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Thursday, April 22, 2021

Grice e Cusani: l'uno latitudinale

 muore povero tra le fosche nebbie di Londra; Silvio | napoleonico, composto degli ufficiali dell'esercito e di Pellico, che agonizza nel carcere duro, e che poi scri- quasi tutti gl'impiegati; l'aristocratico ed il clericale verà le Mie Prigioni, la più grande vendetta in forma avverso al Governo, perchè lo sospettava poco religioso; cristiana della prepotenza imperiale; Maroncelli, che vi a Napoleone, perchè avea creato nuova ed emula noperde una gamba; che nel momento dell'amputazione biltà, e bistrattato il Pontefice. Il 3.° partito era di canta un inno, e non avendo altro offro al chirurgo una coloro, che desideravano la indipendenza d'Italia, e odiarosa, e che poi morirà pazzo in America; Oroboni che vano i Francesi come prepotenti e spogliatori; ma non vi perde la vita, sepolto come un malfattore in un vile aveano fermi criteri politici, ed ondeggiavano tra la cimitero. Mamiani no canto i dolori e la morte in monarchia assoluta ed il governo rappresentativo. Il un’Eroide stupenda, e Maroncelli scrisse un'epigrafe, popolo poi ammirava, è vero, la grandezza napoleonica, che mi piace riportare:  Fame lentamente il consunse ma non accettava lo contribuzioni enormi, e la coscridue anni Il mattino 13 di giugno del 1823 Pianse zione: sperava pace dai Tedeschi, e si augurava un più suo padre e Italia Perdonò ai nemici  E spirò  felice avvenire. Il partito degli aristocratici e del clero Ventinove travagliati anni e speranze deluse – Furono s'impose all'Austria con chiedere le istituzioni religiose la sua vita (Addizioni ecc.). Giorgio Pallavicino, giovi- abolite, il ritorno della censura, il foro ecclesiastico, e netto di bello ingegno, e di cuore gentile, tormentato quanto altro poteva inceppare il libero pensiero, lo svolpiù degli altri, sta per impazzire, e Maroncelli scrive gimento della civiltà. A compiere le concessioni e le per lui un Carme in prosa « Le Rimembranze », che mistificazioni, l'Austria ci accordò un Vicerè; ma tenne io ho riletto piangendo; che ritengo un capolavoro di arcani i poteri a lui concessi, ed il Vicerè fu l'ombra poesia e di affetto. E son passati tanti anni! E l'ideale sinistra, che aduggið ogni cosa, ed accrebbe gli odî e se ne va, sale il miasma, ci avvolge una fitta nebbia le antipatie contro i nuovi padroni. di tedio o di apatia! O giovani, in quel Carme batte il Gl’Italiani, soggetti alla dominazione austriaca, erano cuore dell'eroica generazione, che co'suoi dolori, col circondati da un'atmosfera, che snerva e corrompe. I suo sangue, con la dura prigionia, co'suoi patimenti ha ricchi epuloni erano ben veduti e protetti; quelli che creato l'Italia! E rileggo gli spasimi di Teresa Confa intendevano al commercio, alla industria, alla pubblica lonieri, eroina e martire dell'affetto coniugale. Il ma beneficenza erano esposti ad ogni guisa di molestie; rito Federico è condannato a morte; pochi giorni pas. minacciati in ogni occasione, spiati negli atti, nei detti, seranno e la sua testa rotolerà sul palco dei malfattori; nei pensieri... L'arcanum Imperii dell'Austria era ril'afilitta donna convulsa, agonizzante, parto col suocero durre tutti gli stati, che compongono la Monarchia, in improvvisamente per Vienna, sfida i geli e le nevi, com unico stato. Chiamava ribellione i naturali sforzi della pie inauditi sacrificî, penetra nella Reggia, si gitta col nazione a serbare la sua individualità. Gl’Italiani, sasuocero a piedi dell'Imperatore, furibondo da prima, pendosi odiati, odiavano: i buoni, per sottrarsi all'odio poi ritto li ed immobile, impassibile alle lagrime ed ai pubblico, ritraevansi dagli ufficî; i quali rimanevano singulti. Con feroce ironia rimanda i supplichevoli; pro- quasi esclusiva proprietà degl'inetti e dei malvagi. Il mette la grazia con parole irrisorie: ogni speranza è moto meccanico spegneva ogni intelligenza, snervava perduta! Ma la donna eroica non si sgomenta; chiede ogni