sempre pih cho  tu puoi vivere da filosofo in questa tua  corte come faresti in. quella tua villa  .che agogni. Non incontri tu ad ogni  •passo esempi di quel che dice Platone:  uomini che vivono nei palagi come fa-  rebbe un rozzo pastore in sul monte:  ingolfati cioè quelli e questo nelle cure  materiali del governo dell’armentoV E  sottintende: se per costoro il palagio  non è altrimenti che una capanna, non  può ella con più ragiono essere la reggia per te come un ritiro filosofico? Gran ragione ha qui Antonino  • di raccomandare a sè medesimo anche  ' questo genere di contemplazione, cioè  a dire lo studio dei fenomeni, e delle  maraviglie, come egli dice sapientemente,  “ dell’organismo corporeo degli animali e deir uomo massimamente: perchè non è  altro studio il quale possa per via più  compendiosa e sicura condurre alla co-  gnizione della infinita sapienza, e prov-  videnza infinita della causa reggitrice  del mondo. Nè l’uorao può presumere  di conoscere sè medesimo, sé non co-  nosce almeno un poco di queste mara-  viglie, cioè come si formi, cresca, si  conservi, si rinnovi e deperisca il suo  corpo, quale sia la natura e il modo  di operare della causa o principio a  cui dehbonsi riferire questi fenomeni,  quali le relazioni di questa vita orga-  nica del suo corpo con quella del prin-  cipio che in lui sente, vuole, e pensa,  e come possano questo due vite modificarsi fra loro scambievolmente. In vero  chi aspira a conoscere sè medesimo,  per quanto sia dato all* uomo di pur  conoscere sè stesso, e non cura di co-  noscere un po’intimamente anche que-  sta delle due parti di che si compone  Tesser suo, porta gran pericolo di er-  rare nel vano, e di prendere astrazioni  por realtà, il che avvenne appunto agli  stoici, ignorantissimi di anatomia o  quindi più ancora di fisiologia. Perchè  uno appunto degli errori fondamentali  della loro filosofia, quello por cui mu-  tilavano la natura umana escludendo  da essa la sensibilità che riferivano al  corpo come a cosa straniera all’ uomo  propriamente, il quale per essi non era  altro che ragione e volontà; questo er-  rore, dico, è in gran parte da attribuire  alla imperfezione delle loro cognizioni,  ai loro errori circa la costituzione fisi-  ca deH’uomo e le relazioni in che ella  si trova colla sua costituzione morale  e intellettuale; o per dire più vera-  mente, alla loro totale ignoranza dello  leggi che governano i fenomeni dell’or-  ganismo corporeo dell’uomo, delle rela-  zioni intimissime della vita di esso or-  ganismo corporeo con quella della mente,  e della natura egualmente spirituale di  ambidue. (Vedi nell’Appendice ai Ricordi  nell’edizione di Torino la dissertazione  del Burdach). Questi versi sono di Omero e  sono dei più famosi nell’antichità, dei  più spesso citati e ripetuti, imitati dai  poeti posteriori; o però Antonino non  li scrisse per intero, ma solo quei brani  che sono stampati in corsivo, bastando  quelli a richiamare alla memoria i versi  interi, alle diverse sentenze contenuto  in essi alludendo egli poi nella parte se-  guente del paragrafo. Con questi versi,  nel VI deir Iliade,. Glauco (dopo aver  detto magnanimo Tidide a che mi chiedi  il mio lignaggio?) incomincia la sua ri-  sposta a Diomede, il quale, prima di  accettare il combattimento con lui,  aveagli chiesto qual fosse la sua stirpe.  