volontà, riduceva l'impiegato alle condizioni di un'udienza alla Imperatrice; va di notte da Lei: la ma una macchina. Imperava la burocrazia, piaga cancrenosa, gnanima Signora balza dal letto, entra scapigliata nella che basta a viziare tutto l'organismo di uno Stato. Cosi stanza dell'Imperatore, con calde lagrime lo supplica, a la Lombardia e la Venezia erano oppresse, smunte, ed stenti ne ottiene la grazia, ed abbraccia piangendo Te oltraggiate dai dominatori forestieri; davano oro resa, che divora la via, non cura la bufera, arriva a sangue per ribadire le loro catene, e rendere più insoptempo a Milano, e Federico è sottratto al patibolo, ma portabile la propria schiavitù. (V. LA FARINA, Storia condannato a morte lenta e crudelo, al carcere duro!... d' Italia, dal '15 al '50, p. 257 ec., Torino, '59). Fu tra  L'Austria con le tante sevizie, con lo crudeltà inutili, scurato e disprezzato il codice napoleonico; furono dicon la sprezzante tirannia perdette il credito in Europa, strutte le grandi conquiste dell'89; tolta la discussione e condannò sè stessa: il suo giudice più severo fu l'ago- pubblica, reso segreto il processo; e tutto affidossi ad nia dello Spilberg!... Verrà giorno, e con sublime eroi un magistrato, senza che il colpevole avesse avuta lismo, con concordia unica al mondo i Lombardi affronte bertà di difesa. ranno la mitraglia, scacceranno Radescki, prepareranno le grandi battaglie del '59!...  C. Correnti scriveva il 4 luglio 47 queste profetiche Sopravviene intanto la Rivoluzione del '21; Carlo parole: « Il governo austriaco ci è nemico per natura, Alberto tentenna; l'esercito piemontese entra in Torino per elezione, nemico per necessità. La pace presente al grido: Viva la Costituzione, morte agli Alemanni! ci costa quanto una guerra disastrosa, o ci conduce Una Giunta della Federazione italiana vuole C. Alberto verso una guerra terribile, di cui può prevedere l'esito Re della Penisola; che s'intimi la guerra all'Austria, solo Iddio, al quale raccomandiamo la nostra povera e scrive sulla bandiera: Regno d'Italia, Indipendenza patria. >> Gli Austriaci, continua il Nostro, entrati in Ita Italiana. Varcato il Ticino dall'esercito piemontese, lia come alleati e liberatori vi trovarono tre partiti; il doveano insorgere i Lombardi: il Viceré tremava, e  e  1  nel silenzio Manzoni scriveva l'Inno immortale, che, E Nicolini nel '43 avrebbe scagliato il suo Arnaldo  nascosto sotto il moggio tanti anni, vide la luce nel '48. sul capo dell'Impero; sublime protesta della naziona-  Sui piani di Novara caddero le speranze d'Italia, e lità italiana contro il barbaro invasore:  l'Austria inferoci sui congiurati, dannando al carcere   Il ferro divori i lurchi Alemanni:  duro i più eletti ingegni, i cittadini più generosi, le   Voliamo a quell'Alpi che mandan tiranni, anime, come Silvio Pellico, più miti ed intemerate. Gli  Si chiuda col petto l'infausto sentier, anni, che corsero dal'20 al '30, dice il Nostro, riusci  Il nobile esempio ci diede Milano, rono ad accrescere ed inasprire i dolori; e le stragi di  Ognuno, fratelli, si chiami italiano,  Uguale sia il nome, concorde il voler, Pavia ne furono il più romoroso episodio. Il Governo si rendeva più cupo e diffidente; la Polizia, già coverta d'infamia e di esecrazione, se ne vendicava, quasi sfi. dando la società; la censura raddoppiava ogni di le più In ogni pagina del Correnti trovo profonde osservasottili cautele, i più assurdi rigori. Ma l'ingegno italiano zioni sull'aristocrazia milanese, che, osteggiata da prima benchè torturato e compresso, protestava sempre, e  dall'Austria, ora si vorrebbe, ma troppo tardi, attaccon verso eccitatore vendicava i dolori degli oppressi,  care al carro dell'Impero; sul Clero, sull'Episcopato, stimmatizzava le brutture, le feroci vendette, le sevizie  devoto più al Pontefice che all'Imperatore, il quale inaudite dell'esoso conquistatore.  