Io li ho tradotti letteralmente, giovan-  domi in parte della traduzione del Monti,  la. quale, come nota a tutti i lettori,  avrei volentieri dato qui inalterata, se  in essa fosse più fedelmente espresso,  e nell’ ultimo verso non interamente  guasto il senso delle parole di Omero. Il qual verso, voglio dire il 149\ è tra-  dotto dal Monti come segue: CosxVuom  • nasce e così muor: il che fa fare un falso  sillogismo a Glauco, il quale secondo  la traduzione del Monti, concludendo,  affermerebbe dell’wo/Ho ciò che dovea  affermare delle schiatte umane, mutando,  come direbbero i loici, nella conclusione  il piccolo termine, che nella premessa  minore- non era uomo ma schiatta^ o  stirpe, come disse il Monti. E pure- il  verso di Omero ò chiarissimo. Questo  strafalcione il Monti non avrebbe fatto  se, come quasi ignorante del greco, con  tante altre traduzioni avesse saputo •  consultare quella mirabilissima, non  solo per eleganza di stile ma ancora  per fedeltà, precisione e chiarezza, del  Voss, il quale in cinque bellissimi esa-  metri tedeschi traduce letteralmente i  cinque esametri greci. Anche il Pope,  sebbene i suoi lavori sui poemi di Omero,  tutto die pregevolissimi per altri rispet-  ti, non meritino il nome di traduzione,  non fece qui lo sproposito del Monti. Ed altri ancora potrei nominare dei  nostri che con nobilissimo intendimento  si diedero all’ardua impresa di recare  nella nostra lingua chi l’una e chi l’altra  di quelle poche reliquie che ci riman-  gono della greca poesia (dico poche  rispetto a ciò che fu divorato dal tem-  po); i quali avrebbero meglio inteso e  meglio tradotti moltissimi luoghi se  avessero potuto consultare, se non tutti  gli interpreti, cementatori ed espositori,  almeno i traduttori tedeschi. Ma basterà  che io nomini il più valente, a parer  mio, di tutti, il Belletti, al quale, tranne  forse una più intima notizia del greco,  nulla mancava, non valor d’arte, non  felicità d’ ingegno, a poter fare una tra-  duzione perfetta, o prossima alla per-  fezione, dei tragici greci. E in vero,  leggendo io le traduzioni del Bcllotti e  riscontrandolo diligentemente cogli ori-  ginali, ebbi in moltissimi luoghi ad am-  mirarne la eccellenza, anzi direi quasi  in tutti quei luoghi dov’egli capì ab-  bastanza intimamente il suo testo e non erano difficoltà insuperabili a qual-  sivoglia traduttore. Ma anche in molti  altri luoghi io ebbi a lamentare che  egli pure non abbia saputo o potuto  giovarsi delle eccellenti traduzioni fatte  da* suoi predecessori alemanni. Nel solo  Agamennone, che anche considerato in  sè stesso e non come parte di una  grande e sublime trilogia, è forse il  più bel monumento della scena antica,  e certamente il più grande di tutti per  sublimità tragica, recondita filosofia,  splendore di immagini e copia di alti  e forti pensieri, quanti errori avrebbe  evitati il Belletti, quante meno scem-  piaggini avrebbe fatto dire a quella  grande anima e colossale ingegno di  Eschilo, so egli avesse solo potuto pro-  fittare della traduzione e dei Prolego-  meni di Guglielmo Humboldt? Non dirò  del libro di Federico Welcker sulla Tri-  logia di Eschilo^ che forse non era an-  cora pubblicato quando il Bellotti tra-  ducea l’ Agamennone. Ed è tanto più da  lamentare che al Bellotti siano mancati questi sussidi, quanto è meno da sperare  che sia presto per sorgere un altro in-  gegno italiano, il quale possa fare quello  che avrebbe potuto il Bellotti.   Ritornando al paragrafo di Antonino  e al luogo citato di Omero, è da notare  come siffatti pensieri intorno al poco o  niun valore della vita considerata in sè,  e di tutte le cose umane e dell’ uomo  stesso, così frequenti nei poeti ebraici;  frequentissimi in questo scritto di An-  tonino e divenuti quasi abituali nei  cristiani dei primi secoli, si trovino  pure non di rado anche nei poeti greci  più antichi, voglio dire in quelli delle  prime e più splendide epoche della greca  letteratura, sebbene i Greci fossero un  popolo di allegra immaginazione. Forse  non dispiacerà al lettore il vederne  qui raccolti alcuni esempi : nell’ Odissea, XVIII, 130 : — la terra non nutre nulla  di più infermo che Vuomo. Nell’ottava  delle Pitie di Pindaro, vers. 135: — Che  siatn noi dunque o che non siamo f Leggiero veder d* ombra che sogna. Letteralmente la seconda parte. L’uomo è l’ombra di un  sogno. Nel Prometeo di Eschilo  e non vedevi V imbecille natura a  vano sogno eguale ond* è impedito il cieco  umano gregge? (traduzione del Belletti).  