ama i Vescovi ignoranti e corrotti, anzichè i veri SaE Manzoni cantava:  cerdoti, apostoli di carità e di pace. Nota anche il O stranieri, nel proprio retaggio  Correnti che il medio ceto è in Lombardia la classe che Torna Italia, e il suo suolo riprende;  più soffre i dolori della dominazione straniera, più risente O stranieri, strappate le tende  gli affanni morali della servitù, e fu, è, sarà sempre Da una terra che madre non v'è!  costantemente avverso all'Austria. Nè il popolo può Berchet gittava in faccia al superbo straniero il Ri. dirsi amico dell'Impero. Le strabocchevoli imposte, la morso, le Fantasie, il Romito del Cenisio, riboccanti violenza della coscrizione, la legge del bollo che cold'odio contro l'Impero; poesia, che in tanto sconforto, pisce specialmente i poveri, mantengono nel popolo ci rimescola ancora le viscere:  sempre vivo l'odio contro lo straniero, e l'Austria va Una ciurma irrequieta  sempre più perdendo terreno, anche in faccia a quella Scosse i cenci, e giù dal Brennero  inerte moltitudine che finora può dirsi non ancora agiCorse ai Fori e li occupò;  tata dal fremito della insurrezione e dalle passioni poTrae le genti alla Segreta,  litiche. La Lombardia è sacrificata al preconcetto delDove iroso quei le giudica  l'accentramento. Le nostre Università, i nostri OspeChe bugiardo le accusò. Su! nell'irto, increscioso Alemanno,  dali, i nostri ufficî sono obbligati a modellarsi sugl'IstiSu! Lombardi puntate la spada!  tuti di Vienna: tutto avvilisce la nostra industria, il Fate vostra la vostra contrada,  nostro commercio e le leggi di finanze e di dogana Questa bella che il ciel vi sorti.  proteggono gli stranieri, opprimono gl'italiani. Un egoiE Rossetti nel '30 scriveva:  smo senza intelligenza prevale nei Consigli viennesi,  e l'Imperatore, pur contento di vessare e di opprimere, L'iperborea nemica grisagna,  riposa nella sua glaciale tirannia, e non comprende il Che due rostri ti figge nel seno, La cui fame non venne mai meno,  moto dei tempi, né le nuove idee che agitano i popoli. Ma col pasto si rese maggior,  L'Austria non comprende le necessità della sua molteTi divora, ti lania, ti sbrana....  plice natura, e della sua posizione geografica, ed avNė tu scuoti l'inerzia funesta?  versa lo sviluppo delle forrovie. Limitare, dice il Nostro, E non tronchi la gemina testa  la linea ferrata austro-italica al solo Lombardo-veneto, In un moto di giusto furor?  farla essere come un'ultima e perduta diramazione nella E Giusti nel '38, continuando le tradizioni del Man. gran linea austro-tedesca; isolarla violentemente da zoni, del Berchet, del Rossetti, avrebbe nella famosa tutte le altre linee italiane oltre il Po, ed il Ticino, poesia « L'Incoronazione » fulminato la settentrional  correggere in tal modo la geografia e violentare la spada di ladri torta in corona, scrivendo:  natura; porro le necessità della nostra vita civile, comO latin seme a chi stai genuflesso?  merciale, industriale al di sotto de' più frivoli riguardi Quei che ti schiaccia è di color l'erede;  strategici e bancari, riserbarci in ogni cosa l'ultimo È la catena che ti suona al piede  posto, ecco i malvagi ed ipocriti disegni dell'Austria, Del ferro istesso.  così esiziali agli oppressi. Piombate addosso al mercenario sgherro,  Una centralità impossibile colpisce a morte la legiSu gli occhi all'oppressor baleni un ferro  slazione, disordinata, arruffata, contradditoria: mancava D'altra miniera;  all'Impero l'occhio limpido e sicuro, il senso del retto, De la miniera che vi die' le spade,  dell'ordino, della giustizia. Dopo una complicata elaboQuando ne l'ira mieteste a Legnano Barbare torme, come falce al piano  razione escono leggi intralciato, inintelligibili. Tutto è Campo di biade.  