Nell’ Aiace di Sofoclé, — perocché veggo  non essere noi, quanti viviamo, altro che  larve ed ombra vana. Nel Filottete del  . medesimo Sofocle, vers. 946. Filottete  chiama sè medesimo: — ombra di un  fumo. Nella Medea di Euripide -- non ora soltanto incomincio a stimare  tutte le cose umane come un' ombra, E  vuoisi notare come appo i tragici ed  anche appo i) lepidissimo Aristofane la  parola effimeri, cioè quelli che durano  un giorno, è spessissimo usata come  sinonimo di uomini. A queste, o ad al-  tre simili sentenze d’ antichi ed illu-  stri poeti, le quali erano nella me-  moria di tutti gli eruditi del suo tempo,  ♦ alludeva evidentemente Antonino con  quelle sue parole: il più breve detto,  anche di quelli che sono i più noti ecc., accennava poi per esempio quelli di  Omero.   [Questa nota fu scritta in tempo che  io, quasi appona ripatriato dopo trent’an-  ni di assenza, e mandato a stare in  un cantuccio al tutto vacuo di studi e  di lettere (prendendo i vocaboli in un  senso un po’ alto), e ridottomi a passare  nella solitudine i pochi momenti d’ozio  che r esercizio di un pubblico ufficio mi  lasciava, avea potuto, non saprei diro  perchè, immaginarmi che il valentis-  simo sig. Bellotti fosse già del numero  di quei felici che più non vivono altri-  menti sulla terra che per la memoria  di opere egregie che vi lasciarono. Avvertito ora del mio errore, non  cangio nulla a quello che ho scritto di  lui; ma aggiungo V espressione di un voto,  che deve esser quello di tutti gli amatori  delle buone lettere desiderosi di vedere  vie più chiara e più grande la rino-  manza di un nobilissimo ingegno: ed '  è che l’esimio sig. Bellotti, come sta  ora, da quanto mi dissero, rivedendo o  migliorando il suo Yolgarizzamento di  Sofocle, così possa egli poi rivedere ed  emeudare quello ancora di Eschilo, il  quale, a parer mio, ne ha maggiore bi-  sogno; perchè quello, tranne forse al-  cune eccezioni, non pecca gravemente  che nella parte lirica; laddove in questo  trovai, 0 parvemi certamente trovare,  molti luoghi da dover essere emendati  non solo nella parte lirica troppo spesso  non traducibile in italiano (come è in-  traducibile Pindaro, secondo che fu sen-  tenziato anche da G. Leopardi  non ismentito dal tentativo più audace  che felice di Giuseppe Borghi) ; ma  eziandio nel dialogo. Ella comjyie nondimeno..», si avea  proposto. Mi sono scostato, anche nel  senso, interamente dall’ Ornato, il quale  avea tradotto: ella rende intero e com-  piuto quanto ella avea fatto fino allora;  primieramente perchè il senso voluto  esprimere dall’ Ornato non mi sembrava  abbastanza chiaro ; e poi, e principal-  mente perchè mi parve troppo grande  licenza il tradurre per quanto avea fatto  fino allora, il tò irpoTcOiv, il quale mi  sembra qui usato nel senso il più ovvio  del verbo “7rp.oT{6T)|ju”, che è quello di  proporre, e così l’ intende anche lo Schultz contrariamente al’Gataker seguito dall’ Ornato. Veggo bene le ra-  gioni che possono avere indotto l’Or-  nato a interpretare a quel modo; ma  non mi persuadono. Il pensiero di An-  tonino mi sembra chiaramente, l’anima razionale, la quale non si propone  altro che di operare sempre secondo  ciò che richiede il momento presente, e di aver caro tutto ciò che le inter-  viene, come cosa voluta dalla natura,  in qualunque istante le* sopravvenga