confusione: i sani principî tolti alla scuola giuridica  [ocr errors] alemanna si alternano con sofismi burocratici, con di alla dominazione straniera: fu lo squillo della tromba, stinzioni pedantesche, scolastiche, ed il potere legisla- che precedette le 5 giornate! Tralascio altre minute tivo trovasi diviso, sminuzzato in molti uffici centrali. considerazioni, è terminando questo studio sul primo Tutti pubblicano leggi, fino il Gran Maresciallo di Corte! volume del Correnti, salvo ad occuparci del secondo Spettacolo desolante! La medesima disposizione è pub- quanto prima, concludo col lombardo scrittore, tanto blicata due o più volte, da varie autorità, in vario benemerito della indipendenza italiana: « Cessino gli forme; e le leggi dell'Austria ricordano l'immensum Austriaci dal chiamarci ingrati, cessino di sperare che camelorum onus delle leggi romane.  l'Europa creda alla nostra felicità, cessino dal vantarsi È per tutto questo che l'unità austriaca, non favorita nostri benefattori, ma si riconoscano francamente nedalle simpatie, contrariata da tradizioni ed interessi mici, e a noi concedano che possiamo esser loro giudivergenti, non preparata da una ben diretta azione di stamente e lealmente nemici (pag. 551). » legge e di amministrazione, rimarrà sempre un sogno  Acri, 27 settembre 1992. della politica, mantenuto dall'Unità imperiale. Vani  VINCENZO JULIA. tutti gli sforzi dell'Austria per umiliare, o blandire l'Aristocrazia lombarda: quel che fa male ai politici di Vienna è il contegno dell'alta società milanese, che,  APPENDICE sia moda, sia orgoglio, sia amor patrio, sia resto di pudore, mai non volle accogliere i soldati e gl'impiegati dell'Austria. Questa resistenza passiva dei Lom  Stefano Cusani. bardi, diceva Metternich, è una delle piaghe più velenose dello Impero, non s'ingannava. Ben doveva Nasceva in Solopaca, una volta Distretto di Caserta, ricordarsi di quella terribile parola sfuggitagli di bocca oggi Circondario di Cerreto Sannite (Benevento) il 23 fra le ipocrite consolazioni, che prodigava ad un'illustre dicembre 1816, Stefano Cusani da Filippo e Caterina dama, sposa di un congiurato italiano, già dannato a Cardillo. Suo padre, insigne avvocato, fu sollecito della morte: « Sua Maestà farà grazia, non ne dubiti, ma educazione di questo come di altri quattro suoi figliuoli, dopo tutte le grazie e tutti i benefici prodigati all'Italia, che, affidati alle cure di un suo fratello germano a davvero che verrebbe voglia di desiderare, come un nome Matteo, sacerdote, mandolli in tenera età a inantico imperatore desiderava do'suoi Romani, che gli cominciare e compiere i loro studî in Napoli. Ivi SteItaliani avessero una testa sola. » Feroci parole, che fano, ch'era il secondogenito di cinque fratelli, frequenci fanno ancora maledire l'Impero, e che furono ven tava i più rinomati Istituti privati di quel tempo (che dicate nella sublime riscossa dello 5 giornate, e nella allora l'insegnamento pubblico esisteva sol di nome),  si distingueva fra gli altri condiscepoli in ognuno di L'Austria, mostro immane, senza cervello, senza cuoro, questi, così che in breve, compiuti gli studi letterarî odia tutto, e tutti. La nostra lingua, la nostra lettera fu giocoforza mettersi a studiare le scienze della fatura, la nostra storia sono per essa oggetto di disprezzo coltà che doveva seguire. e di sospetto. Il Governatore Hartig, benchè uomo di Fu questo il solo brutto periodo di sua vita. Suo ingegno, postilla gli scritti italiani de' suoi impiegati padre voleva fare di lui un Avvocato civile, come suol con frasi, che attestano la più barbarica ignoranza della dirsi, e quindi fu obbligato a studiare leggi e pandette, nostra lingua. Quando i Principi Francesi, venuti a per le quali discipline non si sentiva la benchè minima Milano, lo richiedono che loro presentasse gli uomini inclinazione, anzi, a dir vero, sentiva per esse la più di lettere, ei sceglio Piazza e Maffei, o trascura Man marcata avversiono; ma buon figlio e docile essendo, zoni, Grossi, Torti, Litta ed altri, che non avean mai per non dispiacere al padre, che tanti sacrifizî avea posto piedo nolle aule del Governatore (pag. 522). Sot fatti e faceva per lui, come per gli altri fratelli, a matomessa servilmente alla Polizia è la censura, che re lincuore sempre, ma sempre tacendo, giunse fino ad esprime ogni espressione, ogni slancio del pensiero nazio ser