la  morte, compie sempre interamente il  compito che ella si avea proposto, e  in modo soddisfacente a sè stessa; ella  ha tutto ciò che potea desiderare, ha  totalmente esaurita la sua parte come  attrice sulla scena del mondo ; e appunto il morire quando la natura lo  vuole, è la conclusione, il compimento  della parte a lei assegnata e da lei li-  beramente accettata nel gran dramma  della vita universale. Bone avverte qui il Gataker aver già  Socrate usato il medesimo argomento  per indurre Alcibiade a disprezzare la  moltitudine, alla* quale peritavasi di  farsi innanzi a concionare: qual è, dis-  s’egli, di costoro quegli che ti impau-  risce? forse Micillo il ciabattieref Trigaió  il conciatore f Trochilo il ferravecchio?  ora non sono costoro quelli dei quali si  compone V adunanza del popolo? Che se  non temi di favellare a ciascuno di essi  separatamente, che è dò .che ti fa timido  a parlar loro riuniti insieme? Il ragionamento di Socrate era giustissimo ap- >  plicato ad una moltitudine di popolo  riunito, e avrebbe anche potuto ricor-  dare ad Alcibiade l’antico detto di Solone ai:li Ateniesi conservatoci da Plu-  tarco: preni ad uno ad uno »iete tante  volpi ; riuniti insieme siete tanti allocchi.  Ma il medesimo ragionamento applicato  allo cose di cui parla Marco nostro non  ò molto concludente. E una melodia,  per es., come qui avverte opportuna-  mente il Pierron, è qualche cosa di più  che una semplice successione di suoni,  e Antonino dimentica di considerare  ciò appunto per cui le note musicali  hanno potenza da commovere T anima  sì intimamente. Avverta il lettore che idea tra-  gica fondamentale ai poeti greci era la  lotta infelice della volontà e liberta  morale dell’ uomo contro l’ inflessibile  necessità ; o per dir più veramente,  quella fatale retribuzione di giustizia  che risulta inevitabilmente alla vita  umana dalle leggi necessarie dell’ordine morale. Perchè quella necessità che non era punto upa cosa cieca secondo gli stoici, apjio i quali il /«<o  non era altro che la concatenazione  delle cause secondo le leggi della na-  tura, cioè della ragione e quindi della  giustizia; quella necessità, dico, non  era punto una cosa cieca neppure nella  mente dei poeti: sendo che a Nemesi  figlia appunto di essa necessità e particolarmente incaricata di vendicare i  delitti e rovesciare le troppo grandi e-  immeritate prospérità, a Nemesi^ dico,  e alla Giustizia (5“tx-ri), che erano i due  concetti più puri fra tutte le divinità  immaginate dall’ antico politeismo, il  semplice, ma sublime buon senso dei  Greci riferiva tutto ciò che risguarda  il supremo governo del mondo. L’idea  dunque della giustizia era congiunta  con quella della necessità^ sebbene in  modo diverso, anche nella mento dei  poeti, come in quella degli stoici. Cho  se Antonino non fa qui esplicitamente  alcuna allusione a quella retribuzione  di giustizia, che era l’elemento morale  della tragedia greca, ma solo allude alla inutilità della lotta contro alla necessità, e sembra così impicciolire l’i-  dea nobilissima dell’antica tragedia;  egli è perchè questa inutilità intendeano  gli stoici e i poeti allo stesso modo, e  quasi esprimevano colle medesime pa-  role; laddove intendeano in modo di-  verso quella retribuzione: e non erano  forse i poeti quelli clie la intendeano  in modo men vicino al vero. Benissimo il Gataker ricorda qui  alcuni detti memorabili di Pocione, conservatici da Plutarco, ai quali alludea  probabilmente Antonino in questo luogo.  Già condannato a morte per giudizio  iniquo de’ suoi cittadini, in proposito .  