Avvocato, ed a fare la pratica presso uno de'lunale. Un giornale di Vienna parla con ignoranza favo minari del Foro Napoletano. losa della Letteratura italiana, mette Bazzoni al di Da questo momento incomincia il suo grande svisopra di Manzoni; dice ironicamente che la nostra Let-luppo intellettuale. Non potendone più, la rompe col teratura tenta di levarsi a voli sublimi, ma  come lo  padre, dicendosi avverso ai processi, ed allo studio di struzzo non può alzarsi di terra. L'avvilimento delle essi, e ad ogni altro artifizio da causidico. La rompe nostre produzioni intellettuali, conseguenza della sospet con quella pratica noiosa, che tralascia ed abbandona; tosa ed ignorante censura, spande il discredito e la dif ed ottiene dal padre stesso, che ragionevole e savio fidenza sulle nostre attitudini, ci rende sempre più uomo era, di poter attendere a quegli studi che più schiavi, per una necessaria reazione, delle produzioni alla sua indole si affacevano. forestiere, specialmente delle francesi, le quali, se gua Fioriva in quel tempo, a Napoli, la scuola del Marstano il genio nazionale, alimentano pensieri e spe chese Basilio Puoti, ed egli, incontratosi con Stanislao ranze avversi all'Austria (p. 523).  Gatti che fu poi indivisibile amico e compagno, vi si La forte e calma parola del Corronti fece tanto male getto a capofitto, e fu in poco tempo il più caro e pre  guerra del '59!..  giato discepolo del Marchese, come l'amico e compagno Si radunava il Congresso degli Scienziati in Napoli del De Sanctis, del Mirabelli, e di tutta quella pleiade nell'ottobre del 1845, o lui ne dovea far parte; ma di giovani scrittori, che in quel tempo arricchirono Na non sapendosi se il Borbone lo avesse permesso, o poli di poeti e prosatori, e critici insigni.  meno, erasi ridotto in patria a villeggiare con la moMa a quell'ingegno che s'andava ogni giorno più glie e due piccini, l'uno lattante e l'altro di due anni. sviluppando e fortificando di sani e severi studî, parve Il Congresso fu permesso, gli Scienziati si riunirono angusto oramai quest'orizzonte, o volse l'ala, e la di in Napoli, e lui fu invitato espressamente a farvi ristese con intensità ed ardore giovanile allo studio delle torno; che anzi il Presidente della Sezione « Scienze scienze filosofiche.  morali e Speculative » a cui egli apparteneva, non volle Ben cinque anni decorsero di volontaria prigionia nel aprire la sessione s'egli non fosse arrivato. Cosi corse suo studiolo, ovo ridottosi, o giorno e notte indefessa in Napoli solo, lasciando in patria la famiglia, che poi mente attendeva a' prediletti studî, e si beava di leg sarebbe andato a rilevare, dopo finito e sciolto il Congere Platone nel testo, chè familiare la lingua gli era ; gresso. come pure si fece a studiare la lingua alemanna per  Fu questa la causa della sua morte! Arrivato in Namettersi al corrente dei progressi della scienza, e per poli vede gli amici - con essi si intrattiene passegmeditare e studiare le dottrine e teorie dell'Hegel, ul  giando - suda; è l'ora già che s'apre la Sessione timo filosofo tedesco di quella epoca.  essi ve lo accompagnano a piedi per goderselo di più Uscito dopo questa epoca a nuova vita incominciò a vi si arriva. Egli era sudatissimo -- entra e n'esco scrivere sul Progresso, una Rivista di scienze e lette dopo quattro lunghe ore di discussione; quel sudore ratura, diretta dal Baldacchini, articoli su questioni fi lo avea già colpito a morte. Si riduce a casa, si rilosofiche; e, dopo un anno, era già conosciuto in tutta cambia le mutande - la camicia  era troppo tardi! la Napoli pensante. In questo torno di tempo si apri Incomincia dopo poco tempo una tosse secca, stizzosa, un concorso per la Cattedra di filosofia e matematica, ch'egli non cura, perchè forte e robusto era; e questo nel Collegio Tulliano di Arpino, e lui fu prescelto per fu il peggiore dei divisamenti. Ritorna in patria per titoli ad occuparla. Vi andò e vi trovò il suo amico ripigliare la famiglia e ridursi in Napoli, poiché si era