di uno che non ristava dal dirgli vil-  lanie, disse Focione: non sarà alcuno  che faccia costui cessare dal disonorar  «è medesimo ? E già vicino a morire,  questa sola ingiunzione fece al figliuolo:  dimenticasse il fatto ingiusto degli Ateniesi. Quanto alle parole che seguono  di Marco nostro : mpposto che non e in-  fingenac, non debbono esser prese come ,  espressione di nn sospetto nel caso  particolare di Focione, ma bensì in un  senso generale, quasi dicesse Antonino  con istoica riserva, non bastar sempre  le parole a dar certo fondamento a un  giudizio sulle disposizioni interne del-  l’animo altrui, nè doversi mai fingere,  neppur quando il fingere potesse gio-  vare a bene edificare gli uomini. Da stólto (à|*vu/jiov). L’Ornato avea  trodotto inìquo, seguendo lo Schultz  che tradusse iniquum. Ma l’Ornato non  era ben risoluto di aver bene interpre-  tato quello ayvofxov, come appare dal  consueto segno. E veramente non parmi  che lo ayvcofjLov possa esser preso in  questo senso, sebbene abbia quello  ingrato, disleale, disamorato. Il senso  più ovvio di questo aggettivo è privo  di senno, stolto, inavveduto, e parmi che  41 1 reo Aurelio questo senso quadri benissimo in questo  , luogo, meglio che non faccia quello di  inìquo. Dopo aver detto Antonino es-  sere da pazzoy cioè a dire da stolto, il  volere che ì malvagi non pecchino; aggiunge che lo ammettere in tesi gene-  rale ed assoluta, poiché non si può fare  altrimenti, che essi debbano di neces-  sità peccare, e il volere ad un tempo  che essi facciano una eccezione a favor  tuo, è cosa non solo às. stolto^ ma an-  che da tiranno: da stolto perchè l’ec-  cezione, anche di un solo caso non è  possibile ai malvagi; .da tiranno perchè  vuoi esser distinto e che ti si abbia  maggior rispetto che agli altri uomini.  Anche il Gataker intende 1’ àyvwi^ov  così; il Pierron segue lo Schultz. Parole di Epitteto (dissert. Ili,  24) malissimo interpretate da Al. Pier-  ron, che riferisce l’àiroOavTi al padre,  quando deve essere riferito al figliuolo,  corno fece l’Ornato, seguendo il Gataker e lo Schultz. La medesima sentenza  si trova anche nel Manuale del mede-  simo Epitteto con parole poco diverse, e fu benissimo tradotta dal Leopardi. Se tu hacer<fi per avventura un tuo Ji-  gliolino o la^moglie, dirai teco stesso:  io bacio un mortale. Manuale, Tutto è opinione. Il lettore com-  prenderà facilmente come il senso stoico  di questa frase, tante volte ripetuta  da Marco nostro, è al tutto alieno da  quello della famosa sentenza del sofista  Protagora: V uomo è misura di tutte le  cose. La sentenza del sofista si riferiva  ad ogni cosa, alla verità obbiettiva, alla  moralità come alla sensibilità, e tendea  quindi a distruggere la possibilità' di  ogni cognizione teorica, la morale come  la religione. La sentenza di Antonino al  contrario, il quale, per un errore direi  quasi magnanimo, riduceva, seguendo gli  stoici anteriori, tutta l’essenza dell’ uo-  mo alla ragione e alla volontà ragionevele, non si riforisce ad altro che alla  sensibilità, cioè ai piaceri e ai dolori  di cui essa sensibilità è soggetto. Intendi raziocinio nel senso proprio dei loici, cioè facoltà del sillogizzare, operazione propria dell’intelletto;  e nota qui il carattere esclusivo del  Portico, il quale considerava e stimava  un nulla, non che la sensibilità ma l’in-  telletto stesso, a paragone dei buon  uso della volontà, cioè della moralità  della ragione. Traducendo ho usato il vo-  cabolo raziocinio piuttosto che intelletto,  perchè in italiano il senso della parola  intelletto può essere troppo facilmente  confuso con quello di ragione, la differenza fra i due non essendo così ben determinata nella nostra lingua, come è fra i  due corrispondenti tedeschi Verstandnis e  Vernunft. Ornato. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ornato” – The Swimming-Pool Library.

 

Orsi (Palma di Montechiaro). Filosofo. Grice: “Orsi uses ‘psicologia speculativa’ where I would use ‘psicologia filosofica,’ since speculativa opposes to prattica, rather!” --Allievo di Ottaviano, insegna a Catania. Pubblica nella sua attività di ricerca scritti minori di autori italiani  e il saggio “Gl’hegeliani di Napoli.” Crato l'edizione dell'opera di Ottaviano su Campailla; “La psicologia filosofica di Spaventa. è stato nella segreteria della rivista “Sophia”. Altri saggi: “Lo spirito come atto puro,” “La filosofia moderna,” “L'uomo al bivio: immanentismo o cristianesimo? Saggio di realismo esistenziale, “Antropologia”; “Psiche e metafisica” “Psicologia speculativa” “Sulla psico-patia”. Orsi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Orsi” – The Swimming-Pool Library.

 

Ortes (Venezia). Filosofo. Grice: “Being English, I was often confronted with that very ‘silly’ song by Cleese and Idle, but then they were never the first! Which is good, since they are Cambridge and Ortes is Oxonian! Viva La Fenice!” --   Considerato uno dei più dotati tra i filosofi veneti settecenteschi, precursore nell'analizzare dal punto di vista della produzione complessiva alcuni aspetti come popolazione e consumo. La sua impostazione filosofica si fonda su un rigoroso razionalismo. Nel mercantilismo vide far gran confusione fra moneta e ricchezza. Fu un sostenitore del libero scambio pur con alcune restrizioni della proprietà che interessavano il clero, anche se appartenevano al passato ed è considerato per questo un anticipatore di Malthus, ma con qualche contraddizione. Malthus prevede l'aumento della popolazione, in trenta anni, in modo esponenziale, quindi molto di più dell'aumento delle sussistenze. Altre saggi: “Grandi, abate camaldolese, matematico dello Studio Pisano, Venezia, Giambatista Pasquali, “ Dell'economia nazionale” (Venezia); “Sulla religione e sul governo dei popoli” (Venezia); “Saggio della filosofia degli antichi” -- esposto in versi per musica (Venezia); “Dei fedecommessi a famiglie e chiese,” Venezia, “Riflessioni sulla popolazione delle nazioni per rapporto all'economia nazionale: errori popolari intorno all'economia nazionale e al governo delle nazioni” (Milano, Ricciardi), R. Donati (Genova, San Marco dei Giustiniani). Catalano, Dizionario Letterario Bompiani. AMilano, Bompiani, Citazionio su Treccani L'Enciclopedia Italiana. Gianmaria Ortes. Ortes. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ortes” – The Swimming-Pool Library.

 

Otranto (Otranto). Filosofo. Grice: “Otranto wrote a tractatus ‘de arte laxeuterii,’ which is an art of ‘divination,’ as when we say that smoke divinates fire!” -- Grice: “Had Otranto not written ‘scritti filosofici’ we wouldn’t call him a philosopher!” – Filosofo. Sull'infanzia e sulla formazione poco è noto. Non si sa dove oggiorna e studia, né chi siano stati i suoi maestri. La sua filosofia, però, lascia immaginare una formazione molto solida. Insegna a Casole. Tradusse la liturgia di Basilio ed altri testi liturgici per volontà del vescovo. Le sue competenze linguistiche gli valeno inoltre degli incarichi diplomatici. Interprete al seguito dei legati papali Benedetto, cardinale di Santa Susanna, e Galvani. E a Nicea al seguito del re Federico di Svevia. Saggi: “L'arte dello scalpello”, con una raccolta di testi geo-mantici ed astrologici; traduzioni di testi liturgici; “Dialogo contro i giudei”; Tre monografie o syntagmata “Contro i Latini” -- su questioni dottrinali significative nella polemica fra cattolici ed ortodossi (quali la processione dello spirito santo o il pane azzimo); un'appendice ai tre syntagmata; lettere e frammenti di  lettere;.  J Hoeck-R.J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios von Otranto Abt von Casole. Beiträge zur Geschichte der ost-westlichen Beziehungen unter Innozenz III. und Friedrich II., Ettal. M. Chronz: Νεκταρίου, ηγουμένου μονής Κασούλων (Νικολάου Υδρουντινού): « Διάλεξις κατά Ιουδαίων». Κριτική έκδοση. Athena,  L. Hoffmann: Der anti-jüdische Dialog Kata Iudaion des Nikolaos-Nektarios von Otranto. Universitätsbibliothek Mainz, Mainz, Univ., Diss., Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nicola Nettario d’Otranto. Otranto. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Otranto” – The Swimming-Pool Library.