Emmanuele Rocco, che v'insegnava letteratura. Vi alla vigilia del novembre. Si riapre lo studio, si ristette un anno e vedendosi in una cerchia troppo an prendono le lezioni; il maggior numero degli alunni gusta alla sua attività, si dimise, e fece ritorno in Na affluito gli rinfocola l'ardore, ch'ei metteva in esse, o poli, conducendo con sè anche l'amico Rocco. Quivi parla dalla cattedra per lunghe ore, e poi agli alunni apri studio privato unitamente al Gatti di filosofia, e più provetti che gli propongono dubbi o problemi a dal bel principio quello studio fioriva per numerosa risolvere, parla pure ad alta voce, e quella tosse ingioventù, che accorreva a udire le sue lezioni. In breve sidiosa non lo lascia, anzi invida della sua noncuranza fu lo studio più affollato di Napoli. Le ore che avova lo avverte spesso del suo malefico potere, interromlibere dallo insegnamento le occupava a scrivere arti pendogli il discorso, e forzandolo per poco a tacere. coli di filosofia che si pubblicavano sulle Rivisto Na. Le cose durarono ancora così per altri 10, o 12 giorni, poletane di quel tempo, il Progresso che usciva in fa e finalmente la emottisi tenne dietro a quella tosse fuscicoli voluminosi, la Rivista Napoletana di Scienze, nesta, e fu giuocoforza sottomettersi a quanto l'arte Lettere ed Arti, il Museo di Scienza e Letteratura, salutare poteva e sapeva consigliare, ma invano tutto! ove collaboravano per la lor parte Antonio Tari, Fran Chè una tisi florida si svolse, ed in meno di due mesi cesco Trinchera, ed altri; e sul Progresso il Colecchi  si spense la robusta complessione di S. Cusani! Tale ed altri.  fu quest'uomo, che a 30 anni la morte rapiva a'suoi, Non andò guari e s'incontrò col Mamiani in quistioni alla scienza, alla patria. Nato a 23 dicembre 1816, modi alta Metafisica, o ne usci onorato dell'amicizia e riva a 2 gennaio 1816. Dissi rapito alla patria, e giudella riverenza dell'insigno filosofo. Il suo intelletto stamente, poichè egli da giovanissimo appartenne alla altamente speculativo destava ammirazione perchè si Giovine Italia, e in Napoli fu sempre il più ardente elevava ad altezze tali filosofiche che non gli si pote fra i patrioti. Egli con altri preparò e cooperò con arvano contrastare.  dore al movimento del '18 che poi non potė vedere! In quel tempo si agitò una polemica tra V. Cousin, La sua casa era il convegno di Carlo Poerio, L. Setfilosofo francose, ed un insigne filosofo inglese, il cui tembrini, S. Spaventa, P. Mancini, e di tutti gli altri nome ora non mi sovviene; dopo varî articoli scam illustri compromessi politici di quel tempo, con i quali biatisi parea che l'inglese avesse preso il di sopra, ed si congiurava, si faceva propaganda, e si organizzava il Cousin, che lui credeva più dell'altro stare nel vero, la rivoluzione. Fu cosi caro a questi tutti che se un avesse dovuto soccomberé. Allora senza frapporre tempo | giorno solo nol vedeano, si tenea por certo la visita in mezzo egli entrò terzo nella quistione e scrisse e loro in sua casa; ed il Poerio, addoloratissimo della pubblico una serie di articoli che costrinse l'inglese sua malattia, volle ed ottenne che fosse stato media desistere dalla polemica, ed il Cousin a scrivergli cato, curato ed assistito infino all'ultimo istante di sua una lettera di ringraziamenti e di felicitazioni, e con vita dal fido o dotto medico Alessandro Lo Piccolo. la quale lo chiamava, e si firmava suo cugino.  L'esequie furono imponenti pel concorso di amici, che  [merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small]

formavano tutte le notabilità scientifiche , patriottiche e letterarie. Il lutto per la sua perdita fu sentito ge neralmente per Napoli, che in lui salutava la giovine scienza, e che per lui si metteva a paro di altre città d'Italia, che fiorivano per altissimi ingegni ed insigni filosofi, come il Mamiani, il Rosmini, il Gioberti , ed al tri , se quella vita non si fosse spenta nel mezzo del cammino ! 

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