 

Ottaviano (Modica). Filosofo. Grice: “Perhaps with Holllinghurst, and Hogarth, of course, Ottaviano is one of the few who have cherished in the analysis of ‘la curva’ or ‘la linea’ – and it has revived a debate which should fascinate a few!” Diplomatosi a Modica, si laurea a Milano. Straordinario di Storia della Filosofia a Cagliari, poi a Napoli, ottenne la cattedra, conseguendovi la libera docenza ne passò poi a Catania, dove fonda e diresse l'Istituto di Magistero, insegnandovi. Fonda la rivista “Sophia”. Grande conoscitore della filosofia del periodo medievale, di cui peraltro ritrova e studiò molte opere inedite, elaborò una propria teoria.  Delle due saggi, “Critica dell'Idealismo” (Napoli,) e “Metafisica dell'essere parziale” (Padova), la prima ma fu ben presto censurata e poi bruciata pubblicamente a causa della sua dura critica all'Idealismo di Gentile. Questa sua opposizione a Gentile, nonché le sue critiche a Croce, gli valeno dure vessazioni accademiche.  Compone inoltre un ampio e comprensivo Manuale di storia della filosofia (Napoli). Membro dell'Accademia d'Italia, si occupa, per primo, della filosofia di Gioacchino da Fiore, esaltato d’Aligheri nella Commedia, pubblicandone un saggio. Pubblica il codice di Oxford “Joachimi Abbatis Liber contra Lombardum,” che attribuì a qualche seguace della scuola di Fiore. Mentre celebrava, a Novara, Pietro Lombardo, riprese a parlare di Fiore, presentandolo come un romantico "ante litteram" e un fautore della nazione italiana. Segnalò pure due ignorati codici gioachimiti della biblioteca Casanatense di Roma, occupandosi altresì della condanna di Gioacchino da parte del Concilio Lateranense ed evidenziandone lo sgomento suscitato. Inoltre, nella rivista Sophia, diretta da lui ed allora edita dalla CEDAM di Padova, diede spazio a vari studiosi gioachimiti. Sempre sull'argomento, ritenne dapprima Gioacchino un triteista, ma, dopo aver visionato le tavole del Liber figurarum, scoperto da L. Tondelli propese invece per un'ortodossia trinitaria. Fonda e diresse un partito nazionale d'impronta social-liberale, che però non ebbe seguito. Opere principali: Pietro Abelardo. La vita, le opere, il pensiero” (Poliglotta, Roma); “Il "Tractatus super quatuor evangelia" di Fiore, Archivio di filosofia, Padova, Testi medioevali inediti. Alcuino, Avendanth, Raterio, Anselmo d’Aosta, Abelardo, Incertus auctor” (Olschki, Firenze); Joachimi abbatis Liber contra Lombardum (Scuola di Gioacchino da Fiore), Reale Accademia d'Italia Studi e documenti, Roma, Un documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore” (Rondinella, Napoli); Pier Lombardo, in Celebrazioni piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro, Urbino); “Critica dell'Idealismo” (Rondinella, Napoli); “Metafisica dell'essere parziale” CEDAM, Padova); “La tragicità del reale, ovvero la malinconia delle cose. Saggio sulla mia filosofia” (CEDAM, Padova); Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note D. D'Orsi” (CEDAM, Padova); E. Scarcella, Dizionario Biografico degli Italiani, D. D'Orsi, Il filosofo della quarta età: ricordo di Ottaviano, quotidiano “La Sicilia”, Catania, di. D.'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni fa moriva, quotidiano “La Sicilia”, Catania, . E. Scarcella,  Dizionario Biografico degli Italiani, stituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma,. Gioacchino da Fiore  Massimiliano Pace, Info Magazine. Ottaviano. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ottaviano” – The Swimming-Pool Library.

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